4 minute read

Friuli, regione protesa verso il nuovo

Per l’assessore Sergio Emidio Bini occorre sostenere innovazione, anche nel comparto turistico all’aria aperta

Il Friuli Venezia Giulia ha delineato nel 2014 un piano strategico per il turismo regionale che puntava a fare del territorio un sistema turistico integrato secondo un modello basato sui concetti di competitività, attrattività e sostenibilità con l’obiettivo di fare della regione una destinazione “slow”, capace di offrire turismi tematici ad alto valore aggiunto stimolando l'interesse dei turisti. Secondo Sergio Emidio Bini, l’assessore al turismo della Regione Friuli Venezia Giulia, «il turista oggi è cambiato, nei bisogni, nelle motivazioni che spingono alla scelta della destinazione, come nelle modalità di fruizione della vacanza, un mutamento ancora più complesso se si tiene in considerazione le diverse provenienze geografiche di chi arriva sul territorio», pertanto ad avere successo sono le destinazioni che attraverso la segmentazione anagrafica, comportamentale ed esperienziale, sono in grado di offrire prodotti adatti alle diverse età dei viaggiatori, dei comportamenti e che offrano esperienze. «E oggi le tendenze», prosegue l’assessore, «ci dicono che la parola innovazione, anche e soprattutto per il turismo, viaggia assieme ad ecosostenibilità, al green e a una maggiore attenzione alle esperienze. Noi puntiamo a mantenere e valorizzare i nostri prodotti migliori come mare, città d’arte e montagna invernale, affiancando però anche nuove “mete”, come la montagna estiva, destinazione oggi sempre più richiesta e in continua crescita». Cambiano dunque i comportamenti, i prodotti e le modalità di fruizione anche delle strutture ricettive; secondo Bini quindi i campeggi sostengono l’offerta turistica regionale e la strategia che la Regione ha adottato è di differenziare l’offerta, con sempre più imprenditori impegnati nel migliorare e nel creare nuove e più funzionali strutture di accoglienza. Quindi, assessore Bini, quale ruolo ha il turismo open air nella strategia turistica regionale? «L’open air ha sempre ricoperto per la nostra regione un ruolo importante, sia per quanto riguarda l’offerta di esperienze turistiche all’aria aperta, sia relativamente all’ambito ricettivo, ma è in prospettiva e nella visione dei prossimi anni che questo segmento vivrà ulteriore impulso in termini di organizzazione delle strutture ricettive con la messa in rete di aree di sosta per i camper, villaggi e glamping. Inoltre avremo la valorizzazione e costruzione di un’offerta turistica specifica attenta all’evoluzione del green e del turismo sostenibile. Stiamo infatti assistendo ad un incremento degli investimenti da parte di imprenditori privati, che vedono nel turismo all’aria aperta una nuova frontiera per lo sviluppo delle proprie strutture ricettive, in grado di implementare la capacità di accoglienza

Advertisement

assessore Sergio Emidio Bini

“I dati confermano che il comparto open air è effettivamente il secondo bacino in termini di capacità ricettiva, ma in questa riflessione non si può sottovalutare il tema della stagionalità delle strutture"

turistica delle proprie strutture, ad esempio degli agriturismi, e di consentire il posizionamento su nuove fasce di mercato. Il tutto mantenendo un forte focus sulla sostenibilità».

Quanto potrà ancora crescere l’open air nella sua regione? «La conformazione geografica del nostro territorio offre un’ottima base di partenza e ha un potenziale di crescita elevatissimo: se a questo aspetto si affiancano i nuovi bisogni ed esigenze dei turisti l’accoppiata è vincente. Il mercato di oggi premia le destinazioni minori, meglio se con caratteristiche di primo livello dal punto di vista dell’offerta turistica. Dobbiamo permettere alla regione di allargare l’offerta ampliando il numero di aree e il numero di destinazioni, confermandoci come player nel panorama del turismo nazionale, promuovere gli investimenti e trasformare queste destinazioni minori come nicchie di mercato ad alto valore economico».

Cosa può fare la regione per un settore la cui capacità ricettiva è seconda a quella alberghiera? «I dati confermano che il comparto open air è effettivamente il secondo bacino in termini di capacità ricettiva, ma in questa riflessione non si può sottovalutare il tema della stagionalità delle strutture. Occorre lavorare sulla destagionalizzazione dei servizi, che nella maggior parte dei casi coprono il periodo maggio-ottobre. Alcuni imprenditori stanno investendo su questo aspetto, così da offrire un’accoglienza per l’intero anno. La Regione deve incentivare queste operazioni infrastrutturali per migliorare l’accoglienza. Le aree di sosta censite sono 62, di cui al momento 53 attive, mentre le altre sono oggetto di ristrutturazioni e manutenzioni da parte dei gestori, sia pubblici che privati. Campeggi e villaggi turistici con piazzole sono 36, mentre gli agriturismi con piazzole che prevedono l’accoglienza sosta camper 13, per un totale di 7.069 piazzole rilevate, 699 unità abitative e 394 mezzi mobili».

Quali vantaggi ha portato la vostra partecipazione al progetto di valorizzazione dell’Alto Adriatico, avviato un paio di anni fa assieme alla Regione Veneto? «L’elemento di continuità è sicuramente lo sfondo sul quale ragioniamo assieme ai colleghi della Regione Veneto, partendo dalla valorizzazione dell’eredità del primo progetto interregionale Adriatico che, in quell’occasione, ci ha consentito di confrontarci per la prima volta sulle rispettive modalità di approccio alla promozione del prodotto Mare Adriatico, una risorsa fondamentale per i nostri territori, il cui valore e la cui visibilità aumentano in maniera esponenziale se scegliamo di promuoverla in maniera unitaria. Questo percorso ci ha insegnato a “riconoscere” il brand Alto Adriatico, ci ha permesso di comprenderne potenzialità e consentito di capire come il raggiungimento dell’obiettivo vada oltre la promozione della singola destinazione. Oggi il nostro lavoro si concentra su comuni obiettivi, mirati alla differenziazione dell’offerta, dal bike all’entroterra nella promozione di Friuli Venezia Giulia e Veneto, due regioni diverse ma vicine, legate da un territorio che rappresenta un unicum nel nostro Paese». ✻

This article is from: