Poste Italiane spaSpedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N° 57/anno XIILuglio 2022 15 Un gigantesco Voga! Numeri record ai Guidoncini Verdi 2022 34 Scout: inguaribili miscredenti o alfieri di sinodalità? 4 Laura, Maddalena e Simone. intervista ai nuovi incaricati regionali eletti Qualcosa Scautismo inLiguria si muove
Editoriale
Pag. 3
Qualcosa si muove
SIL online!
pag. 4
I nuovi incaricati Regionali si presentano
Intervista ai nuovi incaricati eletti Partecipazione R/S pag. 4
Fare scautismo
pag. 12
Quando i bambini partecipano pag. 15 Anatomia di un voga pag. 17 Ask the boy... but whos' the boy?
Voce ai Capi giovani
pag. 19
Anche ai Capi non si accende il fuoco alla prima
Lettere
pag. 21
Cara CoCa ti scrivo...
Attività con i ragazzi
È ancora... BenèPossibile pag. 10 Comunità aperte per costruire insieme il futuro pag. 23 Il contrario del Sole... pag. 26 EPPPI (day)
Zoom Liguria
pag. 27
Toccare il futuro, Zona Tramontana pag. 28 Tutto col gioco... niente per gioco anche a consiglio di zona
Arte, Scout e Rock&Roll
pag. 29 "...dal letame nascono i fior..."
pag. 31
In gioco con Impeesa pag. 32 Il viaggio stellare dell'upupa
Spiritualità Scout
pag. 34
Scout: inguaribili miscredenti o alfieri di sinodalità?
Bacheca Le Gioiose
pag. 37
Una vita piena di luce e colori
pag. 39
I lavoroni di Vara non finiscono mai! pag. 40 Base Scout San Francesco: Scout ma non solo
Scautismo in Liguria - La redazione
Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16123 Genova Tel. 010.236.20.08
Aut. del Tribunale n. 23 del 5 novembre 2004
Direttore Responsabile: Giuseppe Viscardi
Direttore: Francesco Bavassano
Redazione: Carlo Barbagelata, Stefano Barberis, Andrea Borneto, Chiara Conti, Giorgio Costa, Stefania Dodero, Doris Fresco, Marco Scarfò.
Hanno collaborato:
Fra Alberto Casella, Federico Cassissa, Paolo Castelnovi, Maddalena Cogorno, Elisa Correggia, Gagge Pattuglia Gioiose, Maria Grazia Malatesta, Giorgio Masio, Giulia Sparviero, CoCa GE XX..
Impaginazione: www.gooocom.it Stampa: Pixartprinting Spa
Finito di impaginare il 31 luglio 2022
La tiratura di questo numero é stata di 1300 copie. Comunicazioni, articoli, foto e altro vanno inviati all'indirizzo stampa@liguria.agesci.it
Foto di copertina: Benedetta Carro, Guidoncini Verdi 2022, Vara.
Idee per attività a distanza Covid-19!
Editoriale
Qualcosa si muove
Non è semplice rendersi conto di quando e come le cose cambino, fintantoché le osserviamo da molto vicino; tuttavia, è uno sforzo utile cercare di scorgere il percorso che stanno tracciando nel loro movimento.
Un esercizio che diventa difficile quando cerchiamo spiragli di luce in una realtà ostica...
Il maestro Franco Battiato ne cantava così:
‘E il mio grande maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire’ (Prospettiva Nevski, 1980)
Una frase ripresa anche dall’Arcivescovo di Genova Marco Tasca alla recente Assemblea cittadina del Cammino Sinodale.
Mi piace citare in questo spazio tre potenziali elementi di alba per Agesci Liguria, tre immagini che collegano recente passato e futuro e che possono a mio parere farci procedere con gioia e fiducia.
• Le Fraternità in assemblea regionale. È stato bello vedere all’Assemblea regionale primaverile, svoltasi al Seminario di Genova, questi piccoli gruppi misti per provenienze, età ed esperienze, con animatori da ogni Zona preparatisi appositamente. Ogni Fraternità ha discusso e proposto idee e mozioni e, a prescindere dagli argomenti pur centrali e affrontati in modo non banale (educazione alla cittadinanza, alla fede, alla Pace …), si respirava il piacere di stare insieme, la sospensione del “non serve a nulla”, la voglia di costruire qualcosa. Una bella idea, solo in apparenza “già vista”, da mantenere!
• Gli eventi di zonali e regionali. Per capi, per ragazzi; hanno riempito (tanti) nostri fine settimana dalla Primavera in poi.
Tanta gente, più del solito, entusiasmo palpabile. Ci sono stati lo slancio di volerli organizzare, la rottura della breccia del “chissà” del “mah”. Alcuni eventi sono stati novità, in tutti gli altri c’erano almeno due anni di ruggine accumulata. Ce l’abbiamo fatta, è andata bene! Che siano di stimolo per costruire il piano successivo della Casa e che questi piccoli atti di coraggio siano alimento per chi vorrà lanciarsi allo stesso modo.
• Il nuovo percorso di Educazione alla fede, che vedrà un appuntamento fondamentale a fine settembre al Convegno Emmaus A/R di Loreto. Detto molto brevemente, è una grande opportunità, e di fatto una necessità, per aggiornare il nostro modo di fare catechesi, passando dalla trasmissione di concetti, seppur tramite esperienze e simboli, alla testimonianza che interroga la nostra vita. Non si tratta meramente di cambiare il nome delle cose che facciamo in modo sterile, ma di abbracciare un cambio di mentalità, che dovrà attraversare tutta l’associazione pian piano. Anche la qualità della vita spirituale di ogni capo potrà beneficiarne. Queste sono solo tre immagini tra tante, ognuno può aggiungere le proprie!
Buona lettura, Francesco
P.S. In questo numero una menzione speciale va all’intervento di Fra Alberto Casella, Assistente di Zona Milano sul modo di stare nella Chiesa degli Scout “miscredenti o Sinodali?”. Un pezzo di alto valore e attualità.
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editoriale Keywords : editoriali, opinioni
Intervista ai nuovi incaricati eletti
I nuovi incaricati regionali si presentano!
Keywords: intervista,
Un’intervista per conoscere meglio i nuovi eletti
difficoltà a livello di capi e quindi do la mia di sponibilità per un anno.
Laura Castellucci Incaricata all’Organizzazione
Io vivo, sono nata e cresciuta in un quartiere che non c’entra niente rispetto a dove poi ho inizio e fatto tutto il mio percorso scout, sono di San Teodoro, ma all’epoca andava di moda Ri varolo quindi partivamo in 19 dalla mia zona per andare fino al Genova 51. Quando ho iniziato a far servizio però e l’ho fatto prevalentemente nel quartiere dove ora c’è il Genova 100. All’e poca non esisteva ancora il 100, è un quartiere che mi sta molto a cuore perché me lo sono vissuto dal trasferimento nella Parrocchia di San Giovanni allo spostamento e alla creazione del 100 a Santa Croce, dove all’epoca non c’era assolutamente niente, nulla facendo prima ser vizio nelle diverse unità del gruppo, fino a poi fare servizio come quadro e come responsabile di zona, facendo campi di formazione come CFT per la nostra zona (quella che era la zona Valpolcevera) e poi un CFA a Torino. Dopodiché saluto l’associazione e sto via per un po’ di anni finché non mi viene chiesto se potevo dare una mano al Genova 56, che era in un momento di
Ora sono anche nel Masci, questo non c’entra chiaramente con il ruolo però è un punto, una cosa che mi sta molto a cuore e che si inserisce nella mia progettualità. Poi è arrivata invece la chiamata come IRO, che in realtà è un ruolo che sulla carta non mi aveva mai entusiasmato, in passato lo vedevo come un ruolo abbastanza noioso e burocratico, però, come nel mio gruppo d’origine si è sempre det to, il servizio si fa dove e quando c’è bisogno; quindi, alla chiamata, con gioia mi sono resa di sponibile. Ho specificato il fatto che l’immagine che avevo del ruolo di IRO era che fosse noioso apposta perché in realtà ad oggi direi che posso essere favorevolmente colpita dal fatto che non è assolutamente così, non c’è solo la burocrazia ma in realtà c’è un po’ di tutto, e sicuramente questo è molto positivo, soprattutto per una persona come me abbastanza energica. Io sono più una persona del fare e quindi mi piace ave re la possibilità di essere al servizio dei nostri ragazzi, anche se in maniera un po’ diversa, con questo ruolo.
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Ciao, qual è il percorso all’interno dell’Associa zione che ti ha portato a questo incarico?
regione A cura di Marco Scarfò
Simone Bertoli
Laura Castellucci
Maddalena Cogorno
Simone Bertoli, Incaricato alla Formazione Capi
La mia esperienza scout parte da lontano, nell’ottantacinque sono entrato negli esploratori e ho preso la partenza nel 93, facendo succes sivamente servizio come capo con qualche anno di buco dal 2006 al 2011 perché avevo i bimbi piccoli, anche se ho fatto comitato di zona per tre mandati anche se non consecutivi, mentre prima ho fatto un po’ di tutto in gruppo, a parte i lupetti, sono stato capo reparto, anche di recente, il capo clan, maestro dei novizi e al tro in vari gruppi, tra cui il mio gruppo di origine lo Spezia 5, che si è fuso con lo Spezia 1. Poi 5 anni fa invece mi sono trasferito nel gruppo Lune, dove insieme a molte altre persone che si sono trasferite lì abbiamo un po’ ripreso quelle che erano le ceneri in una situazione un po’ dif ficile e adesso è un bel gruppo che ha dei bei numeri e una bella comunità capi, grazie a tutta la comunità. Nel Lune mi sono occupato della formazione perché molti genitori che sono en trati e che venivano da dall’esterno, quindi non avevano nessuna esperienza scout, e adesso sono contento perché alcuni addirittura si stan no avvicinando alla formazione come formatori. Infine, ho fatto il consigliere generale fino all’an no. In realtà quello che mi ha avvicinato all’As sociazione, un po’ al di fuori del mio gruppo e della mia zona è stata la Route Nazionale, che sicuramente ha ampliato lo sguardo e così ho scelto di provare a fare il consigliere generale, che è stata una bellissima esperienza che mi ha aperto a vedere l’Associazione in tanti modi diversi e ho cercato di portare anche questo contributo nella mia zona.
Maddalena Cogorno, Incaricata alla Branca Esploratori e Guide
Sono “nata” e cresciuta nel Genova 5, ma, dopo la Partenza, sono entrata nella Comunità Capi del Genova 26 perché avevo fatto l’ultimo anno di servizio come scolta lì, dove c’era bisogno.
Nel 26, dopo un primo anno di servizio in Bran co, ho prestato il mio servizio principalmente in Reparto per 5 anni con passione e grande gioia. Mi è piaciuto tantissimo e ho proprio trovato che la branca E/G fosse quella in cui riuscivo a meglio a mettere a servizio me stessa: sono una persona appassionata di vita all’aria aperta, del toccare le cose con mano, e questa branca mi ha sempre dato la possibilità di farlo, con di fronte dei ragazzi delle ragazze straordinari che ho avuto il privilegio di accompagnare, come capo Clan, fino alla Partenza.
Gli anni come IABZ E/G sono stati molto impor tanti, perché ho trovato stimolante e divertente proprio l’elaborare un pensiero sulla branca, tramite gli incontri tra incaricati e l’organizzazio ne degli eventi regionali come bivacchi di spe cialità, un campo di competenza e i Guidoncini Verdi. Mi ha sempre molto appassionata anche questa dimensione più “occasionale” del rap porto con gli Esploratore e le Guide, ma sempre con attenzione alla relazione con tutti, giocan dosi coni intensità in termini di competenze, personalità e servizio.
Quali sono le motivazioni della candidatura? Quali le caratteristiche personali e le competenze che ti potranno servire per il ruolo?
Laura Castellucci Incaricata all’Organizzazione Una delle mie caratteristiche, che è un po’ per sonale e un po’ che ho appreso durante il mio cammino, è sicuramente l’importanza della relazione e della comunicazione. Direi che sono due elementi abbastanza fondamentali per que sto ruolo e che possono assolutamente venire bene. Io amo le relazioni, nel senso che amo fare network, amo il gioco di squadra e quindi sicuramente essere in collegamento è una cosa che mi piace, che mi riesce abbastanza e quindi sicuramente questo può essere utile.
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Simone Bertoli, Incaricato alla Formazione Capi
Da consigliere generale ho lavorato nella com missione che si occupava della formazione capi e quindi negli ultimi anni ho collaborato un po’ con Luca e Sara, mi sono trovato molto bene con loro e quindi è un po’ nata lì poi li l’idea di candidarmi. Poi, tra l’altro, in regione penso di essere il primo Spezzino che è in comitato re gionale, non ho memoria di altre persone della mia zona che sono state in comitato regionale; quindi, è un po’ anche una sfida per la nostra zona, per andare un po’ fuori dal nostro ambito, siamo molto bravi ma rimaniamo un po’ sempre circoscritti qua, facciamo anche le cose bene, ma rimando nel nostro. Un po’ mi sono avvi cinato con la formazione capi, di voler fare il formatore era un qualcosa che ho deciso visto che non sono più un ragazzino e dedicare il mio tempo a formare i futuri capi, riconoscendo che non sono eterno, serve a buttare dei semi per il futuro, affinché veramente continui nel tempo. Così che quando non ci saremo più non sia tut to troppo legato a noi e quando non ci saremo più non muoia tutto. Allora è bene puntare sugli altri, sui giovani, sulle nuove generazioni. Quindi la formazione era qualcosa alla quale stavo già puntando, più come formatore, anche se poi mi sono un po’ sbilanciato nel candidarmi al ruolo di incaricato alla formazione capi. Io mi occupo anche di formazione sul lavoro perché faccio formazione sulla sicurezza. Quindi alcune te matiche, alcuni approcci pedagogici dell’educa zione e della formazione degli adulti sono simili e tra l’altro vedo, rispetto ai temi che poi dovrei seguire nella formazione capi e anche nel cam pito sul lavoro, il ruolo di mediatore per conci liazione fra varie parti; che poi ho imparata a fare questa cosa negli scout e continuo a farla negli scout, soprattutto nel mondo degli adulti. Perché coi ragazzi è più facile, ma con gli adulti bisogna molto conciliare e mediare.
Al di là di tutto poi penso che ci vorrà parecchio per capire effettivamente qual è il ruolo, comun que per fortuna sicuramente Sara mi darà una mano e anche con Luca abbiamo fatto un po’ di passaggio di consegne.
Maddalena Cogorno, Incaricata alla Branca Esploratori e Guide Quest’anno mi è stata data la possibilità di entrare nello staff di un CFM E/G: un’intera set timana a contatto con giovani capi reparto ha ravvivato quella memoria della gioia e del diver timento che provo nel fare servizio e la passione che sorge, anche se in modo collaterale, a stare in reparto. Diciamo che la mia candidatura non è stata maturata con grandi riflessioni: sempli cemente, quando sono uscite le chiamate al ser vizio, ho pensato di potermi offrire. L’ho vissuta con estrema semplicità. Mi son confrontata con la mia Comunità Capi, che ha appoggiato l’idea della candidatura. Ho un background professionale che si radica negli studi di giurisprudenza, lavoro nell’ambito del diritto internazionale; quindi, qualcosa che mi sento di poter portare a livello di competenze professionali è una certa facilità nell’immagina re una fratellanza internazionale, il gusto di guar dare al di là, il saper uscire dalla propria zona, dal proprio quartiere e sapere scrutare lontano, pur mantenendo saldamente i piedi nel nostro territorio, ma con il cuore e lo sguardo aperti al mondo. Questo aspetto mi caratterizza e mi appartiene sicuramente. A ciò aggiungo l’atten zione individuale alle persone, il voler veramente capire come posso mettermi a servizio di ogni persona, qualcosa che mi piacerebbe riportare nel nuovo ruolo di IABR. Infine, la mia passione per i monti e gli sport di montagna mi hanno permesso di sviluppare competenze che posso mettere direttamente al servizio dei ragazzi tramite i nostri vari campi.
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Qual è il tuo desiderio, il tuo sogno da incaricata/o? Che progetti e che modi di fare desideri intraprendere?
Laura Castellucci Incaricata all’Organizzazione
Sono due direi gli spunti che mi vengono da condividere.
Il primo sguardo è rivolto a tutti i giovani capi, loro per me sono molto importanti sono il pre sente e futuro della associazione, capita spes so che non sanno cos’è l’IRO; può capitare che non si conosca cosi bene questo ruolo e quindi alcuni aspetti della nostra associazione vengo no trascurati, forse meglio dire meno condivisi.
Mi piacerebbe coinvolgerli quanto più possibile per scoprire insieme il potenziale della nostra regione e magari, perché no, lasciare il testimo ne ad una giovane IRO.
Il secondo spunto riguarda soprattutto l aspetto di responsabilità economica come stile del no stro fare, una competenza. Credo possa essere importante sia per noi che per i nostri ragazzi perché educare in tal senso potrà arricchirci, è un qualcosa che gli servirà nella vita come tan te altre competenze che noi insegniamo.
Simone Bertoli, Incaricato alla Formazione Capi
Poi per ora non ho molto da dire su quello che è il mio ruolo, soprattutto il primo anno lo vorrei dedicare un po’ alle relazioni, investendo anche il tempo nell’incontrare le persone perché sicu ramente il mio deficit più grande è il conoscere poca gente, il non conoscere tutti così bene. Comunque, sono un po’ un diesel, mi piace ca pire e ascoltare, poi dopo aver ascoltato tutti decidere cercando di arrivare alla soluzione più mediata possibile. Il primo desiderio, quindi, è veramente una formazione capi che ascolta il più possibile, anche se può sembrare scontato. Ascoltare le esigenze dei capi e anche dei for matori in trasparenza. Io mi occupo anche di altre cose, ad esempio un’associazione che fa cooperazione in Africa.
Anche nei villaggi dove andiamo a cooperare abbiamo capito che l’unica maniera di far svi luppare i paesi e di farli evolvere non è tanto l’aiutino che gli dai che poi si consumano e si bruciano, ma è proprio il cercare di portare la cultura con passione e di sapere che nei bam bini e nei giovani con l’educazione, come ad esempio il metodo scout, c’è il futuro e la possi bilità di far camminare le persone con le proprie gambe.
Maddalena Cogorno, Incaricata alla Branca Esploratori e Guide
Il mio sogno per il nuovo servizio è quello di vivere il più possibile a contatto con i ragazzi, andandoli a trovare in tutte le occasioni possi bili e cercando di stare con loro e di conoscerli, conoscerne i loro bisogni.
Poi, chiaramente, allo stesso modo, conoscere con profondità i capi nelle unità, anche tramite gli incaricati alle branche di zona e di suppor tare il loro servizio, di essere agilmente a loro disposizione.
Più in generale, poi, un indirizzo o un sogno –che forse è più un promemoria, un viatico – che intendo tenere sempre in tasca è quella della semplicità, dell’essenzialità e dell’avventura; per tornare al cuore di quello che è lo spirito della branca E/G e per ricordarsi, anche nei momenti di difficoltà, qual è il “punto” della questione, la semplicità di vivere un’avventura insieme all’aria aperta.
Infine, mi piacerebbe anche che la proposta per la branca sia una proposta avventurosa perché penso, per quanto possa sembrare una banalità, che negli ultimi anni questi ragazzi e ragazze probabilmente abbiano potuto vivere le proprie spontanee avventure in modo molto diverso. In sostanza, mi piacerebbe invece un’avventura il più possibile concreta, pratica e analogica, in cui si tocca e si fa.
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Keywords: regione, R/S
È ancora...
BenèPossibile...
Durante il Consiglio Generale d’inizio giugno due RS per regione, venuti fuori dalle Agorà che hanno visto all’azione i nostri RS, si sono ritrovati a Roma per vivere un Cantiere sulla Partecipazione. Il cantiere si è svolto in con temporanea al Consiglio Generale e il suo sco po era proprio quello di accompagnare i nostri RS nel prendere parte a parte del Consiglio stesso. Aspetto, forse, a cui noi capi non sia mo abituati è stato il fatto che la commissione ha lavorato insieme agli RS in maniera pari tetica. RS e capi erano nello stesso numero e i consiglieri non erano li per fare un servizio rivolto alle scolte e ai rover, ma erano lì per la vorare insieme ad un obiettivo comune.
A pochi giorni dal ritorno Nina, scolta di 19 anni del Lunae, ci ha un po’ raccontato, incal zata d’alcune domande, qual che aveva ap pena vissuto insieme all’altro rappresentante della Liguria: Francesco dell’Intemelia 1.
1. Come si è svolto il cantiere e di cosa avete parlato?
Appena arrivati abbiamo avuto il classico mo mento scout di conoscenza e successivamen te abbiamo vissuto la Messa tutti insieme, anche con i Consiglieri. È stato subito un bel impatto: noi liguri siamo arrivati in ritardo e quindi siamo entrati subito in una chiesa gre mita di tantissimi scout.
I capi che si sono occupati del Cantiere sono stati davvero bravi nel metterci a nostro agio fin da subito.
Il tema era quello di Valorizzare le Diversità, ed è stato portato avanti tramite un percor so di catechesi che ha tenuto le fila di tutto il discorso. Attraverso il racconto biblico della Torre di Babele si è guardato al fatto che Dio ha chiesto di disperdersi non tanto per essere ciascun per sé, né per essere uno sopra l’altro, ma uno a fianco all’altro. Questo significato lo abbiamo sentito moltissimo e ci ha proprio guidato nei giorni insieme. Soprattutto nei lavori con i Consiglieri è stato un bellissimo
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A
cura di Giulia Sparviero e Giorgio Masio
Partecipazione R/S
punto da cui partire per non sentirci inferiori o comunque in difetto all’interno delle commis sioni. È stato tutto molto forte.
Si è parlato a lungo dell’importanza della par tecipazione e la particolarità di questo Can tiere è stata nel suo essere molto pratico. Non era un fare discorsi su un tema, ma semplice mente un pensare e agire subito: “si potrebbe gestire così questa cosa, bene andiamo e facciamo”. Questo è stato molto bello anche come seguito dei lavori fatti in Agorà
2. Cosa pensi possa portare in dote all’AGESCI questa esperienza?
Principalmente la partecipazione stessa di noi ragazzi, che poi siamo il fulcro dell’asso ciazione.
Noi ragazzi non sappiamo che macchina gi gantesca ci sia dietro a quello che viviamo nelle nostre unità e questo secondo me è un problema. Non ci permette di essere consa pevoli e anche riconoscenti. Il non sapere la grandezza dell’associazione, l’impegno dei capi non ci fa gustare per intero la proposta. Anche parlando con altri ragazzi di altre re gioni notavamo che vedere la scelta di servi zio associativo dei capi senza la consapevo lezza di quel che significa davvero essere capi in Agesci, ne fa un po’ perdere il valore, ne fa capire meno la scelta che è. Spesso certe de cisioni arrivano dall’alto ma noi non sappia mo neanche chi/cosa sia questo “alto”. Co noscendo magari potremmo anche noi in una parte minima partecipare a quelle decisioni e quindi comprenderle meglio (consapevoli che per essere capo e potersi vivere il tutto c’è un percorso di formazione). Non su tutto, ma su alcuni argomenti per cui non serve una prepa razione ma semplicemente un punto di vista personale io penso che qualcosa potremmo dire, notare, sottolineare.
Quando hanno letto il Documento che ha prodotto la nostra Commissione (le nostre commissioni tutte unite), è stato molto bello vedere che i capi, l’Associazione ci ascoltava davvero, reputava davvero importante il no stro punto di vista.
I capi nelle commissioni ci hanno lasciato molto spazio, magari riprendevano le fila quando andavamo fuori, ma li ci siamo pro prio potuti esprimere. Nel documento finale, infatti, ci sono le nostre parole e tutti ci siamo molto riconosciuti in esso.
Anche nelle nostre proposte fatte c’era quella che le nostre Agorà non siano un evento spot, ma che da lì possa uscire qualcosa di conti nuativo, un modo d’agire.
3. Dopo questa esperienza quali pensieri o consapevolezze ti porti nello zaino per te stesso e per il tuo clan?
Ti racconto un piccolo aneddoto per entrare nel discorso: all’inizio del cantiere ci hanno dato un foglietto su cui scrivere quel che sentivamo, provavamo rispetto a quei giorni che avremmo vissuto. A posteriori abbiamo scoperto che molti di noi, la maggior parte, avevano scritto “ansia”. Ci sentivamo un po’ inadeguati, al di sotto delle aspettative. Inve ce poi ci siamo tutti portati a casa la consa pevolezza che ciascuno può dare il suo, il suo personale contributo. Ciascuno può fare del suo meglio e poi le cose vengono mettendo tutti “i meglio” insieme. L’importante è met tersi in gioco.
Altra consapevolezza che mi porto a casa è che gli scout non sono un “pacchettino da prendere”. Ma io, noi ragazzi, possiamo met tere del nostro nell’Associazione in cui siamo cresciuti. Possiamo non prendere gli scout con passività. E questo poi si ripropone su tutto, banalmente la scelta politica stessa. Non prendere il “pacchettino delle cose” ma portare un cambiamento, non prendere in modo passivo quello che mi viene propinato anche se con fantastica giustificazione. E per il clan lo stesso: muoverci, andare a prenderci ciò che ci serve. Vorrei portare a loro un po’ della partecipazione che mi ha presentato Agesci, portare la consapevolezza che siamo noi, insieme ai capi che facciamo l’Associazione.
Infine, tante belle, grandi, emozioni.
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Partecipazione
Comunità aperte per costruire insieme il futuro
Keywords: nazionale,
Come guide e scout siamo chiamati alla costruzione del bene comune.
Siamo giovani e adulti insieme: ragazzi e ragazze, capi e capo.
Insieme vogliamo prendere parte –partecipare – alla vita del Paese, della Chiesa e dell’associazione.
Ci sentiamo chiamati a contribuire nelle comunità che abitiamo, con uno sguardo vigile verso i bisogni, con la responsabilità del prenderci cura, attraverso un impegno attivo e concreto.
In noi stessi e in chi ci sta accanto… Osserviamo la necessità di aprirci all’inedito, al nuovo, all’ignoto.
Abbiamo bisogno di uscire di casa, di uscire dalle nostre abitudini e dalla “comfort zone”.
Abbiamo la necessità di superare le nostre paure e ciò che ci blocca, di confrontarci col cambiamento in modo da non permettere che questo ci travolga ma accoglierlo e cavalcarlo.
È necessario lasciare vuoto un po’ di spazio nel nostro zaino per poterlo riempire con il nuovo che potrà arrivare.
Osserviamo la necessità di passare dalla dimensione dell’io a quella del noi: superare il nostro bastare a noi stessi, metterci in ascolto per accogliere l’altro e abbattere le barriere che ci dividono.
Avvertiamo la necessità di dialogare e di percorrere sentieri di pace.
Abbiamo bisogno di partire da noi stessi: accettarci, perdonarci e ascoltarci, per riconoscere che l’altro è dono e ricchezza. Avvertiamo la necessità di valorizzare le differenze passando attraverso l’accoglienza e la conoscenza profonda, senza giudicare noi o gli altri.
Sentiamo il bisogno di essere riconosciuti come persone uniche, originali e irripetibili, per vivere appieno le relazioni camminando fianco a fianco.
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R/S A cura della Commissione Partecipazione del Consiglio Generale
R/S Il documento nazionale scritto insieme da Capi ed R/S.
Abbiamo bisogno di immaginare e progettare insieme il futuro comune, con cura e lungimiranza; per questo abbiamo necessità di sviluppare competenze facendo rete con chi le possiede.
Avvertiamo il bisogno di costruire comunità dialoganti e interconnesse, di sviluppare fiducia reciproca e nella politica buona, che ha a cuore questo futuro e che guarda lontano. Nei nostri territori…
Avvertiamo la necessità di luoghi condivisi di incontro: spazi di relazioni autentiche, di dialogo, di aiuto reciproco, dove immaginare direzioni inedite da percorrere insieme.
Sentiamo il bisogno di diventare “abitanti intenzionali”: scegliere quali luoghi abitare, conoscerli e conoscere chi li abita con noi, riappropriarci di spazi comuni per renderli inclusivi e accoglienti, “esserci” con la consapevolezza che lasciamo sempre una traccia.
Vogliamo impegnarci in prima persona; vogliamo impegnarci con le nostre comunità; vogliamo chiedere all’associazione tutta di impegnarsi.
Crediamo nel valore della democrazia e ci sentiamo chiamati a vivere ogni esperienza di rappresentanza con uno stile di servizio. Scegliamo di camminare insieme a tutti coloro che, nei nostri territori, vogliano contribuire al bene comune.
Ci impegniamo ad approfondire la conoscenza di noi stessi anche per entrare in dialogo costruttivo con l’altro, ad acquisire strumenti e competenze per poterci accogliere a vicenda e valorizzare le reciproche diversità; a creare noi per primi occasioni di confronto.
Ci impegniamo a costruire rapporti di prossimità con le persone che abitano i nostri territori, condividendo spazi ed esperienze, con particolare attenzione a farci portavoce dei bisogni degli ultimi.
Ci impegniamo a collaborare con altri (comunità, associazioni, gruppi parrocchiali, consulte, scuole, università, istituzioni…), a
creare reti di relazioni da curare e mantenere nel tempo e ad essere parte sempre più attiva e propositiva delle reti sociali ed ecclesiali.
Ci impegniamo a costruire nei nostri territori comunità aperte, interconnesse, che lavorano insieme per un obiettivo comune, nelle peculiarità reciproche.
Ci impegniamo a trovare nei nostri territori luoghi da poter sperimentare come spazi condivisi, dove incontrarsi, vivere esperienze di conoscenza reciproca e superare i preconcetti. Ci impegniamo a promuovere la costruzione di questi spazi ove fossero insufficienti.
Ci impegniamo a camminare insieme con persone di diversa fede per poter sperimentare reciproca conoscenza e accoglienza.
Ci impegniamo a metterci in gioco in eventi nazionali e internazionali, in occasioni di scambio e confronto tra le comunità scout e tra i singoli, per scoprire e vivere la fraternità scout.
Ci impegniamo a vivere lo scoutismo come una “casa aperta”, senza pareti che possano ostacolare l’incontro con l’altro. Ci impegniamo a condividere spazi e iniziative con chi vuole camminare con noi, anche solo per un tratto.
Ci impegniamo nelle nostre comunità a sperimentare flessibilità nelle nostre azioni e abitudini per poter affrontare i cambiamenti. Ci impegniamo a realizzare spazi di confronto in cui capi e capo, ragazzi e ragazze possano costruire un pensiero comune.
I Consiglieri generali e i Rover/Scolte della Commissione CG03-Partecipazione del CG2022
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Keywords: regione, eventi, L/C
Quando i bambini partecipano.
La partecipazione è un tema molto sentito dalla nostra associazione, che da sempre lo assume come punto centrale su cui interrogarsi, giocar si, spendersi, come ha fatto nel corso del 48° Consiglio Generale che in questi giorni ha avuto luogo.
Quando si parla di partecipazione per i ragazzi in AGESCI, il pensiero ricade naturalmente sulla branca R/S, che viene vista come la branca prin cipe in cui vivere questo aspetto, anche tramite proposte da tutti i livelli dell’associazione. Più si scende con l’età dei ragazzi, più il tema sembra lontano e complicato.
Non sempre è facile offrire occasioni di parteci pazione ai nostri fratellini e alle nostre sorelline, e spesso il rischio è quello di farlo finendo per costruire occasioni artificiose in cui i bambini siano portati a prendere delle decisioni pilotate - almeno in parte - dagli adulti.
Lo scorso settembre, gli IABR L/C e i capi cam po si sono interrogati su come ripensare all’e vento di Piccole Orme, evento che per due anni abbondanti non ha potuto vedere partecipare i fratellini e le sorelline liguri ad una delle cacce più ambite. Gli obiettivi principali sono emersi subito: rendere questo evento maggiormente conosciuto nella regione, ma soprattutto rico
noscerne l’importanza a livello di progressione personale. L’evento per capi che ne è seguito ha infatti voluto porre l’accento proprio su questo: i Vecchi Lupi devono proporre l’evento con inten zionalità educativa. A braccetto con questo con cetto va il momento del ritorno dall’esperienza: chi lo ha vissuto, infatti, deve poter avere spazio per riportare in branco quanto di significativo ha sperimentato.
È con questo spirito che sono stati pensati i campetti di Piccole Orme di quest’anno, ed è con la stessa disposizione d’animo che noi abbiamo affrontato la nostra chiamata al servizio.
Le Piccole Orme sono, già di per sé, un’occa sione naturale di protagonismo per i bambini coinvolti, ed è proprio con questo strumento che abbiamo voluto provare a giocare con i temi della partecipazione, della cittadinanza, della presenza sul territorio. Il mandato era quello di provare a vivere la partecipazione e, dopo un primo briefing con lo staff appena formato in cui tutti hanno avuto modo di esprimere cosa que sto significasse per lui o lei, abbiamo definito gli obiettivi del campo e il suo titolo.
Dopo due anni di sospensione forzata a causa della pandemia, il 22 aprile 2022 hanno uffi
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A cura di Elisa Correggia e Federico Cassissa: capi campo PO PartecipAzione. Fare scautismo Piccole Orme PartecipAzione
cialmente avuto inizio le Piccole Orme Parteci pAzione. Si è trattato di un campetto del tutto insolito, non solo per la particolarità di essere il campo della ripartenza, ma anche per essere tra le prime esperienze di PO dalla durata più breve (solo 3 giorni) nella nostra regione, e per la sperimentazione di una proposta vissuta in un ambiente cittadino, al posto delle più usuali basi regionali, con l’intento di aprirsi e interagire direttamente con il territorio che ci ospitava. La possibilità per i bambini di giocarsi in un branco completamente nuovo è uno degli elementi centrali nell’esperienza di qualsiasi evento di Piccole Orme. Formare una nuova comunità in un tempo molto breve, dovendola portare a un livello di confidenza tale per cui i bambini potessero confrontarsi, decidere, lavo rare insieme, è stata una delle sfide di questo evento. Al tempo stesso, trovarsi in un ambien te diverso dal proprio permette ai partecipanti di liberarsi di ogni pregiudizio su di loro creatosi nella comunità di origine. Fuori dal proprio bran co, i bambini hanno avuto dunque l’opportunità di spogliarsi del ruolo che si sono ritagliati negli anni trascorsi in gruppo, potendo spendersi liberamente nel nuovo contesto che si è presen tato loro.
È proprio su questo che abbiamo strutturato il primo giorno di campetto in cui, accompagnati dalle Aquile Randagie, i singoli bambini e noi Vecchi Lupi siamo diventati il branco Formiche Ruggenti. Era molto importante non essere solo “il branco delle PO”, ma creare una comunità fortemente nostra; per questo motivo, sono stati i fratellini e le sorelline stessi a scegliere questo nome, volendo con esso indicare la loro volontà di farsi sentire, nonostante il loro essere piccoli. Non sono servite che poche ore, dunque, perché i bambini ci dimostrassero già di aver colto - e accolto - appieno la nostra pro posta/sfida!
Nella giornata di sabato, poi, i fratelli e le so relline hanno ricevuto il videomessaggio del sindaco di Savona (che si è reso disponibile a giocare con noi) il quale li invitava a partire alla scoperta della città, per ricostruire la mappa
perduta delle targhe della resistenza. Attraverso questa missione hanno avuto l’opportunità di conoscere, ascoltare, giocare con diverse realtà di Savona impegnate nel sociale, - associazioni e realtà savonesi che condividono con AGESCI l’obiettivo di “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato” - concludendo con un incontro e il ringraziamento personale del sindaco.
Dal punto di vista di noi Vecchi Lupi, coordinarci con realtà esterne alla nostra è stato significati vo per allontanare quell’autoreferenzialità in cui lo scoutismo rischia di cadere, ed è stata allo stesso tempo un’occasione per costruire una piccola rete che ci auguriamo possa continuare a consolidarsi e magari (siamo sognatori) an che ad estendersi. Per i bambini crediamo sia stato esempio tangibile di fratellanza, servizio e, ovviamente, partecipazione, uno sguardo al di fuori del nostro orticello e testimonianza del fatto che, se ci si crede e ci si impegna, si può veramente fare la differenza.
A questo punto non rimaneva che dare voce ai bambini rispetto al come voler essere testimoni di tutto questo, seguendo lo spirito delle paro le di Pietro e Giovanni: “Non possiamo tacere quanto abbiamo visto e ascoltato”, che ci hanno guidato lungo tutto il campetto. L’occasione in cui avrebbero potuto spender si era la ricorrenza del 25 Aprile. Abbiamo proposto loro di occuparsi della cerimonia di deposizione di una delle corone d’alloro sulla targa ai caduti della fabbrica Servettaz Basevi, lungo la passeggiata Walter Tobagi), e poi lar go alla fantasia su come partecipare al giorno di festa a Savona. Attraverso il gioco, i lupetti e le lupette hanno potuto scambiarsi le loro proposte e, durante il Consiglio della Rupe, si è definita la giornata successiva. Il branco si è dunque messo all’opera per realizzare quello che insieme era stato pianificato, dividendosi i compiti per dare a ognuno la possibilità di trovare il suo modo personale di contribuire al meglio. Il giorno seguente ci ha emozionati e riempiti di orgoglio. Il branco Formiche Ruggenti si è fatto
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sentire davvero, e la giornata è stata scandita dalle loro voci che cantavano senza sosta “Bella ciao”, forti della volontà di lanciare il loro mes saggio a chiunque incrociassero: la loro allegria era davvero travolgente. Dopo la deposizione della corona alla presenza del sindaco, con una cerimonia progettata completamente da loro, ci siamo spostati sul Priamar, dove abbiamo partecipato alla festa di tutta la città, cantato le canzoni imparate durante il campetto e distri buito i portachiavi costruiti con le nostre mani per dire “No alla guerra, non ripetiamo lo stesso errore”, anche questi ideati completamente dal branco. La società di oggi tende a dare poca voce ai bambini, ritenuti troppo piccoli e impreparati per affrontare argomenti politici e di cittadinanza.
Ma, dopotutto, spesso si tratta argomenti che anche noi “grandi” troviamo ostici, con il risul tato che noi stessi ce ne allontaniamo. Questo campetto è stato la prova che non dobbiamo aver paura di cedere spazi di potere ai bambini: non saremmo certo noi scout i primi a farlo, ma siamo forse proprio noi a poterci e doverci far promotori di questa idea.
Il branco Formiche Ruggenti e i singoli fratellini e sorelline che alla fine del campo sono tornati nei loro branchi di appartenenza hanno lasciato un piccolo segno sul territorio che ci ha accolti, e nei nostri cuori di Vecchi Lupi la consapevolez za del fatto che “è stata cosa ben fatta” e che, ancora una volta, dar loro fiducia è la scommes sa meglio riuscita della nostra associazione.
Vorremmo ringraziare di cuore tutte le realtà e persone di Savona che ci hanno dedicato un po’ del loro tempo, tra cui l'associazione doMani, i ragazzi di Progetto Città, la Bottega della Solidarietà, la Caritas (progetto Custodi
del Bello), il partigiano Aldo “Riri” Ferrari, il sindaco Marco Russo, l'assessore Maria Ga briella Branca e i ragazzi del clan del gruppo Savona 8.
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Anatomia di un voga
Voooo-oooooo…
Parte da metà cerchio, insolitamente, e nelle due direzioni, per cercare di farlo durare meno degli 8 minuti necessari a completare il giro di urli di queste 128 squadriglie riunite ai Guidon cini Verdi.
Parte e partiamo noi, di scatto, di corsa, per chiudere il voga dall’altra parte del cerchio, 64 squadriglie più in là, in mezzo a tutti i capi re parto che hanno accompagnato le guide e gli esploratori al Rostiolo.
…oooo-ooooo…
Eh, però, come iniziano veloci a gridare! Il passo accelera, per stare dietro al procedere del coro. Ed è bello immaginare come quel correre inse guiti dall’incedere del voga, ma un passo appe na più veloci, altro non sia, a ben guardare, che l’essenza del nostro essere capi.
Correre con loro è vivere insieme l’avventura, giocare lo stesso gioco, sentirsi coinvolti dalla vita di Reparto tanto quanto ognuno di loro, con la voglia di scoprire, di mettere in campo le pro prie competenze, di prendersi cura gli uni degli altri con responsabilità.
Abbiamo visto Vara animarsi di capi curiosi, en tusiasti, coinvolti. Alcuni sin dai primi passi sul terreno della base; altri, inizialmente più restii, che non hanno saputo resistere alla gioia che sprizzava da ogni singolo stand dove le sq. po tevano raccontare con occhi lucenti di fierezza
le proprie imprese, o alle danze e ai giochi della serata di musica, o alle mini-esperienze di altis sima qualità offerte dal Settore Competenze la domenica mattina. Ogni capo, dal tirocinante al più navigato, si è fatto trasportare nella “Fiera del Rostiolo”, autenticamente, con spirito d’av ventura.
Quest’entusiasmo, questa voglia di correre al passo del voga, potrà essere riportato nella vita del campo che si avvicina, nella cura della preparazione, nell’attenzione al dettaglio, nel desiderio di spendere ogni minuto disponibile a fare, parlare, sognare, con i propri reparti.
Il vero successo dei Guidoncini Verdi non si misura – solo – dal numero dei presenti (da record!), dalla quantità di post Instagram sugli account di squadriglia, dall’effervescente esal tazione che trapela dai racconti alle famiglie, o agli squadriglieri assenti, quanto, piuttosto, dal desiderio delle sq. “osservatrici” di intraprende re per la prima volta la specialità, dalla voglia degli E/G di tentare quell’impresa che sembrava impossibile ma che la sq. di un altro Reparto ha portato a termine, dall’aspirazione ad aumen tare la sfida, perché è divertimento, ma anche orgoglio, soddisfazione, crescita.
oooo-ooo
Correre con loro, inseguiti dal voga, richiede an che di saper andare appena un pelo più veloci di loro.
Non per spirito di competizione, non per senso
: keywords: regione, eventi, E/G
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….oooo-oooooo….
A cura di Maddalena Cogorno e Paolo Castelnovi, incaricati regionali
alla Branca E/G Fare Scautismo dei Guidoncini Verdi 2022 Keywords
di superiorità, né per difendere un preteso sta tus di capo super-eroe. Ma per essere sempre esempio, per tirare e sollecitare quando neces sario, per rilanciare sempre il sogno un po’ più in là, un po’ più in su. Per alzare l’asticella, ap profondire una competenza, puntare più in alto.
Quel passo più veloce lo si può trasmettere at traverso l’identificazione e l’assegnazione della missione di squadriglia nell’ambito della spe cialità: se ogni partecipante ai Guidoncini Verdi ha potuto stupirsi delle straordinarie imprese realizzate dalle squadriglie, non sempre la mis sione assegnata appariva porsi all’altezza – o un passo più avanti – del sogno di quegli E/G. Eppure, non c’è niente di meglio di una missione ambiziosa, avventurosa, sfidante e a prima vista un po’ difficile per comunicare alla squadriglia la nostra fiducia in loro, nelle loro capacità, per risvegliare il gusto dell’avventura qualora sopito, per invitarli ad uscire dal proprio angolo di mon do, per conoscere persone luoghi e tecniche nuove, per educar loro sia alla fatica, sia a quel senso di pienezza che coinvolge una volta su perato lo sforzo, raggiunta la meta, conquistata insieme.
Correre inseguiti dal voga, ma con una dire zione ben precisa. Perché dietro ad ogni corsa con i nostri ragazzi c’è la nostra intenzionalità educativa, imprescindibile ed appassionante, cuore della nostra scelta di servizio e motore
di ogni nostra azione. Perché non dobbiamo di menticare che per quanto sia divertente, allegro e coinvolgente l’incontro tra capi, il momento di convivialità tutti insieme, la leggerezza dell’ac compagnare le sq. senza dover correre dietro a scalette, orari e materiali, siamo ai Guidoncini Verdi (o al campo, a bivacco, a riunione) a servi zio dei nostri E/G, della loro progressione perso nale, dei loro bisogni educativi. Dobbiamo avere sete di una relazione educativa individuale con ciascuno di loro, amarli singolarmente, vedere in ciascuno di loro il senso della nostra vocazione di capo e su tale scia muoverci, agire, fare.
In questo modo ogni gioco, ogni cerimonia, ogni momento serio diviene strumento educativo, espressione del nostro stile scout, e per ogni cosa vi è un posto, cancellando ogni rigida distinzione di ciò che “agli scout si fa” e “agli scout non si fa”, alla luce di una libertà che è sostenuta dall’intenzionalità educativa: persino lanciarsi da un albero, trarre in salvo una canoa che affonda, costruire un tavolo a tempo di record, cuocere centinaia di uova sulla brace, ri conoscere tracce di animali, ballare il Kamaludu sugli accordi di chitarra o l’ultima canzone dei Pinguini Tattici Nucleari da un impianto stereo a tutto volume. oooo-ooooo…
Correre insieme, al fianco di qualcuno. Perché da soli non si riesce a fare molto, non si va lon tano, l’impeto iniziale si perde rapidamente, se ci si inciampa ci si rialza più lentamente. Perché insieme, più facilmente, si riempie di contenuto, di competenza, di significato ogni attività, per ché ci si completa e ci si confronta. Per cui gra zie al Settore Competenze, ad ogni capo che si è dato disponibile a giocare con le squadriglie, a chi ci è venuto a trovare, a chi ha fatto il tifo a di stanza, a chi ha scatenato i ragazzi e a chi silen ziosamente ha permesso che si scatenassero. oooo-ooooo…. ce l’abbiamo fatta, ci infiliamo veloci tra due capi reparto, che ridacchiando ci fanno spazio… gaaaaaaaaa!!!
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….oooo-oooo…
Ask the boy... but who's the
Durante questa primavera ho partecipato con grande entusiasmo a due eventi, la ROSS e l’assemblea regionale. In entrambi i casi sono tornato a casa con una sensazione: crescere e fare delle scelte non è facile nel mondo di oggi. I nostri ragazzi, che spesso critichiamo per la loro incapacità di impegnarsi, di prende re posizione, di proporre qualcosa di proprio e di nuovo fanno davvero fatica in un mondo in cui fallire è impensabile e in cui il “menu” da cui scegliere una qualunque opportunità e at tività (dalla scelta della scuola o delle attività sportive a quella del lavoro o dell’università) è di 100 pagine e in cui i ragazzi sentono l’im portanza di chiedersi(/ci) conferma di qualun que essenza del proprio essere (dal proprio genere al proprio carattere, dal proprio orienta mento sessuale a quello religioso).
In questo contesto, mi è venuto in momento quanto può essere difficile anche per noi capi educare i nostri ragazzi attraverso l’ASK THE BOY, quel metodo inventato da BP che, facen do leva sull’indole e il carattere e i punti fermi dei nostri ragazzi, ci permetteva di aiutarli a crescere chiedendo loro: “Chi voglio essere? Chi aspiriamo a essere?”, valorizzando le loro unicità e punti di forza. Tuttavia, oggi, è davvero complesso chiede re ai nostri ragazzi “chi voglio essere?” se purtroppo questi fanno fatica a riconoscere se stessi e a trovare anche solo una “mezza risposta” (anche banale) alla domanda: “Chi
sono?”. E allora mi sono chiesto:
1) come faccio a fare ASK THE BOY, se non riesco a capire WHO IS THE BOY?
Se insieme non riusciamo a trovare un punto di partenza comune da cui partire e agire in sieme per valorizzare l’unicità dei nostri ragaz zi nel percorso educativo;
2) Che rapporto c’è tra l’essere se stessi, il conoscere se stessi e il diventare se stessi? Quanto è importante che i nostri ragazzi abbiano coscienza di sé per poter rendere gli strumenti dello scautismo efficaci? E come possiamo noi nel nostro piccolo, nelle nostre due ore settimanali aiutarli a prendere co scienza di sé in maniera genuina, se poi dopo la nostra riunione/attività ritornano in un mon do dominato dai social dove non è importante ciò che sei, ma quanto più sei vicino a quello che dovresti essere?.
Questa riflessione devo ammettere che un po’ mi ha sconfortato… dopodiché, ho fatto una riflessione (anche aiutato da alcune letture) che mi ha dato coraggio e che come sempre mi ha fatto pensare che nello scautismo è “tutto molto più semplice” di quanto ostiniamo a pensare durante le nostre riunioni di staff alla ricerca della super attività, testimonianza, uscita etc.
Se vogliamo aiutare i nostri ragazzi, innanzitut to dobbiamo ricordarci che se noi esistiamo come capi è perché ci sono i ragazzi.
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boy? A cura di Stefano Barberis Fare Scautismo Essere pronti all’ascolto e a educare alle scelte personali e responsabili i nostri ragazzi oggi, in un tempo in cui gli interrogativi, ma anche le opportunità si moltiplicano
L’ASK THE BOY dell’origine, quello di BP non è interpellarli sulle attività, su quale specialità/ Posto d’azione vorrebbero impegnarsi o su quale attività di clan vorrebbero spendersi, ma dare voce al sogno che vedono, al mondo che si immaginano. A volte si tratta solo di mettersi in ascolto, imparando davvero dai no stri ragazzi. Non focalizzarsi sul trasmettere contenuti, ma ascoltarli davvero e metterli al centro.
Dobbiamo ascoltarli, per aiutarli ad ascoltarsi in un rapporto che deve trasmettere amore. “Ama il prossimo tuo come te stesso”, ci dice Gesù: ma quanto si amano i nostri ragazzi oggi? Come posso chiedere loro di fare servi zio con passione (amando il prossimo) se non amano sé stessi? Come posso chiedere loro cosa “arde loro dentro/Qual è la loro passione, se in primis sono più appassionati dell’influen cer XY che di loro stessi? Dal Vangelo emerge chiaramente che per poter amare gli altri il pri mo passo è amare sé stessi. Dobbiamo quindi metterci in ascolto dei nostri ragazzi e chiede re loro: cosa ami di te stesso? Quando ti sei voluto bene? Quando parliamo di educazione la prima cosa che dobbiamo fare è educare all’amore di sé e aiutare i ragazzi a sviluppare la propria autostima (autostima, auto stimarsi, auto valutarsi, darsi un valore come individuo).
Per scoprire dove sono chiamato a realizzarmi in un’ottica di “altro prima di me”, l’uomo e la donna della partenza (così come i fratellini e le sorelline) devono avere le idee chiare non tanto su chi sono/dove sono, ma su “come amano e come si relazionano con sé stessi” e poi con gli altri in un’ottica dove le tre scelte della partenza porteranno a tre scelte d’amo re: amore per Dio –amore fraterno – amore per gli altri.
Essere capo oggi, dopo mesi di lockdown e mascherine, deve essere innanzitutto vivere insieme ai ragazzi, voler loro bene, condivide re. Non cercare le mega attività…ma parlare, condividendo anche “Chi siamo noi!” con loro, con le nostre debolezze e unicità.
Per potere fare un bel ASK THE BOY, forse oggi dobbiamo fare prima di tutto un bel SHA RE THE BOY, avendo il desiderio, soprattutto dopo tutta la solitudine che abbiamo vissuto in era COVID, di rimetterci al loro fianco per ripartire insieme a loro aiutandoli non solo a trovare la loro direzione in cui camminare, ma anche facendo loro capire quanto e come po tranno camminare in quella direzione rispetto a quello che sono e vorranno essere.
Aiutare quindi i nostri ragazzi ad avere consa pevolezza di sé ed accettazione di sé è quindi la più grande sfida, per poterli continuare a sfidare a crescere insieme con il nostro “ASK THE BOY”.
Lanciando le nostre sfide, “lo scautismo può diventare un potentissimo fattore protettivo agendo sulla stima di sé, sul senso di compe tenza, il sapersela cavare, il saper fare, nel far maturare la consapevolezza di essere “bravo” e utile”, un sano modo di vivere la competizio ne, la possibilità di sbagliare ed essere accet tato ed accettarsi”.
PER RIFLETTERE ANCORA: https://www.scouteguide.it/wp-content/uploads/2020/10/Ask-the-boy-2019.pdf
https://emiro.agesci.it/2020/05/30/essere-efare-i-capi-scout-al-tempo-del-coronavirus/ https://www.agesci.it/wp-content/uploads/2021/12/La-sfida-di-educare-oggi-Ilavori-della-commissione.pdf
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Anche ai Capi non si accende il fuoco alla prima
C’è una cosa dello scautismo che mi ha sem pre affascinato: riconoscere me negli altri. Fin da quando ero piccola e ho iniziato a parte cipare ai grandi eventi di zona, ai campetti di competenza, ai guidoncini verdi, alle botteghe, ai campi di formazione. Ogni volta quando tor navo, sapevo che in quella me che varcava la soglia di casa non c’ero più solo io, c’erano al tre persone, e non per essere modesta, ma in quelle persone c’ero io. Lo scautismo funziona così, dai senza chiedere nulla in cambio e poi quello che ricavi ti lascia sempre una bella sensazione dentro lo stomaco. Lo ammetto, sono molto emotiva, ho sempre sentito le cose ampliate alla massima potenza, ma que sto calore misto all’euforia è una sensazione che provo molto spesso tornando da un cam po, ed è bella. Oggi come allora, sono ancora scout, anzi, adesso sono io dall’altra parte. Sono in Comunità Capi da due anni e sto vivendo a pieno tutto ciò che mi è offerto, so
prattutto il percorso di formazione capi. Io, tiro cinante ai tempi del Coronavirus, sono tornata dal mio CFM E/G consapevole di aver di nuovo, finalmente, vissuto un’esperienza da farfalle nello stomaco. È stato toccante ritrovarsi con quaranta persone sconosciute, non serviva conoscersi, serviva avere lo stesso motivo per cui essere lì: i nostri ragazzi. All’inizio non è stato facile, sarò sincera, l’idea di dover partire per una settimana con delle persone mai viste prima non mi allettava particolarmente, anche perché dopo due anni di chiusura ed eventi online la ripartenza può sempre destabilizzare a primo impatto. Nonostante ciò, sono davvero felice di essermi buttata, facendolo ho capito che il CFM non è solo un campo di formazione per capi, il CFM è un’esperienza che offre delle nozioni. Qui, a parere mio, arriva il bello. La formazione offerta da questo tipo di campetto è modellabile a seconda di chi ti ritrovi davanti, qui sta la bellezza, qui sta la magia.
ai
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A cura di Chiara Conti Voce
Capi Giovani Keywords: regione, relazioni, branche, EG
Il racconto del CFM di una giovane capo
Il mondo scout ti insegna a guardare la realtà con occhi diversi, a valorizzare la persona e cercare l’avventura in ogni passo della tua vita.
In quale altro momento ti capiterà di cucinare un pollo su un fuoco? Di passare una notte fuori in mezzo al bosco? Di condividere con degli sconosciuti le paure e le tu insicurezze? Di cantare a squarcia gola? Di adorare il Si gnore nel bel mezzo della notte? Di cambiare regione per conoscere realtà diverse dalle tue? Lo scautismo offre tutto questo e lo offre con dei compagni con cui condividere il viaggio. Bande Powell diceva: “Il campo è la parte gio iosa della vita di uno scout. Vivere fuori all’a ria aperta tra montagne ed alberi, tra uccelli e animali, tra mare e fiumi, con la propria ca setta di tela, cucinando da sé ed esplorando. Tutto questo reca tanta gioia e salute, quanta mai ne potrai trovare tra i muri ed il fumo del la città”.
Noi siamo qui per offrire questo ai nostri ra gazzi, perché mai potranno viverlo in nessun altro luogo, accompagnati dai loro compagni e da noi capi. Ho capito che durante CFM non ti insegnano come essere Capo, quello lo im pari sulla tua pelle con le tue esperienze, non ti insegnano neanche a costruire un portale o un alzabandiera, il CFM serve per farti capire come si sentono i tuoi ragazzi.
Il CFM serve per dimostrare che anche a noi capi non si accende il fuoco alla prima, che una notte da soli mette agitazione, che nei momenti di paura si cerca Dio, che la condivi sione con il resto della comunità non è sem pre semplice, che l’impegno per l’anno non è facile da trovare e che un campo ti lascia dei segni. Stare in questo tipo di ambiente non ti fa sentire mai solo, la comunità spontanea che viene a crearsi nei giorni di campo è qual cosa che va oltre ciò che il mondo di oggi porta come assoluti, quali: individualismo, competizione tossica, ansia da prestazione, il dover sempre essere il migliore e il dover saper continuamente dimostrare qualcosa. Lo scautismo, invece, è famiglia, lo stare insieme avendo obiettivi comuni, perseguirli con il sor riso e una pacca sulla spalla nei momenti di sconforto, lo specchio ideale del Sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e scout. Alla fine del campo, durante la verifica, ci è stato chiesto di lasciare un pensiero da condi videre con tutti, la riflessione che io ho condi viso è la durata del tempo in relazione ai lega mi che stringi, alle cose che fai e come le fai. Lascio a voi le domande: quanto può lasciarti un piatto di cibo in cinque giorni? Delle giornate di pioggia? Una persona?
Cara CoCa ti scrivo...
Cara Co.Ca.
Vi scrivo una lettera perché non sono a Genova. Mi trovo in montagna per gestire un rifugio (chissà quante volte l’avrete sentita). Il rifugio serve per finanziare due missioni in Bolivia, dove andrò dal 12 agosto al 30 settembre, finalmente parto. Vi scrivo queste cose perché sono contento di questo servizio che mi riempe ed è molto legato agli scout. Spesso mi trovo a confrontarli a doverli gestire a dover scegliere tra i due. Sono diversi e complementari, ma tante volte si sovrappongono facendomi perdere un po’ di tempo a pensare a chi tocca questa volta. Inizio dicendo che l’anno prossimo ci sarò, disponibile dove servirà, anche se non nascondo che mi piacerebbe continuare in r/s, nonostante tutto. Già, perché quest’anno il servizio con la comunità r/s è stato molto faticoso, a tratti frustrante. I ragazzi erano assenti. Punto tutto sulla route estiva che ho fiducia risolleverà un po’ gli animi. Ai ragazzi abbiamo chiesto una parola per
descrivere l’anno, vi risparmierei l’agonia e direi semplicemente che erano tutti aggettivi abbastanza negativi. Ne abbiamo parlato a lungo durante l’anno, forse anche troppo. Le cause sono diverse, complesse e poco controllabili. Certo è che la poca partecipazione mina fortemente il nostro lavoro di educatori. Se la relazione è il mezzo (ma anche il fine) è chiaro che, se non ci sono spazi di relazione, tutti i nostri sforzi possono sembrare vani. Allora c’è da chiederci come fare? Come risolvere questa impasse? Come educatori viene naturale pensare a noi - Cosa non abbiamo fatto? Come avremmo potuto agire diversamente? - Tutte queste domande sono giuste fino ad un certo punto, oltre nutrono un senso di colpa che non fa bene a noi e al nostro servizio. Quest’anno mi sono dato questa risposta. Su 27 ragazzi, ai bivacchi non siamo mai stati più di 10, con una media di 7/8. Quindi qualcuno c’è. Questi qualcuno si chiedono dove siano tutti gli altri, perché
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A cura di Giacomo Lanaro
Keywords: lettere, opinioni
la lettera di un Capo in vista del prossimo anno scout
Lettere
non vengano, cosa facciano? Questa risposta è responsabilita’ dei capi che devono saper rispondere, anche concretamente. Chi non viene può anche non venire. Qui bisogna camminare su un sottile equilibrio tra due ideologie che fanno dello scautismo il salvatore del mondo. Invece no. L’AGESCI non salverà il mondo. Prima ideologia. La proposta elitaria. Solo se garantisci un certo impegno, ad un certo livello puoi starci dentro se no ciao. Seconda ideologia. La proposta minestrone. Lo scautismo è troppo importante, dobbiamo tenere tutti, se no pensa lui/lei come farebbe senza scout, ne ha proprio bisogno.
Lo scautismo educa cittadini responsabili e consapevoli, se non ci credessi non farei il capo, ma gli scout non sono necessari. Ripeto. Non sono necessari.
Invece, affinché la proposta scout possa essere compresa e vissuta a pieno è assolutamente necessaria la collaborazione dei genitori. Quest’anno ci siamo trovati a dover educare anche i genitori. Siamo crollati. Non avevamo più il terreno sotto i piedi. Ma tizio dov’è finito? E caio che fine ha fatto? Queste risposte dovevano darcele i genitori. Spariti anche loro.
Genitori incapaci di dare limiti ai propri figli, incapaci di dire dei no o anche porli davanti a delle scelte. Nel tempo dove tutto è possibile, basta organizzarsi, si sovrappongono duemila impegni, sovraccaricando di stimoli ed aspettative i ragazzi.
Non ho detto che la mia presenza per l’anno prossimo è sotto una condizione imprescindibile. Una riunione obbligatoria con i genitori prima dei passaggi per definire alcuni paletti su cui continuare l’anno prossimo, altrimenti non se ne fa nulla, non si apre il gruppo. Diremo così ai genitori “Se non c’è comunità non ci sono i capi”. Se non c’è condivisione di obiettivi e comunicazione costante, non c’è comunità, quindi non ci saranno i capi. Questa riunione porterà all’istituzione di un appuntamento periodico. Un gruppetto tra coca, genitori e ragazzi che si vedrà per mettere in ordine la sede o fare i lavoretti che servono. Ci devono essere dei momenti di comunità di gruppo, la festa di gruppo una volta all’anno è troppo poco. Vedersi, fare cose insieme, giocare, lavorare, scherzare, sono queste attività che permettono le relazioni, non le chiamate, non i messaggini.
Le relazioni costruiscono la comunità..
Ecco, questo è quanto volevo dirvi. Buona riunione
Vi abbraccio forte Giacomo
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Il contrario del Sole... A cura di Danilo Repetto, GE 49, Incaricato Settore Competenze Una avventura pseudo-speleologica per la branca EG. Keywords: eventi, regione, E/G Attività con i ragazzi
Eccoci anche quest’anno con i Campetti di Specialità e anche questa volta abbiamo deciso di far vivere ai ragazzi l’esperienza della “pseudo-speleologia”; pseudo perché in realtà più che fare questa attività si è fatto scautismo, si è fatta avventura e si è provato ad accendere in loro la “miccia” della curiosità sia sotto l’aspetto delle Specialità sulle quali stavano lavorando sia sotto quello più ampio della natura.
Dopo aver passato la notte protetti dal bosco, ci troviamo tutti di fronte all’ ingresso della nostra grotta, l’Arma Pollera a Finale Ligure.
“Entrate” ci sta dicendo con il suo odore di terra umida e muschio.
Ci ha promesso un nuovo viaggio. Iniziamo quindi tutti, lentamente e un po’ titubanti, a entrare dentro al buco, l’aria è un po’ fredda, ma non è lei a metterci i brividi. Dal buio davanti a noi risale il richiamo del vuoto, il richiamo del nero e del vuoto, che avvolge tutti i ragazzi che sono riusciti ad essere qui a questo campetto: li ammalia, li attira e allo stesso tempo li impaurisce.
Ora siamo tutti dentro, nell’ampio ambiente di crollo chiamato “Salone Issel”. Annusiamo l’aria, la sentiamo come un navigante sente il vento sulla prua, stiamo per iniziare a veleggiare su un orizzonte di buio. Guardandoli, ognuno di loro ha negli occhi lo stupore per questi posti e un po’ di timore per una nuova avventura diversa dal solito, dove tutto è diverso rispetto alla superficie. Iniziamo lentamente a muoverci, esplorando quello che improvvisamente riusciamo a scorgere grazie alle luci delle nostre lampade e che fino a qualche istante prima era completamente invisibile. Quanto ci piace a noi scout sentirci esploratori un po’ romantici, ci piace sentirci conquistatori di orizzonti lontani, avventurieri in cerca di tesori perduti...ma qui dentro siamo solo minuscoli puntini luminosi persi in un mondo di pietra, buio e silenzio. Tra di loro c’è chi fa fotografie, chi cerca di sistemare l’imbragatura, chi invece cerca di scorgere un pipistrello (o meglio un chirottero. Come hanno imparato a chiamarli) oppure qualche raro animaletto.
Vaghiamo tutti insieme nel regno dell’oscurità, ognuno di loro forse pensa alla specialità sulla quale sta lavorando o cerca, tra un passaggio e l’altro di portare a termine un po’ dei compiti suddivisi prima di entrare...ma è difficile... le stalattiti...gli scivoli…tutto li chiama e li distrae. Continuiamo a scendere sempre più in profondità.
Il mondo esterno è sparito del tutto adesso. Intorno a noi ci sono soltanto roccia e buio. Dov’è finito il sole? Dov’è quell’odore dell’universo vegetale che soltanto poco tempo fa ci aveva ospitato per la notte? Dov’è l’ingresso da cui siamo entrati e che ora, da quaggiù, già qualcuno inizia a chiamare uscita?
Abbiamo chiesto cosa fossero per loro le grotte; prima di scendere lo scivolo iniziale per
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molti erano semplicemente buchi, o gallerie buie. Alla fine di questa avventura molti hanno capito qualcosa in più.
Le grotte sono paesaggi sotterranei che, a differenza di quelli esterni, esistono solo grazie a ciò che manca. Se ci fosse tutto non si vedrebbe nulla: non esisterebbe il posto in cui ci troviamo adesso ma soltanto un “pieno di roccia”. Questi luoghi sono stati scavati dal processo carsico, che lavora per dissoluzione chimica: l’acqua si insinua nelle fessure del calcare, aggredisce il carbonato di calcio, lo scioglie. E al suo posto lascia il vuoto, la grotta. Un mondo a sé, senza pioggia, senza sole, senza vento, senza stagioni ma dove, sapendo osservare, anche qui si può percepire la vita.
L’acqua trasforma i pieni solidi in pieni fluidi. La forza di gravità fa il resto, e così una porzione di montagna scivola via, goccia dopo goccia. E questo avviene con tempistiche che non sono proprie dell’esistenza degli uomini ma appartengono al regno delle migliaia di milioni di anni.
Tornati alla luce del sole i ragazzi si guardano intorno, stanchi, impolverati. Assaporano la stessa aria che avevano respirato fino a qualche ora prima ma che adesso ha un gusto diverso. Ognuno di loro porterà a casa, nel proprio reparto, nella propria squadriglia un pezzo di questo vuoto che ha esplorato e forse, un giorno, da “grande”, si ricorderà di avere vissuto una avventura particolare: il contrario del sole.
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ragazzi EPPPI (day)
Attività con
Keywords: eventi, regione,
A volte la storica e spesso abusata frase “non esiste buono o cattivo tempo.” andrebbe ri-adat tata ad altre situazioni. È il caso della Bottega RS di canyoning (o per amor di acronimo, un EPPPI) che si è svolta Sabato 23 e Domenica 24 Aprile 2022. Dopo giorni e giorni di temperature primaverili, sole e allarmante carenza di piogge, il meteo ha deciso di cambiare proprio in con comitanza con l’evento proposto a 12 tra Rover e Scolte che si sono dati appuntamento per vivere insieme una due giorni all’insegna dell’avventura e della comunità, con la voglia sincera di ripren dersi quello che è (o dovrebbe essere) di diritto il terreno di gioco naturale degli Scout: la natura. Si è optato per ritrovarsi presso la Parrocchia di Prà, che ha dato ospitalità a tutti i partecipanti e, dopo i momenti iniziali di conoscenza, si sono affrontate le prime titubanze sull’uso di corde, imbragature e discensori e il connubio con ac qua, cascate e canyon. Mentre la perturbazione continuava a lambire la Liguria e si accaniva pro prio sui nostri erresse (per fortuna al coperto) ini ziavano a serpeggiare le prime domande: si farà? Andremo? Farà freddo? Al mattino la decisione presa sotto un cielo color “fumo di Londra”: ci si prova! Arrivati nei pressi di Ronco Scrivia con qualche timidissimo e assolutamente non pre visto raggio di sole si dava inizio alla discesa del Rio San Rocco (Creverino), una volta indossate le mute e l’attrezzatura.
Tra scivoli, tuffi e sempre in compagnia dell’ac qua, il manipolo di impavidi ha avuto modo di confrontarsi con la natura, con qualche paura, ha provato l’emozione di lasciarsi scivolare lungo strettoie scavate “ dall’acqua e dal tempo”, ha guardato paesaggi celati dai boschi soprastanti e preclusi alla vista dei camminatori occasionali, ha scoperto che anche dopo un tempo che sem brava infinito, fatto di “sogni digitali” e esperienze mediate dalla tecnologia, la natura, gli alberi e il creato erano ancora lì ad aspettarli. Ed erano pronti a regalare, con la consueta generosità, gioia e felicità senza chiedere nulla in cambio se non il rispetto che meritano quei luoghi. A volte viene chiesto a un Capo Scout “ma ti pagano”? Ebbene la risposta in questi casi è SI! Si, ci pagano i nostri ragazzi ogni volta che li vediamo correre tra i boschi o tra le rocce di un torrente, ci pagano ogni volta che li vediamo in freddoliti ma con quel sorriso stampato in faccia, ci pagano ogni volta che, stanchi, non smettono di scherzare. Sì, ci pagano ogni volta che rius ciamo a far vivere loro esperienze vere, fatte di sacrificio e di fatica ma che alla fine, tornati a casa, ci accorgiamo di aver fatto per loro qualco sa di particolare: del nostro meglio per provare a lasciarli (forse) un po’ migliori di come li aveva mo incontrati.
A cura di Danilo Repetto, incaricato Settore Competenze
R/S
i
La Bottega R/S di canyoning
Toccare il futuro, Zona Tramontana
Un evento per Capi su socialità e psicologia dei ragazzi
Si è svolto Domenica 20 Marzo presso il Don Bosco di Sampierdarena l'Evento per Capi Toccare il Futuro organizzato dalla Zona Tramontana, su socialità e psicologia dei ragazzi.
È stata una giornata gioiosa e molto partecipata, con l'intervento di professioniste e formatori, che nella Tavola Rotonda del mattino e nei Laboratori di Branca del pomeriggio hanno offerto un'occasione formativa di grande valore ai più di 140 Capi presenti, a loro volta al servizio di più di 1200 bambini e ragazzi. L’ Evento è stato organizzato in collaborazione con l'Associazione Italiana Castorini, salutato e sostenuto dai Presidenti del Comitato nazionale e dal Comitato regionale AGESCI.
Si ringraziano le professioniste intervenute Elena Arimondo, Valentina Berruti, Margherita Dolcino, Francesca Lagomarsino, Chiara Lanini, Camilla Lupattelli, Elena Tramelli e Nicoletta Vaccamorta.
E i formatori Ernesto Berra, Barbara Cazzolla, Elisa Correggia e Giorgio Masio.
La Tavola Rotonda è stata videoregistrata ed è a disposizione dell'Associazione.
È stato un modo di ripartire mettendo al centro le fragilità e le opportunità dei bambini e ragazzi che ci sono affidati. Una Primavera anche simbolica per la Zona Tramontana.
Al QR code trovate tutto il materiale, le foto e il video degli interventi del mattino.
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Keywords: Zone, eventi
A cura del Pattuglino Evento
illustrazione di Martina Pallavicini
Tutto col gioco... niente per gioco! anche a consiglio di Zona
La Zona Tre Golfi è una zona molto variegata, che si estende dal quartiere della Foce di Ge nova (con il gruppo GENOVA 12) fino a oltre Chiavari e Sestri Levante (con il gruppo TIGUL LIO 1) e che durante l’ultimo anno, ha deciso di “ripartire” dopo tutte le problematiche/riu nioni on-line etc dello “scautismo COVID”, con una bella e partecipata assemblea di Zona lo scorso ottobre 2021 a Lavagna. Un bell’inizio anno che ha anche portato alla redazione di un nuovo progetto di Zona che è stato finalizzato a inizio 2022 e presentato alle CoCa durante la primavera.
Un’ottima zona, direte voi, con un bel progetto da mettere a terra perché chi ben comincia è a metà dell’opera…o forse…si potrebbe fare an cora meglio nella Zona Tre Golfi?
Durante una riunione di Comitato, alcuni scric chiolii si iniziano a sentire: poca partecipazione alle riunioni di branca da parte dei capi, staff
che partecipano “a turno” alle riunioni di bran ca, i gruppi sembrano un po’ sfilacciati tra loro, lo scambio rover non decolla, c’è voglia di or ganizzare gli eventi di Zona, ma in pochi hanno voglia di impegnarsi nei pattuglini…insomma: sembriamo tornati al 2019! E poi, purtroppo, ad Aprile vinciamo anche un brutto record: quello di zona meno presente ad assemblea regiona le!
Urge fare qualcosa! Dobbiamo far risentire il fuoco dell’associazione ai nostri gruppi e alle nostre CoCa. Come fare? Semplice! Giocando…
E cosi abbiamo inventato: TRISIKO – il Risiko della Zona Tre Golfi, dove tra una riflessione sullo scambio rover e una sugli eventi di vica riato, si può provare a diventare i padroni della Zona, attaccando da Waterfront a Moneglia per via Navale o da Sanfru a Torre Quezzi, cercan do collaborazioni strategiche tra una CoCa e l’altra allo scopo di capire che solo attraverso la collaborazione di un gruppo con un altro si potrà raggiungere gli obiettivi contenuti nelle carte “Obiettivo” e vincere il gioco.
La prima partita di TRISIKO si è svolta durante la riunione di Consiglio di Zona di Maggio, sti molando anche una verifica e riflessione di fine anno; ora il gioco è a disposizione dei gruppi per poter riflettere in CoCa sull’importanza del la Zona e dell’Associazione, ricordandosi sem pre che insieme siamo più forti per poter fare del nostro meglio per essere pronti a servire dalla Foce a Moneglia.
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A cura di Elisa Correggia e Federico Cassissa: capi campo PO PartecipAzione.
Come
fare a rendere le riunioni di consiglio di Zona più interattive?
E
come promuovere la collaborazione tra i gruppi? Beh, giocando…
A cura del Comitato di Zona Tre Golfi
Zoom Liguria
"...dal letame nascono i fior..."
La rete “Spesa Sospesa” della Media Valbisagno è nata nell’aprile del 2020. In quelle giornate che tutti ricordiamo, in cui molti centri d’ascolto della Caritas chiudevano e davanti alla nostra Parrocchia si accalcavano in lunghe file le famiglie che non trovavano più i CDA disponibili alla consueta assistenza.
In quei momenti ricevemmo quasi contemporaneamente una richiesta accorata di aiuto dai principali protagonisti della reta di assistenza del territorio (Municipio, Parrocchia e Centro d’Ascolto).
Le scorte di cibo a disposizione della Parrocchia, donate nell’immediatezza da alcune realtà imprenditoriali locali, si sarebbero esaurite con tempi direttamente proporzionali all’aumento della richiesta di assistenza da parte delle famiglie bisognose che, complice la situazione contingente, continuavano ad aumentare: dalle originarie
90 famiglie pre-pandemia alle 160 di oggi per il centro d’ascolto della Media Val Bisagno.
Serviva in quei momenti un coordinamento tra le associazioni e i molti volontari che si rendevano disponibili ma che nessuno organizzava prendendo l’iniziativa e così ci siamo fatta avanti noi.
La nostra Coca si è messa a disposizione di questi tre enti, anzitutto aiutando il povero parroco nella distribuzione delle derrate alimentari ma, contemporaneamente, cercando il modo per fare scorta di alimenti da fornire nei mesi successivi.
Così nasce la Spesa sospesa… con il Municipio che contatta uno per uno i commercianti della grande distribuzione per ottenerne la disponibilità, con il Parroco che contatta le botteghe di quartiere, con il CDA che garantisce i collegamenti con le famiglie bisognose e con noi che a Molassana
Keywords: zone, gruppi
29 Zoom Liguria
A cura della Comunità Capi del GE XX
La rete “Spesa sospesa” della Media Val Bisagno”
organizziamo turni giornalieri per presidiare i supermercati coinvolgendo le associazioni del territorio. In questo sforzo ci viene in aiuto l’Azione Cattolica, altre Associazioni con le quali mai avevamo collaborato prima e molti volontari spesso autonomi delle parrocchie della zona.
Analoghe iniziative nascono parallelamente nei quartieri vicini, da Prato a Montesignano a San Gottardo.
Terminata la fase acuta della pandemia cominciamo ad avere contatti con le varie associazioni degli altri quartieri vicini e decidiamo di non lasciar cadere nel nulla questa bella esperienza di solidarietà e carità. È così 2che nasce la rete delle associazioni della Media Valbisagno per la spesa sospesa, perché dalla risposta contingente a un’emergenza possa nascere un presidio di carità permanente.
Così Iniziamo a incontrarci più spesso, creando una bella rete di collaborazioni in cui noi scout mettiamo, come valore aggiunto, che le attività della spesa sospesa sono svolte, per lo più, dai nostri ragazzi ed in particolare dal Clan che raccoglie periodicamente prima di iniziare la riunione i cibi donati nel carrello della Ekom, che prima di partire per bivacco (con cadenza prima mensile, ora bimestrale) partecipa alla raccolta alla Basko, che porta a casa i pacchi viveri a persone indigenti, che impiega gli R/S nel servizio extra al Centro d’ascolto o nel cercare altri commercianti con cui collaborare.
Attualmente la nostra Comunità Capi coordina le iniziative della “Spesa sospesa” per il quartiere di Molassana ed in coordinamento con la rete della Media Val Bisagno. Insomma, “grazie” alla pandemia, abbiamo creato una bella rete di amicizie con altre associazioni, con gli enti locali e con le parrocchie e abbiamo radicato ancora di più la presenza del nostro Clan e del gruppo nel quartiere, ottenendo attestazioni di solidarietà ed apprezzamento da tanti cittadini comuni come dai commercianti e raccogliendo insieme, ad oggi, decine di tonnellate di generi di prima necessità.
È proprio vero che, a volte, “…dal letame nascono i fior…”
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In gioco con Impeesa
A cura del Centro Mario Mazza Arriva un grande Gioco nazionale sul web
È organizzato dal Centro Studi e Documenta zione Scout Mario Mazza ed è rivolto ai C.d.A. dei Branchi CNGEI e dei Branchi e Cerchi AGE SCI, alle Squadriglie AGESCI e alle Pattuglie CNGEI di tutta Italia. L’attività sarà basata sul libro a fumetti “Impeesa – La grande avventura di Baden Powell” e si intitolerà proprio #ingioco conimpeesa.
Impeesa è il soprannome che gli Zulu dell’Afri ca avevano dato a Baden Powell, che all’epoca faceva l’ufficiale nell’esercito inglese: significa “L’animale che non dorme mai, ma si aggira di soppiatto nella notte”. Il libro racconta la vita di BP prima della decisione di fondare lo scautismo, che oggi è il più grande movimento pacifista al mondo.
Il 21 maggio c’è stato il lancio in diretta na zionale del contest insieme alla prima messa in onda del cortometraggio “IMPEESA - Baden Powell” che potete trovare sui canali Facebo ok e Instagram del Centro Studi Mario Mazza, e sul canale YouTube MasciAdultiScout. È partita la grande sfida! Dopo aver visionato il cortometraggio i C.d.A., le squadriglie e le pattuglie che vorranno par tecipare, potranno sfidarsi rispondendo a que sta domanda: “Cosa farebbe Baden Powell oggi?”
Riuscirebbe a creare comunque lo scautismo, grande movimento di pace? Come affronte rebbe i problemi che sono sotto gli occhi di tutti nel 2022? Come partecipare?
I C.d.A. potranno scegliere se realizzare un video, della lunghezza di 3 o 4 minuti al massi mo oppure se fare un disegno o se scrivere un breve racconto:
Invece le Pattuglie e le Squadriglie dovranno realizzare un video, della lunghezza di 3 o 4 minuti al massimo. Per dare modo di sfruttare anche il momento del campo estivo per produrre i vostri elabora ti, la chiusura del gioco è fissata per 15 ottobre 2022
I dettagli per la spedizione del materiale ver ranno pubblicati sul sito: http://www.mario mazza.it/
Le categorie premiate separatamente per E/G ed L/C saranno:
• Miglior idea
• Migliore realizzazione
Tutti i membri del C.d.A., della Pattuglia o della Squadriglia vincente, riceveranno un premio! Una giuria di capi scout sceglierà la migliore idea e la migliore realizzazione Buona Strada!!
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Arte, Scout e Rock&Roll
A cura di Andrea Borneto
Il viaggio stellare dell'upupa
Un racconto della buonanotte per i Castorini
Arte, Scout e
Keywords: eventi, regione, R/S
Ciao! Da vecchio castoro che ha concluso la sua avventura in Colonia lo scorso settembre, volevo condividere con voi un metodo infallibile per far addormentare dolcemente i vostri castorini al termine di una giornata di bivacco. È una pratica valida ovviamente anche per Branchi e Cerchi e va utilizzata nel malaugurato caso in cui le ninnananne, Eirene, Terra di betulla e A come armatura aka i nostri cavalli di battaglia, non siano sufficienti.
Ecco che viene allora in soccorso il racconto della buonanotte, una storia inventata sul momento che ripercorre la giornata appena passata con una spolverata di fantasia, magari, per esempio, con qualche ricamo sui personaggi “magici” incontrati nei lanci del pomeriggio. Se userete un tono di voce lento e avvolgente riuscirete a farli ronfare in poco tempo, e se l’indomani vi chiederanno la parte che non sono riusciti a sentire, non risparmiatevi e approfittatene per raccontargliela nuovamente.
Spunti di riflessione: invidia, la forza di volontà e un pizzico di fede.
Questa nuova rubrica (?) propone quindi favole che siano dei cullanti escamotage per i marmocchi senza sonno ma che possano tornare utili anche in occasione di piccole riflessioni, rivolte non necessariamente solo ai più piccoli.
Partiamo con una delle nostre ma aspettiamo trepidanti anche qualcuna delle vostre!
Spegnete la torcia e chiudete gli occhi, ora vi racconteremo del viaggio stellare dell’upupa, una storia di amicizia e marachelle, rappresentata dalle pennellate rupestri dell’artista ZenZero.
L’upupa si distingue dagli altri uccelli grazie al coloratissimo piumaggio e al caratteristico verso “hup-hup”. Pensate che, nell’antico Egitto, era considerato un animale sacro!
Invece a Genova, proprio per la vivacità dei colori che ricordano la primavera, viene chiamato “gallettu de marzu” ossia galletto di marzo. Sull’Appennino italiano ce n’era un esemplare molto birichino che faceva i dispetti a tutti gli altri uccelli, soprattutto all’aquila reale che, fiera, volava sempre più in alto di tutti gli altri. L’Upupa, probabilmente un po’ invidiosa, le metteva sempre in disordine il nido, e così l’Aquila si arrabbiava e la inseguiva per tutta la notte. Una sera l’Aquila stava appollaiata in cima ad un monte. L’Upupa si avvicinò di soppiatto: voleva sorprenderla alle spalle per farle prendere un bello spavento.
“Ti ho visto Upupa! Sappi che io vedo meglio del Falco e di notte sono più vigile del Gufo!” disse l’Aquila “Uffa... sempre a darti tante arie...” rispose l’Upupa
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Rock&Roll
“Oggi sono stanca e non ho voglia di dartele di santa ragione. Vieni vicino a me, voglio mostrarti una cosa” aggiunse l’Aquila con voce più calma.
volerlo, emise dal becco il suo bizzarro verso: “hup hup”. Sentì sulla punta delle piume una folata di vento, aprì gli occhi e si ritrovò in compagnia dell’Aquila sulla stella luminosa a due passi dalla Luna.
U incredula “Wow! Ma com’è possibile?”
A “È la forza dell’immaginazione. Non dipende da quanto sono grandi e forti le tue ali, ma da quanta volontà ci metti!”
“Cosa?” Chiese curiosa l’Upupa “Ti insegnerò come volare più in alto di me, così non sarai più invidiosa e smetterai di tormentarmi” rispose superba il rapace
U “Ma piantala non sono mica una tortorella, non me le bevo queste sciocchezze”
A “Indicami una stella, ti ci porterò! Forza! Per questa volta ci andremo insieme”
L’Upupa indicò una stella a due passi dalla Luna: “Quella lì, che è bella luminosa!”.
A “ Benissimo. Ora chiudi gli occhi e immagina di volare fin lassù”
L’Upupa chiuse gli occhi, non del tutto convinta.
U “Non succede niente... mi stai prendendo in giro!” rispose stizzita “Domani ci faccio pure i bisognini, sul tuo nido!” L’Aquila, con aria seria ma benevola, rispose: “No, sei tu che sbagli. Concentrati, ci devi credere! Devi volerlo davvero! Dai, riprova!”
L’Upupa fece un respiro profondo e, senza
Esplorata la stella, l’Upupa e l’Aquila decisero di tornare sulla Terra, sul cocuzzolo del monte appenninico. Bastò chiudere nuovamente gli occhi e volerlo intensamente. Fu così che divennero grandi amiche e, allenando la loro immaginazione, ogni sera visitavano una stella nuova, ogni volta ponendo lo sguardo sempre più lontano.
Se vuoi anche tu mandare un racconto della buonanotte da pubblicare, scrivi alla redazione di Sil oppure a bornetoandrea92@gmail.com
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Scout: inguaribili miscredenti o alfieri di sinodalità? Spiritualità Scout A cura di fra Alberto Casella, AE di Zona Milano e AE di CFM L/C e CAM RS Liguria Keywords: spiritualità, attualità, opinioni Un’opportunità da cogliere: AGESCI come laboratorio di sinodalità
Non so se capiti anche a voi ma, talvolta, mi sento dire: “scout cattolico?” “beh, cattolico, proprio cattolici non lo siete più”. Eh già! In fondo, qualcuno ci guarda come una asso ciazione borderline. Smentirli sarebbe un po’ una operazione apologetica (perdente in par tenza): dire che per noi la catechesi non è poi così secondaria, che molti capi hanno una vita spirituale extra-associativa e che in AGESCI abbiamo eventi che pongono al centro la vita cristiana, non serve a molto. È vero – dopotut to – che nelle nostre unità accogliamo ragazzi cristiani non cattolici, non battezzati, islamici, buddhisti (a proposito, ricordo Davide, ebreo: vivere in reparto con lui, figlio di Abramo, un deserto sull’Esodo ebbe per i ragazzi un sa pore e un senso unici). E questo può suonare strano quando in molte associazioni cattoli che la prima cosa che ti chiedono è il certifica to di battesimo. È vero che molti R/S e capi fa ticano a identificarsi pienamente nelle parole delle loro carte di clan e del patto associativo riguardanti la fede. È vero che molti gruppi hanno rapporti tesi o di estraneità rispetto alle loro parrocchie.
È vero che molti scout condividono ben poco degli articoli di morale del Catechismo della Chiesa Cattolica. Tutto vero ma… Già c’è un ma, anzi ce ne sono due.
Ma come stiamo guardando le cose? Il cannocchiale di Galileo al rovescio Avete presente un cannocchiale? Prendete il prototipo di Galileo Galilei. Un tubo con due lenti, una piccola, oculare, e una grande, obiet tivo. Accostate l’occhio all’oculare e – magia della fisica – un oggetto appare molto più grande di quanto non lo sia a occhio nudo.
Ora giratelo: bizzarria (Galileo avrebbe usato proprio questo termine)! Puntate il cannoc chiale verso il vostro gatto che gironzola per la stanza e appare un microscopico micio lon tanissimo. Ora mi chiedo se non guardiamo l’AGESCI al contrario, aumentando i “difetti” e trascurando i punti di sfida (e quindi di vantag gio).
Trovo vi siano tre elementi sui quali riflettere:
a. Le nostre unità sono spesso molto più che in altre associazioni lo specchio del la vera realtà dei ragazzi di oggi. Pren dete 50 ragazzi che passano in piazza De Ferrari in un pomeriggio: saranno un buon campione della realtà. Un reparto e un clan qualsiasi non sono molto di versi da loro. Se selezionassimo i nostri ragazzi in base alla loro “fede” forse avremmo ragazzi evangelicamente con vinti ma non sarebbero la fotografia dei loro coetanei.
b. I nostri capi sono sì imperfetti ma (spesso) autentici. Nella sua vita terre na Gesù Cristo ha riunito attorno a sé un buon numero di soggetti ben poco quadrati. Si è circondato di imperfetti sinceri. In fondo, nella Chiesa, siamo tutti dei tentativi di cristiano. Forse l’autenticità dei capi – contestatrice e cortese – aiuta a capire come vogliano realmente camminare su un percorso di vita cristiana e non si limitino a ripetere stancamente nozioni preconfezionate ma, anzi, cerchino una rielaborazione e un linguaggio capaci di parlare ai loro ragazzi.
c. Uscite scout e Chiesa in uscita. Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium (n. 23) ha esortato la Chiesa a una estro versione, ossia a uscire e annunciare, poiché la gioia di Cristo deve essere portata a ogni persona. Ora mi doman do: è vero che gli scout spesso sono assenti dagli impegni parrocchiali, ma ditemi, vi viene forse in mente una as sociazione cattolica che è così “geneti camente” in uscita? Quali altre associa zioni celebrano così spesso l’Eucarestia in parchi pubblici, spiagge, ai bordi di sentieri. Chi altro riesce a mettersi in cerchio e pregare in una piazza nella quale, nel frattempo, decine di coetanei fanno aperitivo?
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Forse se girassimo il cannocchiale e lo rimet tessimo al verso giusto, vedremmo che alcune apparenti “pecche” dell’AGESCI sono splendide opportunità di crescita ecclesiale.
Ma se tornassimo al Vangelo così com’è stato annunciato, senza proiezioni personali e sociali? Cristo incartato e Cristo incar nato
Il secondo ma ci porta a un problema notevole. Quale Vangelo annunciamo? Quello di Cristo quale è? O una versione stereotipata, avulsa dal radicamento nella vita personale? Senza nulla togliere a noi AE (che studiamo esegesi e teologia apposta) e che quindi possiamo (anzi ci viene chiesto) essere delle sorte di “operai specializzati” della vigna del Signore, mi chiedo se però a volte il Vangelo non rimanga carta (un foglietto A4 con brano e qualche doman da), senza farsi carne nella nostra vita. Noi cre diamo in un Dio incarnato e non incartato: Gesù è presente nella storia, non solo nella Parola. E si rende presente anche (non solo, certo) nella misura in cui io riesco a trasformare il Vangelo in vita, ossia quando in me, persona fragile e impaurita, la Parola di Dio si trasforma in parole
e azioni che parlano di Lui anche senza citarlo, ma portandolo, con coraggio e amore. I nostri ragazzi sono tutti splendidamente degli origi nali come scout (guardate i loro fazzolettoni, le loro camicie, trovatene due uguali!), non facciamo di loro dei cristiani-fotocopia! Come diceva Carlo Acutis: tutti nasciamo come origi nali, molti muoiono come fotocopie. Se la fede viene pensata come vita (e non concetto men tale), forse, ognuno potrà scoprire il progetto autentico che Dio ha per lui. Sinodo, ovvero la Chiesa parte per la route Un’ultima pietra, gettata in mezzo. Si parla molto di chiesa sinodale, ossia che cammina assieme. Ma AGESCI, dove ragazzi, educatori e assistenti camminano letteralmente assieme (pensate alla route!) cosa potrebbe dire sulla sinodalità e sulla sfida di annunciare il Vangelo ai lontani? E se AGESCI non fosse proprio uno storico laboratorio di sinodalità che può diven tare alfiere di un cammino sul quale la Chiesa vuole porsi? Pensiamoci, forse, tutti assieme, potremmo tirare fuori strade e pensieri per il domani (cit.).
Una vita piena di luce e colori
Tra simboli e liturgia…Terza parte
Nella moltitudine dei simboli in cui siamo im mersi molti li abbiamo sempre sotto gli occhi e quindi li diamo per scontati. Nell’articolo precedente abbiamo visto acqua, pane e vino, segni della nostra quotidianità umana che Gesù sfrutta per farci comprendere come l’essere uniti a Lui debba essere la quotidianità di ogni cristiano. Abbiamo anche visto come le deco razioni delle chiese siano di supporto o stimolo alla nostra fede, almeno questo era l’intento nel passato (e potrebbe esserlo anche oggi per riscoprirla in qualche modo) … decorazioni, affreschi, quadri, vetrate… La vita cristiana è decisamente a colori! Anche se ci trovassimo sulla soglia della chiesa o cappella più spartana possibile, nel momento in cui la varchiamo per la santa messa, veniamo accolti da un colore: quello delle vesti del sacerdote. I colori dei pa ramenti che vestono i celebranti cambiano a seconda del periodo liturgico, ovvero dei giorni dell’anno. Quelli attualmente in uso sono stati codificati per volontà di Paolo VI nel Rito ro mano nel 1969 e sono principalmente quattro: bianco, verde, rosso e viola. A questi se ne ag giungono alcuni quali il rosa, l’azzurro, l’oro e il nero, utilizzati in alcune occasioni particolari o come alternativa ai colori canonici.
Esaminiamoli uno per uno.
Il colore più utilizzato nelle messe domenicali e feriali è il verde, simbolo di speranza, costanza e ascolto perseverante. Accompagna il cammi no quotidiano, di tutti i giorni, dei sacerdoti e dei fedeli.
In Avvento e in Quaresima, tempi di attesa e pre parazione alle grandi feste Cristiane quali Natale e Pasqua, viene indossato il colore viola che ri chiama appunto la penitenza, l’attesa e infine la tristezza e il lutto. È il colore che viene utilizzato anche nelle Messe per i defunti, nelle quali può essere sostituito da paramenti di colore nero (che da sempre è il colore del lutto).
Contrapposto a questo c’è il bianco che sim boleggia la vita, la gioia e la purezza derivanti dalla Fede. È legato quindi alle feste di Natale e Pasqua e in particolare a tutte quei giorni in cui si festeggiano le figure di Gesù e della Madon na. Di conseguenza simboleggia anche la risurrezione, il Cristo risorto, la vita che ha sconfitto la morte. Il rosso è il colore della passione di Cristo e del sangue versato nel martirio da Lui e dai Santi. Per questo viene utilizzato per i para menti liturgici la Domenica delle Palme, il Vener dì Santo, a Pentecoste, nelle celebrazioni dedi
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Spiritualità ScoutA cura di Stefania Dodero
cate alla Passione del Signore, nelle feste degli Apostoli, degli evangelisti e dei Santi Martiri. È il colore che, quasi per convenzione, indica anche ciò che è terreno ed umano in contrapposizione al bianco e al celeste che invece indicano il Cie lo, la natura divina e pure la nobiltà. L’azzurro, infatti, lo ritroviamo spesso nelle vesti della Beata Vergine Maria ed è proprio in onore della Mamma Celeste che i sacerdoti lo vestono per le celebrazioni in Suo onore.
Il rosa, indica gioia e solennità (riservato per la III domenica di Avvento e la IV domenica di Quaresima), mentre infine l’oro simboleggia la regalità e può sostituire tutti i colori in ogni oc casione, sebbene di solito venga utilizzato solo in alcune Solennità di particolare importanza.
Occhio a non confondere l’oro col giallo Quest’ultimo, infatti, secondo una tradizione iniziata nel XII secolo, è sinonimo di falsità, di inganno e di menzogna (inquanto sentito come degenerazione delle qualità luminose e morali proprio dell’oro). Nelle raffigurazioni medievali i traditori indossavano spesso qualcosa di giallo.
Lo stesso Giotto, nella Cappella degli Scrovegni a Padova, lo usa per dipingere il mantello di Giu da, che si appresta a baciare Gesù.
Parlando di colori non possiamo dimenticarci che questi sono visibili, nella fisiologia umana, grazie alla luce. E allora non lasciamoci sfug gire altri due simboli legati a Cristo che, non a caso, si incontrano insieme proprio durante la veglia di Pasqua: il cero (o candela) e la luce!
Premettendo che la luce è, in molte civiltà, ar chetipo simbolico della divinità (pensiamo a “Ra” il dio sole egiziano, lo stesso S. Francesco che dice che “messor lo frate Sole…de Te, Altis simo, porta significazione”, o ancora a Buddha, che significa appunto “l’illuminato”), spesso la troviamo in contrapposizione alle tenebre dove appunto la luce indica la vita, le tenebre la mor te. Con la luce inizia la creazione: “Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona” [Gen. 1, 3-4] e la si ritrova in tutta la Bibbia sia come riflesso o attributo di Dio, sia come parola di Dio che illumina e guida, sia, col Nuovo testamento, come personificazione di Gesù (“io sono la luce del mondo” [Gv. 8,12]) e quindi della rivelazione di Dio. Bella e significa tiva è la “liturgia della luce” che esplicita tutto questo nella notte di Pasqua. Inizia tutto al buio, la chiesa si apre ai fedeli con le luci spente, ma viene acceso un braciere (o un piccolo falò… dipende molto dalle disponibilità e dagli spazi della chiesa stessa) all’ingresso e come prima cosa, in questa particolare notte, si fa la be nedizione del fuoco (che riscalda e illumina, il focolare è da sempre associato ad accoglienza, casa, calore, famiglia). Dalle fiamme di questo fuoco poi si accende il cero pasquale e proprio da esso la “Lumen Christi” (Luce di Cristo) avan za e si espande (simbolicamente e non solo) nella chiesa, attraverso le candele dei fedeli che vengono accese dal cero stesso sconfiggendo le tenebre e ridando luce a tutti.
Il Cero infine ha anche una seconda valenza simbolica, oltre ad illuminare si fonde e si con suma a beneficio di altri, come Cristo che si dona in sacrificio sulla croce. Come simbolo della Risurrezione, rimane acceso sull’altare fino a Pentecoste, finché non si accendono “del le altre fiammelle”, dono dello Spirito Santo, che indicano la nostra missione: portare la Luce di Cristo agli altri. I cristiani, col battesimo (ricor date che anche qui compare il cero pasquale e la candela!) diventano figli di Dio, “figli della luce” e come tali, nelle sue lettere, l’apostolo S. Paolo esorta a camminare: “Ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce” [Ef 5,8-9]
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A
I lavoroni di Vara non finiscono mai!
Una località amena ed entropica come la Base del Rostiolo probabilmente non ha eguali in tutta Italia.
Ogni volta che si arriva, appena dopo aver parcheggiato e inalato la prima boccata di aria fresca si viene travolti da un inquieto presagio: “cosa si sarà guastato stavolta?” è solo que stione di scegliere, ma insomma, fa parte del gioco… E se non giocassimo seriamente, non saremmo qui a parlarne.
Su alla Base si lavora alacremente per rico minciare a poterne godere appieno, per offrire a chiunque ne possa usufruire un luogo di pace e tranquillità...ma non è così semplice. Purtroppo, il momento catartico dell’anno, ov vero il campetto Ora et Labora di Pasqua, non ha avuto iscrizioni e tutti i lavori che richie dono un grande numero di mani sono andati avanti a rilento se non totalmente rimandati.
Si rimettono in sesto le staccionate, si prova a risistemare i sentieri e gli accessi combatten do con i rovi, le sterpaglie e le 50 sfumature di peste suina e chi più ne ha, più ne metta.
I risultati comunque iniziano a vedersi.
Le fosse sono state ampliate e risanate, i prati sono stati falciati, le condotte idriche ricontrol late e battute e alcuni tratti di fondamenta e
piani d’appoggio nei prossimi giorni verranno rimessi in sesto e rinnovati…ma soprattutto i custodi stanno riprendendo confidenza e sono carichissimi.
Al pattuglino inoltre pian piano si aggiungono nuove personalità (grazie al cielo) e c’è sempre un bel clima, di accoglienza e divertimento. La speranza di fondo è che durante l’estate, per cui tantissime date e case sono già preno tate, si potrà contare sulla collaborazione dei vari gruppi e che gli stessi, in pieno spirito, non saranno portatori sani di disastri.
Scherzi e mugugni a parte, non vediamo l’ora che possa ospitare quanti più scout e visitatori possibili, che sia nuovamente luogo di ritrovo e condivisione.
Ah, Breaking News: Casa Romana avrà a breve disponibile un nuovo locale/rifugio per R/S e viandanti!
Bacheca Le
Keywords: regione, basi
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cura di Gagge,
della Pattuglia
Gioiose
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Keywords: regione, basi
Base Scout San Francesco: Scout ma non solo
La Base scout San Francesco, nei primi mesi del 2022 ha ripreso in maniera sempre più importante, dopo il periodo di pandemia, ad essere frequentata da gruppi scout per attività di bivacco ed è stata scelta come location per numerosi eventi. Ha infatti ospitato in pochi mesi un CAM, un CFM L/C, le Botteghe e le Piccole Orme.
Si sono intensificate anche le collaborazioni con gruppi non scout, con gruppi parrocchiali, ma anche con Associazioni e Università. Nell’ambito del progetto “Intrecci”, promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, in collaborazione con l’ASL2 savonese, la base scout San Francesco ha ospitato una decina di ragazzi tra i 16 e i 25 anni e 4 operatori, che hanno dato vita ad attività di Teatro Sociale tese a fortificare i legami di gruppo attraverso la recitazione. La varietà dei locali della base: dal chiostro, ai saloni, ai corridoi delle stanze, al prato, hanno favorito l’attività teatrale e la creazione della giusta atmosfera.
Anche 20 studenti dell’Università di Genova, corso di Laurea in Scienze Geologiche, hanno pernottato presso la Base Scout san Fran cesco, accompagnati dal loro insegnante, in quanto i dintorni di Cairo Montenotte hanno un’importante varietà di rocce e fossili che sono spesso utilizzati come laboratorio didat tico per il riconoscimento e la classificazione. La Base è collocata in una zona strategica in
quanto circondata da rocce metamorfiche e sedimentarie facilmente accessibili. Queste rocce contengono tracce fossili di coralli, al ghe, molluschi, crostacei, lasciate sui fondali marini ora affioranti nelle colline della zona. Grazie all’attività di questo gruppo di studenti e del loro professore abbiamo scoperto che anche il basamento del colonnato del chiostro della nostra base è ricchissimo di fossili. Quindi non solo bellissimi affreschi sulle pa reti, ma anche fossili di 23 milioni di anni fa abbelliscono la Base!
La bellezza e le peculiarità della nostra Base, tramite il passa parola, raggiungono scout di ogni dove, non solo a livello nazionale ma anche all’estero. Dopo la permanenza di un numeroso gruppo di scout tedeschi che abbia mo ospitato qualche anno fa, quest’estate, tra gli altri gruppi, ospiteremo anche un gruppo scout proveniente dal Belgio. la Base scout San Francesco diventa sempre più interessan te e internazionale!
A cura di Maria Grazia Malatesta Bacheca Le Gioiose La Cooperativa Lo Scoiattolo cerca persone per Aiuti occasionali, Negozio, Amministrazione, Custodi per la Base di Vara nei mesi Luglio e Agosto. Se interessati, scrivete a amministrazione@loscoiattolo.info