POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in AP- D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB ROMA
dal 1952 LA RIVISTA UFFICIALE DELLA FEDERAZIONE PUGILISTICA ITALIANA
TITOLO MONDIALE WBA MGM Grand, LAS VEGAS, 13. 12. 2014
CUOR DI LEONARD
• MONDIALI FEMMINILI JEJU 2OI4 • CAMPIONATI ITALIANI ELITE 2OI4 • CAMPIONATO ITALIANO SCHOOLBOY E JUNIOR • Campionato Italiano Youth
N 06
2014
...e tu?
ccia.it iocimettolafa
fpi.it
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Editoriale
Walter Borghino
mondiali femminili JEJU 2014
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European Junior Boxing Championship
Intercontinentale IBF supermedi
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ANAPA
Lutto nella boxe
maurizio forni 45
de carolis - ajetovic
Europeo Welter
Incubo con risveglio
branco - jackiewikz 48
La partnership
fpi & energetic source 54
Angolo Rosso
vincenzo arecchia 55
tra un round e l’altro
le recensioni di boxe ring 62
asd boxe foligno BOXE
Intervista
roberto camelia 64 Crisi oppure no?
dossier campania
R I N G (N. 6 - 2014) Direttore responsabile: Walter Borghino - Periodico bimestrale della Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.) - Presidente federale: Alberto Brasca - Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma N. 10997/66 del 18.05.1966 - Redazione: Viale Tiziano n. 70 - 00196 Roma - Editore: Stegip Group s.r.l. - Amministratore unico Donatella D’ambrosio - Sede legale: Via Paolo V n. 31 – 00167 - Roma - Sede operativa: Piazza Pio IX 5 - 00167 Roma - Stampato da: Romantech s.n.c. di Antonio De Luca, via Giovanni Dominici n. 6, Roma; Coordinamento Editoriale: Alfredo Bruno (albruno@alice.it), Michela Pellegrini e Tommaso Gregorio Cavallaro; Progetto Grafico: Matteo Schiavone, Andrea Savastio e Sara Badii; Pubblicità: Silvia Moretta; Foto di copertina: David Weiss. Hanno collaborato: Walter Borghino, Alfredo Bruno, Stefano Buttafuoco, Tommaso Gregorio Cavallaro, Marco Celli, Adriano Cisternino, Ernesto Cusmaj, Giuliano Orlando, Michela Pellegrini, Vezio Romano, Roberto Savi, Gianni Virgadaula, Miriam Anastasia Virgadaula. Foto: Aiba, Archivio FPI, Alfredo Bruno, Monica Caleffi, Adriano Coschiera, Alberto Gandolfo, Luca Giacinti, Giacomo Giannelli, Luigia Giovannini, Marcello Giulietti, Devid Guarino, Alessandro Maghenzani, G. Monacelli, Massimo Palmieri, Renata Romagnoli, Roberto Savi, Alessandro Sebastiani, Miriam Anastasia Virgadaula, David Weiss.
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L’ANGOLO ITALIANO AI MONDIALI JEJU 2014
CAMPIONATI ITALIANI ELITE 2014
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Mondovì
APB
campionati schoolboy - junior
Russo aD un “pass” dalle olimpiadi
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Trevi
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La boxe in arte 100 anni di pugilato italiano
Marco Becattini 34 Mondiale WBA
CUOR di LEONARD 45 WSB
Campionato italiano youth
congresso aiba
l’italia debutta in AZERBAJAN
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Angolo Blu
100 anni FPI
Gong si gira
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Tricolore Welter
Lega PRO BOXE
flavia severin
pintaudi moscatiello
roberto proietti
CAMPIONATO ITALIANO
fpi.it
SOMMARIO
i’am ali’
Una vita dedicata alla boxe
salvatore melluzzo
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L’EDITORIALE DEL DIRETTORE
’è l’imbarazzo della scelta nel selezionare i tanti motivi per ricordare un 2014 a dir poco straordinario. Un anno che ha visto la Federazione in prima linea in tanti campi e, sempre, con risultati che debbono inorgoglirci. Intanto i successi sportivi, che sono poi il termometro della salute del movimento. Mai, a nostra memoria, i nostri pugili erano riusciti a vincere, e in alcuni casi dominare, in tutte le manifestazioni e a tutti i livelli. A partire dagli schoolboys per arrivare agli élite, uomini e donne, tutti indistintamente
vamo definito il 2014 come l’anno al femminile, e così è stato. Le nostre magnifiche ragazze si sono mostrate pronte e all’altezza anche nella sfida mondiale, conquistando tre meritatissime medaglie e lasciandone alcune lungo un percorso faticoso e complesso, segnato anche da numerosi errori arbitrali e verdetti casalinghi. Per rimanere in Italia, un plauso agli assoluti maschili, avvincenti e con diversi spunti di interesse. L’assenza dei big, impegnati sui vari fronti, ha dato alla competizione una apprezzata valenza agonistica, sopperendo adeguatamente al minore tasso tecnico. Alcuni giovani si sono messi in bella evidenza, confermando la vivacità del movimento e rassicurandoci ancora una volta su un futuro che, a volte, genera qualche preoccu-
“... tutti indistintamente hanno lasciato un segno del loro passaggio nel panorama internazionale, contribuendo in maniera determinante a rafforzare il ruolo della nostra federazione nel movimento pugilistico mondiale ...” hanno lasciato un segno del loro passaggio nel panorama internazionale, contribuendo in maniera determinante a rafforzare il ruolo della nostra federazione nel movimento pugilistico mondiale. Movimento che, ci piace ricordarlo ancora, ha evidenziato un vigore e una effervescenza che avrebbero potuto far tremare i polsi. Stare dietro e sostenere le molteplici e reiterate innovazioni nel campo organizzativo, agonistico e regolamentare, si è dimostrato compito arduo e periglioso, al quale molte federazioni hanno reagito con lentezza e in maniera disordinata. Non quella italiana, che in maniera compatta ha dimostrato di poter giocare un ruolo da leader, dove i risultati hanno agito da collante e da moltiplicatore. Oltre agli europei junior e youth femminili, la federazione si è sobbarcata poi l’onere del primo torneo APB nella categoria dei pesi massimi, che vedrà a gennaio Clemente Russo giocarsi la chance per l’ennesima carta olimpica. In un precedente editoriale ave-
pazione. Ultimo, ma non da ultimo, una notevole mole di innovazioni regolamentari nel campo sanitario, in quello amministrativo e gestionale e, importantissimo, nel settore della giustizia, con cambiamenti epocali e capaci di ridisegnare in maniera significativa il percorso processuale, diminuendone i tempi e aumentando la certezza della pena. Agli attori in campo, ora, l’obbligo di adeguarsi a questo nuovo corso, che indica con chiarezza come siamo ormai calati in una nuova idea di pugilato che, lo capiamo, sarà dura ma imperativo digerire. Un saluto affettuoso all’amico Forni, che ci lascia un grande esempio di professionalità e passione. Riposa in pace, Maurizio. Ci tuffiamo ora senza indugio nell’anno preolimpico, che sarà altrettanto denso e fitto di impegni e, speriamo, produttivo nei risultati. Ci facciamo gli auguri, quindi, orgogliosi di quello che siamo e confidenti su quello che continueremo a essere. Buon Anno a tutti! Waletr Borghino
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X I ROUND MONDIALI FEMMINILI JEJU 2014 R I NG
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CIELO AZZURRO SU JEJU Davide argento, Gordini e Mesiano bronzo DI
Jeju (Corea Sud) Sull’inno della Federazione russa si è conclusa l’ottava edizione mondiale femminile, ospitata nell’isola di Jeju, all’estremo sud coreano, incuneata tra Cina e Giappone. Le note premiano l’impresa di Zenfira Magomedalieva nei +81. Rassegna infinita se consideriamo che in un’ edizione collocata abbastanza fuori mano e priva del pass olimpico, si sono presentate 280 atlete per 67 nazioni, con un bilancio di 270 incontri, una vera maratona. Delle campionesse 2012, solo quattro erano presenti. Una sola a confermarsi al vertice, l’irlandese Katie Taylor, instancabile e inossidabile, che mette a segno il quinto oro iridato affiancandosi all’indiana Marykom. L’irlandese, 28 anni, a questo punto è la più medagliata in assoluto, avendo conquistato l’oro olimpico e sei titoli europei, in aggiunta al bottino mondiale. In questa occasione non era in gran forma, ma talento e mestiere hanno sopperito all’handicap del momento. Delle nove campionesse di fresco conio, ha svettato su tutte ed era prevedibile, l’oro di Londra nei 75 kg. Claressa Maria Shields, 19 anni di Flint nel Michigan, 178 cm. di altezza, fisico statuario, capace di sviluppare boxe da fare invidia ai campioni maschi. Per la verità le finali sono state tutte di ottimo livello, e nella maggior parte anche molto equilibrate, come dimostrano i punteggi. Entriamo nel dettaglio. 49 kg. (33 iscritte). Si chiama Pin, ha 27
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anni, capelli lunghi e arriva da Taipei la capitale dell’isola di Taiwan, batte la filippina Gabuco, iridata uscente. Molto alta, boxe attendista, contro la quale la nostra Valeria Calabrese cerca di superare l’ostacolo con la giusta scelta di tempo. Lotta di intenzioni sul filo dell’equilibrio. Scelta la Pin, per una preferenza. Non è certo fortunata la piccola siciliana che aveva impressio- nato molto bene contro l’ucraina Lushchyk nel primo match. Alcuni verdetti lasciano molti interrogativi. Finale: Kyzaibay (Kaz) b. Shamietsabam (Ind) 3-0. Dura un solo round la fiammata aggressiva della Shamietsabam. Dal secondo in poi la maggiore maestria della kazaka, prende il sopravvento in modo chiaro, dimostrando una classe nettamente superiore. Una rivincita attesa tre anni. Per il Kazakistan è il primo oro iridato. Stavolta ha fatto il pieno. 51 kg. (32 iscritte). La nostra Gordini, parte col giusto cipiglio, battendo alla grande la filippina Magno e poi la pericolosa giapponese Kugimya, offrendo pugilato di ottima qualità. L’incontro con la Petrova, risulta decisamente meno equilibrato del previsto. L’azzurra gioca sul tempo e innervosisce la bulgara che dopo aver tentato invano di imporre la sua boxe, scade nell’ostruzionismo al punto da meritare un richiamo, mentre la Gordini finisce alla grande. Nell’altro girone impressiona il ritmo della Esparsa, macchina da pugni dal primo all’ultimo secondo del match. Non è un modello di stile, ma toglie il respiro alle avversarie. Semifinali. Whiterside (Ing) b. Gordini
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(Ita) 3-0; L’esame per acquisire la finale e ripetere il risultato del 2012, per la romagnola si chiama Whiterside, poderosa inglese, migliorata ma non a sufficienza per ottenere un sorprendente 3-0, che lascia molto dubbiosi sia gli italiani ma anche il pubblico, che fischia sia pure con moderazione, visto l’esiguo numero di spettatori. Giustificata la delusione di Terry. Esparsa (Usa) b. Marquez (Bra) 3-0. L’americana Esparsa non è cambiata molto dai Giochi di Londra, semmai la pressione si è fatta ancora più concreta. Finale. Esparsa (Usa) b. Whiteside (Ing) 2-1. Match molto intenso ed equilibrato. L’americana è un motorino sempre al massimo, ma l’inglese è abile ad evitare gli assalti e replicare con colpi precisi anche se meno numerosi dell’avversaria. Verdetto da monetina che premia la Esparsa. 54 kg. (34 iscritte). C’è aria di rivincite, in particolare la Savelieva dove a Bucarest dovette inchinarsi alla nostra Davide, che veleggia con grande sicurezza, offrendo boxe per i palati fini. Nella parte bassa ci prova la francese Rostan che ottiene la vittoria contro la rude ma possente mongola Myagmar, ma deve cedere di poco alla bulgara Stanimira Petrova, dalla boxe furba e difficile. Semifinali: Davide (Ita) b. Tas (Tur) 3-0; Marzia dopo un avvio meno brillante del solito, trova misura e velocità di gambe e il gioco è fatto. La Tas è scatenata negli assalti, ma spesso trova le corde invece della rivale. L’andamento dell’incontro non concede possibilità alla turca, generosa ma di un gradino sotto la campionessa europea. Petrova (Bul) b.
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Foto di gruppo di dirignti e arbitri (al centro la nostra Paola Falorni) a JEJU. Alessia Mesiano (BRONZO); Terry Gordini(BRONZO) durante la premiazione.; La nostra Nazionale femminile, Marzia Dvide viene premiata (ARGENTO) Clarissa Shield premiata dal presidente WU
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Savelyeva (Rus) 2-1. Decisamente più equilibrato il confronto tra bulgara e russa. Pochissimi colpi, molta tattica e gioco di rimessa al limite del richiamo. Due giudici (Taipei e Colombia) vedono bulgaro, solo il polacco propende per la russa. Finale: Petrova (Bul) b. Davide (Ita) 2-0. Incontro con pochissimi pugni a bersaglio, sul filo dell’equilibrio che si spezza sia pure di pochissimo per la balcanica negli ultimi due minuti, nei quali la Petrova trova un paio di combinazioni alle quali la Davide replica debolmente. L’azzurra stenta nel corso della sfida a trovare sia il ritmo che la precisione. Quando le riesce si nota la diversa statura tecnica, purtroppo incide meno del previsto. Le atlete non sono macchine e quindi va messo nel conto anche un sia pur minimo calo di condizione. Senza per questo dimenticare
tanbul si realizza in pieno, con un rotondo 3-0. Più complicato il compito contro la romena Perijoc, che disputa il match della vita, per salvare la Romania, che finirà senza nessun podio, ma la Mesiano pur faticando riesce a mettere il sigillo azzurro sul risultato. Semifinali: Petecio (Fil) b. Brown (Usa) 3-0; Al verdetto, che la estrometteva dalla finale, la Brown scuote la testa, poco convinta della sconfitta. In realtà lo sprint finale dell’americana non è sufficiente a recuperare la maggior precisione della Petecio. Dobrynina (Rus) b. Mesiano (Ita) 2-1. In questo confronto, sfida molto equilibrata. La Mesiano è all’altezza della rivale. A Bucarest il verdetto fu di 3-0 per la russa, stavolta il 2-1 fa capire che la distanza si riduce sempre più. Per una debuttante niente male. Finale: Dobrynina (Rus) b. Pete-
vero peccato. Nella parte alta la Taylor avanza ma non è una passeggiata. Semifinali: Taylor (Irl) b. Yin (Cina) rsc 4; L’irlandese non concede nessuna opportunità alla cinese che tenta di imitare la rivale nella tattica, ma la differenza è troppo netta, per sperare nel miracolo. Allekseeva (Aze) b. Mossely (Fra) 2-1. Come previsto, tra l’azera Allekseeva e la francese, difficile scegliere tra due atlete dalla boxe speculare. Inizia meglio la Allekseeva, ma arriva sempre puntuale la replica. Il verdetto di 2-1, conferma il grande equilibrio. Finale: Taylor (Irl) b. Allekseeva (Aze) 3-0. Impensabile per la plurititolata irlandese, figlia d’arte, sbagliare ad un passo dal mondiale numero cinque. Infatti la Taylor impone la sua tematica e anche la superiorità atletica che fa la differenza nei confronti di una rivale
“...Marenda dopo aver superato la Jones, affronta Eliseva. Sembra aver conquistato il verdetto. Opinione errata, i giudici sono contrari. Un vero peccato....” quanto ha fatto questa splendida campionessa senza tempo. 57 kg. (33 iscritte). Tiara Brown (Usa) punta al bis, ma ci sono clienti da non sottovalutare a cominciare dalla polacca Rigielska che rischia di fermare la corsa di Tiara al primo esame. Il 2-1 è un grazioso regalo che l’americana accetta col sorriso. Si mette in luce la cinese Lu Qiong, che lotta strenuamente contro la filippina Petecio, dalla boxe molto muscolare, idem la coreana Ohy e la russa Dobrynina. Non scherza neppure la nostra Mesiano, debuttante al mondiale, che macina le avversarie con bella sicurezza. Inizia dalla Mulenga dello Zambia, troppo modesta che cancella al terzo round, è la volta della turca Burcu, con la quale ha un conto aperto da saldare. Il riscatto per la sconfitta ingiusta a Is-
cio (Fil) 2-0. Meno facile del previsto, almeno nella prima parte, con la russa che stenta a trovare il ritmo giusto, mentre la filippina prende l’iniziativa e tiene sotto tiro la più quotata avversaria. Si sveglia la Dobrynina nella parte conclusiva, che mette sul piatto del bilancia sia l’esperienza che un tasso di classe indubbiamente superiore. 60 kg. (40 iscritte). La più frequentata. Con una favorita d’obbligo, la caimana della categoria, ovvero l’irlandese Katie Taylor. La nostra Marenda dopo aver superato la gallese Jones con bella sicurezza, dimostrando evidenti miglioramenti tecnici e tattici, affronta la bulgara Eliseva senza alcun timore e agli occhi di tutti sembra aver conquistato il verdetto. Opinione errata, perché i giudici sono di parere contrario. Un
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che comunque pur consapevole di avere un’avversaria più abile, cerca di costruire temi offensivi che in qualche occasione hanno successo. Nel finale l’azera entra in affanno e come sempre esce fuori l’infaticabile campionessa che firma il quinto alloro iridato. 64 kg. (27 iscritte). Cominciamo con la denuncia di un furto. Subito dalla ventenne bolognese Valentina Alberti, che avrebbe meritato l’accesso ai quarti e con ogni probabilità il premio del podio, ma i tre giudici che l’equità non sanno dove sta di casa, hanno ritenuto che la coreana fosse la vincitrice del confronto, facendosi belli con gli organizzatori che correvano il rischio di non avere atlete sul podio. La Shim non aveva fatto nulla che potesse giustificare il successo, tenuta sotto controllo dai colpi lunghi e
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dalla migliore tecnica dell’azzurra. Ci credereste, tutti e tre hanno segnato 3838 e tutti e tre, guarda la combinazione, hanno scelto la coreana che aveva terminato sfinita. Si fanno notare l’indiana Pavitra molto forte e con buoni fondamentali, la turca Tatar che non è certo una scoperta, classe ’85, da oltre un decennio in attività, una delle pochissime che possono vantare ben due vittorie sulla Taylor. La Tatar debutta bene battendo la spagnola Gutierrez, ma deve lasciare il passo all’inglese Ryan dal fisico imponente, che supera anche la romena Sitar bronzo europeo. Avanza la thailandese Srisondeg, che nel 2012 in Cina si presentò nei 75 kg! Con nove kg. in meno, batte l’argentina Ledesma e la ceca Schmorazovar, assicurandosi il podio. Avanza pure la coreana Shim a spese della lituana Valskyte, di misura,
del cigno, il round conclusivo è tutto dell’ avversaria. 69 kg. (24 iscritte). Veder combattere l’azera Vystropova è una delizia. La titolare europea ha l’eleganza dei talenti naturali. Non è potente, ma sopperisce con la precisione. L’ucraina Badulina Bova, classe ’88, all’esordio supera l’argentina Perez, ma si ferma di fronte alla coetanea russa Abdulaeva, dimostratasi più combattiva dell’avversaria, piuttosto sottotono, come tutta la squadra ucraina. Avanzano anche la francese Guerrier a spese della tedesca Apetz e della cinese Dou, fermata per ferita al terzo tempo, in leggero svantaggio. Torneo che riserva sorprese e conferme, come l’uscita dell’inglese Copeland, argento d’Europa. L’azera riserva identico trattamento alla Wolf (Usa). Chi non ti aspetti è la panamense Atheyna Bylon,
della squadra, ma due giudici preferiscono la russa, mentre il terzo assegna un salomonico pari. I galletti sono fuori dalle finali. Finale: Bylon (Pan) b. Abdullaeva (Rus) 2-1. C’è chi lo chiama scherzo di cattivo gusto, chi verdetto politico. La realtà è che la Bylon, immeritatamente è campione del mondo 2014, mentre la russa Abdullaeva deve accontentarsi dell’argento, che sa di beffa. Il match non è bello, perché la Bylon è abile a legare e mettere il match sulla rissa. 75 kg. (28 iscritte). Si gareggia per il posto d’onore. Lo pensano tutti, visto che l’oggetto del desiderio sembra riservato alla Shields, che vuole guadagnare il primo oro assoluto, dopo quello conquistato nel 2013 ad Albena in Bulgaria, nelle youth (1718 anni). Il torneo ha nomi illustri a cominciare dalla canadese Fortin che
“...un furto. Valentina Alberti, avrebbe meritato l’accesso ai quarti, i giudici, hanno ritenuto che la coreana fosse la vincitrice, facendosi belli con gli organizzatori....” ma correttamente. Il che fa ancora più rabbia, perché significa che l’Alberti avrebbe meritato una medaglia. Semifinali. Beliakova (Rus) b. Shim (Cor. S.) 3-0. Il divario tra la russa Beliakova e la Shim è stridente, oltretutto la coreana si trova al lumicino delle energie e già il bronzo è un premio immeritato. Ryan (Ing) b. Srisondeg (Tha) 3-0. Netta la superiotà anche per l’inglese, che impone lo scambio a media distanza, poco gradito dall’asiatica, scarsamente reattiva e inferiore ai match precedenti. Finale: Beliakova (Rus) b. Ryan (Ing) 30. L’inglese tiene lo scambio per un round, poi la maggiore consistenza atletica della russa inizia a scavare il solco del divario. La Ryan ha una bella reazione nel terzo tempo, ma è il canto
che fa parte del team che l’italiano Nino Fracasso allena a spese dell’Aiba, una specie di fiore all’occhiello, per dare impulso alle nazioni meno abbienti. La Bylon ha un fisico longilineo e braccia lunghissime, la boxe è elementare ma il carattere è molto battagliero. Semifinali: Bylon (Pan) b. Vystropova (Aze) 2-1; L’azera forse non disputa il miglior incontro contro la centro americana, ma il divario è netto a suo favore. Tra la sorpresa e lo sconcerto, l’argentino Poggi e il filippino Abalos segnano un incredibile 39-37 per Bylon, mentre il marocchino Moudrikah scrive il giusto 40-36 per Elena. La frittata è fatta. Abdulaieva (Rus) b. Guerrier (Fra) 2-0. Lotta intensa tra due avversarie molto simili, la francese cerca di salvare l’onore
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l’oro mondiale l’ha già vinto due volte. L’olandese Fontjin che presenta il fresco titolo europeo, e si trova in un girone meno terribile di quello dove troviamo la Shields, che inizia lasciando alla ugandese Baleke solo 11”. Ben altro impegno contro la polacca Fidura, che disputa il match della vita. Quattro riprese senza un attimo di respiro, l’americana ha sempre il colpo in più. Un match da pubblico in piedi e infatti gli applausi non mancano. Ripetutosi nei quarti contro la russa Jakushina, che inizia mettendo fuori l’inglese Marshall, in formato sbiadito. La russa affronta la Shields cercando di evitare il contatto, facendo affidamento sulla scelta di tempo, ma l’americana ha le contromisure per ogni avversaria. Nella parte alta la Fontjin dalla boxe piacevole sulla
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lunga distanza, arriva in semifinale senza fatica. Piace molto la cinese Li Qian, 24 anni, longilinea alta 1.88 che mostra carattere e mestiere. Va avanti la veterana Fortin. Lo mettono nel conto la kazaka Rylina e la magiara Nagy. Breve apparizione della nostra Francesca Amato, salita per motivi strategici nei medi, assicurandosi così l’accesso al torneo preolimpico di Baku, Di fronte alla più esperta tedesca Strohmaier, soffre sia l’inesperienza a certi livelli che il salto di categoria. Niente di preoccupante, per la napoletana c’è tutto il tempo onde ottenere buoni risultati, vista la passione e l’impegno che mette nella preparazione. Semifinali: Li Qian (Cin) b. Fontjin (Ola) 2-0; A giudizio di molti, l’olandese aveva fatto qualcosa in più della cinese, parere condiviso anche dal sottoscritto, ma due giudici hanno detto che la vittoria spettava alla cinese, senza per questo affermare che sia stato uno scandalo. Shields (Usa) b. Fortin (Can) 3-0. La Shields offre sempre spettacolo e non è viene meno alla richiesta neppure stavolta. La Fortin ci mette tutto quello che ha per restare sulla scia di una rivale, arrivata in Corea al meglio della condizione. Finale: Shields (Usa) b. Li Qian (Cina) 3-0. Sicuramente la finale più spettacolare, anche se il rapporto dei colpi, come nelle precedenti sfide è sempre a largo vantaggio della campionessa americana. Li Qian perde con onore, subendo senza mai arretrare, semmai esaltandosi anche quando sopporta duri colpi, cercando la replica con coraggio. Cosa si vuole di più? 81 kg. (16 iscritte) Numero esiguo di partecipanti, e un nome cinese inedito sulla cima. Esce subito la kazaka Mamatkulova a spese della croata Marsic, bronzo europeo, maltrattata dai giudici nel confronto con l’indiana Saweely 22 anni, temperamento forte ma tecnica rudimentale. Avanza l’ucraina Chernokolenko, eliminando la Henriksen
(Usa) e assicurandosi il podio. Impressiona il fisico della Yang, oltre l’1.90 senza un filo di grasso, la studentessa di Haiyang, dimostra di possedere buona tecnica di base e tanta determinazione. Dopo aver battuto la brasiliana de Oliveira, mette a tacere le velleità della russa Kosova, 22 anni, esordiente a sua volta. La turca Guneri, alla seconda presenza mondiale, batte la locale Seong e la magiara Szatmari. Semifinali. Saweely (India) b. Chernolenko (Ucr) 3-0. L’ucraina sembra appagata del bronzo e non rischia nulla, mentre la Saweely conferma il temperamento battagliero, portandosi spesso all’attacco, meritandosi in questo caso la finale. Yang (Cina) b. Guneri (Tur) 3-0. Impresa impossibile arrivare al bersaglio cinese da parte della Guneri, inferiore anche come potenza. La Yang è una bella macchina offensiva, si muove bene e tocca con decisione. Finale: Yang (Cina) b. Saweety (India) 3-0. L’unico titolo per la Cina, che puntava ad un bilancio migliore. Qualche verdetto l’ha punita, ma ha molte atlete giovani e un vivaio pazzesco. Per la Yang è quasi un monologo, anche se l’indiana cerca di entrare nella guardia della rivale, troppo abile per farsi trovare sulla traiettoria dei colpi. Vittoria nettissima. Kg. +81 (12 iscritte). Potremmo sbagliare, ma riteniamo che per la magiara Kovacs, veterana di cento battaglie, si sia trattatto dell’ultima corsa agonistica. A 33 anni, attiva dal 2000, argento ai primi mondiali del 2001, si presenta a Jeju col titolo europeo in bacheca, il quarto della serie, oltre a due ori e due argenti iridati, sempre presente ad ogni manifestazione. A fermarla al debutto è la turca Bozduman che lo scorso maggio aveva battuto in modo netto a Bucarest. La Cina punta forte sulla ventenne Wang Shijin. La scelta cinese è chiaramente in prospettiva, visto che il futuro è suo, sia per l’età e il fisico straordinario, unito al giusto temperamento. Quasi due metri, gambe
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lunghissime che si muovono rapidamente e braccia tentacolari che pungono parecchio. Lo capisce la nostra Severin, che ha cercato di evitare l’allungo ma è stata una fatica quasi inutile. Non è la Severin di Bucarest, di quella c’è solo il coraggio, che non basta. Sconfitta onorevole, ma giusta. Si fa rispettare la russa Magomedalieva, brevilinea molto mobile. Semifinali. Magomedalieva (Rus) b. Wang (Cina) 2-1. La vera finale della categoria. La russa, dimostra come si entra nella guardia di una rivale molto più alta, non cercando colpi circolari, ma togliendo la distanza all’interno, con diretti precisi e rapidi. Il gioco tattico sconcerta la cinese Wang. La russa spende molto e nella seconda parte deve rallentare il ritmo, mentre la cinese che dimostra resistenza e reattività. L’ultimo round è drammatico, con la Magomedalieva in affanno. Kungeibayeva (Kaz) b. Bozduman (Tur) 2-1. Una linea sotto il precedente confronto, ma molto più equilibrato. Rivali che si equivalgono. La kazaka è meglio impostata ma è la Bozduman a cercare la battaglia. Verdetto incertissimo, che premia la Kungeibayeva. Finale: Magomedalyeva (Rus) b. Kungeibayeva (Kaz) 3-0. Dimostrando doti di recupero eccezionali, la russa, dopo la durissima battaglia contro la cinese, si presenta in buona condizione e trova sempre l’anticipo per colpire e uscire dalla reazione della kazaka. X
L’ANGOLO ITALIANO AI MONDIALI JEJU 2014 ROUND II X
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JEJU Il presidente Alberto Brasca, prima di lasciare la sede dei mondiali ha una certezza: “Ritengo che l’Italia possa accedere almeno a tre medaglie. Lo dico dopo aver seguito una stagione importante, che grazie al lavoro dei tecnici e all’impegno delle atlete, ha fatto compiere alla squadra, nel suo assieme, quel salto di qualità auspicato dopo il passaggio della Galassi assieme al nucleo storico al professionismo, che aveva segnato la prima fase del nostro movimento”. A mondiali conclusi Brasca ha spiegato l’ottimismo: “La previsione non era di fantasia, ma partiva dal bilancio ottenuto agli europei, dove è presente il 70% della forza mondiale. Aver inviato otto atlete consapevoli di essere in grado di battersi con qualsiasi rivale, era la garanzia di un livello che il lavoro di Renzini, aveva reso reale. I fatti hanno dimostrato che i podi potevano essere anche quattro. A giudizio unanime, la Alberti aveva battuto la coreana Shim”. Intanto arrivano riconoscimenti importanti: il capo delegazione degli Stati Uniti ci ha chiesto un tecnico per allenare le loro nazionali. Emy Renzini, il ct. che ci invidiano, ha idee molto chiare: “Il podio è sempre un bel traguardo, averne conquistato tre va bene. Anche se c’erano i presupposti per fare ancor meglio. Non sono incontentabile, ma conoscendo le atlete ho la certezza che in tutte ci sono margini di miglioramento notevoli. Siamo sulla buona strada, ma dobbiamo lavorare con ancora più applicazione. Ormai tutte le nazioni forti hanno compiuto il salto di qualità Abbiamo visto semifinali e finali che avevano ben poco da invidiare ai
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maschi. E noi possiamo arrivare ai loro livelli. Le qualità le hanno, sia le più esperte che le giovani. Le prime hanno capito che non può bastare la condizione dei campionati italiani, non vengono concesse le pause a cui avevano fatto l’abitudine. Le seconde debbono far tesoro delle esperienze e anche dalle sconfitte, come stimolo per le rivincite”. Laura Tosti, assistente di Renzini, accolta dalla atlete con sincera gioia, un tramite indispensabile. “Non intendo dare alcun giudizio, dico semplicemente che avermi chiamato a lavorare con Emanuele e vivere con questo gruppo, significa aver raggiunto un sogno. Che poi da ex atleta, spesso soffra più delle ragazze è un fatto personale, che col tempo spero di stemperare. Dico solo che sono entrata in un gruppo meraviglioso”.
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AZZURRE?
VALERIA CALABRESE (24-7-1982), laureata in scienze motorie, alla quarta partecipazione mondiale: “Arrivo dalla kick, la prima passione, ma fin da piccola ho sempre fatto sport, dal nuoto al volley. Sognavo di crescere per fare la ballerina classica, purtroppo mi sono fermata a 1,57 di altezza. Sono una finta mancina, e con la boxe il rapporto pieno è recente, con l’arrivo del maestro Renzini, c’è stata una svolta. Speravo di arrivare al podio, non sono convinta della sconfitta contro la Pin,
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ma sicuramente potevo far meglio. Spero ci sia una quinta possibilità”.
Terry Gordini (22-6-’79) la meno giovane, capitano della squadra. “Provengo dalla pallavolo, dove ho giocato in serie B con la Messaggerie Ravenna, da buona romagnola. In casa lo sport è l’aspetto primario e mio padre l’esempio infinito. Da piccolina mi sono applicata nel tennis, ginnastica artistica, salto in alto e nuoto. Ho sempre lavorato, pure vigile del fuoco volontaria. I Gordini sono noti come praticanti sportivi. Michele il nonno è stato un ottimo ciclista, vincendo la tappa del Tourmalet, davanti a Coppi e Bartali. Sulla cima della montagna c’è una targa che ricorda l’impresa. Con la boxe ho iniziato solo nel 2006, perché papà voleva che salissi sul ring ben preparata. I tricolori li ho vinti tre volte. Speravo di ripetere almeno l’argento mondiale, anche perché la sconfitta con l’inglese non l’ho capita. Punto ai Giochi di Rio e faccio un pensierino alle WSB, se apriranno alle donne”.
Marzia Davide (20-11-1980) salernitana. Il papà ottimo karateta la indirizza sul quel fronte fin da piccola: “A 4 anni ero già in palestra, mi divertivo molto, il jolly del gruppo. Disponibile e allegra. Sono passata alla boxe nel 2002, sperando di guadagnare qualcosa, visto nel karate dovevi pagarti tutto. Dopo sei mesi mi hanno chiamato per i mondiali di An-
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talya in Turchia dove conquisto l’argento. In Italia ho vinto sette tricolori e tre ori in Europa. Confesso che pensavo di vincere a Jeju, ma evidentemente per i giudici non è bastato. Mi rifarò a breve, cominciando da Baku dove ritroverò il meglio. Poi ci sono i mondiali ad Almaty nel febbraio 2016, gli europei e altri tornei. Pronta a tutto, perché stavolta a Rio ci voglio andare”.
Alessia Mesiano (7-12-91). Romana di Latina, allieva della AP Roma Tricolore, nasetto alla francese. “Me lo’hanno un po’ conciato, ma al mio ragazzo vado bene anche così. E’ vero, sto crescendo più in fretta di quello che prevedevo. Se penso all’inizio quando non riuscivo a diventare campionessa italiana, con la Marenda che nel 2012 e 2013 mi ha sempre sbarrato la strada. Finalmente quest’anno ho fatto centro e ho pure vinto il titolo universitario. In nazionale mi trovo benissimo, vado d’accordo con tutti e trovo davvero efficace il lavoro del maestro Renzini e l’apporto di Laura. Non sono una che parla molto, preferisco osservare. La scelta della boxe? Mi ci sono avvicinata casualmente e poi me ne sono innamorata. In casa fanno il tifo di brutto. Un anno straordinario, bronzo europeo e mondiale. Il bello deve venire ancora”.
Romina Marenda (9-10-1984). Arriva dall’atletica, dal cross partecipando ai mondiali studenteschi. Ha giocato anche a basket. Laureata all’Accademia delle Belle Arti, conosce bene l’inglese. Ha lavorato nei pub e nei musei dove pensava fosse il suo futuro. “Entro in palestra per perdere qualche chilo, la boxe non mi interessa, penso. Invece sbaglio. Quando arriva l’occasione di entrare nell’esercito, per fortuna non ci penso due volte. Mi ha cambiato la vita in meglio. Anche se ho preso parte a mondiali ed europei, posso solo migliorare, avendo pochi match e ancor meno esperienza. Con
Renzini non si scherza, o dai tutto o esci. A me va bene così. Contro la Eliseva ho sofferto la sua boxe strana e anche l’emozione. La metto come esperienza e guardo avanti”.
Valentina Alberti (8-3-1994) la più giovane. Bolognese, primi passi col basket, al Castel S. Pietro da ala, poi la folgorazione andando ad uno stage della Galassi: “Fu amore a prima vista. Forse nel segno del nonno che era un grande appassionato. Entro alla Tranvieri in segreto, il problema è l’occhio bluastro, tornando a casa. Il finimondo quando scoprono la causa. Non cedo, la boxe mi è entrata dentro. Il primo allenamento ai collegiali con la azzurre come salire in paradiso. Gli europei e poi Jeju. Mi è andata di traverso la sconfitta con la Shim, perché tutti assicurano che avevo vinto. Ci ho versato qualche lacrima, perché una medaglia per un cucciolo come me, sarebbe stata una gioia da scoppiare”.
Francesca Amato (17-7-1989). Napoletana, in palestra nel 2002 a 13 anni. Perché? “Ero una palla di 100 kg. Andai alla Fulgor da Lino Silvestri il figlio del grande Geppino. Tre anni di boxe, poi litigo col maestro e me ne vado. Fuori sette anni, pensando ogni giorno alla boxe, ma resistendo per orgoglio. Nel 2012 torno e prendo parte agli universitari, studio scienze motorie, seconda dietro la Monacelli nei 64, ancora seconda agli assoluti a Roseto degli Abruzzi. La chiamata in Nazionale. Nel 2013 ancora argento nei 69 kg. battuta in finale dalla D’Addario. Quest’anno il doppio debutto: europei a Bucarest nei 69, ai mondiali nei 75, salto importante, che mi consente di prendere parte ai Giochi di Baku l’anno prossimo. La promozione mi lenisce la rabbia della sconfitta con la tedesca Strohmaier, furba ed esperta. Sarebbe stato bellissimo debuttare ai mondiali con una vittoria.
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Resta un anno incredibile: dal nulla all’azzurro. Non vedo l’ora di tornare ad allenarmi ad Assisi. Troppo bello”.
Flavia Severin (1-4-1987) Arriva dalla Treviso Ring, ma sarebbe meglio dire che la boxe è solo il prolungamento di tanti sport che Flavia coltiva come le rose in serra. Una dietro l’altra, dal lancio del peso al giavellotto sui 12 anni, il sollevamento e l’amore della vita, ovvero il rugby di cui è una star nazionale. Al pugilato si avvicina perché la ragazzona cerca sempre nuove emozioni e papà Walter l’ha praticato in gioventù. L’aspetto imponente nasconde timidezza: “Non amo le interviste, ma per lei faccio eccezione. Appena rientro in Italia, vado a giocare con la Nazionale. Poi vedrò cosa fare. Mi stuzzica la possibilità di puntare ai Giochi nei medi. Il maestro Renzini mi ha ventilato questa opportunità. L’argento europeo è stato un gran momento, il mondiale non è andato come speravo, ma ci può stare. Non rimpiango mai nulla. Forse non ci volevano gli incidenti prima di Jeju. Ma guardo avanti e non cedo. Sentirete ancora parlare di Flavia”.
Giuseppe Macchiarola Medico ufficiale è uno dei più fedeli alle manifestazioni femminili. Non drammatizza mai, non crea tensioni, semmai il contrario. Nell’isola ben tre foggiani presenti in contemporanea. Con lui il fisioterapista Rabbaglietti e il tecnico IBA Nino Fracasso. Un primato. Definibile moto perpetuo in vari campi. Appetito pazzesco e attività sportiva. Mancandogli la bici, ha sopperito con la corsa.
Sergio Rosa Il capodelegazione della squadra, discreto e sempre presente, appassionato di dolci e buon assaggiatore, per non deludere Macchiarola. Ha vissuto con passione tale le prove delle azzurre, che la
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sera in cui l’Alberti venne battuta ingiustamente dalla Shim, si chiuse in camera e ne uscì la mattina dopo. Arrovellandosi su una sconfitta troppo politica per essere onesta. “Debbo fare i complimenti a queste atlete che hanno dato tutto sul ring, e allo staff tecnico che ha saputo creare un clima di grande coinvolgimento, sicuro che in futuro i risultati già notevoli, saranno ancora migliori”.
Le ragazze della Nazionale femminile: Valeria Calabrese, Alessia Mesiano vincitrice e sotto Francesca Amato in una fase del match.
Lino Rabbaglietti
, Fisioterapista abilissimo a rimettere in sesto muscoli e situazioni varie che accompagnano le atlete prima e dopo gli incontri. Per accompagnare la squadra, ha rischiato il lavoro con la squadra di calcio del Foggia. Anche questa è passione. Ciao Corea, la cui caratteristica è l’apparente mancanza di fantasia, grattacieli e palazzi squadrati privi di balconi, vetture nuove di produzione locale copiate spudoratamente dalle case europee, assenza di marche estere, tassate alla grande, prezzi mediamente superiori a quelli italiani a cominciare dai cellulari al resto tecnologico. L’Italia è presente con i marchi della moda, scarpe e vestiti, col gelato e qualche pizzeria. Lo sport il più praticato è il baseball, seguito dal basket, il sumo che insegnano a scuola, il calcio senza particolare passione. Della boxe, conoscono Pacquiao e Zou, ma non vanno oltre. La faccia del tecnico miliardario Mourihno, fa bella mostra sulle portiere dei taxi, per invitare la gente a giocare nei casinò. Macchiarola è riuscito a farci acquistare un nastro telato, perché meno caro che in Italia! Il popolo di Jeju, non è da passerella: bassetti, gambe storte e abbigliamento molto sobrio. Ci sono le eccezioni, minigonne da sballo e tacchi alle stelle. X
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X III ROUND CAMPIONATI ITALIANI ELITE 2014 R I NG
C A M P I O N AT I
I TA L I A N I
ELITE
2014
G I O VA N I ALLA
R I B A L TA
Otto su dieci al primo tricolore
DI
GIULIANO
ORLANDO
PH
G.
GIANNELLI
G A L L I P O L I
E
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A.
M AG H E N Z A N I
U G E N T O.
SAREBBE
ingeneroso etichettare...“di transizione” l’edizione numero 92 degli assoluti, per l’assenza di alcuni campioni uscenti, semmai vanno indicati della svolta se uno dei nuovi campioni ha 19 anni e altri tre ne hanno 20, in controtendenza col passato, dove al succedersi delle edizioni non corrispondeva il cambio della guardia semmai il contrario. Nella bellissima Gallipoli, terra del Salento, si sono svolti ottavi, quarti e semifinali, mentre nel Palasport di Ugento hanno avuto luogo le finali, dove si è visto un pubblico degno di una rassegna così importante. Non che sia tutto automatico, ma i risultati ottenuti dagli junior e youth, nelle ultime stagioni, lasciano sperare in un futuro di qualità. Intanto prendiamo atto che il materiale sul quale i nostri tecnici guidati da Lello Bergamasco - nell’intervista rilasciata prima di partire per Cuba dove la nazionale ha sostenuto un corposo stage - non è così scarso come si
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prospettava nel recente passato ed ha parole d’elogio per i partecipanti, indicando nomi che sicuramente avranno l’opportunità di migliorare ed inserirsi nel gruppo degli azzurrabili. Statisticamente, dieci dei presenti classe 1995, erano al primo anno da elite e cinque sono arrivati sul podio. Venti i nati nel 1994, sette hanno raggiunto le semifinali. La media dei vincitori è di 22 anni, quella dei semifinalisti poco superiore (22,4) a conferma che gli anziani oltre i 25 anni, sono in netta minoranza, quattro su 40. Le categorie più giovani in termini di podio sono i 52 (19,5), i 49 (20,2), i 60 (21), i 75 (21,2) i 56 e 6 4
(22). Le più anziane riguardano i 91 kg. (27.2) pagando l’età di Betti (36 anni). Un ringiovanimento sensibile, in rapporto alle ultime edizioni. Alcuni dei partecipanti, out nei quarti, avrebbero meritato miglior fortuna, purtroppo per motivi diversi non hanno ottenuto l’auspicato podio. Ricordiamo i due ventenni Vranceanu e Iacovino (49), il lombardo Gangi e Tiberi laziale nei 52 kg. Tra i gallo, Lo Porto, Tassi e in particolare il pugliese Carafa, uscito al debutto con verdetto francamente incomprensibile contro il campano D’Ambrosio. I 60 kg. presentavano parecchi pugili di buona qualità, tra gli esclusi dal podio, meritano citazione il giovane campano Di Lernia, 19 anni, l’abruzzese Di Tonto e il marchigiano Terrucidoro. Bravino il ligure adottivo Popescu nei ’64 kg. e anche il lombardo Perrulli, in attesa del salto di qualità, che vinse il titolo nel 2013 tra gli youth, fuori con più di un dubbio sul verdetto di fronte a Rovetto. Nei welter il premio della sfortuna spetta al milanese Zito, uscito per ferita, mentre conduceva nettamente, di fronte all’emiliano Piccirillo troppo irruento, atteggiamento ignorato dall’arbitro. A Zito facciamo i complimenti per la recente laurea acquisita. Neppure il piemontese Zucco (81), altro campione youth è stato fortunato, avendo incrociato nei quarti il siciliano Rosciglione, elemento di punta nelle WSB, troppo esperto. Da seguire il ventenne abruzzese Di Rocco nei ’91 e il veneto Saracino nei +91. La Lombardia che non vinceva dal 2007 con Marchetti nei mediomassimi, è tornata a casa con due titoli, appena sotto le FFOO, che ne hanno centrati tre. Con un alloro Lazio, Puglie, Sicilia, Abruzzo e Toscana. Sul podio oltre alle FFOO ed Esercito, anche Veneto, Emilia, Calabria, Sardegna, Umbria, Piemonte a conferma di una coralità regionale importante, Clamorosa l’assenza della Campania, che non accadeva da decenni. Che il solo Perugino (FFOO) sia campano, non cambia molto. Piuttosto sorprende e non in positivo. La finale tra Benkourichi (Lb) che batte Splendori (FFOO) 3-0 (29-26, 29-26, 28-27).
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SEMIFINALI E FINALI
52
kg.
Semifinali. Conselmo (Sc) b. Vranceanu (Pm) 3-0 (30-27, 30-25, 30-26). Entrambi ventenni, si affrontano senza fasi di studio. Il siciliano, allievo di Melluzzo, dimostra l’attesa crescita tattica e tecnica. Tenendo a bada un Vranceanu battagliero come sempre, ma inferiore nella scelta di tempo. Vittoria netta per Conselmo. Barotti (Ts) b. Obaid (Em) 3-0 (29-28; 30-27; 29-28). Il giovane longilineo ferrarese (19 anni), mancino molto veloce, impegna il toscano Barotti, più esperto e buon colpitore per tutte le riprese. Per Barotti è la seconda finale. Finale: Conselmo (Sc) b. Barotti (Ts) 3-0 (30-27, 3027, 29-28). Non facile, ma chiaro il successo del ventenne siracusano, che sfrutta bene il maggiore allungo nelle prime due riprese, nonostante l’irruenza del pugile di Massa. L’ultimo round è quello più equilibrato, avendo Conselmo perduto la velocità di gambe, con Barotti che cerca il recupero per non fallire la seconda opportunità. Non basta e giustamente il siciliano centra il tricolore alla prima opportunità.
Semifinali. Chebakia (Em) b. Serra (Sa) 3-0 (30-27, 29-28; 30-27). Inedito ma molto concreto, l’allievo della Tranvieri Bologna, sfrutta l’altezza notevole (1,76) muovendosi sulle gambe e colpendo in velocità, il pur volonteroso Serra, che si batte fino all’ultimo, ma paga le misure inferiori, anche se merita attenzione per l’ottima scelta di tempo. Chebakia, vince mostrando ottime potenzialità. Grande (Ts) b. Lafratta (Pm) 2-1 (2928; 28-29; 29-28). Incontro equilibratissimo, come specchia il giudizio dei cartellini. Grande ha mobilità e velocità, oltre all’abilità di accorciare e colpire a due mani. Lafratta a sua volta del ’95, non sta a guardare e replica molto bene. Verdetto da monetina. Finale: Grande (Ts) b. Chebakia (Em) 3-0 (29-28; 30-27; 29-28). Sulla carta pareva molto più equilibrata, in sostanza il match lo ha sempre condotto Grande, con la tattica indovinata. Chiudere la distanza e colpire in serie sopra e sotto, mentre Chebakia condizionato da un infortunio alla mano destra, era troppo passivo. Vantaggio importante per non pagare dazio. Il toscano è il più giovane tricolore 2014.
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Finale kg 49 Barotti vs Conselmo
kg.
Finale kg 52 Grande vs Chebakia
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Semifinali. Bagatin (Pm) b. Tassi (Ts) 3-0 (29-28, 30-27, 29-28). Non bastano a Tassi gli spostamenti e i rientri, sia pure eseguiti molto bene. La pressione del piemontese costringe il toscano a rallentare la difesa attiva e pur lottando con coraggio, deve accettare la sconfitta. Gasparri (FFOO) b. Rigoldi (Ve) 3-0 (30-26, 29-27, 30-26). Il giovane romano ha sicuramente qualità notevoli, ma anche difetti che in altri ambiti, troverebbero sanzioni decisive. Rigoldi è potente ma monocorde, pagando pure le sventole di Gasparri. Che si guadagna la finale. Finale: Gasparri (FFOO) b. Bagatin (Pm) 2-1 (28-28!; 29-27; 27-29). Verdetto francamente inspiegabile. Gasparri penalizzato dal richiamo nel terzo round, ha vinto il titolo grazie al vantaggio finale dato dal giudice Chiappini, mentre gli altri due assegnavano due punti in modo opposto. Match intenso ma non bello. Gasparri ha pedalato all’indietro e colpito con troppe sventole. Bagatin nel terzo round ha stoppato il rivale in modo netto. X
Finale kg 56 Gasparri vs Bagatin
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kg.
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60 kg. Semifinali: Splendori (FFOO) b. Festosi (Ve) 3-0 (29-28, 29-28, 29-28). Uno dei migliori incontri, con Splendori che ha tenuto in scacco il campione uscente, forte ma senza lampi di fantasia. Match intenso, spettacolare e incerto. Il romanino in divisa, ha meritato la vittoria. Benkourichi (Lb) b. Caputo (Pl) 3-0 (29-28, 29-28, 29-28). Ha deciso il terzo round, con due ottimi pugili, più aiutante il pugliese, più concreto il lombardo, che ha fatto la differenza negli ultimi tre minuti, confermando il salto di qualità. Finale: Benkourichi (Lb) b. Splendori (FFOO) 3-0 (29-26, 29-26, 28-27). Tanto era stato attivo Splendori in semifinale, quanto è scomparso nel confronto decisivo. Sapremo dopo che si era infortunato alle costole. Il confronto ha visto Benkourichi che cercava di sviluppare le azioni e il romano che si limitava a legare, punito da ben due richiami. Ci crederete, un giudice ha segnato un 2827, a significare che un solo richiamo non sarebbe bastato per il successo del lombardo! Segnale pericoloso da non sottovalutare. Per l’allievo di Caputo, il colpo a bersaglio al debutto. X Finale kg 60 Benkourichi vs Splendori
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kg.
Semifinali: Rafik (Pm) b. Rovetto (Sc) 2-1 (29-28, 29-28, 28-29). Pur con caratteristiche diverse, match equilibrato. Rafik marocchino di Verbania, conosce bene la boxe di rimessa e ha una certa potenza dei colpi. Rovetto siciliano di 19 anni non è da meno, anche se un po’ rigido. Verdetto da spaccare col capello. Vangeli (FFOO) b. Marchetti (Pl) 3-0 (30-27, 30-25, 30-27). Derby pugliese, con un Vangeli in grande spolvero, deciso a conquistare il sesto titolo. Marchetti è bravo, ma appare condizionato dalla personalità del rivale. Finale: Vangeli (FFOO) b. Rafik (Pm) wo. Rafik infortunato alla mano destra, su decisione medica, deve ritirarsi prima di combattere. X
69
kg.
Semifinali. Marziali (FFOO) b. Piccirillo (Em) 3-0 (29-28, 30-27, 29-28). Il mancino romano, appare in buona condizione, nonostante una ferita al sopracciglio destro, che si porta dietro dal primo match. Evita con maestria gli attacchi dell’emiliano, spesso con la testa in avanti, e vince senza problemi. Di Russo (Ab) b. Morello (Cl) 3-0 (3027, 29-28, 29.28). Una finale anticipata tra due atleti che si conoscono. Morello è una bella macchina da pugni e si affida alla quantità, mentre di Russo è più preciso anche se colpisce meno. Tattica che i giudici premiano. Incontro tra i più combattuti. Finale: Di Russo /Ab) b. Marziali 2-1 (29-28; 20-29; 30-27). Il militare romano disputa un match di grande generosità, ma subisce i pugni più efficaci dell’allievo di Simone Di Marco. Non basta a Marziali il pressing finale, per capovolgere la situazione. Di Russo mette in bacheca il terzo titolo assoluto. X
Finale Kg 64 L’arbitro Aniello Palmieri alza il braccio di Dario Vangeli vincitore per WO (walk over) su Rafik
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Finale Kg 69 Marziali vs Di Russo
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75
kg.
G. Perugino (FFOO) b. Faraoni (Lz) 30 (29-28, 30-27; 29-28). Nonostante una ferita al sopracciglio sinistro, il romano Faraoni si batte bene e impegna il solido campano, che quest’anno completa una stagione decisamente attiva. Convince i giudici con un finale più brillante. Bellancini (Em) b. Gena (Pl) 3-0 (29-28, 29-28, 29-28). I due si equivalgono, prevalgono gli attacchi sulla difesa. Gena inizia meglio, ma il romagnolo di Cesena, figlio d’arte e allievo di Scarpellini, riesce a mettere il colpo in più e conquista la finale. Finale: Perugino (FFOO) b. Bellancini (Em) 2-1 (29-28, 29-28, 28-29). Per nulla intimidito dalla quotazione del militare, Bellancini scambia a viso aperto anche se in alcune occasioni paga la disabitudine a questi esami. Verdetto corretto, dopo una sfida tosta. X
Finale Kg 75 Perugino vs Bellancini
81
kg.
Capuano (Pl) b. Scardina (Lb) 2-1 (2928, 29-28, 28-29). Il mancino di casa, salito di categoria inizia molto bene e Scardina subisce la boxe ordinata ed efficace di Capuano. Col trascorrere dei minuti, il lombardo recupera e colpisce con colpi precisi un rivale meno brillante. Rosciglione (Es) b. Casella (Lz) 3-0 (30-27, 29-28, 30-27). Il soldatino siciliano è più esperto e concreto, di fronte al romano che proviene dagli sport da combattimento. Vince bene Rosciglione, fa buona figura anche Casella, che avanza a folate. Finale: Capuano (Pl) b. Rosciglione (Es) 3-0 (29-28, 30-27, 29-28). Per vincere nella nuova categoria, il mancino di Brindisi disputa una finale decisamente buona, anticipando con colpi potenti un Rosciglione, inizialmente sorpreso, ma nel finale più deciso e preciso. Vittoria meritata.
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Betti (Ub) b. Squeo (Pl) 3-0 (29-28, 2928, 29-28). Dura un round, il sogno del tarantino di fronte ad un Betti (36 anni) che Gerardo Falcinelli ha tirato a lucido. Le altre due riprese vedono l’umbro prevalere in modo netto, con Squeo ferito. M. Faraoni (Lz) b. E. Spahiu (Lb) 3-0 (30-27, 30-27, 30-27). L’aitante laziale impone al lombardo la sua tattica aggressiva e Spahiu la soffre al punto di finire rassegnato. Prestazione sottotono del bresciano albanese della Boxe Bergamo. Finale: M. Faraoni (Lz) b. Betti (Um) 2-1 (29-28, 29-28, 28-29). Betti conferma di meritare la finale, combattendo con tanta generosità, sfiorando il colpaccio. Faraoni riesce con buona intelligenza tattica a prevalere di misura, ma giustamente. X
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Finale kg 81 Capuano vs Rosciglione
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Finale kg 91 Faraoni vs Betti
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+91 kg. Semifinali. Carbotti (Lz) b. Indaco (Cp) 3-0 (30-26, 30-26, 30-26). Inutile rimpiangere ciò che uno avrebbe potuto e quello che non realizza per mancanza di volontà. Indaco è un talento mancato e lo ha confermato per l’ennesima volta. Contro l’emergente romano Carbotti, ha mostrato qualche scampolo delle qualità, ma con 15 chili in più non puoi pretendere di vincere. A. Spahiu (Lb) b. Federici (FFOO) 30 (29-28, 29-28-29-28). Un Federici deciso e anche bene allenato, non è bastato per tenere a bada Spahiu, al primo esame tricolore, che conferma di andare col cuore sempre oltre l’ostacolo. Finale. A. Spahiu (Lb) b. Carbotti (Lz) 3-0 (29-28, 29-28. 29-28). Si pensava che il romano, migliorato nel corso di questa stagione, potesse prevalere sul lombardo, invece è successo che nonostante l’indubbia stazza superiore e una buona coordinazione, la pressione attiva del pugile di Bugada, alla fine ha prevalso, grazie al terzo round che ha visto l’inesauribile lombardo, portare quei pugni decisivi per aggiudicarsi giustamente il verdetto e il tricolore. Complimenti ad entrambi. X Finale kg +91 Carbotti vs Spahiu
LE SCHEDE DEI 10 CAMPIONI
GIANLUCA CONSELMO Nato a Siracusa il 2-31994. Pol. Melluzzo Totip, maestro Salvatore Melluzzo. In palestra a 14 anni. Campione italiano cadetti 2009, jr. 2010, youth 2011. Ragioniere. Un incontro nelle WSB. Vincitore del Guanto d’Oro 2013-2014. Campione preferito: Pauli Malignaggi. (49 kg.)
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CLAUDIO GRANDE Nato a Empoli il 16-41995. Pug. Massese, maestri Giancarlo Talamone ed Enea Castelli. Operaio fabbrica detersivi. Vice campione jr. (52 kg.)
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2010-2011, youth: 2°. 2012, 1°. 2013. Europei youth 2013. Presenze in nazionale, contro Svezia e Bielorussia dove ha vinto. Campione preferito: Alfonso Di Russo. X
STEFANO GASPARRI Nato a Tarquinia il 3010-94. Inizio a 13 anni alla Cosmo Boxe, maestro il papà Riccardo. Dal 2012 alle FFOO, dei maestri Caldarella e Cirillo. 1°. Camp. School boy 2008, 1°. Camp. Youth 2011-2012, azzurro ai mondiali youth 2012. 1°. Guanto d’oro 2013. Campione preferito: Floyd Maywheater jr. (56 kg.)
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FATEH BENKOURICHI Nato a Milano il 13-71994. Pugilistica Domino, maestro Giuseppe Caputo. Il padre lo ha accompagnato in palestra per dimagrire, nel (60 kg.)
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2010 pesava 86 kg. Ai camp. youth 2011 a 76 kg. nel 2012 era 60 kg. Seconda partecipazione agli assoluti, 2°. al Guanto d’Oro 2014. Campione preferito: Guillermo Rigondeaux. X
DARIO VANGELI Nato a Copertino (Le) il 3-1-1988. Pug. Be-Boxe maestro Francesco Stifani. Iniziato nel 2004, campione it. Cadetti 2005, jr. 2006, bronzo europeo jr. Sei titoli assoluti (2007, 2008, 2010, 2011, 2012, 2014). Titolare azzurro a europei e mondiali. Vincitori di vari tornei in Europa. Campione preferito: Floyd Maywheater jr. (64 kg.)
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ALFONSO DI RUSSO Nato a Pescara l’1-101991. Boxe Team del maestro Simone Di Marco. Iniziato nel 2003. Ragioniere. Campione it. Jr. 2009. Campione (69 kg.)
it. assoluti: 2011, 2014. 1°. Guanto d’oro 2013, bronzo Giochi del Mediterraneo 2013, sul podio in Cina 2012, 1°. in Austria 2013. Campione preferito: Roy Jones jr. X
GIUSEPPE PERUGINO Nato a S. Maria Capua Vetere (Ce) il 27-8-1993. Tifata Boxe maestro il nonno Giuseppe a 13 anni. Alle FFOO dal 2012 con Caldarella e Cirillo. 1° school boy, 2° cadetti, 1° youth 2011. Vincitore Guanto d’Oro 2012, 2013, 2014. Incontri con la nazionale in diversi tornei. Debutto agli assoluti. Campione preferito: Floyd Maywheater jr. (75 kg.)
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LUCA CAPUANO Nato a Besagne (Br) il 22-4-1988. Pugilistica Rodio Brindisi, maestri Lino Mazza e Antonio Musio. (81 kg.)
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Debutto a 18 anni nel 2006. Presenze in nazionale. Nel 2013-14, stop di 8 mesi infortunio ginocchio sinistro. Tricolore. 2010-2011-2014, vice 20082012. Guanto d’Oro 2011. Campione preferito: Sugar Leonard. X
MATTIA FARAONI Nato a Roma il 13-111991. Team Boxe 2011, maestri Italo Mattioli e Luigi Ascani. Iniziato con la kick. Vinto Azzurrini jr. 2008-2009. Studia tecniche di radiologie mediche. Campione universitario, 1° Guanto d’Oro 2013. Vice campione 2013, perso in finale con Turchi. Campione preferito Muhammad Alì e De Carolis per l’Italia. (91 kg.)
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ALESSIO SPAHIU Nato a Gardone Valtrompia (Bs) l’8-5-1991. Primo maestro (+91 kg)
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Romy Ghezzi. Ora alla Bergamo Boxe, famiglia Bugada. In precedenza basket. Lavora col fratello Endri alla Galbusera Biscotti. Debutto sul ring 2008: 142 kg. oggi pesa 112. 2° Guanto d’oro 2014. Debutto agli assoluti. Campioni preferiti: Alì e Mayweather jr. X
IL PARERE DI... RAFFAELE BERGAMASCO R E S P O N S A B I L E
nazionale dilettanti: “Decisamente un bella edizione, superiore alle attese della vigilia, considerando l’assenza del gruppo storico del recente passato e degli azzurri, impegnati nello stage svoltosi a Cuba. Questo ha permesso di valutare un numero di atleti più ampio che in passato. Lo svolgersi della rassegna ha evidenziato un ricambio di ottima qualità. Ne fanno fede i nomi e l’anagrafe dei pugili che sono arrivati a medaglia, nella stragrande maggioranza sotto i 22 anni, tenendo conto che l’ingresso agli assoluti è di 19 anni. Merito dei maestri, che hanno lavorato molto bene e lo fanno da anni. In questi ultimi tempi, il materiale sta migliorando, visto che il settore giovanile sta producendo ottimi elementi a livello internazionale, come dimostrano i risultati ai mondiali ed europei. Un segnale importante per la nostra disciplina. Un bel campionato all’insegna dell’equilibrio, dei risultati sul filo del punto. Pochissimi i match dal risultato scontato. Questa opportunità ha permesso a pugili con scarsa esperienza a livello nazionale di confrontarsi con elementi più esperti, riuscendo spesso a non sfigurare e in alcuni casi a far meglio dei rivali. Tutti i semifinalisti si sono ottimamente comportati e verranno presi in considerazione per ulteriori corsi di perfezionamenti. Di sicuro interesse anche Serra, Gangi, Lo Porto, Morello,
Gena, Pal Grabiel, Festosi, Zito e Scardina, che non sono stati fortunati, ma hanno qualità notevoli”. Il 2015 sarà un anno impegnativo, considerando che verranno assegnati i pass per i Giochi di Rio, In linea di massima, quali gli appuntamenti più importanti per la nazionale? “Inizieremo presto ad allenarci ad Assisi, e in aprile arriverà la squadra cubana che ci offrirà l’opportunità di allenarci con campioni assoluti. Sempre in aprile verrà allestito un torneo in Italia di livello internazionale per i primi contatti con pugili di valore. A nostra volta prenderemo parte ad un paio di manifestazioni all’estero, probabilmente in Polonia e Bulgaria. A luglio ospiteremo l’Uzbekistan, una tra le più forti nazionali asiatiche. In Agosto ci sono gli europei a Sofia, dove contiamo di portare la squadra al completo. In programma anche un dual match con una nazione di primo livello. A settembre porto la squadra in Brasile in una località dove il clima è molto simile a quello che troveremo in ottobre a Doha nel Qatar, in occasione dei mondiali. In modo che i ragazzi si adattino al meglio nella rassegna più importante dell’anno, in proiezione Giochi di Rio 2016” X
ALBERTO BRASCA P R E S I D E N T E
della Federazione Italiana: “Mi corre l’obbligo di ringraziare gli organizzatori della Be-Boxe, che hanno fatto le cose al meglio. Oltre ad una sede come Gallipoli, perla del Salento, alla struttura che ci ha ospitati, con camere spaziose e un ottimo ristorante che ha soddisfatto tutti i palati. A questo si aggiunge l’aspetto più importante, parlo dei campionati che si sono svolti all’insegna dei giovani e non è poco. Un torneo molto bello di alto va- lore, che mi porta ad essere ottimista visti i ragazzi che si sono presentati offrendo prestazione superiori alle attese. Altro elemento non secondario, alle finali disputate a Ugento, era presente un pubblico degno della
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manifestazione, duemila spettatori rappresentano un numero che non ricordo da parecchi anni, anche questo un segnale positivo. Come l’agonismo in ogni combattimento, nella maggior parte all’insegna dell’equilibrio. La distribuzione delle medaglie ha premiato quasi tutte le regioni, confermando che con l’aumento delle affiliazioni migliora la qualità ovunque. Spiace per il passo falso della Campania, ma conoscendo gli amici campani, il recupero non si farà attendere. Un grazie sincero ai maestri che stanno facendo crescere i ragazzi a livello qualitativo. Infatti i gruppi militari, che meritano grande considerazione per la passione dei tecnici e dei responsabili, in controtendenza al passato, non hanno fatto tabula rasa lasciando spazio alle società come mai in passato. Se pensiamo che a Galliate 2013, i corpi militari colsero otto titoli su dieci, pur con una diversa partecipazione, il cambio c’è stato eccome”. Tecnicamente e qualitativamente che voto darebbe alla rassegna? “Più che buono, anche gli ottavi e i quarti non sono scaduti a confronti squilibrati. Le semifinali, come quasi sempre accade, hanno offerto lo spettacolo migliore, un vero godimento. Con alcune finali anticipate. Ma anche le giornata conclusiva non ha deluso. Confortante il livello medio, e teniamo presente che il meglio, ovvero la nazionale era impegnata in uno stage a Cuba. Questo vuol dire che il ricambio è di qualità superiore al passato e ci lascia bene sperare nel futuro del nostro sport”. Il gruppo sportivo delle Fiamme Oro, prima società classificata
X IV ROUND LA BOXE NELL’ARTE - 100 ANNI DI PUGILATO ITALIANO R I NG
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P U G I L AT O
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Parlami di pugilato e di come nasce questa tua opera sulla boxe X
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A sinistra, l’opera di Marco Becattini “1950” (2012) Tecnica mista su legno, cm. 50 x 70; Quì, Marco in un ritratto fotografico e nel suo studio.
Abbiamo chiesto agli artisti di raccontarci come e’ nata una loro opera sul pugilato. Sentiamo Marco Becattini di Firenze
“LA
boxe offre ad un artista spunti visivi di straordinaria efficacia e bellezza. Soprattutto ha un potenziale formidabile, a livello emotivo. Il ring è uno spazio" diverso", un quadrato che non accetta menzogna. Poter contare unicamente su se stesso in un confronto in cui l'avversario più temibile è la tua paura. Lealtà, coraggio, determinazione e la voglia di andare fino in fondo fanno il vero pugile e il vero artista. È il desiderio di superare se stessi, la tensione ad andare oltre, il più prossimi possibile ad una verità comprensibile. L'immagine a me cara è quella sfocata e priva di colore degli anni ’50. In un mondo da ricostruire l'idea di un confronto alla pari è la più elementare e simbolicamente la più elevata.”
pone), la Galleria d'Arte Contemporanea di Strumica ( Repubblica di Macedonia) ed in numerose collezioni private. Ha esposto in Italia, Germania ,ex Jugoslavia e Giordania. Nel 2012, tre eventi tematici sulla boxe: "Ritmo d'ombra e carne " alla Casa Venturi Loro Ciuffenna; “Fighters” alla Art Gallery Il Cesello Firenze e MEMENTO alla Casa Rossa di Pontassieve; quest’ultima a cura di Lucia Fiaschi ed introdotta da Alberto Brasca. Attualmente ha la direzione artistica per la realizzazione del parco di Travalle (Calenzano) con la locazione di dieci opere di scultura.
Marco Becattini è nato nel 1971 si laurea all'Accademia di Belle Arti di Firenze nel '98. Scultore, orafo, pittore dirige dal' 99 la scuola di arti figurative presso il Centro Arte e Design di Calenzano e dal 2006 l'Associa-zione Culturale Ellittica che promuove eventi artistici. Presente in numerose personali e collettive dal '98 in poi realizza opere pubbliche in Italia e all'estero. Ha lavori presso il Museo di Arti Grafiche di Kanagawa (Giap-
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X V ROUND EUROPEAN JUNIOR BOXING CHAMPIONSHIP - ANAPA R I NG
EUROPEAN
JUNIOR
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ORO
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CORDELLA
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PI R R E RA
Prosegue la marcia delle nuove leve DI
TOMMASO
GREGORIO
L ’ AT T U A L E
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venne fondata nel 1846 dallo zar russo Nicola I sul posto di una preesistente fortezza sul Mar Nero. Sul sito dell'odierna Anapa si trovava l'antica città di Sindica dal IV secolo a.C. al III secolo d.C. la città ebbe nome Gorgippia, mentre nel XIV secolo la città divenne una colonia genovese con il nome di Mapa. Nel 1475 la città fu occupata dai Turchi che la tennero poi per tre secoli e mezzo; risale al 1781-82 la costruzione, da parte loro, di una fortezza. Una fortezza che ha nuovamente regalato medaglie alla Boxe italiana a dis-
C AVA L L A R O
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MARCELLO
tanza di un anno dai 7 bronzi della passata edizione degli EUBC European Junior Boxing Championships. Solo due questa volta ma di metalli ben più pregiati. Il pugliese Damiano Cordella si è messo al collo l’oro nei 50 Kg, mentre il siciliano Matteo Pirrera ha conquistato l’argento nei 52 Kg. Un oro, quello del boxer della BeBoxe Copertino, che ha permesso all’Italia di riavere un suo pugile sul gradino più alto del podio in questa kermesse a distanza di 18 anni dal primo posto nei 69 Kg di Antonio Brillantino in quell di Bitola (Macedonia) Come nel 2013 questa competizione si è svolta ancora presso lo Sport Complex
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GIULIETTI
della città balneare russa, nella quale sono giunti ben 254 boxer in rappresentanza dei seguenti 33 paesi: Albania, Armenia, Austria Azerbaijan, Bielorussia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Galles, Inghilterra, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Ungheria, Irlanda, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Moldovia, Romania, Polonia, Russia, Scozia, Serbia, Slovacchia, Svezia, Turchia, Ucraina. 8 dei quali hanno indossato per combattere la Canotta Azzurra: Alessio De Leonardis 46 Kg (Diodato Chieti), Carmelo Melfi 48 Kg (Pug. Dresda), Damiano Cordella (Beboxe Copertino) 50 Kg, Matteo Pirrera (Siracusa Boxing Team) 52 Kg; Andrea Zuppardo (ASD Eagle) 54 Kg; Francesco Iozia (ASD Eagle) 57 Kg; Christian Morabito (Quero-Chiloiro) 60 Kg; Remo Salvati (Costantini Boxe Roma XX) 63 Kg; Alessandro Azzaro (BT S. Di Marco) 66 Kg; Salvatore Scala 80 Kg (GS Fiamme Azzurre). Come già riportato, i due allori tricolore sono arrivati grazie a Cordella nei 50 Kg e Pirrera nei 52 Kg. Per ciò che concerne l’exploit del pugilatore pugliese, l’oro è stato il meritato punto di arrivo di un percorso arduo nel quale ha affrontato e sconfitto atleti dalle indubbie qualità tecniche e agonistiche. Quattro i match da lui sostenuti nei quali ha battuto: Carajia (Moldavia), Popescu (Romania), Octu (Turchia) e MacKenna (Irlanda). La finale con l’irlnadese è stata palpitante ed equilibrata, ma fatta sua con merito dall’Azzurro. Stessa cosa non si può dire, certo non
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per suo demerito, per ciò che riguarda il siciliano Pirrera, che nella finalissima contro il russo Rodionov si è visto penalizzare da un verdetto non giusto alla luce dell’andamento dell’incontro, nel quale, soprattutto all’ultima ripresa, Rodionov è apparso accusare pesantemente gli affondi di Pirrera. L’argento è comunque un grandissimo risultato per l’ atleta della Siracusa Boxing Team. Queste le parole di Coach Coletta alla fine delle finalissime: "Grandissimo Cordella che ha dominato l'incontro con McKenna dall'inzio alla fine, conquistando un meritatissimo oro. Stessa cosa avrei voluto dire per Pirrera. Il ragazzo ha disputato un match eccellente e avrebbe meritato di vincere l'oro, purtroppo i giudici hanno valutato diversamente. Voglio fare un plauso a tutto il team perchè queste medaglie sono anche il frutto di un lavoro di squadra". L'Italia, con le due di Cordella (Oro 50 kg Anapa 2014) e Pirrera (argento Anapa14) ha conquistato 25 medaglie in totale in questa competizione di cui 5 d'oro, 3 d'argento e 17 di Bronzo.
ITALIA BOXING TEAM
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ARGENTO Simone Cruciani 75 Kg, Pasquale Cioffi 48 Kg e Elio Cotena 51 Kg (Aosta 1996)
Team Leader
Antonio DE VITIS Head Coach
Giulio COLETTA Coach
Maurizio STECCA Physio
Marcello GIULIETTI R/J
Luca VADILONGA Doctor
Claudio FABBRICATORE
Tutti i medagliati azzurri ORO Pasquale Ventrone 60 Kg e Michele Romano 67 Kg (Aosta 1996), Antonio Brillantino 66 Kg (Bitola Macedonia 1997)
BRONZO Leonardo Calzolaio 51 Kg, Giuseppe Truono 63 Kg, Clemente Russo 69 Kg, Simone Cruciani 77 Kg (Bitola Macedonia 1997) Clemente Russo 69 Kg e Giovanni Iadicicco 51 Kg (Turmala Lettonia 1998) Stefano Loriga 63 Kg (Baku Azerbaijan 1999) Nunzio Buonerba 57 Kg (Liverpool Inghilterra 2001) Francesco Nespro 63 Kg (Siofok 2007) Vincenzo Colella 52 Kg (Sofia 2012) Melfi 46 Kg, Amoroso 52 Kg, Cherchi 54 Kg, Iozia 57 Kg, Caredda 60 Kg, Azzaro 63 Kg, Gressani 66 Kg (Anapa 2013)
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A sinistra foto di gruppo del Team Azzurro In questa pagina: i due medagliati Cordella e Pirrerain alto la foto del Palazzetto dove si sono disputate le gare. Seguono Maurizio Stecca e Giulio Coletta in un momento di esultanza
X VI ROUND INTERCONTINENTALI IBF SUPERMEDI R I NG
I N T E R C O N T I N E N TA L E
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Questa è una delle frasi celebri del più grande di tutti (Mohammad Alì) e queste sono le parole che mi sono venute in mente uscendo dal Palaolgiata di Roma. Giovanni De Carolis (25.5.0) ha appena battuto ai punti per decisione unanime Geard Ajetovic (2510-1), al termine di un match avvincente, sostenuto a ritmi incredibili ed incerto fino ala fine. Precisazione: nel mio personale cartellino l’allievo di Italo Mattioli ha vinto con almeno 4 punti di vantaggio, ma il suo avversario è stato sempre in partita in considerX
“I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione”. X
azione della sua incredibile aggressività e della sua eccezionale potenza che hanno fatto stare con il fiato sospeso gli appassionati di boxe accorsi a sostenere il pugile romano. Come me l’ha vista uno dei tre giudici che ha assegnato una vittoria netta di De Carolis (115 a 111). Più stretti gli altri due cartellini (114 a 113 e 115 a 112). Ma la sostanza non cambia. De Carolis ha battuto il suo avversario accettando, non senza rischi, un combattimento tutto alla corta distanza, la meno congeniale alle sue caratteris-
B U T TA F U O C O
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tiche. Per alcuni è stata una tattica sbagliata, per altri no. Facendo cosi è riuscito infatti ad anticipare il coriaceo atleta serbo, partendo un secondo prima di lui grazie anche ad una condizione atletica straordinaria e ad un grande coraggio. L’italiano ha fatto contare lo sfidante nel corso della prima ripresa, quando con un gancio sinistro ha centrato il mento di Ajetovic. Poi dodici riprese di battaglia vera, che hanno giustamente premiato la maggiore continuità d’azione e la migliore tecnica di De Carolis. Nel sottoclou della serata convincente vittoria di Massimiliano Buccheri (171-1) contro il polacco Bartlomiej Grafka (10-13-1). Il pugile romano si è imposto nettamente ai punti lanciando la sua sfida al titolo italiano dei pesi medi. Conferme anche per Felice Moncelli (9-3-1) che ha sconfitto per Kot a 2’33’’ della quarta ripresa Sasa Janjic (3-4-1) in un test match che segnava il rientro sul ring del giovane superwelter pugliese (20 anni). Vittoria ai punti per il welter Francesco Lezzi (54-1) contro il siciliano Luigi Leonardi (4-2-0) e - tra i dilettanti - di Vincenzo Bevilacqua su Danilo Cioce. Nel complesso una gran bella riunione, organizzata con la consueta professionalità dalla BBT Promotions del manager Davide Buccioni che ha avuto il merito di credere nel supermedio romano dopo la sconfitta patita - poco più di un anno fa - per mano di Arthur Abraham. PalaOlgiata, Organizzazione BBT X
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A sinistra, l’arbitro Massimiliano Bianco conta Ajetovic crollato sotto i colpi di De Carolis. In questa pagina: Moncelli - Janjic, Buccheri Grafka ed infine ancora uno scambio alle corde tra De Carolis e Ajetovic.
X VII ROUND CAMPIONATI SCHOOLBOY E JUNIOR R I NG
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JUNIOR
MONDOVI’ IL FUTURO E’ POSITIVO DI
TOMMASO
GREGORIO
Roccaforte Mondovi’ (CN) 9 Novembre 2014 108 SchoolBoy e 101 Junior hanno pugilisticamente invaso il Piemonte per i Campionati Italiani di Pugilato, che si sono svolti a Roccaforte Mondovì (CN) presso il PalaEllero dal 7 al 9 novembre. Al Torneo (indetto dalla FPI e organizzato in collaborazione con il CR FPI Piemonte VDA e la Fitness Barge) hanno preso parte atleti provenienti da tutti i CR FPI d'Italia. SchoolBoy: Emilia-Romagna (5), Lazio (11), Sicilia (18), Puglia-Basilicata (14), Piemonte-VDA (5), Lombardia (5), Veneto (7), Campania (16), Sardegna (5), Del Trento (3), Abruzzo-Molise (7), Toscana (4), Del. Calabria (3), Liguria (1), Marche (3), Del Umbria (2). Junior: Veneto (5), Abruzzo-Molise (6), Toscana (7), Sicilia (13), Campania (10), Emilia Romagna (6), Sardegna (5), Puglia-Basilicata (11), Del Calabria (4), Lazio (7), Piemonte-VDA (9), Marche (1), Lmbardia (6), Liguria (3), Del Umbria (1), Del Bolzano (2), Friuli Venezia Giulia (3). La tre giorni di gare ha dimostrato, cosa che si è manifestata anche dai successi dei nostri giovani pugili a livello internazionale, la salute e la vitalità della boxe under 18 italiana. Qualitativamente, oltre che quantitivamente, il livello sia dei boxer che
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dei match di queste due qualifiche continua a salire a livello esponenziale. Le 31 finalissime (18 Schoolboy e 13 Junior), andate in scena domenica 9 novembre, sono state tutte molto avvincenti e spettacolari, mettendo in luce alcuni atleti che a breve entreranno sicuramente a far parte delle Squadre Azzurre. Match conclusivi che hanno mandato in visibilio il folto il pubblico presente al PalaEllero sia nella sessione mattutina, in cui si sono esibiti gli Schoolboy, che in quella pomeridiana dedicate agli Junior. Finali cui hanno presenziato: Riccardo Somà, Sindaco di Roccaforte Mondovì, Vittorio Lai, Vice Presidente FPI, Sergio Rosa, Consigliere Federale FPI, Giancarlo Ottavio Ranno, Consigliere Federale FPI, Gianni Di Leo, Presidente CR FPI Piemonte VDA, Roberto Bracco, Delegato CONI Prov Savona e Stella D'Oro Sport CONI, Enzo Lotti, Presidente Club Panathlon Cuneo, Bruno Vottero, Pres. Fitness Boxe Barge (Soc. Organizzatrice Campionati Italiani SchoolBoy-Junior 2014). X
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FINALI JUNIOR 4 6 Kg
Adami VE vs Russo CP 0-3 4 8 Kg
Caldarella SC vs Di Sivo CP 3-0 50 Kg
Osnato CL vs Erylmaz TS 3-0 52 Kg
Puggioni SA vs Cordella PL 0-3 54 Kg
Mansour PM vs Gasparri LZ 2-1 57 Kg
Prosperi AB vsFerlick SC 0-3 60 Kg
Lo Russo PL vs Musella VE 2-1 6 3 Kg
Pasquale BZ vs Cangelosi SC 1-2 6 6 Kg
Venturino CP vs Rizzieri PM 0-3
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70 Kg
52 K g
De Leo PL vs Oliha PM 3-0
Oggiano SA vs Cangelosi SC 1-2
75 Kg
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Bejtullahi BZ vs Tumminello SC 0-3
Piani UB vs Carafa PL 3-0
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5 6 Kg
Fusco LZ vs Maniscalco SC 0-3 + 80 K g
Mouhiidine CP vs Pugliara PM - Mouhiidine TKOI 3R
Bajrami SC vs Stelea AB 3-0 5 9 Kg
Casamonica LZ vs Crescente CL 3-0 62 Kg
De Chiara CP vs Mighiden LZ 0-3
FINALI SCHOOLBOY 3 8,5Kg
Fittirillo LZ vs Puccia SC 3-0 40 Kg
D'Alconzo PL vs De Vita SC 0-3 41 Kg
Ippolito CP vs DePoli SC W TKO-I 43 Kg
Spada LZ vs Zito SC 0-3 44 ,5 Kg
Montuori CP vs Molisina SC 1-2
6 5 Kg
Pastore PL vs Ghirardi PM Pastore W TKO-I 68 Kg
Birardi EM vs Barbato CP Birardi W WO 72 Kg
Langione CP vs Antonini PL 2-1 76 Kg
Gucciardi SC vs Della Medaglia CP 0-3 + 76 K g
Luciano SC vs Cancelli LZ 0-3 X
4 6 Kg
Dell'Aquila SC vs Di Carolo PL 3-0 48 Kg
Ficara SC vs Diano CP 3-0 50 Kg
Pezzinga SC vs Santucci TS 3-0
A destra: un’immagine del campo gare; un momento di un match; la squadra siciliana, grande protagonista di questa edizione dei campionati ed il gruppo arbitri giudici della manifestazione insieme al coordinatore del SAG Massimo Barrovecchio ed il componente del CESAG Sebastiano Sapuppo.
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APB ROUND VIII X R I NG
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RU S S O AD
UN
DA L L E
“ PA S S ”
OLIMPIADI
A Caserta batte il kazako Pinchuk e torna a sperare per il pass olimpico DI
GIULIANO
Nel terzo turno del torneo APB a Caserta, davanti ai suoi tifosi, Clemente Russo riapre il filo di speranza che sembrava aver smarrito a Bergamo, dove il russo Egorov non aveva lasciato dubbi sulla vittoria ai danni dell’italiano. Nella terza giornata, il pugile di Marcianise supera l’infido kazako Anton Pinchkuk, dopo sei round non belli, anche se alla fine il vantaggio per Russo era abbastanza chiaro. Dire che abbiamo rivisto la copia del campione del mondo di Almaty sarebbe affermare il falso. L’attuale rendimento del campano è un altalenarsi di buone intenzioni e poche realizzazioni. Pensiamo ad una fase di transizione a livello tecnico, situazione che ha una sua logica, in quanto le sei riprese e presto anche le otto impongono una tattica nuova. Contro il più alto kazako, che ha cercato di sfruttare le lunghe leve, usate con buona velocità e discreta precisione, i problemi di adattamento per l’italiano si sono visti. I giudici hanno premiato la boxe più professionista di Russo, mentre Pinchkuk ha lavorato molto con i diretti, troppo spesso senza avere la giusta distanza, ispirato alla classica scuola dell’Est europeo, che l’AIBA ha abbandonato da tempo, privilegiando la battaglia alla scherma. Va sottolineato che Pinchkuk, è stato presentato come pugile abbastanza anonimo anche nella costellazione nazionale. Non è esattamente così. Il biondo longilineo è dal 2012 il miglior kazako tra i 91 kg. Ha vinto i Giochi Asiatici nel 2013 e 2014, secondo nella President Cup, battuto in finale dal cubano Ruiz, titolare ai mondiali di Almaty 2013. Non è un fuoriclasse, ma neppure un pinco pallino del ring. Il fatto che prima di Russo,
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ADRIANO
avesse vinto i due precedenti incontri (Peralta e Ahmatovic) è significativo. Nessuno afferma sia un fuoriclasse, ma neppure una scartina. Il 30 gennaio 2015, al Palacatania, Russo ritrova il russo Egorov. Sarà il match decisivo per staccare il pass olimpico. In caso di vittoria, per nulla scontata, la promozione è certa, X
I giudici hanno premiato la boxe più professionista di Russo, mentre Pinchkuk ha lavorato molto con i diretti, troppo spesso senza avere la giusta distanza, ispirato alla classica scuola dell’Est europeo X
diversamente dipenderà dai risultati degli altri tre confronti, in quanto nella situazione di Russo (2+1-) si trovano sia Pinchkuk che l’algerino Bouloudinats. Il nordafricano ha spedito ko, l’inconsistente mancino Charles (Usa) al terzo
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COSCHIERA
round, che tornava dopo il precedente “out” contro il tedesco Ahmatovic nello stesso round. Ci si chiede con quale criterio sia stato messo nel gruppo degli otto, che l’AIBA, presenta come i migliori del mondo, un pugile tanto mediocre. Per quanto riguarda il tedesco, pur battuto da Egorov, ha confermato di essere un ottimo elemento, lottando alla pari col russo. Infine l’ucraino Golovashchenko ha ottenuto la sua prima vittoria a spese dell’argentino Peralta, buon tecnico, ma senza consistenza. Sempre nella terza giornata negli 81 kg. a Sofia (Bulgaria), situazione molto complicata per le sconfitte impreviste del francese Bauderlique contro l’iraniano Rouzbahami e del russo Ivanov, incappato nel colpo della domenica contro St. Pierre delle Mauritius, che ha spedito il campione europeo ko al 5° round, mentre era nettamente in svantaggio ai punti. Una disdetta per Ivanov, che rischia l’esclusione dovendo rispettare i tempi di riposo dopo un ko. Genov, davanti al pubblico di casa imponendosi sull’uzbeko Mamazulunov e ancor più l’irlandese Ward battendo il tedesco Michel, vedono aprirsi le porte di una promozione inizialmente problematica. Fuori uno dei favoriti, il kazako Niyazymbetov, vice campione olimpico 2012 e mondiale 2013, ritiratosi dopo la sconfitta iniziale contro il francese Bauderlique. Resta da risolvere il dubbio sui promossi in questo torneo. Inizialmente si parlava di due. Adesso pare che sia uno soltanto, anche se l‘AIBA depositaria delle norme non aiuta a fare chiarezza. La seconda giornata era stata disastrosa per gli italiani. Tre su tre, in negativo. A Bergamo, Clemente Russo cede al russo Egorov, che dimostra maggior decisione, tenendo sotto scacco il campione del
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mondo, apparso piuttosto spento, incapace di portare quei colpi improvvisi e precisi che ne hanno fatto un marchio di fabbrica. Una giornata storta può capitare, ma ci sono considerazioni che fanno riflettere. Dopo l’incidente, così può definirsi, contro Abdullayev (Arz) nelle WSB lo scorso marzo, il rientro a Roma, pur vincente non aveva entusiasmato. Ci poteva stare, se in questa occasione si fosse presentato un Russo ben diverso. La sconfitta chiara apre qualche interrogativo di carattere non solo tecnico ma di concentrazione. Conosco Clemente da tanti anni e lo reputo uno dei pugili più intelligenti, capace di qualsiasi impresa a cominciare dal secondo oro mondiale nel 2013 ad Almaty, quando pochissimi avrebbero scommesso un euro su di lui. L’ APB è una grande opportunità per chi aspira a Rio. Forse la meno difficile tra tutte le prove. Due pass per categoria, un vero lusso. Ma occorre vincere, battendo avversari non certo impossibili. Non vorremmo che i tanti impegni del pugile più gettonato dai media, sia il motivo dello scarso rendimento. Ipotesi soggettiva, per fortuna smentita a Caserta, con la vittoria ottenuta a spese di Pinchuk, di cui abbiamo detto in apertura come degli altri confronti. Corrono voci, non sappiamo quanto vere o presunte, che Clemente dopo l’eventuale qualificazione ai Giochi, che punta a vincere, per completare una carriera da superman, potrebbe scegliere la sponda americana del professionismo, per ritrovare vecchi compagni oggi ai vertici, che lui in maglietta ha battuto. Non sappiamo quanto ci sia di vero o di fantasia. Resta un’ipotesi che nessuno gli può vietare. Mentre la situazione di Russo è migliorata, quella di Picardi e Valentino è quasi del tutto compromessa. Per sognare ancora ci vorrebbero vittorie non facilmente realizzabili. Da come stanno le cose, è come scalare un grattacielo con le vetrate insaponate. A Novisibirsk nella sterminata Siberia, una scelta a dir poco eccentrica, nei 52 kg. Vincenzo Picardi, dopo lo stop previsto contro Aloian, è scivolato anche di fronte all’argentino Martinez, che si prevedeva alla sua portata. Purtroppo, pur lottando come sempre, due giudici lo hanno visto nettamente sconfitto, il terzo ha optato per il pari.
Che dire? Il nostro soldatino di bronzo, forse paga l’usura di anni e anni di battaglie. Non è al capolinea, ma l’apogeo sembra essere alle spalle. Nel terzo turno ha affrontato, l’uzbeko Latipov, argento mondiale 2013, vincitore del francese Asloum, deciso a superare tutti gli ostacoli, compreso quello italiano. In Kazakistan la azioni di Mirco Valentino non sono certo al rialzo. Dopo quella subita nei confronti di Suarez il filippino, a sua volta sconfitto contro il locale Abdrakhmanov, 28 anni che veleggia a punteggio pieno, l’italiano rimedia il secondo cartellino rosso, battuto netto, secondo i giudici dall’irlandese Joyce, che ha fatto valere quella continuità offensiva che l’italiano soffre parecchio. Il suo accompagnatore Giulio Coletta, assicura che la prova di Valentino è stata sottovalutata dai giudici. Il terzo impegno è da brividi. Avversario il mancino russo Polyanski, vice europeo 2011, che non può permettersi nessun inciampo, avendo perduto contro Tojbaev il primo confronto. Rimediando contro Bril, ma sul filo anche lui. L’italiano dovrebbe tirare fuori orgoglio e condizione per capovolgere il pronostico. Tornando al secondo round APB, non sono mancate le sorprese. Tale si può definire la sconfitta del russo Chebotarev, europeo 2010 e argento mondiale in carica, nettamente superato dal turco Kilicci, al quale l’aria di casa (Istanbul) fa centuplicare le forze, visto che ha dato quasi cappotto al rivale. Anche quella di Coincecao sorprende, pur se un po’ meno, contro l’uzbeko Tojbaev, che solo un anno addietro militava dei mosca (52) e come tale colse l’argento ai mondiali di Almaty. Nei +91 è rientrato l’azero-russo Medzhidov, doppio oro iridato (20112013), che aveva saltato il primo turno per infortunio. Ha messo ko in due round il modesto ucraino Verveyko. Il francese Yoka, confermando l’instabilità del rendimento, dopo aver battuto il russo Omarov, ha perso nettamente contro il tedesco, con radici russe, Pfeifer, che si annuncia come uno dei pretendenti al pass. Altro successo inatteso quello del marocchino Arjaoui sul romeno Nistor, con un netto 3-0 che non lascia repliche. Nei welter l’austriaco tanto esaltato per il rientro nell’AIBA rimedia la seconda
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sconfitta contro Stanionis, sostituto il tedesco Marutjan. Nei 49 kg. anche il filippino Barriga è stato superato dall’equadoreno Quipo, che dopo aver regolato il russo Ayrapetyan, ha dato la paga pure al mancino asiatico, che non ha mai trovato la giusta contraria agli assalti concreti del centro americano. Nella sfida cinese tra il campione nazionale Wu e il più giovane Bin LV (19 anni), il primo ha avuto la meglio e prosegue imbattuto la manifestazione. Stavolta i dieci russi impegnati hanno fatto quasi bingo, vincendo nove incontri su dieci. Purtroppo per i tempi di stampa. la terza giornata che si conclude a fine dicembre, verrà completata nel prossimo numero, che dovrebbe annunciare i primi venti nomi dei promossi a Rio. X
Sotto, Russo prima di entrare sul ring. In una fase del match contro Egorov.
X ? ROUND TITOLO MONDIALE WBA R I NG
TITOLO MONDIALE WBA MGM Grand, LAS VEGAS, 13. 12. 2014
CUOR DI LEONARD 34
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DI ALFREDO BRUNO PH DAVID ANDRE WEISS
BUNDU DI CUORE, SCONFITTO AI PUNTI MA NON NEL CORAGGIO. TROPPO FORTE CHARLO PER BOTTAI.
LAS VEGAS, 13. 12. 2014 Dodici ore di overdose pugilistica iniziata dalle 23,45 di sabato sera e proseguita dopo le 9,40 di domenica mattina, qui in Italia, a memoria d’uomo non l’abbiamo mai avuta alla faccia di una crisi che è continuamente ventilata, ma che a conti fatti non esiste, non è mai esistita, e probabilmente non esisterà mai. E’ vero qui in Italia non ci sono i soldi, c’è la crisi economica, gli organizzatori non vogliono rischiare, la Lega Pro Boxe sta facendo miracoli dando finalmente un assetto a tutto il nostro professionismo, ma una cosa è certa la boxe è viva e vegeta e non manca occasione per dimostrarlo. La sarabanda è iniziata con il Titolo Intercontinentale di Esposito e Zamora, per finire con la replica in mattinata di Thurman- Bundu. Lo spettacolo c’è stato sotto tutti i punti di vista e dal ring di Trieste eccoci proiettati nello sfolgorante scenario di Las Vegas con una serata fiume organizzata da Oscar De La Hoya all’interno del MGM Grand. Il match tra Keith Thurman e Leonard Bundu, valevole per il mondiale interim WBA dei welter, è stato per certi versi un controsenso: stavano di fronte due scuole differenti, quella americana e quella europea. Solo che i protagonisti si sono scambiati il ruolo in una sorta di face/off, dove non è quello che si pensa. Tra Thurman e Bundu il più americano è apparso addirittura il nostro pugile che ha cercato di imporre la propria aggressività per due-terzi dell’incontro di fronte ad un avversario sfuggente, dotato di un ottimo gioco di gambe, di una tecnica di prim’ordine, e questo bisogna ammetterlo, di una prudenza schermistica che ha dato non poco fastidio al pubblico, che non ha lesinato fischi all’americano,
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X R I NG
In apertura: Bundu in una fase del match contro Thurman. In questa pagina: Bundu e Thurman durante il match; Leonard e Thurman durante la conferenza stampa prima del match; le operazioni di peso.
reo di non avere concluso prima del limite come’era avvenuto con 21 avversari su 23; ma soprattutto reo di evitare la lotta frontale, che Bundu ostinatamente cercava. Il match è cominciato con un gancio sinistro che colpiva la tempia di Bundu che andava al tappeto, un po’ frastornato all’8 l’italiano ha fatto capire di aver smaltito il colpo. Thurman in quel frangente aveva fatto onore al suo One Time, una volta sola, un colpo solo, l’occasione: ma l’episodio è rimasto fine a se stesso. Intendiamoci bene l’americano ha vinto nettamente, non con il punteggio da strike datogli dai giudici, anche se, bisogna ammettere, i colpi migliori li ha portati lui, che non ha mai rinunciato a colpire anche quando indietreggiava. Bundu, dal canto suo cercava disperatamente di tagliargli la strada, ma non era un’impresa facile contro un avversario così guizzante. Cercava anche di spiazzarlo cambiando in continuazione guardia, ma il risultato era lo stesso. Thurman è apparso tecnicamente perfetto, non abbiamo ben compreso, invece, il limite della sua potenza. Il colpo che ha atterrato Bundu in apparenza non sembrava micidiale, ma l’effetto era comunque evidente. E’ giovane, gli organizzatori lo tengono ancora in naftalina in attesa di opporlo a sua maestà Mayweather, ma soprattutto in attesa che diventi un personaggio e ieri sera a Las Vegas da questo lato ha perso qualche punto. Le maggiori televisioni americane cercano disperatamente un altro personaggio da aggiungere al trio Mayweather, Marquez, Pacquiao, che danno l’impressione di essere gettoniere in via di usura. Ci sono pugili come Khan, che ha combattuto nella stessa serata, ma che non entusiasma, si parla anche di Demetrius Andrade, tra l’altro due volte vincitore di Thurman da dilettante, ma la lampadina non s’accende. La potenza di Thurman fin quì calamitava l’attenzione, ma dopo la vittoria su Bundu dovrà fugare qualche dubbio. Leonard Bundu dal canto suo è stato la sorpresa della serata. Il pubblico americano non credeva ai suoi 40 anni e la domanda logica che molti si saranno fatti è cosa sarebbe stato Bundu con qualche anno di meno e una grande organizzazione alle spalle. Boncinelli e Vignoli cercavano di rincuorarlo e spronarlo a
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colpire di più, ma erano consapevoli che Leo stava compiendo una grande impresa e stava tenendo alto il nome della sua Nazione, della sua Firenze, tutta riversata al Palaforum ad applaudirlo. Che la vita comincia a 40 anni non è un modo di dire nei riguardi di Leonard, che proprio quest’anno ha coronato con il matrimonio la sua unione con Giuliana la donna che gli ha dato due figli, che oltre ad una vita da atleta sono il segreto di questa incredibile “giovinezza” che gli ha dato modo di affrontare uno dei più forti picchiatori in circolazione. Ma la cosa che ha colpito di più il pubblico è stato il timore e il rispetto che si leggeva nel volto di Thurman, che ha provato in alcune occasioni a forzare il terreno, a saggiare di che pasta fosse fatto questo “fiorentino della Sierra Leone”, ma si è visto costretto a riprendere la sua corsa per non disinnescare una mina pericolosa, perchè negli scambi da distanza ravvicinata l’ultimo pugno era quasi sempre di Leo, peccato solo che erano scambi rari. Qualcuno parla di ritorno al titolo europeo, una sfida con Gianluca Branco, molto richiesta dagli appassionati italiani, ma il procuratore americano Al Haymon che cura gli interessi di molti pugili che vanno per la maggiore sembra voler tenersi stretto il nostro pugile, che in una sola serata è riuscito a impersonare la novità per un pubblico sempre alla ricerca del volto nuovo, anche se stavolta il volto nuovo ha 40 anni. Ma va bene così visto che siamo nell’era in cui le lancette del tempo si sono spostate parecchio in avanti. Purtroppo nell’altro match, che ha visto di fronte un italiano, Lenny Bottai, opposto all’astro nascente Jermall Charlo, le cose sono andate tutt’altro che bene e la conclusione si aveva al terzo round con un micidiale sinistro alla tempia. La semifinale al mondiale IBF dei superwelter si concludeva secondo logica. Bottai, 37 anni, ha accettato l’impossibile con il coraggio che lo ha sempre contraddistinto, ma negli ultimi tempi ha alternato improvvisi ritorni sul ring all’insegnamento nella palestra che gestisce a Livorno. X
MAURIZIO FORNI ROUND IX X
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BOXE
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PER
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F O R N I Membro del CESAG ed ex arbitro internazionale
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ALFREDO
T R E V I ,
23. 11. 2014 Ci troviamo, purtroppo, spesso a scrivere di qualche lutto che colpisce un protagonista del nostro mondo della boxe. A Trevi durante il Campionato Italiano Youth Maurizio Forni, 60 anni, ex arbitro internazionale Aiba, membro della Commissione Arbitri/Giudici in qualità di vice Supervisor e membro del CESAG, ci ha lasciato. Il Presidente FPI Alberto Brasca in serata, venuto a conoscenza della scomparsa di Forni, si è così espresso: "Questi Campionati sono stati turbati dalla tragica notizia della morte dell'amico Maurizio. Sapevamo da tempo della sua impari lotta con il male, che se lo è portato via. Fino alla fine, però, uno spera sempre che la persona affetta da una tale malattia ce la possa fare. Purtroppo non è stato così. Maurizio aveva espresso il desiderio di essere presente in tutte le nostre manifestazioni al di là della sua condizione fisica. E così è stato. Il Pugilato non solo italiano ma anche internazionale perde uno dei più profondi conoscitori dei suoi regolamenti". Marco Celli, arbitro e amico, lo ricorda così: “Scendeva il parterre deambulando come poteva trascinandosi dietro la borsa dei documenti Federali per lo svolgimento del suo ultimo Campionato. Sapeva dentro di sé che era arrivato il terzo round ed il terzo durissimo minuto finale, ma ha desiderato continuare: nel suo vocabolario non esisteva la parola abbandono. La sofferenza lo martoriava senza tregua, ma per onor del Pugilato, a cui ha dedicato
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MARCO
CELLI
la vita e sacrificato la famiglia, ha voluto rendere i suoi servigi fino in fondo, come un cavaliere destinato a cadere solamente in battaglia. Ha tenuto duro fino alla sera del sabato 22 novembre, quando un’ ambulanza lo ha portato all’Ospedale di Foligno, da Trevi. Nel letto di corsia, la domenica del 23 novembre, “reggeva l’anima coi denti” e si raccomandava che il servizio arbitrale fosse garantito fino all’ultimo, con tutti presenti per le finali, allontanando a suo modo l’ultimo amico poiché raggiungesse il campo gara. E’ sempre dura salire le scalette di un ring, e quando hai la morte nel cuore diventa quasi impossibile, ma lo si deve fare e non basta lo sguardo di conforto di amici per andare avanti. Il gong, l’ultimo gong, per Maurizio Forni è suonato nel pomeriggio di domenica 23 novembre. Un altro uomo di sport è andato e non
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DOTTOR
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tornerà più, ha vissuto il nostro sport come arbitro a livello internazionale e successivamente come formatore di arbitri in commissione del settore. Sicuramente una figura unica nel panorama sportivo, tante le discussioni, spesso feroci, sempre costruttive con tutti per amore del Pugilato, per migliorarlo in tutti i settori. Come un padre ha cresciuto arbitri, tecnici e pugili. Tutti hanno avuto modo di apprendere e chi ne ha fatto buon uso dei suoi consigli ha ottenuto delle vere gratificazioni. Ora ci mancherai, ci mancheranno i confronti, anche quelli duri, durissimi come quello nostro di metà Novembre dove poi ti sei arreso ed io ho capito che non era da te. Ti ricorderemo per sempre, così non morirai mai davvero”.
X X ROUND EUROPEO WELTER R I NG
BRANCO EUROPEO
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INCUBO
CON RISVEGLIO Un terribile Jackiewicz abbandona al settimo round
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VINCENZO
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Terracina 22-11-2014 Quando si sale sul ring all’età di quarantaquattro anni, sfidando non solo un avversario più giovane ma anche le stesse leggi della natura, il rischio di un improvviso blackout è sempre dietro l’angolo. Per Gianluca Branco l’incubo di dover concludere nel peggiore dei modi una carriera durata più di vent’anni e che gli ha riservato non poche soddisfazioni, ha veleggiato a lungo all’interno del Palazzetto dello Sport di Terracina. Il motivo? L’impossibilità di trovare una difesa valida al destro di Rafal Jackiewicz, che gli ha inflitto un atterramento nella terza ripresa ed uno nella quarta. Un colpo che ha condizionato non poco la sua prestazione. Ma proprio nel momento più difficile del match, quando lo spettro della sconfitta sembrava prendere sempre più corpo, è venuto fuori il coraggio e lo spirito di sacrificio di Branco. L’epilogo a metà della sesta ripresa: Jackiewicz senza essere colpito è finito al tappeto. Nel rimettersi in piedi ha palesato danni alla gamba sinistra e, di conseguenza, problemi a continuare il match. Branco ne ha approfittato subito chiudendo il polacco in un angolo e colpendolo ripetutamente. Forse una distorsione della caviglia , forse l’impatto violento del ginocchio sul tappeto o forse, come sostenuto da molti, un improvviso calo fisico, sta di fatto che all’inizio della settima ripresa il polacco non è stato in grado di ripresentarsi al centro del ring. A quel punto un piccolo vantaggio nel punteggio era sicuramente dalla sua parte. Per i giudici invece i due pugili si trovavano su un piano di perfetta parità. Dopo essere stato sul trono dei superleggeri il civitavecchiese è salito questa volta su quello dei welter. Tutto bene quello che finisce bene, ma quanta paura! Il campanello d’allarme è però suonato e non dargli ascolto può essere pericoloso. Sia lui che il fratello Silvio hanno dato tanto a questo sport, hanno persino spostato in avanti la soglia della normalità e fatto vacillare certezze ormai
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R E N ATA
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consolidate. Ma adesso anche per Gianluca è arrivato il momento di incominciare a pensare ad altro, magari dopo una facile difesa del titolo per lasciare un ricordo ancora migliore. Quattro incontri professionistici hanno completato il programma della riunione messa su dalla OPI 2000. Il peso massimo croato Josip Granic non ha avuto difficoltà a festeggiare con una vittoria l’ esordio al professionismo. Il suo avversario, il lettone Janis Ginters, è sembrato però assai sprovveduto, tanto da far pensare che devono aver dimenticato di insegnargli come mettersi in guardia. Andrea Scarpa ha disposto a suo piacimento del simpatico e generoso Mantegna, al quale va il merito di essere riuscito a terminare in piedi l’incontro. Nessun problema anche per Andrea Manco e per Alessandro Sinacore . Manco ha avuto la meglio di Ruslans Pojonisevs un lettone che riesce sempre a fare per intero la sua parte, mentre dall’imbattuto Alessandro Sinacore era lecito attendersi qualcosa di più. Il croato Ivan Stupalo ha pensato solo a difendersi ma Sinacore pur mantenendo costantemente l’iniziativa non è mai riuscito a trovare sbocchi validi per i suoi colpi apparsi troppo prevedibili e portati sempre per linee esterne. In apertura c’è stato anche lo spazio per un incontro dilettantistico. Danesin della Boxe The Champion ha prevalso di misura sul ciociaro Galante, ma gli applausi del pubblico sono stati ripartiti in parti uguali ai due giovani pugili. X
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A sinistra, la violenta reazione di Branco. In questa pagina: Sinacore - Stupalo; una fase di Scarpa contro Mantegna; foto di gruppo di Branco con i Cherchi dopo la conquista del titolo EBU.
X XI ROUND CAMPIONATO ITALIANO YOUTH R I NG
C A M P I O N AT O
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YO U T H
A TREVI LA BOXE E’ SPERANZA La manifestazione rattristata dalla scomparsa di Maurizio Forni
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ALFREDO
TREVI 21-23/11/2014 Sul ring installato dentro l'Hotel della Torre di Matigge di Trevi si sono svolte tre giornate intense che hanno visto nuovamente gli youth protagonisti grazie ad una manifestazione indetta dalla Federazione, con l’organizzazione della Boxe Foligno in collaborazione con la DEL FPI Umbria. La macchina organizzativa ha funzionato a pieno regime senza intoppi. Tre giornate di bella boxe, di grandi speranze, rattristate per la perdita di Maurizio Forni. Ma la vita continua e l’ultima serata ha visto la presenza di Alberto Brasca, Presidente FPI, Domenico Ignozza (Pres. CONI Regione Umbria), Vittorio Lai (Vice Presidente FPI - Presidente Commissione Ordinatrice), Enrico Tortolini (Assessore Sport Comune di Foligno), Fabrizio Baldantoni (Pres. CR FPI Puglia Basilicata e Componente Commissione Ordinatrice), Nazzareno Mela (Pres. Del. Umbria FPI e Componente Commissione Ordinatrice), Pino Ghirlanda (Pres. CR FPI Toscana), Pino Di Gaetano (Consigliere Federale FPI), Raffaele Bergamasco (Head Coach Italia Boxing Nazionali Maschili e Technical Supervisor del Torneo), Roberto Cammarelle (Capitano Italia Boxing Team). Presente anche la medaglia d'oro alle ultime Olimpiadi Giovanili di Nanchino 2014, Vincenzo Arecchia, e il Campione Europeo Pro Michele Di Rocco. A chiusura chiediamo un giudizio in generale a Raffaele Bergamasco, che ben lieto
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CREDITS
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risponde riassumendo per certi versi le sensazioni del pubblico presente: In questo campionato ho apprezzato la prova di molti ragazzi. E’ aumentato l’aspetto agonistico, la foga di combattere, di andare avanti. C’è comunque qualcosa da rivedere. Si è lavorato molto sull’aspetto fisico e meno sull’aspetto difensivo e tecnico. Di questo parlerò con i maestri dei vincitori, ma in generale è stato fatto un bel lavoro, di buona qualità. Si possono fare nomi sopra la media? Il livello è omogeneo, si sono distinti tutti i finalisti, anche chi è uscito prima. Se vogliamo fare dei nomi un bravo va a Zara, Amoroso, che già conoscevo, Di Serio è stato molto bravo, Macrì ha disputato un buon Torneo, Sarchioto è quello qualitativamente più elevato. Interessante Gargallo, che però deve lavorare tanto. Indubbiamente c’è stato un bel cambio di generazione e di questo sono molto soddisfatto”: Per quanto riguarda le categorie più pesanti? Il livello non è ancora alto, ma è logico perché si è condizionati dall’aspetto morfologico, che matura più lentamente. Nel complesso c’è materiale da lavorarci con più cura. Vogliamo fare un discorso di Nazionale in proiezione di Rio, qual è il tuo giudizio sui giovani visionati a Trevi? “Se ben ricordo due anni fa quando ho preso in mano la squadra l’obiettivo principale è stato quello del lavoro sui giovani, perché purtroppo gli anni passano per tutti. Sostituire uomini come Cammarelle, Russo, Valentino non è certo facile. E’ stata una scommessa con me stesso e con i ragazzi quella di in-
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iziare a lavorare sui più giovani e portarli avanti. L’anno scorso ho fatto un lavoro più peculiare puntando su 10-12 elementi e lavorandoci sopra. Il risultato è stato più che buono”. Ti aspettavi i successi della Nazionale giovanile? “Io cerco sempre di lavorare con impegno e con dedizione. Devo ammettere che forse i risultati sono stati al di sopra delle mie stesse aspettative. A volte è meglio lavorare in prospettiva, in questa direzione, se poi arrivano i risultati tanto di guadagnato”.
I finalisti Kg. 49
Per certi versi il pronostico è rispettato con due finalisti, su 5 partecipanti, come Cristian Zara (Boxe Torres) e Giuca Santo (Eagle). Caratteristiche completamente diverse l’uno dall’altro. Il primo è un longilineo che grazie alla sua altezza può permettersi di partire da lontano con colpi ugualmente efficaci sia di destro che di sinistro, mentre l’altro si avvale di un veloce uno-due e di un buon mestiere con cui trarsi d’impaccio nei momenti di difficoltà. Zara vince con chiarezza e fa il vuoto tra gli youth dopo averlo fatto l’anno scorso tra gli junior. X Kg. 52
Sette iscritti. Marco Amoroso (Boxing Team S. Di Marco) calamita su di se il
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Pag. 41 Amoroso vincitore di Cataldo (arbitro Scali) Zara vincitore di Giuca (arbitro Avolio) Ferrante su Spinelli (arbitro Lupi)
pronostico soprattutto con il suo bronzo agli Europei Junior del 2013. L’abruzzese è anche un po’ fortunato a questi campionati incontrando una selezione meno dura di Christopher Cataldo (Pol. Little Club), reduce da una durissima semifinale contro il pugliese Caputo. I due finalisti non si sono fatti pregare e sono entrati subito in collisione per disputare un match ad alta tensione. Vince Amoroso grazie ad un terzo round con cui tiene sotto pressione il siciliano che dà lievi segni di stanchezza. X Kg. 56
Sei iscritti. Grande tifo e molte speranze riposte sul rientrante Gesuel Piani (Boxe Foligno), tra l’altro uno dei pochi vincitori dell’altro finalista Raffaele Di Serio (Fiamme Oro), vincitore l’anno scorso agli Assoluti Junior. Solo che quest’anno il pugile campano si è presentato in condizioni smaglianti mettendo in luce una boxe completa ed efficace, che lo pone tra gli elementi più interessanti di questo Campionato disputato a Trevi. X Kg. 60
Otto iscritti. Categoria nel complesso equilibrata. In finale ci sono arrivati Gianluca Pappalardo (Catania Ring) e Andrea Sito (OPI Gym). Il primo, tra l’altro vincitore al Campionato Junior del 2011 tra i 56 kg. Dimostrava fin da l primo match le sue ottime qualità di
buon tempista e la tendenza a tenere il centro del ring pressando l’avversario. A Trevi in finale ha trovato di fronte un’altra delle novità di questi campionati. Il lombardo, in guardia destra, non si è lasciato intimorire e ha stretto il suo avversario spesso alle corde, togliendogli spazio. Verdetto sul filo del rasoio a Sito. X Kg. 64
Sei iscritti. Non ha partecipato Vincenzo Arecchia, in pratica presente come guest star dopo le sue prestigiose prove internazionali. In questa categoria hanno fatto il vuoto Francesco Magri e Florian Hynsellari (Pugilistica Lucchese). In finale ha vinto Magri in virtù di una boxe più consistente e senza fronzoli contro l’albanese di Lucca, guardia destra efficace quando non si perde in atteggiamenti alla Mouhammed Alì. X Kg. 69
Otto iscritti. Due le novità, ma due ottime novità. Parliamo di Tancredi Gargallo e Giuseppe Hamza. La finale tra i due, che hanno fatto il vuoto nelle giornate precedenti, si è svolta all’insegna della battaglia senza esclusione di colpi e senza un attimo di pausa. Hamza è apparso tecnicamente migliore, ma l’allievo di Sordini ha dato l’impressione di una macchina da guerra. Hamza ha vinto il primo round, Gargallo ha vinto il secondo e terzo round, dove il suo avversario è stato anche contato. Verdetto per split decision assegnato a
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Magri col presidente Brasca, Bergamasco con Sito vincitore su Pappalardo. Sotto, Giovanni Sarchioto col padre. Il pugile Tancredi Gargallo. Seguono i giovani Moccia vincitore di Pieroni.
Gargallo. I due hanno materiale in abbondanza su cui lavorare. X Kg. 75
Otto le presenze, per un superfavorito come poteva essere Giovanni Sarchioto (Imperium), medaglia d’argento agli europei youth di Zagabria. Il pugile di Anzio ha fatto intravvedere sprazzi della sua bravura nelle due prime giornate, mentre nella terza l’altro finalista Giannandrea Mineo (Vivere Solidale con lo Sport) ha fatto solo la presenza non potendo combattere per una fastidiosa ferita allo zigomo. X Kg. 81
Otto iscritti. Una categoria apparsa interessante più del previsto per alcune novità che lasciano ben sperare. Kevin Di Napoli, figlio d’arte, è un’altra novità di questo Campionato. Il pugile laziale, catapultato all’improvviso per la sua crescita in questa categoria, in attesa di adattare il suo fisico ha trovato la soluzione per vincere grazie ad una buona tecnica, alla sua intelligenza e al carattere che lo ha aiutato nelle reazioni. Federico Antonaci, che insieme a Enea Keci fa parte di un gruppo interessante, lo ha costretto a dare il meglio di sé per vincere. X
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Sette iscritti. Ha vinto in finale Domenico Moccia (Excelsior), che ha messo sul piatto della bilancia la sua maggiore esperienza, il suo cuore e un destro non trascurabile. Diego Pieroni (UPA- Pittori) gli ha dato non poco filo da torcere soprattutto nel terzo round, non sufficiente per scardinare la cassaforte del pugile campano con le prime due riprese a favore. X Kg.+91
Sette iscritti. Danilo Ferrante (Pol. Little Club) ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per avere ragione di un sorprendente Filippo Francesco Spinelli (Pug. Francavillese). La boxe di quest’ultimo è apparsa più varia e veloce, ma la giuria ha premiato l’aggressività del pugile siciliano, tra l’altro autore di due belle prove nelle giornate precedenti. X
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Risultati Kg. 49 Cristian Zara (SA) b. Mattia Demi (TS) 3-0; Santo Giuca (SC) b. Sergin Raqa (LG) 3-0; Zara b. Emil Mingardo ( PM) 3-0; Zara b. Samnto 3-0. Kg. 52 Alessio Lo Russo (LB) b. Francesco Sirigu ( SA) 2-0; Christopher Cataldo (SC) b. Leonardo Nacca (CP) 3-0; Gianluca Caputo (PL) b. Alessandro Zanette (VG) TKOI 2; Marco Amoroso (AB) b. Lo Russo (LB) 3-0; Cataldo b. Caputo 2-1; Amoroso b. Cataldo 2-1. Kg. 56 Raffaele Di Serio (CP) b. Manolo Cherchi (SA) 3-0; Massimiliano Capoccia (LZ) b. Joseph Melarosa (PL) 3-0; Gesuel Piani (UB) b. Jassine Rahimi (PM) 2-1; Di Serio b. Capoccia 3-0; Di Serio b. Piani 3-0. Kg. 60 Federico Nigi (TS) b. Francesco De Rosa (CP) 3-0; Gianluca Pappalardo (SC) b. Fabio Zanda (SA) 3-0; Angelo Marchetto (LZ) b. Epifanio Andrea Matiz (CL) 2-0; Andrea Sito (LB) b. Vincenzo Ciciriello (PL) 2-1; Pappalardo b. Nigi 3-0; Sito b. Marchetto 3-0; Sito b. Pappalardo 3-0.
Kg. 64 Florian Hynsellari (TS) b. Marco Balducci (AB) 3-0; Anatolie Ceremus (VE) b. Rostyslav Kleynota (SC) 3-0; Francesco Magri (PL) b. Giuseppe Cossu (LB) 3-0; Hynsellari b. Farouk Belhamra (EM) KOT-I 2; Magri b. Ceremus 3-0; Magri b. Hynsellari 2-1. Kg. 69 Giuseppe Hamza (AB) b. Giorgio Mazzoleni (LB) 3-0; Corrado Tartaglia (VG) b. Samuel Nmomah (PM) 3-0; Tancredi Gargallo (LZ) b. Paolo Bologna TKO-I 1; Vincenzo Grancagnolo (SC) TKO-I 1; Hamza b. Tartaglia 3-0; Gargallo b. Grancagnolo KOT-I 2; Gargallo b. Hamza 2-1. Kg. 75 Giannandrea Mineo (PL) b. Luca Cofano (LB) 2-1; Andrea Pasquale Rosa (CP) b. Ivan Ivanaj squ. 3; Umberto De Carlo (PM) b. Nembali Gitte Gassana (VE) 3-0; Giovanni Sarchioto (LZ) TKO 1; Mineo b. Rosa 3-0; Sarchioto b. De Carlo 3-0; Sarchioto b. Mineo wo. Kg. 81 Kevin Di Napoli (LZ) b. Ivan Olla (SA) TKO-I 2; Enea Keci (MC) b. Antonio Pettinicchio (AB) TKO-I 2; Federico Antonaci (PL) b. Flavius Leanca (PM) TKO-I 2; Gaetano Fusco (CP) b. Andrea Finelli (LB) 3-0; Antonaci b. Fusco 2-1; Di Napoli b. Keci 2-1; Di Napoli b. Antonaci 3-0.
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Kg. 91 Diego Pieroni (MC) b. Saurino Ricciotti (PL) 3-0; Domenico Moccia (CP) b. Giovanni Undiemi (SC) squ. 2; Davide Brito (TS) b. Roberto Metushi (AB) 3-0; Pieroni b. Daniele Anile (LZ) 2-1; Moccia b. Brito 2-1; Moccia b. Pieroni 2-1. Kg. + 91 Edoardo Onori (MC) b. Carlo Gentile (LZ) TKO-I 2; Danilo Ferrante (SC) b. Christian Scognamiglio (CP); Filippo Francesco Spinelli (PL) b. Vincenzo Pagano (UB); Ferrante b. Onori 3-0; Ferrante b. Spinelli 3-0.
Commissario di Riunione: Sebastiano Sapuppo. Arbitri/Giudici: Wilfredo Annicchiarico, Pierpaolo Avolio, Marco Celli, Emanuele Chiappini Guerrieri, Giuseppe De Palma, Alberto Lupi, Roberto Pepe, Antonio Porracchio, Alessandro Renzini, Roberto Scali.
In alto: i componenti della Commissione Ordinatrice del Torneo: Nazzareno Mela, Vittorio Lai, Lorenzo Delli Carri, Pino Di Gaetano, il Pres. Brasca, Adrio Zannoni e Raffaele Bergamasco; il gruppo degli arbitri giudici della manifestazione.
X XII ROUND CONGRESSO AIBA R I NG
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N U O VA
D E L L’ A I B A
S F I D A
PA R T E
DA
J E J U Confermati tutti i quadri nelle elezioni in Corea DI
J E J U
( C O R E A
S U D ) .
Al Congresso tenuto presso la struttura Tamma Halls nella parte interna dell’isola, oltre al rinnovo della cariche, operazione quasi accademica, vista la conferma plebiscitaria, l’AIBA ha tracciato l’ambizioso programma operativo di tutte le strutture che vanno dall’attività dei dilettanti di sua esclusiva competenza alle altre iniziative di recente avvio sulle quali l’ente punta per giungere ad uniformare tutto il movimento pugilistico sotto la sua tutela e competenza. L’iniziativa partita dopo i Giochi di Pechino 2008, traccia un percorso ambizioso e rivoluzionario, sia con le World Series e più recentemente con l’APB che riguarda esclusivamente i professionisti. Due strade che l’AIBA è fermamente decisa a proseguire anche se lungo il percorso ha dovuto e dovrà mettere nel conto ostacoli non lievi. Nell’ampio salone si sono presentate 147 nazioni sulle 196 iscritte all’Associazione. Tre giorni intensi ed emblematici per capire sia la strategia che
Il Presidente Falcinelli al congresso AIBA
GIULIANO
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AIBA
la determinazione dei vertici a non fare alcun passo indietro. semmai a rafforzare la ragnatela di ferro che coinvolge tutto il mondo pugilistico. In sintesi, Ho Kim ha sottolineato: “L’AIBA ha il dovere di dare al pugilato quella trasparenza morale che l’attuale professionismo non rispetta. Per questo abbiamo deciso, con l’approvazione del CIO di portare avanti il nostro programma a tutto campo, formando ulteriori commissioni che completano il cammino verso l’uniformità del sistema. Avremo il settore del marketing (BMA), quello tecnico e organismi periferici per ogni nazione, in modo da costruire una continuità e le giuste sinergie per raggiungere il traguardo entro il 2020”. L’AIBA ha messo in atto una manovra avvolgente decisamente importante, dove dal vertice alla base, ovvero le 196 nazioni, diverranno parte attiva. L’allineamento è d’obbligo e cancella di fatto ogni deroga fuori dall’ente. Si parte dai giovani neo pro, che rientrano nella sigla NF e dopo la prima selezione avranno diritto ad entrare nell’APB. A fare punteggio ci sono i campionati nazionali, quelli continentali e i mondiali. Attorno a questa attività ruotano tutte le commissioni che completano il quadro normativo. Meccanismo sulla carta perfetto, che necessità di risposte concrete per diventare realtà. Ovvero il numero di pugili sufficienti a muovere l’attività in ogni continente, gli arbitri, i medici e le strutture al momento ancora latenti. Questa vasta realtà lascia capire come non sarà facile realizzare in toto il piano. Quante le nazioni in grado di assolvere il compito? Emblematico il passaggio del presidente WU: “Dopo i Giochi di Rio, i medagliati entreranno a far parte del tor-
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neo che assegna il primo titolo mondiale professionisti AIBA, i vincitori dell’APB e delle Wolrd Series, oltre ai professionisti con meno di 20 incontri che sceglieranno la nostra associazione. Sarà un evento fantastico, che darà corso ad una nuova era della boxe. Tutti avranno il contratto di attività, la certezza del guadagno e la protezione assicuativa e sanitaria”. Mancandoci la sfera di cristallo, non siamo in grado di anticipare il futuro, che potrebbe essere esattamente quello previsto dall’AIBA. A Londra ciò non è accaduto e la maggior parte dei medagliati, in particolare sette dei dieci vincitori, ha scelto altre soluzioni. Dei tre rimasti, il kazako Sapiyev si è ritirato, mentre Ramirez e Iglesias, vivono in uno stato dove di fatto non c’è professionismo. L’imprevista defezione dei top di Londra ha costretto l’AIBA a rinviare di un quadriennio il decollo dell’ APB e tutto il resto. L’ente, comunque, professa ottimismo e precisa ogni dettaglio futuro. Che siano olimpiadi storiche per l’ingresso reale dei professionisti nel pugilato è un dato di fatto. Ampliata anche l’età, si passa dai 19 ai 34 anni, ai 18 fino ai 40 anni, una forbice decisamente ampia. Il presidente onorario italiano, Franco Falcinelli è stato riconfermato nelle precedenti cariche, vice presidente mondiale e presidente europeo, oltre che responsabile della Commissione Tecnica. Molto apprezzato il discorso tenuto davanti ai rappresentanti dei 147 Stati, in cui ha sottolineato l’impegno dell’AIBA alla divulgazione della boxe come sport di alto contenuto etico, lo sforzo per aiutare le nazioni meno abbienti e il lancio dei giovani con l’apertura di accademie come il centro di Assisi.
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Le prime scelte di Bergamasco per i Thunder DI
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A Z Z U R R O il cielo dei Thunder Italia guidato da Raffaele Bergamasco. Le World Series iniziano la quinta edizione con un altro balzo in avanti: 16 nazioni alla partenza e la ferma volontà di arrivare presto a venti. Due gironi. Quello definito A è composto da Russia, Ucraina, Gran Bretagna, Messico, Marocco, Cina, Algeria e Cuba, nel B, troviamo Italia, Azerbajan, Kazakistan, USA, Portorico, Argentina, Polonia e Venezuela. Il meccanismo non è cambiato, visto che è gradito da tutti, sperando che il punto debole delle rinunce diventi sempre più l’eccezione alla regola. Al congresso AIBA, tenutosi a Jeju in Corea, i sedici team hanno completato i quadri e tutte le franchigie sono pronte al via. Diverse nazioni hanno fatto la scelta interna al completo. Nessuno straniero per Algeria, USA, Cuba, Kazakistan e Azerbajan. Per alcuni un’esigua minoranza, altre squadre come Polonia, Portorico, Messico, Gran Bretagna che ha sostituito la Germania, Marocco e Argentina hanno attinto al meglio sugli atleti disponibili. L’Italia si avvale di quattro stranieri che fanno parte delle prime scelte. Il ct Bergamasco ne ha comunicato i nomi nella presentazione ufficiale tenuta a metà dicembre. Nei 49 kg. l’irlandese Barnes, che torna in squadra, 52 kg.: debutta l’indiano Bidhuri, un giovane ventenne, nei 56 arriva l’altro irlandese Conlan, ottimo elemento. Il già campione italiano Introvaia, dell’Excelsior di Marcianise è il titolare nei 60 kg. Mangiacapre è il capitano, nei 64 kg. e appare in ottima condizione. Nei 69 il
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quarto acquisto, si tratta del gallese Evans, argento a Londra. Tra i medi scelta tra Cavallaro e Munno, mentre Manfredonia promosso negli 81 kg, come il fiorentino Turchi nei 91 e il romano, campione italiano 2013, Vianello nei supermassimi. Squadra giovane, sulla quale lo staff azzurro ha iniziato a lavorare per la quale le ambizioni non mancano, anche se nessuno nasconde le difficoltà. Il direttore del team, Casserà ha molta fiducia in questi ragazzi, come nello staff tecnico: “Abbiamo una partenza da brividi, debutto in Azerbajan a Guba, poi volo negli USA, non sappiamo se a New York o in Florida. Finalmente il 31 gennaio debutteremo in Italia a Palermo, affrontando gli inediti avversari del Portorico. Come si dice, se inizieremo bene, saremo a metà dell’opera. Doveroso sottolineare che stavolta abbiamo avuto un concreto aiuto dalla Federazione che ringrazio, in particolare il presidente Alberto Brasca, uomo sensibile e molto preparato. Non voglio fare pronostici, sempre pericolosi, ma ho davvero tanta fiducia in questi ragazzi e anche nelle seconde schiere”. Il calendario italiano, prosegue a febbraio con la trasferta in Argentina il 6 e quella successiva in Polonia il 14. Sempre a Febbraio, i Thunder tornano a Porto Torres, dove lo scorso anno ebbero un’ottima accoglienza. In questa occasione ospitano il Venezuela, altra matricola da non sottovalutare per gli innesti inseriti in squadra. L’ultima tappa dell’andata il 28 febbraio in Kazakistan. La prima di ritorno a Milano contro i quotati rivali dell’Arzebajan il
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7 marzo, una settimana dopo a Roseto degli Abruzzi i rivali saranno gli USA, mentre il 20 marzo, probabilmente a Bayamon, troviamo il Portorico. Catania il 28 ospita la sfida contro l’Argentina, rivale sempre ostica, mentre il primo confronto di aprile, esattamente l’11 si svolgerà a Nova Gorica, la parte slovena di Gorizia, contro la Polonia. L’ultima trasferta delle qualificazioni il 18 aprile a Caracas in Venezuela. Infine il 25 sarà Bergamo, diventata un riferimento per la boxe, a concludere la prima fase in uno scontro da scintille quando i rivali arrivano dal Kazakistan. A quel punto si faranno i conti e sapremo se questa nuova Italia Thunder è da podio oppure no. X
Guido Vianello intervistato da Davide Novelli e Nino Benvenuti
X XIV ROUND FPI & ENERGETIC SOURCE R I NG
FPI ed Energetic Source insieme per Forza, Passione, Energia #noisiamoenergia DI
MICHELA
Noisiamoenergia. Questo è il nuovo motto delle Nazionali Azzurre di Pugilato che nel concetto di Team hanno ritrovato l’energia giusta per ripartire verso l’ambito traguardo di Rio 2016. Ad affiancarle è Energetic Source, l’azienda competitiva nel campo dell’energia, nuovo Main Sponsor dell’Italia Boxing Team, che ha condiviso in pieno il nuovo spirito azzurro. Il Pugilato, sport tradizionalmente individuale, con il sostegno di Energetic Source, ha infatti rielaborato il concetto di Squadra, trovando nella condivisione di valori, adrenalina ed emozioni la strada giusta per farsi portavoce di un messaggio importante, diretto soprattutto ai giovani: in un momento storico in cui il singolo fa fatica ad emergere, la coesione diventa l’unica strada per raggiunge i propri obiettivi e lo sport lo strumento ideale per ritrovare, in team, la propria identità. Forte di background altamente valoriale, la boxe è infatti la disciplina che, più di ogni altra, dà consapevolezza della propria forza fisica, della capacità di esprimere energia a partire dal gesto più antico del mondo: il pugno. L’energia si sviluppa a partire dal movimento, da un’azione disciplinata e coordinata che deve portare alla condivisione di valori e principi etici globali, come la correttezza, la trasparenza, l’eticità e l’affidabilità. Il
PELLEGRINI
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R E DA Z I O N A L E
Team Azzurro è l’esempio di come il gruppo possa amplificare la motivazione e la capacità del singolo. Da qui l’idea della Campagna Istituzionale “Forza, Passione, Energia - #noisiamoenergia”, promossa dalla Federazione Pugilistica Italiana in collaborazione con Energetic Source. Dal centro del ring, l’idea di veicolare il concetto di forza, coesione e sostenibilità. Il Pugilato riparte proprio dalla sua Casa, il Centro Tecnico Nazionale di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, centro nevralgico dell’energia azzurra, che presto entrerà nell’era dell’Eco-Gym, ossia delle palestre ad energia verde. Dal binomio vincente tra Sport ed Energia, gli azzurri rilanciano la necessità di perseguire un corretto stile di vita nel rispetto dell’avversario e dell’ambiente. Con la nuova Campagna Federale, dopo il successo di “#iocimettolafaccia”, l’Italia Boxing Team si rimette in gioco, perché lo sport ha il dovere di formare, di fare della propria esperienza un bagaglio socialmente utile. #Noisiamoenergia è stata presentata il 2 dicembre scorso, in grande stile, nel notissimo Jazz Club di Milano, il Blue Note, in occasione dell’ufficializzazione della sponsorship tra la FPI ed Energetic Source e quindi della firma ufficiale apposta dal Presidente FPI Alberto Brasca e dal Ceo di Energetic Source Carlo Bagnasco. La Campagna, già virale, accompagnerà le Nazionali Azzurre di Pugilato in Italia e nel mondo e sarà il protagonista di eventi dedicati, dal mondo della scuola al mondo del sociale con il coinvolgimento dei Social Partner FPI, fino alle prossime Olimpiadi. Un tour di positività che vedrà impegnati in
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FPI
prima persona gli atleti azzurri. Più che un semplice hashtag, dunque, ma un tormentone virale che nasce dall’intuizione di un gruppo di lavoro che in poco tempo è riuscito anche a dare un volto ad un messaggio forte, sfruttando le potenzialità del video, con il movie “Noisiamoenergia”, diretto con abilità e prodotto da Factotum Art, sotto la supervisione del producer Antonio Giampaolo. La storia a lieto fine ha già ha contagiato il Web. A raccontarla è la voce inconfondibile e coinvolgente di Pino Insegno, grande amico del Pugilato. Ad interpretarla i campioni azzurri Clemente Russo, Irma Testa, Vincenzo Arecchia, Vincenzo Mangiacapre e Raffaele Munno, il Responsabile delle Nazionali Azzurre Maschili Raffaele Bergamasco, il Supervisor AOB, APB e WSB Francesco Damiani, il Responsabile del Centro Tecnico Nazionale Fausto Bastianini e gli altri atleti e tecnici federali della Nazionale Italiana Elite. Un cast di sportivi che non ha nulla da invidiare ai veri attori! X
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Marzia Davide e Irma Testa con le nuove maglie azzurre Energetic Source. A destra il CEO Energetic Source Bagnasco e il presidente FPI Brasca. Sotto l’Italia Boxing Team con Bagnasco
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X XV ROUND ANGOLO ROSSO R I NG
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Una carriera fulminante
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incenzo Arecchia (+ 48, - 5, = 1), 18 anni, è uno degli ultimi prodotti di quel vivaio incredibile e inesauribile che sgorga dall’Excelsior di Marcianise, dove la famiglia Brillantino e Santoli-quido trasformano in oro il “materiale” che varca la soglia di questa società storica. Arecchia sta bruciando le tappe raggiungendo il culmine con la medaglia d’oro alle Olimpiadi giovanili disputate a Nanjing. Il ragazzo sta facendo incetta di Titoli e medaglie. Le sue qualità: è atleta completo, difficile trovargli una lacuna, ascolta e mette subito in pratica i consigli dell’angolo. I suoi limiti: non si possono definire, perchè migliora sempre. Parliamo di origini pugilistiche... Ho iniziato una decina di anni fa a praticare questo sport entrando nella Excelsior. Sono entrato perchè alla mia famiglia piace questo sport. Mio cugino lo praticava, così pure mio zio, ed è stato lui a indirizzarmi nella palestra di Marcianise. Che fai nella vita? In pratica faccio solo pugilato. La scuola l’ho abbandonata per dedicarmi a questo sport. Anche perchè sto quasi sempre in ritiro con la Nazionale. Di tempo per studiare ne rimane poco. Non ho avuto tempo per imparare una professione. La boxe è il mio lavoro e gli arnesi sono i guantoni, la corda e il sacco. Tu hai già alle spalle un record consistente, c’è un episodio amaro? Si l’anno scorso, 2012, a Trevi dove sono stato sconfitto alla prima giornata dei Campionati Italiani. Avevo di fronte Santilli, un avversario molto forte che veniva da Minturno. Io ero scarico e disputai un
brutto match. Però in seguito sono stato chiamato in Nazionale con la quale ho avuto l’opportunità di partecipare ai mondiali di Sofia, dove ho ottenuto la medaglia di bronzo e l’accesso alle Olimpiadi Giovanili, Olimpiadi nelle quali ho ottenuto l’oro. Diciamo che l’amarezza di Trevi è stata il tragitto per un percorso pieno di soddisfazioni. Cosa ti dà il pugilato? Per prima cosa mi ha molto responsabilizzato. Se la sera devo andare fuori ad un bar non ci vado o non mi trattengo più di
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GIULIETTI
tanto perchè la mattina dopo so che devo andare ad allenarmi. Sei scaramantico? Abbastanza. Faccio sempre le stesse cose che ho fatto prima di disputare il match precedente se ho vinto. E’ come percorrere mentalmente una strada in discesa. Qual’è il tuo campione preferito? Mi piace molto Floyd Mayweather, quì in Italia faccio il tifo per Mangiacapre. Tu adesso coi tuoi successi internazionali sei diventato un personaggio famoso. Cosa rappresenta questo per te? Certo sono cose improvvise, anche perchè i successi sono arrivati uno dietro l’altro. Per quello che mi riguarda non mi sono montato la testa, rimango coi piedi ben piantati a terra e cerco sempre di migliorare. Quando stai fuori con la Nazionale risenti della lontananza da casa? Un po’ la mancanza della mia famiglia e dei miei maestri la sento. Nella Nazionale mi trovo bene, ci sono molti ragazzi della mia età. Ci alleniamo insieme e ci facciamo forza nei momenti duri. A darci un giudizio tecnico sul giovane è il maestro Santoliquido che lo ha seguito, si può dire dai primi passi... E’ un longilineo, che predilige la boxe di rimessa. Schiva e rientra bene. E’ quasi completo, ha un buon carattere, è tranquillo, non risente molto di quello che avviene all’esterno. Per quanto riguarda il peso bisogna tener conto che è alto più di 1,80 è chiaro che un po’ aumenterà e andrà senz’altro tra i 69kg. X
ANGOLO BLU ROUND XVI X
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Lo sport nel DNA
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are sport per molte persone non è solo divertimento, è uno stile di vita. Tra di loro sicuramente possiamo annoverare la nostra Flavia Fly Severin, per la quale allenarsi, gareggiare e combattere è un qualcosa di marchiato a fuoco nel suo DNA. Non è da tutti, infatti, competere ad altissimi livelli nel lancio del peso, poter vantare più di 20 presenze nella Nazionale di Rugby, e, allo stesso tempo, essere bi-campione d’Italia e argento europeo nel pugilato. Da dove nasce questa tua poliedricità a livello sportivo? Credo che sia soprattutto grazie ai miei genitori che non mi hanno mai impedito di cimentarmi nelle più svariate attività sportive. Per me fare sport vuol dire in primo luogo divertirsi. Se potessi, infatti, non uscirei mai dalla palestra o da un campo. La cosa che, però, mi esalta di più dello sport è il suo lato agonistico. Sentire l’adrenalina che inizia a scorrere lungo tutto il tuo corpo prima di un match o di una qualsivoglia gara è una sensazione indescrivibile. Racconta come sei entrata nel mondo del pugilato. Ho cominciato a fare boxe nel marzo 2013, spinta da una parte del passato pugilistico di mio padre, dall’altra perché lo ritenevo un ottimo modo per mantenermi in forma in vista dei miei impegni con il mio team di Rugby. All’inizio non pensavo che sarebbe potuto divenire qualcosa di diverso da una mera forma di training, ma quando il maestro Cadamuro mi ha chiesto se volevo provare a salire sul ring non me lo sono fatta ripetere due volte e ho infilato caschetto e
guantoni. A dir la verità, fui un po’ incosciente visto che era da solo 20 giorni che mi era stato tolto il gesso. La cosa, però, mi piacque così tanto che da allora il quadrato è divenuto la mia seconda casa. Quando hai capito di poter far strada tra le sedici corde di un ring? Il destino è stato l’artefice di questa scelta. Non avendo altra scelta per rimanere attiva che andare in palestra, iniziai praticamente a viverci dalla mattina alla sera. Da lì ai Campionati Italiani di Padova, che mi videro vincere, il passo fu breve. Dopodiché arrivarono le prime chiamate in Nazionale. Non posso nascondere che in questa decisione mi sono stati di supporto il maestro Renzini e Laura Tosti, che hanno fin da subito creduto in me, portandomi all’Europeo e ai recenti Mondiali in Corea. Fino a poco tempo fa la Boxe era considerata off-limits per le donne. Ora il numero sia delle “amatori” che delle agoniste sta aumentando. Hai una spiegazione? Il primo impulso che induce una donna a entrare in una palestra di pugilato, credo sia quello di imparare a difendersi,
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visti i tempi che corrono. Una molla, quella della difesa personale, che non sarebbe sufficiente per continuare a faticare. Ciò che, invece, ti rende un’ adepta della Noble Art è il fatto di andare oltre i propri limiti fisici, di vedere il tuo corpo che si trasforma allenamento dopo allenamento, e di avere degli enormi benefici dal punto di vista mentale. Ritengo che il fascino della boxe risieda in quel mix di ardore misto a sano timore che provi poco prima di salire sul ring, dove ti troverai di fronte un’altra atleta che come te ha sudato e faticato per arrivare al meglio a quel combattimenti, con un solo obiettivo in testa: la vittoria. “Nike” che, però, può anche arridere alla tua avversaria, cosa che ti spinge ancor di più a tornare ad allenarti per correggere gli errori commessi in modo da non provare più quell’amara sensazione conosciuta con il nome di sconfitta. Oltre lo sport, com’è la vita e quali sono le passioni di Flavia Fly Severin? Di tempo per coltivare le mie passioni ne rimane ben poco, visti gli innumerevoli impegni che riempiono la mia giornata. Quando posso, però, amo rimanere in famiglia e stare con i miei amici. Oltre lo sport, le mie più grandi passioni sono la cucina, testimonianza di ciò è l’aver scelto di fare l’alberghiero come percorso di studi, andare in moto e passeggiare in montagna. X
X XVII ROUND 100 ANNI FPI R I NG
I nomi che hanno fatto la storia...
R O B E RT O PROIETTI Una tecnica senza uguali DI
VINCENZO
BELFIORE
R O B E RT O P R O I E T T I
forse non è stato il più grande di tutti i tempi nel firmamento pugilistico italiano, ma potrebbe rientrare in un primo posto ideale come il più tecnico. Nacque …a Roma il 6 agosto 1921 in via Aldo Manuzio a due passi dal Campo Testaccio. Come avvenne per i fratelli che l’avevano preceduto il suo futuro era già delineato: sarebbe stato un campione di boxe. All’età di due anni il primo regalo, logicamente, fu un paio di guantoni e i primi passi, ovviamente, li mosse in palestra (la Monti per la storia). Un angolo della terrazza di casa, chiuso con una fune presa in prestito e mai restituita ad un barcarolo romano, fu il primo ring. Tuttociò fa ben comprendere come nella vita di Roberto Proietti non ci fu spazio per la casualità e che il suo avvenire era ben delineato. Gennaio 1936: il debutto. Egli dà subito dimostrazione delle sue doti: quando scende dal ring nessuno crede che sia al primo combattimento. In sei giorni supera cinque avversari e si aggiudica il Torneo Novizi. Resta dilettante quattro anni e disputa 108 combattimenti ottenendo 91 vittorie, 7 pareggi e 10 sconfitte. E’ una punta di diamante della Nazionale, il nome di Roberto Proietti è sinonimo di imbattibilità in Italia e all’estero. Lo stile è già perfetto, il gancio sinistro e il diretto destro corto sono forse le sue cose più belle, ma il suo bagaglio tecnico è un patrimonio ineguagliabile. La sua ermetica difesa è particolare: schivate al millimetro e due avambracci come tronchi d’albero su cui le mani del-
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l’avversario, spesso, si rompono come gusci d’uova. Roberto è il fiore all’occhiello dell’allenatore Steve Klaus che, pure, a quell’epoca ha tanti campioni: solo Roberto Proietti non è mai escluso perché all’estero lo vogliono, è divenuto una vedette, gli organizzatori citano il suo nome a caratteri cubitali, lui è l’Italia, lui è l’azzurro. C’era un altro Proietti in famiglia a quell’epoca, bravissimo anch’egli “Mimmo”, peso welter, ma Robertino con il suo perfezionismo lo oscura. Il 22 maggio 1941 debutta al professionismo. Si trova di fronte Virgilio Cinicia, un pugile piuttosto bravo al quale un giornalista dell’epoca, l’indimenticabile umorista Mario Zacco dette la celebrità su “Il Tifone”. Virgilio Cinicia non resiste neppure un minuto a Proietti, che in soli due mesi sconfigge Nesi ai punti, Rapisarda, Pelloni e Gandola prima del limite. Questo è il periodo di tempo che il manager, il fratello “Gigi”uno dei più popolari procuratori italiani gli concede per acquistare esperienza. Il 6 agosto, infatti, al sesto incontro della carriera affronta un autentico campione, il padovano Bruno Bisterzo, professionista di valore e di grande mestiere, campione d’Italia e d’Europa che troverà ancora sulla sua strada: il match è violento, cattivo, senza un attimo di pausa e Proietti ottiene un grande successo ai punti. L’anno successivo ottiene le soddisfazioni più grandi: devono inchinarsi alla sua classe campioni come Gualandri, Bondavalli e Minelli; il pubblico è letteralmente affascinato dall’eleganza, dalla concretezza del suo pugilato dove ogni mossa sembra tracciata con il compasso. L’apoteosi, nella sua città, è il 20 settembre. A Roma era cresciuto sotto un altro famoso manager, Alfredo Venturi, un grande peso leggero, Ascenzo Botta, uno dei più grandi picchiatori della sua categoria nella storia della boxe italiana e pian piano era sorta una gran rivalità tra i due. Proietti ha soltanto 20 incontri sul record e molti tecnici non ritengono sia giusto mettere di fronte questi due grandi campioni perchè l’uno o l’altro potrebbe uscirne distrutto. Ma il pubblico non si convince, ogni giorno sul tavolo del titolare della rubrica pugilis-
tica de’ “Il Littoriale”, Emilio Duranti(che fu anche Direttore di Boxe Ring n.d.r.) piovono lettere di appassionati, di tifosi che vogliono definire la questione di superiorità tra Botta e Proietti. E il match, titolo italiano in palio, si disputa il 20 settembre 1942: Proietti, professionista da poco più di un anno, incrocia i guanti con Ascenzo Botta, detentore del titolo italiano ed europeo, pugile tutt’altro che sprovveduto in fatto di abilità e con una potenza fulminante. Al vecchio Stadio del Partito accorrono in ventimila (un record per quel tempo, tempo di guerra) e altre migliaia di tifosi non trovano posto. L’incontro è di quelli che non si dimenticano: durante tutte le dodici riprese gli applausi per l’aggressività di Botta si alternano a quelli per le stupende azioni di Proietti e, alla fine, si accomunano per entrambi, vincitore e vinto: l’arbitro alza il braccio di Roberto Proietti, si dice che siano state pagate più scommesse in occasione di quel match che per gli storici scontri Bosisio-Jacovacci. Roberto è campione d’Italia, ma né lui
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né la Federazione Pugilistica Italiana (effettivamente, allora, non proprio aggiornatissima), sanno che è anche campione d’Europa: Roberto lo apprenderà tre mesi dopo quando in Olanda dopo aver battuto nella sua tana Jan Nicolas lo informeranno che con Botta aveva conquistato anche il titolo europeo in forza di una nuova regolamentazione per la quale un detentore doveva mettere in palio insieme a quello nazionale anche tutti gli altri eventuali titoli. Ma il suo volo verso i più grandi traguardi è troncato sul nascere. La guerra divampa e sconvolge il mondo. Egli è bersagliere, si allena come può. E’ un pugile con scarpe chiodate, fasce e zaino. Disputa diversi incontri per le Forze Armate, poi riprende nel 1944 a Lucca dove viene sconfitto da una vecchia conoscenza, Bruno Bisterzo. Nel 1945 è addirittura inattivo, poi nel 1946, quando ancora i segni della grande sciagura che si è abbattuta sul mondo sono ben visibili ed egli li porta nel fisico e nell’animo, riprende la strada della palestra. Tra il ‘46 e il ’47 sostiene 19 in-
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In apertura: Proietti in posa e in allenamento. Qui sotto con il fratello Gigi che fu anche un grande manager e sotto contro l'inglese Thompson'
contri, li vince tutti salvo uno con Timo Clavari che perde per squalifica, verdetto assai strano per un pugile ritenuto tra i più corretti mai saliti sul ring: si tratta infatti di una testata involontaria. Ma Clavari è sconfitto il mese dopo e cede anche Bisterzo, che gli ridà il titolo italiano dei leggeri, cede due volte Luigi Valentini, che è ricordato tra i più aggressivi pugili italiani di tutti i tempi, cedono una grande speranza, Franco Loy, Robert Negretti, Valdè Fusaro; a Parigi deve inchinarsi alla sua classe anche Andrè Famechon, poi Jean Mougin e Pierre Montanè finchè il 21 maggio 1947 va a Bruxelles, in casa del belga Kid Dussart dove, vincendo per abbandono al 13° round si riprende il titolo europeo dei leggeri che difenderà due mesi dopo vittoriosamente, a Tournai, contro Joseph Preys. Ma per ogni pugile di valore il traguardo a quell’epoca è l’ America, la terra dei dollari, la terra dei titoli mondiali che allora era inutile inseguire in Europa, peggio ancora in Italia. Il mondiale
naturalmente, è anche il sogno di Roberto Proietti, ma egli non ha l’animo del pioniere. “E’ un romano de Roma” che la sera vuol vedere i genitori, la fidanzata, la sua casa al Testaccio, gli amici. Gli dicono che, se vuole diventare campione del mondo, deve andare laggiù e battersi con il detentore se ci riesce. Roberto non è convinto, ma lo persuadono e parte come un emigrante, solo soletto, senza conoscere una parola di inglese, senza il manager, senza uno sparring partner, senza un amico, senza un giornalista al seguito. Per fortuna laggiù c’è Saverio Turiello, che gli sarà vicino ma si meraviglierà del suo cuore tenero: “Ogni sera pensa a casa e piange- scrive la “Pantera di Milano” abituato sin dall’infanzia a starsene solo all’estero. Il mondiale in USA glielo promettono, ma prima deve “farsi le ossa” contro un uomo ostico, un certo Johnny Williams, che sfuggono tutti. Roberto lo incontra alla S. Nicholas Arena. Ma il romano è uno “straccio”. Non sente una voce amica, perde ai punti. Qualche mese dopo un uomo che avrebbe sconfitto con un braccio solo, Billy Thompson, gli strappa il titolo europeo. Il verdetto è fazioso, e influisce assai negativamente sul suo stato d’animo. Tuttavia nel 1949, empre a Bruxelles, si riprende la corona europea battendo ancora Kid Dussart. Vuole la rivincita con Billy Thompson e il 31 gennaio 1950 vola a Londra a porre volontariamente in palio il titolo e, questa volta, a Thompson non è sufficiente l’aiuto degli arbitri, è sconfitto ai punti e deve subire un’autentica lezione di pugilato. Ancora una difesa vittoriosa del titolo europeo contro Preys a Milano prima di disputare il 31 agosto l’ultimo incontro della carriera a Copenaghen, dove batte un uomo famoso, Joergen Johansen. Ha ventinove anni, la guerra gli ha tolto quelli migliori e gli ha tolto soprattutto la voglia di sacrificarsi. Esce così di scena da campione d’Europa imbattuto e passa, diciamo cposì, il testimone ad un giovane triestino che sta affacciandosi prepotentemente alla ribalta, Duilio Loi. X
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Un film documentario di Clare Lewins. Un grande campione che non tramonta mai DI
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Non potrebbe. E' inchiodato su una sedia a rotelle. E non parla, perché da anni biascica a stento qualche parola. Il Parkinson lo ha paralizzato, ma il suo messaggio continua a viaggiare in forme sempre nuove, e sempre con grande efficacia. Come fosse ancora “il labbro di Louisville” di quando era Cassius Marcellus Clay. Come fosse ancora il Mohammad Alì dei tempi di “svolazzo come una farfalla e pungo come un'ape”. Non appare, non parla, ma non s'arresta la produzione di libri e film su di lui e con lui. Film di successo planetario, come “I am Alì”, uscito in concomitanza con i 40 anni del mitico “Rumble in the jungle” e disponibile da novembre anche in Italia in Dvd e in Blu-ray. La già ricca documentazione sul personaggio ritenuto lo sportivo più famoso della storia, si arricchisce dunque di questo nuovo documentario, curato da Clare Lewins. Il film racconta Alì, ma soprattutto l'Alì che non conos-
ADRIANO
CISTERNINO
ciamo, la vita del campione fuori e dentro il ring, le tappe della sua carriera e della sua vita, la conversione all'Islam, ma si sofferma soprattutto sull'uomo, permettendo di conoscerne alcuni aspetti della vita intima e familiare. A pochi giorni dalle rievocazioni per i 40 anni del leggendario incontro AlìForeman di Kinshasa, il 30 ottobre scorso, questo nuovo film, dalla durata di 111 minuti, più che il pugile, racconta il marito, il padre, il fratello che è stato Muhammad Alì. Ottanta ore di registrazioni delle conversazioni familiari messe a disposizione dalla figlia Hana (la settima dei suoi nove figli) hanno offerto materiale interessante per buona parte del film che propone anche interviste alla ex-moglie Veronica Porsche, al figlio Muhammad Alì jr., alla figlia Marium, al fratello Rahman Alì (ex-pugile), e ai personaggi che gli sono stati vicini, come l'attore e suo consigliere personale Gene Kilroy, che racconta della visita di Alì in ospedale ad un bambino leucemico al quale dice: “Io batterò Foreman e tu batterai la malattia”. Purtroppo, conclude Kilroy, si verificherà una soltanto delle due profezie. La testimonianza del cantante Tom Jones. Numerosi i documenti tratti dall'archivio personale del campione, come ritagli di giornali, foto, video inediti . Tra i personaggi intervistati, anche tre celebrità del mondo della boxe, come George Foreman, Mike Tyson e Marvis Frazier, figlio di “Smoking” Joe, e pugile di buon successo anche lui, il quale racconta che pochi mesi prima di morire Joe ha incontrato Muhammad Alì e con un grande abbraccio i due avversari di sempre hanno cancellato le polemiche che per anni hanno accompagnato i loro incontri. E c'è George Foreman che sostiene “Alì
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è il più grande uomo che io abbia incontrato nella mia vita”. E c'è Mike Tyson che racconta di aver avuto la vocazione della boxe dopo aver visto un match di Alì quando era nel riformatorio. L'unica voce che manca nel film è quella di Mohammad Alì, ormai bloccato dalla malattia. La sua ultima, clamorosa apparizione in pubblico resta legata all'immagine della faticosa e tremolante accensione della fiamma olimpica alle olimpiadi di Atlanta 1996. Ma a chi gli ha pur garbatamente rinfacciato il suo stato attuale, lui ha già replicato: ho avuto tanto nella prima metà della mia vita che mi basta e mi avanza. X
In alto la locandina del film “I am Alì”; sotto in una foto d’epoca.
X XIX ROUND TRA UN ROUND E L’ALTRO... R I NG
LE
RECENSIONI
BOXE DI
L’interrogativo che appassiona.
MUHAMMAD ALI’
L’ultimo grande campione. Il più grande? di Rino Tommasi - Editore Gargoyle Pag. 160 - Euro 40.00. Non è facile raccontare novità su Muhammad Ali, nato Cassius Clay e diventato sicuramente lo sportivo più popolare del mondo. L’autore, la cui lunga militanza nel mondo in guantoni, in varie vesti, ha voluto illustrare il campione, seguendone il percorso in tempo reale. La storia di un ragazzo di colore, che scelse la boxe per pura passione e non per uscire dai ghetti, come spesso avveniva ed avviene. Esploso a 18 anni, vincendo l’oro ai Giochi di Roma nel 1960. Già allora possedeva qualcosa in più degli altri, il tempo avrebbe confermato che si trattava di un fenomeno inimitabile. Quindici capitoli come i round che per molte volte Ali ha attraversato, quasi sempre da trionfatore, qualche volta da sconfitto. Quello che si rileva in questo lavoro, molto accurato con riflessioni personali, che possono essere condivise o meno, comunque con riscontri oggettivi inoppugnabili, è l’inarrestabile marcia di un campione che potrebbe non essere stato il migliore in assoluto come pugile, ma nessun dubbio che il suo nome abbia percorso il globo come nessun altro in assoluto. Round dopo round, dall’incontro con Angelo Dundee che lo dirigerà per tutta la carriera, alle sfide con Liston, Moore, Cooper fino a Foreman nella magica notte di Kinshasa nello Zaire e la battaglia brutale di Manila contro Frazier, viene svolto un filmato in cui la metamorfosi appare in tutta la sua forza. L’inedito è possibile, entrando nel rapporto personale tra l’autore e il protagonista che è stato anche organizzatore pugilistico negli anni ’60. Basterebbe questo per stuzzicare l’interesse degli ap-
DI
RING
GIULIANO
ORLANDO
passionati. A giudizio personale quello che fa fare il salto di qualità è la parte fotografica, che in un libro di grande formato, raccontano meglio di qualsiasi penna, la cavalcata di un personaggio che ha varcato tutti confini del mondo e dopo oltre mezzo secolo, nonostante la malattia, resta “The Greatest”. Infine, le classifiche, un vezzo dell’autore, che fanno discutere anche se lasciano ognuno della propria idea. Due culture a confronto nella terra del Sud
THE DANCER
Storia d’amore e di pugni in 12 round. di Liliana Eritrei e Adriana Sabbatini Minerva Edizioni Pag. 190 – Euro 15.00. Romanzo d’amore e di boxe, nella calda terra pugliese, tra Foggia e Lecce. Racconto che ricalca i temi cari a Erskine Cadwell, che scrisse “Piccolo campo”, “La via del tabacco” e “Fermenti di luglio”, negli anni ’30 e ’40, in cui l’ambiente diventava il termometro umorale dei personaggi. In questo caso si intrecciano due interpretazioni della convivenza tra i contadini e i nuovi emigranti, nella fattispecie ragazzi del Senegal, uno dei quali entra prepotentemente nella vita della famiglia di Rocco Di Santo. Si tratta di Ben che sposa la figlia Lara e questo rapporto è condizionato da situazioni a volte paradossali in cui, il nuovo arrivato che ha qualità pugilistiche notevoli, potrebbe realizzare il sogno di papà Rocco, che da anni allena e allena, sperando di trovare il campione da portare al titolo italiano. Arriva il giorno atteso e il trionfo sognato. Campione italiano grazie al matrimonio e qui inizia la storia successiva, il round che suona per rintocchi al sapore mondiale. Prima di arrivare a tanto, si intersecano passaggi tipici delle famiglie dove
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la terra è il tesoro quotidiano da preservare, e lo sport diventa un intruso scomodo. Ci sono difensori e avversari, c’è pure la fuga di Ben che rientra nel Senegal. Il viaggio di Rocco a Dakar per far tornare Ben e riaccendere la speranza di quel sogno iridato. Come in ogni romanzo che si rispetti, qualcuno esce di scena e altri si affacciano. Il finale, che non raccontiamo, diventa una cavalcata nel rispetto di tempi cinematografici, che tocca l’apice nelle ultime pagine. Un bel lavoro, che la Eritrei e in particolare Adriana Sabbatini hanno scritto col cuore. Perché affermo questo? Adriana è figlia d’arte, papà Rodolfo è stato uno dei più grandi organizzatori di pugilato. Buon sangue non mente.
IL TERZO UOMO ROUND XX X
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IL
TERZO
UOMO
R O B E RT O C A M E L I A C O R AG G I O
E
PA S S I O N E
Il primo arbitro giudice non normodotato in Italia DI
“LA
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ha sempre rappresentato per me una metafora dell’esistenza. Gli ostacoli in cui ti imbatti sul quadrato, finiscono col temprare l’uomo che sei fuori dal Ring”. Con queste parole il 38enne Roberto Camelia, arbitro giudice siracusano, introduce la sua storia che, sottoponendolo a un difficile esame di vita, ha finito col proclamarlo indiscusso campione di coraggio e determinazione. Nell’intento di soccorrere una persona uscita fuori strada con l’auto, il 2 gennaio 2013 Roberto viene travolto da un altro mezzo e sbalzato fuori dalla carreggiata: uno scontro che gli costerà l’amputazione della gamba sinistra al di sotto del ginocchio. Nonostante lo choc, Roberto pretende subito la rivincita dal beffardo avversario che gli ha teso il fatale K.O. Dopo 70 giorni di degenza decide così di raggiungere a Bologna un centro ad alta specializzazione per la riabilitazione dei neo-amputati. Lì, dopo due interventi e la relativa fisioterapia, sperimenta la protesi e, completati i tre mesi di riabilitazione, rientra in Sicilia con un nuovo obiettivo: tornare ad arbitrare sul quadrato. A Roma, la Commissione Medica Federale, appurando che le sue capacità fisiche sono identiche a quelle di un normodotato, lo autorizza a recuperare l’ attività di arbitro giudice. Con l’intervista che segue, approfondiamo allora la conoscenza dell’uomo e dello sportivo. Roberto, come nasce la sua passione per il pugilato e, in particolare, per l'arbitraggio? “Nasce grazie a mio padre: da piccolino vedevo insieme a lui i match in tv. Erano i tempi della grande boxe commentata da Rino Tommasi. In seguito, ho anche praticato la disciplina in prima persona per
MIRIAN
A N A S TA S I A
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qualche anno ma l’arbitraggio mi ha sempre incuriosito. Insieme ai pugili, infatti, si ha la possibilità di vivere quasi le loro stesse emozioni”. Quali sono le caratteristiche fondamentali per un buon arbitro di pugilato e quali consigli rivolgerebbe ai giovani che desiderano intraprendere questa strada? “Occorre lucidità, tempismo e una grande dote di imparzialità. La salute e l’integrità degli atleti nel rispetto delle regole è l’obbiettivo primario a cui siamo chiamati. Di certo non è un “ mestiere” semplice e non essendo nemmeno redditizio solo una grande passione per questo sport ci permette di fare sacrifici e chilometri con il sorriso”. Roberto, circa due anni fa la sua vita è cambiata: in che modo l'incidente ha trasformato il suo rapporto con il ring? Qual è stato il ruolo giocato dalla Boxe nel suo processo di rinascita? “Il ring è un paradigma della vita: dentro le sedici corde puoi trovare, come nel quotidiano, avversari e ostacoli difficili da affrontare. Oggi, sono ancora più attento all’integrità e alla salvaguardia degli atleti. Apprezzo maggiormente i loro sacrifici, il loro sudore. La Boxe è stata per me il volano più importante per ripartire poiché anche io sono andato al “tappeto” ma mi sono rialzato…”. Lei è il primo arbitro giudice non normodotato in Italia. Cosa ha provato la prima volta che è salito da arbitro sul ring dopo la riabilitazione? “Sarò sempre grato ai vertici federali per avermi dato questa opportunità. Io dimostro di essere un connubio particolare tra il mondo della disabilità e quello dei normodotati e spero sia apprezzato come un valore aggiunto. La prima volta dopo la riabilitazione è stata un’emozione immensa ,come
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una seconda rinascita. Gestire l’emotività e il mio stesso stupore è stato difficile ma questo dimostra che i sentimenti e l’umanità devono sempre prevalere sulle problematiche che incontriamo”. Riconquistata la sua precedente vita, quali sogni o progetti futuri nutre adesso Roberto Camelia ? “Tra i sogni legati all’arbitraggio c’è quello di officiare in un grande evento, una di quelle manifestazione che restano negli annali. Di progetti ne ho molti. In primis, ritrovare un lavoro visto che a causa dell’incidente ho dovuto per forza di cose mettere in liquidazione la mia ventennale azienda. Con l’Assessorato allo Sport di Siracusa, mi sto occupando inoltre di sensibilizzare e promuovere progetti e tematiche sociali inerenti lo sport e l’integrazione. La mia visibilità ultimamente - attraverso i talk show,i giornali, le riviste e i programmi tv - mi aiuta a veicolare più facilmente quel messaggio di coraggio, sacrificio e determinazione che rappresentano i valori autentici dello Sport “. X
X XXI ROUND TRICOLORE WELTER R I NG
TRICOLORE
W E LT E R
M O S C AT I E L L O
P I N TA U D I
la boxe torna protagonista al Principe di milano DI
GIULIANO
ORLANDO
“Ciaksi
PH
R E N ATA
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regista Alex Cherchi, supporto tecnico di papà Salvatore, coordinamento del fratello Christian. Lo storico teatro Principe di Milano, l’equivalente dello Jovinelli romano, accende le luci sul ring a distanza di oltre mezzo secolo, per offrire al pubblico che ha riempito il locale all’inverosimile, un tricolore al calor bianco: Moscatiello (OPI2000) e Pintaudi (Boxe Cavallari), in palio la cintura welter, due amici contro. L’effetto stordisce e il tuffo nel passato è perfetto. Sembra di rivedere le figure di Andreoli e Cabassi, come pure Libero Cecchi che gestirono per anni l’organizzazione delle serate, o il muoversi degli operatori che riprendono i combattimenti per le scene di “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti e il sogno diventa realtà. La gente della boxe ha accolto il ritorno tramutando la serata in un’esplosione di ricordi ed entusiasmo elevati alla massima a potenza. Dopo 51 anni, magicamente il filo del passato si allaccia al presente per dare un senso logico e pratico all’appuntamento. Alla scommessa del giovane Alex (29 anni) che ha percorso tutta la trafila del perfetto promoter, passando dall’esperienza di pugile con titolo lombardo e podio agli assoluti, maestro e coach, assumendosi una responsabilità niente male. Il passato dice che il 24 maggio 1963, al Teatro Principe quando suonò il gong conclusivo dell’incontro di Carmelo Bossi, argento ai Giochi di Roma, contro il francese Michel Francois, battuto in sei round, si chiudeva una storia di amore e
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passione iniziata nel 1949. Capitoli indimenticabili, perché in quella sala - il locale aprì per la prima volta al pubblico nel 1925 - dove per anni si erano esibite soubrettes, ballerine e comici e dove erano stati proiettati film d’essai per una nicchia in controtendenza, il ring diventa un rito diverso ma non meno affascinante, raccogliendo consensi senza soluzione di continuità. Sul ring del Principe si sono esibiti i più grandi campioni dell’epoca, da Loi a Mitri, da Bossi a Lopopolo, Zuddas, Malè, Fusaro, Formenti, Rollo, Giannelli fino a Garbelli, il guerriero milanese che trascinava il pubblico per la sua furia agonistica. Le serate servivano per lanciare le nuove leve. Se trovavi consensi salivi al Palasport o al Vigorelli. Alex Cherchi ha scommesso con se stesso di far tornare la struttura come allora. Ha creato l’ambiente ideale, molto accogliente, una bomboniera col ring al centro della sala, trecento posti a sedere a altrettanti nella parte alta dove funziona un bar e tavola fredda. Lungo le pareti di color rosso, gli spogliatoi in un gioco di partecipazione degli attori, i pugili e spettatori, a stretto contatto di gomito per vivere l’evento in simbiosi. Nino Benvenuti quando arriva per la trasmissione su RaiSport, si commuove fino alle lacrime, pensando che a fine anni ’50 aveva combattuto da dilettante. A bordo ring la signora Bonaria, figlia di Loi, il figlio di Lopopolo e anche Giovanni Branchini. Il grande Vito Liverani, le cui foto raccontano mezzo secolo di boxe, lungo le pareti, è con loro. Quando l’arbitro Poggi da l’ok per l’avvio del tricolore, sembra di essere tornati ai tempi di quella boxe popolare ed eroica,
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che ha tenuto banco per decenni. Dovete credermi, la sfida tra Antonio Moscatiello e lo sfidante Riccardo Pintaudi è stata seguita dagli spettatori in piedi dal primo all’ultimo minuto. A confronto anche due scuole milanesi, da una parte il maestro Vincenzo Ciotoli della Forza e Coraggio, dall’altro Carlo Pomè della Ursus. I due protagonisti hanno intessuto un confronto che merita l’oscar del match più spettacolare dell’anno in Italia. Dieci round senza respiro ad un ritmo di scambi degno di figurare anche al mitico Madison. Match teso, violento e drammatico, eppure di una correttezza esemplare L’arbitro ha
fatto da spettatore per dieci riprese, meno pochi secondi, per diventare eccezionale protagonista. Quel tempo poteva risultare infinito, non fosse intervenuto con rara tempestività, evitando allo sfidante quel pugno in più, sempre dannoso. L’andamento della battaglia era iniziata a favore di Pintaudi concentrato e rapido, abile nel colpire e uscire dal raggio della reazione di un Moscatiello la cui possente macchina atletica deve carburare più a lungo di quella del rivale. Non che il campione stesse a guardare, tutt’altro, ma “il pimienta” riusciva ad anticipare il rivale. Mettendo in carniere preziosi punti. Questo fino alla sesta e forse settima ripresa, All’ottava, la svolta. I muscoli di Pintaudi non hanno la stessa reazione, l’acido lattico entra in circolo e le difese rallentano. Moscatiello diventa un macchina da pugni implacabile, anche se l’orgoglio del rivale è grande, grandissimo. Quando mancano una manciata di secondi al termine dell’ultimo round, la combinazione del campione trova bersaglio alto e Pintaudi crolla in avanti senza forze e difese. La prontezza dell’arbitro Poggi nel dare lo stop è perfetta, bastava un nulla per tramutare la festa in dramma. L’ha evitato. Pintaudi, in quel momento sofferente, è stato portato nella struttura sanitaria, curato e rimesso a posto, senza alcuna conseguenza. Un grazie a Poggi è doveroso. Il resto della serata, tutta al sapore di casa, ha visto l’ex tricolore superleggeri Renato De Donato (14-2) battere in scioltezza il magiaro Gorebecz (7-12-2) da welter, la nuova categoria del mancino milanese, che il manager Cavallari intende far percorrere verso l’europeo passando dalla strada delle cinture intercontinentali. Debutto a torso nudo per il mediomassimo Rondena, un milanese che ha confermato di avere pugni pesanti. Il magiaro Orban (0-3) era poca cosa, ma il modo sbrigativo in cui lo ha liquidato lascia bene sperare per il nuovo acquisto della
OPI2000. Vittorie anche per il medio romeno Paraschieanu (5) a spese del piemontese Camino al quinto round e del superleggero Taverniti (1-1-1) su Horvath (Ung. 1-31) collaudatore perdente storico. Alex Cherchi al termine della serata ha tratto un bilancio decisamente positivo: “Che il debutto fosse un successo lo si era capito parecchi giorni prima della serata inaugurale, in quanto i biglietti sono spariti in poche ore. La riunione ha superato le attese, offrendo incontri spettacolari, come ci auguravamo. Adesso sto valutando i programmi futuri in quanto con il mio socio e gli sponsor che sono rimasti soddisfatti del primo approccio, quali la Moto Morini, la Gagà Milano e la salumi Pasini che hanno creduto in questa pazza e meravigliosa avventura”. Perché questa avventura? “In famiglia – risponde Alex – si mangia pane e pugilato da sempre. Mio padre Salvatore è stato allevato da Umberto Branchini, e parlo degli anni ’60, mio fratello Christian è il suo primo collaboratore. Ho fatto il pugile e il tecnico, sognando qualcosa di diverso per rilanciare questo meraviglioso sport. L’idea del Principe è stata un lampo. Una banca ne ha sostituito la metà, quella della sala da ballo, restava il locale del teatro e ho contattato la signora Piccoli, proprietaria. Ci siamo messi d’accordo tra persone per bene e sono andato avanti”. Solo pugilato? “Visto l’impegno dell’affitto ci sono altri progetti, dai convegni alla presentazione di nuovi brand e campagne promozionali a tutto campo. Allestirò serate di light boxe, in grande sviluppo anche da noi, sarà interessante seguire le sfide più disparate, professionisti nella vita, avvocati o ingegneri sul ring contro il meccanico o l’idraulico, uniti dalla stessa passione, divisi nell’inseguire la vittoria. Idee ne ho parecchie, addirittura di arrivare al burlesque, non oltre, perché voglio che il Principe lo sia nel nome e nei fatti”. Alex è un piccolo vulcano in attività e l’augurio è quello di realizzare alla grande un sogno che ha svolto il primo capitolo. Con successo. Sullo sfondo il momento solenne dell’inno dove Moscatiello e Pintaudi attendono di affrontarsi
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X XXII ROUND LEGA PRO BOXE R I NG
CAMPIONATO ITALIANO LEGA NEO PRO IL
N U OVO
PROFESSIONISMO
DI
UN
ANNO
FA
la Federazione annunciava che Lega Pro Boxe avrebbe iniziato un percorso di lavori per trasformarsi, entro la fine del quadriennio olimpico, in Federazione Italiana Pro Boxe, un soggetto autonomo, dotato di indipendenza gestionale e normativa in grado di gestire a tutto tondo il mondo del “professionismo”. Proprio in questi giorni la Lega compie i primi passi di questo cammino eleggendo il Presidente e i rappresentanti del Consiglio Direttivo dove, per la prima volta, avranno voce anche pugili, tecnici, procuratori e le nuove società organizzatrici denominate Organizzatori Junior. Si tratta di una svolta epocale, resa possibile dal nuovo Statuto della Lega che, in collaborazione con la FPI, oltre alle suddette novità, ha istituito due figure assolutamente innovative nel panorama italiano, come quelle dell’ Organizzatore Junior e del Pugile Neo Pro. Accade infatti che dal 1 gennaio di quest’anno gli atleti dilettanti che intendono passare al settore Pro debbano necessariamente passare preventivamente dallo status di Pugile Neo Pro prima di poter passare a quello di Pro. Per effettuare questo ulteriore passaggio dovranno prima aver combattuto almeno 5 match con altri pugili Neo Pro, ottenendo almeno il 60% di risultati positivi. Le differenze fondamentali fra Neo Pro e Pro sono principalmente due: i primi possono combattere sulla distanza massima delle 6 riprese mentre i secondi si affrontano dalle 6 alle 12 riprese; la seconda differenza è costituita dal fatto che i Pro vengono assistiti da un Procuratore, con il quale hanno in essere un contratto, mentre i Neo Pro non hanno
LEGA
PRO
BOXE
Procuratore. A curare gli interessi dei pugili, in questo caso, saranno direttamente i tecnici e maestri. Hanno diritto di richiedere il passaggio a Neo Pro tutti i pugili maggiorenni dilettanti, appartenenti alla categoria Elite uomini e Elite I^ serie donne, in X
“Un anno fa la Federazione annunciava che la Lega Pro Boxe avrebbe iniziato un percorso per trasformarsi, in Federazione Italiana Pro Boxe, autonoma, dotato di indipendenza gestionale e normativa”. X
regola con il tesseramento FPI e che abbiano disputato almeno un match negli ultimi sei mesi antecedenti alla richiesta di passaggio. Gli atleti che fanno domanda di passaggio possono comunque continuare a svolgere l’attività dilettantistica fino a quando non affronteranno il loro primo match da Neo Pro.
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Insieme ai Neo pro è nata anche la figura delle Società Organizzatrici Junior (Organizzatori Junior), che devono essere costituite sotto forma di SSD, ossia Società Sportive Dilettantistiche, che hanno il compito principale di organizzare i match fra Neo Pro. Secondo la Lega, la creazione di questi soggetti è in grado di determinare un incremento delle attività sul territorio nazionale, migliorando il tessuto organizzativo sia a livello locale che nazionale e innalzando al contempo le competenze degli addetti ai lavori. Al fine di poter offrire ai Neo Pro un’ attività pugilistica continuativa, programmata e con remunerazione certa, la Lega Pro Boxe ha ideato il Campionato Italiano di Lega che sarà riservato ai pugili Neo Pro e che sarà presente su tutto il territorio nazionale e su un arco temporale di circa 12 mesi. Il primo campionato partirà nel febbraio 2015 con la fase di qualificazione nella quale i pugili Neo Pro potranno svolgere un’ attività “libera”. In questa fase le riunioni potranno essere organizzate sia dalle SSD che dagli Organizzatori Senior, oltre che, in via del tutto eccezionale e solo per il 2015, anche dalle ASD. Alla prima edizione in “test” del Campionato Italiano di Lega Neo Pro parteciperanno sia uomini che donne. Gli uomini saranno suddivisi su 10 categorie di peso, le donne su 3. Nelle prime due fasi del Campionato (Pre Season e Regular Season) i pugili si affronteranno sulla distanza delle 4 riprese mentre in Semifinale e Finale le riprese dei match saranno 6. In ognuna delle 10 categorie di peso degli uomini saranno presenti 6 pugili (totale di 60 pugili) mentre per le donne il numero è
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di 4 (totale di 12 pugili). Le donne, essendo ancora in numero troppo esiguo per poter prevedere una larga partecipazione, faranno ingresso nel campionato direttamente in Semifinale. La struttura del Campionato di Lega si articolerà in quattro fasi: la prima, denominata Pre Season, è quella preliminare di qualificazione, in cui tutti i pugili Neo Pro si possono scontrare sul territorio nazionale per generare la clas-
classificati accederanno alle Semifinali. Nel mese di aprile 2016, circa un mese dopo la fine della Regular Season, avranno luogo le 4 riunioni di Semifinale che accoglieranno i 40 pugili qualificati. Ogni riunione ospiterà 5 match maschili e uno o due match femminili. Coloro che risulteranno sconfitti in Semifinale acquisiranno il diritto di partecipare alla seconda edizione del Campionato Italiano di Lega Neo Pro
disputati (uomini + donne) sarà di 189, le riunioni organizzate 31, di cui 9 con copertura televisiva integrale mentre le altre con diffusione di higlights in streaming o su emittenti locali. Le borse dei pugili saranno garantite dalla Lega Pro Boxe che si fa carico di ricercare sponsor e partner in grado di assicurare le risorse economiche per la realizzazione del progetto. Con questa impostazione e questa pro-
sifica di accesso alla Regular Season (la classifica è determinata dall’indicatore di BoxRec). La seconda, fase che partirà in autunno e che si chiamerà Regular Season, prevede che si scontrino a distanza di un mese uno dall’altro, i primi sei pugili presenti in classifica. La Regular Season sarà dunque strutturata su un totale di 25 manifestazioni distribuite su 5 giornate di campionato: in ogni manifestazione si svolgeranno 6 match. Ogni pugile incontrerà almeno una volta gli altri cinque atleti iscritti nella sua stessa categoria di peso e questo significa che alla fine della Regular Season ogni pugile avrà combattuto almeno 5 match. I migliori quattro
2016-17 senza dover affrontare nuovamente la fase di qualificazione, iI pugili vincenti accederanno alla Finale ottenendo di diritto il passaggio allo status di Pugile Pro. A curare l’organizzazione delle tappe ufficiali del campionato, dalla Regular Season alle Finali, saranno esclusivamente gli Organizzatori Junior, le Società Sportive Dilettantistiche che avranno il compito di sviluppare il torneo a livello locale, promuoverlo e coinvolgendo partner commerciali e pubblico. I numeri, alla fine del primo Campionato Italiano di Lega parleranno chiaro: senza contare le attività della Pre Season, il totale dei match
posta la Lega intende proporre un’alternativa di livello per molti ragazzi e ragazze che oggi non trovano sbocco nel mondo dilettantistico del pugilato, e intende al contempo sviluppare imprenditorialità e competenza organizzativa attraverso la nascita delle SSD in vista del necessario ricambio generazionale che si prospetta inevitabilmente nel settore degli Organizzatori Senior.
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Per accedere alle informazioni consultare il sito della Lega Pro Boxe, www.legaproboxe.it. X A sinistra Carlo Nori a Telemilano City
X XXIII ROUND UNA VITA DEDICATA ALLA BOXE R I NG
S A LVAT O R E M E L L U Z Z O UNA
V I TA
D E D I C ATA
ALLA
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Il “guerriero di Ortigia” fu campione italiano ed europeo dei Piuma DI
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dante Laurent Grimbert che venne travolto in 7 riprese. Il “guerriero di Ortigia” difese poi l’europeo, sempre a Marsala, il 23 dicembre dell’81 battendo per KOT lo spagnolo Emilio Barcala al 9° round. A quel punto per Melluzzo si sarebbe potuta aprire pure la possibilità di una sfida per il campionato del mondo, pur proibitiva che fosse, visto che la scena mondiale in quegli anni era dominata da autentici fuoriclasse come Eusebio Pedroza e Salvador Sanchez; ma venne inaspettata la sconfitta con l’inglese Pat Cowdell che in Inghilterra, alla Wembley Arena di Londra, dopo essere stato dominato e messo a tappeto dal pugile siracusano, vinse poi l’incontro per ferita all’11° round. Da quel momento in avanti le ferite alle arcate sopraciliari sarebbero state l’incubo e il tallone di Achille di Melluzzo, che di fatto subì tutte le successive sconfitte sempre a causa di tagli che si aprivano al primo colpo subito. Così fu anche con Loris Stecca. Così fu due volte con Bottiglieri nell’84, nel tentativo di riconquistare il titolo italiano. E fu dopo queste ultime battute d’arresto che il “guerriero di Ortigia”, dopo 45 combattimenti e 37 vittorie da professionista, decise di smettere con il pugilato agonistico per dedicarsi all’insegnamento della boxe ai giovani. Ed è proprio nella sua società, la “Polisportiva Melluzzo”, che Salvatore ha voluto raccontarci della sua vita trascorsa sul ring, dentro e fuori le corde.
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esistenza di uomo e di pugile non sempre Salvatore Melluzzo ha avuto il “fato” amico, basterebbe solo pensare alla dolorosa scomparsa della moglie Franca Di Vita avvenuta nel 2010. Ma nonostante “gli schiaffi della vita” egli ha sempre vissuto i successi e le sconfitte con grande dignità e coraggio. Nato a Siracusa, il 12 giugno del 1952, Melluzzo ha iniziato a fare la boxe fra i puri all’età di 16 anni, lasciando l’autocarrozzeria dove si guadagnava da vivere. La sua carriera dilettantistica è stata notevole se si considera che è arrivato a vincere un Campionato del Mondo fra le Forze Armate, e che nel ’74 all’Avana partecipò ai Campionati del Mondo Assoluti dove ai quarti venne sconfitto ai punti dal tedesco Weller. Chiamato il “guerriero di Ortigia” per il suo pugilato irruento e spettacolare, ma non privo di buona tecnica, Melluzzo, guardia destra, debuttò al professionismo fra i pesi piuma il 9 maggio del 1975 a Milano, con una vittoria ai punti in 6 riprese su Antonio Pocai. Suo manager era Giovanni Bianchini. Seguirono altre 16 vittorie consecutive che nel ’77, ancora imbattuto, lo portano a conquistare a Pesaro il titolo italiano dei pesi piuma battendo Sergio Emili per abb. al 10° tempo. A quel punto Melluzzo, era già lo spauracchio di tutti i pesi piuma d’Europa. Ma il suo primo tentativo di conquistare il titolo europeo della categoria fallì davanti allo spagnolo Roberto Castanon che lo sconfisse ai punti a Leon il 17 maggio del 1980 con un verdetto sfacciatamente casalingo. Melluzzo si rifece però l’anno successivo quando ebbe l’opportunità di conquistare il titolo, lasciato vacante da Castanon, contro il co-sfi-
Salvatore, come è nata la tua passione per la boxe e a che età hai cominciato a praticare questo sport? “Ho iniziato a praticare questo sport grazie ad un mio collega di carrozzeria che una sera mi portò palestra. Avevo ap-
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pena 16 anni. Da allora non ho più smesso”. Quali titoli hai vinto da dilettante, e quale è stato fra i puri il risultato sportivo più importante. Hai mai pensato alle Olimpiadi? “La volontà e la determinazione per arrivare al podio olimpionico l'ho senz'altro dimostrata con 25 incontri in azzurro, un titolo mondiale nella rappresentativa italiana delle FF.AA; e forse un ulteriore pizzico di fortuna in più mi avrebbe magari permesso di scrivere un'altra storia”. C’è una persona a cui devi gratitudine e riconoscenza per la tua carriera? “La persona alla quale devo infinita gratitudine è stato il grande ed indimenticabile Umberto Branchini”. Ci parli del tuo passaggio al professionismo? “Beh, il passaggio al professionismo è stata una tappa naturale e obbligata per la tipologia di boxe che esprimevo, caratterizzata da concretezza ma anche da un buon substrato strategico-tattico che unitamente al potenziamento fisico mi hanno poi permesso di ottenere dei buoni risultati”. Qual è stato il tuo più grande successo a dorso nudo? “Indubbiamente, come sanno tutti coloro che conoscono la mia carriera, è stata la conquista del titolo europeo contro il francese Laurent Grimbert”. Avevi dei modelli? Quali sono stati i grandi campioni della boxe che più hai amato. “Un pugile che ammiravo e guardavo con attenzione era Robert Duran”. Nella tua carriera, così come fu per il grande Bruno Arcari, le ferite sono state
un grave handicap...”. “Qui metti il dito nella piaga… anzi nella ferita. In effetti questo problema ha costituito un grosso handicap con cui purtroppo ho imparato, da pugile, a fare i conti e a pagarne le conseguenze”. Pensi che se non avessi avuto le arcate sopraciliari fragili avresti potuto ambire a più alti traguardi? Magari ad una sfida mondiale? “In assenza di questa problematica non sarebbe stato impensabile il raggiungimento di una sfida mondiale”. Chiusa l’attività agonistica, sei sempre rimasto nel mondo del pugilato, e hai donato la tua esperienza ai giovani trasmettendo ai ragazzi tutta la tua passione per la Noble Art, ma hai anche imparato loro che bisogna innanzitutto essere uomini? “Il ruolo di coach pugilistico di per se ritengo contenga per sua natura elementi che avvicinano questa figura al padre o al fratello specie se mancano in famiglia, e questo aldilà dell'immaginario collettivo o cinematografico che hanno spesso contribuito ad accentuare in tal senso questi tipi di sentimenti. In realtà la boxe, non è un mistero per nessuno, germoglia e si fortifica laddove il benessere ed il comfort tipico dei redditi pro-capite sia scarso.Quindi chi emerge in questo contesto grazie alla boxe spesso deve molto oltre che a se stesso anche al maestro”. Da istruttore e maestro quali sono state le più grandi soddisfazioni che ti hanno regalato i tuoi ragazzi? “Il 1993 è stato l'anno della maggiore concentrazione di soddisfazioni sportive con tre titoli d'Italia professionisti ed uno stuolo di vittorie in campo dilettantistico”.
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Salvatore vuoi parlarci un po’ della tua famiglia? “Provengo da una famiglia numerosa, di stampo patriarcale, e perciò molto unita. I miei fratelli sono sempre stati molto vicini e presenti nel prosieguo della mia carriera e credo anche orgogliosi dei traguardi raggiunti. Il ruolo di mia moglie purtroppo scomparsa prematuramente, è stato insostituibile”. Che rapporto ha Salvatore Melluzzo con la fede? “Sono un cattolico osservante che non va spesso a messa, ma che non per questo non attribuisce all'Onnipotente e alla Provvidenza il suo giusto valore”. Cosa pensi di questo straordinario movimento della boxe femminile e come vedi il futuro della boxe in Italia? E pensi che anche nel pugilato di oggi Salvatore Melluzzo potrebbe dire la sua? “Ritengo che il pianeta rosa nella boxe debba ancora avere un ulteriore sviluppo che va comunque considerato su un piano diverso da quello maschile. Il vero problema è che il ridimensionamento drastico dei mezzi materiali e finanziari hanno determinato una battuta d'arresto per la boxe maschile, e ciò non può non avere ripercussioni anche nello sviluppo e nella crescita di quella femminile. Nella boxe attuale potrei senz'altro dire la mia e senza presunzione. Del resto il mio pugilato non era già avveneristico allora?”. X Da sinistra, Salvatore Melluzzo come professionista al top della carriera; con la moglie Franca De Vita; Melluzzo in una foto recente.
X XXIV ROUND ASD BOXE FOLIGNO R I NG
ASD BOXE F O L I G N O Una tradizione nel segno di Claudio Appolloni DI
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VEZIO
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di Foligno vanta grandi tradizioni pugilistiche, iniziate negli anni quaranta del secolo scorso con l’Accademia Sport Boxe del compianto maestro Francesco Castellani. A tenere alto l’interesse per la boxe c’è oggi l’ASD Boxe Foligno, guidata dall’infaticabile maestro Claudio Appolloni. Cinquantacinquenne, romano di nascita e folignate d’adozione, Appolloni ci racconta come è nata la sua passione per il pugilato: “ Ho iniziato a praticare a metà degli anni settanta a Roma, nella Palestra Olimpica a Testaccio; poi sono passato alla Cristoforo Colombo. Mi sono trasferito in Umbria nel 1988. In seguito sono diventato direttore sportivo nella Polisportiva Valle Umbra Nord, dove mia figlia Claudia si allenava sotto la guida del maestro Gerardo Falcinelli. Dopo aver conseguito la qualifica di insegnante, sono passato all’Associazione Sport da Combattimento con il maestro Emanuele Renzini. Essendo molto impegnato come responsabile tecnico della Nazionale Femminile, Renzini mi chiese di prendere in mano la palestra. Quando iniziai nel 2006 avevo solo quattro atleti”. Grazie al costante impegno di Appolloni, validamente coadiuvato dalla consorte Simonetta De Felici (attualmente Presidente dell’Associazione), l’attività è aumentata notevolmente nel corso degli anni. Nel 2008 l’Associazione Sport da combattimento è diventata l’ ASD Boxe Foligno e il forte incremento degli iscritti ha richiesto dei locali più grandi. “ Avevamo 70 pugili – continua il maestro – e meno di 100 mq a diposizione; perciò, con un notevole sforzo
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finanziario, ci siamo trasferiti in una sede di 600 mq che ci permette anche di organizzare riunioni con una capienza di 300 spettatori. Tutto ciò è stato però ripagato dai grandi risultati dei nostri atleti, sia nel settore femminile che in quello maschile. Laura Tosti è stata sei volte campionessa italiana, oro ai Campionati della Comunità Europea nel 2007 e bronzo ai Mondiali 2008. Claudia Appolloni è stata campionessa italiana junior nel 2007 e ha vestito più volte la maglia azzurra. Silvia Pulcinella ha vinto l’oro ai Campionati Italiani Femminili Youth nel 2013. Roberto Liberati ha conquistato l’argento ai Campionati Italiani Assoluti nel 2008. Domenico Pinto ha vinto l’oro ai Campionati Italiani junior nel 2009. Beniamino Stango e Ruggero Panatta hanno ottenuto il bronzo ai Campionati Universitari nel 2009 e 2010, Antoni Pozzi ha conquistato l’argento ai Campionati Italiani Junior nel 2010. Gesuel Piani ha vinto l’argento e poi il bronzo ai Campionati Italiani Junior nel 2011 e 2012, l’argento ai Campionati Italiani Youth e l’oro nel Torneo Azzurrini nel 2014. Giuseppe Piani ha ottenuto il bronzo nel 2013 e l’oro nel 2014 ai Campionati Italiani Schoolboys. Angelo Di Rocco ha conquistato l’oro al Torneo Azzurrini nel 2014. E’ stata intensa anche l’attività organizzativa: dal 2006 ad oggi abbiamo allestito 104 riunioni, fra le quali tre Campionati Italiani e vari confronti internazionali. Nel 2013 ci siamo piazzati al tredicesimo posto in Italia nella classifica delle Associazioni. Nel 2014 pensiamo di rientrare fra le prime dieci. Per il futuro contiamo molto sui giovani come Piani, Di
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Rocco, Pali, ed anche su Sensini e Tomarelli. La mia più grande soddisfazione non è solo quella di avere in palestra, nei vari settori, 120 tesserati che si comportano sempre con grande correttezza, ma soprattutto di aver vinto il Trofeo più prestigioso che è quello di salvare un ragazzo dalla strada: da noi sono tutti amici fra loro, al di là delle diverse etnie. Per chi non dimostra educazione e rispetto verso gli altri, non c’è posto nella nostra Associazione”. X
Quadri sociali Presidente: Simonetta De Felici Vicepresidente: Pierluigi Metelli Segretario: Valerio Bozzola Consiglieri: Claudia Appolloni, Valter Sensini Insegnanti: Claudio Appolloni, Stefano Busi
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Foto di gruppo dei ‘’Magnifici 5’’, foto di gruppo dell’ASD Boxe Foligno i suoi allievi ai campionati Schoolboy e Junior a Mondovì; accanto il maestro Appolloni con Gesuel Piani;
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X XXVI ROUND DOSSIER R I NG
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C A M PA N I A felix sul ring. C'era una volta e ora non c'è più? Almeno a giudicare dai risultati degli ultimi “assoluti”: un campano campione d'Italia c'è, si chiama Giuseppe Perugino, tricolore nei 75 chili, nato e cresciuto alla Tifata San Prisco, due passi da Caserta. Ma veste ormai i colori delle Fiamme Oro. Sembrano passati i tempi in cui la Campania del ring portava a casa svariati tricolori “a prescindere” dai suoi atleti passati ai Gruppi Sportivi militari. Bei tempi. Ed ora? La domanda circolava con stupore fra gli addetti ai lavori a Gallipoli il giorno delle finali “élite”, il tono era quello delle grandi sorprese: neppure un pugile con la maglietta della Campania nelle finali: possibile? L'ultimo, il supermassimo Indaco, talento in gran parte sprecato dall'incostanza, è stato eliminato in semifinale: una fatica immane completare le tre riprese. Che succede, dunque, in Campania? In crisi la tradizionale terra dei campioni? O che altro? Quesiti che meritano una risposta documentata e competente. Precedenza d'obbligo al presidente federale, il presidente di tutti, Alberto Brasca: “Campania fuori dalle finali. E' vero, è strano. Ma io non ne farei un dramma. Per me è solo una circostanza casuale. La nazionale è piena di pugili campani, altri magari stanno maturando. Sono sicuro che si tratta di una pura coincidenza. Magari sarà smentita già l'anno prossimo”. Niente allarmismi dunque da parte del presidente Brasca, mentre il consigliere federale Massimo Scioti capovolge i termini del problema: “Non è la Campania che è in crisi, ma sono le altre regioni che hanno fatto registrare notevoli miglioramenti negli ultimi anni per cui la concorrenza è fortemente aumentata”. A conforto di questa tesi, l'opinione del dottor Giuseppe Macchiarola, foggiano, capo dei medici che operano intorno al ring: “In Puglia - spiega – il movimento pugilistico si è pressoché decuplicato negli ultimi dieci anni: ora anche dalle mie parti si cominciano a raccogliere risultati importanti”. In partenza per Cuba il cittì dei pugni azzurri, Lello Bergamasco (napoletano di Torre Annunziata), offre ai taccuini una spiegazione tecnica ben precisa:
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crisi campana DOSSIER
oppure no? il dopo assoluti
“Secondo me, la ragione va ricercata anche nel fatto che è cambiato il pugilato dei dilettanti e magari qualche maestro ancora non si è adeguato ai nuovi criteri di valutazione. Il dilettantismo da qualche anno ha abolito il casco e le discusse score-machines. Questo comporta un pugilato diverso perchè le valutazioni dei giudici ora tengono nel dovuto conto la potenza e la tecnica, mentre con le macchinette contava il numero di colpi a segno. A ciò aggiungerei che da qualche anno i migliori non partecipano più agli assoluti ma alle Wsb ed ora all'Apb. Infine direi che... la colpa è anche mia perchè molti stanno con me in Nazionale e seguono un programma diverso. Sono in partenza per Cuba i Manfredonia, Intovaia e qualche altro, gente che avrebbe puntato al tricolore con buone probabilità di vincerlo”. Napoletano, ex-campione d'Europa, poi maestro ed ora dirigente federale, Alfredo Raininger non crede alla crisi: "La Campania è e continuerà ad essere una miniera per il pugilato italiano. Semmai bisognerebbe pubblicizzarlo un po' meglio perchè non sempre ottiene la vetrina che merita".
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Un' opinione da “esterno” e quindi da “fuori della mischia” ce la offre Giuliano Orlando, collega di lunga esperienza a bordo ring, attento osservatore della boxe nazionale ed internazionale: “La Campania, assente nelle finali degli assoluti, è però molto presente sui podi femminili. Le donne della Campania vincono tanto, sia a livello nazionale che internazionale. Due nomi per tutte: Marzia Davide e Irma Testa”. Chiusura d'obbligo ad Enrico Apa, presidente del Comitato Regionale Campano, che in questa mini-indagine è il maggiore interessato, almeno formalmente: “Non penso affatto che la Campania sia in crisi – chiarisce subito Apa – e basta guardare la lista dei pugili impegnati nelle manifestazioni semiprofessionistiche. I vari Russo, Valentino, Picardi, Mangiacapre sono sempre prodotti della Campania. E la Nazionale attinge dalla generazione successiva, mentre altri sono passati recentemente al professionismo. E allora togli da una parte e togli dall'altra, chiaro che il panorama diventa più ristretto. Può darsi che abbia influito anche il cambiamento dovuto all'abolizione delle score-machines. Ma ci sono giovani in via di maturazione: un nome per tutti, Vincenzo Arecchia, oro alle olimpiadi giovanili, per non parlare del movimento femminile che è cresciuto a dismisura”. Campania assente nelle finali di Gallipoli, dunque, ma solo perchè ben “mimetizzata” sotto altre spoglie? Magari ne riparliamo tra un anno. X
NON SI PUÒ BATTERE CHI NON SI ARRENDE MAI.
LEONARD BUNDU 2009 / 2011 / 2012 / 2013 / 2014
CAMPIONE INTERCONTINENTALE 2010
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