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Cesare Maria Casati

La nuova via?

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inalmente anche nel nostro Paese, dove il sistema dei quotidiani e delle televisioni si occupa solo di archeologia e di restauro, sembra che il progetto e l’architettura costruita diventino argomento di interesse nazionale. E’ in approvazione persino una legge sulla qualità in architettura e anche il Convegno Nazionale del Consiglio Nazionale degli Architetti, tenuto a Bari alla fine di ottobre, si è concluso con propositi e denunce tutti indirizzati allo stesso obiettivo. Una bella mostra “100 – 1000 concorsi” allestita all’interno del Convegno metteva in evidenza l’altra faccia della medaglia della situazione reale nazionale. Una situazione sconcertante e persino preoccupante, che dimostra grandi dislivelli di qualità professionale, impreparazione specifica ed evidente delle giurie e mancanza di conoscenza dei linguaggi compositivi ed espressivi contemporanei se confrontati al livello progettuale di altri Paesi del mondo. Nonostante l’entusiasmo coraggioso che Pio Baldi imprime nella sua Direzione nel Ministero, le buone intenzioni degli Ordini professionali, l’impegno e il prestigio di alcune riviste di architettura italiane che sono tra le migliori del mondo, gli sforzi di una Università che, pur costretta in una cronica mancanza di risorse e strutture, continua a laureare migliaia di architetti che dovrebbero comunque propugnare qualità e professionalità, il livello del panorama costruito in Italia resta tra i più bassi d’Europa. Anche se continuiamo ad avere punte di eccellenza professionale in molti architetti, che riescono però esprimere il loro valore soprattutto all’estero. Lo strumento dei concorsi, almeno per i progetti pubblici, dovrebbe trovare una soluzione più trasparente e più adeguata a mettere in evidenza i talenti in emersione, consentendo sempre a tutti un libero confronto internazionale sul piano delle idee e della qualità. Credo che questo sarà possibile solo a condizione che non venga più richiesto un curriculum, che i giovani non possono avere, ma un progetto vero e proprio; vengano proposte giurie credibili composte da critici e non da colleghi regionali o nazionali dei partecipanti, e affermati professionisti stranieri, magari con la presenza di un giornalista del sistema mediatico nazionale. I premi dovrebbero essere adeguati e allettanti, per richiamare i “noti”, con molti rimborsi e segnalazioni. Inoltre le committenze dovrebbero dimostrare di possedere le risorse necessarie per realizzare il progetto premiato. Così si eliminerà il malcostume politico locale ed esibizionista di mettere a concorso progetti che non saranno mai realizzati. Naturalmente le giurie devono essere veramente inappellabili, avere il coraggio di non premiare e dare anche giudizi di demerito. Tutti i sistemi basati su invio di dossier che documentino megafatturati e progetti precedenti relativi alla medesima tipologia a concorso potrebbero più tranquillamente diventare degli inviti diretti. Soluzione più trasparente che consentirebbe alla committenza, solo per progetti complessi e molto onerosi, di scegliersi i progettisti che preferisce e così poter competere per valore del progetto, almeno nelle grandi infrastrutture, con le altre committenze italiane ed europee. Il panorama italiano migliorerebbe e si creerebbero pietre di paragone qualitativo a cui riferirsi senza ricorrere sempre ad esempi globalizzati ed esteri. Possiamo con volontà e coraggio individuare una nuova via italiana all’architettura.

A new approach?

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rchitectural design and construction are finally on the national agenda in a country like Italy, where the system of daily papers and television networks are only interested in archaeology and renovation. Even a law concerning architectural quality is currently being passed, and the National Convention of the National Council of Architects, held in Bari in late-October, concluded with ideas and objections all aimed at the same goal. An excellent exhibition entitled “10–1000 Competitions” set out at the Convention highlighted the other side of the coin as regards the true state of affairs in Italy. A disconcerting or even worrying situation bringing out the real differences in professional standards, lack of know-how and expertise on the part of juries, and a certain ignorance of cuttingedge modern-day design/stylistic idioms in comparison to standards in other countries worldwide. Despite Pio Baldi’s gallant efforts with his new commission (DARC) within the Ministry of the Arts, the best of intentions of professional associations, the determined efforts and prestige of certain Italian architecture magazines (amongst the best in the world), and the commitment of our university system, which, despite a chronic lack of resources and facilities, is still managing to graduate thousands of architects who ought to be producing work of high professional quality, the state of the built environment in Italy is still one of the poorest in Europe. And although many architects are still producing work of the highest quality, it is mostly abroad. Competitions, at least for public tenders, ought to provide a more transparent and suitable way of highlighting emerging talents, letting everybody compete freely in terms of ideas and quality on an international scale. I think this will only actually happen if requests for curricula (which young people cannot possibly have) are replaced by demands for real design expertise; credible juries must be composed of critics and not regional/national colleagues of those taking part, as well as wellestablished foreign professionals and perhaps even the presence of a journalist from the national media scene. Prizes ought to be suitably enticing and inviting, in order to attract “big names”, and there ought to be plenty of special mentions and reimbursements of expenses. Moreover, clients must show evidence of possessing the resources required for actually constructing the winning designs. This should put an end to that terrible habit local politics has of entering projects that could never actually be built. Of course the decisions taken by these juries must really be final, and they must also be brave enough not to award prizes and even pass negative judgements. All those systems based on firms sending in dossiers outlining previous projects designed along the same lines and involving massive bills could easily be turned into direct invitations. A more transparent approach that would allow clients, just for complex and more expensive projects, to choose the designers they want and hence be able to compete along the lines of design quality, at least in the case of major infrastructures, with other Italian and European clients. The situation in Italy would certainly improve, and qualitative benchmarks would be created without inevitably resorting to globalised and foreign examples. If we are brave and determined enough, we will be able to point towards a new Italian approach to architecture. 187 l’ARCA 1


Santiago Calatrava

La metafora della spada New Tenerife Auditorium Nella pagina a fianco, sezione trasversale del nuovo auditorium, realizzato a Santa Cruz de Tenerife.

Opposite page, cross section of the new Audtirium realized at Santa Cruz de enerife.

Credits Project: Santiago Calatrava Project Management: Cabildo Insular de Tenerife (Ricardo Melchior Navarro), Vicepresidenza Governo Canarie (Adán Martín Menís), Auditorio de Tenerife (Enrique Rojas Guillem, general manager; Juan Carlos Ramallo Ramos, technical director), Orquesta Sinfónica de Tenerife (Victor Pablo Pérez, director) Acoustics Consultant: Alfonso Garci/GarciaBBM Client: Cabildo Insular de Tenerife

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ra le infinite forme che ci offre la natura vi è un fiore chiamato Gladiolus Iris Florentina, il cui nome contiene, nella sua radice, la parola latina gladius, spada. Questo fiore richiama in modo inequivocabile alla memoria la forma volumetrica che Santiago Calatrava ha adottato per l’Auditorium di Tenerife. A parte ogni similitudine e ogni commento al progetto, è più costruttivo approfondire quale logica ha condotto questo evento per realizzare un aspetto così stupefacente. L’Auditorium, costruito nella capitale di Tenerife, nelle Isole Canarie, sorge in un luogo magico dal punto di vista naturale. Si colloca, infatti, di fronte al lungomare nella zona Los Llanos di Santa Cruz, seconda città dell’arcipelago delle Canarie per numero di abitanti, dove il verde e il mare dominano la scena e il paesaggio. Questo giustifica il riferimento formale alla natura; in realtà il fatto naturale è un libro aperto che va, comunque, sempre riletto. Non solo, ma il desiderio di una mente scientifica come quella di Calatrava, indicizzata fortemente alla ricerca di nuove espressioni architettoniche, compatibili a nuovi equilibri statici, è quello di far scaturire forme d’arte inusitate, capaci di spiegare come ogni tipo di stilema progettuale del passato limitava la forma espressiva. Oggi, infatti, si riesce a concretizzare la progettazione passando attraverso nuovi sistemi computerizzati, per esempio i programmi grafici e le simulazioni tridimensionali. Questi ultimi consentono agli studiosi e ai progettisti di evitare un percorso attraverso la matematica euclidea, permettendo, così, di servirsi di linguaggi matematici superiori, in grado di realizzare dei capolavori dal disordine apparente, come è l’Auditorium di Tenerife. La vecchia matematica che esprimeva il progetto attraverso piante, alzati e sezioni, non è più in grado di produrre un’esatta rappresentazione di queste articolate architetture; architetture che fanno parte della complessità, dello sfalsamento delle pareti inclinate e ricurve. Al contrario sono stati i nuovi sistemi progettuali, per esempio il Cad, i programmi grafici e le simulazioni virtuali tridimensionali, a consentire la possibilità di rappresentazione di queste complessità progettuali e, di conseguenza, permettere l’affermazione di un nuovo stile. E’ il caso in cui il mezzo ha trasformato la forma e il fine. Con Calatrava c’è spazio per discutere del futuro dell’edificio in rapporto alla città e in relazione all’alloggio nel suo disegno dell’arte edificatoria. E’, in altre parole, la costruzione di un sistema che dichiara l’avvento di pubbliche attese, incanalandosi per strade meno aleatorie di quel teatrino delle esternazioni che ormai, nel mondo della critica contemporanea, sta sostituendo ogni serio tentativo di dibattiti che si riferiscono ai programmi alternativi. Quello che più stupisce è anche che, nel mondo di progettisti quali Daniel Libeskind, Zaha M. Hadid, Frank O. Gehry e altri che hanno prestato la loro attenzione principalmente alle scienze della natura, ci sia una visione decisamente più ottimistica, più positiva, insomma più costruttiva rispetto alla maggior parte degli architetti che si sono dedicati alle scienze umane. Quasi nessuno della categoria degli architetti citati adotta un tono trionfalistico, ma tutti mostrano una ferma fiducia e un certo grado di positiva attesa riguardo al futuro del progetto architettonico. Santiago Calatrava appartiene decisamente a questa famiglia e, con l’Auditorium di Tenerife, lo ha ampiamente dimostrato, pensando e costruendo un’opera nella quale riesce, perfino, a beffarsi della simmetria. Mario Antonio Arnaboldi

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mong all the endless forms nature displays there is a flower called Gladiolus Iris Florentina, whose name has its roots in the Latin word gladius meaning sword. This flower inevitably calls to mind the structural form Santiago Calatrava drew on for his Auditorium in Tenerife. Comparisons and comments aside, it is most constructive to look at the underlying logic behind this event that resulted in such a striking design. We are all quite familiar with Santiago Calatrava’s background as an engineer and architect and his decision to settle in Switzerland and set up business there, despite being of Spanish descent. The Auditorium, built in the capital of Tenerife in the Canary Islands, stands in a magical location in terms of its natural setting. It is actually situated along the seafront in the Los Llanos area of Santa Cruz, the second biggest city in the archipelago of the Canaries in terms of population, where the sea and greenery dominate the local landscape. This explains the stylistic allusion to nature; in actual fact nature is an open book that ought to be reread all the time. Moreover, a scientific mind like Calatrava’s, inevitably concentrating on finding new architectural expressions compatible with new static balances, is bound to be interested in creating novel art forms capable of showing how all the design methods of the past set bounds on stylistic form. Nowadays, in fact, design can take on concrete form thanks to new computerised systems, such as graphics programmes and three-dimensional simulations. The latter let experts and architects sidestep Euclidean mathematics and draw on higher mathematical languages capable of producing masterpieces of apparent disorder, such as the Auditorium in Tenerife. Old-fashioned mathematics, that rendered design in the form of plans, elevations and sections, is no longer capable of producing an exact representation of these intricate works of architecture based on complexity and sloping or curved walls in staggered formations. In contrast, new design systems, like for instance Cad (Computer aided design) together with graphics programmes and three-dimensional virtual simulations, make it possible to represent these complex designs, opening up the way to the creation of a new style. In this case the means has transformed the form and the end. Calatrava leaves room to talk about the future of building in relation to the city and housing as a form of building art. In other words, this is the construction of a system that works along less random lines than all the endless chit-chat, which, in the world of modern-day criticism, is taking the place of any serious attempt to discuss alternative programmes and approaches. The most surprising thing of all is that architectural designers like Daniel Libeskind, Zaha M. Hadid, Frank O. Gehry and certain others, who have chosen to basically concentrate their attention on the natural sciences, have decidedly more optimistic, positive and constructive visions than most of those architects who have focused their efforts on the human sciences. Almost none of the architects mentioned above opt for an air of triumph, but they all show great faith and confidence in the future of architectural design. Santiago Calatrava is certainly another member of this family, as he has clearly shown with his design for the Auditorium in Tenerife, devising and constructing a building that even manages to mock symmetry. 187 l’ARCA 3


Planimetria, sezione longitudinale e studi per la copertura della sala maggiore.

Site plan, longitudinal section and studies for the roof of the main hall.

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Il nuovo Auditorium di Tenerife, realizzato nella zona Los Llanos della capitale santa Cruz, in posizione panoramica tra il Parco Marino e l’estremità del Porto. Il nuovo edificio collega la città al mare e crea un importante punto di

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riferimento urbano. Le vetrate di ingresso su entrambi i lati dell’Auditorium sono incorniciate da archi in calcestruzzo a fogli cilindrici in contrasto formale con il corpo principale dell’edificio. Gli archi laterali servono

anche per trasmettere il carico dei rivestimenti in calcestruzzo alle fondamenta. Dal lato del mare, una struttura più piccola, a scatola, è stata sfruttata per un bar a terrazza che affaccia sulla piazza.

The new Auditorium in Tenerife is located an the waterfront in the Los Llanos area of Santa Cruz, the capital of Tenerife. Situated between the Marine Park and the edge of the port, the Auditorium connects the City to the ocean and

creates a significant urban landmark. Framing the glazed entrances an either side of the Auditorium are lateral arches made of cylindrical sheets of concrete, which provide a formal contrast to the main body of the building.

The lateral arches also serve the function of transmitting to the foundation the loads from the concrete casings. On the ocean side, a lower, boxlike structure provides space for a terrace cafe that looks out over a public plaza.

L’elemento che più colpisce è la copertura dell’Auditorium: una struttura aerea detta Ala, che si alza da una base larga 60 m dalla parte dell’edificio che guarda la città. L’Ala si innalza per 60 m. Nell’ascesa, puntando a nord-est

verso la piazza antistante il mare, l’Ala si restringe e si assottiglia per terminare a punta di lancia, a 98 m dalla base del suo arco. L’Ala poggia in tre punti sul corpo principale di forma conica dell’Auditorium, formato da un doppio rivestimento

in calcestruzzo, ogni strato del quale è 70 m di larghezza per 30 m di altezza. I due rivestimenti esterni, o “vele,” 30 cm di spessore, racchiudono un’area perimetrale, il foyer, che serve sia da ridotto sia da barriera contro i suoni esterni.

The most expressive element of the design is the roof: a free-standing concrete structure known as the Wing. Rising from a base 60 m wide at the side of the building that faces the city, the Wing sweeps upward in a curve to a height of 60 m.

As it rises, pointing northeast toward the Auditorium’s public plaza and the ocean beyond, the Wing narrows and thins, terminating in a spearshaped tip located 98 m from the base of its arc. The Wing rests at three points upon the cone-

shaped main body of the Auditorium, which is formed by a double layer of concrete casings, each 70 m wide by 30 m high. The two outer casings, or “sails,” which are 30 cm thick, enclose a perimeter hall which serves as both a lobby

and. a barrier against sound from outside.

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Nella pagina precedente e sotto, la sala per musica da camera da 400 posti . L’Auditorium è la nuova casa della Orquesta Sinfónica de Tenerife e ha una sala da concerti da 1.660 posti, adattabile per esecuzioni di opera.

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L’Auditorium sarà utilizzato anche per convegni ed esposizioni.

Previous page and below, the Chamber Music Hal, with a capacity of 400 people. The Auditorium is the new

home of the Orquesta Sinfónica de Tenerife and has a main hall of 1.660 seats which can be adapted to accommodate opera performances. The Auditorium will also serve as a conference center and exhibition hall.

Il foyer della sala musica da camera, dotato di bar e guardaroba separati, svolge anche la funzione di barriera sonora verso il foyer principale.

The Chamber Music Hall foyer which has separated bar and cloakroom and provides a sound barrier against the main foyer.

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Rafael Viñoly Architects

Rafael Viñoly Architects

Combinazione di intenti

SCALE: 3/32"

Carol Icah Lab, Princeton University W

Pianta del piano terra del Carl Icah Laboratory, nuova sede del Lewis-Sigler Institute per lo studio dell’Integrazione del Genoma presso la Princeton University. L’edificio è situato in un lotto triangolare aperto verso un’area ellittica prato su cui insiste la lunga facciata curvilinea, ed è costituito, lungo i due lati del triangolo, da due edifici rettangolari a due livelli.

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Plan of the ground floor of the Carl Icah Laboratory, the new home of the Lewis-Sigler Institute for studying Genome Integration at Princeton University. The building is situated on a triangular lot opening up towards an elliptical-shaped lawn area where the long curved façade stands. Two sides of the triangle feature two two-level rectangular buildings.

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centri di ricerca sulla bioingegneria e sulle nanotecnologie sono i nuovi santuari per la speranza di una migliore sopravvivenza biologica del genere umano. La funzione simbolica e la qualità degli spazi di lavoro di questi poli di eccellenza è normalmente trascurata: sono gruppi di ricercatori che con il loro intuito e la loro devozione scientifica nascono in sordina all’interno di più ampie e anonime strutture; raramente, almeno nel nostro Paese, riescono a costituirsi in centri di ricerca autonomi con un loro precisa identità fisica. Il caso dell’Istituto di Genomica Integrata dell’Università di Princeton, progettato da Rafael Viñoly Architects, rappresenta un’esemplare combinazione di intenti tra cultura scientifica e architettonica. Tanto l’impianto del progetto, quanto la qualità della realizzazione, dichiarano immediatamente la vocazione a costituire un ambiente di ricerca ideale, offrendo un’integrazione di spazi di diversa funzione. L’istituto nasce su un lotto triangolare a ridosso degli edifici preesistenti del campus universitario. Nei suoi 8.500 metri quadrati comprende i laboratori, gli spazi di studio e di relazione per la comunità di ricercatori. I due blocchi dei laboratori, ciascuno su due piani, si dipartono con un angolo aperto all’apice nord-est del sito, seguendo la giacitura degli assi. Sono realizzati in elementi di cemento prefabbricato, che riprendono e sintetizzano per colore e trama l’immagine del vecchio campus, dominato da massicci edifici di pietra e stecche in mattoni. Per garantire la flessibilità di riconfigurazione funzionale futura dei grandi laboratori, ciascuno di essi è stato pensato come un elemento a pianta libera e indipendente dagli altri nel sistema di funzionamento. Questo concetto si visualizza plasticamente in facciata con una leggera ma netta scomposizione in parti di ciascuno dei due parallelepipedi, ottenuta con l’interruzione della continuità della cortina sulle due testate, che suggerisce lo sfalsamento dei due piani. Per mantenere lo spazio dei laboratori privo di pilastri, la struttura orizzontale è realizzata da solai appoggiati su lunghe travi sostenute sui due lati e i divisori sono realizzati per mezzo di setti spostabili a secco. Le canalizzazioni impiantistiche sono ospitate in un ampio interpiano tecnico a controsoffitto, che si rastrema verso la facciata per lasciar penetrare la luce dal superiore dei due nastri delle finestre. Sul lato affacciato verso la strada sono allineati i posti di lavoro

alla scrivania, mentre nella parte centrale e lungo l’altro lato cieco sono posizionati i banchi che godono della luce diffusa dalla fascia superiore di finestre. I banchi di laboratorio sono stati appositamente disegnati, con il contributo dei ricercatori e degli impiantisti, con l’obiettivo di assicurare modularità e flessibilità. Il lato interno del lotto si apre verso l’ampio spazio verde esterno. Qui sono posizionate le aree di rappresentanza e di interazione dell’Istituto, quali l’ingresso, le sale riunione, le poltrone per la lettura e la caffetteria. Per delimitare questo spazio, Viñoly, invece di unire gli estremi dei due parallelepipedi con una secca ipotenusa, ha creato una fascia “magica” a doppia altezza, con un mezzanino e un fronte curvo lungo 80 metri, interamente vetrato, che vive del rapporto con l’ambiente esterno. Tra il prato esterno e la grande vetrata strutturale corre un portico coperto, le cui colonne sono delle “pinne” verticali, poetiche e tecnologiche al tempo stesso. Alte oltre 12 metri e orientabili grazie a un motore, si muovono sincronicamente per seguire il movimento del sole e filtrarne l’impatto sulla facciata sud-est. Sono costituite da un reticolo metallico che crea un intrigante gioco di luce e ombra che si stampa, come un pattern, sulle superfici orizzontali e verticali retrostanti. Il tetto è trattato come fosse una membrana agganciata visivamente ai blocchi dei laboratori per mezzo di due volumi bianchi posti in aggetto, che agiscono come pinza sugli spigoli. La copertura è assolutamente neutra grazie alla mascheratura delle grandi travi reticolari che la sorreggono. Lungo la linea di innesto contro i volumi è stata inserita una lunga feritoia luminosa che ne alleggerisce i contorni. All’interno del grande spazio comune, il tono cromatico è bilanciato con alcuni tocchi di colore per arricchirne il dinamismo. Qui, inoltre, campeggiano i due volumi liberi della sala riunioni e conferenze. Uno di essi è un classico oggetto-scultura in legno e titanio progettato da Frank O.Gehry e donato da una fondo privato, che si fa protagonista dello spazio della caffetteria. L’altro è un neutro ellisse che ne bilancia la presenza. Anche in questo progetto, come già in molte altre realizzazioni di Rafael Viñoly, convince il modo di interpretare la scomposizione dei volumi in coerenza all’impianto richiesto e la capacità di suscitare emozioni tramite il vibrare della luce e lo scarto innovativo dato dalle nuove interpretazioni sulle valenze dei materiali. Jacopo della Fontana

Credits Project: Rafael Viñoly Architects Structural Engineering: Dewhurst, Macfarlane & Partners in association with Goldreich Engineering Mechanical/Electrical/Plu mbing Engineering and Lighting/Acoustic/Security Consultant: Burt Hill Kosar Rittlemann Associates Civil Engineering: Van Note-Harvey Associates Luover Mechanism Engineering: Carlos Soubie Laboratory Consultant: GPR Planners Collaborative Acoustical/Vibration Control Consultants: Acentech Specifications: Robert Scwartz & Associates Landscape Architect: Quennell Rothschild & Partners Graphics Consultant: Wojciechowski Design Wind Tunnel & Air Quality Consultant: RWDI Construction Manager: Barr & Barr Main Suppliers: Fisher & Hamilton (casework), Hotpack (environmental enclosures), Armstrong World Industries (flooring), Fisher-Hamilton (fume hoods and lab fixtures), Ultra (lab furniture) Owner: Princeton University

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Nella pagina a fianco, particolari delle due parti terminali delle stecche rettangolari che contengono gli uffici e i laboratori. Nelle due porzioni aggettanti sono contenute sale riunioni. A sinistra e sotto, vista della facciata curvilinea caratterizzata da 31 frangisole verticali in alluminio regolabili individualmente grazie a motori e martinetti idraulici.

Roman Viñoly

Opposite page, details of the two end sections of the rectangular blocks holding the offices and laboratories. The meeting rooms are set in the two overhanging sections. Left and below, view of the curved façade fitted with 31 vertical aluminium shutters that can each be separately adjusted thanks to motors and hydraulic jacks.

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esearch centres in the fields of bio-engineering and nanotechnology are the latest sanctuaries providing fresh hope for better chances of the biological survival of the human race. The symbolic function and quality of work spaces in these centres of excellence are generally overlooked: these are actually teams of researchers, whose intuition and scientific devotion are quietly exercised in what are generally much larger, anonymous facilities; in Italy they rarely manage to set up in independent research centres with their own definite physical identity. The Institute for Genomic Analysis, designed by Rafael Viñoly Architects, is a fine example of how science and architecture can come to terms with each other. Both the project design and quality of its construction instantly avow its vocation for creating an ideal research environment for the coming together of great minds in interactive spaces serving different purposes. The institute is built on a triangular lot near old university campus buildings. Its 8,500 square metres encompass laboratories, study facilities and interactive spaces for the community of researchers. The two laboratory blocks, each two stories tall, separate at an open angle at the north-east tip of the site, following the layout of axes. They are made of reinforced concrete elements, whose colour and pattern evoke the old campus with its huge stone buildings and brick blocks. Each of the large laboratories is designed like a free element, separate from the rest of the operating system, to ensure the future functional configuration is suitably flexible. This concept is structurally embodied in the façade, with a slight but distinctive division of each of the two parallelepipeds into parts by breaking up the continuity of the curtain structure at each end, suggesting the two levels are staggered. To keep the laboratory spaces free from columns, the horizontal structure is made of floors resting on long beams held up at both sides and the dividing walls are made of dry movable stanchions. The plant-engineering channels are held in a spacious technical inter-level in the double ceiling, that tapers towards the façade to let light flood into the upper of the two window strips. The work desks are positioned over on the side facing the road, while the benches are over on the other blank side enjoying light

coming in through the upper band of windows. The laboratory benches are specially designed with the help of the researchers and plant engineers to ensure maximum modularity and flexibility. The inside of the plot opens up to the extensive outside landscaping. This is where the Institute’s reception and interaction areas are located, such as the entrance, meeting rooms, reading chairs and cafeteria. Instead of using a clean hypotenuse to join together the ends of the two parallelepipeds to bound this space, Viñoly has created a “magical” double-height strip with a mezzanine and 80-metrelong curved all-glass front feeding of relations with the outside environment. There is a covered portico running between the outside lawn and large structural glass window, whose columns are vertical “fins” of great stylistic and technological force. Over 12 metres tall and adjustable thanks to a special motor, they move synchronically to follow the sun’s path and filter its impact on the south-east façade. They are formed of a metal web creating an intriguing interplay of light and shade stamped like a pattern on the horizontal and vertical surfaces at the rear. The roof is treated as if it were a membrane hooked visually onto the laboratory blocks by two white structures that overhang to ply together the corners. The roof is completely neutral thanks to the masking effect of the large reticular beams holding it up. A long luminous slit has been incorporated along the line of intersection of the structures to lighten up its contours. The colour scheme is carefully balanced inside the large communal space by touches of colour designed to brighten it up. This is where the two free structures of the meeting and conference rooms are located. One of them is actually a classic wood and titanium object-sculpture designed by Frank O. Gehry and fitted with its own separate base, a striking feature of the cafeteria. The other is a neutral ellipse counterbalancing the sculpture’s presence. As with plenty of other designs by Rafael Viñoly, this project is striking for the way it interprets the decomposition of structures in line with the required building plan, the emotional force of its vibrating light, and the innovative thrust of its new ways of reading materials. Jacopo della Fontana Particolari dei frangisole verticali, alti circa15 m, che proteggono la facciata continua in pannelli di vetro a bassa energia segna sul lato meridionale l’ingresso all’edificio.

Details of the vertical shutters, about 15 m high, sheltering the curtain façade of lowenergy glass panels and marking the building entrance over on the south side.

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A sinistra, una delle aree di incontro informale al livello degli uffici e dei laboratori. Sotto, Il percorso esterno all’atrio, compreso tra la cortina dei frangisole e la facciata continua vetrata.

Left, one of the casual meeting areas at the offices and laboratories level. Below, the outside path to the lobby, set between the curtain front of shutters and glass curtain façade.

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I laboratori e gli uffici, organizzati in open space, sono illuminati naturalmente da ampie porzioni vetrate in facciata e da lucernari in copertura. Sotto, la caffetteria al centro della quale è collocata la scultura in legno e titanio, progettata da Frank Gehry, che contiene una piccola sala conferenze.

The laboratories and offices, arranged in an open space design, are naturally lit by wide sections of glass on the façade and skylights in the roof. Below, the cafeteria with a wood and titanium sculpture in the middle designed by Frank Gehry, that holds a small conference room.

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KHR AS Arkitekter

Idea e forma

Credits Project: KHR AS arkitekterJan Søndergaard (responsible partner) Project Team: Henrik Richter Danielsen, Christina Gomez Garcia, Maria Gomez Gullamon, Mette Lyng Hansen, Mikkel Beedholm, Ole Jensen

Collaborators: Birch & Krogboe Construction company: Monberg & Thorsen A/S Main Consultants: Bang & Olufsen A/S + KHR AS arkitekter (program), Monberg & Thorsen A/S + KHR AS arkitekter (site conditions) Client: Bang & Olufsen A/S

KHR AS Arkitekter

Bang&Olufsen HQ, Struer

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Vista prospettica della facciata vetrata che caratterizza la nuova sede Bang & Olufsen a Struer in Danimarca.

Perspective view of the glass façade characterising the new Bang & Olufsen headquarters in Struer, Denmark

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buca dal Nord dello Jutland, questa deliziosa sorpresa architettonica, la sede di Bang&Olufsen, opera di Khras arkitekter, uno dei più solidi e attenti studi danesi di progettazione, Krohn&Hartvig Rasmussen, attivissimo in area scandinava fin dal 1946. Tanto per cominciare il cliente è molto speciale, per raffinatezza e tecnologia riconosciuto leader in un campo, quello delle apparecchiature audiovisive, dove come si sa i prodotti tendono a essere piuttosto livellati, poco riconoscibili l’uno dall’altro, malgrado saltuari sforzi di designer valenti. Impegnato già da qualche tempo, e sempre con Khras, anche sul versante della ricerca di una propria identità spaziale, e non soltanto di catalogo, sperimentando luoghi fisici volti a una comunicazione che si potrebbe definire empatica, e non priva di risvolti educativi, piuttosto che meri showroom. Qui, al margine della cittadina di Struer, con un breve tratto di campagna verso est, presto interrotto dall’azzurro intenso dell’acqua di fiordo, questa nuova ammirevole costruzione brilla per luce propria e ci insegna, con molto understatement, una notevole quantità di cose, delle quali, in tempi come i nostri, sarebbe utile fare tesoro. L’edificio si compone di tre corpi, due più lunghi leggermente divaricati tra di loro, uno più breve, di raccordo, che costituisce, in un qualche modo, la facciata a est. Si entra dirigendosi verso quest’ultimo, ma voltandosi proprio all’ultimo di 90°, di lato e di fianco, per imboccare una porta quasi impercettibile che immette in un locale, per così dire, di transizione; da qui è poi un’altra porta a doppia battuta, di nuovo disposta a 90°, un’altra rotazione cioè, che dà in uno spazio a imbuto, costeggiante la reception, per sfociare poi in una grande hall, quasi una piazza interna. Ora, è noto come il passaggio dall’esterno all’interno sia da sempre uno dei punti più delicati: la transizione non deve essere brusca ma progressiva; il fuori ha una sua scala, e i suoi caratteri climatici; dentro è tutt’altro; mai essere direttamente proiettati, per traiettorie lineari, in un salone, da cui poi si irraggiano le varie articolazioni domestiche; ma arrivarvi invece.per gradi e cambiamenti vari di rotta, scansando muri ciechi, scoprendo soltanto a un certo punto l’esplosione meravigliosa dello spazio interno. Ma in un edificio per uffici, come in questo caso, la cosa si fa piuttosto difficile. Qui non solo riesce; l’essere abilmente guidati in un altro mondo viene coronato dal panorama improvviso e strano che si apre dalla hall: cha ha doppia altezza nella luce del sud; volgendosi una volta ancora di 90° su se stessi, appare lo squarcio magico e insondabile di una galleria fatta di trasparenze e riflessi; e sullo sfondo il volume netto di un prisma orizzontale che fragili e rade zampette tengono sollevato dall’erba di un prato tenuto a pascolo. Intimità, appaesamento, e nel medesimo tempo profondità inquietanti, quasi ctonie. Se dopo questa notevole esperienza si va diritti tenendosi lungo il muro a nord, in sequenza ordinata e impeccabile si trovano, disposti longitudinalmente, un auditorium con la platea parzialmente interrata e una limpida sala mensa, vetrata a mezzogiorno. Insomma: una vera promenade architecturale, coniugata con una millimetrica risoluzione dei percorsi funzionali. Si sarà notato come, muovendo da una semplice lettura planimetrica, abbiano fatto progressivamente rapida irruzione tutti, o quasi, gli aspetti e i caratteri complessivi della composizione. Impossibile addivenire a questa architettura senza l’idea poetica, iniziale e di fondo, di un organismo gentile, delicatissimo nel suo calare su quella porzione di suolo, attentissimo nel dialogare con quel cielo soprastante, spazzato dai venti dell’Atlantico. Rispettoso del lavoro giornaliero dei white collars ospitati, confortevole per il loro stare, ricco di

stimoli e di informazioni estetiche. Ben deciso, così facendo, ad assumersi fino in fondo la responsabilità difficile di avere, e di fornire identità: a chi lo usa e a chi lo vede, all’ambiente che lo circonda. Per rifarsi a uno slogan corrente: una architettura perfettamente consona con una prospettiva di sviluppo sostenibile. Il vetro laminato, e il suo uso magistrale in varie declinazioni, è determinante nel tradurre l’idea poetica in forma costruita. Perché forse, al momento, costituisce il materiale più adatto per rendere davvero possibile, o per lo meno approssimare bene, tutto quanto fino a ora si è detto; e permette di giocare la composizione su pochi contrasti semplici, quanto mai efficaci, trattati sul filo sottile del paradosso. Pareti intere in mattoni rossicci o finestrate a nastro proprio secondo les cinq points d’une architecture nouvelle, levitano sul prato, mentre i pesi non indifferenti paiono scegliere, per scaricarsi, la via più fragile dei diaframmi vetrati. In un’epoca, come verrebbe da definire la nostra, di varia e dilagante immaterialità, il vetro di Khras arkitekter, che pure riesce a impastare direttamente o per riflesso uomini, scrivanie e nuvole, è materico che di più non si potrebbe: perfino i giurati del DuPont Benedictus Award che quest’anno hanno insignito di menzione d’onore questo edificio l’hanno fatto notando la qualità degli spazi, la loro carica poetica. Altro che aggraffaggi spericolati e siliconi più o meno strutturali; Khras arkitekter mostrano bene come l’innovazione tecnologica possa fornire ottime occasioni per rivisitare alcune delle categorie fondative dell’architettura e non soltanto per sbandierare exploit performativi. Fra queste rivisitazioni oggi divenute possibili, anzi necessarie, è certo consigliabile quella del rapporto con l’intorno ambientale, anche se questi termini sono ormai un pochino usurati, per il grande impiego che ne è stato fatto, a proposito e a sproposito. Sta di fatto che ancor oggi, qui da noi almeno, imperano, con leggere modifiche, i diktat postbellici del contestualismo storicistico, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi: in qualche modo talvolta riuscendo perfino, all’apparenza, a coniugarsi con le logiche dure della promozione immobiliare più spietata, che altrove vengono invece più apertamente dichiarate, senza veli né pudori strumentali, producendo per altro effetti altrettanto disgustosi. Invece Khras arkitekter, non sarà un caso, hanno riportato consecutivamente; negli ultimi due anni, il “reddot design award: best of the best”, nella categoria “Architecture and Environment”, riconoscimento internazionale che senz’altro ben si attaglierebbe a questi HQ Bang&Olufsen di Struer. Che questo appartenga ad un modo di rapportarsi con il mondo fisico molto danese non v’è dubbio. Difficile sottrarsi alla memoria di Arne Jacobsen: specialmente quella sua fabbrica di cioccolato Tom’s, a Ballerup; o ancora la fabbrica Nevo, a Copenhagen; oppure anche il Municipio di Rodovre, soprattutto per qualche squarcio negli interni. Ma per questa via si imbocca il piano inclinato di molte delle storie dell’architettura, che si sa già dove portano: spesso, a non vedere. Meglio allora riflettere bene su quanto Leo Longanesi scriveva la mattina del 10 gennaio 1952: “Questa notte ho fatto un sogno straordinario, di una verità lucente, cristallina. L’acqua, gli alberi, il cielo, la terra, ogni cosa, ogni oggetto sembravano possedere una quarta dimensione. Le cose lontane erano vicinissime, i colori sembravano visti attraverso una lastra di ghiaccio. Forse mi trovavo in Olanda. Un tale mi diceva: ‘vede, questo è un paesaggio etico’. Ora, a ripensarci, non riesco a capire quel che intendesse dire. Ma questa notte la spiegazione mi sembrava chiarissima”. Maurizio Vogliazzo

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his delightful architectural surprise stands in the north of Jutland between the 56th and 57th parallels. The HQ of Bang&Olufsen was designed by Khras Arkiteker, one of the most firmly established and attentive Danish firms, Krohn&Hartvig Rasmussen, extremely busy in the Scandinavian area ever since 1946. The client in question is extremely special, a widely acknowledged leader in its field (audiovisual equipment) thanks to its elegance and technological prowess, despite the fact that all the products in this sector tend to look alike and despite the valiant efforts of talented designers. For some time now the firm has been working with Khras on finding its own special spatial identity, trying to step out of the mainstream and experiment with physical places in what might be described as an empathetic form of communication, which is even in some respects educational, rather than just the usual showrooms. Here, on the outskirts of the town of Struer, near a short stretch of countryside to the east, soon interrupted by the deep blue of the water of the fjord, this admirable new construction shines in its own light and teaches us in an understated way about a number of things which, in times like this, we ought to treasure. The building is composed of three sections, two longer constructions that splay out and one shorter connecting section, in some sense forming the east façade. Entry is in the direction of this latter section, but by making a 90° sideway turn to one side at the last minute, before entering an almost unnoticeable door leading into what might be described as a transition place; there is then another double door, again placed at an angle of 90°, turning into a funnel-shaped space skirting alongside the reception and into a main hall that looks almost like an internal plaza. It is well known that the transition from the outside to the inside has always been one of the most tricky issues: transition must be gradual not sudden; the outside environment has its own scale and climate; inside is another matter; you should never be projected straight into a hall, from which the rest of the home then radiates out; you should get there in different steps, constantly changing direction, scanning past blank walls and only eventually reaching a wonderful explosion of interior space. But in an office building like this, it is no easy matter. Nevertheless, here is has been achieved with consummate ease; the clever transition into a different world is crowned by the sudden and unexpected sight greeting us in the hall: double-height in the southern light; as we make another quarter turn, we can catch sight of a magical and almost unfathomable gallery of transparencies and reflections; and in the background we can see the clear-cut structure of a horizontal structure, held up above the grass of a perfectly kept lawn by just the occasional fragile leg. Intimacy, tranquillity but also disturbing almost ctonic depths. And if, in the wake of this remarkable experience, you head straight along the north wall, then you come in turn to a carefully set auditorium, with a partly underground stage, and then a clearly constructed canteen room, clad with glass to the south. In other words, if there is such a thing as an architectural promenade, in the real meaning of the word, then this is it: combined with the most meticulously designed functional pathways. We cannot fail to note that, starting with a simple reading of the building plan, almost all the overall features and aspects of the design have slowly but surely burst into play. This work of architecture can only be approached through the underlying, original, stylis-

tic idea of a gentle organism, delicately coming to rest on this piece of land, carefully interacting with the sky above blown along by Atlantic winds. Respectful of the daily chores of the white-collar workers accommodated inside, making them as comfortable as possible and offering plenty of aesthetic information and stimulation. Well aware that in this way it is taking on full responsibility for tricky the task of having and instilling identity: in its users or observers, in the surrounding environment. To quote a popular slogan: an architectural design perfectly in line with prospects for sustainable growth. Laminated glass (and the startling use made of it in various forms) is crucial in transforming a poetic idea into a built form. Perhaps because it is currently the most suitable material for actually bringing into act, or more or less so, everything we have just said; and it also lets design play on just a few highly effective contrasts, rendered along the subtle lines of irony. Inside walls made of reddish brick or strip winds in accordance with the “cinq points d’une architecture nouvelle”, hovering above the lawn while its notable weight seems to have chosen to unload itself on that most fragile option of glass diaphragms. In an age like ours, in which various forms of pervasive immateriality reign supreme, Khras arkitekter’s glass, which nonetheless manages to directly or indirectly bring together people, desks and clouds, is as material as anything could be: even the panel of judges for the DuPont Benedictus Award, who gave this building an honourable mention this year, noted the quality of its spaces and their poetic force. None of those risky seams or more or less structural glass; Khras architekten clearly show how technological innovation can provide plenty of opportunity to take a fresh look at some of the grounding categories of architecture, and not just to show off. Of all the re-workings now possible, or rather necessary, interaction with the surrounding environment is still the most advisable, even though it is now all rather old hat, due to how much effort has (deliberately or inadvertently) gone into it. The fact is that, at least here in Italy, with the odd adjustment, the post-war dictates of historicist contextualism still reign supreme, despite the results we have before our very eyes: sometimes somehow even managing to combine with the tough logic of the most uncompromising real-estate promotions, more openly avowed elsewhere without all this instrumental prudery, but of course producing the same disgusting results. Yet Khras arkitekter, and it is probably no coincidence, has won the “reddot design award: best of the best” in the “Architecture and Environment” category, an international prize that Struer’s Bang&Olufsen HQ might equally well deserve. It is hard not think of Arne Jacobsen: particular his Tom’s Chocolate Factory in Ballerup; or even the Nevo factory in Copenhagen; not to mention Rodovre Town Hall, particularly due to certain interior views. But this has very often been the way in the history of architecture, and we know where all this leads: to a blind alley. Perhaps we ought to think more carefully about what Leo Longanesi wrote on the morning of the 10th January 1952: “Last night I had an incredible dream of striking and shining truth. Water, trees, the sky, earth, everything, every object seemed to have their own fourth dimension. Distant things were very near, colours appeared to be seen through a sheet of ice. Perhaps I was in the Netherlands. Somebody was saying to me: “you see, this is an ethical country.” Now, thinking it over again, I do not know what he meant. But last night the explanation seemed crystal clear.” 187 l’ARCA 25


A sinistra, dal basso in alto, pianta del piano terra, pianta del primo piano e prospetto est. A destra, dal basso in alto, pianta del secondo piano, pianta del quarto piano e prospetto ovest.

Left, from bottom up, plan of the ground floor, plan of the first floor and east elevation. Right, from bottom up, plan of the second floor, plan of the fourth floor and west elevation.

Viste della facciata posteriore in mattoni a vista. In basso, planimetria generale. L’edificio trae ispirazione dalle tipiche fattorie disseminate nella campagna danese.

Views of the exposed brick rear façade. Bottom, site plan. The building draws inspiration from typical farms spread across the Danish countryside.

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L’edificio forma un cortile interno su cui si affacciano gli uffici, illuminati naturalmente dalle grandi facciate vetrate.

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The building forms an internal courtyard surrounded by buildings naturally lit through the large glass façade.

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Nonostante la semplice geometria degli edifici che compongono la sede della B&O, la loro giustapposizione e quella dei diversi materiali determina una complessità spaziale e volumetrica rispetto alla campagna circostante.

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Despite the simple geometric forms of the building forming the headquarters of B&O, their juxtaposition and that of different materials create spatial and structural complexity in relation to the surrounding countryside.

Particolare della porzione di facciata rivestita in cemento grezzo. La combinazione di diversi materiali rafforza l’identità dell’edificio nel panorama circostante.

Detail of the section of façade clad with rough concrete. The combination of different materials enhances the building’s identity on the surrounding landscape.

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Gli interni sono ampiamente illuminati dalle porzioni vetrate in facciata. I diversi ambienti e le diverse funzioni sono divisi visivamente da cambiamenti di materiale che sostituiscono le

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tradizionali divisioni di porte e pareti: basalto islandese, cemento grezzo, legno, vetro, mattoni.

The interiors are extensively lit through glass sections in the

façade. The various premises and different functions are visually divided by changes in material replacing conventional divisions of doors and walls: Icelandic basalt, rough concrete, wood, glass and bricks.

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l National Swimming Centre per le Olimpiadi del 2008 sarà costruito a Pechino su progetto dello studio australiano di architettura PTW (Peddle, Thorp, Walker) insieme ad Arup, a seguito della vittoria di un concorso internazionale a inviti. Il progetto del National Swimming Centre per le Olimpiadi del 2008 a Pechino già noto come “The Water Cube”, consiste in un volume a pianta quadrata di 200 metri di lato i cui quattro “pacchetti strutturali” laterali rettangolari delle dimensioni di 200x35 metri, quelli delle due compartimentazioni interne e quello della copertura, sono conformati da uno “space-frame” in acciaio la cui applicazione in architettura e in ingegneria costituisce una novità assoluta. Non la tradizionale maglia a sviluppo tetraedrico, che presenta però l’indubbio vantaggio dell’indeformabilità in quanto stabilmente controventata, ma una maglia che determina la posizione dei puntoni e dei nodi che ne compongono la struttura, dall’osservazione dell’aggregazione delle bolle di sapone di cui la “schiuma” si compone. Il progetto nasce dalla considerazione che se le bolle, ma anche i cristalli e le cellule organiche, si aggregano in quel particolare modo, è perché tale forma genera la più efficiente e stabile suddivisione possibile dello spazio. Uno dei quesiti che il fisico irlandese William Thomson Kelvin tra i suoi contributi scientifici pose alla fine del XIX secolo, riguarda proprio tale suddivisione: “Se proviamo a suddividere lo spazio tridimensionale in compartimenti multipli, ognuno di uguale volume, quale forma essi assumeranno se le superfici separatorie dovranno essere di area minima?” J.A.F. Plateau nel 1873 osservò che quando le bolle di sapone s’incontrano esse si uniscono generando tre superfici che convergono, in numero di quattro, su un angolo di 120° formando un bordo, e questi bordi si incontrano in un angolo tetraedrico di 109,47°. Nel 1887 Lord Kelvin propose una soluzione, che si basava su un volume a 14 facce composto da otto esagoni regolari e sei quadrati, che può essere costruito tagliando gli angoli di un ottaedro regolare. Gli angoli di un quadrato sono però di 90° e quelli di un esagono regolare di 120°, ambedue distanti dai 109,47° osservati da Plateau. Un pentagono regolare ha invece angoli di 108°, quindi molto prossimi a 109,47°. Ma i dodecaedri, i solidi costituiti da 12 facce pentagonali regolari, non si uniscono, lasciando spazi vuoti tra loro. Per un certo tempo si è pensato che sarebbero dovuti esistere dei solidi che, costituendo una combinazione di pentagoni (108°) e di esagoni (120°), avrebbero potuto incastrarsi perfettamente senza lasciare spazi vuoti e che avrebbero, quindi, dato risposta al quesito posto da Lord Kelvin. Fu solo nel 1993 che due professori irlandesi D. Weaire e R. Phelan realizzando dei solidi a 14 facce regolari di cui due esagonali e 12 pentagonali, e unendoli a dodecaedri, diedero vita a un’aggregazione di “bolle sfaccettate” le cui facce si uniscono perfettamente, risolvendo, al tempo stesso, il quesito di Lord Kelvin. La “schiuma” di Weaire-Phelan costituisce oggi l’ottimale suddivisione dello spazio tridimensionale, e la sua geometria è stata usata dallo studio australiano PTW quale matrice per dar vita alle nervature dei pacchetti strutturali verticali e di copertura del progetto del NSC. Nonostante l’apparente complessità, questa aggregazione cristallina e, al tempo stesso, organica, fa un elevato uso di elementi ripetitivi che permetterà di realizzare tutte gli elementi strutturali con soli pochi tipi diversi di nodi e di aste. Siamo in presenza di una prodigiosa sperimentazione di architettura-ingegneria che produrrà un nuovo tipo di telaio grazie al coraggio necessario a rendere costruibili quelle forme derivanti da grandi sfide matematiche che si basano sull’osservazione della natura, indagandone le caratteristiche geometriche e scrutandone le leggi di autosimilarità frattale. Più in dettaglio, il “pacchetto strutturale” del NSC si compone di due parti: una interna, l’altra di superficie. Quella interna, contenuta nel suo spessore, è generata da un sistema di aste e di nodi che

The Water Cube riproducono l’andamento degli spigoli della geometria spaziale della “schiuma”. Quella di superficie è composta, invece, da una “trama” complanare, la cui morfologia è costituita dalle linee di intersezione generate da un piano virtuale che taglia la struttura spaziale interna, ovvero la “schiuma”. In altre parole, tagliando le bolle della “schiuma” con un piano in una determinata posizione, si ottiene il disegno della trama di superficie. I “pacchetti strutturali” verticali (4 laterali + 2 interni) e di copertura, non sono altro, quindi, se non delle porzioni di bolle di un certo spessore, delimitate da due “trame” complanari, una esterna l’altra interna, le quali rendono leggibili i tagli della “schiuma” apportati dalle superfici piane. La “trama” generata sui due lati del pacchetto strutturale, realizzata con scatolari in acciaio che confluiscono su nodi irrigiditi – necessari ad assorbire i momenti generati da tale struttura spaziale a maglia non tetraedrica – è utile anche per garantire la necessaria solidità strutturale all’intero sistema. Dato che, infatti, una struttura in architettura non può essere deformabile, se non entro limiti minimi (così lontani da quelli di una schiuma di bolle), una delle sfide più interessanti di questa sperimentazione strutturale consiste proprio nel rendere indeformabile un tale reticolo spaziale a maglia non tetraedrica. La necessaria indeformabilità è quindi ottenibile da un lato irrigidendone i nodi della “schiuma” interna e quelli della “trama” di superficie, dall’altro controventando la struttura interna con opportuni tiranti in acciaio. Le superfici “fustellate” a trama complanare, oltre a essere funzionali ad assorbire parte dei momenti della struttura, andranno anche a costituire i necessari supporti di ancoraggio delle “placche” trasparenti di tamponatura che saranno montate sulle due facce del pacchetto strutturale. Per questo compito PTW e Arup hanno pensato a un tipo innovativo di Teflon a basso peso specifico di nome EFTE: Ethylene Tetra Fluoro Ethylene. Con un peso dell’1% rispetto a quello del vetro, l’EFTE è un materiale robusto e riciclabile. Le placche di rivestimento trasparenti andranno quindi a dotare l’impianto natatorio di una doppia barriera protettiva, all’interno della quale l’aria riscaldata e irraggiata dal sole ne garantirà l’ottimale isolamento termico invernale. Secondo i calcoli della Arup, questo “cuscino d’aria” darà vita a una vera e propria serra a elevata efficienza, nella quale sarà catturato il 90% dell’energia solare, quantità che verrà impiegata per riscaldare l’edificio. Sarà inoltre possibile modificare il livello di illuminazione dello spazio interno permettendo di ombreggiarne ogni parte desiderata. Il risultato che ne deriverà sarà costituito da uno “space-frame” realizzato da una “schiuma” confinata all’interno di uno spessore strutturale che delimita spazialmente un immenso “acquario di bolle”. Anche se molto distante dalle forme della geodesia, questo progetto rappresenta lo stato dell’arte di una corrente di pensiero di cui fu pioniere Buckminster Fuller, l’inventore di quella cupola geodetica nota come “buckyball” che ha dato il nome ai fullereni, l’unica forma finita degli atomi di carbonio che si aggregano secondo la morfologia del C60 scoperta nel 1996 da H. Kroto, R.F. Curl e R.E. Smalley, e con la quale vinsero il Nobel per la chimica. Ma, per altri versi, bisogna anche richiamare alla memoria il ponte sul fiume Basento a Potenza di Sergio Musmeci il cui progetto, sulla scorta delle ricerche di Plateau, è stato elaborato con fili di ferro curvati, e membrane di bolle di sapone che su di essi tendono a posizionarsi secondo tensioni minime, dando luogo a morfologie paraboloidiiperboliche. Infine vanno citati gli studi di Justus Dahinden e di quei progettisti che hanno contribuito allo sviluppo delle ricerche metaboliste con una serie di ipotesi di strutture urbane futuribili. A conclusione dei giochi Olimpici il complesso natatorio NSC, che potrà ospitare 17.000 spettatori, sarà utilizzato quale centro di divertimento multifunzionale. La sua costruzione avrà inizio nel dicembre del 2003 e sarà ultimata nel 2006. Ruggero Lenci

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he National Swimming Centre for the 2008 Olympics is planned to be built in Beijing based on a design by the Australian architecture firm PTW (Peddle, Thorp, Walker) in conjunction with Arup, after they won an international invitational competition. The project for the National Swimming Centre for the 2008 Olympics in Beijing, known as the “Water Cube”, features a squarebased structures measuring 20 metres along the side. Its four rectangular lateral “structural packages” measuring 200x35 m, the two internal compartments and the roof structure are designed around a steel space-frame, never previously used for an architectural or engineering construction. The project works around the idea that if bubbles, but also organic cells and crystals, knit together that way, it is because this kind of form creates the most effective and stable division of space. One of the many questions the great Irish physicist William Thompson Kelvin asked himself at the end of the 19th century, as one of his numerous contributions to science, concerned this kind of division: “If we try and divide up three-dimensional space into multiple compartments, all of the same volume, what form will they take if the dividing surfaces are to be of the smallest area possible?” In 1873 J.A.F. Plateau noted that when soap bubbles meet they combine to form three surfaces that converge, in fours, at an angle of 120° to form an edge, and these edges meet at a tetrahedric angle of 109.47°. In 1887 Lord Kelvin came up with an answer to his own question based on a 14-sided structure composed of eight regular hexagons and six squares, constructed by cutting the corners off a regular octahedron. The angels of a square are 90° and those of a regular hexagon 120°, both a far cry from the 109.47° Plateau observed. On the other hand, a regular pentagon has angles of 108°, very close to 109.47°. But dodecahedrons, solids with 12 regular pentagon-shaped faces, do no leave any gaps when they fit together. For a certain time, it was thought that there must be solids which, made of a combination of pentagons (108°) and hexagons (120°), fitted together perfectly without leaving any empty spaces and which would, therefore, have answered the question posed by Lord Kelvin. It was only in 1993 that two Irish professors, D. Weaire and R. Phelan, created solids with 14 regular faces (2 hexagonal and 12 pentagonal) and, by combining them with dodecahedrons, created a combination of “many-sided bubbles”, whose faces fit together perfectly to provide an answer to Lord Kelvin’s original question. Weaire-Phelan’s “foam” is now the best way of dividing up threedimensional space, and its geometric forms were draw on by the Australian firm PTW as a matrix for injecting life into the vertical structural packages and roof of the project for the NSC for the 2008 Olympics in Beijing. Despite its apparent complexity, this crystalline combination of carefully structured forms makes considerable use of repeated elements, allowing all the various structural features to be constructed out of just a few different nodes and rods. We are dealing with a prodigious experiment in architecture-engineering that will create a new form of frame made possible by the courage to build forms deriving from great mathematical challenges based on observing nature, investigating their main geometric features and analysing the laws of fractal self-similarity. More specifically, the NSC’s “structural package” is composed of two parts: an internal part and a surface part. The internal part of limited width is generated by a system of rods and nodes reproducing the pattern of corners characterising the spatial geometry of “foam”. The surface, on the other hand, features a co-planar “web”, whose morphology is composed of the intersecting lines generated by a virtual plane cutting through the internal spatial structure or “foam”. In other words, by cutting through the “foam” bubbles with a plane placed in a certain position, we get our surface pattern

design. The vertical (4 lateral + 2 internal) and roof packages are nothing more than segments of bubbles of a certain size, bordered by two co-planar “patterns”, one external and the other internal, which make it easier to interpret the cuts in the “foam” due to the surface planes. Vice-versa, if the “foam” were not intersected by a plane, non co-planar demarcations would have had to have been made between the inside and outside of the building, and they would have had to follow the pattern of “crystalline” faces of the “bubbles”. In this way, the structural package would have taken on a non co-planar pattern of varying size. Undoubtedly of considerable morphological interest, but also hard to demarcate and calling for a notable amount of space. Moreover, the “pattern” created on two sides of the structural package, constructed out of steel box-shaped forms converging on stiffened nodes – required to absorb moments generated by this spatial structure with a non-tetrahedric web – is also useful for ensuring the necessary structural solidity of the entire system. Considering that an architectural structure cannot be deformable, except within those minimum limits (so different from a foam of soap bubbles), one of the most interesting challenges of this kind of structural experimentation consists in making this kind of non-tetrahedric reticular spatial web non-deformable. The kind of non-deformability in question can be obtained either by reinforcing the internal “foam” nodes and surface “web” nodes or by bracing the internal structure with special steel tie-rods. In addition to being highly practical and capable of absorbing part of the structure’s moments, the “punched” surfaces with co-planar patterns will construct the necessary supports for anchoring the transparent buffering “plates” to be fitted on both sides of the structural package. To this end PTW and Arup opted for an innovative type of Teflon with a low specific weight called EFTE: Ethylene Tetra Fluoro Ethylene. Weighing 1% of glass, EFTE is a tough, recyclable material already used for the “Eden Project”, the huge glass house in Cornwall designed by Nicholas Grimshaw again in conjunction with Arup. The transparent coating plates will furbish the swimming centre with a double protective barrier, within which heated air also warmed by the sun will provide it with optimum heat insulation in winter. According to Arup’s calculations, this “air cushion” will create an authentic high-efficiency greenhouse capturing 90% of solar energy, which will be used to heat the building. The end result will be a space-frame made of a “foam” confined within a structure spatially bounding a huge “aquarium of bubbles”. Although far from being a geodesic, this project represents the state-of-the-art of a line of thinking championed by the pioneering Buckminster Fuller, the inventor of that geodesic dome known as “buckyball”, the only finished form of carbon atoms combining according to the morphology of C60 discovered by H. Kroto, R.F. Curl and R.E. Smalley in 1996, and resulting in them being awarded the Nobel Prize for Chemistry. But, in other respects, we also need to evoke the bridge over the River Basento in Potenza designed by Sergio Musmeci, whose project, created in the wake of Plateau’s research, was devised around curved iron wires and membranes of soap bubbles that tend to arrange themselves on the wires along the lines of minimum tension, giving rise to parabolic-hyperbolic morphologies. Finally, it is worth mentioning Justus Dahinden’s studies, and the work of those designers who contributed to the development of metabolist experiments, proposing a notable series of urban structural hypotheses for the future. After the Olympic Games the MSC swimming complex, which will be capable of holding 17,000 spectators, will be used as a multi-purpose entertainment centre. Construction work will begin in December 2003 and be completed in 2006.

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

PTW Architects

Credits Design Consortium: PTW Architects Pty Ltd, China State Construction Engineering Corporation, Arup Group Ltd. Associated Consultants: SGL Consulting Group, Stevenson & Associates Project Team: PTW DESIGN TEAM Directors: John Bilmon, Andrew Frost Project Team: Andreas Becker, Chris Bosse, Tim Brouw, Mark Butler, Alan Crowe, Matthew Lorrimer, John Pauline, Rossa Prendergast, Fernanda Previato, Daniela Sade, Fiona Smith, Ingrid Tozer, Kurt Wagner CSCEC: Team leaders: Zhao Xiaojun, Wang Min Shang Hong ARUP TEAM: Tristram Carfrae (engineering team leader), Peter Macdonald (structure), Kenneth Ma (building services), Haico Scheppers (buildiing physics), Ken Conway (environmental), Mark Lewis (communications), Steve Pennell (3D CAD) Competition Management: Three Gorges International Tendering Co., Ltd. Client: People’s Government of Beijing Municipality, Beijing State-owned Assets Management Co., Ltd

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In queste pagine, studi della struttura molecolare dell’acqua che è alla base del concetto per la realizzazione del National Swimming Centre che verrà realizzato a Beijing in occasione dei Giochi Olimpici 2008. In questo edificio, l’acqua diviene, nel suo stato di “schiuma”, materiale da costruzione e con la sua duttilità e trasparenza contribuisce a “dissolvere” e alleggerire l’espressione monolitica e monumentale della forma cubica.

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In these pages, studies into the molecular structure of water underpinning the design for the National Swimming Centre to be built in Beijing for the 2008 Olympics. In this building, water in its “foam” state is used as the building material, drawing on its elasticity and transparency to help “dissolve” and lighten up the monolithic/monumental implications of its cubic form.

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Rendering del complesso del Green Olympics di Beijing. La pianta quadrata del Cubo d’Acqua è accostata a quella circolare dello Stadio Nazionale (progettato da Herzog & de Meuron) che verrà realizzato nella stessa area, richiamando l’idea tradizionale della cultura cinese secondo la quale il cerchio rappresenta il cielo e il quadrato la Terra. Il National Swimming Centre è assialmente relazionato allo Stadio Nazionale col quale determina un dialogo tra terra e cielo, acqua e fuoco, e un’espressione formale complessiva che riprende il contrasto generatore di armonia del concetto dello Yin e Yang.

Rendering of the Green Olympics complex in Beijing. The square base of the Water Cube contrasts with the circular base of the National Stadium (designed by Herzog & de Meuron) planned to be built in the same area, calling up the traditional idea in Chinese culture of the circle representing the sky and the square the Earth. The National Swimming Centre is axially related to the National Stadium, jointly setting up a sort of dialogue between the earth and sky, water and fire, and an overall design drawing on the contrasting force that creates harmony in the concept of Yin and Yang.

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Rendering della spianata d’accesso al Cubo d’Acqua, la cui struttura leggera è stata messa a punto da PTW con Arup. Le “molecole cristallizzate” sono realizzate con una sorta di cuscini di Teflon (ETFE) che formano un guscio strutturale, trasparente e altamente efficiente dal punto di vista energetico, infatti il 90% dell’energia solare che ricade sull’edificio viene intrappolata dalla struttura e riutilizzata all’interno per riscaldare le piscine e l’area degli spalti.

Rendering of the entrance clearing to the Water Cube, whose light-weight structure was designed by PTW in conjunction with Arup. The “crystallised molecules” are made of some sort of Teflon (ETFE) cushions that form a transparent and highly energyefficient structural shell. In actual fact 90% of the solar energy striking the building is trapped by the structure and re-used inside to heat the swimming pools and spectator stands.

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In queste pagine, rendering delle piscine olimpioniche e sezioni dell’edificio, che potrà contenere 17.000 spettatori.

In these pages, renderings of the Olympic pools and sections of the building that can hold 17,000 spectators.

La struttura interna è generata da un sistema di aste e di nodi che riproducono la geometria spaziale della “schiuma”. La struttura di superficie è composta, invece, da una “trama” complanare, costituita dalle linee di intersezione generate da un piano virtuale che taglia la struttura spaziale interna. I “pacchetti strutturali” sono costituiti da porzioni di “bolle” di un certo spessore, delimitate da due “trame” complanari, una esterna l’altra interna, le quali rendono leggibili i tagli della “schiuma” apportati dalle superfici piane. Il risultato finale sarà costituito da uno “spaceframe” realizzato da una “schiuma” confinata all’interno di uno spessore strutturale che dà vita a un immenso acquario di bolle.

The internal structure is generated by a spatial system of edges and nodes that reproduce the spatial geometry of “foam”. The external structure is made of a net which represents the intersection of the “foam” with a virtual plane that cuts the internal spatial one. The stratified spaceframe is made of a certain thickness of “foam” contained into two flat nets, one external, the other internal, which make readable the intersections. The final result will be a spaceframe built on the geometry of a “foam” confined within a structural thickness that gives shape to a “bubbled acquarium”.

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Piante del secondo e del quarto livello delle gradinate.

Plans of the second and fourth levels of the stands.

Rendering della spianata dell’Olympic Green e, sotto, studi concettuali per la definizione del pattern paesaggistico. Dopo i Giochi Olimpici, il National Swimming Centre, che copre una superficie di oltre 70.000 mq, verrà riutilizzato come centro sportivo polifunzionale e aperto al pubblico.

Rendering of the Olympic Green clearing and, below, conceptual studies for defining the pattern of landscaping. After the Olympic Games, the National Swimming Centre, covering a surface area of over 70,000 square metres, will be redeveloped into a multi-purpose sports centre open to the public.

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Anna Conti

Tra due mondi Cross-overs Nella pagina a fianco, fotomontaggio con l’inserimento dello spazio abitativo monovolume O-volution in un ambiente desertico.

Opposite page, photo-montage showing how the O-volution single-structure living space fits into a desert environment.

Credits O-volution Project: Anna Conti Project Team: Irene Cavarretta, Piero D’agostino, Valeria Lombardo, Tommaso Vecci Consultant: Pino Brugellis Engineering Consultan: Carlo Succi Renderings: Charles Elasmar Toufic Graphic Design: Valeria Lombardo

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I

punti di contatto tra architettura, arte e industria automobilistica sono innumerevoli. Questo sia per la fascinazione che il mezzo meccanico ha suscitato fin dal primo Futurismo, per il mito della velocità, sia per gli architetti modernisti che hanno voluto cimentarsi con il disegno dell’automobile, come “casa viaggiante”. Da Gropius fino alle lezioni di stile di Pinifarina i punti di contatto, le reciproche influenze non si contano. Anzi si potrebbe azzardare che una certa complicità, contiguità c’è sempre stata a livello motivazionale, proprio perché si tratta di rivestire il corpo umano di un contenitore laddove l’auto si muove e la casa no. Ma il tema è identico, anche se l’industria alla base è sensibilmente diversa, perché l’auto è sganciata dalla zavorra dell’immobiliare. La strada, a differenza del suolo, è di tutti. Lo slancio dell’industria ha portato l’auto a una evoluzione velocissima, in rapporto alla sua storia, mentre le nostre case sono pressoché immutate da secoli. Anna Conti oggi propone una “monovolume senza ruote”. Opera cioè nel “crossover” tra i due mondi. Registrato come ormai la monovolume sia di fatto una casa viaggiante, togliamo le ruote e rendiamola una casa a tutti gli effetti. Anche perché dal punto di vista percettivo ormai l’automobile ha recuperato appieno le forme organiche, morbide e plastiche di uno “streamline” sì addomesticato, ma con una libertà che l’architettura è lontana dall’avere (se non nei fenomeni di punta, ma qui parliamo di produzione massiva, non di Future Systems). Solo nelle frange più sperimentali ed elitarie dell’architettura troviamo le forme consuete delle auto: quali possono essere i paralleli nella produzione di massa edilizia di una Twingo Renault, o di una benemerita 2cv Citroen o di una Topolino Fiat (cito a caso)… forse le villette a schiera, che si snodano nelle nostre periferie? Che dire poi dell’uniformità cromatica delle case, di fronte invece al multicolore delle vetture. Chissà qual è il motivo per cui ci permettiamo degli slanci di fantasia e di trasgressione estetica nella vettura che nella casa nessuno si sogna. Sembra che l’individuo si rappresenti in modo sdoppiato. Anna Conti cerca invece di riannodare i fili di un “abitare il mondo”, secondo l’opzione della continuità, laddove lo stesso guscio protettivo dell’auto diventa quello della casa. L’individuo nomade è lo stesso che vive e si muove, ormai globalizzato, non appartiene più veramente a nessun luogo e allora trova luogo ovunque per appoggiare le sue radici temporanee. La forma ovoidale è la stessa memoria di protezione, usata dalla Conti nel progetto per l’Eur. Chiusura verso l’esterno e sorpresa per ciò che è contenuto. Mistero e svelamento. Nella “O-Volution” si gioca anche con il ventre della balena che disegna l’ossatura portante. I frangisole sono elementi fotovoltaici che recuperano energia solare. Inoltre, costruire le “case monovolume” è un suggerimento per nuove forme di riconversione della nostra industria automobilistica boccheggiante, che non sa trovare forme di rinascita. Abbiamo bisogno di guardare con un occhio pieno di ottimismo a un futuro dove la casa come bene rifugio appare sempre più l’asse portante e sicuro delle economie familiari. Fare capire che l’instabilità dei nostri tempi può suggerire forme ibride di abitazione. L’attenzione di Anna Conti fotografa questo nostro pezzo di domani, che è già molto oggi. Stefano Pavarini

A

rchitecture, art and the car industry have plenty in common. This applies to both the intriguing charm of machinery ever since the early days of Futurism and the myth of speed for modernist architects, who were keen to get to grips with car design as a sort of “travelling home”. There have been endless points of mutual contact and reciprocal influence from the days of Gropius to the stylistic teachings of Pinifarina. Indeed, it might even be said that there has always been a certain complicity and contiguity on a motivational level, since we are really talking about covering the human body with a container, except that cars move but houses do not. But the basic issue is exactly the same, even though the industrial underpinnings are obviously different, since cars are free from the kind of ballasting associated with real estate. Roads, unlike the ground, belong to everybody. Industry has resulted in car design progressing at breakneck speed down the years, whereas houses have basically remained the same for centuries. Anna Conti is now proposing a “people carrier with no wheels”. Effecting a sort of cross-over between two different realms. Having noted that a people carrier is already a travelling home, let’s get rid of the wheels and turn it into a fully-fledged home. Partly because, from a perceptual point of view, cars have totally recovered the soft, structural and sculptural forms of streamlining, carefully harnessed and controlled but with a kind of freedom that is still a distant dream for architecture (except for in the odd exceptional case, but here we are talking in general terms and not about Future Systems). Car forms can only be found in the most experimental and elitist works of architecture: what are mass architecture’s equivalents to a Renault Twingo, good old Citroen 2CV or even a Fiat Topolino (just to mention the first to come to mind)……are they comparable to all those rows of council houses winding through our suburbs? And then what about the monotonous colour schemes of houses compared to our multi-coloured cars. Who knows why we let our imaginations run wild in designing transgressive car designs but not houses. It would seem that individuality is represented in two different ways. On the other hand, Anna Conti is trying to re-tie the knots of “living in the world” along the lines of continuity, so that the protective shell of a car turns into that of a home. Globalised nomadic individuals now lives and moves in the same way, no longer really belonging to any fixed place, so they can sink their temporary roots anywhere. The egg-shaped design is the same Conti previously used for the Eur project. Closure towards the outside and surprise at what is inside. Mystery and revelation. “O-Volution” even plays with a whale belly bearing structure design. The shutters are photovoltaic elements for regenerating solar energy. Moreover, designing “people carrier homes” is also an idea for new ways of converting the Italian car industry that is now on last legs and does not seem to be able to come up with ways of redeveloping itself. We need to find ways of looking optimistically to the future, as the home as a shelter is likely to become more and more part of family life. Pointing out that the unstableness of the age in which we live can suggest new hybrid forms of living. Anna Conti’s work is like a snapshot of tomorrow that is already very much here today. 187 l’ARCA 45


In questa pagina, rendering della sistemazione di O-volution per diverse funzioni: salone, spazio espositivo, sala conferenze, camera, impianto sportivo.

This page, rendering of how O-volution can be set up for serving various purposes: living room, exhibition space, conference room, bedroom, sports facility.

Sopra, la sistemazione in container per il trasporto e alcune fasi del montaggio. O-volution può essere montato in 24 ore ed è stato progettato in tre formati: Mini (6x3x3 m), Midi (12x6x6 m), Maxi (24x12x10 m). A destra, due possibili ambientazioni.

Above, placing in a container ready for transport and stages in the assembly process. O-volution can be assembled in 24 hours and is designed in three formats: Mini (6x3x3 m), Midi (12x6x6), Maxi (24x12x10 m). Right, two possible settings.

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In queste pagine, rendering del progetto per la riqualificazione e riorganizzazione nell’area Gesam-Geal di Lucca delle ex officine Italgas. La nuova ala dell’ex gasometro e i nuovi tamponamenti del complesso sono stati progettati in acciaio e vetro, riportando l’area nell’ambito della contemporaneità.

These pages, rendering of the project to redevelop and reorganise the Gesam-Geal area of the old Italgas workshops in Lucca. The new wing of the ole gasholder and the complex’s new curtain structures are designed out of steel and glass, bringing the area right up-to-date.

Area Gesam-Geal, Lucca Il recupero urbano è uno dei grandi temi contemporanei dove è facile giocare senza rischiare nulla. Cioè sposare un’immagine storica della città, nostalgica, che guarda indietro. Lo sguardo ottimista sul futuro ci impone di costruire il nuovo sulle rimanenze di un passato che deve essere ricordato ma non può diventare la determinante di ogni nostro gesto. Altrimenti l’alternativa è vivere in città mummia. Se questo è tollerabile nel caso delle città museo dove la presenza dei grandi monumenti impone politiche di conservazione totale, così non può essere nei contesti della cosiddetta “archeologia industriale”. Troppo spesso la tutela ambientale ci costringe a conservare veri e propri relitti di un passato che bisogna aver il coraggio di relegare nell’album fotografico. Allora forse conviene recuperare anche il valore della demolizione, come atto di giustizia verso architetture utilitaristiche, prive di valore, a favore del nuovo. Lo sguardo di Anna Conti è sereno e teso al futuro. Nel confronto con l’area Gesam/Geal di Lucca non c’è alcuna sudditanza col passato della città murata nella sua storia, ma la convinta asserzione che si può trasformare il volto della città. I materiali sono acciaio e vetro. Tutto è impostato sulla leggerezza e sulle trasparenze. La piazza stessa è segnata dal gesto destabilizzante della diagonale che taglia il corpo degli uffici. In questo modo il processo di riqualificazione diventa davvero “aggiunta di qualità”, senza citazioni o manierismi, ma con serena partecipazione al futuro. La piazza contemporanea è luogo di transito di movimento, di una appartenenza non statica, ma dinamica. Allora recuperare vuol dire rimettere in gioco, rimettere le nostre città sulla scena di un pianeta vitale, non nell’armadio in naftalina.

Gesam-Geal Area, Lucca Urban redevelopment is a major modern-day issue, an easy gambol with nothing to lose, just embracing an old image of the city looking nostalgically back to the past. Looking optimistically to the future forces us to build the new on remnants of the past, that must be remembered without however dictating our every gesture. Otherwise the alternative is to live in a mummified city. And while this might be tolerable in the case of a museum city, where the presence of great monuments calls for a policy of complete conservation, this does not apply to contexts of so-called “industrial archaeology”. Too often environmental protection forces us to conserve authentic ruins from a past that we ought to be brave enough to relegate to the photo album. So perhaps the time has come to revive demolition as an act of justice towards utilitarian architecture of no value in favour of what is new. Anna Conti looks calmly to the future. The Gesam/Geal area in Lucca shows no signs of being intimidated by its historical past as a walled city, clearly affirming the possibility of giving the city a sort of face-lift. The materials used are steel and glass. Everything is geared to lightness and transparency. The town square features a destabilising diagonal cutting through the office block. This allows the redevelopment process to become a real “added quality”, without resorting to citation or mannerism, just quietly adhering to the future. A modern-day square is a transitory place of motion exuding a dynamic/non-static sense of belonging. So redeveloping means bringing back into play, setting our cities right back on the stage of a lively planet, rather than hiding them away in a stuffy cupboard full of mothballs.

Credits area Gesam-Geal Project: Anna Conti Engineering: Paolo de Santi Plants Sustems: Giuseppe Cndoluci Project team: Irene Cavarretta, Piero D’Agostino, Valeria Lombardo, Tomaso Vecci Consultant: Pino Brugellis Rendering: Charles Elasmar Toufic, Luca Massini Graphic Design: Valeria Lombardo Client: Gesam-Geal

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Archimmagine Studio (Francesco Melaragni e Marina Campagna)

Archimmagine Studio (Francesco Melaragni e Marina Campagna)

Il Museo Laboratorio

In Villa Latina, Frosinone Pianta del piano terra del Museo-Laboratorio della Zampogna realizzato a Villa Latina (Frosinone) su su un lotto di 913 mq e con una superficie costruita di 240 mq.

Plan of the ground floor of the Reed-Pipe Museum built in Villa Latina (Frosinone) on a 913square-metre lot and covering a built-on surface of 240 square metres.

G

li ultimi grandi eventi succedutisi sullo scenario dei media: dalla Biennale di Venezia ai concorsi per operazioni di respiro internazionale hanno relegato ai margini la presenza dei progettisti italiani. Sembra ormai essere divenuto senso comune, non solo nel nostro piccolo mondo, la constatazione delle difficoltà nel cogliere consensi e quindi riuscire ad affermarsi al di fuori dello star system. In realtà, dietro le raffinate strategie per l’affermazione di una determinata architettura, o meglio ancora di una particolare griffe, penso ad esempio al ruolo che ha provato a svolgere il direttore di “Domus” nella vicenda del concorso per il Ground Zero, si gioca qualcosa che è assai più ampio e complesso. Ha a che vedere con la capacità o meno di esprimere egemonia culturale, ovvero l’affermazione di particolari comportamenti, espressioni del gusto, modi di pensare e soprattutto di consumare. Ha a che vedere con la formazione delle nuove generazioni: distratte ed onnivore, soprattutto con quelle che, poste ai margini dei grandi circuiti della comunicazione, con grandi difficoltà e sicuri meriti cercano di narrare le vicende di una architettura che si pone in sintonia con il portato dei nostri tempi, certamente di non facile lettura. E’ in questo contesto che si realizza l’opera che presentiamo, una “piccola” architettura che merita però, per la correttezza dell’operazione e la capacità di attrazione, la collocazione in un orizzonte più ampio. Cosa affascina e convince nel Museo Laboratorio della Zampogna? Certamente anche la funzione di questo piccolo volume che punta a raccogliere e salvaguardare un oggetto che è quasi in via di estinzione, o comunque relegato ai margini del mondo della musica, unicamente per allietare le feste di Natale. Il recupero di un ambiente abbandonato (una ex scuola, ormai priva di alunni) che, in modo del tutto inaspettato – per una legge regionale che favorisce questo tipo di interventi – torna a nuova vita.

T

he latest major events on the media scene, ranging from the Venice Biennial to competitions for internationalscale projects, have seen Italian architects relegated to very marginal roles. It now seems to be taken for granted (and not just in our own small world) that it is really difficult for an architect to make a name for themselves outside the “star system”. In actual fact, behind all the clever strategies designed to impose a certain kind of architecture or, better still, a particular architectural brand – I am referring, for instance, to the role the editor of “Domus” tried to play in all the business surrounding the Ground Zero competition – there is something more far-reaching and complicated going on. It has something to do with the ability (or lack of it) to gain a certain cultural hegemony or establish certain patterns of behaviour expressing a given taste or ways of thinking and, most significantly, consuming. It has something to do with how the younger generations are trained: they seem to be rather overlooked or even devoured, particularly those on the fringe of the main communication networks, who are struggling valiantly to narrate an extremely complex and hard-to-interpret form of architecture expressing the age in which we live. This is the context in which this “little” work of architecture was designed. Small but worthy of being set within wider horizons, due to its precision and magnetic force. So what is so intriguing and convincing about the Reed-Pipe Museum Workshop? Certainly, at least in part, the role that his small structure plays in hosting and protecting an object that is almost going extinct or, at least, relegated to the fringe of the world of music, only being brought out to liven up Christmas festivities. Redeveloping an abandoned setting (an old school, with no more pupils) which, in a totally unexpected way – due to a regional law

La particolarità dell’area in cui si colloca l’intervento, località praticamente ignote per la guida rossa del Touring: in provincia di Frosinone, ai confini tra il Lazio e il Molise, una zona nel territorio comunale di Villa Latina ai piedi del vecchio e arroccato borgo medievale di Agnone, un piccolo centro quasi abbandonato, da cui si possono apprezzare le costruzioni rurali contrassegnate dalla presenza della pietra a vista, anche se, come fanno notare i progettisti, molti tra questi sono purtroppo segnati da manomissioni “moderne”. Soprattutto l’immediata leggibilità della composizione architettonica ispirata alle idee forza dell’eloquio contemporaneo, all’architettura interpretata come una macchina, come un organismo complesso che vive l’atmosfera dei porti in sintonia con il messaggio di Le Corbusier e Renzo Piano, che usa con intelligenza i nuovi materiali: dal cemento a vista trattato come nelle architetture di Tadao Ando all’alluminio naturale per gli infissi e i frangisole, ai pannelli in acciaio COR-TEN che con il suo intenso color ruggine fodera e ripropone la scatola magica, alla copertura a vela in acciaio zincato. E ancora i raffinati pavimenti interni in parquet doussiè Asia e all’esterno i muri di contenimento nelle gabbie con i grandi ciottoli che non possono non evocare l’azienda vinicola Dominus a Yountville, Napa Valley, California progettata da Herzgog e De Meuron e rapidamente divenuta un simbolo della nuova architettura. L’opera proposta da Melaragni e Campagna, due progettisti poco più che quarantenni, autori di altre architetture degne di interesse si ibrida con le icone dell’orizzonte metropolitano anche alla periferia del mondo, per ripetere con Peter Handke quella frase che recita: “a sera guadai poi dal cavalcavia in periferia la tangenziale di sotto, che si mostrava in mobili colori dorati; e qui e ora mi pare ragionevole ciò che pensai allora: che uno come Goethe avrebbe dovuto invidiarmi, perché io vivevo ora, alla fine del XX secolo” . Mario Pisani

that encourages this kind of enterprise - has been brought back to life. The project is set in a very special setting, virtually off the regular tourist track: in the province of Frosinone on the border between the regions of Lazio and Molise, an area in the borough where Villa Latina stands at the foot of the rocky old medieval town of Agnone, a small almost deserted town full of picturesque rural constructions featuring exposed stone, although, as the architects point out, lots of them have been tampered with along “modern” lines. Above all, they have created an architectural design that can instantly be seen as drawing inspiration from the cutting-edge of modern-day idiom, architecture treated like a machine or complex organism whose port-style design is perfectly in synch with the ideas of Le Corbusier and Renzo Piano and makes intelligent use of new materials: from exposed concrete reminiscent of Tadao Ando’s architecture, to natural aluminium for the fixtures and shutters, panels made of COR-TEN steel, whose powerful rust colour evokes a magic box, and a sail-type roof made of galvanised steel. Not to mention to the elegant Asia doussié parquet floor on the inside and the retaining walls with their large cobbles that are bound to call to mind the Dominus wine-making firm in Yountville in the Napa Valley, designed by Herzog and De Meuron, that quickly became a symbol of new architecture. The project designed by Melaragni and Campagna, two architects just over forty years of age, who have already designed other interesting works, draws on and blends in with the icons of the cityscape in the backwaters of the world. As peter Handke put it: “in the evening I look down from up the flyover at the highway below, with all its fast-moving golden colours; and here and now, I think what I thought then was quite reasonable: that somebody like Goethe would have envied me because I was alive now, in the 20th century.”

Prospetti delle due facciate longitudinali del museo.

Elevations of the two longitudinal museum facades.

Credits Project and site Management: Archimmagine Studio: Francesco Melaragni + Marina Campagna Structures and Pants: Paolo Franco Ciavolella Scientific Consultant for Installation: Antonio Ricci Main Contractors: Emme (building works), Tekno 93 (museum installation), Csoft (informatic and audio-visual equipment), Schüco (façade systems and frameworks), Naco (brise soleil), Cockerill Sambre (Cor.Ten), Saint-Gobain (glasses), Sikkens (wall painting), iGuzzini, Lucitalia, Dil Illuminazione (lighting), Stile (floors, GM ascensori (lifts), Tecu KM Europa Metal (roofing) Client: Comune di Villa Latina, Frosinone

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Vista dell’edificio, la cui composizione si ispira all’idea contemporanea dell’architettura come macchina complessa. Sotto, schizzi preliminari di progetto.

View of the building, whose design is inspired by the modern-day idea of architecture as an intricate machine. Below, preliminary design sketches.

Viste dell’ingresso del museo. Nel progetto vengono utilizzati vari materiali: dal cemento a vista trattato all’alluminio naturale per gli infissi e i frangisole, ai pannelli in acciaio Cor-Ten, alla copertura a vela in acciaio zincato, ai muri perimetrali esterni realizzati gabbie contenenti grandi ciottoli.

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Views of the museum entrance. The project uses various materials: from treated exposed concrete to natural aluminium for the fixtures and shutters to Cor-Ten steel panels, galvanised steel sail roof, and external perimeter walls made of framing holding large pebbles.

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Particolari costruttivi del sistema di copertura e della facciata di ingresso.

Construction details of the roof system and entrance façade.

Vista della facciata vetrata inclinata e, sotto, una delle sale del museo con i pavimenti in parquet doussiè Asia.

View of the sloping glass façade and, below, one of the museum rooms with Asian doussiè parquet floors.

Sezione della copertura.

Roof section.

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spazio e.mozione

di/by LAB[au]

Sopra, alcuni fotogrammi dal film costruttivista di Lazlo Moholy-Nagy Black-White-Grey.

Above, some frames from Lazlo Moholy-Nagy ’s constructivist movie Black-White-Grey.

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Q

uando ci muoviamo in tempo reale in un ambiente elettronico 3D, come quello dei videogiochi, percepiamo lo spazio attraverso un particolare punto di vista: “esternamente” percepiamo lo spazio sulla superficie piatta dello schermo, “internamente” attraverso gli occhi elettronici, le telecamere, modalità che condizionano entrambe la nostra comprensione e sensazione di essere dentro=immersione. Concepire uno spazio elettronico è dunque lavorare su modalità percettive particolari, esterne o interne, ed è direttamente correlato ai processi cognitivi, allo spazio mentale. Seguendo l’obiettivo generale di esaminare le specificità dei media digitali nelle diverse costruzioni spaziali, questo articolo vuole sottolineare la correlazione esistente tra percezione e cognizione nelle rappresentazioni di dati spaziali condizionate dalle tecniche cinematografiche, dai movimenti di camera all’editing. È una visione architettonica dell’esperienza cinematica dello spazio trasposta nell’ambito digitale; dallo spazio all’emozione=spazio e.mozione. e.mozione, la costruzione cinematica dello spazio: “la nostra capacità di trasferire artefatti cognitivi nella modalità esperienziale è uno strumento potente per il pensiero” (Paul Anders, Envisioning Cyberspace, p.23). Considerare l’e.spazio percepito attraverso l’occhio elettronico della telecamera sullo schermo piatto ci conduce direttamente alla costruzione cinematica dello spazio. Qui il movimento è il parametro chiave per produrre la sensazione di “internità”, come relazione tra soggetto e oggetto basata sul tempo. Come preconizzato dalla primissima esperienza dei fratelli Lumière, L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat nel 1895, lo spettatore può essere coinvolto nel gioco della luce a un tale grado che egli inizia a urlare nel vedere la situazione proiettata sullo schermo. Un passo avanti, il “cinerama”, costituisce l’esempio più avanzato dell’immersione spaziale dello spettatore: “interna” grazie all’uso della telecamera soggettiva ed “esterna” grazie alla proiezione stereoscopica sferica a 180°. In effetti, l’invenzione del cinema ha portato a un grande sviluppo delle tecniche per mettere lo spettatore in movimento, fondendo modalità di percezione, come i movimenti di camera, con la tecnica sequenziale del montaggio. E’ tale struttura sequenziale dei film che ha generato lo spazio cinematico come segmentato e non lineare

W

hen moving through any electronic 3D real-time environment, like the ones of video games, we perceive space through specific points of view: “externally” we perceive space on the flat surface of the screen and “internally” through electronic eyes, cameras, both conditioning our understanding and the feeling of being inside=immersion. Conceiving electronic space is thus working on specific modalities of perception, external or internal, and its direct correlation to cognitive processes - mental space. According to the general objective of examining the specificities of the digital media in its different spatial constructs, this article intends to underline the correlation which exists between perception and cognition in spatial data representations conditioned by filmic techniques, from camera moves to editing. It is an architectural view of the cinematic experience of space transposed to the digital one; from motion to emotion=e.motion space. e.motion, the cinematic construct of space: “our ability to transfer cognitive artifacts into an experiential mode is a powerful tool for thought” (Paul Anders, Envisioning Cyberspace, page 23). Considering e.space perceived through the electronic eye of the camera on a flat screen conducts us directly to the cinematic construct of space. Here motion is the key parameter to produce the feeling of “insideness”, as a time-based relation between subjects and objects. As foreseen by one of the very first experience of the frères Lumière L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat in 1895, the viewer can get into the light play to such an extend that he starts screaming while viewing the projected scenery in the black box. A step further, “cinerama” stands for the most advanced example of the spatial immersion of the viewer: “internal” through the use of the subjective camera and “external” through its stereoscopic spherical 180° projection. Indeed, the invention of cinema has lead to a large development of techniques setting the viewer into motion, fusing modalities of perception such as camera movements with the sequential technique of montage. It is this sequential structure of film which instated the cinematic space as a segmented, non linear (space) or non continuous (time) vision in/of space. Once the independent fragments are replaced in the continuous following up of the cellu-

e.motional space (spazio) o come una visione continua dello/nello spazio (tempo). Una volta che i frammenti indipendenti sono ricollocati in una striscia continua di celluloide, il movimento viene circoscritto attraverso la rapida successione dei fotogrammi, fondendo le diverse tecniche di ripresa (soggettiva, panning, zoom ecc.) e i diversi principi di montaggio (fotogramma per fotogramma, sovrapposizioni, sfumato) in un unico flusso. In tal modo, il cinema può essere definito come il primo medium a produrre un’esperienza non lineare (percezione) di spazio e tempo. Queste nuove possibilità dello spazio di imagineering (dall’inlgese image+engineering, termine inventato da Walt Disney per descrivere la trasposizione tecnica di idee creative in una forma pratica) erano già perfettamente chiare nel cinema sperimentale degli anni Venti, per esempio in Synphonie der Grosstadt di Walter Ruttmans o nel film costruttivista di Lazlo Moholy-Nagy Black-White-Grey. Mentre Ruttman usa la tecnica dell’”occhio cinematico” di Dziga Vertov per cambiare le immagini a tempo di musica e per descrivere il ritmo della rombante Berlino degli anni Venti, Nagy usa tecniche fotografiche di sovrapposizione di immagini positive e negative “per dipingere la luce in movimento”, esplorando la sua scultura cinetica The Light Space Modulator. Entrambi usano i parametri tecnici del cinema per creare una nuova esperienza visiva e sonora dando forma al tempo, alla luce e al movimento nello spazio, estendendo così la prospettiva tradizionale, statica e centrale, dello spazio a parametri temporali come il ritmo, la frequenza, il flusso, la tensione… Questo vocabolario è diventato la base del linguaggio cinematico, in cui il movimento dinamico è esperito e percepito dai sensi mentre il movimento categorico, il muoversi bruscamente da una scena all’altra, è cognitivo e immaginato. La possibilità di integrare i principi cognitivi nelle esperienze spaziali attraverso tecniche di taglio e montaggio rinforza il concetto di spazio come costruzione mentale, modificando completamente la relazione tra corpo e spazio in una esperienza incorporea di movimento. In tal modo, le tecniche cinematografiche hanno prodotto forme mediali specifiche di espressione e significati, un linguaggio cinematico. L’occhio elettronico della telecamera è diventato così un apparato sensibile, in grado di stabilire sensazioni attraverso il movimento – una particolare “costruzione” spaziale dal fisiologico allo psichico – che chiamiamo spazio emozione.

loid, motion is inscribed through the rapid succession of frames while merging different camera movements such as shots, travelling, pans, orbits … and different montage principles such as frame by frame, overlays, fade-in/out … techniques in one single flow. In this way cinema can be defined as the first media producing a non linear experience (perception) of space and time. These new possibilities in imagineering (image + engineer, term invented by Walt Disney to describe the technical implementing of creative ideas into practical form) space could already perfectly be seen in the experimental cinema of the Twenties, like the one of Walter Ruttmans Synphonie der Grosstadt or Lazlo Moholy-Nagy ’s constructivist movie Black-White-Grey. While Ruttman uses the “Cinematic Eye” technique of Dziga Vertov to change images in time according to music, to describe the rhythm of the roaring city of Berlin’s Twenties, Nagy uses photographic techniques of positive and negative overlaying of images “to paint light in movement”, exploring his kinetic sculpture The Light Space Modulator. Both use the technical parameters of the media “cinema” itself to create a new visual and sonic experience shaping time, light and movement into space, thus extending the traditional static and central perspective of space to temporal parameters such as rhythm, frequency, flows, tension… This vocabulary has turned into the basis of the cinematic language, where dynamic motion is experienced and perceived by the senses while categoric motion, moving abruptly from scene to scene, is cognitive and imagined. The possibility to integrate cognitive principals in the spatial experiences through cutting and montage techniques further introduces space as a mental construct, reversing entirely the physical relation between body and space to a disembodied experience of motion. In this manner the filmic techniques have produced media specific forms of expression and meanings, a cinematic language. The electronic eye of the camera thus has turned into a sensitive apparatus, a sense establishing through motion - specific space construct(ion)s from physiological to psychic ones - the space of e.motion. Besides film architecture itself, cinematic analogies are relevant to the discourse of 20th century architecture, since it was the first media to introduce temporal and spatial discontinuity and thus allowed to express modern culture, from the rising industrializa-

Sopra, un’immagine da The Manhattan Transcripts di Bernhard Tschumi (www.tschumi.com).

Above, an image from Bernhard Tschumi’s The Manhattan Transcripts (www.tschumi.com).

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Oltre che per l’architettura stessa dei film, le analogie cinematiche sono rilevanti per il dibattito architettonico del XX secolo, poiché il cinema è stato il primo media a introdurre la discontinuità temporale e spaziale permettendo alla cultura moderna di esprimersi, dal sorgere dell’industrializzazione alla scoperta della radioattività al senso futurista della velocità… Per esempio: il montaggio fotogramma per fotogramma del movimento statico e categorico è stato usato dall’architetto costruttivista Lakov Chernikhov per incorporare dinamica e tensione nelle sue costruzioni spaziali. In Tales of Industry, complex forms in a strict rhythm perspective, egli definì “Konstruktsiia” più che un principio di composizioni come una costruzione di argomenti attraverso l’assemblaggio di sequenze di idee. “Konstrktsiia” quindi denota un modo di pensare, di ordinare il processo del pensiero. “L’arte decostruzionista stimola lo spettatore a prendere parte all’analisi di ‘ciò che sta in mezzo’ ed esplora le possibilità del quadro intero” (A.Papadakis). Architetti contemporanei come Bernard Tschumi hanno trasposto direttamente l’idea costruttivista nella propria architettura de-costruttivista. Nel suo progetto per il Parc de la Villette, la sovrapposizione di diverse strutture spaziali e funzionali non è pensata solo per produrre un sistema aperto programmatico di “spazi intermedi” ma anche per formare un’esperienza temporale e una molteplicità di punti di vista (fotogrammi) direttamente all’interno del progetto. Da questo esempio, si può capire il “ciò che sta in mezzo” della citazione di Papadakis come un sistema multi-semantico derivato dalla sovrapposizione di “fotogrammi”=contesti. Nel suo Manhattan Transcripts e nei lavori sulla de-costruzione, Tschumi fa spesso riferimento alla tecnica di Sergei Eisenstein del “montaggio dialettico” come taglio soggettivo di elementi “narrativi” interconnessi e rappresentanti diversi livelli della storia, tutti paralleli nel tempo e nello spazio. Questa analisi linguistica post-strutturale della tecnica di montaggio di Sergei Eisenstein va oltre l’indagine della fiction cinematica ed esprime la visione contemporanea delle esperienze dello spazio incorporeo. Secondo gli esempi citati, lo “spazio e.mozione” rappresenta una specifica disposizione di significato ed espressione, diventata un paradigma culturale predominante nella diffusione e rappresentazione dei dati culturali, in cui la visione cinematica ha trionfato sulla tradizione della stampa. La galassia Gutenberg è diventata una sottosezione dell’universo Lumière. Mentre il ruolo del computer sta passando dall’essere uno strumento all’essere una macchina mediatica universale, ci troviamo sempre più “interfacciati” a dati culturali predominanti: testi, fotografie, film, musica, ambienti virtuali. In beve, non ci interfacciamo più con un computer ma con una cultura codificata in forma digitale (Lev Manovich, in “Cinema the cultural interface”, 1997, Eddie Elliott, The Video Streamer www.lightmoves.net Eddie Elliott ha sviluppato il software “Video Streamer” nel 1994 nella sezione di Cinema Interattivo del MIT Medialab. Esso presenta il tempo filmico come un blocco tridimensionale (asse z) di immagini che fluttuano lontano da noi in distanza e tempo. Ogni “fotogramma” si sovrappone al precedente con un leggero sfalsamento formando così il blocco su cui la parte frontale mostra la visione “normale” del video, mentre i lati mostrerebbero i bordi del video. Tagli, movimenti, panning, zoom diverrebbero così immediatamente apparenti sui bordi del blocco. Questi principi di visione di strutture temporali in forma di spazio hanno ispirato vari sviluppi tra cui si potrebbe citare il software “Diva-Exploratory Data Analysis” di Wendy E.Mackay & Michel Beaudouin-Lafon (www.lri.fr/~mbl/DIVA/chi98-paper/introduction.html) ART+COM, la forma invisibile delle cose passate www.artcom.de/projects/invisible_shape Lo studio berlinese Art+Com ha creato con “La forma invisibile delle cose passate” un innovativo interfaccia 3D per accedere e visualizzare dati su Berlino attraverso una sequenza di film storici. L’interfaccia rende i movimenti di camera, le prospettive, le lunghezze focali ricollocando le registrazioni della visione cinematica nel loro contesto storico e materiale. La traiettoria attraverso il tempo e lo spazio presa da una camera si trasforma così in oggetti spaziali chiamati “oggetti filmici”, che corrispondono alla lunghezza documentaria registrata nei punti corrispondenti della città. Mentre l’utente naviga nella Berlino in 3D, incontra forme allungate sulla città ed esperisce lo spazio urbano attraverso il movimento cinematico. Esteso ora a un interfaccia on line, si può

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tion to the discovery of radioactivity to the futuristic feeling of speed … For example: the frame by frame montage of static and categoric motion has been used by the constructivist architect Lakov Chernikhov to inscribe dynamics and tension into his spatial constructs (disposals). In Tales of Industry, complex forms in a strict rhythm perspective he defined “Konstruktsiia” more than a principle of compositions but as the construction of arguments through assembling sequences of ideas. “Konstruktsiia” thus denotes a mode of thinking, a certain ordering of the process of thought. “Deconstructionist art stimulates the viewer to take part in the analysis of the ‘between’ and explores the possibilities of the frame” ( A.Papadakis ). In direct tradition to the constructivist’s idea, contemporary architects like Bernhard Tschumi have directly transposed it to its de-constructivist architecture. In his design for Parc de la Villette, the overlaying of different spatial and functional structures are not only meant to produce an open programmatic system of “inbetweenness” but also to shape its temporal experience and multiplicity of viewpoints (frames) directly inside the design. According to this example one can understand in the quotation of A.Papadakis the “between” as a multi-semantic system produced out of the overlaying of frames = contexts. In his writing Manhattan Transcripts and works about de-construction, Bernard Tschumi often refers to Sergei Eisenstein’s technique of “dialectic montage” as a subjective cutting of multiple “narrative” elements interconnecting and representing different layers of stories, all parallel in time and space. This post-structural linguistic analysis of Sergei Eisenstein’s montage technique overcomes the investigation of cinematic fiction and expresses the contemporary vision of disembodied space experiences. According to the mentioned examples, “e.motion space” stands for a specific setting of meaning and expression, which has turned into the predominant cultural paradigm of diffusing and representing cultural data, where the cinematic vision triumphed over the printed tradition. The Gutenberg galaxy turned out to be just a subset of the Lumière’s universe. Windows of perception. As the role of a computer is shifting from being a tool to a universal media machine, we are increasingly “interfacing” to predominantly cultural data: texts, photographs, films, music, virtual environments. In short, we are no longer interfacing to a computer but to culture encoded in digital form. (Lev Manovich in “Cinema the cultural interface”, 1997, www.manovich.net/TEXT/cinema-cultural.html). As described in recent articles the digital media is based on

trasformare una sequenza cinematografica in forme elettroniche 3D per indagare e accedere a informazioni spazio-temporali attraverso lo spazio virtuale e la navigazione. La macchina “ambient” www.ambientmachines.com/AmbientPlayer.html Questo progetto di Marc Lafia esplora la definizione di un linguaggio visivo sulla superficie di uno schermo secondo le tecniche cinematiche. Come attraverso una composizione, registrazione e playback, l’utente viene coinvolto in una grammatica generativa di gesti cinematica come il montaggio i modo da esperire lo schermo del computer come un spazio bidimensionale multilivello. Machinima www.machinima.com Machinima è un modo di concepire, produrre e distribuire un film proveniente direttamente dal regno dei videogiochi o di altre tecnologie 3D in tempo reale. Dei suoi protagonisti si afferma “essi prendono una manciata di tecnologie che creano una specie di Realtà Virtuale (generalmente un videogioco), poi girano il loro film lì dentro proprio come si girerebbe un film o un video ‘reale’”. Innanzitutto machinima differisce da un film “vero” per l’uso delle tecnologie del computer e della rete, poi differisce dalla computer grafica e dalle animazioni (come per esempio Toy Story) per l’uso di ambienti condivisi, multi-utente e in tempo reale, infine, differisce per il suo modo di distribuzione su Internet, sia come filmato che come file. Un produttore di machinima è come un regista totale: scrive, sceglie gli attori, costruisce il set, le proporzioni, il design, programma le posizioni e i movimenti delle cineprese, fa l’editing e la distribuzione. In breve, machinima è un modo contemporaneo di fare film. Arte nello spazio elettronico.

Spa[z]e 360° spere muziq www.lab-au.com/www-flyer31.5.2003/index3.html Con la sempre maggiore necessità di incorporare display informatici negli edifici – di concepire gli edifici come display informatici sempre più architetti e artisti media esplorano le nuove possibilità di abbandonare la proiezione su schermi piatti per creare un’architettura direttamente dai display informatici. Il progetto di Lab[au] esemplifica come i parametri esterni dello spazio e.mozione possano essere relazionati a quelli interni. Lo spazio musica navigabile è un progetto che studia l’impatto delle tecnologie IC, in particolare i linguaggi di modellazione 3D e i rendering in tempo reale, sulle nozioni delle costruzioni spazio-temporali. Il progetto offre all’utente un esperimento specifico del cyberspazio: mixando la musica attraverso la navigazione nello spazio elettronico, modificando il settaggio delle telecamere in tempo reale ed editando i loro movimenti, l’utente può produrre un’architettura acustica continua e in movimento, una videoclip navigabile. Qui, si assegnano valori di visione (campi visivi) alla frequenza sonora – il picco del suono si relaziona più ai parametri visivo-spaziali che a quello sonoro. Secondo questa interrelazione strutturale tra la videocamera e il trattamento del suono, il rendering in tempo reale nella rete consente una proiezione completa sferica a 360° coerente con la struttura spaziale dello spazio elettronico. Uno spazio in cui il suono – attraverso la tecnologia surround e le immagini proiettate a 360° - diviene esso stesso uno spazio in cui chi ascolta è immerso, un panorama sonoro editato in tempo reale. Lavorare nello e sullo spazio elettronico – in architettura – ne amplia l’esperienza e la comprensione come ibrido tra architettura, musica e cinema.

www.manovich.net/TEXT/cinema-cultural.html). Come descritto in precedenti articoli, il media digitale è basato su processi inFORMAtivi di calcolo e trasferimento di segnali binari in rappresentazioni visive, sonore o spaziali. La concezione e la realizzazione di questi processi sono basate su un gruppo di caratteri e numeri= assegnazioni di parametri che consentono una vasta, sebbene ancora sconosciuta, varietà di sistemi semantici e quindi sul modo in cui l’informazione è strutturata (codice/linguaggio) e su come essa viene presentata a un utente (rappresentazione). Questi dati “informativi” includono parametri percettivi (mostrare i dati) e cognitivi (interfacciare i dati) e quindi condizionano il modo in cui capiamo e interagiamo e il valore comunicativo/semantico del media digitale. Eppure solo poche di queste possibilità di strutturare e mostrare i dati sembrano realmente rilevanti. Allo stesso modo in cui il linguaggio cinematico è stato preannunciato dalla cultura di massa del XIX secolo con i panorami, i giochi ottici, i peep show ecc., così ogni media è inscritto in un contesto spaziale e temporale che ne condiziona la rilevanza culturale e la percezione. Naturalmente, ogni media, come il cinema o la stampa, ha sviluppato un proprio modo di organizzare le informazioni, di presentarsi all’utente, di correlare spazio e tempo, di strutturare l’esperienza umana nel processo di accesso alle informazioni, ma è tuttavia condizionato dal proprio contesto culturale. In breve, ogni media sviluppa il proprio campo di comunicazione basato sulla tecnica mediatica e sui propri schemi percettivi e cognitivi, ma a sua volta è influenzato dai media pre-esistenti che sta modificando. Per quanto riguarda gli schemi dei linguaggi culturali dei media elettronici essi si possono facilmente mettere in relazione con la cultura testuale nella sua struttura semantica di indicizzare parole chiave come anche al linguaggio grafico dei manuali o della cartografia… ma anche, e soprattutto alla visione cinematica. I mezzi cinematici di percezione, di connessione spazio/tempo, di rappresentazione della memoria, del pensiero e delle emozioni diventano un metodo di lavoro e di vita per milioni di persone nell’Era dei Computer. La strategie estetiche del cinema sono diventate principi organizzativi basilari per i software. La finestra su un mondo fittizio della narrativa cinematografica è diventata la finestra di un “paesaggio di dati”. In breve, ciò che era cinema è diventato l’interfaccia uomo-computer. (Lev Manovich, op.cit.). La citazione di Manovich sottolinea l’influenza dell’estetica cinematografica e della particolare grammatica della cinepresa nello sviluppo dell’interfaccia computer e del modo in cui si accede ai dati. Funzioni quali: “…zoom, tilt, pan, track: vengono ora usate tali operazioni per interagire con gli spazi, i modelli, gli oggetti e i corpi relativi ai dati. Il cinema, allo stesso modo, utilizza la camera mobile, la rappresentazione dello spazio, le tecniche di editing, le convenzioEddie Elliot , The video streamer www.lightmoves.net Eddie Elliott developed the “Video Streamer” software back in 1994 in the Interactive Cinema section of the MIT Medialab. The Video Streamer presents motion picture time as a three dimensional block (z-axis) of images flowing away from us in distance and in time. Each frame overlay the previous one with a slight offset thus forming the block on which front side displays the “normal” view of a video, while the sides would display the edges of the video. Cuts, movement, pans, zooms would become immediately apparent as patterns on the side of the block. This principals of displaying time-structures in form of space inspired several follow ups among them one could name the “diva-exploratory data Analysis” software by Wendy E.Mackay & Michel Beaudouin-Lafon. www.lri.fr/~mbl/DIVA/chi98-paper/introduction.html ART+COM, the invisible shape of past things www.artcom.de/projects/invisible_shape The Berlin-based Art+Com bureau created in “The Invisible Shape of Things Past” an innovative 3D interface for accessing and visualizing data about Berlin through historic film sequence. The interface renders the camera movements, perspectives and focal length by placing the records of cinematic vision back into their historical and material context. The trajectory through time and space taken by a camera thus becomes spatial objects so called “filmobjects”, that correspond to documentary footage recorded at the corresponding points in the city. As the user navigates through the 3D model of Berlin, they come across elongated shapes lying on city and thus experience the urban space through cinematic motion. Extended to an “on line” interface users now can

inFORMation processes computing and transferring binary signals into visual, sonic or spatial representations. The conception and realization of these processes are all based on a set of characters and numbers =assignments of parameters which allow a huge, yet unknown, variety of semantic systems and thus on the manner information is structured (code/language ) and how it is presented to a user (representation). This “informing” data includes perceptive (the display of data) and cognitive (the interfacing of data) parameters and thus conditioning the manner we understand and interact, it condition the communicative/semantic value of the digital media. Yet only a few of these possibilities of structuring and displaying data actually appear relevant. As the cinematic language has been predicted by the 19th century mass culture of panoramas, optical toys, peep shows etc. any media is inscribed in a spatial and temporal context conditioning its cultural relevance as the perceptive context of the receptor. Of course each media, such as the cinema or the printed word, have developed their proper ways of organizing information, how it is presented to the user, how space and time are correlated with each other, how human experience is being structured in the process of accessing information but also each media is conditioned by its cultural context. In short, each media develops its own field of communication based on the technicality of the media - as on its perceptive and cognitive settings but it is influenced by the preexisting media as it transforms them. In relation to the setting of the electronic media’s cultural languages one can easily relate it to the textual culture in its semantic structure of keyword indexing as to the graphical language of user manuals, cartographies… but also and more and more to the cinematic vision. Cinematic means of perception, of connecting space and time, of representing human memory, thinking, and emotions become a way of work and a way of life for millions in the computer age. Cinema’s aesthetic strategies have become basic organizational principles of computer software. The window in a fictional world of a cinematic narrative has become a window in a datascape. In short, what was cinema has become human-computer interface. Lev Manovich (quoted work). Lev Manovich’s quote underlines the influence of cinematic aesthetics and the camera’s particular grammar in the development of the computer interface and the way data is accessed. Functions like: “… Zoom, tilt, pan and track: we now use these operations to interact with data spaces, models, objects and bodies. “Cinema” thus includes mobile camera, representation of space, editing techniques, narrative conventions, activity of a spectator -

transform film sequence into electronic 3D shapes in order to investigate space-time based information access through virtual space and navigation. The ambient machine www.ambientmachines.com/AmbientPlayer.html The project of Marc Lafia explores the setting of visual language, on the surface of the screen according to cinematic techniques. As Through a composition, recording and playback device the user get involved with the “generative grammar” of cinematic gestures such as montage in order to experience the computer screen as a multi-layered 2D space. Machinima www.machinima.com Machinima is a way of conceiving, producing and distributing a film directly coming from the realm of videogames, mods and other 3D real-time technologies. Like stated on about its protagonists “they take a bunch of technologies that create a sort of Virtual Reality (generally a videogame), then shoot their film in there, just like you’d shoot a ‘real’ film or video.” First of all machinima is differing from ‘real’ film or video by its use of computer and network technology, furthermore it is differing from CG (computer graphics) animated movies (like toy story f.e.), by its use of real-time and of shared multi-user environment, and last by its distribution on the internet, either as a movie or as a mod file which destination is to be rendered the viewer’s computer. A machinima producer is like a total director, he is the writer, he casts his actors which will act through the network, he does the set, the propositions and the characters design, he programs camera position and movements, and he is editing and distributing himself the movie. In short machinima is a contemporary way of film making. Art inside the electronic space.

Spa[z]e 360° sphere muziq www.lab-au.com/www-flyer31.5.2003/index3.html With the augmenting need to include information displays in buildings - to conceive buildings as an information display more and more architects and media artists explore new possibilities to leave the flat projection screen to create an architecture out of information display. Let us use one of LAB[au]’s recent project developments “Spa[z]e 360° sphere” to exemplify how the ‘external’ parameters of e.motion space can be related to the “internal” ones. The space, navigable music is a project investigating the impact of IC technologies and particularly, 3D modelling languages and real time renderings on the notions of space-time constructs. The project offers the user a specific experiment of cyberspace: by mixing music throughout navigation in electronic space, by modifying in real time camera settings and editing its movements he produces a continuous travelling, an acoustic architecture, a navigable music clip. Here the assignment of camera values (field of view) to sound frequency - the pitching of sound even more relates the visual and spatial parameters to the sonic once. According to this structural interrelation between the camera and the processing of sound, the networked real-time rendering allows a complete 360° spherical projection in coherence with the spatial structure of the electronic space. A space where the sound - through surround technology and the projected images - through the 360° projection system become a space itself immerging the audience in a visual soundscape edited in real-time. Working on/in electronic space - architecture - thus extends the experience and understanding of electronic space as a hybrid interplay of architecture, music and cinema.

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Una schermata da ART+COM, la forma invisibile delle cose passate (www.artcom.de/projects /invisible_shape)

Una schermata da The Aspen Movie Map.

A video frame from The Aspen Movie Map.

ni narrative, l’attività di uno spettatore – in breve, diversi elementi di percezione, linguaggio e ricezione cinematica” (Lev Manovich, op.cit.). Inoltre, la costruzione cinematica dello spazio ha portato alla strutturazione di tecnologie 3D in tempo reale, lo spazio elettronico, sia a livello di interazione che di concezione, una relazione che si può comprendere bene dal progetto Aspen Movie Map (www.artmuseum.net/w2vt/timeline/Naimark.html#) di Andrei Lippmann e del suo gruppo MIT Architecture Machine. Sviluppato nel 1978 l’Aspen Movie Map è probabilmente il primo sistema ipermediale di accesso non lineare a immagini fotografiche nello spazio virtuale. La città è stata ripresa con quattro telecamere che hanno registrato immagini ogni tre metri in quattro direzioni. In questo modo, gli scatti specifici e l’indicizzazione dell’immagine nel tempo e nello spazio hanno permesso una corsa continua attraverso la città nella forma di una sequenza di immagini cosicché lo spettatore potesse navigare interattivamente il paesaggio urbano di Aspen in diverse ore del giorno e in diverse stagioni. Il sistema è stato combinato con una mappa di navigazione utilizzando ogni punto di decisione (intersezioni stradali) per avere una navigazione continua o per usare nodi sulla mappa per saltare da un punto all’altro della città. Uno sguardo più ravvicinato del sistema tecnologico di Aspen Movie Map fa capire quanto le tecniche cinematografiche siano correlate alle strutture dei media digitali e soprattutto alle tecnologie 3D. Nel 1978, nessun computer era in grado di restituire in tempo reale la quantità di immagini necessaria a produrre la percezione di un attraversamento continuo, vale a dire circa 25 immagini al secondo. Per risolvere tale lacuna, il progetto era basato su un “magazzino” esterno analogico dal quale la sequenza di immagini veniva richiamata e mostrata a seconda delle scelte di navigazione dell’utente. In tal modo, il progetto era in grado di produrre una percezione di attraversamento fino a 300 km/h della città. Questa maniera di strutturare i dati visivi non solo rivela i principi di indicizzazione delle immagini, del legame incrociato, dell’ipertesto, ma anche strutture di dati basati sul tempo espresse in forma di quantità di immagini per secondo che definiscono i parametri di visualizzazione e computo. Questa concezione ha permesso non solo di mostrare la navigazione in una maniera continua e scorrevole ma anche di saltare istantaneamente da un punto all’altro della città, da una sequenza video a 60 l’ARCA 187

A video frame from ART+COM, the invisible shape of past things (www.artcom.de/projects /invisible_shape).

in short, different elements of cinematic perception, language and reception.” Lev Manovich (quoted work) Furthermore the cinematic construct of space has lead to the structuring of 3D real-time technologies, electronic space, as much on the level of interaction as on the level of conception, a relation one can perfectly understand in the Aspen Movie Map (www.artmuseum.net/w2vr/timeline/Naimark.html#) project by Andrew Lippmann and his MIT Architecture Machine group. Developed in 1978 the Aspen movie map is probably the first hypermedia system of non-linear access to photographic images in virtual space. The system was a surrogate travel application that allowed the user to enjoy the city of Aspen. The recording of the city was done by means of four cameras which have taken every 3 meters pictures in 4 direction. In this manner the specific camera shots and the indexing of image in time and space allowed a continuous ride through the city in form of a picture sequences and thus allowed the user to navigate interactively the cityscape of Aspen at different times of the day and different seasons of the year. The system has been combined with a map navigator using each decision point (street intersection) to have a continuous navigation or to use the switch nodes of the map to do a point to point jump in the city. A closer view on the technological system of the Aspen movie map project allows to understand the extend to which cinematic techniques are related to the structures of the digital media and mainly 3D technologies. In 1978 no computer was able to render in real time the amount of images necessary to produce a continuous driving perception, so to say a frame-rate of 25 images a second. In order to resolve this lack of computation power the project was based on external analogue storage from which the image sequences have been called and displayed according to the users navigation. In this manner the project was able to produce a driving perception up to 300 km/h through the city of Aspen. This way of structuring visual data not only reveals the principles of image indexing and cross-linking, hypertext, but also time-based data structures and displays expressed in form of frame-rates per second defining visualisation and computation parameters. This conception allowed not only to display the navigation in a continuous and seamless manner but also to jump instantaneously from one point of the city to another, from one video sequence to

Una schermata da The Ambient Machine di Marc Lafia (www.ambientmachines. com/AmbientPlayer.com).

A video frame from Marc Lafia’s The Ambient Machine (www.ambientmachines. com/AmbientPlayer.com).

un’altra. Questo modo di lavorare sull’e.spazio e sugli schemi di movimento, come il salto da un punto a un altro o da un file a un altro, è diventato la base di ogni ambiente 3D. Infatti, questi principi producono un’esperienza “discontinua” nella navigazione dello spazio elettronico vicina alla tecnica cinematografica del montaggio. Dunque, l’uso di tecniche di editing delle immagini, e anche l’uso di della visione panoramica e della camera soggettiva, come strutture basate sul tempo è stato integrato nelle tecnologie 3D fin dall’inizio ed è diventato uno dei concetti più radicati applicati alla concezione dell’e.spazio. Naturalmente, l’esempio storico dell’Aspen Movie Map svela solo alcune delle possibili relazioni che si possono stabilire tra i due media, poiché molte delle strutture narrative e cognitive cinematiche trovano solo oggi applicazione, per esempio nei videogiochi, tuttavia consente di riflettere sul potenziale di trascrizione spaziale e visiva dei processi informatici, di computo e di comunicazione, nella forma di spazio elettronico. In modo simile al “regno” della cinematica, in cui tecniche specifiche sono diventate strutture narrative, la trascrizione dei processi informatici diventa ora la base per la costruzione dell’e.spazio. Come detto, l’esperienza del cyberspazio e la nozione dell’“essere là” implicano la definizione di parametri specifici ma allo stesso tempo variabili secondo i movimenti di camera e i comportamenti, e la definizione di parametri percettivi come orecchio/udito, corpo/frammenti, tatto… La definizione variabile di questi elementi permette non solo di concepire nuove costruzioni spaziali come lo spazio comportamentale, generativo, senza gravità, ma costituisce altresì un’ampia palette di elementi attraverso cui le costruzioni e.spaziali emergeranno come un linguaggio che legandovi parametri spaziotemporali, comunicativi e computazionali a modalità specifiche di percezione e cognizione. Allo stesso modo in cui tecniche diverse hanno determinato linguaggi visivi diversi nella cultura cinematica, per costruire uno spazio elettronico significativo devono essere stabiliti codici specifici, che comprendano i processi di computazione e comunicazione. Dunque, il paragone tra spazio filmico e spazio elettronico non dovrebbe essere visto come una trascrizione metaforica ma come una riflessione generale sulla visione cinematica e incorporea dello spazio e del tempo e su come questi elementi diverranno sempre più rilevanti nel paradigma culturale con l’evoluzione dei media elettronici.

Una schermata da Machinima (www.machinima.com).

A video frame from Machinima (www.machinima.com).

another. Yet, working on e.space and movement patterns, such as jump nodes (abrupt point to point navigation) and switch nodes (abrupt file to file = space to space navigation) has become the basis of any 3D environment. In fact these principles produce a “discontinuous” experience inside the electronic space navigation close to the filmic technique of montage. Thus the use of a camera, like the usage of panoramic vision or subjective cameras, editing techniques as time based structures, has been integrated in 3D technologies from the very beginning and has turned into one of the most established concept applied to conceived e.space. Of course the historic example of the Aspen movie map only reveals some of the possible relationships one can establish inbetween the two media, since many cinematic narrative and cognitive structures find nowadays the application, mostly in video games, but it allows to ponder on the potential of visual and spatial transcription of information processes, computation and communication, in the form of electronic space. Similarly to the cinematic ‘realm’ where specific techniques have turned into the narrative structures of a media, the transcription of information processes now becomes the basis of e.space construct(ion)s. As mentioned, the experience of Cyberspace and the notion of “being there”, imply the setting up of specific, yet variable parameters according to camera movements, physical behaviours, as well as the setting up of perceptive ones like electronic ears, listen, bodyfragments, touch… The variable setting of these elements allows not only to conceive new space constructs such as behavioural, generative and zero gravity spaces but already constitutes a huge palette of elements throughout which e.space constructs will emerge as a language linking new space-time parameters, communication and computation to specific modalities of perception and cognition. But in the same way different techniques have set up various visual languages in the cinematic culture, specific codes involving computation and communication processes need to be established in order to build an understanding of electronic space. Thus the comparison of filmic space to electronic one should not be seen as a metaphoric transcription but as a general reflection on the cinematic and disembodied vision of space and time and how these topics will more and more become relevant in the cultural paradigm with the ongoing conquer of the electronic media. 187 l’ARCA 61


Tectoniques Architectes

Tectoniques Architectes

Architettura “leggera” House in Novalaise Nella pagina a fianco, schema strutturale della casa realizzata a Novalaise, nella regione della Savoie. La struttura portante è in legno e riprende metodologie costruttive riferibili al sistema Ballon-frame, diffuso negli Stati Uniti sin dai primi dell’Ottocento.

Opposite page, structural diagram of the house built in Novalaise in the Savoie region. The wooden bearing structure draws on building techniques related to the balloonframe system, so popular in the United States ever since the early nineteenth century.

Credits Project: Tectoniques Architects Woodworks: Favrat, Joanon Label Promotelec Masonry: Mosca Ironworks: Cappuccio Aluminium works: Sepalumic Carpentry: Normbau Heating: Acso Lighting: Mazda Floors: Forbo Painting: Batindus

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D

opo anni di high-tech in cui il legno svolse un ruolo marginale per fare spazio a prodotti di derivazione più tecnologica, oggi questo materiale sta riprendendo decisamente quota, ritagliandosi uno spazio significativo nell’architettura contemporanea. La casa a Novalaise progettata da Tectoniques Architectes dimostra come anche un progetto di raffinata modernità, ma attento ai materiali impiegati, possa integrarsi con un ambiente non urbano, senza scadere in derive localistiche legate alla tradizione costruttiva di un particolare luogo. Il bosco, il lago e le montagne della Savoia francese hanno certamente influito sulla scelta dei materiali ma è altrettanto vero che alla base di questo progetto vi è anche la ricerca di una reinterpretazione in chiave contemporanea del Balloon-frame, il sistema costruttivo diffuso da quasi duecento anni negli Stati Uniti e che ha fortemente contribuito a creare una forte identità agli insediamenti abitativi di quel Paese. Come a volte avviene, un luogo trae identità anche dai nuovi modelli insediativi che trovano spazio sul territorio. In questo caso, la nuova costruzione potrebbe dar vita nel tempo ad altre strutture similari. Potrebbe verificarsi insomma una sorta di via europea al Balloon-frame grazie agli innegabili vantaggi di un sistema che prevede un cantiere “leggero” con tempi brevi giacché gli elementi costruttivi sarebbero in gran parte realizzati nel luogo di produzione. Le fasi di cantiere si ridurrebbero all’assemblaggio delle parti, riducendo al minimo le costruzioni in opera. Puntando più sull’effetto grafico delle assi orizzontali che sull’articolazione volumetrica, i progettisti hanno realizzato un’architettura giocata su un astratto minimalismo in cui il rapporto fra pieni e vuoti è una delle chiavi di lettura più interessanti. Semplicità volumetrica e impiego di un materiale naturale danno la misura di come non si sia voluto segnare un luogo con una struttura intrusiva, evidenziando invece il carattere effimero attraverso un volume semplicemente “posato” sul terreno, ovvero badando a non modificarne il profilo. La ricerca di un’architettura “leggera”, che suggerisca il suo carattere transitorio, sia nel tempo sia nello spazio, fa parte ormai di una cultura del costruire di cui gli architetti francesi sono tra i più convinti assertori. E’ una filosofia progettuale che non ha limiti tipologici e che attraversa tutti i settori: da quello pubblico, come per esempio la Bibliothèque Nationale de France, di Dominique Perrault, a quello privato, senza limiti di ampiezza o destinazione. Studiata sin nei minimi dettagli, quasi pensando a un progetto riproducibile su scala seriale, la casa a Novalaise è costruita su una griglia strutturale in legno caratterizzata da una gamma di profili differenziati su cui sono assemblati i tamponamenti, in parte fissi, in parte mobili, per dare massima comunicazione fra esterno e interno ma anche per ottenere diverse configurazioni fra pieni e vuoti. Grandi pannelli con apertura a libro creano così diverse occasioni di contaminazione fra paesaggio montano e ambiente abitativo. L’interno è praticamente un open space articolato in diverse aree suddivise da pannelli non strutturali destinati ad assicurare massima flessibilità distributiva, qualora se ne presentasse l’opportunità. Tutto lo spazio interno ruota attorno a un blocco centrale organizzato sia per contenere la cucina sia per accogliere la scala d’accesso al piano superiore. Il blocco, inoltre, collabora con il sistema strutturale, sostenendo l’area centrale della soletta del primo piano. Carlo Paganelli

A

fter years of high-tech, during which wood had only a marginal role to play to leave room for products of more technological descent, wood is taking off again and finding its own important place in modern-day architecture. The house in Novalaise, designed by Tectoniques Architectes, shows how even a project of refined modernity that pays careful attention to the materials it uses can fit into a non-urban environment without lapsing into the kind of localism associated with the building tradition of a given place. The woods, lakes and mountains of the French side of the Savoie region certainly influenced the choice of materials, but it is equally true to say that this project also hinges around an experimental attempt to find a modern-day rendering of the “Balloon-frame”, the most popular building system in the United States which has played a key part in giving a powerful identity to many housing settlements in North America. As often happens, a place gets part of its identity from the housing styles cropping up on its territory. In this case, the new construction might gradually trigger off other similar structures. In other words, there might eventually be a sort of European version of the “Balloon-frame”, thanks to the indisputable advantages of a system requiring a "light" building site and tight schedules because most of the building elements are constructed at the production place. Site work would be confined to a mere assembly of parts, reducing on-site construction to a minimum. Focusing more on the graphic effect of horizontal axes than its structural layout, the architects have designed a work of architecture playing on a form of abstract minimalism, where relations between solids and structures are one of the most interesting features. Structural simplicity and the use of a natural material show that there was no intention of marking the place with an obtrusive structure, concentrating more on its transience by simply "placing" a structure on the ground and making sure its profile was kept intact. Experimentation with "light" architecture, hinting at its transient nature in terms of both time and space, is now part of a building philosophy that counts French architects among its most enthusiastic supporters. This philosophy of design has no stylistic limits and cuts across all realms: from the public sector, as in the case for instance with Dominique Perrault’s Bibliothèque Nationale de France, to the private sector with no limits on the size or purpose of the buildings involved. Studied right down to the most minute details as if planning to design a project for mass-production, the house in Novalaise is built on a wooden structural grid featuring a range of different sections, on which the partly fixed and partly mobile infills have been fitted to bring the inside and outside into the closest relation possible and create various different configurations of solid structures and spaces. Large panels that open up like books provide plenty of chances for contamination between the mountainscape and living environment. The inside is virtually an open space divided into different areas separated by non-structural partitions designed to provide as flexible a layout as possible to cater for future developments. All the interior space revolves around a central block organised to hold the kitchen and stairs up to the top floor. As well as arranging the ground-floor space, the block also works with the structural system to hold up the central area of the ground-level flooring. 187 l’ARCA 63


Rivestita completamente in assi di legno, la casa pur non rifacendosi alla tradizione locale risulta perfettamente compatibile con il proprio intorno naturale, composto da un lago e da un ambiente boschivo.

Despite not evoking local tradition, the house, which is entirely clad with wooden planks, turns out to be perfectly compatible with its own natural surroundings, composed of a lake and woodlands.

Particolare della zona al piano terra, con la scala che ricorda soluzioni analoghe impiegate da Le Corbusier.

Detail of the round-floor area showing the stairs, which are reminiscent of similar designs by Le Corbusier.

Piante dei piani primo e secondo. Il primo piano è destinato alla zona giorno ed è caratterizzato dalla centralità dello spazio cucina, cui ruota intorno tutta l’organizzazione degli ambienti interni

Plans of the first and second floors. The first floor is designed as a daytime zone hinging around a central kitchen that is actually the hub of the entire layout of interior environments.

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Simon Conder Associates

Simon Conder Associates

Levitazioni di luce

Piano inferiore/Lower Level 1. Corridoio di ingresso/Access walkway 2. Studio/Study 3. Pranzo/Dining 4. Cucina/Kitchen 5. Soggiorno/Living 6. Atrio/Lobby 7. WC 8. Doccia/Shower 9. Terrazza/Terrace 10. Dispensa a parete/Storage wall 11. Schermo di bamboo/Bamboo screen

Interiors of Light

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M

odern and contemporary architecture has always found the darker and more effacing-side of its triumphant external image in interior spaces. An often unfaithful mirroring of its sculptural shell or, more simply, a functional alternative to form. Interior space means the horizontal building plan, which architecture shapes, surrounds and lays out while awaiting some practical application vindicating its perfunctory design and relating it to the overall function of the building, so that its reason for being emerges in full. There is something conflictual about the relations between the inside and outside of architecture, requiring a different dialectical resolution on each separate occasion; resolutions that somehow escape our grasp because they are only partly controlled by design. This explains why this is so often an open issue, trapped in confined spaces and normative standards or left to some uncertain fate to be decided at a later date. Simon Conder has worked intensely on this problem, even in the confined setting of urban places where the outside appearance of architecture is nothing but a fleeting sign amidst rows of building packed away in urban blocks. Nevertheless, he has managed to turn things around even in this very cramped setting, bringing out the kind of feeling of space and architectural structure associated with interior design and, even more significantly, actually imposing it with some style in relation not just to the practice of “dwelling” – functions, roles, utility and the logical relations of three-dimensional forms – but also to the aesthetics of an artefact. This has been achieved by working on the most pervasive and intractable aspects of architecture: light, and not so much natural light as its artificial counterpart. Conder’s interiors are not suffused with either uniform or spotlighting; light actually spreads out from the living quarters or, more often, transpires from below, from the lower edges of the furniture or floor lights, turning furniture into forms suspended in the air, bodiless presences fluttering through the clear density of space. The elegant geometric patterns characterising how his rooms are furnished, subtly reinforced by the use of wooden panels in clear shades or warm colours, turn into design or rather style, even managing to make the primary values of both architect and inhabitant coincide. As Penny McGuire pointed out in her introduction to the book Simon Conder. Sensitivity and Invention, published by l’Arca Edizioni in 2003, this architect from London has never forgotten his background in industrial design that gave him such a firm grounding in materials and how to use them. But his work actually fits more neatly into the category of interior design, whose crucial importance for housing projects is well known – but rarely acknowledged – and that poses much more complicated questions than we think. It was indeed McGuire who underlined that when Conder “found himself working on a tight budget, he delighted in turning himself into an alchemist transforming basic materials into something precious.” It is certainly true that the design of interiors contains something magical, in that it does not just embody some sort of function, it also has its own identity, destiny and dream-like quality. By using light to make it soft, transparent and airy, Conder has brought out what was once the alchemist’s only guarantee of truth: its quintessence.

Livello superiore/Upper Level 1. Camera/Sleeping 2. Vuoto/Void 3. Passerella vetrata/Glass bridge 4. Terrazza sul tetto/Roof terrace 5. Luci sul tetto/Rooflights 6. Schermo di bamboo/Bamboo screen

Sopra a sinistra, pianta del livello inferiore e, a destra, pianta del livello superiore del Kaufman Apartment. A sinistra, vista del soggiorno con la cucina, l’area pranzo e i due cilindri vetrati del bagno. La scala sulla destra dà accesso alla camera da letto e alla terrazza sul tetto.

Above left, plan of the lower level and, right, plan of he upper level of Kaufman Apartment. Left, view from the living area, showing the kitchen, dining area and the two glass bathroom drums. The stair on the right gives access to the sleeping gallery and roof terrace above.

Chris Gascoigne

N

egli spazi interni l’architettura moderna e contemporanea ha sempre trovato il risvolto umbratile della sua trionfante immagine esterna, il rispecchiamento, spesso infedele, della plasticità dell’involucro o, più semplicemente, il momento della funzione alternativo a quello della forma. Lo spazio interno è quello orizzontale della pianta, che l’architettura contorna, delinea, orienta, in attesa di una fruizione che ne giustifichi il sommario disegno e lo riconduca alle motivazioni che presiedono la struttura complessiva dell’edificio, fino a definirne compiutamente la ragion d’essere. C’è un che di conflittuale in questo rapporto tra il dentro e il fuori dell’architettura, ogni volta da risolvere secondo modalità intrinsecamente dialettiche, che però sfuggono continuamente alla presa giacché solo in parte possono essere controllate dal progetto. Simon Conder ha lavorato assiduamente su questo problema, affrontato per lo più in uno scenario di ristretti luoghi urbani, dove l’aspetto esteriore dell’architettura non è che un breve segnale incasellato nei massicci volumi degli edifici affastellati nella compatta forma dell’isolato. Su questo angusto sfondo egli ha però operato un ribaltamento decisivo, facendo emergere il senso della spazialità e della struttura architettonica proprio dall’organizzazione degli ambienti interni e, ancor più, dal loro imporsi come figure significative nei confronti non solo della prassi abitativa – funzioni, ruoli, utilità, logica dei valori tridimensionali – ma anche dell’estetica stessa dell’artefatto. Per far ciò è partito dalla componente più pervasiva e indocile dell’architettura, la luce, e non tanto quella naturale quanto quella artificiale. La luce artificiale, negli interni di Conder, non appare soffusa né uniformemente né secondo un disegno puntiforme, ma si effonde dalle strutture abitative oppure, più spesso, traspare dal basso, dai contorni inferiori dei mobili o da sorgenti luminose a pavimento, fino a fare degli arredi forme sospese nell’aria, incorporee presenze fluttuanti nella chiara densità dello spazio. Gli eleganti geometrismi che caratterizzano l’arredamento dei suoi locali, sottilmente assecondati dall’impiego di pannelli lignei dalle tinte chiare e calde, assumono così un valore di disegno, ma soprattutto di cifra stilistica nella quale si realizza l’ardua coincidenza tra i valori primari dell’architetto e quelli dell’abitante. Come ha osservato Penny McGuire nella sua introduzione al volume Simon Conder. Sensitivity and Invention, (l’Arca Edizioni, nel 2003) l’architetto londinese non ha mai dimenticato la sua competenza nel disegno industriale, che gli ha fornito profonde conoscenze nel campo dei materiali e del loro impiego. Ma il suo lavoro potrebbe meglio essere inserito in quel settore dell’architettura d’interni di cui è nota – ma non altrettanto riconosciuta – la crucialità per i progetti residenziali, e che propone problematiche assai più complesse di quanto in genere non si pensi. La stessa McGuire sottolinea che Conder, “quando si è trovato alle prese con un budget limitato, si è divertito a trasformarsi in alchimista per trasmutare il materiale di base in qualcosa di prezioso”. Che il progetto degli interni abitativi contenga in sé un che di magico è senza dubbio vero, dal momento che in esso si fissa non soltanto una funzione, ma un’identità, un destino, un sogno. Rendendolo lieve, trasparente e aereo grazie alla luce, Conder ne ha in fondo rivelato quella che per gli alchimisti era l’unica garanzia di verità, e cioè la sua quintessenza. Maurizio Vitta

Credits Project: Simon Conder Associates Structural Engineer: Dewhurst Macfarlane Contractor: Deefor Quality Refurbisment Client: Mr. And Mrs Kaufman

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A sinistra, particolari dei cilindri che contengono la doccia e il bagno e della scala. Sotto, il livello superiore con la scala sulla destra e la passerella illuminata sulla sinistra; esploso assonometrico che mostra l’organizzazione tridimensionale dell’appartamento. In basso, il soggiorno con il cilindro della doccia.

Questa ristrutturazione di interno come pied-à-terre è stata realizzata all’ultimo piano di un edificio del XIX sec.nella parte est di Londra. Lo spazio vuoto era a L con doppia altezza al centro e la possibilità di creare un’ampia terrazza sul tetto. Nel vuoto a doppia altezza Conder ha realizzato una camera vetrata che affaccia sulla terrazza del tetto. Due cilindri traslucidi al livello inferiore contengono la doccia e il bagno. Sono coperti da lucernari e quindi illuminati naturalmente di giorno, mentre di notte sono essi stessi elementi illuminanti. Dalla cima delle scale in quercia una passerella in vetro sabbiato porta alla camera. Di notte anche questa passerella è illuminata dal basso. Al piano basso, due pareti divisorie a tutta altezza fungono anche da contenitori per la cucina, i vestiti, i libri e i CD. Lo spazio principale è lasciato libero ed è definito dai tre elementi autoportanti in acciaio inossidabile della cucina che girano intorno all’angolo della L. A eccezione delle sedie Wishbone di Hans Wegner, tutti gli arredi sono stati disegnati da Condor; tranne il tavolo, essi sono tutti mobili.

Ray Main/Mainstream

Kaufman Apartment, London

The site for this shell conversion, as a pied-à-terre, was the top floor of a 19th century building in east London. The empty space was L-shaped with a double-height central section and the potential for a large roof terrace. Where the shell was double height Conder installed a glass sleeping gallery at the upper level which gives onto a second, much larger terrace on the roof. A pair of translucent glass drums on the lower level contain a shower and a basin and WC. Capped by translucent skylights they are naturally lit during the day and a source of luminance at night. From the top of the oak stairs a sandblasted glass bridge leads to the sleeping gallery. At night the bridge too is illuminated from beneath. On the lower floor the two party walls are lined with full height storage cupboards, for the kitchen, clothes, books and CDs. The main space is left clear and defined by the three free-standing stainless steel elements of the kitchen turning the inside corner of the L. With the exception of Hans Wegner’s Wishbone chairs, all the pieces of furniture were designed by Conder. With the exception of the table all are mobile.

Left, details of the bathroom drum containing the shower and of the stair. Below, view from the upper level with the stair on the right and the illuminated bridge on the left; axonometric projection showing the three-dimensional organisation of the apartment. Bottom, the living area with the shower drum.

Above, view of the rooftop pavilion at night, with under-lit bed. Right, view from the terrace at the lower level showing the living and dining areas and the kitchen.

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Chris Gascoigne

Sopra, il padiglione della camera sulla copertura, con il letto illuminato dal basso. A destra, vista del soggiorno, dell’area pranzo e della cucina dalla terrazza al livello inferiore

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Barbieri Apartment, London L’appartamento è stato ricavato da una pianta rettangolare al secondo piano di un edificio del XIX sec. nella parte settentrionale di Londra. A causa della ristrettezza dello spazio si è deciso di non suddividerlo in stanze separate. Ciò si è ottenuto installando tre scatole indipendenti. Due unità mobili che fungono da armadi e libreria dividono lo spazio principale in tre zone: notte, soggiorno/pranzo e studio. La scatola principale (1,1x9,75 m) sembra fluttuare su un cuscino di luce e corre parallela alla parete di fondo dell’appartamento. E’ composta da una serie di compartimenti che contengono la cucina e i vari elementi del bagno. Questi ultimi possono essere usati separatamente o essere aperti insieme. Questo elemento è rivestito internamente ed esternamente con assi di legno multistrato verticali ed è sollevata rispetto al livello del pavimento.

The apartment was created out of a rectangular shell on the second floor of a 19th century industrial building in north London. Given the restricted space it was decided not to subdivide the shell into separate rooms. This was achieved by installing three freestanding boxes. Two mobile storage units, (for clothes, TV and music, books and magazines) divide the main space into three zones: sleeping, study, and living/dining in between. The main box (1.1x9.75 m), appearing to float on a cushion of light, runs parallel to the rear wall of the apartment and is made up of a series of compartments, for the kitchen and the various components of the bathroom. The various bathroom compartments can either be used separately or, if the bath and WC doors are left in their open position, collectively to form a conventional bathroom. The main box is clad internally and externally with standard vertical softwood boarding and raised above the existing floor level.

Pianta dell’appartamento e, sotto, viste della parete attrezzata a cucina sulla sinistra e con i compartimenti del bagno sulla destra. Questo spazio, quando non è utilizzato come parte del bagno funge da accesso all’area notte all’estremità dell’appartamento.

Peter Warren

Floor plan and, below, views from the kitchen with the storage wall on the left and the bathroom compartments on the right. When not in use as part of the bathroom this space gives access to the sleeping area at the far end of the apartment. Viste dello spazio soggiorno principale con la cucina, sollevata dal pavimento, sulla sinistra. La libreria mobile scherma l’area notte.

Views of the main living space with elevated kitchen on the left. The mobile shelving unit screens the sleeping area.

Credits Project: Simon Conder Associates Contractor: David Jones Client: Annalisa Barbieri and Peter Warren

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Lasheras Studio, London Questo interno si trova al primo piano di un ex edificio industriale del secolo scorso nella parte nord di Londra. La sua funzione primaria è quella di studio fotografico ma il cliente ha richiesto che possa essere utilizzato anche come luogo di incontro e ospitalità per amici provenienti da fuori. Conder ha risolto il problema del duplice uso progettando due unità mobili: la Wet Box e la Dry Box. Ognuna misura 2,2x2,2x2,5h metri ed è realizzata in legno laminato di betulla e montato su ruote. Entrambe le scatole sono attrezzate con prese elettriche e telefoniche che possono essere attaccate a terra a quattro punti installati nel pavimento di cemento. La Dry Box è formata da due parti che possono essere aperte. In una ci sono gli elementi per l’ufficio: una scrivania, mensole, cassetti, armadietto, La parte più piccola contiene una lavagna e una bacheca. Quando le due parti sono chiuse, una scala di acciaio inossidabile posta su un lato porta a un soppalco con un letto sopra la scatola. Le due scatole, illuminate dal basso così che sembrano fluttuare sulla luce, si inseriscono con coerenza nell’ambiente post-industriale, il cui carattere è lasciato intatto. Le superficie dello studio sono rifinite con materiali semplici: pareti intonacate e pavimenti sopraelevati in cemento.

The shell was on the first floor of a 20th century industrial building in north London. Its primary function was to be a photographic studio but the client also wanted to use it for entertaining and accommodating friends from abroad. Conder’s solution was to design two mobile units: the Wet Box and the Dry Box. Each is 2.2x2.2x2.5 metres high, is constructed from birch plywood and mounted on heavy duty castors. Both boxes are equipped with power, lighting and telephone points which can be plugged into one of four dry service points in the concrete floor. The Wet Box incorporates a small kitchen built into one face, and contains within it a shower, basin and WC. As with the provision of the dry services, flexible water and waste pipes can be plugged into one of three points, again sunk into the floor. The Dry Box consists of two parts which can be swung apart. In one are the elements of the office: a built in desk, shelving, plan chest drawers and cupboards. The smaller part accommodates large sheets of polyboard and a large pin up board. When closed together, the two sections can be locked and made secure. A stainless steel ladder running up the outside of the box leads to a sleeping gallery above the office. Illuminated from beneath, so that they float on light, they sit easily within the industrial host, the character of which has been left intact. Surfaces have been simply finished, white plastered walls and a power floated concrete floor.

Viste della Dry Box, che contiene i moduli per ufficio, nelle posizioni aperta chiusa.

Views of the Dry Box, containing the office module, in closed and open position.

Pianta dello studio ed esploso assonometrico che mostra una delle opzioni possibili per la disposizione della Dry e della Wet Box.

Floor plan and axonometric projection showing one option of the layout of the Wet and Dry Boxes.

Credits Project and Contractor: Simon Conder Associates Client: Jose Lasheras

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Ron Arad Associates

Ron Arad Associates

Gestualità tecnologica

Maserati Showroom, Modena

R

on Arad è sicuramente un personaggio di talento che ha puntato la sua ricerca nei settori della tecnologia e dei materiali utilizzando modalità e forme del tutto nuove. Metodi di trasformazione e cultura della fabbricazione sono le coordinate da cui muove il suo lavoro di progettazione che persegue un’idea di estetica attraverso la sperimentazione e la possibilità di sfruttamento di materiali diversi, la funzione a volte è secondaria. E’ una scelta di percorso, che è risultata vincente nel recentissimo showroom di Maserati, inaugurato da pochi mesi a Modena, nell’area della neoristrutturata linea di produzione. “La nostra sfida è stata quella di sposare due aspetti complementari: una storia gloriosa e una tecnologia d’avanguardia creando un ambiente esclusivo, dinamico e sportivo per le vetture di oggi e di domani”. Da questo presupposto è nato un oggetto acrobatico che disegna un elemento anulare, quasi fosse una nastro lanciato nello spazio e bloccato in un fotogramma della sua evoluzione. Cinematica, gestualità, gravità, levitazione confluiscono nel loop che dà la cifra di uno spazio espositivo di notevole suggestione. Alle spalle di questa creatura “quasi impossibile” un percorso progettuale serrato e una ricerca tecnologica avanzatissima che ha coinvolto le diverse competenze, dal team di progettazione ai fornitori, in un’esperienza di cantiere unica in cui sperimentazione ed esperienza professionale sono confluite in una vera e propria “fabbrica del fare”. L’eccezionalità del loop, la cui caratteristica predominante è di garantire una struttura altamente resistente e nel contempo leggera,

Credits Project: Ron Arad Associates (Project Architect: Asa Bruno) Collaborators: Direzione Comunicazione e Tecnolgie Ferrari e Maserati, Studio Pierandrei Associati/Fabrizio Pierandrei Engineering Consultant: Sergio Perticone Lighting Consultant: iGuzzini Illuminazione Wall Painting, Partition Walls, Main Contractor: Mario Neri Lighting: Sice Metalworks: Bordi Floors: Sogekin Doors: Tecnofinestre Climatisation: Paolo Burani (project), ING Electrical Plants: Elettroprogetti (project), Sice Furniture: Ron Arad (design), Bordi Loop Manufacturer: Bonasea Client: Maserati

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è il frutto di un avanzato software di modellazione che si è precisato successivamente con l’intervento di specialisti dei materiali compositi, dal settore aerospaziale, a quelli nautico e automobilistico. I dati dimensionali danno l’idea della particolarità dell’anello: 10 tonnellate di peso della struttura, in grado di sostenere il doppio del suo peso quando viene caricata dalle autovetture e dai visitatori, 80 metri di sviluppo complessivo con un asse maggiore che raggiunge i 33 metri, un appoggio dato da un solaio di tipo tradizionale senza l’aiuto di puntelli o sostegni. Il complicato scheletro del loop è composto da 21 settori separati, con ossatura di tipo alare costituita da centine ordinate, il tutto rivestito da un particolare accoppiamento di tessuti in fibra di vetro e carbonio. Inoltre la realizzazione dei diversi componenti è stata calcolata con un tecnologia CNC (Computer Numeric Control) che ha consentito di controllare le macchine da taglio in modo da garantire un elevatissimo grado di precisione. Dinalicità e leggerezza sono le dimensioni immediatamente percepibili, amplificate dalla trasparenza delle superfici vetrate che perimetrano lo spazio espositivo. Un gesto da maestro che si completa in alcune trovate che non mancano di genialità: le zone riservate agli elementi di personalizzazione delle vetture che si concretizzano in una parete decorativa formata da 198 dischi con le innumerevoli combinazioni cromatiche disponibili; uno scenografico portale meccanizzato che si apre verso l’esterno, per le consegne nello showroom; la possibilità di rendere facilmente trasformabile l’ambiente espositivo in sala per conferenze o per altri eventi estesi alla città. Elena Cardani

R

on Arad is certainly a talented character, who has focused on experimenting with technology and materials using methods and forms all of his own. Methods of transformation and building culture are the guidelines behind his work that pursues an idea of aesthetics based on experimentation and the possibility of using a variety of materials. “I enjoy finding new procedures, things you can do with materials and types of form you can obtain,” function is often only secondary. This approach was adopted in the very recent design for the Maserati Showroom, that officially opened in Modena just a few months ago in the newly modernised production line area. This project features a combination of two equally important elements: the intuition of a client who was well aware of, and interested in, the latest developments in the world of design and opted for architecture focusing on Group promotional strategies; and an architect who drew on his own professional experience to turn these requirements into an incredibly distinctive construction. “We were faced with the challenge of combining two complementary aspects: a glorious historical background and cutting-edge technology creating an exclusive, dynamic and sporty environment for the cars of today and tomorrow.” These were the premises behind an acrobatic object tracing a ring-shaped form, as if it were a ribbon launched into space and captured in a still-shot of its own development. Kinematics, gesture, gravity and levitation flow together in the loop characterising exhibition space of great evocative force. Underpinning this “almost impossible” creature there is a carefully gauged design process and cutting-edge technological experimentation involving various fields of expertise ranging from the design team to the suppliers, as part of building operations unique of their kind combining experimentation and professional experience in an authentic “factory of fabrication.”

The extraordinary nature of the loop, whose distinctive feature is the way it guarantees a highly resistant and, at the same time, lightweight structure, is the product of extremely advanced modelling software, further enhanced by the work of experts in composite materials from the aerospace, nautical and car industries. The dimensional statistics provide an idea of the peculiar nature of the ring: the 10-ton structure can withstand double its weight when loaded with vehicles and visitors and extends for an overall length of 80 metres, with a major axis stretching to 33 metres, thanks to the support of a conventional-style floor with no props or supports. The intricate skeleton of the loop is composed of 21 separate sectors with a wing-style frame made of hundreds of carefully ordered centrings, all clad with a special combination of glass fibre and carbon fabrics. The various components were also calculated using CNC (Computer Numeric Control) technology, which made it possible to control the cutting machines to ensure extremely high precision. Levity and lightness are the most immediately visible features, amplified by the transparency of glass surfaces running around the exhibition space. A maestro’s touch completed by other brilliant ideas, whilst meeting the most stringent marketing and sales demands. It is worth mentioning the areas devoted to personalising the cars, physically embodied in a decorative part made of 198 disks in all the various colour combinations available, the striking mechanised portal opening up to the outside for deliveries to the showroom, and the possibility of easily turning the showroom into a conference hall or place for hosting other city events.

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Nelle pagine precedenti, schizzi del loop che individua lo spazio del nuovo showroom Maserati, recentemente inaugurato a Modena. In questa pagina, in alto, pianta dello showroom e modellazione tridimensionale del loop. A fianco, rendering con le diverse possibilità di ambientazione/esposizione delle auto.

Previous pages, sketches of the loop marking the premises of the new Maserati showroom that recently opened in Modena. This page, top, plan of the showroom and threedimensional rendering of the loop. Opposite, rendering showing the various ways in which the cars can be set out/displayed.

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Il loop è una elemento anulare la cui forma è il frutto di particolari programmi di calcolo e modellazione solida. La struttura, derivata da tecnologie aeronautiche, e costituita da 21 settori separati, a centine,

rivestiti da un accoppiamento di tessuti di fibra di vetro e carbonio.

The loop is a ring-shaped feature, whose form was devised by special solid shaping and computation

programmes. The structure, deriving from aeronautical technology, has 21 separate ribbed sectors clad with a combination of carbon and glass fibre fabrics.

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Particolare della parete riservata alla personalizzazione dei componenti e dei rivestimenti delle auto. In basso, vista esterna dello showroom, che dalle pareti vetrate offre un suggestivo spettacolo alla città.

Detail of the wall designed for personalising the components and surface coatings of the cars. Bottom, outside view of the showroom, whose glass walls are a real eye-catcher on the cityscape.

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Il loop ha uno sviluppo di oltre 80 m, con un peso di 10 tonnellate che raddoppia quando viene caricato dalle auto e dai visitatori. La straordinarietà della struttura è di sopportare questo peso con la sola presenza di un solaio di tipo tradizionale senza l’aiuto di sostegni o puntelli.

The loop extends for over 80 m and weighs 10 tons, double that when it is full of cars and visitors. The extraordinary thing about the structure is the way it withstands this weight on an ordinary floor without the aid of special supports or props.

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“Un campicello di api”, anzi di modelle The Beecroft’s Paradox

U

n paradosso. Il forte, rapidissimo successo di Vanessa Beecroft e la sostanza del suo lavoro. Un patente paradosso che ci ammannisce a piene mani, pari alla foga riversata nei suoi disordini alimentari, la trentaquattrenne italo-americana, già star consacrata. Una star consacrata è una specie di sotto-mito: non importa per quanta gente; d’altra parte, i miti di oggi non sono quelli dei tempi antichi che erano universalmente accettati. Accettati e indiscussi. Come cambiano i tempi! Io adesso oso (posso) contrastare un mito, salvo essere poi accusato dai galleristi interessati, magari pionieri talent scout, non importa se uomini di fede o se miscredenti avventurieri. Ma aggiungo subito che voglio togliere dalla mischia un talent scout di professione, e autentico, Luciano Inga-Pin, attento e appassionato segugio di nuove leve che, subito soddisfatto dell’azione del suo fiuto, lascia che altri tessano le strategie del mercato. E’ infatti nella sua galleria, a Milano, che la neodiplomata, o diplomanda, di Brera Vanessa Beecroft, tiene la sua prima mostra ufficiale (1993), dopo quella (stesso anno) officiata all’interno dell’Accademia di Belle Arti milanese. Qui Vanessa Beecroft dà libero sfogo ai suoi problemi alimentari che l’hanno ossessionata per molti anni. Dal 1985 al 1993, tra Genova, dove nasce nel 1969 e studia, e Milano dove si trasferisce nel 1988 per seguire i corsi di scenografia, questo strano personaggio annota giorno dopo giorno tutto quanto mangia. Uno stillicidio di otto anni. C’è da credere quando si dice che non c’è in lei tentazione verso il masochismo o verso la “coazione a ripetere” (come gli psicologi chiamano la volontà di annientarsi). Infatti, quel quotidiano ossessivo diario pare sia mirato a scopi terapeutici: sottoporlo, cioè, al medico, come rileva Judith Thurman che ha più volte intervistato l’artista sul suo rapporto col cibo. Penso si possa dire che Vanessa Beecroft abbia fatto di necessità virtù: da una parte, i propri problemi esistenziali connessi col cibo o espressi nei suoi rapporti col cibo; dall’altra, la sua spinta artistica. Anzi, è un’attestazione di coerenza psicofisica il sovrapporli, il confonderli, il fonderli, questi due piani apparentemente diversi. Negare il cibo, e negare l’arte (anoressia); oppure: divorare il cibo, divorare l’arte (bulimia). E’ probabile, come è stato da qualcuno accennato, che ci sia da chiamare in causa la figura paterna (padre inglese assente, madre italiana, residenza italiana), figura meritevole – si fa per dire – di essere autisticamente divorata (bulimia) o impenitentemente evitata (anoressia). Ad un certo punto, dopo anni di fobia intorno all’alimentazione, come denuncia il diario, la Beecroft si sarà posta l’interrogativo di Lenin: “Che fare?” Risposta: Il “Libro del cibo”. Ed ecco la prima performance, ed ecco le prime “modelle”, protagoniste immancabili di tutte le sue azioni: trenta ragazze scelte con piglio assolutamente soggettivistico, ossia in rapporto alle sue esigenze o impressioni di parentela ideale che quelle “attrici” possono avere con le sue fantasie intorno a tutto quello che può essere una donna ossessionata dal rapporto col cibo. Ma, opportunamente, entra in gioco, il rapporto con la cultura artistica, gli studi: i colori (il monocromo è privilegiato), le fogge, il movimento. (Le sue azioni sono spesso accompagnate dall’esibizione di disegni che non sono né accademici né responsabilmente liberi. Fa bene Germano Celant a spostare l’attenzione sui “disegni carnali”). Da quella prima esperienza, le modelle saranno le sue vittime, l’oggetto della sua vendetta, l’occasione del suo sfogo più profondo,

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A

paradox. Vanessa Beecroft’s great, rapid success and the essence of her work. Already a consecrated star, the thirty-four-year-old Italian-American artist proposes herself as the patent paradox she is, with the same energy she has put into her eating disorders. A consecrated star is a sort of submyth, and it doesn’t matter how many people see her that way; after all, today’s myths are not the ancient, universally accepted myths. The myths of the past were, in fact, accepted and undisputed. How times change! Now, I dare (I can) argue a myth, even though I might be scolded by interested art gallery managers, who are usually talent scout pioneers, whether they are men of faith or adventurous disbelievers. But I’d like to single out the professional, authentic talent scout Luciano Inga-Pin; with great care and passion he has always sought out new generations: when he is satisfied with his discoveries, he lets others weave strategies around the market. Indeed, it was in his gallery in Milan that Vanessa Beecroft, freshly graduated from Brera, held her first official exhibition (1993), after a show of her work that same year at the Milanese Academy of Fine Arts. Here, Vanessa Beecroft gave free play to the food problems that had been obsessing her for years. From 1985 to 1993, this strange character made a note of everything she ate, between Genoa – where she was born in 1969 and where she went through her education – and Milan, to which she moved in 1988 to attend stage designing classes. This went on endlessly, for eight, long years. And we’d better believe those who say there’s nothing masochistic about her, no “compulsion towards repetition” (as psychologists call the tendency towards selfabasement). In fact, that daily, obsessive diary seems to have some sort of therapeutic target: it could be submitted to a physician, as Judith Thurman – who has often interviewed the artist on her relationship with food – points out. I think we might say that Vanessa Beecroft has made a virtue of necessity: on the one hand, her own existential problems related with food or expressed in her relationship with food; on the other, her artistic drive. As a matter of fact, making these two apparently different levels coincide, confusing them, blending them is a declaration of psychophysical consistency. Denying food and denying art (anorexia); or devouring food and devouring art (bulimia). Probably, as someone mentioned, the father figure has something to do with it (her father was English, and mostly absent, her mother was Italian, an Italian resident), a figure that, we might say, deserves to be autistically devoured (bulimia) or unrepentantly avoided (anorexia). At a certain point, as her diary shows, after years of phobia related to diet, Beecroft must have asked herself what Lenin had asked himself before her: “What to do?” …and the answer: “The Food Book”. So here came her first performance, here were her first “models”, the unfailing protagonists of all her actions: thirty girls she chose with absolute subjectivity, according to her own demands, or to the way she saw these “actresses” as the ideal connection with her imagination; the imagination of a woman obsessed with her relationship with food. So it turned out to be very convenient that her relationship with artistic culture and her education were at stake together: colors (she prefers monochromes), styles, movement. (Her actions are often accompanied by the display of drawings that are neither academical nor responsibly “free”. Germano Celant is right in shifting our attention to her “carnal drawings”).

le partner del suo psicodramma. Uno psicodramma che spiazza gli psicologi, perché lei non è co-protagonista, ma regista. Potremmo concludere: un autopsicodramma. Le modelle magre, che via via saranno professioniste, sono quasi sempre nude, o ampiamente nude, o paradossalmente con le gambe calzanti lunghissimi stivali, e nessun altro indumento. La regista vuole che il cast segua poche ma inflessibili raccomandazioni: muoversi talvolta, e lentamente, sostare guardando nel vuoto, annullarsi, a dispetto degli astanti. Voi, spettatori, uomo o donna sessualmente interessato/a, provocato/a dall’imperturbabilità delle non-attrici che vorresti smuovere e condurre a vita con approcci magari ansimanti e forse con una penetrazione a freddo, state buoni, contenetevi, come impongono l’orgoglio, le buone maniere, l’ambiente a cui appartenete, il luogo rispettabile, che sia il Whitney (2000) o il Guggenheim di New York (1998) o di Venezia (2001) o la Gagosian Gallery (2000) o la Moderna Museet di Stoccolma (1998), o la Biennale di Sydney o di San Paolo o di Venezia (1997, 2001); voi, spettatori, contenetevi: eleganza e rispetto. Rispetto: per lei per la quale siete lì da oltre due ore, a macerarvi e a chiedervi perché siete ancora lì. Forse perché vi divertite o godete dell’arte? O perché sperate che un incantesimo vi renda protagonisti? No. Il fatto è che dovete soffrire, anche voi, raggirati dal finto gioco dell’arte. Anzi, le modelle svolgono il loro lavoro… con coraggio e con spirito di sacrificio perché hanno loro spiegato che si tratta di arte, di arte “alta”, e avranno una ricompensa (che non è, evidentemente, il paradiso). Voi, invece, magari pagate anche il biglietto, e dovete soffrire, con la vostra astinenza e con la vostra sopportazione. Non distraetevi se le modelle stanno immobili e guardano fisso, o se qualcuna, per copione misto a un gesto di comprensione verso di voi e verso se stessa, accenna a un qualche movimento. Soffrite. Non vi è stato possibile assistere alla performance? C’è il rimedio. Prima o poi sarete convocati in qualche galleria. Vi si proporranno una serie di foto o qualche video relativo a quanto avete perso. Cambia tutto, ma è un’esperienza da fare comunque, anche se non si tratta delle foto con le quali gli artisti land documentavano il proprio percorso fisico-concettuale. Cambia tutto. Niente biglietto, niente sofferenza, niente finzione che siete interessati al punto da resistere fino alla fine. Ma soprattutto avete preso in giro l’autrice. Perché ella non vi ha reso sue vittime, siete sfuggiti alle sue grinfie. E meno male che le sue performance, a partire dalla prima a Brera, hanno un numero sequenziale preceduto dal suo nome: VB 01, VB 12, ecc., così è possibile fare la conta di quante vittime ha fatto dal 1993 a oggi, mentre i musei più importanti del mondo la acclamavano e la corteggiavano… essi stessi ignari della perfidia. Ma i musei hanno un’anima? Perché, se non ce l’hanno, passiamo la palla ai loro responsabili, dotati sicuramente di sensibilità uditiva, olfattiva, palatale, visiva e, certamente, anche tattile. Devo pensare che la magia e l’alta intelligente perfidia e tenacia della giovane abbia ingannato i loro sensi. Nella maggior parte dei casi, per quanto riguarda i musei, vale, neanche a dirlo, la buona fede. Anzi, è proprio questa convinzione che mi ha spinto a questo intervento. Tra l’altro, la perdita dei parametri abituali pone chiunque in serie difficoltà. Però… trovo così divertente il nostro tempo, così avventuroso, così ricco di follie pratiche e teoretiche, così libero, così inedito, come ho rilevato in diverse occasioni nei miei testi teo-

Ever since that first experience, her models have been her victims, the objects of her vengeance, a way to give free rein to her deepest feelings, because she’s not a costar, but a director. This might be summed up as an autopsychodrama. Her thin models – who will eventually be professionals – are almost always nude, or mostly naked, or, paradoxically, they might be wearing very long boots, and nothing else. The director wants the cast to follow just a few, inflexible cues: they are to move occasionally, slowly, then stop to stare into space: they are to cancel themselves in spite of the onlookers. You spectators, you men and women who might be sexually interested or challenged by the imperturbability of these non-actresses, whom you’d like to arouse and bring to life with breathless, panting approaches or maybe with sudden penetration…you be good, control yourself, follow your pride and good manners. Don’t forget the spheres you belong to, respectable places such as the Whitney (2000) or the Guggenheim of New York (1998) or Venice (2001), or the Gagosian Gallery (2000), or Stockholm’s Moderna Museet (1998), or the Biennial of Sydney, São Paulo or Venice (1997, 2001). You spectators hold back: elegance and respect! Respect: for her, for the one you’ve come for; you, who’ve been there for over two hours, wasting away and asking yourselves why you’re still there. Because you’re having fun, because you’re enjoying this art? Or because you hope some magic spell might make you protagonists as well? No. The fact is, you’ve got to suffer, too, you’ve got to be deceived by the fake play of art. The models are actually doing their job… with courage and spirit of sacrifice, because they’ve been told that they are accomplishing art… real, “high-level” art, and they will be rewarded (which, obviously, doesn’t mean heaven will be their reward). You, instead, might even have paid for a ticket, but you are to suffer, with your abstinence, with your endurance. You weren’t able to attend the performance? No problem. Sooner or later you’ll be invited by some gallery or other. You will be shown a series of pictures or videos related to what you’ve missed. It’s totally different, but it’s a worthwhile experience, even though these photographs are not like those of the land artists, who used to document their own physical-conceptual courses. They’re something else. No ticket, no suffereing, no pretending you are so interested you’ll resist until the end. And, most important of all, you’ll have made fun of the author. Because she won’t have been able to victimize you, you won’t have fallen into her clutches. And luckily, her performances, starting from her first in Brera, are numbered in sequence with her initials: VB 01, VB 12, etc. So we can count all her victims from 1993 to today, and through it all, the most important museums have acclaimed and courted her… they themselves have been unaware of her wickedness. But do museums have souls? If they don’t, it’s the people responsible for the museums we ought to be addressing, as they are surely endowed with sensibility, with hearing, smell, taste, sight and, of course, touch. I’m forced to think that the young artist’s magic and highly intelligent treachery and tenaciousness have deceived their senses. As far as museums are concerned, usually good faith is sufficient. In fact, it is because I’m convinced of this that I’m writing about this subject. After all, the loss of habitual parameters would put anyone in serious trouble. But…I find our times so amusing, so adventurous, so full of practical and theoretical follies, so free, so new, as I have often point187 l’ARCA 81


Le immagini sono tratte dalla mostra “Vanessa Beecroft” aperta al Castello di Rivoli (Torino) fino al 25 gennaio 2004.

rici. Guardo con estrema curiosità alle nuove proposte per trarne stimolo e arricchimento, o conferma alle intuizioni teoriche. Ma stavolta dico: No! E lo scrivo grosso, lo grido forte, proprio perché vi sono coinvolti personaggi di piena capacità. Qualcosa li ha convinti, evidentemente, ma non credo l’originalità, né la forza del pensiero, né una sigla operativa singolare. Che cosa allora? Non l’ho ancora trovato nei testi critici e paracritici che mi è capitato di leggere. Forse lo spirito dell’autosopravvivenza della Beecroft è talmente forte da riuscire contagioso. Certo, non si può trascurare l’aspetto visivo, anzi… Ma non è la performance di Marina Abramovic, né tanto meno di Gina Pane, né di Vito Acconci, e neanche quella più “oggettuale” e fortemente femminista (“The Dinner Party”, 1974-79) di Judy Chicago. In quel tipo di esperienze protagonista è la “cosa”, l’autore, la sostanza diretta. Ciò vale anche a proposito di un’esperienza più recente, quale è quella della francese Orlan che proprio nel ’97 (l’anno del primo invito ricevuto dalla Beecroft nella Laguna) invitavo nella rassegna “Unimplosive Art” nell’ambito della Biennale di Venezia. Questa aderenza alla cosa si è “macchiata”, a partire dagli anni Ottanta, di esteriorità, di festa superficiale, di visione fine a se stessa. La Beecroft ha eluso questa fase di passaggio e ha fatto un salto nel vuoto. Eludere potrebbe significare andare oltre, arrivare prima, ma pur sempre dove ci sia qualcosa, e non dove non c’è nulla, se non tautologia. E magari ci fosse tautologia! Potremmo trovare qualche motivo di coinvolgimento. La tautologia a cui l’artista ha deciso di approdare è impura, occhiuta, furba. Lasciatasi alle spalle il “Libro del cibo” e le modelle casuali, la Beecroft ha allontanato lo specchio (a cui non chiede più chi è la più bella di tutto il reame), sta seduta davanti al tavolo degli scacchi e studia le mosse, in ciò non lontana da qualche critico da anni divenuto, per il suo cinismo, maestro di una lunga schiera di giovani insipienti apprendisti italiani. Dall’idea fissa (da figlia di inglese ha saputo presto che il suo cognome poteva essere associato al detto “to have a bee in one’s bonnet”, avere una mania, un’ape nel beretto) è passata alle idee fesse, ma non sciocche, dato il successo. (Per un parallelo, anche se non condiviso, ricordo che qualcuno ha scritto che Damien Hirst è passato dalla tragedia alla farsa). Beecroft ha imparato, direttamente o tramite consulenti, la lezione americana che la prima cosa da tenere presente è collegarsi a ciò che è mediatico, alle modelle professioniste, agli stilisti, ai fotografi di grido, ai corpi speciali della Marina Militare Usa (ignari manichini, ora sull’attenti ora in riposo, oppure schierati su una portaerei (per una volta – 1999 – e chissà per quale causa reale, Vanessa Beecroft ha impiegato degli uomini). Ha perso quell’autenticità che avrebbe potuto assimilarla, almeno esistenzialisticamente, alla Francesca Goodman. E invece “ha rimescolato idee che erano circolate per tre decadi”, scrive Roberta Smith sul New York Times del 6 maggio 1998. Ma questo sarebbe stato già un impegno linguistico e poetico di non poco conto, se non fosse stato fatto, come lascia intendere il critico americano, all’insegna della passività. Altro che tematiche sull’identità, la molteplicità, il corpo, la sessualità ecc., come ha scritto qualcuno! Altro che celebrazione di un “rito tra essere e apparire”. Qui non c’entra né Pirandello né Shakespeare. Beecroft. Quest’ape (bee) ostinata (come un toro, se si vuole considerare il suo segno zodiacale, essendo nata il 25 aprile) si è ritagliata il proprio campicello (croft) dove tutto riconduce, cambiando ogni tanto una virgola, anche a proposito di VBGDW, il matrimonio celebrato (nel 2000) vicino alla sua città natale, a Portofino, e che poi ha riproposto sotto forma di performance a New York alla Deitch Projects dove ha portato un contributo (leggero come una farfalla Vanessa) di “without-human” più che di “Post-Human”, per giocare col titolo di una bellissima mostra, diventata pietra miliare. Carmelo Strano 82 l’ARCA 187

The images are courtesy of teh exhibition entitled “Vanessa Beecroft”, open until January 25th, 2004, at Castello di Rivoli (Turin).

Vanessa Beecroft, VBVH.03.MI.dr, 2002.

ed out in my theoretic texts. I’m extremely curious about new proposals – I am stimulated and enriched by them, and they usually confirm my theoretical intuitions. But sometimes I say: NO! And I write it big, I yell it out loud, exactly because those involved are highly capable personages. Obviously, something must have convinced them to take their stray paths, but I don’t think it’s their originality, nor their strong minds, nor their singular procedures. So what has convinced them? I haven’t found an answer yet in the critical or paracritical texts I’ve come across. Perhaps Beecroft’s spirit of survival is so strong that it’s contagious. Of course, the visual aspect can’t be overlooked – quite the opposite…but we’re not dealing with Marina Abramovic’s performances, nor Gina Pane’s, nor Vito Acconci’s, and not even the more “object-oriented” and strongly feministic performances by Judy Chicago (“The Dinner Party”, 1974-79). In these types of experiences it is the “thing”, the author, the direct essence that is the protagonist. This also goes for a more recent experience, such as that of the French artist Orlan, whom – exactly in 1997 (the year of Beecroft’s first invitation to the Lagoon) – I invited to the show “Unimplosive Art”, within the sphere of the Venice Biennial. In the eighties, this attachment to the object started being “soiled” by exteriority, by superficiality, by vision as an end in itself. Beecroft eluded this phase and leapt into the unknown. Eluding could mean going beyond, getting there sooner, but only if something is there, not if there is nothing but, perhaps, tautology. And we wish tautology were there! In that case, we might find some way to be involved. The tautology this artist has embarked upon is impure, sharp-eyed, cunning. After having left her “Food Book” and her chance models behind, Beecroft has laid down her mirror (and has stopped asking it… “who is the fairest of them all?”): there she sits, at the chessboard, studying every move. She is not very different from some critics who, due to their cynicism, have taught a multitude of foolish young Italian apprentices. From a fixed idea (as the daughter of an Englishwoman, of course, she soon found out that her name could easily be associated with the idiom “a bee in one’s bonnet”), she passed on to foolish – but, seeing her success, not silly – ideas (As a sort of parallel, even though I don’t agree, someone wrote that Damien Hirst passed from tragedy to farce). Directly or through advisors, Beecroft learned the American lesson: the first thing to keep in mind is to be linked to the media, to professional models, to designers, to famous photographers, to the special US Marine Corps (ignorant puppets, now standing at attention, now at ease, now lined up on an aircraft carrier (for once, in 1999 – no one really knows why – Vanessa Beecroft used men instead of women). She’s lost that genuineness that could have allowed her to stand comparison – at least existentially – with Francesca Goodman. And instead, she has been “reformulating ideas that have been around for three decades”, wrote Roberta Smith in the May 6th, 1998 edition of the New York Times. But this would already have been a high-standing linguistic and poetic commitment if it hadn’t been carried out in an aura of passivity, as the American critic implies. Thus, no themes regarding identity, multiplicity, the body, sexuality, etc., as some have written! No celebration of a “rite between being and appearing”. Here, nor Pirandello nor Shakespeare have any say. Beecroft. This obstinate bee (just like a bull, if we consider her sign of the zodiac, since she was born a Taurus on April 25th) has cut out her own little “croft”, to which she scurries back with everything she has gathered, sometimes changing the position… of a comma. She even did this with her VBGDW, her wedding, which she celebrated (in 2000) near her hometown, in Portofino, and that she reproposed as a performance in New York at the Deitch Projects, where she participated with a “humanless” rather than a “Post-Human” contribution. This is just to play with the title of a wonderful exhibition that has become a milestone. 187 l’ARCA 83


Vanessa Beecroft, VB.Ponti.979.dr, 2001.

Vanessa Beecroft, VB51.106.vb, 2002.

Vanessa Beecroft, VB39.292.te, 1999.

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Committente/Client: German International School Sydney

Presidente giuria/Jury Chairman: Ian Ritchie Committente/Client: Kent Architecture Centre www.architecturecentre.org

Menzioni Speciali/Honourable Mentions A. Gianluca Saibene-Ampliamento cimitero Giussano (MI) B. Iniqui Carnicero,Alejandro Virseda, Miguel Camara-Politecnico di Madrid C. Oskar Leo Kaufmann-Office Building in Austria D. Vincenzo Latina-Corte interna Isolato Bottari a Ortigia (SR) E. Pedro Mendes-Rinnovo di Ihla a Porto

A

1° Premio/1st Prize Cartwright Pickard Architects - B+C architectes, & Arnaud Delloye Progettisti Invitati/Invited Teams Lab Architecture Studio, Atelier Seraji Featherstone Associates, Bernard Buhler Architecte Allford Hall Monaghan Morris, Atelier Dubosc et Landowski Audley English Associates, Lipa et Serge Goldstein

B

C

D

E

Giuria/Jury: Massimo Gregorin, Franco Angotti, Adolfo Natalini, Gianfranco Guazzini, Luigi Cotzia, segreteria, Mariella Ducci Committente/Client: Comune di Arezzo

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Premio Europeo di Architettura Luigi Cosenza Premio biennale di architettura riservato ad architetti e ingegneri di età non superiore a 40 anni per il miglior progetto realizzato negli ultimi 5 anni. Biennial architecture prize for architects and engineers under 40 years of age for the best realized project in the last five years

Italia/Italy - Arezzo Una piazza per Arezzo (2a fase) Progettazione in due gradi per il recupero e la sistemazione urbanistica e funzionale dell’area ex Caserma Cadorna: primo grado: proposte di idee mediante redazione; secondo grado: redazione progetto preliminare Two stage project for the recovery and the urban/functional arrangement of the area of the ex Cadorna Barracks: first stage: idea proposals, second stage preliminary project

Primo premi/1st Prize Alberto Morell Sixto-Casa Kessler Madrid

Giuria/Jury: Gianni Cosenza, Mario Botta, Alberto Campo Baeza, Benedetto Gravagnuolo, Vittorio Magnano Lampugnani, Odile Seyler Organizzazione/Organization: Clean Edizioni www.cleanedizioni.it/Premio/ Prizecosenza

Gran Bretagna/Great Britain Anglo-French Affordable Housing Initiative Progetti di insediamenti residenziali eco-compatibili da realizzarsi nelle aree metropolitani di Londra e Parigi. Il gruppo selelezionato sarà incaricato di elaborare i progetti definitivi in collaborazione con le amministrazioni locali. L’iniziativa è sponsorizzata dalla: «Commission for Architecture and the Built Environment» inglese e dalla «Direction de l’Architecture et du Patrimoine» francese Competition to design affordable housing projects in and around London and Paris. This major design initiative seeks to develop international best practice in the design of affordable housing for joint Anglo-French design teams to work in partnership with developers and housing associations on sites in the UK or France. This initiative is supported by «Commission for Architecture and the Built Environment», and «Direction de l’Architecture et du Patrimoine»

Italia/Italy-Napoli

COMPETITIONS

Progetto per la costruzione della Scuola Germanica Internazionale presso Terry Hills. Il programma prevede la realizzazione di un complesso in grado di accogliere le strutture di pre-scuola, kindergarten, nonché il completo iter scolastico fino alla maturità. L’istituto dovrà ospitare 325 alunni (+ 30 di prescuola), pertanto la superficie utile prevista è di 2.319 mq. Il carattere rurale e la pendenza del sito di costruzione (8.100 mq) implica l’approvazione del progetto da parte di una commissione Project for the reconstruction of the International German School in Terry Hills. The brief calls for the construction of a complex with pre-school structures, kindergarten, and the entire school iter up to graduation. The institute will host 325 pupils and the foreseen surface is of 2,319 sq m

1° Premio/1st Prize Volker Staab 2° Premio/2nd Prize Kauffmann Theilig & Partner 3° Premio/3rd Prize Msgsss 4° Premio/4th Prize (ex-aequo) - Bylica Architekten - Edward Szewczyk

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Australia - Sydney Scuola Germanica Internazionale

1° Premio/1st Prize Anna Pescarolo (capogruppo/team leader), Tommaso Barni, Francesco Stolzuoli Coll.: Enrico Baroni, Tommaso Brilli, Filippo Casini, Barbara Lami, Luca Marzi, Giovanni Santini, Aleandro Carta, Ilaria Cenni, Michele Cocco, Lian Pellicanò 2° Premio/2nd Prize Nicola Pagliara (capogruppo/team leader) 3° Premio/3rd Prize Andrea Nicola Ponsi (capogruppo/team leader) 4° Premio/4th Prize Giuseppe Iodice (capogruppo/team leader) 5° Premio/5th Prize Francesco Costanzo (capogruppo/team leader)

Spagna/Spain - Terrassa Palazzo dello sport Il nuovo palazzo dello sport di Terrassa sarà realizzato su un lotto di 40.000 mq situato nel quartiere Can Jofresa. L’impianto sarà dotato di una pista per l’atletica e tribune per complessivi 6.000 spettatori. La sistemazione dell’esterno prevede la realizzazione di ulteriori impianti sportivi e un parcheggio per 800 posti auto The new sport palace of Terrassa will be constructed over an area of 40,000 sq.m. in Can Jofresa district. The facility should have a field track andseats for 6,000 people. In the exterior landscaping further sports facilites and a parking for 800 cars are envisaged

1° Premio/1st Prize Mora-Sanvicens arquitectes associats, Espinet-Ubach arquitectes associats, Miquel Angel Sala Progettisti ammessi alla 2a fase/ Shortlisted Teams - Francesc Rius Camps - Moisés Gallego Olmos - Santiago Vives, Ricard Balcells - Gerardo Ayala Hernàndez

Committente/Client: Diputació de Barcelona

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Per i tesori israeliani In Jerusalem

Promenade nei luoghi di Matisse In Cateau-Cambrésis

Progetto: Moshe Safdie and Associates

Progetto: Laurent e Emmanuelle Beaudoin

Il progetto presentato da Moshe Safdie and Associates è risultato vincitore del concorso per la realizzazione nuovo Centro per l’Archeologia e dei Tesori Nazionali di Gerusalemme. Il Centro sarà realizzato su un lotto collinare adiacente all’area dei maggiori musei della città e conterrà i principali reperti archeologici, compresi 15.000 frammenti dei Rotoli del Mar Morto, della nazione israeliana. Il progetto si presenta come una metafora dei siti di scavo archeologici. E’ organizzato intorno a tre cortili degradanti, che seguono l’andamento della collina, che lasciano libera la vista panoramica verso la valle sottostante. Caratteristica prominente è la grande tensostruttura che copre il cortile principale, formata da una rete di cavi che sostengono la trama di pannelli di vetri scuri dai quali la luce filtra attenuata determinando un ambiente ombreggiato. La copertura è inoltre agganciata tramite quattro montanti a una vasca circolare al centro del cortile destinata a raccogliere le acque piovane che scendono dall’apertura al centro della tensostruttura. A questo livello, il più alto dei tre, sono organizzate su tre piani le aree espositive, la biblioteca e una passerella che attraversa il cortile dei laboratori. Il cortile sottostante è adibito ai servizi relativi alle attività interne dei laboratori e degli studi di ricerca ed è attrezzato con spazi adeguati per l’ingresso di autocarri e per lo scarico in sicurezza del materiale archeologico. Infine, attorno all’ultimo cortile sono disposti tutti gli uffici e i laboratori. L’accostamento della pietra dorata di Gerusalemme al vetro, ai pannelli di metallo argentato e alla tensostruttura fa sì che il complesso si inserisca armoniosamente nel contesto locale rivitalizzandolo con una atmosfera discreta di contemporaneità.

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The project presented by Moshe Safdie and Associates won the competition for the construction of a new Center for Archeology and for the National Treasures in Jerusalem. The Center will be built on a hilly lot, adjacent to the site of the city’s principal museums, and will house major archeological finds, including 15,000 fragments from Israel’s Dead Sea Scrolls. The project presents itself as a metaphor of archeological excavation sites. It is organized around three receding courts that follow the hilly slopes and afford a panoramic view over the underlying valley. The main feature is a great, stretched flexible structure that covers the main court, made of mesh supporting a sequence of dark glass panes from which soft light filters through, creating a shady atmosphere. The roofing is hooked to a round basin set in the middle of the court by means of four posts. Rainwater flows into the basin from the opening in the middle of the flexible roofing. The show floor is laid out at this level, which is the highest of the three, along with a library and a skywalk that crosses the court housing the laboratories. The underlying court is equipped for services related to internal lab activity and research work, and provided with adequate areas to allow trucks to drive in, for safe unloading of archeological material. Finally, all the offices and laboratories are set around the last court. The whole combination: golden Jerusalem stone, glass, silvery metal and the flexible structure for the roofing allows the complex to blend in harmoniously with the local context, giving it new life with a tactful tinge of the contemporary.

A distanza di cinquant’anni dalla sua fondazione, è stato inaugurato il nuovo Museo Matisse, che il pittore aveva costituto nel 1952 a Cateau-Cambrésis, sua città natale con l’intento di offrire al pubblico una testimonianza tangibile del suo credo poetico: “rivelare una parte della fresca bellezza del mondo attraverso il suo intermediario”. Voluto dal Consiglio Generale del Nord e sostenuto dal Ministero della Cultura e della Comunicazione, FEDER e la Regione Nord Pas de Calais, il nuovo museo, progettato dagli architetti di Nancy, Laurent e Emmanuelle Beaudouin, consente di valorizzare la ricchezza delle collezioni contenute: oltre alle 170 opere che coprono la totalità della carriera dell’artista, anche un’importante donazione d’Herbin, maestro dell’astrazione geometrica e anch’egli nativo di Cateau-Cambrésis. Il nuovo edificio, fonda in una calibrata sintonia di linguaggi e materiali, tradizione, paesaggio e apertura contemporanea arricchendo il sito di una rinnovata qualità urbana. E’ soprattutto nel rapporto con il paesaggio, vero leitmotiv del percorso museale, in cui si concentra il significato e la cifra delle scelte progettuali. Non si tratta infatti dell’addizione di un nuovo linguaggio a quello esistente, ma piuttosto di un legame fisico, un tracciato materiale che accoglie nelle sue pause lo spazio e la luce tessendo dei rapporti di tensione con il luogo per dargli unità. Il diversi edifici che compongono il complesso museale divengono così unitari, senza perdere la loro identità. Così i muri esterni dell’edificio del XVIII secolo, costruito tra una corte e un giardino, sono stati conservati, completati dal un nuovo corpo di fabbrica in mattoni e vetro, che illuminato dalla luce del nord, dolce e modulata, permette di dare a ogni opera uno spazio adeguato. Morbido e articolato l’inserimento nel contesto, ampie superfici vetrate consentono di aprire gli spazi di Palazzo Fénelon al giardino e al parco, mentre un giardino sospeso crea una continuità visiva con gli interni del nuovo edificio, relazione enfatizzata da due grandi terrazze disposte una a nord e l’altra verso il palazzo. Ambizioso il programma espositivo, oltre lo sviluppo delle proprie collezione, il nuovo Museo Matisse promuove una politica di esposizioni temporanee che hanno preso avvio con una mostra dedicata alla donazione Tériade costuita da ventisette libri e cinquecento stampe di grandi artisti della prima metà del XX secolo quali Picasso, Bonnard, Chagall, Miro, Matisse, Giacometti, Léger e Villon.

The new Matisse Museum has been inaugurated, fifty years after its establishment. Matisse had founded the museum in 1952 at Cateau-Cambrésis, his hometown. He had intended to offer visitors a tangible token of his poetic belief: “revealing part of the fresh beauty of the world through its intermediary”. The new museum, which was fostered by the General Northern Council and supported by the Ministry for Culture and Communication, FEDER and the Northern Region Pas de Calais, was designed by Laurent and Emmanuelle Beaudouin, two architects from Nancy. Its structure sets off the richness of the collections it houses: in addition to the 170 works that cover the artist’s entire career, it also holds an important donation by Herbin, a master of geometric abstraction who was also born in Cateau-Cambrésis. In a well-balanced harmony between languages and materials, the new building brings together tradition, the landscape and contemporary openness, enriching the site with a new urban quality. The museum’s real leitmotiv is its relationship with the landscape - this is its mark - and this is where the significance of the architectural choices behind it lie. In fact, we’re not dealing with a new language being added to what existed before, but with a physical tie, a material route which welcomes space and light in its pauses, weaving dramatic relationships with the site, thus giving it a sense of unity. Therefore, the various buildings that make up the museum complex form a harmonious whole, but don’t lose their identity. So the exterior walls of an eighteenth-century building, which was built between a courtyard and a garden, were preserved and completed with a new structure in bricks and glass; when it is lit from the north, the soft, modulated glow of northern light endows every piece with a sense of adequacy in space and time. The new structure fits in smoothly with the context; large glazed surfaces open up the spaces in the Fénelon Palace to the garden and park, while a hanging garden provides visual continuity with the new building’s interior, two great terraces highlighting the connection, one set at a northern angle and one towards the building itself. The exhibitive program is high-toned: in addition to developing its own collection, the new Matisse Museum promotes a policy of temporary exhibitions that have begun with a show dedicated to the Tériade donation. This is made up of twenty-seven books and five hundred prints by great artists from the first half of the twentieth century, such as Picasso, Bonnard, Chagall, Matisse, Giacometti, Léger and Villon.

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Una casa per il teatro giovane a Torino

Nuovo negozio Moschino In Paris

Progetto: Agostino Magnaghi (team leader), Francesco Barrera, Luc Plamodon, Carlo Fucini, SI.ME.TE, Gianfranco Garrone, Gian Franco Sillitti

Progetto: Sean Dix

A Torino, il Teatro per Ragazzi ha una tradizione ormai trentennale. Dalla nascita dell’animazione fino a quella delle compagnie teatrali, fra le più importanti in Italia, il capoluogo piemontese è stato culla di esperimenti che hanno reso il Teatro per Ragazzi patrimonio comune del mondo scolastico, delle famiglie ma anche dei più attenti spettatori di teatro. L’Europa offre vari esempi di strutture similari: da Lione ad Amsterdam, da Dublino a Ginevra, da Lille a Stoccolma. E’ dunque su queste premesse che l’associazione culturale La Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, la città di Torino, in collaborazione con la Regione Piemonte, sta realizzando la nuova sede teatrale attraverso la ristrutturazione e adeguamento di un fabbricato ex industriale: l’ex officina A.E.M. di Torino. Il programma attuativo prevede la fine dei lavori entro i prossimi due anni. La nuova struttura disporrà di spazi flessibili attrezzati con le nuove tecnologie elettroniche e offrirà molti spettacoli, ovvero eventi non solo teatrali poiché oggi si va sempre più verso l’interdisciplinarietà dei linguaggi (musica, video, teatro, danza, arti visive) quindi molti eventi spettacolari conterranno diverse tecniche espressive.

Prosegue la collaborazione fra Sean Dix - designer statunitense, nato nel 1967- e la maison Moschino attraverso la realizzazione del nuovo flagship a Parigi. Il nuovo spazio di Moschino - realizzato su una superficie di circa trecento metri quadrati ripropone l’ironia, le citazioni e gli abbinamenti trasgressivi ideati da Dix per il retail concept della maison che incarna il sense of humor attraverso alcune novità appositamente studiate. Dalle sette grandi vetrine affacciate su Rue de Grenelle si potranno percepire le giustapposizioni fra minimalismo e ridondante barocco in cui i due generi si fondono l’uno nell’altro con ironia: gli espositori in forma di parallelepipedi presentano ai lati immagini di comò settecenteschi. Le poltrone, disposte in più punti nel negozio, riprendono forme di sedie Louis XV, con la particolarità di essere realizzate in materiali poveri per creare contrasto fra povero e ricco ricorrente all’interno dello spazio Moschino.

The collaboration between Sean Dix - an American designer born in 1867 - and Maison Moschino is going on with the construction of a new flagship retail area in Paris. Moschino’s new space, set out on a surface of about three hundred square meters, again brings out the irony, the quotations and the transgressive combinations devised by Dix for the retail concept of the “maison”, which epitomizes a sense of humor through a number of especially conceived novelties. From the seven large windows facing the Rue de Grenell, the juxtapositions between Minimalism and pompous Baroque can be perceived, the way the two styles blend into each other with an ironic tinge: on the sides, the parallelepiped-shaped stands present pictures of eighteenth-century chests of drawers. The armchairs placed in different areas of the store pick up the shapes of Louis XV-style chairs, but with a peculiar twist: they are made in “poor” materials, so a contrast between “rich” and “poor” is created, a recurrent theme in Moschino’s world.

Nuova architettura balneare a Ostia Progetto: MT Studio_Studio associato Architetti Matteo Clemente e Tommaso Empler L’intervento si inserisce in un piano di riqualificazione del litorale di Ostia, tenendo conto del Piano di Utilizzazione degli Arenili del Comune di Roma. La struttura relativa all’Area fronte ex Colonia Vittorio Emanuele, è stata ultimata a fine luglio. Il progetto ha come obiettivo la realizzazione do quattro strutture (Area fronte ex Colonia Vittorio Emanuele, Area Lungomare Duca degli Abruzzi, Area Largo dei Canotti, Area Lungomare Vespucci) dotate di servizi primari per la balneazione quali: servizi igienici, spogliatoi, punto di primo soccorso, docce, aree protette dai raggi solari nelle ore più calde della giornata, passerelle che raggiungono e si diramano in prossimità delle battigia e chioschi. Tali strutture, realizzate in legno lamellare, rappresentano una scelta innovativa nella progettazione delle strutture balneari, legate a un’immagine che affonda le radici nella tradizione delle “casette” a due falde dai colori sgargianti.

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Consocenza e creatività Gaudí’s Forms Progetto: Lluis Pau/MBM L’allestimento della mostra “Gaudí. Exploring Form”, con la quale si era inaugurato nel 2002 l’Anno di Gaudí al Saló de Tinell di Barcellona, ha ricevuto il FAD Award for Architecture and Interior Design 2003 per la sezione “Spazi effimeri”. Il progetto, realizzato da Lluis Pau/MBM, si articolava negli spazi gotici del palazzo realizzato nel 1370 da Guillem Carbonell, incentrandosi sulla presentazione e rappresentazione dei sette sistemi strutturali e geometrici più significativi nel dare forma alle idee architettoniche del maestro catalano. Attraverso modelli, di cui cinque di grande scala posti su una piattaforma di 380 mq, brevi animazioni video e scenografici giochi di luci e ombre, l’allestimento si è rivelato in grado di catturare l’attenzione e le emozioni del pubblico, immergendolo nell’onirico mondo di Gaudí. Le sette “forme” e strutture presentate, attraverso l’illustrazione di quindici progetti realizzati da Gaudí sono: la volta convessa, la volta iperbolica, il conoide, gli archi catenari, la colonna a doppia torsione, l’intersezione di paraboloidi, gli assemblaggi geometrici. Tutti elementi questi che si riscontrano in opere come la Sagrada Familia, il Parco Güell, il Palau Güell, la Finca Güell, la Casa Milà, il Collegi de les Teresianes o Casa Botines e che testimoniano della forza sperimentale e intuitiva con cui Gaudí dava forma alle proprie aspirazioni. La mostra verrà ora allestita a Tokyo fino al 14 dicembre nelle sale del Museum of Contemporary Art, e poi a Seoul, Shanghai, Melbourne, in Brasile, e infine a Londra e a Berlino.

The organization of the exhibition “Gaudi. Exploring Form”, with which the Year of Gaudi was inagurated in 2002 at the Saló de Tinell in Barcelona, has received the 2003 FAD Award for Architecture and Interior Design for the section devoted to “ephemeral spaces”. The project, realized by Lluis Pau/MBM, was laid out in the Gothic areas of the building designed by Guillem Carbonell in 1370, and focuses on the presentation and representation of the seven most significant structural and geometrical systems to give shape to the Catalan master’s architectural ideas. Through the use of models - five of which are large-scale and placed on a 380-sq.m. platform short video recordings and spectacular plays of light and shadow, the exhibition has been able to catch its visitors’ attention and emotions, immersing them in Gaudi’s dreamlike world. The seven “forms” and structures presented through the illustration of fifteen projects designed by Gaudi are: a convex vault, a hyperbolic vault, a conoid, catenary arches, a double-twist column, the intersection of paraboloids, geometric assemblages. All of these elements are present in works such as the Sagrada Familia, the Güell Park, the Palau Güell, the Finca Güell, the Milà House, the Collegi de les Teresianes or the Casa Botines, which witness the experimental and intuitive force with which Gaudi gave shape to his aspirations. The exhibition will now be moved to Tokyo until December 14th, in the halls of the Museum of Contemporary Art, and later it will be on show in Seoul, Shanghai, Melbourne, Brazil and finally in London and Berlin.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

I vincitori DBEW Competition

Dieci volte Artissima In Turin

Si è conclusa, con la cerimonia di premiazione il 16 ottobre scorso, l’edizione 2003 del Hanssem DBEW International Design Competition. Centrato quest’anno sul tema della casa per una famiglia con un solo figlio, il concorso ha visto la partecipazione di 305 progetti di 44 Paesi. La giuria, presieduta da Alessandro Mendini e composta da Seok-Chul Kim, Shi-Li Zhang e Kazuyo Sejima, ha conferito il Grand Prix al team della Scuola di Architettura della Tsinghua University (Cina). Il progetto vincitore (foto in basso) si è distinto, pur nell’eccellente livello della maggior parte dei finalisti, per la capacità di coniugare gli aspetti espressivi e tecnologici legati all’architettura contemporanea, con gli aspetti emozionali più tipici della tradizione abitativa. Una lista completa dei vincitori e dei finalisti di questa edizione del premio Design Beyond East and West può essere consultata al sito www.hanssemcompe.com.

Con la presenza di 180 gallerie d’arte di venti Paesi del mondo, la decima edizione di Artissima, la manifestazione torinese dedicata all’arte nei suoi molteplici aspetti (dagli artisti, ai critici, ai galleristi) si è riconfermata come una delle più significative nel panorama internazionale. Artissima 2003 ha riproposto le sue sezioni dedicate agli artisti e alle gallerie emergenti, “Present Future” (per gli artisti under 40) e “New Entries” (per le gallerie aperte dopo il 1998), e una speciale selezione di 20 video tra quelli presentati dalle gallerie intitolata “Videolab”. In particolare, nella sezione “Present Future” è stata presentata la nuova serie di tazzine illycollection, realizzata quest’anno dal giovane (classe 1968) artista irlandese Padraig Timoney, risultato vincitore dell’edizione passata di “Present Future”. Le superfici delle tazzine da caffè da lui presentate sono state decorate con le “prove di penna” fatte da persone comuni nelle cartolerie per testare il tratto di matite colorate e penne prima dell’acquisto.

The 2003 edition of the Hanssem DBEW International Design Competition closed with a prizegiving ceremony last October 16th. This year, the competition focused on the theme of houses for families with an only child, and saw the participation of 305 projects from 44 countries. The jury, chaired by Alessandro Mendini and made up of names such as Seok-Chul Kim, Shi-Li-Zhang and Kazuyo Sejima, awarded the Grand Prix to a team from the School of Architecture at the Tsinghua University (China). Although most of the finalists produced eccellent work, the winning project (photos below) stood out due to its ability to combine the expressive and technological aspects of contemporary architecture with the most typical emotional aspects of the housing tradition. A complete list of the winners and finalists of this edition of Design Beyond East and West is available at the website www.hanssemcompe.com

Esperimenti di nuove realtà Asymptote at NAI With 180 art galleries from twenty countries around the world, the tenth edition of Artissima, the Turinese exhibition devoted to art and its multiple facets (from artists to critics to gallery managers) has confirmed itself again as one of the leading shows on an international level. Again, Artissima 2003 has presented sections dedicated to emerging artists and galleries, “Present Future” (for artists under 40 years of age) and “New Entries” (for galleries that opened after 1998), and a special selection of 20 videos among those that were presented by the galleries, entitled “Videolab”. Particularly in the “Present Future” section, a new set of illycollection cups were presented, created by the young Irish artist (1968) Padraig Timoney, who had won the last “Present Future” edition. The outer surfaces of the coffee cups were decorated with the “pen marks” made by ordinary people who try out colored pencils and pens in stationery stores before buying them.

A sinistra dal basso/left from below, Matt Bryans, Untitled (Installation 2), 2002-03; Paolo Piscitelli, Seconda intenzione/volume bianco (particolare/detail).

Sopra/above, Hans Op De Beeck My brother’s gardens, 2003.

E’ aperta fino al 18 gennaio la mostra “Approach the Future: The Asymptote Experience” al Netherlands Architecture Institute di Rotterdam. L’allestimento della mostra è stato realizzato dagli stessi Hani Rashid e Lise-Anne Couture, fondatori nel 1989 dello studio Asymptote a New York. Una grande griglia ondulata è sospesa sui 1000 mq degli spazi del NAI e inizia come soffitto per poi discendere verso il basso per dividere la galleria in ambienti separati in cui le opere e le ricerche degli Asymptote vengono presentate attraverso numerosi modelli, realtà virtuali, oggetti di design e disegni speculativi tra cui l’installazione Flux 3.0 visibile per la prima volta dai tempi della XI edizione di Documenta Kassel. Si passa attraverso la Steel Cloud, la proposta visionaria di edificio polifunzionale sospeso sopra la Hollywood Freeway a Los Angeles che rese noto il duo a livello internazionale nel 1989, e si giunge fino al più recente Hydra Pier realizzato per Floride 2002 ad Haarlemmermeer in Olanda. Dalla mostra emerge tutta la forza sperimentale di Rashid e Couture per i quali l’architettura non è mera esecuzione di disegni per creare edifici e spazi, bensì essa procede dall’dea e si trasforma il più delle volte in sperimentazione tesa a rispondere alla multiforme realtà contemporanea. La realtà e l’ambiguità insite nella cultura popolare e lo sfruttamento della tecnologia informatica, dei sistemi organici, dei media, delle strategie di comunicazione sono le fonti costanti di ispirazione di Hani Rashid e Lise-Anne Couture i quali si impongono come protagonisti dell’era post-informatica in grado di gestire e alterare la percezione dello spazio e del tempo.

The exhibition “Approach the Future: The Asymptote Experience” is open until January 18th at the NAI in Rotterdam. The show was orgainzed by Hani Rashid and Lise-Anne Couture themselves; in fact, they were the founders - in 1989 - of the Asymptote studio in New York. A great, undulating grid is suspended over the 1,000 sq m of the NAI space, starting as a ceiling and then flowing down towards the bottom, dividing the gallery into separate rooms in which the work and research carried out by the Asymptotes is presented through a number of models, examples of virtual reality and design, as well as speculative drawings. The latter include Flu 3.0, an installation that can be viewed for the first time since the XIth edition of Documenta Kassel. You cross through the Steel Cloud, the proposed vision of a multipurpose building suspended over the Hollywood Freeway in Los Angeles - a project that launched the two architects internationally in 1989 and reach the most recent Hydra Pier created for Floride 2002 at the Haarlemmermeer in Holland. Experimental force emerges throughout the exhibition; for the two, architecture does not mean merely making drawings for the creation of buildings and spaces; architecture proceeds from the idea and is usually tranformed into experimentation that aims at coming up with suitable solutions for our multiform contemporary reality. Asymptote draws constant inspiration from the reality and ambiguity inborn in ordinary people’s culture, as well as from the exploitation of computer technology, organic systems, mass media and communication strategies. Asymptote has asserted itself as a leader in the post-computer era, able to handle and alter our perception of space and time.

Sopra dall’alto/above from top down, Hydra Pier Haarlemmermeer (2001); modello di studio per/study model for Motion Scape (2001); ambiente virtuale per

la/virtual environment for NY Stock Exchange, a sinistra, l’interno/left, the interior (1997-2001). Sotto/below, Hydra Pier. In basso/bottom, BMW München (2001)

Salvaguardiamo l’architettura contemporanea Riceviamo dall’Ingegner Giancarlo Cosenza, sottoscriviamo e pubblichiamo: Illustre Direttore, un grande slancio coinvolge in questi difficili tempi molti di noi progettisti nella fiducia di un contributo responsabile da esprimere con l’architettura. Ci riempie di forza la necessità di considerare con maggiore approfondimento le esigenze effettive della collettività e intervenire nel concreto di soluzioni realizzabili. No tutto è esplicito: una società spesso estranea ai bisogni elementari dell’abitazione, delle strutture fondamentali, della mobilità ha consentito l’abbandono dei centri antichi, il degrado massiccio delle periferie, oggi il condono di un tessuto illegale, anche aggressivo. Eppure l’architettura contemporanea ha ora una legge e istituzioni in grado di tutelare non solo le opere significative, ma anche quelle dei tanti capaci di lavorare nel rispetto in primo luogo di se stessi. E la vostra rivista ha un ruolo ben definito di conoscenza e cultura. Sula difesa del patrimonio esistente stimolo una riflessione. L’ultima opera di Luigi Cosenza, l’ampliamento della Galleria Nazionale d’Arte

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Moderna in Roma a Valle Giulia, inaugurata nel 1988, è destinata dal risultato di un Concorso internazionale alla demolizione. E’ una soluzione irrazionale per la singola opera, ma è un aspetto di enorme rischio per il futuro; in controtendenza con gli stessi obiettivi espliciti della cultura ufficiale. Si tratta di un’opera rilevante, voluta da Argan e dalla Bucarelli per la cui difesa si sono impegnati di recente uomini di cultura come Paolo Portoghesi, Francesco Rosi, Alberto Campo Baeza, Giuseppe Gambirasio, Ermanno Rea, Eduardo Vittoria, Renato Nicolini, Maurizio Calvesi, Giorgio Muratore, Franco Purini, Nicola Spinosa, Biagio de Giovanni. Data la gravità di una tale prospettiva dissestante ritengo necessario un intervento delle Riviste di architettura per esprimere una propria posizione a difesa dell’architettura contemporanea, certo sollecita alle nuove esigenze, così da porla in continuità con la cultura storica del passato antico e recente, per una sua salvaguardia. In generale, non solo per l’esperienza descritta, considero un dovere esprimersi e un enorme contributo la trasmissione della conoscenza e del rigore. Solo questo. Con il mio auspicio e richiamando l’urgenza. Giancarlo Cosenza

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Scamozzi e il suo tempo

Architettura zoomorfa In London

Metafisica per due Metaphysics on show

Il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio presenta la mostra: “Architettura è scienza”. Vincenzo Scamozzi (1548-1616), Vicenza, Museo Palladio/palazzo Barbaran da Porto, fino al 11 gennaio 2004. In mostra, l’opera e il pensiero di Vincenzo Scamozzi attraverso disegni originali di progetto che documentano il progressivo trasformarsi delle “prime idee sulla carta” in progetti definitivi. La mostra ricostruisce il contesto politico e sociale dove operava, l’Europa di fine Cinquecento. Grazie agli Itinerari scamozziani, è possibile visitare direttamente le opere costruite, sparse nelle città e campagne del Veneto. Il “progetto Scamozzi” si articola in tre azioni: esposizione, itinerario, pubblicazione. La mostra presenta circa 200 opere provenienti da Italia, Svizzera, Austria, Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti, comprendenti disegni autografi di Scamozzi, Palladio e Inigo Jones, dipinti rinascimentali da Lamberto Sustris a Paolo Veronese, busti di Alessandro Vittoria, libri, manoscritti, modelli lignei realizzati per l’occasione; “Itinerari scamozziani”. Per l’occasione è stato organizzato un percorso fra le venti principali opere di Vincenzo Scamozzi, tutte localizzate nel Veneto, più il Teatro di Sabbioneta; catalogo della mostra. Una sistematica “opera completa” di Scamozzi, che illustra tutti i suoi edifici e i suoi scritti teorici, frutto di cinque anni di lavoro di un gruppo di quasi quaranta specialisti europei e statunitensi.

Il Victoria & Albert Museum di Londra ha allestito, per la cura di Hugh Aldersey-Williams, critico e studioso che indaga le convergenze tra progetto, architettura e scienze, la mostra intitolata “Zoomorphic”. Aperta fino al 4 gennaio, la mostra presenta più di quaranta edifici di architetti di fama internazionale che dal punto di vista strutturale, formale, funzionale o estetico si possono mettere in relazione col regno animale. Da Santiago Calatrava a Frank Gehry, da Norman Foster a Ushida Findlay, da Greg Lynn a Renzo Piano, l’ultima generazione di architetture, anche grazie ai nuovi software e alle nuove tendenze di ecosostenibilità sembrano avvicinarsi sempre più alle forme e alle performance del mondo animale. Si possono citare ad esempio il Milwaukee Art Museum di Castrava che si erge sulla città con le sue ali dispiegate, o il Waterloo International Terminal di Grimshaw, la cui copertura vetrata è articolata come le scaglie di una lucertola, o ancora la Swiss RE che Forster inaugurerà a Londra tra breve, la cui struttura e il sistema di ventilazione si rifanno a quelli delle spugne di mare (nell’immagine). Modelli, schizzi, disegni e fotografie delle opere presentate sono affiancati ad animali imbalsamati prestati per l’occasione dal Natural History Museum. Questa mostra la prima dedicata all’architettura organizzata nelle sale del Victoria & Albert Museum; il prossimo autunno il V&A, in collaborazione con RIBA aprirà una galleria con annessi laboratori di studio, interamente dedicati alle collezioni di disegni e manoscritti del RIBA.

Due mostre, una a Roma presso le Scuderie del Quirinale e una alla Kunst Meran sono dedicate in questo periodo alla Metafisica e ai suoi protagonisti. A Roma, fino al 6 gennaio, la mostra “Metafisica”, curata da Ester Coen, si propone di esaminare il periodo attorno al 1910, che vide come protagonista Giorgio de Chirico. Dalle suggestioni delle sue città deserte e delle sue prospettive enigmatiche abitate da manichini senza volto, si passa ad analizzare le tracce primarie e innovative che hanno informato in seguito l’arte dal dadaismo al surrealismo fino agli espressionisti americani, per una raccolta di artisti tra i maggiori del Novecento che furono affascinati dalle atmosfere dechirichiane. In mostra, opere dai maggiori musei del mondo, alcune per la prima volta a Roma, di Carrà, Miró, Gorky, Tangui, Ernst, Picasso, Sironi, De Pisis, Brancusi, Giacometti, Moranti. La mostra presso la Kunst Meran, aperta fino all’11 gennaio, è intitolata “Meta.fisica, arte e filosofia da De Chirico all’Arte Concettuale” ed è curata da Valerio Dehò. In essa si analizza il rapporto tra l’idea della metafisica e lo spazio umano inteso come ambiente in cui rinnovare continuamente il senso e la scoperta dell’esistenza. Una prima parte è dedicata agli artisti che parteciparono al clima della metafisica di de Chirico, mentre una seconda sezione, intitolata “Enigmata: oggetti, proiezioni, silenzi” propone opere, tra gli altri, di Michelangelo Pistoletto e Giulio Paolini, estendendo il concetto di metafisica anche all’esperienza poverista che negli anni Sessanta si occupò della rappresentazione del dialogo tra arte e architettura e del ruolo dell’artista nella progettazione dello spazio umano. Nella stessa sezione, anche opere di artisti che hanno sviluppato poetiche autonome come Gianni Piacentino, Ettore Spalletti, Marco Tirelli, autori diversi tra loro ma ugualmente tesi a rappresentare il mistero dell’oggetto, il minimalismo delle forme elementari, l’enigma dell’atemporalità. Una specifica sezione è dedicata a quadri e progetti architettonici di Aldo Rossi, mentre l’intero percorso espositivo è accompagnato da un’installazione sonora di Marco Maria Tosolini.

Santiago Calatrava to Frank Gehry, from Norman Foster to Ushida Findlay, from Greg Lynn to Renzo Piano, the latest architectural generation seems to be getting closer and closer to the animal world’s forms and performances, also thanks to the new software and new trends regarding eco-sustainability. For instance, we can mention the Milwaukee Art Museum by Castrava, which rises over the city with its open wings, or the Waterloo International Terminal by Grimshaw, whose glazed roofing is rippled, resembling a lizard’s scales. Or we could mention the Swiss Re, which Forster will soon inaugurate in London, and whose structure and ventilation system draw on those of natural sea sponges. Models, sketches, drawings and photographs of the presented works are seconded by embalmed animals lent to the V & A for the occasion by the Natural History Museum. This is the first time the Victoria & Albert Museum has hosted an exhibition on architecture in its halls; next Fall, in collaboration with RIBA, the V & A will open a gallery with annexed laboratories that will be entirely devoted to RIBA’s collections of drawings and manuscripts.

Under the curatorship of Hugh Aldersey-Williams, a critic and scholar who explores the convergence among projects, architecture and science, London’s Victoria & Albert Museum has organized the exhibition “Zoomorphic”. The show, which will be open until January 4th, presents more than forty buildings by internationally renowned architects; from a structural, formal, functional or esthetic point of view all of the structures can somehow be related to the animal world. From

Arte e architettura Italy and Russia

Figura emblematica Portaluppi in Milan

“Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia neoclassica” è il titolo della mostra presso il Museo Cantonale d’Arte, a Lugano, e negli spazi dell’Archivio del Moderno dell’Accademia di Architettura, a Mendrisio. La mostra, aperta al pubblico dal 5 ottobre 2003 all’11 gennaio 2004, avrà anche un secondo allestimento – dal 18 febbraio al 30 aprile 2004 – nella sala d’onore del Museo dell’Ermitage, a San Pietroburgo. La mostra intende documentare la specificità del contributo offerto dalla tradizione artistica italiana alla formazione della cultura architettonica russa nel periodo compreso tra l’ascesa al trono di Caterina II (1762) e la morte dello zar Alessandro I (1825). In mostra, 350 opere – quadri, antichi modelli, tempere, acquarelli e disegni – molte delle quali inedite ed esposte al pubblico per la prima volta. Disegni, studi e modelli dei maggiori monumenti russi d’epoca neoclassica saranno affiancati da dipinti e oggetti d’arte, provenienti da collezioni russe, italiane e svizzere.

Fino al 4 gennaio 2004, è presente, presso il Palazzo della Triennale di Milano la mostra dedicata a Piero Portaluppi (1888 – 1967) che, sostenuta dalla Fondazione Piero Portaluppi, rappresenta la prima importante mostra monografica a lui dedicata, completa di riferimenti al suo mondo, alla sua opera e alla complessità di un periodo particolarmente intenso e creativo della cultura architettonica e figurativa milanese e italiana del novecento. Oltre a evidenziare i caratteri generali di una Milano promotrice e partecipe di una nuova modernità, nella mostra vengono con cura illustrati gli interventi di Portaluppi nella città, importanti sia per numero che per qualità e riferimenti, e riguardanti opere collettive e private che comprendono il restauro di Santa Maria delle Grazie, la Pinacoteca di Brera, l’Università Statale, l’Ospedale Maggiore, l’Arengario, il Museo della Scienza e della Tecnica, il Planetario, l’Arco su Corso di Porta Venezia, la casa Atellana e vari altri. Tra gli anni Venti e Trenta, Portaluppi progetta anche le grandi “cattedrali” elettriche lungo l’arco alpino (Verampio, Crego, Crevaldossola, Cadarese, Piacenza) che segnano il momento dell’elettrificazione del Paese. E’ presente anche il Portaluppi vignettista, designer e fotografo a completamento di una mostra eclettica e assolutamente esaustiva.

“From the myth to the project. Architectural culture by masters from Italy and Ticino in neoclassical Russia” is the title of the exhibition organized at the Cantonal Museum of Art in Lugano and in the halls of the Modern Archive at the Architectural Academy in Mendrisio. The show, open to the public from October 5th to January 11th, will be repeated from February 18th to April 30th in the Hall of Honor at the Hermitage Museum in St. Petersburg. The exhibition documents the specificity of the contribution offered by the Italian artistic tradition to the development of Russian architectural culture in the period between Catherine II’s (1762) accession to the throne and Czar Alexander’s death. 350 works are on display – paintings, ancient models, distempers, watercolors and drawings – many of which are being shown to the public for the first time. Drawings, studies and models of the main Russian monuments of the neoclassical period will be displayed alongside paintings and artistic objects coming from Russian, Italian and Swiss collections. Domenico Quarenghi, disegno per la facciata dell’Ermitage/drawing for the Ermitage facade. Sopra/above, Vincenzo Scamozzi, Il Teatro del Mondo.

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An exhibition devoted to Piero Portaluppi (1888 - 1967) is now open - from September 19th to January 4th - at the Milan Triennial building. Supported by the Piero Portaluppi Foundation, this represents the first important monographic Piero Portaluppi, l’interno di/interior of Villa Campiglio, Milano (1932-34).

exhibition dedicated to the artist. The show includes references to his world, his work and the complexity of a particularly intense and creative period of twentieth-century Milanese architectural and figurative culture. In addition to highlighting the general features of Milan, which participated in and promoted a new modernity, the exhibition carefully illustrates Portaluppi’s numerous, important works in the city, which are marked by quality and references. Collective and private works include the restoration of the church Santa Maria della Grazie, the Brera Picture Gallery, the State University, the Maggiore Hospital, the Communal Palace, the Museum of Science and Technique, the Planetarium, the Arch in Corso di Porta Venezia, the Atellani residence and many others. Between the twenties and thirties, Portaluppi also planned the great cathedral-like power plants built along the alpine arc (Verampio, Crego, Crevaldossola, Cadarese, Piacenza), which marked the onset of electrification in Italy. Portaluppi is also present as a cartoonist, designer and photographer, which further enhances this eclectic and absolutely exhaustive exhibition.

the suggestive atmosphere of his deserted cities and enigmatic perspectives inhabited by faceless mannequins, we are led to the analysis of the primary and innovative signs that later pervaded Dadaism, the Surrealists and American Expressionists. Thus, this constitutes an assemblage of some of the major twentieth-century artists who were captivated by the atmospheres De Chirico created. Works - some of them in Rome for the first time from important museums around the world are on show, by artists such as Carrà, Miró, Gorky, Tangui, Ernst, Picasso, Sironi, De Pisis, Brancusi, Giacometti, Moranti. The show at the Kunst Meran, open until January 11th, is entitled “Metphysics, art and philosophy from De Chirico to Conceptual Art” and was organized by Valerio Dehò. The exhibition analyzes the connection between the concept of metaphysics and human space seen as the environment where the sense and discovery of existence is continually renewed. The first part is dedicated to the artists who were involved with De Chirico’s metaphysical atmosphere, while the second section, entitled “Enigmata: objects, projections, silence” displays works by Michelangelo Pistoletto and Giulio Paolini (as well as others). This section extends the concept of metaphysics to the (pokerista?) experience, which, in the sixties, dealt with the representation of the dialog between art and architecture, and the role of the artist in planning the human environment. In the same section, there are also works by artists who have developed their own independent poetics, such as Gianni Piacentino, Ettore Spalletti and Marco Tirelli, who differ from each other but all aim at representing the mystery of an object, the minimalism of elementary forms, the enigma of atemporality. There is also a specific section for the display of paintings and architectural projects by Aldo Rossi, and the entire exhibitive course is accompanied by a sound installation by Marco Maria Tosolini.

Sopra/above, Radu Dragomirescu, Una forte luce orizzontale sopra il sentiero di vetro, ferro e gesso/iron and gypsum, 200x200x70 cm, 2001. A destra/right, Paola Gandolfi, La struttura del cinema Alcione, olio su tela/oil on canvas, 140x125 cm, 1990.

Giorgio De Chirico, La Tour Rouge, 1913.

Two exhibitions are currently devoted to Metaphysics and its protagonists: one at the Quirinal stables in Rome, and one at the Kunst Meran. Until January 6th, “Metaphysics”, the show organized in Rome by Ester Coen, examines the period around 1910, with Giorgio de Chirico in the limelight. From

Arte e grafica At Pompidou Importante appuntamento quello proposto fino al 5 gennaio dal Centre Pompidou di Parigi che presenta tre mostre di grande rilevanza. Jean Cocteau è al centro di un’ampia retrospettiva che copre l’intera produzione dell’artista (1889-1963) rendendo il giusto rilievo a questa eclettica personalità che operò nel periodo dagli anni Dieci del secolo fino a tutti gli anni Sessanta nel campo della poesia, della prosa, della critica ma anche del cinema, del disegno e della scena musicale. Oltre 900 opere, tra disegni, fotografie, e istallazioni audiovisive mettono in luce le diverse sfaccettature di una figura artistica complessa e irriducibile. Parallelamente a questa mostra, vengono presentate circa 90 opere di Robert e Sonia Delunay. Si tratta di una selezione proveniente dalla ricchissima donazione, 114 opere tra dipinti, disegni, rilegature, rilievi e mosaici., che nel 1964 Sonia Delunay e suo figlio Charles, hanno elargito al Museo d’arte moderna. Completa il panorama espositivo, la mostra dedicata all’opera grafica di Roni Horn. Attraverso 25 pezzi provenienti dalle serie realizzate tra il 1995 e il 2003, viene documentato il percorso dell’artista americana che attraverso il disegno, la scrittura, la scultura e l’istallazione fotografica si concentra sull’interazione dialettica tra opera e spettatore.

The Centre Pompidou in Paris is presenting three highly significant exhibitions which will be open to visitors until January 5th. Jean Cocteau is the central figure of an extensive retrospective that covers the artist’s entire production, giving the right importance to this eclectic personality (1889-1963), whose activity began in the 1910s and went on until the sixties in the fields of poetry, prose, criticism, as well as cinema, drawing and musical scenery. Over 900 works, including drawings, photographs and audiovisual installations highlight the different facets of a complex, indomitable artistic figure. Parallel to this exhibition, 90 works by Robert and Sonia Delunay will also be presented. The selection comes from a very rich donation, 114 works including paintings, drawings, bindings, reliefs and mosaics, which Sonia Delunay and her son Charles donated to the Museum of Modern Art in 1964. The exhibitive panorama is completed with a show devoted to the graphic work by Roni Horn. The American artist’s career is demonstrated through 25 pieces coming from a series she realized between 1995 and 2003. With her drawings, writing, sculptures and photographic installations, Roni Horn concentrates on the dialectic interaction between the piece and the spectator.

Robert Delaunay, La Tour, china su carta/China ink on paper, 64,2x47,8 cm, 1910. Sopra a sinistra/above left Sonia Delaunay, Jeune Fille endormie, olio su tela su tavola/oil on canvas on board, 46x55 cm, 1907. A sinistra/left Anonimo, Cocteau dans le rôle de l’ange Heurtebise-L’Orphée, 4/6/1927, 22,5x16,5 cm.

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Da Udine per New York For New York

Suggestioni concettuali Paolini in Milan

Picasso incisore In Cannes

Fino al 31 dicembre viene presentato alla Galleria d’Arte Moderna di Udine “Mosaico a New York City: The Onset of Winter”, il mosaico su bozzetto realizzato dall’artista americano Jack Beal per la nuova stazione della Metropolitana di Manhatta a Times Square. L’opera è stata realizzata dal Laboratorio del Mosaico di Giovanni Travisanutto di Spilimbergo con la tecnica della lavorazione a rovescio in smalti vetrosi e misura 6x2 metri. The Onset of Winter (l’entrata dell’inverno) rappresenta il momento in cui Persefone discende agli inferi, che si traduce qui nella discesa delle scale per la stazione sotterranea. La scena si sviluppa davanti a una folla multietnica e di un operatore impegnato a filmare l’azione. Per tradurre nel mosaico il linguaggio iperrealista di Beal sono state utilizzate migliaia di tinte dei preziosi smalti veneziani che rendono le più svariate sfumature cromatiche dei volti e dei vestiti, seguendo fedelmente ciò che l’artista ha dipinto sulla tela.

La Fondazione Prada di Milano presenta fino al 18 dicembre un’ampia mostra personale di Giulio Paolini, curata dall’artista stesso insieme a Germano Celant. Le circa sessanta opere esposte documentano la produzione artistica di Paolini tra il 1960 e il 1972 e ne testimoniano la variegata ricchezza. Troviamo infatti esposti disegni, incisioni, fotografie, serigrafie, litografie, installazioni, collage, sculture, a partire da quel Disegno Geometrico del 1960, che Paolini considera come sua prima opera, fino alle opere che espose nella sua personale alla Sonnabend Gallery di New York nel 1972. Il percorso espositivo è strutturato in un sistema di sale comunicanti disposte intorno a un’opera, realizzata per l’occasione, collocata nella zona centrale: un allestimento disposto lungo le diagonali dell’ambiente, in obliquo, quasi ad astrarsi dalle pareti e dal contenitore. Questa mostra ribadisce l’importanza nell’arte di Paolini della meditazione autoriflessiva sull’arte e il grande rigore e suggestione concettuale che, secondo l’artista evidenziano la natura tautologica e autoreferenziale del fare artistico.

Dopo il successo della mostra “Picasso – Voyage dans l’amitié”, organizzata tra luglio e settembre scorso a La Malmaison sulla Croisette di Cannes, nel quadro delle celebrazioni per il trentesimo anniversario dalla sua scomparsa, è ora in corso fino al 4 gennaio l’ultima della serie che fa luce sulla collaborazione tra l’artista spagnolo e l’editore Pierre-André Benoit. Intitolata “Picasso graveur chez l’éditeur Pierre-André Benoit”, la mostra prende in considerazione il rapporto artistico durato una ventina di anni tra il maestro spagnolo e l’editore francese. Nel 1956, Pierre-André Benoit (1921-1993), infatti, convinse l’artista catalano a realizzare una serie di incisioni su fogli di celluloide, u materiale resinoso che consentiva di produrre lastre molto leggere in formato paperback. Fino al 1967, Picasso, incuriosito e affascinato dalla versatilità del talento e dell’immaginazione dell’editore Benoit, acconsentì a contribuire alle sue pubblicazioni con diciassette piccoli “livres papillon”. Oltre quaranta di queste incisioni a stampa realizzate come illustrazioni delle poesie di René Crevel, René Char, dello stesso Pierre-André Benoit, di Tristan Tzara e di Jacqueline Roque sono ora in mostra al piano terra de La Malmaison.

Until December 31st, “Mosaico a New York City: the Onset of Winter” will be on show at the Galleria d’Arte Moderna (Gallery of Modern Art) in Udine. The mosaic was based on a preliminary sketch by the American artist Jack Beal, and was meant for the new Times Square subway station in Manhattan. The piece was created by the Laboratorio del Mosaico (Mosaics Laboratory), owned by Giovanni Travisanutto from Spilinbergo. It was accomplished with a back working technique, in enamelled tesserae 6x2 meters in size. The Onset of Winter symbolizes the moment in which Persephone descends to the underworld, which, here, is expressed as she is coming down the stairs to the underground reality. The scene develops before the eyes of a multi-ethnic crowd and an operator, who is busy filming it all. So as to interpret Beal’s hyperrealistic language into the mosaic, precious Venetian enamels in thousands of hues were used, affording different chromatic shades in the faces and clothes of the figures, accurately reproducing what the artist had painted on canvas.

the central area: an installation laid out obliquely across the hall, which seems to withdraw from the walls which contain it. This show confirms the importance, in Paolini’s work, of self-reflective meditation on art, as well as the great rigor and conceptual suggestion which, according to the artist, highlight the tautologic and self-referential nature of producing art.

Until December 18th, the Fondazione Prada (Prada Foundation) in Milan is presenting a comprehensive solo exhibition dedicated to Giulio Paolini’s works. The artist himself is acting as curator of the show, together with Germano Celant. Paolini’s artistic production between 1960 and 1972 is testified through about sixty works, showing a multiform richness. In fact, on display there are drawings, engravings, photographs, examples of silk-screen printing, lithographic works, installations, collages and sculptures, beginning with his Geometric Drawing dated 1960, which Paolini considers his first work, up to the pieces he displayed during his solo show at the Sonnabend Gallery in New York in 1972. The exhibition is structured within a system of communicating halls set around a work that was especially created for the occasion and placed in

L’importanza del gesto convinced the Catalan artist to make engravings on sheets of celluloid, a resinous material appropriate for creating light “paperback format” plates. Up to 1967, Picasso delighted by the versatility of the publisher’s talent and imagination, agreed to contribute to seventeen small “livres papillon” printed by Pierre-André Benoit. Over forty of these prints illustrating poems by René Crevel, René Char, Tristan Tzara, Jacqueline Roque and Pierre-André Benoit himself, are now on show at the ground floor exhibition space of La Malmaison.

A sinistra/left, Pablo Picasso, L’escalier de Flore, copertina del libro/cover of the book L’escalier de Flore, 1958, testo di/text by René Char, punta secca su celluloide/engraving on celluloid, Edition PierreAndré Benoit, 350x 232 mm (photo: Gabriel Giordano). Jean-Simon Berthélemy (1743-1811), Thomyris fait tremper la tête de Cyrus dans un vase de sang (particolare/detail), olio su tela/oil o canvas, 42x36 cm, 1766. Sotto/below, Peter Doig, 100 Years Ago (Carrera), olio su tela/oil on canvas, 240x360 cm, 2002. Sotto a sinistra/below left, Paul Gauguin, Te nave nave fenua (Terre délicieuse), 1892.

Following the success of the exhibition “Picasso – Voyage dans l’amitié”,, organized between July and September at La Malmaison, along the Croisette in Cannes, in the context of the City of Canne’s tribute to Picasso in the thirtieth anniversary of his death, a new exhibition has now been open, and it will last until January 4th, dedicated to the collaboration between the great Spanish master and the French publisher Pierre-André Benoit. The exhibition, entitled “Picasso graveur chez l’éditeur Pierre-André Benoit”, points to highlight the artistic relationship between the two for a twentyyear long period. In fact, in 1956, Pierre-André Benoit (1921-1993)

Giulio Paolini, Delfo, 180x95 cm, 1965.

In 3 da Cartier In Paris

Da Parigi a Boston Polynesian Gauguin

La Fondation Cartier di Parigi presenta, quasi in contemporanea tre mostre: “Daido Moriyama” e “Othoniel/Crystal Palace” (31/10-11/1), “Nomadic Nights/Odorama” (13/11-18/12). La prima è dedicata al fotografo giapponese contemporaneo Daido Moriyama, testimone e interprete acuto e attento delle trasformazioni del Giappone dal Dopoguerra a oggi. La seconda mostra è un’installazione di Jean-Michel Othoniel il giovane (classe 1964) artista francese impostosi all’attenzione internazionale per le sue sculture in materiali “diversi” (zolfo, piombo, cera, fosforo) ispirate al minimalismo e all’arte povera. Dal 1993 Othoniel ha introdotto il vetro nella sua arte coadiuvato dal maestro vetraio muranese Oscar Zanetti. In questa mostra intitolata “Crystal Palace” reinventa gli spazi del piano terra e del giardino della Fondation con installazioni colorate e brillanti di mega-collane che adornano l’ambiente, veli dorati e lanterne di vetro. Infine, “Odorama” è dedicata all’interpretazione artistica degli odori. Un’indagine ricca di atmosfera, cadenzata da eventi di varia natura (danza, performance, installazioni, filmati, musica) in cui gli artisti invitati, Rebecca Horn, Sam Samore, Sophie Calle, Sissel Toolas, Cees Krijnen, Fabrice Hybert, gli architetti Décosterd e Rahm, la designer Matali Crasset, il mago Abdul Alafrez, si addentrano nell’indagine del senso umano meno conosciuto e sfruttato: l’olfatto.

Isolato dal mondo, nella sua Maison du Jouir, nelle isole Marquises, moriva cent’anni fa Paul Gauguin rivendicando il “diritto di osare il possibile”. In occasione di questo anniversario, il Museo d’Orsay, La Réunion des Musée Nationaux di Parigi e il Museum of Fine Arts di Boston presentano un’importante esposizione alle Galeries nationales du Grand Palais di Parigi, fino al 19 gennaio per passare successivamente dal 29 febbraio al 20 giugno a Boston. Un’occasione unica per ammirare un’opera fondamentale del percorso dell’artista, D’où venons-nous? Que sommes-nous? Où allonsnous? realizzata durante il suo secondo soggiorno a Tahiti e che egli stesso definì come il suo testamento pittorico. Focalizzata sui due soggiorni consecutivi di Gauguin a Tahiti e poi alle isole Marquises, l’esposizione ripercorre la storia di quest’opera, fino ai suoi motivi ispiratori, testimoniando l’appropriazione graduale dell’artista della cultura polinesiana. Completano l’esposizione, una cinquantina di dipinti realizzati nel durante questo periodo, una trentina di sculture e oggetti artistici, oltre una sessantina di opere grafiche nonché i principali manoscritti dell’artista, L’allestimento è corredato da una quarantina di fotografie e oggetti polinesiani che ricreano il contesto etnografico e artistico oceanico che ispirò l’artista.

The Fondation Cartier in Paris is presenting three shows practically at the same time: “Daido Moriyama” and Othoniel/Crystal Palace” (from Oct. 31st to Nov. 11th) and Nomadic Nights/Odorama (from Nov. 13th to Dec. 18th). The first is in honor of the contemporary Japanese photographer Daido Moriyama, a witness and sharp, thorough interpreter of the almost piercing transformations and contrasts of Japan from the postwar period up to our times. The second exhibition is an installatoin by Jean-Michel Othoniel, the young (1964) French artist who has seen international success thanks to his sculptures in “different” materials (sulphur, lead, wax, phosphorous), inspired by minimalism and arte povera. Since 1993, Othoniel has introduced glass into his art with the cooperation of Oscar Zanetti, a master Murano glassmaker. In this show, entitled “Crystal Palace 2”, he has adorned the Fondation’s ground floor area and garden with sparkling, coloured installations in the form of great necklaces, golden veils and glass lanterns. Finally, “Odorama” is devoted to the artistic interpretation of scents. A survey with a rich atmosphere, cadenced by different kinds of events (dancing, performances, installations, films and music) in which the guest artists - Rebecca Horn, Sam Samore, Sophie Calle, Sissel Toolas, Cees Krijnen, Fabrice Hybert, the architects Décosterd and Rahm, the designer Matali Crasset and the magician Abdul Alafrez are all absorbed in researching the least known and exploited human sense: smell.

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“L’apoteosi del gesto” è il titolo della mostra in corso al Museo delle Belle Arti di Tours fino all’11 gennaio che mette in luce lo schizzo dipinto nella pittura francese del XVIII secolo. Da Fragonard, Boucher e David fino alla notorietà più discreta di Vincent, Doyen, Pierre o Hallé, vengono presentati un centinaio di schizzi, alcuni a confronto con opere definitive, che suggeriscono una lettura approfondita del processo creativo sui cui si costruisce l’opera d’arte, dalla ricerca per la composizione delle masse, dei giochi d’ombra e di luce. Lo schizzo ha radici nell’opera tardiva di Tiziano e in Rubens, il cui modelli preparatori influenzarono in modo determinante la pittura francese del XVIII secolo. La panoramica proposta a Tour e realizzata grazie ai prestiti di una cinquantina di musei francesi, offre nel suo svolgersi cronologico, un’occasione per scoprire una forma artistica che esprime al meglio lo sviluppo dell’idea e della materia sollecitando l’immaginazione su un passaggio fondamentale tra la nascita e la versione definitiva di un’opera d’arte.

Sopra, a sinistra/above left: Daido Moriyama, Osaka, from the series Hysteric n° 8, stampa all’argento su gelatina/gelatin silver print, 150 x 100 cm, 1996; sopra/above, la performance di Décosterd & Rahm, associés. A sinistra/left, Jean-Michel Othoniel, Le Cortège endormi, Bannière n° 5, 2003 (particolare/detail), metallo e vetro soffiato/metal and blown glass, 3.50h m (photo: Patrick Gries, ADAGP Paris).

an important work in the artist’s repertoire, D’ou venons-nous? Que sommes-nous? Où allons-nous?, which he created during his second stay in Tahiti and which he himself defined as his own pictorial testament. The exhibition, which focuses on Gauguin’s two consecutive stays in Tahiti and later at the Marquesas Islands, retraces this work’s history back to what inspired it, witnessing the artist’s gradual assimilation of the Polynesian culture. The show ends with fifty paintings from this period, about thirty sculptures and artistic objects and more than sixty graphic works, as well as the artist’s most important manuscripts. The decor is made up of about forty photographs and various Polynesian objects that recreate the oceanic ethnographical and artistic context by which the artist was inspired.

Peter Doig a Nîmes L’artista scozzese Peter Doig (1959) è al centro dell’esposizione organizzata dal Carré d’Art Contemporain di Nîmes fino al 4 gennaio 2004. Doig, la cui opera si è imposta sulla scena internazionale in concomitanza con la cresciuta attenzione che in questi anni ha caratterizzato il genere figurativo, predilige i grandi formati tratta con colori acidi che descrivono ampi spazi, paesaggi calati nella notte o circondati da aloni di luce e di nebbia dove si distinguono personaggi isolati o persi in una natura dominate. Nella maggior parte dei suoi dipinti è presente una referenza autobiografica, da fotografie a filmati di famiglia, ma non mancano immagini tipiche della nostra società dei consumi. Attraverso quindici opere e una selezione di disegni, la mostra di Nîmes estende a un pubblico più vasto, la conoscenza di questo artista di notevole cifra poetica.

A century has gone by since Paul Gauguin’s death. Cut off from the world, in his Maison du Jouir in the Marquesas Islands, he died claiming the “right to dare what is possible”. In tribute to this anniversary, from January 19th, the Musée d’Orsay, La Réunion des Musée Nationaux of Paris and the Museum of Fine Arts in Boston are presenting an important exhibition at the Galeries nationales du Grand Palais in Paris. The show will then be moved to Boston from February 29th to June 20th. This constitutes a unique opportunity for us to admire

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Cultura e città a Genova In Genoa

Ritratti in vista High-profile portraits

Illuminare l’arte

Palazzo Ducale, lo spazio espositivo più prestigioso della città e protagonista con grandi mostre del 2004, dal 11 ottobre al 11 gennaio allestisce la mostra “Bilbao a Genova – Genova a Bilbao. La cultura cambia la città”. Frutto della collaborazione tra le amministrazioni comunali di Genova e Bilbao, l’evento mostra la nuova immagine di entrambe le città, che negli ultimi decenni hanno subito grandi trasformazioni economiche, sociali, urbanisticoarchitettoniche e artistico-culturali tali da cambiarne la fisionomia e la loro percezione a livello internazionale. Il progetto testimonia di come la cultura possa rivelarsi fattore di cambiamento per la realtà urbana. La mostra, curata da Germano Celant, supervisore artistico delle manifestazioni culturali del 2004, è divisa in tre sezioni e può considerarsi anello di congiunzione fra l’anno in corso e il prossimo, quando Genova sarà Capitale Europea della Cultura.

Per la prima volta, nella mostra aperta fino all’11 gennaio all’Accademia Carrara di Bergamo, vengono riunite e presentate al pubblico in un percorso esauriente circa novanta opere di Vittore Ghislandi detto Fra’ Galgario (1655-1743). Intitolata “Fra’ Galgario, le seduzioni del ritratto nel ‘700 europeo”, la mostra supera la difficoltà di prendere visione delle opere di questo artista, unanimente riconosciuto come uno dei maggiori ritrattisti del Settecento, appartenenti per lo più a collezioni private. La mostra inquadra l’attività di Fra’ Galgario nella situazione artistica e culturale del XIII secolo, presentando una sezione introduttiva in cui è illustrata la fase formativa del pittore tra la nativa Bergamo, Venezia, Milano. Nella seconda sezione della mostra viene illustrata la piena maturità dell’artista che, pur mantenendo forti legami con le famiglie aristocratiche bergamasche, estese la sua attività a livello nazionale ed europeo. Vengono presentati anche esempi di altri artisti coevi, dai cui ritratti, dagli italiani Piazzetta, Ceruti, Crespi, Tassi ai francesi quali Rigaud o grisou, ai rappresentanti dell’Europa Centrale come Kupezky e Brandl. Il percorso espositivo è arricchito da installazioni multimediali e da abiti d’epoca. Una sezione speciale, realizzata i collaborazione con la Biblioteca Angelo Mai, illustra le fasi di progetto e costruzione nello stesso periodo (1731) della Fiera di Bergamo che pose la città lombarda in posizione preminente a livello europeo.

Abitualmente impegnato a illuminare gli interni di Palazzo Zabarella di Padova per le ricorrenti esposizioni, il Gruppo Disano ne ha attualmente realizzato anche il progetto illuminotecnico relativo alla mostra “I Macchiaioli. Prima dell’Impressionismo” in vista dal 27 settembre 2003 all’8 febbraio 2004. Azienda leader nel settore, il Gruppo Disano vanta numerosissimi interventi eseguiti per dar luce a importanti situazioni e manifestazioni d’arte, tra le quali l’illuminazione della Cappella degli Scrovegni e della Valle dei Templi ad Agrigento. Per la complessa illuminazione di questa mostra, Disano, con la collaborazione di Marina Sartori e Caterina Mocellin, ha studiato un sistema sofisticato di luce d’ambiente in grado di esaltare la luce pittorica ed espressiva propria

Throughout 2004, great exhibitions will be housed at the The Doge’s Palace, the city’s most prestigious showcase. From October 11th to January 11th, the show “Bilbao in Genoa – Genoa in Bilbao. Culture changes the city” will be set out in its halls. The event, which resulted from the collaboration between the municipal administrations of Genoa and Bilbao, shows the new image of both cities, which have been through great economic, social, architectural, urban-planning and artistic/cultural transformations in the past few decades. In fact, they have so changed that their very physiognomy is different, and, in fact, the cities are now perceived differently on an international level, as well. The project shows how culture can be the factor that changes urban reality. The exhibition, organized by Germano Celant -who is the artistic supervisor of the 2004 cultural initiatives – is divided into three sections, and can be considered a link between this year and the next, when Genoa will be the European Capital of Culture. © Francis Bacon by SIAE 2003.

A destra/right Fra’ Galgario, Ritratto del Conte Giovanni Secco Suardo con un servo.

difficulty of going through this artist’s works, which mostly come from private collections. The exhibition sets Frà Galgario’s activity in the thirteenth-century artistic and cultural milieu, presenting an opening section in which the painter’s education is illustrated, from his hometown Bergamo to Venice and Milan. In the show’s second section, the artist’s full maturity is represented: although he kept up strong ties with the aristocratic families of Bergamo, he extended his activity throughout Italy and Europe. Works by other artists contemporary to Galgario are also on show, including portraits by Italian painters such as Piazzetta, Ceruti, Crespi and Tassi, the French Rigaud or Grisou and portraitists from central Europe, such as Kupezky and Brandl. The exhibition is enhanced by multimedia installations and that period’s style of dress. A special section created in collaboration with the Angelo Mai Library explains the planning stages and the actual construction in the same period (1731) of the Bergamo Fair, which placed the Lombard city in a leading position in Europe.

Seconda edizione e caratterizzante in ogni opera di quel particolare periodo dell’arte, e di intensificarne e personalizzarne l’unicità. L’illuminazione è stata risolta utilizzando proiettori Disano del tipo Gi Otto e Compendio. Gi Otto, sistema studiato per spazi espositivi e per ambiti che necessitano di luce d’accento, si contraddistingue per il design rigoroso, per la grande versatilità e orientabilità, per la possibilità di un’installazione singola e doppia e per una vasta scelta di sorgenti luminose con tipi di fasci differenti. Compendio consente diverse tipologie di installazione a parete, a plafone, a sospensione e a piantana, sia singolarmente sia in sequenza multipla.

La seconda edizione del concorso di design promosso dall’American Hardwood Export Council (AHEC) in Spagna e dedicato agli studenti, ha implicato la progettazione di elementi di arredo impiegando come materiale predominante il legno, e in particolare quelle specie legnose originarie delle foreste statunitensi, quali il red oak (quercia rossa), il tulipwood (tulipier), il soft e hard maple (acero tenero e duro), l’American ash (frassino americano), il red alter (ontano rosso), l’American cherry (ciliegio americano), il black walnut (noce nero americano), l’yellow birch (betulla) e il sap gum red elm (olmo rosso). La finalità dei progetti era implicita nella valorizzazione delle caratteristiche naturali proprie di quei legni, individuabili nei nodi, nelle venature o nelle sfumature di colore, e anche nei giochi di combinazioni diverse. Il bando richiedeva inoltre un buon design, innovazione, funzionalità, creatività e fattibilità tecnica per il processo realizzativo. Al concorso, che prevedeva due sezioni dedicate alla “cultura” e al “tempo libero”, hanno partecipato gli studenti dell’ultimo anno delle sei principali scuole spagnole di design. La giuria, presieduta da David Venables, direttore europeo dell’AHEC, era composta da direttori di testate di settore, e da Jorge Pensi, Juan Pineta e Luis Corbella. Tra i 74 progetti preselezionati fra le scuole di provenienza, sono stati assegnati 8 premi, 5 dei quali per la sezione cultura e 3 per quella dedicata al tempo libero. Dei progetti vincitori sono stati realizzati prototipi in grandezza naturale, esposti in una mostra allestita presso l’Istituto Europeo di Design di Madrid. Il primo premio è stato assegnato al progetto Light-wave, di Javier Risco Catalan, costituito da un paravento con illuminazione incorporata, realizzato con il noce nero americano.

For the first time, until January 11th, a comprehensive show of about ninety works by Vittorio Ghislandi, also known as Frà Galgario (1655-1743), will be presented to the public at the Carrara Academy in Bergamo. The exhibition, entitled “Frà Galgario, the charm of Europe’s eighteenth-century portraits” – in fact, this artist is unanimously acknowledged as one of the major eighteenth-century portraitists – eludes the

Capire il Settecento The World’s Great Theater

Arte e poesia “Inquiete stelle” è il titolo della mostra, aperta a Palazzo Gotico di Piacenza fino al 18 gennaio, dedicata all’opera di Ludovico Mosconi (1928-1987). Realizzata nell’ambito della rassegna “Piacenza contemporanea” e curata da Luigi Cavallo, la mostra propone circa ottanta opere tra dipinti, tecniche miste e disegni che percorrono l’iter artistico di questo pittore attivo a Milano e apprezzato in Europa. Negli anni della maturità, tra il 1960 e il 1980, dopo esperienze parigine negli anni Cinquanta, Mosconi dimostrò una schietta indipendenza dalle correnti più in voga e coltivò una forma di espressione artistica tangente ai filoni neosurreali, informali e di poesia visiva. Di notevole significato per lo sviluppo e la comprensione della sua arte, furono le amicizie con poeti e scrittori quali Ferdinando Cogni, Pieraldo Marasi, Giovanni arpino e Davide Lajolo e il sodalizio con Vanni Scheiwiller, editore di molte sue pubblicazioni. Ludovico Mosconi, Ragazza con gelato, 1996.

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Con la colta mostra “ Il Gran Teatro del Mondo. L’Anima e il Volto del Settecento”, presente al Palazzo Reale di Milano fino al 28 marzo 2004, prodotta con il Comune di Milano (Assessorato Cultura e Musei) dal Gruppo Skira, e ideata da Flavio Caroli, viene indagato per la prima volta a tutto tondo il periodo storico relativo al Settecento. La mostra vuole riscoprire e consentire di indagare ambiente, umori e passioni di un secolo considerato nel suo complesso, e impropriamente, superficiale e lezioso. La mostra intende evidenziarne gli aspetti fondamentali e di immenso valore storico, sociale, scientifico e umanistico che determinarono la grande transizione verso i concetti che animarono il pensiero dei secoli successivi. Il Settecento, in tutte le arti, fa emergere con estrema evidenza “il personaggio”, che supera gli stereotipi e i riferimenti precedentemente attribuitigli, collocandolo in una realtà profondamente immersa nei messaggi espressi dall’Illuminismo e dal Romanticismo; a questo proposito e al suo contesto la mostra dedica una ricca parte figurativa e un’indagine approfondita volta alla musica, al teatro, e alla letteratura del tempo. Nello stesso Palazzo Reale vengono organizzati, due sere la settimana, spettacoli e concerti a tema, nonché la proiezione a ciclo continuo di spezzoni di film ispirati per l’appunto al Settecento. La mostra è suddivisa in tre sezioni, dove nella prima vengono messe in evidenza le opere degli artisti protagonisti dello scontro epocale del tempo, nelle loro misure e con i molti quadri che ritraggono i ricchi e i poveri. La seconda sezione tratta, con quattro suddivisioni tematiche, il paesaggio e l’ambiente, interni di palazzi settecenteschi con visioni di mondi ricchi, libertini e aristocratici, dipinti e studi fisionomici, e il mondo vissuto dagli umili e dai poveri nella sua poliedricità. La terza sezione della mostra è dedicata, con la sola presenza del quadro “Gertrude, Amleto e il fantasma del padre” di Heinrich Fussli e datata 1793, alle angosce che preludono agli anni del grande Terrore.

The entire historical period relating to the eighteenth century is explored for the first time with the hightoned exhibition “The World’s Great Theater. The Soul and Nature of the Eighteenth Century”, at the Royal Palace in Milan from October 30th to March 28th. The show, which was produced by the Skira Group along with the City of Milan (Culture and Museums department) and planned by Flavio Caroli, rediscovers and examines the environment, moods and passions of a whole century that is inappropriately considered superficial and affected. It highlights the immensely valuable and fundamental historical, social, scientific and humanistic aspects that determined the great transition towards the concepts that inspired the thought of the following centuries. In all the arts, the eighteenth century highlights “the personage”, who overcomes stereotypes and references previously attributed to him/her, placing him/her in a reality that is deeply immersed in the messages expressed by the Enlightenment and Romanticism. The show devotes a rich figurative part to this purpose and context, as well as an in-depth study of the music, drama and literature of the time. Twice a week, performances and concerts on the theme are organized at the Royal Palace itself, as well as a continuous, cyclic showings of film clips inspired to the eighteenth century. The exhibition is divided into three sections; with a great number of paintings portraying the rich and the poor, the first section highlights works by artists who dealt with the time’s epochal dispute, proportionally to each artist’s own involvement. Througn four subdivisions into topics, the second section deals with the landscape and the environment, the interior of eighteenth-century buildings with the vision of rich, debauchee, aristocratic worlds, paintings and physiognomic studies, as well as the world of the humble and poor, with all of its facets. The third section of the exhibition is devoted to the anguish that foreshadowed the great Reign of Terror, and presents only one painting: “Gertrude, Hamlet and his father’s ghost” (1793) by Heinrich Fussli.

Seminari per architetti Impegnata a organizzare seminari gratuiti dedicati ad architetti e progettisti, BTicino, dopo il programmato incontro svoltosi il 17 novembre, ha preparato un nuovo incontro a Cagliari per il 3 dicembre e uno ad Assago (Mi); questi tratteranno il tema della domotica e l’applicazione delle sue funzionalità. Mediante la presentazione di casi reali e con supporti

didattici avanzati, i corsi consentiranno lo studio approfondito delle possibili applicazioni tecniche e l’apprendimento dei più innovativi linguaggi abitativi e delle attuali estetiche. Durante gli incontri verrà inoltre presentata la “casa demotica di Erba (Co)”, completamente equipaggiata con il famoso “sistema My Home”.

Massima specializzazione Kerakoll, uno dei più prestigiosi Gruppi specializzati in chimica per l’edilizia, si distingue a livello internazionale per i sistemi professionali di posa, per i prodotti chimici specializzati e per le soluzioni dedicate al recupero del patrimonio immobiliare, con una produzione che supera le 500 specialità. L’ingresso al sito di Kerakoll avviene attraverso una splash page introduttiva, costituita da grandi immagini di lavoro che si alternano per evocare dinamicità e sviluppo progressivo. Gli elementi chiave sono: Kerakoll.com, il sito dal quale si parte verso tutto il mondo Kerakoll; Area Tecnica, la presentazione degli strumenti tecnici assolutamente nuovi e disponibili; Soluzioni e Prodotti, la gamma intera di prodotti Kerakoll disponibili; Design Metropolitano, le referenze Kerakoll che presentano in maniera innovativa e spettacolare i lavori; H40 world che, sito nel sito, è dedicato alla nota linea di adesivi; Immagini nel Mondo, le più prestigiose referenze di Kerakoll nel mondo.

Alleanza Con un accordo commerciale che amplia il proprio quadro strategico, Metra si allea con la tedesca Herool Gmbh & Co. KG, numero uno nel mercato degli oscuranti e secondo gammista in sistemi per edilizia della Germania. L’accordo implica: reciproca collaborazione commerciale; ricerca e sviluppo di nuovi prodotti grazie a un gruppo di lavoro costituito da tecnici provenienti da entrambe le società; estensione dell’accordo a partire dal 2004 a tutti i Paesi europei ed extraeuropei nei quali le due aziende sono presenti autonomamente; apertura di nuovi mercati, anche in forma congiunta.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Impegno e responsabilità

A proposito di progettazione

Gehry per Manhattan A New Waterfront

E’ Federica Arista che, pur giovane ma con una notevole esperienza professionale nel settore manageriale, si occupa attualmente delle Pubbliche Relazioni ed Eventi per Fischer Italia. Nata a Verona e laureata in giurisprudenza, ha lavorato in agenzie di pubblicità come account executive e dispone di un Master in Gestione d’Impresa e una specializzazione in Marketing e Comunicazione. Federica Arista è responsabile dei rapporti con i media e l’organizzazione di eventi riguardanti Fischer, atti a evidenziare l’eccellenza dell’azienda e del prodotto. Fischer Italia, appartenente al Gruppo multinazionale tedesco Fischer, è leader nel settore del fissaggio, e sviluppa un rapporto di partnership con i propri clienti offrendo soluzioni e consulenza tecnica e progettuale.

Intuendo l’importanza e la necessità di mettere a disposizione, di quanti operano nel mondo della progettazione architettonica e delle costruzioni, un centro dedicato alla tecnologia dell’edilizia, Knauf ha, per l’appunto, organizzato uno Show-Room a Milano sempre on-line con il mondo tecnico, interno ed esterno a Knauf. Sono a disposizione strumenti che avvicinano alle tecnologie più avanzate, pensate per progettazioni innovative, per possibili riutilizzi e per ottemperare al risparmio energetico. E’ stato allestito anche uno spazio di comunicazione che mette a disposizione tecnici qualificati nelle problematiche di settore, nonché una vasta biblioteca che informa sui materiali, le relative caratteristiche tecniche e le soluzioni applicative e prestazionali. Sono previsti incontri, seminari e corsi di specializzazione intensivi relativi alla costruzione a secco, all’antincendio, alla protezione passiva e all’acustica. Per informazioni rivolgersi a Knauf, Corso Venezia 39, Milano (telefono 02.76319107).

Zaira Dato Toscano Frank O.Gehry per il Waterfront di Lower Manhattan. Il progetto di modifica di una città sull’acqua Gangemi Editore, Roma 2003, ill. a colori, 160 pp.

Al passo dei tempi

Specialista in involucri vetrati Attivo da oltre 10 anni, Somec progetta, produce e installa involucri vetrati destinati al settore navale, specialmente per navi da crociera e per traghetti. L’alta professionalità acquisita nel tempo, unita alla qualità dei sistemi brevettati, al grado di tecnologia, alla professionalità dello staff e all’efficienza del servizio, hanno permesso a Somec, azienda del Gruppo Sossai, il riconoscimento della leadership mondiale in relazione a un contesto multinazionale esigentissimo in termini di sicurezza, affidabilità e soluzioni prestigiose. L’azienda, che ha eseguito interventi nei cantieri più prestigiosi del mondo tra i quali Fincantieri, Kvaerner, Meyer Werft, Mitsubishi e Van Der Giessen De Noord, è in possesso di sistema certificato UNI EN ISO 9001: 2000.

Convegno per gli spazi collettivi Promosso dalla Provincia di Milano e dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, con la collaborazione di aziende come la Haworth/Castelli, Kerakoll e Marazzi Tecnica, si è tenuto lo scorso settembre a Milano il Convegno Nazionale “Forma in Forma” che ha affrontato le tematiche relative gli spazi collettivi scolastici, culturali e museali. Animato da dibattiti sostenuti da relatori istituzionali e noti progettisti come Dante O. Benini, Giorgio Ponti, Mario Cucinella, Adalberto Dal Lago, Massimo Facchinetti e Tommaso Valle, tutti impegnanti in esperienze professionali relative a costruzioni dedicate a queste funzioni, il convegno ha avuto l’introduzione di Alessando Ubertazzi. Obiettivo del confronto, dedicato a operatori di settore come presidi, insegnanti, operatori scolastici, responsabili di Biblioteche, Università, Musei, Gallerie d’Arte, progettisti e architetti, è stata l’analisi delle strutture architettoniche destinate a uso scolastico ed espositivo, rapportate alle innovazioni tecnologiche e alle trasformazioni sociali. Un ruolo determinante in queste operazioni è stato indubbiamente riconosciuto a Enti Pubblici preposti al loro sviluppo, e all’intervento privato di aziende interessate alle tematiche del caso che si sono adeguate agli attuali grandi cambiamenti approfondendo, con varie iniziative relative alle possibili specificità architettoniche, nuovi codici culturali.

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Coerente e attento a catturare il senso delle trasformazioni e delle nuove domande di un mercato in movimento, l’edizione 2004 del Salon du Meuble de Paris, in scena dall’8 al 12 gennaio a Paris Expo – Porte de Versailles, presenterà numerose novità quali il nuovo padiglione, una moderna organizzazione dell’offerta, l’inserimento delle cucine e dei bagni, e proponendo con la Métropole 2004 le premesse del futuro, con il Ville-Age un’attenzione rinnovata verso il mobile classico, mentre con il Gran Marché si considererà attentamente la distribuzione. Seguendo un programma legato al concetto del “vivere meglio”, il Salon du Meuble de Paris 2004, primo appuntamento mondiale del settore salone globale che implica una visione della casa nella sua completezza, consentirà riflessioni in termini di innovazione, di una nuova funzionalità, nonché di innovative angolazioni e proposte che promuoveranno una più varia e dinamica espressività dei prodotti e del loro impiego. Tra le varie iniziative anche quella relativa alla

collaborazione della rivista Interni che, con il Salon du Meuble, proporrà nel padiglione Métropole quattro progetti-simbolo, pensati per i futuri spazi abitativi, affidati a Piero Lissoni con Boffi, Porro con Living Divani, Chistophe Pillet con Serralunga e Jacopo Foggini che svilupperà un immaginifico progetto di illuminazione.

Ma non manca l’abbandono razionale: “Per il forte impatto emotivo che avrebbe nello scenario urbano, l’edificio di Gehry potrebbe anche non contenere nulla ed essere solo visto come volume o meglio come installazione e avrebbe senso come lo avrà avuto, ad esempio, il Colosso di Rodi”. Ma il contributo di questo libro si estende senza remore al tema generale del Waterfront. Argomento caro anche al prefatore, Ugo Cantone, che finisce col redigere su di esso uno stimolante saggio intriso di ragguagli storici, critici e progettuali. Carmelo Strano After the Guggenheim in Bilbao (1997), there’s a new building that has not yet been built on the Waterfront in Lower Manhattan. Zaira Dato Toscano is examining this work carefully; she has just published a monograph edited by Gangemi - on the subject. The 160-page volume is full of illustrations of the building, including comparative illustrations (with the Sydney Opera House, for instance), concise analyses not only regarding the case in point, but also what it means for the Big Apple’s overall urbanistic, social and cultural physiognomy (“the city itself is the symbol of perpetual modernity”), which the author depicts

with rich, articulate historical facts. “The new work was born to shift the city’s hub from Downtown to Lower Town”. After all, “until the second half of the nineteenth century, New York coincided with Manhattan Island”, since its roots were “insular, and the city stretched out from the Indian island of Manhattan”. We might say that due to the fact that this research delves deeply into both historical facts and technical-architectural features (the author is a professional in the field of architectural composition), it constitutes an efficient contribution which is certainly useful to those who - from many points of view - have something to do with this enterprise. Tenacious scientific analysis. But rational abandon is not lacking: “Due to the strong emotional impact Gehry’s building would have on the urban scene, it might even be empty inside and only be seen as a volume, and it would make just as much sense as, for instance, the Colossus of Rhodes”. With no qualms, however, this book’s contribution extends towards the general theme of the Waterfront. A subject that is also dear to Ugo Cantone, whose preface is a stimulating essay full of historical, critical and architectural details.

Segnalazioni

Materiali lapidei oggi Nell’ambito della trentottesima edizione di Marmomac, Mostra Internazionale di Marmi, Pietre e Tecnologie, tenutasi a Veronafiere dal 2 al 5 ottobre 2003, è stato presentato un programma culturale del settore dedicato a informare architetti, operatori, studenti ed esperti del comparto, sulle problematiche e le esperienze riguardanti l’uso qualitativo dei materiali lapidei nell’architettura contemporanea. Il principale evento è stato l’ottava edizione del “Premio Internazionale Architetture di Pietra”, che ha visto esposte in una mostra le opere premiate e i progettisti delle stesse presenti alla cerimonia conclusiva, con le loro disquisizioni e

Dopo il Guggenheim di Bilbao (1997), quello del Waterfront nella Lower Manhattan, non ancora realizzato. Lo indaga ampiamente Zaira Dato Toscano che ha appena pubblicato, presso Gangemi, una monografia sul tema: 160 pagine ricche di illustrazioni sull’opera, di immagini comparative (con la Sydney Opera House, ad esempio), di analisi serrate non solo sulla fattispecie ma su ciò che questa significa per la (nuova) fisionomia complessiva, urbanistica, sociale e culturale della Grande Mela (“manifesto della modernità perenne”) di cui l’autrice traccia una densa e articolata ricognizione storica. “La nuova opera nasce già designata a spostare il peso attrattivo della città dalla Down Town alla Lower Town”. D’altronde, “fino alla seconda metà dell’Ottocento New York coincide con l’isola di Manhattan”, anche perché la sua origine “è insulare e la città si forma a partire dall’isola indiana di Manhattan”. Si può affermare che questo studio, per come affonda il bisturi nello stesso tempo sul piano storico e tecnico-progettuale (l’autrice è titolare di composizione architettonica) è un efficace contributo, certamente utile anche per coloro che sono impegnati, sotto molti punti di vista, in questa grande impresa. Tenace analisi scientifica.

considerazioni sulle architetture di pietra. La Giuria, composta da François Bukhard, Fulvio Irace, Juan José Lahuerta, Werner Oechslin e Vincenzo Pavan, ha premiato sei opere ritenute le più significative per l’impiego dei materiali lapidei, tra le quali la Passerella Suransuns, Riamala, Cantone dei Grigioni, Svizzera, del 1999, di Conzett-Bronzini-Gartmann AG, e il Palazzo della Presidenza del Governo, Santa Cruz de Tenerife, Isole Carie, Spagna, di AMP Arquitectos (Artengo-Menis-Pastrana). E’ stato inoltre assegnato un premio speciale “ad memoriam” a Mario Ridolfi (1904-1984).

Julio Cabrera Da Aristotele a Spielberg, capire la filosofia attraverso l’analisi dei film Bruno Mondadori, Milano 2003, 352 pp In ogni capitolo del libro, Cabrera analizza uno o più film appositamente scelti per affrontare ogni volta un problema filosofico fondamentale. Ci poniamo così all’incrocio di una millenaria attività dell’essere umano con uno dei linguaggi più affascinanti nati ultimamente. Scorrono cent’anni di immagini nel tentativo di ripensare 2500 anni di pensiero.

Conway Lloyd Morgan Marc Newson Rizzoli/Skira, Milano 2002, 230 ill. a colori e b/n, 240 pp Monografia di uno dei più noti architetti e designer australiani. Nato a Sydney ma londinese di adozione, Newson annovera tra i suoi progetti l’allestimento della Sydney Opera House in occasione delle Olimpiadi del 2000, un progetto per una automobile Ford, ristoranti e locali notturni a Tokyo, il design di interni di un aeroplano, e centinaia di altri oggetti di design.

Arturo Cancrini, Francesca Petullà La Merloni quater EPC Libri, Roma 2002, 224pp Con la Merloni quater è cambiato nuovamente l’assetto normativo fissato con la legge 109/94. Dal project financing alla disciplina per il raggruppamento di imprese, ai termini per le concessioni al subappalto: ecco una guida aggiornata che consente agli operatori di essere sempre in regola con le nuove norme. Il volume analizza nel dettaglio tutte le novità della legge 166/2002 e traccia le linee interpretative del nuovo assetto legislativo.

Palterer. Architettura e altre storie 1982-2002 A cura di Norberto V.Medardi Saggio di Lara Vinca Masini Vallecchi, Firenze 2002, ill. a colori, 320 pp L’attività dell’architetto e designer di origine israeliana David Palterer (classe 1949) è raccontata in questo libro attraverso le immagini dei suoi lavori, con esaurienti appendici bio-bibliografiche. Eclettica e sperimentale, sia dal punto di vista metodologico che formale, l’opera di Palterer spazia dalla scala territoriale a quella urbana, dagli oggetti di design alla scultura.

Nino Migliori Checked- Tesi off Camera Ken Damy- Edizioni del Museo, Brescia 2003, ill a colori e b/n, 24 pp Catalogo della mostra tenutasi al Museo Ken Damy di fotografia contemporanea di Brascia. Sono riportate opere del fotografo Nino Migliori che dal 1948 svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d’immagine europea. Giovanni Michelacci e Quart Progetti Il complesso teatrale di Olbia Edizioni Polistampa, Firenze 2002, ill. in b/n, 96 pp Il volume rappresenta la narrazione, sotto forma di diario, del percorso che ha portato alla costruzione del teatro di Olbia. Per aiutare il racconto sono presenti suggestive immagini in bianco e nero che hanno catturato diversi istanti durante la costruzione.

ROAM, A Reader in the Aesthetics of Mobility A cura di Anthony Hoete Black Dog Publishing Limited, 200 ill. a colori e in b/n,304 pp Il Libro è un itinerario visivo e testuale attraverso gli spazi multidimensionali e polimorfi della mobilità . E’ stato organizzato un viaggio per il lettore che permetta di entrare in contatto con diversi tipi di mobilità - dai piedi all’aereo - e luoghi interessanti – da Londra a Las Vegas, passando attraverso Sidney. David Robinson Web Design Svelato Tecniche Nuove, Milano 2002, 410 ill. a colori, 340 pp Il testo analizza 25 siti scelti per l’eccellente qualità della realizzazione e conduce il lettore “dietro le quinte”, analizzando le tecniche che hanno reso possibili risultati di particolare efficacia. Rivolto a chi già conosce le tecniche di base del design per il web e vuole effettuare un salto di qualità.

Il libro fa riferimento agli applicativi più in uso: Fireworks, Dreamweaver, Gold Live, ma anche a linguaggi come DHtml e JavaScript. Saper credere in architettura-45 domande a Eduardo Souto de Moura A cura di Guido Giangregorio Clean Edizioni, Napoli 2002, ill. b/n, 80 pp Intervista a Eduardo Souto de Moura (Porto 1952), esponente di spicco della scuola portoghese e collaboratore di Alvaro Siza dal 1974 al 1979. Le sue caratteristiche sono il profondo rispetto per il territorio e l’uso di materiali e tecniche tradizionali portoghesi in chiave moderna. Temporary Architecture A cura dello studio di architettura Simone Micheli Alinea Editrice, Firenze 2002, ill. a colori, 128 pp Il volume presenta una raccolta di allestimenti per esposizioni, fiere e aziende progettati dallo Studio d’Architettura Simone Micheli. L’obiettivo è mostrare ai lettori uno spaccato visivo denso di sensazioni, di suggestioni, di sperimentazioni comunicative, con la volontà di far assurgere gli insiemi allestitivi a vere e proprie opere di architettura. Territoires Partagés. L’archipel métropolitain A cura di Jean-Pierre Pranlas-Descours Picard, Parigi 2002, 800 ill. a colori e b/n, 392 pp Un arcipelago di attori della città, geografi, storici, architetti, filosofi, urbanisti, giornalisti, fotografi, registi presentano la storia della metropoli dell’Ile de France e ne profetizzano il futuro. Leon Van Schaik The practice of practice, research in the medium of design RMIT, Melbourne 2003, ill. in b/n, 270 pp Dal 1990, cinquanta architetti in campi affini hanno analizzato i propri lavori nell’ambito di schemi critici, generati dalle loro professioni e dalla nozione di comunità di professioni. Hanno poi intravisto i possibili futuri delle loro produzioni realizzando progetti all’interno di questa critica.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Austria Klagenfurt Ristrutturazione e ampliamento di un complesso scolastico Concorso per il rinasamento generale e l’ampliamento del complesso scolastico di Feldkirchen Compeititon for the renovation and extension of the Feldkirchen school complex Scadenza/Deadline: 1/3/2004 Per informazioni: Immobilienmanagementgesellschaft des Bundes, Landesdirektion Karnten Feldkirchner Stasse 4 A-9020 Klagenfurt Tel. ++43 463 57220 Fax ++43 463 512378 E-mail: imb.ktn@imb.co.at

Belgio/Belgium Bruxelles Servizi Architettonici Invito a manifestare interesse per la prestazione di servizi architettonici, di ingegneria e di estimo per gli edifici occupati dalle delegazioni, dalle rappresentanze e dagli uffici della Commissione Europea in Paesi extracomunitari, nonché per le sue delegazioni nell’ambito di organizzazioni internazionali a Ginevra, New York, Vienna, Parigi e Roma Invitation to express interest in the offer of architecture, engineering services and surveys of the buildings occupied by all delegations, from representative offices to Europe commissions in extracommunity countries, and also in its delegations within international organizations in Geneva, New York, Wien, Paris and Rome Scadenza/Deadline: 11/7/2004

Per informazioni: Commissione Europea, Direzione Generale RELEX - Relazioni esterne, Unità Amministrazione, Unità K.3, CHAR 08/186 Rue de la Loi/Wetstraat 200 B-1049 Bruxelles Tel. ++32 2 2957432 Fax ++32 2 2964280

Canada Winnipeg Museo Canadese per i Diritti Civili Concorso internazionale per la realizzazione di un Museo dei Diritti Civili International competition for the realization of the Museum of Human Rights Scadenza/Deadline: 9/12 Per informazioni: The CMHR Competition Manager-The Asper Foundation 201 Portage Avenue Suite 1504 Winnipeg, Manitoba R3B 3K6 Canada Fax ++1 204 9895536 Internet : www.canadianmuseumforhumanrights.com

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+ europaconcorsi

Francia/France Paris Mini Maousse-L’éloge du petit Concorso internazionale per studenti per il progetto di microarchitetture/International competition open to students for the project of micro-architectures Scadenza/Deadline: 9/12

Per informazioni: IFA c/a Delphine Dollfus Tel. ++33 01 46339023 Internet: www.archi.fr/minimausse E-mail: delphine.dollfus@ifa-chaillot.asso.fr

Germania/Germany Hamburg Living in the City. Soluzioni innovative per la vita in città Il crescente desiderio di vivere ai margini della città piuttosto che al suo interno, porta alla progressiva liberazione di diversi spazi del centro urbano. L’ente banditore intende così sollecitare giovani (diplomati dopo il 11-2001) e futuri architetti allo sviluppo di soluzioni progettuali innovative per la riqualificazione di questi spazi, ponendo particolare riguardo ai desideri di giovani famiglie con bambini/The increasing desire to live on the outskirts rather than inside of towns has freed progressively many spaces in the urban center. The awarding authority wants then solicit youngsters (graduated after January 1st 2001) and future architects to develop innovative project proposals for the requalification of these spaces, with particular attention for young families with children Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Redaktion Häuser Stichwort Innovationspreis 2004 20444 Hamburg Internet: www.livingathome.de/planen_ bauen/specials/haeuser_award/studenten.jsp

Munchen ArchiCAD-Preis. Applicazioni innovative del vetro L’ente banditore intende premiare gli studenti che si sono distinti per composizioni progettuali caratterizzate da un utilizzo innovativo del vetro, realizzate attraverso il programma di disegno ArchiCAD/The awarding authority wants to prize students who have distinguished themselves for project compositions characterized by the innovative use of glass, realized through the design program ArchiCAD Scadenza/Deadline: 15/11/2004 Per informazioni: Graphisoft Deutschland GmbH Lindwurmstr. 129e D-80337 München Tel. ++49 089 74643-0 Fax ++49 089 74643299 Internet: www.graphisoft.de/ archicad-preis.de

Gran Bretagna/Great Britain Cambridge Landmark east Concorso internazionale di idee promossa dalla East of England Development Agency per un segnale territoriale che identifichi la regione. Il concorso è aperto ad artisti, scultori, ingegneri, architetti, studenti, consorzi

EEDA’s landmark east ideas competition is open to everyone from artists and sculptors to engineers, architects, business consortia, local authorities, local partnerships and students. It aims to generate ideas and designs for something special in the region – something the region can be proud of which will help create a sense of identity. Scadenza/Deadline: 18/2/2004 Giuria/Jury: Anthea Case, Tim Bishop, Helain Blumenfeld, Sir David King, Alex Lifschutz, Simon Loftus, Bill Macnaught, David Marlow, Yasmin Shariff, Per informazioni: Riba Competition Office Tel. ++44 113 2341335 Fax ++44 113 2460744 Internet: www.landmarkeast.co.uk, www.eeda.org.uk E-mail: riba.competitions@mail.riba.org

Manchester Springfield Lane Competition Concorso inernazionale per la definizione di un quartiere a uso misto e di almeno un edificio per l’area ai bordi del centro di Manchester International competition for the development of a framework plan for a new mixed use neighbourhood and at least one building for this four acre site on the edge of Manchester City centre Scadenza/Deadline: 12/12 Monte premi/Total prize money: 26,000 £ Giuria/Jury: Ken Shuttleworth, Amanda Bailleu, Walter Menteth, John Merry, Malcom Sykes, Bryan ray, Miles Anderson, Steve Douglas, Nick Johnson, Tom Bloxham, Jonathan Falkingham Per informazioni: RIBA Competitions Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. ++44 0113 2341335 Fax ++44 0113 2460744 Internet: www.inreb.org E-mail: riba.competitions@mail.riba.org

Soluzioni per comunità urbane sostenibili L’ente banditore invita studenti e professionisti della progettazione a elaborare una soluzione progettuale per lo sviluppo di un’area di 2,2 ha alla periferia di Manchester. Il programma prevede la realizzazione di abitazioni, servizi e uffici, il cui impatto sul consumo energetico rientri nei criteri della sostenibilità, nonché un’articolazione urbana che stimoli un approccio cooperativo all’interno della comunità residente Submissions are invited for an Open Design Competition based on a 2.2 hectare brownfield site on the edge of Manchester’s city centre. The objective for competitors will be to design a mixed-use scheme which is sustainable in its use of energy, urban in character and which promotes co-operative lifestyles Scadenza/Deadline: 16/1/2004 Per informazioni: RIBA Competitions Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. ++44 0113 2341335 Fax ++44 0113 2460744 Internet: www.inreb.org E-mail: riba.competitions@mail.riba.org

India Mumbai 2nd IAHH international Student Design competition Concorso internazionale di idee per studenti per la rigenerazione di tessuti urbani depressi/International ideas student competition for the regeneration of depressed urban areas Scadenza/Deadline: 15/12-15/1/2004 Monte premi/Total prize money: 90,000 INRs Giuria/Jury: Peter Schreibmayer, Christopher Benninger, Rodney Harber, Muktirajsinhji Chauhan, Arvind Adarkar Per informazioni: Anil Nagrath, Technical co-ordinator, IAHH International Student Design Competition, Rizvi College of Architecture, Off Carter Road, Bandra West, Mumbai 400 050 India Tel. ++91 22 26050624/26044196 Fax ++91 22 26002744 Internet: www.humanehabitat.org E-mail: competition2004@humanehabitat.org

Italia/Italy Albiano (Trento) Città Architettura e Porfido Il Premio ha la finalità di premiare progetti e nuove realizzazioni dove l’impiego del porfido del Trentino risulti significativo sul piano creativo, tecnologico e soprattutto innovativo in applicazioni che coinvolgono spazi urbani, nuovi complessi edilizi, restauri finalizzati alla conservazione, ripristino di opere esistenti, sistemazioni esterne e arredo urbano Award for realizations and new uses of Porfido of Trentino in urban planning, restorations, restructuring etc. Scadenza/Deadline: 31/5/2004 Per informazioni: E.S.PO. Ente Sviluppo Porfido Via S. Antonio 36 38041 Albiano (TN) Internet: www.xfaf.it E-mail: info@Xfaf.it

Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres e Pietre Native International architecture competition selecting and prizing those professionals who, through their work, have better utilized and improved the technical properties and the expression potentials of elements in Granitogres, Marmogres and Pietre Native porcelain grès Scadenza/Deadline: 31/12/2004 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. ++39 0522 9901 (30 linee) Fax ++39 0522 996121/ Fax export ++39 0522 841630 Internet: www.casalgrandepadana.it/ grandprix_quarta.asp E-mail: giullari@casalgrandepadana.it

AGENDA Como Serikos Fashion/Textile Design Award Concorso internazionale di idee per proposte progettuali per la realizzazione di tessuti per l’abbigliamento/International ideas competition for design proposals for the realization of new fashion textiles Scadenza/Deadline: 27/2/2004 Per informazioni: Polo Regionale di Como del Politecnico di Milano Via Valleggio 11 22100 Como Internet: www.design.polimi.it E-mail: incomoda@polimi.it

Faenza (Ravenna) Costruire per un’utenza reale Concorso internazionale per la progettazione di spazi e/o attrezzature indirizzate alla creazione di ambienti con valenza universale e facilmente frequentabili da ogni utente/International competition to project spaces and/or installations for the creation of universal habitats easily frequented by any user Scadenza/Deadline: 16/12 Primo Premio/1st Prize: 5.000 Euro Per informazioni: Gruppo Editoriale Faenza Editrice Via Pier De Crescenzi, 44 48018 Faenza (RA) Tel ++39 0546 670411 Fax ++39 0546 660440 Internet: www.faenza.com E-mail: concorso@faenza.com

Ferrara Premio “Architettura Sostenibile” Fassa Bortolo Il Premio “Architettura Sostenibile”, ideato e promosso dalla Facoltà di Architettura di Ferrara in occasione del Decennale della fondazione e da Fassa Bortolo, nasce dalla volontà di premiare e far conoscere a un ampio pubblico architetture che sappiano rapportarsi in maniera equilibrata con l’ambiente, che siano pensate per le necessità dell’uomo e che siano capaci di soddisfare i bisogni delle nostre generazioni senza limitare, con il consumo indiscriminato di risorse e l’inquinamento prodotto, quelli delle generazioni future/The award “Sustainable Architecture”, created and promoted by the Architecture faculty of Ferrara for the 10th anniversary of foundation and by Fassa Bortolo, wants to prize and to make known to the public architectures well related to the environment, created for man’s needs and capable to satisfy the needs of our generations without limiting, with indiscriminate consumption of resources and pollution, those of future generations Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Segreteria del Premio Via Quartieri 8 44100 Ferrara Tel. ++39 339 4979209 Fax ++39 0546 665150 Internet: www.premioarchitettura.it E-mail: segreteria@xfaf.it

Firenze Made in Tuscany Concorso per prodotti di design destinati alla produzione da parte di ditte del settore dell’arredo operanti in Toscana

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Competition for design objects and furniture that will be produced by companies working in Tuscany Scadenza/Deadline: 16/1/2004 Monte premi/Total prize money: 1.750 Euro Giuria/Jury: Mariella Zoppi, Cinzia Bitossi, Sergio Bianchini, Andrea Branzi, Giampiero Brogi, Flavia Ciatti, Biagio Cisotti, Tito La Porta, Monica Mazzei, Riccardo Misesti, Giuseppe Di Somma, Cristina Morozzi, Marco Porro, Massimo Ruffilli, Maria Benedetta Spadolini, Maria Cristina Tonelli Per informazioni: Expolab Piazzetta Sopra i Ponti 2 Arezzo Tel./fax ++39 0575 27788 Internet: www.expolab.net E-mail: info@expolab.net

Marotta di Fano (Pesaro) Nuova scuola elementare con annessa palestra Concorso di idee per la costruzione di un nuovo edificio per scuola elementare e palestra da realizzare in un’area scolastica in cui insiste una scuola media della prima metà degli anni Ottanta/Ideas competition for a new preliminary school with gymnasium Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Concorso Scuola Elementare+Palestra Tel. ++39 0721 887270

Milano L’intelligenza dei sensi. Superficiinterfaccia per l’ambiente bagno Concorso nazionale di design Scadenza: 16/1/2004 Monte premi: 3.000 Euro Giuria: Alberto Bassi, Manuela Cifarelli, Nicoletta Fontana, Carlo Forcolini, Marc Sadler, Gianluca Sgalippa Per informazioni: Design-Italia Via General Covone 98 20155 Milano Tel. 02 3362035 Internet: www.design-italia.it E-mail: n.dincecco@desig-italia.it

Omegna (Verbania) Nuovo ospedale di 400 posti letto Redazione del progetto preliminare, in località Piedimulera, del nuovo ospedale dell’Azienda, dotato di 400 posti letto/Competition for the preliminary project for the construction in Piedimulera, of the new hospital with 400 beds Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Azienda Sanitaria Locale 14 VCO Via Mazzini 117 28887 Omegna (VB) Tel. ++39 0323 868111 Fax ++39 0323 643020 Internet: www.asl14piemonte.it E-mail: ced@asl14piemonte.it

Roma Utilizzo innovativo del tufo Concorso Internazionale per tesi di laurea, studenti iscritti all’ultimo anno e giovani architetti e ingegneri per progetti che applichino usi innovativi del tufo/International competition for degree thesis, students of the last year and young architects and engineers for innovative applications of tufus stone Scadenza/Deadline: 7/1/2004 Monte premi/Total prize money: 5.750 Euro

Giuria/Jury: Gianfranco Carrara, Carlo De Vito, Ruggero Lenci, Ruggero Martines, Roberto Palombo, Marco Petreschi, Maurizio Sciotti, Silvano Susi, un rappresentante di Cave Riunite (sponsor) Per informazioni: Segreteria Dipartimento Architettura e Urbanistica per l’Ingegneria (DAU) Via Eudossiana 18 00184 Roma Tel. ++39 06 44585916 Fax ++39 06 44585186 Internet: www.ruggerolenci.it E-mail: ruggero.lenci@uniroma1.it

La Celebrazione delle Città Concorso internazionale per proposte progettuali sulle città/International competition for design proposals for the cities Scadenza/Deadline: 26/1/2004 Per informazioni: CNAPPC Sezione Esteri Tel. 06 68699034 Internet: www.archiworld.it sez. NEWS E-mail: esteri.cna@awn.it

Premi per tesi di laurea in Architettura/Legno e Architettura Due concorsi a premi da assegnare a progetti presentati in tesi di laurea relativi a: impiego innovativo del legno nell’architettura strutturale e decorativa; Arte e geometrie dei pavimenti in legno nella storia/Two competitions for degree thesis about: the innovative use of wood in structural and decorative architecture; art and geography of wood pavements in history Scadenza/Deadline: 31/7/2004 Per informazioni: Rocco Sinisgalli Premio “Legno e architettura” Facoltà di Architettura Valle Giulia Via Gramsci 53 00197 Roma Tel. ++39 06 49919291/2 Fax ++39 06 49919290 E-mail: rocco.sinisgalli@uniroma1.it

Siena Nuovo Stadio Comunale a Borgo Vecchio Concorso per la realizzazione del nuovo Stadio Comunale in località Borgo Vecchio/Competition for the realization of the new Municipal Stadium in Borgo Vecchio neighbourhood Scadenza/Deadline: 22/1/2004 Giuria/Jury: Ippolito Pizzetti, Alfredo Pini, Daniele Pini, Giovanni Leoni, Pierre Alain Croset, Alberto Pacciardi, Fabrizio Valacchi Per informazioni: Comune di Siena Fabrizio Valacchi Via di Città 81 53100 Siena Tel. ++39 0577 292338 Fax ++39 0577 292182 Internet: www.comune.siena.it/stadio E-mail: edilconc@comune.siena.it

Terni Premio Europeo Città di Terni per l’Archeologia Industriale Premio internazionale per iniziative volte a stimolare il recupero e il riuso del patrimonio archeologico industriale. Tre sezioni: opere realizzate e operanti di salvaguardia, recupero e valorizzazione del patrimonio archeo-industriale europeo; pubblicazioni riguardanti l’archeologia industriale; tesi di laurea su temi di archeologia industriale International ideas award for the renovation and re-use of former industrial plants. Three sections: realized and functioning works in Europe; publications; degree thesis

Scadenza/Deadline: 31/1/2004 Giuria/Jury: Louis Bergeron, Neil Cossons, Michael Mende, Gino Papuli, Melena Zemankova

Per informazioni: Comune di Terni Internet: www.comune.terni.it/ArcheoBando.pdf

Trento Senior Residence Il tema, oggetto di progettazione, è costituito da una residenza per 60 anziani, all’interno di un aggregato urbano, dotata delle necessarie infrastrutture e ubicata su planimetria, terreno e lotto forniti da Nemetschek in formato Allplan. Sono ammessi solo progetti eseguiti con Allplan FT v16 o successive/The project theme consists of designing a residence for 60 elderly people situated in an urban area and with the necessary infrastructures and based on a site plan provided by Nemetschek in Allplan format. Only projects made using Allplan FT v16 or newer will be accepted Scadenza/Deadline: 31/1/2004 Per informazioni: Nemetschek Italia Via Brennero 322 38100 Trento Internet: www.nemetschek-academy.com

Vicenza Premio internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura International Dedalo Minosse Award for Commissioning a Building Scadenza/Deadline: 31/1/2004 Per informazioni: Assoarchitetti Via Leonardo da Vinci 14 36100 Vicenza Tel./fax ++39 0444 235476 Internet: www.assoarchitetti.it E-mail: dedalominossei@assoarchitetti.it

Lichtenstein Vaduz Ristrutturazione e ampliamento di una casa di riposo L’ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la realizzazione dell’ampliamento e la ristrutturazione della casa di riposo per anziani Haus St. Florin-Vaduz. Inoltre, il programma prevede la costruzione di un centro sociale/The awarding authority is seeking project proposals for the extension and restructuring of the rest home for elderly people Haus St. Florin-Vaduz, the brief calls for the construction of a welfare and social center Scadenza/Deadline: 9/12 Per informazioni: Stiftung Liecht. Alters- und Krankenhilfe Landstra§e 105 LI-9490 Vaduz Tel. ++423 3923050 Fax ++423 3923054 E-mail: office@lak.li

Messico/Mexico Ciudad de Mexico Concorso Arquine 6° Concorso organizzato dalla rivista Arquine per il progetto di un Centro per artisti e studenti nel centro storico di Città del Messico/6th International competition organized by Arquine magazine for the design Artists’ and Students’ Centre in the historical town centre of Mexico DC

187 l’ARCA 103


AGENDA Iscrizione/Registration: 23/1/2004 Consegna/Submission: 12/3/2004 Giuria/Jury: Ricardo Legorreta, Jose Manuel Castillo, Vicente Guallart, Javier Guzmán, Javier Barreiro Cavestany Monte premi/Total prize money: 50.000 Pesos M

Per informazioni: Revista Arquine Claudia Salgado Tel. ++52 55 52082289 Fax ++52 55 55147012 Internet: www.arquine.com E-mail: editorial@arquine.com

Peru Lima Macchu Picchu 2004 Concorso internazionale per la realizzazione di un lodge per ospitare i locali e i turisti che visitano Macchu Picchu/International competition for a lodge for local and foreign tourists who wish to stay overnight in Macchu Picchu Iscrizione/Registration: 15/1/2004 Consegna/Submission: 30/1/2004 Monte premi/Total prize money: US$ 8,500 Giuria/Jury: John Pawson, Frederick Cooper and Emilio Soyer Per informazioni: MP 2004 Competition Alfredo Queirolo, Jr. José del Llano y Zapata 173/ Office 1. Lima 27 Intrenet: www.arquitectum.com/cinternacional/ machupicchu.htm E-mail: mp2004@arquitectum.com or arquitectum@terra.com.pe

Svizzera/Switzerland Lucerna Schindler Award Concorso teso a sollecitare una maggiore sensibilità nei confronti dei diversamente abili. Tema progettuale: sistemazione del Parvis de Saint Gilles e del Carré de l’Ancien Hotel des Monnaise nel distretto 19 di Bruxelles/Competitions aimed to promote a new sensibility towards the disabled people. The theme is the requalification of Parvis de Saint Gilles and Carré de l’Ancien Hotel des Monnaise in Brusselles Scadenza/Deadline: 30/6/2004 Per informazioni: Schindler Management Corporate Communications Zugerstrasse 13 CH-6031 Ebikon/Luzern Internet: www.schindleraward.com

USA New York Groen Hoek: The East River Community Boathouse Competition Concorso internazionale di idee per il progetto di una casa-barca per la comunità di Greenpoint a Brooklyn International ideas competition to design a boathouse for the community of Greenpoint in Brooklyn Scadenza/Deadline: 5/12 Per informazioni: AIA New York Internet: www.aiany.org/committees/ emerging/competition/index.html E-mail: enya@aiany.org

Metropolis Next Generation Prize Premio per idee di design che migliorino la vita quotidiana o l’ambiente

104 l’ARCA 187

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Prize for design ideas benefiting people and the environment Scadenza/Deadline: 15/12 Monte premi/Total prize money: 10,000 US$ Per informazioni: Laurie Manfra Metropolis Magazine 61 West 23rd Street, 4th floor New York, NY Tel. ++1 212 8862519 Internet: www.metropolismag.com/nextgen E-mail: lmanfra@metropolismag.com

Palisade Mountain (California) Rifugio alpino: Palisades Glacier Mountain Hut Gli enti banditori intendono raccogliere proposte progettuali per la realizzazione di un campo base da 60-80 persone, presso il ghiacciaio della Palisades Mountain. La qualità del progetto vincitore dovrà risultare un prototipo per questa tipologia di strutture. Costo di costruzione: 1.500.000 $/International competition for the design of a 60 to 80-person wilderness base camp facility for overnight stays. The competition project site is near the trailhead leading to the Palisade Glacier in the Sierra Nevada Mountains of Central California. The winning design and its construction will have an international impact as a prototype for facilities that may be constructed in other parts of the world. In addition to the competition prize money, it is expected that the winning design team will enter into a contract offering professional compensation for this commission. The expected construction budget will be in the range of 1.5 million dollars Scadenza/Deadline: 5/12 Per informazioni: The University of California, Berkeley, College of Environmental Design Internet: www.ced.berkeley.edu/prizes_awards/mou nthut/competition_overview.htm E-mail: hut@uclink.berkeley.edu

San Francisco Interfaith Sacred Space. Luoghi di culto confortevoli, sicuri, rispettati Attraverso questa manifestazione l’ente banditore intende raccogliere delle proposte progettuali per la realizzazione di un luogo per il culto religioso, che sia confortevole, sicuro e rispettato, e intende altresì intavolare sulla base del concorso, un discorso al livello globale sull’approccio compositivo nei confronti dello spazio sacro/Through this competition the awarding authority wants to collects project proposals for the construction of a religious cult site, comfortable, safe and respected Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: AIA San Francisco Chapter 130 Sutter Street, Suite 600 San Francisco CA 94104 Internet: www.uri.org/designcomp E-mail: InterfaithComp@aol.com

White Salmon The Leading Edge Student design competition Concorso per studenti per il rogetto di un edificio amministrativo e di un asilo per la comunità di Palm Desert, California/Student competition for the design of an administration Building and a Child Care Center for the community of Palm Desert, California

Iscrizione/Registration: 2/4/2004 Consegna/Submissoin: 11/6/2004

Per informazioni: Maggie Johnson 2003-2004 Leading Edge Student Design Competition P.O.Box 653 (USPS) 142 E. Jewett Blvd. White Salmon, Washington 98672 Tel. ++1 509 4934468 x10 Fax ++1 509 4934078 Internet: www.leadingedgecompetition.org E-mail: mjohnson@newbuildings.org

Web Bombay Sapphire Martini Art Student Collection Concorso on line bandito dalla Martini & Rossi, riservato agli studenti di design e architettura delle Scuole e Università italiane per la realizzazione di un bicchiere da collezione in vetro che sia un’interpretazione del classico calice da Martini Cocktail ispirato al gin Bombay Sapphire e alla sua famosa bottiglia azzurra Scadenza: 15/1/2004 Monte premi: 9.000 Euro Giuria: Aldo Cibic, Carlo Ducci, Rosa Tessa, Peter Heilbron, Virginio Briatore Per informazioni: Internet: www.aedo-to.com/workshop/ competition_workshop_view.php?wid=18 E-mail: bombay@aedo-to.com

Concorso di industrial design 200304 DuPont Imagineering Awards Tema del concorso “Confort e funzionalità a casa”, dedicato alla progettazione con i tecnopolimeri Theme of the competition: “Comfort and functionality at home” dedicated to projects made with tecnopolimery Scadenza/Deadline: 31/3/2004 Consegna/Submission: 31/5/2004 Monte premi/Total prize money: 10,000 Euro Per informazioni: Dupont Internet: www.dupont-imagineering.com Fax ++39 02 27300558 Chiara Pellegrini E-mail: chiara.pellegrini@dupont.com

Affidamenti

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Italia/Italy Alliste (Lecce) Elenco professionisti L’ente intende procedere alla predisposizione dell’elenco dei professionisti idonei per il conferimento di incarichi (per i settori specificati entro il limite di onorari entro i 40.000 Euro, senza prevedere limiti temporali). Gli elenchi saranno composti dalle seguenti distinte e in tipologie di lavori: opere stradali e infrastrutturali; edilizia civile; restauro beni architettonici; progettazione strutturale; progettazione impiantistica, ambiente (parchi, recupero ambientale, impianti depurativi, ecc.)

Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Alliste Piazza Municipio 73040 Alliste (LE) Internet: http://web.tiscalinet.it/comunealliste

Brescia Elenco professionisti: indagini geognostiche L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di indagini geognostiche relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: progettazione degli impianti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n.109/1994, gli incarichi di progettazione degli impianti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: pratiche catastali L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di pratiche catastali relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: progettazione delle strutture portanti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di progettazione delle strutture portanti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica referente: Sig.ra Romelli Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: coordinamento in materia di sicurezza L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di coordinamento in materia di sicurezza e di salute durante la progettazione dell’opera (CSP) e la realizzazione dell’opera (CSE) relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica referente: Sig.ra Romelli Tel. 030 2117760

Castelfiorentino (Firenze) Elenco professionisti L’ente intende procedere alla predisposizione dell’elenco dei professionisti idonei per il conferimento di incarichi al di sotto di 40.000 Euro, per la progettazione, direzione lavori e consulenza in materia di Lavori Pubblici inseriti nel programma triennale 2001/2003 delle opere pubbliche Scadenza: 31/12

AGENDA Per informazioni: Comune di Castelfiorentino Piazza del Popolo 1 Tel. 0571 6861 Internet: www.comune.castelfiorentino.fi.it E-mail: info@comune.castelfiorentino.fi.it

Cremona Elenco per l’affidamento di incarichi di consulenza L’ente banditore intende procedere alla formazione di un elenco di soggetti, diviso per competenze professionali, da cui attingere per l’affidamento di eventuali incarichi di consulenza. L’elenco sarà suddiviso secondo tipologie di prestazioni professionali, quali: a) Ingegneria civile; b) Ingegneria idraulica; c) Ingegneria urbanistica; d) Ingegneria ambientale e territoriale; e) Ingegneria gestionale; f) Ingegneria navale; g) Ingegneria dei trasporti (Sfruttamento vie d’acqua, trasporto merci, turistico); h) Ingegneria meccanica; i) Ingegneria elettronica; j) Ingegneria elettrotecnica; etc. Scadenza: 11/2/2006 Per informazioni: Azienda Regionale per i porti di Cremona e Mantova Via della Conca 3 26100 Cremona Tel. 037 2592011 Fax 037 2592048 Internet: www.po-seaway.com

Cuneo Elenco professionisti Formazione di elenchi di professionisti per l’affidamento di incarichi professionali inferiori A euro 100.000,00 (art. 17 c. 12 della Legge n. 109/1994 e s.m.i. e art. 62 c.1 del D.P.R. 554/1999 e s.m.i.). Gli incarichi riguardano le seguenti tipologie di prestazioni: Attività di progettazione e direzione lavori, analisi, studi, elaborazioni di piani propedeutici per la realizzazione di opere pubbliche, progettazione, direzione e contabilità dei lavori, supporto tecnico-amministrativo consulenza in genere Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di Cuneo Corso Nizza 21 12100 Cuneo Tel. 0171 445111 Fax 0171 698620 Internet: www.provincia.cuneo.it

Feltre (Belluno) Elenco professionisti per il comune di Feltre (gestione del patrimonio) Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000,00 Euro. L’elenco avrà validità per tutte le opere comprese nel piano triennale delle opere pubbliche 2003-2005 e per quanto attiene alla tipologia d) ed e) per tutte le eventuali esigenze relative alla gestione del patrimonio Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Elenco professionisti per il comune di Feltre (opere edili; restauro; arredo urbano) Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000,00 Euro.

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L’elenco avrà validità per tutte le opere comprese nel piano triennale delle opere pubbliche 2003-2005, con riguardo alle seguenti categorie: opere edili; opere di restauro; arredo urbano; impianti tecnologici civili; impianti sportivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a Euro 100.000,00 (progettazione - supporto tecnico) Inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a Euro 100.000,00 per le seguenti tipologie di prestazione: 1) progettazione e/o direzione lavori; 2) supporto tecnico - amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a Euro 100.000,00 (coordinamento sicurezza collaudi) Inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a Euro 100.000,00 per le seguenti tipologie di prestazione: 1) coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione; 2) collaudatore statico; 3) collaudatore tecnico amministrativo; 4) rilievi topografici; 5) frazionamenti e pratiche catastali; 6) perizie geologiche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Firenze Bonifica del fiume Merse Completamento del piano della caratterizzazione approvato dal Commissario Regionale per la bonifica del fiume Merse (con decreto n. 4449 del 24.7.2003), la redazione del progetto preliminare e definitivo, degli interventi di bonifica del fiume Merse divenuti necessari a seguito della fuoriuscita d’acqua dalla ex miniera di Campiano nel Comune di Montieri. Importo complessivo stimato dell’intervento: 3 800 000,00 Euro Scadenza: 8/1/2004 Per informazioni: Regione Toscana Ufficio Commissario Regionale per la Bonifica del Fiume Merse Dipartimento Politiche Ambientali e Territoriali, Servizio Responsabile: Servizio Rifiuti e Bonifiche Via di Novoli 26 50127 Firenze Tel. 055 4383919 Fax 055 4383922 Internet: www.rete.toscana.it E-mail: commissario.merse@mail.regione.toscana.it

Manziana (Roma) Elenco professionisti L’ente intende formare un Albo di Professionisti da utilizzare per servizi attinenti l’architettura e l’ingegneria, il cui importo stimato sia inferiore ai 100.000,00 Euro (ai sensi e per gli effetti dell’art. 17 comma 12 della legge 109/94) Scadenza: 31/12

Per informazioni: Comune di Manziana - Area lavori pubblici e ambiente L.go G.Fara 00066 Manziana (Roma) Tel. 06 9963672 Fax 06 99674021 Internet: www.comunedimanziana.it

Massarosa (Lucca) Elenco professionisti. Comune di Massarosa Progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, assistenza alla d.l., contabilità, collaudo, coordinamento per la sicurezza, consulenze calcoli in c.a., strutture, relazioni e geologiche e geotecniche, rilievi,studi di impatto ambientale, e qualsiasi altra prestazione professionale tecnicoamministrativa necessaria per la realizzazione di opere pubbliche. Importo: 40.000 euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Massarosa Piazza Taddei 1 55054 Massarosa (LU) Tel. 0584 979315-979317 Fax 0584 979300 Internet: www.comune.massarosa.lu.it E-mail: info@comune.massarosa.lu.it

Padova Elenco professionisti per l’Università degli Studi di Padova L’Università degli Studi di Padova intende costituire un elenco di professionisti, da individuarsi fra i soggetti di cui all’art. 17, comma 12, Legge 109/94 e s.m.i. dal quale eventualmente attingere per l'affidamento fiduciario degli incarichi professionali di importo stimato inferiore ai 100.000 euro per i servizi attinenti all'architettura ed all’ingegneria anche integrata e gli altri servizi tecnici concernenti la redazione del progetto preliminare, del progetto definitivo ed esecutivo nonché le attività tecnico-amministrative connesse alla progettazione e all’esecuzione dei lavori di interesse dell’Ateneo. L’elenco riguarderà, principalmente, le seguenti tipologie di incarichi: Progettazione architettonica ed edilizia; Progettazione strutturale; Progettazione impiantistica; Direzione Lavori e/o assistenza ai lavori nei cantieri; Coordinamento per la progettazione e/o per l’esecuzione dei lavori Scadenza: 31/12

Scadenza: 29/4/2005

Per informazioni: Agenzia Umbria Ricerche Via M.Angeloni, 78 06124 Perugia Tel. 075 5045805

Elenco professionisti Il presente bando intende istituire un Elenco di Soggetti Esperti, Long List, per la fornitura di servizi consulenziali pre e post costituzione di imprese ai destinatari delle Misure previste dalla Sovvenzione Globale. Settori per i quali si richiedono prestazioni di consulenza: Engeenering, Progettazione, Pianificazione e controllo, Produzione e tecnologia, Organizzazione delle risorse umane, Marketing e pubblicità, Sistemi informatici, Ambiente e territorio, Sicurezza, Certificazione qualità, Welfare Scadenza: 30/6/2004 Per informazioni: Consorzio Novaumbria Via Don Bosco 11 06121 Perugia Internet: www.regione.umbria.it

Pomezia (Roma) Elenco di professionisti Formazione di un elenco di professionisti abilitati ai fini dell’affidamento di incarichi professionali per servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Pomezia Piazza Indipendenza 1 00040 Pomezia (RM) Tel. 06 91146251 Fax 06 91146236

Savona 8 incarichi per i servizi tecnici professionali con importi presunti inferiori a 100.000 euro Il Comune di Savona intende procedere all’affidamento degli incarichi per i servizi tecnici professionali attinenti all’architettura e all’ingegneria dei lavori pubblici inseriti nell’elenco annuale 2003 di seguito indicati: 1- Sistemazione dell'area esterna del Complesso di San Giacomo; 2- Consolidamento strutture murarie dell’edificio di via Sansoni; 3- Rifacimento copertura e interventi di consolidamento di palazzo Pozzobonello; 4- Sistemazione degli alvei, attraversamenti e arginature dei corsi d’acqua; 5- Adeguamento impianti elettrici Stabili Comunali; 6- Messa in sicurezza Chiesa di S. Spirito a Zinola; 7- Sistemazione parcheggio Sacro Cuore; 8- Sistemazione aree di pertinenza edificio presso ex centrale Enel Lavagnola Scadenza: 31/12

Per informazioni: Servizio Amministrazione e Segreteria dell’Area Tecnica Edilizia dell'Università di Padova Tel. 049 8273254 Fax 049 8273269

Per informazioni: Comune di Savona Corso Italia 19 17100 Savona Tel. 019 8310236 Fax 019 8310607 Internet: www.comune.savona.it

Perugia

Treviso

Elenco professionisti L’Aur istituirà una Banca dati di tipo aperto per consulenti e collaboratori (persone fisiche) all’interno della quale individuare i soggetti ai quali conferire, in relazione al manifestarsi di specifiche necessità, incarichi di consulenza e collaborazione in varie forme contrattuali

Elenco professionisti presso la Provincia di Treviso Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore ad Euro 100.000, per le seguenti tipologie di prestazione: a) progettazione e/o direzione lavori; b) supporto tecnico-amministrativo

187 l’ARCA 105


AGENDA alla progettazione e/o alla direzione lavori: c) supporto agli atti di pianificazione stradale; d) coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione; e) collaudatore statico; f) collaudatore tecnico-amministrativo; g) rilievi topografici; h) visure catastali e presso l’Agenzia del Territorio - Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali; i) perizie di stima; j) indagini geognostiche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di Treviso Settore Lavori Pubblici-Viabilità Viale Cesare Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656329 Fax 0422 656124

Varese Elenco di professionisti e società: mappatura su ampia scala del registro fondiario (catasto). Ispra Formazione di un elenco di professionisti e società per: Studi intesi a valutare la messa in opera di programmi di mappatura su ampia scala e programmi del registro fondiario (catasto) nell’Unione Europea e nei Paesi candidati Scadenza: 11/4/2005 Per informazioni: Commissione Europea, Direzione generale Centro comune di ricerca Sede di Ispra, Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini, unità Supporto di gestione Att: F. Graham 21020 Ispra (VA) Tel. 0332 789154 Fax 0332 786243

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

+ europaconcorsi

Italia/Italy Savona Palazzo della Sibilla/Complesso di Priamar Giulio II: Principe della Chiesa, politico e mecenate 25/3/2004-27/3/2004 Per informazioni: Segreteria per le Celebrazioni del Cinquecentenario di Giulio II Via Ambrogio Aonzo 9 17100 Savona Tel./fax ++39 019 808069 E-mail: segreteria@giuliosecondo.it

Spagna/Spain Castellón Camara de Comercio Qualicer 04 Congresso mondiale sulla qualità della ceramica/World congress on ceramic tile quality 7/3/2004-10/3/2004

Per informazioni: Segreteria del Congresso Camara Oficial de Commercio, Industria y Navegación Avenida Hermanos Bou 79 12003 Castellón Tel. ++34 964 356500 Fax ++34 964 356510 Internet: www.qualicer.org E-mail: qualicer@camaracs.es

Svizzera/Switzerland St.Moritz Survretta House International Design Summit 18/12-20/12

Per informazioni: Raymond Loewy Foundation St.Moritz Design Summit Bergstrasse 50 CH 8032 Zurich Tel. ++41 1 2686300 Fax ++41 1 2686301 Internet: www.raymondloewyfoundation.com E-mail: info@raymondloewy.ch

Turchia/Turkey Finlandia/Finland Kuopio Music Centre ILCDES 2003: 2nd International Symposium Integrated Life Time Engineering of Buildings and Civil Infrastructures 1/12-3/12 Per informazioni: RIL-Association of Finnish Civil Engineers Internet: www.ril.fi

India Mumbai Rizvi College of Architecture 6th International Conference Humane Habitat Association 30/1/2004-1/2/2004

Per informazioni: Akhtar Chauhan ICHH Secretariat Rizvi College of Architecture Off Carter Road, Bandra (West), Mumbai 400 050, India Tel. ++91 22 26050624/26044196 Fax ++91 22 26002744 Internet: www.humanehabitat.org E-mail: ichh2004@humanehabitat.org

106 l’ARCA 187

Gazimagusa/North Cyprus Eastern Mediterranean University Medi-Triology: time to speak Simposio internazionale International Symposium 12/4/2004-16/4/2004 Per informazioni: Tel. ++90 392 63027017/6302588/ 6302041 Fax ++90 392 3650918 Internet: www.emu.edu.tr/medi3ology E-mail: medi3ology@emu.edu.tr

USA Colorado Springs Doubletree Hotel International Conference on Environmental Systems 19/7/2004-22/7/2004 Per informazioni: Society of Automotive Engineers Internet: ww.sae.org

Per informazioni: American Institute of Aeronautics and Astronautics Internet: www.aiaa.org

Sarasota City Hall The Healthy Community & the Built Environment 15/3/2004-19/3/2004 Call of paper Deadline: 20/11

Per informazioni: Suzanne H.Crowhurst Lennard Program Committee Chair IMCL Conferences PO Box 7586 Carmel, CA 93921 Fax ++1 831 6245126 Internet: www.livablecities.org E-mail: Suzanne.Lennard@livablecities.org

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Nice Forum Pierre Falocci architecte 6/11-28/1/2004

Orléans Frac Centre Archilab 2004 2/10/2004-2/12/2004

Parigi VIA Design et Sport 26/10-31/12

Graz Haus der Architektur Grazland. Changing Cities Fino al/through 19/12

Vienna MAK Gilbert Bretterbauer, Textile World 5/11-10/1/2004 Architekturzentrum How to build? The Modernist Book. Architecture of the 20th century from the Marzona Collection 9/10-2/2/2004

Belgio/Belgium Ghent Design Museum 100th Anniversary of the Museum 15/12-29/2/2004

Danimarca/Denmark

Copenhagen Danish Design Center The Danish Design Prize 2003 1/11-7/12 Alessi Towers 12/11-12/4/2004

Francia/France

Orlando

Marseille

Rosen Plaza Hotel Habitation 2004-Conference on Space Habitation Research and Technology Development 4/1/2004-7/1/2004

Fort Saint-Jean Parlez-moi d’Alger: Marseille/Alger au miroir des mémoires 9/11-15/3/2004

Italia/Italy

Olanda/Holland

Bologna

Groningen

Otto Gallery Satyendra Pakhalé: Design by Heart 18/10-31/1/2004

Groninger Museum Adco Pottery 21/6-1/2/2004

Ceggia (Venezia) Galleria Progetto Contemporaneo Werner Tscholl: architetture 1993-2002 20/10-6/12

Firenze

Rotterdam NAI Close to the Future: The Asymptote Experience 27/9-18/1/2004 The Unknown Leningrad: Constructivism in a Classical City 1925-1932 20/9-18/1/2004 Twelve Buildings by Neutelings Architects 28/11-29/2/2004

Istuto degli Innocenti Mies van der Rohe: Architecture and Design in Stuttgart, Barcelona, Brno 18/10-18/12

G-Module Lisa Roy. Photographs 23/10-20/12

Genova

Losanna

Palazzo Ducale Bilbao a Genova, La cultura cambia le città 11/10-11/1/2004

Ecole d’architecture Pantin, Montrouge, Boulonge-Billancourt, Meudon-la-Forêt: Fernand Pouillon architecte 3/12-21/12004

Centre Méridional de l’Architecture del la Ville Paysages ruraux et urbains de l’Algérie précoloniale – L’Algérie Contemporaine 25/10-21/1/2004

Germania/Germany Berlin Aedes West Juul & Frost Architects, Copenhagen: Signatur 7/11-7/12 Neue Nationalgalerie Rem Koolhaas und OMA 15/11-20/1/2004

Frankfurt am Main DAM Leicht Weit light structures, Jeorg Schlaich Rudolf Bergermann 2/11-15/2/2004

Weil am Rhein Vitra Design Museum Marcel Breuer – Design and Architecture 13/9-25/4/2004

Milano Triennale Piero Portaluppi 23/9-21/12 Quotidiano sostenibile. Scenari di vita urbana 23/9-21/12 Colore 30/9-21/12 Acqua da bere 30/9-11/1/2004 Civiltà dell’abitare: l’evoluzione degli interni domestici europei 17/10-21/12 Galleria Antonia Jannone Armodio: venti per quindici 18/11-18/12 Fabbrica del Duomo ...E il Duomo toccò il cielo 24/10-30/1/2004

Napoli Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Premio Luigi Cosenza: i vincitori 26/11-31/12

Roma

Arken Museum for Moderne Kunst Oscar Niemeyer 27/9-11/1/2004

+ europaconcorsi

Galerie d’Architecture Dusapin & Leclercq Architectes: Villes Affectives, villes effectives 7/11-6/12

Toulouse Austria

AGENDA

Gran Bretagna/Great Britain London

MACRO Odile Decq 27/9-4/1/2004

Design Museum Somewhere Totally Else European Design Biennial 26/9-11/1/2004 The SmithsonsHouse of tomorrow to a house for today 6/12-29/2/2004

MAXXI Inaugurazione 2/12 Mobilitaly 2/12-8/2/2004

The Royal Academy Illuminating the Renaissance 28/11-22/2/2004

Palazzo Barbaran da Porto Vincenzo Scamozzi intellettuale architetto (1548-1616) 7/9-11/1/2004

Victoria and Albert Museum Zoomorphic (Architecture) 18/9-4/1/2004 British Craft Council Collect 20/2/2004-23/2/2004

Vicenza

Basilica Palladiana Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura 14/5/2004-11/7/2004

Svizzera/Switzerland

Lugano Museo Cantonale d’arte La cultura architettonica italiana in Russia da Caterina II ad Alessandro I 5/10-11/1/2004 Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia Neoclassica 5/10-2/2/2004

Mendrisio Archivio del Moderno Accademia di Architettura Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia Neoclassica 5/10-2/2/2004

Zurigo Federal Institute of Technology Daniele Marques: Schulhaus Villa Thérèse, Fribourg 30/10-19/12 Gottfried Semper (1803-1879) 1/11-25/1/2004 Metron 4/12-22/1/2004 Conzett Bronzini Gartmann 11/12-12/2/2004 Concours Lausanne Jardins 2004 15/1/2004-11/3/2004

USA

Dayton

Innsbruck

Art Institute Eye on Architecture Fino al/through 2/4/2004

Fair Art Innsbruck 27/2/2004-1/3/2004

Denver

Vienna

Art Museum 20th Century Design: Breaking All the Rules Fino al/through 31/12

Kunstforum Roy Lichtenstein 11/12-7/3/2004 KunstHausWien Arik Brauer, don’t shoot the flowers...! 11/9-18/1/2004

New York Cooper-Hewitt Design Museum National Design Triennial: Inside Design Now 22/4-25/1/2004 The Museum of the City of New York Harlem Lost and Found 3/5-4/1/2004 The Metropolitan Museum of Modern Art Significant Objects from the Modern Design Collection Fino al/through 25/4/2004 Arthur Ross Gallery-Columbia University Jean Prouvé: The Nomadic Structures 12/9-23/4/2004 Austrian Culture Forum Housing Vienna-Architecture for Everyone 23/10-6/12 DIA Chelsea Prototype: Jorge Pardo Fino al/through 11/1/2004 Material ConneXion Douglas Fitch: Amalgamation 2710-9/1/2004

Princeton University Museum The Italian Renaissance City Fino al/through 11/1/2004

San Francisco SFMoMA Fantasy and Function: The Furniture of John Dickinson 26/6-7/3/2004

Washington National Building Museum Up, Down, Across: Elevators, Escalators, and Moving Sidewalks 12/9-18/4/2004 Installation in Masonry 18/10-4/4/2004

Mostre d’arte Art Exhibitions

Boston MFA The Maker’s Hand, American Studio Furniture, 1940-1990 12/11-8/2/2004

Chicago Art Institute Aerospace Design: The Art of Engineering from NASA’s Aeronautical Research 2/8–8/2/2004

MOSTRE D'ARTE/ART EXHIBITIONS

Austria Graz Kunsthaus Graz Einbildung, Das Wahrnehmen in der Kunst 24/10-20/1/2004

MAK Hermann Kosel, The Holy Everyday 1/10-11/1/2004 Gilbert Bretterbauer: Textile World 5/11-10/1/2004 Skip Arnold,835 North Kings Road 16/10-4/1/2004 Otto Muehl, Life’s a work of art 26/11-4/1/2004 Yearning for Beauty: 100th Anniversary of the Wiener Werkstätte 10/12-773/2004 Kunsthaus Arik Brauer, “Don’t shoot the blue flowers…!” 11/9-18/1/2004

Belgio/Belgium Bruxelles Artiscope Enrico T.De Paris 20/11-13/2/2004

Canada Montreal Museum of Fine Arts Global Village: The 60s 2/10-18/1/2004 James Wilson Morrice and His Approach to the European Landscape 23/10-29/2/2004 Renaissance to Rococo 30/9-19/12

Danimarca/Denmark Arken Arken Museum Helmuth Newton 13/9-18/1/2004

Humlebaek Louisiana Musuem Roy Lichtenstein 22/8-11/1/2004 Thomas Demand 10/10-14/12 Kingdoms of the Sun: Pre-Columbian Art from the Wessel Bagge Collection 12/11-8/2/2004

Francia/France Carquefou Frac Christelle Familiari-Attraction 27/11-15/2/2004

187 l’ARCA 107


AGENDA

+ europaconcorsi

Chantilly

Paris

Pau

Portsmouth

Musée Condé Albrecht Dürer (1471-1528) et la gravure allemande 24/9-5/1/2004

Centre Pompidou Pierrette Bloch 25/9/2002-31/12 La culture pour vivre, de Georges Braque à Aurélie Nemours 25/9/2002-30/12 Roni Horn 1/10-5/1/2004 Robert et Sonia Delaunay, Donation Sonia et Charles Delaunay 1/10-5/1/2004 Richard Deacon à l’atelier Brancusi : Passage de la Mer Rouge 1/10-19/1/2004 Sophie Calle. M’as-tu vue L’invention du Monde 22/10-8/3/2004

Musée du château Eugène Devéria, peintre d’histoire 28/11-1/3/2004

Aspex Visual Arts Trust/Gallery The Garden of Eden – Faisal Abdu’ Allah 8/11-20/12

Dijon Musée des Beaux Arts Rembrant et son école 24/11-8/3/2004

Fontainebleau Musée du château Animaux d’Oudry. Collection des princes de MecklembourgSchwerin 8/10-5/1/2004

Grenoble Magasin Olaf Breuning 19/10-4/1/2004 Musée de Grenoble Thomas Schütte 25/10-25/1/2004

Ivry Le Crédac La partie continue 14/11-21/12

Le Cateau-Cambresis Musée Matisse Matisse et l’arbre Fino al/through 11/1/2004

Lille Musée d’art moderne Lille Métropole Robert Filliou, génie sans talent 6/12-30/3/2004

Lyon Biennale d’art contemporain de Lyon: C’est arrivé demain 18/9-4/1/2004

Malmaison Musée du Château Les peintres de l’impératrice Joséphine 15/10-26/1/2004

Marseilles Musée des Civilisations de l’Europe et de la Mediterranée Parlez-moi d’Alger: Alger-Marseille, sept siècles de magnétisme 7/11-15/3/2004

Mentone Palais de l’Europe Jean Cocteau: Vie intime et sensibilité 18/10-31/1/2004

Nice Musée d’art moderne et contemporain Margaret Michel/Bernard Venet 31/10-7/12 Musée de Paleonthologie Humaine Les femmes préhistoriques: Eves et rêves, le retour Fino al/through 24/2/2004

108 l’ARCA 187

Grand Palais Gauguin-Tahiti 4/10-19/1/2004 Edouard Vuillard 25/9-5/1/2004 Musée du Louvre Tanagra 19/9-5/1/2004 L’esprit créateur de Pigalle à Canova: terres cuites européennes 1740-1840 19/9-5/1/2004 Musée National Picasso “On est ce que l’on garde!” Les Archives Picasso 21/10-19/1/2004 Jeu de Paume Zao Wou Ki 14/10-7/12 L’Oeil de Simenon 23/12-22/2/2004 Nam June Paik-Kim Tschang Yeul 22/12-22/2/2004 Fondation Cartier Othoniel : Crystal Palace Daido Moriyama 31/10-11/1/2004 Odorama 13/11-18/12 Musée d’Orsay Les origines de l’abstraction 3/11-23/2/2004 Maison de La Culture du Japon Hommes et Robots : de l’utopie à la realité 28/10-31/1/2004 Musée National des Arts AsiatiquesGuimet Confucius 28/10-9/2/2004 Musée du Luxembourg Botticelli, da Lorenzo il Magnifico e savonarola 1/10-22/2/2004 Institut du Monde Arabe De Delacroix à Renoir. Peintres et photographes en Algérie 8/10-18/1/2004 Centre National de la Photographie Philip-Lorca di Corcia 14/1/2004-22/3/2004 Hugues Reip 14/1/2004-16/2/2004 Omer Fast 25/2/2004-22/3/2004 Orlan 7/4/2004-28/6/2004

Saint-Remy De Provence Centre d’Art Présence Van Gogh Sculptures du 20ème siècle: le bois Fino al/through 30/12 Hommage à Vincent Van Gogh: le maître des couleurs Fino al/through 30/12

Sèvres Musée de Céramique La faïence en Europe au XVII sièle 19/11-16/2/2004

Germania/Germany

St-Yves Tate Pier Arts Centre Collection 8/2-25/1/2004 Alan Davie 25/10-25/1/2004

Italia/Italy Alba (Cuneo) Fondazione Ferrero Tesori dal Marchesato Paleologo 19/10-8/12

Bonn

Aosta

Kunst-und austellungshalle der BRD Azteken 26/9-11/1/2004 Sebastiao Salgado 14/11-12/2004 Georg Baselitz 2/4/2004-11/7/2004

Biblioteca Regionale Tema libero 27/10-18/1/2004

Frankfurt am Main Schirn Kunsthalle Dream Factory Communism: The visual culture of the Stalin Era 24/9-4/1/2004

Gran Bretagna/Great Britain

Museo Archeologico Art Déco in Italia 5/12-13/4/2004 Centro Saint Benin André Derain: La Forma Classica 19/12-21/3/2004

Arezzo Oratorio dei SS Lorentino e Pergentino Ottocento ad Arezzo: La Collezione Bartolini 19/10-18/1/2004

Liverpool

Bassano del Grappa (Vicenza)

Tate Art, Lies and Videotape: Exposing Performance 14/11-25/1/2004 Mike Kelley: The Uncanny 20/2/2004-3/5/2004

Museo Civico Canova 22/11-12/4/2004

London Tate Britain Special Display: A Century of Artists’ Film in Britain 19/5-18/4/2004 Lynn Chadwick 15/9-2/3/2004 Turner and Venice 9/10-11/1/2004 Turner Prize 2003 29/10-18/1/2004 Tate Modern Sigmar Polke: History of Everything 2/10-4/1/2004 The Unilever Series: Olafur Eliasson 16/10-21/3/2004 Common Wealth 22/10-28/12 National Gallery Bill Viola: Tha Passions 22/10-4/1/2004 Thomas Jones in Italy 12/11-15/2/2004 Estorik Collection Cinema Italia: Classic Italian Film Posters 17/10-25/1/2004 Victorian and Albert Museum Gothic: Art for England 1400-1547 9/10-18/1/2004

Belluno Palazzo Crepadona Da Van Gogh a Picasso. Capolavori del diseno francese del XIX e XX secolo dal County Museum of Art di Los Angeles 11/10-7/3/2004

Bergamo Galleria d’arte moderna e contemporanea Paul Morrison: Saxifraga Fino al/through 30/9 Accademia Carrara Fra’ Galgario. Le seduzioni del ritratto nel ‘700 europeo 2/10-11/1/2004

Besana Brianza (Milano) Villa Filippini Picasso, Fontana, Sassu: arte ceramica da Albissola a Vallauris 25/10-21/12

AGENDA Palazzo Saraceni Arte ad alta tensione-Due generazioni di Futuristi 23/10-20/12

Bolzano Museion Eija-Liisa Ahtila 21/9-4/1/2004

Bondeno (Ferrara) Pinacoteca Civica Le retoriche dell’Eros 16/11-15/2/2004

Busto Arsizio (Varese) Fondazione Bandera per l’Arte Ernesto Treccani e gli artisti di “Corrente” 25/10-29/1/2004 Il “Progetto Libro” 18/10-30/5/2004

Cantù (Como) Galleria del design e dell’arredamento Lucio Fontana e il mosaico di Cantù 26/10-26/1/2004 Omaggio a Gegia e Marisa Bronzini 26/10-26/1/2004

Caserta Reggia Segni del Novecento. La donazione Neri Pozza alla Fondazione Giorgio Cini, disegni, libri illustrati, incisioni 8/12-31/1/2004

Conegliano (Treviso) Palazzo Sarcinelli Da Corot a Monet: opere impressioniste e post-impressioniste 12/10-7/3/2004

Faenza (Ravenna) Museo Internazionale della ceramica 53ª Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea 24/5-31/12

Ferrara Palazzo dei Diamanti Rauschenberg 29/2/2004-6/6/2004

Firenze Casa Buonarroti Daniele da Volterra amico di Michelangelo 30/9-12/1/2004 Biblioteca Nazionale Centrale Figurare la parola: editoria e avanguardia artistica del ‘900 nel Fondo Bertini 17/10-31/3/2004

Bologna

Gallarate (Varese)

L’Ariete Arte Contemporanea I crimini dell’amore: Da Crepax all’Ultrapop 10/1/2004-5/2/2004

Civica Galleria d’Arte Moderna Enzo Nenci 30/11-11/1/2004

Galleria d’Arte Fondantico Incontro con la Pittura 11. Omaggio alla Pittura Emiliana Dipinti dal XVI al XIX sec. 8/11-31/1/2004

Genova Palazzo Ducale Bilbao a Genova-Genova a Bilbao 11/10-11/1/2004

+ europaconcorsi

Museo d’arte contemporanea di Villa Croce Il viaggio dell’uomo immobile. Diciotto stanze d’artista per un percorso nell’immaginario 29/10-1/2/2004

Legnano (Milano)

Foro Boario Da Modigliani al contemporaneo: scultura dalle collezioni Guggenheim 29/11-7/3/2004

Monza (Milano)

Palazzo Leone da Perego Federica Galli: 50 anni di incisione 19/10-14/12

Serrone di Villa Reale Guido Pajetta fra primo e secondo Novecento 26/10-6/1/2004

Lucca

Napoli

Fondazione Ragghianti La scena di Puccini – L’immaginario visuale e l’opera 20/9-11/1/2004

Castel Sant’Elmo Paul Gauguin e la Bretagna 16/10-8/1/2004

Merano (Bolzano) KunstMeran Meta.fisica: Arte e filosofia da De Chirico all’Arte Povera 11/9-6/1/2004

Milano Museo della Permanente Frida Kahlo 9/10-9/2/2004 Fondazione Mazzotta Il Cavaliere Azzurro: Kandinsky, Marc e i loro amici Fino al/through 20/1/2004 Palazzo Reale Guercino. La poetica e il teatro degli affetti 26/9-18/1/2004 Il gran teatro del mondo 30/10-28/3/2004 PAC Laurie Anderson. The Record of the Time 11/11-31/1/2004 Spazio Oberdan 1903: Palazzo Castiglioni e il Liberty a Milano 8/10-8/12 Galleria Blu Lynn Chadwick 14/10-9/1/2004 Galleria 70 Mbuti e Kuba: le cortecce dipinte dell’Ituri e i velluti del Kasai 17/10-17/1/2004 Centre Culturel Français Chez Valentin 12/11-18/12 Fondazione Prada Giulio Paolini 29/10-18/12 Galleria Solferino19 Ernesto Che Guevara fotografo 21/10-20/12 Lisa Corti Home Textile Emporium Milvia Maglione 4/12-24/12 Rotonda della Beana Gianfilippo Usellini (19003-1971) mostra del centenario 16/10-6/1/2004

Modena Palazzo Santa Margherita L’idea del paesaggio nella fotografia italiana dal 1850 a oggi 23/11-25/1/2004

Palazzo Reale Anteprima della XIV Esposizione Quadriennale d’Arte 15/11-11/1/2004

Padova Palazzo Zabarella I Macchiaioli 1848-1870. Prima dell’Impressionismo 27/9-8/2/2004 Museo Diocesano I colori del Sacro. La Creazione 6/12-28/3/2004

Palermo Albergo delle Povere Da Tiziano a De Chirico-La ricerca dell’identità 11/10-11/1/2004

Parma Galleria Nazionale Voltoni del Guazzatoio Il Medioevo Europeo di Jacque LeGoff 27/9-6/1/2004

Perugia Galleria Nazionale dell’Umbria Perugino divin pittore 28/2/2004-18/7/2004

Piacenza Palazzo Gotico Ludovico Mosconi-Inquiete stelle 1/11-18/1/2004

Pisa Arsenali Medicei Pisa e il Mediterraneo, Uomini, merci, idee dagli Etruschi ai Medici 13/9-9/12

Possagno (Treviso) Gipsoteca e Casa Canova Canova 22/11-12/4/2004

Potenza Pinacoteca Provinciale La bella pittura, 1900-1945 10/10-17/1/2004

Prato Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Wim Delvoye 25/10-6/1/2004 Massimo Bartolini 25/10-20/6/2004

Letizia Cariello: Hallenbad Project 25/10-7/12 Opere storiche 25/10-1/8/2004 Artisti toscani 25/10-7/3/2004 Verso un nuovo Centro: idee e riflessioni sul rogetto di ampliamento 25/10-22/2/2004

Revere (Mantova) Palazzo Ducale Gli anni che svestirono l’Italia: tentazioni e desideri di carta 1962-1973 9/11-1572/2004

Rivoli (Torino) Castello Vanessa Beecroft, performances 1993-2003 8/10-25/1/2004 Nel paese della pubblicità 5/11-29/2/2004 Anri Sala 6/11-25/1/2004

Roma Museo d’arte contemporanea Jun Nguyen-Hatsushiba Paola Pivi Domenico Bianchi Vik Muniz 27/9-7/1/2003 Palazzo Venezia Persone: Ritratti di gruppo da Van Dick a De Chirico 31/10-15/2/2004 Braccio Carlo Magno Visioni ed Estasi nella pittura del Seicento europeo 4/10-20/1/2004 Anfiteatro Flavio Nike. Il gioco e la vittoria 4/7-7/1/2004 Castel Sant’Angelo Europa e Cina alla Corte dei Ming 23/10-11/1/2004 Museo Vittoriano Tolouse Lautrec. Uno sguardo dentro la vita 10/10-8/2/2004 Villa Poniatowsky La committenza borghese tra ‘700 e ‘800 2/10-18/1/2004 Album di famiglia, i romani a Villa Borghese 2/10-18/1/2004 Galleria Nazionale d’arte Moderna Anish Kapor 2/12-7/3/2004

Rovereto (Trento) MART Scultura lingua morta 28/10-14/12 Skin-deep, il corpo come luogo del segno artistico 28/10-14/12 Giulio Paolini “interpreta la collezione permanente” 19/12-31/4/2004 La montagna. Da Durer a Warhol tra arte e scienza 14/12-18/4/2004

187 l’ARCA 109


AGENDA

+ europaconcorsi

Sarmede (Treviso)

Verona

Martigny

XXI Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia 25/10-21/12

Palazzo Forti La creazione ansiosa: van Gogh, Schiele, Bacon, Kiefer 12/9-11/1/2004

Fondation Pierre Gianadda Albert Anker 19/12-31/5/2004

Savona Palazzo del Commissario/Fortezza del Priamar La Sistina e Michelangelo e fortuna di un caplavoro 30/11-12/4/2004

Siena Santa Maria della Scala/Museo dell’Opera Duccio: alle origini della pittura senese 4/10-11/1/2004

Torino La Promotrice delle Belle Arti Anteprima della XIV Esposizione Quadriennale d’Arte 18/1/2004-21/3/2004 Galleria di Arte Moderna Attimo fuggente fra fotografia e cinema: “La fotografia vista da…Renzo Piano” 21/10-6/1/2004 Africa. 1000 anni d’arte 1/10-16/2/2004 Pinacoteca Agnelli L’attimo fuggente tra fotografia e cinema 15/10-6/1/2004 Museo Cinema La fotografia vista da Renzo Piano 15/10-6/1/2004 Palazzo Cavour L’Impressionismo di Armand Guillaumin 24/10-1/2/2004 L’officina del mago, l’artista nel suo atelier 1900-1950 31/10-8/2/2004 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Sulle strade di Kiarostami 19/9-12/10/2004 Lei- Donne nelle collezioni italiane 7/11-8/2/2004

Treviso Casa dei Carraresi I colori del Sud da Cézanne a Bonnard 11/10-7/3/2004

Udine Galleria d’Arte Moderna Jack Beal: “Mosaico a New York City: The Onset of Winter” 11/9-31/12 Da De Chirico a Campigli: la Collezione Zanini. Cronache d’arte della piccola Galleria di Nino Za 12/12-30/4/2004

Olanda/Holland Groningen Groninger Museum ADCO - Aardewerk 21/6-1/2/2004

Rotterdam Kunsthal Rotterdam Fiep Westendorp 13/9-11/1/2004 The World of the Blackfoot Indians 27/9-11/12004 Four centuries of smoking in art From Jan Steen to Pablo Picasso 13/12-14/3/2004

Spagna/Spain Madrid Museo Reina Sofia Martin Parr 22/9-8/12 Joan Rebull 29/9-19/1/2004 Burle Marx 2/10-15/12 Le Tan 14/10-19/1/2004 Uslé 16/10-12/12004 Isidro Blasco 11/11-4/1/2004 Hanna Höch 16/12-29/2/2004

Valencia IVAM Colleccion Sandretto Re Rebaudengo 2/10-6/1/2004 Henri Matisse 21/10-11/1/2004 Gabriel Cualladò 23/10-11/1/2004

Svizzera/Switzerland Basilea Kunstmuseum Christian Jankowsky 13/9-7/12 Ernst Ludwig Kirchner: La vie montagnarde (Les premières années à Davos 1917–1926) 27/9-4/1/2004 Joseph Beuys a Basilea 13/12-14/3/2004

Varese

Bellinzona

Villa Litta Panza di Biumo Giorgio de Chirico. I gladiatori 1927-30 4/10-14/12

Museo Villa dei Cedri Serge Brignoni (1903-2002) 2/10-6/1/2004

Varie Città Gemini Muse 2003 (www.giovaniartisti.it) 8/11-11/1/2004

110 l’ARCA 187

Locarno Pinacoteca Casa Rusca Italo Valenti (1912-1995) – Antologica 14/9-21/12

Zurigo Museum für Gestaltung Gottfried Semper (1803-1879) 1/11-25/1/2004

USA Bellevue Art Museum Clay Body 27/9-4/1/2004 Lucy Orta: Nexus Architecture + Connector IV 27/9-18/1/2004

Boston Museum of Fine Arts John Currin Selects 14/5-4/1/2004 Callot and His World: Princess, Paupers, and Pageants 23/7-25/1/2004 Rembrandt’s Journey: Painter, Draftsman, Etcher 26/10-18/1/2004

Chicago Chicago Art Institute On or Off the Wall: An International Selection of Tapestries and Carpets, 1920s–1970s 14/5-8/2/2004 Intimate Encounters: Paul Gauguin and the South Pacific-The Edward McCormick Blair Collection 6/9-11/1/2004 Focus: Mark Manders 14/9-6/1/2004 Dreaming in Pictures: The Photography of Lewis Carroll 11/10-11/1/2004 On Paper: New Acquisitions of American Art 18/10-16/5/2004 Manet and the Sea 20/10-19/1/2004

Denver Art Museum Chinese Art of the Tang Dynasty from the Sze Hong Collection Fino al/through 25/1/2004 El Greco to Picasso from the Phillips Collection 4/10-4/1/2004 Full Frontal: Contemporary Asian Artists from the Logan Collection 18/10-23/5/2004 A Family: Portraits by Jim Torok 18/10-24/3/2004

Houston MFA The Stars Come Out: The Heroic Century, The museum of Modern Art Masterpieces 21/9-14/1/2004 The Manfred Heiting Collection Fino al/through 11/12004 Beyond Ornament: Contemporary Jewelry from the Helen Williams Drutt Collection Fino al/through 9/5/2004 Eye on Third Ward: Yates High School Photography Fino al/through 29/12

Western Landscapes by Albert Bierstadt and Thomas Moran from the Stark Museum of Art Fino al/through 1/2/2004 First Down Houston: The Birth of an NFL Franchise Fino al/through 8/2/2004 The Heroic Century: The Museum of Modern Art Masterpieces, 200 Paintings and Sculptures Fino al/through 4/1/2004 The Passionate Adventure of the Real: Collage, Assemblage, and the Object in 20th-Century Art Fino al/through 8/2/2004

Los Angeles County Museum of Art Buddhist Icons 21/8-11/1/2004 Revisiting the Audrey and Sydney Irmas Collection of Photographic Self-Portraits 13/11-11/1/2004 Erté/Opera & Ballets Russes/Dance: Theater Costume in LACMA’s Collection 14/12-4/4/2004

Miami Miami Beach Art Basel 4/12-7/12 The Wolfsonian–Florida International University Weapons of Mass Dissemination: The Propaganda of War 13/9-21/3/2004 Tokyo: The Imperial Capital 22/11-2/5/2004

New York New Museum Marco Brambilla: Halflife 2/10-7/12 Trisha Brown: Dance and Art in Dialogue, 1961-2001 10/10-25/1/2004 John Waters: Change Of Life 8/2/2004-15/4/2004 Whitney Museum of American Art Katie Grinnan: Adventures in Delusional Idealism 24/7-4/1/2004 Guggenheim James Rosenquist: A Retrospective 17/10-25/1/2004 Fellini! 31/10-14/1/2004 Klee and Kandinsky: The Bauhaus Years 31/10-14/1/2004 Metropolitan Museum Klee Abstract 5/9-7/12 Museum of Arts & Design Corporal Identity-Body Language-9th Triennial for Form and Content 14/11-4/6/2004 MoMA Queens Artist’s Choice: Moma Hatoun, Here is Elsewhere 7/11-2/2/2004 American Folk Art Museum The Perfect Game: America Looks at Baseball Fino al/through 1/2/2004

AGENDA

+ europaconcorsi

Philadelphia

West Palm Beach

Institute of Contemporary Art Strange Messanger: The Work of Patti Smith 4/9-7/12 Gillian Wearing: Mass Observation 4/9-14/12 Traces of Friday 4/9-14/12 Virgil Marti: The Flowers of Romance 4/9-14/12 Yoshitomo Nara: Nothing Ever Happens 24/1/2004-4/4/2004 Sarah McEneaney 24/1/2004-4/4/2004

Norton Museum of Art A Brush with Nature: The Gere Collection of Landscape Oil Sketches 11/10-4/1/2004 Cross Currents: Neuberger Berman Collection 18/10-28/12 Hollywood Glamour Photography: Ruth Harriet Louise at MGM 3/11-18/1/2004

Phoenix Art Museum Friends of Mexican Art Celebrates 40 Years: Gifts to Valley Museums 20/9-14/12 Beauty and Style in 19th Century American Fashion 15/11-11/4/2004

San Diego Museum of Contemporary Art Alex Webb: Crossings 21/9-7/12 Museum of Art Modern European Works on Paper 23/8-14/12 African Art of the Baule 23/8-4/1/2004 Sculpture in Silk: Costumes from Japan’s Noh Theatre 15/11-25/1/2004 George Inness and the Visionay Landscape 24/1/2004-18/4/2004 Mingei International Museum Mingei of Japan - The Legacy of Its Founders: Soetsu Yanagi, Shoji Hamada and Kanjiro Kawai 29/6-25/1/2004 Origami Masterworks: Innovative Forms in the Art of Paper Folding 28/9-25/1/2004 George Nakashima Woodworker 23/11-30/5/2004

San Francisco San Francisco Museum of Modern Art (SFMoMA) Diane Arbus retrospective 25/10-8/2/2004 The Photographs of Reagan Louie: Sex Work in Asia 4/9-7/12

Seattle Art Museum The View from Here: The Pacific Northwest 1800-1930 8/8-29/2/2004 Baja to Vancouver: The West Coast and Contemporary Art 9/10-4/1/2004 Christian Marclay 5/2/2004-25/4/2004

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Canada Toronto International Centre Canadian Public Works Expo Salone internazionale dell’edilizia nei lavori pubblici/International trade fair of public works and building industry 3/12-4/12 Per informazioni: Lee Baker Tel. 888-253-1718, ++1 416-398-2786 Internet: www.exposition.com E-mail: leebaker@exposition.com

Francia/France Le Touquet Palais de l’Europe Habitat et environnement 20/2/2004-22/2/2004 Per informazioni: MC2 EVENT 10 Résidence le Center 62176 Sainte Cécile Tèl. ++33 03 21091666 Fax : ++33 03 21091667

Paris Paris Expo-Porte de Versailles Piscine, Spa Et Sauna 2003 5/12-15/12 Salon Nautique International 6/12-15/12 Per informazioni: Reed Expositions France 11 rue du Colonel Pierre Avia BP 571 75726 Paris cedex 15 Internet: www.reedexpo.fr

Paris Nord-Villepinte Pollutec Salone internazionale delle attrezzature, tecnologie e servizi per l’ambiente/International trade fair of equipment, technologies and services for the environment 2/12-5/12

St.Louis

Per informazioni: Reed Expositions France 70 rue Rivay - 92532 Levallois-Perret Cedex Tel. ++33 01 47 56 50 00 Fax ++33 01 47 56 14 40 Internet: www.reedexpo.fr, www.pollutec.fr E-mail: info@reedexpo.fr

Contemporary Art Museum A Fiction of Authenticity: Contemporary Africa Abroad 20/9-3/1/2004

Salon du Meuble Salone internazionale del mobile/International furniture fair 8/1/2004-12/1/2004

Per informazioni: C.O.S.P. / Salon du Meuble de Paris 22, avenue Franklin-Roosevelt F-75008 Paris Tel. + +33 (0)1 40764500 Fax ++33 (0)1 45637824 Internet: www.salondumeuble.com

IdéoBain Salone internazionale dell’arredo bagno/International trade fair of bath furniture 4/2/2004-9/2/2004 Per informazioni: ReedExpo France 70 rue Rivay - 92532 Levallois-Perret Cedex Tel. ++33 01 47 56 50 00 Fax ++33 01 47 56 14 40 Internet: www.ideobain.com E-mail: sophie_bonin@reedexpo.fr

Toulouse Parc des expositions Batiments et Travaux publics Salone professionale dell’edilizia e dei lavori pubblici/Professional trade fair of building industry and public works 4/3/2004-6/3/2004 Per informazioni: Parc des Expositions de Toulouse Rond-Point Michel Bénech BP 4128 31030 Toulouse cedex 4 Tel. ++33 05 62254512 Fax ++33 05 62254500 Internet: www.toulousexpo.com

Germania/Germany Francoforte Messe Light and Building/LonWorks Salone e conferenze internazionali sulla luce e tecnologia elettronica/International fair and conferences about lightning and electrical technology. 18/4/2004-22/4/2004 Per informazioni: Tel. ++49 69 7575 6599 Internet: www.lightbuilding.messefrankfurt.com

Koln Messe Home Tech Cologne Salone internazionale degli apparecchi domestici/International fair of the domestic appliances 25/2/2004-29/5/2004 Per informazioni: Mario Bernards Tel. ++49 221 821 2368 Faw. ++49 221 821 2153 E-mail: m.bernards@koelnmesse.de Internet: www.hometech-cologne.de

imm cologne Salone internazionale del mobile/International furniture fair 19/1/2004-25/12004 Per informazioni: Internet: www.imm-cologne.de

Italia/Italy Bologna Fiera Europolis Salone delle tecnologie per vivere la città/Exhibition of technologies for a liveable city 4/2/2004-7/2/2004 Per informazioni: ON Ognanizzazione Nike Viale della Mercanzia 138, Blocco 2B, Gall.B 40050 Funo Centergross (BO) Tel. ++39 051 6646624 Fax 051 ++39 051 6646424 E-mail: segreteria@on-nike.it

Firenze Fortezza Da Basso Pitti Immagine Casa 30/1/2004-1/2/2004 Per informazioni: Pitti Immagine Via Faenza 111 50123 Firenze Tel. ++39 055 3693407 Fax ++39 055 3693200 Internet: www.pittimmagine.com

Milano Fiera Expocomfort Saline internazionale del riscaldamento, condizionamento, refrigerazione, tecnica sanitaria, arredamento bagno International trade fair of heating, air conditioning, sanitary, bath furniture 2/3/2004-6/3/2004 Per informazioni: Fiera Milano International Largo Domodossola 1 20145 Milano Tel .++39 02 48550.1 Internet: www.fmi.it E-mail: info@fmi.it

Nextenergy Salone internazionale dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili International trade fair of energy efficiency and renewable energies 2/3/2004-6/3/2004 Per informazioni: Hill & Knowlton Gaia Silvia Chirico Tel. ++39 06 441640329 E-mail: chiricos@hkgaia.com

Salone Internazionale del Mobile Salone Internazionale del Complemento d’Arredo Eurocucina, 15° Salone Internazionale Biennale dei Mobili per Cucina Eimu.2004, 12° Esposizione Internazionale Biennale dei Mobili per Ufficio SaloneSatellite International fairs of home, kitchen, office furniture and furniture complements 14/4-19/4 Per inormazioni: Cosmit Internet: www.cosmit.it

Xylexpo/Sasmil Fiera dedicata alla tecnologia per la trasformazione del legno e agli accessori, ai materiali e ai semilavorati per l’industria del mobile Fair dedicated to the technology for the transformation of wood, accessories, materials half-finished for the industry of furniture 26/5/2004-30/5/2004 Per informazioni: Cosmit eventi Tel. ++39 02 8065141 Fax ++39 02 86996221 E-mail: info@cosmit.it

Kuwait Mishref International Fair Grounds Rebuild Iraq 19/1/2004-23/1/2004

Per informazioni: Fadi Kaddoura P.O.Box 56010 Riyadh 11554, Saudi Arabia Tel. ++966 1 4541448 ext 212 Fax ++966 1 454 4846 Internet: www.rebuild-irak-expo.com E-mail: fkaddoura@recexpo.com

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l’Arca in the World ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar ALBANIA Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242 AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675 AUSTRIA Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz BELGIUM (l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004, Fax 02 4253022 BRAZIL Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410 CHILE Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103 Providencia, Santiago Tel. 02 3342350, Fax 02 3338210 CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P. O. Box 24508 Tel. 2.878500, Fax 2.489131

FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330 FRANCE (l’Arca International) Paris Art Curial 9, avenue Matignon, 75008 Tél. 01 42991617 Fax 01 433592981 Galignani 224 rue de Rivoli, 75041 Cedex 01 Tél. 01 42607607, Fax 01 42860931 La Hune Librairie 170, boulevard Saint-Germain, 75006 Tél. 01 45483585, Fax 01 454444987 L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Flammarion Centre Georges Pompidou 26, rue Jacob, 75006 Tél. 01 44781233 Fax 01 42785059 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Maison du Livre Italien 54, Rue de Bourgogne F-75007 Paris Tél. 1.47050399 Fax 1.45515313 Bordeaux La Machine à lire 8, rue Parlement Saint-Pierre Tél. 05 56480387 Fax 05 56481683 Librairie réunion des musées nationaux C.A.P.C. Musée d’Art Contemporain 7, rue Ferrère Tél./fax 05 57859147 Lille Le Furet du Nord 11, place Général de Gaulle Tél. 03 20784343, Fax 03 20782342 Lyon Michel Descours 31, rue Auguste Comte Tél. 04 78426567 Fax 04 78372237 Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717, Fax 04 78520216

Strasbourg Librairie International Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884, Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494 Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420 Fax 05 61215603 GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979, Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101, Fax 0303.850440 GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383, Fax 01.9948777 HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579, Fax 03 5794567 JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308 KOREA REPUBLIC MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2-Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105, Fax 02.7354028 MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488, Fax 676799 MEXICO Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050 POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844, Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194

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