Cambia il mondo
Verso una nuova casa per Agesci Liguria
Azione Cattolica e Agesci, un percorso comune.
Alla scoperta delle origini dell'Ula Ula
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Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N° 55/anno XI - Novembre 2021
SIL online! Editoriale Pag. 3 Cambia il mondo
Futuro Semplice pag. 4 Natale in cammino... insieme
pag. 6 Una nuova casa per Agesci Liguria
pag. 8 Un cambio di metodo dell'Area Metodo
Fare Scautismo pag. 11 È l'ora di rimettersi... in caccia
pag. 14 Jamboree!
pag. 16 Partecipare è difficile!
pag. 18 Le nuove SNI: tra Papa Francesco, il main stream e la frontiera
pag. 21 Parlare con i ragazzi
Sinodo e dintorni
pag. 23 Azione Cattolica e Agesci un percorso comune
Zoom Liguria pag. 25 Il Consigliere Generale, "Un ponte tra i livelli associativi"
Arte, Scout e Rock&Roll pag. 27 Ula Ula - That's an irish lullaby
Spiritualità Scout
pag. 29 I gesti ci spiegano cerimonie e liturgie
Bacheca le Gioiose
pag. 31 La base scout San Francesco è tornata in piena attività
pag. 32 Tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura (the Zen Circus)
Scautismo in Liguria - La redazione Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16123 Genova Tel. 010.236.20.08 Aut. del Tribunale n. 23 del 5 novembre 2004
Hanno collaborato: Comitato Regionale, Pattuglia Le Gioiose, Incaricati regionali alle Branche, Incaricati al Coordinamento Metodologico, Lorenzo Capelli
Direttore Responsabile: Giuseppe Viscardi
Impaginazione: www.gooocom.it
Direttore: Francesco Bavassano
Stampa: Pixartprinting Spa
Redazione: Carlo Barbagelata, Stefano Barberis, Andrea Borneto, Marco Scarfò, Giorgio Costa, Stefania Dodero, Doris Fresco Foto di copertina: Luca Frisone
Finito di impaginare il 12 dicembre 2021 La tiratura di questo numero è stata di 1300 copie. Comunicazioni, articoli, foto e altro vanno inviati all'indirizzo stampa@liguria.agesci.it
editoriale
É tipico di ogni generazione ritenere, con un pizzico di ingenuità e orgoglio, di essere la prima testimone di inauditi cambiamenti sociali, che “ai miei tempi” o “chissà dove finiremo”. É vero però che il ritmo della rivoluzione tecnologica in corso ha se non altro una velocità nuova: ci evolviamo al ritmo dei microcircuiti e della rete, quasi trascinati da una forza aliena che ci catapulta in avanti. E la dimensione umana che è più lenta per natura, con le sue fragilità, ai virus ad esempio, e il suo bisogno di fisicità, ne è scossa.
a Branche, secondo la quale ogni ragazza e ragazzo vive un percorso simbolico e materiale nel quale si dà obiettivi per cambiare in meglio. La stasi non è contemplata. La Chiesa ha poi in sé da più di un secolo una ricca dottrina sociale che parla della società e dei suoi modelli economici e politici. Papa Francesco, con le sue ultime Encicliche Laudato si’ e Fratelli Tutti, è intervenuto in modo esplicito e fruibile (!), criticando la globalizzazione quando sfrutta le persone e appiattisce le differenze e auspicando un cambio di rotta verso un’Ecologia integrale che metta insieme Creato, interiorità e fraternità umana. É già tutta la Bibbia, comunque, a parlarci di cambiamento e di conversione: dal popolo ebraico in cammino a Gesù col suo “Vieni e seguimi”.
É un intero mondo che cambia. Va detto subito che la più importante transizione odierna non è neppure quella digitale bensì quella energetica, in risposta tardiva alla crisi climatica. Tra i campi del cambiamento, poi, ci sono l’economia di mercato sempre più globale, su cui spadroneggiano poche mega-imprese, il lavoro con la robotica e l’automazione, la medicina con impensate potenzialità, non ultima l’identità sessuale e di genere; infine, l’intera percezione di sé e del mondo al tempo dei social. Si pensi alla recentissima suggestione del “metaverso” di Facebook, anzi di Meta, che teorizza di realizzare qualcosa che fa pensare a Ready Player One o Black Mirror.
Nel cambiamento c’è una forte dinamica educativa: quali valori accogliere o trattenere, quali comportamenti mutare, che direzione prendere, come interagire con gli altri. Così, Agesci non educa tanto a difendere una posizione, anche fosse “il fortino di noi scout”, ma a trovare la propria e altrui felicità in una dinamica di uscita. “La strada è tanto lunga e il freddo già ci assal”
Sarebbe poco lungimirante trascurare questi temi nel nostro educare quando non li avessimo approfonditi come Capi. Per fortuna abbiamo un metodo, una storia e oggi anche Strategie Nazionali, ben centrati sul porsi in cammino e sul saper cambiare noi stessi e magari anche la società.
ma…
Viviamo ogni anno i Passaggi: una specificità scout, per la quale l’educando cambia ambiente, modalità, capi e compagni ogni 4 anni. Una crescita insita quindi nella struttura stessa
ps: tempi di cambiamento anche per SIL. Dopo una fruttuosa riunione col Comitato Regionale, stiamo progettando il futuro. L’anno in corso sarà -appunto- di transizione.
“Non esiste buono o cattivo tempo, esiste buono o cattivo equipaggiamento.” Buona lettura, Francesco
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Keywords: editoriali, opinioni
Cambia il mondo
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Futuro Semplice
Natale in cammino per un nuovo anno... insieme
Keywords: Regione
Gli auguri del Comitato regionale
Futuro Semplice
A cura del Comitato regionale
Se quello dello scorso anno sarà ricordato come il Natale della pandemia, quello di quest’anno sarà il Natale del Sinodo, voluto da Papa Francesco, che non smette mai di sorprenderci per la sua vicinanza a tanti temi cari a noi Scout. Syn-odòs indica la strada fatta insieme: insieme con tutta la Chiesa, di cui vogliamo sentirci parte sempre più viva e attiva; insieme capi e ragazzi, sapendo che insieme si cresce; insieme sapendoci narrare ed ascoltare; insieme facendoci solidali con chi incontriamo lungo la strada. Nell’Avvento di quest’anno la Chiesa, nel logo del Sinodo, ci propone non un abete sormontato da un puntale, ma una grande quercia, simbolo della Chiesa e della croce di Cristo che accoglie e abbraccia tutta l’umanità, sormontata da quel grande sole che è Gesù Cristo, la sua Parola e l’Eucaristia. E sotto alla quercia una grande folla di persone diverse tra loro che, come i pastori nel presepe, sono in cammino verso un’unica direzione, guidati non dagli angeli, ma dallo Spirito Santo. Che bello poterci riconoscere in quelle persone di tutte le età, così diverse nei mille colori dei nostri fazzolettoni, che – zaino in spalla – camminano insieme sulle crose e i sentieri, in mezzo ai meravigliosi colori e profumi della nostra Liguria! L’augurio che vogliamo farvi è che ciascuna Comunità Capi e ciascuna Unità sia un luogo dove si sperimentano e si mettono in pratica le tre parole del Sinodo, che sono anche il midollo dello scautismo: la comunione costruita ogni giorno nella comunità, la partecipazione di ciascuno alla crescita e alla formazione di tutti, la missione di chi lavora per rendere la Chiesa e il mondo un po’ migliori di come li abbiamo trovati, e si mette in cammino verso il suo prossimo per indicargli la via di gioia e felicità che ha sperimentato. Il Comitato regionale 5
Futuro Semplice
A cura del Comitato regionale
Una nuova casa per Agesci Liguria
“Per non dimenticare la strada che ho percorso fino ad arrivare qua e ora dove si va adesso si riparte per un’altra città Io voglio andare a casa la casa dov’è la casa dove posso stare con pace con te”
Tempo di cambiamenti che coinvolgono anche Agesci Liguria e la sua “casa” come dice la canzone di Jovanotti. Oggi e da diversi anni la nostra casa è “In Vico” come dicono gli addetti ai lavori per indicare il quinto piano di Vico Falamonica dove ha sede la nostra segreteria, le stanze per le nostre riunioni regionali e da qualche anno anche lo Scoiattolo.
Beh, il comitato regionale sta valutando una proposta, nata dalla nostra collaborazione col Comune di Genova per le attività di recupero e rilancio del centro storico cittadino, che ci permetterà di avere a disposizione una sede molto più grande nel cuore antico della città. Inutile nascondervi che questo cambiamento ha per Agesci Liguria le dimensioni e la centralità di un progetto regionale. Da un lato potrebbe sembrare solo un’operazione logistica, ma in realtà questo progetto ci darà gli strumenti e gli spazi adeguati per svolgere in modo ancora più significativo la nostra azione educativa sul territorio, per lavorare meglio in sinergia con le altre associazioni con cui già sviluppiamo progetti come quello nella zona di Prè- Ghetto, e per promuovere le nostre attività e lo Scautismo anche presso gli
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scout che ci verranno a trovare da fuori città e che potremo finalmente ospitare in modo adeguato. In questi mesi spesso, come Comitato, ci siamo chiesti se questa opportunità che ci veniva offerta fosse un sogno o realtà, poi pian piano ci siamo resi conto che era tutto vero e che quello che ci trovavamo davanti era un’occasione per fare meglio e in modo più incisivo quello che sappiamo fare, ossia Scautismo. Allora, tra i cambiamenti che affronteremo ci sarà anche la nostra nuova casa, che sarà la vostra nuova sede regionale e che sarà uno spazio che deve diventare CASA per tutti noi.
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Ci sarà molto da fare, ci sarà bisogno di idee, contributi, tempo… Un po’ come quando si cambia casa e si inizia un novo percorso senza … “dimenticare la strada che ho percorso sino ad arrivare qua”. Presto vi faremo avere maggiori dettagli sui tempi, gli spazi e come ci muoveremo, intanto volevamo che questa bella notizia arrivasse a tutti voi
Il Comitato Regionale
Futuro Semplice Keywords: keywords: metodo, regione, zone
A cura di: Benedetta Revello e Luca Bevilacqua, Incaricati al coordinamento metodologico.
Un cambio di metodo dall'Area Metodo Fare sintesi delle realtà educative tramite un nuovo modo di incontrarsi
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Eh già. Ci siamo anche noi, forse gli incaricati meno noti tra i vari membri del comitato allargato. Non di certo i Fochi superstar o i simpaticamente roboanti Incaricati alle Branche. Agiamo un po’ più “col favore delle tenebre” tanto per riportare in auge una cit. di qualche tempo fa. Che poi Benny proprio poco nota non è, ma si fa per dire. Ci piaceva sfruttare l’uscita del nuovo numero di SIL per portare tutti a conoscenza di una svolta importante nel modo di lavorare di AGESCI Liguria, per portare al centro delle discussioni regionali (quelle riunioni di Comitato Regionale, di Comitato Allargato, di Consiglio Regionale, che a pensarci gira un po’ la testa), tutti quei discorsi che vengono fatti mentre prepariamo le attività, a CoCa o in Zona. I dubbi, le domande, le cose che vorremmo cambiare, quello che belin proprio non ci piace: da quest’anno è cambiato il modo in cui gli Incaricati Regionali alla Branca (IABR) e quelli di Zona (IABZ) A leggerla così verrebbe magari da chiedersi dove stia la notizia, tanto da doverci fare un articolo. Invece è un cambiamento importante. Non è certamente un’idea che ci intestiamo, figuriamoci, è il frutto del lavoro degli anni passati, portato avanti con Incaricati passati e presenti (un lavoro di Area Metodo, per chiamare le cose col loro nome), raccontato al Comitato prima e al Consiglio poi, accolto, interiorizzato, messo in pratica finalmente dopo
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almeno un anno buono in cui il tutto è rimasto in caldo in attesa di tempi migliori. Che finalmente sono arrivati. Da quest’anno gli IABR e gli IABZ si incontrano tre volte l’anno, per mezza giornata, in presenza, tutti assieme, con l’incursione all’uopo di formatori, ICM, FOCA, IRO, AE, capi campo di eventi e chi più ne ha più ne metta. Tutti assieme sotto lo stesso tendone, un circo di teste delle migliori occasioni, riunito proprio per fare quello che si diceva all’inizio: portare all’attenzione di tutti i pensieri e le necessità che escono dalla quotidianità dello scautismo ligure. Non più quindi due ore una volta al mese, stipati in Vico, con lo IABZ che arriva dopo e si perde un quarto della riunione o vissute con l’ansia che i poveri IABZ dell’estremo ponente e dell’estremo levante arrivino a casa a orari indecenti, ma tre momenti vissuti lentamente, con il tempo dalla nostra.
Anche la scelta delle date non è casuale: ogni incontro si svolge due settimane dopo l’incontro nazionale degli incaricati, un modo per riportare notizie “fresche di Roma” e connettere maggiormente Zone e Nazionale. Certo rimarrà la possibilità per le singole Branche di organizzare incontri magari più pragmatici di verifica dei vari percorsi o di aggiornamento su qualche tema tra una riunione in presenza e l’altra, ma sempre in funzione degli incontri in presenza. Tre mezze giornate dove poter lavorare in modo più approfondito, per confrontarsi, discutere, pensare a come rispondere alle necessità delle Branche di Zona e di formazione permanente dei Capi. La Riforma Leonardo, d’altronde (lo sappiamo), assegna alle zone una posizione centrale per quanto riguarda la lettura delle esigenze educative e alla luce di questo è importante che anche la Regione si adegui e, cogliendo al balzo l’entusiasmo di rivedersi dopo un lungo periodo di riunioni online, cambi il suo modo di fare per ripartire col piede giusto.
Chiaramente tutto questo è utile e importante, ma come al solito, come chiediamo costantemente ai nostri ragazzi, alla base ci deve essere la partecipazione di tutti alla vita della zona, in particolar modo alle riunioni di branca, perché solo partecipandovi potremo portare la voce dei nostri fratellini e sorelline, i bisogni dei nostri E/G o i sogni dei nostri R/S. Non pensiamo che la zona sia una cosa demandabile, una riunione in cui una volta vado io e una volta vai tu, o dove non andiamo proprio. Partecipiamo, cambiamo le cose se non ci piacciono, diamo agli IABZ gli strumenti per trovare la quadra e tirare fuori il meglio dalle riunioni. Solo in questo modo, il cerchio si chiuderà e lo scambio Unità – Zone – Regione sarà reciproco e continuo. Cogliere i bisogni dei nostri ragazzi, in tutte le loro sfumature, è oggi quanto mai importante e tutti noi, come Incaricati al Coordinamento Metodologico (ICM) ma parlando anche a nome d’altri, come Area Metodo, ci vogliamo impegnare affinché si abbiano gli strumenti migliori per farlo.
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È l'ora di rimettersi... in caccia
Il profumo di un fuoco di bivacco che arde. Il bagno in un fiume dalle acque gelide. Il canto degli uccelli e i suoni del bosco. Il verde dei prati in estate, che diventano bruni, a volte bianchi, in inverno. I giochi insieme al branco. I pasti vissuti insieme intorno ad un tavolo scherzando e conoscendosi. I litigi, la pace, gli amici. Queste e tante altre sono immagini nitide nei ricordi di chi le ha vissute almeno una volta! È così facile ricordare quei momenti perché hanno segnato la nostra vita, ci hanno cambiato in qualche modo, ci hanno permesso di crescere, di sperimentarci, metterci alla prova, scoprire qualcosa di noi e degli altri, hanno contribuito a farci diventare grandi.
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Era gennaio 2020 e, senza saperlo, 30 fratellini e sorelline insieme a qualche Vecchio Lupo, sarebbero stati gli ultimi a poter godere delle Piccole Orme, e di tutti quei momenti indimenticabili, per un bel po’. Piccole Orme è un evento unico, sia perché può essere vissuto da ogni fratellino e sorellina una sola volta nella propria Pista, sia perché ogni campo è irripetibile, creato su misura per i partecipanti, lupetti o capi che siano. Questo evento va ad integrarsi all’interno del percorso di progressione personale dei nostri fratellini e sorelline, è un’esperienza di scoperta, condivisione e protagonismo, dove ci si può mettere in gioco riscoprendosi al di fuori della propria comunità e sperimentandosi in una nuova dimensione.
Fare Scautismo
Federico C., Gustavo R., Leonardo B., Michela Z., Nicolò V., Stefano B.
Keywords: regione, branche, lc
A cura dei campi campo di PO: Alice P., Bruno C., Chiara M., Elisa C.,
Piccole Orme è un evento per Lupetti e Coccinelle ma è anche un momento di crescita e confronto per Vecchi Lupi e Coccinelle Anziane, ognuno porta la propria storia e si pone nella dimensione dell’ascolto del prossimo, cercando di vivere il proprio servizio anche come tappa del cammino di formazione personale. Dopo quasi due anni di fermo, finalmente, la branca L/C ligure ha pensato che i tempi fossero maturi per riprendere in mano il cammino ormai consolidato da anni di campetti di PO per far ripartire questo bellissimo evento per lupetti e coccinelle.
ato dai capi campo PO e aperto a tutti i capi di AGESCI Liguria, dove discutere, condividere e rimettere in discussione questi campetti, per capire se fossero ancora uno strumento attuale che potesse rispondere alle esigenze di oggi. Quello che per un paio di anni era solo un sogno nel cassetto ha preso vita nella serata del 12 ottobre. Più di 50 capi hanno portato la loro voce e la loro esperienza eterogenea, per età, per servizio, per formazione, suddividendosi in 4 diverse aree di interesse:
Non si poteva pensare di ripartire come se nulla fosse accaduto, come se la pandemia fosse stata solo un sogno e non ci fossero nuove esigenze e criticità da affrontare. Era necessario vivere un momento di riflessione su questo strumento di progressione personale molto entusiasmante ma poco conosciuto, forse soltanto un po’ dimenticato… Abbiamo così deciso organizzare “Alla ri… scoperta delle Piccole Orme”, laboratorio cre-
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PO “starter pack”, dedicata alla scoperta delle PO, provando a far luce sui dubbi dei capi meno esperti e cercando di accoglierne i pensieri privi di preconcetti.
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PO e il percorso di progressione personale, dove si discuteva dell’aspetto principale dell’evento, le PO come strumento di crescita inserito nella pista di ogni fratellino e sorellina.
“La giovane quercia era un albero gentile e ben presto molti uccelli ottennero il permesso di costruire il loro nido tra le sue foglie. Poi fu la volta di una famiglia di scoiattoli, che avevano bisogno di una tana sicura per le loro scorte. Dopo la quercia accolse un alveare e poi tante famiglie di insetti, che trovavano riparo nelle pieghe del suo tronco. Così la quercia non era mai sola e ben presto conobbe i nomi, le storie, le abitudini di tutti i suoi nuovi amici”
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PO e la ricaduta nella comunità di branco, aspetto fondamentale perché l’evento sia ricchezza per tutto il branco e non solo per il singolo partecipante. PO “pro”, riflessioni a ruota libera su possibili evoluzioni e cambiamenti, dedicato principalmente a chi ha già molta esperienza dell’evento.
Dalla ricchezza del confronto sono usciti molti spunti per far ripartire al meglio uno strumento così importante per i nostri fratellini e sorelline. Possiamo dire che l’evento ha certificato l’attualità della proposta, lo strumento può rispondere con poche attenzioni alle nuove necessità. Si possono riassumere i focus usciti durante la serata in: •
La necessità di presentare l’evento non solo ai capi ma soprattutto ai fratellini/ sorelline, che andrebbero prepararti prima della partenza dell’evento;
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Il campetto di PO permette sia ai lupetti sia ai VVLL di uscire dalla propria zona di comfort e di giocarsi a pieno;
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La riscoperta di vecchie necessità, come l’espressione e il vivere la natura, lette con gli occhiali diversi che ci ha fornito la pandemia;
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Il creare relazioni con chi condivide con noi un pezzetto di pista;
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L’importanza di interrogarsi su come vivere la tecnologia per valorizzarne un utilizzo “scout”;
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La ricchezza del percorso di CustodiAmo, ovvero la custodia del creato, da vivere all’interno dei campetti.
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Il percorso iniziato ad Ottobre continuerà nelle Zone, dove i capi LC potranno vivere un momento di riflessione e formazione sulle Piccole Orme e la Progressione Personale. E, soprattutto, dal 2 al 5 Gennaio a Vara, dove 25 fratellini e sorelline potranno riassaporare la bellezza di un campetto di Piccole Orme!
Siamo veramente dinnanzi ad una nuova stagione di caccia e non vediamo l’ora che inizi!
Sei un capo col CFM di qualsiasi branca o col CFT ma con esperienza in branca LC? Stiamo cercando te! Solo grazie al tuo aiuto, molti fratellini e sorelline potranno vivere l’esperienza unica delle Piccole Orme. Scrivi a lc@liguria.agesci.it per qualsiasi richiesta e/o dubbio, oppure scansiona questo QR code per lasciarci la tua disponibilità.
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Foto: Luca Frisone
Fare Scautismo
A cura di Letizia e Paolo, Incaricati regionali alla branca E/G
Jamboree!
Keywords: regione, branche, eg
Conoscere persone, storie, culture e se stessi.
Esiste un filo, nemmeno troppo sottile, che unisce gli Stati Uniti e la Corea del Sud. I più furbetti penseranno “beh ovvio, si parla di Netflix e di Squid Game, ne parlano tutti, ora pure SIL”, ma purtroppo non intendiamo questo. Se volessimo dare un indizio in più, questo filo potremmo trasformarlo in un ponte. Se invece stiamo solo confondendo le idee, non temere ci arriviamo presto, ma prima un po’ di storia.
con fascia a tracolla con mosaico di distintivi di ogni tipo. Lo stemma è ovviamente un giglio, ma al suo interno è raffigurata una tigre. Si pensa che l’animale rappresenti il coraggio dello scout coreano, tanto che colui che si distingue per particolare abilità, coraggio e doti di sopravvivenza (una versione coreana di Bear Grylls in pratica) ottiene il riconoscimento di Tiger Scout. Alcuni meno romantici, invece, associano la tigre all’appartenenza della Corea del Sud alle cosiddette Tigri asiatiche: quattro paesi (Taiwan, Corea del Sud, Singapore e Hong Kong) che tra gli anni Sessanta e Novanta hanno vissuto un periodo di costante crescita economica, tanto da guadagnarsi questo appellativo. Inutile dirlo, preferiamo la prima teoria.
Lo scoutismo in Corea del Sud nasce nel 1922 per mano delle autorità giapponesi: in quegli anni, infatti, l’Impero del Giappone (1868-1945) comprendeva numerosi paesi orientali, nei quali veniva reso obbligatorio uno scoutismo di stampo esclusivamente nipponico. In alcuni casi invece, nei territori in cui i sentimenti antigiapponesi erano più forti, lo scautismo veniva proibito. Nel 1937, dopo solo 15 anni dalla nascita del movimento, i giapponesi decidono di proibire lo scautismo su tutto il territorio sudcoreano, tanto che rimarrà vietato fino al 15 agosto 1945, ovvero il giorno dopo la resa del Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Altre tappe significative nella storia della KSA (Korea Scout Association) sono state: il Jamboree nazionale (*occhiolino*) tenuto nel 1952; l’ingresso nel 1953 all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout (WOSM); e infine, di nuovo un Jamboree (adesso hai capito, dai) ma limitato alla regione dell’Asia-Pacifico.
Alcuni aspetti dello scoutismo in Corea sono simili a quello americano (no, non è questo il filo, davvero ancora non hai capito?), in particolare le uniformi: la classica uniforme
Arriviamo al dunque (ormai ci eri arrivato lo so): dal 1° al 12 agosto 2023 la Corea del Sud ospiterà il 25º World Scout Jamboree* 14
La pace internazionale può essere costruita soltanto su una base: un desiderio internazionale di pace da parte dei popoli stessi talmente intenso da determinare l’indirizzo dei rispettivi governi. Se il prezzo di una sola corazzata fosse messo a nostra disposizione per sviluppare questa amicizia internazionale tra le giovani generazioni, credo che riusciremmo, con il Movimento scout, a fare di più per prevenire la guerra che tutte le corazzate messe insieme”
in occasione dei suoi 100 (+1) anni di storia. Si terrà nella provincia di Jeollabuk-do, a Saemangeum, al largo della quale nel 2010 sono terminati i lavori della diga più lunga del mondo, ben 33.9 km, costruita con l’intento di far emergere diversi terreni da destinare all’agricoltura. Tuttavia, l’utilizzo finale sembra essere mutato: verrà costruita una città tecnologica grande 4 volte Manhattan, ma nel frattempo un’area di circa 10 km quadrati di superficie è già stata adibita a campeggio. Con ispirazione presa dal luogo, si prevede che questo Jamboree possa essere il più tecnologico di sempre, con programmi orientati al futuro, utilizzando gadget ad alta tecnologia e programmi IT.
Al giorno d’oggi siamo un po’ di più rispetto ai dodici paesi menzionati (al momento è più facile contare i sei che non hanno scautismo), ma l’attenzione dobbiamo porla allo scopo che viene dato da B.P. alla fraternità internazionale. I nostri ragazzi possono essere la chiave per un futuro migliore, non solo nel nostro territorio ma in tutto il mondo, diventando protagonisti della pace tra i popoli.
Il tema dell’evento sarà Draw your Dreams, ovvero Disegna i tuoi Sogni, e verrà data ai ragazzi la possibilità di partecipare alla fase di programmazione dell’evento: in particolare coloro che non potranno partecipare, saranno comunque coinvolti come protagonisti nel disegnare e progettare dei pezzi di Jamboree. Tutti gli scout del mondo saranno sotto un unico tetto, per questo motivo la KSA ha scelto come logo una tradizionale tegola sudcoreana disegnata in modo da assomigliare a una tenda.
Nel mese di gennaio 2022 apriranno le iscrizioni al venticinquesimo Jamboree, sia per capi sia per ragazzi, non sprechiamo questa opportunità. Gli ambasciatori che andranno al Jamboree, alla luce dello spirito di fratellanza internazionale che abbiamo provato a condensare in questo articolo, avranno il compito di diventare ancora più consapevoli del proprio ruolo: una bella responsabilità per la quale, però, il ragazzo dovrà poter avere il sostegno e l’accompagnamento dei propri capi. La partecipazione all’evento è importante che non sia considerata un premio per l’esploratore o la guida ritenuti più meritevoli, ma che sia colta consapevolmente come un’opportunità di conoscere gli altri cittadini del mondo e portare un po’ di questa esperienza nella propria comunità. Da un unico tetto di Corea al tetto di casa.
In queste poche righe abbiamo provato a raccontare qualcosa dello scautismo in Corea del Sud e speriamo che vi abbia interessato. Si può dire, forse, che ci sentiamo un po’ più vicini ai fratelli scout coreani solo perché sappiamo qualcosa della loro storia. La conoscenza fa questo, riduce le distanze, specialmente tra le persone. Lo aveva capito ben capito il nostro fondatore, che nel 1911, in queste poche righe sull’Headquarters Gazette, racconta la potenza di questo messaggio: “I vari Paesi stranieri - sono ora circa dodici - che hanno adottato lo scautismo per i loro ragazzi formano attualmente con noi un’amichevole comunità per lo scambio di punti di vista, corrispondenza e visite, promuovendo in tal modo un più stretto senso di simpatia tra le rispettive giovani generazioni.
*per chi avesse vissuto su un altro pianeta negli ultimi 2 anni: nel 2019 si è tenuto il ventiquattresimo World Scout Jamboree negli Stati Uniti. Il ponte di Leonardo era il simbolo del contingente italiano, scelto in quanto il tema per il contingente era “costruite ponti non muri” dalle parole di Papa Francesco.
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Fare Scautismo
A cura a cura di Giulia e Giorgio, Incaricati regionali alla Branca R/S
Partecipare è difficile!
Keywords: regione, branche, rs
Una delle principali sfide del nostro tempo è sicuramente la partecipazione.
equilibrio nella sintesi; leggere le pagine delle diverse commissioni della Costituente ci racconta come i toni spesso non furono teneri e come gli stessi cattolici ambissero in quel consesso spesso ad altri risultati. Dossetti, ad esempio, scrisse una proposta di articolo 2 che introduceva il diritto alla resistenza, individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino, oppure La Pira lottò per inserire un grande preambolo ai primi articoli in cui si proclamavano i diritti fondamentali davanti a Dio. Entrambe le proposte non sono arrivate al testo finale. Vi sono molti altri esempi di proposte bocciate e di aspri scontri; tuttavia, nessun costituente rinnegò il risultato finale di quel grande sforzo collettivo di rappresentanza e partecipazione; non lo rinnegò perché riconobbero che il risultato finale andò oltre una semplice somma dei pensieri dei singoli, fu davvero un percorso, per dirla in termini in voga, generativo. Oggi il compromesso è sempre un’accezione negativa. Vi sono interpreti del processo politico, che dovrebbero farsene carico di questo sforzo di bene possibile, totalmente digiuni di questa cultura partecipativa e rappresentativa. Ci troviamo così davanti a scontri ideologici o di posizionamento (che sembra un’assurdità nell’epoca post-ideologica) dove, pur di non perdere la propria parte d’interesse, si preferisce andare verso lo scontro che, troppo spesso, viene vissuto in sé come il traguardo. Non si punta più a trovare il bene comune, ma a difendere il proprio concetto di bene. Non è un caso che su alcuni temi importanti ci troviamo una politica incapace di dare risposte collettive di bene possibile.
Partecipare vuol dire tante cose: rappresentanza, mediazione, dialogo, incontro, reciprocità, ascolto. Merce rara di questi tempi. Non giochiamo a fare i sociologi se diciamo che il tempo che viviamo ci porta naturalmente, in una sorta di inconscio collettivo, ad allontanarci da un “noi partecipato” verso un “io assolutizzato”. Il risultato è che tutti i contenitori di partecipazione che storicamente la nostra società aveva, sono diventati per la maggior parte vuoti, alcuni autoreferenziali e ormai ridotti a mantenere logiche di posizionamento. Chi magari non si trova ancora in queste condizioni vive, comunque, una profondissima crisi al suo interno. Vi sono poi ambiti in cui la crisi della partecipazione ha delle dirette ripercussioni su ciò che viviamo, basti pensare alla politica. La crisi della rappresentanza va a braccetto con quella della partecipazione ed i numeri dell’astensionismo elettorale ce lo ricordano ad ogni partita elettorale, ormai anche nelle elezioni locali. È anche interessante leggere come alcuni termini tipici dei percorsi partecipativi e della rappresentanza siano ormai, nell’accezione comune, termini negativi. Uno su tutti è il compromesso, ovvero quell’esercizio di ascolto, dialogo, incontro e sintesi. La Costituzione italiana è il più grande compromesso che la nostra storia recente abbia mai vissuto. Un compromesso alto, certo, ma pur sempre un compromesso. È stato un lunghissimo processo di ascolto, dialogo, scontro e ricerca di un punto di
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Fare Scautismo E noi scout non siamo da meno in queste fatiche, i nostri percorsi partecipativi sono spesso ridotti a esercizi simbolici, quorum raggiunti sul filo di lana a colpi di deleghe e sempre più abbiamo buchi, più o meno grandi, nei nostri quadri.
grado di offrire. Lo fa nelle cose “piccole” e in quelle grandi e “alte”. Masticare la fatica di decidere insieme, capire che la strada comune che si percorre non è sempre quella che avrei voluto fare io, ma quella che abbiamo scelto, insieme.
Quindi, parliamoci chiaro, anche il nostro “noi” scricchiola a volte.
E visto che “insieme nel Bene crediamo” ora è il tempo di aiutare i nostri ragazzi a costruire quel Bene Insieme, perché solo così questo Bene è Possibile.
Il nostro percorso educativo però apre un’enorme opportunità per i nostri ragazzi in questo senso, una palestra di partecipazione, percorsi decisionali comunitari che pochissimi altri percorsi educativi sono in
segui qui il progetto!
BRANCA
R/S
sull’altro, sentiamo forte la responsa prenderci cura gli uni degli altri, sappiamo che nell’amore sta la speranza dell’umanità.
ci sentiamo chiamati ad essere rover e scolte aperti , all’uomo, non da soli, ma con le nostre comunità insieme ad altre comunità R/S, ad altri giovani, ad altre associazioni e realtà.
i clan/fuoco
Noi ci stiamo!
noVembre
I clan/fuoco aderiscono al progetto e informano gli incaricati di Zona di Branca r/s entro il 30 novembre 2021.
Osservano & scelgono i propri rappresentanti
dicemBre
la comunità si guarda attorno: quali sono i bisogni,
i proBlemi, le situazioni di marginalità, che Vediamo nei nostri territori? quale contriButo possiamo dare? scegliamo uno o due ambiti, non di più.
Comunità in azione! AlL’AGORÀ
q per incontrarsi e scegliere la direZione
ALL’agorà
il cambiamento
gennaio
FeBbraio
primo compito delle AGORÀ è
L’AGORÀ diVenta il motore catalizzatore del contributo di
condividere e discutere le proposte delle comunità R/S.
che si Vuole portare.
tra tutte, viene scelto
l’ambito di intervento
(uno solo) nel quale è importante portare un contributo e si individua un’azione di
La comunità sceglie uno o due r/S che incontreranno altri rappresentanti nell’“AGORÀ”. Chi di noi prende l’impegno di rappresentare la comunità?
Partecipare
sss
per coinvolgere e scegliere
nella quale impegnarsi
I rappresentanti trasmettono le decisioni prese alle proprie comunità e
le coinVolgono, insieme ad altri gioVani, associaZioni o realtà.
Rappresentare 17
Forse non possiamo “camBiare tutto”, ma se ci guardiamo attorno e osserViamo i territori che abitiamo certamente scopriremo tanti spaZi di azione possibili.
qual è il Bene Possibile che possiamo fare nelle nostre zone?
Il
È tempo di agire con le proprie comunità
ore! Fa rmou"m risuonare"
e con chi ci sta
Faccia compiute le aZioni
marzo - aprile
I rappresentanti, con
l’aiuto degli incaricati di Zona e di eVentuali rappresentanti esterni,
decidono come realizzare l’azione di
Le comunità R/S progettano e realizzano l’azione nelle modalità
individuate e con chi ha deciso di collaborare.
maggio
Le comunità R/S,
attraVerso i propri rappresentanti,
consegnano le azioni ed il loro significato all’Associazione, alla Chiesa, alle amministrazioni, alla cittadinanza. è il momento di raccontare e di trasmettere quanto fatto o ancor meglio - di immaginare insieme nuove azioni. i rappresentanti concludono
il proprio mandato.
Contribuire
progetto & grafica di futuracoopsociale.it
attento L’IDEA X Vogliamo aVere uno sguardobilità di
Fare Scautismo Keywords: nazionale, SNI, attualità
A cura di Stefano Barberis
Le nuove SNI: tra Papa Francesco, il main stream e la frontiera
Magari sono io che sono sbadato o ignorante: ma di tutti gli acronimi scout, SNI (strategie nazionali d’intervento) è l’ultimo che imparato e un po’mi fa ancora sorridere.
bisogno, sicuramente sono scout: stare insieme, stare nella natura, uscire allo scoperto e testimoniare. Sicuramente se dovessi pensare a un verbo che caratterizza queste SNI sarebbe: USCIRE! Uscire dai nostri gusci e ritornare in relazione, uscire dalle nostre sedi e rivivere la natura, ma anche ritornare ad essere linfa viva della nostra società, del nostro Paese, ripartendo da quella Costituzione che parla di comunità proprio come le nostre carte di Clan.
Eppure, le SNI sono davvero una cosa bella: un modo in cui l’associazione tutta decide di mettersi in gioco e raccogliere le sfide che la società gli mette di fronte, tenendo il Patto associativo in una mano e il Vangelo nell’altra e declinandole con gli strumenti propri dello scouting, dando qui alle Zone e alle Co.Ca. degli argomenti su cui tenere la guardia alta, comuni a tutti, importanti e fondamentali da essere investigati a prescindere delle esigenze locali.
Ovviamente il lockdown e la pandemia hanno influito sulla scrittura e identificazione di queste SNI che profumano davvero tanto di scautismo di BP (mostrandoci come la proposta scout sia sempre così attuale nella sua semplicità) e che, anche seguendo le ultime parole di Papa Francesco, ci invitano come giovani e come Cristiani, ma anche come cittadini italiani ed europei a ritornare a vivere al meglio la Natura, per avere rispetto del nostro Creato, anche attraverso stili di vita sostenibili (AMBIENTE E CREATO)
Forse non tutti sanno che…sono arrivate le nuove SNI! E che dire di queste SNI postpandemia? Diciamo che sono sicuramente attuali, direi quasi un po’mainstream, un po’a metà tra Papa Francesco e Greta Thunberg e forse senza quel tocco di “particolare” /alternativo/insolito che da sempre caratterizza la proposta scout, anche se quei “CI IMPEGNIAMO” ci ricordano sempre che, come scout, non possiamo soltanto vedere e giudicare, ma anche agire.
•
Sicuramente parlano a tutti, sicuramente ascoltano ciò di cui i nostri ragazzi hanno 18
rimettere al centro dell’associazione l’“ASK THE BOY”, creando nei nostri gruppi ambienti dove i nostri ragazzi possano vivere la relazione vera, concreta, fatta di pensiero e parole, di emozioni anche faticose, ma anche spazi per la libera
e totale espressione (RELAZIONI IN ASSOCIAZIONE) •
essere uomini e donne della partenza sempre, cittadini significativi e responsabili, testimoni di un senso di comunità e desiderosi di lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato (CITTADINANZA ATTIVA)
Sicuramente se dovessi pensare una pianta che assomiglia a queste SNI penserei a un fico, quell’albero che anche Gesù citava sempre, perché fa i frutti prima delle foglie: ecco queste SNI, così attuali, così vicine, così rivolte a tutti noi, forse vogliono essere proprio far sì che la nostra associazione riparta veloce,
che la linfa e la voglia di fare educazione sulle emergenze attuali della nostra società reinizi rapida a scorrere e porti presto frutto nelle nostre comunità e ai nostri ragazzi. Spero che le SNI (oltre a essere uno strumento molto fico) possano essere “fico” per le nostre comunità capi. Leggiamole, come detto con il Vangelo e il Patto associativo a fianco, e chiediamoci nei nostri programmi di unità e nei nostri PEG come metterle in pratica. Non sarà difficile, parlano di noi, oggi.
AMBIENTE E CREATO Immergersi nel Creato Tema fondamentale e ricorrente nella nostra vita associativa, assume oggi una centralità non più discutibile soprattutto nell’accezione data da Papa Francesco di un’ecologia integrale che vede un equilibrio tra uomo e Creato. In che modo vogliamo cogliere questa sfida? È necessario incidere maggiormente sulla cultura del rispetto della “Casa comune” e cogliere l’appello di Papa Francesco a cambiare la nostra mentalità e il nostro stile di vita. Custodia del Creato, quindi, come luogo per scoprire noi stessi, la relazione con Dio e con gli altri. Questo è il nostro stile e il nostro modo di essere. Il capo è testimone nel quotidiano di uno stile di vita attento al Creato. Abbiamo bisogno di andare oltre l’idea di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato, impegnandoci a fondo in un cammino di tutela dell’ambiente che abbia come scopo anche quello di superare le disuguaglianze, attraverso la promozione di uno sviluppo sostenibile. Ci impegniamo a: •
stringere un patto fra generazioni, in cui ognuno giochi un ruolo adeguato al suo livello di responsabilità in collaborazione reciproca per la tutela dell’ambiente;
•
osare di più nella custodia del Creato, facendo riferimento diretto agli obiettivi dell’Agenda 2030 e assumendoci impegni chiari rispetto ai temi da essa indicati;
•
trovare soluzioni e promuovere comportamenti sostenibili e praticabili, impegnandoci sia per preservare l’ambiente e invertire la direzione intrapresa, sia per restituire un senso di fiducia nel futuro;
•
cooperare con quanti, all’esterno della nostra Associazione, sono impegnati, come noi in questa sfida globale.
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RELAZIONI IN ASSOCIAZIONE Curare relazioni autentiche Questo tempo in cui ci siamo trovati spesso distanti dagli altri ci chiama ad un’attenzione maggiore nella cura delle relazioni: con noi stessi, con i capi con cui facciamo servizio, con i ragazzi e le loro famiglie. Occorre recuperare l’autenticità della dimensione relazionale, ponendo al centro l’ascolto, con particolare attenzione al diritto dei ragazzi ad essere ascoltati, la comunicazione e la capacità di accogliere l’altro nella sua diversità ed unicità. Attraverso la nostra azione educativa, con cui accompagniamo i ragazzi ad essere protagonisti, dobbiamo essere sempre di più generatori e custodi di relazioni autentiche capaci di mettere al centro il bene e la cura del prossimo. Ci impegniamo a: •
recuperare l’importanza dell’esperienza comunitaria come luogo privilegiato di cura delle relazioni;
•
porre al centro l’esperienza individuale e comunitaria della relazione con Dio;
•
supportare la crescita dei capi nella propria competenza relazionale vissuta con i ragazzi, in Comunità capi, nella Zona;
•
● approfondire una riflessione sull’importanza prioritaria della relazione con le famiglie;
•
● continuare l’approfondimento del cambiamento nelle relazioni fra reale e digitale;
•
● promuovere il dialogo generazionale.
CITTADINANZA ATTIVA Crescere cittadini attivi Mai come oggi c’è bisogno del nostro impegno per incidere ancora maggiormente nel tessuto sociale del nostro Paese. In questo la Promessa scout continua ad indicarci la strada maestra: essere buoni cittadini. La nostra azione educativa deve esprimere la forte volontà di scegliere sempre e comunque per il bene comune. Vogliamo dare una direzione di senso alle azioni della nostra quotidianità per fare sì che ognuno, dal più piccolo al più grande, lasci la sua impronta per un cambiamento rivolto al bene collettivo, in particolare a quello dei più deboli e degli ultimi. Ci impegniamo a: •
riscoprire la Costituzione Italiana per diventarne maggiormente interpreti e custodi;
•
rafforzare ulteriormente la nostra proposta educativa per crescere “buoni cittadini”, educati al pensiero critico, capaci di valutare, vagliare e scegliere consapevolmente da che parte stare;
•
contribuire a ricostruire una nuova cultura dello stare insieme, attraverso la condivisione di principi e valori comuni, anche partecipando per e con i nostri ragazzi ai tavoli dove si decide il futuro;
•
recuperare il senso di appartenenza al territorio, avendone cura negli aspetti culturali, sociali e politici, interrogandoci sulla natura del nostro territorio e di chiunque lo viva con la propria storia, cultura, religione per comprendere come meglio interagire nel rispetto di persone e ambiente;
•
porre al centro dell’azione educativa e delle nostre discussioni le grandi sfide che riguardano i giovani nel nostro Paese, a partire dal tema del lavoro e della mobilità. 20
Parlare con i ragazzi L'importanza di una chiacchierata e le sue caratteristiche
Il colloquio, vorrei subito sgomberare il campo da qualsiasi equivoco, non è uno strumento del metodo, tuttavia è necessario, utile, talvolta indispensabile creare delle occasioni in cui capo e ragazzo si confrontano, instaurano o proseguono un dialogo, approfondiscono la rispettiva conoscenza in un’ottica di maggior alleanza e complicità, fiducia, rispetto e relazione affettiva. Potrà sembrare strano, ma in questi momenti, occasionali o occasionati, entrambi importanti, la parola ha un’importanza relativa; infatti, sappiamo che gran parte della comunicazione avviene per processi non verbali. Quindi diventano più importanti alcuni aspetti non verbali o paraverbali quali la postura, il luogo scelto, i tempi, gli sguardi, i sorrisi e la mimica, la gestualità, gli oggetti, il contatto fisico, il tono, le pause e i silenzi e mille altre cose che rendono la comunicazione più o meno efficace. Tutto nel colloquio deve tendere a creare una vicinanza, una confidenza,
un’empatia che diventa funzionale alla relazione, dove tu ed io possiamo essere chiari, espliciti nel traguardare quali sono i miei e i tuoi obiettivi, per il tuo bene, perché voglio il tuo bene, perché ti voglio bene! Il colloquio, dicevamo, può essere e deve essere di due tipi, occasionale e occasionato, entrambi sono importanti, complementari, ma hanno significati diversi, modalità diverse con scopo finale simile se non identico. Il colloquio o la chiacchierata servono per stabilire una relazione più informale in cui mi presento, ascolto, stimolo con domande e stabilisco un contatto che dimostra il mio interesse per quella persona e il piacere di ricevere delle informazioni che, partendo da cose molto semplici e quotidiane, con il tempo e la confidenza, possono giungere a cose molto più personali, profonde, importanti per la sua crescita.
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Keywords: Metodo, RS
Fare Scautismo
A cura di Lorenzo Capelli, formatore R/S
Acquisire consapevolezza di sé è infatti il primo passo per autodeterminare un processo di progressione personale. I primi contatti potranno non portare a nulla apparentemente; si può partire da tutto, parlare per esempio di sport, di cibo e via via si aumenta il livello, parlando di gusti musicali, di film, di amicizie, di scuola, degli affetti, fino ad arrivare a parlare di Dio, del loro modo di pregare e di come i ragazzi sognano la loro vita! Ogni momento è buono, ogni occasione propizia, noi dobbiamo avere solo una rispettosa curiosità. Esiste un luogo che facilita le occasioni di incontro, è la Strada che ci aiuta molto: la fatica abbassa le barriere, si crea un clima diverso, si è compagni e si ha già un obbiettivo sottinteso ossia arrivare. Spesso il solo chiacchierare fa fare chilometri senza accorgersene, sentendo meno la fatica! È poi importante cogliere le occasioni, cercare noi un contatto o accettare che siano i ragazzi a volerci cercare, dobbiamo essere bravi a cogliere dei piccoli segnali impercettibili che ci aprono uno spiraglio che può diventare un portone. Spesso sono i ragazzi, più ancora le ragazze, che, più o meno consapevolmente, cercano occasioni di incontro con un adulto o se preferite un fratello maggiore, credibile, attento, capace di ascoltare senza giudizio le loro piccole grandi frustrazioni, insicurezze, slanci, entusiasmi e difficoltà nel capire il mondo complesso che li circonda. Spesso i nostri ragazzi hanno solo bisogno di orientare i loro sforzi, di incanalare la loro affettività, di trovare un posto, un luogo, una persona che accolga le loro cose e che li aiuti un poco a rielaborarle. Le regole sono poche: ascolto attivo, domande stimolanti, chiedere esempi concreti, il non avere risposte preconfezionate, il perdere tempo per riflettere, il non avere l’ansia di risultare graditi ( no capo piacione/amicone), l’accettare che alcune situazioni non siano di facile soluzione (un lutto, una separazione dei genitori…) e accettare che spesso i ragazzi siano
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diffidenti, non abituati a confrontarsi con un adulto o che non abbiano quasi mai esperito una relazione amicale con un intenzionalità educativa più o meno esplicita. A volte una profonda delusione e sfiducia verso il mondo degli adulti è dovuta a vissuti di abbandono, incapacità di dialogo, relazioni ambigue o svalutanti, che fanno ergere una barriera emotiva difficile da superare. Dobbiamo mettere in conto tempi lunghi, rifiuti, zone tabù, repentini cambi di atteggiamento, lunghi silenzi. Esiste poi un altro colloquio, quello occasionato, più ufficiale, più solenne, con un setting più preciso a cui diamo una chiara connotazione di un momento di progressione personale in cui si fa il punto, si danno degli obiettivi, si sottolineano momenti di crescita più che i passi indietro, si dà una lettura del percorso e si traguardano orizzonti nuovi insieme; si fa verifica di quanto il ragazzo è coinvolto, si sente protagonista, ha consapevolezza di poter determinare il suo cammino. Questi momenti devono essere insieme intensi e amicali, percepiti come occasioni importanti. Alcune cose danno più significato e rendono più esplicita l’unicità del momento: l’uso dell’uniforme, il luogo, la tranquillità, l’essere appartati; sono tutte cose che danno risalto al momento. In un colloquio occasionato deve essere chiara la differenza di ruoli: io sono l’educatore e tu l’educando! Queste occasioni hanno un senso se tu ed io non ci accontentiamo e cresciamo insieme in una relazione feconda. L’incontro deve essere preparato, vissuto a ridosso di momenti forti della comunità, non utilizzato troppo frequentemente, l’ottimo è che venga annunciato con anticipo, per arrivarci pronti, dare il tempo di pensarci, dargli la “dignità” di un vero e proprio appuntamento tra due persone che stabiliscono un patto, un’alleanza o, se preferite, una promessa.
Sinodo e dintorni
A cura di Marco Scarfò
Azione Cattolica e Agesci un percorso comune A seguito degli incontri avvenuti tra la fine del 2020 e la primavera del 2021 nell’ambito dei consigli generali di Azione Cattolica e Agesci, la redazione di SIL ha voluto incontrare i responsabili regionali di Agesci Liguria e i delegati dell’Azione Cattolica Ligure per confrontarsi sui lavori e i percorsi che si stanno facendo a livello nazionale e, in un’ottica ancora più ampia, su come le due associazioni si inseriscono nel patto educativo globale che tanto Papa Francesco sta sollecitando. Hanno partecipato all’incontro Paolo Ferrando, delegato regionale dell’Azione Cattolica, Carlotta Londri, incaricata per l’ACR, Matteo Limoncini incaricato per il settore giovani, Don Piero Spinetta, assistente ecclesiastico di Agesci Liguria e Anna Risso, responsabile regionale di Agesci. Dopo una breve presentazione dei singoli la discussione è entrata nel vivo, Matteo ha esordito sottolineando quanto è “bello ritrovarsi, è una bella occasione per creare e intraprendere un percorso nuovo, insieme”, Paolo ha ricordato come questo incontro sia frutto di un percorso che le due associazioni stanno compiendo a livello nazionale e che
ha portato alla stesura di un Documento congiunto dal titolo “Un noi Generativo” e scaturisca proprio dal Patto educativo Globale promosso dal Santo Padre.
Instrumentum Laboris
Un noi generativo
Patto educativo globale
A livello nazionale, raccontano Anna e Paolo, è già da tempo che le due associazioni stanno facendo un percorso comune. In particolare nell’ultimo anno, anche nell’ottica del Patto Educativo Globale, si sono svolti due incontri dei rispettivi consigli nazionali durante i quali si sono confrontati in piccoli gruppi i responsabili nazionali e regionali partendo dal messaggio del Papa di settembre 2019 e dall’instrumentum laboris focalizzandosi su un concetto: “come agire per produrre cambiamenti”, una fase precedente a quella di stesura del documento congiunto. 23
Keywords: regione, sinodo, AC
L'incontro tra i referenti liguri delle due Associazioni
Fa notare Anna come sia iniziato un lavoro di confronto e condivisione che altri a livello regionale e zonale hanno già ripreso e stanno portando avanti. “Qui in Liguria per ora non è così, non c’è un legame a livello regionale, il vero legame è nelle Parrocchie, consolidato e solidale. Il declinarsi del documento nazionale è sui territori e quindi sarebbe bello confrontarsi con altre zone e regioni dove questa collaborazione è già forte, per prendere spunto. Come importante, dato che siamo educatori, è confrontarsi sui contenuti della nostra azione educativa.” “È proprio così: nelle parrocchie già ci conosciamo - afferma Carlotta - ci sosteniamo e collaboriamo per la Parrocchia e il bene dei nostri bambini, forse proprio questa collaborazione ha portato il livello nazionale ad intraprendere una collaborazione sempre più stretta. Sul territorio esistono già molte alleanze che spesso sono di cuore, a volte non formalizzate, ma sicuramente di cuore” “Noi siamo abituati a farci conoscere con altri più distanti, come altre associazioni scout – ragiona Anna – e, a volte, non con chi c’è in casa con noi e con cui è necessario intraprendere alleanze educative sempre più strette”. Matteo ci ricorda come, oltre i nostri carismi e metodi più specifici, andiamo nella stessa direzione con e nella Chiesa, e che creare nuove alleanze educative sia l’unica strada percorribile nella nostra epoca e non una delle tante. Don Piero rammenta che l’idea di un’unione tra le due associazioni era presente dopo la caduta del Fascismo e, periodicamente si ripropone in forme diverse. “Sarebbe bello - propone - che a livello nazionale si provasse a coinvolgere anche l’FSE (gli Scout d’Europa), che in alcune regioni, anche se nella nostra non sono particolarmente diffusi, sono una realtà molto presente e incisiva.” È importante conoscerci e raccontarsi, anche nelle cose più semplici e pratiche, vedersi di persona prendendo spunto da altre esperienze 24
per poi creare occasioni di incontro a livello regionale anche tra educatori e capi, rileggendo insieme il Patto a partire proprio da questo nome: “patto” sostiene Paolo. Lo stile con cui vogliamo lavorare insieme, e che consegniamo ai territori, è appunto quello del Patto: “non è un’azione e non è un programma”, ma è il ritrovarsi e riconoscersi “compagni di viaggio” con la stessa meta, sulle stesse strade [dal documento “Un noi generativo”] “I tre punti del documento ossia la scelta di una attenzione educativa, la dimensione della prossimità e le alleanze educative - sottolinea Paolo - sono il filo rosso che ci accomuna e ci contraddistingue, è punto di partenza per conoscerci. Il protagonismo dei ragazzi è alla base di tutto. Continua il Don ricordando che AC e Scout sono entrambi evangelizzatori, essendo vicini alle famiglie. L’iniziazione cristiana che propongono non verte sui contenuti ma sulla testimonianza della fede stessa e l’esperienza vissuta. Matteo aggiunge che le due associazioni hanno sicuramente qualcosa da dire sull’iniziazione cristiana, ed è auspicabile che i delegati e i responsabili siano coinvolti negli uffici catechistici. Ciò farebbe bene alle diocesi e mutuamente alle associazioni, per fare cose concrete dopo le belle parole Anna continua dicendo che “occasioni di confronto come questa sono da riproporre anche in altre diocesi. Il Papa pone l’attenzione sull’educazione perché questa può dare veramente una svolta nella società, per cambiarla e migliorarla. È un’azione politica dirompente che guarda al futuro che i cui effetti si vedono su tutta la società; noi possiamo essere una risposta.” L’incontro si conclude e rimangono vive le immagini del Patto Educativo, del volersi incontrare ancora e infine del procedere insieme, da sperimentarsi a maggior ragione nel cammino sinodale.
Zoom Liguria
A cura di Doris Fresco
Il Consigliere Generale, "Un ponte tra i livelli associativi" La Zona Spezia si è riunita in Assemblea lo scorso 10 ottobre, un’occasione importante, anche perché ha visto ricostituirsi un Comitato che sta già lavorando per uscire dal periodo di commissariamento. Durante l’Assemblea è stato anche eletto il nuovo Consigliere Generale, Luca Grassi; conclude così il suo percorso come Consigliere Generale Simone Bertoli, intervistato da SIL per raccontare della sua esperienza e di questo importante ruolo.
Che bilancio tracci del tuo mandato come Consigliere Generale? Del mio mandato darei un bilancio positivo: sono stati sei anni intensi, ho visto tanti Consigli Generali e in mezzo c’è stata la riforma Leonardo che ha portato ad un cambiamento importante per il ruolo, portando alla centralità della Zona. Abbiamo vissuto un periodo di passaggio che ancora continua e spero comunque poter contribuire ancora, oltre a quello che è stato il mio mandato da Consigliere, lavorando per il bene della Zona.
Se qualcuno che non ha mai sentito parlare di Consiglio Generale ti chiedesse cosa fa un Consigliere Generale, cosa risponderesti? Lo definirei come una cerniera. Direi che deve fungere da sintesi e punto di ascolto di tutte le realtà che ci sono raccogliendo le istanze. Un Consigliere Generale guarda e ascolta le varie esigenze associative; è un ruolo che vive nei Consigli senza un vincolo di mandato e questo fa sì che sia un un ruolo completamente diverso da tutti gli altri, funzionando come un ponte che unisce trasversalmente i vari livelli associativi, partendo dalla Zona fino al Nazionale.
Ti ricordi come ti sei avvicinato al ruolo di Consigliere Generale? Come mai hai scelto di proporti per questo incarico, all’inizio? Sono due gli elementi che mi hanno un po’ fatto guardare oltre il mio gruppo e la mia zona, il primo è stato sicuramente è stato il momento della Route Nazionale: è stato veramente bello scoprire tante realtà così diverse tra loro. 25
Keywords: zone, Alpi Liguri, Spezia
Intervista a Simone Bertoli, al termine del suo percorso da Consigliere Generale
L’altro aspetto è stato il fatto di aver visto, in questo servizio, lo scopo di portare nella mia zona una visione che vada oltre se stessa e quindi un una prospettiva più larga. Credo di esserci riuscito nelle due Comunità Capi delle quali ho fatto parte in questi anni di mandato, e anche in Zona.
Qual è il ricordo più bello dei tuoi anni da Consigliere Generale? Ho molti ricordi belli. Sicuramente porterò con me il lavoro di squadra fatto come Regione, soprattutto quando siamo riusciti a vederci di persona, prima della pandemia. Poi sicuramente ricordo tutto il lavoro fatto con la riforma Leonardo, che è stata un grande traguardo, che non era così scontato raggiungere, e la riforma dello Statuto. Tra i ricordi più belli ci sono poi tante piccole cose che magari non avranno una ricaduta diretta e immediata sui ragazzi, ma che significano molto per l’Associazione, proprio come la riforma Leonardo, che ha portato le Zone ad essere veramente rappresentante in modo diretto.
Che consigli hai dato, o vorresti dare, a Luca, che ti succede come CG eletto in Zona Spezia? Di consigli ne ho dati molti e continuerò a darli, in particolare sottolineo l’importanza di documentarsi molto e di studiare attentamente ogni documento per arrivare a lavorare in commissione nel migliore dei modi. Inoltre, consiglio di lavorare tanto in Zona, con il Comitato, per capire le reali esigenze e poi portarle al Nazionale. 26
Hai invece qualche rimpianto? Qualche progetto incompiuto che avresti voluto venisse portato a termine durante il tuo mandato? Sicuramente mi sarebbe piaciuto portare avanti dei temi sui quali ho iniziato a lavorare, come la formazione capi e come tutto il discorso incentrato sui ragazzi provenienti da altre confessioni e religioni, che credo sia un aspetto molto importante sul quale l’Associazione deve andare avanti. Invece parlando di rimpianti nel senso di delusione rispetto al ruolo, posso dire di aver visto, fortunatamente in singoli rari casi, alcune occasioni dove è prevalsa una rincorsa al ‘gioco politico’, mentre secondo me dovrebbe sempre prevalere l’adempimento alla Legge e alla Promessa scout, cosa che chiediamo ai nostri ragazzi ogni giorno, e che a maggior ragione dovrebbe riguardare noi.
In futuro pensi che potresti tornare a ricoprire questo incarico? Mi piacerebbe perché mi piace questo incarico, ma credo che sia giusto lavorare per far emergere i capi giovani e lasciare a loro lo spazio per ricoprire incarichi come questo. Se nessuno si farà avanti in futuro potrei pensare di ricandidarmi, ma secondo me è giusto che la mia generazione lasci spazio ai capi più giovani. Sicuramente mi spenderò per mettere in luce questo ruolo, per spiegarne l’importanza e per aiutare chi vorrà avvicinarsi a questo servizio.
Arte, Scout e Rock&Roll
Ula Ula - That's an irish lullaby Le origini della ninnananna più famosa della giungla
“Ula Ula Ula, è sera e stanchi siam, ula ula ula, la giungla tacerà...” Quante volte l’abbiamo cantata per far addormentare i fratellini e le sorelline del branco, al cader di una giornata di campo o di un bivacco. Ebbene questa magica melodia ha un’origine molto interessante: è una ninnananna molto in uso soprattutto nel nord america ma è originaria dell’europa. I versi originali sono “Too-ra-loo-ra-looral Too-ra-loo-ra-li”, parole nosense che indicano il suono del flauto. Il primo testo che utilzzò questa strano gioco di parole (turelurelu)fu una canzone di Natale francese del 1720 “Patapan”. Nel 1837 invece fu pubblicata una filastrocca umoristica sulla rivista The New Monthly Magazine che ne presentava la versione inglese (toora loora lo). Nel 1913 fu scritta la prima versione originale
della canzone: Too-Ra-Loo-Ra-Loo-Ral (That’s an Irish Lullaby), per il musical teatrale Shameen Dhu, dall’attore e liricista James Royce Shannon. Il singolo originale venne registrato su un 78 giri con la voce della star di Broadway Chauchey Olcott. Ma è per merito della versione successiva che divenne poi popolare trasversalmente anche al di fuori dell’America. Fu incisa da Bing Crosby, uno dei cantanti più famosi di sempre, nonché l’inimitabile voce calda e profonda di “White Christmas” (il singolo discografico più venduto della storia), che dal 1942 ci accompagna ad ogni Natale, e, ci dispiace per il buon Michael Bublè, ma rimane insuperabile. Nel 1944 nel film La mia via, “Going my way” in originale, Bing Crosby interpreta un giovane prete che deve sostituire un anziano parrocco, ormai prossimo alla pensione, che è inconsapevole di questo cambio
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Keywords: arte
A cura di Andrea Borneto
generazionale; la pellicola si sviluppa su questo simpatico rapporto, inizialmente conflittuale alternandosi ai pezzi musicali in cui Crosby spadroneggia. Il film fu un successo, vinse ben 7 oscar, tra cui miglior attore (proprio a Crosby) e miglior canzone (Swinging on a star). La ballata irlandese “Too-Ra-Loo-ra” è presentata nella sua versione classica di ninnananna notturna, ed è cantanta dal giovane prelato al vecchio in un momento di riconciliazione, dato anche dall’apertura dei ricordi verso le proprie madri e dall’apertura (fisica) di un carillon che ne suona il motivo soave. Quella scena risultò una delle scene madri del film e fu così popolare che nel 1950, Jerry Lewis e Dean Martin ne fecero una piccola parodia in uno dei loro film musicali, intitolato Il sergente di legno, “At war with the army” in originale, in cui interpretano due soldati bighelloni, molto più dediti alle donne e al varietà che alla guerra. La scia di popolarità non si limita al grande schermo, infatti nel 1983 “too-ra-loo-ra” è fulcro di una simpatica gag della serie “Cheers”, nella quale Carla cerca di far addormentare il figlioletto dalla cornetta del bar, cantando, aiutata da tutto il pub, la famosa ninnananna della libellula irlandese.
Nel 1992 è Steve Martin a performare bislaccamente la canzone nella commedia Moglie a sorpresa, “Housesitter” in originale, diretto da Frank Oz. E non potevano mancare i Simpson che per ben due volte utilizzano la ballad: •
Nel 1993, nella puntata della quinta stagione in cui Homer forma un Barbershop Quartet e scova Barney in bagno a cantare divinamente, tra un rutto e l’altro, “too-ra-loo-ra”.
•
Nel 2008, nella prima puntata della ventesima stagione è invece Lisa ad intonare la canzone, nel giorno della festa irlandese di San Patrizio, per riappacificare lo scontro in strada che attendeva i verdi irlandesi dell’Eire contro gli arancioni del Nord Irlanda.
“Too-ra-loo-ra-loo-ral Too-ra-loo-ra-li Toora-loo-ra-loo-ral That’s an Irish lullaby” ecco come suonava originariamente il nostro ula ula. La nostra ninnananna proviene dal volo lontano e leggero di una libellula irlandese e chissà che, anche nella Giungla, all’imbrunire, ne voli una tra gli stagni vicino alla Waingunga, per Mowgli e per il branco del popolo libero.
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Spiritualità Scout
A cura di Sefania Dodero
La stessa parola Liturgia (dal greco) significa servizio del e per il popolo, per cui una liturgia incomprensibile al popolo stesso non avrebbe molto senso, da qui la necessità di rendere le cose comprensibili con gestualità e simboli.
Con il termine “cerimoniale” si intende tutto l’insieme di regole (scritte o tradizionali), gesti, simboli, espressioni, rituali, che presiedono allo svolgersi d’un atto solenne d’importanza solitamente pubblica, avente carattere civile o religioso. La nostra vita, e non solo quella associativa, è piena di eventi che hanno un preciso cerimoniale ricco di significati, un esempio che abbiamo quotidianamente, o almeno settimanalmente, sotto il naso è la S. Messa.
In questa prima parte della simbologia tra cerimonie e liturgie, ci soffermeremo sul significato di alcuni gesti della cristianità (vedremo in seguito di immergerci in alcuni simboli liturgici) che hanno anche particolari propri del nostro essere scout.
Ogni volta che svolgiamo una cerimonia, ci immergiamo in un linguaggio profondamente simbolico. Questo linguaggio aiuta la comprensione di tanti significanti spesso difficili da comprendere. Se pensiamo che, fino al secolo scorso, la celebrazione Eucaristica (altrimenti detta Messa) era officiata in latino possiamo capire quanto gesti, simboli ed immagini fossero importanti per l’evangelizzazione del popolo. In molte chiese le stesse decorazioni dell’edificio o le vetrate venivano commissionate con lo scopo di essere “la Bibbia dei poveri” ovvero di raccontare quello che i meno colti non potevano capire dalle sole parole che venivano espresse nelle celebrazioni in latino (da sempre lingua madre della Chiesa Cattolica Romana).
Stare in piedi (e pregare in piedi) è tipico del cristiano ed esprime il rapporto con Dio, un Dio che non vuole schiavi ma figli, liberi. Stare in piedi comunica rispetto per la persona ed è l’atteggiamento che meglio indica l’attenzione, ma anche la prontezza, la disponibilità, la tensione verso un’azione, la corresponsabilità. Proprio in segno di attenzione, infatti, ci si alza in piedi (e in tanti dei nostri gruppi addirittura è d’uso mettersi sull’attenti) durante l’annuncio del Vangelo, durante la preghiera eucaristica, durante la professione di fede (il Credo), la recita del “Padre Nostro” e durante la comunione.
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Keywords: spiritualità
I gesti ci spiegano cerimonie e liturgie
Inginocchiarsi è un altro atteggiamento gestuale cristiano che esprime fede, riverenza, adorazione, umiltà cioè riconoscersi piccoli, ma degni figli, davanti a Dio Padre. Per gli scout spesso si usa stare in ginocchio, con un solo ginocchio che poggia a terra, per simboleggiare che lo scout è “sempre pronto” a servire, a partire, a rispondere attivamente alla chiamata del Signore. Altro gesto che facciamo d’abitudine a inizio della Messa è il battersi il petto; questo gesto accompagna la liturgia penitenziale con cui inizia la S. Messa (Prima della riforma, il gesto si ripeteva più volte durante l’Eucaristia: per esempio, all’Agnello di Dio, al “Signore, io non sono degno…”.) ed esprime umiltà, pentimento e desiderio di conversione. È uno dei gesti penitenziali più classici. e viene presentato nel Vangelo di Luca anche da Gesù che confronta l’atteggiamento di preghiera del fariseo che pregava stando in piedi, mentre il pubblicano “si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore»” (Lc 18, 9-14). Gesto che compie anche la folla di fronte alla morte di Cristo in croce: “Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto” (Lc 23, 48). Tipico della preghiera cristiana (forse ultimamente un po’ trascurato) l’atto delle mani giunte, simbolo di raccoglimento. Una suora, missionaria del Movimento Contemplativo
Missionario p.de Foucauld a Cuneo, di rientro da Cina e Giappone mi aveva spiegato che per gli orientali bisogna usare entrambe le mani (portando, consegnando, porgendo qualunque cosa) se si vuole esprimere riconoscimento e rispetto per la persona con cui si interagisce. È quindi bello pensare che, attraverso questo gesto a due mani, esprimiamo il nostro rispetto e offriamo a Dio quello che ci può stare tra i due palmi di mano avvicinati: noi stessi! Ultimo gesto che piace tanto agli scout, che purtroppo la pandemia ci ha costretto a limitare nelle nostre comunità, è il darsi la mano e tenersi per mano. È indubbio segno di unità e fratellanza e aiuta, durante la recita del “Padre Nostro”, a sottolineare proprio l’essere tutti fratelli. Alcuni gruppi usano farlo in cerchio incrociando le braccia davanti a sé, in modo che la mano destra vada verso il vicino di sinistra e la sinistra verso il vicino di destra. Con questo particolare tenersi per mano vogliono ricordare che ci dobbiamo mettere totalmente in gioco e sforzarci sempre di andare verso il prossimo anche quello più lontano. Abbiamo invece già parlato, diffusamente in precedenza, del modo particolare, derivato dal periodo della clandestinità durante la Seconda guerra mondiale, di darsi la mano e scambiarsi la pace “nascondendo” nella stretta il saluto scout.
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La base scout San Francesco è tornata in piena attività
La base scout San Francesco ha finalmente ripreso il ritmo pre-Covid e a partire dalla primavera ha praticamente registrato il tutto esaurito nei fine settimana per i bivacchi e nelle intere settimane estive per i campi estivi.
È stata inoltre posto tappa per un gruppi di ciclisti liguri, ed è stata visitata da un gruppo organizzato dalla proloco di Cairo, che ha fatto tappa al convento prima di andare a vedere le stelle cadenti nei prati vicini.
La numerosità dei posti letto, l’ampiezza dei saloni e del refettorio, il porticato intorno al chiostro, gli ampi prati adiacenti e nelle immediate vicinanze, si sono particolarmente prestati alle esigenze di distanziamento e di ricambio d’aria imprescindibili nelle strutture di accoglienza di questi tempi.
La base, convento francescano del 1200, è stata anche una delle attrattive locali raccontate in un piacevole ed originale video promozionale su Cairo Montenotte, impreziosita dall’esibizione di una ballerina che ha danzato, avvolta da lunghi drappi all’interno del chiostro e con i ruderi della Chiesa di Santa Maria degli Angeli sullo sfondo. Tra le riprese del video anche un suggestivo fuoco del GE52 visto dal drone.
Non mancano le prenotazioni per i campi invernali e per il periodo natalizio. Oltre ai gruppi, la base ha avuto l’onore di ospitare 2 CFM e due giorni di Stati Generali della Caritas di Savona.
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Bacheca Le Gioiose
A cura di Mariagrazia Malatesta
“Save Tarinè – In cammino per il Beigua” Ciclicamente il parco regionale del Beigua sale alla ribalta non solo per le bellezze naturali, ma anche per il giacimento di titanio nascosto nelle viscere del monte Tarinè. Ciò non vale la distruzione di un’area protetta e la vita delle persone che ci vivono. Non tutti sanno che il Bric Tarinè è proprio al confine della nostra base Scout, quasi di fronte a Casa Romana. Per questo motivo ci troviamo in prima linea, sia per l’impatto che una cava di questo tipo avrebbe sulla vallata, sul vicino parco del Beigua, sui boschi e i torrenti a noi cari e sulle persone che vivono in un raggio molto ampio dal sito previsto per l’estrazione che per difendere la nostra Base scout e la storia che è passata per le sue case e le tende. Agesci Liguria e La base Il Rostiolo hanno partecipato attivamente alla mobilitazione di domenica 12 settembre insieme al comitato spontaneo, ai sindaci e a Legambiente. “Gli organizzatori, nel promuovere la giornata di mobilitazione, chiedono che i responsabili del procedimento regionale che ha portato al parere positivo, aprendo alla ricerca di titanio per tre anni, «ritirino la pratica e avviino un percorso politico e tecnico amministrativo per evitare ambiguità e rendere coerenti tutti gli strumenti di pianificazione e tutela ambientale, al fine di evitare che siano rinnovate o autorizzate nuove ricerche e concessioni minerarie nelle aree protette e zone limitrofe e che il Comune di Urbe – come ha richiesto – diventi parte del territorio protetto del Parco del Beigua». «Il gruppo montuoso del
Beigua è diventato Parco nel 1995, Geoparco europeo e mondiale nel 2005 e nel 2015 è stato riconosciuto UNESCO Global Geopark ed è l’unico parco ligure a potersi fregiare di tale riconoscimento – ricordano, rivendicando le motivazioni sanitarie e ambientali che ormai da anni li portano a manifestare in difesa del Parco – Da un punto di vista sanitario, diversi studi hanno inoltre evidenziato come il minerale grezzo nella composizione delle rocce del giacimento risulta la presenza di un anfibolo del gruppo degli asbesti in una percentuale pari a circa il 10/15% che ha tendenza a separarsi sotto forma di fibra e minutissimi aghi ed è notoriamente dannoso per la salute». La scorsa primavera una petizione ha raccolto oltre venticinquemila firme di cittadini oltre che di moltissime associazioni ambientaliste, sempre indirizzata alla Regione, per chiedere che venisse ritirato il decreto e le concessioni alla CET. (Genova24.it - 05.11.2021)” Nella speranza di non dover combattere ancora contro la cava per l’estrazione continuiamo a far crescere e migliorare la nostra base, a breve riprenderanno i lavori per il rifacimento delle fognature della zona Rostiolo, a casa Pino dovrebbe partire un cantiere per il rifacimento del tetto e una facciata con isolamento termico e molti altri progetti sono in studio. Le pattuglie delle basi hanno sempre bisogno di nuove forze e menti, chi volesse dare una mano è sempre ben accetto! rostiolo@liguria. agesci.it
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Bacheca Le Gioiose
Tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura. (the Zen Circus)