Scautismo in Liguria - SIL 46

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Mongol Rally: due scout e un Rally, di beneficienza in terre sperdute

Resilienza e immaginazione.

Ponte Morandi: scout al servizio

Speciale Assemblea 2018 le relazioni di comitato, branche e settori

ScautismoinLiguria 4

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Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N° 46/anno X - Novembre 2018


Editoriale Pag. 3 Resilienza e immaginazione

Speciale Assemblea 2018 pag. 5 Relazione 2017/2018 del Comitato Regionale

pag. 13 Relazione della branca Lupetti e coccinelle

pag. 14 Relazione della branca Esploratori e Guide

pag. 16 Relazione della branca Rover e Scolte

pag. 18 Relazione del settore Giustizia Pace e Nonviolenza

pag. 19 Relazione del settore Protezione Civile

pag. 20 Relazione del settore Competenze

pag. 20 Foulard Bianchi: un viaggio tra comunità e settore

pag. 21 Azioni prioritarie regionali 2018 - 2021

Essere capi oggi Pag. 23 Mongol Rally: lo scautismo lungo le strade sterrate della Mongolia!

Pag. 26 Genitori e Capi

Old but Gold Pag. 28 Credere nella politica per ascoltare la storia

Pag. 29 Ribelli per amore

Passato prossimo Pag. 30 Ponte Morandi, scout al servizio

Pag. 32 Roverway nei Paesi Bassi

Pag. 34 Con il tuo passo

Fare Scautismo Pag. 36 "Chi cercate?" Lourdes luogo di incontro e di incontri

Zoom Liguria

pag. 38 Gli scout si pre-occupano dei torrenti genovesi

Pag. 39 Nuove e vecchie dipendenze spunti di riflessione

Mondi Paralleli

pag. 41 La comunità di Banchi

Pag. 26 Scoutball che passione!

Spiritualità scout pag. 43 La partenza l'ha inventata Gesù?

Bacheca Le Gioiose pag. 44 Base San Francesco

Pag. 46 Sogno d'una notte di mezza estate

Scautismo in Liguria - La redazione Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16123 Genova Tel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08 Aut. del Tribunale n. 23 del 5 novembre 2004 Direttore Responsabile: Giuseppe Viscardi Direttore: Francesco Bavassano Redazione: Carlo Barbagelata, Stefano Barberis, Stefano Cavassa, Aurora Congiu, Daniele Boeri, Andrea Borneto, Stefano Celentano, Giorgio Costa, Stefania Dodero, Doris Fresco, Amelia Moro. Foto di copertina: Luca Frisone

Hanno collaborato: Il Comitato regionale, gli incaricati alle Branche e i referenti ai Settori, Stefano Benvenuto, Andrea Bosio, Martina Isoleri, Stefano Zec, Genova XX, Fondazione Le Gioiose. Impaginazione: www.gooocom.it Stampa: Pixartprinting Spa Finito di impaginare il 30 ottobre 2018 La tiratura di questo numero é stata di 1300 copie. Comunicazioni, articoli, foto e altro vanno inviati all'indirizzo stampa@liguria.agesci.it


Tempi intensi quelli che stiamo vivendo dopo il crollo del viadotto Morandi, come genovesi ma anche liguri. Il qui e l’ora si sonopresi di prepotenza la nostra attenzione. Prima incredulità e dolore, poi un’atmosfera surreale tra disagio e fermento: problemi che diventano abitudini, attesa e mobilitazione per una ripartenza. Nel frattempo… Un gruppo di camicie azzurre sul molo della Nave Diciotti, Agesci che si schiera a fianco della diocesi. Magliette rosse per #restareumani. Prima gli Italiani. Toni dello scontro sociale e istituzionale che si alzano, voci preoccupate richiamano a gravi momenti storici. Ci sono alcune somiglianze tra queste due situazioni affiancate solo dagli eventi. In entrambe c’è bisogno di resilienza, saper resistere non lasciandosi abbattere dagli eventi, di immaginazione, saper uscire dalle gabbie della realtà dando vita alle idee. Se ci pensiamo, due termini che ci sono già familiari: la resilienza di camminare sotto la pioggia a 2500 metri e l’immaginazione per un’impresa o un grande gioco sono già roba nostra. In questo contesto penso che l’equilibrio tra azione educativa e attivismo su temi sociali sia una sfida del nostro

editoriale

Resilienza e immaginazione. presente in Agesci. L’indignazione contro la mancanza di umanità, ad esempio, è manifestata da tanti capi, anche da me. Ma è sufficiente gridare da dietro la trincea che oggi è tristemente chiamata "buonista"? Abbiamo chiari i rischi di ritrovarci troppo vicino a movimenti o partiti, schiacciati in un muro contro muro tra fazioni? Scontro che per definizione rinuncia a parte della verità quando serve assestare un colpo più forte all’avversario. Attenzione: non dico che non dovremmo schierarci, ma nel quando e nel come sta una bella fetta della nostra scelta politica. I nostri riferimenti alti, come le Aquile Randagie (l’ultima in vita Don Giovanni Barbareschi ci ha lasciato da poco) ci chiedono scelte all’altezza dello stile scout. Noi non scegliamo la via facile, siamo per i dettagli, anche i distinguo quando servono, il pensiero critico, la cura del singolo, siamo per la fatica fatta in prima persona e non sempre ripagata. Diamone testimonianza anche nel nostro servizio primario di educatori, facciamolo insieme alla Chiesa! Buona lettura, Francesco

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Speciale assemblea 2018

A tutti i soci adulti di AGESCI Liguria Carissimi, con la presente vi comunichiamo che

domenica 2 dicembre 2018

a Genova presso i locali del Consorzio Pianacci (PalaCEP) via della Benedicta 14 https://goo.gl/maps/FE7LdxfnVto

con inizio alle ore 9:00 (iscrizioni dalle 8:30) si terrà la

67a ASSEMBLEA REGIONALE di AGESCI Liguria

con il seguente ordine del giorno: 1) discussione e votazione della relazione del Comitato regionale 2017-2018 2) discussione e votazione del Programma regionale 2018-2019 3) attività “In-Competenza” 4) chiamate al servizio al ruolo di: - Responsabile regionale femminile - Incaricato al Coordinamento Metodologico - Incaricata alla Formazione Capi - Incaricato alla Branca E/G - Incaricata alla Branca R/S - Incaricato alla Branca R/S 5) varie ed eventuali Attenzione: la descrizione dettagliata dell’attività “In-Competenza” arriverà via mail a tutti i gruppi. Vi segnaliamo solo che la prima parte dell’attività si terrà SABATO 1° DICEMBRE (pomeriggio e sera) e sarà ad iscrizione. Quindi tenetevi liberi e saprete tutto a brevissimo!! La S. Messa verrà celebrata in giornata. Si partecipa in uniforme. Votano tutti i soci adulti censiti e nessuno può avere più di una delega. La quota individuale per la partecipazione all’Assemblea è di 3€. Pranzo al sacco. Sarà disponibile un servizio bar e babysitting (quest'ultimo se richiesto in anticipo in segreteria regionale). L’Assemblea terminerà alle ore 17:30. I Responsabili e l'Assistente Ecclesiastico regionali Davide Sobrero - Laura Quaini - don Giorgio Rusca 4


A cura di Davide Sobrero, Laura Quaini, Don Giorgio Rusca, Federica Berlanda, Luca Frisone, Eleonora Sodano, Mario Garbarino, Ilena Giuradei

Relazione 2017/2018 del Comitato Regionale

È di nuovo settembre, tempo di verificare e ripartire, dopo esserci “riposati” in questa movimentata estate 2018.

tribuiti a zone e regione. Infatti, le Azioni prioritarie nascono proprio dalle esigenze delle zone (in particolare espresse nei Progetti di zona), integrate dalle suggestioni delle Strategie nazionali di intervento e che noi abbiamo voluto arricchire con gli stimoli giunti dalle pattuglie delle branche.

Vorremmo iniziare la nostra verifica/racconto/relazione dalla fine, dall’ultimo appuntamento regionale dell’anno scorso: il Consiglio regionale di settembre, svoltosi nella splendida cornice della base di Cairo Montenotte. È stato un Consiglio partecipato e ricco, dove le voci di tutti si sono armonizzate per arrivare a definire linee guida comuni.

Le Azioni stabiliscono fondamentalmente le priorità tra i compiti già previsti per il livello regionale, cerniera tra i territori (zone) ed il resto dell’associazione. Per questo motivo sono state definite in Consiglio regionale, luogo di sintesi del pensiero che arriva dai territori (tramite i Responsabili di zona e i Consiglieri generali eletti nelle zone stesse) col respiro più ampio dell’intera associazione.

Lì abbiamo approvato le nuove Azioni prioritarie regionali, che trovate pubblicate su questo SIL e che faranno da guida per il livello regionale nei prossimi tre anni. A partire da queste, di anno in anno, verrà elaborato il programma annuale, votato come sempre dall’assemblea. Si tratta dell’ultimo tassello della riforma Leonardo che approda in regione e che va a sostituire il Progetto regionale, non più previsto a causa dei nuovi ruoli at5

Guardando un po’ più indietro, la prima parte dell’anno è stata il tempo del percorso per le comunità capi sul discernimento, fino all’evento nazionale delle route delle “Comunità in cammino”. Ha partecipato con varie modalità al percor-


so la stragrande maggioranza delle comunità capi, rimarcando spesso la fatica di affrontare tematiche complesse come queste ma con molta voglia di mettersi in gioco in qualche modo.

assembleare, al punto da essere scesi sotto il quorum nel corso della giornata. Ci sembra un passaggio molto critico per il sistema di rappresentanza dell’associazione.

Ora che un po’ di tempo è passato, forse è il momento di chiederci (tutti) cosa ha lasciato in noi capi questo cammino. Ci è servito a capire come raccogliamo la sfida delle complessità che ci circondano? Ci ha reso più competenti o ci ha fatto solo un po’ paura?

Ogni luogo di democrazia è chiamato a stabilire procedure per permettere un’effettiva condivisione delle esigenze di tutti, senza compromettere la sostenibilità del sistema stesso (sarebbe inimmaginabile un’associazione che riunisce tutti i suoi soci per prendere ogni minima decisione: ogni sistema sceglie quali decisioni prendere collegialmente e quali tramite rappresentanti).

Il percorso nasceva da uno stimolo preciso da parte dei capi (“vogliamo strumenti per ragionare sulla complessità delle situazioni”) ma è evidente che non potesse esaurire questa esigenza. Continuiamo a sentirla o ci siamo un po’ seduti dopo la strada percorsa? I momenti di partecipazione assembleare, nel sistema ormai consolidato delle due assemblee, ci hanno mostrato luci ed ombre. Note positive vengono dalla ampia partecipazione all’assemblea plenaria di novembre 2017, nella quale oltre ai mandati democratici usuali (verifica dell’anno passato, programma di quello futuro, elezioni) ci siamo presi un tempo per un contributo sul tema del discernimento da parte di alcuni ospiti importanti (p. Stefano Gorla e Maria Paola Gatti, incaricata nazionale Formazione Capi). Altrettanto positivo il lavoro sulla verifica del Progetto regionale in scadenza fatto durante l’assemblea per delegati di aprile. Nota negativa invece la scarsa partecipazione a questo secondo momento 6

Al netto che il sistema attuale sia perfezionabile, come è ovvio, resta il fatto che chi è chiamato a rappresentare altri non può esimersi dal farlo almeno con la sua presenza, si tratti di una singola assemblea o di altro. È stato un episodio isolato nato da una qualche coincidenza astrale e non dobbiamo preoccuparcene? Sono i meccanismi che andrebbero modificati (come)? Chi rappresenta altri, nei vari livelli, è consapevole di ciò che è chiamato a fare? Siamo immersi in una società che di certo non vive al meglio la partecipazione alla cosa comune, abbiamo anticorpi sufficienti? Il tema della partecipazione era nel vecchio Progetto regionale ed è confluito nelle nuove Azioni prioritarie, segno che è ancora molto caldo. Ci piacerebbe quindi sapere cosa ne pensiamo, tutti. Cercheremo anche di immaginare nuovi modi e occasioni per raccogliere questi stimoli, ma fate sentire le vostre voci e le vostre idee! Non siamo


una federazione di gruppi e non ci sembra che lo vogliamo diventare.

partecipazione: la sostenibilità del servizio.

E se allarghiamo lo sguardo al di fuori della nostra associazione, non possiamo non notare che in questo momento storico gli spazi di partecipazione sociale, civile e politica siano sempre meno frequentati. Crediamo che lavorare su questo tema noi per primi, diventando più consapevoli di ciò che viviamo senza far finta che lo scautismo sia un’isola felice che resta uguale a se stessa e non un soggetto vivo e inserito in un contesto, possa portare anche frutti inaspettati di cui c’è davvero molto bisogno.

Anche in questo ambito di certo non possiamo far finta di non essere immersi in un contesto: se la nostra è la società della “precarizzazione”, del “multitasking”, del “vorrei ma non ho tempo”, sarebbe assurdo pensare che il nostro servizio sia esente da tutto questo. Sicuramente è un’altra riflessione comune da fare, pur rispettosi delle modalità e delle esperienze dei singoli. Se come Comitato possiamo fare nel concreto ciò che è nelle possibilità del nostro livello decisionale (il pre-assemblea di formazione per poter accorpare gli impegni in un solo fine settimana, la riorganizzazione del calendario degli incontri di Consiglio e Comitato regionali, un fattivo impegno nel promuovere in associazione nuove modalità per l’iter di Formazione capi…), siamo perfettamente consapevoli che il tema è ben più complesso e che entra a piè pari nella vita delle singole comunità capi, una diversa dall’altra, per non parlare dei singoli capi.

Parlando di partecipazione viene facile il collegamento alle reti. Segnaliamo la collaborazione con Libera, con ANPAS, con il CNSAS, con la Pastorale regionale, con il Seminario… solo per citarne alcune senza pretesa di esaustività. In ambito scout prosegue positivamente la collaborazione con il MASCI. Con loro e con il CNGEI abbiamo in particolare condiviso sul territorio genovese gli interventi di servizio a seguito del crollo del ponte Morandi. Proprio in occasione di questo momento critico abbiamo dimostrato ancora una volta la capacità di essere pronti a cogliere le esigenze del territorio e delle persone e, facendo rete, a mettere in atto possibili risposte. Il nostro servizio sul posto continua ancora e cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i capi e gli R/S che lo stanno portando avanti o che comunque, in qualche modo, hanno partecipato.

Siamo chiamati ad imparare come abitare questo tempo, ragionando e innovando le modalità con cui proponiamo lo scautismo nei nostri quartieri e nei nostri territori. La strada è tutta da inventare, ma esplorare è esattamente il nostro “mestiere” di scout come nella primissima intuizione di B-P. Non dimentichiamocelo e iniziamo a cercare! Ed ora spazio alle altre “aree” di intervento su cui agisce il Comitato, tramite i suoi diversi incaricati.

Chiudiamo con un’altra sollecitazione che continua ad emergere, e non ci sembra casuale il parallelo col tema della 7


COORDINAMENTO METODOLOGICO L’anno appena trascorso ha visto due approcci in parallelo per il Coordinamento Metodologico: il consolidamento di percorsi e relazioni già esistenti e la ricerca di nuove spinte. All’inizio dell’anno si è sviluppato il percorso nazionale sul discernimento cercando di essere di supporto e stimolo ai capi della regione. In modo particolare, si è deciso di dare uno spazio al tema del discernimento in assemblea plenaria regionale, in modo da raccogliere stimoli e interrogativi che potessero aiutare la rielaborazione e i lavori della comunità capi. Approfondire la tematica del discernimento ha portato alcune comunità capi ad interrogarsi sul “educare all’affettività”. In tal senso è stato interessante poter partecipare a loro riunioni con parte del cosiddetto “pattuglino amore” (che l’anno precedente aveva sviluppato la riflessione sul tema dell’amore e successivamente aveva organizzato il convegno “Che confusione... sarà perché ti amo!”), per accompagnarli nel loro progetto tramite spunti iniziali. Nell’anno, inoltre, si è proseguito il lavoro di collaborazione con le branche, cercando di entrare nel vivo degli eventi per ragazzi che la regione propone, incontrando i capi delle Piccoli Orme, dei Campi di Competenza e delle ROSS; inoltre partecipando ai Guidoncini Verdi e alla verifica di fine anno delle pattuglie di branca regionali. Anche quest’anno è proseguita la formazione al ruolo di IABZ con il contributo delle branche, attraverso una riunione di pattuglia regionale interbranca che aveva come tematica la competenza e la competenza nel ruolo dello IABZ. Si è anche ultimato, con la Formazione Capi, un documento, che ha lo scopo di chiarire il ruolo dello IABZ, non solo ai diretti incaricati, ma anche al Comitato di zona 8

e ai singoli capi che partecipano a zona, in modo da rendere più efficaci le riunioni di branca di zona e migliorare l’interconnessione tra regione e zona; tale documento è stato condiviso e discusso anche in Consiglio regionale. Il coordinamento metodologico si è spinto quest’anno a far nascere e attivare i vari settori in Liguria, in modo che possano cooperare proficuamente con Formazione Capi e branche. Una priorità su cui hanno lavorato Coordinamento Metodologico e Formazione Capi è stata la competenza; ciò si è concretizzato nell’aver trovato un incaricato per il settore Competenze, che si è attivato da subito per avere una mappatura delle possibili figure di riferimento in Liguria, tramite le branche e anche in collaborazione con MASCI e CNGEI. Durante l’anno il Coordinamento Metodologico nazionale ha fornito un’altra occasione di formazione per i nostri capi organizzando, in collaborazione con il settore Foulard Bianchi, un convegno sul tema della disabilità. Il convegno è stato anticipato da un questionario inviato ad ogni comunità capi, per poter avere al convegno un “quadro” realistico della situazione attuale in Italia in riferimento a tale tematica. La Liguria ha partecipato al convegno “Con il tuo passo” con un gruppo di capi interessati, che hanno successivamente fornito al comitato regionale una relazione, che verrà pubblicata su SIL. Speriamo che quest’esperienza per la Liguria sia stata solo un incipit per poter in futuro approfondire la tematica con il settore regionale dei Foulard Bianchi. Altro ambito che ha iniziato a prendere luce in Liguria è stato quello dell’educare tramite l’ambiente acqua, sviluppato principalmente dalla zona Tre Golfi con il supporto alla neoincaricata al settore Nautico. Altra iniziativa legata a questa


Rispetto alla formazione capi gruppo, siamo stati coinvolti nella stesura-diffusione-rilettura del questionario rivolto a tutte le CoCa e ai capi gruppo d’Italia circa i loro bisogni formativi: il lavoro, che ha visto circa 10000 risposte, è stato poi sintetizzato al seminario nazionale sui capi gruppo che si è svolto a gennaio a Roma e al quale hanno partecipato con noi incaricati un responsabile di zona, un formatore campo capi gruppo e un capo gruppo. La Formazione Capi nazionale si è interrogata sui bisogni dei capi gruppo, sulla struttura dei Campi Capi Gruppo e sulle possibili evoluzioni della formazione a loro dedicata.

tematica che ha visto coinvolti alcuni nostri ragazzi è stata quella dell’attività sull’Amerigo Vespucci. Altro settore che ha re-iniziato a muovere i suoi passi è stato il settore Giustizia, Pace e Non violenza, in un primo momento semplicemente gestendo le Cambuse Critiche. Tutti questi sono ottimi punti di partenza per poter riuscire a sviluppare adeguatamente, nei prossimi anni, tematiche che supportino ed arricchiscano la nostra proposta per i ragazzi. FORMAZIONE CAPI L’anno della Formazione Capi si è concentrato sul portare a compimento gli ultimi mandati del Progetto regionale in scadenza e sul guardare al futuro con l’individuazione di nuovi obiettivi a breve e lungo termine.

In regione abbiamo provato ad offrire ai capi gruppo un campo, per ben due volte però annullato a causa di mancanza di iscritti: ci interroghiamo sul fatto che sulla figura più discussa e con più aspettative in associazione sia sempre segnalato il bisogno di intervenire con proposte formative ma queste vadano quasi sempre disattese. Ringraziamo di cuore lo staff che è stato in un cantiere aperto per diversi mesi. Col nuovo anno cercheremo sicuramente di fare considerazioni nuove.

Dal progetto, in particolar modo, sono proseguiti i lavori sul tirocinio e sulla formazione dei capi gruppo. Rispetto al primo, sono continuati i lavori del tavolo regionale del tirocinio, con qualche difficoltà a coinvolgere e reperire le informazioni e i referenti di tutte le zone; si è però costituito un bel gruppo di lavoro che a fianco dei formatori CFT sta provando a dare unitarietà e lettura d’insieme a questo particolare momento della vita dei nostri giovani capi. In seno al tavolo, sono stati rivisti alcuni aspetti dei CFT regionali e si è proceduto contemporaneamente ad aggiornare alcuni staff che erano in fase di affanno o di conclusione del proprio progetto di campo. Al di là della durata del progetto regionale, il tavolo del tirocinio proseguirà il proprio lavoro in quanto ritenuto un osservatorio strategico di lettura e condivisione.

Per la formazione quadri si è operato su due fronti: gli IABZ e il Consiglio regionale. Per gli Incaricati alla branca di zona si è proceduto ad offrire loro un momento formativo nel corso delle pattuglie di branca di inizio anno e a diffondere il documento che nel corso dell’anno scorso era stato stilato insieme al Coordinamento Metodologico e agli Incaricati alle branche. Si è invece sperimentata per la prima volta una seduta del Consiglio regionale (aprile) con un taglio più formativo rispetto alle altre. La tematica è stata quella del Progetto di zona e della lettura dei bisogni degli adulti, anche alla luce dell’imminente stesura delle Azioni prioritarie regionali. Per il futuro il Consiglio 9


ha deciso di mantenere questa occasione di confronto e di dedicare almeno uno dei tre incontri annuali per l’approfondimento di una particolare tematica. In seno ai lavori nazionali abbiamo contribuito alla rilettura delle linee guida della formazione quadri portando le nostre esperienze regionali e provando a farne sintesi con le altre regioni così da delineare un percorso ed un’azione comune. Il cammino annuale con i formatori ci ha visti impegnati nei classici incontri coi Capi Campo per la programmazione e definizione degli eventi. Si è conclusa la “ristrutturazione” degli staff CFT e si apre per il futuro la necessità di fare un focus sulla formazione metodologica, soprattutto quella L/C che ad oggi fatica ad offrire ai capi un secondo appuntamento regionale. La formazione formatori si è concentrata nell’organizzazione dell’ATT (Area Training Team), l’incontro dei formatori delle regioni del Nord-Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) che si è svolto a febbraio al Don Orione di Tortona (AL) e che, con il coinvolgimento delle branche regionali e dei rispettivi coordinamenti metodologici, ha offerto un’occasione di confronto sui vari eventi metodologici offerti. Contestualmente all’ATT si è svolto anche il primo incontro extra-regionale tra formatori CFT, prima esperienza di questo genere. L’evento nel suo insieme è stato un buon banco di prova nel confronto e nella condivisione delle varie esperienze particolari e ci ha permesso di intravedere ulteriori forme di collaborazione tra regioni. Come incaricati siamo stati direttamente coinvolti nel pattuglino nazionale con lo scopo di stilare il nuovo regolamento formatori che vedrà a breve l’approvazione da parte del Consiglio nazionale e la sua attuazione nelle regioni e nei campi nazionali. 10

Il cammino dell’associazione quest’anno si è concentrato soprattutto sul tema del discernimento e dell’accompagnamento degli adulti. Abbiamo così chiesto a tutti i campi di formazione regionali di offrire un percorso di catechesi che riprendesse il percorso e offrisse agli allievi un approfondimento specifico. Contestualmente, con l’aiuto di don Giorgio assistente regionale, abbiamo iniziato ad accogliere le istanze degli assistenti ecclesiastici di zona e di gruppo per costruire nel futuro prossimo occasioni di confronto e condivisione a supporto della loro preziosa presenza nelle nostre comunità. Parallelamente abbiamo incontrato il rettore del seminario regionale e progettato per il nuovo anno scout un cammino formativo per i seminaristi, propedeutico al servizio pastorale nei gruppi. In seno ai mandati del Comitato abbiamo lavorato fianco a fianco del Coordinamento metodologico nella revisione e rilancio dei settori regionali, seguendo in particolar modo i lavori del settore Comunicazione e del neonato settore Competenze. Si sono così aperte piste di lavoro che speriamo possano dare nel futuro occasioni fruttifere per la formazione degli adulti. Proseguono le collaborazioni con enti del territorio, in particolar modo con l’ANPAS per i corsi di primo soccorso e con il Soccorso Alpino genovese per offrire alle Comunità Capi e alle Comunità R/S momenti di formazione e prevenzione delle attività in ambiente. Ringraziamo il settore Protezione Civile che da questo anno si è reso disponibile a collaborare per migliorare le esperienze e le occasioni offerte. Nel corso dell’anno sono stati organizzati e proposti undici campi di formazione. Per mancanza di iscritti è saltato il Campo Capi Gruppo e per varie indisponibilità non siamo riusciti ad aprire il secondo


CFM L/C. Il CFM R/S è stato oggetto di un ripensamento che ci vedrà coinvolti nel futuro.

Il segno è quello di una realtà che, dopo aver chiesto aiuto ai gruppi per ripartire, in questi ultimi anni ha iniziato a “restituire” all’associazione e ai gruppi servizi e supporto, come nei suoi obiettivi.

In regione si sono così formati 255 capi, di cui 109 da fuori regione e 146 liguri che, sommati ai 18 nostrani che hanno partecipato al CFA, porta a 164 (il 15,04% dei censiti) il numero di adulti delle nostre Comunità Capi che hanno vissuto un campo di formazione nel corso dell’anno scout.

Infatti, sempre con il supporto economico della cooperativa, si è riusciti ad avere un custode della base di Vara nel periodo di maggiore presenza dei gruppi, in modo da offrire un servizio migliore (grazie Fabrizio!). La Fondazione Le Gioiose, nata per gestire le basi scout regionali sui mandati del Comitato regionale, ha proseguito nei lavori di manutenzione con il braccio operativo delle due pattuglie delle basi (grazie a tutti!).

A causa della ristrutturazione che il nazionale ha operato sui CFA, non ci sono stati eventi in regione nel corso del 2018: in accordo col nazionale torneranno però in Liguria nel corso del 2019 due campi.

È stato inoltre attivato il programma di prenotazione delle basi stesse che ha dato buoni risultati iniziali e che si continuerà a sviluppare.

ORGANIZZAZIONE In quest'anno abbiamo continuato il lavoro di semplificazione economica, dividendo in maniera più netta e chiara il conto AGESCI Liguria e quello delle due basi scout regionali, per maggior facilità di gestione e controllo.

Per finire, lo scorso anno è stato impostato un lavoro con la pattuglia comunicazione, che finalmente grazie alla disponibilità di un incaricato si è trasformata in un vero e proprio settore. Il loro importantissimo lavoro proseguirà sempre più al servizio di capi e ragazzi.

Grazie ai buoni risultati economici della cooperativa Lo Scoiattolo, la stessa ha potuto offrire ai suoi soci (tutti i gruppi liguri) un buono da spendere in cooperativa.

Qualche numero più dettagliato sugli eventi: Evento

Partecipanti liguri

Partecipanti da fuori regione

5 CFT 1 CFM L/C 1 CFM E/G 1 CAM L/C 1 CAM E/G

89 18 18 2 4

16 14 41 10 15

1 CAM R/S

15

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CCG

0

0 11

Liguri andati fuori regione per lo stesso evento 4 9 17 1 0 9 (+4 PER CFM R/S) 1


CFT Riviera di Ponente

CAM LC

CFT Cinque Terre

CFT Genova CFM EG CFM LC

CFM EG

CAM RS

CFT Beigua

CFT Riviera di Levante

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A cura di Carola Ursino e Fausto Lammoglia

Relazione della branca Lupetti e Coccinelle «Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. [...] C’è un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato» Qo 3, 1-3.

decidere come avremmo trattato questi argomenti; infatti, incaricati e formatori discutendo della necessità di “alzarsi” dal piano delle nozioni base, hanno concordato che la comunità, la giungla e il bosco saranno gli occhiali con cui all’interno della pattuglia, ma anche delle attività delle singole zone, si guarderanno i problemi contingenti e più vicini ai capi.

Ci sono tempi in cui è giusto fermarsi e riflettere. Mowgli ha imparato sulla sua pelle quanto sia importante progettare prima di buttarsi a capofitto in una caccia. Come lui, la branca L/C quest’anno ha rallentato il passo per guardarsi intorno: una pattuglia tutta nuova, un diverso modo di fare pattuglia, nuovi stimoli per la gestione degli eventi Piccole Orme.

Infine, abbiamo sperimentato il pattuglino Piccole Orme, proseguendo un percorso iniziato l’anno scorso. Il pattuglino si è giocato immediatamente sul campo e, dopo una necessaria verifica, ha ricalibrato e focalizzato meglio i suoi obiettivi e le sue competenze. Il bilancio è sicuramente positivo nelle possibilità di miglioramento intraviste, con l’ovvio bisogno di lavorare insieme per affinare quei meccanismi tanto importanti al fine di ottenere i massimi risultati possibili.

L’anno, quindi, è stato un lungo percorso di verifica e progettazione, svolto in sinergia tra gli incaricati di zona e i formatori della branca. Per prima cosa abbiamo cercato di rendere il più efficace possibile l’apporto delle esperienze e dei diversi punti di vista interni alla pattuglia. Così, tenteremo quest’anno di radicare il nostro lavoro nella storia delle zone filtrata dalla condivisione in pattuglia e riletta con gli occhi della formazione metodologica. In secondo luogo, guardando i dubbi dei capi della nostra regione e dei partecipanti agli eventi formativi, ci siamo interrogati sulle zone d’ombra che assolutamente devono essere rischiarate. Così, analizzando e sintetizzando le problematiche emerse abbiamo identificato i cardini su cui progettare i prossimi anni: la comunità educante e l’ambiente fantastico. La parte più feconda, però, è stata

La giungla ha tante lingue, tanti modi di parlare ai bambini ma, sopratutto, moltissimi modi di sussurrare a noi vie nuove e gioiose di fare educazione. Il nostro obiettivo (di noi IABR, degli IABZ e dei formatori) è stato e sarà quello di ascoltare con attenzione questi sussurri e di far sì che vengano ascoltati dalle comunità di branca delle zone in modo che possano diventare urli di caccia che sappiano infondere speranza, coraggio ed entusiasmo nelle piste che aspettano noi e i nostri fratellini e sorelline. Buona Caccia e Buon Volo Carola e Fausto

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A cura di Letizia Cazzolla e Giacomo Beretta

Relazione della branca Esploratori e Guide

«È bene che voi cerchiate di ricordare, per quanto possibile, le vostre idee di quando eravate ragazzi. In tal modo sarà possibile comprendere assai meglio i sentimenti ed i desideri del vostro ragazzo» BP il libro dei capi Il lavoro di pattuglia di quest'anno è iniziato con qualche difficoltà per l'avvicendarsi di alcuni IABZ e le nomine tardive di alcuni di loro, questo ha portato a dover riprendere quanto iniziato lo scorso anno. Nel solco delle riflessioni sulla competenza, intrapreso a livello regionale, siamo partiti con una pattuglia interbranca, con la quale abbiamo affrontato il tema dal punto di vista del ruolo dello IABZ, sia come formazione al ruolo (essenziale per i neo-nominati) sia dando spunti da rilanciare ai capi nelle zone di branca. Nei successivi incontri di branca ci siamo concentrati sui grandi del reparto, su cosa vuol dire per loro essere competenti e come può il capo aiutarli verso questa maturazione. 14

Abbiamo analizzato gli strumenti metodologici del Consiglio Capi e dell'Alta Squadriglia, ci siamo interrogati su come gli EG possano crescere in competenza in questi luoghi, abbiamo ricercato le difficoltà che incontrano i capi, ipotizzato soluzioni e accorgimenti e sottolineato aspetti metodologici. Da tutto questo è emerso che il Consiglio Capi è uno strumento utilizzato in tutti i reparti liguri, come pattuglia ne abbiamo solo sottolineato alcuni aspetti secondo la prospettiva della competenza. Durante la riflessione con gli IABZ,invece, abbiamo avuto la conferma che lo strumento dell’Alta Squadriglia sia poco utilizzato o legato, senza motivazioni importanti, a tradizioni consolidate, riteniamo quindi importante intraprendere un percorso di riscoperta e approfondita riflessione di questo strumento. Il lavoro della pattuglia e le conclusioni a cui siamo giunti, abbiamo provato a riassumerle nell'articolo di Sil n°45 e sono state anche oggetto degli interventi nella Zona Spezia (Consiglio Capi) e nella zona Tre Golfi (Alta Squadriglia).


Come IABR abbiamo visitato anche la Zona Alpi Liguri che ci ha chiesto una riflessione più ampia sulla Competenza in reparto.

Facciamo un appello ai capi reparto: nell'assegnazione delle missioni puntate in alto, gettate il cuore dei vostri ragazzi oltre l'ostacolo, fate capire loro che possono fare sempre di più e sempre meglio.

Ci spiace non essere riusciti ad andare nelle altre zone ma, come già detto all'inizio, è stato difficile programmare l'anno e accordarci con i programmi delle zone.

Campi di Competenza: l'anno scorso non siamo riusciti a farli per mancanza di disponibilità dei capi, quest’anno abbiamo iniziato a sperimentare una nuova formula, che è stata vincente, per reperire capi disponibili a lanciarsi in questa avventura: abbiamo aperto 5 campi di competenza. La risposta dei ragazzi non è stata altrettanto positiva, infatti dei 5campi se ne sono svolti solo 2 e con numeri di partecipanti bassi (mani abili13 E/G; trappeur18 E/G)

Come sempre è stato preziosissimo il lavoro del Pattuglino Eventi EG, che ha partecipato alle pattuglie e ha lavorato dietro le quinte, per rendere gli eventi per ragazzi significativi e alleggerire il lavoro dei capi campo che si danno disponibili per attuarli.

EVENTI Campi di Specialità: 21 campi con la partecipazione di 457 ragazzi.

L'anno che verrà riproporremo la stessa formula cercando di programmare con largo anticipo gli eventi sperando di avere una risposta positiva da parte degli EG.

I campetti di specialità sono un appuntamento fisso per i ragazzi e per i capi della nostra regione. Ad oggi non riusciamo ancora a soddisfare le richieste di tutti gli EG, auspichiamo quindi che possano ancora crescere in numero.

Letizia e Giacomo

Guidoncini Verdi: hanno partecipato 54 sq e 233 E/G sono anni, ormai, che l'evento porta a casa numeri considerevoli, lo strumento delle specialità di squadriglia è consolidato all'interno di molti reparti liguri. L'obiettivo dei prossimi anni è di rendere più accattivante per gli EG la compilazioni dei diari, in modo che possa essere per loro vero strumento di progettazione e verifica della specialità e del sentiero personale, e non solo con compito da adempiere. 15


A cura di Michela Mazzoccoli e Alessandro Denicolai

Relazione della branca Rover e Scolte Pattuglia Lettura della Branca R/S Eventi per ragazzi Protagonismo + Coinvolgimento R/S Sinodo

AZIONE DI PROGRAMMA Minor numero di pattuglie con gli IABZ, ma di qualità Creare una reale sinergia tra Zone e regione. Fare una fotografia della Branca R/S a livello ligure con un focus sulle tematiche:precarietà, servizio e Partenza. Organizzare una ROSS in autunno/inverno. Creare anche una sessione invernale dell' evento Botteghe. Vedere se e come viene messo in pratica l 'articolo 7 bis nelle Zone Percorso di preparazione al Sinodo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” in sinergia con il percorso proposto dalla Branca R/S nazionale.

Pattuglia e lettura della Branca RS Come l’anno scorso, abbiamo puntato ad organizzare un minor numero di incontri di pattuglia con gli IABZ, cercando, però, che fossero di qualità per andare incontro alla cosiddetta “sostenibilità del servizio” di tutti i capi. Su 5 pattuglie due sono state dedicate, rispettivamente, al tema del servizio e del noviziato con stile “interattivo”: sono stati coinvolti formatori, capi ROSS e IABZ per guardare al tema da più punti di vista. L’obiettivo non era tanto la formazione metodologica, quanto la rielaborazione, partendo da una fotografia della realtà regionale, individuando i punti di interesse e le possibili aree di intervento (http://www.liguria.agesci.it/2018/04/17/ pattuglia-r-s-aprile-2018/ ; http://www. liguria.agesci.it/2018/04/17/pattuglia-rs-febbraio-2018/). Una pattuglia è stata organizzata di interbranca sul tema della competenza e si è evidenziato una volta di più come questo sia uno degli aspetti su cui indirizzare la nostra azione a tutti i livelli. 16

EPPPI Sia la ROSS invernale che la sessione invernale delle botteghe sono saltate per mancanza di iscritti. Entrambe le azioni venivano da sollecitazione da parte dei capi (la seconda tramite raccomandazione accolta in aprile 2017). Riteniamo, quindi, opportuno fare alcune riflessioni::

Quale è la nostra capacità di leggere i reali bisogni dei ragazzi? Dare seguito alle azioni fatte: non è sufficiente “chiedere” l’organizzazione di eventi e lasciare alle strutture associative che si occupino di tutto il resto; sarebbe necessario, almeno, pubblicizzare ed incentivare la partecipazione agli eventi richiesti. Comunicazione: una sensazione è quella che i capi siano sempre “poco informati” sui cambiamenti in atto e quindi poco reattivi rispetto ad essi.


Per questo ci sembra ancora importante lavorare da più parti per creare una reale sinergia tra Zone e Regione e tra Zona e gruppi.

francese. Le relazioni tra gruppi che si rendono disponibili e le associazioni locali sono possibili grazie allo sportello del servizio reso efficace dal prezioso contributo di Gianpaolo De Lucia magister della comunità Masci di Ventimiglia.

Nonostante i passi falsi invernali, le 2 ROSS e le botteghe primaverili hanno portato risultati positivi: anche le verifiche dei ragazzi lo confermano.

Con il supporto della branca regionale si è tenuto a Ventimiglia un’esperienza di campo di servizio italo-francese a cui hanno preso parte un clan lombardo e due gruppi di scolte francesi. L’esperienza #pathsontheedge è stata un primo esperimento nel complesso positivo.

Praticamente tutti gli iscritti hanno partecipato: segno di una consepevolezza crescente nell’approcciare l’evento. Tuttavia, i numeri assoluti dei partecipanti sono in calo: occorre rinvestire tempo e forze nel promuovere la cultura degli EPPPI come occasione per uscire dalle proprie comunità e di maturare competenze (tecniche e non), di promuovere lo scambio (sempre salutare) di modalità differenti di vivere lo scautismo.

Nel futuro sarà importante tenere l’attenzione sulle tematiche dell’accoglienza ed in particolare sulle realtà come Ventimiglia: sarebbe auspicabile un maggior impegno delle zone a supportare questo tipo di esperienze sia perché riteniamo importante la valenza politica del nostro agire che per le opportunità educative che da esse possono scaturire.

Protagonismo, coinvolgimento RS, articolo 7bis Pochi sono i racconti di esperienze di partecipazione arrivati dalle zone. La sensazione è che molte zone trovino fatica a indirizzare il proprio tempo in azioni concrete di formazione o di proposta di esperienze significative ai ragazzi. Anche l’approccio alla formazione metodologica dovrà essere irrobustito in zona: prova ne è la “scarsa” richiesta di incontri con IABR e formatori che perviene da alcuni territori.

Tema dell’accoglienza Continuano le esperienze di servizio di clan Liguri e non solo sul confine Italo 17


A cura di Roberta Pettinato e Lorenzo Franco

Relazione del settore Giustizia Pace e Nonviolenza Ci siamo dedicati a rimettere in piedi le Cambuse Critiche in Liguria. Abbiamo formato una pattuglia operativa di otto persone che inizialmente si è voluta informare e formare anche tramite l’incontro con il referente nazionale di Cambuse Critiche e che, dal mese di aprile, si è occupata di elaborare un listino semplificato, spedirlo alle CoCa e raccogliere gli ordini, dopodiché smistare la merce e consegnarla entro giugno ai gruppi. Poiché Cambuse Critiche pensiamo sia un mezzo per fare una scelta politica, abbiamo inserito nel modulo d’ordine della merce un piccolo sondaggio per capire esigenze formative dei capi e per sensibilizzare i gruppi a proporre attività che spieghino ai ragazzi il perché delle scelte fatte. L’adesione è stata buona: hanno fatto gli ordini una decina di gruppi oltre a qualche cambusa di eventi regionali. L’obiettivo per l’anno prossimo è di lanciare la proposta di Cambuse Critiche ben prima del momento dei campi estivi, per sensibilizzare le comunità capi e RS al tema e far crescere in loro la consapevolezza che le nostre azioni quotidiane sono importanti tanto quanto saper fare le legature o saper riconoscere i sentieri. Legato a questo ambito, il nostro obiettivo è quello di riuscire anche a sensibilizzare al consumo a km0 e

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locale (soprattutto in riferimento ai prodotti freschi e deperibili), aiutando i gruppi anche tramite una mappatura. Siamo stati, inoltre, chiamati ai Guidoncini Verdi per tenere un atelier per EG. Si è scelto di portare un’attività di internazionale sui numeri dell’economia globale. I ragazzi hanno potuto rendersi conto della distribuzione della ricchezza nel mondo, ragionando sul significato di numeri come PIL nazionale e pro-capite e densità di popolazione. Il settore si occupa di facilitare i gruppi ogniqualvolta si voglia affrontare un argomento o conoscere una realtà che esula da quelle interne allo scautismo: il mondo dell’associazionismo e del terzo settore in genere. Ci reggiamo sulla buona volontà di persone che tengano relazioni con realtà esterne all’AGESCI e che si mettano a disposizione ogniqualvolta una CoCa o un’unità siano interessati a conoscerle. Ecco perché per far parte del settore non occorre una disponibilità costante di tempo ma è un impegno alla portata di tutti!


A cura di Lorenzo Cabona

Relazione del settore Protezione Civile Nell'anno appena trascorso la Pattuglia Regionale di Protezione Civile, che vede come attuale incaricato Lorenzo Cabona ed è composta da Elena Feltrin, Ilaria Barberis, Francesco Massa, Mattia Vignolo e Giorgio Costa, si è dedicata a proporre eventi educativi per ragazzi e capi Liguri. Tutti i momenti sono stati finalizzati alla creazione di una cultura di Protezione Civile, ponendo particolare attenzione a trasmettere l’importanza di pianificare e realizzare attività giustamente avventurose, stimolanti e coinvolgenti ma sempre sicure, grazie alla valutazione preventiva dei rischi. Si è posto grande attenzione ed impegno alla realizzazione della bottega dal titolo: “Scout da salotto o da naufragio?”. La bottega che è ormai proposta da diversi anni si conferma essere uno dei momenti più preziosi della vita di pattuglia, permettendoci di incontrare numerosi R/S: in particolare quest’anno erano 12 tutti molto interessati e propositivi. Abbiamo inoltre organizzato attività rivolte agli E/G durante il palio dei guidoncini verdi e fornito supporto e spunti mediante specifiche attività rivolte ai capi di alcuni reparti per preparare attività mirate e opportunamente calibrate da riproporre nelle rispettive unità. Assieme al CNSAS Liguria (Soccorso Alpino) che ringraziamo anche per il prezioso supporto e la rinnovata collaborazione con l’intervento

alla nostra bottega, abbiamo organizzato presso la base Regionale di Vara una giornata dedicata alla prevenzione dei rischi per una Comunità Capi aderente al progetto “Sicura-mente all'aperto” caratterizzata da formazione attraverso giochi e attività pratiche. A seguito al crollo del viadotto “Morandi” non avendo ricevuto l’attivazione da parte del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, la pattuglia PC ha dato la sua disponibilità alla Zona Tramontana e ad AGESCI Liguria a collaborare nella gestione degli innumerevoli servizi svolti dagli scout alla popolazione colpita e fornito un proficuo confronto sulle opportune modalità di intervento. Nell’immediato futuro la pattuglia organizzerà un nuovo corso "Pronti all'intervento" indispensabile per poter partecipare ad ogni eventuale attivazione di AGESCI in ambito di Protezione Civile. Se sei interessato agli argomenti e alle attività proposte dalla pattuglia o vuoi semplicemente conoscerci meglio scrivi a protezionecivile@liguria.agesci.it così da poterci incontrare in Vico Falamonica.

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A cura di Lorenzo Bergallo

Relazione del settore Competenze All’inizio del 2018 il comitato mi ha contattato per aiutarli a costruire un settore competenze in Liguria. L’obiettivo è quello di accrescere l’uso e la conoscenza delle tecniche fondamentali di scoutismo, mettendo sempre al centro le ragioni metodologiche e pedagogiche del nostro fare, per diventare capi competenti e non solo tecnici.

Il Settore sta lavorando a stretto contatto con gli incaricati alla formazione e al coordinamento metodologico per costruire una pattuglia forte che possa proporre esperienze e occasioni ai capi della nostra regione e poter aiutare le singole branche nella realizzazione degli eventi. La strada del settore è appena iniziata ma con l’aiuto di tutti potremo accrescere sempre più la proposta che facciamo ai nostri ragazzi.

La prima occasione per scoprire come è strutturato il settore nelle altre regioni è avvenuta il 17 e il 18 febbraio a Roma, incontrando gli altri incaricati, condividendo il loro percorso e incominciando a collaborare insieme.

Buona strada Lorenzo

A cura di Martina Isoleri

Foulard bianchi: un viaggio fra comunità e settore È trascorso un anno dalla riforma dei settori e, dopo un periodo di transizione, è ora di rimboccarci le maniche, camminare, e “fare cose” insieme a branche, zone e formazione capi. È stato un anno nel quale abbiamo ripensato e ricostruito le identità del nostro settore e della nostra comunità, cercando momenti di sintesi e provando ad intendere queste due realtà come due sfaccettature di una stessa Promessa:

È la sintesi di quanto uscito durante la nostra assemblea regionale di inizio anno, durante la quale abbiamo ribadito l’importanza e la voglia di metterci a servizio dei ragazzi e dell’associazione attraversi l’organizzazione di eventi EPPI e di formazione rivolti a ragazzi e capi. I 60 anni della Comunità foulard bianchi costituiscono poi l’occasione di ritrovarci a novembre a Loreto come comunità, di pregare e di fare memoria di una storia iniziata con Luciano Ferraris e che oggi ci chiama ad essere protagonisti del tempo presente e a giocarci su nuove strade. PS: Volete vivere un'esperienza di servizio a Lourdes con il vostro clan o volete confrontarvi con noi sui temi della disabilità? Chiamateci! Cercateci! Noi ci siamo!

Ho promesso sul mio onore con l’aiuto di Dio e della Vergine di Lourdes, di compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese, di aiutare il prossimo in ogni circostanza e di osservare la Legge Scout. Mi impegno, inoltre, a servire i malati ed i giovani a Lourdes ed ovunque, nello spirito dell’Hospitalité Notre Dame de Lourdes. 20


Azioni prioritarie regionali 2018-2021 Le azioni prioritarie definiscono le priorità tra i compiti che l’associazione attribuisce al livello regionale. Queste priorità vengono definite dal Consiglio regionale a partire dalle esigenze delle Zone e dagli orientamenti delle Strategie nazionali di intervento. Chi

Cosa Promuovere la riflessione sulla sostenibilità del servizio, con particolare riferimento alla gestione equilibrata dello stesso e ai giovani capi Promuovere la riflessione sulla partecipazione e sui momenti di democrazia associativa Responsabili Supportare le zone nei loro compiti ed offrire occasioni di condiviregionali sione su i temi dello sviluppo e del ruolo delle zone stesse e A. E. Formazione a/nel ruolo di Responsabili di zona e Consiglieri generali Sviluppare la cultura di sicurezza nelle attività e di Protezione Civile Promuovere la riflessione ed il confronto sui percorsi di iniziazione cristiana nei gruppi Curare la sinergia tra i percorsi in essere di zone e regione sui temi di metodo e pedagogia Approfondire il tema dell’accoglienza con particolare riferimento a disabilità, affettività, altre religioni Metodo Dare stimolo e supporto al saper fare con competenza e all’educare attraverso la competenza Dare stimolo e supporto all’utilizzo dell’ambiente acqua Approfondire il tema delle scelte “etiche” (legalità, commercio equo...) Perseguire e incrementare le occasioni formative a disposizione di comunità capi e zone nella modalità della formazione a domicilio Avviare una ricognizione delle competenze dei capi e una riflessioFormazione ne sulle stesse, organizzare eventi di formazione tecnica per capi Capi Curare la formazione di capi gruppo e IABZ, soprattutto all’inizio del loro mandato Promuovere l’incontro e il confronto tra AE, creando occasioni di formazione e approfondimento a sostegno del loro servizio Sviluppare la comunicazione al servizio di capi e ragazzi Organizzazione Riorganizzazione generale segreteria e sede regionale Proporre un momento di incontro tra i gestori liguri di “case scout”

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Chi

Branca L/C

Branca E/G

Branca R/S

Cosa Approfondire il pilastro della comunità educante, lavorando a tutti i livelli su una rilettura del metodo in ottica comunitaria Analizzare lo stato dell’arte riguardo l’Ambiente Fantastico e il suo utilizzo; convogliare l’attenzione sull’importanza dello strumento anche, se necessario, tornando alle basi; interrogarsi e confrontarsi sull’Ambiente Fantastico Bosco Consolidare la gestione degli eventi di Piccole Orme attraverso la pattuglia dedicata col compito di coordinare e fornire supporto ai vari staff; proseguire sulla strada iniziata che permette una maggiore uniformità e condivisione dei campi, nonché una migliore offerta Approfondire l'interdipendenza tra il sentiero del singolo (specialità e brevetti, impegni e mete…) e il cammino del reparto e della squadriglia (imprese, posti d'azione, incarichi…) Riscoprire lo strumento dell'Alta Squadriglia Sviluppare il sistema eventi ampliando l'offerta con un maggior coinvolgimento dei capi e rendendo gli eventi sempre più parte integrante del sentiero dei ragazzi Affrontare il tema del coraggio di sognare e realizzare i propri sogni in risposta ad un atteggiamento "passivo" e da "spettatori della vita" riscontrato sempre più nei ragazzi in età R/S Fare in modo che la pattuglia regionale R/S sia sempre più luogo di scambio e collegamento biunivoco tra il livello zona e il livello regionale Stimolare l’approfondimento sulle occasioni di partecipazione degli R/S alla vita associativa (articolo 7bis del regolamento) parlandone negli eventi di formazione regionali (CAM e CFM) ed incentivando la diffusione di tali occasioni nelle zone attraverso IABZ e Responsabili di zona Affrontare il tema competenza sia dei capi che degli R/S in relazione agli EPPPI (botteghe) Incentivare la creazione di botteghe/laboratori adatti a novizi e R/S del I anno di Clan

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Mongol Rally: lo scautismo lungo le strade sterrate della Mongolia! Andata e ritorno con i genovesi Lorenzo e Riccardo che, da capi scout, attraversano 16 nazioni (18.962 km) a bordo della Seicento dei nonni!

Abbandonare la propria quotidianità per vedere posti lontani e misteriosi con un mezzo talmente inadatto da essere certi di dover chiedere aiuto. Vivere un’avventura che, in ogni caso, darà nuove prospettive. Darsi opportunità e tempo per riflettere. Fare beneficenza! Messa giù così sembra il programma di unità di qualche staff un po’ matta o il progetto educativo scritto da una Co.Ca che ha appena finito di vedere Into the wild. Niente di tutto questo. Si tratta di un’esperienza unica nella quale Riccardo e Lorenzo, due capi scout liguri, hanno deciso di cimentarsi. È il Mongol Rally! Le regole del “gioco” meriterebbero, da sole, più di una riflessione. Si possono usare solo auto vecchie, piccole e sotto i 1000cc. Perché? Sono gli stessi organizzatori a spiegarlo: una macchina del genere è più facile che si guasti e di conseguenza è più facile interagire con le persone del luogo. L’organizzazione garantisce suggerimenti ma…solo prima

della partenza perché, una volta lì, se non ti perdi, non è un'avventura. Quindi, in poche parole, nessun supporto lungo la strada. Se sei nei guai devi risolvere i problemi da solo. Ultima richiesta, ma non meno importante, per vivere questa pazza esperienza è necessario raccogliere 500£ per l'associazione Cool Earth contro il surriscaldamento globale e altri 500£ possono essere donati ad un'associazione a scelta del team (per i nostri Canestrally si tratta dell’Associazione Centro Storico Ragazzi di Genova)! Riccardo e Lorenzo si trovano così a dover progettare la partenza, organizzare i visti, “preparare” per l’occasione la Seicento dei nonni e raccogliere fondi a suon di autofinanziamenti e sponsorizzazioni. In definitiva, “partire” significa anche capire cosa portarsi dietro, non solo la sim internazionale per chiamare casa, ma soprattutto ciò che fa di noi le persone che siamo. La macchina fotografica per Riccardo, il chitarrino e un libro di racconti/ spunti per Lorenzo. La musica degli amici 23

Essere Capi oggi

A cura di Stefano Cavassa


e subito qualcuno si è avvicinato incuriosito offrendo aiuto, ospitalità, avendo sete dei loro racconti: un clima unico dove la barriera linguistica è ampiamente superata. Nell’atmosfera, solo voglia di capire e raccontarsi reciprocamente.

che ci aspettano a casa. Playlist fatte di ricordi; avventure già vissute per accompagnarne un’altra, da affrontare separati ma insieme. Per la voglia di conoscer(si) e ascoltarsi, invece, non serve troppo spazio. Al contrario, alcune paure e abitudini, naturalmente, verranno lasciate a casa e al ritorno potrebbero non essere più lì ad aspettarci. Altre invece, tenaci, potranno dare il bentornato ma ci saranno nuovi strumenti per affrontarle!

Per queste ragioni, chi non si accontenta degli scorci mozzafiato deve ascoltare le storie dei loro incontri. Milad, ad esempio, è un infermiere iraniano che fra poco inizierà il servizio militare obbligatorio che non si fa problemi a condividere un posto a tavola con la sua famiglia, Alì, invece, appassionato delle vicende socio politiche della sua terra, le racconta tra gli scorci e i mercati di Teheran. Quando la strada si fa troppo lunga e faticosa compare come per magia Max, che in vespa corre il suo personale Mongol Rally e che in tante occasioni, nei pressi delle dogane più caotiche o in mezzo alla steppa, condivide fatica e risate.

È con queste premesse che i nostri si mettono in viaggio, il racconto di un’avventura del genere non può che poggiarsi su foto istantanee, polaroid a cui è affidato il compito di dare l’idea della varietà; non solo dei paesaggi ma soprattutto delle persone. Nel Mongol Rally dei nostri Canestrally, oltre alle spettacolari maioliche persiane, alle strade dai mille tornanti del Kirzighistan o alle distese verdi smeraldo della Mongolia, ci sono gli incontri; qualcuno potrebbe dire: “la comunità”.

Simbolo dell’irrilevanza della barriera linguistica è il pastore kirghiso. Il viso segnato dalla fatica ma testimone di un’accoglienza semplice e sincera. Come quando durante una cena si racconta indicando con orgoglio cose e persone che lo circondano o quando di notte, al freddo, cede ai nostri la sua abitazione principale, la “yurta”, per andare a dormire con

Appena possibile infatti, Riccardo e Lorenzo non rimangono sulla strada ma entrano nelle case, yurte, parchi e feste per capire meglio, socializzare. Ed è stato incredibilmente facile. È bastato accostarsi per le vie dell’Iran come del Turkmenistan

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tutta la sua famiglia nell’altra tenda dove qualche ora prima si era cenato. Michelle, invece, giovane australiana tutto pepe, non corre il Mongol Rally ma viaggia sola tra l’Iran e l’Iraq, innamorata della Storia e del deserto.

Il ritorno dei nostri è, quindi, tutto un risveglio, una presa di coscienza delle tante esperienze vissute, una (difficile) opportunità di fare sistema e capire come applicare tutto questo alle nostre strade europee. Provare, in altre parole, a fare tesoro della differenza tra l’aspettativa e la realtà vissuta lungo la strada. Della magnificenza del panorama che fa sentire piccoli. Dell’ospitalità, mai chiesta, sempre ricevuta. Dell’irrilevanza della barriera linguistica e, quindi, dell’accoglienza attraverso l’importanza data ai volti, alle cose e agli eventi (dalla partitella di calcio con i bimbi che, scalzi, corrono come forsennati fino all’emozione trasmessa cantando insieme ad una famiglia di pastori Kazaki la canzone del sole provando, poi, ad accompagnarli nella loro ballata tradizionale).

Un racconto a parte andrebbe infine dedicato agli altri team, centinaia ed emozionati alla partenza (in una foresta nei pressi di Praga) con le loro auto già piene di firme sulla carrozzeria, consapevoli di vivere un’esperienza irripetibile che si disperdono tra le mille strade, sempre più strette e sterrate, che, dalla Repubblica Ceca portano ad Ulan Udè. Inizialmente i team sono ognuno per sé ma poi, man mano che il viaggio li mette alla prova condividono strada e avventure. Troppi ed evidenti i paralleli con le esperienze “con addosso scarponi e fazzolettone” che spesso sentiamo lontane, diverse da una “certa” quotidianità fatta di risultati ed egoismi.

Come noi scout sappiamo bene, i motti possono dire molto e, come i simboli, in poche parole, trasmettono messaggi complessi. Quello del Mongol Rally non fa eccezione; invita ad imparare dai propri errori mettendosi in gioco, con coraggio, per migliorarsi e migliorare ciò che ci circonda, perché “se niente andrà storto, tutto allora sarà andato storto”. Altri modi di dire? Forse, o più semplicemente, un’altra chiave di lettura per vivere da capi a 360 gradi (anche senza il fazzolettone al collo).

Questo viaggio testimonia qualcos’altro. La chiave di lettura è certamente influenzata dal nostro essere capi e il risultato entusiasma e offre spunti che, questa volta, ribaltano le prospettive (chi normalmente accoglie diventa l’accolto) e allargano gli orizzonti verso altri mo(n)di di essere società (o comunità?).

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Essere Capi oggi

A cura di Stefano Benvenuto e Stefania Dondero

Genitori e capi Lettera aperta di un genitore.

Cari Capi,

crescere come uomo e come genitore.

mi chiamo Stefano, ho 51 anni, ho vissuto la mia esperienza di Scout e Capo Unità negli anni ’80-90. Oggi sono felicemente sposato da quasi 25 anni (con la sorella di un Capo Sq. del mio Reparto) ed ho due figli… entrambi Scout.

Ancora oggi mi piace appuntare i miei pensieri nel mio Quaderno di Caccia, un po’ sgualcito dal tempo ma unico e pregno di quella storia scoutistica, la mia, che indubbiamente mi è rimasta nel cuore. Talvolta lo leggo, ricordo e penso a questo scorcio su quel passato che è stato mio, oramai tanti anni fa.

Qualche giorno fa, un’amica mi ha chiesto di scrivere per SIL qualche riga sull’argomento: “Genitori a supporto dei capi e delle unità”.

E per cercare un’ispirazione ho pensato subito a lui, il Q.d.C. che tutti gli Scout, passati, presenti e futuri, dovrebbero avere da qualche parte.

Guardando indietro, i ricordi, le idee e i pensieri che affollano la mente sono tanti … e forse troppi.

Scorrendo le pagine, rileggendo le esperienze più recenti, ho ricordato con entusiasmo l’Impresa di Reparto dello scorso anno alla Scoperta delle Terme naturali in Toscana, dove ho collaborato alla preparazione logistica dell’Impresa, assieme ai Capi, al ConCa e al Reparto, curandomi dei mezzi di trasporto in particolare, sino a guidarne uno in un bivacco indimenticabile. Un piccolo contributo che di certo ha aiutato la buona riuscita dell’Impresa stessa.

Certo, dopo oltre trent’anni, non è facile esprimere ciò che si provava allora senza che questo sia condizionato dalle esperienze di vita e da ciò che è venuto dopo. Grazie ai miei figli e al loro entusiasmo nell’essere oggi Scout, le mie esperienze di “ex” a supporto delle Unità nel corso dell’ultimo decennio sono state molteplici, alcune bellissime, altre un po’ meno, ma comunque tutte mi hanno lasciato qualcosa dentro e sicuramente mi hanno fatto 26


Prendendo spunto da quanto sopra, credo che i Capi oggi, nonostante i mezzi moderni di supporto siano mille volte più efficaci del passato, abbiano meno tempo da dedicare al loro servizio e non riescano a curare i dettagli, per esempio. Probabilmente sono travolti dalla stressante quotidianità e ritmi in cui viviamo tutti, oggigiorno. Però, passatemelo, il rischio è di lasciar trapelare un senso di approssimazione che può essere percepito dai genitori (ahimè, soprattutto se sono ex capi!) e, ancor peggio, dai ragazzi stessi (soprattutto in una fascia delicata di età come è il reparto).

Spero che questo modo di agire, da genitore, possa essere sempre apprezzato, e venga ripagato con altre avventure indimenticabili vissute assieme. Lo sapete adesso, se serve, “il vecchietto è sempre pronto” per mettere un fazzolettone al collo e la promessa sul cuore. “Come ha detto qualcuno” se sei stato uno Scout, lo sei per sempre; ma penso si può sicuramente aggiungere che se sei stato Capo Scout hai un qualcosa in più che, personalmente ritrovo ancora oggi nella mia vita, nel mio lavoro, nel mio rapportarmi con gli altri… È un po’ come se quella “Fiamma di Reparto” ti accenda dentro un fuoco che non si spegne, ma si conserva, per sempre.

E allora, perché non sfruttare un genitore, a maggior ragione se è stato un Capo? A meno che non lo abbiate già richiamato in Co.Ca a svolgere un nuovo servizio in unità, un genitore po’ dare sempre un contributo mettendo a disposizione la sua esperienza e sicurezza.

Parafrasando un aforisma dell’insegnante Angela Schwindt; vivendo “i miei cinquanta”, coinvolto quotidianamente in un concetto di capo che seppur diverso dal Capo Reparto, cerco di vivere come tale. “Mentre il Capo insegna ai suoi Ragazzi lo scoutismo, loro gli insegnano cosa conta davvero nella vita” e attraverso il loro sorriso e il loro entusiasmo noi possiamo crescere ed essere buoni Capi per sempre ….

Lo so! Certi genitori possono essere ingombranti… Sappiamo bene, come ex capi (e nel caso ce ne dimenticassimo, è giusto che lo facciate presente), che per entrare ad aiutarvi, dobbiamo farlo con discrezione, in punta di piedi, i Capi, quelli veri, siete voi e questo non va mai dimenticato. Siete voi che vi mettete in gioco e siete sempre disponibili verso i/le nostri/e ragazzi/e, questo vi rende speciali, per loro (e per noi), sempre e comunque!

Io, da vecchio Capo, questo concetto cerco di applicarlo ogni giorno, anche se i miei ragazzi non sono ragazzi, il problema non è la legatura quadra della tenda sopraelevata che si allenta e gli urli non sono quelli di Squadriglia, però vi assicuro che funziona….tantissimo!

Talvolta il giudizio di noi genitori può sembrare severo…forse perché teniamo a voi come ai nostri figli. Personalmente, quando mi è stato possibile, mi sono sempre schierato dalla parte dei Capi (forse perché dentro di me mi sento ancora uno di voi), magari cercando successivamente di fornire ai capi in questione consigli come può e deve fare un fratello un po’ più grande.

Quindi… grazie del vostro tempo dedicato al servizio e ai nostri ragazzi (figli). Buona Caccia Stefano Benvenuto

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Old but gold

Di Vittorio Ghetti, detto “Baden”

Credere nella politica per ascoltare la storia

[Tratto da “Quando la politica incontra l’educazione” del Centro Documentazione Agesci]

Le scelte politiche: uno sguardo al domani Nel 1990 Vittorio Ghetti scrisse un articolo che come al solito dimostrava la sua grande capacità profetica. Ne riproponiamo alla fine del lavoro alcuni stralci per la prospettiva di lungo respiro che imprime alla riflessione sulla politica (anche per riprendere un po’ di speranza nel futuro e nella nostra azione educativa. Credere nella politica per ascoltare la storia Rivolgendosi “R/S Servire” a capi scout, quello che posso o possiamo fare in termini di metodologia scout, è di creare nei ragazzi e nelle ragazze una serie di riflessi forieri dello stile di vita che caratterizza il “buon cittadino” secondo B.-P. Mi sembra, in altri termini, (può chiedersi un capo) che se riesco (o riuscirò) a creare una coscienza di “buona azione” o di “servizio” a tutto campo, possa considerare ben assolto il mio compito di formatore di persone significative anche in termini sociali. (…) Se un educatore o un capo non sono infatti aperti nel cogliere o si dimostrano poco interessati a riflettere sui valori perenni ed universali che sottendono alla loro azione educativa, è verosimile che essa perda i raccordi con una realtà più grande e corra il rischio, ignara della sua finalizzazione complessiva, di inaridirsi in una acritica interazione di progetti educativi senza orizzonti. (…) Ma stiamo vivendo anche tempi di sostanziali alternative. Abbiamo cioè, più che mai, davanti a noi la vita o la morte, la costruzione o la distruzione, la salvezza o la perdizione. La copertina della rivista Time tradizionalmente dedicata ai personaggi più significativi del momento, dichiarava, alcuni mesi, 28

fa l’uomo dell’anno la nostra terra. Possiamo in realtà salvare o distruggere questa protagonista. (…) Questa nuova coscienza ha cominciato a manifestarsi aprendo le porte ad una rivoluzione che è certamente più grande delle precedenti rivoluzioni borghesi, proletaria e anticolonialista. I giovani ne sono e ne saranno protagonisti: questo tempo è loro! C’è chi potrebbe obiettare che in queste prospettive si verifica una trasposizione del linguaggio religioso a quello politico: vita e morte, salvezza e perdizione sono termini religiosi. Perché consegnarli alla politica? In realtà la politica ha molto a che fare con la vita e con la morte: molto spesso vivere o morire è politica. Per mano della politica ci sono stati milioni di morti: ebrei, polacchi, vietnamiti, neri del Sud Africa, iraniani, rumeni, ecc. (…) Ci sono due possibilità: o la salvezza promessa da Cristo Gesù è rimandata a un tempo avvenire perché questo mondo è mal riuscito e allora la politica qui non c’entra, oppure la salvezza è anche qui. Perché questo è il mondo da salvare: il mondo amato da Dio che per suprema scelta vi è entrato facendosi uno di noi. (…) La politica diventa così un’attività multidisciplinare capace di dare risposta a problemi generali per ordinare e organizzare la vita degli uomini sulla terra, sentendosi responsabile, al di là delle ideologie e delle strumentazioni, del suo destino. (…) Per riportare la politica all’altezza che il nostro tempo esige è necessario che il soggetto della politica non sia più il politico ma l’umanità nel suo insieme. (…) Se poniamo come primario e prevalente obiettivo della politica il suo più alto profi-


lo, il rischio potenziale è che essa perda il senso dei limiti ed assuma una prospettiva apocalittica. Che essa cioè, mettendosi al servizio della vita, della salvezza e della sopravvivenza dell’umanità tenda a creare una società perfetta, anticipazione del Regno messianico, volta a realizzare l’eterno sogno dell’uomo: l’assoluto. La storia ci dimostra che questa società non esiste e che quando l’uomo ha voluto realizzarla (il più delle volte con la forza) ha dato origine ad ogni genere di orrore. (…) La rivoluzione politica che sta prendendo forma e consistenza non può essere una profezia utopica perché alle sue origini è riconoscibile un reale cambiamento del pensiero politico. Fino a pochi anni fa la politica si è basata sulla distinzione tra amico e nemico con l’accento posto sul nemico perché l’amico era solo l’alleato che poteva consentire di eliminare

il nemico. La guerra non era dunque conseguenza di una crisi o di un incidente, bensì il supremo regolatore dell’assetto sociale e politico. Anche se non combattuta, la guerra era sempre presente quale strumento di potere e di dominio. La rivoluzione di cui si parla in queste note sta esattamente qui. Nel rovesciamento del sistema amiconemico e nell’instaurazione di una umanità intesa come una grande famiglia senza il prevalere del bene prioritario di una classe, di uno Stato, di un gruppo di Stati o di un Impero. L’umanità diventa così soggetto di diritto, fine, criterio di riferimento. Vittorio Ghetti, R/S Servire, n. 1, 1990, pp.52-55

Ribelli per amore Da una testimonianza del 2009 a Bologna di Don Giovanni Barbareschi (1922), l’ultima Aquila Randagia, salita al Cielo il 4 Ottobre 2018. mediatica, che è come una mano rivestita di un guanto di velluto, ma che ugualmente tende a toglierti la libertà. Questo invito a una resistenza è rivolto a voi giovani, è rivolto a ogni uomo che crede possibile e vuole diventare un uomo libero, senza trovare nelle difficili situazioni esterne il rifugio o la scusa alla propria pigrizia. Termino questa mia testimonianza con le parole della nostra preghiera, la preghiera di noi, ribelli per amore : Dio che sei verità e libertà, facci liberi e intensi : alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà. Quanto più s’addensa e incupisce l’avversario, facci limpidi e diritti. Ascolta la preghiera di noi ribelli per amore.

A fare di noi persone libere non saranno mai gli altri, non le strutture e neppure le ideologie. Continuando il discorso delle Beatitudini non avrei paura ad affermare: “ Beato colui che sa resistere ”, anche se il resistere oggi è più difficile perché non siamo di fronte a mitra puntati, ma siamo coinvolti in un clima di subdola persuasione, di fascinosa imposizione

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A cura di Stefano Zec, GE 52

Ponte Morandi, scout al servizio

Quando tutto nasce da un caffè

14 Agosto ore 11.36 … boato … sirene … paura … telefonate … silenzio … incredulità

son in attesa di una risposta dalla protezione civile.

Abitiamo a Certosa e qui il ponte ogni mattina e ogni sera ci saluta. Chi abita lì, sotto il ponte, per lo più si sente certosino, è quindi naturale conoscere tante persone: scout, ex scout, compagni di scuola. Per fortuna stanno tutti bene e il Comune sembra ben organizzato: la disponibilità che come Parrocchia abbiamo dato per la notte non serve. Ore 22.00 chi abita qui è abituato la sera addormentarsi con i rumori dei lavori del ponte, stasera invece c’è un silenzio assordante. Finalmente riusciamo a metterci in contatto, col municipio V Valpolcevera: Federico (il presidente del Municipio) è provato dalla giornata, non vogliamo esser d’intralcio ai soccorsi e gli diamo la disponibilità come gruppo “se vuoi scendo ora, o domani…dimmi tu cosa possiamo fare per essere utili”. Federico ci ringrazia, ci assicura che tutti hanno un posto dove poter dormire e ci riaggiorniamo, poiché neanche lui sa come verrà gestita l’emergenza.

La mattina faccio un giro di ricognizione in via Fillak con la speranza di trovare qualcuno che coordina i soccorsi o qualcuno del municipio per capire la situazione e le esigenze. Nella notte qualcuno ha portato un po’ di sedie, un gazebo per il sole e un tavolo. Incontro Federico, la macchina dei soccorsi, al di fuori delle ricerche dei superstiti, è un po’ confusa .. mi chiede di portare del caffè per il pranzo.

16 Agosto

Gli scout genovesi son abituati ad aiutare la nostra città durante un’alluvione, molti di noi hanno servito negli ultimi terremoti del centroitalia. Ma questo scenario è nuovo per tutti: si è ripetuto all’infinito che durante l’emergenza come associazione non possiamo intervenire .. la zona rossa chiaramente è off limits … ma è veramente difficile stare con le mani in mano quando una cosa del genere colpisce il tuo quartiere … che servizio possiamo fare? Ferragosto, lo passiamo in attesa di una chiamata/comunicazione dalle istituzioni … Sentiamo il Regionale Agesci, anche loro 30

E così inizia il nostro servizio, niente uniforme per non creare incidenti diplomatici, 3 capi che si danno il turno ... distribuiamo più di 300 caffè: c’è un mare di gente tra sfollati, volontari e vigili del fuoco … son tutti lì a capire se si può entrare in casa a prendere qualcosa. Parliamo con gli sfollati, salutiamo e abbracciamo quelli che conosciamo di più; con noi qualcuno si sfoga, piange e ci accorgiamo che non tutti hanno mangiato, che l’acqua (portata dalla protezione civile è poca per il caldo della giornata): ecco quello che serve e a cui non hanno ancora pensato ! Cerchiamo quindi di radunare quello che riusciamo: qualche merendina, succhi, si compra un po’ di acqua, caffè. E la cena ?! Per fortuna il presidente del municipio ci assicura che una nota catena di ristorazione porterà la cena, abbondante per tutti. Ore 22.00, si fa il punto della situazione per pianificare il giorno successivo: ci sono varie realtà associative del quartiere tra i volontari e per la prima volta tutti insieme, anche con il municipio, decidiamo di strutturare meglio l’area e i compiti di ognuno. Si trasporta e monta un gazebo “solido” di quelli che re-


sistono all’acqua (poiché non esiste buono o cattivo tempo… grazie a BP i temporali estivi dei giorni successivi non son stati un problema), altre sedie, un megafono, scope e palette per pulire l’area.

Un enorme grazie va a tutti i donatori, a tutti gli abitanti di certosa, a chi ci ha dato le chiavi delle proprie cantine (come magazzino), a chi ha imprestato i frigo e freezer, a chi ci portava la macedonia: gli scout son state le mani ma loro son stati i cuori, un vero esempio di solidarietà e fratellanza!

Così dal 16 Agosto dapprima come gruppo, poi con l’aiuto della Zona Tramontana, abbiamo allestito un punto ristoro, migliorandolo di giorno in giorno fino ad avere 8 gazebo, vari tavoli, l’area giochi per bambini e l’aria fumatori, cestini per la raccolta differenziata e soprattutto 2 frigo e 2 freezer !

Passando i giorni come scout Agesci è nato proprio un coordinamento insieme ai Responsabili Regionali AGESCI, al MASCI e al CNGEI, grazie al contributo di tutti siamo riusciti a rispondere alle varie istanze di aiuto dei due Municipi coinvolti nell’emergenza

Abbiamo dato da mangiare ai tanti sfollati, volontari, agli operai, agli ingegneri e ai vigili del fuoco che per non smettere di lavorare rinunciavano ad andare alla cucina preposta presso il piazzale Ikea … ma abbiamo anche giocato con i bambini, a carte con gli anziati, parlato e confortato gli sfollati, supportato i volontari psicologi (che spesso, non essendo genovesi, si trovavano un po’ disorientati), tenuto compagnia a chi faceva il turno di sorveglianza notturno… E “litigato” con gli inviati tv che ci hanno scambiato per un bar. Nel nostro stile abbiamo cercato di fare del nostro meglio, senza sprecare il cibo che molto generosamente era donato dai negozianti del quartiere, dalle associazioni o dai cittadini che leggevano i nostri appelli su FB !

Ad esempio, Domenica 19 Agosto grazie alla disponibilità di tutta la zona Tramonta, che ha partecipato con circa 65 scout tra capi ed r/s, si è svolta un’importante pulizia delle strade del quartiere, in collaborazione con AMIU. A Sampierdarena, presso il centro civico Buranello, si è invece attivato un servizio di animazione per bambini piccoli e nei giorni di maggior affluenza di supporto agli uffici per gli aspetti burocratici che riguardavano gli sfollati. Infine abbiamo allestito e stiamo attualmente prestando servizio col prezioso aiuto del MASCI presso un magazzino del comune, dove gli sfollati possono prendere i beni donati dai vari cittadini e associazioni.

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A cura di Andrea Bosio

Roverway nei Paesi Bassi

il racconto di un’esperienza che ha visto AGESCI e CNGEI insieme

Dal 23 luglio al 2 agosto, dalla spiaggia dell’Aia al polder di Zeewolde, dalla grande festa alle path di patrol: dalla Liguria ai Paesi Bassi è stata l’epopea del Roverway 2018, un viaggio e un’avventura che ha coinvolto anche quindici tra rover, scolte e capi liguri. Nato nel 2003, il Roverway è sorto come esperienza europea di WOSM e WAGGGS – una collaborazione che a noi può suonare scontata ma che tale non è – ed è giunto in terra d’Orange alla sua piena maturità, tanto che si prenderà una lunga pausa e tornerà, forse, verso la metà del prossimo decennio. L’evento ha vissuto su tre fasi: il raduno sulla spiaggia di Scheveningen, le path in tutto il paese, il campo finale di Zeewolde. Dopo la grande festa serale del primo incontro, i ragazzi e i capi hanno vissuto gli incontri proposti dalle path, route di 4-5 giorni tra strada, natura, avventura e incontri della cultura olandese; protagoniste in questa fase sono state le patrol, il corrispettivo dei clan/pattuglie di formazione, che hanno condiviso le giornate più disparate e la quotidianità della strada con i rover delle altre nazioni. Poi Zeewolde, il campo fisso dove ci siamo ritrovati tutti per esplorare le diversità e capire come gli opposti possono non solo convivere, ma attrarsi. “Il roverway é stata quell’esperienza di cui avevo bisogno, quella cosa che mi serviva per far ripartire il mio spirito scout – racconta Vittorio, di Pietra Ligure – Ho vissuto momenti fantastici, indimenticabili, che mi hanno cambiato 32

la vita. All’inizio ho avuto un momento di timidezza, ma quando cominci a instaurare dialogo e connetterti con le persone diventa una sensazione unica che rimarrà per sempre. Una buona organizzazione, compagni di patrol e contingente fantastici. Quello che ho visto sempre di più era il mondo che si stava unendo per essere insieme più forti”. Quello nederlandese è stato il mio primo evento internazionale scout: con la promessa da lupetto nel 1990 e l’ingresso in una comunità capi nel 2000 può suonare strano, dopotutto parliamo – letteralmente – di scautismo del secolo scorso. Eppure stupirsi del nuovo e del di-nuovo è uno dei segreti dell’uomo-ragazzo che BP ci invita a essere come educatori, un piccolo segreto per cercare di essere sempre in grado di provare a capire i nostri ragazzi, uno sforzo che, ormai in vista dei quaranta, mi ha spinto a rischiare la strada su questa nuova avventura. Tra i molti racconti, incontri e avventure, tre elementi ho riportato a casa in un loro spazio speciale nello zaino: l’esperienza federale, la ricchezza e diversità dello scautismo mondiale e il ruolo politico dell’internazionalismo scout. L’esperienza federale Onore e sorpresa è stato il ritrovarmi inserito in una patrol federale, un gruppo misto FIS composto da cinque rover del CNGEI e cinque tra rover e scolte dell’AGESCI. Inatteso, davvero, ma stimolante: solo quattro patrol erano in composizio-


ne mista nel contingente FIS. Ogni possibile dubbio, già affievolito dai due bivacchi, è scomparso durante una verifica serale, quando un rover ha dichiarato “Va tutto bene, perché noi non ci sentiamo diversi: ci sentiamo solo tutti italiani”.

gidirsi nel rispetto di una forma esteriore che perde la sua capacità di portare ai ragazzi il grande gioco. A interrogarmi è soprattutto l’enorme indipendenza dei rover di alcune associazioni: pur frutto di un approccio educativo differente, interpella certe fiducie che in branca RS concediamo/non concediamo nelle nostre comunità.

L’onore di firmare la bandiera di contingente è stato il segno commovente dell’importanza di questa esperienza. Più della dimensione formale, ho compreso come le vicinanze nello scautismo italiano siano molte più delle differenze e che le nostre due associazioni hanno l’esigenza di proseguire il lavoro in comune a partire dai ragazzi: se fino a oggi FIS è stata soprattutto una struttura, l’impegno che vorrei prendermi per questi anni è quello di costruire una dimensione federale che coinvolga i ragazzi, non solo nei momenti internazionali, ma nell’ordinarietà degli eventi delle nostre associazioni, a partire proprio dalle zone e dalle regioni.

Il ruolo politico In un tempo che torna a parlare di distanziare le nazioni e ribadire le differenze più delle comunanze, lo scautismo e la sua dimensione internazionale tornano a ricordarci che, in fondo, siamo tutti esseri umani e nelle nostre diversità possiamo trovare elementi di costruzione di una dimensione comunitaria che sia rispettosa delle identità di ciascuno. Abbiamo scelto di impegnarci “a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale”: la dimensione internazionale è lo spazio del dialogo capace di porci in relazione costruttiva con differenti culture e popoli. Il sogno di BP di costruire un internazionalismo pacifico senza annullare le differenze passa proprio da questi eventi e la partecipazione di AGESCI è per noi essenza politica in azione di primaria importanza. Molto più delle parole, dei discorsi ufficiali e dei cinguettii.

Lo scautismo mondiale Se AGESCI e CNGEI sono sorelle molto vicine nelle radici educative, nel grande scautismo internazionale possiamo trovare davvero punti molto distanti da loro, con interpretazioni dell’iniziativa pedagogica di BP che condividono sì le radici, ma che sono approdate a conclusioni, strumenti e metodi decisamente diversi. Certe volte è difficile convivere con queste modalità per noi aliene: altre differenze, invece, devono essere stimolo di riflessione per lo scautismo italiano, che è sì sano, ma rischia spesso di irri33


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A cura di Martina Isoleri e Giulia Sparviero

Con il tuo passo

stimoli e suggestioni dal recente Convegno nazionale sulla disabilità

Al suono dei tamburi dei DRUM THEATRE si è aperto il convegno “CON IL TUO PASSO”, svoltosi sul prato di Bracciano il 2 giugno. Un convegno a lungo preparato, nato per riflettere e riaprire gli occhi sulla disabilità, senza inventare nulla di nuovo, ma rallentando il passo e incontrando le persone che per qualche ora ci hanno preso per mano e accompagnato in questo viaggio. Tre relatori d’eccezione, tre narrazioni, tre fili di uno stessa ragnatela: quella dell’inclusione. Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’Associazione Italiana Persone Down, ci ha fatto gustare la bellezza della Verità che passa da uno scautismo che è in grado di diventare possibile a tutti, calciando

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ancora una volta quell’”im” dalla parola “impossibile”. Il prof. Andrea Carnevaro è sceso dalla cattedra dell’università di Bologna per farci sedere idealmente intorno al fuoco, quel stesso fuoco che tutti noi abbiamo vissuto nei nostri campi, quel fuoco che deve essere tenuto alla giusta distanza per poter scaldare, altrimenti brucia. Attorno a quel fuoco si devono poter sedere tutti, senza escludere nessuno. Eppure noi spesso tendiamo ad escludere, spesso per paura di non farcela. Quanti no abbiamo detto, quanti no non abbiamo detto solo perché nessuno è venuto a bussare alla nostra porta, quanti sì che ci hanno cambiato la vita. Ancora una volta ci viene in aiuto il discernimento come stile delle comunità capi.


È il momento del terzo relatore: Suor Veronica Donatello, responsabile del settore per la catechesi delle persone disabili della CEI, figlia di genitori sordi con una sorella gravemente epilettica, Suor Veronica lavora perché nelle chiese ci sia accoglienza di tutti, perché la catechesi per le persone con disabilità non sia ridotta, ma, consapevoli della profonda spiritualità che anche persone con disabilità cognitive possano avere, si offra anche a loro una riflessione di qualità su Dio.

percorsi di progressione personale più adatti possibili, su cosa voglia dire vedere il mondo, la realtà di tutti i giorni dal punto di vista di alcune disabilità e ancora su come sia importante per noi capi aver bene interiorizzato il messaggio cristiano per poi poterlo testimoniare a tutti i ragazzi che ci vengono affidati. A conclusione dei lavori, la capo guida Donatella Mela, ha ricordato come il suo primo approccio con lo scautismo sia stato il trovare uno spazio che accogliesse la sua personale diversità. Come associazione ci proponiamo di educare tramite una comunità in cui ogni persona è al centro, noi capi c’impegniamo ad essere attenti a ciascun ragazzo, guardando alle sue qualità e dopo ai suoi limiti, secondo le diversità di ciascuno. Così, procedendo, quell’attenzione particolare per il singolo non sarà diversa, ma anzi sarà utile per quando si tratterrà di accogliere un ragazzo il cui limite è più evidente per via di una disabilità.

E il tema non è per niente banale: Chiesa e disabilità. Ci parla di catechesi inclusiva, capace di accompagnare tutti i ragazzi con disabilità sul cammino dell’iniziazione cristiana verso i sacramenti. La Sorella ad un certo punto fa partire un video. Appare il volto di Papa Francesco che ascolta, con lo sguardo sorridente ma attento, la testimonianza di Serena una ragazza disabile di 25 anni. Dopo pochi minuti, Serena rivolge al Santo Padre una domanda che lo mette in difficoltà: come mai vi sono ragazzi disabili che non hanno accesso alla disabilità? Il suo volto cambia, si fa più serio e, dopo aver risposto con una battuta tagliente (“se dovessi dire quello che penso…”) risponde denunciando una cosa “bruttissima”: la discriminazione. Suor Veronica ci lascia una domanda: come mai non esistono santi disabili?

Subito dopo la Capo scout, ha raccontato di B., un rover del suo gruppo , che continua a vivere il clan nonostante una malattia degenerativa che nel giro di pochi anni l’ha reso paralizzato e ha così riflettuto: Non affanniamoci a cercare strumenti, ma cerchiamo di arricchire la motivazione per cui facciamo le cose, il perché. Al come ci si arriva, al come si arriva stando con B.; i genitori non sono stati educati a vivere con B., eppure sono diventati bravissimi è[…] è il loro amore che gli ha dato la possibilità di trovare la modalità, la loro motivazione, non la tecnica. Per stare al passo con gli ultimi […] noi dobbiamo semplicemente continuare ad amare.

Nel pomeriggio i lavori sono continuati suddivisi in laboratori. In questi, l’arcobaleno di culture italiane e scautistiche presenti al convegno ha posto le basi per un pensiero comune sul ruolo e sull’approccio con la famiglia dei ragazzi disabili, sulla possibilità di fare rete con le associazioni che operano sul territorio, su come utilizzare al meglio gli strumenti del metodo per strutturare

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Fare Scautismo

A cura di Martina Isoleri

“Chi cercate?” Lourdes luogo di incontro e di incontri Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete. Bussate e vi sarà aperto” (Mt. 7,7)

In questo breve scritto si cercherà di raccontare in breve quella che è un’esperienza di servizio un po’ particolare e forse anomala, nata dall’incontro di tanti protagonisti (i volontari dell’Oftal della Diocesi di Albenga- Imperia, i clan delle nostre zone, i Foulard Bianchi e le scuole) in un luogo altrettanto particolare: Lourdes. Il nostro “progetto giovani” nasce proprio lì, sotto la grotta di Massabielle dove nel 1858 una ragazzina da età di reparto, Bernadette Soubirous, incontra una “bella Signora” (solo più tardi capirà che si trattava della Vergine Maria). In diciotto apparizioni Bernadette parla poco, solo 81 parole, ciò che basta per raccontare l’essenziale. Perché servire a Lourdes? Lourdes fin dagli albori dello scoutismo, è stato considerato luogo privilegiato di servizio, parola chiave dello scautismo e soprattutto della branca R\S. Il termine servizio già di per sé è un termine talmente vasto che meriterebbe pagine e pagine, un termine banale nella sua essenzialità, ma essenziale nella sua banalità. E’ a Lourdes che nel 1922 Jean Astruc, uno dei capi carismatici dello scoutismo francese, nota la presenza di molti capi e Scout che si recano a Lourdes per offrire il loro servizio principalmente rivolto agli ammalati. Intuendone il forte valore educativo, nel 1928 fonda la Comunità dei Foulard Bianchi chiamata, successivamente “Clan Des Hospitaliers Notre Dame De Lourdes”, caratterizzato dal fazzoletto di

colore bianco. Dalla Francia l’esperienza dei Foulard Bianchi si sposta anche in Italia, e la regione Liguria è fra le prime a raccoglierne l’eredità. E’ a Lourdes che Giulio Cesare Uccellini, meglio conosciuto come Kelly (storico capo delle Aquile Randagie) si reca nel 1936 per chiedere alla Vergine la grazia della rinascita dello scoutismo, come scrive Mario Sica in Storia dello scautismo in Italia: « Nel 1936, dopo la guerra di Etiopia - forse il momento più buio - egli si recò a Lourdes a chiedere la grazia della rinascita dello scautismo in Italia, facendo voto di condurvi in ringraziamento un pellegrinaggio di Scout italiani. Risorto finalmente lo scautismo, nel 1954 oltre 400 Scout guidati da Uccellini si accamparono a Lourdes; a notte fonda "Kelly" tornò solo, in segreto, a inginocchiarsi nella Grotta, sciogliendo il voto di diciotto anni prima». E’ ancora a Lourdes che Don Giorgio Basadonna si reca in pellegrinaggio con l’Oftal, trovando in quella Grotta ai piedi di Maria o ripercorrendo il Calvario nuove sfumature attraverso le quali rileggere l’esperienza chiave della branca R/S, quella della strada. E’ a Lourdes che dunque i Clan trovano, fin dagli inizi del ‘900, quel connubio essenziale di strada, servizio e spiritualità, offrendo sempre nuovi stimoli di ricerca alle domande che nel corso del secolo cambiano in maniera radicale e mutano ad una velocità disarmante.

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Gli R/S in pellegrinaggio a Lourdes La struttura dei pellegrinaggi nel tempo permette di far sì che Lourdes da un servizio occasionale diventi sempre più un servizio continuativo. E’ ciò che accade nella Diocesi di Albenga-Imperia quando, circa trent’anni fa, il connubio fra la Comunità Foulard Bianchi della Liguria e l’OFTAL (l’Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes) apre nuove possibilità di servizio a Lourdes per le comunità R/S presenti sul territorio ligure, con particolare riferimento alla zona Ingauna. Gli R/S che partecipano al pellegrinaggio, e poi alla vita di Comunità dell’OFTAL o dei Foulard Bianchi sono sempre più numerosi, e soprattutto sempre più desiderosi di portare un loro contributo alla buona riuscita del pellegrinaggio. Da qui il pellegrinaggio inizia a non ridursi solo alla settimana di pellegrinaggio organizzato da qualcuno, ma gli Scout, e gli R/S in particolare, diventano sempre più protagonisti, preparandosi al meglio e partecipando via via all’organizzazione, seppur ognuno con il proprio compito. I Foulard Bianchi e l’OFTAL diventano nel tempo punti di riferimento per i Clan che si recano a Lourdes, scegliendo di partecipare – il più delle volte, direttamente al pellegrinaggio. Ecco che allora l’esperienza di Lourdes diventa anche esperienza di incontro di realtà diverse: scout, non scout, dame, barellieri, sacerdoti, malati e disabili. Sono molti gli R/S (e non solo) che partono da casa con l’idea di “spingere una carrozzina”, ma fin dai primi incontri preparatori i ragazzi stessi si rendono conto che Lourdes è prima di tutto un incontro con Persone, che malati e disabili sono prima di tutto persone uniche e irripetibile, proprio come ognuno di noi. La stessa Bernadette,

anni dopo le apparizioni del 1858, dirà Mi guardava come una persona che parla ad un’altra persona. I ragazzi che incontrano la Persona, la sperimentano nella sua forza, nella sua unicità, ma spesso anche nella sua fragilità e nella sua disabilità. Talvolta i ragazzi si trovano di fronte ad una disabilità fisica, ma altre volte le malattie sono invisibili, e più difficili da avvicinare. Il servizio di Lourdes insegna a guardare in profondità le persone, insegna a portarsi a casa domande e non risposte esauribili nel giro di una settimana a Lourdes. Don Rinaldo Bertonasco, l’assistente che ha accompagnato migliaia di pellegrini e scout a Lourdes fino al 2014, amava sempre ripetere che il vero pellegrinaggio inizia quando ripartiamo da Lourdes per tornare a casa, e non viceversa. Se il primo servizio a Lourdes e quello verso le persone malate, anziane e disabili, altro servizio importante (seppur nascosto) è quello liturgico, rivolto al Santuario e per lo più organizzato nelle sue linee essenziali dal Santuario stesso. Vi ricordate la specialità di Aronne nei lupetti? Ecco, più o meno il servizio liturgico è un qualcosa di assimilabile. Tuttavia, se il lupetto attraverso la specialità impara una serie di gesti, a Lourdes i rover e le scolte impegnati nelle varie liturgie ne colgono non solo il senso pieno, ma anche le sfumature che nella vita frenetica di tutti i giorni si vengono a perdere. A Lourdes si impara ad apprezzare la bellezza commovente nella solennità pacata delle celebrazioni, si impara a sentirsi addosso la responsabilità di gesti piccoli e semplici, ma tuttavia densi di significato e di importanza se visti nel quadro generale. Pronti a partire, dunque? 37


Zoom Liguria

A cura di Giorgio Costa

Gli scout si pre-occupano dei torrenti genovesi

Ovvero “a caccia di rifiuti negli alvei dei torrenti”, così è stata lanciata l’iniziativa dello scorso 22 settembre a Genova, una collaborazione AGESCI, MASCI, AMIU e ASTer del Comune di Genova.

Tutto nasce da un’idea del Genova 14 che pensa sarebbe utile pre-occuparsi del Bisagno prima del periodo alluvionale. Ma intervenire sugli alvei dei torrenti non è immediato. Gli accessi sono regolamentati dalla Regione che ha la sorveglianza idraulica e gli interventi di manutenzione come quelli di riduzione della vegetazione sono realizzati da ASTer azienda del Comune. Proprio dai contatti con l’Azienda si sviluppa l’idea di un intervento volto soprattutto alla raccolta dei rifiuti in queste aree chiuse al pubblico che non prevedono interventi ordinari di raccolta. Quindi poi la collaborazione di AMIU per una corretta differenziazione e smaltimento. L’idea viene accolta dal Comitato Regionale che la rilancia ai gruppi genovesi. Nasce così una mattinata di lavoro sul Varenna curata dal Genova 49, sul Polcevera a Pontedecimo curata dal Genova 60, due punti di intervento sul Bisagno curati dalla Zona Diamante ma con la generosa collaborazione della zona Tre Golfi: a Molassana Genova 21, Genova 25, Genova 30, Genova 36; a Borgo Incrociati, Genova 14, Genova 26, Genova 3, Genova 4, Genova 12, Genova 29. Un’attività associativa non aperta a chiunque perché solo in questo modo si sono

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potuti superare adempimenti assicurativi e organizzativi complessi. Scarponi da gita, pantaloni lunghi e guanti da lavoro: oltre 200 di noi, con una raccolta di tanti metri cubi di rifiuti in particolare plastica di ogni tipo. Quale significato? Per chi è entrato nell’alveo (un punto di vista particolare non usuale) l’impressione è di aver fatto solo una piccola parte rispetto a tanti rifiuti presenti. Le aree di intervento sono cambiate dopo essere state ripulite ma il pensiero andava agli altri lunghi tratti dei torrenti e ai tanti piccoli rivi in tutta Genova. Luoghi che in prossimità della città si riempiono di rifiuti che inevitabilmente alla piena finiscono in mare. Visti questi torrenti è facile capire perché il mare sta morendo di plastica. Primo obiettivo quindi prendere coscienza, secondo rimboccarsi le maniche per cominciare, terzo dare un segnale e sperare di essere testimoni sempre più convinti del fatto che la gestione dei rifiuti è una questione seria che ci tocca da vicino. Poi chissà, rilanciare un’altra mattina di lavoro, a inizio autunno o in qualsiasi periodo dell’anno, obiettivo essere presenti perché in tanti, assieme possiamo essere significativi.


A cura del GE XX

Nuove e vecchie dipendenze spunti di riflessione un convegno organizzato dal Genova XX

Con il Patrocinio del Comune di Genova e Municipio IV Media Valbisagno

Il Gruppo Scout Agesci - Genova 20 organizza due incontri

«Nuove e Vecchie dipendenze giovanili»

13 Aprile 2018

«La Tossicodipendenza che cambia: vecchie e nuove droghe. Dipendenze da alcool e modalità di consumo» (Dott: Antonio Floriani, Dott.ssa Tamara Mesemi)

27 Aprile 2018

«Dipendenze tecnologiche e nuove forme di dipendenza» (Dott.ssa Cinzia Leone, Dott. Antonio Floriani) Un tentativo di approfondire i temi delle dipendenze che colpiscono soprattutto i giovani, ma non solo. Dalla tossicodipendenza tradizionale alle nuove dipendenze favorite dal dilagare di nuove sostanze ma anche di fenomeni legati alle tecnologie e al mondo digitale. A condurre gli incontri, i professionisti del Centro LiberaMente di Genova che da anni si occupano della cura di persone cadute in una dipendenza e del sostegno ai loro familiari.

Incontri dalle ore 21 alle 23 presso Sala Consiliare del Municipio IV di Molassana, Piazza dell’Olmo 3 I contenuti sono rivolti alla cittadinanza, alle famiglie e a chiunque rivesta ruoli educativi. La partecipazione è gratuita.

Quest’anno la nostra comunità capi ha programmato di affrontare l’argomento “dipendenze”. Ci siamo guardati intorno e abbiamo capito che il problema delle dipendenze non solo non è mai finito ma, anzi, si è evoluto in maniera più subdola ed articolata. Abbiamo visto sempre più ragazzi (e capi) fumare, bere, essere spasmodicamente attaccati al proprio smartphone e ci siamo interrogati sul perché di tutto questo e soprattutto sul perché questa situazione sia diventata, negli anni, quasi normale. Non solo tollerata ma quasi ordinaria, come se rientrasse nel naturale evolversi dei costumi quello di fumare sigarette o canne a 14 anni o rovesciarsi di birra il sabato sera con gli amici o, ancora, condividere il momento della sigaretta tra capi e ragazzi in Clan, perché così, almeno, “li teniamo sotto controllo e discipliniamo il fumo in maniera incruenta”.

Insomma, dibattendoci tra questi interrogativi abbiamo provato a farci aiutare da alcuni esperti che abbiamo invitato a due incontri aperti alla cittadinanza e a tutti coloro, soprattutto genitori ed educatori, interessati alla questione. Ne sono scaturite due serate, patrocinate con grande convinzione dal IV Municipio Media Valbisagno, nelle quali alla nostra Coca e a tutti i presenti si è aperto un mondo che forse avevamo sottovalutato e con il quale abbiamo deciso che dobbiamo assolutamente fare i conti. È il mondo delle tradizionali dipendenze (alcool, tabacco), delle nuove e delle vecchie droghe che lambisce tutti i giorni i nostri ragazzi. Con l’aiuto di alcuni esperti ci siamo interrogati sul fatto che il consumo di alcool rappresenta la prima causa di morte dei giovani prima dei 24 anni e che il 3,4% del PIL italiano sia destinato a coprire i costi sociali dei danni da alcool con una presenza di 750.000 adolescenti italiani a rischio di abuso di alcool. Ma, oltre al consumo tradizionale di alcool, ecco le nuove mode come la “neck nomination” o l’assunzione di alcool per via oculare, pratiche in voga tra i nostri giovani e già responsabili di vittime in Europa. E che dire delle nuove frontiere del facile approvvigionamento di droghe “on line” e delle nuove droghe di moda come lo “skunk” (una potente varietà di cannabis) o la terribile “droga del cannibale”? Nel corso del secondo incontro abbiamo provato a confrontarci con le “nuove dipendenze” cioè quelle derivate dall’a39


buso delle nuove tecnologie, internet, smartphone, videogiochi ecc. Questa nuova realtà è probabilmente la meno studiata e quella della quale manca la maggiore consapevolezza da parte di educatori, insegnanti e genitori. Eppure, educare ad un corretto rapporto con la tecnologia è la nuova frontiera dell’educazione con la quale nessuno può evitare di rapportarsi, una frontiera nella quale genitori ed educatori in genere, sono spesso tecnicamente meno esperti per la scarsa dimestichezza con la rapida evoluzione degli strumenti e per la mancanza di modelli educativi di riferimento, provenienti dalle famiglie di origine e da utilizzare con i ragazzi. E così nascono i fenomeni del “vamping” (la smania di connettersi di notte sconvolgendo i ritmi sonno-veglia) o la “nomofobia” (quella atroce astinenza che coglie chi sia costretto a stare lontano dalla connessione telefonica anche per poche ore), per passare alla pornodipendenza, allo shopping compulsivo o al trading patologico on line.

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Ma anche, più semplicemente, le difficoltà di comunicazione che ci angustiano ogni giorno nella frenesia delle mail, dei gruppi di Whatsapp, delle riunioni fatte su Skype: tutti strumenti utili dei quali naturalmente non possiamo più fare a meno, ma da usare con sapienza e prudenza e sui quali aiutare i nostri ragazzi a trovare una consapevolezza che non si può dare per scontata. La nostra Coca si è interrogata su questi temi nella consapevolezza di doverli affrontare sia personalmente sia inserendoli nel Progetto Educativo. Potete trovare la registrazione degli incontri sul sito:www.genova20.com


La Comunità di Banchi

un’esperienza di vita comunitaria fatta di essenzialità e spiritualità

Tutti i genovesi conoscono Piazza Banchi, con la caratteristica chiesa sopraelevata che vi si affaccia, ma forse pochi sanno che qui, circa 34 anni fa, don Marco Granara volle creare un centro dedicato alla ricerca e al dialogo tra culture e religioni, con una visione rivoluzionaria e davvero lungimirante. Le attività del Centro Banchi proseguono ancora adesso, mentre cinque anni fa è nata la Comunità di Banchi: un gruppo di ragazzi tra i venti e i trenta anni che ha scelto di abitare nei locali della Chiesa per prendersi cura di questi spazi, mantenendoli vivi, rendendoli aperti a gruppi ed associazioni del territorio, organizzando attività. Siamo andati ad intervistare due membri dell’attuale comunità, Giacomo D’Alessandro e Simone Meneghelli, che ci hanno offerto un buonissimo pranzo nel terrazzo sul tetto e hanno risposto a tutte le nostre domande! Come è nata la comunità di Banchi, e perché? La Comunità di Banchi è nata cinque anni fa dall’esigenza di uno di noi (Giacomo D’Alessandro) di fare esperienza di vita comunitaria, e contemporaneamente dalla casualità di aver incontrato nella sua attività giornalistica don Marco. In quel periodo il Centro Banchi era portato avanti da un gruppo di volontari sui settant’anni, e si avvertiva il bisogno di un rinnovo

generazionale: da qui la proposta di Giacomo di creare una comunità di giovani che abitasse nei locali della Chiesa. È nato così questo rapporto di collaborazione e scambio fra i volontari originari e il nuovo gruppo. Se si sviluppa la capacità di dialogare fra generazioni, esperimenti originali come questo possono nascere e funzionare: l’importante è che i giovani sappiano essere aperti al confronto, e nello stesso tempo abbiano il coraggio di non farsi dare gli obiettivi dagli anziani e di portare avanti le proprie idee. Quali sono gli ingredienti della vita comunitaria a Banchi? E perché fare questa scelta? In questi anni l’idea di “comunità” è diventata estranea all’ordinario concetto di abitare: di solito si pensa alla comunità solo come una via obbligata per chi, per problemi personali, non è in grado di vivere da solo e ha bisogno d’aiuto. Invece secondo noi la scelta della vita comunitaria va ripresa in considerazione dai giovani: lo stare insieme permette di realizzare obiettivi che da soli non si potrebbero raggiungere. Spesso le energie personali si scontrano da una parte con la necessità pratica di guadagnarsi da vivere, dall’altra con il desiderio di dedicarsi a ciò che ci appassiona veramente: la comunità risponde a questo problema costituendo una realtà autorigenerante, in cui si sta insieme e ci si sostiene nella sopravvivenza, ma nello stesso tempo dalla convivenza quotidiana con i coetanei e dal confronto con teste e modi di pensare diversi scaturiscono naturalmente nuove idee e progetti, e la forza per realizzarli. 41

Mondi paralleli

A cura di Amelia Moro


È una sorta di settimana comunitaria estesa tutto l’anno! Il nucleo è quello di fare buona vita comune, tenendo insieme sia la cura per i propri obiettivi personali, sia per la realtà della comunità e degli altri membri, e infine per la gestione degli spazi che ci ospitano. Per questo motivo tutte le settimane facciamo un momento di condivisione insieme, e un paio di volte l’anno delle occasioni di verifica più intensa, di solito con un bivacco di comunità. Secondo noi questa via può costituire un modo innovativo per affrontare un periodo storico in cui le città si riempiono sempre più di spazi abbandonati e in decadenza, mentre i giovani che vorrebbero costruirsi una vita indipendente spesso non hanno le risorse per farlo. L’esperimento di Banchi può essere replicabile, e speriamo che sia di ispirazione per altri! È possibile entrare a far parte della vostra comunità? Al momento stiamo cercando nuovi membri! Non poniamo nessuna discriminante religiosa: non bisogna per forza essere credenti, ma solo dimostrare disponibilità a lavorare sul lato spirituale, ad “abitare le domande”, come dicono gli scout, e a confrontarsi insieme. C’è invece una discriminante d’età: questa è una comunità pensata per giovani fra i venti e i trenta anni. Per quel che riguarda le attività di Banchi, non è necessario essere per forza “attivi”, prendendosi degli impegni fissi e rigidi, ma bisogna sicuramente dimostrarsi “reattivi": che ci sia da accogliere un ospite, da aprire una sala per le associazioni che si incontrano qui, da occuparsi del pranzo per tutti, a seconda di quello che capita ci si organizza insieme e ognuno trova naturalmente il proprio modo di contribuire. 42

Cercate di vivere secondo uno stile di vita sostenibile? Come? Cosa è per voi l’essenzialità? Il punto, per noi, è soprattutto la riduzione dei bisogni. Molto spesso il frigo pieno di casa è stipato ben oltre le nostre reali necessità. Abbiamo imparato a cavarcela con un frigo “pieno” a modo nostro, scoprendo che in realtà ci basta molto meno di quello che pensiamo. Anche per l’arredamento e gli utensili cerchiamo di puntare sul riuso, per esempio rivolgendoci a chi ha bisogno di svuotare casa. Vorremmo evitare di alimentare questo sistema di produttività esasperato, in cui bisogna sempre gettare via e comprare qualcosa di nuovo. A questo proposito facciamo un appello: abbiamo bisogno di pentole! Se degli scout, ad esempio un clan, volessero venire a conoscervi o collaborare con voi cosa potrebbero fare? La formula migliore è sicuramente il bivacco: possiamo ospitarli nei locali della Chiesa e poi preparare un momento di testimonianza in cui raccontiamo la nostra esperienza di comunità. Un’altra possibilità interessante è quella della collaborazione con Ponti Migranti, che ha qui la sua sede: si tratta di un gruppo di volontari che offre ai rifugiati lezioni di italiano e attività periodiche di convivialità. Noi ci mettiamo la struttura, gli scout la loro capacità di animazione, il gruppo di Ponti Migranti i contatti con i ragazzi e la testimonianza sulle proprie attività. Di solito facciamo una cena insieme e poi il giorno dopo una gita: per i rifugiati è un bel modo per creare relazioni e conoscere la città da un altro punto di vista, per gli scout un’occasione di entrare in contatto con il cuore multiculturale del centro storico. Potete trovare tutte le attività del Centro Banchi sul sito: www.centrobanchi.it


Spiritualità scout

A cura di Stefano Barberis

La partenza l'ha inventata Gesù?

…ed è lui che ce la dà!

Tante volte in questi anni ho spesso sentito in alcune partenze e durante la mia esperienza in ROSS raccontare dai ragazzi come la scelta di fede, compenetrasse e raccogliesse tutte le altre, poiché, come diceva anche Giorgio La Pira, il buon Cristiano si sente chiamato da una missione che lo porta a camminare per il mondo, guardarsi intorno e mettersi inevitabilmente a servizio della società e dei suoi cittadini per renderla come il Signore la vorrebbe vedere.

zionalità (Lc 10,25-37) , lottando per i diritti degli ultimi (lebbrosi, malati, bambini etc.), ricordandoci di trattare bene il creato in cui viviamo (Mc 4,26-29, ), era pacato, ma risoluto per sostenere le cose “che gli stavano a cuore” proprio come le moderne ONG e gli attivisti e intellettuali politici portano avanti le proprie battaglie. Ha inventato ovviamente la scelta di servizio: quella sera durante la lavanda dei piedi, insegnandoci come possiamo essere grandi solamente facendoci ultimi, ma facendoci ultimi in silenzio.

Ma forse c’è un motivo più profondo: il motivo vero per cui i ragazzi riconoscono questa cosa è perché forse, in fondo in fondo, la partenza l’ha inventata proprio lui! Sì, l’ha inventata proprio Gesù quando ha chiamato Simone, Giacomo e i primi discepoli e li ha sfidati a buttare la rete anche quando tutto sembrava perduto (SCELTA DI FEDE), ma anche quando ha chiesto al giovane ricco un atto di coraggio, di seguirlo e lasciare tutto, di prendere in mano la propria vita impegnandosi nella sua missione e questo ragazzo ha preferito “un’uscita” a una partenza, perché aveva molti averi (altre cose da fare, lo studio, lo sport, interessi di carriera, serie TV da seguire etc. le chiameremmo forse oggi) e forse come tanti nostri ragazzi aveva “dei problemi di fede”, non riuscendo ad abbandonarsi a lui e alla sua chiamata, né aprendo le orecchie al suo ascolto a causa delle troppe faccende come Marta (Lc 10,38-42).

La partenza inventata da Cristo ovviamente è stata predicata dal “nostro” San Paolo: nella sua lettera ai Romani (cap.12) possiamo dire essere contenuto il messaggio che Gesù vuole portare a ogni partente: non conformarti a questo mondo, ma guarda il mondo intorno a te e cambialo; mettiti al servizio di esso e di chi lo abita, con amore fraterno, gioia e semplicità; non abbandonarti alla disperazione, ma predica speranza perché io sono con te…e allora sarai davvero un uomo della partenza, pronto a partire per la strada che Gesù ti indicherà. Perché la partenza non te la dà la tua comunità, né i tuoi capi clan: te la dà Gesù. Buona Strada! All’inizio del roverismo Scouts de France, noi dicevamo volentieri: “Tutti i giorni, facciamo un atto di non conformismo“. Un atto libero ispirato, non dalla fantasia o dalla paura, ma da convinzioni meditate (quell’atto concertato, voluto, deciso, […] come condizione del l’accrescimento umano). È a prezzo di questa conquista interiore che si può pretendere di cambiare il mondo.

Gesù ha inventato però anche la scelta politica, diventato il più grande rivoluzionario della storia, portando un nuovo messaggio di amore universale, andando contro i costumi del suo tempo (Gv 8,1-11, Gv 4,1-26), per la parità dei diritti degli esseri umani (Lc 8,1-3, Mc 10,13-16) e i pregiudizi legati alle na-

Padre Forestier o.p. "Scoutisme route de libertè" 43


Bacheca Le Gioiose A cura di Le Gioiose

Base San Francesco un anno dopo

Il secondo anno di apertura della base San Francesco di Cairo Montenotte è stato caratterizzato innanzitutto da una base migliorata rispetto a un primo anno piuttosto pioneristico: il primo anno di utilizzo è infatti servito a individuare alcuni problemi legati al non utilizzo della struttura per alcuni anni dopo la ristrutturazione: allaccio del gas, piccole perdite degli impianti idraulici, acqua calda a intermittenza, tenuta del voltaggio dell’impianto elettrico. Questi problemi oggi sono completamente risolti. L’affluenza alla base è stata ancora più alta rispetto a un sorprendente primo anno: l’impatto positivo dei primi gruppi che avevano frequentato la base l’anno scorso, il passaparola tra diversi gruppi, le informazioni sulla base e le immagini diffuse attraverso i media e la pagina Facebook hanno fatto sì che le persone accolte tra 1 ottobre 2017 e il 30 Settembre 2018 fossero 1228 per un totale di 2572 pernottamenti. 44

La base è stata scelta per bivacchi e campi estivi non solo da gruppi liguri, ma anche da un reparto di Fossano e un branco di Milano. Nel mese di settembre la base ha ospitato il Consiglio Regionale, nel prossimo mese di Novembre vedrà il ritorno del Genova 55, che dopo aver utilizzato la base per un bivacco di branco durante la primavera, torna alla base San Francesco per un bivacco di gruppo portando nei campi e nel convento più di 100 scout. Visto l’interesse artistico e culturale della base, nei mesi di maggio e giugno il convento di San Francesco è stato aperto ai visitatori, che hanno potuto ammirare le bellezze architettoniche e artistiche della struttura, sapientemente illustrate dal prof. Lorenzo Chiarlone, esperto di storia locale. Le visite guidate hanno visto la partecipazione di circa un centinaio di persone: oltre ai cairesi e valbormidesi in genere, si segnala la partecipazione di un canonico di Acqui Terme con parroc-


chiani al seguito, di studiosi-archeologi di Finale Ligure e Varazze, turisti francesi, guide turistiche di Pamparato, persone di Torino, diversi docenti e studiosi di Savona, un docente del Politecnico di Asti interessato al convento in generale e in particolare ai capitelli delle colonne del chiostro. Ospiti d’eccezione un turista giapponese che ha soggiornato per qualche giorno a Cairo e che è rimasto affa-

scinato dalla storia del convento e don Farid, per alcuni anno parroco ad Aleppo, e particolarmente affezionato ai gruppi scout, che ha voluto condividere brevemente la propria esperienza con quella di alcuni capi scout ospiti della base nel periodo estivo. Ora vi aspettiamo per il periodo invernale: la base con la neve ha tutto un fascino particolare. ď Š

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Bacheca Le Gioiose

A cura di: Le Gioiose

Sogno d'una notte di mezza estate.

Ho imparato a sognare, quando inizi a scoprire che ogni sogno ti porta più in là... (cit. Negrita)

L'avventura, perchè è di questo che sto per parlare, è proprio nata così, da un sogno rimasto tale per tanto tempo e poi con un forte impegno del gruppo delle Gioiose realizzato in pochissimo tempo. Questa avventura ha un protagonista che si chiama Fabrizio, ed è stato il primo custode stanziale nella base con un progetto di poco più di due mesi. Come in tutte le avventure ci sono stati risultati positivi e cose da migliorare, ma essendo un primo esperimento era necessario per capire che cosa significa avere una persona fissa in al Rostiolo in supporto ai gruppi presenti. Ora cedo la parola al protagonista: In questo mio breve resoconto vorrei raccontare prima le cose che mi hanno gratificato per la posizione che ho ricoperto per la prima volta in via sperimentale. Per riuscire a dare risposta alle necessità imminenti che si possono verificare nell'arco di un campo scout/ estivo di un'associazione ho scoperto quanto spirito di adattamento e di collaborazione dimostrano le persone che si sono interfacciate con me. Non solo per la soluzione dei propri problemi ma anche per quelli degli altri. La mia vicinanza nei momenti di disagio (e non solo) è necessaria ma la disponibilità immediata di un custode crea automaticamente la necessità di interfacciarsi; questo fa aumentare il numero delle domande

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ma determina un primo provvedimento che può già risolvere l'entità del problema. In modo del tutto autogestito per i gruppi è stato possibile aiutare le persone anche con un semplice consiglio; per esempio i tragitti delle gite e gli spostamenti logistici dei materiali. Siamo d'accordo che una permanenza stabile sul luogo sia una garanzia, tuttavia si possono studiare orari e turni di lavoro concentrati in momenti della settimana più cruciali. Con il sostegno del custode anziano Luciano e di amici siamo riusciti a fare anche interventi di manutenzione che richiedono competenze più specifiche. Non mi sono mai sentito solo. All'inizio del periodo dei campi c'era impazienza di portare avanti modifiche e lavori impegnativi per un funzionamento ottimale delle strutture, quello che mi è sembrato di poter realizzare non è molto ma nel mantenimento della pulizia e dell'ordine sta gran parte del lavoro. Verso la fine dell'estate l'impressione era quella di non avere tempo di completare le manutenzioni. La pattuglia Vara in questo ha avuto uno sguardo vigile soprattutto per garantire l'effettiva sicurezza sui terreni e delle attività. La convivenza per uno spazio come Vara non può che generare il rispetto come suo scopo principale, la socialità che riscontrano gli abitanti locali deve essere preservata a mio parere come ogni


rapporto di buon vicinato. In questo una più attenta gestione dello smaltimento dei rifiuti sarà per la base “Il rostiolo” una sfida a migliorarsi. Una figura come il custode serve e servirà, la consiglio a tutti i giovani a cui interessa mettersi in gioco! Grazie a tutti per questa esperienza. Per quanto riguarda lo scrivente, questa presenza stabile ha molto limitato la necessità di partire dopo il lavoro e correre a Vara per piccoli interventi di manutenzione, che vista la dimensione della base e in numero di pernottamenti (per fortuna in crescita) è un problema non da poco. Il sogno che condivido con la pattuglia Vara e le Gioiose è che questo progetto possa crescere, dando una opportunità di lavoro e servizio anche ad altri ragazzi e magari possa portare a migliorare i servizi e le attività che si svolgono nella base, lanciando uno sguardo alle grandi basi europee. La presenza del custode e tanti lavori fatti da volontari e professionisti sono volti anche a rendere sempre più sicure ed adeguate alle normative le strutture della base anche grazie agli incontri della CBA (Comunità Basi Agesci) nata con questo scopo. Migliorare le strutture sia per la sicurezza che per l'accoglienza, negli ultimi anni ha permesso di aprire la nostra base a realtà extra scout nei periodi in cui non vi sono prenotazioni AGESCI.

Grazie a questo incremento di pernottamenti siamo riusciti a mantenere le quote di rimborso invariate per i soci AGESCI e tra le più basse in assoluto (soprattutto delle case). Il lavoro della pattuglia tecnica invece è stato preziosissimo per la riparazione di un tratto di strada, che abbiamo safaltato con due camion di asfalto, rullo compressore. Prima della prossima estate vorremmo mettere in programma l'asfaltatura di due settori della strada molto danneggiate nella parte finale del tracciato. A breve dovremmo poter dare il via libera alla ditta che sostituirà le tubazioni della fognatura che serve casa Mugnoli, Pippo, Quercia e Pino e metterà a norma le fosse settiche ormai vecchie e danneggiate; è prevista anche la sostituzione della caldaia di casa Mugnoli ed il miglioramento dell'impianto di riscaldamento. Per i prossimi anni le sfide principali saranno il recupero del rudere sopra casa Mugnoli, con l'idea di realizzare un progetto di integrazione ambientale a bassissimo impatto e di un altro rudere più su nel bosco... Il lavoro aumenta sempre, ma i membri della pattuglia sono sempre pochi: rinnoviamo l'invito per chi volesse dare una mano sia nel lavoro pratico sia nella progettazione a contattarci all'indirizzo: rostiolo@liguria.agesci.it

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NOVEMBRE 2018 1 – 3 CAM L/C, CAM E/G e Campo Capi Gruppo (Base scout “Il Rostiolo” Vara Inf., SV) 16 – 18 CFT Riviera di Ponente (Imperia) 27 Incontro AE di Zona DICEMBRE 2018 1-2 Assemblea regionale (dom.) e attività pre-assemblea “In – competenza” (sab.) 11 Pattuglie regionali di branca con IABZ 15-16 Consiglio nazionale / Luce di Betlemme (16) GENNAIO 2019 8 Pattuglie regionali di branca con IABZ 18-20 CFT Riviera di Levante (Avegno, GE) 20 Consiglio regionale 26-27 Incontro Incaricati nazionali e regionali Branche/FoCa/ICM FEBBRAIO 2019 22 Giornata del pensiero 22-24 CFT Beigua (Varazze, SV) 23-24 Consiglio nazionale MARZO 2019 8 – 10 CFT San Barnaba (Genova) 12 Pattuglie regionali di branca con IABZ 21 Marcia di Libera 23-24 Incontro nazionale Capi Campo CFA APRILE 2019 6 Consiglio regionale 7 Assemblea regionale per delegati 9 Pattuglie regionali di branca con IABZ 22-28 CFM E/G (Base scout “Il Rostiolo” Vara Inf., SV) 25-28 Consiglio generale MAGGIO 2019 3-5 CFT Cinque Terre GIUGNO 2019 1-2 Incontro Incaricati nazionali e regionali 11 Pattuglie regionali di branca con IABZ (data da confermare) 26-27 Consiglio nazionale LUGLIO 2019 22/7-2/8 Jamboree SETTEMBRE 2019 7-8 Consiglio regionale (data da confermare) 21-22 Evento nazionale OTTOBRE 2019 5-6 Incontro Incaricati nazionali e regionali 26-27 Consiglio nazionale DICEMBRE 2019 14-15 Consiglio nazionale

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