4 minute read

VERSO IL 2030

Nel 2030 il nostro mondo cambierà, così come sta già cambiando quello che abitiamo adesso, giorno dopo giorno, perché il futuro non è qualcosa di inimmaginabile e lontano, ma qualcosa che sotto i nostri occhi si disvela quotidianamente. Tra meno di una decina d'anni le giornate scorreranno nell'assoluta normalità, in maniera ordinaria, ma saranno rese straordinarie dagli strumenti e dai mezzi tecnologici che utilizzeremo. Basta chiudere gli occhi e questo futuro appare già qui, a due passi da noi. Avremo frigoriferi intelligenti che ci segnaleranno cibi e bevande che stanno per terminare o scadere; avremo automobili in grado di connettersi con tutti gli altri veicoli in transito e con la segnaletica digitale, per evitare collisioni e per permetterci di poter riposare durante i lunghi tragitti percorsi; ci saranno uffici interattivi in grado di accendersi e avviarsi all'arrivo del lavoratore e robot intelligenti capaci di comunicare fra loro rendendo alcune mansioni più celeri, precise e agili. Ma la rivoluzione più importante sarà in ambito sanitario, con simulazioni di interventi chirurgici a distanza da parte di equipe mediche o check-up vitali in tempo reale attraverso l'uso di dispositivi in grado di trasmettere tutte le informazioni in ottica salvavita e prevenzione. Tutto questo e molto altro ancora sarà esperienza ordinaria. Una rivoluzione tecnologica e digitale che aprirà le porte alla realtà mista, mix tra realtà immersiva e quella virtuale, accompagnandoci nel metaverso. Transizione ecologica e digitale connotano già oggi la direzione del nostro futuro. Una sfida che tocca direttamente più livelli di responsabilità, quello istituzionale, economico-produttivo, sociale e culturale. Nessuno può prescindere allora da una riflessione sul mondo che ci aspetta domani e quali siano le leve da considerare perché le opportunità siano superiori alle sfide ed ai rischi che ogni cambiamento inevitabilmente dischiude. Istituzioni, Università e centri di ricerca, imprese, associazioni datoriali, associazioni culturali e del terzo settore, singoli cittadini di fronte ad uno scenario sempre dinamico, con così grandi accelerate e con non poche incognite, si interrogano continuamente. Ma, come stanno cambiando le nostre priorità, aspettative e strategie? Si è davvero consapevoli della dirompenza di que- sto scenario e soprattutto si è in qualche modo pronti e predisposti ad un così grande cambio di passo?

Le proiezioni futuriste, come le case intelligenti, i sistemi di informazioni del traffico automatizzati, alter-ego virtuali, proiezioni maxi-olografiche, macchine che monitorizzano i guasti, microchip nella pelle che allertano in caso di emergenza, sono basate su tecnologie esistenti o in fase di ricerca e sviluppo, come documentato nel libro “The Future is Already Here (But We Don’t Know It Yet)”, del prof. Vito Di Bari, studioso esperto di futuro, barese di origine, oggi negli Stati Uniti al fianco di numerose imprese e centri di ricerca. Abbiamo chiesto a lui, presente anche ad un evento al Teatro Petruzzelli organizzato da Acquedotto Pugliese, di raccontarci dal suo osservatorio privilegiato internazionale, gli scenari che abbiamo di fronte rispetto a macro temi quali Mobilità, Energia, Domotica e non solo, alla luce di studi, ricerche, sperimentazioni e progetti che pongono sempre al centro un domani che è già “oggi”.

Per il prof Di Bari, “transizione ecologica e digitale sono ambiti che convivono secondo un trend divergente, perché quella ecologica purtroppo sta precipitando su valori molto poco consoni rispetto alla qualità della vita nostra e del nostro Pianeta con preoccupanti alert da considerare, mentre quella digitale si sta spostando in maniera esponenziale verso un futuro assolutamente aperto, gesti- bile, controllabile e soprattutto amico. Allora queste due tendenze che correttamente vengono messe insieme perché sono le due che determinano la direzione del nostro futuro andrebbero riallineate e viste in ottica di collaborazione sinergica l’una con l'altra”. I dubbi e le perplessità però di certo non mancano. “Al mondo vi sono diverse scuole di pensiero. Io appartengo a quella dei cosiddetti futuristi umanisti e quindi ottimisti per definizione. Sono persuaso che il controllo derivante dall'utilizzo corretto delle potenzialità degli strumenti di intelligenza artificiale ci consentirà di gestire al meglio anche quelle risorse naturali che abbiamo sperperato negli ultimi 100 anni, a partire dalla nostra preziosissima acqua. Non basterà ovviamente la mano tecnologica, come in tutte le rivoluzioni, ma sarà necessario un altro fattore sempre più importante, quale è la coscienza civica diffusa. Non riusciremo a svoltare la curva del depauperamento delle risorse naturali se non sapremo applicare il fattore della responsabilità umana alla evoluzione esponenziale delle tecnologie. Esse sono qui solo per aiutarci e ancora una volta dipenderà dall'uso che ne faremo noi e quindi dalla coscienza civica che guiderà le nostre azioni. Questo ci richiama anche un ruolo di responsabilità sull’educazione e formazione continua, perché le giovani generazioni ci stanno dando segnali di disponibilità e di apertura, che vanno coltivati mettendoli al centro di questa rivoluzione. Allora diamo spazio e fiducia ai giovani!”

Vito Di

Dinanzi a questo profondo cambiamento, una delle più grandi prove dell'era moderna sarà proprio quella dell’approvigionamento energetico, una sfida che sarà affidata alle multiutilities, il cui ruolo inevitabilmente sarà centrale.

Su questo tema prosegue Vito Di Bari:

“La necessità di porre l'accento sulla produzione di nuova energia per supportare questa grande iniezione di innovazione tecnologica ci porrà inevitabilmente di fronte a sfide e scelte. Va fatta una distinzione fra multiutilies pubbliche e quelle private. Il ruolo “pubblico” sarà di grande supporto perché le soluzioni siano guidate dagli interessi delle comunità e dei territori. Acquedotto pugliese ad esempio è in questo contesto probabilmente un campione di eccellenza. Dove le multiutilies sono private ovviamente cercheranno di combinare il pro- prio interesse privato con la scarsità di risorse con un inevitabile approccio diverso sul mercato dell'energia”.

E allora, in questo scenario globale in grande accelerazione, come si colloca il Mezzogiorno in generale e la Puglia nello specifico?

“Per me la Puglia potrà giocare una grande partita e non lo dico solo da barese legato alla propria terra. Sarà un nodo essenziale così come lo fu ai tempi delle Repubbliche marinare Venezia, per la sua posizione strategica di collegamento fra i Paesi attualmente evoluti e quelli in via di sviluppo e per la sua capacità di attrazione. Io ritengo che se guidata bene la Puglia possa concretamente diventare la Silicon Valley del futuro per le sue potenzialità, per l’influenza e la prossimità che essa avrà sui paesi del Mediterraneo, in grande espansione di domanda e appetibili interlocutori rispetto alle sfide tecnologiche. Credo si trovi strategicamente in una posizione assolutamente vantaggiosa, e sono convinto possa avere un grande futuro davanti. Lo dobbiamo credere fino in fondo anche per il valore delle intelligenze e per la qualità delle risorse e dei modelli di sua gestione, che sono virtuosi e di grande esempio e ispirazione già oggi per tanti”.

Anche la sfida del PNRR in questo senso potrà accompagnare con investimenti strategici le azioni messe in campo da tutti gli stakeholders del territorio, nel segno di una leadership tecnologica e sostenibile a sostegno del cambiamento.

This article is from: