Scautismo in Liguria 32 Gennaio-Febbraio 2014

Page 1

ScautismoinLiguria

Il coraggio e la vocazione

Democrazia allargata: la partecipazione RS in Assemblea 5 Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N° 32/anno VIII - Gennaio/Febbraio

Lettera aperta tra ex e nuova Responsabile Regionale 8

L’esperienza in branca RS 11


editoriale

In questi giorni ho avuto la fortuna di confrontarmi con due persone “illuminate” che mi hanno aiutato a riflettere sul tema della vocazione. Tante volte ho pensato che la vocazione fosse una chiamata sullo stile della folgorazione di San Paolo sulla via di Damasco. Una voce improvvisa e forte che diventa impossibile non udire e alla quale non è possibile non rispondere. E non riuscendo mai a udirla, mi sono detta che forse non era ancora venuto il mio momento e ho vissuto spesso in un’attesa che mi lasciava un retrogusto di insoddisfazione e infelicità. In realtà la riflessione che mi è stata proposta è stata di provare a pensare alla vocazione come qualcosa di molto più semplice e quotidiano, un vivere a pieno ogni momento, impegnandosi a volere ciò che si è e ciò che si ha la fortuna di avere, una vocazione che si traduce in ogni piccolo gesto e piccola decisione che ogni giorno ognuno di noi fa, mettendo attenzione, amore, coraggio

e fiducia nel progetto di felicità che Dio ha per ognuno di noi. E allora tutto cambia un po’ gusto, le energie non sono più sprecate per inseguire qualcosa che non c’è e si vive il presente, che è l’unico momento che possiamo vivere e nel quale, proprio attraverso i piccoli passi e gesti, costruiamo il nostro futuro. Lo stesso vale per i nostri ragazzi: ogni scelta, ogni decisione, ogni passo che fanno è una risposta alla loro vocazione o almeno sarebbe bello che fossero vissuti così. E forse sotto questa luce anche le scelte difficili o quelle che appaiono noiose o banali diventano invece piene di un senso più profondo che sentiamo appartenerci. Sicuri che il buon Dio ci dia gli strumenti necessari per vivere a pieno la nostra vocazione, qualunque essa sia. Emanuela

La redazione Scautismo in Liguria

Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16123 Genova Tel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08 Direttore Responsabile Giuseppe Viscardi Direttore Emanuela Ratto Redazione: Pietro Barabino, Carlo Barbagelata, Stefano Barberis, Francesco Bavassano, Daniele Boeri, Giorgio Costa, Edoardo Flumiani, Paolo Marré Brunenghi, Luigi Picone.

Hanno collaborato: Elena Bonetti, Lorenzo Cappelli, Michele Caviglia, Barbara Cazzolla, CoCa GE 206, Martina e CoCa Albenga 1, Michela Mazzoccoli, Donatella Mela, Clan Novi Ligure 1, Laura Quaini, Enrica Roccotiello, Marco Rossello, Guido Vinciguerra. Fotografia di copertina: Fabio Lenti © Impaginazione: www.gooocom.it Stampa: Pixartprinting srl Finito di impaginare il 24 gennaio 2014 La tiratura di questo numero é stata di 1300 copie.


Passato prossimo A cura della Comunità Capi GE 206

15-17/11/2013 Convegno Fede Pubblichiamo i contributi di due comunità capi che hanno partecipato al convegno a Trento

“Ma voi chi dite che io sia?”

Partire per un convegno che ha come titolo una domanda personale presuppone sentirsi interrogati ed essere disposti a darsi una risposta. I documenti messi a disposizione sul sito AGESCI ci hanno permesso di entrare nello spirito di questa avventura: il vangelo di Luca dove Gesù dice “Io sono la Via” e percorre la sua strada lodando sempre il Signore “pieno di Spirito Santo” e la riflessione sulla Chiesa quindi sul nostro essere convocati ed inviati. Così siamo stati convocati dal 15 al 17 novembre 2013 in 3 diverse città Trento, Loreto e Catania - per contribuire, partendo dalle nostre realtà concrete e quotidiane, a formulare proposte 2.0 per “trasmettere la fede ed evangelizzare tramite il linguaggio dell’esperienza scout”.

Si parte in 2.500 da ogni parte d’Italia, chi in auto, chi in treno, chi in aereo e chi pullman, e il viaggio è già condivisione. Noi arriviamo a Trento e, una volta indossato il nostro badge, sentiamo che il grande gioco è iniziato. Apertura ufficiale, cena, veglia … Una tavola rotonda ci permette di ripercorrere la storia del cammino ecclesiale dell’AGESCI dal Progetto Unitario di Catechesi (il PUC con le “dimensioni profetica, sacerdotale e regale”!) alla sua elaborazione nella pubblicazione “Sentiero Fede” (le note schede - mettiamoci “in stato di catechesi”) alle esperienze dei Campi Bibbia - “ il testo base della catechesi è la Bibbia”, “la fede si trasmette per contagio, se non ne fai esperienza non la comunichi” - (volume “Come la pioggia e

3


Passato prossimo

la neve”) fino al campo interreligioso 2013 “Nel nome di Abramo” per ricordarci che “la fraternità scout è più forte delle differenze religiose”. Alcune proposte dei relatori: in una società multiculturale preparare percorsi per diventare cristiani, offrire laboratori Bibbia di tre giorni anziché campi di una settimana per tenere viva la fame e sete della Parola, pregare all’inizio di ogni attività perché tutta l’esperienza scout è esperienza di fede.

Come utilizzare i “new media” nello scoutismo? Il teologo prof. Giacomo Canobbio propone una riflessione a partire dal passo giovanneo “Quello che noi abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi…” sulla necessità di annunciare “la verità tutta intera” e ricorda che nella vita di fede “Non c’è attività senza una precedente passività, il Battesimo lo riceviamo, il Vangelo ci è comunicato dagli altri e nessuno arriva a conoscere Gesù se non attraverso un’esperienza di relazione con l’altro. Grazie a una rapida presentazione degli ultimi percorsi di catechesi nelle branche e in FoCa ci rendiamo ulteriormente conto di quanto impegno e creatività sono dedicati alla catechesi a tutti i livelli associativi. I nostri fratelli scout trentini ci hanno accolto con un’organizzazione impeccabile, un’accoglienza calda e attenta e ci hanno comunicato, anche attraverso le visite guidate, l’orgoglio per la loro città, ricca di storia, bella e severa. Portiamo a casa un rinnovato senso di appartenenza all’AGESCI, un’associazione che ci ricorda di fare sempre del nostro meglio, dove la sensazione di inadeguatezza rispetto alla missione che ci è affidata può essere vissuta come occasione di continua crescita e di esperienza della misericordia di Dio. Portiamo in CoCa la disponibilità ad acquisire, come donne e uomini di fede e capi catechisti, insieme una maggiore competenza utilizzando il patrimonio di esperienze presenti e attraverso una comunitaria frequentazione della Bibbia. Portiamo ai ragazzi il nostro desiderio e impegno ad “attrezzarci” per far gustare loro l’amicizia con Dio e con Gesù. “Trento” ci ha fatto sperimentare la sempre nuova gioia dell’incontro con tanti altri capi scout, l’emozione della celebrazione nel duomo e di tutte le preghiere che hanno quel qualcosa di indimenticabile e insieme quasi indescrivibile dei grandi eventi scout, il piacere di un viaggio, un pranzo o un pernotto insieme ad amici vecchi e nuovi. Sì, una buona parte degli ingredienti della gioia che può dare solo un’esperienza scout!

L’ultimo nato in AGESCI è il percorso della narrazione della fede per il quale il Gruppo “Sulle Tracce” ha preparato il volumetto “Narrare l’esperienza di fede”. ” Constatiamo che non possiamo dare per scontato che il clima e la cultura in cui viviamo si muovano all’interno di riferimenti cristiani ma sappiamo che tutto, ma veramente tutto è occasione educativa.” “Ogni attività, ogni momento vissuto insieme con i ragazzi mette in moto una relazione educativa che è il grande segreto dello scoutismo” e “non c’è separazione tra la vita quotidiana e l’esperienza di fede” per cui occorre “avere la Bibbia nella nostra “cassetta degli attrezzi”, nel nostro zaino, occorre scorrerla ed utilizzarla in staff e con i ragazzi facendola divenire per ognuno segno dell’amicizia di Dio per i suoi figli”. Poi è il momento dei lavori di gruppo divisi per branca, quando ci si parla da cuore a cuore e si scopre che spesso “ il problema degli altri è uguale al mio”, quando ciascun capo può contribuire alle scelte per il futuro portando la propria esperienza, i propri dubbi, le proprie idee. Con un puntuale e paziente lavoro di sintesi spetta agli animatori riportare ai livelli decisionali dell’Associazione il patrimonio “della base” qui raccolto. Il sociologo prof. Stefano Martelli sviluppa per noi l’argomento “Scoutismo e videosocializzazioni” soffermandosi sul ruolo egemone assunto dal denaro nella nostra vita e sul “triangolo Sport-Media-Sponsor” quale nuovo triangolo della Bermuda dove i nostri ragazzi possono perdersi e lasciandoci con due quesiti: Come creare comunità quando i contatti fisici e la condivisione del territorio diminuiscono?

4


Passato prossimo A cura di Martina e della Comunità Capi Albenga 1

Il coraggio di incontrare Cristo È questa la domanda – quasi banale nella sua semplicità- che ha spinto i tanti capi liguri presenti (i tre pullman organizzati dalla regione sono stati una sorpresa molto positiva) a recarsi al Convegno Fede nazionale svoltosi a Trento, in contemporanea con Loreto e Catania. Dopo un momento di benvenuto e di accoglienza, il convegno ha visto succedersi molti momenti forti, dalla veglia – testimonianza della prima sera, alla recita delle lodi del mattino, dai laboratori alle tavole rotonde che hanno visto protagonisti, fra gli altri, una figura di spicco come il Prof. Monsignor Giacomo Canobbio, dalla serata “turistica” per Trento (animata da alcuni ragazzi del clan) alla messa conclusiva nello splendido e maestoso Duomo.

suo saluto finale. Qualunque fosse la motivazione di partenza, ciò che poi ha accomunato il percorso di ognuno è stata la ricerca non tanto di risposte, quanto di nuovi stimoli, su un argomento difficile per i nostri ragazzi, ma il più delle volte complicato soprattutto per noi capi, giovani e meno giovani. Quante volte abbiamo davvero avuto l’occasione di fermarci e di chiederci chi è Cristo per me? In questi tre giorni abbiamo avuto modo assaporare la bellezza dell’incontro con la Parola, attraverso le testimonianza delle persone - e di capi - che, proprio incontrando di persona questo Cristo, sono riusciti a fare della loro vita una catechesi continua nei confronti dei propri ragazzi. La catechesi narrativa, ovvero il narrare l’esperienza della fede, è il frutto di un lungo percorso iniziato tre anni fa, ma di un percorso non concluso, che anzi, citando ancora una volta le parole di Marilina, «apre, deve aprire, per tutti noi una nuova fare di ricerca del nuovo».

Erano tanti i capi presenti al Convegno: alcuni forse giunti per curiosità, altri perché “obbligati” da qualche capo gruppo, e altri ancora invece giunti senza avere alle spalle il cammino di una comunità capi, come ha ricordato la presidente durante il

5


Passato prossimo

per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Trovo sorprendente la chiarezza con cui la nostra Associazione continua quella strada che porterà i nostri rover e le nostre scolte a percorrere ad agosto le strade del coraggio: non è un caso infatti che esattamente un anno prima rispetto al convegno fede, molti capi r\s erano presenti al lancio della route nazionale, a Brescia. Io ero lì, e quel clima di bellezza dell’incontro, di entusiasmo e di commozione era lo stesso che si è respirato nell’auditorium trentino. E forse è vero che non possiamo accompagnare i ragazzi sulle strade del coraggio se prima non abbiamo il coraggio di incontrare Cristo in quella Parola che si fa vita: come possiamo far cogliere pienamente ai nostri ragazzi l’esperienza dell’amare, del farsi ultimi, dell’essere Chiesa, del liberare il futuro e dell’essere cittadini senza partire dall’esperienza di Cristo, morto in croce per amore degli uomini? Ma tante volte noi non siamo capaci di riconoscere Gesù che cammina con noi, come era accaduto ai discepoli di Emmaus: «Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino

Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro 23 e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. 6


Passato prossimo

troviamo sempre di più a fare i conti con parrocchie che spesso ci chiudono le porte, con parroci molto lontani dal mondo dei giovani e con ragazzi che sentono sempre più distante la Chiesa in quanto istituzione ma che cercano un dialogo con Dio. E le comunità capi? La scoutismo parte dalla nostre comunità capi, che sono chiamate a fare un lavoro paziente di ricerca del dialogo con quelle parrocchie e quelle Diocesi in cui questo dialogo è quasi impossibile, di formazione dei singoli capi, di avere l’umiltà di chiedere aiuto: perché per scoprire Gesù abbiamo bisogno di qualcuno che ci accompagni a scoprirlo! Tornando da Trento, la nostra comunità capi ha avuto modo di riguardare e verificare l’evento, che il nostro A.E. Don Gigi, presente al convegno insieme alla nostra comunità capi, ha così sintetizzato: «Il lavoro proposto dal Convegno Fede parte dal capo che ha il coraggio di incontrare Cristo attraverso la Parola. Perché il criterio della vita è amare, non è fare». Poche, brevi parole che a mio parere esprimono bene l’invito a narrare l’esperienza di fede, semplicemente (?) con la nostra vita.

E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc, 24, 13-35). Gesù dunque cammina con loro ma non lo riconoscono, o forse non hanno il coraggio di riconoscerlo? Nello stesso modo Gesù ogni giorno ci chiede “E voi chi dite che io sia?” Ma tante, troppe volte, la risposta si fa attendere, perché si dà per scontata oppure perché si mette in coda dopo le mille cose da fare. Con questo convegno l’Agesci (che non è poi qualche cosa di astratto, ma siamo noi capi che formiamo l’Associazione!) ci chiede di andare al cuore del nostro cammino di educatori scout, per vivere insieme ai nostri ragazzi uno scautismo che vada oltre la superficialità del fare, ma che sia capace di vivere con profondità la fede attraverso l’esperienza, che è il grande carisma dello scautismo. Durante questi tre giorni l’Associazione ha voluto ascoltare le esigenze di noi capi, che ci

7


Passato prossimo

A cura di Lorenzo Cappelli, Incaricato alla branca RS Regione Liguria

Un breve excursus per ricordare i passi che hanno portato alla decisione di coinvolgere gli RS all’Assemblea Regionale

La democrazia associativa “allargata” nostro, ovvero l’esclusione dai processi decisionali democratici dei soci maggiorenni, vera anomalia nel campo dell’associazionismo. Non vi nascondo che tra tutti i sei temi che ci avevano chiesto di affrontare questo è quello che avremmo messo da parte scordandocelo più o meno inconsciamente.

Tanti sono i motivi per scrivere questo pezzo, innanzitutto per chiarire meglio un passaggio che è nella testa di molti ma non di tutti i capi, poi perché ogni passo importante va pensato, progettato, costruito e verificato. Molti, compresa la redazione di SIL, ci chiedono di chiarire meglio i passi che hanno portato il comitato alla decisione di invitare una piccola rappresentanza di rover e scolte in assemblea. Il percorso è lungo ma lineare e progressivo, nasce 5 anni fa dalla richiesta pervenutaci dalla pattuglia nazionale a sua volta stimolata dal Consiglio Generale di lavorare seriamente sul livello di coinvolgimento degli RS nella gestione dell’associazione e sulla loro partecipazione effettiva alla democrazia Agesci soprattutto per ciò che li riguarda. Tali richieste avevano sostanzialmente due motivazioni, una educativa, autoeducazione, partecipazione critica ecc e la seconda la risoluzione di un problema tutto

Come tutte le cose scomode è però difficile dimenticarsene e allora un passo alla volta, qualche volta con convinzione e altre per senso del dovere, abbiamo tentato di lavorare a queste richieste scoprendo via via straordinarie potenzialità, le nostre paure ogni volta che si faceva un passo in questa direzione venivano spazzate dalle risposte dei rover e delle scolte. Alcuni passi sono stati evidenti a tutti, come la partecipazione di molti rover e scolte all’assemblea di tre anni fa dove alcuni ragazzi, ignari di regolamenti e con spontaneità, hanno votato. La gestione della giornata della memoria delle vittime delle mafie a Genova interamente gestita da una pattuglia (ALL)a maggioranza di rover e scolte con successo notevole di entusiasmo e partecipazione. La partecipazione di due clan al convegno metodologico Sconfine che ci hanno stimolato con una veglia veramente provocante. La richiesta dell’assemblea stessa di interpellare i rover e le scolte su quali botteghe e laboratori volessero per loro è un ulteriore passo che ci dimostra quanto questa mentalità stia evolvendo. 8


Passato prossimo direttamente dai ragazzi che cosa è stata la route e quali sono le scelte fondanti della carta del coraggio. Il voto dei rover non è l’obbiettivo di questo percorso, è uno dei possibili passi che faremo insieme con la bellezza e la fatica di essere associazione. Ci auguriamo di aver aperto una strada.

Inoltre non si può nascondere che la route nazionale è una straordinaria occasione anche in questo senso, il capitolo nazionale e la carta del coraggio sono esperienze eccezionali per spingere la voglia di protagonismo dei ragazzi. La partecipazione dei rover e delle scolte all’ultima assemblea ha avuto la valenza di investire in modo ufficiale e solenne i nostri ragazzi di un mandato forte, di sentirsi rappresentanti e garanti dell’intera Agesci Liguria e di essere di stimolo per l’intera associazione che riceverà nuovo slancio da quest’esperienza straordinaria. Il tema di fondo del coraggio ci spinge a tentare a livello sperimentale cose nuove e in quest’ottica va letto il voto scorporato e solo indicativo dei rover e delle scolte maggiorenni. La partecipazione anche il prossimo anno in assemblea ha soprattutto il significato di riportare

E ora, lasciamo la parola agli RS che hanno partecipato pubblicando alcuni messaggi che hanno mandato come verifica dell’evento.

Ciao sono Michela l’assemblea era una cosa nuova molto interessante ovviamente non capivamo molto cosa succedeva ma ho capito che voi capi fate tantissimo per noi. La parte della route nazionale era molto interessante devo dire la verità all’inizio non mi interessava venire alla route per

9


Passato prossimo

il prezzo ecc... ma poi dopo la spiegazione, la mia idea è totalmente cambiata :) grazie ci sentiamo presto :) Ciao! All’assemblea regionale mi sono sentita parte dell’associazione, ho fatto un pò fatica all’inizio a entrare nell’ottica di cosa bisognasse fare ma una volta capito il meccanismo non ho avuto problemi! Un po lunga ma è la prima! La vostra attivitá mi è piaciuta molto in quanto con un solo gioco siete riusciti ad amalgamarci e creare un piccolo gruppo! Buona Strada Ciao Lorenzo e Michela, sono Simona, del clan Loano 1 - Tovo 1 - Pietra 1. L’assemblea regionale , personalmente, mi è piaciuta tantissimo, solo verso l’ultima parte l’attenzione è un po’ calata... Tanta carne al fuoco , “tanta roba” -cit.-, è stata una giornata magica. Grazie a tutti, un abbraccio La parte dedicata a noi RS è stata molto interessante soprattutto perché ha chiarito molti dubbi che avevo sulla route nazionale! L’assemblea mi è sembrata molto caotica ma sono felice di aver potuto partecipare ad alcune votazioni. Ciao, Inizio ringraziandovi per la bella esperienza che abbiamo potuto vivere. Ho trovato molto interessante la parte dedicata a noi R/S, riportando in clan questa esperienza, ho trovato confermate dal resto della mia comunità, le emozioni provate. È stato molto utile per chiarire molti dubbi riguardo allo svolgimento della route. Grazie, Luca Tamagno, Varazze1

L’esperienza fatta all’assemblea regionale a mio parere è stata interessante. E’ stata ben strutturata l’attività per lanciare la route nazionale. Invece per quanto riguarda l’assemblea in sé mi sono sentito a tratti fuori luogo perché non c’è stata una vera e propria spiegazione di cosa fosse e non c’è stato fornito un perché della nostra partecipazione (al di fuori di osservare un’assemblea regionale). L’assemblea mi è parsa dispersiva e confusionale. Oltre al lancio della route nazionale mi è piaciuta molto anche la messa. Buona strada Niccolò Ciao, per quanto mi riguarda l’impressione che ho avuto dell’assemblea regionale in sè non è stata molto positiva. per quello che ho potuto osservare io durante la mattina e poi nel pomeriggio dopo il momento in cui noi rs abbiamo svolto le attività sulla route nazionale mi è sembrato che la maggior parte dei partecipanti all’assemblea fossero totalmente disinteressati da ciò che veniva detto da chi parlava al microfono e che durante le votazioni votassero in modo abbastanza inconsapevole. Per quanto riguarda invece il momento dedicato a noi rs penso che sia stato utile per le informazioni nuove che ci avete fornito. (tralasciamo una parte relativa a questioni sulla Route Nazionale, quota, ecc…perché non pertinenti con l’articolo) buona strada

10


Passato prossimo A cura di Donatella Mela

Lettera aperta da Donatella Mela ex Responsabile Regionale della Liguria a Laura Quaini, nuova Responsabile Regionale

Cara Laura...

cercando di coglierne soprattutto le positività e le opportunità. Credo che fare il regionale in Liguria sia veramente un privilegio per la “vivacità” (in tutti i sensi) che i nostri capi ed i ragazzi sanno esprimere, magari non saremo una regione grande che “sposta” i voti a Consiglio Generale, ma sappiamo portare seriamente la nostra voce in tutti i tavoli ed in tutte le occasioni nazionali. Un’occasione privilegiata, che ti invito veramente a sfruttare, sono gli incontri con le persone, i capi, i ragazzi, andando in lungo ed in largo ho visto molte coca e sono sempre tornata a casa arricchita. Dietro il “mugugno”, che a volte fornisce l’occasione, ho conosciuto persone splendide che ancora una volta voglio ringraziare per il loro servizio, soprattutto i giovani capi ai quali noi “senatori” dobbiamo fare attenzione a non smorzare l’entusiasmo (che ho imparato significa “essere ripieni di Dio”). Lungo le strade della regione ho trovato amici vecchi e nuovi con cui condividere progetti e passione ed anche fatica e responsabilità... cosa rara in questo tempo di crisi ed individualismo.

Cara Laura, come al solito ho scritto e riscritto mille volte questa lettera con il pensiero... per cercare di rendere sinteticamente (non voglio far perdere tempo ai capi Liguri... ho provato a fare questa cosa per tutti i 6 anni di mandato) alcuni pensieri ed emozioni di queste settimane.

Nel mio servizio ho sentito spesso Dio vicino a me e la preghiera, a volte un po’ “stanca e notturna” fatta con il comitato settimana dopo settimana, è stata di grande aiuto. Io non smetterò di pregare per Agesci Liguria, per Te, per tutto il comitato, perché credo molto nella comunione in spirito e nella forza della preghiera. L’immagine finale del mio servizio all’assemblea sono i sorrisi ed i ringraziamenti dei capi .. e degli RS presenti (che bello!) ed anche il regalo che mi è stato fatto: il mio trattore... un giocattolo! Per non dimenticare mai che lo scoutismo è anche e soprattutto un gioco !

Non ti darò consigli: non ne hai bisogno! Ricordo di averti conosciuto sul prato di Vara a Macramè .... tu sul trattore sopra un mucchio di “rumenta” ed io che da sotto ti passavo i sacchi.... Agesci Liguria non è un “sacco” ma anche questo è un “passaggio di servizio”! E tu hai cuore, passione, impegno e dedizione per interpretare nel “tuo” modo il ruolo che l’assemblea regionale ti ha affidato. Io posso solo cercare di raccontarti cosa sono stati per me questi 6 anni di mandato : credo che il ricoprire il ruolo di Responsabile Regionale sia il più bel servizio che si possa fare nella nostra Associazione, un po’ a metà tra il territorio ed il Nazionale,

Ti auguro di giocare il gioco e ... di divertirti! Buona Strada! 11


Passato prossimo A cura di Laura Quaini

Lettera aperta da Laura Quaini nuova Responsabile Regionale della Liguria a Donatella Mela, ex Responsabile Regionale e a tutti i capi liguri

Cara Donatella e cara Liguria

Cara Donatella e cara Liguria... vorrei scrivervi insieme perché questa pagina non sia un semplice passaggio di consegne ma possa essere un primo maldestro tentativo di condividere quello che vorrei diventasse il “nostro” servizio. Dona, non lasci un’eredità semplice! Di te mi ha sempre colpito la presenza. Una presenza non tanto e solo fisica, ma di testa, di cuore e di competenza, una presenza che significa “ci sono, faccio quello che posso ma non me ne lavo le mani”. Questo esserci lo vorrei proprio ereditare. Credo che la cosa più bella e importante per vivere il servizio di quadro in questa nostra associazione sia provare ad avere a cuore le cose e le persone – ovviamente non in quest’ordine – esattamente nello stesso modo in cui abbiamo a cuore i ragazzi con cui facciamo servizio.

L’altra cosa che mi piacerebbe avere in eredità in questo passaggio di consegne è la competenza. Che non significa sapere tutto a priori, ma provare a non improvvisare, ad ascoltare, a costruire un pensiero che nasce dall’osservare la realtà. Sia dall’interno che un pochino da fuori, da quel punto di vista strano che danno le strutture, dove in ogni momento ti rendi conto che ci sono mille esperienze diverse e che ciascuna ha qualcosa da insegnare (e da imparare). Ecco, Dona, se tu mi lasciassi un pacchettino in vico con un fiocchetto e dentro queste due cose sarebbe proprio un gran regalo... altro che il moschettone!! :-) Cara regione, vi racconto invece cosa vorrei metterci di mio in questo servizio, sperando che non sia troppo lontano da quello che vi aspettate. E con la totale disponibilità a rivedere le mie posizioni se e quando dovessero risultare inadeguate. Il primo aspetto è un’idea sulle priorità. Credo che capiti ad alcuni (o molti, non so) di vedere la regione come una struttura che si occupa di Vara, di bilanci, di burocrazia... e basta. Non è così ora e vorrei che lo fosse sempre meno. Il compito principale delle strutture è sostenere i gruppi nel loro servizio: un sostegno “organizzativo”, metodologico e di formazione. In questi due ultimi ambiti ho vissuto le mie esperienze di quadro finora e sono convinta che dovrebbero avere la priorità assoluta nei tempi dell’associazione. Sogno un’associazione che, per leggere la realtà e definire una direzione in cui andare, ascolti sempre più i ragazzi, che li coinvolga sul serio, che chieda loro sempre qualcosa in più di quello che gli chiede la società iperprotettiva in cui viviamo. Il secondo aspetto è la corresponsabilità, il coinvolgimento, il lavoro “di staff”. Ho sperimentato spesso come l’essere coinvolti in tanti, magari per una piccolissima parte, sia un meccanismo vincente: più 12


Passato prossimo si è a fare le cose e meglio vengono, e l’impegno diventa alla portata di tutti. Credo che l’associazione non sia una macchina perfetta e intoccabile, che si possa e si debba migliorare nei suoi meccanismi, per renderli sempre più efficaci e meno “spreconi”. Il tempo è una risorsa preziosa per tutti. In questo momento storico ci sembra che lo sia sempre di più. E allo stesso tempo, proprio perché è prezioso, è bello spenderlo per cose importanti. Sogno un’associazione che chieda a tutti di spendere il proprio tempo sulle cose importanti e che non ne faccia sprecare dietro ad altre che invece non lo sono. Che non abbia paura di insistere che alcune cose sono importanti anche se magari non è così evidente, ma nemmeno di cambiare drasticamente i modi di fare se ciò che sembrava importante si scopre non esserlo più. Per finire, sogno un’associazione che sogna. Che, prima di mettere i piedi per terra e iniziare a camminare, ha fatto un volo per scrutare l’orizzonte e vedere se c’è qualcosa di splendido oltre i monti.

Poi si comincia a camminare qui, coi nostri piccoli passi, ma con l’immagine nel cuore di quello che c’è più in là e che magari non saremo noi a raggiungere ma chi verrà dopo... un’associazione che non ha paura di osare e di cambiare, magari a piccoli passi ma senza restare aggrappata alle abitudini. C’è una frase dell’Apocalisse che in questi mesi mi è frullata tanto in testa, al punto che è finita pure sugli auguri di Natale che abbiamo fatto a tutti: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. Più chiaro di così si muore. Ecco, questo è quello che vorrei e che farò del mio meglio per contribuire a costruire. Per ora un grazie di cuore al Comitato & Incaricati di Branca, che mi hanno fatto sentire subito accolta e pronta a partire con loro, e a tutte le persone che a vario titolo - e più o meno visibili - fanno girare le ruote della regione. Un altro alla mia CoCa per il sostegno in quest’avventura. E un terzo a tutti per la fiducia! Buona strada a te, Donatella, e a tutta la nostra splendida regione!

Vi ricordiamo che SIL è la rivista dei e per i capi liguri e vuole essere uno spazio in cui dare voce alle attività fatte per e con i ragazzi, a dibattiti su temi metodologici e non che ci riguardano come educatori e capi scout. Se avete progetti, idee, proposte, possibilmente corredate di fotografie, non esitate e scriveteci a: stampa@liguria.agesci.it. 13


Passato prossimo A cura della Redazione

Il Responsabile Regionale: chi è? Che ruolo ha? Dallo statuto AGESCI… L’incarico di Responsabile è elettivo. Come ogni incarico, sia elettivo che di nomina, ha durata quadriennale salvo diverse espresse indicazioni o rinnovo dell’elezione o della nomina per un ulteriore biennio. NdR: il ruolo di Responsabile Regionale avviene attraverso votazione dei soci convocati in regolare Assemblea (presenza dei due terzi dei soci aventi diritto al voto) e affidato al/la candidato/a che ottiene la maggioranza dei voti espressi. Sono compiti dei Responsabili regionali: - convocare l’Assemblea ed il Convegno Capi regionale; - convocare e presiedere il Consiglio ed il Comitato regionale; - curare i rapporti con il Comitato nazionale; - curare a livello regionale, in sintonia con gli altri membri del Comitato, i rapporti con gli organismi civili ed ecclesiali, con le altre associazioni educative, con la stampa e gli altri mezzi di comunicazione; - dirimere le controversie non risolte dal livello inferiore, sentito il Comitato regionale; - partecipare nei casi previsti all’attività del Collegio giudicante nazionale. - dare esecuzione agli atti e decisioni di ordinaria amministrazione e a quelli di straordinaria amministrazione deliberati dal Comitato regionale. Essi possono nominare procuratori speciali per il compimento di singoli atti. La Responsabile ed il Responsabile regionale congiuntamente hanno la rappresentanza legale di fronte a terzi e in giudizio. Compiono congiuntamente gli atti di straordinaria amministrazione e possono compiere disgiuntamente quelli di ordinaria. Essi possono conferire la rappresentanza legale e la firma sociale a dipendenti ed incaricati, mediante il rilascio di procure – generali o speciali – per singoli atti o categorie di atti.

Se per dimissioni o altra causa la Responsabile o il Responsabile regionale sono impossibilitati ad esercitare le loro funzioni, queste sono svolte per intero fino alla successiva Assemblea da chi permane in carica, o se ambedue impossibilitati, dal componente più anziano di carica del Comitato regionale o, in assenza di questo, da un Capo o una Capo a ciò nominato/a dai Presidenti del Comitato nazionale. La Regione è la struttura composta dalle Zone esistenti nel territorio della Regione amministrativa. Eventuali eccezioni, in accordo con le Regioni interessate, saranno stabilite con deliberazioni dei rispettivi Consigli regionali ed approvate dal Consiglio nazionale. Scopi della Regione sono: - realizzare il collegamento tra le Zone; - valorizzare e diffondere le esperienze metodologiche esistenti in Regione; - assicurare, in collaborazione con la Formazione Capi nazionale, i momenti del percorso formativo di competenza regionale; - far conoscere a livello nazionale le esperienze della Regione, - concorrere alla formulazione della politica associativa e curarne la diffusione e l’attuazione nell’ambito della Regione; - curare l’informazione tra i soci adulti della Regione, anche a mezzo di propria stampa; - curare a livello regionale i rapporti con gli organismi civili ed ecclesiali, con le altre associazioni educative, con la stampa e gli altri mezzi di comunicazione. E aggiungiamo qualcosina ancora: …Il Consiglio regionale è convocato dai Responsabili regionali almeno tre volte all’anno… …Il Convegno Capi regionale è convocato dai Responsabili regionali con frequenza adeguata alla durata stabilita per il Progetto regionale… …L’Assemblea regionale è convocata dai Responsabili regionali almeno una volta all’anno… 14


Futuro semplice

A cura di Michele Caviglia e Barbara Cazzolla, Incaricati alla branca EG Regione Liguria

“Se un uomo sogna da solo, il sogno rimane solo un sogno ma se molti uomini sognano la stessa cosa, il sogno diventa realtà.” H. Camara

èVento di...Coraggio sogni e responsabilità 22 e 23 Febbraio 2014 Cari Capi Reparto, vi scriviamo perché ci mancate un po’… così diceva una vecchia canzone!!! Vogliamo veramente “sentirvi”: toccare con mano la vostra presenza… il vostro esserci sia fisicamente che concettualmente perché è arrivato il grande momento: l’EVENTO REGIONALE EG. Vi chiederete ma perché un evento? Perché vogliamo dare un segnale forte, vogliamo vivere insieme a voi un momento che però non si esaurisca nel tempo di un bivacco ma produca un cambiamento duraturo. Vogliamo puntare sugli EG della Terza Tappa perché sono e saranno loro il motore del reparto e di tutti quegli eventuali cambiamenti che noi, Capi Reparto, da soli non siamo mai riusciti a realizzare pienamente. E sapete perché? Perché i ragazzi sono i PROTAGONISTI unici del reparto: sono loro gli artefici di tutte le imprese frutto dei sogni degli EG.

deve vivere. Contemporaneamente anche il livello nazionale di branca ha sentito la necessità di confrontarsi sul tema della LEADERSHIP in Reparto. Ed ecco perché è ORA il momento in cui Fo.Ca., EG e Pattuglia EG Liguri si trovano a realizzare il loro SOGNO più grande: vedere tutti i ragazzi/e di Terza Tappa che prendono in mano la gestione del Reparto con coraggio ed entusiasmo! Allora ecco perché si è deciso di incontrare gli attori principali: gli EG per dimostrare loro che insieme possono coraggiosamente OSARE, sperimentando la giusta FIDUCIA e quell’AUTONOMIA che si meritano, perché possano in ultimo realizzarsi ed essere i reali protagonisti del loro percorso di crescita; i Capi Reparto per creare un lessico comune, una cultura di branca condivisa e per sciogliere eventuali dubbi o problematiche, aiutati da ospiti importanti quali gli Incaricati e la Pattuglia EG Nazionali.

Le Zone Liguri in questi anni hanno realizzato eventi per incoraggiare e valorizzare il ruolo centrale di questi ragazzi/e competenti e trascinatori, promotori di sogni e avventure entusiasmanti. La Formazione Capi EG Ligure da anni si batte per evidenziare come la naturale spirale evolutiva del percorso educativo in Reparto dopo aver attraversato le fasi di scoperta e competenza preveda un importante momento di RESPONSABILITÀ che ogni ragazzo/a

Quindi per tutti questi motivi e per altri mille che sono ancora rinchiusi nei nostri cuori e nel profondo delle nostre aspettative di Capi Reparto… …ma soprattutto per gli EG che sono stati affidati ad ognuno di noi, vi aspettiamo TUTTI il 23 Febbraio!!! A presto, La Pattuglia EG, la Fo.Ca. EG, il Pattuglino Eventi EG, Barbara e Michele 15


Futuro semplice

A cura di Michela Mazzoccoli, Incaricata alla branca RS Regione Liguria

Un importante appuntamento in preparazione alla Route Nazionale

1-2/3/2014 il forum Regionale RS

La data in cui avverrà la Route Nazionale si sta avvicinando sempre più e i Rover e le Scolte di tutta Italia, ed indirettamente tutta l’associazione, si stanno preparando attraverso un percorso ricco di eventi ed incontri. Dopo il momento in assemblea con i referenti di ogni comunità, tutti gli RS liguri si incontreranno l’1 e 2 marzo al Forum Regionale. Più o meno nello stesso periodo anche i Rover e le Scolte delle altre regioni parteciperanno ad eventi simili; i Forum Regionali vogliono, infatti, essere un passo fondamentale verso la Route Nazionale, un momento in cui si inizierà a “mettere in comune” i pensieri, le idee, i sogni delle diverse Comunità RS, in cui i diversi Clan potranno iniziare a condividere il percorso che hanno intrapreso sulla Strada del Coraggio. I Forum saranno nello stesso tempo un passo “globale” e un passo “locale”, avverranno quasi in contemporanea, ma ogni Regione ha scelto il suo stile per realizzarli. In Liguria si è scelto di far vivere, in piccolo, quanto avverrà dall’1 al 10 agosto! Da Chiavari a Savona alcune Comunità RS ospiteranno nella loro zona altri Clan; insieme le comunità gemellate faranno “un assaggio” della route mobile… faranno strada, anche se poca (quella che il tempo a disposizione permetterà di fare), la strada non può mancare in Branca RS! E poi sarà l’occasione per confrontarsi sui temi dei Capitoli, su quanto imparato di nuovo, sui dubbi, sulle certezze, sui pensieri nati durante le fasi dell’osservare e del giudicare, sulle idee emerse per affrontare la fase dell’azione.

Ogni comunità gemellata si organizzerà come meglio vorrà per affrontare tutto questo nel pomeriggio/sera del sabato. La domenica ci si ritroverà a Genova, inizialmente i Clan parteciperanno ad una tavola rotonda incentrata sui temi delle Strade del Coraggio con relatori di grande spessore tra cui Don Fabio Corazzina di Pax Christi e Roberto Cociancich (ex incaricato nazionale al settore internazionale e parlamentare europeo), in questo modo ogni singola comunità RS potrà confrontarsi ulteriormente sul tema del capitolo su cui sta lavorando e uscire da questo evento con nuove idee, dubbi, pensieri, opinioni….. E poi ci si troverà tutti insieme per “assaporare”, in piccolo, il Campo Fisso di San Rossore. In questa occasione verrà lanciata la Carta del Coraggio e si ritornerà a casa con nuovi input per continuare la strada personale e comunitaria in vista della Route Nazionale. Anche in questa occasione si punterà molto sul protagonismo dei ragazzi, tutto il percorso verso la Route Nazionale e la Route stessa hanno al centro i ragazzi, le loro idee e le loro azioni…. Per questo le comunicazioni dell’evento arriveranno anche a loro direttamente attraverso i referenti delle diverse comunità che hanno partecipato al lancio della Route all’assemblea regionale. Un gruppo di rover e scolte sarà anche direttamente coinvolto nel raccontare il Forum diventando dei veri e propri reporter mettendo le proprie competenze al servizio di tutta l’associazione. I racconti di ogni Forum realizzati con articoli, foto, brevi video, tracce e interviste audio potranno essere pubblicati sulla piattaforma nazionale Stradedicoraggio.it, così questi eventi “locali” potranno raggiungere una dimensione “nazionale”! Il Forum sarà anche un momento importante per i capi RS.Vi sarà, infatti, l’opportunità di giocarsi in un altro momento di formazione dopo quello avvenuto a novembre , questa volta incentrato proprio sul protagonismo dei ragazzi (per non scordarci mai che sono LORO i veri protagonisti!). Vi aspettiamo! Buona strada 16


Futuro semplice A cura di Stefano Barberis

Un nuovo appuntamento della rubrica che ci accompagna verso la Route Nazionale

2014: l’anno del coraggio per tutti

Eppure il Consiglio Generale AGESCI ha parlato chiaro come cita la mozione 9/2012: “la Route Nazionale RS è la Route dell’intera Associazione” ed è per questo tutti i capi devono essere in qualche modo partecipi di questa esperienza straordinaria che segnerà in maniera profonda il nostro futuro, di capi, di associazione e soprattutto il futuro di 26000 giovani. È la route di tutti in primo luogo perché coinvolge i ragazzi, che sono il centro, il senso e i veri protagonisti della nostra associazione, poi perché è esperienza di essere associazione a livello nazionale e anche perché i passi di coraggio che vivremo ora apriranno orizzonti nuovi a tutta l’associazione per i prossimi anni. A noi Comunità Capi è chiesto il coraggio di metterci in cammino con i nostri Rover e Scolte, e fare della route un’occasione di crescita per tutto il gruppo e non solo un’incombenza dei Capi RS. E allora perché non proporre ai nostri Rover e Scolte in servizio nella nostra unità di presentare la route nazionale ai nostri fratellini o esploratori e guide? Magari parlando proprio di coraggio e proponendo attività coraggiose ai nostri ragazzi. Sarebbe davvero bello che in tutti i progetti educativi di unità ci fosse presente la parola coraggio e che tutti noi capi proponendo le nostre attività non ci fermassimo al già fatto, al gioco più semplice e tranquillo, alla missione più “sicura”, ma provassimo un po’ad osare coinvolgendo nelle attività più “coraggiose” i nostri RS in servizio, anzi magari lasciando a loro la “palla” e lasciando che sia il loro momento per gestire un gioco o un’attività coi ragazzi/bambini. Basta davvero poco: un gioco per sperimentare e superare le paure dei nostri fratellini, magari un grande gioco al buio in cui sperimentare i cinque sensi oppure un’uscita di squadriglia senza tenda sfruttando al massimo le arti del trappeur con una bella traccia di riflessione sul coraggio dei cavalieri. Ricordiamoci, come ci siamo detti nel numero di SIL precedente, di essere capi coraggiosi e allora sì che la Route Nazionale sarà davvero la route di tutti noi.

Buon Anno a tutti! Buon anno Akela e Bagheera, buon anno Capo Reparto e Capa Reparto, buon anno Maestri dei Novizi e Capo Clan e Capo Fuoco! Buon 2014! Un lungo viaggio sta per iniziare, un viaggio che vedrà coinvolta l’intera Associazione e la branca Rover e Scolte in particolare, una strada (ma anche una pista e un sentiero!) che ci porterà a vivere 12 mesi di intense emozioni, di avventure speciali, di incontri straordinari che cambieranno il futuro dei nostri ragazzi e dell’intera Associazione, un viaggio che ci porta dritti all’agosto del 2014 quando migliaia di giovani provenienti da tutta Italia si incontreranno per vivere la Route Nazionale. Certo, sin qui tutto bello, tutto fantastico, tutto semplice, ma ad Akela sorge un dubbio: ma ai miei fratellini della Route Nazionale cosa importa? Anzi, diciamocela tutta…la Route Nazionale, guardando le date, mi incasina un bel po’ già che Ikky, Mang e Chil andranno via qualche giorno prima della fine delle VdB! 17


Futuro semplice

A cura di Enrica Roccotiello e Marco Rossello, Incaricati alla branca LC Regione Liguria

Introduzione al sussidio sulla catechesi in branca LC

Questa catechesi è una giungla

Pensereste a voi stessi come ad un’enorme cassettiera dove gli scomparti contenenti emozioni, sentimenti e vita vissuta si aprono e si chiudono a compartimenti stagni, senza possibilità alcuna di comunicazione tra loro? O vorreste piuttosto essere considerati nella vostra interezza di persone? Pensereste ad uno dei fratellini e sorelline che vi sono stati affidati nel medesimo modo? Senza considerarli nella loro globalità? Almeno in linea teorica, a prescindere da quanto sia complesso riuscirci! Nel percorso che ci ha condotto in questi due anni a formulare il sussidio catechesi ci siamo resi conto che più che pensare a strumenti nuovi occorre piuttosto riscoprire quelli già presenti mettendoli in comunicazione tra loro, con un occhio alla globalità del bambino. Che vuol dire? Se la catechesi è un cassetto che apro e chiudo piuttosto che il filo rosso che lega il mio agire di capo allora “fare catechesi” comporta tutti i problemi evidenziati dalle nostre zone e presi in considerazione quando è iniziata la stesura di questo sussidio: senso di inadeguatezza e sfiducia da parte dei capi, delega agli AE per la catechesi, progettazione a spot, morale diretta per essere sicuri che il concetto che si vuol trasmettere venga afferrato, difficoltà ad utilizzare gli strumenti di branca per vivere la catechesi…. Alzi la mano chi non si ritrova in almeno uno di questi. Se vi può consolare noi la stiamo alzando! L’idea del sussidio non vuole essere quella di un supporto con ricette pronte all’uso quanto piuttosto quella di un compendio di spunti che rimettano in discussione il nostro essere capi testimoni e catechisti, nella branca LC. In qualunque territorio di caccia ci si muova, lo stile e gli strumenti della branca sono irrinunciabili! Leggereste le storie di Mowgli ai vostri lupetti anziché narrarle? Vi viene questo dubbio quando siete di fronte alla Bibbia? Proponiamo una rielaborazione di un messaggio, cioè qualcosa che passa attraverso il nostro vissuto, oppure recitiamo a memoria?

La spiritualità scout e, di conseguenza, la catechesi, cioè l’esperienza che ne deriva, pervadono tutto! Il passaggio fondamentale è smettere di “fare catechesi” in branca LC ed iniziare semplicemente a viverla, affinché diventi un modo di conoscere Qualcuno attraverso il cuore, passando per esperienze concrete e significative. É più importante un “frontalone” sul Vangelo del giorno o Baloo che gioca con i suoi lupetti? É importante che a messa tutto fili liscio o che i VVLL preghino insieme ai loro fratellini e sorelline? La catechesi va progettata, con cura, in modo che diventi, citando Fra Carletto (AE nazionale dei Foulard Blancs), “un modo di respirare insieme a Gesù, un modo di giocare con Gesù”, insomma un tutt’uno con la vita di branco! Quali sono gli “ingredienti” di una buona catechesi? 1) i VVLL 2) i LLCC 3) la relazione che si viene a creare tra loro attraverso la parlata nuova. È proprio in questa terra di mezzo che si viene a creare quell’alchimia per cui VVLL e LLCC imparano e vivono qualcosa di concreto INSIEME. Non occorrono spiegazioni tutto passa attraverso il vivere. Lo stile è quello della compagnia, del “fare con..”. Questa non è solo farina del nostro sacco, quanto il frutto della pedagogia del Signore, che ha una visione positiva dell’uomo, in evoluzione, che va avanti. Proponiamo esperienze positive e concrete nella quotidianità del bambino? Che lo conducano a percepire chi ha intorno come il suo prossimo, da amare? Siamo in grado di leggere ogni istante della nostra vita insieme al bambino alla luce del messaggio evangelico di cui siamo portatori? Non sarà immediato, ma con questa prospettiva potremo veramente far “uscire dai cassetti” la nostra catechesi e iniziare a viverla. Sbaglieremo, ci metteremo del tempo…non importa! Siamo un popolo in cammino, non siamo soli, possiamo farcela! L’importante è non perdere di vista la direzione verso cui ci stiamo muovendo! Non resta perciò che offrirvi gli spunti sviluppati nel sussidio e augurarvi…buona caccia, con Gesù!

18


Giornata del Pensiero 2014 “L’educazione apre le porte a tutte le ragazze e i ragazzi”

Carissime e Carissimi, in occasione della Giornata del Pensiero continuiamo ad approfondire gli Obiettivi del Millennio. Quest’anno l’Associazione Mondiale delle Guide ed Esploratrici Scout (WAGGGS) ci propone il Secondo Obiettivo: raggiungere un’educazione primaria universale.

L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra. NELSON MANDELA

L’educazione è un tema molto importante per tutti i giovani del mondo. Nonostante i progressi, circa 250 milioni di bambini in età delle scuole elementari non sanno leggere, scrivere e far di conto. Globalmente, 123 milioni di giovani (tra i 15 e i 24 anni) non sanno leggere e scrivere; il 61% di loro sono giovani donne (MDG Report 2013). Il tema si ispira ad uno degli otto “Obiettivi del Millennio”, tra i quali anche noi Guide e Scout individuiamo, ogni anno, il filo conduttore del nostro Thinking Day, che in tutti i Paesi viene celebrato attraverso iniziative che permettono la raccolta del “Penny”, segno di solidarietà per lo sviluppo del Guidismo nel mondo. Il Thinking Day è un'occasione per le ragazze e i ragazzi di tutto il mondo per approfondire la conoscenza di temi importanti, che toccano da vicino i loro coetanei in diverse parti del mondo, e per impegnarsi a cambiare in meglio il mondo che li circonda. Milioni di scout e guide possono acquisire consapevolezza e far sentire la propria voce in difesa dei diritti dei più deboli anche attraverso le attività proposte per il Thinking Day. Come ogni anno, con i fondi raccolti da WAGGGS, verranno sostenuti alcuni progetti specifici. Per il 2014 i Paesi ai quali sarà destinato il Penny sono: Egitto, Bangladesh, Armenia, Saint Vincent e Grenadine e Benin. In ogni Paese i soldi andranno spesi in progetti gestiti dalle associazioni di guide locali. Per l’AGESCI: La lettera di lancio e i materiali educativi utili all’organizzazione delle attività sono disponibili sulla pagina del settore internazionale http://www.agesci.org/settoreinternazionale/home.php. Per il CNGEI il Kit completo di WAGGGS (in inglese) verrà caricato sul portale associativo. Il Settore provvederà alla traduzione e metterà a disposizione la versione in italiano. Il conto corrente federale sul quale versare i fondi raccolti è: Banca popolare Etica Scpa - IBAN: IT09 Z050 1803 2000 0000 0511 480. Nella causale scrivete: Agesci o Cngei - Nome del Gruppo - TD 2014. Buon Thinking Day a tutti!

Noemi Ruzzi Commissaria federale WAGGGS Incaricata internazionale AGESCI

Valeria Comacchio Commissaria internazionale CNGEI

19


Fare scoutismo A cura di Stefano Barberis

Esperienza in branca RS La parola all’incaricata Nazionale, Elena Bonetti

Quanto è importante il metodo esperienziale in branca RS? Non trovi che troppo spesso i nostri clan/noviziati dimentichino l’importanza di giocare la comunità con esperienze comuni forti e significative restando fermi in riunioni lunghe e noiose?

Un capo clan lo sa: la strada, il servizio, il toccare con mano e coi piedi la realtà che ci circonda possono far capire ai nostri rover e scolte le cose e prepararli a diventare uomini e donne della partenza molto di più di mille attività tra le quattro mura della sede, mille testimonianze seduti sulle sedie, mille film, dibattiti e riflessioni. Tante volte in questi mesi di preparazione alla Route Nazionale ci siamo interrogati se un evento così grande saprà mantenere lo stile e il carisma della branca RS, dando la possibilità di vivere una vera e gigante esperienza di roverismo ai nostri ragazzi. Sicuramente coniugare grandi numeri, grandi ideali e grandi obiettivi non deve essere facile.

Certamente la dimensione dell’esperienza in branca RS è sostanzialmente legata alla strada, che per noi è il DNA della dimensione esperienziale. Non credo valga la pena ritornare sull’importanza della strada nella branca, credo però che dobbiamo ridirci che, come quando impariamo a scrivere dobbiamo imparare l’alfabeto e scrivere tante volte le stesse lettere, per diventare rover e scolte che camminano dobbiamo fare strada, tanta strada. A questo punto la dimensione della comunità e del servizio, che ci dicono che la dimensione esperienziale è relazione, non privata, e ha un fine (rendere più bello e giusto il territorio e il tempo che calpestiamo e “camminiamo”), maturano attraverso il nostro collocare la dimensione dell’esperienza in una duplice dinamica che sosta e si muove, che è e diviene insieme, che è appunto la strada.

Alla luce anche della recente analisi nata durante lo scorso convegno regionale sull’importanza di vivere a pieno le esperienze in clan e noviziato e dei temi che abbiamo trattato in quell’occasione, abbiamo voluto porre alcune domande e spunti di riflessione all’incaricata nazionale di Branca RS, Elena Bonetti che, con CORAGGIO, sta preparando forse la più grande esperienza scout che i nostri rover e scolte vivranno quest’anno: la Route Nazionale.

20


Fare scoutismo Bacheca dinamica. In branca RS l’esperienza non si propone, la si vive, la si traccia, la si calpesta e si dispiega, come la route. La route non è un pacchetto da proporre, scartare, mangiare e riguardare. La route è il coraggio dell’inizio, l’umiltà di accettare di vivere insieme, la scoperta costante di un senso che si apre al nuovo, l’incontro e la responsabilità che ci si assume di ogni passo e ogni incontro.

Non possiamo però non declinare la strada ad assumere un senso, una direzione ed una responsabilità. Queste credo siano le parole nuove a cui declinare il nostro passo. Secondo te i nostri clan sono davvero malati di “attiviteite”? Una malattia che ha come sintomi lunghe riunioni settimanali troppo volte viste come momenti per stare chiusi in sede a parlare e discutere o a bivacchi in cui si cammina un’ora perchè poi bisogna fare le “attività”. Non pensi che troppo spesso le comunità RS tendano, in nome del confronto, della condivisione e della comunità, a riempire il tempo dei propri incontri con attività/temi/discussioni che ci stanno forse piano piano facendo perdere quegli “irrinunciabili” del nostro metodo?

La route non la si rilegge, la si lascia risuonare nei passi, nei ricordi, nel nostro essere tornati nuovi a casa. Credo che questa sia in fondo la pedagogia dell’esperienza. Allora con questo stile ben vengano anche le discussioni, l’impegno, la capacità di rendere le nostri mani capaci di servire. Ma solo se questo è vissuto come se prendessimo lo zaino in spalla, per partire, arrivare e ripartire.

Credo che fare un’analisi di valutazione sulla capacità dei nostri Clan/Fuoco su un possibile iper-attivismo con varianti metodologiche più o meno lecite e ortodosse forse non porterebbe ad un reale e profondo sguardo sulla branca RS oggi. Magari tra un anno, conclusa la strada della Route Nazionale, potremo dipingere un volto diverso da quello che oggi intravediamo per la branca e magari coglierne delle rughe e insieme la freschezza di un nuovo che non ci aspettiamo.

Quanto è importante vivere sul campo i nostri valori, le nostre scelte? Possiamo rispondere ai dubbi dei nostri ragazzi non con parole e pensieri,ma con fatti concreti? Il metodo RS è un metodo che fa risuonare il senso dell’agire e dà forma incarnata al senso e alla responsabilità. La difficoltà di educare attraverso il metodo RS è forse quella che ci chiede di essere “interi” e adulti. Perché nulla è più legato del pensiero e dell’azione di quando si cammina, di quando si costruisce la comunità… c’è una spiritualità di chi cammina, ma ogni passo è terribilmente concreto e insieme capace di evocare pensiero. Così non c’è impegno che non sia insieme “fare e pensare”. Questa compiutezza è quella dell’uomo e della donna della partenza a cui far tendere i passi dei nostri RS, a questa compiutezza siamo chiamati ad aderire come capi.

Certamente in merito alle domande formulate credo si sia colta una forte criticità rispetto all’esperienza educativa vissuta in branca RS e, in qualche modo, queste stesse letture trovano un parallelo nell’analisi (impietosa diciamocelo) che spesso l’associazione fa rispetto al livello e alla qualità della formazione dei capi in branca RS (per questo basti leggere qualche atto dei recenti Consiglio Generale). Un’altra criticità che colgo è che troppo spesso in branca RS usiamo il termine “proporre” delle esperienze. Credo che come capi dovremmo abituarci a pensarci non come organizzatori di proposte (esperienze) che poi una volta terminate potremo valutare e rileggere. Credo dobbiamo maturare in una dimensione più adulta di questa

E allora pronti…prendiamo lo zaino in spalla! La Route Nazionale è nostra e sarà una vera esperienza RS se noi la vivremo come tale, senza paura, ma credendo nel nostro metodo e nei pilastri del roverismo, del nostro fare strada!

21


Fare scoutismo A cura di Giorgio Costa

Appunti sulle tante possibilità di escursioni e percorsi di montagna, comprese le uscite di reparto e branco, partendo da una località facile da raggiungere

I monti intorno Arenzano: un mare di itinerari

Una riflessione da parte degli Incaricati Regionali all’Organizzazione

C’è un versante del gruppo del Beigua servito da una fitta rete di sentieri e percorsi ben segnati e mantenuti e, soprattutto a portata di mano. È l’anfiteatro naturale che si apre sopra Arenzano, va dal mare agli oltre 1000 metri di M.Rama, M. Argentea e M.Reixa. Non è un caso unico nella nostra bellissima riviera ma è sicuramente interessante per le nostre uscite. Dalla Stazione di Arenzano o dal vicino Santuario del Bambino Gesù di Praga, si può rapidamente salire e avvicinarsi alla base delle grandi salite. Bisogna fare un po’ di attenzione nella valle del Lerone, una volta raggiunta Lerca solo un antico ponte incassato nel torrente permette di passare in sponda sinistra. La ricchezza di segnavia aiuta soprattutto se si imboccano fin dall’inizio! Oltre ai tradizionali itinerari FIE (due linee rosse, triangolo rosso, due cerchi rossi) vi sono gli “storici” percorsi dell’Architetto (segnavia A) e dell’”ingegnere” (segnavia I) oltre alle direttissime all’Argentea (Stella) o alla Rocca Vaccaria (V). Lungo i percorsi più bassi (C1, C2, T) alcune attrazioni naturalistiche: l’area del castagno con il castagno pluricentenario, più a monte le bellissime cascate e marmitte del Rio Leone tra cui il caratteristico laghetto della Tina. Ponti, prese d’acqua, muri dentro un ambiente così selvaggio danno un senso di mistero a questi luoghi. Per gli ornitologi queste valli sono di eccezionale interesse per la presenza di uccelli rari. C’è un bel percorso guidato in prossimità del centro ornitologico in loc. Vaccà. Si possono prenotare visite guidate contattando il Parco.

Tutta l’area è caratterizzata dalla presenza di numerosi “ripari”, piccoli edifici in pietra costruiti dai contadini del posto in passato, per gli usi estivi di fienagione e pascolo. Molti sono stati restaurati dal Parco e dai volontari di Arenzano, hanno nomi curiosi e sono parte integrante dell’ambiente. Sono aperti e lasciati alla buona educazione dei frequentatori. Alcune proposte per attività scout: Per bivacchi, raids, hikes, challenges: -salite dirette nella valle del rio Lerca, cresta dell’Argentea, rio Negrone, Passo della Gava fino all’alta via. Sono disponibili tanti sentieri paralleli (compresi quelli da Voltri e Sciarborasca) ed equivalenti per salite contemporanee di tanti gruppi. Possibilità di percorsi trasversali per chiudere anelli e realizzare traversate con combinazioni innumerevoli. Possibilità di ricovero notturno in quota fino a 20 persone (ben stipate) al bivacco Gilwell al Saiardo (sotto il Reixa, versante di Voltri) e al bivacco Padre Rino di Case Leveasso (sotto l’Argentea). Il bellissimo rifugio sullo spartiacque dell’Argentea è chiuso e offre solo un ricovero di emergenza. Dal crinale spartiacque su cui corre l’Alta Via vi è possibilità di discesa su Vara (segnavia gialli, quadrato e rombo). In generale tutti i percorsi garantiscono ambiente spettacolare alpino con panorami e scorci sul mare. Acqua potabile ovunque. La percorribilità è per tutte le stagioni con il limite del caldo estivo. Serve qualche accorgimento (pantaloni lunghi ed eventuale pulizia post gita) per le tante zecche nell’erba alta nel 22


Fare scoutismo Bacheca recuperata dai volontari di Arenzano si trova presso il riparo Cianella, circa un’ora e quarantacinque minuti dalla Stazione. (da loc. Agueta poco sotto il Curlo, strada sterrata per passo da Gua, da qui seguire C2 verso l’acquedotto dei Ruggi, poi indicazioni riparo Cianella). Quando la portata dei torrenti è ridotta, è bello fare attività lungo il torrente Leone nella zona detta Passu du Figu e lago della Tina a oltre un’ora proseguendo nella valle dal riparo Cianella. Per le cacce, i prati di loc. Vaccà e quello di riparo Cianella.

periodo Aprile-Luglio. Sono portare dai numerosi caprioli che frequentano i boschetti e le zone con presenza di acqua. Tempi di percorrenza: in media 3-4 ore maremonti. Si possono creare percorsi ad anello di tutte le durate. (es. sentiero Ingegnere 3 ore). Si tratta di ambienti severi e stimolanti per riscoprire il gusto dell’esplorazione, dell’osservazione. Ideali per sviluppare l’orientamento e affinare tecniche topografiche. Molti percorsi su strada sterrata sono ciclabili con MTB, di grande soddisfazione per i panorami che offrono. Per gli esperti bei percorsi di torrentismo e speroni di roccia per arrampicare.

Riferimenti utili: Cartografia 1:25000 Parco del Beigua . Ediz. Libreria Universitaria Genova, Via Ugo Foscolo 7. Bibliografia: Vette e sentieri del Béigua Geopark. di Andrea Parodi, ediz. Parodi Tutte le descrizioni dei percorsi. Sul web: www.altaviadeimontiliguri.it www.verdeazzurroligure.com www.mappeliguria.com www.quotazero.com ugruppu.altervista.org Contatti: il gruppo Arenzano 1 (ovviamente).

Uscite di reparto e cacce. Possibilità di mettere tende per bivacco nelle fasce davanti al Centro Ornitologico – ex casa forestale loc. Vaccà, un’ora e venti dalla Stazione (verificare, contattando il Parco, che non ci siano attività di osservazione o manifestazioni domenica mattina). Per raggiungerla dal Santuario-via costa frati-sentiero degli inglesi/strada Salomona fino a loc. Curlo. Poi ancora segnavia due cerchi rossi fino alle case. Altra area più piccola ma con prati per tende,

23


Visti da fuori A cura di Pietro Barabino

“Il rapporto con i ragazzi è un po’ come quello tra il contadino e il seme: non puoi dirgli di diventare pera, mela o pesca a seconda di quello che preferisci tu…”

Visti da fuori

[interviste a persone significative per allargare gli orizzonti, fornire spunti di riflessione, metterci in discussione] Intervista a Carlo Gubitosa, insegnante, scrittore e giornalista la nonviolenza evangenlica non era ancora entrata nel Patto Associativo e la pubblicazione riflette un percorso fatto insieme all’Associazione, anche raccogliendo e rielaborando le esperienze di tutti gli scout che erano andati a fare interposizione nonviolenta quando farlo era ancora illegale (fuori dai confini dell’Italia l’obiezione di coscienza era considerata una diserzione). Il Settore PNS e l’Agesci in quegli anni hanno saputo fare tesoro dell’esperienza di tutti gli scout che avevano partecipato alla “Marcia dei 500” su Sarajevo con don Tonino Bello o avevano esperienze di azione diretta nonviolenta. Insieme siamo arrivati a quel grande passo avanti che è stato “l’innesto” dell’educazione alla pace e alla nonviolenza nel Patto Associativo e quindi nel metodo. Baden Powell scriveva che la formazione scout e quella militare non hanno nulla a che spartire: “Il sistema militare impone ai ragazzi dall’esterno una istruzione collettiva, lo scautismo incoraggia dall’interno l’individuo a sviluppare da sè la propria personalità. L’addestramento militare lo plasma fino a renderlo simile ad un modello predeterminato, pezzo di un meccanismo, mentre lo scopo dello scautismo è sopratutto di sviluppare il carattere e lo spirito d’iniziativa del singolo”. Eppure B.P. fu anche militare, e tra cerimonie, gerarchie e divise, non ti sembra sia passata un’immagine distorta dello scautismo? La “cultura della pace” non è un bollino che si è appiccicato a posteriori su un metodo militarista, è uno dei valori fondanti dello scautismo, eppure il pregiudizio esiste: “Siccome il loro fondatore è stato un militare e siccome gli scout portano una divisa, allora la sua associazione rappresenterebbe una forma di militarismo, per lo meno esteticamente”. Chi conosce bene la storia di Baden Powell e i suoi scritti conosce il “salto di qualità” tra la sua vita “numero 1” e la sua vita “numero 2” (come le

Carlo Gubitosa nasce a Taranto nel 1971. Ingegnere, giornalista freelance e saggista, tra i pionieri del mediattivismo in Italia, dal 2003 realizza seminari su giornalismo e new media presso l’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni: “Telematica per la Pace”, “L’informazione alternativa”, “Viaggio in Cecenia”, “Elogio della pirateria”, “Carovane. Esperienze di strada contro le guerre e le mafie”, “Genova nome per nome”, “Propaganda d’autore”. Dal 2009 dirige “Mamma!” la prima rivista italiana di satira e giornalismo a fumetti. Quali esperienze ti legano all’Agesci? Sono stato nell’Agesci dall’83 al 2003. Sono stato Akela, maestro dei novizi e capo clan.. per poi lasciare una piccola traccia con il Settore Pace Nonviolenza Solidarietà per la realizzazione del libro “Il grande gioco della pace. Educazione alla pace ed alla nonviolenza con il metodo scout” (Fiordaliso, 2007). Quando abbiamo iniziato a lavorare sul libro 24


Visti da fuori supermercato. Bisogna fare attenzione a non “indottrinare” (nè rendere “indottrinabili”) i ragazzi…

definisce lui stesso nel libro: “La mia vita come un avventura”). Nella sua vita da militare, va detto che fu impegnato in un’opera di difesa e non di attacco, non per portare morte o oppressione o colonialismo culturale, ma per cercare la sopravvivenza comune di inglesi e sudafricani attraverso la raccolta di informazioni, come fatto per il noto “assedio di Mafeking”. Nella sua vita scout, fin dalla fondazione del movimento, è esplicito il rifiuto dell’educazione militare. Gli incontri tra scout di tutte le nazioni sono intenzionalmente uno strumento per l’educazione alla pace e di promozione della fratellanza universale. Il Jamboree nasce dall’idea che se i popoli si incontrano e si mischiano poi non si faranno la guerra. Il senso dell’uniforme nello scautismo io non ce l’avevo, l’indossavo per tradizione. Questo senso me l’ha dato un ragazzino peruviano di case di ringhiera che era nel branco di cui io ero Akela a Milano. Durante una caccia di primavera in mezzo agli altri lupetti insisteva per andarsi a coricare con l’uniforme, piangeva e insisteva… stava male nel doversi mettere il pigiama. Gli ho detto: “Va bene, puoi dormire con l’uniforme ma mi devi dire il motivo” così lui mi ha spiegato: “Perché tutti gli altri bambini hanno dei pigiami molto più belli del mio e io invece la cosa più bella che ho è quest’uniforme che porto con piacere e che sono felice di portare anche andandomi a coricare”. Per questo si sottolinea la dimensione di unione (“uniforme”) rispetto a quella militare di divisione (“divisa”). Perfino l’uniforme quindi può essere uno strumento educativo se usata intenzionalmente, senza darci troppo peso.

È anche vero che qualche “paletto” rispetto alla scelta politica c’è, almeno per i capi… Per me i “paletti” li mette il Patto Associativo, però poi sta alla coscienza del singolo capo. Il ragionamento non dovrebbe essere: “Tu hai espresso delle opinioni diverse e quindi non sei organico, non sei compatibile” ma: “Andiamo insieme in direzione della coerenza”. A livello personale non possiamo dare mai per scontata nessuna scelta e nessun orientamento per quanto ci possa sembrare affascinante o convincente rispetto ad altri. Se un partito xenofobo e razzista come la Lega è considerato costituzionale, non potrò dire al capo che dovesse simpatizzare per loro: “Tu non puoi entrare perché sei in contrasto con alcuni princìpi”. Allo stesso modo, se nella grande varietà di presenze all’interno della Chiesa ci sono ancora i cappellani militari, non sarò io a “salire sull’altare” e dire al capo che di mestiere fa il militare: “Tu non c’entri”. Attenzione però, andremo a dire a tutti i capi, e a noi stessi per primi, di fare due cose: confrontare come le proprie scelte (di lavoro, di vita, di impegno politico) siano in linea con i valori del Patto Associativo e del Vangelo e quindi di essenzialità, di sobrietà, di accoglienza, di fraternità, di spirito di fratellanza internazionale. Chi aderisce al Patto Associativo, indipendentemente dal mestiere che fa o dalle cose che professa, ha il diritto di fare scautismo e ha il dovere di confrontarsi insieme alla Co.Ca. con quel Patto. Quindi io non dirò al militare: “Tu sei fuori”, dirò: “Confrontati con lo spirito di nonviolenza evangelica contenuto nel Patto Associativo.”

Lo scautismo educa ancora al pensiero critico e alla cittadinanza attiva o rischia di “accomodarsi”? L’impegno politico non dev’essere un’emozione superficiale dovuta alle mode, ai leader o ai guru del momento ma un orientamento all’interno del quale poi ognuno sceglie priorità, argomenti e valori che ritiene più urgenti. L’Associazione dovrebbe tuffarsi fino al collo nella sua scelta politica esplicitata nel Patto Associativo, senza farsi egemonizzare o attrarre da proposte partitiche. L’educazione alla politica è una cosa seria e ormai sono totalmente sgretolate quasi tutte le agenzie educative che permettevano di acquisire gli strumenti per diventare buon cittadino. Il nostro compito come educatori è quello offrire ai ragazzi quelle conoscenze di base per fare in modo che la politica non sia un semplice click su Facebook o l’adesione a un simbolo come fosse un prodotto da acquistare al 25


Visti da fuori Nel proporre esperienze e servizio tra “chi muore di fame e ha freddo” avverti il rischio di un certo “turismo emozionale”? È stata una critica mossa anche al “Progetto Sarajevo” e a tante iniziative che hanno portato scout in zone di conflitto. Se l’obiettivo è la crescita dei ragazzi, il “turismo” accanto a chi soffre (cioè la presenza fisica accanto a popolazioni e a situazioni di guerra, di sfruttamento, di povertà) è sicuramente più educativo del “turismo” ludico del villaggio turistico… poi si può fare il possibile affinché sia meno possibile “turismo emozionale” e più possibile “incontro e momento di crescita”. Nel volontariato, nella gratuita dedizione al prossimo, c’è anche una componente di crescita, a maggior ragione nella presenza degli scout all’interno di situazioni problematiche. Non ha senso distinguere tra chi “fa solo del bene” e chi “cresce facendo un percorso educativo”, sono due risvolti di una stessa medaglia. Non potremo esimerci dall’andare verso chi soffre se vogliamo avere un ruolo educativo e non potremo esimerci dal fare crescita personale se vogliamo fare del servizio. Le numerose esperienze che sono state fatte e si fanno in situazioni di conflitto o a contatto con realtà di disagio, di povertà, di emarginazione, di immigrazione, di disabilità sono linfa preziosa per uno scautismo che altrimenti rimane un “gustarsi la vita nei boschi tra di noi senza aprirci al mondo esterno”, cosa che invece B.P. ci ha assolutamente raccomandato di fare. Certo, queste esperienze vanno fatte in maniera rispettosa, preparandole bene, coinvolgendo i ragazzi e non calandoli dall’alto e senza strumenti in una situazione.

Poi sta alla coscienza di ciascuno trovare una quadratura etica e morale tra il “riponi la spada nel fodero” del Vangelo e l’appartenenza alle forze armate. Questo rispetto delle scelte altrui però non esime nessun capo dell’Agesci dal dovere di “impegnarsi a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza”. Poche parole che ci aprono un mondo di concetti, spingendoci a riflettere su cosa vuol dire essere cittadini del mondo e operatori di pace, e cosa comporta la scelta nonviolenta che nasce dalla Buona Novella di Gesù Cristo. Per quanto riguarda il rapporto con i ragazzi? Partirei dal famoso “Ask the boy”: chiedi al ragazzo dove vuole andare e poi sii un facilitatore. Noi non facciamo addestramento, imposizione di valori. Facciamo educazione, “tiriamo fuori” dai ragazzi quello che loro stessi hanno già dentro come potenziale. Cerchiamo di essere nel rapporto con il ragazzo quello che è un po’ il rapporto tra il contadino e il seme. Al seme tu non puoi dirgli di diventare pera, mela o pesca a seconda di quello che preferisci tu. Devi seminare e annaffiare e poi quando escono i primi germogli capirai verso dove si sta muovendo quel semino che tu hai piantato. Riassumendo, io partirei dai valori della consapevolezza e del rispetto. Consapevolezza di quello che diciamo e di come si mette in relazione con la nostra scelta scout, con la nostra scelta cristiana. Rispetto di chi ci sta davanti nel proporre le nostre scelte non come verità assolute o modelli da replicare ma come una testimonianza da mettere in discussione con spirito critico.

Un punto debole e una potenzialità dello scautismo? Il rischio è sempre quello di rimanere in un “Nirvana di scautismo” perdendo un po’ il contatto con le realtà di frontiera e stando chiusi nelle nostre sedi, perdendo la capacità di innestarsi nella vita dei quartieri, di saper rispondere alla domanda: “Dov’è la sacca di emarginazione e di disagio più pesante della zona in cui vivi?”. L’opportunità io la vedo nel fatto che lo scautismo è uno strumento per educare alla libertà e in quanto tale ci dà la libertà di poter partire dai ragazzi senza avere ricette preconfenzionate.

Come fare una credibile proposta di fede oggi? Io penso che se dobbiamo proporre una scelta cristiana, cattolica, spirituale, religiosa a dei ragazzi la strada obbligata è la testimonianza. Non si può fare catechesi solamente sul livello della chiacchiera o della “lezione frontale”. C’è bisogno di azioni concrete e dirette. Anche il capo con la vita spirituale più “incerta” può essere a pieno titolo inserito in questa prospettiva, nel momento in cui testimonia con il suo impegno, con il suo volontariato e con la sua scelta di servizio il fatto di stare “nella grotta di Gesù bambino” e non “nella reggia di Erode”. Di stare vicino ai poveri, a chi muore di fame, a chi ha freddo, a chi in quel momento è l’incarnazione di Cristo nei nostri quartieri, nelle nostre parrocchie e nelle nostre città. Se il requisito fondamentale è quello della testimonianza, sarà anche più semplice aprirci a tutti.

Il video dell’intervista su youtube: http://goo.gl/XX8gZa 26


Zoom Liguria

A cura del Clan del Novi Ligure 1

Il 7 dicembre 2013 il Clan del Novi Ligure 1° ha organizzato un incontro aperto a tutti di presentazione della storia del gruppo raccontata attraverso vignette e short stories. L’evento si è svolto presso il teatro Paolo Giacometti

7 dicembre 2013 La storia dello scautismo novese raccontata per short story “Nel vostro passaggio in questo mondo, che ve ne accorgiate o no, chiunque voi siate e dovunque voi andiate, state lasciando dietro di voi una traccia. Altri la noteranno e potranno seguirla. Può essere una traccia che li conduce al bene, oppure può portarli fuori strada. Ciò dipende da voi. Può darsi che la vostra traccia sia marcata sugli alberi, per renderla visibile a chi vi segue, o invece può darsi che lasciate inavvertitamente delle orme per altro riconoscibili sulla sabbia. In un caso come nell’altro è bene ricordarsi che si lascia sempre qualche tipo di traccia; e quindi, volgendo i propri passi nella giusta direzione, potete indirizzare bene anche coloro che vi seguono. La vostra traccia è segnata da azioni, dalle frasi che dite e dalle parole che scrivete. Le azioni sono pietre miliari fissate in modo permanente; le frasi sono soltanto orme che il tempo può alterare o cancellare. Le parole scritte sono tacche coscientemente lasciate sugli alberi.” B.P.

27


Zoom Liguria

A cura di Guido Vinciguerra, Pattuglia Comunicazione Masci Liguria

Anche quest’anno è arrivata a Genova la Luce di Betlemme, simbolo della Pace

La Luce di Betlemme

Accesa direttamente dalla lampada della grotta della Natività a Betlemme, la luce arriva da moltissimi anni in Austria. Fin dal 1986, partendo da Linz, gli scout la portano anche in Italia. Inizialmente la tradizione era relegata solo a Trieste, ma negli anni ha contagiato tutta l’Italia coinvolgendo scout giovani e adulti delle diverse associazioni.

Quattro lati, quattro segni.

Sabato 14 dicembre, alla stazione Principe di Genova, è giunta la pattuglia di scout e guide che compiono il servizio di attraversare mezza Italia per diffondere la luce.

- Sul lato del Carlo Felice, tanti striscioni ed una bandiera italiana montata sul cavallo di bronzo di Giuseppe Garibaldi ci ricordano le manifestazioni più o meno spontanee dei “forconi”.

Domenica mattina la pattuglia è stata accolta da scout di Agesci, FSE e Masci e dai rappresentanti delle amministrazioni locali (municipio, comune e regione). Il grande cerchio nel mezzo della piazza, quest’anno si è svolto in un’atmosfera insolita: non abbiamo trovato una piazza assonnata ed infreddolita col grande albero a farla da padrone, ma altri segni che sembrano ricordare la necessità di vivere veramente la pace.

- Da una parte il mercatino dei giocattoli di Sant’Egidio che ricordano l’emergenza della povertà crescente: - Sulla facciata di Palazzo Ducale un grande striscione ricorda il principale problema dell’Italia: il lavoro che manca.

- Sul lato del palazzo della Borsa ci sono lavori in corso per uno spot pubblicitario. Il lavoro manca ma bisogna lavorare anche la domenica! In mezzo a tutti questi segni, il cerchio intorno alla Luce ci ha richiamato ad impegni grandi. Dopo gli interventi dei responsabili di Agesci e Masci anche gli amministratori locali hanno voluto dare il loro contributo. 28

Ho segnato sul mio taccuino alcuni concetti che non è facile sentire dai politici: La Luce ci fa vedere. Dobbiamo vedere con gli occhi e con la mente. Dobbiamo vedere le necessità di coloro che ci sono “prossimo” ed impegnarci per rimuovere queste necessità. Possiamo partire dalla Buona azione quotidiana, scoprendo quanto sia importante compiere il nostro dovere verso il nostro Paese. Se l’umanità avesse sempre seguito la luce non ci sarebbero stati né schiavi né guerre. Concluse le riflessioni ed una breve preghiera, la cerimonia è terminata con la distribuzione della luce ai presenti. Tre lampade sono state consegnate dai lupetti ai rappresentanti delle istituzioni.


Scout chi legge! A cura di Francesco Bavassano

Questa rubrica satirica talvolta esagera, talvolta proprio inventa. Sorridono e cantano anche nelle difficoltà :)

Il più grande spettacolo dopo il Bim Bum Crack: la route nazionale!

lo scoutismo italiano e il fatturato di Sebach gabinetti chimici, è iniziato con i Maestri dei Novizi che ci dicevano:

Forse il più emozionato per la Route Nazionale è mio padre... Non fa altro che chiedermi quanti saremo -Trentamila hai detto? Sicura? Per tutti e quattro i giorni?- E si frega le mani. Ieri ci ha portato a cena fuori, non l’ho mai visto così felice; mio fratello sta pensando di sfruttare il momento per farsi prendere l’iPhone. Quest’anno sono in Noviziato e sarò una dei trentamila! Papà si è messo freneticamente a fare dei conti su un foglio, sono riuscita a sbirciare solo “3 pasti al giorno x 30000” e “tonnellate di m***a”.

- Benvenuti cari ragazzi, questo è l’anno più bello della vita scout, quello in cui si prende in mano il proprio futuro, l’anno più delicato e misterioso in cui sarete VOI a scegliere. Noi saremo presenze discrete e vi accompagneremo in questo lirico afflato di vita. Bene, entro una settimana ci porterete 140 euro, 10 ve li anticiperà la Co.Ca. Più il censimento e la quota della route invernale fanno 250. Domani il Clan ci presenterà il Capitolo che faremo. Cos’è un capitolo? Non importa, noi saremo i loro aiutanti muti. Per la prossima riunione leggerete i primi 10 capitoli dell’Apocalisse e scriverete un pensierino dal titolo “Guardo dalla finestra e penso al Coraggio.”-

Scusate, non mi sono ancora presentata: sono Chiara. Chiara Sebach. Quest’anno profetico, eroico, futuristico e coraggioso, che conduce all’evento che cambierà 29


Scout chi legge!

Ci starebbe un collegamento, che so... con gli scout francesi e poi in coro: Pooporòppopopooopò. Adesso ridacci la nostra Gioconda! Perché siamo noi i campioni del mondo!

I titoli delle Strade di Coraggio forse sono stati scritti dagli stessi che hanno partorito “atomi pazzi, denaro trionfante schiaccia grida di madri” di E ancora scouting for boys. Belli, evocativi, però in alcuni punti non capisco se siano una supercazzola o fosse necessario usare paroloni per rimarcare che erano titoli pensati da adulti, probabilmente quadri (anche se i quadri parlanti li ho visti solo in Harry Potter).

E pensare che volevo lasciare una volta finito il reparto. In clan, alcuni che dovevano prendere la partenza quest’autunno hanno fatto di tutto per rimandarla. Negazione pubblica dei dogmi, risse senza esclusione di colpi nelle correzioni fraterne, crisi isteriche durante i punti della strada. Marco, ad esempio, si è salvato in extremis tirando una testata nei denti al don verso la fine della cerimonia della Partenza.

Mio cugino che è capogruppo nel quartiere vicino al nostro mi ha detto che noi scout dobbiamo “abitare le domande”, “camminare sulla frontiera”, che “la vertigine non è paura di cadere” ma “voglia di volare”. A forza di abitare qualche domanda siamo rimasti sepolti in casa, aggiunge, ma va beh, a volte facendo melina porti a casa un pareggio, in attesa di tempi migliori.

Mia mamma poi è invidiosissima, si dice che ci sarà Jovanotti!! Lorenzooo! A me non dispiace, magari duetterà con il grande Papa Francesco, mi immagino già l’apertura del concerto:

La nostra comunità RS ha scelto di ospitarne altre due per la parte di cammino che precede i giorni a San Rossore. Noi già siamo una trentina tra clan e noviziato, quest’estate saremo un’orda di 70-90 persone?! Una colonna che lascia dietro di sé scatolette di Simmenthal, carta igienica e fogli della catechesi. Alla sera scenderemo a valle e faremo razzia nei villaggi, in cerca di giardini per le nostre 30 tende. Madonna degli Scout non sarà più solo un solenne canto delle Aquile Randagie ma un’esclamazione di paura dei paesani.

“Fratelli e sorelle buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi all’... OM-BELI-CODEL-MONDOOO! E via con la musica. Blog: http://scoutingfor.wordpress.com Facebook: https://www.facebook.com/ scouting4future

Non riesco a immaginare quando sarò in mezzo ad altri trentamila ragazzi, un numero che batte diversi Jamboree mondiali recenti.

30


Educare è un’arte Da utilizzare nelle nostre unità in particolare per la “leggerezza responsabile” con cui affronta il tema mafie

La mafia uccide solo d’estate (Italia 2013, 90’) Pif ha iniziato come Iena e ha raggiunto il successo con il Testimone su MTV, trasmissione nella quale racconta il mondo con gli occhi di un bambino quarantenne, sospeso tra la satira bonaria, l’ingenua curiosità e qualche stoccata irriverente. Il suo primo film, per il quale ha affrontato anche la regia, è una sintesi della sua arte originale e fresca ed è una sorta di autobiografia di impegno civico. Pierfrancesco Diliberto, nato nel 1972 e cresciuto a Palermo negli anni delle stragi, già con le puntate iniziali delle prime due stagioni del Testimone (Addio pizzo e Orfani di mafia) ed ora con questo film, si è focalizzato sulla mafia e su come la sua generazione possa reagire e contrastarla.

coraggiosa e vincente nell’affidare ad un cast di bambini buona parte del film. La comparsa di Arturo e Flora adulti, Pif e Cristiana Capotondi, dà vigore alla trama, fino alla delicata scena dei funerali del Generale Dalla Chiesa che per i più sensibili vale il prezzo del biglietto. Il film si conclude con un messaggio di presa di coscienza e di speranza per il futuro e sembra già una prima chiusura di un percorso artistico ed esistenziale intrapreso da Pif sin dalla sua assistenza alla regia nel film I cento Passi del 2000.

Lo ha fatto in maniera diversa dal solito: diretta e fresca. Diretta perché non si ricordano film con la parola “mafia” nel titolo e perché prende i mafiosi e li butta sulla scena senza drammatizzarne la figura, presentata anzi con piglio comico e dileggiante. Fresca perché racconta gli eventi con gli occhi di un bambino: Arturo, protagonista per buona parte del film. Arturo e la sua famiglia, onesta ma immersa nel sistema, Arturo e Flora, la bambina di cui è innamorato, figlia di un banchiere colluso, Arturo e Giulio Andreotti, strambo eroe d’infanzia e grande delusione per i rapporti torbidi con la mafia; Arturo e i grandi personaggi che hanno lottato per la giustizia e la legalità dando la propria vita.

Da anni Agesci intreccia il sentiero con chi lotta contro le mafie e si dà da fare contro di esse per la legalità ed un futuro libero da questa spregevole forma infestante di criminalità e di pensiero. Il film è un buono spunto, adatto anche agli E/G e, perché no, a qualche C.d.A.; da utilizzare nelle nostre unità in particolare per la “leggerezza responsabile” con cui affronta il tema mafie, senza visioni buie né derive del tipo “tutti mafiosi tranne noi, marcio ovunque”.

Il film si snoda, a tratti con qualche incertezza, tra episodi della vita di Arturo e fatti di cronaca nera mafiosa italiana, richiamati senza pesantezza ma con decisione, per fare memoria ed educare con gentilezza lo spettatore. La resa del film annacqua un po’ lo stile sognante e innovativo tipico di Pif e la sceneggiatura ci consegna una serie di episodi poco legati e talvolta un po’ deboli ma risulta

Blog: http://scoutingfor.wordpress.com Facebook: https://www.facebook.com/ scouting4future 31


Spiritualità scout A cura di Padre Paolo Marrè Brunenghi

Una riflessione di accompagnamento all’educazione al cammino di fede dei nostri ragazzi

Ma cosa s’è fumato Giovanni???

di Bibbia che non conosci e che forse può metterti in discussione? Dici sempre di aprirsi al nuovo e al diverso, e adesso scarti subito qualche immagine un po’ strana? Strade di coraggio?”… E poi gli scalda panche hanno dimostrato di capirla più di me! E un novizio mi ha disegnato il Figlio dell’Uomo che vedete qui! E già, chissà che se faccio il mio passo non venga fuori una catechesi che è la fine del mondo! ;) Apocalypse now!! Ce la facciamo sotto perché non la conosciamo e non la capiamo? Beh, almeno siamo consapevoli che dobbiamo fare uno sforzo! Normalmente affrontiamo la Bibbia pensando di capirla al volo e di sapere già cosa vuol dire e…sbagliamo perché non la lasciamo parlare! Chissà che la lingua a spada a doppio taglio dell’Apocalisse non riesca invece a penetrare nel nostro più profondo, anche se sforzando un po’?! Ma adesso facciamoci coraggio e affrontiamo questo libro! Tanto per cominciare via lo spauracchio! L’Apocalisse non è una collezione di “profezie” di catastrofi che avverranno prima della fine del mondo e la descrizione di come poi avverrà la fine del mondo stessa. Giovanni è un profeta nel vero senso della parola: un uomo che parla al suo popolo nel nome di Dio per condannare profeticamente le cose che non vanno bene, proprio perché le persone possano vivere bene e nella gioia vera. Nel nome di Dio denuncia le ingiustizie. Invita a un agire nella storia diverso ed incoraggia a farlo manifestando l’azione di Dio a fianco dell’uomo. Consola e incoraggia. Condanna e denuncia. Invita e prega! Ecco il profeta! È vero il contenuto è profetico, ma il contenitore è apocalittico! Un genere letterario non comune, a noi poco noto e difficile da comprendere! Ma pur sempre un genere letterario e non un’ipotetica descrizione di eventi futuri! Un genere letterario comune ai suoi tempi, e anche nei secoli di poco precedenti,

Quando ho visto che P. Giovanni e quelli della pattuglia nazionale hanno scelto come tema della catechesi per la route nazionale l’Apocalisse, mi sono chiesto: ma cosa si sono fumati? Ma dico io: con tutti i bei temi che ci sono nella Bibbia e tante cose belle e chiare, proprio sull’Apocalisse dovevano buttarsi? Ma non ci capisco niente io che ho studiato tanta teologia, immaginati dei rover e scolte che sono anni che a messa ci vanno solo quando sono costretti ad andare a scaldare le panche! E chissà cosa s’era fumato Giovanni quando gli è girato di scrivere un libro così?! Ma che cosa ci tocca fare?! Poi mi sono sognato uno di quegli angioletti strani che ‘sta gente vedeva e mi diceva: “Ma vuoi parlare di coraggio ai tuoi ragazzi, e te la fai sotto ad affrontare un pezzetto 32


Spiritualità scout accompagnarvi e che è ricchissima di immagini e di simboli! Quando leggerete questo articolo, avrete già incontrato il “Figlio dell’Uomo”. A proposito avete fatto caso che questa è l’immagine con cui Gesù ama autodefinirsi nei vangeli? Sapete da dove viene? Avete cercato nella vostra Bibbia? Ecco, l’Apocalisse è piena di immagini e simboli. Per la loro interpretazione è meglio la Bibbia stessa che wikipedia! Per questo sono fondamentali le note che avete in fondo al testo ma specialmente quelle a margine che indicano i passi paralleli. Se avete una concordanza (indice dell’uso delle parole chiave della bibbia) usatela! Altrimenti viene bene anche una Bibbia sul computer o su internet: http://www.bibbiaedu.it/ dove trovate l’edizione del 2008 e dove potete trovare le varie occorrenze della parola o della frase (magari non solo “Figlio dell’uomo”, ma anche “Figlio d’uomo” che vi porta a Daniele che è la citazione chiave per capire l’uso del termine!). Fatelo per tempo: non è detto che poi in route abbiate campo per connettervi al momento giusto! E lasciatevi provocare dalle immagini: perché sul trono c’è un agnello? Cos’è l’agnello pasquale? Che tipo di regno devo aspettarmi? Che tipo di forza? Quella di un agnello che si lascia condurre al macello? Doglio dice: “…guardando la storia dal punto di vista delle vittime, Giovanni presenta una sorta di teologia della liberazione: senza prospettare una fuga dal mondo verso un sogno utopico, combatte però l’illusione di cambiare la società ricorrendo alla forza del potere e propone come autentica via di salvezza la testimonianza inerme dell’Agnello, unica capace di vincere”! Che mazzata! Giovanni ci propone sì una teologia della storia e ci assicura l’azione di Dio nella storia: però il centro di questa azione è Dio che si lascia mettere in croce per amore e poiché lo fa con amore questo conduce alla Risurrezione e trasforma la storia stessa! Ci vuole coraggio? Sarà centrale nella nostra catechesi confrontarci con questo e verificare se per ciascuno di noi e per le nostre comunità di clan questo è veramente il centro oltre che l’alfa e l’omega della nostra vita di fede! Giovanni ci incoraggia a seguire questo esempio dicendoci che questo è ciò che segna veramente la storia e che qua è la vera vittoria sulla storia: l’amore oltre la morte! Vedrete tornare il numero sette che vi dividerà le parti. Ricordatevi che il mondo è stato fatto in

e un genere letterario utile per fare una denuncia del sistema politico e sociale senza il rischio di finire di nuovo confinato ai lavori forzati nell’isola deserta di Patmos (Ap. 1,9, al tempo di Nerone o di Domiziano?). Prendiamolo come tale! L’Apocalisse è innanzitutto un libro denuncia e un libro di incoraggiamento a comunità cristiane che vivevano in condizioni socio-politiche difficili. Un libro di speranza proprio perché va alle radici della speranza cristiana come anche alle sorgenti dell’impegno socio politico dei cristiani per “lasciare il mondo un po’ meglio di come l’hanno trovato”: il mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo, centro e svolta della storia! Principio e Fine, Alfa ed Omega! Ben sintetizza un prete e biblista ligure che molti di voi conosceranno, Claudio Doglio: “Libro di Consolazione e di incoraggiamento, l’Apocalisse di Gesù Cristo secondo Giovanni è stata composta come esortazione alla resistenza, rivolta alla comunità cristiana per rafforzare la sua testimonianza di fede in un momento di crisi. Quest’opera conclude splendidamente l’intero canone biblico, proponendo immagini ricche di fascino che coinvolgono il lettore e lo lasciano talvolta sconcertato: gli presentano, infatti, la rivelazione del mistero di Dio che si è compiuto nella Pasqua di Cristo e si va compiendo nell’esperienza storica della Chiesa” (Apocalisse. Introduzione, traduzione e commento, Ed. San Paolo, 2012). È vero che siamo genovesi, almeno molti, ma ve lo raccomando magari come acquisto di Co.Ca. se avete difficoltà a capire il testo. Se riesco vi includo qualche pezzo di introduzione sul nostro sito ligure. Un altro prete biblista genovese a contatto con gli scout, don Davide Bernini, mi ha detto di raccomandarvi anche Klemens Stock, L’ultima parola è di Dio. L’Apocalisse come buona notizia. Ed. Apostolato della Preghiera, 1998. E poi chiaramente le poche pagine di P. Giovanni nostro AE nazionale sono sintetiche e chiare e con altre ottime referenze biografiche. Sfruttatele e magari sfruttate anche i preti che vi ho indicato e quelli preparati che conoscete (o anche non preti ma persone preparate) per una buona introduzione all’Apocalisse. Se non l’avete ancora fatto, è importante. Non tanto per il lavoro da fare da qui a giugno che è abbastanza chiaro, ma specialmente per la parte che dovrete fare in route, dove non è detto che ci sia qualcuno ad 33


Spiritualità scout sette giorni e che la storia è divisa in settimane di sette giorni in cui si celebra ogni volta il mistero della Pasqua settimanale. È questo che celebrate ogni domenica a messa, vero?! O ve ne ricordate solo quando andate a Taizé? È nella fedeltà della Pasqua settimanale che troviamo la forza per vivere in modo da trasformare la storia sulle orme di Akela! Ah, no, non del vecchio lupo! Sulle orme dell’Agnello! Da qui a giugno il cammino è facile! L’incontro con le sette chiese. Giovanni indica i loro pregi e i loro difetti. I loro punti forti e le loro debolezze. Le cose da cambiare e le cose che fanno bene. Incoraggiamento e correzione nel loro cammino di fede. Siamo invitati a confrontarci con loro e vedere dove ci piazziamo. Può essere utile segnalare punti positivi e negativi di ciascuna comunità e vedere dove ciascuno di noi si piazza e dove ci piazziamo come comunità.

Farei prima una tappa personale, poi farei fare a ciascuno un sogno come quello di Giovanni e farei scrivere ai nostri ragazzi una lettera alla loro comunità di clan indicando secondo loro pregi e difetti, punti forti e punti su cui la comunità dovrebbe camminare a riguardo della fede! Poi il confronto con le comunità di Giovanni e alla fine vedere assieme dov’è arrivata la comunità di clan e dove deve ancora camminare. Che ne dite? Ma ascoltate i vostri ragazzi! Per me sono stati una vera RIVELAZIONE! A proposito sapevate che “apocalisse” vuol dire proprio “rivelazione”? L’atto di togliere il velo o ciò che copre e nasconde: scoprire, svelare, rivelare! Se abbiamo il coraggio di affrontarla veramente e seriamente, cosa ci svelerà l’Apocalisse? Apocalisse: una catechesi che è la fine del mondo o la fine della catechesi? ;) Buona Strada! Paolo, AE del Genova15

34


Bacheca

A cura di Daniele Boeri

“Lasciate il mondo un pò migliore di come lo avete trovato” ...non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. (Mt, 23, 3) una casa all’altra, o se proprio non se ne può fare a meno, avere l’attenzione di riordinarli. Ancora togliere la cenere, i calzini e i torsoli di mela dalle stufe.. .. tutte queste piccole attenzioni sono segno di civiltà, soprattutto per il campo successivo e per chi deve partire ed andare a porre rimedio ai problemi! Una buona occasione per fare qualcosa di utile e toccare con mano cosa vuol dire fare manutenzione in base è il campo Ora et Labora che anche quest’anno AGESCI Liguria propone a comunità RS dal 17 al 19 aprile 2014; un’occasione di servizio, di raccoglimento e di confronto, nella splendida cornice di Vara.

Ben tornati nella rubrica dedicata alla Base scout “Il Rostiolo”, come si intuisce dal titolo inizio questo appuntamento con una lieve polemica già ben visualizzata dal nostro IROM alla Assemblea di Novembre.

Per quanto riguarda i lavori di grande portata, finalmente il cantiere della casa Romana sta per essere liberato, mancano ancora molte rifiniture e parti del lavoro che termineremo noi volontari, ma già da questa estate i primi gruppi potranno iniziare ad utilizzarla per i campi.

Vero è che lo scoutismo ha molti meravigliosi strumenti che i capi usano benissimo creando divertenti attività che rendono interessante qualsiasi argomento, ma è altrettanto vero che “lo Scoutismo entra dai piedi”, dalla cura per le attività semplici e quotidiane, come buttare via la spazzatura, tutta, a fine campo, cassette di plastica comprese; segnalare se viene fatto qualche piccolo danno....,ecc,ecc.

Sempre con l’estate contiamo di inaugurare il nuovo impianto idraulico e antincendio, opera costosa e poco visibile, ma di fondamentale importanza per il corretto e sicuro svolgimento dei campi. Vedendo in via di conclusione tutti questi enormi lavori non posso che dare uno sguardo indietro, al 2004 e al meraviglioso campo internazionale “Macramè” che è stato la scintilla per questo grande progetto di riqualificazione della Base.

Eppure bastano poche attenzioni come, non lasciare nulla, né cibo, né oggetti, salvo accordi con la pattuglia o il comitato in Base; non spostare gli oggetti, i letti o le stoviglie nelle case, né da 35


Bacheca Non posso non pensare alle condizioni in cui versavano tutte le strutture della base, che mai avrei pensato fosse realizzabile il sogno di vedere concluso un progetto così ambizioso; per di più nonostante il periodo di crisi, che di certo non ha risparmiato nemmeno Il Rostiolo ed AGESCI, eppure ce l’abbiamo fatta! Per questo motivo il mio ringraziamento sincero e la mia stima vanno alle tante persone che, ognuna con le proprie possibilità e capacità hanno contribuito a realizzarlo, ai comitati regionali che si sono susseguiti, ai membri della pattuglia vecchi e nuovi, alle unità che hanno prestato il loro servizio nelle varie edizioni di Ora et Labora, alla comunità MASCI che tutte le estati ci regala una settimana di prezioso servizio qualificato e a tutti coloro che nel proprio piccolo hanno messo il loro impegno per lasciare la nostra Base un po’ migliore di come l’hanno trovata.

Pattuglia Vara

Infine comunichiamo che, a causa di una frana avvenuta durante i campi invernali, il sentiero da Vara Inferiore resterà inagibile fino all’avvenuto ripristino; pertanto è stato migliorato il passaggio dalla casa Romana al Rostiolo per consentire l’accesso pedonale. Fagiano Ingegnoso.

Per qualsiasi informazione: rostiolo@liguria.agesci.it Ricordo che chi volesse dedicare anche un piccolo ritaglio del suo tempo è sempre ben accetto, sicuramente tra gli “ex” di qualche gruppo, tra gli RS che non scelgono di entrare a fare servizio in comunità capi o anche tra gli amici o gli scout di vecchia data ci sono muratori, idraulici, elettricisti, falegnami o anche persone che hanno solo voglia di mettersi un pò in gioco. La pattuglia Vara è un gruppo molto eterogeneo e divertente, non comporta un impegno fisso né molto gravoso, per cui fatevi avanti, ci sarà da faticare, ma anche da divertirsi e migliorarsi.

Sagra del fungo

Anche quest’anno porteremo avanti il progetto della Sagra del Fungo a Vara nella prima settimana di Settembre, probabilmente ci sarà qualche variazione rispetto alle edizioni precedenti, ma il significato resta sempre lo stesso: rinforzare i rapporti con la popolazione di Vara Inferiore, lavorando con loro e spiegando cosa è e cosa si fa nella nostra base “Il Rostiolo”. Se qualche Clan/Fuoco fosse disponibile per dare una mano nella gestione, montaggio e smontaggio della festa è fortemente apprezzato. L’invito a partecipare resta sempre aperto a tutti, ottima occasione per svagarsi e vedere la Base con un occhio un pò diverso!

36


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.