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Piscine sicure il bagnino non basta
by 2kind
Per impianti “a norma” è necessaria una analisi dei rischi e una guida all’autocontrollo
di Domenico Grillo Consulente tecnico-normativo in ambiente e sicurezza
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Per piscine ad uso natatorio si intende, in generale, il complesso attrezzato per la balneazione che comporti la presenza di uno o più bacini artificiali utilizzati per attività ricreative, formative, sportive e terapeutiche esercitate nell’acqua contenuta nei bacini stessi. La loro classificazione si basa principalmente sulla destinazione d’uso, le caratteristiche ambientali e strutturali e i tipi di utilizzazione. I villaggi turistici e le aree destinate a campeggi sono per lo più provviste di tali impianti e questo sia per le attività di animazione e di intrattenimento che è possibile svolgervi sia perché sono espressamente richiesti dalla clientela. Soprattutto i campeggi aperti nel periodo estivo passano da aff luenze ridotte nelle settimane di bassa stagione fino a vero e proprio affollamento nei mesi più caldi e più frequentati. Con l’aumento degli ospiti è però necessario che i responsabili della gestione di piscine e parchi acquatici pongano particolare attenzione alla salvaguardia della salute e della sicurezza, tanto degli operatori quanto degli utenti. Attraverso l’acqua infatti possono essere trasmesse diverse patologie ma anche le superfici attorno e adiacenti a questi luoghi umidi, affollati sono potenzialmente causa di infezioni. I principali rischi sono legati essenzialmente alla contaminazione microbica di origine fecale ma sono possibili anche traumi o lesioni derivanti da urti o cadute e,
56 in casi estremi, all’annegamento. Non sono purtroppo rari infatti i casi di cronaca in cui sono coinvolti soprattutto bambini i quali, sfuggiti al controllo dei genitori, cadono malamente sui bordi delle piscine o muoiono in acqua. I rischi igienico-sanitari dipendono non solo dal numero e dalla manutenzione degli impianti deputati al trattamento e al riscaldamento dell'acqua e dell'aria, ma anche dall'affollamento e dalla pulizia delle aree principali e circostanti. Nelle piscine dei campeggi possono così verificarsi casi isolati o diffusi di contaminazione da virus enterici. Ma la presenza e lo sviluppo di microrganismi nelle acque di piscina, oltre che alla cattiva manutenzione, può essere imputata alla temperatura dell'acqua, alla presenza in sospensione di secrezioni nasali o orofaringee, a materiali grassi e squame cutanee dei bagnanti. Non bisogna poi trascurare le superfici attorno alle vasche, come i pavimenti e i rivestimenti murari, i bagni, le docce e gli spogliatoi i quali rappresentano punti critici dell'igiene in piscina poiché qui vi si possono contrarre infezioni cutanee e delle mucose. Paradossalmente anche i disinfettanti utilizzati in piscina possono rappresentare un pericolo e nuocere alla salute poiché quelli a base di cloro formano composti organo-clorurati volatili che in impianti coperti vengono inalati dai nuotatori. La concentrazione nell'aria di tali composti varia a seconda

della ventilazione e della temperatura dell'acqua e se questa risulta particolarmente elevata può causare disturbi ai bagnanti. Per una corretta ed efficace gestione e autocontrollo delle piscine dei campeggi, il punto cardine da cui partire è il rispetto di precise regole comportamentali da parte degli stessi ospiti. Risulta quindi necessario redigere un regolamento interno dell’impianto che prescriva almeno l'utilizzo di scarpe idonee, l’utilizzo delle docce ed il passaggio nella vaschetta disinfettante prima dell’immersione in piscina, oltre all'uso delle cuffie da indossare prima dell’ingresso in vasca. Dal punto di vista normativo, la sicurezza e la salute degli operatori degli impianti è normata dal D.Lgs. n.81 del 9 aprile 2008 la quale stabilisce che chiunque svolga un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione, con o senza retribuzione ed indipendentemente dalla tipologia contrattuale, è definito in linea di principio “lavoratore” e come tale egli “ I rischi igienico-sanitari dipendono non solo dagli impianti deputati al trattamento dell'acqua e dell'aria, ma anche dall'affollamento e dalla pulizia delle aree principali e circostanti"

deve essere tutelato. Si sottolinea che il datore di lavoro ha l’obbligo di redigere il Documento di valutazione dei rischi (DVR), nel quale devono essere individuati, valutai e soprattutto eliminati tutti i rischi per la sicurezza e vanno prese le relative misure di prevenzione e protezione. Devono, inoltre, essere svolti adeguati corsi di formazione, informazione e addestramento rivolti agli addetti degli impianti tecnologici e non solo. Il responsabile della gestione della piscina deve redigere, in base all’accordo del 16 gennaio 2003 tra il Ministro della salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sugli aspetti igienico-sanitari per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine a uso natatorio, un Piano di autocontrollo ed i relativi protocolli per la corretta gestione, sotto il profilo igienico–sanitario, di tutti gli elementi funzionali delle piscine. Tale piano permette al responsabile, una volta riscontrati valori dei parametri igienico-sanitari in contrasto con la corretta gestione della piscina, di provvedere per la soluzione del problema ed il ripristino delle condizioni ottimali. Il documento tiene conto dei seguenti principi: analisi dei potenziali pericoli igienico-sanitari per la piscina; individuazione dei punti o delle fasi in cui possono verificarsi tali pericoli e definizione delle relative misure preventive da adottare; individuazione dei punti critici e definizione dei limiti critici degli stessi; definizione del sistema di monitoraggio; individuazione delle azioni correttive; verifiche del piano e riesame periodico, anche in relazione al variare delle condizioni iniziali, delle analisi dei rischi, dei punti critici, e delle procedure in materia di controllo e sorveglianza. Sicuramente la definizione di un adeguato sistema di monitoraggio rappresenta un elemento essenziale per intervenire tempestivamente sugli impianti in caso di malfunzionamento oppure in caso, ad esempio, di un eccessivo carico organico. E’ quindi necessario monitorare i parametri chimici, fisico-chimici e microbiologici dell’acqua delle piscine, i cui limiti sono indicati all’interno della Tabella A dell’Accordo Stato-Regioni del 16 gennaio 2003. Per quanto riguarda invece la frequenza e le modalità con le quali effettuare il monitoraggio dei parametri, occorre fare riferimento alla norma UNI 10637 “Requisiti degli impianti di circolazione, filtrazione, disinfezione e trattamento chimico dell’acqua di piscina”, edizione dicembre 2016, che fornisce una classificazione delle piscine e specifica i requisiti di progettazione, costruzione e gestione degli impianti di trattamento dell’acqua e le indicazioni relative alle prove ed ai controlli atti a garantire una qualità dell’acqua di piscina adeguata alla balneazione. La corretta attuazione di tutti gli adempimenti e delle procedure è verificata periodicamente, ai sensi dell’Accordo Stato-Regioni del 16 gennaio 2003, da parte dell’Azienda Unità Sanitaria Locale. Una corretta gestone permette da una parte di fronteggiare rapidamente le difformità e migliorare le condizioni di lavoro degli operatori dall’altra di incrementare la qualità del servizio per tutti gli utenti. ✻ “ Paradossalmente anche i disinfettanti utilizzati in piscina possono rappresentare un pericolo e nuocere alla salute"


















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