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AXA Axa Bike Bar Cristiano Bar Menandro Centro Sportivo Eschilo 1 Euroservice Gelateria Alessia Parrucch. Aessenze Parrucch. Angelo Di Pasca Ristorante Maharajah 2 Ristorante Pane e Vino II° Tru Trussardi
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S O M M A R I O
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SPECIALE
34 Questione di cilindri
11 Le frontiere della medicina:
39 Arte e Cultura
40 Lightouch
l’ottimismo è d’obbligo
FESTIVAL
41 Scienze
19 A Perugia per un check-up
43 Salute e Benessere
44 Salute
completo dell’informazione
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ECONOMIA
50 X News
21 A che punto è il mattone
54 Budget e Ricette
ESTERI
58 Oroscopo
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23 Siria, soprattutto
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una guerra di bugie
RUBRICHE
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COLOPHON Anno 17 · n.168 · MARZO 2018 mensile d’informazione: politica, attualità, cultura, sport, spettacolo, moda www.13magazine.it Direttore Editoriale Claudio Petrollo claudio@visioni-grafiche.it
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“STRADE? DOVE ANDIAMO NOI NON C’È BISOGNO DI STRADE” Ritorno al futuro Doc Emmett Brown,
oma, via di Acilia, 7 marzo 2018, ore 14.50. In 15 anni di pubblicazioni non abbiamo mai messo una foto illustrativa nello spazio dell’editoriale. Nella vita però c’è sempre una “prima volta”. In questo caso, la foto dovrebbe bastare da sola, qualsiasi parola potrebbe essere stucchevole, troppo ironica, troppo risentita, troppo moderata, troppo arrabbiata. Insomma, troppo. Perché l’assunto è: che dire in una situazione simile? Dove immaginarsi un secchione in mezzo alla carreggiata che riempie e segnala una buca? In qualche paesotto disperso nella Transilvania rumena? Decisamente no, perché chi scrive per quelle strade ci ha guidato e non ha mai visto niente di simile. Sono anni, decenni, che Roma si trascina la questione buche. Insieme alla metropolitana, al
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decoro urbano, al crollo degli alberi, all’inadeguatezza dei collegamenti tra periferia e centro, è uno dei problemi che non trova soluzione. La giunta Raggi si è insediata al Campidoglio ben due anni fa. L’assessore ai lavori pubblici, Margherita Gatta, è stata nominata solo nell’estate scorsa. Da quando è entrata in carica allo scorso dicembre non ha proferito parola. In qualche intervista sui quotidiani nazionali si è preferito chiederle conto delle sue eccentriche posizioni in tema di vaccini e naturopatia. Poi è arrivato il momento più buio, l’inizio della seconda settimana di marzo, quando le buche sono diventate crateri e i gommisti hanno fatto affari inaspetta-
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EDITORIALE
IL MENSILE
PIÙ DIFFUSO E LETTO DI ROMA
SUD
ti. Interpellata in merito, l’assessore non ha avuto niente di meglio da dichiarare che il problema era dovuto al maltempo e all’assenza di manutenzione delle amministrazioni precedenti. Ora, il sindaco Marino si è dimesso il 30 ottobre del 2015. Sono passati due anni e mezzo. In tutto questo tempo, la condizione delle strade, già disastrosa, è peggiorata. Dall’amministrazione non è arrivato un allarme, una parola sulle prospettive, un chiarimento sui fondi disponibili o da stanziare per uscire da una situazione degna del terzo mondo (i 17 milioni annunciati sono nulla rispetto a ciò che servirebbe). Giustamente, alla fine, si è mossa persino la magistratura, che ha aperto un’indagine dopo la presentazione di esposti presentati da alcune associazioni dei consumatori. A Roma, nel 2018, sulle buche indagano i magistrati: ci si chiede se parliamo di un primato mondiale. C’è poi qualcosa di peggio della realtà. Le intenzioni. Perché dalla campagna elettorale, quando teneva banco la surreale discussione sulla funivia Casalotti-Battistini, da parte della giunta pentastellata è stato un rincorrersi di annunci massimalisti e senza nessun legame con la situazione di fatto: dalla demolizione della tangenziale tra San Lorenzo e San Giovanni (dove far fluire allora il traffico bestiale?), all’abolizione dei diesel entro il 2024 (oggi sono 1 milione e 300.000 veicoli). La sensazione è che la giunta Raggi stia percorrendo un sentiero assai pericoloso. La politica non è solo comunicazione, prima o poi, finita l’epoca degli annunci, un’opinione pubblica esasperata inizierà a chieder conto di ciò che è stato promesso. Sarà un giorno amaro.
Distribuito nei seguenti quartieri: ACILIA - AXA - AXA MALAFEDE - CASALBERNOCCHI CASALPALOCCO - DRAGONA - DRAGONCELLO EUR - EUR TORRINO - INFERNETTO MADONNETTA - OSTIA - OSTIA ANTICA - VITINIA
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di Dante Cruciani
LE FRONTIERE DELLA MEDICINA: L’OTTIMISMO È D’OBBLIGO a notizia migliore è che di buone notizie ce ne sono quasi ogni giorno. Basta aprire a caso una delle riviste mediche internazionali per scoprire un vaso di Pandora. Certo, tutte queste novità, seppure frutto di lavori scientifici, dovranno passare per le forche caudine della realtà. Tra i laboratori e la vita di tutti i giorni c’è un intero mondo di fatiche, adattamenti, intoppi, difficoltà, errori, compatibilità economiche, eccetera. Però ogni giorno migliaia di cervelli pensano a come migliorarci la vita, a dare risposte a malattie terribili, a rendere la vecchiaia sempre meno vecchiaia. Tra le tante innovazioni, quelle legate alla te-
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SPECIALE
TANTI GLI STUDI E LE NOVITÀ CHE SCHIUDONO, PER MOLTE PATOLOGIE NOTE, LA STRADA ALLA GUARIGIONE
rapia genica e alle nanotecnologie sembrano promettere di più. Non solo dal punto di vista medico. Come ha sottolineato recentemente il professor Piero Pandolfi, luminare dell’oncologia, direttore del Cancer Center & Cancer Research Institute del Beth Israel Deaconess Medical Center e professore di Medicina e patologia alla Harvard Medical School, “Con la ricerca si abbassano i costi del Servizio sanitario nazionale. La ricerca genetica, ad esempio, con il sequenziamento del genoma e del trascrittoma, ci insegna come predire il rischio di sviluppare malattia e quindi come prevenirla, abbassando i costi e permettendo la prevenzione su larga scala. Questo, soprattutto contro i tumori, è fondamentale per ridurre i costi altissimi di gestione del paziente oncologico e dei farmaci antitumorali. Potenziare questo genere di lavoro su scala nazionale è molto importante” (Adnkronos). Dunque lo studio è necessario non solo per dare risposte, ma anche per liberare risorse da investire. Sapendo che la strada è in salita ma che il passato parla per il presen-
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SPECIALE te. Dal 1960 al 2010, in appena cinquant’anni, gli italiani hanno guadagnato ben 14 anni di aspettativa di vita. Solo dagli anni Novanta al 2014, ne hanno guadagnati sei. Nelle classifiche mondiali, con circa 85 anni di media, siamo terzi dopo il Giappone e il Principato di Monaco (il microstato non fa testo per dimensioni e tenore di vita). Eppure il meglio deve ancora venire. Perché al di là dei migliori stili di vita e dell’abbandono dei vizi, la terapia genica sembra davvero dischiudere un mondo nuovo, soluzioni un tempo nemmeno immaginate e rivoluzionarie rispetto all’intera storia della medicina. Ecco dunque alcune patologie per le quali, a breve, potrebbero profilarsi svolte importanti. TUMORI, SARÀ POSSIBILE INVIARGLI UN KILLER. Il tumore fa ancora molta paura. In Italia si contano 1000 nuovi casi al giorno e 500 morti. Ci convivono 3 milioni di persone, le quali, nel 60% dei casi, sopravvivono a 5 anni. Rispetto al passato è già molto, tuttavia ci sono nuove buone notizie. Il Centro nazionale per le nanoscienze della Cina (afferente all’Accademia cinese delle scienze) e l’Arizona State University (Stati Uniti) hanno messo a punto dei “nanorobot” in grado di scovare e affamare (uccidere) i tumori. Il team è cinese e americano. I nanorobot sono costruiti con dei frammenti di DNA. Sono mille volte più sottili di un capello, viaggiano nell’organismo, riconoscono i tumori e, attraverso l’enzima della trombina, formano dei coaguli in grado di chiudere i vasi sanguigni che nutrono le neoplasie. La trombina sarebbe il cavallo di Troia utilizzato per scovare, affamare e uccidere molti tipi di tumori. La ricerca ha impegnato gli scienziati per ben 5 anni e ne è stato dato conto solo a metà dello scorso febbraio. Hao Yan, direttore dell’ASU Biodesign Institute’s Center for Molecular Design and Biomimetics, ha commentato: “Penso che siamo veramente vicini all’applicazione pratica di questa tecnologia. La combinazione di nanorobot in grado di veicolare diversi agenti potrebbe aiutare a raggiungere risultati ultimativi nella lotta al cancro: intendo l’eradicazione dei tumori solidi e delle relative metastasi. Modificando poi la geometria di queste nanostrutture, potremmo sviluppare farmaci in grado inoltre di curare altre malattie”. DIABETE, I TIPI SONO CINQUE INVECE CHE DUE. C’È FINALMENTE UNA SPERANZA DI GUARIGIONE. Fino ad oggi la distinzione classica era tra diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2. Generalizzando, si può dire che nel primo caso, pur potendo insorgere a ogni età, si tratta di un tipo
di diabete che colpisce prevalentemente bambini e adolescenti. È inoltre caratterizzato da picchi tra l’età prescolare e quella della pubertà, con un esordio rapido e brusco. Non se ne conoscono le origini ma pare ci siano dietro ragioni genetiche. Quello di tipo 2, ovvero il 90% dei casi, insorge invece spesso con l’età, ha un esordio lento e progressivo, è legato a cattivi stili alimentari. Recentemente alcuni ricercatori dell’Università di Lund e dell’Istituto di Medicina Molecolare di Helsinki hanno messo in discussione questo paradigma. Secondo il gruppo guidato dal Professor Leif
Groop, sono vent’anni che le classificazioni del diabete non sono aggiornate. Ciò sarebbe un male perché la malattia, stando alla ricerca (14.775 casi esaminati tra Svezia e Finlandia), sembrerebbe essere molto più eterogenea di quanto creduto finora. In particolare, i ricercatori hanno individuato ben 5 tipi di diabete. Il primo: quello oggi noto come di tipo 1, severamente autoimmune, caratterizzato da una forte insufficienza di insulina, con presenza di autoanticorpi (6-15% dei casi). Il secondo: sempre classificato attualmente di tipo 1, con una severa insufficienza di insulina, insorgente in giovane età ma senza la presenza di autoanticorpi (9-20% dei soggetti). Il terzo: con una severa resistenza all’insulina e rischio di danni ai reni (11-17% dei casi). Il quarto: legato a una media obesità dei soggetti (1923% dei casi). Il quinto: un diabete della mezza età e della vecchiaia (39-47% dei casi). I ricercatori hanno evidenziato che questi tipi di diabete sono da distinguere anche in ter-
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SPECIALE mini genetici, perché non ci sono mutazioni genetiche in comune alla base delle 5 diverse forme. Si tratta di precisazioni importanti, perché quella che può esser presa come una mania classificatrice ha in realtà importanti conseguenze sulle terapie, che secondo i ricercatori svedesi e finlandesi dovrebbero essere mirate e sensibilmente diverse in base ai casi. Sul fronte del diabete di tipo 1, quello che ha bisogno dell’iniezione d’insulina, la Food and Drug Administration americana (agenzia del farmaco) ha approvato lo scorso anno l’introduzione del “pancreas artificiale”, un dispositivo che rilascia automaticamente l’insulina cambiando radicalmente la qualità della vita del paziente. Il sistema è composto da un sensore che si attacca al corpo per misurare il glucosio sotto pelle, una pompa di insulina, un cerotto ad infusione collegato alla pompa e un catetere per il rilascio di insulina. Si può attaccare alla cintura dei pantaloni. L’apparecchio regola automaticamente i livelli di insulina. Il paziente deve invece richiedere manualmente le dosi di insulina quando consuma i carboidrati col cibo. Il sistema è stato omologato solo per i pazienti dai 14 anni in su. Ma c’è di più. Lo scorso novembre su “Science Translation Medicine” è stato presentato uno studio del Centro di Ricerca pediatrica Romeo ed Enrica Invernizzi dell’Università Statale di Milano. Il gruppo di ricercatori, guidato dal professor Paolo Fiorina, ha applicato la terapia genica trattando decine e decine di topi diabetici con cellule staminali corrette geneticamente. Bene, tutti, proprio tutti i roditori, hanno ricominciato a produrre insulina, normalizzando la glicemia e guarendo da una malattia considerata finora inguaribile. In più l’hanno fatto riattivando proprie cellule, dunque, in prospettiva, eliminando a priori il problema di un eventuale rigetto. I test clinici sull’uomo sono previsti nei prossimi due-quattro anni. Se non è una bella notizia questa? ALZHEIMER, I RICERCATORI PER LA PRIMA VOLTA LO BLOCCANO. Qualche mese fa ha fatto scalpore una notizia riguardante la Pfizer. Il colosso americano dell’industria farmaceutica abbandonava parzialmente le ricerche relative al morbo di Alzheimer, riducendo di ben 300 persone l’organico impegnato in merito. Eppure c’è chi non si è arreso. Si tratta di una squadra di ricercatori del Cleveland Clinic Lerner Research Institute, la quale, per la prima volta, è riuscita ad invertire la formazione delle placche beta amiloidi, ovvero quelle correlate alla malattia. La sperimentazione, per ora, è avvenuta sui soli topi. Gli scienziati
hanno puntato a eliminare l’enzima “Bace1” e i topi sono riusciti a recuperare, come mai accaduto sinora, il declino cognitivo. Una buona notizia per una malattia che riguarda, direttamente o indirettamente, 3 milioni di italiani e che costa al servizio sanitario nazionale ben 6 miliardi di euro. RICOSTRUIRE LO SCHELETRO: SARÀ POSSIBILE. Alcuni ricercatori della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in collaborazione con esperti dell’Istituto dei sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche (Isc-Cnr) di Roma, hanno sviluppato dei “fogli nanotecnologici” per costruire nuovo tessuto osseo. Tali fogli, costituiti di grafene, un giorno potranno essere utilizzati su pazienti che hanno la necessità di ricostruire parti lesionate del loro scheletro. I fogli di grafene funzionano come stampi in 3D su cui prende forma il nuovo osso. La figura sullo stampo è incisa da un raggio laser e si può personalizzare a seconda della forma che si vuole ottenere. Il grafene ha una naturale proprietà antibatterica e previene dunque le infezioni e i rigetti. In futuro si potranno dunque disegnare tessuti “personalizzati” in base al tipo di esigenza anatomica del singolo paziente. La scoperta, associata alle potenzialità delle cellule staminali, potrebbe aprire la strada a veri e propri prodigi ricostruttivi. MALATTIE RARE: NON PIÙ RARE E NON PIÙ SOLITUDINE. Per gli standard europei si definiscono malattie rare quelle patologie che non colpiscono più di 5 persone su 10.000. Chi è affetto da una malattia rara è spesso preoccupato del fatto che la rarità stessa della patologia porti i ricercatori e le industrie farmaceutiche a concentrare i rispettivi sforzi verso malattie per le quali c’è più urgenza sociale. Si potrebbe pensare che tutto ciò sia normale, se non fosse che le malattie rare ormai assommano a una cifra compresa tra le 7.000 e le 8.000. Dunque, se si sommano i casi limitati per il numero di malattie, si parla di tantissimi casi, in Italia un paio di
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SPECIALE milioni (ogni anno 19.000 nuovi casi segnalati). Nel 90% dei casi le malattie rare sono dovute a problemi genetici. Considerando che per 7.000 malattie ad oggi esistono solo 400 farmaci specifici, al ritmo attuale ci vorrebbero 500 anni per venirne a capo. Dunque? Dunque ancora una volta la soluzione che dà più speranze è quella legata alla terapia genica. Specie quando le malattie genetiche sono causate dalla mutazione di un solo gene e non di più geni (si tratta del 30% dei casi), la modifica del DNA è la
co “Levodopa”, che dopo un periodo iniziale di notevole efficacia, diventava sempre più impotente nel bloccare i tremori. L’anno scorso, allo scopo di superare questo problema, il professor Alberto Priori dell’Università di Milano ha trattato i neuroni dopaminergici con una stimolazione cerebrale profonda. Tale stimolazione, fatta con una macchina attraverso microimpulsi elettrici, permette di riattivare le cellule nervose che i farmaci non sono più capaci di svegliare. Sembra che la macchina sia in grado di monito-
strada maestra per venirne a capo. Se a questo si unisce la considerazione che, in base ai nuovi studi, è possibile conoscere meglio il tipo di malattia e il tipo di mutazione, molti dei vecchi farmaci possono essere riutilizzati attraverso nuove indicazioni terapeutiche. Insomma, anche per i malati rari si può pensare a un futuro migliore.
rare lo stato di necessità del cervello e di rilasciare le stimolazioni nel momento giusto. Ma una speranza ancora maggiore è dovuta a una serie di farmaci contro le due proteine anomale che causano il Parkinson, i quali potrebbero uscire verso il 2020. Senza contare che la scorsa estate alcuni ricercatori dell’University College di Londra hanno pubblicato uno studio sulla prestigiosa rivista Lancet secondo il quale un farmaco utilizzato per il diabete di tipo 2, l’Exenatide, sarebbe efficace per bloccare la malattia. Tuttavia sulla faccenda c’è molta cautela, perché bisogna replicare i risultati e perché sul lungo periodo non sono prevedibili gli effetti della terapia. In ogni caso, sembra che anche il morbo di Parkinson sia stato ormai messo alle corde.
PARKINSON: FARMACI E TERAPIE, MOLTE LE NOVITÀ. È una malattia che prende soprattutto dai sessant’anni in poi e che è notoriamente invalidante. Sopra gli ottant’anni colpisce tra il 3 e il 5% della popolazione. Oggi non c’è una soluzione definitiva, eppure molto si muove. Uno dei problemi delle terapie era l’assuefazione dei pazienti al farma-
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di Elisa Marini
FESTIVAL
A PERUGIA PER UN CHECK-UP COMPLETO DELL’INFORMAZIONE ’
pesso svilito dalla sua declinazione propagandistica in rete, in crisi per ciò che riguarda la carta, ridotto a dimensione estetica in tv, il giornalismo non passa certo un bel momento. La moltiplicazione delle voci non ha contribuito alla chiarezza, all’approfondimento, alla qualità delle notizie. Così le occasioni di confronto tra professionisti del settore, aspiranti tali e pubblico diventano sempre più importanti, in particolare in Italia, dove il Festival Internazionale di Perugia è diventato l’evento principale dell’anno. Giunto ormai alla sua 12ª edizione e cresciuto esponenzialmente nel tempo, il Festival si terrà quest’anno tra l’11 e il 15 aprile. Ben 500 relatori provenienti da tutto il mondo e circa un centinaio di giovani volontari provenienti da venti paesi daranno vita a una kermesse nella quale si parlerà di molestie sessuali, disinformazione, cambiamento climatico, cyber guerra e propaganda, intelligenza artificiale, alt-right e populismo, crisi umanitaria, giornalismo investigativo, reddito di
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DODICESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL GIORNALISMO: UN’OCCASIONE IRRINUNCIABILE PER CAPIRE OPPORTUNITÀ E PERICOLI DEL (NUOVO) MONDO DELLE NOTIZIE base, fiducia nei media, migrazioni, fact-checking e debunking (contrasto alle notizie false), gestione del trauma, data journalism, startup (nuove realtà editoriali), alfabetizzazione alle notizie, giornalismo locale, diversità e inclusione, servizio pubblico, business model, libertà di espressione, filantropia nei media, e tanto altro ancora. Tanti i nomi che contano del panorama italiano. Tra di essi, per ciò che riguarda la carta stampata, Lirio Abbate, Carlo Bonini, Federica Angeli, Alessandro Giglioli, Peter Gomez, Tommaso Labate, Christian Raimo, Sergio Rizzo, Fiorenza Sarzanini, Marco Travaglio, Mario Calabresi, Marco Damilano, Ferruccio De Bortoli, Riccardo Staglianò e tanti altri. Diranno poi la loro volti televisivi come Tiziana Ferrario (Tg1), Corrado Formigli (Piazzapulita, la7), Bruno Gambacorta (Eat Parade TG2), Riccardo Iacona (Presa Diretta, Rai3), Pierluigi Pardo (Tiki
Taka, Italia 1), Andrea Purgatori (Atlantide, La7), Alessandra Sardoni (Omnibus, La7). Spazio anche agli analisti economici e geopolitici (Adriana Cereteli, il Sole24 Ore e Mario Se-
chi), ai contenitori di confine tra giornalismo e intrattenimento (Dario Bianchi e Makkox per Propaganda Live, David Parenzo per la Zanzara, Giobbe Coatta), ai personaggi di confine tra giornalismo e politica (Alessandro Di Battista, Dino Gianrusso) e ai grandi magistrati antimafia come Nicola Gratteri. Tutto questo, ovviamente, in un continuo interscambio con i relatori internazionali, ovvero giornalisti, editori, fotografi, direttori appartenenti a realtà come Google, Reuters, BBC, Russia Today, Financial Times, Greenpeace, Al Jazeera, New York Times, Le Soir, Amnesty International, Cumhuriyet, BuzzFed, Le Monde, Gates Foundation e tanti altri giganti mondiali della notizia. Presenti infine anche le università e le realtà accademiche di alto livello: i centri studi, i think tank, gli istituti demoscopici. Insomma, cinquecento diversi punti di vista per capire la complessità del menù informativo e, soprattutto, diffidare del giornalismo collaterale alla propaganda, che “avvelena i pozzi” soprattutto in rete e crea potenziali danni seri alla collettività (vedi il caso recente dei vaccini).
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di Antonciro Cozzi
ECONOMIA
A CHE PUNTO È IL MATTONE
OBILIARI. M IM RI LO VA I DE TO EN AM ANNI DI ABBASS SARÀ UN’INVERSIONE CI SE DE IE CH SI TO CA ER M IL DI TENDENZA
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opo la sbornia di inizio millennio se n’è parlato sempre meno. Il passaggio dalla lira all’euro, coincidente con una fase in ascesa dei prezzi, ha inizialmente dato una specie di spinta propulsiva alle quotazioni delle case. Poi, piano piano, a partire dalla grande crisi dovuta ai titoli tossici e ai mutui subprime (l’Italia non ne è ancora fuori, deve ancora recuperare più di 5 punti di Pil dai livelli precrisi), il raffreddamento delle quotazioni e il loro scivolare sempre più in basso. Con un avviso: che se il mattone non avesse costituito uno degli asset delle banche (una parte del patrimonio che, in base alle normative europee, garantisce anche la possibilità di far leva finanziaria), probabilmente il crollo sarebbe stato anche più verticale. Dunque cosa aspettarsi? La risposta a una domanda del genere si può evincere da qualche dato generale riguardante la società italiana e da un paio di rapporti degli analisti di settore. Veniamo al primo punto, ovvero la disponibilità di patrimonio o di reddito per poter comprare (la domanda). Il 77,6% degli italiani vive già in una casa di proprietà (al netto dei mutui in corso) e il patrimonio in mattoni in mano agli italiani è ben tre volte e mezzo il Pil. Nel 2016 (i dati 2017 non sono ancora disponibili), il mercato della casa ha avuto l’interesse solo del 5% dei risparmiatori, ovvero il 43% delle famiglie (il restante 57% non ha messo da parte nulla). In sostanza meno dell’1% delle famiglie italiane mette mano al portafoglio per comprare. C’è poi una questione di erosione dei patrimoni. Sebbene gli italiani facciano sempre meno figli (spesso per tesaurizzare e mantenere lo stesso standard di vita delle generazioni passate), gli anni della crisi, i bassi redditi, la precarietà lavorativa hanno comunque assottigliato l’ammontare complessivo dei patrimoni privati. Tutto ciò senza contare la stortura della diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza. L’1,2% delle famiglie italiane possiede circa il 21% della ricchezza del paese. Anche ammettendo che vogliano spendere in mattoni, che cosa se ne fanno di tante proprietà immobiliari? Le case sono beni che, per poter rendere adeguatamente, vanno comunque seguiti. È dunque plausibile pensare
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che i detentori di certi patrimoni cerchino di remunerarli differenziando gli investimenti e usando altri strumenti. Poi c’è il secondo punto, ovvero l’offerta e l’andamento
del mercato. Da questo punto di vista, sono interessanti due rapporti Tecnocasa. Il primo, del 2017, dice che nei dieci anni seguiti alla crisi (2007-2017) il valore degli immobili italiani sia sceso del 40% (a Roma il 35,8%). Il secondo, del 2013, sostiene che dal 1998 al 2013 il valore delle case era comunque salito, nonostante la crisi, del 53%. Fino al 2007, l’anno della crisi, a Roma era cresciuto dell’83,1%. Quindi? Quindi la bolla immobiliare, pur se si è di molto sgonfiata (il trend dal 2013 in poi è stato comunque di discesa), è presumibile che non sia stata ancora del tutto smaltita. Meno domanda e meno risparmi non sono inoltre un buon viatico per una rinnovata vitalità del mattone. Secondo l’Osservatorio immobiliare dell’Istituto Nomisma, autorevole centro di ricerca, già da tempo saremmo “vicini a un punto di svolta”. Tuttavia, a voler essere realisti, è meglio stare alla finestra. Quella propria.
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di Annamaria Sereni
ESTERI
SIRIA, SOPRATTUTTO UNA GUERRA DI BUGIE CHE GUERRA È E PERCHÉ I MEDIA OCCIDENTALI DISINFORMANO DA ANNI ultimo episodio riguarda i bombardamenti della Ghouta orientale (fine febbraio), un’area poco fuori Damasco. Lì vivono 400.000 persone e il territorio è governato dai gruppi della jihad ostili ad Assad. I media occidentali ripetono la litania dei 500 civili morti in 7 giorni, di cui 121 bambini (numeri non verificabili). A condire le cifre, filtrano le ormai immancabili foto ad effetto: piccole creature impolverate a seguito dei bombardamenti, padri di famiglia che scappano con i propri figli in braccio. Il resto, in Occidente, lo fa Facebook con le sue migliaia di condivisioni compulsive, spesso ad opera di gente bramosa di sparare banalità sulla guerra. L’obiettivo, prima di passare a un post sul calcio, la cucina, le diete di stagione o le vacanze, è di mostrarsi “sensibili”. Bene, anzi, male. Chi dà i dati sui bombardamenti di Ghouta? In generale le solite fonti: le tv di stato arabe (Al Arabiya e Al Jazeera, i cui governi finanziano i gruppi terroristici anti Assad) e il fantomatico “Osservatorio siriano per i diritti umani”, organizzazione non governativa con sede a Londra. Fondato nel 2006 da una
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sola persona, tale Rami Abdel Rahman, l’Osservatorio è notoriamente un generatore di bufale ad uso dei media mainstream (i principali giornali e tv occidentali), pronti a rilanciarle come se fosse un oracolo. Le vicende relative al fantomatico “Osservatorio” sono recentemente costate una grande figuraccia persino a una testata come Repubblica. Un articolo che parlava proprio delle “narrazioni fasulle” di tale Ong è stato prima pubblicato online e poi cancellato nottetempo. A sostituirlo, una specie di comunicato nel quale si affermava che il pezzo in questione “non rispettava gli standard di accuratezza e imparzialità” della testata. L’autore, dopo le scuse, ha ribadito via Twitter che “il problema dell’attendibilità dell’Osservatorio rimane”. Insomma, ordini dall’alto: guai a parlar male di una fonte che dispensa da anni notizie false. Ma torniamo ai recenti fatti di Ghouta. Quello che non dicono la gran parte dei media occidentali è che l’area è da anni il centro pulsante di Jaysh al Islam, organizzazione islamista e salafita il cui obiettivo è fare della Siria un
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ESTERI emirato governato in base alla Sharia, esattamente come lo Stato Islamico (Jaysh al Islam è una formazione con forti legami con Al-Qaeda e Al-Nusra). Nella narrazione “sentimentale” dei bombardamenti sull’area, mancano poi altri dettagli: che gli alawiti della zona, il gruppo religioso di cui fa parte anche il presidente siriano Assad, sono stati fatti sfilare in gabbia e spediti sul fronte a fare gli scudi umani; oppure che da Ghouta è un continuo bombardamento verso Damasco, in particolare verso i quartieri cristiani, situati ad appena un paio di km. I colpi di mortaio, che non di rado giungono all’orario di uscita delle scuole, non hanno risparmiato nemmeno gli ospedali. Solo nell’ultima settimana di febbraio, i “resistenti” di Ghouta hanno regalato a Damasco 13 morti e una settantina di feriti (ultima striscia di sangue dei mille morti complessivi). Tutto questo, ovviamente, non è a favore di telecamera o di condivisione Facebook. Perché la guerra in Siria - come le celebrate primavere arabe o il nemico dell’umanità Saddam Hussein - va raccontata in base al famoso doppio standard narrativo per il quale occorre costruire un dittatore sanguinario, in questo caso Bashar al-Assad, e dire che tutto ciò che gli si oppone è “il bene”.
Eppure la Siria non è un luogo qualunque del pianeta terra. Dire che a tal proposito l’antichissima comunità cristiana del luogo è indignata, è dir poco. Per le diplomazie occidentali la vittoria dell’opposizione ad Assad, ovvero la vittoria dei gruppi del fondamentalismo islamico, è un fatto che attiene i loro interessi nel breve e medio periodo nell’area. Per i cristiani siriani invece significherebbe morte certa, la loro scomparsa, individualmente e come comunità, da un luogo nel quale vivono da 2000 anni. Il 4 ottobre 2016 l’Arcivescovo di Aleppo, Joseph Tobji, ha tenuto un’audizione al Senato italiano. Era un momento nel quale la parte orientale della città stava morendo in mano alla jihad. Stando a quello che ha dichiarato l’alto prelato, “Aleppo non è una città sperduta nel deserto, ha 10.000 anni di storia, è stata una tappa della via della seta: distruggerla significa distruggere una parte importantissima della cultura del mondo” […] “Prima della guerra vivevamo in pace, cristiani, musulmani, drusi” […] “L’islam in Siria è sempre stato moderato e aperto, solo negli ultimi anni è entrato il credo jihadista per mezzo degli stranieri sauditi e wahabiti, a loro volta incoraggiati da coloro che hanno voluto strumentalizzare la
religione per scatenare la guerra: parlo della scusa della democrazia”. Più chiaro di così. Il regime di Assad era ed è un regime. Ma sotto tale regime la Siria era una destinazione turistica, un luogo nel quale le diverse comunità religiose convivevano in pace, uno stato che preservava siti culturali dal valore inestimabile. Su tale paese sovrano, con la scusa delle “Primavere arabe”, si è abbattuta la brama di potere delle potenze regionali i sauditi e altri emirati, notoriamente paesi dai quali arrivano finanziamenti ai gruppi terroristi salafiti e quedisti - alleati strategici degli Stati Uniti, dunque della Nato. L’obiettivo era cancellare la Siria di Bashar al-Assad dalla cartina geografica. I predoni però non mettevano in conto la resistenza del presidente siriano e di gran parte del suo popolo (cristiani inclusi). Soprattutto, non mettevano in conto i generosi aiuti iraniani e il sostegno, decisivo, della Russia. Così la guerra è diventata feroce anche dal punto di vista della propaganda e dell’informazione. Tante le notizie false che l’Occidente ha diffuso quasi mai senza dare smentita. Tanto per tornare a Ghouta, il 21 agosto 2013 si diceva che nell’area Assad avesse compiuto un bombardamento aereo e usato il gas, provocando dai 281 ai 1729 morti. Il premio Pulitzer Seymour Hersh stabilì che a farlo erano stati i ribelli. Negli anni la questione della disinformazione è diventata talmente macroscopica che è stata oggetto di studio e di pubblicazioni. Tim Anderson (Università di Sidney) ha pubblicato il libro “La sporca guerra in Siria” (vi si sostiene che c’è stato “un livello di disinformazione mai visto a memoria d’uomo”). Paolo Sensini ha dato invece alle stampe “Siria - La strategia del caos sotto i nostri occhi”. Insomma, non è vero che la guerra in Siria sia una faccenda incomprensibile. Sette anni di massacri hanno chiarito in maniera più che chiara le fazioni in campo e gli obiettivi. Tutto a danno di uno stato sovrano che sotto Assad non era il paradiso in terra ma nel quale gli standard di vita erano superiori a quelli dei paesi vicini, la sanità era garantita, il patrimonio artistico e culturale era preservato e le donne avevano uno status pubblico e civile superiore a quello degli altri paesi musulmani. Di questo paese, con la complicità occidentale, è stata fatta carne di porco.
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di Elisa Marini
SAGRE
TRE APPUNTAMENTI DA NON PERDERE! TRA MARZO E APRILE RIPARTE LA STAGIONE DELLE SAGRE E DELLE FIERE FUORI PORTA. ECCO TRE EVENTI PER PASSARE UN FINE SETTIMANA ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO VELLETRI, 24 E 25 MARZO, 24° FESTIVAL DELLE CAMELIE. È ormai un appuntamento di lungo corso della cittadina. Evento irrinunciabile per gli amanti del bello, per i florovivaisti e i giardinieri del territorio, per chi ha voglia di riempirsi gli occhi di colori, il Festival delle Camelie si snoderà per tutto il centro storico, ovvero piazza Cairoli, piazza Garibaldi, piazza Mazzini, piazza Caduti sul lavoro, il corso della Repubblica, il teatro Artemisio, la Casa delle Culture (ex convento del Carmine) e l’area delle Stimmate (tempio volsco). Ovviamente saranno protagonisti i giardini fioriti, gli stand d’artigianato, la buona cucina locale, le mostre d’arte, i prodotti enogastronomici e tanto altro. Alcuni bus privati faranno gratuitamente la spola per permettere di ammirare i giardini privati. Il Circuito Museale Cittadino e il Museo diocesano offriranno l’ingresso con biglietto a prezzo ridotto (orari: 9-13 e 15-19). Sarà inoltre possibile visitare la “Casa della Musica e delle Culture” (ex convento del Carmine) e l’Area Archeologica delle “Stimmate. A Villa Bernabei sarà aperta con la mostra delle opere grafiche del concorso “Velletri, Città della Camelia” a cui parteciperanno gli studenti degli Istituti comprensivi. Per l’occasione si segnala infine che i ristoratori veliterni offriranno menù a prezzi convenzionati. È il caso di approfittarne per scoprire i sapori della cucina locale. LADISPOLI, 13-15 APRILE, SAGRA DEL CARCIOFO. Giunta alla sua 68ª edizione, si tratta di una delle sagre storiche del territorio laziale, nonché, dal 2001, fiera nazionale. Le date coincidono con l’appuntamento per la raccolta del calendario agricolo e avranno come protagonista il carciofo e la sua cucina, specialmente “alla romana” e “alla giudia”. I primi espositori arriveranno nella cittadina del litorale laziale il pomeriggio di venerdì. Tante le degustazioni, le performance musicali e gli spettacoli di cabaret. La sagra negli ultimi anni è anticipata
dalla “Bi-Settimana Gastronomica”, ovvero un periodo nel quale si potranno gustare dei menu a base di carciofi romaneschi a prezzi scontati. Si chiude la domenica con i fuochi d’artificio. Se le giornate saranno soleggiate si consiglia di fare una sosta, sulla strada, per ammirare due tra i castelli più della regione: quello di Santa Severa (più conosciuto e recentemente restaurato) e quello degli Odescalchi (meno conosciuto e proprietà ancora dell’omonima famiglia). Imperdibile anche la Necropoli della Banditaccia in zona Cerveteri, sito UNESCO, la più imponente dell’Etruria e una delle più belle del mondo Mediterraneo. SEZZE, 15 APRILE, SAGRA DEL CARCIOFO. In contemporanea con quella di Ladispoli, è anch’essa una sagra di antica tradizione (siamo giunti alla 49ª edizione) e si svolge dalla parte opposta, sul versante sud
del Lazio. Natura, tradizioni e folclore dei Monti Lepini sono gli ingredienti di contorno di un appuntamento enogastronomico che avrà come protagonista il tipico carciofo romanesco, ovvero tenero, tondeggiante e senza spine. Per quest’anno, a parte le ricette tradizionali e le grandi tavolate, verrà presentata la birra artigianale al carciofo. Infine, se c’è il sole, è il caso di fare una visita agli splendidi giardini di ninfa (20 km di distanza). Il 15 aprile sono aperti al pubblico.
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······CENTRO COMMERCIALE ESCHILO······
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SPETTACOLANDO
di Barbara Zorzoli
LA FIGLIA DI CARLA BRUNI È GIÀ (MOLTO) A SUO AGIO SUI TACCHI ALTI…
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muove a ritmo i piedini sulle note della hit Anni '80 di Cindy Lauper “Girls just wanna have fun” - cantata da mamma Carlà, ovviamente. Lo fa di spalle, per non smentire la proverbiale discrezione delle donne (italo)francesi, ma lascia comunque trasparire la tenera intesa mamma-figlia che le lega in un ritaglio intimo di vita familiare (parigina). Dunque, a soli 6 anni, Giulia appare già a suo agio sui tacchi alti di mamma. Seguirà le sue orme nel fashion system o preferirà gli affaires politiques del celebre papà (o nessuno dei due)? Troppo presto per stabilirlo, ma nel frattempo l'ammiriamo crescere in attesa che diventi una delle prossime it girls francesi da tenere d'occhio.
apita piuttosto raramente che Carla Bruni posti sui social network immagini (o video) che ritraggano sua figlia, Giulia Sarkozy. Lo ha fatto lo scorso 8 marzo, probabilmente per celebrare la giornata delle donne insieme alla sua piccola donna, nata il 19 ottobre del 2011. La ex première dame, top model e oggi cantautrice di raffinato talento, ha postato sul suo account Instagram un video che ritrae la piccola Giulia mentre indossa un paio di… décolletées tacco 12. Di mamma, ovviamente. Un gioco da bambine che sarà capitato di fare (spesso) anche a voi, facendo furtivamente intrusione nella scarpiera di mamma. Ancora avvolta nel suo morbido pigiamino lilla, l'erede dell'ex coppia presidenziale
CHARLOTTE CASIRAGHI SI SPOSA: ECCO TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE
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i tratta di un evento che potrebbe essere in grado di rubare la scena alle nozze tra Meghan Markle e il Principe Harry. La Royal Family news
non arriva da Londra, ma dal Principato di Monaco. I protagonisti non sono il
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Principe Harry e Meghan Markle, ma una coppia nettamente più discreta (e molto cool). Si tratta di Charlotte Casiraghi e Dimitri Rassam, la secondogenita di Carolina di Monaco e Stefano Casiraghi e il produttore cinematografico nato dalla liaison tra l'attrice e modella Carole Bouquet e il produttore Jean-Pierre Rassam. Avete capito bene: Charlotte Casiraghi si sposa. E lo fa per la prima volta. Dal 2011 al 2015, infatti, la principessa di Monaco è stata legata all'attore comico Gad Elmaleh, ma i due non erano mai convolati a nozze. Pertanto, quello con Rassam sarebbe il primo matrimonio. Una notizia (non ancora ufficiale) che giunge a soli pochi giorni di distanza da un altro annuncio (ufficiale) per la casata monegasca: quella del matrimonio tra Louis Ducruet e Marie Chevallier, il primo figlio di Stéphanie di Monaco e la sua fidanzata storica. Charlotte Casiraghi e Dimitri Rassam, rispettivamente 31 e 36 anni, fanno cop-
pia fissa dal 2016, e al contrario di quanto si possa pensare sono molti gli aspetti che li legano. Entrambi hanno perso il papà da giovanissimi: Stefano Casiraghi è scomparso a seguito di un incidente in barca nel 1990 e Jean-Pierre Rassam a causa di un'overdose di barbiturici nel 1985. Entrambi hanno due storie d'amore importanti alle spalle: Charlotte Casiraghi con Gad Elmaleh, con il quale nel 2013 ha avuto Raphaël, e Dimitri Rassam con Masha Novoselova, modella russa con la quale nel 2011 ha avuto una figlia, Dasha. La proposta di Rassam sarebbe arrivata a Parigi (e dove, se no?). “Fanno sul serio”, ha dichiarato una fonte vicina alla coppia. “È per questo che hanno sfilato insieme sul red carpet dei premi César”. Anche se la data delle nozze tra Charlotte Casiraghi e Dimitri Rassam non è ancora stata confermata, siamo pronti a scommettere che saranno in grado di rubare la scena (anche se soltanto per qualche ora) a quelle tra Meghan Markle e il Principe Harry.
SPETTACOLANDO
ARRIVA LA PRIMA LINEA DI LINGERIE DI RIHANNA opo l'athleisure e il beauty, la pop star ha deciso di espandere il suo universo estetico. Già, la liaison di Rihanna e l'universo della moda non è certo segreta. A 30 anni appena compiuti, la pop star delle Barbados ha già all'attivo un marchio di athleisure in tandem con Puma, Fenty x Puma, una linea beauty, Fenty Beauty, e numerose collaborazioni creative con maison come Dior, Manolo Blahnik e Chopard. Un universo estetico con un business da capogiro che potrebbe presto espandersi per includere anche una linea di lingerie firmata Rihanna. Secondo quanto riportato dal quotidiano statunitense WWD, la cantante di Shut up and drive e Kiss it better avrebbe siglato un accordo con la compagnia di abbigliamento TechStyle Fashion Group, che abbraccia già sotto la sua ala i marchi Fabletics, ShoeDazzle, JustFab e FabKids, per produrre una collezione di intimo i cui dettagli non sono ancora stati svelati. Una partnership che farebbe seguito a quelle strette dal medesimo gruppo con altre celeb locali tra cui Kim Kardashian, Demi Lovato e Kate Hudson. Ma cosa attenderci dalla prima linea
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di intimo di Rihanna? La risposta potrebbe giungere direttamente dai motivi del successo di Fenty x Puma e Fenty Beauty. Fin dalla loro fondazione entrambe le linee, seppur con strumenti differenti, hanno posto in primo piano il valore della diversità. Un principio manifestato dalla scelta di portare in passerella modelle di ogni colore e nazionalità per la prima, e da quella di immettere sul mercato ben 40 tonalità differenti di fondotinta per la seconda. Una visione solida e precisa subito accolta con entusiasmo dalle clienti di tutto il mondo, che hanno individuato in Fenty Beauty la risposta per colmare il vuoto (cromatico) lasciato dalle principali case cosmetiche. La chiave della nuova lingerie by Rihanna potrebbe essere dunque legata a doppio filo con i concetti di diversità e inclusione. Intimo per tutte le età, tutte le taglie e tutti i tipi di pelle, risolvendo così l'annosa questione del "color carne" a cui Christian Louboutin aveva già cercato di ovviare declinando le sue iconiche décolletées con suola rossa in tutte le sfumature nude possibili. Scommettiamo che andrà sold out?
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QUESTIONE DI CILINDRI
di Alessandro Cortellessa
FERRARI stata una delle vedette del salone dell’auto di Ginevra che si è concluso nei giorni scorsi. La Ferrari 488 Pista è equipaggiata con il motore V8 più potente nella storia della Casa di Maranello e porta su un’auto stradale il più alto livello tecnologico del mondo delle competizioni. Trasferisce su strada l’esperienza maturata sui tracciati di tutto il mondo dalla 488 Challenge e dalla 488 GTE, modelli utilizzati in varie competizioni. Dalla 488 Challenge sono state adottate numerose soluzioni di motore, ulteriormente potenziato fino a 720 cv e alleggerito con componenti specifici tra cui le bielle in titanio e i polmoni d’aspirazione in fibra di carbonio. Dalle auto da competizione sono state inoltre adottate soluzioni che hanno permesso un ulteriore riduzione del peso, come ad esempio la batteria al litio e i nuovi cerchi in fibra di carbonio, per la prima volta in dotazione su una Ferrari, che contribuiscono ad alleggerire la vettura di 90 kg rispetto alla 488 GTB. Come per le serie speciali precedenti, Challenge Stradale, 430 Scuderia e 458 Speciale, la nuova berlinetta rappresenta il connubio perfetto tra prestazioni estreme e handling proprio di una vettura da pista, che riesce così a garantire emozioni uniche. La dinamica veicolo si pone l’obiettivo di esaltare il divertimento di guida e di rendere maggiormen-
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te fruibili, anche al pilota non professionista, le prestazioni assolute. Con questo obiettivo sono stati sviluppati specifici controlli vettura, a partire da un nuovo sistema di gestione del sovrasterzo utilizzabile in CT-OFF e pensato per aiutare il pilota a raggiungere con mag-
APPRODANO SULLA STRADA LE EMOZIONI PIÙ ESTREME DELLA GUIDA IN PISTA giore facilità il limite. La Ferrari 488 Pista è in grado di erogare 720 cv a 8000 giri al minuto con la miglior potenza specifica della classe, pari a 185 cv/l, mentre la coppia massima è incrementata a tutti i regimi, fino a 770 Nm di picco (+10 Nm vs 488
QUESTIONE DI CILINDRI
488 PISTA GTB). Evoluzione estrema del motore turbo premiato per due anni consecutivi come “International Engine of the Year”, nel 2016 e nel 2017, il motopropulsore è così il V8 più potente nella storia della Ferrari. L’incremento di 50 cv sul motore della 488 GTB rappresenta inoltre il più alto aumento di potenza rispetto alla vettura “base” di tutte le versioni speciali Ferrari, ben 115 cv in più rispetto al precedente modello, la 458 Speciale. La Ferrari 488 Pista sfrutta le novità introdotte e sperimentate nella 488 Challenge, come il layout di aspirazione motore, con le prese d’aria spostate dalla fiancata alla zona dello spoiler posteriore dove sono collegate direttamente con l’ingresso aria del motore, soluzione che ha liberato spazio utile per l’intercooler. Grazie al layout di raffreddamento a radiatori ribaltati derivato dalla 488 Challenge, il flusso di aria calda in uscita dai radiatori è indirizzato nella zona inferiore della fiancata, lontano dalle prese d’aria laterali dell’intercooler, garantendo il mantenimento della potenza anche nelle condizioni più critiche, come quando ci si trova in scia ad un’altra vettura. Valvole e molle specifiche, unite a un nuovo profilo dei lobi degli assi a camme, rendono più aggressivo e “corsaiolo” il carattere del motore della Ferrari 488 Pista, che beneficia inoltre di tutti i contenuti di alleggerimento presenti nella versione Challenge con una riduzione di peso di 18 kg rispetto a quello della 488 GTB. Sono state inoltre introdotte le bielle in titanio e queste riduzioni del peso delle masse rotanti permettono una diminuzione dell’inerzia del 17%, risultati che sono evidenti al pilota che sente il motore salire di giri ancora più rapidamente. Sono derivati dalla 488 Challenge anche i turbocompressori con sensore di giri integrato. I tempi di risposta sono immediati e ridotti ulteriormente rispetto alla 488 GTB grazie a una strategia di controllo sviluppata specificamente per questo modello. Una nuova gestione della mappa pedale favorisce inoltre la guida nelle situazioni limite. Infine il sound della Ferrari 488 Pista è unico, inconfondibile e degno di una versione speciale del V8 sport Ferrari. Contribuiscono all’aumento di intensità e di qualità del sound i nuovi collettori di scarico in Inconel e una logica ottimizzata dei bypass di scarico. La tonalità che ne risulta è più alta rispetto alla 488 GTB in ogni regime di rotazione, fino ad un massimo di +8 dB di delta, e proporzionata all’aumento di potenza. L’obiettivo dello sviluppo dinamico della Ferrari 488 Pista era ottenere una vettura fortemente caratterizzata da prestazioni meccaniche elevate in termini di tempi sul giro e prestazioni da fermo, divertimento di guida e fruibilità da parte di tutti i guidatori. Per raggiungere questi obiettivi, gli ingegneri della Ferrari hanno lavorato su diversi fronti, a cominciare dalle numerose soluzioni di alleggerimento, sviluppando sia la nuova generazione del sistema di controllo del Side Slip Control (SSC 6.0) che apportando miglioramenti nella gestione dell’impianto frenante e dei nuovi pneumatici Michelin Sport Cup 2.
La carrozzeria esterna è stata progettata per ridurre al minimo il peso, sfruttando materiali ultraleggeri come la fibra di carbonio per il cofano motore, i paraurti anteriori e poste-
riori e lo spoiler posteriore, e il Lexan per il lunotto posteriore. È stato introdotto per la prima volta nella gamma Ferrari anche un cerchio da 20” (opzionale) monolitico in fibra di carbonio che porta un risparmio complessivo di peso di circa il 40% rispetto ai cerchi standard della 488 GTB. Per la prima volta su una Ferrari debutta un controllo di dinamica laterale che utilizza un canale di comando collegato alla pressione idraulica dell’impianto frenante. Questo controllo, denominato Ferrari Dynamic Enhancer (FDE) è disponibile in posizione “CT-OFF” del manettino e si basa sulla regolazione delle variabili di dinamica laterale, tra cui la stima dell’angolo di assetto. Il sistema di controllo interviene in anticipo, con leggere attuazioni sulle pinze dei freni, nelle situazioni di percorrenza e uscita curva.
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QUESTIONE DI CILINDRI La Ferrari 488 Pista è estremamente efficace nel garantire cambi di direzione fulminei e offre al pilota una sensazione di prevedibilità unica. A questo contribuiscono anche gli ammortizzatori SCM-E con tarature specifiche e molle più rigide del 10%. Dato che la Ferrari 488 Pista è una vettura sviluppata per
di Paola Stefanucci
DANZA
FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA DANZA: PARTE L’OTTAVA EDIZIONE
i aprirà con due collaudati successi della coreografia italiana il Festival internazionale della Danza (VIII edizione), realizzato dall’Accademia Filarmonica Romana in programma al Teatro Olimpico dall’8 marzo al 20 aprile: “Carmen” di Amedeo Amodio e “Mediteranea” di
Cristiano Castaldi · Photo & Movie www.cristianocastaldi.it
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un utilizzo prevalentemente stradale ma con prestazioni elevate anche in circuito, l’impianto frenante è stato sviluppato per migliorare il raffreddamento specialmente durante l’uso estremo e diminuire il tempo di arrivo in temperatura. È stato inoltre adottato il servofreno della 488 Challenge, per aumentare il feeling di guida sportivo e rendere la frenata consistente e omogenea anche in condizioni estreme. Un grande contributo al miglioramento delle prestazioni della Ferrari 488 Pista è da attribuirsi all’approfondito lavoro di ricerca aerodinamica, che si è avvalso delle libertà progettuali concesse da un concept di prodotto focalizzato sull’innovazione e sulla performance senza compromessi. È stata migliorata la già eccezionale efficienza aerodinamica della 488 GTB, incrementandone il valore del 20%, a tutto vantaggio delle prestazioni velocistiche. Nell’abitacolo l’atmosfera è decisamente racing, all’insegna dell’essenzialità. L’estensivo utilizzo di materiali tecnici leggeri e nobili come carbonio e Alcantara si armonizza alla perfezione con l’artigianalità e la raffinatezza tipica degli interni Ferrari.
Mauro Bigonzetti. Spettacoli entrambi rinnovati e affidati ai solisti e al corpo di ballo di Daniele Cipriani Entertainment. La ballerina albanese Anbeta Toromani, già prima ballerina al Teatro dell’Opera di Tirana e nota al grande pubblico televisivo nostrano, sarà Carmen. E Amilcar Moret, virtuoso primo ballerino cubano, apprezzato anche su numerosi palcoscenici europei, sarà Don José. Musica di Bizet, adattamento di Giuseppe Calì, scene e costumi di Luisa Spinatelli. Venti danzatori solisti si esibiranno in “Mediterranea”, che celebra il 25° anniversario dalla creazione. Musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, György Sándor Ligeti, Giovanni Pierluigi da Palestrina e delle culture del “Mare nostrum”. Costumi di Roberto Tirelli. Tra gli eventi, una prima italiana “Tierra y Alma”, l’ultima fatica di Miguel Ángel Berna, ballerino e coreografo spagnolo. Che presenterà con la sua compagnia un suggestivo omaggio al suo connazionale Luis Buñuel, celeberrimo esponente del cinema surrealista. Una “Notte Tzigana”, ispirata naturalmente al mondo nomade, in compagnia dei danzatori del Zigana Clan e dei musicisti dell’Orchestra Tzigana di Budapest. Il mitico ensemble ungherese, pilotato da una star gypsy, quale è il violinista Antal Szalai, ci farà ascoltare anche strumenti tipici come il cimbalom e il tarogato. Per il gran finale “Pastora baila”, nuovo spettacolo di Pastora Galván, con il flamenco nel dna, discendente della storica famiglia di bailaores sivigliani, che certo incanterà la platea. Info su: www.teatroolimpico.it e www.filarmonicaromana.org
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di Penelope Salomone
ARTE E CULTURA
HAEC CIVITAS MEA
VITTORIANO, SALA ZANARDELLI, DAL 3 MARZO AL 2 MAGGIO i fanno ammirare le opere, grandiose, dei giovani artisti russi contemporanei, allievi e diplomati della storica Accademia Russa di pittura, scultura e architettura di Il’jà Glazunòv. Paesaggi e ritratti nazionali, tutti ispirati alla tradizione europea antica e rinascimentale. Curatori dell’evento: Ivan Glazunov e Julija Glazunova. Ingresso libero. Info: www.ilvittoriano.com
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REVOLUTIJA
DA CHAGALL A MALEVICH, DA REPIN A KANDINSKIJ. CAPOLAVORI DAL MUSEO DI STATO RUSSO DI SAN PIETROBURGO. MAMBO - MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA, FINO AL 13 MAGGIO
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ltre settanta opere - capolavori assoluti provenienti da una delle più prestigiose istituzioni museali russe, il Museo Statale di San Pietroburgo - narrano gli stili e le
dinamiche di sviluppo di artisti tra cui Nathan Altman, Natalia Goncharova, Kazimir Malevich, Vasilij Kandinskij, Marc Chagall, Valentin Serov, Alexandr Rodchenko e tanti altri, per dar conto del fervore artistico del primo Novecento in Russia: dal primitivismo al cubo-futurismo, fino al suprematismo, costruendo contemporaneamente un parallelo cronologico tra l’espressionismo figurativo e il puro astrattismo.
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informazione INFORMAZIONE redazionale REDAZIONALE
PSORIASI E FoToTErapia Cosa è la psoriasi? La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle a decorso recidivante, non contagiosa e non infettiva. Si caratterizza per un ispessimento della cute in specifiche sedi che si presentano affette da chiazze o placche eritemato-desquamanti, ben demarcate, fisse, simmetriche, tipicamente localizzate alle superfici estensorie di gomiti e ginocchia, al cuoio capelluto, in regione retroauricolare, sacrale e peri-ombelicale anche se, ogni distretto cutaneo può esserne interessato. La psoriasi ha cause multifattoriali, comprendenti la predisposizione genetica e numerosi fattori ambientali scatenanti. Nello specifico è una patologia mediata dal sistema immunitario e molto spesso non viene diagnosticata; è altamente invalidante in quanto limita la vita sociale e lavorativa del soggetto affetto. Nel 15-20% dei casi si associa anche con manifestazioni infiammatorie articolari. La psoriasi ha di frequente delle riacutizzazioni nel periodo invernale e la sua stagionalità spiega i benefici che i raggi ultravioletti (UV) esercitano su questa malattia.
QUali soNo lE TErapiE? La cura della psoriasi purtroppo, non è risolutiva. Si possono alleviare, però, i sintomi e prolungare i periodi di benessere tra un ciclo e l’altro. Nello specifico la terapia può essere: • Topica, mediante l’uso di derivati della vitamina D e farmaci cortisonici etc. da applicare direttamente sulle lesioni; • Sistemica, mediante l’uso di farmaci antinfiammatori, cortisonici, immunomodulanti e farmaci biologici; • Fototerapia.
Cosa è la FoToTErapia? Il principio su cui si basa la Fototerapia è la capacità delle radiazioni ultraviolette di spegnere i processi infiammatori, di ridurre la moltiplicazione delle cellule e l’attivazione del sistema immunitario, migliorando quindi le lesioni cutanee tipiche della malattia. Attraverso un’irradiazione periodica (2 o 3 volte la settimana) della durata di pochi minuti, a dosaggi controllati, è possibile ottenere notevoli miglioramenti e spesso anche la totale scomparsa delle lesioni cutanee. Gli effetti benefici sono molto spesso durevoli nel tempo e permettono di effettuare cicli terapeutici stagionali, seguiti da fasi di remissione della malattia. Il centro LIGHTOUCH cultura della salute, sito in via Corrado del Greco n°54 a Ostia (RM), tra le sue attrezzature vanta la presenza della cabina per Fototerapia WALDMANN UV 7002, gold standard della categoria e che nasce sulla base di una esperienza ventennale e di un dialogo continuo tra l’azienda produttrice ed i Medici Dermatologi. Questa macchina permette l’erogazione di raggi UV che riproducono la luce benefica del sole privata delle radiazioni nocive che causano tu-
mori e invecchiamento della pelle. Il trattamento viene eseguito sotto la supervisione del Medico Specialista e ha una durata di pochi minuti. In media dopo 10 sedute, è possibile osservare miglioramenti clinicamente significativi in oltre l’80% dei casi (forte riduzione delle manifestazioni cutanee). La Fototerapia con UVB a banda stretta costituisce ad oggi la terapia migliore per la psoriasi, poiché non prevede l’assunzione di farmaci e dà un miglioramento clinico già dopo le prime sedute. Questa terapia non è controindicata né in gravidanza né in età pediatrica. Gli effetti collaterali sono passeggeri e possono manifestarsi con un arrossamento delle pelle. Con la Cabina per Fototerapia WALDMANN UV 7002 è
possibile, inoltre, trattare patologie quali: • Vitiligine; • Dermatite atopica ed altri Eczemi costituzionali; • Dermatite seborroica; • Alopecia areata; • Lichen ruber planus; • Micosi fungoide; • Parapsoriasi; • Prurito cronico; • Orticaria ed altre Dermatosi infiammatorie.
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di Gaetano Gaggiottino
MARTE IN OMAN: LA MISSIONE INTERNAZIONALE esperimento è iniziato a febbraio e terminato il 4 marzo. Non è però ancora Marte. Cinque astronauti, una donna e quattro uomini, sono atterrati nel deserto sabbioso del Dhofar, nell’Oman meridionale, per simulare un’esplorazione sul Pianeta rosso. Scienziati di 25 Paesi hanno seguito l’equipaggio da Innsbruck, in Austria, da dove dirigono ogni fase della missione. Gli astronauti intanto pensano al sostentamento creando un orto marziano con una serra ipertecnologica per coltivare ortaggi. Contemporaneamente coordinano le misurazioni del suolo per studiare l’azione dell’acqua in zone aride come quelle del deserto arabico, molto simili al terreno esistente su Marte.
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SCIENZE
PASTA: ARRIVA LA NUOVA ETICHETTA
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a pasta italiana è ovviamente la più buona al mondo. Il Bel Paese ne produce circa 32 milioni di tonnellate, un tesoro che va tutelato. Ora, dopo il latte e la carne, anche per pasta e riso è facile sapere la provenienza delle materie prime con le quali è prodotta: basta infatti leggere la nuova etichetta che deve riportare l’indicazione delle origini del grano. Per la pa-
sta secca le confezioni italiane riporteranno il nome del Paese dove il grano è stato coltivato e il Paese dove è stato macinato. Se entrambe le fasi avvengono in Italia, viene scritto “Origine della pasta: Italia”. Queste semplici informazioni permettono chiarezza e aiutano a scegliere cosa mangiare.
La missione ha poi portato avanti almeno 15 esperimenti di medicina, astrobiologia, robotica e geoscienze. Lo scopo finale è avere dati materiali per rendere più sicuro il vero arrivo dell’uomo sul Pianeta rosso.
LAVORARE IN PIEDI
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livello internazionale si sta diffondendo sempre più, negli uffici, l’utilizzo di postazioni di lavoro attive. In pratica si tratta di uffici concepiti in modo che gli impiegati svolgano i propri compiti in piedi invece che seduti, con la possibilità, di tanto in tanto, di fare una camminata veloce o una corsetta. Lo scopo è di avere benefici sia sulla salute fisica che mentale. Purtroppo l’innovazione non sembra del tutto felice. Uno studio fatto in Finlandia ha infatti dimostrato che la modesta attività è insufficiente a dare risultati apprezzabili e non ci sono effetti sulla diminuzione dello stress.
TESLA: SEMPRE PIÙ LONTANA
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a Tesla Roadster, l’auto elettrica color ciliegia lanciata nello spazio lo scorso 6 febbraio, è ormai lontana dalla Terra milioni di chilometri, poco più di un puntino di luce. Astrofili e astronomi di tutto il mondo stanno cercando di inseguirla lungo l’orbita ellittica intorno al Sole, una traiettoria che la porterà oltre Marte. Tuttavia, nonostante l’utilizzo
di strumenti altamente sofisticati, nessuno è riuscito ad individuare esattamente in quale punto dello spazio si trovi in questo momento.
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di Penelope Salomone
SALUTE E BENESSERE
IL MEDICO NON È DIO: SI AMMALA ANCHE LUI nche i medici si ammalano. Sebbene siano restii ad ammettere di essere vulnerabili. Come tutti. Ma come reagiscono, quando sotto il camice indossano il pigiama? Lo abbiamo chiesto a Beniamino Palmieri, docente di Chirurgia generale all’Università di Modena e Reggio Emilia, fondatore e presidente del network “Medico cura te stesso” e della rete complementare e parallela “Il secondo parere”. La poetica del network è riassunta nell’inno eponimo che si può ascoltare sul sito www.medicocuratestesso.it. Una felice sintesi in sei strofe - scrit-
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INTERVISTA AL PROFESSOR BENIAMINO PALMIERI, FONDATORE DEL SITO WWW.MEDICOCURATESTESSO.IT te dal Presidente e musicate da un collega omonimo Gaspare Palmieri, pioniere della psicantria - sul valore e i princìpi ippocratici. Ne riportiamo i primi versi:“Medico, Medicocuratestesso / Ama il tuo prossimo / Guardati spesso / Dentro nell’anima / Prova a pensare / Che anche tu sei... / Un comune mortale”. “Noi medici non siamo invulnerabili - ci racconta il Professore - come ci piace credere. Quando l’età avanza, non si ha più l’efficienza di un tempo che, nel mio caso, mi aveva portato a raggiungere notevoli traguardi professionali. Intollerabile, per il medico. Perché vuole mostrarsi invincibile, davanti ai suoi pazienti. È successo anche a me. Io faccio il chirurgo e verso i cinquant’anni mi sono accorto che la mia sensibilità nella dissezione anatomica più fine mostrava qualche incertezza. Non avevo mai considerato che la mia vista potesse diminuire. Né tanto meno alla necessità degli occhiali, che ora porto. Ho cominciato allora ad osservare i colleghi non più giovani che gravitavano nella mia orbita. E ad annotarne il comportamento di fronte ai vari malanni”. “I medici ammalati - continua il chirurgo modenese - o negano platealmente l’evidenza della malattia, oppure si affannano nella consultazione di secondi, terzi e quarti pareri. Più o meno alla stregua dei pazienti, che vanno digitando sul web come parola-chiave la loro malattia. E trovano siti, spesso autoreferenziali, di tutti i tipi, che disorientano e frustano, anziché fornire risposte. Si tratta di una vera e propria sindrome, da me battezzata “Sindrome di Babele del web”, su cui ho pubblicato più articoli scientifici. Infine, sono rari i medici che accettano la diagnosi e chiedono la prognosi con la massima lucidità per poter organizzare la propria vita”.
Al convegno “Cancro, sopravvivenza, qualità di vita, guarigione: attualità tra oncologia medica istituzionale e medicina integrata”, organizzato a Modena (Forum Monzani, 4 marzo) dal network, sono stati invitati alcuni medici ammalati per raccontare la loro storia di “pazienti”. Il dialogo di “Medico cura te stesso” con il mondo sanitario è vivace: da gennaio a febbraio è stato visitato da circa 200mila utenti. Tuttavia, Beniamino Palmieri auspica la promozione di iniziative, in ogni città italiana, adeguate “a stimolare e incentivare nuovi studi di informazione, prevenzione e cura dei medici. La cui esperienza di malattia è un prezioso vissuto di percorsi psicologici, etici e culturali da riversare nel rapporto medico paziente. Con beneficio di entrambi”.
L’Associazione. L’Associazione “Medico cura te stesso” comprende un migliaio di medici. Dal suo decollo, nel 2006, ha realizzato alcuni convegni nazionali su temi cruciali per la persona del medico. Ad esempio quello, a Modena nel 2011, sulle patologie cognitive e neurodegenerative dei medici; e quello, a Milano nel 2013, sulla longevità e i (pochi) colleghi centenari. Il network assiste i medici nella tutela della propria integrità fisica e psichica, mediante programmi di screening, controlli periodici, riunioni collegiali sulla compliance, strategie di prevenzione, dall’alimentazione all’attività motoria e, persino, l’auto-sperimentazione su di sé e/o in gruppo di esami diagnostici, farmaci o protocolli. Un’attenzione particolare è dedicata, inoltre, alla valorizzazione delle qualità artistiche dei medici, dalla pittura alla poesia e alla musica. Perché l’alleanza terapeutica, per Beniamino Palmieri, viaggia in sintonia con l’arte e la cultura.
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di Paola Sgrò
SALUTE
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di Eva Kurilic
LO YOGA: I SEGRETI DEL SUO SUCCESSO
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o Yoga è una delle attività più praticate nel mondo e riesce a mantenersi viva ed attuale nonostante la millenaria storia alle spalle. Il numero delle persone di fisionomia, nazionalità, cultura diverse che si avvicina allo yoga per un’infinita varietà di motivazioni ed obiettivi ne è la prova. Oltre a sciogliere le tensioni, migliorare la postura, mobilizzare e rinforzare la colonna vertebrale e avere effetti positivi sulla circolazione del sangue, lo yoga aiuta a ridurre ansia e stress, allena a riconoscere le emozioni e le loro espressioni nel corpo, invitando all’ascolto dello stesso. Spesso ci si addentra nella pratica dello yoga per motivi collaterali alla dieta o alla forma fisica, ma a lungo andare, è la stessa disciplina che cambia le persone che la praticano fino a modificarne gli obiettivi iniziali. La costanza e i relativi benefici possono essere tarati su misura: cambiando la persona, cambiano anche le sue esigenze. L’accumulo di stress, fisico e mentale, provoca a lungo andare conseguenze estenuanti per il nostro corpo e la nostra mente. È sufficiente immaginarsi impugnare una bottiglietta d’acqua e trasportarla a lungo con la stessa mano. Inizialmente insignificante, con il tempo
la bottiglia diventa pesante come un macigno. È intuitivo e logico dedurre che basti appoggiarla per qualche attimo e riposare la mano. Ecco, quante volte gli abitanti delle metropoli mettono in pausa le intemperie della vita per recuperare le risorse psico-fisiche necessarie ad affrontarle? Chi pratica yoga molto probabilmente ha la risposta ad entrambe le domande, in quanto lo yoga insegna a riposare quella mano e a rilasciare lo stress quotidiano che la vita pone davanti. Per questo i praticanti in Italia superano ormai la cifra di 1 milione e mezzo di persone e per questo le Nazioni Unite hanno stabilito che il 21 giugno sia la Giornata Internazionale dello Yoga.
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’ di Dott. Massimo Amorosino
SALUTE
QUANDO FAR “CONOSCERE” IL DENTISTA AL TUO BAMBINO
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a pedodonzia, detta anche odontoiatria pediatrica, riguarda bambini e ragazzi fino ai 12-14 anni. L’attenzione del dentista si concentra in particolare sulla prevenzione e sulla cura delle abitudini che possono compromettere la salute della bocca e dei denti. Spesso, purtroppo, il ruolo della pedodonzia viene sottovalutato perché si pensa che il bambino possa avere paura del dentista. Dunque, quando vengono in studio al seguito dei genitori, è importante che i più piccoli trovino nella sala d’attesa giochi e cartoni animati, così come è importante che già dai primi anni di età familiarizzino con l’ambiente della sala odontoiatrica, esplorandola, provando a sdraiarsi sulla sedia del dentista, osservando gli strumenti più comu-
ni per la cura dei denti. Per avere una bocca sana e un bel sorriso è necessario attivarsi sin dalla comparsa dei primi “denti da latte”. Questi, pur dovendo essere sostituiti dai denti permanenti, giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo della dentatura definitiva. Una visita odontoiatrica all’età di 4 anni, o anche prima, rappresenta per il bambino un primo importante passo a carattere preventivo e l’occasione per iniziare a prendere confidenza con l’ambiente odontoiatrico, prevenendo l’instaurarsi della “paura del dentista” (ragione per la quale i genitori dovrebbero accompagnare i piccoli dal dentista prima che sia presente una patologia odontoiatrica). Bisogna inoltre considerare che a questa età l’alimentazione è più ricca di zuccheri e l’igiene orale è spesso carente. L’insieme di questi fattori fa sì che i denti possano cariarsi precocemente, ecco perché è necessario educare i bambini affinché acquisiscano abitudini corrette per quanto concerne l’alimentazione e l’igiene orale. Con la comparsa dei primi denti permanenti consigliamo di adottare ulteriori misure di prevenzione: le sigillature e la fluoroprofilassi. Le sigillature vengono effettuate sui molari permanenti che erompono attorno l’età di 6 anni, per proteggerli dalle carie. È una procedura semplice e indolore in cui il sigillante, una resina fluida, viene applicata nei solchi dei molari e impedisce alla placca batterica, causa della carie, di penetrarvi. La fluoroprofilassi consiste invece nell’utilizzo del fluoro per la prevenzione della carie dentaria. Il fluoro, applicato direttamente sulla superficie dei denti, rende lo smalto più resistente all’attacco della placca batterica.
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la stazione di Stazione Stella Polare e a pochi passi dal mare servito da negozi e supermercati proponiamo in vendita appartamento in buono stato di manutenzione composto da ingresso salone 2 camere cucina semi abitabile servizio balcone terrazzino “classe g epi 175,00 kwh/mqa” Tel. 06 5601944 QUADRIFOGLIO IMMOBILIARE ROVERE OSTIA - CENTRO STORICO VIALE LIDO In una elegante palazzina in cortina con ascensore proponiamo in vendita appartamento ottimamente esposto su 2 livelli collegato internamente da scala e composto al 2° piano da 3 camere doppi servizi ripostiglio sottoscala terrazzo e al 3° piano da salone triplo cucina servizio balcone e terrazzo completano la proprietà posto auto coperto e cantina “classe g epi 175,00 kwh/ mqa” Tel. 06 5601849 QUADRIFOGLIO IMMOBILIARE ROVERE OSTIA in una palazzina signorile e in cortina appartamento posto al 1° p. con ascensore e più precisamente nella centralissima VIA DEI PANFILI una delle zone più commerciali e asservite di Ostia a pochi metri da negozi supermercati e autobus. La palazzina è in ottime condizioni in quanto si stanno completando le opere di ristrutturazione esterne. L’appartamento di circa 125 mq. interni con grande terrazzo e balcone da cui si accede da tutti gli ambienti della casa è da ristrutturare ed è composto da grande ingresso con ripostiglio che apre direttamente sul doppio salone corridoio conduce alla cucina abitabile alla camera matrimoniale e alla cameretta l’appartamento ha doppi servizi. L’affaccio della casa è aperto su Via dei Panfili con esposizione a sud-ovest. Il riscaldamento è centralizzato gli infissi sono in legno le finestre sono complete di inferriate. Possibilità di box se richiesto. “classe g epi 175,00 kwh/mqa” Tel. 06 5601849 QUADRIFOGLIO IMMOBILIARE ROVERE OSTIA CENTRALISSIMO precisamente in VIALE PAOLO ORLANDO a 50 metri dalla stazione di Lido centro servito da tutti i mezzi pubblici anche dall’autobus da e per l’aeroporto negozi e scuole proponiamo in vendita appartamento posto al 2° p. di edificio degli anni ‘50 quindi privo (ad oggi) di ascensore di ca. 140mq. L’ampia metratura di questo appartamento fa si che con una facile ristrutturazione si possano ricavare 2 immobili separati. Allo stato attuale accediamo all’interno da ampio ingresso che apre su spazioso salone abbiamo 4 ampie camere da letto doppi servizi grande cucina di ca. 25 mq. L’affaccio del balcone è a
sud su Via Paolo Orlando il riscaldamento è autonomo. L’appartamento è da ristrutturare. €250.000 “classe g epi 175,00 kwh/mqa” Tel. 06 5601849 QUADRIFOGLIO IMMOBILIARE ROVERE OSTIA VIALE DEL LIDO vicino alla stazione di lido centro e a pochi metri dal mare servita da negozi mezzi pubblici proponiamo in vendita in palazzina d’epoca appartamento posto al 3° piano senza ascensore composto da ingresso soggiorno 2 camere camerino con finestra cucina abitabile servizio 2 soppalchi armadio a muro 3 balconi su strada affaccio su 3 lati luminosissimo vista mare “classe g epi 175,00 kwh/mqa” Tel. 06 5601849 QUADRIFOGLIO IMMOBILIARE ROVERE OSTIA CENTRO nella zona centralissima di Ostia in VIA ARMANDO ARMUZZI adiacente il pontile e la posta centrale a pochi passi dal mare e dall’isola pedonale proponiamo in vendita in palazzina storica appartamento di ampia metratura posto al 3° p. Attualmente questo appartamento che è estremamente luminoso è da ristrutturare e si compone di ingresso salone 3 camere corridoio grande cucina tinello servizio e ripostigli. “classe g epi 175,00 kwh/mqa” Tel. 06 5601849 QUADRIFOGLIO IMMOBILIARE ROVERE OSTIA VIALE DELLA PINETA Angolo PIAZZA GIULIANO DELLA ROVERE a pochi metri dal mare in palazzina d’epoca con ascensore disponiamo in vendita appartamento posto al p. rialzato ottimamente esposto composto da 2 ingressi (sia dal giardino privato che dall’entrata condominiale) salone 3 camere da letto cucina 2 bagni 2 soppalchi a completare la proprietà giardino di pertinenza di ca. mq. 80 “Classe g epi 175,00 kwh/mqa Tel. 06 5601849 QUADRIFOGLIO IMMOBILIARE ROVERE CENTRO STORICO a pochi passi dal mare e dall’isola pedonale precisamente in VIALE DELLA MARINA proponiamo attico con ascensore rifinitissimo composto da salone doppio 3 camere cameretta cucina abitabile doppi servizi ripostiglio terrazzo e balcone “classe g epi 175,00 kwh/mqa” Tel. 06 5601849 QUADRIFOGLIO IMMOBILIARE ROVERE OSTIA LEVANTE PINETA adiacente lo stadio di stella polare in una zona residenziale a pochi metri dalla stazione lido nord e vicino a tutti i servizi scuole ospedale e adiacente la pineta di castelfusano precisamente in Viale dei
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Fatti, Notizie, Curiosità e Approfondimenti per chi vive nel Municipio X
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n’area al centro di un progetto di recupero urbano riguardante la zona di Acilia sud e Dragona ridotta ormai da tempo in una discarica di medie dimen-
sioni. È questa la situazione che si presenta lungo via di Macchia Saponara, nelle adiacenze del vecchio stadio della gloriosa Acilia Calcio 1936, facente parte di un noto centro sportivo della zona. Il terreno prospicente l’arteria sul quale è stato impiantato, da diversi anni, un cartello del Comune di Roma, recante la scritta “Le Periferie al centro”, era oggetto di una delle tante opere di riqualificazione approvate dalle giunte precedenti e mai portate a termine. Oggi, che di interventi non se ne sono mai visti, quel che rimane dei pannelli che recingevano il luogo è stato divelto ed il cancello forzato, lasciato aperto di giorno e di notte. Dopo un incendio che ha riguardato un vecchio container, vere e proprie ditte sembra abbiano preso l’andazzo di venire a sversare nell’area interi camion di rifiuti. Tra ramaglie, calcinacci, rifiuti ingombranti, quella che si è andata creando è una situazione di degrado parossistico. Una situazione che, malgrado sia sotto gli occhi di tutti, continua ad aumentare a dismisura, senza che nessuno intervenga. Con buona pace dei residenti.
di Vincenzo Galvani
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MADONNETTA, CANE ARSO VIVO NEL PARCO
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ACILIA SUD, IN VIA DI MACCHIA SAPONARA UNA DISCARICA
stata una associazione che si occupa di animali ed ambiente, la Earth, a farsi carico di denunciare la scoperta fatta da alcuni cittadini del quartiere
Madonnetta, nel X Municipio di Roma Capitale: il ritrovamento del corpo di un cane di piccola taglia carbonizzato. Una scoperta macabra, al quale nessuno avrebbe voluto assistere, un’azione vigliacca, frutto di qualche sadico che di umano probabilmente ha solo le fattezze. Il luogo della scoperta (un parchetto), poi, non è di certo isolato; eppure, di notte, complice la totale mancanza di illuminazione, diviene ritrovo di persone dedite ad attività, spesse volte, non lecite, e teatro di scorribande vandaliche portate a termine da ragazzetti spinti dal tedio, dall’inciviltà e dalla mancanza di spazi idonei che siano commisurati alle loro esigenze. Uno spazio verde che, tra l’altro, si trova proprio dinanzi al parco della Madonnetta (ex punto verde qualità), da sempre al centro di infinite polemiche. Un posto da sempre abbandonato a sé stesso, creato con i fondi europei, ma con una potenzialità inespressa, dotato com’è di anfiteatri, pali della luce con pannelli solari annessi ed un grande gazebo. Si spera che dopo questo fatto scandaloso, ed inaccettabile, qualcuno si decida a porre in atto interventi strutturali, così che non si lasci l’onere della pulizia a cittadini ed associazioni, che con il loro lavoro encomiabile, e gratuito, cercano di mantenere la dignità all’interno di questi “giardini”.
di Vincenzo Galvani
X NEWS LA CULTURA DELLA LEGALITÀ INSEGNATA AI RAGAZZI DELL’ISTITUTO FRANCESCO CILEA n importante progetto di educazione alla legalità, un momento per coinvolgere i ragazzi, farli riflettere, farli crescere e metterli a contatto con la realtà drammatica della mafia. È l’obiettivo che ci si è posti presso l’Istituto Comprensivo “Francesco Cilea”, che dal 12 al 16 mar-
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zo ha ospitato la manifestazione “Eroi diversi”, organizzando poi anche il successivo campo scuola in Sicilia.
Chi dovrebbero essere per ragazzi dell’ultimo anno delle medie questi “Eroi diversi”? Esattamente gli eroi civili della storia contemporanea italiana, i Falcone, i Borsellino, gli Impastato e i tanti altri che hanno pagato con la vita l’opposizione alla criminalità organizzata. Attraverso le testimonianze degli ospiti e i relativi laboratori didattici, i ragazzi hanno appreso come possano ricevere nuova vita i beni confiscati alla mafia, come possano nascere villaggi sociali e officine di lavoro destinati a coloro che hanno subito violenza. L’insieme delle attività, realizzate per iniziativa di una giornalista freelance, Amalia Zampaglione, hanno coinvolto Pietro Orsatti, scrittore, giornalista, regista e autore teatrale che ha collaborato con varie testate giornalistiche occupandosi di
ambiente, società, mafie ed esteri; Giuseppe Scognamiglio, radio giornalista di Radio Siani di Ercolano, esperto di comunicazione sociale e attivista antimafia; Luigi Amico, rappresentante del movimento Agende Rosse, costituito da cittadini che agiscono affinché sia fatta piena luce sulla strage di Via D’Amelio e Vitalji Lega, un giovane fumettista che dice di sé: “Sono un ragazzo semplice, amo le persone sincere, fedeli e soprattutto simpatiche. Odio la falsità, l’opportunismo e il tradimento”. I ragazzi, divisi in gruppi, hanno anche sperimentato la scrittura di un testo giornalistico, la realizzazione di un programma radiofonico e la creazione di un fumetto. Proprio il fumetto, da cui prende le mosse la narrazione, è, peraltro, già diventato un libro e l’I. C. “Francesco Cilea” è stata la prima scuola a riceverlo in dono.
IL MUNICIPIO DELLE BUCHE un problema serio che riguarda tutta Roma, ovviamente sempre più pressante se ci si spinge in periferia. E il X Municipio, essendo il territorio comunale più esteso oltre il Grande Raccordo Anulare, è spesso considerato la periferia della periferia, con alcune sue aree (ad esempio l’Infernetto, Bagnoletto, Dragoncello, eccetera) che per l’amministrazione comunale rappresentano la periferia della periferia della periferia. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: una viabilità da terzo mondo, con decine e decine di migliaia di persone che si svegliano sempre più presto la mattina per poter andare al lavoro (la Colombo dalle 6.30 è intasata), con strade chiuse arbitrariamente per mesi e mesi, con una classe politica che da anni è risibile in tutte le sue componenti (ora anche in quelle nuove), che nemmeno in campagna elettorale si è degnata
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di spendere una sola parola sulle prospettive riguardanti la mobilità e la viabilità nel Municipio. E il motivo è
che parlare del problema delle buche, voleva votare una mozione sul bookcrossing. Già, il “bookcrossing”,
semplice: i soldi non ci sono. A metà marzo, le opposizioni hanno occupato l’Aula Massimo Di Somma perché la maggioranza pentastellata, invece
come se il problema del X Municipio fosse lo scambio dei libri presso le stazioni della Roma-Lido e non una metropolitana che nelle ore di punta
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X NEWS sembra un carro bestiame. D’altra parte di che cosa discutere se il Campidoglio sembra abbia assegnato per il problema delle buche nel X Municipio meno di 100mila euro? Lo scorso 14 marzo è bastato un piccolo giro di ricognizione per dare conto di
una situazione inaccettabile, pericolosa e al limite della barbarie. Via di Acilia, la mattina, era ancora parzialmente interdetta alla circolazione da via Cristoforo Colombo.
Poco dopo pranzo, una squadra di operai era al lavoro per rattoppare le numerose voragini ai lati della carreggiata. La natura dell’intervento - non bisogna essere un tecnico è ovviamente del tutto inadeguata: buche appianate senza sistematicità (qualcuna sì, altre no) con un metodo che riporterà a galla il problema appena ci saranno due giorni di pioggia. Senza contare che si parla di una squadra di lavoro quando invece alle strade del territorio servirebbero dozzine e dozzine di operai. Cos’è da anni il versante sul Tevere di Acilia, ovvero via del Poggio d’Acilia e via dei Monti S. Paolo, dove c’è un asfalto che ricorda i crateri lunari, lo sa solo chi ci abita. Per non parlare di tutto viale dei Romagnoli (c’è una buca che è una specie di fosso recintato), ormai interrotto da mesi e mesi prima di Ostia antica, con il traffico canalizzato dentro l’abitato e impazzito per buona parte della giornata. Un cartello indica una “fine prevista dei lavori” il 14 novembre 2017. Tutto è fermo e non si vede un operaio. E poi l’Infernetto, dove non mancano le immancabili recinzioni e la parte interna del quartiere ha parecchie stradine nelle quali l’asfalto sembra ormai lasciare il passo alla terra battuta. Ci si chiede se c’è una speranza. Se questo scempio del decoro pubblico, della sicurezza, del patrimonio privato dei cittadini (le automobili) possa un giorno avere fine. La maggioranza in Municipio fa fatica ad accettare perfino il confronto verbale in aula. Dunque siamo lontani non dai fatti, ma persino dalle parole (quelle che spesso volano). Anno domini: 2018.
UN PIANO PER IL LITORALE A RIDOSSO DI NUOVA OSTIA na delibera del consiglio comunale prende in esame e propone un piano per l’area a sud del porto, nella quale il tratto di spiaggia sembra più abbandonato, peggio illuminato e meno utilizzato. L’idea è di orientare le attività in modo da far ripartire la vita sociale e notturna, cercando di orientare vero
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lo sport (beach volley, beach tennis, beach soccer, skate) la fruibilità della zona. Stando alle parole del primo firmatario, il consigliere Paolo Ferrara, è prevista la pedonalizzazione parziale del “fronte mare”, con delle isole pedonali che favoriranno l’accesso alle spiagge e rilanceranno il lungomare. Le aree sportive però,
“Non potranno superare il 20% della superficie della porzione di arenile soggetto a ospitare le “attrezzature di facile rimozione” necessarie alla pratica delle attività. Tali aree potranno essere ampliate solo con regolare autorizzazione degli uffici competenti e per eventi di particolare rilevanza”.
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BUDGET E RICETTE
di Lucia Bianco (inviate le vostre ricette a luciabianco@hotmail.it)
GOLOSITÀ DI PRIMAVERA i è stata richiesta da parecchi lettori la ricetta dell’Orange Chiffon Cake. Bene, vi scrivo quella “originale”, cioè quella che uso da diversi anni con ottimi risultati. È una ricetta elaborata ma cercherò di spiegarla con chiarezza in tutti i passaggi: voglio essere precisa e non lasciare dubbi. A seguire un classico della cucina romana: la trippa! Il desiderio di cucinare questa pietanza nasce dal fatto che posseggo un bellissimo piatto di terracotta sormontato da un coperchio conico. Si tratta del Tajine, un piatto tipico della cucina marocchina. Questo “tegame” troneggiava sopra i miei pensili da mesi e non l’avevo mai usato. Stanca delle battutine di mio marito, ho deciso di utilizzarlo per una delle pietanze
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simbolo di Roma, la “trippa”. Il risultato è stato strepitoso: la forma del coperchio permette alla condensa di tornare verso il basso senza fuoriuscire. In tal modo la cottura avviene molto lentamente conservando intatti i sapori. Possiamo dunque paragonarlo ad una pentola a pressione ante litteram. Se avete intenzione di comprare la Tajine, ricordatevi che dovete metterla a bagno in acqua per una notte. Al momento dell’uso usate sempre uno spargifiamma. Attenzione a non mettere sul fuoco il piatto di terracotta vuoto, si può spaccare. Aspetto i vostri commenti!
ORANGE CHIFFON CAKE INGREDIENTI •6 uova grandi e 1 albume •225g di farina setacciata •300g di zucchero a velo (trattenete 50g per montare gli albumi) •1 cucchiaio di baking
powder •1 cucchiaino di sale •2 cucchiai di buccia di arancia grattugiata •120g di olio di semi •180ml di succo di arancia
•1 cucchiaino di estratto di vaniglia. •La punta di un cucchiaino di cremor tartaro da usare con gli albumi •1 cucchiaio di baking
powder corrisponde a 2 cucchiaini di bicarbonato di sodio + 2 cucchiaini di cremor tartaro (io lo compro in farmacia perché è puro).
PREPARAZIONE
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reriscaldate il forno a 165 gradi. Per questo dolce avete bisogno di uno stampo apposito composto di due pezzi, le pareti e il fondo col cono centrale. Lo stampo non va
imburrato. Se usate la planetaria, montate la frusta K. Preparate tutti gli ingredienti separando gli albumi (ovvero che sono 7, dai tuorli
BUDGET E RICETTE che sono 6. Nella ciotola della planetaria mettete tutti gli ingredienti secchi: la farina setacciata, 250g di zucchero a velo, il sale, il baking powder e la buccia d’arancio grattugiata. Amalgamate bene, fermate la macchina e alzate il braccio. Con una spatola spostate la farina verso i lati in modo da creare una buchetta dove verserete tutti gli elementi liquidi, fate ripartire la planetaria ad una velocità bassa e versate i tuorli, l’olio di semi, la vaniglia e il succo di arancia filtrato. Quando tutto è ben amalgamato spegnete la macchina e con la spatola date una ulteriore girata per essere sicuri che non sia rimasta farina nel fondo. Mettete da parte il tutto. Ora montate le chiare, io non ho una seconda ciotola per la planetaria, ne ho trovata una che all’interno ha il fondo arrotondato e la base gommata che si inserisce bene nella planetaria anche se non la blocco. Mettete nella ciotola i sette albumi, inserite la frusta e montateli a media velocità sino ad ottenere una leggera schiumetta. Versate dentro la punta di cremor tartaro, continuate a montare sino ad ottenere una schiuma più densa (lo chiamano becco morbido) e cominciate ad aggiungere lo zucchero, un cucchiaino alla volta. Alla fine aumentate la velocità sino ad ottenere un composto ben fermo. Ora, a mano, unite gli albumi ai tuorli, poco alla volta girando
con la spatola da sotto a sopra in modo fermo ma facendo molta attenzione a non smontare gli albumi. Versate delicatamente il composto nello stampo. A questo punto passate un coltello o una spatola bagnata con acqua tra il composto e la parete dello stampo. Bagnando la lama diverse volte, si formerà dell’umidità e darà vita a una camera d’aria che aiuterà la cottura e il distacco del dolce. Infornate il tutto per 55-60 minuti, fate sempre la prova stecchino, alla fine dovete ottenere un bel colore dorato. Il dolce deve freddare rovesciato per evitare che si sgonfi. Sistemate quindi una griglia leggermente imburrata sul tavolo e, dato che il mio stampo non ha piedini sistemo 4 piccoli spessori sui quali appoggiare lo stampo rovesciato. Lasciate lì la torta sino a quando non si fredda. Coraggio, abbiamo quasi finito! Adesso che il dolce è freddo, se non si è staccato da solo, prendete una spatola e passatela tutto attorno. Fatelo anche per il cono centrale, premete il fondo dello stampo che si staccherà liberando il dolce dalle pareti. Con un coltello liberatelo anche dal cono e appoggiate il tutto sul piatto scelto. Decidete quale parte volete che rimanga sopra e decidete come guarnirlo; potete spolverare con zucchero a velo o versando una glassa all’arancia e guarnire con frutti di bosco. È un dolce che si può anche surgelare.
TRIPPA ALLA ROMANA INGREDIENTI • 1/2 cipolla • 450g di trippa già bollita, pronta alla cottura. • 1/2 carota • 2/3 rametti di menta romana, anche di più non le fa male • 1 costa di sedano • 5/6 chiodi di garofano
• 1 bella manciata abbondante di pecorino • 1 scatola di pelati • 1/3 di bicchiere di vino bianco • peperoncino a piacere • basilico a piacere • sale e olio
PREPARAZIONE
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el piatto della Tajine mettiamo tutti gli ingredienti assieme: la cipolla a pezzetti, la trippa tagliandola prima a strisce poi a pezzi di una decina di centimetri, il peperoncino, la carota
a pezzetti, le foglie di menta romana, la costa di sedano, le foglie del basilico, i chiodi di garofano, una bella manciata abbondante di pecorino, sale e olio (per chi parla “romano” 5 o 6 giri col “buzzico”). Mettete sul fuoco col coperchio per una decina di minuti, poi scoprite. Qui dovete fare attenzione perché quando la trippa si asciuga tende ad attaccarsi al fondo (non è una pentola antiaderente), dovete quindi girare spesso. È il momento di sfumare col vino. Date una mescolata e quando è evaporato l’alcol aggiungete i pelati. Una mescolatina e fate insaporite per una decina di minuti, quindi aggiungete mezza lattina d’acqua, coprite e fate cuocere per 30/35 minuti. Togliete il coperchio solo verso la fine cottura per controllare se è troppo asciutta, altrimenti il vapore esce e la pentola perde la sua caratteristica! Servite con un po’ di pecorino sopra e… Viva la Tajine!
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MAGNAROMA
CIBO: LO SPRECO È INQUINAMENTO
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ar scadere, non consumare, lasciare, buttare cibo significa buttare denaro ma anche inquinare pesantemente. Solo il continente europeo genera ogni anno tra i 118 e i 138 milioni di tonnellate di rifiuti organici. Di questo enorme ammontare, oggi solo circa il 25% è riciclato in compost di alta qualità. Per la maggior parte, i rifiuti organici (che comprendono anche gli alimenti) sono smaltiti in discarica generando emissioni incontrollate di grandi quantità di gas a effetto serra. Insomma sprecare significa inquinare, altro motivo per tenere sotto controllo i consumi.
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OROSCOPO DI MARZO
di Alehandra
ARIETE 21/3 · 20/4 In parte e il vostro mese. Ve ne accorgerete, perché il 6 sono entrati nel vostro segno Mercurio e Venere. Dunque? Dunque è tornata la voglia di buttarvi e di osare. Soprattutto dal punto di vista professionale godrete di appoggi e intuizioni: sarà un periodo giusto per fare contratti, vendere o acquistare. Attenzione a Marte in Capricorno dal 17. Aumenterà la fatica lavorativa.
MARVIN GAYE
2/4/1939
BILANCIA 23/9 · 22/10
BELLA THORNE
8/10/1997
TORO 21/4 · 20/5 Sarà un mese di ripensamenti e di ripiegamento in voi stessi. Complici Venere e Mercurio che entrano in Ariete, sarete portati a riflettere su problemi che avete trascurato negli ultimi mesi. A fine mese sentirete un forte impulso a cambiare certi comportamenti. Assecondate le richieste del vostro corpo: prima rallentate e poi, a fine mese, ritornate esplosivi.
GRIFFON RAMSEY
23/4/1980
SCORPIONE 23/10 · 21/11
PEWDIEPIE
24/10/1989
GEMELLI 21/5 · 21/6 Febbraio è stato un mese un po’ fiacco. L’opposizione di Marte in Sagittario e la quadratura dei pianeti in Pesci vi hanno reso timorosi su tutti i fronti: famiglia, amore, lavoro. Sarà l’ingresso di Venere e Mercurio in Ariete a ridarvi leggerezza, buon umore, ottimismo. La fine del mese sarà dunque un buon momento per fare progetti e dargli forma.
JURGEN KLOPP
16/6/1967
NICOLE SCHERZINGER
29/6/1978
KAREN GILLAN
28/11/1987
STEVE CARELL
16/8/1962
AARON RAMSEY
26/12/1990
BLAKE LIVELY
25/8/1987
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È un mese ambiguo perché il quadro astrale suggerisce che avrete una grande forza ed energia ma anche una dose troppo piccola di pazienza e tolleranza. La battaglia potrebbe svolgersi in famiglia, visto che anche Venere è in posizione dissonante. Marte a fine mese si congiungerà con Saturno: sarà il tempo di affrontare il nocciolo delle questioni.
ACQUARIO 21/1 · 19/2
SASHA BANKS
26/1/1992
VERGINE 23/8 · 22/9 Febbraio è stato un po’ faticoso e voi arrivate a marzo leggermente annoiati. Avete bisogno di cambiare diverse cose e di avventurarvi su nuovi sentieri. Marte permane in Sagittario fino al 16 e sarà in buon aspetto con Urano: un quadro che fa pensare che ce la farete. Poi il 17 entrerà in Capricorno e, infine si unirà a Saturno. Ciò significa che avrete molta energia!
Ariete è un segno che vi è amico, per cui l’ingresso di Venere e Mercurio dal 6 sono una buona notizia anche per voi. Sarete più sensibili, razionali, determinati, energici. Anche Venere ha un aspetto positivo: è un periodo nel quale sarete particolarmente audaci, sexy, affascinanti. I nati nell’ultima decade, causa trigono di Urano, saranno attratti da persone eccentriche.
CAPRICORNO 22/12 · 20/1
LEONE 23/7 · 22/8 Andate incontro alla primavera e marzo è partito a razzo. Periodo favorevole per viaggi e iniziative economiche. In generale, il quadro astrale consiglia più prudenza e maggiore pianificazione. A fine mese, il 31, la Luna piena in Bilancia potrebbe spingervi a litigare con chi ha obiettivi diversi dai vostri. Prima di parlare mordetevi la lingua.
Le stelle da tempo hanno un aspetto positivo. Sarà un periodo interessante, nel quale avere le risposte che aspettavate o concludere importanti accordi. Da metà mese in poi sarete spinti a rallentare e a mettere in dubbio la lista delle priorità. Attenzione alla Luna piena del 31: potrebbe indurvi a contrasti e discussioni non volute.
SAGITTARIO 22/11 · 21/12
CANCRO 22/6 · 22/7 È un mese nel quale potrebbero esasperarsi delle contraddizioni. Dipende dal quadro strale: Venere e Mercurio in Ariete da inizio mese e Marte dal 17 in Capricorno (lì si trovano, in opposizione, Saturno e Plutone). Tutto questo significa che potreste arrivare a scontro finale con chi non ve la dà vinta. D’altra parte siete pieni d’energia e l’amore è protetto da Giove in Scorpione.
C’è tensione nervosa. Venere e Mercurio entrano il 6 in Ariete e si oppongono al vostro Sole: significa che ragionerete molto su alcuni cambiamenti e se è il caso di portare ancora avanti rapporti che forse non sono giusti per voi. Sarete coraggiosi e determinati, vogliosi di ristabilire priorità anche a costo di vivere alcuni momenti di difficoltà.
È decisamente un bel cielo quello che si prospetta a marzo. A inizio mese avete già provato i brividi dell’amore. Ciò vale sia per chi è single che per chi è in coppia. Con il passare delle settimane sentirete invece la voglia di riflettere su voi stessi. A fine mese la Luna piena in Bilancia vi renderà piuttosto nervosi. Misurate le parole ed evitate di incrinare i rapporti.
PESCI 20/2 · 20/3
BUDDY VALASTRO
3/3/1977
L’anno è partito lento ma ricordatevi che Giove, Saturno e Plutone manterranno le promesse. In particolare, il secondo vi ricorda che dovete muovervi con prudenza, senza accelerare i tempi. Arrivano anche riconoscimenti dal punto di vista lavorativo e voi vi sentite pronti a realizzare nuovi propositi. Alti e bassi dal punto di vista economico: i sacrifici sono necessari.