6 minute read

Tornano gli stranieri ma il nemico ora è la burocrazia

Col presidente della FAITA Trentino, Fabio Poletti, uno sguardo al turismo open air nell’anno della ripresa

Possiamo considerare il Trentino tra le regioni strategiche per il turismo all’aria aperta, sia per la sua vicinanza a paesi in cui il campeggio fa parte, per così dire, della cultura nazionale e in cui dunque i flussi di turisti stranieri rappresentano una realistica “cartina tornasole” del gradimento per le strutture, i servizi e l'enogastronomia che l’Italia offre. Inoltre qui la FAITA associa il 90% delle strutture. Col presidente della FAITA Trentina Fabio Poletti cerchiamo di tracciare un quadro del turismo open air locale al termine di una stagione particolarmente delicata. Signor Poletti, come è andata

Advertisement

la stagione turistica appena conclusa?

«La stagione turistica 2021 come speravamo ha dato importanti segnali di ripresa rispetto a quella molto dura del 2020, in cui ha pesato molto il fatto di essere appena usciti da una fase di lookdown caratterizzata dalla incertezza e dalla paura; tuttavia nonostante la burrasca pandemica non sia ancora del tutto passata sembra possiamo stimare un aumento tra il 10 ed il 20%, pur con differenze tra zone e zone o strutture diverse rispetto alla stagione scorsa. Questo nonostante ovviamente non siano disponibili dati consolidati e certi».

Fabio Poletti presidente della FAITA Trentino

“Una cosa

da chiedere, e magari finalmente ottenere, è la sburocratizzazione. Da troppi anni i politici di qualsiasi colore promettono di impegnarsi ma i risultati in tal senso sono tutt’altro che incoraggianti.

Cosa è cambiato nella com-

posizione della clientela dei vostri campeggi e villaggi?

«Nel 2020 come comprensibile abbiamo avuto un notevole incremento della clientela italiana, che ha parzialmente sostituito la mancanza di stranieri, i quali hanno preferito, come i turisti nostrani del resto, trascorrere il periodo di ferie “in prossimità”, considerate le notevoli incertezze del momento e anche il balletto di aperture e chiusure, restrizioni e liberalizzazione della circolazione. Le maggiori defezioni le abbiamo avute tra i tedeschi e gli olandesi. Le percentuali di occupazione delle strutture lo scorso anno sono risultate invertite rispetto al consueto 70% di campeggiatori e villeggianti stranieri e al 30% di nostri connazionali. Quest’anno invece c’è stato un parziale riequilibrio delle percentuali che ho appena indicato grazie al ritorno consistente di turisti stranieri. Ma, e questo è un fatto importante e sul quale occorre lavorare, abbiamo anche avuto una bella conferma del mercato interno. Ciò a mio avviso è dovuto in buona parte al fatto che nel 2020 in parecchi hanno forzatamente riscoperto la bellezza dell’Italia decidendo anche in questo 2021 di trascorrere delle ferie “domestiche” e in parte alla incertezza e difficoltà di affrontare lunghi viaggi verso mete straniere, anche se magari più economiche. Credo quindi che dovrà essere nostro impegno e nostra cura trovare il modo di far rimanere in Italia quei connazionali che forse solo momentaneamente hanno rinunciato a mete più esotiche».

Come ha influito la campa-

gna riguardante il Green pass? Secondo voi ha portato più o meno turisti nelle strutture?

«Personalmente non credo la campagna sul Green pass abbia scoraggiato qualche cliente a soggiornare nei nostri campeggi e villaggi. Tutto sommato l’obbligo della certificazione era riservato solo ad al-

“Un fatto importante e sul quale occorre

lavorare, è la bella conferma del mercato interno.

cune specifiche situazioni che non credo abbiano creato particolari problemi e difficoltà all’operato di noi gestori. Aggiungo che era ed è talmente alta la voglia di vacanza da parte di tante persone che in molti hanno accettato di buon grado anche qualche piccolo sacrificio come l’obbligo del vaccino o del tampone».

Cosa ha cambiato e cosa

cambierà dopo l’emergenza Covid, nel modo di fare turismo all’aria aperta nella vostra regione?

«Le restrizioni e le misure introdotte per fronteggiare l’emergenza Covid-19 ci hanno dimostrato come, a volte, certi equilibri che pensavamo solidi e “infrangibili” sono più fragili di quel che abbiamo sempre creduto. dico questo dopo aver osservato come questa epidemia ha messo praticamente in ginocchio tutto il mondo, ridisegnandone la mappa economica e perfino geopolitica. Da parte nostra non possiamo che cercare di cogliere le opportunità che in qualche modo si presentano. Come già avevamo intuito lo scorso anno, quando la breve riapertura estiva aveva mostrato che il settore del turismo all’aria aperta stava reagendo meglio di altri, il nostro settore ha grandi potenzialità. Mi auguro che tutti noi troviamo il modo di impegnarci ad investire per migliorare la qualità delle nostre strutture con un particolare occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale ed un’attenzione ai diversamente abili. Dobbiamo inoltre cercare di estendere e rendere ancora più fitta la rete di collaborazione tra singoli operatori o gruppi di operatori»

Come giudica le misure adot-

tate da Governo e Regione autonoma per sostenere e rilanciare il turismo?

«Devo dire di aver apprezzato le misure adottate dal governo come l’inclusione dei codici ateco 55,20 e 55,30 nel decreto ristori. Dal punto di vista del governo provinciale l’attenzione al nostro settore è stata significativa adottando sia misure di sostegno diretto per coloro i quali hanno avuto gravi perdite nella scorsa stagione sia implementando le azioni di marketing nel momento in cui vi è stata la possibilità di ripartire con la nuova stagione».

Cosa chiedete alle istituzioni

locali per sostenere e rilanciare a breve e medio termine il turismo e in particolare il turismo open air?

«Al governo provinciale ed in particolare all’assessore Failoni chiedo di continuare ad avere quell’attenzione sin qui dimostrata al nostro settore».

E al governo di Roma cosa

chiederebbe?

«La prima cosa da chiedere, a nome di tutti gli imprenditori del settore, è di riconoscere che il mondo dell’open air è un un tassello essenziale e indispensabile dell’offerta turistica complessiva nazionale e non è affatto inferiore, come importanza, ad altri settori verso i quali sono state tradizionalmente riservate maggiori cure e attenzioni. Un’altra cosa da chiedere, e magari finalmente ottenere, è la sburocratizzazione. Da troppi anni i politici di qualsiasi colore promettono di impegnarsi ma i risultati in tal senso sono tutt’altro che incoraggianti, anzi sembra che ogni anno la burocrazia aumenti rendendo ancora più difficile se non impossibile non dico iniziare nuove attività, impresa ormai quasi eroica, ma anche solo gestire l’esistente. Sembra vi sia una preconcetta ostilità da parte di certa politica nei confronti della libera intrapresa. Credo che le diverse associazioni regionali assieme alla FAITA nazionale dovrebbero interrogarsi su come far diminuire un peso diventato troppo gravoso ed ingiustificato il quale oltretutto rappresenta un costo aggiuntivo non indifferente, che assieme al carico fiscale taglia le gambe alle aziende e favorisce la concorrenza straniera». A proposito di concorrenza, il

modo col quale l’Italia ha gestito e sta gestendo l’emergenza sanitaria come influisce?

«Onestamente parlando con molti clienti stranieri ho percepito che la maggior parte di loro ha apprezzato il modo con cui l’emergenza sanitaria è stata affrontata e gestita. Nonostante nella fase iniziale e più acuta ci abbiano dipinto come una sorta di untori siamo in seguito diventati un esempio da emulare. Ad esempio se vediamo cosa ha fatto la vicina Germania, in cui ogni Länder ha tutt’ora regole diverse, rispetto all’Italia, che ha adottato misure valide su tutto il territorio nazionale, salvo quelle regioni caratterizzate da diversi colori, credo ciò possa essere considerato segno di maggiore serietà. Una cosa che probabilmente potrà cambiare veramente gli equilibri con la concorrenza straniera, sarà la maturata convinzione in noi operatori e amministratori locali che il turismo è veramente il motore trainante dell’economia italiana e che il turismo all’aria aperta non è più una Cenerentola ma un settore oggi già all’avanguardia in quella sostenibilità energetica e ambientale che sta diventando la nuova dottrina politica ed economica dell’Europa». ✻

This article is from: