Scautismo in Liguria 30 Maggio-Giugno 2013

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Abitare le domande

Il coraggio di essere capi 13 Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N° 30/anno VII - Maggio/Giugno

L’occasione fa l’uomo capo 15

Oggi niente catechesi 37


editoriale

Allo scorso convegno regionale Sconfini, sono rimasta colpita da alcune riflessioni fatte da uno dei relatori, Alberto Fantuzzo (ndr ex presidente nazionale AGESCI) e mi permetto di “rubargliele” per condividerle con voi. Uno dei temi che lui ha messo sul tavolo sono le domande che inevitabilmente scaturiscono dalle trasgressioni, che siano positive - l’andare oltre gettando il cuore al di là dell’ostacolo - o negative - la mancanza di rispetto di sé e degli altri -, che riguardino noi o i ragazzi che ci vengono affidati. Domande che, come educatori, ci chiamano a gran voce e alle quali cerchiamo di dare risposte. L’aspetto che mi ha colpito è il suo aver sottolineato che forse più che arrovellarci a trovare sempre la risposta giusta, a volte in un’ottica di eccessivo efficientismo o per non deludere le aspettative (nostre o degli altri?), dovremmo avere il coraggio di “abitare” le domande.

Scautismo in Liguria

Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16123 Genova Tel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08 Direttore Responsabile Giuseppe Viscardi Direttore Emanuela Ratto Redazione: Pietro Barabino, Carlo Barbagelata, Stefano Barberis, Francesco Bavassano, Daniele Boeri, Giorgio Costa, Edoardo Flumiani, Martina Maello, Paolo Marré Brunenghi, Luigi Picone.

Stare nel processo che fa scaturire le domande, viverlo, sentire cosa ci comunica, capire che tipo di richiesta c’è dentro la trasgressione, che reazione provoca in noi. Può sembrare un po’ destabilizzante e in parte lo è, perché ci fa lasciare un po’ da parte le nostre certezze, ma credo anche che sia la strada che ci permette di saper leggere ogni situazione, anche la più nuova e inaspettata, guardandola dal suo interno, senza giudicarla, senza giudicarci e stando accanto a chi sta vivendo un momento trasgressivo accogliendo la persona, aiutandola a trovare la sua risposta e non quella che noi crediamo sia giusta e aprendo il cuore a risposte inaspettate, anche per noi. Ringrazio Alberto di questa riflessione, che mi sembra essere davvero cruciale in questo momento sociale e del cammino che come AGESCI stiamo facendo in preparazione alla route nazionale del prossimo anno. Emanuela

La redazione Hanno collaborato: Lorenzo Capelli, Michele Caviglia, Barbara Cazzolla, Andrea Martini, Nicolò Patrone, Enrica Roccotiello, Marco Rossello, Raffaella Temesio, la pattuglia LC e le staff Piccole Orme, la Co.Ca. del GE 49, il clan Honolulu del gruppo Tigullio Impaginazione: www.gooocom.it Stampa: Microart srl - Recco - Ge Finito di impaginare il 15 maggio 2013 La tiratura di questo numero é stata di 1300 copie.


Passato prossimo A cura di Emanuela Ratto

250 capi scout liguri riuniti al Seminario di Genova per riflettere sul tema delle trasgressioni dei giovani

“Sconfine: trasgressione e vita scout”: era questo il titolo e il filo conduttore del convegno metodologico che ha visto circa 250 capi dell’AGESCI provenienti da tutte le zone della Liguria ospiti del Seminario di Genova il 23 e 24 febbraio scorso.

S...confine esaurirlo, il tema delle trasgressioni maggiormente diffuse tra i giovani, dall’abuso di droghe e alcool alla sessualità, dal bullismo alla realtà virtuale, e per interrogarci su come, in qualità di educatori, affrontare in maniera efficace queste realtà sempre più comuni. Mi piace riprendere alcune caratteristiche della trasgressione emerse dai relatori: la trasgressione consiste nell’andare oltre il confine di una regola, che rappresenta un patto sociale non sempre conosciuto e condiviso dai giovani; al tempo stesso è una modalità utilizzata dai ragazzi di ogni provenienza geografica e ceto sociale per colmare il bisogno di attenzioni e di riconoscimento sociale che possono mancare in un contesto famigliare, scolastico. Quante volte i nostri ragazzi compiono un gesto provocatorio e trasgressivo solo per attirare la nostra attenzione?

L’incontro ha offerto l’occasione di riflettere il tema della trasgressione nei suoi diversi aspetti anche grazie agli spunti di esperti esterni all’Agesci. A introdurre il tema, è intervenuto nel pomeriggio di sabato Andrea Giannichedda, Educatore Professionale e Coordinatore del Centro socio-educativo per minori ALPIM. È seguita una tavola rotonda cui hanno preso parte Giuliana Tondina, Magistrato presso il Tribunale dei Minori di Genova, Don Giuseppe Noberasco, Docente in Teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e Alberto Fantuzzo, ex Presidente Nazionale dell’AGESCI. L’obiettivo centrale già annunciato dal Comitato regionale era fornire a noi capi, più e meno giovani, un’occasione per approfondire, senza presunzione di

Nel corso del dibattito, è emerso anche il valore positivo della trasgressione, intesa come capacità di andare oltre il semplice buon comportamento nella relazione tra persone per far emergere l’importanza 3


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dell’unicità dell’esistenza di ogni singolo individuo e il valore della relazione, soprattutto educativa, in una società ormai molto individualista. Se ben ci ricordiamo BP diceva che in ognuno di noi c’è almeno un 5% di buono. Forse la trasgressione non potrebbe essere anche buttare il cuore al di là delle apparenze per vedere e trovare questo 5% di buono anche nel lupetto, nella guida, nel rover, nella scolta che proprio non ci piace e che ci mette in crisi perché fa sempre qualcosa di “sbagliato” e ci sembra irrecuperabile?

Il tema della trasgressione è stato centrale anche nella serata di sabato, grazie alla veglia R/S organizzata dai clan del Genova 5 e dell’Albenga 1, che ha trattato in maniera anche molto provocatoria il tema delle trasgressioni. Un modo sicuramente anche forte di “parlare” dell’argomento, che forse non per tutti è stato di immediata comprensione, ma che credo ci abbia consentito di vedere il punto di vista dei nostri RS su questi temi, offrendo così un’ulteriore chiave di lettura dell’argomento e spunti di dibattito. La domenica è stata dedicata a lavori di gruppo, in presenza di altri esperti, per entrare maggiormente nel vivo degli strumenti educativi propri del metodo scout AGESCI in relazione alle singole tematiche. Da questi lavori, è emersa in maniera forte l’importanza fondamentale della credibilità e dell’autenticità dell’adulto educatore e del rapporto educativo basato sulla reciproca fiducia per innescare nei ragazzi una maggiore consapevolezza rispetto alle trasgressioni e un percorso di cambiamento e di crescita laddove la trasgressione diventa reiterata.

Uno degli elementi emersi dall’analisi dei relatori, è l’ignoranza piuttosto diffusa nei giovani rispetto a ciò che effettivamente da trasgressione innocua diventa reato, aspetto che chiama in causa anche noi capi, sia dal punto di vista della nostra personale conoscenza in materia sia sulla necessità di fare chiarezza ai ragazzi. E sempre da educatori, un altro aspetto importante emerso è la necessità di stare accanto ai ragazzi cercando di far capire loro le motivazioni che stanno dietro le regole sociali e anche associative, per renderli partecipi del processo che ha portato alla definizione di quelle regole, piuttosto che il domandare una semplice obbedienza a queste, che può essere percepita come imposizione.

Per un approfondimento sullo strumento della Veglia RS, leggi l’articolo a pag. 17.

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A cura di Michele Caviglia e Barbara Cazzolla Incaricati regionali alla branca E/G

Imparando si sbaglia

Un contributo della branca EG regionale dopo il convegno regionale sul tema delle trasgressioni CHE COS’È LA TRAGRESSIONE? PERCHÉ SI TRAGREDISCE? …domande importanti, difficili a cui rispondere così su due piedi… allora provate a far giocare tante persone a dodge-ball …e poi chiedete loro come si sono sentiti. Otterrete risposte interessanti… Gli adolescenti attraversano un periodo di cambiamento fisico e mentale; la trasgressione è la necessità di andare oltre i confini, oltre i propri limiti, oltre le regole che il mondo adulto e la società impongono. È una trasgressione “normale”, necessaria per sperimentare sé stessi, per misurarsi in modo nuovo in diverse situazioni, per definire la propria identità. L’adolescenza è un processo in evoluzione, normale e fisiologico che noi capi dobbiamo saper leggere nei ragazzi e che come capi siamo chiamati a ‘vivere’ attraverso una relazione d’amore autentica capo-ragazzo. Chi NON si sente PROTAGONISTA, cerca di “evadere”, di fare altro… Gli adolescenti, sempre ma ancora di più oggi, hanno bisogno di fare delle esperienze concrete e significative! Ci chiedono e vogliono essere protagonisti, vivere l’avventura, divertirsi, essere coinvolti.

…e allora noi capi come rispondiamo? Cerchiamo insieme una risposta nel metodo! Il nostro metodo si fonda su questo: “sono io E/G che sono protagonista del mio cambiamento”. Tutti gli strumenti della branca a partire da quello fondamentale della PP, il sentiero, permettono all’E/G di avere un ruolo. Diamo veramente la possibilità di fare questo ai ragazzi? Rendiamo reali le nostre parole? I ragazzi non credono più alle parole che poi non si tramutano in cose concrete! Ad esempio: se chiediamo agli E/G di vivere la loro specialità, ovvero i loro talenti, perché serve a tutto il reparto, perché è prezioso, perché altrimenti non si possono realizzare i sogni comuni come le imprese e poi non lasciamo loro lo spazio necessario, allora per i ragazzi/e non ha senso fare tutto ciò e si annoiano. Oppure se parliamo al Consiglio Capi dicendo che ha in mano la gestione del reparto e della squadriglia, dando loro responsabilità e chiedendo fiducia, ma poi noi capi ci sostituiamo a loro progettando e organizzando tutto ciò che si fa in reparto…allora che senso ha?

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Passato prossimo All’interno di queste dinamiche della vita di reparto il capo si pone con autenticità in un’ottica di SCOUTING, ossia osserva-deduce-agisce, nei confronti degli E/G che gli sono stati affidati, testimoniando con coerenza quei valori che il capo ha accolto aderendo al patto associativo.

Non esiste UNO strumento singolo che ci aiuta ad affrontare la trasgressione, ma tutti gli strumenti ci possono essere d’aiuto perché: • ci permettono di osservare il ragazzo che è l’unico PROTAGONISTA delle avventure che si vivono in reparto • rispondono a necessità differenti di ogni E/G, che è UNICO e IRRIPETIBILE • ci permettono di “accendere la scintilla” del protagonismo nel momento giusto, lasciando grande AUTONOMIA al ragazzo perché possa progettare il suo sentiero

Allora perché spaventa così tanto la trasgressione? Perché a volte è sinonimo di uno stile di vita condizionato da varie situazioni di disagio e si realizza come un abuso di sostanze stupefacenti, alcool, gioco d’azzardo, relazioni e comportamenti sessuali che determinano un’aberrazione della persona, che si perde inseguendo risposte che non otterrà in quella maniera, ma è l’unico modo che conosce per cercarle.

Tutto ciò che si fa in reparto deve coinvolgerli per attribuire un senso al loro essere lì: vivendo esperienze concrete, autentiche e significative il ragazzo legge il suo cambiamento, gli attribuisce un significato, sente che ne vale la pena e questo lo allontana dalla noia e dalla trasgressione.

Di fronte a questi disagi il nostro intervento come capi è LIMITATO: noi, a meno che non siamo degli specialisti/professionisti, non abbiamo le competenze per risolvere questi disagi, potremmo rischiare di fare ancora più danno. Quindi siamo impotenti? Il nostro aiuto è nullo? No! Noi abbiamo degli strumenti a nostra disposizione: prima di tutto la nostra LEALTÀ, costruita tramite UNA VERA E AUTENTICA RELAZIONE CAPO-RAGAZZO. Ai ragazzi dobbiamo dire che noi dobbiamo chiamare i genitori e metterli a conoscenza del problema o, se ne sono già informati, confrontarci con loro. Questo non è rompere il patto di fiducia su cui si fonda la relazione capo-ragazzo (anzi è proprio il contrario!) è ribadire il nostro sì a questa relazione, dimostrare che questo ragazzo ci sta a cuore sopra ogni altra cosa. Ricordiamo che è la famiglia che cresce i ragazzi; non mettere al corrente la famiglia vuol dire renderci complici di ciò che i loro figli fanno e quindi non comportarci da adulti, da capi responsabili! Noi non siamo i loro pari, i loro amici. Da una parte si affronta il problema con i genitori dall’altra lo si fa in staff e in Co.Ca. Perché in Co.Ca.? Perché è la Co.Ca. la CO-RESPONSABILE della crescita educativa di tutti i ragazzi del gruppo e a noi ha affidato quelli del reparto. In ultimo si possono contattare degli specialisti se fosse necessario perché noi non abbiamo le competenze per “salvare” i ragazzi.

Ricordiamoci inoltre che all’interno del reparto ci sono ragazzi di diverse età e con percorsi di crescita differenti; a volte potrebbe essere necessario creare momenti per i più grandi, le cui esigenze possono non essere del tutto affrontabili con il reparto. Allora ecco che lo strumento dell’Alta Squadriglia ci permette di andare incontro a loro, adolescenti che si affacciano all’età adulta. È un luogo privilegiato dove si possono affrontare temi anche in maniera più esplicita e diretta, ma sempre con lo stile dell’impresa. E poi si deve prestare particolare attenzione al momento della verifica, che deve portare l’E/G a porsi due domande: ho vissuto un’avventura autentica? Come mi ha cambiato? Questo aiuta il reparto a rileggere l’esperienza appena vissuta e poter apprezzare il cambiamento che ha prodotto in loro, per poi progettare e realizzare un nuovo sogno; per questo ogni attività, comunque vada, ha una valenza educativa. Dobbiamo avere il coraggio di ribaltare la prospettiva: il motto allora sarà “IMPARANDO SI SBAGLIA” e non giustificare gli errori con il classico “sbagliando s’impara”, così il possibile errore per l’E/G diventerà punto di partenza per il cammino futuro.

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A cura di Enrica Roccotiello e Marco Rossello Incaricati regionali alla branca L/C

Quando la Giungla entra in risonanza con il capo che guarda negli occhi il suo bambino “difficile”. Un contributo della branca L/C dopo il convegno regionale sul tema delle trasgressioni

La legge del branco è la legge del più debole?

Un essere umano in divenire, indifeso, frustrato nelle sue necessità interiori, che vive una concreta situazione di difficoltà (violenza, solitudine, una famiglia “monca” o inesistente) e che vaga spinto da un innato desiderio di vivere e di camminare verso l’ignoto che lo attrae. Che cosa offrire a questo bambino? Le stesse cose che vengono offerte al ranocchio: esperienze concrete all’interno delle quali sperimentare la libertà e la responsabilità in virtù di una Legge che unisce ogni essere vivente (“I fratelli di Mowgli”, “La caccia di Kaa”). Un adulto che accoglie con gesti e parole, che osa come hanno osato Raksha e Babbo Lupo (“I fratelli di Mowgli”). Un adulto che accoglie il bambino e la sua storia, ossia la sua famiglia; un adulto che si lascia contaminare e che contamina la storia del bambino (Akela e Kaa ne “I cani rossi”) e della sua famiglia, divenendo una piccola luce in più capace di rischiarare l’oscurità del quotidiano. Oggi più di ieri ci accorgiamo che siamo chiamati a dare forma a una vera e propria “famiglia allargata” (e felice), una rete d’amore simile a quella dei maestri di Mowgli, in pratica dei perfetti sconosciuti, appartenenti a popoli diversi, ma capaci di scommettere sull’uomo sempre e comunque. La Giungla ci chiama, ci mostra un vecchio lupo grigio capace di vedere nel presente di Mowgli il futuro; oppure una pantera, un orso e un pitone che restano fino all’ultimo al fianco di un ragazzo in piena crisi, sempre pronti a morire per lui, ma decisi a non sostituirsi mai a lui (“La corsa di primavera”). Oggi più di ieri sappiamo cosa noi capi dobbiamo fare: stare con fedeltà e semplicità al fianco dei bambini e avere il coraggio, a volte, di trasgredire, di andare oltre gli angusti confini delle attività scout per esplorare la loro vita. Buona caccia!

Tornati dal convegno S-confine, ci chiediamo: “pronti per ripartire?”. Mentre a parole vorremmo rispondere “Sì!”, una voce si sovrappone con un altrettanto sonoro “No!”: è la nostra coscienza che, con calma e decisione, sta rielaborando ciò che ci è stato offerto al convegno regionale. La nostra chiamata ad essere cristiani che costruiscono il Regno attraverso l’educazione…i bambini “difficili” che ci sono stati affibb…affidati, veri e propri rebus deambulanti…la Giungla che, prima ancora di attrarre l’educando, vuole parlare al cuore dell’educatore dando risposte credibili a domande pressanti: come approcciarmi a loro? Ho gli strumenti per farlo? Chi mi guiderà quando tenterò di affrontare il disagio, l’emarginazione, la trasgressione? Quali meccanismi virtuosi innescare? Riusciamo finalmente a dare forma a una prima risposta – che in realtà non è mai una risposta, bensì un gesto che Qualcuno inizia e che può essere concluso in maniera unica e irripetibile solo da noi capi. Come ci è stato chiesto poche ore prima, tentiamo di dare ossigeno alla nostra riflessione osservando in controluce le vicende di Mowgli e dei suoi maestri: quanto è diverso dai nostri bambini “problematici” il cucciolo nudo che Babbo Lupo si è trovato di fronte? 7


Futuro semplice A cura di Nicolò Patrone

Campetti di competenza e Guidoncini verdi: perché e come inserire questi strumenti e occasioni nel Sentiero dei nostri ragazzi

L’onda lunga degli eventi E/G Essere giovani, essere scout, essere quindi in cerca di uno spazio dove poter coltivare le proprie qualità e dove sentirsi realmente protagonisti; non da soli ma insieme agli altri e vivendo l’Avventura. È su questo genere di terra fertile che il seme di ogni attività che proponiamo ai nostri ragazzi può germogliare, crescendo in un albero ricco di frutti significativi per loro stessi e per il Reparto in cui svolgono attività, forte della concretezza che una progressione personale comunitaria può donare e con i germogli rivolti verso un cielo alto di sogni, scommesse e speranze. La grande sfida, per noi capi di oggi, è proprio riuscire a fare in modo che ogni seme piantato trovi il giusto tempo per nascere, contro tutte le difficoltà che circondano e soffocano la nostra proposta educativa. È quindi necessario, oltre che essere il punto di partenza di ogni altro strumento del metodo, prestare una particolare attenzione e cura al Sentiero dei nostri ragazzi per comprendere quali siano i loro bisogni e

portare così tali necessità all’interno dei nostri Progetti Educativi di gruppo, di zona e di regione. Il grande valore degli eventi E/G, come ad esempio i campetti di specialità, i campi di competenza o i guidoncini verdi, si concretizza proprio in questo, cioè nel nascere dal bisogno del singolo che diviene armonia di un bisogno collettivo. A noi che viviamo in una regione di mare piace immaginare questo momento come un’onda che parte da lontano e che piano piano si avvicina alla costa, portando con sè quel carico di energia che la fa diventare sempre più grossa e ricca di voce, che piano piano la fa unire alle altre onde sotto la spinta dell’impegno che capi, ragazzi e Incaricati mettono in gioco quotidianamente nelle loro riunioni di Reparto, Coca, Zona e negli incontri Regionali. È un’onda dolce da guardare mentre arriva proprio perchè nasce all’orizzonte, dalla semplicità e urgenza di un bisogno, divenendo poi nel tempo portatrice di quell’entusiasmo del rimboccarsi le maniche che contraddistingue il capo e ancor 8


Futuro semplice

da cui ogni onda parte e a cui ogni onda ritorna. Sia chiaro: ogni moto del mare non ha bisogno solo di una forza che lo generi ma anche di forze che quel moto portino avanti, come il vento o le correnti; ecco quindi il valore di noi Capi tutti, pronti a dire a nostra volta “Si va!” e a indossare lo zaino insieme ai ragazzi ancora una volta e un’altra ancora. Piantare semi costa fatica ma è il servizio che abbiamo scelto di adempire, in una terra, quella dell’adolescenza, sempre più di frontiera e che proprio per questo richiede un amore e una passione da rinnovare ogni giorno e con tutti i mezzi a nostra disposizione. Nessuna paura! L’evento E/G può anche questo, perchè dove un’onda và e torna lascia sempre una terra umida e fertile, pronta a crescere quelle piante che insieme a tutto il resto sono anche l’essenza stessa della felicità di impegnarsi, la nostra scelta, la nostra vocazione. Gli incaricati

prima del capo il ragazzo, che vede nell’Evento la grande occasione per vivere ancora di più qualcosa che il mondo contemporaneo stenta ad offrirgli, cioè un’emozione genuina. Non solo, ma un’emozione genuina da vivere con persone che non si conoscono pur sapendo che condividono la stessa Promessa e quindi lo stesso orgoglio e amore verso il nostro stile. Ecco allora che l’onda si fa sempre più spumeggiante e anche i più timidi ne sono travolti; “Si va!” dicono i più piccoli della squadriglia quando il loro capo gli propone i bivacchi di specialità e quando gli altri raccontano le avventure degli anni precedenti. “Si va!” esclama il ragazzo che insegue la competenza, desiderando formarsi nel miglior modo in vista della responsabilità di offrirla al Reparto. E “Si va!” dicono in coro le squadriglie con i loro urli allo spezzarsi del cerchio quando, dopo la fatica e la bellezza delle imprese vissute durante l’anno, finalmente conquistano la specialità di squadriglia e la condividono con i ragazzi e le ragazze di paesi vicini e distanti. Tutto il resto è l’onda che si allunga sulle spiagge già formate dai grani e dalle pietre che rendono significativa la nostra proposta, in una roboante spuma di gioia e Avventura. Ma non finisce qui. Proprio adesso che l’Associazione respira l’aria trepidante e fresca della prossima Route Nazionale, conscia che il bello saranno proprio quelle strade di coraggio che con lei si delineeranno nel futuro, ecco che anche gli eventi E/G brillano in importanza non solo per il prima e il durante ma anche per il dopo. Quel dopo che vede l’onda ritornare laggiù, nel mare dei Reparti dove è nata, carica di tutto quello che sulle spiagge ha trovato: idee, risposte, stimoli, entusiasmo, rinnovata energia, nuovi bisogni e salde competenze. Noi crediamo in tutto questo, nell’efficacia di questi momenti comunitari che non possono sostituirsi alle normali dinamiche di Branca e del Metodo ma che a loro si sommano e accostano, con delicatezza e flessibilità, per concorrere a educare i ragazzi verso tutti i principi del nostro Patto Associativo e in aiuto e risposta alla loro progressione personale, che rimane l’orizzonte 9


Futuro semplice

A cura di Marco, Enrica, Marco, Elisa, gli staff PO e la Pattuglia Regionale L/C

Conosciamo un po’ meglio questo strumento della branca LC

A grandi passi verso le piccole orme Le Vacanze di Branco volgono al termine, le ferie con la famiglia stanno per concludersi ed è tempo di correre a casa a far lo zaino. Fra qualche giorno si riparte: iniziano le Piccole Orme liguri! Questo è quello che più o meno potrebbe succedere verso fine agosto/inizio settembre a parecchi fratellini e sorelline dei branchi liguri e di qualche branco o cerchio del resto d’Italia. Le Piccole Orme sono un evento ben radicato nella nostra regione; solo in quest’ultimo anno siamo riusciti ad attivare ben 7 campetti, con una partecipazione media per ogni campetto di trenta bambini e bambine sia liguri sia di altre regioni. Le PO rappresentano anche l’occasione per molti capi branco, e non solo, di giocarsi ancora una volta in un servizio accattivante e divertente. In quest’ottica, vorremmo che le PO diventassero un piccolo cammino di sostegno e formazione per i capi, così da crescere anche noi insieme ai bambini ricordandoci che dalla pista del lupetto al progetto del capo giochiamo tutti sotto una stessa legge!!! Le Piccole Orme accolgono ogni anno in media più di 200 fratellini e sorelline e possono aver luogo grazie ai numerosi capi liguri che credono profondamente in questo strumento di progressione personale. Pensando alla futura iscrizione all’evento dei nostri bambini abbiamo pensato di fissare, ancora una volta, alcuni punti che riteniamo essere fondamentali per l’evento: • le Piccole Orme sono uno strumento di P.P., perciò la partecipazione dei nostri fratellini e sorelline va progettata e ragionata per tempo.

Questo può significare che non tutti i lupetti e le coccinelle “aventi diritto” debbano automaticamente parteciparvi. Dobbiamo quindi sforzarci di proporre le PO solo per quel fratellino/sorellina per cui riteniamo siano davvero necessarie e a buon completamento della sua pista/sentiero • ai campetti partecipano i fratellini che stanno vivendo il terzo momento della progressione personale ed hanno più di 10 anni, vale a dire tutti i bambini che sono già diventati Lupo della Rupe o Coccinella del Bosco. Questi fratellini e sorelline dovranno poi avere davanti a loro un anno intero o comunque un periodo significativo di vita di Branco/Cerchio nel quale mettere a frutto l’esperienza delle Piccole Orme • questi campetti rappresentano il primo vero momento di AUTONOMIA che i bambini possano vivere. Partecipando ad un campo in cui non conoscono i VVLL/CCAA e, a volte, nemmeno un fratellino o sorellina che giocherà con loro, i bambini hanno la possibilità di giocarsi fino in fondo, liberi da tutto e da tutti. Dai fratellini/ sorelline svincolati per qualche giorno dalla loro comunità scout di riferimento possono emergere nuovi talenti, scomparire problematiche, insomma possono essere bambine e bambini diversi da quelli presentati nelle schede • infine le schede di presentazione... nota un po’ dolente. Queste schede sono l’unico modo in cui gli staff possono preventivamente conoscere i fratellini e le sorelline che parteciperanno al campetto, quindi spendiamo tutti qualche minuto in più nella loro compilazione, cerchia-

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Futuro semplice

Fra poco lanceremo le Piccole Orme 2013, il 17 maggio si apriranno le iscrizioni e la macchina si rimetterà in movimento! Anche quest’anno le iscrizioni avverranno tramite il sistema nazionale buonacaccia http://buonacaccia.net, sul sito di AGESCI Liguria (pagina di branca L/C) trovate le domande sui vostri LL/CC che serviranno per la compilazione della scheda online. Quindi, se questo articolo ti ha messo la pulce nell’orecchio, scrivi una mail a piccoleorme@liguria.agesci.it per offrirci la tua disponibilità. Un GRAZIE DI CUORE a tutti i capi che hanno speso e continuano a spendere il loro tempo per offrire ai nostri fratellini e sorelline esperienze indimenticabili!!! Buona Caccia e Buon Volo!!!

mo di essere chiari, concisi ma al tempo stesso esaustivi e, se abbiamo qualcosa di importante da aggiungere, telefoniamo! Se strumento di progressione personale deve essere, allora che sia seriamente affrontato e utilizzato. A volte una foto, una parola in più, qualche riga scritta bene o due minuti passati al telefono rendono il servizio di tutti migliore e l’effetto sul fratellino/ sorellina più efficace! Per concludere, come sempre, siamo alla ricerca di nuove energie per gli staff e le cambuse. I campetti si svolgeranno fra l’ultima settimana di agosto e la prima settimana di settembre e, udite, udite, ne attiveremo ben due durante le vacanze di Natale 2013/2014!

P. O. LIGURIA 2013-2014 • • • • • • •

Apertura iscrizioni 17 maggio h 9:00, chiusura iscrizioni 17 giugno h 23:59 Numero partecipanti: 30, per le PO nautiche: 25; lista d’attesa: 20 posti Anticipo 20 euro; saldo (da portare a mano alle PO) 40 euro Iscrizione del L/C ad un solo campetto PO (no altre opzioni) Iscrizione di max 2 LL/CC dello stesso Branco/Cerchio allo stesso campetto Chi si iscrive alle PO estive non può partecipare a quelle invernali Ci si iscrive su buona caccia http://buonacaccia.net, lì troverete anche tutte le istruzioni necessarie alla compilazione della scheda. Un fac-simile con le domande della scheda domande è disponibile sulla pagina L/C del nostro sito: http://www.liguria.agesci.it Suggeriamo caldamente di preparare già le risposte in formato elettronico e copiarle ed incollarle nel modulo elettronico all’atto dell’iscrizione • Indispensabile, oltre alla scheda compilata, il codice censito del VL (non necessariamente il capo unità) che iscrive il bambino e del lupetto che si sta iscrivendo, oltre alla foto del bambino. L’iscrizione é ESCLUSIVAMENTE a carico dei VVLL/CCAA Campetti attivati 1) AVVENTURA 26-31 AGOSTO 2) INTERNAZIONALE 28 AGOSTO - 1 SETTEMBRE 3) FANTASIA 1 - 5 SETTEMBRE 3) ESPRESSIONE 3 - 8 SETTEMBRE 5) NAUTICO 31AGOSTO- 4 SETTEMBRE 6) NATURA-AVVENTURA 27-30 DICEMBRE 2013 7) NATURA-AVVENTURA 2-5 GENNAIO 2014 N.B. Non attiveremo ancora l’iscrizione alle PO invernali fino all’autunno, ma cominciate a diffondere la notizia! Anche quest’anno serviranno per recuperare eventuali LL/CC rimasti in lista d’attesa dalle PO estive e aggiungerne di nuovi in virtù dei posti rimasti liberi. 11


Futuro semplice A cura di Paolo Penna

Un breve aggiornamento dal Presidente della Cooperativa

Cari Soci de lo Scoiattolo Per il futuro abbiamo pensato di ricominciare a tenere alcuni articoli di Scout-Tech, per i quali non ci sono prodotti equivalenti in altri negozi: l’elenco del materiale dovrebbe essere online nel momento in cui state leggendo questo articolo. Ovviamente rimarrà sempre possibile ordinare le tende per Sq. e relativi ricambi, ma vi chiediamo di progettare gli acquisti con un po’ di anticipo e non sotto data rispetto ai campi.

Ciao a tutti, domenica 7 Aprile, di seguito al Consiglio Regionale, si è svolta l’Assemblea dei soci della Cooperativa Lo Scoiattolo, i suddetti soci sono i Gruppi della Regione (quindi tutti noi) rappresentati in Assemblea dai Capi Gruppo. Abbiamo approvato il Bilancio 2012, chiuso anche quest’anno, speriamo per l’ultima volta, con un risultato negativo. Mi soffermo un attimo sul risultato che è negativo perché abbiamo “pagato” il cambio di sede, con cambio sia di modalità che di mentalità, tra cui nuovo modo di ordinare le uniformi, mancanza dei materiali scouttech. Ci vuole un po’ di tempo per “assimilare” i cambiamenti, come sapete.

Altro punto su cui stiamo ragionando è la collaborazione fra Lo Scoiattolo e le cooperative di Piemonte e Lombardia; ci siamo più volte incontrati fra Consigli di Amministrazione e Responsabili Regionali per verificare se, con la collaborazione reciproca, ci siano le condizioni per resistere alla crisi che sta colpendo tutto il sistema delle cooperative, oltre a tutto il sistema del commercio. Non abbiamo ancora idee precise sul dove ci porterà questa strada, potremmo arrivare ad una fusione come ad un Consorzio come a….nulla; stiamo lavorando con un esperto del terzo settore e l’Assemblea dei Soci ci ha autorizzato a proseguire nel cammino, fermo restando che appena avremo visto quale potrebbe essere la soluzione migliore riconvocheremo l’Assemblea per deliberare in merito.

Abbiamo poi chiacchierato un po’ sul come migliorare il sistema di ordini-vendite per venire incontro ai Gruppi e ai genitori senza però pesare ulteriormente su Roberto. Vi garantisco che il buon commesso-segretario sta lavorando come non mai badando a trasformarsi in un nanosecondo da commesso a segretario a contabile e viceversa, a seconda delle cose che gli vengono chieste dall’interlocutore del momento. Un modo per lavorare meglio sarebbe il riuscire – cosa che molti fanno già - ad accumulare gli ordini come Gruppo così da gestire in una volta sola maggiori quantitativi per gli ordini, velocizzandone i tempi, e in un secondo momento una sola spedizione e non molteplici. Vi chiedo inoltre di essere chiari e precisi e rispettosi del ritiro per evitare, come successo al 31/12 di avere fermi in giacenza 5000 Euro di merce pronta e non ritirata, nonostante i solleciti fatti direttamente a capi e gruppi. Per parte nostra miglioreremo il servizio internet e cercheremo – aiutateci - dei volontari da affiancare a Robi.

Ultimo capitolo affrontato è la ricerca di Capi che vogliano entrare nel Consiglio di Amministrazione della cooperativa. Attualmente ci sono 4 nuovi Consiglieri e 3 dimissionari; questo è un servizio all’Associazione così come un qualunque Incaricato, un servizio non a un negozio ma ai nostri ragazzi e come tale deve essere vissuto compresa la durata di massimo 6 anni che purtroppo per mancanza di sostituzione abbiamo già sforato. Sicuramente molti hanno idee sul come potremmo migliorare il Servizio della cooperativa, nuove persone = nuovo sviluppo quindi…vi aspettiamo fiduciosi! 12


Futuro semplice A cura di Stefano Barberis

Un nuovo contributo di accompagnamento e preparazione alla route nazionale per riflettere insieme sul tema del coraggio

Il coraggio di essere capi

gio, tre parole che oggi più che mai, i nostri ragazzi vogliono trovare in noi. Prima di questa route nazionale proviamo a parlare coi nostri rover e scolte anche del coraggio di tutti i giorni, quel coraggio che non è fatto solamente di scelte estreme, ma anche di scelte quotidiane: come la voglia di far servizio e condividere se stessi e il proprio tempo per gli altri, la voglia di aver cura di ogni singolo ragazzo, delle sue emozioni e dei suoi pensieri, la voglia di credere ancora nell’educazione. Camminare decisi verso la partenza, lavorare su se stessi, avvicinarsi a Dio e diventare persone significative sono oggi azioni davvero coraggiose! Essere parte di una comunità capi, fare tre riunioni a settimana tra staff, co.ca. e unità, spendere i propri fine settimana per i propri ragazzi: anche questo è coraggio! Noi capi siamo missionari, tanto quanto coloro che partono per terre lontane, abbiamo anche noi la nostra missione e dobbiamo avere coraggio per portarla avanti e non farci scoraggiare da tutti i problemi che sappiamo possono nascere in un anno di attività, tra esami, stanchezza e uscite funestate da maltempo e disguidi! Forse non ha una missione da compiere quel capo che, studiando in città tutta la settimana, il sabato e la domenica ritorna nel suo paese e fa tre riunioni in due giorni (gli unici suoi giorni “liberi”) per dare la possibilità ai suoi bambini di scoprire le storie di Mowgli e al proprio piccolo gruppo di paese (la sua “missione”) di continuare a vivere e testimoniare la grande esperienza scout? Non sarebbe più semplice per lui cercarsi un gruppo scout nella città dove studia? Insegniamo ai nostri ragazzi il coraggio delle scelte semplici: il coraggio di andare in bici, invece che in macchina per spostarci in città, il coraggio di credere in Dio quando tutti intorno dicono che non esiste, il coraggio di provare a lasciare sempre il mondo un po’migliore di come l’abbiamo trovato.

La route nazionale si avvicina e in clan si discute sulla route della prossima estate, l’ultima route prima della grande route, la route del “coraggio”. L’AGESCI ci chiede di preparare i nostri ragazzi all’evento, introducendo questo tema, iniziando a far crescere nei ragazzi il seme del “coraggio”, il coraggio di spendersi in prima persona, il coraggio di prendere la strada in salita, il coraggio di veder realizzati i propri sogni come l’associazione ha avuto il coraggio di sognare una route così grande e storica. Così i nostri rover iniziano a pensare, a discutere ed ecco che arrivano le proposte. Route coraggiose: in Sicilia per capire cos’è la mafia e nel nostro piccolo sconfiggerla, in Africa o in Bosnia in un cantiere per scoprire realtà così difficili e complicate… Ma bisogna davvero camminare così lontano per trovare il coraggio? Per testimoniarlo ai nostri ragazzi? Eppure essere capi scout oggi non è proprio una passeggiata… è una SCELTA coraggiosa! I nostri ragazzi sanno vedere in noi questo coraggio? Sanno leggerlo nei nostri occhi ad ogni riunione, magari dopo una lunga giornata di studio o di lavoro? Non dobbiamo aver paura di mostrarlo, ma non per essere dei martiri del servizio, ma per testimoniare la gioia di giocare il grande gioco dello scoutismo, un gioco fatto di responsabilità, coerenza e corag13


Futuro semplice Insegniamo ai nostri ragazzi il coraggio di fare della propria vita un’opera d’arte, come diceva Lezard: il coraggio di seguire sempre le proprie idee e di testimoniare il nostro essere scout sempre, anche da “grandi”, come ha fatto Filippo, ex capoclan e capogruppo del Genova 12, che già da un paio di anni ha ideato e gestisce un negozio molto particolare. Qui di seguito una piccola intervista a un ragazzo coraggioso! Un esempio semplice come molti altri che possiamo proporre ai nostri rover e scolte per far capire loro che a volte il coraggio si trova anche all’angolo dietro casa, in quel negozio un po’strano!

un’educazione che ha guidato la mia crescita così in profondità. Mi viene in mente la mia partenza e la mia volontà di studiare per trovare un lavoro che mi permettesse di avere nella “cassetta degli attrezzi” anche i miei valori e le mie scelte di vita che stavo compiendo. Se devo focalizzarmi su qualcosa mi viene in mente l’importanza di compiere delle scelte responsabili grazie alle quali essere padroni della propria vita (“guidare la propria canoa” dice meglio di me B.P.) e di essere preparati che vuole dire anche avere competenza e amore per quello che si fa. “Ti senti nel tuo piccolo una persona coraggiosa?” In generale non credo di essere una persona particolarmente coraggiosa. Per quel che riguarda “la formica” direi piuttosto che siamo stati determinati: eravamo convinti di aver lavorato bene nell’analisi, nello scegliere i nostri obbiettivi e nel costruirci gli strumenti per perseguirli. A quel punto, per fare il passo decisivo bisogna osare un po’ e forse anche dimenticare per un attimo la paura del rischio, ma anche calcoli, progetti e computer e buttarsi affidandosi alle proprie capacità con quello slancio costruttivo e quella voglia di fare tipica di quando si comincia un’impresa (buffo che anche lo stato chiami “imprese” le imprese, no?).

Ciao Filippo, parlaci un po’ del tuo negozio “La Formica è un negozio basato su un’idea di sviluppo sostenibile e sul tentativo di ridurre l’impatto sull’ambiente dei nostri gesti quotidiani. - ci racconta Filippo - Facciamo questo proponendo prodotti che portino delle buone abitudini – o meglio delle “buone pratiche” - nella vita delle persone. Cerchiamo di rendere il nostro negozio anche uno spazio di incontro, relazione e perché no, anche formazione.” Sicuramente un bel modo di testimoniare anche nella vita di tutti i giorni la propria scelta politica! Certo ci vuole un bel coraggio, in questo periodo di crisi e magari con una laurea in tasca, ad aprire in questi tempi di crisi un negozio” Abbiamo aperto nel 2009: io mi ero appena laureato in cooperazione e sviluppo locale e internazionale ed ero pieno di voglia e di progetti. - continua Filippo - Avevo studiato e mi sentivo pronto, quindi mettermi in gioco non mi spaventava, ma era difficile trovare un mio spazio in un mondo del lavoro che sembrava impenetrabile. La parola “crisi” era al centro di di molti discorsi. Da lì siamo partiti con quello che all’inizio sembrava il tipico “e se facessimo...?” che a volte si dice, ma poi si accantona. Ho pensato che se il lavoro non c’era dovevo prendere in mano la mia vita e crearlo io. Certo, c’è un momento in cui ci si sente un po’ sul ciglio di un precipizio, ma dalla nostra avevamo le molte ore passate a studiare il progetto, a formarci e a consultarci con amici con diverse competenze. A partire dalla crisi dunque abbiamo progettato la nostra attività.”

“Quali valori senti di testimoniare con questa tua scelta? Mi piace che il mio lavoro mi rispecchi e mi piace che il mio lavoro sia in continua evoluzione. Mi piace sapere di costruire. Mi piace che il mio lavoro sia relazione, incontro. Mi piace sapere che devo continuare ad approfondire e imparare a mettermi in discussione continuamente. Un valore importante per il nostro lavoro è la coerenza: essere veri. Mi piace avere costruito un lavoro che è mestiere quotidiano: non ricchezza facile, non mordi e fuggi, ma meticoloso costruire giorno dopo giorno. “La formica” sennò si chiamerebbe “il rinoceronte”! Mi piace confrontami con un mercato e un commercio spesso un po’ “sporchi” testimoniando onestà e voglia di cooperare per costruire insieme valore vero. Mi piace sapere che grazie al nostro lavoro aiutiamo le persone ad avere buone abitudini nella loro vita, incidiamo – nel nostro piccolo – su alcuni problemi globali.

“In cosa l’esperienza scout ti ha aiutato a compiere questa scelta?” L’esperienza scout mi ha aiutato a formarmi come persona e mi viene difficile distinguere i frutti di 14


Fare scautismo

A cura di Stefano Barberis, Francesco Bavassano, Giorgio Costa

Alcune idee su come utilizzare alcuni strumenti del metodo: Consiglio della Rupe, Consiglio della Legge, Punto della strada

L’occasione fa l’uomo capo Consiglio della Rupe, un momento di Pace.

la loro: “Cosa è successo? Come mai il gioco stava finendo così? Siamo stati leali? Abbiamo fatto del nostro meglio?”. L’esperienza dice che ci saranno circa 3 fasi: la fase in cui i bambini si accusano a vicenda, la fase in cui i Vecchi Lupi e/o il C.d.A. indirizzano la discussione verso una serena riconciliazione e la fase in cui, chi vuole, chiede scusa per suoi eventuali comportamenti ed il Branco decide di riprendere il gioco. L’abilità dei Capi sta nell’incentivare al massimo la testimonianza dei fratellini più grandi, affinché riescano loro stessi a “condurre” la discussione. In un semplice momento comunitario sta una bella occasione di educazione alla Pace, Nonviolenza e Solidarietà (PNS). Non temiamo di sfruttare il CdR come una occasione privilegiata per far vivere esperienze “politiche” ai bambini, con chi prende la parola, chi tira in ballo gli altri (nel bene e nel male) , chi tira fuori un problema, chi cerca di risolverlo, magari con le sue scuse… E i Vecchi Lupi possono moderare ed indirizzare il dibattito. Di recente questa modalità è stata raccontata anche da Raoul P. al Convegno regionale sulla trasgressione ed in diverse occasioni è stata messa in pratica fruttuosamente. Si può fare!

Più o meno tutti i capi hanno idea di cosa sia un Consiglio della Rupe in branca L/C. Tralasciando gli usi che a volte ne facciamo: si va dalla verifica in stile “il posto era bello, peccato per la pioggia” a lunghe sedute di interrogatori dei Vecchi Lupi in cui l’attenzione dei bambini dura 5 minuti scarsi su 2 ore di roba, esistono modi di utilizzare questo strumento ben più coinvolgenti, educativi e anche più “da metodo”. Entriamo nel vivo: può succedere che un gioco stia andando male, anzi peggio; i bambini iniziano a litigare, “Akela gli altri barano!”, “Io non gioco più”, magari nasce qualche litigio, tirate di capelli, pianti, la situazione è critica. Il rischio è che qualche Vecchio Lupo un po’ su di giri si scaldi ed inizi a urlare ed i fratellini, soprattutto chi stava giocando lealmente, si trovino senza gioco e pure con una sgridata aggressiva o con toni funerei del tipo: “Guardate cosa avete fatto, avete rovinato tutto”. Perché non sfruttare il CdR nel seguente modo? I Vecchi Lupi fermano il gioco, ci si raduna in cerchio, si chiama il Consiglio della Rupe e, dopo una breve introduzione, i lupetti sono invitati a dire

Consiglio della Legge

il motivo di questo consiglio già è partita una gara di bricolage tra gli esploratori armati di coltellino e un contest di scubidu e scritte/disegni sulle gambe tra le guide. Perché? Eppure quando è il loro turno di parlare i ragazzi non mancano mai di dire la propria, spesso escono belle riflessioni e pensieri, ma a chi li stanno dicendo: a noi capi in modalità prof/interrogazione o a tutto il reparto?

“Raga, raga…non trovo il coltellino! Cavolo stan per chiamare…dai, mi aiutate a cercarlo? Altrimenti cosa faccio a consiglio della legge? Avevo anche trovato un legnetto perfetto da intagliare…dai!” Fischio. Urli di squadriglia. Ah, che bel reparto! Tutti in uniforme, fieri, ordinati, in quadrato, così seri, così silenziosi, così….annoiati! Al punto che mentre tu capo reparto stai spiegando

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Fare scautismo parola “legge” dopo consiglio, magari proponendo anche una verifica un po’diversa proponendo ai ragazzi di confrontarsi proprio coi punti della legge (ad esempio al termine di un’impresa o del campo) ponendo al centro del quadrato 10 cartelloni su cui scrivere le riflessioni di tutti i ragazzi su ciascun punto della legge che poi potranno ripetere a giro. Un consiglio della legge al fuoco serale? Magari anche con delle scenette in cui le squadriglie presentano mete/impegni personali o di sq rendendo divertente e davvero coinvolgente per tutti questo momento di condivisione. Il consiglio della legge può diventare anche momento di correzione fraterna: riunire il consiglio della legge in maniera anche un po’formale per discutere insieme ai ragazzi di qualcosa che non è andato nella vita di reparto può sicuramente funzionare meglio che un classico “Cazziatone”, soprattutto se a moderare la situazione sarà il consiglio capi.

Il consiglio della legge è uno strumento fondamentale per la vita di reparto, uno strumento di verifica delle mete e impegni non solo dei singoli, ma anche delle squadriglie, del reparto e anche delle staff. Come lo utilizziamo nei nostri reparti? Ci limitiamo a usarlo a inizio/fine anno – inizio/fine campo? I ragazzi si sentono partecipi di un’esperienza che deve far provare sulla loro pelle la “democrazia del reparto”? Il consiglio della legge è, infatti, una sorta di “parlamento” del reparto: si condividono le proprie esperienze, si discute della conquista di tappe e specialità, ci si confronta sui motivi di problemi/ litigi… Perché non proporre loro un’attività sulla “politica” e poi terminarla con un consiglio della legge? Oppure giocare al parlamento, con le squadriglie a far da gruppi parlamentari e il con.ca. magari da consiglio dei ministri. Iniziarlo pronunciando tutti insieme la legge e la promessa può, invece, aiutare a far capire “la sacralità” di questo momento e l’importanza della

Sotto la roccia, un modo per preparare il punto della strada.

Clan numerosi, clan più piccoli, per tutti il momento di fare un punto della strada è importante e delicato, va ben preparato dai singoli e ben comunicato nella comunità: bisogna riuscire ad ascoltarsi, senza essere troppo teorici, banali, tirando fuori se stessi. Qualche tempo fa, facendo verifica in Co.Ca. delle attività svolte dalle unità, i capi Clan/Fuoco dissero che era venuta molto bene l’attività “sotto la roccia”. Un po’ restio a chiedere (perché ammetto spesso perdo qualcosa!), mi feci dare qualche lume in più su questa mitica attività. Nel corso della route, in un momento di sosta lunga, seduti comodi sotto una grande roccia, fu lanciata l’idea di una correzione fraterna: tutti dovevano dire qualcosa (positivo o negativo) di ogni componente la comunità, a giro, senza remore con immediatezza e ciascuno doveva essere aperto a recepire senza volersi difendere, senza sentirsi offeso.

La proposta fu accolta con interesse e fu così che uscirono tante osservazioni mai dette, tanti stimoli diversi, ma quasi sempre si riuscì ad andare al cuore dei problemi e delle persone. Non ci fu fretta di finire, pochi problemi di attenzione, tutti volevano arrivare in fondo con la sensazione di poter essere utili agli altri. Chi meglio degli amici, dei compagni di strada, più grandi e anche più piccoli, che sono cresciuti con te possono aiutarti a verificare te stesso? Certo l’ambiente era bello, il cammino del primo giorno aveva già unito, ma l’arte del capo aveva colto l’occasione e l’atmosfera giusta. Dopo quell’esperienza di presa di coscienza e di confronto personale e comunitario, il momento del punto della strada fu più facile e rapido perché conseguenza immediata di quanto ci si era detti. Fare l’attività “sotto la roccia” divenne abitudine apprezzata in clan anche se, altre volte, fu fatta in sede o in altri ambienti.

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Fare scautismo Bacheca

A cura di Lorenzo Capelli Incaricato regionale alla branca R/S

La Veglia R/S: un illustre sconosciuto? Entriamo nel vivo di questo strumento appassionante

Veglia che passione Le persone a cui rivolgiamo la veglia. Le persone che vogliamo invitare. Il cambio di ritmo. Il curare i dettagli La ricerca del materiale Lo stile. L’uso più o meno intenso delle tecnologie che non deve “soffocare” lo stare sul palco. Perché la veglia venga bene bisogna avere qualche cosa da dire, un urgenza di raccontare un esperienza che la comunità non può tenere per se! La veglia e un qualche cosa che se riuscita bene ti lascia perplesso, ti può anche dare gioia o addirittura euforia ma ti lascia una domanda. Tanto più sarà raggiunto lo scopo quanto più questa domanda rimarrà inevasa o ritornerà alla mente anche a distanza di tempo. La veglia da tanti input e non ti da immediatamente la possibilità di incasellare tutto in spazi già conosciuti, ma ti spinge oltre, oppure ti stordisce, ti sorprende e ti spinge a ritornare su queste sollecitazioni. La veglia e ne parlo tornando a casa con chi cera e chi no. La veglia è colore, è luce è ombra, è trovata scenica, è suono è grido è musica è canto è recitazione, è silenzio, è danza e immagine è tante altre cose ancora. Per me è magia, è l’emozione dei ragazzi che sale, è l’adrenalina, è la paura che venga uno schifo è l’applauso, è il pubblico, è la puntina messa proprio lì, è il brivido, è ci abbiamo provato, è la prossima verrà meglio, è il capo che si gioca fino in fondo con i suoi ragazzi...

Se c’è uno strumento bello in branca R/S è la veglia, ma bello davvero nella sua forma più alta, la veglia è quella cosa che più si avvicina all’arte e ha come tale il difficile compito di smuovere le coscienze, di suscitare domande, di provocare emozioni di dare sensazioni alle quali è anche difficile dare un nome. La veglia è il modo pubblico in cui un clan da un suo messaggio, una sua lettura delle cose, arrivando alle persone, con delle forme di rappresentazione che ne stuzzicano la curiosità, la voglia di prendere posizione o perlomeno di approfondire, di pensare... Tutti obbiettivi ambiziosi e complessi, come ambiziosa e complessa deve essere la veglia. E il clan che parla ad un pubblico e esplicita la propria posizione a volte anche nella complessità di non avere risposte certe. È il clan che assume una posizione politica perché vuole parlare alla società, vuole renderla partecipe di un esperienza, una route, un capitolo, che è bene che venga raccontato in una forma creativa, usando il talento, la creatività dei singoli ragazzi e la capacita di sintesi e elaborazione di una narrazione che vuole essere originale. Si arriva alle persone attraverso anche stili diversi di raffigurazione, perché diverse sono le persone per sensibilità, cultura, intelligenza. La veglia deve colpire, deve pungere diceva un rover della pattuglia ALL. Deve colpire i sensi, deve provocare, deve stupire, non può lasciare indifferenti. Non deve essere per forza bella ma deve coinvolgere, deve creare un rapporto con il pubblico al quale viene chiesta una risposta immediata, non di approvazione ma di coinvolgimento. Le attenzioni affinché la veglia raggiunga il suo scopo sono molte: La scelta del luogo in cui farla e di per se significativo. Le tecniche da usare. La divisione dei compiti e la possibilità di recuperare competenze anche manuali.

Buone veglie a tutti e che vi rimangano negli occhi, nelle orecchie, nel cuore, nel pensiero. P.S. Per me la veglia è Giuditta, la scolta di Albenga che danza in mezzo alle storture del nostro mondo e lo rende bello, è trovare l’alba dentro l’imbrunire, è la bellezza che salverà il mondo NdR: Nella rubrica Zoom Liguria, trovate il contributo fornitoci dal clan Honolulu del gruppo Tigullio per la veglia organizzata lo scorso 2 febbraio 17


Fare scautismo

A cura di Edoardo Flumiani e Raffaella Temesio

Route di cinque giorni con partenza da Vasia (IM), percorrendo i sentieri della transumanza, arrivo ai pascoli estivi e conclusione ai forti napoleonici del Colle di Nava. Arrivo e rientro con mezzi pubblici.

Di cresta in cresta sui sentieri della transumanza

Partenza: Vasia (IM) Arrivo: Colle di Nava (IM) Difficoltà: E Tempo di percorrenza: 5 giorni Periodo consigliato: primavera - estate Riferimento cartografico: Carta dei sentieri e dei rifugi n.14 “San Remo - Imperia - Monte Carlo” dell’Istituto Geografico Centrale e libro Alte vie della Liguria di Andrea Parodi.

partenze ore 10.10 e 13.20 (vedi http://www. orariotrasporti.regione.liguria.it ). Ritorno: orari invernali con partenza ore 10.22 o 17.53 da Colle di Nava verso Imperia (vedi http:// www.rtpiemonte.it). Possibili anche partenze verso il Piemonte (Ormea-Ceva-Mondovì). ITINERARIO Primo giorno: Vasia (385 m slm) Lucinasco (499 m slm)

ACCESSO Partenza: Trasferimento verso Vasia da Imperia tramite autobus RT (Riviera Trasporti) con partenza dalla stazione FS di Imperia Oneglia. Orari con

Partenza dalla chiesa, imboccare la strada asfaltata verso il cimitero posta subito dopo la strettoia. Dopo qualche centinaio di metri, svoltare a 18


Fare scautismo Bacheca destra su un tornante e arrivare a un quadrivio; prendere la via che percorre la cresta verso monte. Proseguire per circa 1 ora sempre su strada asfaltata (scorciatoia lungo la linea di cresta) fino alla cappelletta di Monte Acquarone (581 m). Scendere per circa un’altra oretta fino alla chiesa romanica di Santo Stefano (XIII sec) posta vicino a un laghetto all’inizio dell’abitato di Lucinasco. Possibilità di piantare le tende e disponibilità di acqua al lavatoio in paese a 200 m di distanza. Dislivello: 114+, 82Tempo di percorrenza: ore 2.30 circa Curiosità: A Lucinasco è allestito, ricavato all’interno del suo oratorio, il Museo di Arte Sacra, intitolato alla poliedrica figura di Lazzaro Acquarone, scultore vissuto nel paese tra il XVI e il XVII. È presente anche una sezione etnografica, con la ricostruzione di un’antica casa agricola con annessi il frantoio e la cantina. Visitabile su prenotazione: Don Bonfante 0183. 52 534.

Disponibilità di acqua nella piazza del paese e di piantare le tende nel prato sovrastante o in quello vicino alla casa alpina posta sopra la chiesetta. Dislivello: 668+, 181Tempo di percorrenza: ore 4.30 circa Curiosità: Parte del percorso segue le tracce dell’antica Via Marenca (strada che porta al mare), un’importante via di comunicazione fra Oneglia, Porto Maurizio e le valli Monregalesi; si snoda tra crinali e mezze coste dei monti e ha segnato la vita delle nostre comunità dall’alto Medioevo sino all’avvento delle strade carrozzabili. Lungo la strada si inserivano tanti sentieri; vi si trasportarono, a spalla o a dorso di mulo, le merci necessarie alla vita quotidiana: soprattutto il sale.

Terzo giorno: San Bernardo di Conio (986 m slm) Case dell’Alpe di Rezzo (1533 m slm) Nei pressi del bivio verso Rezzo, imboccare il sentiero di cresta che, passando sotto il Monte Grande, porta a Case Fenaira e quindi al Passo Teglia (1387 m). In corrispondenza del tornante della rotabile, prendere un largo sentiero in direzione nord-ovest proseguendo con piccoli saliscendi fino ad arrivare a una conca erbosa detta Sotta di San Lorenzo e quindi al Passo della Mezzaluna (1454 m); qui si incontra la strada sterrata proveniente dal bosco di Rezzo. Proseguire in salita verso nord sulla strada sterrata raggiungendo l’ampia zona di pascolo sotto il Monega tra Case Rataira (1457 m) e Case dell’Alpe (1533 m). Disponibilità di acqua a fianco delle Case dell’Alpe. Dislivello: 575+, 28Tempo di percorrenza: ore 3.30 circa Curiosità: La Sotta di San Lorenzo è un’ampia depressione un tempo luogo di sosta e d’incontro dei pastori, che vi organizzavano anche un’annuale fiera del bestiame. Ai margini, nel punto illuminato per ultimo dal sole prima del tramonto, un grande masso tubolare è incavato da una coppella con canaletto di scolo; nel punto più alto e scosceso della valletta si erge un menhir (o pietra fitta) alto circa 2 m, inclinato su un fianco.

Secondo giorno: Lucinasco (499 m slm) San Bernardo di Conio (986 m slm) Dalla chiesa di Santo Stefano ripercorre per qualche centinaio di metri la strada del giorno precedente; lasciare sulla sinistra il bivio verso la chiesa della Maddalena, subito dopo svoltare a destra inoltrandosi nel bosco fino a sbucare tra i pascoli nei pressi del Passo delle Ville (703 m). Mantenere la cresta fino a incontrare un’altra strada asfaltata; attraversarla e proseguire sul sentiero di cresta fino al Passo del Maro (1064 m), al Passo di Carpasio (1023 m) e alla Colla d’Oggia (1167 m). Tralasciare la strada asfaltata che scende verso ovest e imboccare quella verso nord che porta a San Bernardo di Conio (986 m). 19


Fare scautismo

QUINTO giorno: San Bernardo di Mendatica (1263 m slm) Colle di Nava (934 m slm) Imboccare la strada asfaltata verso Colle di Nava fino alla Colla dei Boschetti passando per la Colla di Fieno (1242 m) (in alternativa si può seguire il tracciato dell’Alta Via che interseca più volte la strada asfaltata). Prendere il sentiero dell’Alta Via che dapprima si mantiene in cresta parallelo alla strada asfaltata e quindi, girando intorno al P.Passanghi (1175 m), piega verso sud-est raggiungendo il Forte Pozzanghi (1120 m). Proseguire in discesa fino a raggiungere la Statale 28 nei pressi del Colle di Nava. Dislivello: 134+, 463Tempo di percorrenza: ore 2.30 circa Curiosità: Forte Pozzanghi. Domina il Colle di Nava, importante via d’accesso alla Pianura Padana, dall’alto dell’omonimo poggio. Si tratta di una torre cannoniera dotata di ingresso con ponte levatoio, a base tonda, dotata di un gran numero di feritoie da fucile lungo tutto il perimetro, intervallate da bocche di cannone per artiglieria. Incrocia i fuochi con il Forte Richermo,suo gemello, installato sul versante opposto della valle. Fa parte del complesso di fortificazioni costruite verso il 1870 in pietra a spacco cementata con malta prodotta in loco nelle vecchie calcinare della zona.

Quarto giorno: Case dell’Alpe di Rezzo (1533 m slm) San Bernardo di Mendatica (1263 m slm) Continuare in salita sulla strada sterrata del giorno precedente e arrivare al Passo di Pian del Latte (1764 m). Percorrere la cresta verso ovest fino a raggiungere Monte Monega (1882 m) e quindi il Colle del Garezzo (1795 m). Imboccare il sentiero di cresta e salire fino al Monte Frontè (2153 m); ridiscendere verso nord al Passo del Frontè e quindi alla cima Garlenda; poco dopo Cima Omo dell’Alpetta (2034 m) il cammino piega a ovest verso valle, discendendo verso la Margheria Garlenda e giungendo all’abitato di San Bernardo di Mendatica (1263 m). Disponibilità di acqua alla fontana del paese. Difficoltà di trovare spazio per il campeggio nei pressi dell’abitato. Dislivello: 707+, 977Tempo di percorrenza: ore 5 circa Curiosità: Caratteristica di questi luoghi è la cosiddetta Cucina Bianca. Lungo le pendici delle Alpi Marittime e Liguri, la secolare transumanza agricola e pastorale, ha unito le popolazioni della montagna ligure, del cuneese e delle valli occitane. Si è sviluppata così questa singolare gastronomia etnica perché fatta di farinacei, latticini, ortaggi poco colorati come le patate, le rape, l’aglio, i porri o da prodotti spontanei raccolti sui sentieri.

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Visti da fuori A cura di Pietro Barabino

“Se vivi intensamente, lotti per la giustizia, ti impegni per la fraternità e per questa ti spendi, sappi riconoscere in tutto questo la traccia di Dio”

Visti da fuori

[interviste a persone significative per allargare gli orizzonti, fornire spunti di riflessione, metterci in discussione.]

Luigi Bettazzi nasce a Treviso nel 1923. Ordinato sacerdote a Bologna nell’agosto 1946, nel 1963 è consacrato vescovo dal card. Giacomo Lercaro. Partecipa al Concilio Vaticano II e diviene vescovo di Ivrea. Dal 1968 al 1985 è presidente nazionale di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace. Nel 1992 partecipa alla marcia pacifista nel mezzo della guerra in Bosnia insieme a don Tonino Bello. Dal 1999 vescovo emerito di Ivrea, scrive e si muove per incontri in tutt’Italia.

dell’Azione Cattolica e – sotto il fascismo – gli scout non erano ben visti. Oggi degli scout mi sono fatto un’ottima idea, come ambito di educazione umana, di ispirazione cristiana ma “laica”, in grado cioè di un colloquio aperto con cittadini di diverse culture.

Quali caratteristiche deve avere un buon educatore? Dovrebbe avere idee chiare sugli autentici valori umani ed un grande rispetto per chi va educato, privilegiando cioè il metodo del dialogo e della persuasione su quelli della imposizione. In una società secolarizzata dove riti e linguaggi ecclesiali possono risultare incomprensibili, penso

Quando ha avuto il primo incontro con degli scout e che impressione ne ha avuto? Eravamo diversi fratelli, in famiglia, e sono entrato in seminario non ancora decenne, facevo parte 21


Visti da fuori

Il Cristianesimo è anche una religione, perché organizza la vita di fede di chi crede in Cristo, ma occorre che questa fede – che è adesione di vita alla persona di Cristo – rimanga sempre evidente e convincente.

Se questa “adesione” può farla anche un “noncredente”, qual’è lo specifico del credente? si debba ripartire dai valori che rendono la persona umana cosciente della propria responsabilità, sia nei confronti di una personalità con ideali umani, sia nel contributo da dare ad una società armonica e solidale.

Come coniugare la doverosa accoglienza di ragazzi non cristiani (che privilegiamo come associazione di frontiera) alla fedeltà all’annuncio evangelico? Gesù quando (Lc 19,9) manda i discepoli (non solo gli apostoli) suggerisce di condividere i problemi della gente (“mangiate quel che vi mettono davanti”) e di farlo con l’atteggiamento del servizio (“curate gli ammalati che vi si trovano”), facendo poi rilevare che questo è il messaggio di Gesù (e dice “è arrivato il regno di Dio”). L’importante è la coerenza con i principi evangelici, da vivere in modo umano, riservando a tempi più maturi l’indicazione dell’ispirazione cristiana. Nei rapporti tra scout e parrocchia ciascuno dovrà tener conto della fisionomia dell’altro; e se la parrocchia deve guardare con simpatia gli scout come ambito di educazione fondamentalmente cristiana, questi dovranno rispettare gli ambiti e la vita delle parrocchie per non creare inopportuni intralci.

Alla partenza si chiede agli R/S di fare una scelta “di fede”, cosa significa per lei? Bisogna capire che la fede non è un’etichetta esterna ma un’impronta della vita quotidiana, che si esprime nel modo corretto e generoso con cui si affrontano i propri doveri (familiari, professionali, sociali), con in più la partecipazione alla vita della Chiesa.

Lo specifico del credente dovrebbero essere la coerenza e la forza interiore. La Costituzione conciliare Gaudium et spes, dopo aver indicato gli ideali comuni a tutti (nel rapporto tra le persone, nella famiglia e nella cultura, nell’economia, nella società e nella pace ), precisa che il cristiano ha un dovere maggiore, che gli deriva dal rendersi conto che questo fa parte della sua fede, come risposta alla chiamata di Dio (= vocazione) e come testimonianza della fede di fronte a chi non la conosce. A chi si proclama ateo chiederei di vivere i grandi valori umani da quelli della rivoluzione francese (libertà, uguaglianza, fraternità) a quelli della Carta dei diritti umani dell’ONU; a chi non riconosce la Chiesa come un aiuto a credere, forse delusi da esempi controproducenti di uomini della Chiesa, ripeterei quello che già Gesù diceva dei farisei: “Fate quello che dicono, non fate come loro fanno!” (Mt 23,3). A chi infine si sente parte della Chiesa richiamerei la responsabilità della testimonianza, oggi più importante dello stesso magistero.

Cosa significa per lei essere cittadini attivi e impegnarsi per il bene comune? Credo proprio che il primo frutto dell’incarnazione di Gesù Cristo sia quello di trasmettere nel creato il mistero di Dio, che è uno perché è trino, ed è quindi l’assoluto non dell’individualismo ma della comunione. È quindi compito del cristiano impegnarsi per il “bene comune”, che condiziona, pur senza sopprimerli, i beni particolari. Occorre segnalare le insufficienze dello Stato che garantisce i diritti di chi si trova già in situazione 22


Visti da fuori Jorge Bergoglio sembra restituire la speranza di un rinnovamento nella Chiesa, cosa si aspetta da questo Papa?

avvantaggiata, educando i cittadini a rivendicare i loro diritti anziché a mendicare protezioni. Se il grande principio è quello del bene comune, quindi della solidarietà, esso si ritroverà nelle varie situazioni dei valori da difendere, dalla vita minacciata, non solo al suo inizio e alla sua fine, ma anche nel suo “durante”! Per chi muore di fame e di malattia per sé curabili, per chi la stenta, come i giovani senza lavoro e le famiglie che non ce la fanno a giungere alla fine del mese! Rispetto all’impegno per la pace, il Concilio ha condannato la “guerra totale” (atomica, biologica, chimica), per questo un cristiano dovrebbe fare obiezione di coscienza al servizio militare o almeno a quel tipo di guerra!

Credo che un grande esempio, come quello di Papa Francesco, porterà a riflettere e ad attuare quel grande principio di una Chiesa più povera e più vicina ai poveri, già emerso nel Concilio ma non sufficientemente sviluppato. Credo che la “nuova evangelizzazione” consista, più che in una nuova formula, proprio nella testimonianza della Chiesa e dei cristiani che non si lasciano pervertire da “mammona” (cioè dal primato della ricchezza e del potere), ma apprezzano e vivono una significativa sobrietà! Credo che un esempio di minore attaccamento al potere faciliterà il dialogo fraterno, a tutti i livelli, tra il popolo di Dio e la gerarchia.

Ci sono figure di riferimento che consiglierebbe per formarsi una coscienza critica? Nell’ambito di laici penso a Giorgio La Pira, a Giuseppe Lazzati (ma anche a Alcide De Gasperi).. in ambito sacerdotale penso a don Primo Mazzolari, padre Ernesto Balducci, padre David Maria Turoldo, don Giuseppe Dossetti…

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Zoom Liguria A cura di Andrea Martini

Decennale Genova 25° “Lo scautismo è fatto di tappe, di ricorrenze e di aspirazioni. Facciamo scautismo programmando e sperando. Lo facciamo faticando e verificando, passo dopo passo, dove siamo arrivati. È irresistibile, è più forte di noi, appena ci fermiamo un attimo ecco subito ci guardiamo indietro tra quadretti e vecchi album, cercando la prova inconfutabile che davvero abbiamo percorso tanta strada, che davvero siamo stati così piccoli e spensierati, curiosi di scoprire quanta avventura si potesse nascondere dietro un filo d’erba o nelle mani strabilianti di un vecchio lupo. Ci guardiamo indietro e ci rendiamo conto di quanto siamo cresciuti, dentro e fuori, ora abbiamo valori radicati e barbe incolte, abbiamo ricordi di avventure e qualche doloroso acciacco, abbiamo malinconie e bollette da pagare, abbiamo tanti amici e fratelli con i quali ci si incontra ancora, uomini e donne che, prima bambini, hanno ricevuto e poi dato, hanno salutato oppure continuato.

che ha permesso loro di divenire scout, un giorno o per sempre, divenire scout in un gruppo, il loro, il Genova 25° nato dieci anni fa dallo sforzo di chi è cresciuto con altri colori, indossando il fazzolettone bianco-nero del Genova 1° o verde-blu del Genova 24°. Grazie dunque a chi ha riposto in un cassetto la propria storia e ha deciso di riniziare con una veste nuova, rossa come il colore della passione e grigia come la strada. Grazie a chi ha deciso di ripensare a tutto per costruire un’unione, un significato condiviso e fondante, un passo che compiuto sarebbe divenuto il primo, Nostro ricordo.

Tutti però portano con se un “grazie”, anche piccolo, anche nascosto dietro i ricordi sbagliati, ma un “grazie” pur sempre sincero alla promessa

Oggi siamo in 111, tutti diversi ma con lo stesso fazzolettone.”

Lo scautismo è fatto di tappe. Quest’anno il Nostro gruppo compie dieci anni. Oggi siamo in 111 e vorremmo crescere ancora, aprire un nuovo branco e vivere con altri la nostra passione, ripartire da dove si fa più fatica, da dove alternative ce ne sono poche. Vorremmo che l’Uomo e la Donna della partenza continuino a divenire realtà e possa portare nel Nostro mondo la Propria luce.

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Zoom Liguria A cura della CoCa Ge 49

I primi 45 anni di scoutismo a Pegli Densa di significati e commovente, la cerimonia celebrativa, imperniata sulla S. Messa e vissuta alla maniera Scout, tra canti e preghiere di ricordo e ringraziamento, per essere partiti da così lontano e poter essere ancora adesso una comunità viva, operosa e felice. Tanta commozione anche nel ricordo di coloro, che nel percorrere “la strada” sono saliti più in alto, più vicini al Vero punto di arrivo: più distanti ma sempre presenti nel cuore e nella memoria degli amici di viaggio.

I primi 45 anni di Scoutismo a Pegli… Ovest • 1968: Inizia lo scoutismo a S.Antonio con sq libera Ge55 • 1973: Nasce il GE49 • 1983: Il Ge 49 inizia attività anche a S.Rocco a Pra’ • 1991: Nasce il Ge61 a Pra’ • 2008: Il Ge49 collabora col Ge61 per supportarlo vista la sua situazione di difficoltà • 2012: Le unità e gli asset del Ge61 sono interamente gestite dalla CoCa del Ge49 in attesa di tempi migliori. Il 2 Marzo il “Gruppo Scout AGESCI Genova 49” ha festeggiato, nelle sedi della Parrocchia di S. Antonio Abate, i primi 40 anni di vita e di opera di formazione giovanile nel ponente pegliese. Sono trascorsi 45 anni dal 1968 ma sembra ieri, quando un piccolo gruppo di entusiasti ragazzi decise di portare il messaggio Scout in questa zona di Pegli: da allora migliaia di altri ragazzi e ragazze hanno vissuto questa esperienza fatta di amore per la natura, di solidarietà e aiuto reciproco, di impegno educativo per diventare “cittadini liberi, impegnati per la pace contro la discriminazione di ogni tipo” come ha evidenziato nel discorso commemorativo Simone, l’attuale Capo Gruppo.

Presenti alla cerimonia tantissimi cittadini ed ex scout, testimonianza dell’affetto che il Gruppo si è conquistato e meritato in tutti questi anni; presente inoltre Mauro Avvenente, il Presidente del Municipio Ponente (che ha concesso il patrocinio all’evento), che ha portato anche il saluto e gli auguri del Sindaco. Avvenente, come ex frequentatore dell’oratorio, ha voluto introdurre il ricordo della splendida figura di Padre Enrico Mencarelli, frate minore, per decenni animatore e guida spirituale del GE 49. Dopo gli interventi di Avvenente e del commosso primo Capo Gruppo Fulvio Grasso, ha tenuto il discorso celebrativo l’attuale Capo Gruppo Simone Riccio. Mi è caro terminare questo piccolo resoconto con la stessa conclusione del discorso celebrativo: “... vi invitiamo a festeggiare insieme con noi questa giornata speciale e storica. Nel nostro piccolo siamo convinti che l’impegno di tutti coloro che hanno partecipato e promosso lo scoutismo abbia contribuito a rendere il mondo “un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”.

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Zoom Liguria A cura del Clan Honolulu del Gruppo Tigullio

Mafia: cosa nostra o cosa vostra?

NOSTRA O COSA VOSTRA?”, nella sala comunale Rocca di Lavagna, con una notevole partecipazione (150 circa) anche di “extra-scout”. Gli obiettivi principali della veglia sono stati: 1) Mai abbandonare la speranza, partendo dai tanti esempi di chi ha cambiato le proprie sorti nonostante le situazioni disperate 2) Il valore della bellezza, universale e umano, come arma per fronteggiare l’istinto dell’uomo ad infangare la propria persona con l’agire mafioso 3) L’educazione (alla legalità) come linea vincente per invertire la tendenza di degenerazione nell’illegalità: se conosco reagisco e combatto “parlate della mafia, parlatene, parlatene, parlatene!”

La veglia è nata di per se a maggio 2012, a seguito di un capitolo dedicato al tema Mafia iniziato a gennaio dello stesso anno. La fase di ricerca e di conoscenza è stata molto ricca, culminando in 2 momenti: l’incontro ravvicinato con Don Ciotti in una conferenza in Fontanabuona e ovviamente la marcia di Libera a Genova. Il clan ha presentato il suo lavoro al gruppo, alle famiglie e ad alcuni amici il 20/05/2012. Un contesto protetto insomma… ma a questo ha partecipato anche un referente di Libera Liguria e una insegnante consigliera comunale di Lavagna. Entrambi, che come tutti i partecipanti hanno apprezzato il lavoro, ci hanno fortemente consigliato di ripetere la cosa in chiave pubblica, alla cittadinanza o nelle scuole. Tale invito è stato inizialmente declinato, … ma la richiesta è tornata a settembre da parte del Comune di Lavagna, che si è reso disponibile a patrocinare l’evento. E così il 2 febbraio 2013 è andata in scena la veglia del Clan Honolulu “MAFIA: COSA 26


Scout chi legge!

A cura di Francesco Bavassano

Quaderno di caccia di Sofia

Siamo saliti sul treno e, come da tradizione, lo abbiamo percorso da cima a fondo con zaini e tutto per trovare una carrozza vuota; Luca e Dani erano contenti perché si imparano nuove parolacce quando scontri i signori passando nel corridoio. Mi sono seduta vicino a Denise, famosa perché sa scaccolarsi con i guanti da neve e Matteo, che mi ha fatto una testa così sui dinosauri, è il massimo esperto delle elementari Ugo Foscolo: gli altri bambini in ricreazione vanno da lui in pellegrinaggio con i triceratopi di gomma.

Domenica sono andata in Caccia col Branco! Sabato sera alle dieci, mentre guardavo un film di paura col mio papà è arrivata, puntuale come sempre, la catena per l’indomani: “Ci vediamo domenica” – dai tra qualche ora - “alle 5.30 a.m. in stazione, per sicurezza, il treno è alle 8” – occhiataccia di mio padre a cui dettavo - “poncho, scarponi, borraccia, pranzo al sacco, vietate bibite ma succhi biologici, della Coop, con più del 50% di frutta, vanno bene, no pollo arrosto, no peperonata” – chissà Ciccio dei Pezzati come farà - “poco prosciutto nei panini” – è vero Kaa è vegana! - “quota 35 euro, i Vecchi Lupi accettano bancomat” - mio padre

mi ha chiesto speranzoso se per caso mi sentivo la febbre. La mattina dopo siamo arrivati in stazione e appena ci siamo messi in cerchio s’è alzato il vento, c’è stata un’eclissi ed ha iniziato a diluviare; i nostri genitori quando ci portano bloccano sempre la via d’accesso con le macchine, a sfregio; per molti papà è un’occasione di ritrovo: sigaretta elettronica, brioche pucciata nella birra, pacche sulle spalle. Una volta si sono presi con un poveretto che era bloccato dalle loro macchine: quel giorno abbiamo salutato i genitori con le sirene della polizia. Hanno fondato anche un gruppo, tipo tifoseria: la Fossa dei Genitori; fanno i cori sporchi su Bagheera quando la vedono con la gonna pantalone, io mi tappo sempre le orecchie. 27

I Vecchi Lupi si sono seduti tutti vicini a ridacchiare, la metà ha dormito per tutto il viaggio; poverini saranno stanchi, studiano troppo. Un venerdì sera, mentre tornavo a casa dagli zii abbiamo visto Raskha seduta da una saracinesca che vomitava con una bottiglia in mano, “è una scenetta Sofia! che simpatica la tua Capo!” mi ha detto la mamma trascinandomi via; dopo quella volta per un mese non mi ha più mandato. Solo Chil gioca con noi ma ci fa sempre gli stessi indovinelli e noi facciamo finta di non saperli, così almeno non attacca a suonare la chitarra: l’altra volta Valentina ha vomitato per protesta al secondo accordo. Siamo scesi e, appena le porte


Scout chi legge! si sono richiuse, Martina si è accorta di aver lasciato zaino, totem, pelliccia e cappellino sul treno; Akela si è messo a ridere, Bagheera è diventata tutta rossa e si è allontanata, Kaa è andata a cercare qualche addetto bofonchiando che deve fare sempre tutto lei. Abbiamo iniziato a camminare… - Akela quando arriviamo?cinque minuti e ci siamo – sono passatii - tre curve ancora - bugiardooo - la Giungla è piena di misteri fratellino - non respiro piùùù – respira con i pori Davide! – Sto chiamando la mamma con il cellularee, pronto mammaaa... – Davide ma che fai, dammi qu.. Pronto signora! Sì signora! No signora! Siamo arrivati Signora, non succederà più Signora! Fratelliniii siamo arrivati! - Ma come Akela! Questo è un parcheggiooo – Ehm.. Er..Andate a dirlo a Bagheera! Domenica era la Caccia di Kaa con il racconto della Tane Fredde e del Bandar Log che rapisce Mowgli; Bagheera ha iniziato le procedure per raccontare: ha spedito via Chil e Mang (tanto loro sono del clan) perché si vergogna, ha sistemato il Libro

della Giungla aperto dietro uno zaino, noi del C.d.A. l’abbiamo sgamata subito, ed ha iniziato la storia: “ Così Mowgli ci dice a Baloo...” “Cioè, praticamente no, succede che, tipo” “e Bagheera si lanciò sulle scimmie come... come... come ‘na catapulta!” “Lupi!! Yao!” E tutti ci siamo svegliati. Durante il racconto Michele, che era vicino a me, ha scavato le catacombe con un bastoncino; una volta ho sentito dire da un Vecchio Lupo che noi bambini facciamo così naturalmente ma non è che siamo disattenti... … Spiegatelo a Giuse che chiede sempre quando arriva Goku a uccidere Shere Kan. Prima di ripartire sono state comminate le capriole di rito: 10 a chi parlava durante la Messa, 5 a chi è arrivato in ritardo in cerchio, 2 a chi non ha il cappellino ed una a chi è genoano. Mentre i miei fratellini rotolavano sulla ghiaia, Akela ha somministrato la famigerata “punizione di Akela”: un calcione di piatto sul sedere del malcapitato; è un segreto, ma Lucia una volta lo ha filmato con

l’iPhone mentre lo faceva, ora sono tutti cavoli suoi! Sul treno del ritorno abbiamo incontrato i Lupetti del CNGEI, c’era anche Greta, la mia compagna di banco, ci siamo salutati: “Ciao Puffi!” “Ciao Gnomi!”. “Benedetto ma che fai! Non è carino lanciare acqua santa sugli altri bambini solo perché hai Amico di S.Francesco!” “Ma Akela! Lo gnomo aveva Amico di Stalin cucito sulla camicia, ho dovuto!” In fondo però ci vogliamo bene... La Caccia è finita, siamo arrivati in ordine sparso, chi trascinando lo zaino per terra, chi piangendo perché non trovava più il poncho, i Vecchi Lupi erano indecisi se rimproverarci fino all’ultimo per farci stare in fila o esibire sorrisoni a 32 denti per i loro datori di servizio, i nostri genitori. “Attila ha fatto il bravo?” “Si si, è migliorato un sacco, ora morde meno forte!” “Avete dato le prede a mio figlio che così si rifà un po’ il letto?” “Uè Akele quand’è la prossima riunione? Veloce che ci sta a Novantesimo minuto in tv!” Comunicazione ai lettori:

Questa rubrica, giunta al quinto numero, nasce per far sorridere e magari pensare. Capire cosa è più vero e cosa più fantasioso fa parte dello scopo degli articoli, nonostante niente sia pura invenzione. Quindi... Se leggi e sei un capo don’t try this at home, se sei un ragazzo, si scherza, siamo sempre i tuoi eroi incorruttibili, se sei un genitore, butta giù la chiamata al 112, se sei un’autorità ecclesiastica, non scomunicare i responsabili regionali. Se ti è piaciuto l’articolo o hai osservazioni, critiche e proposte, scrivi a francesco@ge100.it


Educare è un’arte A cura di Francesco Bavassano

Una classe impara a sue spese cosa sia un regime totalitario. Qualche spunto di riflessione.

L’onda

(Die Welle, Germania 2008, 102’)

Gli alunni si prestano a queste strane lezioni, decidono un nome per il gruppo: l’Onda e gradualmente fanno propri un codice di comportamento ed un’uniforme che elimini le differenze e li unisca; si suddividono incarichi secondo le competenze di ognuno per definire i dettagli dell’Onda e cominciano a frequentarsi di gruppo, anche al di fuori delle lezioni, scelgono addirittura un saluto...

Il Professor Reiner Wenger, un giovane insegnante ruspante e tendente all’anarchico di un liceo tedesco, si trova, suo malgrado, a dover parlare di autocrazia ai suoi alunni durante la settimana di pausa didattica. Per far comprendere ai ragazzi che il regime nazista non era venuto da Marte ma dagli stessi cittadini

tedeschi, decide di fare un esperimento: la sua classe costituirà un sistema autocratico, intorno al leader/professore e ne scoprirà da sola le caratteristiche. −Forza attraverso la disciplina. −Forza attraverso l’unità. −Forza attraverso l’azione. −Forza attraverso l’orgoglio.

Inizialmente tutto procede bene: i ragazzi stringono legami più forti, si aiutano e migliorano, sono carichi di entusiasmo e anche la Preside si complimenta con il Prof. Reiner; in breve, però, emergono i germi della degenerazione di un sistema autocratico: emarginazione di chi non è “come noi”, atti di vandalismo, risse con altri gruppi, assenza di pensiero critico, progressiva incapacità di libere azioni individuali. I più deboli del gruppo vivono ancora peggio la vorticosa caduta dell’Onda in una climax di pericolosa esaltazione che giunge al drammatico finale. Sì, finisce male, senza ulteriori anticipazioni. Il film non è particolarmente rilevante per la sua caratura artistica, i giovani attori tedeschi non sono molto credibili nel recitare la parte


Educare è un’arte O siamo comunità chiuse che si Purtroppo non sono disponibili degli studenti di oggi, forse per cifre e statistiche, ma la sensazione auto-alimentano e stop? l’atmosfera asettica, distante dai Abbiamo il nostro linguaggio, i è che chi giunge alla Partenza, film giovanilistici “de noantri” cui nostri acronimi misteriosi, freo entra in Comunità Capi senza siamo abituati ed il sapore inequentiamo quasi solo scout anche battere ciglio o entra in una fase quivocabilmente tedesco lontano al di fuori (e parliamo di scout), un po’ dormiente senza scelte forti dalla nostra sensibilità. Si salvano ci sposiamo tra noi (il fascino sotto il punto di vista del servizio, parzialmente Il Prof. Reiner ed dell’uniforme :p), non facciamo della buona cittadinanza e della il ragazzo problematico, ma è la a tempo a goderci le gioie del regia in toto a vacillare. Poco ritmo buona cristianità. servizio ed ecco che ci facciamo del per un film che, a leggere trama, Dopo l’ammazzacaffè sonoedstate Per dare forte Nessuno piùore dire cheallo • Questo, • nervoso per lepotrà troppe tolte se loun si segnale ritiene verosimile, dovrebbe essere esplosivo è apportate anche alcune modifialle famiglie ed ai ragazzi la nostra associazione è piena le induce a riflettere: formiamo donne studio, al riposo, agli affetti, per invece poco legato nelle sue parti. che al regolamento in questi di crisi sidelle di strutture modi di fare relazioni difficilieindiComunità Capi e uomini chetempi nella migliore Nonostante questo èmetodolointeressante. gico, che entrano in vigore dal limita fortemente fornitura che la rallentano! Se qualcue nelle unità. evenienze rimangono la nella stessa Perché? “catena di montaggio”, ingrossan30/10/2012: alcolica nelle cambuse dei no ha qualche osservazione A che prezzo portiamo un do campi per breve tempo fila delle L’Onda, tratto da fatti realmente estivi ad 1lebicchiere o proposta la potrà avanti scrivere metodo belloCestino ed esigente? Comunità Capi? California nel 1967, è Data lain scarsa partecipazione • accaduti di Baileys e 1 birra media al nella così sezione del sito consigliato per un’Alta Squadriglia, ai campi di formazione per giorno per ogni socio adulto dell’Agesci, vi garantiamo Quanto le scelte Siamo una fucina di persone che magari un Noviziato, perché ha soci adulti il loro nome è moin servizio. Parallelamente che ininfluiscono 10-15 anni se ne individuali l’umanità die ognuno brillano nella società? Testimoni, unodificato sguardoininteressante sulla campi di formazioall’esperienza di Cambuse parlerà ae Bracciano da lì a progressiva chiusura di un gruppo, Cittadini e Cristiani che sanno farsi e quanto invece siamo un grande ne per soli adulti VM18, per Critiche, si avvierà a partire qualche anno si potrà avviare motore che, girando al minimo, servitori e guide per gli altri? osservata attraverso le relazioni rendere il tutto più intrigante da Settembre una Pattuglia un osservatorio (morte per brucia capi invece di benzina? personali, famigliari e di massa. ed ufficializzare il fiorire di che studi la realizzabilità latrinamento agli eretici che Mostra, ad esempio, come far relazioni sentimentali delle Cambuse Alcoliche: lo chiameranno sperimentaparte dell’Onda abbia dei durante vantaggi tali eventi. eco-produzione eco-artigiazione!). immediati e tangibili: la squadra di pallanuoto Il comitato si scuola, riserva spinta nale di eco-birra e metodi di di camdella dal biarne ulteriormente il nome dissimulazione dell’ebbrezza • Infine, d’ora innanzi, si senso di appartenenza al gruppo, in campi peril adulti soli nel durante le attività. eleggerà ad ogni livello l’IAA, migliora subito rendimento ed il casodi fosse necessario Incaricato/a agli acronimi, gioco squadra; in breveribadire tempo però si scatenano risse in acqua e • Si dispone inoltre l’abbasil concetto. che si occuperà di smentire sugli spalti con gli avversari; mosamento dei prezzi delle che nei nostri PEG, PDU e comecoscienza sottostaredell’incomad un sistema • straPresa uniformi da euro 78 a euro PDC ci siano più acronimi di regole ferree e condivise dia patibilità tra il fumare ed il 10, mantenendo gli stessi che buone idee. ordine, ma alla lunga sia soffocanpunto di BP salute e forza capi d’abbigliamento e quindi te;fisica, mostrasicome i nuovi legami fa inderogabile di- che la qualità suprema e l’assonascono diventino esclusivi.

vieto a tutti i capi fumatori in servizio L/C di dare la preda Unità, interdipendenza pensierodi Bagheera. azione (nome spaccone di una cosa comunque Si deroga invece, anzi “si bellissima) e comunità incoraggia il fumo” in sono tutte cose note ai capi; come quellefamiliari realtà alcuni di strada ovedifetci sono nostri la durezza delle condizioni ti: atteggiamento talvolta chiued il disagiouna richiedano so,sociali autoreferenzialità, certa un’immagine più rude di superbia (“eh se fossero tuttie come noi”) e conseguente nel frontiera per i capidifficoltà dell’assofareciazione. rete.

luta eticità che tutti ci devono invidiare, in primis gli amici orientali (che rispettiamo, ma i loro prodotti sono difettosi e tossici). Abbiamo convenuto che se ci saranno rimostranze da parte dei produttori occuperemo le loro filande e rovesceremo il sistema delle banche e dei debiti (a parte la nostra che è Etica e quindi fa solo credito). 30


Spiritualità scout

A cura di Padre Paolo Marrè Brunenghi

Catechesi

Oggi niente!

cosa ne tiravano fuori per loro con i soliti simboli e impegni. Negli ultimi giorni di campo poi le squadriglie scrivevano di proprio pugno le loro parabole sul Regno di Dio, cos’era per loro e cosa significava e poi simboli e impegni. Sono uscite delle bellissime parabole! Si può fare qualcosa di analogo anche con altri pezzi dei Vangeli o anche degli Atti degli Apostoli per esempio. Avevo pensato di scrivere una fila di dritte sul vangelo di Giovanni proprio per andare più a fondo in questo nell’anno della fede, ma poi, dopo vari incoraggiamenti, ho deciso di rinviare e buttare giù queste idee di cui si parla da un po’ in redazione. Ma penso che saranno comunque un aiuto a leggere poi Giovanni. Infatti, ad accompagnare l’attività che avevo detto, ci starebbe bene un po’ di “catechesi occasionale”! Che roba è? Semplice! Il far partire delle catechesi semplici da delle occasioni o da delle cose normali della vita di unità o di campo. La promessa, il fuoco, la tenda, l’albero, la pietra, la pentola… Tanti gli spunti possibili! Sta a voi essere creativi anche in questo! E non pallosi e zupponi! Cose semplici!

Neanche un segno di croce al quadrato della mattina, niente catechesi, niente canto di lode prima o dopo pranzo, niente servizio “fede”, niente di niente fino a sera! Vi è mai capitato? In un’attività durante l’anno o anche in un bivacco forse è possibile essersene dimenticati, ma al campo? Ebbene sì, ecco cosa vi propongo per un giorno di campo! Niente! Niente di niente! Provate! Provate e poi riflettete! Riflettete e fate riflettere! Nel linguaggio biblico si chiama “azione profetica”: un’azione che ci porta ad andare più a fondo nel senso delle cose. Questa è un’idea scema. Ma provatela, e provatene altre a vostra creatività, per portare a riflettere i ragazzi su ciò che fate! Continuando su questa proposta concreta, guardate se i ragazzi se ne accorgono. Come e quando? Vi chiedono qualcosa? E poi la sera un quaderno a squadriglia/ sestiglia/rover-scolta e invitateli a scrivere dove hanno visto/sentito presente Dio nella giornata. Dove hanno visto il vangelo realizzarsi, farsi carne nella giornata. Che gesti profetici ci sono stati? Che parabole si sono vissute o raccontate? Quali sono stati i simboli, i riti o le cose che ci hanno parlato di Dio? Quando abbiamo sentito sete, bisogno di Lui? Voglia di ringraziarlo? Sentirsi accompagnati? E così via…

Anche questa volta faccio mettere sul sito una risorsa e spero non mi denuncino per violazione di copyright. Ma credo non sia più in stampa! In “Educare alla fede in reparto” a cura di Carla Nicolini e Alessandra Solucci ed. Borla 1991, c’è infatti un capitoletto sulla catechesi occasionale e ci sono vari esempi da cui trarre spunto tanto per educarci a cogliere i simboli attorno a noi per poter andare più a fondo nel nostro rapporto con Dio, il creato, noi e gli altri! Ripeto: cose semplici e brevi! Penso infatti che educare alla fede voglia dire anche educare allo sguardo di fede! Educare a saper andare oltre le cose, a leggere i simboli! A sapere ammirare il bello e lasciarci prendere dallo stupore! A lasciare riempire il cuore di gratitudine

Il giorno dopo la catechesi parte dalla lettura di questi quaderni! E se ogni sera la sq./sestiglia/individuo avesse il tempo di scriversi il “suo vangelo” incarnato?! “Dal vangelo secondo i rossi”! “Dagli Atti delle Aquile”! Provate! Un anno col reparto abbiamo fatto la catechesi del campo sulle parabole del regno di Dio. Abbiamo tentato di capire cosa sono le parabole e come sono strutturate. Rapporto tra personaggi, punto “parabolico”, provocazione, etc. Cos’è il Regno di Dio? Che rilevanza ha… All’inizio le squadriglie presentavano ogni giorno una parabola del vangelo, cosa avevano imparato e 31


Spiritualità scout e lodare! A sapere leggere gli eventi e i segni dei tempi! Ma per educare i ragazzi a questo dobbiamo esercitarci noi e poi dare degli spunti ai ragazzi. Per farlo occorre aprire gli occhi e la capacità di guardare! Occorre fermarci e osservare! Occorre fare silenzio e ammirare! Occorre riflettere! Siamo pronti a farlo da qui al campo in modo che poi ci risulti spontaneo? La catechesi occasionale infatti è molto più bella ed efficace se risulta spontanea sapendo cogliere l’attimo ma anche sapendo fare un salto più in là dell’ovvietà! Non è il semplice fervorino da prete! E per farla bene quindi occorre esercitarci e magari esercitarci assieme anche di staff o di coca. Implica quel passo in più! Per esempio io a volte mi incaglio in delle discussioni e mi impunto sulle mie idee. Mi sento un po’ in un tunnel, specie se l’altro o gli altri di fronte a me sono in direzione opposta! In quelle occasioni come apprezzo uno stimolo nuovo e totalmente altro! O anche solo aprire una finestra e fare entrare una boccata di ossigeno nuova! Ecco la catechesi occasionale certe volte può agire come un gesto creativo di questo genere! Creatività! Spirito! Sguardo di fede! Stupore! Novità! Simbolo! Profondità! Allora, continuate voi il brain storming?! E per chi quest’anno ha deciso di lavorare su Giovanni, lui ha preso pochi “segni” chiave ed è andato a fondo! Provateci! NB: Di seguito trovate un estratto del capitolo sulla “catechesi occasionale” del libro “Educare alla fede in reparto” a cura di Carla Nicolini e Alessandra Solucci ed. Borla 1991 che abbiamo caricato per intero sul sito www.agesci.liguria.it

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Spiritualità scout

Spunti per una catechesi occasionale Per la preghiera: Canto Cel.: Nel nome del Padre ... Lettura: Dal libro dell’Esodo (19, 1-2) Al terzo mese dall’uscita degli israeliti dal paese d’Egitto, proprio in quel giorno essi arrivarono al deserto del Sinai. Levato l’accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai dove si accamparono; Israele si accampò davanti al mondo. Parola di Dio. Dal Levitico (23, 33-34.42-43) Il Signore aggiunse a Mose: «Parla agli Israeliti e riferisci loro: Il quindici di questo settimo mese sarà la festa delle capanne per sette giorni in onore del Signore. Dimorerete in capanne per sette giorni; tutti i cittadini di Israele dimoreranno in capanne, perché i vostri discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli israeliti, quando li ho condotti fuori dal paese d’Egitto». Parola di Dio. Hai riflettuto su quei momenti della tua vita nei quali si è vista la mano di Dio che ti guidava? Ti ricordi che devi raggiungere la terra promessa? Segui la strada che Dio ti indica, o vai per altre strade nel deserto? Chi cammina con la tenda sulle spalle non può portare il superfluo, ma noi abbiamo molte cose superflue. Il Signore, che ci guida, cammina accanto a noi. Il Signore ci chiama ad una missione nella vita. E quando l’abbiamo scoperta, portarla avanti è una vera felicità. Piantare la nostra tenda dove vuole il Signore significa rinunciare a posti che possono sembrare più belli, ma che ci allontanano dalla meta. Preghiamo: Benedici, o Padre, le nostre tende, che ci portano gioia e avventura, e benedici soprattutto noi perché le nostre tende ci insegnino a viver con l’essenziale e a riconoscere la tua mano che ci guida in questa vita verso la terra promessa del cielo.Te lo chiediamo per Gesù nostro fratello. Amen.

Vi sono alcune situazioni e realtà proprie allo scautismo per cui oggetti anche modesti o eventi della natura assumono un particolare valore di rimando, di evocazione e quasi di simbolo, così da diventare una autonoma «parabola», uno spunto o l’avvio di una catechesi occasionale. I fiori del prato, la pentola della cucina di Squadriglia, la nevicata improvvisa in montagna, l’osservazione degli uccelli, la tenda costituiscono occasioni sempre presenti nella vita del campo da valorizzare non solo in funzione del tema generale che si sta trattando, ma come modi esemplificativi di far «parlare le cose» oltre i significati primi e più immediati. E una modalità di approfondimento, un invito a riconoscere la divina presenza, un avvio alla preghiera originale ma efficace e vitale. Questi esempi sono un invito a cercare sempre nel nostro fare catechesi un rapporto tra le occasioni che ci sono offerte dalle cose e dagli «accadimenti» quotidiani e la dimensione progettuale del nostro itinera-rio di educazione alla fede. Un itinerario che deve riuscire a fondere «occasionalità» e «progettualità» rendendo i due modi reciproci indispensabili l’uno all’altro. La tenda Vivere sotto la tenda ci dà il senso dell’avventura. Saper vivere sotto la tenda, vuoI dire saper fare da soli. La tenda ci permette di dormire ogni notte in un luogo diverso. La tenda si può allagare o la può portar via il vento. li popolo ebreo visse molto tempo nel deserto, nella tenda, come i beduini di oggi. Era guidato da Dio verso la terra promessa. Cos1 il cristiano è uno che in questa terra vive camminando verso il cielo. Vive come in una tenda, e Dio lo conduce alla terra pro-messa. Già Abramo, prima ancora che esistesse il popolo ebreo era partito fidandosi solo di Dio per rag-giungere una terra lontana e sconosciuta che Dio gli prometteva. 33


Bacheca

A cura di Daniele Boeri e della Pattuglia Vara

“...tanti modi per sentirla propria. Un nuovo aggiornamento dalla nostra base scout regionale

Vara, la casa degli scout liguri

È doveroso ricordare che la vera anima del campetto resta Don Franco, capace di trovare sempre le parole giuste per tutti e rendersi utile e disponibile con gioia e semplicità. Per tutti i clan/fuochi l’invito è per la prossima edizione di “Ora et Labora”, mentre chi volesse collaborare con la pattuglia o solamente dare una mano con un servizio individuale o di unità può contattare la pattuglia all’indirizzo: rostiolo@ liguria.agesci.it Tra le buone notizie possiamo annunciare che a breve partiranno i lavori per la sostituzione completa delle tubazioni di distribuzione dell’acqua potabile e non, la predisposizione di 10 idranti antincendio, la creazione di due vasche di contenimento interrate per migliorare l’efficenza e la sicurezza degli impianti e contemporaneamente ridurre al minimo gli sprechi di acqua. Nel progetto è inserita anche una piccola turbina per la produzione di energia elettrica che sfrutta la tubazione dell’acqua non potabile; date le dimensioni della condotta, al massimo verranno prodotti 400 Watt di corrente a 220 V, che in inverno serviranno a mantenere in funzione delle resistenze anti congelamento, mentre in estate potranno servire in alcuni campi tenda per illuminare o alimentare piccoli apparecchi. Anche alla casa “Romana” stanno per riprendere i lavori per rendere al più presto utilizzabile la prima parte della struttura, ora tornata all’antico splendore.

Il modo migliore per sentire propria una cosa è vederla nascere, lavorare attivamente per migliorarla, usare le proprie mani, tagliare il legno, posare le piastrelle, trasportare pesanti sacchi di cemento. Spero che la pensino così i tanti ragazzi dei clan che hanno partecipato, nonostante la neve e la pioggia, al campetto “Ora et Labora” a Pasqua: a loro va il ringraziamento non solo mio e della pattuglia, ma anche di tutti coloro che troveranno una Base sempre più accogliente per i campi e le attività.

Gli ottanta centimetri di neve che ricoprivano il terreno hanno purtroppo costretto molti gruppi a rinunciare al soggiorno, mentre “Ora et Labora” si è svolto senza grandi variazioni. I ragazzi, divisi in gruppi, si sono dedicati alla messa in sicurezza del sentiero di accesso alla base, continuando la costruzione del parapetto che arriva ormai fin quasi all’inizio del sentiero, alla piastrellatura della mansarda di casa Pino, alla verniciatura delle tavole del tetto di casa Romana, alla costruzione di un pergolato in legno di metri 8x8 addossato a casa Quercia e ai lavori di bonifica del sottotetto di casa Pippo. La pattuglia “Vara” per fortuna sta crescendo di numero, ma senza l’aiuto e l’energia di tanti ragazzi sarebbe impossibile portare a termine tutti questi ambiziosi progetti.

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Bacheca Il tutto sarà accompagnato da intrattenimento musicale e non solo, ma per il programma definitivo bisogna attendere ancora un pò. Poichè la strada per chi non vive in zona è lunga e pericolosa, soprattutto se si è stanchi o si è bevuto qualche bicchiere, consigliamo agli scout che avessero voglia di partecipare di fermarsi a dormire in casa o in tenda alla Base, prenotandosi all’indirizzo rostiolo@liguria.agesci.it Chi volesse aiutare, sia come singolo che come Clan/Fuoco, partecipando al montaggio delle strutture o al lavoro di servizio e cucina può usare lo stesso indirizzo per ottenere maggiori informazioni.

Un’altra occasione per conoscere la base, non soltanto come spazio per campi, sarà la “Seconda sagra del Fungo” che AGESCI Liguria organizza in collaborazione con il “Consorzio di miglioramento fondiario ed agro-forestale alte Valli d’Orba e Gargassa” e la “Pro-Loco Vara Inferiore” del comune di Urbe, che si terrà il 7 e 8 Settembre presso il campo sportivo di Vara Inferiore. La prima edizione ha riscosso un notevole successo e molti partecipanti, con 394 coperti, ma soprattutto è servita a creare un buon clima di collaborazione con gli abitanti di Vara Inferiore e a far conoscere meglio lo scoutismo, che resta l’obiettivo principale di questa manifestazione. Grande attenzione verrà posta anche quest’anno alla sostenibilità ambientale: come nella prima edizione si cercherà di acquistare prodotti a Km zero, di utilizzare stoviglie biodegradabili e rispettare la raccolta differenziata; per fare ciò abbiamo chiesto il sostegno e l’aiuto di “Eco Feste”, da cui ci auguriamo di ottenere la certificazione di Festa Sostenibile (per saperne di più: www.ecofeste.org). La Sagra prevede la cena del sabato e il pranzo della domenica, offre un menù semplice e di qualità, con polenta al sugo di funghi o di formaggi, taglierini, grigliata di carne o arrosto, funghi fritti e patatine, poi dolci e altro ancora. 35

Concludo questo spazio prezioso che SIL dedica alla Base Regionale “Il Rostiolo” ringraziando tutte le persone che con impegno e tanta fatica stanno trasformando un insieme di case, campi e boschi in una Casa accogliente per lo scoutismo ligure e non solo. Fagiano Ingegnoso

Località Vara Inferiore 07 – 08 Settembre 2013

2a Sagra del Fungo Sabato dalle 19,00 Stand Gastronomici

con menu a base di funghi e non solo!

Serata danzante

Domenica dalle 12,00 Stand Gastronomici, musica dal vivo.... Per informazioni: 3496498967 – rostiolo@liguria.agesci.it Tutte le attività e gli stand si svolgeranno presso il campo sportivo in Località Vara Inferiore e la Base scout “Il Rostiolo” CONSORZIO DI MIGLIORAMENTO FONDIARIO ED AGRO-FORESTALE

ALTE VALLI D'ORBA E GARGASSA


Bacheca

A cura di Emanuela Ratto

Un convegno nazionale per capi e AE sul tema della Fede. Appuntamento il 15-16-17/11/2013 a conclusione dell’Anno della Fede

Ma voi, chi dite che io sia?

A cinquanta anni dall’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, vogliamo raccoglierne lo spirito: riscoprire la più profonda e autentica tradizione cristiana e trovare le forme più capaci di comunicare questa tradizione agli uomini e alle donne di oggi. Con la Chiesa italiana vogliamo raccontare loro “La Vita Buona del Vangelo”, per lasciare che lo Spirito susciti uomini e donne nuovi, capaci di una parlata nuova che sappia narrare con credibilità il Vangelo di Gesù Cristo, iniziare alla vita cristiana, far crescere nella fede, rispondere alla domanda che interroga noi, come i discepoli stessi di Gesù: “Ma voi chi dite che io sia?””. “Sogniamo, come frutto di questa strada, quelle “buone pratiche” capaci di incidere nella vita delle nostre Comunità Capi, delle nostre Unità, ma anche dei nostri Consigli e Comitati, per riscoprire la bellezza, la gioia, la forza di essere comunità di scout cristiani, affascinati dal Vangelo e sempre pronti ad annunciarlo e testimoniarlo con la vita, con la parola, con la celebrazione. Il Convegno fede che ci attende è al contempo una verifica del cammino fin qui compiuto, uno sguardo sulle urgenze del presente ed una presa in carico del futuro.”

Il 15-16-17 novembre prossimo l’AGESCI organizza un convegno sulla fede che si terrà in tre diverse città italiane, al Nord, al Centro e al Sud per offrire a tutti i capi e gli AE la possibilità di confrontarsi sul cammino spirituale personale e dell’associazione. L’appuntamento per i capi liguri, insieme ai capi delle altre regioni del nord Italia, sarà a Trento.

Riprendiamo alcuni stralci della lettera che Marilina Laforgia, Matteo Spanò, Padre Alessandro Salucci, Presidenti e Assistente Nazionale AGESCI, hanno scritto come invito per tutti noi. “Sono ormai cento anni che lo scautismo cattolico anima la vita della Chiesa, mettendosi al servizio dei giovani con il mistero che gli è proprio. Anche noi, come AGESCI, abbiamo contribuito con la nostra competenza. I più giovani fra voi non ricorderanno, se non attraverso il racconto dei Capi meno giovani, quella stagione associativa che si aprì con l’arrivo nelle nostre Comunità capi del Progetto Unitario di Catechesi, da subito battezzato il PUC. Sono trascorsi trent’anni. E ne sono trascorsi venti dal Convegno Giona… Va nella Grande Città e Grida, che rappresentò un momento di “risveglio” per le Comunità Capi e di viva e originale presenza nelle Chiese locali. Oggi siamo chiamati ancora, con forza e con urgenza, ad essere presenza viva ed originale nella Chiesa italiana, così impegnata sul terreno dell’educazione, e nella Chiesa universale, sfidata dall’urgenza di una nuova evangelizzazione.”

Da qui a novembre, sulla stampa associativa e i siti nazionali e regionale, verranno inseriti materiali di studio e riflessione, informazioni logistiche e organizzative, modalità di iscrizione.

Nell’anno della Fede, iniziato lo scorso 11 ottobre, “Il mandato che ci appartiene come adulti cristiani, testimoni del Risorto davanti ai lupetti e alle coccinelle, agli esploratori e alle guide, ai rover e alle scolte, si rinnova. Siamo chiamati a metterci in cammino. E il nostro cammino comincia qui, sin d’ora. 36


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