Zootecnica International – settembre 2021 – POSTE ITALIANE S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale 70%, DCB Firenze
Benessere, genetica e alimentazione della gallina ovaiola: il webinar organizzato da DSM, Hy-Line e Zootecnica International Biosicurezza: pulizia e disinfezione Gestione dei protozoi negli allevamenti di tacchini
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EDITORIALE L’uovo non costituisce soltanto una preziosa fonte di proteine, ma si può dire che rappresenta la chiave della nostra storia: alimento semplice, ma completo sotto l’aspetto nutrizionale, ha accompagnato l’uomo durante un percorso evolutivo durato centinaia di migliaia di anni. Un uovo di 60 gr., costituito da 34 gr. di albume, 18 gr. di tuorlo, 7 gr. di guscio, rappresenta anche la proteina animale meno costosa. Cento grammi di parte edibile, circa due uova, contengono 13 gr. di proteine, 11 gr. di lipidi, Vitamina A, B1, B2, fosforo, ferro, lisina, metionina: in pratica un apporto nutritivo pari a una fettina di manzo di 120 gr. con un costo 3-4 volte inferiore. Per quanto riguarda i consumi, nel 2020 si sono raggiunte 216 uova all’anno pro capite; del totale prodotto dal settore circa il 40% è utilizzato dall’industria alimentare. Rispetto all’anno precedente si registra un incremento del 13%, dovuto anche alla pandemia: la crisi economica ha spinto il consumatore a privilegiare proteine più a buon mercato. Anche nel settore delle uova il fattore etico sta modificando i comportamenti di acquisto dei consumatori, sempre più attenti nelle proprie scelte e alle condizioni di vita degli animali. La distribuzione sta condividendo questa tendenza d’acquisto, imponendo nuove fasi produttive. In Italia, come in altri Paesi comunitari, è in corso un processo di graduale contrazione dell’offerta di uova provenienti da allevamenti in gabbie arricchite. Dieci anni fa il 76% degli allevamenti era in gabbie arricchite, mentre attualmente il 49% è a terra, il 42% in gabbie arricchite, il 4% all’aperto, il 5% in allevamento biologico. Va sottolineato lo sforzo economico sostenuto dai produttori per allinearsi alle esigenze della GDO e del consumatore. Il volume d’affari annuale del comparto si aggira sui 2,5 miliardi di euro; occorre riflettere sulle adeguate strategie di marketing e di comunicazione per un prodotto considerato “povero”, ma che non lo è affatto.
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BREEDING FOR SUCCESS... TOGETHER
SOMMARIO ATTUALITÀ................................................................................................ 4 PRIMO PIANO
Cinque modi per consolidare il commercio avicolo internazionale.......................12
REPORTAGE
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Benessere, genetica e alimentazione della gallina ovaiola: il webinar organizzato da DSM, Hy-Line e Zootecnica International.....................16
INTERVISTA
Ovoset Pro, la giusta soluzione per i grandi numeri........................................... 22
DOSSIER
Come prevenire la formazione del biofilm..........................................................24 Albonat®, l’innovazione dalla natura................................................................. 26
FOCUS
Biosicurezza: pulizia e disinfezione................................................................... 30
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MARKETING
Carni bianche, anche nel 2020 le più consumate dagli italiani............................ 38
TECHNICAL COLUMN
La campagna di lotta alle mosche negli allevamenti avicoli sta vivendo il suo periodo più intenso............................................................... 42 Intra Calferol: un raggio di sole fornito con l’acqua di bevanda........................... 44
MANAGEMENT
Il benessere animale negli allevamenti di ovaiole – Seconda parte..................... 46
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Uso del laser negli allevamenti come forma di arricchimento ambientale e stimolo per gli avicoli .................................................................. 52
NUTRIZIONISTICA
Migliorare le performance delle ovaiole con la modulazione della microflora digestiva................................................................................. 54
VETERINARIA
Gestione dei protozoi negli allevamenti di tacchini............................................. 56
MARKET GUIDE................................................................................... 60 GUIDA INTERNET............................................................................... 64
ATTUALITÀ
Riammesse le farine animali nell’alimentazione di alcune specie da allevamento La Commissione ENVI ha approvato la modifica al regolamento n. 999/2001 per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di alcune encefalopatie spongiformi trasmissibili. Sarà ora autorizzato l’uso delle PAP di suini e insetti per gli avicoli. animali terrestri di una determinata specie diversi dagli animali da pelliccia con PAP, provenienti da corpi o parti di corpi di animali della stessa specie, e dell’uso della PAP nei mangimi per ruminanti.
©Mapi
Il regolamento (CE) n. 999/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 maggio 2001 stabiliva una serie di norme per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di alcune encefalopatie spongiformi trasmissibili. Negli ultimi anni, con l’evoluzione della situazione epidemiologica sull’encefalopatia spongiforme bovina (BSE), si è iniziato a prendere in considerazione un ripensamento di questo regolamento.
Il 22 giugno 2021 la Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo è stata chiamata a votare sul Regolamento della Commissione che modifica l’allegato IV del regolamento (CE) n. 999/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda il divieto di somministrazione di proteine animali ai soggetti d’allevamento non ruminanti diversi dagli animali da pelliccia.
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La proposta di risoluzione è stata quindi approvata. Il regolamento della Commissione autorizzerà i seguenti nuovi usi: proteine animali trasformate (PAP) di suino nei mangimi per avicoli; PAP di avicoli nei mangimi per suini; gelatina e collagene da ruminanti nell’alimentazione degli animali d’allevamento non ruminanti; PAP da insetti nei mangimi per avicoli e suini. Rimarrà invece in vigore il divieto del “riciclaggio intraspecie”, cioè dell’alimentazione di
- attualità -
Sulla base dei contenuti di due pareri scientifici emessi dal gruppo di esperti sui pericoli biologici (BIOHAZ) dell’EFSA, rispettivamente il 24 gennaio 2007 e il 17 novembre 2007, la TSE Road Map riconosce che nessuna TSE è stata identificata come presente in animali d’allevamento non ruminanti in condizioni naturali. Il 29 novembre 2010 il Consiglio ha adottato delle conclusioni secondo le quali la disponibilità di tecniche analitiche efficaci e convalidate per distinguere tra proteine animali trasformate provenienti da specie diverse dovrebbe essere un prerequisito per qualsiasi eventuale reintroduzione dell’uso di proteine animali trasformate da non ruminanti per l’alimentazione di altre specie
ATTUALITÀ
non ruminanti. È stata inoltre effettuata un’analisi dei rischi di tale reintroduzione per quanto riguarda la salute animale e pubblica. Il laboratorio di riferimento dell’UE per le proteine animali nei mangimi (EURL-AP) ha convalidato nel 2012 un nuovo metodo diagnostico basato sul DNA (PCR), in grado di rilevare eventuale materiale da ruminanti nei mangimi. La convalida di questo metodo ha consentito la riammissione, nel 2013, dell’uso di proteine animali trasformate non ruminanti nei mangimi per animali d’acquacoltura come stabilito nel regolamento (UE) n. 56/2013 7 della Commissione.
nei mangimi per animali d’allevamento non ruminanti, concludendo che la probabilità che nessun nuovo caso di BSE nella popolazione bovina si generi attraverso una delle tre vie di rischio individuate in tale parere è superiore al 99%.
Il 7 giugno 2018 l’EFSA ha adottato un parere scientifico sulla revisione della valutazione quantitativa del rischio (QRA) di BSE rappresentato dalle proteine animali trasformate. Il QRA ha stimato un’infettività totale della BSE quattro volte inferiore a quella stimata nel 2011, con meno di un nuovo caso di BSE previsto ogni anno.
Dal punto di vista nutrizionale, le proteine animali trasformate sono un’ottima materia prima per mangimi, con un’alta concentrazione di nutrienti altamente digeribili come amminoacidi e fosforo, e un alto contenuto di vitamine. La riammissione delle proteine animali trasformate di origine non ruminante in animali non ruminanti ridurrebbe questa dipendenza dalle proteine dei Paesi terzi.
Il 22 settembre 2020 l’Autorità ha adottato un parere scientifico sul potenziale rischio di BSE nei bovini rappresentato dall’uso di collagene e gelatina di ruminanti
La relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sullo sviluppo delle proteine vegetali nell’Unione europea, pubblicata il 22 novembre 2018, sottolineava la necessità di ridurre la dipendenza dell’Unione dai Paesi terzi per l’approvvigionamento di proteine.
Fonte: www.sivempveneto.it
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©IZSVe
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©Università di Verona
ATTUALITÀ
Inaugurata la nuova sezione territoriale di Verona dell’IZSVe Punto di riferimento per la filiera avicola e agrozootecnica, avrà laboratori ad alta specializzazione per far fronte alle epidemie animali. Si è tenuta ai primi di luglio la cerimonia di inaugurazione della nuova sezione territoriale di Verona dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, nel Comune di Buttapietra (Verona). All’evento erano presenti il direttore generale dell’IZSVe, Antonia Ricci, il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, e il direttore generale della Sanità animale e farmaci veterinari del Ministero della Salute, Pierdavide Lecchini. Fondata nel 1954 e da sempre punto di riferimento per il settore avicolo, la sede di Verona si trova al centro di una vasta area interregionale che, per la presenza di allevamenti e aziende di trasformazione, è riconosciuta leader a livello italiano. L’elevata specializzazione dei laboratori consentirà di operare trasversalmente in realtà territoriali non solo provinciali, ma anche regionali e sovra-regionali. “Le sezioni periferiche dell’Istituto sono un presidio di salute per il territorio, garantendo la sanità e il benessere degli animali allevati, di quelli selvatici e la sicurezza alimentare”, ha dichiarato Antonia Ricci, presidente della Regione del Veneto. “La sede di Buttapietra opera in un territorio di enorme importanza per la zootecnia del Veneto e dell’intero Paese, con più del 20% degli avicoli allevati a livello nazionale, oltre alle numerose aziende di trasformazione che espor-
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- attualità -
ATTUALITÀ
tano nel mondo le eccellenze della gastronomia Made in Italy. Finalmente questa nuova sezione è stata dotata di laboratori funzionali e moderni, dove le attività potranno espandersi rispondendo sempre meglio ai bisogni dei cittadini e delle imprese. La sezione di Verona ospita anche la sede dell’Ordine dei Medici Veterinari – ha ricordato la dott.ssa Ricci – qualificandosi così come punto di riferimento per la veterinaria provinciale. La pandemia ha dimostrato con chiarezza come l’azione di presidio sul territorio, in un’ottica di equilibrio dell’ecosistema in cui animali, persone e ambiente convivono in salute, sia l’arma di difesa più efficace contro questi fenomeni che, se non efficacemente prevenuti al loro insorgere, possono avere conseguenze devastanti a livello globale. La prevenzione, quando funziona, non si vede, ma rappresenta un indispensabile investimento sul futuro”. Anche il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha ribadito l’importanza dell’Istituto come punto riferimento tecnico-scientifico in un’ottica di prevenzione e tutela della salute pubblica. “Con la nuova sede di Ve-
rona, luogo centrale per l’agrozootecnia locale, dotata di laboratori di alta specializzazione dedicati al contrasto delle epidemie animali, si va ad aggiungere un ulteriore tassello all’eccellenza dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie”, ha sottolineato il presidente Zaia. L’importanza della veterinaria nel controllo delle emergenze pandemiche è stata sottolineata anche da Pierdavide Lecchini, direttore generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari del Ministero della salute: “Questa nuova sezione dell’IZSVe è un polo tecnologicamente avanzato per quanto riguarda la possibilità di garantire una valutazione del rischio nell’ambito della salute pubblica, in salute animale e sicurezza alimentare. In questo particolare momento storico, in cui tutto il mondo sanitario è impegnato nel contrastare l’emergenza pandemica, il sistema veterinario ha garantito un valore aggiunto e ha consentito di governare e gestire la pandemia in maniera efficace. Il Ministero della salute ha un ruolo di coordinamento sulla rete degli Istituti Zooprofilattici, il cui impegno testimonia la capacità del sistema di diagnostica e valu-
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ATTUALITÀ
tazione del rischio del Paese di far fronte a questo tipo di emergenze.” Negli anni la sezione di Verona, in cui lavorano circa 35 persone fra veterinari, biologi, biotecnologi, tecnici di laboratorio e amministrativi, ha sviluppato capacità tecniche e scientifiche in grado di far fronte a numerose crisi sanitarie, Influenza Aviaria su tutte. Per l’alto rischio di epidemia che caratterizza il territorio veronese, la sezione si è dotata di un laboratorio di biosicurezza di livello 3, indispensabile per la manipolazione di agenti biologici che possono causare gravi malattie negli animali e nell’uomo. Fra le altre specialità vi sono i laboratori per il controllo ufficiale degli alimenti, sanità animale, biologia molecolare e micoplasmi. Numerosi sono i servizi offerti
all’utenza e nuovi servizi sono già predisposti e di prossima attivazione, come lo sportello consegna campioni h24. Infine, la struttura dispone di una sala necroscopica per l’autopsia di animali di grandi dimensioni, alta 7 metri, e un sistema di accettazione delle carcasse fino a 12 quintali. Il nuovo edificio occupa una superficie di oltre 1.100 metri quadrati e si sviluppa su due piani. Le soluzioni tecnologiche e architettoniche garantiscono una struttura ad alta compatibilità ambientale e autosufficiente dal punto di vista energetico, con pannelli fotovoltaici e sonde geotermiche. Fonte: IZSVe
UE: verso un sistema di etichettatura sul benessere degli animali volontario e flessibile Sono state pubblicate le conclusioni del sottogruppo della piattaforma sul benessere degli animali della Commissione europea, dedicato all’etichettatura relativa al benessere degli animali. Copa e Cogeca accolgono con favore le principali conclusioni della relazione, che raccomanda, tra le altre cose, di definire un regime di etichettatura volontario a livello europeo, basato su un sistema stratificato abbastanza flessibile da permettere l’integrazione delle iniziative esistenti e che rifletta la diversità dell’allevamento nell’UE. La proposta avanzata dalla piattaforma sul benessere degli animali della Commissione europea presenta una visione pragmatica che mira, nel suo approccio, a coinvolgere il maggior numero possibile di allevatori e di parti interessate della filiera. La Commissione riconosce anche che esistono già numerose iniziative negli Stati membri e che non dovrebbero essere danneggiate da un sistema non flessibile a livello europeo. La questione del benessere degli animali è complessa e può essere affrontata tramite diversi tipi di sistemi di etichettatura. La capacità di prendere in considerazione le diverse visioni rafforzerebbe il futuro sistema europeo.
lare della struttura concreta dell’etichetta. Ecco perché, se la Commissione vuole creare un’etichetta popolare, riconosciuta dai consumatori e sostenuta dalla comunità degli allevatori, è essenziale che questi ultimi siano consultati in tutte le fasi della sua creazione e attuazione. Il futuro sistema di etichettatura deve basarsi su criteri obiettivi e non su parametri soggettivi o emotivi. Questi obiettivi devono essere fondati su dati scientifici e agronomici, devono poter essere misurabili e applicabili facilmente a tutta la filiera alimentare. Inoltre, è fondamentale fare sempre presente a tutti che i produttori dell’UE applicano norme di produzione tra le più elevate al mondo e che in molti Stati membri gli allevatori vanno già oltre i requisiti legislativi. Ulteriori sforzi dovrebbero essere valorizzati in modo adeguato attraverso il futuro sistema di etichettatura, riconosciuti da tutta la filiera alimentare e riflessi nel contesto del nostro commercio esterno.
Se i principi generali sono buoni, si sa per esperienza, che le cose si complicheranno quando si inizierà a par-
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- attualità -
Fonte: Copa e Cogeca
ATTUALITÀ BACTOCELL: 4 PUNTI DI FORZA NELL’ESTATE DELLA GALLINA OVAIOLA Bactocell, un probiotico ricco di evidenze scientifiche per la produzione di polli da carne e uova, fornisce un supporto efficace per aiutare gli uccelli ad alleviare le conseguenze di condizioni di stress termico come: • La disbiosi del microbiota intestinale associata allo stress da caldo • La permeabilità intestinale e l’interruzione della funzione barriera • I danni alla qualità del guscio associati allo squilibrio elettrolitico negli uccelli che iperventilano (alcalosi)
• Le disfunzioni metaboliche digestive che influenzano l'assunzione di mangime e la produzione di uova durante i mesi caldi I casi di emergenza possono essere affrontati con una dose di attacco (400 g/T) (Wang et al., 2016; Song et al., 2016)
BACTOCELL meccanismo d’azione nel supporto degli uccelli in condizioni di stress termico
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MIGLIORAMENTO DELLA DIGERIBILITÀ DEI CARBOIDRATI
BILANCIANCIAMENTO DEL MICROBIOTA INTESTINALE
MIGLIORAMENTO DELLA MATURITÀ INTESTINALE
POTENZIAMENTO DELLA FUNZIONE DI BARRIERA INTESTINALE
Attraverso una migliore digeribilità del mangime e dell’assorbimento di nutrienti (energia, Ca)
Favorisce la presenza di batteri benefici produttori di AGV e limita la crescita di patogeni opportunisti
Promuove lo sviluppo di una maggiore superficie di assorbimento dei nutrienti e rafforza l’integrità intestinale
Limita il rischio di traslocazione batterica associata a scarsa impermeabilità intestinale
Mikulski et al., 2012; 2020
Taheri et al., 2010; Temin et al., 2009
Temin et al., 2009; (Alleman et al., 2011; Lessard et al., 2005
Alleman et al., 2011; Lessard et al., 2005
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BEGIA 2020 (Bacterial Enteritis Global Impact Assessment) Indagine Elanco 2020 sull’impatto dell’enterite batterica nel broiler Elanco Italia S.p.A. – EM-IT-21-0085
Punti chiave1 In Europa:
Negli ultimi vent’anni, Elanco Animal Health ha intervistato regolarmente veterinari, nutrizionisti e altri esperti di produzione avicola per valutare la prevalenza e l’impatto dell’enterite batterica (BE) sul settore avicolo mondiale. L’indagine, condotta nell’ultimo trimestre del 2020, è la continuazione delle precedenti che si sono svolte a cadenza quinquennale – 2000, 2005, 2010 e 2015 – per monitorare l’andamento della patologia e il suo impatto economico sull’industria avicola. L’indagine del 2020 ha raccolto dati attraverso interviste individuali a oltre 270 esperti del settore in tutto il mondo, in rappresentanza delle principali regioni di produzione. Agli intervistati è stata posta una serie di domande sull’enterite batterica riguardanti: principali segni clinici, prevalenza, prevenzione e trattamento, collegamenti tra BE e coccidiosi e impatto economico di BE. L’intervista del 2020 continua nel solco di quelle che l’hanno preceduta, così da poter valutare nel tempo l’evoluzione della patologia. Confrontando i risultati del sondaggio attuale con quelli delle precedenti edizioni emerge che l’enterite batterica continua a essere un problema frequente e costoso per i produttori avicoli di tutto il mondo. Il 2020 è stato un anno difficile anche per il nostro settore ed è stato impegnativo completare questa indagine, pertanto vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno dedicato tempo e impegno per aiutarci a portarla a termine. Le osservazioni e opinioni degli intervistati sono fondamentali per migliorare la comprensione dell’enterite batterica (BE) e mitigare il suo impatto sul settore avicolo. L’indagine dello scorso anno ha introdotto anche una nuova componente: la valutazione dell’enterite non infettiva (NIEGIA – Non Infective Enteritis Global Impact Assessment), aggiungendo una nuova dimensione al quadro complessivo del problema enterite nel settore avicolo.
• l’83,5% degli intervistati ha segnalato la presenza di enterite batterica (in forma di Enterite necrotica secondaria, disbatteriosi, colangioepatite). • Il 49,3% degli intervistati ritiene che la coccidiosi sia il principale fattore predisponente. • Il 62,5% degli intervistati stima che le perdite economiche legate all’enterite batterica ammontino a circa 5 € cents/capo. • Il 62,3% degli intervistati dichiara che il problema dell’enterite batterica è rimasto uguale o è peggiorato negli ultimi cinque anni. • Il 52,9% degli intervistati dichiara che gli anticoccidici sono lo strumento preferito per il controllo dell’enterite batterica secondaria. L’enterite non infettiva, di pari passo, è una preoccupazione crescente per il settore avicolo, infatti, l’89,9% degli intervistati riporta perdite economiche legate anche a questo tipo di enterite. L’indagine condotta nel 2020 completa la descrizione dell’evoluzione dell’enterite batterica nel corso degli ultimi venti anni. Ancora oggi è presente e rappresenta una preoccupazione per i produttori avicoli ma la prevenzione e il trattamento precoce continuano a fare la differenza. Il report completo dell’indagine BEGIA 2020 è disponibile presso Elanco. 1
Elanco Data on File.
Elanco e la barra diagonale sono marchi registrati da Elanco o sue affiliate. © 2021 Elanco. Contenuto sponsorizzato Elanco
IN PRIMO PIANO
Cinque modi per consolidare il commercio avicolo internazionale Garantire l’approvvigionamento alimentare globale è di primaria importanza per la salute e il benessere delle comunità di tutto il mondo. Tuttavia, il commercio avicolo internazionale si trova spesso a dover affrontare sfide quali malattie aviarie, restrizioni commerciali, disastri naturali, disordini politici e persino una pandemia globale, che stiamo ancora vivendo. Molte di queste sfide possono spesso presentarsi contemporaneamente. Patrick Claeys, President European Operations - Aviagen
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In Aviagen® sono preparati ad affrontare questi ostacoli a testa alta, con strategie di filiera ben definite. Nella lista dei “Cinque impegni fondamentali” l’azienda ha identificato i temi della salute, della sicurezza alimentare e della tracciabilità come prioritari nella sua filosofia di supporto alla clientela – i produttori avicoli mondiali – per fornire cibo ai consumatori europei
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IN PRIMO PIANO
e di tutto il mondo. Questi impegni sono in armonia con i Cinque principali obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite che l’International Poultry Council (IPC) ha evidenziato come settori sui quali l’industria avicola mondiale può avere un impatto significativo. L’obiettivo è costruire un futuro migliore e più sostenibile per tutti, scopo centrale del principio Aviagen di Selezione sostenibile, che può essere approfondito visionando la presentazione interattiva al seguente link: https://aviagen.com/assets/Sustainability/2021/index.html
# 1 Biosicurezza
veterinari forniscono assistenza ai clienti e si occupano delle attività interne a livello mondiale. Questi specialisti sono appassionati di avicoltura, forniscono consigli su come prendersi cura degli animali e mantenerli esenti da malattie; supervisionano affinché il benessere e la biosicurezza siano garantiti con regolari visite di controllo e monitoraggio sanitario; condividono le loro conoscenze con corsi, workshop, webinar, documentazione tecnica e altro ancora. Svolgono inoltre un ruolo fondamentale fornendo informazioni di base, consulenza strategica e i certificati sanitari necessari per facilitare l’esportazione di pulcini dei clienti europei ed extra-europei.
La prevenzione delle malattie è fondamentale per l’attività di una casa di selezione genetica e inizia con la biosicurezza, fattore essenziale per l’allevamento e il commercio avicolo. Per tutelare gli animali da patogeni e malattie, ogni attività di Aviagen deve seguire i più alti standard di igiene. Il programma di biosicurezza soddisfa e supera le normative ufficiali per il commercio nazionale e internazionale, e rappresenta un elemento chiave per promuovere la sicurezza alimentare.
# 3 Compartimentazione
# 2 I veterinari svolgono un ruolo di primo piano nel rafforzare la salute degli animali e la biosicurezza Avere un team di veterinari che si prendono cura della salute degli avicoli è fondamentale. In Aviagen, oltre 30
Un’altra strategia di comprovato successo è la compartimentazione. Un compartimento è un gruppo di allevamenti approvati con un sistema comune di gestione intensiva della biosicurezza, con uno stato sanitario distinto rispetto a una o più malattie specifiche, per le quali siano state applicate misure di sorveglianza, controllo e igiene atte a soddisfare le richieste del commercio internazionale. Il concetto garantisce che le comunità locali possano disporre di una fonte affidabile di proteine sane. Nel 2010, Aviagen del Regno Unito è stata la prima azienda di selezione avicola al mondo a ricevere lo status ufficiale di compartimentazione e, da allora, diverse altre strutture operative Aviagen sono state certificate in tutto il mondo.
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IN PRIMO PIANO
# 4 Basi di approvvigionamento locali e regionali Aviagen dispone di una vasta rete di distribuzione globale, con basi produttive in cinque continenti, per cui i clienti ricevono costantemente i pulcini, anche quando il commercio è limitato a specifiche basi di approvvigionamento. L’azienda opera, però, anche con strutture e servizi localizzati vicino ai clienti, nei mercati chiave di tutto il mondo. Le attività di produzione, in crescita, includono più di 260 strutture e 27 incubatoi commerciali che riforniscono la clientela con riproduttori di qualità in oltre 100 Paesi. Per esempio, in Europa Aviagen dispone di stabilimenti di produzione e uffici sparsi in tutto il continente. La sede del programma di ricerca e sviluppo si trova nel Regno Unito; avere programmi pedigree paralleli nel Regno Unito e negli Stati Uniti rappresenta una garanzia assoluta per fornire riproduttori di alta generazione.
e chiunque si occupi dei pulcini sia ben addestrato alla cura adeguata di soggetti vivi. Quando i pulcini sono in transito verso i clienti, il team di esportazione monitora costantemente il loro ambiente affinché le condizioni di trasporto restino sempre adeguate alle loro esigenze. Quando si verifica una problematica, come una malattia aviaria, una pandemia globale, disastri naturali, cancellazioni di voli, disordini politici o qualsiasi altro ostacolo all’esportazione, questi professionisti agiscono rapidamente, trovando rotte commerciali alternative e facendo tutto il necessario per assicurarsi che i produttori ricevano pulcini sani in tempo, a livello globale. Sono molte le parti coinvolte nel processo di esportazione, quindi la comunicazione è assolutamente fondamentale; durante la pandemia, gli incontri su Zoom si sono rivelati molto utili in questo senso.
COMMITMENT 1
EUROPE # 5 Team esperto nell’esportazione Un team esperto e proattivo di gestione delle spedizioni e delle consegne degli stock è indispensabile. In Europa, il personale logistico del Regno Unito, supportato da una rete di colleghi nel continente e a livello globale, coordina gli ordini dalle basi di produzione ai clienti nazionali ed esteri. Un team dedicato coltiva relazioni e mantiene una stretta comunicazione con compagnie aeree, agenti di trasporto merci e ministeri dell’agricoltura; fa parte attiva di organizzazioni come l’International Animal Transportation Association (IATA) per garantire la tutela del trasporto dei soggetti vivi; si assicura che i trasportatori
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Obiettivo finale: aiutare a nutrire il mondo In qualità di casa di selezione primaria, Aviagen si impegna a fondo nella filiera di approvvigionamento avicolo e nel supporto alla clientela per garantire alle comunità locali proteine che siano economiche e prodotte in modo sostenibile. Per realizzare questa missione l’azienda si basa su strategie solide, che si concretizzano nel fare la propria parte per creare un futuro migliore e più sostenibile per le generazioni attuali e future.
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LAY INSIGHT LA SOLUZIONE DIGITALE DI EVONIK PER IL SETTORE DELLE OVAIOLE Con Porphyrio®, Evonik offre sistemi innovativi per il settore delle galline ovaiole e per l’industria dei polli da carne. Questi sistemi utilizzano algoritmi di autoapprendimento basati sul cloud e consentono di monitorare, prevedere e pianificare l’intero processo di produzione. Come allevatore individuale o di gruppo di allevatori, ogni cliente connesso può ottimizzare le proprie attività online e in tempo reale, e adattando le proprie decisioni strategiche sulla base delle previsioni di produzione a breve e lungo termine. Ottimizzate i processi operativi La competenza di Porphyrio® si basa sulla tecnologia Big Data, sull’uso della biostatistica e sulla conoscenza della produzione avicola. Il nostro software consente di passare da previsioni accurate a una pianificazione ottimale e aiuta a consegnare il prodotto giusto al momento giusto. L’accesso al processo di produzione da parte dei vari interlocutori (allevatori, tecnici, veterinari, ...) contribuisce a migliorare l’efficienza complessiva della vostra attività. Porphyrio® è un sistema modulare di facile impiego che si adatta ad ogni utente Ciò consente di iniziare con uno o più moduli e un minimo di funzionalità a cui possono essere aggiunti altri componenti in base alle singole esigenze. Porphyrio® può anche essere abbinato a sistemi esistenti (ad esempio ERP), per raccogliere o trasferire dati. Anche la dashboard è completamente personalizzabile e le impostazioni possono essere configurate in base alle esigenze specifiche del cliente. Raccoglie, controlla e confronta tutti i dati Grazie ad una dashboard intuitiva è possibile controllare e confrontare in tempo reale tutti i dati e le prestazioni dell’allevamento.
Rileva le deviazioni dagli obiettivi Grazie al tempestivo sistema di allarme, Porphyrio® è in grado di anticipare potenziali problemi e reagire rapidamente quando gli indicatori chiave si discostano dagli obiettivi prefissati.
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©University of Queensland
REPORTAGE
Benessere, genetica e alimentazione della gallina ovaiola: il webinar organizzato da DSM, Hy-Line e Zootecnica International Il 6 luglio si è svolto il secondo degli eventi digitali organizzati da Zootecnica International insieme a DSM: nel corso del webinar, al quale ha partecipato anche Hy-Line, sono stati analizzati quali indicatori di benessere nella gallina ovaiola sono maggiormente influenzati dalla genetica e dall’alimentazione e quali interventi possono migliorarli. Susanna Lolli Technical e marketing manager DSM Istituto delle Vitamine S.p.A. DSM Nutritional Products
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Nel corso del webinar “Benessere, genetica e alimentazione della gallina ovaiola”, che si è svolto lo scorso 6 luglio, è stato affrontato
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il tema del benessere animale, obiettivo comune della selezione genetica e della nutrizione: in uno stato di benessere ottimale,
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infatti, la gallina ovaiola esprime al meglio il suo potenziale genetico e ottimizza i fattori nutrizionali migliorando le performance. Il webinar è stato moderato da Gilberto Litta, responsabile EMEA degli Eubiotici DSM Animal Nutrition & Health. Dopo i doverosi ringraziamenti ai numerosi partecipanti, Litta ha presentato il primo relatore, Lucio Vernillo, direttore responsabile e editore da oltre 50 anni di Zootecnica International, rivista specializzata in avicoltura, edita in versione italiana, inglese e russa, e di Convivium, rivista bimestrale specializzata in carni, salumi, vini ed eccellenze agroalimentari italiane. Partendo dall’analisi dei valori nutrizionali di un uovo, alimento considerato semplice, ma in realtà completo dal punto di vista nutrizionale, il direttore di Zootecnica International ha condotto un’ampia analisi sulla produzione, sui consumi e sui comportamenti d’acquisto che hanno caratterizzato il mercato delle uova negli ultimi anni, sia in Italia che in Europa. Considerando l’importanza che investe il settore avicolo italiano, sia per le qualità intrinseche dell’uovo, sia per il suo volume d’affari (il comparto avicolo rappresenta un’eccellenza integrata e controllata, regolata da normative europee, in cui l’attenzione al benessere animale e l’ecosostenibilità svolgono un ruolo fondamentale), occorre riflettere sulle adeguate strategie di marketing di un prodotto che è considerato ‘povero’ ma che in realtà non lo è affatto. Susanna Lolli, coordinatore del gruppo Technical Marketing per DSM Animal Nutrition & Health in Italia e responsabile Eubiotici per la subregione South West, Greece e
Magreb, ha parlato di benessere animale mostrando come si sia evoluto negli anni l’interesse verso questo tema. Ciò è dimostrato sia da una crescente sensibilità del cittadino europeo verso i diritti degli animali e le condizioni di allevamento, sia dagli interventi e provvedimenti normativi nei settori tradizionalmente ritenuti più critici, nonché da progetti di ricerca europei che dagli anni 2000 hanno prodotto protocolli di valutazione del benessere e pubblicazioni scientifiche, ad esempio i sistemi di punteggiatura del piumaggio utilizzati per la valutazione in campo dello stato di benessere delle ovaiole correlato al feather pecking. Il benessere animale è una variabile quantitativa e misurabile attraverso degli indicatori che dovranno essere validati in campo. Non solo: gli indicatori di benessere devono essere anche ripetibili, riproducibili, pratici ed esplicativi. Quando si parla di benessere (Figura 1) si intende “uno stato di completa salute fisica, in cui l’animale è in armonia con l’ambiente in cui vive” (Huges, 1979); inoltre il benessere animale è, secondo Broom e Johnson (1993), “lo stato di un
individuo per quanto concerne i suoi tentativi di adattarsi all’ambiente che lo circonda e agli sforzi che esso fa per riuscirci (stress)”. Le cause dello stress sono molte: dalle tecniche di allevamento alla densità, che può portare a situazioni di eccessiva competizione tra gli animali, fino alla rottura dei ritmi biologici. Anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nello stress. Quando non viene effettuata un’attenta valutazione della qualità delle materie prime nonché degli additivi, delle vitamine e degli oligoelementi utilizzati in formulazione, possono esserci conseguenze negative sulla stabilità del microbioma intestinale, su digeribilità e assorbimento dei nutrienti. Non si parla solo di stress dell’animale, ma anche di stress del microbiota che può portare all’aumento dei batteri potenzialmente dannosi a sfavore di quelli positivi. Quando e perché si parla di livelli vitaminici ottimali? È noto e riconosciuto da molti studi scientifici di università e centri di ricerca di tutto il mondo che qualità e quantità corrette di vitamine hanno un ruolo importante per il benessere e la salute
Figura 1 – Il benessere animale secondo le prime definizioni coniate da Hughes a Broom e Johnson, basate sulle 5 libertà degli animali.
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degli animali nonché per la salubrità delle produzioni zootecniche. In DSM con il marchio OVN®, Optimun Vitamin Nutrition, da sempre si applica questa filosofia e con cadenza quinquennale è revisionato il manuale OVN® che riporta i livelli vitaminici ottimali suddivisi per specie e per fase fisiologica. Il terzo intervento è stato di Massimo Graziani, Direttore generale di Hy-Line® Italia. La relazione dal titolo “Selezione genetica della futura gallina ovaiola” ha illustrato l’evoluzione della selezione genetica, che ha come obiettivi principali l’allungamento del ciclo produttivo fino a 100 settimane, la qualità dell’uovo e una migliore efficienza alimentare. La selezione per decenni si è focalizzata sui parametri produttivi, mentre oggi le nuove tecniche di allevamento cage free richiedono che il comportamento animale diventi centrale nello sviluppo e nella selezione di nuove linee ibride. I principali parametri di selezione comportamentale oggi sono infatti: • attitudine al nido e alla mobilità: per evitare le uova a terra si cerca di selezionare animali capaci di identificare precocemente il nido; • impiumagione: obiettivo della selezione è avere individui con impiumagione migliore e prolungata; • mansuetudine: selezionare animali meno aggressivi per evitare comportamenti indesiderati, come il feather pecking, un vero e proprio problema di benessere animale; • vivibilità e rusticità: valutati riproducendo le condizioni reali di allevamento per valutare la resistenza per MDV, E. Coli, stress da calore e con maggiore immunocompetenza (MHC=Major histocompatibility).
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L’allevamento della gallina ovaiola continua a essere al centro di un profondo processo di rinnovamento e cambiamento in funzione delle nuove esigenze di mercato e della sensibilità dei consumatori, sempre più attenti al benessere animale. Tra i temi caldi c’è quello della gestione dei pulcini maschi di razza leggera, di cui solamente una parte viene allevata per la produzione da carne (unicità italiana). Sono molti i progetti in fase di sviluppo in Europa e nel mondo (Figura 2) che stanno affrontando la problematica per la determinazione del sesso in incubazione. Pochi però sono arrivati a finalizzare metodologie che uniscono precisione, efficienza per un’applicazione su grandi numeri e un costo accettabile. Di questi, il metodo per la determinazione del sesso attraverso spettroscopia sviluppato dall’azienda AAT Gmbh, effettuato al tredicesimo giorno di incubazione, è fra i più promettenti. La tecnica di sessaggio, ad oggi specifica per le razze marroni e la cui precisione è maggiore del 95%, è stata introdotta in diversi incubatoi europei e anche in Italia è disponibile da alcuni mesi.
Figura 2 – Progetti in fase di sviluppo nel mondo per determinare il sesso in incubazione.
Elisa Folegatti, responsabile EMEA per ovaiole e carotenoidi per DSM Animal Nutrition & Health, ha infine affrontato il tema del “Ruolo della Vitamina D sulle qualità delle performance”, considerando dapprima l’effetto del sistema di allevamento sulla qualità del tessuto osseo durante la fase di
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pollastra e ovaiola. I nuovi sistemi di allevamento cage free permettono alle pollastre e ovaiole di muoversi maggiormente, di esplorare l’ambiente e di utilizzare i posatoi: tali azioni sembrano esercitare un effetto positivo sulla qualità delle ossa, ma anche sullo sviluppo dei muscoli e sulle caratteristiche dello sterno (Casey-Trott et al., 2017). Nonostante nei sistemi cage free la resistenza ossea al carico di rottura sembri essere migliore, la mineralizzazione, in alcuni casi, sembra essere minore (Rodriguez-Navarro, 2018): infatti, le fratture, specialmente nella regione dello sterno hanno registrato un incremento (Toscano et al., 2020). Da report e studi effettuati in vari Paesi (Belgio, Olanda, Danimarca, Svizzera, Inghilterra e Canada) le fratture e le deviazioni dello sterno – le cui cause principali sono la tardiva calcificazione dello sterno rispetto ad altre ossa, posatoi non correttamente dimensionati e posizionati – variano dal 20 al 96%: tali danni sono indicatori di benessere animale correlate al dolore e alla performance. In Figura 3 sono riportate schematicamente le fasi dello sviluppo osseo dalla fase della pollastra a quella dell’ovaiola in funzione dei differenti periodi fisiologici dell’animale.
Figura 3 – Fasi dello sviluppo osseo corticale e midollare dalla pollastra alla ovaiola.
L’aggiunta di Hy•D®, ovvero 25OHD3, il primo metabolita della vitamina D, alla dieta degli animali fin dalla fase della pollastra ha mostrato effetti positivi sulla crescita dell’osso a 16-17 settimane e a 60 settimane (Chen et al., 2020), in particolare con riferimento all’aumento sia della dimensione delle ossa, sia della mineralizzazione e maggior connessione delle trabecole, con conseguente miglior qualità del tessuto osseo. L’assorbimento di Hy•D® è immediato perché avviene per diffusione in ragione della maggiore polarità della molecola. Quello della vitamina D3, invece, richiede un maggior dispendio energetico, ed essendo una vitamina liposolubile, viene inglobata nelle micelle formate dall’incontro dei lipidi idrolizzati con la bile: una volta entrata nell’epitelio intestinale, viene incorporata nei chilomicroni che entrano nella circolazione linfatica. Il trasporto della vitamina D3 e dei suoi metaboliti avviene per mezzo di proteine di trasporto che hanno una maggiore affinità di legame con
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- reportage -
Hy•D ® rispetto alla D3. Inoltre, è stato dimostrato che l’assorbimento e la disponibilità di Hy•D ® nel sangue sono sempre maggiori rispetto alla vitamina D3, anche in animali affetti da patologie. La dott.ssa Folegatti si è soffermata inoltre sulla formazione del guscio, dalle prime fasi di mineralizzazione alla crescita e differenziazione dei cristalli. Il guscio è formato da una parte organica (2-4% di proteine) e da una inorganica (95-97% di calcite) e il 65-70% delle proprietà meccaniche del guscio sono dovute proprio alla quantità di carbonato di calcio presente sul guscio. La parte organica determina la struttura del guscio, in particolare la forma, le dimensioni e l’orientamento dei cristalli di calcite, la cui composizione varia in funzione dell’età dell’animale. L’espressione delle proteine della matrice organica, implicate nella biomineralizzazione del guscio, è influenzata dalla presenza di Hy•D ® nella dieta. Il webinar si è concluso con le domande dei partecipanti, che hanno chiesto soprattutto approfondimenti sulle future disposizioni di legge inerenti il benessere delle ovaiole, oggi sul tavolo di discussione della Commissione europea e dell’EFSA. Nell’attesa dei provvedimenti normativi che riguarderanno l’abolizione delle gabbie arricchite e il debeccaggio nei prossimi anni, la selezione genetica e l’alimentazione accompagneranno e si adatteranno ai cambiamenti nel rispetto del benessere animale e della sostenibilità. Il materiale relativo al webinar potrà essere scaricato dal sito di Zootecnica International www.zootecnica.it
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INTERVISTA
Veduta aerea dei capannoni dell'azienda di Federico Dizioli, Cascina Feniletto, Paderno Ponchielli (CR)
Ovoset Pro, la giusta soluzione per i grandi numeri In provincia di Cremona, a Paderno Ponchielli, si trova Cascina Feniletto, dove Federico Dizioli ha un’impresa agricola che alleva polli da riproduzione. Con il titolare, che da quasi vent’anni è cliente Prinzen, abbiamo ripercorso la storia della Ovoset Pro. L’azienda agricola di Federico Dizioli si estende per 120 ettari, su cui vengono allevati polli da riproduzione, bovini da ingrasso e suini da ingrasso. Il terreno circostante viene coltivato a cereali, che vengono utilizzati per l’alimentazione del bestiame, mentre una parte è destinata alla coltivazione di ortaggi da industria. Attualmente in azienda vengono allevati 75.000 riproduttori, divisi in 6 capannoni. “Il centro di riproduzione dei polli è nato nel 2000”, ci spiega Federico Dizioli. “Fin da subito abbiamo realizzato che effettuare la raccolta a fronte capannone era un procedimento dispersivo e abbiamo deciso di canalizzare le uova in un vero e proprio centro di raccolta centralizzato, che all’epoca era rappresentato essenzialmente da un banco di selezione manuale delle uova. In quegli anni abbiamo iniziato a interfacciarci con Prinzen del gruppo Vencomatic, azienda dalla quale nel dicembre 2004 abbiamo acquistato la prima macchina, subito dopo essere stata presentata in anteprima mondiale alla Fiera di Verona.”
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- intervista -
INTERVISTA
Con le sue informazioni semplici e concise per passare da un formato all’altro, la Ovoset Pro rappresenta la risposta alle moderne esigenze di un allevatore di polli da riproduzione, permettendo un’accurata e delicata sistemazione delle uova da cova direttamente sui vassoi di raccolta, che sono gestiti e posizionati automaticamente per il trasferimento e l’impostazione delle uova. La macchina offre un ottimo controllo sull’intero processo e l’acciaio inox, con il quale è costruita, rende la pulizia un’operazione veloce e facile.
La Ovoset Pro rappresenta la macchina più performante all’interno del portafoglio offerto da Prinzen, sia in termini di prestazioni (ha una capacità di 30.000 uova all’ora) che di flessibilità d’uso. “Dalla prima versione che abbiamo acquistato le cose sono cambiate molto, non tanto per il principio di funzionamento, che è analogo all’attuale, quanto per i grandi miglioramenti che sono stati apportati”, prosegue Federico Dizioli. “Grazie al canale di comunicazione aperto con Prinzen, infatti, abbiamo fatto presenti le esigenze degli allevatori che, servendo due o tre tipi di incubatoi diversi, avevano necessità di modificare i formati che venivano commercialmente richiesti dagli incubatoi. L’opzione era già prevista, ovviamente, ma era più complicata. La Ovoset Pro ha compiuto la vera rivoluzione con una completa automazione. La trasformazione della macchina si svolge oggi con l’aiuto di un pantografo e l’intera operazione avviene senza utilizzo di chiavi, tramite pochi pulsanti. Senza variare la messa a punto è possibile modificare i formati per consegnare le uova ai diversi incubatoi.”
Tra i punti forti di una macchina a marchio Prinzen, c’è anche l’assistenza, che nel caso dell’azienda di Federico Dizioli viene fornita da Tezza s.r.l., uno dei dealer Vencomatic in Italia. “Abbiamo acquistato l’ultimo modello 3 anni fa: funziona bene e non ci ha mai dato problemi. Grazie a un supporto esterno, tramite videochiamata, siamo riusciti a gestire ogni minima cosa. Inoltre, abbiamo messo la macchina in controllo remoto, in modo che possa essere controllata sia dalla sede olandese Vencomatic, che dal rivenditore italiano Tezza. Giudico questo tipo di supporto molto importante: i software comunicano tra loro a distanza e dalla casa madre è possibile interfacciarsi con la macchina sul territorio. In questo modo l’allevatore può davvero gestire l’allevamento senza limitarsi alla raccolta delle uova, momento senza dubbio fondamentale, ma nel quale non si può esaurire il ruolo dell’allevatore. Che l’uovo sia fecondo e schiudibile è un dato che non dipende dalla macchina, se non in parte, bensì soprattutto dalle condizioni di allevamento”, conclude Dizioli. “La Ovoset Pro Prinzen ci aiuta proprio a fare questo: a gestire nel miglior modo possibile la raccolta, in modo veloce ed efficace – grazie anche al Point Down Setting del 99,7% che massimizza la schiusa delle uova – lasciandoci il tempo di dedicarci alla gestione dell’allevamento.”
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DOSSIER
Come prevenire la formazione del biofilm Le conseguenze della presenza del biofilm nella linea di distribuzione dell’acqua sono generalmente sottovalutate, ma i risultati di una buona produzione dipendono principalmente dalla qualità dell’acqua potabile. striali influenzano le risorse idriche e quindi la composizione dell’acqua. L’importanza di disporre di un’acqua potabile pulita e fresca è spesso sottovalutata. Ci sono diversi fattori che influenzano la salute degli avicoli, ma l’acqua è davvero il più importante di tutti. Uno studio condotto da Animal Health Service (GD) mostra chiaramente i problemi e quali possono essere le conseguenze: • Il 34% di tutta l’acqua potabile, utilizzata negli abbeveratoi a goccia, è di qualità modesta/scarsa. • In media, gli allevatori spendono 100 volte di più per il mangime che per l’acqua. • Una contaminazione media da funghi e lieviti costa, a un allevamento di circa 30.000 galline ovaiole, sui 12.000 € all’anno.
L’igiene rappresenta un fattore determinante per ottenere risultati di produzione ottimali. Molti allevatori avicoli hanno protocolli rigorosi per impedire ai gruppi di contrarre determinate malattie. Questi protocolli si applicano principalmente ai lotti di mangime e anche ai visitatori in allevamento imponendo loro l’uso di indumenti protettivi. Tuttavia, anche l’acqua potabile può rappresentare un rischio se non è adeguatamente trattata; questo è un dettaglio che viene spesso trascurato dagli allevatori.
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L’acqua è uno dei composti più comuni e più puri al mondo, ma le fonti d’acqua sono dinamiche e in continua evoluzione. Inondazioni, siccità, lavorazioni agricole e indu-
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• Una contaminazione batterica media costa, a un allevamento di circa 29.000 polli da carne, sui 2.100 € a ciclo produttivo.
Sistemi di distribuzione dell’acqua chiusi Molti allevatori sono passati a sistemi di abbeveraggio chiusi, per ridurre il rischio di contaminazione da polvere, mangime, piume e lettiera. Il problema è che non possono più verificare la qualità dell’acqua. In precedenza, i sistemi aperti venivano puliti regolarmente, quindi era sempre possibile accorgersi se l’acqua era sporca, mentre con un sistema di abbeveraggio chiuso, questo non è più fattibile. L'acqua può essere quindi contaminata da batteri, funghi
DOSSIER
e minerali, che possono proliferare in un flusso lento e ricco di sostanze nutritive. La qualità dell’acqua, buona o cattiva, dipende dalle sostanze nocive contenute. Queste sostanze determinano il gusto, la durezza e il valore del pH e, di conseguenza, determinano anche se l’acqua è sufficientemente buona per gli animali.
La formazione del biofilm Un altro grave problema che può presentarsi in un sistema di abbeveraggio chiuso è il biofilm. Calce, ferro e manganese, tra le altre cose, causano la formazione di una struttura dura all’interno della linea, alla quale i residui di farmaci aderiscono facilmente. Gli zuccheri contenuti in questi ultimi sono un terreno fertile, perfetto per batteri e funghi: si crea così uno strato viscido all’interno della linea di distribuzione dell’acqua chiamato biofilm, che protegge i microrganismi dannosi dagli agenti antibatterici. L’acqua scorre lentamente nei sistemi di abbeveraggio chiusi, il che significa che il biofilm può svilupparsi molto rapidamente. Anche l’acqua troppo calda può favorire lo sviluppo del biofilm; pertanto è molto importante monitorarne la formazione e agire immediatamente non appena ciò accade.
Quali sono le conseguenze del biofilm? La presenza del biofilm può avere gravi conseguenze, fra le quali diminuire notevolmente l’efficacia dei medicinali e dei vaccini somministrati tramite la linea di abbeveraggio con conseguenze sulle rese produttive. Una volta che il biofilm si è formato può essere piuttosto difficile ripulire le linee e mantenerle pulite. Anche se si riesce a rimuovere il biofilm, questo può riformarsi in circa tre giorni: ecco perché è così importante prevenirne la formazione.
Biofilm
la pulizia e il risciacquo tra un giro e l’altro di distribuzione dell’acqua, soprattutto se le linee non vengono utilizzate per un periodo di tempo lungo.
Lavaggio automatico Un sistema di lavaggio e risciacquo automatico è una soluzione efficace per pulire le linee di abbeveraggio regolarmente e facilmente, prevenendo così la formazione del biofilm. Il computer controlla l’intero processo di pulizia seguendo un programma personalizzato. Si può decidere la frequenza con cui il computer deve lavare il sistema, quali linee devono essere trattate e quanto tempo deve durare la procedura. Inoltre, il sistema utilizza le informazioni che riceve dai sensori delle linee di abbeveraggio che misurano la temperatura dell’acqua e la formazione del biofilm. Non appena viene rilevata un’anomalia, il computer riceve il segnale per pulire automaticamente le linee di abbeveraggio. È possibile impostare un numero massimo di risciacqui per evitare cicli eccessivi, dopodiché il computer emette un segnale per indicare la necessità di intraprendere ulteriori azioni.
Come prevenire il biofilm? Uno dei modi più semplici per prevenire la formazione del biofilm è il lavaggio di routine. È importante sciacquare e pulire accuratamente le linee di abbeveraggio dopo aver utilizzato additivi o medicinali per rimuovere le principali fonti di cibo per i batteri. È fondamentale anche effettuare
Come ottenere risultati ottimali Gli allevatori avicoli sono generalmente consapevoli della qualità del mangime, ma sottovalutano l’importanza di poter disporre di un’acqua di qualità e, pertanto, un sistema di risciacquo automatico rappresenta la soluzione ideale.
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DOSSIER
Albonat®, l’innovazione dalla natura Nel contesto attuale che prevede di ridurre l’impiego di antibiotici nel settore zootecnico e con l’intento di fornire il proprio contributo a tale processo, Albors si è impegnata nella ricerca di alternative efficaci e sostenibili, avvalendosi della collaborazione di importanti centri di ricerca (CNR e Università degli Studi di Milano) per lo sviluppo di un prodotto innovativo dalle proprietà antibatteriche naturali e immunostimolanti. genetica, benessere animale e ingredienti alternativi in grado di rinforzare il sistema immunitario e volti a prevenire le malattie. In tale ambito Albors ha deciso di investire nella ricerca di nuove molecole ad azione battericida e immunostimolante per lo sviluppo di un prodotto innovativo da utilizzare nel settore zootecnico. Si è effettuata una prima fase di consultazione della letteratura scientifica e di ricerca di molecole naturali potenzialmente interessanti da includere nel formulato. La bibliografia consultata ha portato alla selezione di sei molecole o composti naturali commercialmente disponibili sul mercato – ad oggi non studiati né testati in maniera approfondita in zootecnia – di cui sono state raccolte le evidenze scientifiche disponibili sia per quanto riguarda lo spettro di attività che le relative concentrazioni di efficacia in diversi ambiti.
Gianfranco Russo Responsabile Tecnico Commerciale, ALBORS S.r.l., Milano, Italia www.albors.it commerciale@albors.it
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Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è un tema di grande attualità ed è causa già da diversi anni di un allarme di portata mondiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Unione europea hanno affrontato seriamente questa materia indicando una serie di provvedimenti specifici, volti a contenere il diffondersi della resistenza antimicrobica attraverso un uso prudente degli antibiotici nell’uomo così come negli animali. Il settore zootecnico sta imparando a ridurre al minimo l’impiego di tali sostanze, grazie ad accorgimenti mirati che riguardano diversi aspetti relativi alla filiera: qualità del mangime, biosicurezza, gestione dell’allevamento,
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Le molecole e i preparati selezionati, grazie alla collaborazione con l’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISPA, sede di Milano), sono stati testati singolarmente mediante prove in vitro per valutare la loro azione nei confronti di batteri di interesse zootecnico quali: Clostridium perfringens BAC LO SMN, Escherichia coli BAC RE RB 49 e Salmonella typhimurium BAC RE RB 1743, provenienti dalla collezione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Staphylococcus aureus ATCC 19095 (American Type Culture Collection) e due ceppi di Streptococcus uberis isolati da mastite bovina (705 e 707),
DOSSIER
Tabella 1 – Minima Concentrazione Inibente (MIC) e Minima Concentrazione Battericida (MCB) delle due sostanze selezionate nei confronti dei microrganismi target. dosaggio testato (ppm) Cl. perfringens
S. typhimurium
sostanza testata
MIC
MCB
MIC
MCB
MIC
MCB
MIC
estratto di Cinnamomum verum
500
1.000
2.000
2.000
250
2.000
sottoprodotto della fermentazione di Aspergillus niger
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50
50
50
25
50
appartenenti alla collezione del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano. L’efficacia dei singoli ingredienti è stata determinata valutando la minima concentrazione inibente (MIC) e la minima concentrazione battericida (MCB) secondo il metodo descritto da Wiegand et al., 2008. I risultati ottenuti hanno indotto a focalizzare la ricerca solo su due delle sei sostanze inizialmente selezionate: estratto di Cinnamomum verum e un sottoprodotto della fermentazione di Aspergillus niger, che presentavano attività antibatterica ad ampio spettro nei confronti di tutti i microrganismi target testati, sia Gram positivi che Gram negativi (Tabella 1). Nello specifico l’estratto di Cinnamomum verum ha mostrato la sua efficacia in un intervallo di concentrazione tra 250 e 4.000 ppm, mentre il sottoprodotto della fermentazione di A. niger tra i 25 e i 50 ppm.
S. aureus
E. coli
S. uberis (707)
S. uberis (705)
MCB
MIC
MCB
MIC
MCB
1.000
4.000
500
1.000
1.000
1.000
50
50
50
100
50
50
ni batteri commensali “buoni”, ovvero quei microrganismi che garantiscono un importante equilibrio a favore della salute intestinale. A questo scopo sono stati presi in considerazione i seguenti ceppi batterici: Lactobacillus casei VC199, Enterococcus faecium VC223 e Streptococcus thermophilus SE95, appartenenti alla collezione di CNR ISPA Milano. Come descritto precedentemente, anche per queste ultime specie batteriche si è proceduto alla determinazione in vitro della MIC e della MCB (Tabella 3). I test eseguiti hanno dimostrato che, solo a concentrazioni elevate, le due sostanze potrebbero danneggiare la popolazione batterica commensale, mentre sono sufficienti dosaggi ridotti per inibire la crescita dei ceppi patogeni testati. Questo fenomeno può essere sfruttato per favorire la crescita nell’intestino di batteri benefici a scapito di quelli dannosi.
Tabella 2 – Minima Concentrazione Inibente (MIC) e Minima Concentrazione Battericida (MCB) delle due sostanze selezionate in associazione nei confronti dei microrganismi target. dosaggio testato (ppm) Cl. perfringens
S. typhimurium
sostanza testata
MIC
MCB
MIC
MCB
MIC
MCB
MIC
estratto di Cinnamomum verum + sottoprodotto della fermentazione di Aspergillus niger
125 + 25
250 + 50
250 + 50
250 + 50
125 + 25
250 + 50
250 + 50
Successivamente, le due sostanze sono state studiate in associazione per verificare eventuali effetti sinergici. Mantenendo invariato il dosaggio del sottoprodotto della fermentazione di A. niger è stato infatti possibile ottenere l’inibizione dello sviluppo dei microrganismi target riducendo la concentrazione dell’estratto di Cinnamomum verum in un intervallo compreso tra i 125 e 500 ppm (Tabella 2). Nell’ambito della collaborazione con il CNR-ISPA è stato possibile verificare anche l’azione delle due sostanze selezionate, singole e in associazione, nei confronti di alcu-
S. aureus
E. coli
S. uberis (707)
S. uberis (705)
MCB
MIC
MCB
MIC
MCB
250 + 50
250 + 50
500 + 100
250 + 50
250 + 50
In seguito allo svolgimento delle prove sull’attività antibatterica, si è proseguito includendo i due componenti risultati di maggiore interesse all’interno di una formulazione più completa, dove l’attività antibatterica esplicata potesse essere accompagnata anche da un effetto immunostimolante e antiossidante sull’organismo. A questo proposito sono state prese in considerazione altre sostanze di origine naturale, nello specifico una forma di oligosaccaridi derivata dal latte vaccino ad attività prebiotica e tocoferoli ad azione antiossidante, che sono state quindi aggiunte all’associazione precedente.
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DOSSIER
Tabella 3 – Minima Concentrazione Inibente (MIC) e Minima Concentrazione Battericida (MCB) delle due sostanze selezionate, singole e in associazione, nei confronti dei microrganismi target. dosaggio testato (ppm) L. casei (VC199)
E. faecium (VC223)
S. thermophilus (SE95)
sostanza testata
MIC
MCB
MIC
MCB
MIC
MCB
sottoprodotto della fermentazione di Aspergillus niger
800
800
> 6.400
/
> 6.400
/
estratto di Cinnamomum verum
500
1.000
2.000
4.000
1.000
2.000
estratto di Cinnamomum verum + sottoprodotto della fermentazione di Aspergillus niger
500 + 100
500 + 100
4.000 + 800
8.000 + 1.600
1.000 + 200
4.000 + 800
Il nuovo formulato, a cui è stato assegnato il nome albonat®, è stato sottoposto presso l’Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Medicina Veterinaria) a valutazione dell’attività citotossica sulla linea cellulare intestinale epiteliale IPEC-J2, per accertarsi che la combinazione di ingredienti non causasse effetti avversi sulla mucosa intestinale una volta ingerito dall’animale. A tale scopo, la linea cellulare è stata posta in contatto con albonat® (Mix) oppure a una soluzione neutra di controllo e poi esaminate a intervalli di 4, 6 e 24 ore, valutando la morfologia delle cellule a microscopio invertito ed effettuando un test per la determinazione della proliferazione e vitalità cellulare, mediante MTT (Cell Proliferation Kit I, Sigma).
bile in quanto il formulato una volta assunto non rimane continuamente a contatto con l’epitelio per un arco temporale così lungo. Sulla base dei test scientifici effettuati, Albors ha proseguito nello sviluppo tecnologico e industriale del formulato, arrivando alla definizione di un mangime complementare contenente i principi attivi frutto della ricerca, testato successivamente in prove di campo dagli esiti positivi. Sono state sviluppate due versioni di albonat®, la forma polvere da impiegare in acqua di bevanda (albonat® WS) e la forma in micro granuli resistenti al calore da includere nel mangime pellettato (albonat® coated).
I risultati del test sono visibili in Figura 1, da cui si evince che le cellule a contatto con il formulato albonat® (Mix) presentavano una vitalità significativamente maggiore a 4 e 6 ore rispetto al controllo (P=0,01 e P<0,003 rispettivamente). A 24 ore invece le cellule trattate hanno dimostrato una vitalità leggermente inferiore, ma senza una differenza significativa. Quest’ultimo dato è però trascura-
albonat ® è un mangime complementare basato su una combinazione di ingredienti di origine naturale, selezionati e studiati per la loro azione sinergica nel tratto gastrointestinale. • Testata attività antimicrobica sui patogeni1 • Effetto prebiotico sulla microflora1 • Assenza di citotossicità2 • Proprietà antiossidanti2 albonat ® è disponibile sia in forma di polvere solubile da sciogliere nell’acqua di abbeverata che sotto forma di microgranuli termoresistenti da includere nel mangime, anche pellettato.
Figura 1 – Risultati del test per la determinazione della proliferazione e vitalità cellulare, espressi come valore medio e deviazione standard.
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Biosicurezza: pulizia e disinfezione Il primo step di qualsiasi programma di prevenzione delle malattie comincia con un piano completo per la pulizia e la disinfezione degli allevamenti avicoli. Pulizia degli allevamenti avicoli
Dr Hosam Amro Senior Manager Technical Service Cobb Europe Ltd
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Il primo passo di qualsiasi programma di prevenzione delle malattie inizia con un piano completo per la pulizia. Questo piano è sfaccettato e comprende un rigido insieme di principi, buone pratiche di gestione e di allevamento, nonché una chiara comprensione da parte dei dipendenti dell’importanza del processo di pulizia. Lo scopo della pulizia è quello di ridurre o eliminare le minacce alla biosicurezza per la salute dei futuri gruppi: minacce che includono
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FOCUS
Foto 1 – Rimuovere la lettiera dal capannone come primo step di preparazione.
animali nocivi, roditori, insetti, batteri, virus e parassiti. Pulire un allevamento avicolo è un po’ come sbucciare una cipolla, poiché deve essere fatto a strati. In primo luogo è necessario rimuovere fisicamente i detriti come sporcizia, polvere e lettiera, utilizzando trattori, soffiatori e scope. In secondo luogo, bisogna ridurre o eliminare i residui di sporco che hanno aderito alle superfici o che si trovano in luoghi difficili da raggiungere. Infine bisogna applicare acqua e detersivo per liberare qualsiasi residuo di materiale che si è depositato sull’attrezzatura.
Preparazione e pre-pulizia • Assicurarsi che il capannone sia completamente vuoto prima di pulire.
• Gli insetti (mosche, acari, zecche, coleotteri e scarafaggi) portano e diffondono malattie. Un efficace programma di eradicazione e controllo degli insetti è più incisivo se il capannone è vuoto ma ancora caldo. È buona prassi spruzzare un insetticida autorizzato sia all’interno che all’esterno dell’edificio (compresa un’area di 6 metri di larghezza intorno al capannone); l’applicazione all’esterno è importante perché gli insetti cercheranno luoghi per nascondersi e ibernare mentre il capannone si raffredda, rendendo l’eradicazione più difficile. L’edificio dovrebbe essere chiuso per tre-quattro giorni in seguito al trattamento con insetticida. • Dopo lo spopolamento del capannone, utilizzare esche e rodenticidi che causano la morte con una singola dose. Tutti i mangimi devono essere rimossi dalle mangiatoie in modo da attirare i roditori verso le esche, che devono essere posizionate all’interno e all’esterno dei capannoni. • Raccogliere e rimuovere la lettiera in camion sigillati (Foto 1). Sotterrare o bruciare la lettiera se il gruppo precedente è stato colpito da un focolaio di una malattia. • Eseguire la manutenzione e la riparazione delle superfici, tra le quali crepe del pavimento, telai delle porte, pannelli danneggiati, posatoi e attrezzature.
Pulizia a secco • Tutte le operazioni di pulizia devono iniziare dalle superfici poste più in alto e procedere verso il basso per ridurre al minimo la possibile ricontaminazione delle aree già pulite.
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FOCUS
• Smontare tutte le attrezzature, posatoi e accessori rimuovibili; rimuoverli dall’edificio e raccoglierli in una zona specifica al di fuori del capannone per la pulizia. • La pulizia a secco (ad es. spazzolatura, raschiatura, aspirapolvere, ventilatori ad aria, ecc.) deve essere effettuata all’interno e all’esterno del capannone, del deposito di stoccaggio e dei locali per le uova. Durante la pulizia a secco, prestare particolare attenzione ai ventilatori e alle prese d’aria, al sistema di illuminazione, alle travi (soprattutto negli angoli), al sistema di riscaldamento e alle apparecchiature elettriche che non possono essere rimosse (come motori e interruttori). Queste aree problematiche devono essere pulite con aria compressa. Le attrezzature per la raccolta delle uova devono essere aperte e i nastri per il trasporto rimossi. Tutti i frammenti di uova, polvere e sporcizia devono essere spazzati via.
necessario un codice di protezione internazionale (IP) di IP65 o superiore per il sistema di illuminazione, in modo da resistere alle procedure di lavaggio ad alta pressione. La spruzzatura di acqua ad alta pressione faciliterà il lavaggio delle aree difficili da raggiungere. Il lavaggio corretto dovrebbe essere fatto in modo sistematico, a partire dall’alto verso il basso e dal fondo del capannone verso la parte anteriore, spostandosi con attenzione da un lato all’altro dell’edificio. Tutte le superfici devono essere completamente pulite, compresi soffitti, pareti, sistemi di alimentazione e abbeverata, nidi e nastri trasportatori (Foto 2). Se sul pavimento si raccoglie molta acqua o sporco, rimuoverli per evitare la ricontaminazione delle aree precedentemente pulite. • Alcune attrezzature possono richiedere l’ammollo per rilasciare lo sporco, comunque tutte devono essere posizionate sollevate dal pavimento abbastanza per consentirne l'asciugatura.
Pulizia con acqua
• Le apparecchiature elettriche, compresi i pannelli di controllo e gli interruttori, devono essere impermeabili o ricoperte di fogli di plastica e nastro adesivo. È
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• La pulizia con acqua comporta il lavaggio e possibilmente l’ammollo del capannone con acqua e detergenti utilizzando un’idropulitrice ad alta pressione. La qualità dell’acqua deve essere come minimo idonea al consumo animale e priva di materiale organico o inorganico che possa interferire negativamente con l’efficacia chimica. Utilizzare acqua calda (60 °C, 140 °F) per tutte le fasi di pulizia con acqua.
Foto 2 – Tutte le superfici devono essere perfettamente pulite.
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FOCUS
• I sistemi idrici devono essere lavati con una pressione tra 15 a 30 psi (circa 1-2 bar), quindi riempiti con igienizzante utilizzato in conformità con le raccomandazioni del produttore. Lasciare che l’igienizzante rimanga all’interno del sistema idrico per 24 ore. Poi deve essere risciacquato di nuovo con alta pressione fino a quando l’acqua che esce dal sistema è pulita. • I silos devono essere completamente svuotati e puliti dall’alto mediante lavaggio ad alta pressione, sia all’interno che all’esterno. I mangimi prelevati da un silo non devono essere utilizzati per i gruppi successivi.
derazione l’adozione di una politica ‘all-in/all-out’, allevando un solo tipo di animale.
Disinfezione • Prima di applicare i disinfettanti, tutto il personale deve vestirsi con indumenti protettivi puliti e procedere a un’ispezione visiva di ogni parte
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Disinfezione degli allevamenti avicoli L’igiene dell'allevamento è la chiave per stabilire e mantenere un gruppo sano. La pulizia completa di un impianto comprende non solo l’eliminazione di sporco, polvere e lettiera, ma anche dei vettori di malattie che possono rapidamente ricontaminare la struttura. Quando tutte le superfici sono pulite e prive di detriti, il capannone deve essere sottoposto a una fase di disinfezione per ridurre ulteriormente ed eliminare i microrganismi che potrebbero costituire un pericolo per la salute del gruppo successivo. Per facilitare l’igiene e la sanificazione, prendere in consi-
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• Gli altri locali e impianti avicoli, come i magazzini e i locali per le uova, le attrezzature per il personale come le mense, le docce e i bagni devono essere accuratamente lavati con l’idropulitrice ad alta pressione.
Soluzione efficace contro mosche e mosconi in allevamento.
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degli impianti dell’azienda per verificarne la pulizia. Questa ispezione deve essere effettuata quando la luce è buona e dopo che il capannone e le attrezzature si sono asciugate.
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• La disinfezione deve essere effettuata spostandosi dall’alto verso i lati e poi dal fondo del capannone alla parte anteriore. La maggior parte dei disinfettanti è disciolta in acqua e il contatto dura fino a quando la soluzione applicata è asciutta. I disinfettanti schiumogeni possono aumentare il tempo di contatto perché impiegano più tempo ad asciugarsi e di conseguenza l’attività antimicrobica del disinfettante viene estesa. Una corretta applicazione dei disinfettanti dovrebbe ridurre il carico microbico di circa il 90%. • Nessun singolo disinfettante è migliore per tutti gli scopi. Il prodotto scelto dovrebbe essersi dimostrato efficace nei test indipendenti contro gli organismi patogeni maggiormente presenti nella zona di allevamento. La maggior parte dei disinfettanti funziona meglio a temperature superiori a 20 °C (68 °F), ma il tasso di diluizione e la temperatura dell’acqua devono essere conformi alle raccomandazioni del produttore.
Foto 3 – Se vengono usati disinfettanti chimici, è necessario indossare adeguati dispositivi di protezione personale.
• I disinfettanti sono compromessi negativamente dalla materia organica e vengono inattivati da valori estremi di pH, residui di sapone e minerali nell’acqua. Soluzioni disinfettanti a caldo penetrano e disinfettano meglio di soluzioni a freddo, in particolare su superfici porose. Occorre fare attenzione che il disinfettante non sia corrosivo per la superficie su cui viene utilizzato. • La formaldeide e la formalina sono disinfettanti chimici pericolosi e presentano gravi rischi per la salute e la sicurezza. In situazioni in cui le normative locali ne consentono l’uso e vi è una reale necessità, indossare dispositivi di protezione individuale, comprese le maschere respiratorie, e tutti gli indumenti di protezione senza eccezioni (Foto 3). • La formalina è un disinfettante ad ampio spettro che agisce in presenza di materia organica. Si consiglia di utilizzare una soluzione finale di formalina al 4% (formalina commerciale 37,5% soluzione diluita 1:8 in acqua) e l’aggiunta di glicole propilenico alla soluzione, che aiuta il vapore di formaldeide a penetrare in pori e crepe. La fumigazione si effettua al meglio quando l’umidità relativa è RH 70-80% e
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la temperatura del capannone è di 21 °C (70 °F). Un’altra opzione è la fumigazione con compresse di paraformaldeide; la quantità necessaria dipenderà dalle indicazioni del produttore. Spruzzare una soluzione di formalina sulle superfici, mescolando in parti uguali formalina e acqua, generalmente rappresenta la fase di disinfezione finale del capannone in forma di spruzzo a bassa pressione. • La disinfezione dei pavimenti sporchi è praticamente impossibile. Un approccio comune raccomanda di dissodare i primi 10-15 cm di terreno, quindi coprire l’intera superficie del pavimento con fogli di plastica e fumigare con formalina o gas di bromuro di metile sotto la plastica. Il gas di formaldeide utilizzato su pavimenti sporchi è efficace solo in superficie, in quanto la fumigazione non è in grado di colpire agenti patogeni a una profondità superiore a 2 cm.
Convalida Per confermare l’efficacia della disinfezione dell’impianto, devono essere prelevati dei campioni batteriologici prima di accasare il gruppo successivo. Il momento migliore per prelevare un campione è da due a tre giorni dopo la disinfezione (Foto 4), quando tutte le superfici del capannone si sono asciugate. Tuttavia, la biosicurezza del gruppo è garantita se il tempo che intercorre tra il completamento della pulizia e della disinfezione e l’introduzione di un nuovo gruppo è inferiore a 14 giorni.
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Foto 4 – Lasciare asciugare il capannone almeno 2 o 3 giorni prima del campionamento e della convalida della disinfezione.
Zootecnica International offre un’ampia panoramica sull’avicoltura con notizie, approfondimenti, interviste, tendenze di mercato e articoli tecnici e scientifici. Edita in tre lingue, italiano, russo e inglese, è diretta a tutti gli operatori della filiera avicola: allevatori, produttori di uova, case di selezione, incubatoi, mangimifici, aziende di lavorazione e trasformazione di carne avicola e di uova.
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I campioni devono essere valutati determinando la carica batterica vitale totale per cm quadrato (TVC/cm²). Ci sono diversi metodi affidabili utilizzati per il campionamento per TVC, tra cui il prelievo diretto su supporti, il conteggio aerobico su piastra di Petri, o terreni di coltura pronti all’uso. In genere sono necessari almeno 10 campioni per capannone e attrezzature. L’obiettivo della pulizia e della disinfezione è che tutte le superfici non devono avere più di 100 TVC/cm² e i campioni del pavimento non devono superare 1.000 TVC/cm². La raccolta di campioni per la Salmonella spp. è più affidabile quando si effettuano tamponi su una superficie ampia del capannone e sulle attrezzature con una spugna sterile imbevuta di acqua peptonata tamponata, come mezzo di arricchimento. Per la Salmonella spp. c’è tolleranza zero.
Conclusioni In condizioni di allevamento normali la sterilizzazione del sito è impossibile, ma ogni possibile misura atta a ridurre il rischio di infezione è utile. L’integrazione di un programma di pulizia e disinfezione ben pianificato in termini di biosicurezza rende più probabile ottenere risultati positivi. Un’accurata pulizia e disinfezione tra un gruppo e il successivo rappresenta il primo passo verso il rispetto delle normative in materia di benessere degli animali, il raggiungimento del potenziale genetico della razza e rese migliori in termini di profitti aziendali.
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MARKETING
Carni bianche, anche nel 2020 le più consumate dagli italiani Anche nel 2020 sono cresciuti i consumi di carni bianche, come illustrato da Unaitalia durante l’assemblea nazionale “L’avicoltura italiana e le sfide della transizione ecologica. Sostenibilità e innovazione digitale per la crescita della filiera” che si è svolta a Roma il 22 giugno alla presenza del ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, e delle principali associazioni agricole e della cooperazione. Il Covid non ferma l’ascesa delle carni bianche. Con il 35% delle quote di mercato a volume, le carni avicole rimangono le più acquistate dagli italiani, seguite dalle carni bovine (33%) e dalle suine (21%). Crescono anche gli acquisti domestici (+10% a valore e +7,7% a volume sul 2019) e i consumi pro capite arrivati a 21,5 kg (+1,93%). Il trend della spesa in aumento è confermato anche nel primo trimestre 2021: +1% sullo stesso periodo dell’anno precedente (dati Ismea), anche per merito della parziale conversione dei consumi fuori casa in consumi domestici, combinata al valore aggiunto dei prodotti. L'avicolo è infatti il settore zootecnico che più di tutti ha sviluppato la linea degli elaborati e dei confezionati, riuscendo nel 2020, quanto nel 2021, a dare maggior durabilità e flessibilità a una buona parte della produzione.
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MARKETING ®
ORIGINAL
“Il settore delle carni avicole italiane nell’anno del Covid ha mostrato la sua forte resilienza, confermandosi al quinto posto tra i produttori Ue, con una produzione in crescita dell’1,8%, in controtendenza alla media europea (-0,1%). E secondo le stime della Commissione Ue, l’Italia nel 2021 sarà l’unico fra i primi cinque Paesi produttori Ue a segno più”
È anche exploit per le uova: dopo il boom del lockdown, si confermano il segmento più dinamico nella spesa degli italiani con +14,5% (dati Ismea-Nielsen). Oggi se ne consumano circa 12,9 miliardi, pari a 216 a testa (+3,23% sul 2019), e sempre più da galline allevate a terra (+21,1%), all’aperto (+13,4%) e da allevamenti bio (+4%) (elaborazioni dati IsmeaNielsen Market Track). E le stime 2021 (Dati European Commission Eu production of eggs for consumption - expert forecast spring 2021) parlano di una produzione stabile, con una lieve crescita, nell’ordine del 0,3% a volume (Fonte tavolo esperti Commissione Ue). Secondo i dati diffusi nel corso dell’assemblea annuale dal presidente di Unaitalia, Antonio Forlini, nel 2020 crescono sia il fatturato (+3,82%), che si attesta a 5,7 miliardi di euro (4,56 mld per le carni e 1,15 miliardi per le uova per la sola parte agricola), che la produzione di carni bianche (pari a 1.389.900 tonnellate +1,8 % sul 2019) e di uova (12,3 miliardi, +0,7%). A registrare il trend migliore sono soprattutto il tacchino (+4%, 313mila tonnellate) e il pollo (+1,68%), che rappresentano il 74% della produzione di carni bianche. “Il settore delle carni avicole italiane nell’anno del Covid ha mostrato la sua forte resilienza”, ha dichiarato Antonio Forlini, “confermandosi al quinto posto tra i produttori Ue, con una produzione in crescita dell’1,8%, in controtendenza alla media europea (-0,1%). E secondo le stime della Commissione Ue, l’Italia nel 2021 sarà l’unico fra i primi cinque Paesi produttori Ue a segno più (+0,1%) con una produzione sui 1,39 mln di tonnellate, in linea con l’anno precedente.” Il settore ha tenuto meglio degli altri grazie a una filiera nazionale caratterizzata da forte integrazione verticale e autosufficienza (107,5%), che hanno permesso di adeguare in tempo reale la produzione alla domanda. Permane però una forte incertezza sul fronte della redditività, visto il
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MARKETING
Unaitalia, rinnovo del mandato per Antonio Forlini Antonio Forlini è stato confermato alla presidenza di Unaitalia per il triennio 2021-2024. Il rinnovo del mandato di presidenza è stato reso noto nel corso dell’assemblea 2021 dell’associazione alla Casa del Cinema a Roma. Teramano, di 60 anni, Forlini ha una laurea in Giurisprudenza e un master MBA alla Bocconi di Milano. Dal 1996 è Dirigente del Gruppo Amadori, nel quale attualmente si occupa di Internal Auditing. Contestualmente sono state inoltre rinnovate le cariche di vicepresidenza per Mario Crescenti (socio e consigliere di amministrazione di Avicola Alimentare Monteverde), Giovanni Fileni (presidente Gruppo Fileni) e Mario Veronesi (presidente Veronesi Holding S.p.a.).
rialzo vertiginoso dei prezzi delle materie prime cresciute da gennaio a maggio del 42%, che deve essere riconosciuto dalla grande distribuzione per non indebolire la produzione italiana, al pari dei maggiori costi di produzione, inevitabili per conseguire gli obiettivi sulla sostenibilità richiesti dalla strategia From Farm to Fork. “Se da una parte questa strategia genererà prodotti Ue più sostenibili e a maggior valore aggiunto, dall’altra aumenterà il gap in termini di costi di produzione e competitività dei prezzi tra le produzioni europee e quelle dei Paesi terzi. E c’è un
altissimo rischio di un aumento di importazioni extra Ue nel nostro Paese, in favore di consumi più a buon mercato, ma meno sostenibili. Fondamentale sarà tutelare le produzioni Ue dall’importazione indiscriminata di materia prima estera, che metterebbe a rischio non solo l’autosufficienza dell’avicoltura italiana, ma l’intera zootecnia italiana ed europea. In questo senso avvertiamo la ratifica dell’accordo Ue-Mercosur, che aumenterà la quota di import di carni bianche dal Sudamerica, ancora come una forte minaccia”, ha concluso Forlini.
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La campagna di lotta alle mosche negli allevamenti avicoli sta vivendo il suo periodo più intenso Le temperature roventi di giugno e luglio hanno pesantemente accelerato il ciclo biologico delle mosche, che hanno trovato le condizioni ottimali per il loro sviluppo. Gli allevatori hanno quindi aumentato la frequenza degli interventi per il loro contenimento e le misure di prevenzione, dedicando maggior tempo alla piaga entomologica più consistente nel comparto avicolo. Per non uscirne sconfitti serve un piano d’azione. In piena estate, nonostante eventuali sistemi di ventilazione, si riscontra una folta deposizione di uova di mosca al suolo o nei nastri trasportatori della pollina. Saranno sufficienti soltanto poche ore affinché si verifichi la schiusa di suddette uova, dalle quali usciranno larve affamate che rappresentano il bersaglio più numeroso della popolazione. Appare evidente quanto sia strategica l’importanza dell’intervento larvicida per contrastare il loro sviluppo. In Tabella 1 è riportata l’incidenza della temperatura sullo sviluppo delle larve: i dati, riportati da Scirocchi nel 1988 ma tuttora attuali, dovrebbero essere di prezioso riferimento per gli avicoltori che hanno in carico la demuscazione.
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Con valori di temperatura oltre i 30 °C si configurano le condizioni ideali per la proliferazione delle mosche. Alla luce dello straordinario potere riproduttivo di questi Ditteri, si rischia un’inevitabile fase critica per l’allevamento che, se non prontamente sovvertita, potrebbe comportare una perdita di controllo della situazione entomologica con riflessi sulla biosicurezza e sulla produttività. Uno dei fattori determinanti per il controllo della popolazione muscina in ogni tipologia di conduzione dell’allevamento (in gabbia, a terra o in voliera) è senza dubbio il larvicida.
- technical column -
Tabella 1 – Giorni che occorrono per la maturazione delle larve (Scirocchi, 1988). Temperature
16 °C
25 °C
35 °C
Giorni necessari per la maturazione
17-19 giorni
5-6 giorni
3 giorni
Poiché le temperature esterne influenzano in maniera determinante le dinamiche della popolazione di mosche, ogni 7-10 giorni è opportuno applicare i larvicidi nei substrati di maturazione affinché venga depressa la popolazione larvale, concedendo respiro agli animali.
TECHNICAL COLUMN
Quali opportunità? Nei substrati particolarmente asciutti, l’intervento con il larvicida Hoko Ex®, diluito in acqua secondo le indicazioni di etichetta, risulta risolutivo.
Grazie alla facilità con la quale si diluisce, l’allevatore riuscirà a completare rapidamente l’intervento servendosi di una pompa manuale o di un altro strumento idoneo. Hoko Ex® si prepara facilmente rispettando la dose di 250 grammi in 5 litri d’acqua per 10 m2 di lettiera asciutta abitata da larve di mosche.
Gli interventi rivolti contro gli adulti
Sulle superfici non porose dell’allevamento Alphi® WG si presta a essere applicato a spruzzo attraverso i comuni irroratori, previa diluizione in acqua nel rapporto un kilo ogni 8 litri. In punti a elevata infestazione, spesso coincidenti con le mangiatoie, può risultare utile l’applicazione a pennello, diluendo un kilo in 800 ml d’acqua a formare un gel della densità utile. Siffatta modalità applicativa è finalizzata alla realizzazione di punti di forte richiamo per gli insetti, che percepiscono gli attrattivi zuccherini presenti nella formulazione. Alphi® WG, a base della nota quanto futuribile sostanza attiva Azametifos, non esercita alcun potere repulsivo, rimanendo focalizzato sul controllo efficace e duraturo di mosche adulte, tenebrioni e scarafaggi in genere. Hoko Ex® e Alphi® WG sono due soluzioni concrete e imprescindibili all’interno di un piano d’azione volto al controllo delle mosche e finalizzato a superare lo stress da insetti in allevamento nei mesi più caldi della stagione. Un binomio efficace che consente la salvaguardia della biosicurezza e del portafoglio dell’avicoltore. Newpharm ha pensato anche all’esterno delle strutture quando ha sviluppato l’esca ecologica per la cattura massiva degli adulti Flyrex® New. Tale esca richiama all’interno di trappole a secchiello o in sacca monouso le mosche adulte, liberando gli animali dalla loro fastidiosa presenza.
Talvolta le orde di mosche adulte possono sembrare inarrestabili. In questi drammatici frangenti la risposta degli insetticidi di uso comune potrebbe suscitare qualche incertezza. Per proseguire il piano d’azione moschicida è necessario affiancare ad Hoko Ex® la migliore arma disponibile contro gli adulti di mosca: l’Alphi® WG. Da sempre punto di riferimento nei piani di controllo, Alphi® WG è un granulo idrosolubile dall’impareggiabile efficacia e tra i pochi che possono essere impiegati in presenza dei soggetti.
Attraverso l’adozione di mezzi contro larve (Hoko Ex®) e adulti (Alphi® WG e Flyrex® New) nel periodo che va da marzo a ottobre il piano di controllo dei muscidi può ritenersi completo e mirato alla massima efficienza. La riduzione delle mosche (e degli insetti infestanti in genere) non solo migliora le produzioni, ma salvaguarda la biosicurezza degli allevamenti, oggi più che mai un fattore chiave per il successo dell'allevamento. Contenuto sponsorizzato Newpharm
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TECHNICAL COLUMN
Intra Calferol: un raggio di sole fornito con l’acqua di bevanda Le moderne linee genetiche di polli da carne crescono di più, e più velocemente, rispetto a un decennio fa, mentre le galline ovaiole depongono il 20% in più di uova rispetto a 10 anni fa. Per prevenire problemi muscolo-scheletrici o di qualità del guscio d’uovo, è essenziale mantenere un buon equilibrio tra quelli che sono considerati i mattoni essenziali per le ossa e il guscio: calcio (Ca), fosforo (P) e magnesio (Mg). Cheng Lee, DVM, e Marc Spackler, MSc Servizio tecnico-marketing Intracare BV
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Affinché calcio, fosforo e magnesio raggiungano in primo luogo le ossa e il guscio, deve essere assicurata la loro biodisponibilità. In questo gioca un ruolo chiave la vitamina D3, favorendo l’assorbimento di questi minerali dall’intestino per immetterli poi nel flusso emati-
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TECHNICAL COLUMN
co. Quando sono in deficit, questi minerali non possono essere assorbiti, il che provoca problemi all’apparato locomotore e alla qualità del guscio.
La luce del sole è la migliore alleata della vitamina D3. Ma cosa accade se essa scarseggia? In media, polli da carne e ovaiole richiedono fino a 40 UI di vitamina D3 al giorno per sostenere la loro crescita e salute, il tutto mentre cercano di esprimere il loro pieno potenziale genetico. In caso di deficit, ossa e gusci diventano più fragili e deboli con perdite economiche anche significative. Per rimanere in buona salute, gli esseri umani hanno bisogno di circa 10-15 minuti di UVB al giorno con il 40% della pelle esposta. Negli avicoli, la vitamina D3 si forma quando la luce solare entra in contatto con le parti prive di piume, come, ad esempio, le zampe. Tuttavia, poiché nella moderna avicoltura gli animali sono allevati prevalentemente al chiuso, può verificarsi una carenza di vitamina D3. Anche in capannoni provvisti di finestre, l'eventualità di una carenza di vitamina D3 non è remota, poiché il vetro filtra i raggi UVB essenziali per la formazione della vitamina. In generale, i mangimi completi per polli da carne e galline ovaiole contengono un livello sufficiente di vitamina D3, anche se fattori come temperatura, tempo, umidità, ossigeno e pH la possono in parte degradare. In particolari condizioni, gli animali possono necessitare di un apporto “sovra-nutrizionale” di questa vitamina: durante le fasi critiche di rapida crescita o per mantenere alte le prestazioni degli animali più anziani. Inoltre, fattori stressanti come le alte temperature possono ridurre l’assunzione di mangime e quindi di vitamina D3. Di conseguenza possono insorgere problemi muscoloscheletrici e/o di qualità del guscio, a causa di carenza di vitamina D3.
scimento. Le ossa sono costituite principalmente da fibre di collagene e da piccoli depositi di biomateriali a base di calcio-fosforo, chiamati anche “cristalli di idrossiapatite”. Se il calcio e il fosforo possono essere considerati i “mattoni” delle ossa e del guscio, il magnesio agisce come “cemento” tra questi mattoni, e contribuisce alla stabilizzazione, crescita e mineralizzazione dell’osso. I gusci delle uova sono composti principalmente da lunghe colonne di carbonato di calcio (98,2%), fosforo (0,9%) e magnesio (0,9%). La gallina ovaiola metabolizza e trasporta più volte il peso totale del suo scheletro per produrre guscio, durante il ciclo di deposizione. Soprattutto nelle galline più anziane (>40 settimane di età) la qualità del guscio d’uovo si deteriora e si riflette principalmente in un aumento delle uova rotte. La gallina ovaiola richiede circa 2,5 g di calcio in circa 20 ore per produrre un uovo completamente sviluppato di 60 g. Circa il 60-70% del calcio richiesto può essere fornito tramite il mangime, che non è però sufficiente a coprire il picco del fabbisogno di calcio durante la formazione del guscio d’uovo. Tutto il resto deve essere metabolizzato dalle riserve corporee o deve essere integrato al momento opportuno. In questo senso l’acqua di bevanda è un mezzo rapido e strategico, a disposizione di ogni allevatore, per mitigare le prestazioni ridotte degli animali durante i periodi difficili. L’integrazione è cruciale per supportare la creazione di uno scheletro forte nei polli da carne e nelle ovaiole durante la crescita. Inoltre, in caso di problemi alle ossa o al guscio negli animali più anziani, un protocollo con solo pochi giorni di integrazione può già fornire un buon supporto.
La vitamina D3 ha un ruolo chiave nella formazione di ossa e gusci resistenti La vitamina D3 esplica un ruolo fondamentale per il mantenimento dell’omeostasi dei minerali essenziali alla produzione di ossa e guscio, stimolando il loro assorbimento. Una carenza di questi minerali può portare a ossa e gusci fragili. Lo sviluppo scheletrico nei polli da carne e nelle galline ovaiole si verifica durante le prime fasi di accre-
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Intra Calferol è una miscela nutritiva liquida di vitamina D3 altamente concentrata e stabilizzata insieme a calcio e magnesio organici e fitasi che migliora l’assorbimento dei minerali importanti per la produzione di osso e guscio, nell’intestino degli animali. Intra Calferol mantiene in condizioni ottimali l’equilibrio di calcio, magnesio e fosforo dell’animale, risolvendosi in ossa più robuste (meno problemi di zampe nei broiler) e gusci più resistenti (meno uova di scarto nelle galline che producono uova da consumo, aumento della schiudibilità nelle uova destinate all’incubazione).
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MANAGEMENT
Il benessere animale negli allevamenti di ovaiole – Seconda parte
D. Cavero, H&N International GmbH M. Schmutz, Lohmann Breeders W. Bessei, University of Hohenheim Questo articolo, tratto da Lohmann Information, rimane di proprietà di LOHMANN BREEDERS. Non è possibile copiare o distribuire alcuna parte di questo articolo senza previo consenso scritto di LOHMANN BREEDERS
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In futuro, l’allevamento delle galline ovaiole in Europa sarà sempre più di tipo alternativo e il benessere animale rivestirà un ruolo fondamentale. In questa seconda parte si prendono in esame alcuni fattori determinanti da tenere sotto controllo per il benessere della gallina ovaiola. L’attitudine al nido L’attitudine al nido non è stata considerata rilevante fintanto che le galline sono state selezionate per l’allevamento in gabbia, soprattutto per le linee maschili. Per le linee femminili, invece, una buona attitudine al nido era un tratto valutato e incluso già prima dell’era cagefree. Con il passaggio dalla gabbia ai sistemi alternativi, l’attitudine al nido nelle linee da uova sta diventando sempre più fondamentale. Le uova deposte fuori dal nido sono esposte a diverse problematiche: possono sporcarsi e contaminarsi se deposte sulla lettiera,
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rischiare di rompersi se deposte sul posatoio o rischiare di essere mangiate. Ridurre al minimo le uova a terra negli allevamenti richiede attente procedure di gestione quali, per esempio, trasferire le pollastre alla struttura di produzione nei tempi giusti, raccogliere frequentemente le uova a terra all’inizio della deposizione, evitare zone di oscurità nella lettiera, facilitare l’accesso al nido, offrire spazio nido sufficiente per tutti gli animali e fornire un nido attraente e comodo. Tuttavia, anche se vengono seguite tutte le raccomandazioni, il problema delle uova deposte a terra non può essere risolto esclusivamente con procedure gestionali.
“Le principali case genetiche includono nei loro programmi di selezione il tratto dell’attitudine al nido con criteri adeguati per meglio adattare gli ibridi commerciali ai sistemi alternativi. H&N e Lohmann Breeders hanno colto la sfida da più di un decennio, le linee pedigree sono sempre state testate anche per i sistemi a terra, oltre alla tradizionale selezione per la gabbia”
Le principali case genetiche includono nei loro programmi di selezione il tratto dell’attitudine al nido con criteri adeguati per meglio adattare gli ibridi commerciali ai sistemi alternativi. H&N e Lohmann Breeders hanno colto la sfida da più di un decennio, le linee pedigree sono sempre state testate anche per i sistemi a terra, oltre alla tradizionale selezione per la gabbia. Lo sviluppo del
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cosiddetto nido a imbuto consente l’identificazione delle uova delle singole galline all’interno dei gruppi allevati a terra. Le galline sono etichettate con un tag che funziona da transponder che identifica l’ingresso nel nido, mentre l’attribuzione delle uova deposte alla singola gallina viene abilitata tramite apposito software. Questo tipo di nido consente di selezionare per l’attitudine al nido e contribuisce a ridurre le uova deposte a terra negli allevamenti.
Pica e cannibalismo I danni causati da pica e cannibalismo rappresentano un serio problema di benessere non solo per le galline ovaiole, ma anche per tacchini da ingrasso, anatre mute e per altre specie di volatili. Questo comportamento può svilupparsi nelle pollastre in giovane età e continuare poi da adulte. Le fasi di pica o plumofagia di solito precedono il cannibalismo. Il momento di inizio di questi fenomeni è im-
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prevedibile. Le aree preferite sono la parte bassa della schiena, vicino al pigostilo, attorno alla cloaca e al collo. In alcuni casi si verifica pica delle dita delle zampe e delle punte delle ali, senza precedenti episodi gravi. Il beccaggio della cloaca è spesso correlato alla fuoriuscita di mucosa dall’ovidotto in fase di ovodeposizione, in alcuni casi come prolasso. La deposizione fuori dal nido o la luce intensa all’interno dei nidi rendono le mucose visibili alle compagne e stimolano la beccata cloacale. Una volta che una gallina mostra macchie di sangue su una qualsiasi parte del corpo, diventa un bersaglio per le altre; le ovaiole ferite verranno pertanto beccate a morte entro poche ore, se non sono separate o trattate con repellenti. La causa principale di tale comportamento è la naturale curiosità delle galline, che usano la vista e il becco alla ricerca di cibo. Sono molti i fattori che possono influire su questi comportamenti, considerati anomali nelle linee commerciali: sono state identificate carenze nutrizionali, mancanza di materiali per il razzolamento, luce intensa, dimensione del gruppo, densità di allevamento e
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“Il trattamento del becco non previene la pica, ma riduce i danni alla livrea, le ferite per lo strappo delle piume e il cannibalismo dovuto a ferite sanguinanti. Pertanto, il cannibalismo si verifica più raramente negli allevamenti dove si attua il trattamento del becco, ma questa procedura causa dolore e viene pertanto criticata dalle associazioni animaliste. In alcuni Paesi, come Germania, Olanda, Svizzera, Austria e Scandinavia, questo trattamento è generalmente vietato”
altri fattori di rischio. Le raccomandazioni per prevenire questo comportamento dannoso comprendono aggiustamenti nutrizionali, per esempio incrementare il livello di amminoacidi essenziali, minerali e fibra grezza, e migliori pratiche gestionali, come l’aggiunta di balle di erba medica da beccare, blocchi di calcio o altri materiali per tenere le galline occupate. I mezzi più efficaci sono la riduzione dell’intensità luminosa e il trattamento del becco. Il trattamento del becco non previene la pica, ma riduce i danni alla livrea, le ferite per lo strappo delle piume e il cannibalismo dovuto a ferite sanguinanti. Pertanto, il cannibalismo si verifica più raramente negli allevamenti dove si attua il trattamento del becco, ma questa procedura causa dolore e viene pertanto criticata dalle associazioni animaliste. In alcuni Paesi come Germania, Olanda, Svizzera, Austria e Scandinavia, questo trattamento è generalmente vietato. Nell’UE il trattamento del becco, come misura preventiva contro pica e cannibalismo, è consentito nei pulcini fino a 10 giorni di età, se effettuato da personale competente e formato. In altri Paesi il trattamento del becco richiede un’autorizzazione speciale da parte delle autorità preposte al benessere degli animali, mentre altri Stati hanno già annunciato il divieto di debeccaggio in un futuro prossimo. È stato stimato che l’uso di galline a becco integro aumenta i costi di produzione delle uova, principalmente a causa di una maggiore mortalità.
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Negli allevamenti con soggetti non debeccati è necessaria un’attenzione particolare e costante da parte degli allevatori per intervenire prima che pica e cannibalismo si diffondano nel gruppo. Prove sul campo hanno dimostrato che, anche se le migliorie gestionali suggerite prima possono ridurre i danni, il fenomeno rimane tuttavia sempre possibile, e che per risolvere il problema anche la selezione genetica può dare un aiuto. Vari studi hanno dimostrato una relazione fra la variazione genetica e la plumofagia. A seconda del modello statistico utilizzato, l’ereditabilità variava tra lo 0,11 e lo 0,20. La selezione per il tratto di bassa o elevata incidenza di pica o lesioni inflitte dal becco si è dimostrata efficace in vari esperimenti. La selezione per ottenere elevata plumofagia ha mostrato risposte significative entro poche generazioni, mentre la risposta è stata inferiore quando si è voluto selezionare per il tratto di bassa plumofagia, in quanto alcuni soggetti con elevata pica sono riapparsi anche dopo 11 generazioni di intensa selezione. La selezione base per ridurre la pica consisteva nell’allevare le famiglie di linee pure in piccoli gruppi e valutare le condizioni della livrea dei soggetti, oltre a registrarne la mortalità. Questa procedura si è dimostrata in parte efficace e ha ridotto i danni al piumaggio. Ora si sta selezionando per avere un becco più smussato e tale carattere è stato incorporato nei programmi di selezione da diversi anni per ridurre l’impatto negativo sulle piume. La plumofagia nelle ovaiole ha una natura multi-fattoriale, non è pertanto possibile intervenire ed eliminarla completamente con le misure genetiche convenzionali. Si prevede che la situazione migliorerà quando nel genoma del pollo verranno identificati i marcatori specifici per il piumaggio; attualmente diversi istituti di ricerca stanno effettuando studi in questa direzione. I primi risultati mostrano che la plumofagia è una caratteristica di tipo poligenico, influenzata cioè da molti geni con tanti piccoli effetti. Una potenziale soluzione, in futuro, potrebbe essere l’utilizzo combinato della tecnologia a sensori e metodi genomici per identificare nei gruppi gli animali che tendono alla pica e le loro vittime. Fine della seconda parte La bibliografia è disponibile su richiesta
Tradotto da Gianluca Selva - ALI LOHMANN, Distributore LOHMANN BREEDERS in Italia. Per ulteriori informazioni e altri articoli visitare il sito: www.lohmann-breeders.com o contattare direttamente: LOHMANN BREEDERS GMBH Am Seedeich 9-11 - 27472 Cuxhaven / Germania - Email: info@lohmann-breeders.com
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Uso del laser negli allevamenti come forma di arricchimento ambientale e stimolo per gli avicoli
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La ricerca è stata condotta con il supporto e il finanziamento della fondazione Ozark Mountain Poultry, nell’ambito di un programma che ha riguardato tutte le fasi dell’allevamento avicolo: dalla produzione fino alla macellazione.
Progetto 703. Convalida dei programmi di benessere e relativo arricchimento ambientale Il dr Bobeck e i colleghi dell’Università di Stato dello Iowa hanno completato un progetto di ricerca in cui hanno valutato la possibilità di utilizzare un nuovo strumento laser negli allevamenti avicoli, adoperato allo scopo di stimolare l’attività degli animali. Pubblicazione di USPOULTRY sugli esiti di uno studio effettuato dall’Università di Stato dello Iowa ad Ames, in cui è stato utilizzato il laser negli allevamenti avicoli come forma di arricchimento
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Fin dall’inizio dell’esperimento si è notato un incremento dell’attività dei soggetti, che hanno mostrato progressi nella crescita e una migliore conversione alimentare grazie all’uso di questo strumento laser. Gli autori hanno pertanto suggerito di migliorare le linee guida per gli audit sul benessere del pollo. Oggi gli avicoli passano la maggior parte della propria vita in modo inattivo, ma si sa che l’attività fisica migliora la salute e la deambulazione, diminuendo il fenomeno delle zoppie. Per promuovere la motilità si possono aggiungere arricchimenti ambientali, ma sino a oggi sono stati pochi gli studi pubblicati in grado di dimostrare gli eventuali effetti positivi dell’arricchimento ambientale sull’attività e sulla resa dei soggetti.
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L’esperimento In questo esperimento, durato 6 settimane, è stato utilizzato un nuovo tipo di laser in allevamento. Si è ipotizzato che il laser potesse stimolare il comportamento predatorio naturale dei polli e, di conseguenza, incrementare la loro motilità e il consumo di mangime. Si è inoltre ritenuto che il maggior movimento influisse in modo incisivo sull’accrescimento, sulla salute e sul benessere dei soggetti coinvolti. Gli scopi dello studio sono stati: • validare metodi quantitativi per valutare il benessere del pollo, specifici della produzione (performance, zoppie, borse sternali, dermatiti plantari, produzione di ammoniaca, qualità della lettiera, comportamento e movimento); • valutare un arricchimento del capannone usando metodi quantitativi verificati a monte. Lo strumento laser utilizzato è stato testato e ha dimostrato di migliorare l’attività del pollo in maniera significativa (2-5 settimane), ottimizzando le performance, incluso il consumo di mangime e l’accrescimento, il peso medio giornaliero e l’indice di conversione alimentare.
Risultati È importante sottolineare che le valutazioni sul benessere del pollo, incluse quelle che riguardano la deambulazione, la dermatite da contatto, la qualità della tibia e la qualità
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GABBIE DA TRASPORTO
dell’aria e della lettiera, non hanno subito alterazioni significative dal trattamento con il laser. Il consistente aumento di peso osservato, con l’uso del laser come arricchimento, ha comportato un peso finale maggiore di 0,24 kg/pollo, a 42 giorni di età. La conversione è migliorata notevolmente (18 punti in meno) nel periodo di finissaggio, il che significa più di un 5% di riduzione del costo del mangime.
Considerazioni finali Il laser è uno strumento pratico per migliorare l’ambiente dei capannoni d’allevamento: non richiede variazioni di gestione ed è semplice da igienizzare e riutilizzare nei cicli successivi. Sulla base degli studi effettuati si suggerisce di procedere con una valutazione semplificata del benessere dei polli che quantifichi la distanza percorsa dai soggetti nell’allevamento durante gli audit commerciali. Si consiglia anche di impiegare nuovi modi per valutare la deambulazione, da usare nella pratica commerciale. La misurazione della dermatite da contatto dovrebbe essere inclusa nella valutazione stabilendo un punteggio in allevamento, mentre l’analisi della qualità ossea potrebbe essere utile esclusivamente a scopo di ricerca. A beneficio dei produttori sono stati elaborati anche alcuni suggerimenti per misurare il benessere dei polli in allevamento, validi anche come linee guida per gli audit attualmente in uso nelle valutazioni. Il report completo è sul sito web: www.uspoultry.org
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NUTRIZIONISTICA
Migliorare le performance delle ovaiole con la modulazione della microflora digestiva Per raggiungere l’obiettivo della riduzione dell’impiego di antibiotici nelle produzioni avicole sono necessarie soluzioni naturali, redditizie e basate su evidenze scientifiche. I batteri probiotici, esercitando un effetto positivo sull’equilibrio della microflora e sullo sviluppo intestinale, rappresentano un valido supporto per migliorare le performance di deposizione. Miglioramento delle performance di deposizione L’applicazione di un protocollo di metanalisi ha permesso di valutare i risultati di molteplici studi condotti su galline ovaiole con il probiotico P. acidilactici CNCM I-4622 (BACTOCELL®, Lallemand Animal Nutrition) per correlare i potenziali benefici del probiotico con le performance. I risultati sono stati analizzati da sei diversi studi pubblicati, condotti in istituti di ricerca e in allevamenti commerciali con diversi sistemi di stabulazione, genetica e differenti durate di integrazione. In relazione alle prove condotte, il tasso di deposizione è aumentato dal 2 al 3,4%, mentre il peso dell’uovo è costantemente cresciuto (fino al 2,8%), risultando in un consistente aumento della massa d’uovo prodotta (da 0,6% per la prova di durata inferiore fino a 5%) (Figura 1).
Lallemand Animal Nutrition
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Il ceppo di batteri lattici Pediococcus acidilactici CNCM I-4622 (MA 18/5M), grazie alla sua capacità di produrre elevate quantità di acido lattico, è uno dei batteri probiotici più studiati nell’alimentazione delle ovaiole con oltre 40 pubblicazioni scientifiche. Grazie a più di venti anni di applicazione, è stato possibile evidenziarne i benefici sulle performance di deposizione, su una migliore efficienza del mangime, sulla vitalità del pollame e sulla qualità delle uova, con vantaggi significativi per le aziende.
- nutrizionistica -
L’analisi statistica è stata eseguita sui risultati di quattro prove su una durata di 24 settimane (dalla settimana 22 alla 46). In media, P. acidilactici CNCM I-4622 ha aumentato significativamente il tasso di deposizione del 2,8% (P<0,05) e la massa d’uovo prodotta del 3,5% (P<0,01), equivalente a 13,1 g di uovo/gallina/settimana in più, o 131 kg/settimana per 10.000 galline. Questo effetto è legato a un migliore utilizzo del mangime con il probiotico, come mostrato da un migliore tasso di conversione del mangime. Un’analisi statistica simile indica una riduzione del tasso di conversione del mangime pari a -0,07 kg/kg.
NUTRIZIONISTICA
TASSO DI DEPOSIZIONE
PESO DELL’UOVO
↗ da +2% a +3,4%
MASSA D’UOVO PRODOTTA
↗ da +0,4% a +2,8%
↗ da +0,6% a +5%
Miglioramento delle prestazioni (%) rispetto al controllo negativo
6 5 4 3 2 1 0
Tasso di deposizione Egitto 2005
Polonia 2012
Peso dell'uovo Francia 2011
Massa d'uovo prodotta
Bulgaria 2007
Italia 2007
Francia 2014
Figura 1 – Effetto della somministrazione di BACTOCELL® sulle performance di deposizione rispetto ad una dieta di controllo negativo in studi differenti.
Inoltre, le prove mostrano sulla curva di deposizione un effetto positivo, sostenuto e costante durante l’intero ciclo.
Effetti sulla microflora fecale In un allevamento di ovaiole, le feci rappresentano un importante serbatoio di batteri opportunisti, fonte di cross-contaminazioni, e un potenziale vettore di trasmissione di agenti patogeni di origine alimentare attraverso la lettiera e le polveri ambientali. L’analisi microbiologica della microflora fecale rappresenta un buon indicatore dello stato di rischio sanitario dell’allevamento. Il rapporto
tra microflora benefica (lattobacilli, o batteri produttori di acido lattico) e microflora potenzialmente patogena, può essere utilizzato come indicatore sia dell’equilibrio della microflora digestiva animale sia dello stato sanitario dell’allevamento. L’analisi della microflora fecale è stata utilizzata da Lallemand Animal Nutrition come strumento per valutare il potenziale rischio sanitario negli allevamenti e l’impatto di P. acidilactici CNCM I-4622 sul microbiota dell’apparato digerente. È stata condotta un’indagine in campo su larga scala che ha compreso 39 allevamenti commerciali. Ventidue di questi allevamenti hanno inte-
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Log 10 UFC/g di feci
1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0
Controllo BACTOCELL® Batteri Lattici/Enterobatteri
Batteri Lattici/E.coli
Figura 2 – Effetto dell’integrazione di BACTOCELL® sull’equilibrio medio della microflora fecale delle galline ovaiole (rapporto batteri lattici/enterobatteri e batteri lattici/E. coli. Metanalisi effettuata su 39 allevamenti commerciali.
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grato P. acidilactici CNCM I-4622 nel mangime, mentre i 17 restanti non hanno incluso alcun probiotico. Le galline alimentate con P. acidilactici CNCM I-4622 hanno mostrato un bilanciamento migliore nel rapporto tra batteri lattici/enterobatteri e batteri lattici/E.coli. (Figura 2). P. acidilactici CNCM I-4622 è in grado di generare un circolo virtuoso. Il controllo della microflora dell’apparato digerente esercita un’azione sull’equilibrio della microflora fecale, che, di riflesso, aiuta a controllare la contaminazione ambientale. Tale effetto si traduce in una riduzione dei rischi di cross-contaminazione di quelli sanitari per il consumatore come, per esempio, la contaminazione delle uova.
Conclusioni Nel contesto della crescente pressione del mercato per la riduzione degli antibiotici negli allevamenti avicoli e degli elevati costi delle materie prime, sono necessarie soluzioni idonee sotto il profilo scientifico e regolatorio per migliorare l’efficienza dei mangimi e la salute delle ovaiole. I batteri lattici probiotici si presentano come una soluzione efficace e sostenibile per raggiungere gli obiettivi di produzione e mantenere un adeguato standard igienico e sanitario durante tutto il ciclo produttivo. Esercitano un’influenza benefica sull’equilibrio e la maturità della flora intestinale, migliorando le funzioni digestive e quelle di barriera intestinale. Senza dimenticare come una migliore resistenza agli agenti patogeni, la riduzione della mortalità e una migliore qualità delle uova (meno uova rotte e sporche, guscio più spesso) aumentano significativamente le marginalità dei produttori.
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VETERINARIA
Gestione dei protozoi negli allevamenti di tacchini I due protozoi del tacchino che causano problemi sotto l’aspetto economico e del benessere animale includono varie specie di Eimeria e Histomonas meleagridis. L’ingestione dell’organismo provoca la successiva replicazione e colonizzazione, con il passaggio alle feci e la contaminazione di un nuovo ospite. Histomonas, una volta che ha infettato un tacchino, può trasferirsi ad altri tramite contatto cloacale.
Elle Chadwick, PhD
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Le forme di coccidiosi, seguite da istomoniasi, sono frequenti in campo, anche se la correlazione tra i due protozoi non è ancora ben chiara. L’umidità delle feci del tacchino, la salute intestinale e le variazioni comportamentali causate dalla coccidiosi sembrano favorire la trasmissione orizzontale di Histomonas. I sintomi clinici di coccidiosi, con lesioni macroscopi-
- veterinaria -
VETERINARIA
“Gli sporozoiti coccidici penetrano nella mucosa intestinale del tacchino e usano il tratto intestinale per la loro replicazione e sopravvivenza. Delle sette specie di Eimeria, note come infettanti del tacchino, quattro sono patogene e sono: E. adenoeides, E. gallopavonis, E. meleagrimitis e E. dispersa. I ceppi patogeni vengono usati per sviluppare i vaccini, come prevenzione, e per aumentare l’immunità”
che intestinali, non sono necessariamente evidenti, ma si nota un’alterazione nella crescita e nella conversione alimentare. Inoltre, i soggetti si lamentano e vocalizzano più del solito. In base alla dose infettante, al ceppo di coccidi e alla risposta immunitaria dei tacchini, si può verificare irritazione intestinale che porta a diarrea. I tacchini risultano anche notevolmente più sensibili ad altri agenti infettivi; ciò è potenzialmente dovuto al danno che i coccidi causano sulle pareti delle mucose intestinali, ma le prove di tale interazione sono ancora piuttosto limitate. Gli sporozoiti coccidici penetrano nella mucosa intestinale del tacchino e usano il tratto intestinale per la loro replicazione e sopravvivenza. Delle sette specie di Eimeria, note come infettanti del tacchino, quattro sono patogene e sono: E. adenoeides, E. gallopavonis, E. meleagrimitis e E. dispersa. I ceppi patogeni vengono usati per sviluppare i vaccini, come prevenzione, e per aumentare l’immunità.
I sistemi Jansen sono noti per la loro qualità e affidabilità. Vengono proposte varie soluzioni, tra cui sistemi a voliera per ovaiole commerciali e svezzamento pollastre, nidi per ovaiole commerciali e riproduttori.
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L’immunità anticoccidica acquisita, conseguente anche a episodi clinici, deriva dal fenomeno della coprofagia o consumo di feci. Il gruppo viene vaccinato a un giorno, con spray o con gel, con somministrazione delle oociti ai tacchinotti per via orale. Ciò consente l’interazione tra l’intestino del pulcino e le oocisti, in modo tale che i soggetti possano sviluppare successivamente un’immunità precoce, per beneficiarne poi durante la fase di produzione. Una volta che le oocisti raggiungono un certo livello
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VETERINARIA
gel. Queste variabili possono causare un’infezione patogena spontanea, invece di instaurare un’infezione a cicli specifici e controllata.
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L’aggiunta di anticoccidici (ionofori) al mangime, come alternativa alla vaccinazione, rappresenta un valido mezzo per controllare le infezioni da coccidi. I tacchini sono però molto sensibili alla tossicità da ionofori che si manifesta di frequente con un calo dei consumi e un aumento di ingestione di materiale di lettiera. Ciò può favorire l’assunzione di oocisti, portando allo sviluppo di infezione e anche a un incremento di ingestione di altri potenziali parassiti, come Heterakis gallinarum.
di maturità nell’intestino del tacchino, vengono espulse ed eliminate tramite le feci. Gli sporozoiti dei coccidi formano uno strato protettivo, detto muro di oocisti, in grado di sopportare variazioni anche drastiche dell’ambiente esterno, in modo da sopravvivere per lungo tempo. Nei tacchini vengono spesso osservati comportamenti di coprofagia e razzolamento: favoriscono l’ingestione di oocisti e la conseguente immunità. Attualmente, il settore del tacchino ha opzioni vaccinali limitate: in commercio esiste praticamente un solo vaccino. È possibile tuttavia usare vaccini autogeni, anche se non testati o controllati. Inoltre, i tacchini non sono soliti beccare le piume e ciò può alterare il dosaggio del vaccino somministrato via
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Heterakis gallinarum è il principale portatore di Histomonas ed è presente nelle lettiere. Le uova di Heterakis gallinarum agiscono come meccanismo di protezione per Histomonas e sono capaci di sopravvivere nell’ambiente per vari anni. Il consumo di lettiera contaminata da uova di Heterakis, infettate da Histomonas, potrebbe costituire l’inizio di un’infezione in un allevamento di tacchini, ma non la causa dell’epidemia vera e propria. Senza la naturale schiusa delle uova di Heterakis, pochissimi Histomonas riuscirebbero a sopravvivere agli stimoli chimici e fisici del tratto digerente. In un modello sperimentale, l’inoculazione orale del solo Histomonas non ha prodotto la malattia nei tacchinotti, mentre l’inoculazione cloacale dalla stessa coltura ha comportato una percentuale del 60%/80% di soggetti con sintomi di infezione. Ciò suggerisce che ingerire il solo Histomonas da parte dei tacchini non propaga la malattia, che può invece essere provocata dall’assunzione cloacale. Stimoli fisici sulla superficie cloacale, affanno e vocalizzazione, causano contrazioni dell’ano, che in questo modo assorbe materiale dall’ambiente esterno, facendolo risalire poi verso il cieco. In modelli sperimentali, feci liquide che contengono Histomonas, sparse sulla cloaca del tacchino, hanno causato la malattia con il solo contatto fisico. L’assunzione cloacale avviene più facilmente se il materiale è fluido. Spesso si notano feci liquide nei tacchini, sia sani che malati; in particolare, le feci si fanno più liquide in presenza di coccidi, favorendo il contatto e il passaggio di Histomonas. È importante notare che la qualità della lettiera non sempre è indicativa della presenza di istomoniasi. Negli allevamenti si possono avere lettiere secche e asciutte e tuttavia i tacchini possono lo stesso essere colpiti da istomoniasi.
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VETERINARIA
Un comportamento frequente del tacchino malato è la tendenza ad ammassarsi, fenomeno che si verifica sia in presenza di coccidiosi che di istomoniasi e questo favorisce la probabilità che le feci vengano in contatto con altri soggetti vicini. La vocalizzazione dei tacchini stimola il movimento della cloaca, portando a una peristalsi inversa, che trasporta le feci contaminate da Histomonas nel cieco; qui inizia la malattia che causa la morte dei tacchini, i quali non hanno risposte immunitarie efficaci per contrastare la patologia. La malattia colonizza il cieco e può migrare al fegato tramite la vena epatica portale. Nei primi giorni dell’infezione invade la mucosa ciecale, ma senza grandi lesioni. Il quarto giorno il cieco inizia a infiammarsi, mentre al settimo giorno presenta degli stampi caseosi che si sviluppano nel lume e il fegato inizia a diventare necrotico. Dopo dieci-quattordici giorni i tacchini manifestano un blocco epatico e muoiono. Non è chiaro, ad oggi, per quanto tempo un tacchino resti contagioso. Una correlazione tra coccidi e forme di istomoniasi è stata evidenziata in campo tramite un’infezione sperimenta-
le con entrambi i protozoi. Nel tacchino, l’interazione di infezione da coccidi e Histomonas causa lesioni di istomoniasi più gravi. Altri modelli sperimentali non hanno invece mostrato un peggioramento di istomoniasi in associazione a coccidiosi, ma ciò potrebbe dipendere dai tempi di infezione. Molte forme di coccidiosi non presentano lesioni macroscopiche visibili o mortalità e, quindi, può essere difficile diagnosticare la gravità della malattia. La mortalità iniziale data da istomoniasi è bassa, pertanto la diagnosi spesso viene fatta solo quando la maggior parte della popolazione ne risulta infettata. L’identificazione dei tacchinotti colpiti nelle fasi iniziali, prima che inizi la trasmissione orizzontale, consente di diminuire la diffusione del parassita. Due settimane dopo i primi sintomi clinici di coccidiosi conviene esaminare qualsiasi episodio di mortalità in allevamento per valutare se sia in atto un'eventuale infezione da istomoniasi. Dagli Atti del Midwest Poultry Federation Convention
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Edizione italiana Anno XXXII • Settembre 2021
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