
5 minute read
In Veneto e Friuli Venezia Giulia, open air al top ma fare impresa non è facile
by 2kind
In Veneto e Friuli Venezia Giulia, open air al top ma fare impresa non è facile ITALIA NORDEST
Cambiano le abitudini dei clienti, torna la concorrenza estera ma le difficoltà rimangono, nonostante l’impegno degli imprenditori
Advertisement
Il turismo all’aria aperta in Veneto è tradizionalmente molto forte, potendo contare sulla vicinanza geografica col Nord Europa, bacino turistico sempre molto attratto dall’Italia e dove la tradizione della vacanza all’aria aperta è sempre stata molto sviluppata. Ma anche grazie alla varietà di ambientazioni, potendo contare su alcune città d’arte, Venezia in particolare, il Lago di Garda, la montagna dolomi
pagine a cura di Pietro Licciardi
tica, le terme e naturalmente il mare. Da questo punto di vista vi è una continuità territoriale con il Friuli Venezia Giulia, regione più piccola e con strutture dedicate al turismo open air prevalentemente ubicate sulla costa. Anche per questo motivo le problematiche degli imprenditori sono simili, al punto che i soci della FAITA hanno pensato di dar vita ad una macroregione, da poco istituita e che dovrebbe poter mostrare il proprio potenziale a partire dalla prossima stagione. L’intento dichiarato è di avere un maggior confronto tra gli imprenditori del settore e sviluppare nuove idee per far fronte alle sollecitazioni e ai cambiamenti provenienti da mercati di riferimento comuni. La clientela prevalente (circa il 70%) è straniera e proviene soprattutto dai paesi di lingua tedesca (Germania, Svizzera, Austria) e da Olanda, Gran Bretagna, Francia, oltre
ad una discreta aliquota di europei dell’Est: polacchi, cechi, ungheresi. Nonostante la concorrenza che proviene proprio da quella parte d’Europa, in particolare Slovenia, Croazia e anche Albania, che ovviamente si avvantaggia di prezzi decisamente più convenienti l’appeal dei campeggi e villaggi veneti e giuliani è molto forte; merito della qualità delle strutture e dei servizi. I campeggi italiani infatti sono molto più curati, hanno strutture con migliore manutenzione, migliore pulizia, maggiore sicurezza per i bambini e personale molto più attento e ben disposto verso la clientela; tutti fattori che risultano essere molto apprezzati. L’importante, come dicono gli imprenditori, è riuscire a portare nelle strutture nuovi clienti almeno una prima volta, in modo che abbiamo la possibilità di valutare la differenza e decidere di tornare, anche pagando qualcosa in più. Questo chiama in causa il marketing, che dovrebbe trovare i canali giusti e avviare campagne specifiche, cosa che a quanto pare risulta abbastanza difficile ottenere dalle rispettive Regioni, sia per la ormai cronica mancanza di fondi sia perché la loro promozione riguarda l’intero territorio e la recettività nel suo complesso. Ancora una volta quindi è strategica la collaborazione tra imprese, favorita dall’associazionismo. Importante anche il ruolo che potrebbero svolgere i consorzi, specialmente nella promozione di aree specifiche, anche interregionali. Specialmente in una fase come quella attuale in cui, secondo la segnalazione di diversi imprenditori, le abitudini dei clienti stanno cambiando e mentre fino a poco tempo fa la tendenza, specialmente da parte dei tedeschi, era di tornare in quei campeggi e villaggi in cui si sono trovati bene la prima volta, adesso soprattutto le coppie più giovani preferiscono conoscere posti nuovi. Una tendenza ancor più forte tra le nuove leve di camperisti, per i quali vi è una sorta di ritorno alle origini, ovvero alla vacanza itinerante. Da qui la necessità non solo di promuovere le strutture mettendo in evidenza la qualità ma anche e soprattutto cercando di individuare sempre nuovi bacini di clientela essendo diventato molto più difficile fidelizzare i propri ospiti. Le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno avviato nel 2001 un progetto denominato “Alto Adriatico” per la valorizzazione anche turistica del litorale nord-est ma ad oggi da questo punto di vista non sembra vi siano stati risultati apprezzabili, anche a causa, probabilmente, di una situazione internazionale meno tesa sul fronte degli attentati islamici, il che ha convinto molti ad abbandonare le mete europee, tra cui il litorale veneto e giuliano, per tornare sulle “ La clientela prevalente (circa il 70%) è straniera e proviene soprattutto dai paesi di lingua tedesca (Germania, Svizzera, Austria)"

spiagge turche o nordafricane. Una risposta al fenomeno non sembra poter essere la destagionalizzazione. Attualmente, almeno per le strutture sul litorale, la stagione è di circa centoventi giorni e se l’ apertura per un periodo maggiore permetterebbe di compensare il minor numero di turisti in arrivo con una maggiore flusso all’interno delle strutture, tuttavia potrebbero essere in pochi a poterlo fare poiché ciò comporterebbe da parte di un gran numero di campeggi e villaggi, sicuramente quelli sul mare, ingenti investimenti dovendosi dotare di piscine riscaldate, aree comuni coperte e un maggior numero si moduli abitativi adatti ai climi più rigidi. Si tratta di un impegno economico non ammortizzabile in periodi relativamente brevi e quindi fuori dalla portata di molti imprenditori. Questo nonostante le amministrazioni regionali abbiano mostrato un certo favore per le imprese turistiche, prevedendo incentivi e finanziamenti destinati all’innovazione. Lo sforzo per

destagionalizzare il turismo all’aria aperta potrebbe funzionare solo per realtà territorialmente circoscritte, come ad esempio Cavallino Treporti, a poca distanza da Venezia e già oggi base di partenza per scolaresche in autunno inoltrato in gita nel capoluogo lagunare, frequentatissimo in ogni periodo dell’anno, o per quelle località vicine ai campi da sci. Anche per quanto riguarda Veneto e Friuli Venezia Giulia la nota dolente per gli imprenditori del settore riguarda i rapporti con le amministrazioni pubbliche, che se da una parte manifestano apprezzamento, e buona volontà per sostenere e promuovere il turismo e le imprese alla prova dei fatti emergono le debolezze lamentate dagli operatori di molte altre regioni italiane: mancanza di fondi, scarsa cultura, poco dialogo con chi il turismo la fa davvero. Il che si traduce in incomprensioni, maggior burocrazia, scarsa efficacia delle
azioni promozionali e di marketing, difficoltà nel rimanere al passo con le variazioni del mercato. A questo si aggiungono le difficoltà che derivano da un apparato pubblico statale ormai incartato in una miriade di leggi, regolamenti, competenze che rendono la vita di imprese e imprenditori una corsa ad ostacoli dagli esiti incerti ed imprevedibili e una oppressione fiscale arrivata a livelli veramente insostenibili, che la nuova compagine governativa non sembra intenzionata a far diminuire in maniera sostanziale, a parte alcuni interventi di scarsa efficacia che riguarderanno settori marginali della sociètà. In definitiva il Veneto, e per forza di cose in misura minore il Friuli Venezia Giulia, pur essendo una regione turisticamente di primo piano anche nel settore oper air si trova nella condizione di lottare per mantenere le posizioni raggiunte grazie a imprenditori che con sacrificio e lungimiranza hanno raggiunto quasi il massimo della qualità, riconosciuta a livello internazionale, ma non possono ottenere un significativo incremento del loro potenziale essendo “bloccati” sul fronte dei prezzi, subendo l’iniziativa da questo punto di vista di paesi con minor costo del lavoro, minore imposizione fiscale, minore burocrazia. ✻ “ Per molti, soprattutto sul litorale, è difficile destagionalizzare a causa degli ingenti investimenti necessari"
