Scautismo in Liguria 35 Gennaio-Febbraio 2015

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ScautismoinLiguria

La Route inizia ora...

San Rossore un esempio di bellezza e democrazia 6 Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N째 35/anno IX - Gennaio/Febbraio

Orgogliosi di essere scout

Nel dopo Route sta la vera forza del Coraggio

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editoriale Il 2014 ha visto l’AGESCI affrontare la grande sfida della Route Nazionale, che fin dal momento del lancio è stata presentata come un evento dell’intera Associazione e non solo della branca RS. Un evento che ha fatto parlare tanto in ambito associativo e su tutti i mezzi di informazione e che ha portato alla luce proposte, idee, spunti e anche provocazioni che oggi l’Associazione sta cercando di leggere, metabolizzare e concretizzare. Insieme al Comitato Regionale e alla branca RS ligure, abbiamo deciso di dedicare alla Route un numero speciale di SIL, affidando la preparazione

dei contributi per la maggior parte a chi l’ha vissuta in prima persona: gli RS. Un’occasione in più per i capi per ascoltare aspettative, obiettivi, sentimenti, emozioni vissuti dai ragazzi prima, durante e dopo la Route. E, speriamo, un bel ricordo per gli RS. Ringrazio tutti i Rover e le Scolte che hanno risposto alla richiesta di collaborazione. Buona lettura!

Emanuela

La redazione Scautismo in Liguria

Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16123 Genova Tel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08 Aut. del Tribunale n. 23 del 5 novembre 2004 Direttore Responsabile Giuseppe Viscardi Direttore Emanuela Ratto Redazione: Pietro Barabino, Carlo Barbagelata, Stefano Balbi, Stefano Barberis, Francesco Bavassano, Daniele Boeri, Giorgio Costa, Stefania Dodero, Paolo Marrè Brunenghi, Luigi Picone.

Hanno collaborato: Riccardo Barbieri, Giovanni Benassi, Federico Bignone, Federico Brignacca, Pietro Buatier, Lorenzo Cappelli, Michela Mazzoccoli, Don Andrea Perini, Federica Scaglione, Francesca Rosellini e il Clan/Fuoco ForestaAmica La Spezia 3, Clan “Sand Creek” Genova 20, Clan/ Fuoco “Clan-0” Genova 40, Clan/Fuoco Loano 1 Pietra Ligure 1 – Tovo San Giacomo. Impaginazione: www.gooocom.it Stampa: Pixartprinting Spa Finito di impaginare il 21 gennaio 2015 La tiratura di questo numero é stata di 1600 copie.


RN il cammino di preparazione

A cura del Clan/Fuoco ForestaAmica La Spezia 3

È di nuovo Route

Il racconto del percorso di avvicinamento sfruttato questi sentieri per momenti di strada e Partenze, ma ci esaltava l’idea di ripercorrerli insieme ad altri 60 scout provenienti da altre zone d’Italia. La logistica era naturalmente affidata a noi e le tappe sono state decise facilmente: LevantoSoviore, Soviore-Madonna di Reggio, Madonna di Reggio-Montenero, Montenero-Campiglia, Campiglia-Portovenere. Ad attenderci a Portovenere infine tre meravigliose barche a vela che ci hanno regalato un’emozionante uscita in mare, con pernottamento alla selvaggia Isola Palmaria. Sono stati giorni fantastici anche se non sono mancati i problemi: i sentieri, infatti, erano stretti e ripidi e questo ha causato un rallentamento generale di tutto il cammino che non avevamo previsto: l’acqua sui sentieri era pressoché inesistente e il posto per montare le tende scarseggiava. Nonostante ciò abbiamo affrontato tutto cantando e sorridendo spinti dall’entusiasmo tipico delle route.

San Paolo 2013, Attività di Zona per i clan di La Spezia e dintorni. Giornata di riflessioni, di nuove conoscenze, di scambi e di scoperte: il prossimo anno sarà da ricordare! Dopo ventotto lunghi anni: è di nuovo Route, ma Route Nazionale! Ognuno dei cinque Clan della zona è trepidante: bisogna scegliere se iscriversi e in seguito decidere se essere clan ospitati o ospitanti. I capi hanno proposto di vivere assieme questo momento importante; così proiettore e computer alla mano, un clan dopo l’altro, ci alziamo e lo facciamo. Ci iscriviamo alla Route Nazionale. Sarzana 1 - Ospitati; Lerici 1 - Ospitati; La Spezia 1 - Ospitati. Ora sta a noi; il clan si guarda: se non mettiamo noi “ospitanti” nessuna route mobile calpesterà la nostra meravigliosa zona di mare. La scelta è unanime: La Spezia 3 - Ospitanti.

Le sfide di questa Route Nazionale non sono state solo durante il cammino fisico, ma anche durante tutto l’anno: c’era infatti un capitolo da affrontare e, per il nostro Clan, anche la decisione da portare avanti di farne un laboratorio nel campo fisso. La nostra scelta di Capitolo è ricaduta sulla strada dell’amore, in particolare il sentiero della famiglia. Dopo un anno passato ad interrogarci sul senso della famiglia oggi, siamo arrivati a porre questa domanda anche ai nostri genitori, passando con loro una giornata di Clan, all’insegna della condivisione e della riflessione. Tutto si è concluso in parrocchia, con una veglia rover che mostrasse quelle che sono le bellezze del fare famiglia oggi per noi e che riflettesse le nostre speranze.

Ed è così che è partito il nostro cammino. Perché questa scelta? Molti motivi ci hanno portato ad essa, primo tra tutti l’orgoglio di poter mostrare dei luoghi a noi cari a Clan che non avevano mai visto le nostre terre.

Grazie all’entusiasmo che queste esperienze ci avevano trasmesso, abbiamo affrontato il laboratorio al campo fisso con rinnovata gioia e voglia di mettersi in gioco.

Qualche mese dopo, ci siamo riuniti di Clan per decidere il percorso: Entroterra o Costa? Anche questa volta non ci sono state troppe divergenze: Costa! Siamo vicini di casa di uno dei parchi nazionali più belli d’Italia: il Parco Nazionale delle Cinque Terre! Ci siamo subito chiesti perché tenere queste bellezze solo per noi e in poco tempo abbiamo scelto le tappe. Più e più volte avevamo

È stato un anno spettacolare ed una meravigliosa avventura della quale porteremo i frutti nel nostro cuore per molto tempo.

Buona Strada 3


In Route

La Liguria in numeri Una fotografia numerica della route “ligure”: dalle route mobili ospitate in Liguria agli RS liguri a San Rossore Vi presentiamo qualche numero per fare una fotografia della Liguria in Route.

Ma quali e quanti RS liguri hanno partecipato alla Route Nazionale? Quanti clan/fuochi hanno fatto conoscere agli altri RS italiani il territorio ligure?

I GRUPPI DELLA LIGURIA CHE HANNO PARTECIPATO ALLA RN gruppo persone GENOVA 55 28 FINALE LIGURE 1 15 GENOVA LEVANTE 9 GENOVA 4 27 COGOLETO 1 16 GENOVA 52 15 TABYA 100 20 SAVONA 8 31 GENOVA 54 33 GENOVA 26 23 IMPERIA 2 12 IMPERIA 1 18 GENOVA 28 35 INTEMELIA 1 26 CAIRO MONTENOTTE 1 17 GENOVA 25 23 SARZANA 1 15 GENOVA 27 7 GENOVA 5 33 GENOVA 7 20 LERICI 1 8 CELLE LIGURE 1 24 GENOVA 13 25 GENOVA 14 28 GENOVA 21 13 GENOVA 30 20 SANREMO 1 14 VARAZZE 1 37 ALBENGA 1 28 ARENZANO 1 17

GENOVA 16 31 GENOVA 40 22 LOANO 1 - PIETRA LIGURE 1 21 SAVONA 10 30 GENOVA 100 21 GENOVA 15 20 GENOVA 36 12 GENOVA 49 22 GENOVA 50 16 GENOVA 51 29 GENOVA 53 19 GENOVA 60 23 NOVI LIGURE 1 14 SAVONA 3 26 SAVONA 7 29 GENOVA 12 13 GENOVA 56 9 GENOVA 8+18 32 LA SPEZIA 1 26 TIGULLIO 1 19 GENOVA 58 12 GENOVA 206 26 SANREMO 2 7 ALBENGA 5 15 GOLFO PARADISO 1 22 LA SPEZIA 3 28 COSTABALENAE 7 GENOVA 48 13 Totale 58 gruppi

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Totale persone 1201


In Route LE ROUTE MOBILI OSPITATE IN LIGURIA

E UT RO

Totale RS in Liguria per route mobile 1453 Totale RS Liguri nelle route mobili 503 Totale RS NON Liguri 950 nelle Route mobili

23 gruppi liguri ospitanti

Totale Liguri a San Rossore

58 gruppi liguri al campo fisso

GO RO & E M OP NU ST

264 SAVONA 265 GENOVA 266 GENOVA 267 GENOVA 268 GENOVA 269 GENOVA 270 GENOVA 271 SAVONA 272 LA SPEZIA 273 GENOVA 274 GENOVA 275 LA SPEZIA 276 GENOVA 277 GENOVA 278 GENOVA 279 GENOVA 280 LA SPEZIA 281 SAVONA 282 GENOVA 283 IMPERIA 284 GENOVA 285 LA SPEZIA 286 SAVONA

M. NU

E NT A T PI OS O P UP GR

61 CAIRO MONTENOTTE 1 72 GENOVA 100 60 GENOVA 12 63 GENOVA 14 64 GENOVA 18+GENOVA 8 58 GENOVA 206 62 GENOVA 21 70 GENOVA 25 65 GENOVA 28 59 GENOVA 48 62 GENOVA 52 68 GENOVA 54 65 GENOVA 55 61 GENOVA 56 68 GENOVA 7 55 GOLFO PARADISO 1 70 LA SPEZIA 3 53 LOANO1+PIETRA LIGURE1 54 NOVI LIGURE 1 65 SANREMO 2 68 SAVONA 7 64 TIGULLIO 1 66 VARAZZE 1

1201

M. NU

17 21 13 28 32 26 13 23 35 13 15 33 28 9 20 22 28 21 14 7 29 19 37

O AT PIT S OO PP U GR 1°

50 gruppi non liguri

M. NU

O AT PIT S OO PP U GR M. 2° NU

CATANIA 1 30 LODI 1 VICENZA 8 26 OSIMO 2 CATANIA 8 24 CISTERNA 1 COMO 45 22 CATANIA 13 MARGHERA 1 21 CAPOTERRA 1 MODENA 6 23 GRAVINA 2 MANFREDONIA 1 P1 29 MELDOLA 1 MILANO 12 + 9 29 ROCCASECCA 1 POGGIO MIRTETO 1 18 TORINO 41 PALERMO 4 29 RIMINI 6 FAENZA 4 31 ABBASANTA 1 ALZANO NEMBRO 1 21 CASTROVILLARI 1 LATINA 3 21 CASERTA 1 MONTANARA 1 25 ENNA 1 SANT’ARCANGELO 1 32 MASSAFRA 1 LECCO 3 23 AREZZO 8 AREZZO 7 24 GALATINA 1 MIRA 1 23 LAMEZIA TERME 6 BAGHERIA 1 R1+P1 25 VENEZIA 5 ROMA 45 28 PONTE DI PIAVE 1 FALCONARA 1 23 GRAGNANO 1 BIELLA 1 31 NICOSIA 1 PONTREMOLI 1 20 BONATE 1

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14 20 16 13 11 9 20 18 12 17 16 14 16 18 16 10 18 9 15 20 16 14 9

O AT PIT S OO PP U GR M. 3° NU

STATTE 2 5 SARRE 1 7 APRILIA 1 9 S.AGATA MILIT. 10


In Route

A cura dell’alfiere Federico Bignone, GE 58

San Rossore, un esempio di bellezza e democrazia Un esperimento politico nella città degli scout

Gli oneri superano di gran lunga gli onori. La responsabilità si sente, ogni singolo ragazzo è stato il portatore delle idee di tre comunità che durante l’anno hanno lavorato su temi completamente diversi, non dimenticarsi in un cantuccio il pensiero di un rover tuo compagno di strada diventa un dovere.

453 palette alzate. Un caldo terrificante. Un tendone da circo. Sembrerebbe l’inizio di un thriller di Alfred Hitchcock o di un horror low cost anni 80’, in realtà c’è molto poco di spettrale.

Il bello e il brutto della democrazia. È semplice essere felici e sorridenti quando la propria idea è apprezzata e condivisa da tutti, molto meno quando è scartata di getto, ancora più difficile quando si ammette di aver sbagliato e si torna sui propri passi.

La combinazione di questi tre ingredienti ha creato un cocktail perfetto, inedito, inaspettato: il Consiglio Nazionale RS. Un’assemblea composta da centinaia e centinaia di ragazzi, provenienti da ogni angolo della nostra penisola, ognuno con un accento diverso dall’altro, idee di mille colori, ma tutti accomunati da una stessa radice.

Uno degli aspetti più belli di questa esperienza e che forse non è ancora stato sottolineato è la pressoché totale indipendenza dei rover e delle scolte. I capi dell’AGESCI sono stati a completa disposizione, hanno semplicemente indicato la via, delineato i contorni, spiegato le modalità. Tutta la parte contenutistica della Carta del Coraggio è stata interamente pensata, ideata e approvata da ragazzi neanche ventenni, da quella generazione tanto criticata e disprezzata.

Un esperimento di democrazia vero e proprio, non capita tutti i giorni di sentire sulla propria pelle il sapore della politica, quella vera, basata sullo scambio reciproco di opinioni, sullo scontro dialettico, sull’ascolto dell’altro. Il tendone da circo nella piazza centrale del Parco regionale di San Rossore è stato il nostro Montecitorio, anche se solo per pochi giorni. La stesura della Carta del Coraggio si è svolta come è consuetudine in tutte le camere moderne: lavori in gruppi ristretti, su argomenti diversi per la stesura dei vari paragrafi, veri e propri gruppi parlamentari scout; buon funzionamento dei lavori garantito da due presidenti dell’assemblea; comitato mozioni con annesse relative modifiche ai testi proposti dai vari gruppi; dulcis in fundo votazione a maggioranza semplice con alzata di paletta. Finalmente si è capito sul serio cosa significhi essere un parlamentare, un alfiere, un rappresentante.

Siamo sicuri che la democrazia non sia più possibile al giorno d’oggi? Siamo sicuri che i giovani siano svogliati e superficiali? Siamo sicuri che per il futuro non ci sia speranza? Dal 7 al 10 Agosto credo che la risposta a queste domande sia stata palese. Nessuno con le mani in tasca, tutti in prima linea, col sorriso, a remare verso un obiettivo comune. L’impronta lasciata è stata concreta, la Carta del Coraggio non è stata solo retorica,

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In Route

Si pensa di continuo a quello che è stato e a quanto non vorresti essere tornato, i più eroici addirittura sono tentati dallo stendere uno stuoino per terra nonostante il letto ci aspetti da così tanto tempo.

ma un esempio concreto di come con impegno e dedizione si possa fare ogni cosa. La Route Nazionale non è passata inosservata, l’attenzione mediatica era ai massimi livelli, lo dimostrano le numerose ospitate dei più svariati personaggi del mondo dello spettacolo, della politica, ma anche di persone apparentemente comuni rivelatesi grandi esempi di vita.

La mia mente viaggiava, tornava inesorabilmente sotto quel tendone, ripercorreva tutte le belle esperienze passate con un po’ di sana nostalgia. Pensandoci meglio però la Route Nazionale non è ancora finita: gli alfieri ci sono sempre, i 30.000 del campo fisso pure, ognuno nella propria casa, nel proprio quartiere, nella propria regione.

Don Luigi Ciotti, Laura Boldrini, Cécile Kyenge, Matteo Renzi e molti altri, presentatisi direttamente sotto il tendone del Consiglio Nazionale RS, hanno reso il compito degli alfieri un po’ più dolce con le loro numerose testimonianze. Il mondo della politica forse non è poi così impermeabile alle opinioni della gente, in fin dei conti.

Aristotele diceva: “L’uomo è un animale politico, se non vive nella polis o è un barbaro o un dio”. La nostra città ha vissuto il massimo splendore a San Rossore, ma non è ancora crollata, si erge ancora maestosa.

Il giorno dopo un qualsiasi campo scout, come voi ben saprete, è il più terribile di tutti. Ci si sente vuoti, tristi, spiazzati, ma un po’ migliori.

Non conduciamola alla rovina.

Photo by @Gbindi

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In Route

A cura di Pietro Buatier, GE 15

Durante la Route l’esperienza della Route Nazionale Una testimonianza del vissuto della Route Nazionale il portale d’ingresso della riserva è stato varcato da un fiume travolgente e costante di camicie azzurre, che successivamente venivano dislocate nei punti del parco loro assegnati. Io e la mia route 417, siamo stati accompagnati presso il sottocampo B7, non troppo distanti dal relativo palco. Mentre ci dirigevamo là, abbiamo potuto ammirare per la prima volta la cosiddetta “città delle tende”, che si stava formando. Noi siamo entrati alle 11 del mattino, dunque era ancora allo “stato embrionale”, concedetemi l’espressione. Di ora in ora si poteva però notare una crescita impetuosa del numero delle tende montate, con i loro accesi colori e i tiranti ben tesi. Un momento bellissimo, denso di emozione. Nel frattempo la strada principale, costeggiata ad ambo i lati da file di pini marittimi, tipici della macchia mediterranea, veniva percorsa continuamente da rover e scolte appena arrivati da ogni parte d’Italia. Il loro passaggio veniva segnalato sovente da urla, cori, canzoni e quant’altro.

Il 2014, per chi c’era, rimarrà in eterno l’anno della Route Nazionale.. personalmente è stato molto vissuto e intenso, tra la maturità da superare a scuola e una delle estati più belle di sempre.. tuttavia, in sostanza, il ricordo di San Rossore si manterrà come uno dei più vividi. Il peso inconsistente ma importante del fazzolettone sul collo, dopo cinque giorni nel secco clima toscano, lo sentivi come un motivo di orgoglio. La presenza di così tanti fazzolettoni nello stesso posto, così diversi, ma col loro stesso peso sul collo, rendeva l’idea della storicità dell’evento che si stava vivendo. Sicuramente essere tra i 30.000 giovani ospitati dal parco è stato un privilegio. Un privilegio, ma anche una responsabilità. Eravamo testimoni della Carta del Coraggio, quel documento di cui tanto si è parlato, che deve e dovrà dare un impulso al paese tutto, sulla via del cambiamento. Un momento storico appunto, come dicevo. LA ROUTE FISSA: 6 - 10 Agosto 2014 - San Rossore

Gioia..gioia vera..quella gioia che ti pervade e ti rende desideroso di fare casino, perché ci sei anche tu, e vuoi che gli altri lo percepiscano. Questo è il sentimento che ho recepito in gran parte

Andiamo con ordine. L’arrivo a San Rossore da parte delle 456 route gemellate è avvenuto il 6 Agosto 2014, anche se le prime in assoluto erano giunte la sera precedente. Fin dalle luci dell’alba, 8


In Route dei ragazzi che ci salutavano, senza conoscerci, dall’asfalto della strada. Ed era un sentimento ben visibile, genuino. E bello.

dal laboratorio. Tre sono stati gli incontri di questo tipo, a cui ogni rover e scolta ha potuto prendere parte. A me sono piaciuti molto, si vedeva che erano stati preparati con cura da tempo. In occasione di questi momenti di confronto, ho potuto conoscere tanta gente di provenienza diversa e parlandoci ho appreso che tipo di route mobile avessero fatto.

La scansione degli impegni e dei momenti del primo giorno a San Rossore è stata molto concitata, faccio fatica a ricordarla bene. La volontà di osservare un po’ come era organizzato il parco ci ha portati a girare nei dintorni, per capire meglio in che zona ci trovassimo e avere dei riferimenti ben definiti. Abbiamo presto compreso la vastità della riserva in cui ci trovavamo, se allungavi l’occhio non riuscivi assolutamente a distinguere i sottocampi più lontani. Era incredibile. Credo che le immagini riprese dall’alto con gli elicotteri non rendano perfettamente l’idea di indefinita grandezza del luogo, che si poteva provare uscendo al mattino dalla propria tenda, tra uno sbadiglio e un sorriso.

Passando ad altro, due sono stati i momenti topici della Route Nazionale, a mio parere: la veglia dell’ultima sera e la messa finale celebrata dal cardinale Bagnasco, con successiva consegna della Carta alle autorità. Per quanto riguarda la prima, beh.. il clima che si respirava in quei momenti era surreale. Una folla di 30.000 persone a popolare il “Campo del Futuro”, senza lasciare buchi, che si è comportata in maniera esemplare. Semplicemente perfetti. Si sono alternati momenti di silenzio assordante, scusate l’ossimoro, ad altri di puro tripudio gioioso. Uno dei momenti che più mi hanno emozionato, e non mi stancherò mai di ripeterlo, è stato quando hanno fatto il loro ingresso sul palcoscenico le due sorelle Bucci, sopravvissute al macello di Auschwitz. Tutti i presenti, e dicasi tutti, da seduti com’erano, si sono alzati in piedi tributandogli un applauso incredibile. Le due ospiti erano veramente emozionate, nonostante negli anni si fossero abituate a parlare di fronte a grandi folle plaudenti presso le scuole. Quella veglia mi è piaciuta da morire. Ancora oggi, quando mi chiedono di parlare dell’esperienza di San Rossore, i primi ricordi di solito vanno a quei momenti.

Anche alla sera, potevi immaginarti a grandi linee lo spazio occupato in quei giorni da 30.000 scout, guardando le luci emanate dai vari palchi montati presso i sottocampi. I momenti di condivisione e di divertimento trascorsi dalle 21 in poi sono riusciti bene, a mio parere. La prima serata, in particolare, è stata utile per rompere il ghiaccio definitivamente. Come se ce ne fosse bisogno.. hai voglia! Solo un’ora dopo l’inizio, all’udire le note iniziali della canzone ufficiale, un’ovazione si è levata in alto fragorosa. Durante il ritornello, un moto sincronizzato dei polsi faceva roteare liberi alcune migliaia di fazzolettoni, in maniera armoniosa. Anche da queste piccolezze si poteva notare come ognuno volesse sentirsi parte di un qualcosa di grande, c’era la consapevolezza di essere lì per costruire insieme qualcosa di importante. Mi ricordo nitidamente di essere tornato in tenda elettrizzato, dopo la prima sera. I laboratori e le tavole rotonde sono stati un’altra attività rilevante della RN. Forse la più importante, aldilà dell’ideazione della Carta del Coraggio da parte degli alfieri ovviamente. Essi potevano essere di vario tipo, alcuni molto diversi da altri, ma erano uniti sostanzialmente da un unico comun denominatore: lo stimolo al confronto. L’obiettivo principale, mi è parso di capire, era quello di offrire degli strumenti ai ragazzi, più o meno concreti, ma allo stesso tempo indurli a riflettere sul tema trattato dalla tavola rotonda o 9


In Route La gente, pur con la stanchezza accumulata nei giorni, voleva godersi quella sera, che era l’ultima, e viverla fino in fondo. La canzone “Strade di coraggio” è stata intonata dalle migliaia di ugole lì presenti con una partecipazione assurda, specialmente i ritornelli.

A concludere l’intervento, Bergoglio ha voluto concederci la benedizione. A suggellare definitivamente questa route epocale, c’è stata la consegna della Carta del Coraggio alle autorità, Stato e Chiesa, nelle figure rispettivamente del Cardinale Angelo Bagnasco e del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. È stato un momento cruciale, fondamentale: il frutto del lavoro di circa 450 alfieri è stato ufficialmente consegnato alle due entità. Gli applausi a ruota libera che sono seguiti erano interminabili e ricchi di pathòs.

Anche la mattina dopo, ad onor del vero, il brano ufficiale dell’evento è stato cantato con passione, alla messa finale, però l’atmosfera della veglia era impossibile da ricreare. Bagnasco, sotto un sole cocente, ha celebrato la funzione liturgica, con il suo caratteristico stile sobrio e molto profondo. Al momento della benedizione finale, è risuonata dal palco la voce di papa Francesco, in collegamento telefonico da Roma. Un boato è risuonato nell’aria di San Rossore, rimarrà nella storia. Le parole da lui pronunciate sono state molto belle. Cito un passo: “Il mondo ha bisogno di ragazzi coraggiosi, non timorosi.. non abbiate paura! La vita è vostra, non lasciatevi rubare la speranza, la vita è vostra per farla fiorire!”.

Proprio in quel momento, mi sono sentito fiero di trovarmi in mezzo a migliaia di altri giovani come me, con valori da portare avanti e convinzione nei propri mezzi. E con questa sensazione che mi ripagava da ogni fatica e stanchezza, sono tornato a casa più ricco nell’animo di quanto non fossi stato prima.

Photo by @MBergamini

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In Route

A cura di Federico Brignacca, GE 40

Orgogliosi di essere Scout Una testimonianza dell’esperienza della Route Nazionale

Molti si divertono a prendere in giro gli scout, ma io in quei giorni ho visto tantissimi ragazzi come me orgogliosi di essere scout, perché una persona non fa gli scout ma è uno scout. La Route Nazionale Agesci è stata una grande esperienza, un’opportunità meravigliosa di conoscere altri gruppi e creare gemellaggi che ancora oggi a distanza di mesi durano. L’esperienza del mio gruppo, Genova 40, è iniziata con la prima tappa a Brescia: eravamo gemellati con il Messina 10 e il Brescia 2. Nella prima parte di Route, quella mobile, abbiamo visto bei paesaggi e imparato a convivere con i tempi differenti di ognuno, nei primi giorni il risveglio e la partenza per la tappa successiva poteva durare ore e ore ma con il tempo tutto si è sistemato.

come soluzione di vita. Per presentare il nostro capitolo abbiamo proposto un’attività incentrata sui pregiudizi, spesso infatti si hanno moltissimi preconcetti verso persone che vengono da città e regioni particolarmente famose per luoghi comuni o realtà; basti pensare a noi genovesi che siamo tirchi. Ecco, quindi il mio clan ha proposto di fare delle scenette per unità, che rappresentassero tutti questi luoghi comuni che ci popolano la testa; quello che ne è risultato è stato meraviglioso, tre scenette comiche che però colpivano nel segno. Le altre comunità RS hanno invece puntato sulla riflessione su personaggi che hanno fatto la storia come Gandhi, Don Tonino Bello ecc. Verso la fine della parte mobile, mentre con la mente eravamo già al campo fisso con tutte le curiosità su come sarebbe potuto essere, abbiamo avuto un piacevolissimo incontro: una

La prima sera abbiamo avuto modo di assaggiare i prodotti tipici di ogni città da cui venivamo, una bella occasione per condividere un po’ di noi, della nostra città e cultura. La mattina si camminava e ogni sera si era sempre stanchi fisicamente ma con la voglia di chiacchierare e giocare. Durante questa prima parte della Route Nazionale abbiamo avuto modo, con delle attività organizzate dai singoli clan, di conoscere i capitoli su cui aveva lavorato ogni comunità RS; anche questo è stato un modo per unirsi di più, per conoscersi e condividere ciò che noi pensiamo e ci impegniamo a fare nel presente e nel futuro. Il nostro capitolo era ed è tutt’ora perché ci stiamo ancora lavorando, il coraggio di amare, analizzato 11


In Route

signora, vedendoci per strada intenti a comprare il pane, ci ha invitato a mangiare da lei; abbiamo celebrato quindi la S.Messa a casa sua e poi ci ha donato per il pranzo moltissimi tipi di formaggi e dolci. Abbiamo trovato in lei un’ospitalità speciale, “ho avuto una figlia scout, so cosa vuole dire, mi fa piacere avervi qui con me”. A lei abbiamo deciso di comune accordo di lasciare la nostra tavoletta della Route Mobile. Infatti, per “lasciare il segno”, l’Agesci Nazionale aveva deciso di far fare ad ogni Route Mobile una tavoletta con il numero della route e i nomi dei clan, che ogni comunità mobile avrebbe lasciato nel luogo che, a propria discrezione, rappresentava più di tutti la parte mobile della Route Nazionale. La nostra route era la 290, e sulla tavoletta abbiamo anche scritto i titoli dei nostri capitoli perché rimanesse il segno anche degli impegni su cui abbiamo lavorato. Alla fine della parte mobile ci siamo tutti riversati a San Rossore con gli altri rover e scolte d’Italia. La mia prima impressione è stata quella di essere entrato in un mondo completamente diverso, al nostro arrivo ci stringevano la mano e ci dicevano “ciao, benvenuto”. Noi siamo arrivati in serata e non capivamo bene la grandezza del posto e come era organizzato, ma la mattina seguente con la luce tutto è stato più chiaro: era

davvero una “città delle tende”. Il benvenuto ufficiale lo abbiamo avuto nella cerimonia di apertura, è stato bello vedere quanti eravamo effettivamente; dal palco era una distesa azzurra, abbastanza impressionante. Camminando per i vari sottocampi in cui eravamo divisi vedevi tanti modi di passare il tempo: c’erano quelli stanchi morti che si sdraiavano sull’erba e dormivano, quelli che camminavano con il cartello “free hugs” e abbracciavano in massa le persone che incontravano, quelli che cercavano di scambiare il fazzolettone o i distintivi e infine quelli che si divertivano a giocare. Bellissimo! La cosa più difficile era riuscire a trovare i tuoi amici perché potevano essere ovunque anche a 3km di distanza nel sottocampo più lontano. Le attività e i momenti di confronto in questa seconda parte della Route non sono mancati, infatti ognuno di noi doveva partecipare a dei laboratori o tavole rotonde o conferenze, all’interno delle quali a seconda del tipo di attività c’era spazio per dibattere del tema trattato con ragazzi di gruppi diversi. Mi sono divertito tantissimo, è stata veramente una bellissima esperienza, e l’ultimo giorno mi è spiaciuto tornare indietro a casa, ma quello che mi ha lasciato questa esperienza farò fatica a dimenticarlo.

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A cura di Riccardo Barbieri, GE 60

Io ci sono perchè ho coraggio! Una delle 30.000 storie riguardanti la Route Nazionale Notte tra il 31 Luglio e il 1 Agosto. Mi giro e mi rigiro nel mio letto, in ansia. Avrò messo tutto nello zaino? No, sicuramente ho dimenticato qualcosa. Non ho molta voglia di partire, lo confesso. È una cosa nuova, non solo per me, ma per tutti, però le novità mi spaventano, e molto anche. Sicuro che mi annoio… intanto pioverà sempre, come ha fatto tutta l’estate. Mi staranno antipatici tutti, mi farò del male, mi perderò nei boschi o che so io... sarà una schifezza. E questo solo la parte mobile... quella fissa sarà ancora peggio. 30.000 persone riunite, appiccicate tutte insieme per dei giorni... chissà quante risse, quante malattie e compagnia bella. Sarà una fortuna se non ci scappa il morto, altro che. “E se invece ti diverti?” ha detto mio padre. Forse ha ragione, non lo so. Comunque adesso è meglio dormire, sono già le tre, alle sei bisogna essere dalla rotonda a Bolzaneto che partiamo. Che palle.

Avrò sbagliato posto, ora? Sale di nuovo l’ansia. (...). Piano piano cominciano ad arrivare tutti gli altri, parliamo, scherziamo, ridiamo. L’ansia comincia a calare. Arriva il pullman, il nostro, questa volta, saluto mio padre, carico lo zaino e salgo. (...). Arriviamo a Thiene, nella sede del Clan Thiene 2, molto più grossa della nostra. Ad aspettarci ci sono solamente i veneti, il Clan di Roma ha perso una coincidenza, deve ancora arrivare. Posiamo gli zaini, facciamo cerchio e un giro di nomi con l’altro Clan, che, per l’occasione, si è munito di magliette personalizzate con, appunto, il nome. “Tanto non me ne ricorderò neanche uno” penso. Cominciamo a fare qualche gioco, qualche bans, ho già voglia di tornare a casa. Arriva anche il Roma 121, altri nomi, altri giochi, altri bans, una sorta di caccia al tesoro in giro per Thiene, per conoscere meglio il paese che ci ospita, tutti mischiati, per conoscerci meglio tra di noi. Io sto coi tre del mio Clan, anche se parlo un pochino anche con gli altri. Ma non troppo. (…)

Le sei. Io e mio padre arriviamo dalla “rotonda a Bolzaneto, sai quella con la locomotiva, non puoi sbagliare” (…). Non si vede nessuna camicia azzurra né fazzolettone verde-grigio, solo un pullman di anziani marocchini diretti chissà dove.

Arriviamo a destinazione, scendiamo e cominciamo il percorso, con una salita 13

Photo by @MBergamini

In Route


In Route ovviamente, che ci avrebbe portati verso le cime sulle quali è stata combattuta la Prima Guerra Mondiale. Zaini in spalla, comincia la scalata verso l’ignoto, cominciano a sciogliersi i gruppetti soliti, cominciano a formarsene altri, più eterogenei. Comincio a parlare con alcuni dei veneti e dei romani. Calcio, musica, scautismo, interessi vari. Allora sono esseri umani anche loro. Continuiamo il nostro percorso, attraverso trincee, grotte tunnel, creste rocciose, panorami mozzafiato. Sono anche simpatici, dai.

lunghe e squallide che conosciamo, cantiamo, dormiamo oppure ci limitiamo a pensare. Durante questa parte di route si è instaurato un legame molto forte tra i Clan, anche se a chi non è scout magari può sembrare impossibile. Dopo tanta attesa, ore, giorni, mesi, esagerando, un anno, da quando ci hanno detto che ci sarebbe stata la Route Nazionale, arriviamo a San Rossore. Sotto l’immenso portale si accalcano centinaia di persone, ci portano subito dell’acqua da bere, ci guardiamo in giro, vediamo facce e fazzolettoni diversi, ma comunque molto simili tra loro. È il nostro turno di entrare, un paio di organizzatori ci aspettano sotto il portale, per salutarci, ci stringono la mano. Cominciamo ad avviarci verso il punto nel quale dobbiamo piantare le tende, esattamente in fondo al campo, cinque chilometri da fare a piedi, ma questo ci da l’opportunità di guardarci un po’ in giro. Vediamo tende sparse un po’ ovunque, tende che stanno per essere montate, gente che, come noi, ha ancora gli zaini in spalla e si guarda in giro meravigliata e gente che gira liberamente per il campo o è seduta a mangiare. (…)

Arriviamo in cima. (...) Siamo tutti stanchi, ma finalmente il ghiaccio si è sciolto del tutto, sette ore di cammino fanno bene alla socializzazione. Il posto dove dormiremo è il giardino di una casa messa a disposizione da alcuni amici dei capi del Thiene. Alla sera fuoco tutti insieme, si sente che l’atmosfera è cambiata rispetto al giorno prima, ognuno da il meglio (o il peggio, dipende da come la si vuole vedere) di sè nei giochi e tutti si divertono. (…) La mattina dopo ripartiamo, ricominciamo a salire, su per i sentieri sui quali si sono combattute alcune delle più cruente battaglie della Prima Guerra Mondiale. Se guardi bene per terra puoi trovare ancora delle pallottole o delle ossa. Io ho trovato un cavallo alato in metallo, forse in peltro. Ora è sulla mia scrivania. Chi trova delle ossa le può portare in uno dei cimiteri che sono disseminati lungo questi sentieri, in segno di rispetto. Le pile di resti, sia umani che non sono impressionanti. (…)

Il giovedì mattina mi sveglio e vedo un panorama completamente diverso rispetto a quello della sera prima. Tende, tende ovunque mi giri. È bellissimo. (…) Ci guardiamo in giro, cerchiamo i nostri amici scout, schiviamo le biciclette e le macchine che passano per strada, schiviamo i cavalli della forestale, schiviamo quelli travestiti da cavallo che inseguono la forestale, salutiamo gente che non conosciamo e veniamo ricambiati. (…) Arriva il momento di avviarsi verso il Campo del Futuro per la cerimonia inaugurale, ci mettiamo un’ora per fare cento metri, tanta è la gente. I due capi che hanno organizzato tutto ci danno il benvenuto, salutano i ragazzi stranieri, parte Scouting for Boys, tutti in piedi, fazzolettoni che roteano per aria, è un oceano di colori. I due capi dicono anche che da domani cominceranno le attività e che gli Alfieri, i portavoce dei vari Clan Gemellati, saranno chiamati nella Piazza del Coraggio per cominciare a scrivere la Carta del Coraggio.

Zaini in spalla per l’ultima volta, direzione Asiago, dove ci aspetta la corriera che ci porterà a Thiene, (…) Finalmente arriviamo ad Asiago, la gente ci guarda. C’è chi lo fa con divertimento, chi con accondiscendenza, chi con sarcasmo, chi con disprezzo, ma quando si è scout è così, ed è bello anche per questo. Si torna a Thiene, la mattina dopo doccia e poi ci si mette in viaggio per Pisa. Sale di nuovo l’ansia. L’ansia di arrivare. Ci aspetta un lunghissimo viaggio in pullman, infatti siamo partiti alle due del pomeriggio e siamo arrivati alle nove di sera, durante il quale parliamo di quello che ci aspetta a Pisa, scherziamo, ci raccontiamo le barzellette più

La Carta del Coraggio è il motivo per cui è stata istituita questa terza Route Nazionale. So cosa pensavate, che ci fossimo riuniti solo per dirci 14


In Route “Ciaocomevaiotuttobenetu”, e invece no, da buoni scout abbiamo anche un motivo: scrivere un documento nel quale ci impegniamo a fare dei servizi e nel quale chiediamo dei cambiamenti alle istituzioni. Un documento nel quale ci impegniamo a dimostrare, tutti i giorni, il nostro Coraggio. Un documento che io, nel mio piccolo, sono orgoglioso di aver contribuito a scrivere. Dopo questa cerimonia d’apertura è scattato qualcosa: quelli che non potevano ancora tornare nel loro quartiere, si sono messi a giocare, tutti insieme. Ragazzi del Thiene con fazzolettoni di Genova, ragazzi di Roma con fazzolettoni di Thiene, ragazzi di Genova con fazzolettoni di Roma, ragazzi che non conoscevo con fazzolettoni che non conoscevo, tutti a cantare e a giocare insieme. Per molti è stato uno dei momenti più belli della route.

con pompe collegate ad autocisterne, forse prendendoci anche parecchio gusto. Inutile, c’è chi si sente male comunque, come la ragazza con cui sto parlando, che si siede e sviene. Comincia la messa, finisce la messa, sono troppo stanco, non ricordo una parola. Sale sul palco Renzi, presentano la Carta del Coraggio, non ricordo bene, ricordo però che mi è piaciuto quello che hanno detto. Incontro ancora gente che conosco. Torniamo alle tende, le smontiamo, ultimissimi saluti con i nostri Clan gemellati, è ora di andare. Noi scout non possiamo stare fermi troppo a lungo. Saliamo sul pullman che ci avrebbe riportato dalla “rotonda a Bolzaneto, sai, quella con la locomotiva, non puoi sbagliare”, che ora mi sembrava così maledettamente ordinaria, con lo stesso Clan che avevamo ritrovato la prima sera di campo fisso. Prima di cedere definitivamente al sonno faccio in tempo a pensare “Pa’, avevi ragione”.

Venerdì. Cominciano i laboratori e le tavole rotonde in tutto il campo ed i ragazzi vengono smistati secondo i temi che hanno scelto in precedenza. Sui miei laboratori posso dire che sono stati molto interessanti, però non posso dire molto sulla tavola rotonda, perché mi sono addormentato quasi subito, colto dal famigerato “sonno da campo” (…). Sabato sera: comincia l’evento più atteso della route. Gente ovunque, urla, risa, cartelli “mamma butta la pasta”, cori. L’evento che doveva essere, in origine,un concerto di Jovanotti e che poi si è trasformato in una serata fatta di testimonianze, saluti, registrazioni, musica dal vivo, momenti di comicità e momenti più seri. (…) c’è veglia alle stelle, un momento di riflessione e di preghiera. Un momento che dovrebbe essere di riflessione e preghiera, ma che si è logicamente trasformato in un modo per fare gli ultimi giri in questa mirabolante città di tende, per divertirsi tutti insieme, per scambiarsi gli ultimi saluti, più o meno calorosi. C’è chi è resistito in piedi tutta la notte, chi ha visto l’alba, chi non la vista, chi ha resistito in piedi fino alle 3 e chi non ci ha nemmeno provato.

Questa esperienza, almeno per me, è stata a dir poco straordinaria. Ho imparato moltissimo sugli altri, ma anche su me stesso e sui miei limiti. Ho imparato che in tanti si possono cambiare le cose, ma che anche da soli ci si può provare. Ho scoperto l’emozione di fare parte di un gruppo unitissimo, anche se vastissimo, nel quale sarai sempre bene accetto e qualunque cosa tu faccia avrai sempre un amico al tuo fianco. Ho imparato a non diffidare delle novità, infatti fino a pochi anni fa anche io guardavo con diffidenza e forse disprezzo il mondo scout, non facendone parte. Avevo forse paura di un mondo che conoscevo così poco? Forse. Io da questa esperienza ho imparato ad avere il coraggio di affrontare le novità.

La domenica mattina ci separano in regioni per la messa e per il seguente allontanamento dal campo. Distribuiscono acqua, ci bagnano

Ho imparato ad avere il coraggio di tuffarmi nelle cose che per me contano davvero.

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Post Route Futuro semplice

A cura del Clan/Fuoco dei Gruppi Loano 1 Pietra Ligure 1 - Tovo San Giacomo

È giunta l’ora, è giunto il momento, di essere protagonisti Ricordi “a caldo” dell’esperienza della Route Nazionale Cara comunità, se dico Route Nazionale, cosa ti viene in mente? “coraggio di essere comunità” “tutti insieme famo paura” “cantare insieme a 30.000 persone e sentirsi parte di qualcosa di grande” “scrivere per me non è mai stato facile ma dopo questa esperienza le parole ti escono fuori da sole… le cose da scrivere sarebbero tante ma mi limito a raccontare un breve momento di questa RN che mi ha colpito e mi ha fatto sentire parte di qualcosa di speciale. Stavo passeggiando lungo il viale in un momento di sconforto totale dovuto a una discussione e mi sono fermata sotto un pino pensando che se fossi stata a casa avrei avuto bisogno di un paio di cuffie e qualche canzone per far passare il malumore, invece in route mi è bastato soltanto passeggiare per poter ascoltare diverse musiche: sembrava di essere una radio gigante, che come ogni passo che facevi cambiavi stazione e ti sentivi bene… perché anche se venivano suonate le solite canzoni che ci propinano dai lupetti ti mettono allegria” “coraggio” “la strada è la stessa anche se siamo lontani, servire è la sfida, il futuro è domani” “sorprese, emozioni, sonno, amore, partenza” “la voglia di essere qualcosa di concreto” “Un’esperienza che mi ha fatto crescere e che mi ha fatto aprire al mondo dello scoutismo!!!!” “La magia dell’incontro, di sentirsi parte di qualcosa di forte e tangibile” “Oh ma lo facciamo un fazzolettone tutti insieme?” “Vorremmo invitarvi alla nostra partenza!” C/F “Rocca delle Aquile” “Rosa dei venti” e “Luna Nascente” 16


Post Route A cura del Clan/Fuoco “Clan-0” GE 40

Abbiamo invitato a Genova il clan di Betlemme Un esempio di progetto di accoglienza post Route in linea con il capitolo sul coraggio di amare come soluzione di vita

Ad Aprile con l’aiuto del “Clan-0” potranno venire in Italia 20 ragazzi palestinesi del Clan di Betlemme che difficilmente possono uscire dalla loro città. Vuole essere un’esperienza di accoglienza e incontro con uno scopo preciso.

posto del morto potremmo esserci noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.”

Dal documento di presentazione ufficiale del nostro progetto: ... per la Route Nazionale noi abbiamo scelto il capitolo del coraggio di amare come soluzione di vita. Abbiamo quindi colto l’invito arrivatoci da una suora che ha vissuto per tanto tempo in Palestina, amica del nostro capo clan Luigi, di ospitare qui in Italia a Genova nelle nostre case, un gruppo di ragazzi della nostra età, di Betlemme, città della nascita di Gesù, pure loro scout cristiani che come noi desiderano e lavorano per un mondo diverso. Non siamo qui per sventolare bandiere o per organizzare manifestazioni nelle piazze. Le nostre bandiere sono i piccoli semi di riconciliazione e di amicizia che cerchiamo di gettare nel cuore dei nostri amici e dei nostri fratelli, siano essi, cristiani o musulmani, ebrei o induisti.

In una guerra come questa non esistono “buoni” e “cattivi”, non vittime e carnefici, non ebrei e mussulmani, ma persone, uguali, e non c’è niente di più atroce di sapere che spesso si risponde con violenza alla violenza, perseguendo i propri obbiettivi con gli occhi rossi di vendetta e il cervello pieno di convinzioni, spesso inconsistenti, risultato di un educazione all’odio e alla violenza. Troppo spesso ascoltiamo distrattamente queste notizie, ormai assuefatti al dolore e alle tragedie che da troppi anni si consumano sotto i nostri occhi. Noi non vogliamo assuefarci, non vogliamo che le nostre orecchie e i nostri occhi diventino insensibili alle ingiustizie e al dolore della povera gente. Il nostro progetto vuole lanciare un piccolo ma potente messaggio, un messaggio di aiuto, di solidarietà, di amicizia e di pace. Troviamo assurdo che nel 21° secolo si possa assistere a orrendi spettacoli come questi, vogliamo condividere con voi cosa significa per noi vivere in un mondo in cui i diritti umani vengano rispettati, in cui la convivenza regni sulla controversia. Con chiarezza intendiamo schierarci contro l’odio, il razzismo, l’indifferenza, avendo coscienza che i primi luoghi dove abbattere questi muri sono quelli di casa nostra, quelli delle nostre famiglie, delle nostre città, delle nostre personali esistenze. Certo la parola pace forse apparirà a qualcuno un po’ abusata e idealista, ma per noi scout, questa piccola parola assume il significato di impegno, promozione, educazione, dialogo, solidarietà. Lo aveva già affermato all’alba della prima guerra

La guerra fa parte dell’uomo da sempre, e quasi sempre è motivo di solo interesse economico; molto spesso però si è portati a vedere il mondo in bianco e nero non curandoci di quello che si trova nel mezzo. Recentemente un altro attentato - perché, purtroppo, di terrorismo si tratta - ha colpito 4 Rabbini e un poliziotto in una sinagoga, proprio a Gerusalemme; Netanyahu (Primo Ministro d’Israele, membro del partito nazionalista liberale) ha ordinato di DEMOLIRE le case degli attentatori. Come scrisse Cesare Pavesi ne “La casa in collina”: “Ci si sente umiliati perché si capisce [...] che al 17


Post Route Futuro semplice

mondiale, un uomo che, fatta esperienza dell’atrocità e dell’insensatezza della guerra, nel 1907 fonda il primo gruppo scout. Scriveva infatti Baden Powell nel 1914: “La pace non può essere assicurata interamente da interessi commerciali, alleanze militari, disarmo generale o trattati bilaterali, se lo spirito di pace non è presente nella volontà e nell’animo dei popoli. La pace è una questione di educazione”.

Siamo giovani, forse inesperti, per qualcuno anche un po’ ingenui, ma nonostante tutto desideriamo una vita che possa testimoniare concretamente quel desiderio di amicizia che portiamo nel cuore. Vorremmo essere uomini e donne che sanno guardare al prossimo con sguardo benevolo e accogliente, capaci di ascolto, di comprensione e di sostegno. Fratelli e sorelle senza frontiere, che abitano questo mondo come ospiti e compagni di viaggio. Gente che non teme di sporcarsi le mani, di prendere posizione, di criticare se stessi ancor prima degli altri. Vorremmo costruire una comunità includente e non settaria, interessata e mai indifferente, con lo sguardo fisso al cielo, ma con i piedi ben piantati per terra. Crediamo sia questo il modo migliore per assumerci le nostre responsabilità davanti a Dio e al mondo in cui viviamo. Un appello forte e deciso muove i nostri passi… un appello al coraggio. Il coraggio della pace, come lo ha definito papa Francesco nel suo messaggio di amicizia ad Abu Mazen e Shimon Peres: “per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza”.

Merita, altresì, di essere ricordato il coraggio di due uomini di buona volontà quali sono stati Daniel Barenboim ed Edward Said, il primo grande Direttore d’Orchestra ebreo ed il secondo scrittore di origine palestinese. Hanno realizzato l’impossibile attraverso l’arte e la cultura. Hanno concepito la Divan West Eastern Orchestra, affermata orchestra sinfonica che vede accomunati giovani interpreti Libanesi, Siriani, Egiziani, Palestinesi ed Israeliani. È una cosa stupenda considerate le loro provenienze, la diversità delle loro storie. Sono riusciti col linguaggio della musica a privilegiare l’armonia, anticamera della Pace.

Noi siamo partiti dal nostro piccolo, ci siamo informati, abbiamo letto, abbiamo visto filmati e documentari, abbiamo organizzato una serata di incontro e abbiamo lavorato anche faticando per poter realizzare il nostro progetto. Abbiamo in noi la consapevolezza che tutto lo sforzo fatto fino ad ora non è stato vano. Sappiamo non essere tanto. MA il mare è fatto di tante piccole gocce, e se non ci sono nemmeno queste…. si finisce per rimanere senz’acqua!

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Post Route A cura degli alfieri Giovanni Benassi, GE 28, Federica Scaglione, GE 5

Nel dopo Route sta la vera forza del coraggio Riflessioni su come riportare i contenuti e la forza della Carta del Coraggio nella vita di tutti i giorni 3 - Creare un luogo, un organo, un momento che dia la possibilità ai giovani di portare le proprie istanze alle istituzioni, di farli partecipare attivamente e direttamente a ciò che sarà deciso in città, soprattutto per quanto riguarda tematiche a loro molto care come la cultura, le politiche giovanili, l’educazione ecc..

La forza della Carta del Coraggio sta in quello che si farà e si sta facendo nel dopo San Rossore. L’area stimolante di cambiamento che si respirava in route va mantenuta e riportata nella vita dei nostri clan di tutti i giorni, tutti insieme per poter davvero portare il nuovo e le nostre proposte nell’associazione. Gli impegni presi sono molti e davvero impegnativi, ma non per questo bisogna rinunciarci, anzi. Noi gruppi della zona di Genova centro in quest’ottica subito dopo la route abbiamo deciso di vederci per cercare di dare il via a un progetto comune che portasse a compimento gli impegni e gli scopi principali della Carta del Coraggio e di recente abbiamo ottenuto la partecipazione e la collaborazione di tutti gli alfieri delle altre tre zone di Genova, per poter avere una partecipazione totale sul Comune e sul territorio di Genova e dintorni.

Per ottenere questi obiettivi abbiamo iniziato una coprogettazione con il Comune che si muove su DUE GRANDI ‘strade’: 1 - La strada della LISTA DELLA SPESA - come è chiamata sulla Carta del Coraggio - di possibili servizi, attività, progetti che il Comune per limiti di tempo o economici non riesce a portare a termine e di cui i vari Clan potrebbero occuparsi. Da questa idea generale in seguito agli ultimi incontri con i vari assessorati abbiamo tracciato i prossimi obiettivi su questa ‘strada’ CHE SARANNO: a - Incontri a inizio gennaio a livello territoriale diretto tra rappresentanti delle nostre zone scout con rappresentanti dei municipi compresi in tali zone. In queste occasioni si discuterà la possibilità di collaborazioni su temi di manutenzione (parchi, giardini, forti, emergenze ecc) e di servizi alla persona (progetti con associazioni di volontariato, campagne di sensibilizzazione su temi ‘forti’ ecc), tutto ciò specificamente di zona in zona sul proprio territorio. b - Dopo aver ricevuto entro la prima metà di Gennaio dagli Assessorati a politiche giovanili, sport e scuola (già pervenuta), cultura e turismo (già pervenuta) e diritti e legalità (ancora in preparazione) una lista di temi generali di possibile impegno nostro,

Gli obiettivi che abbiamo estrapolato dalla Carta del Coraggio sono sostanzialmente 3: 1 - Fare servizio attivo in città, diventare parte integrante e portante del funzionamento della città, essere pilastro e punto di riferimento per i cittadini nel fare servizio concreto e tangibile (capitoli con prese di posizione più concrete e forti, meno fumo e più arrosto insomma). 2 - Creare un rete tra le associazioni di volontariato a livello locale in modo da poterci coordinare più facilmente e con senso, evitando lacune in certi ambiti di servizio ed eccessiva affluenza in altri. Ad es. nella zona centro spesso c’erano troppe persone a San Marcellino non troppo utili e magari invece ai forti o con Libera o nei centri accoglienza, dove c’è più bisogno, ce n’erano meno, ma la mancanza di comunicazione impediva di saperlo.

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Post Route Futuro semplice

per lo più con la modalità del capitolo, far scegliere ai vari clan da queste liste le tematiche in cui eventualmente hanno interesse ad impegnarsi. Fatto questo seguirà immediatamente un incontro tra i rappresentanti dei clan che han scelto il proprio tema di interesse e l’assessorato a cui questo fa riferimento, per iniziare una co-progettazione sulla tematica scelta (si è parlato ad esempio di progetti educativi su ambiente, diritti alla persona, cittadinanza ecc.., nelle scuole materne e medie, ma non solo, anche alla cittadinanza).

associazioni o anche a giovani ‘autonomi’, date e frequenza degli incontri, argomenti e temi di cui occuparsi ecc. L’intento è quello di riuscire a far partire il progetto entro marzo/aprile. Non è escluso che questo tipo di impegno possa essere compreso tra quelli della lista sopracitata e che magari più clan in collaborazione con l’Assessorato alle politiche giovanili si impegnino nel formulare le modalità di creazione di tale progetto e poi soprattutto a sponsorizzarlo e farlo conoscere e fruttare a pieno contattando associazioni giovanili o ragazzi interessati, dando linee guida iniziali su cosa e come lavorare, rendendo l’evento il più partecipato possibile. Questo è quanto si è iniziato a fare con il Comune, intanto è stata fatta in tutti i clan della nostra zona centro una presentazione di questo progetto in parallelo ad una sintesi della Carta del Coraggio, in modo da consegnarla ai nostri clan e fargliela vivere e conoscere a pieno, cosa che per noi è fondamentale. In questo modo avranno la possibilità di impegnarsi in progetti concreti strettamente legati agli scopi ed ai messaggi della Carta del Coraggio. La carne al fuoco è molta e il tempo da perdere assai poco per evitare di far scemare l’entusiasmo che ci ha accomunati tutti quest’estate, è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e mettersi davvero in gioco!

2 - La strada della CONSULTA GIOVANILE - come è chiamata sulla Carta del Coraggio - ovvero la creazione in collaborazione con il Comune di un luogo di incontro tra giovani e istituzioni (Assessorato politiche giovanili). In seguito ai primi incontri con l’assessorato si pensava di dare vita a tale luogo con la modalità dei ‘Forum’, più di ampio respiro ed efficaci: anche se meno frequenti rispetto alla Consulta, non avrebbero valore semplicemente consultivo, ma vincolante e decisionale. Comunque molto ancora è da definire come il limite di età massima di partecipazione, la possibilità di partecipazione solo a giovani iscritti ad

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Post Route

A cura di Lorenzo Cappelli e Michela Mazzoccoli, Incaricati alla Branca RS, Regione Liguria

La Route non è finita! Alcune riflessioni da parte dell’Associazione alla luce della Carta del Coraggio È con grande gioia che scriviamo questo pezzo, so che non sarà facile in poche righe contenere tutto l’entusiasmo che i rover e le scolte ci hanno trasmesso in questo grosso tratto di strada chiamato Route Nazionale. Il primo concetto che ci sta a cuore è ribadire che la route non è finita, anzi la si può considerare finalmente iniziata, e non solo perché se ne parlerà ancora e a lungo ma soprattutto per il bagaglio di cose che dalla route sono nate o hanno preso nuova vitalità. È con coraggio che dovremmo riprendere in mano tutto, la Carta del Coraggio è solo la parte più eclatante, non un documento statico da riporre in un cassetto, ma uno strumento di lavoro dal quale ripartire per mille capitoli di approfondimento, per modificare o riscrivere le carte di clan, per dialogare con i nostri ragazzi e rimettere al centro i temi dell’educazione all’amore e alla cittadinanza. Abbiamo l’occasione di ridare forza allo strumento capitolo, nella maggior parte dei casi fatto bene o meglio del solito per la centralità che aveva nel percorso di avvicinamento alla Route Nazionale, questa modalità può diventare un atteggiamento virtuoso che ci porta a costruire capitoli che producano un reale cambiamento, dando una rilevanza politica alla nostra presenza sul territorio. E ancora dalla Route Nazionale ci viene rivolto forte e chiaro dai nostri RS un desiderio di partecipazione, di dialogo continuo, di coinvolgimento nelle dinamiche democratiche della nostra associazione, di desiderio di essere rappresentati e ascoltati. Formalmente il consiglio nazionale dei rover e delle scolte riunito a San Rossore per la stesura finale della carta del coraggio ha chiesto di mantenere viva questa assemblea facendolo diventare un organo permanente dell’ Agesci. Ci piace qui ricordare che in questa direzione la nostra regione ha provato a muovere qualche passo, ha cercato di lasciarsi “contaminare” dai ragazzi dei nostri clan coinvolti a più riprese nelle

assemblee, nei convegni, nella giornata della memoria a Genova. Sappiamo che esistono in questo percorso delle resistenze, qualcuno che vede questo processo più come un rischio che non un’opportunità, tuttavia noi riteniamo che il coinvolgere i nostri ragazzi, il renderli protagonisti, il trattarli da adulti, il fargli comprendere la bellezza e la complessità della democrazia non possa che essere una straordinaria palestra di politica che ci spingerà a ridare importanza al nostro essere associazione. L’Agesci da tempo si interroga sul tema della rappresentanza e il coinvolgimento di tutti i soci maggiorenni e la Route Nazionale ha dato un forte impulso a questo processo. Già a suo tempo (nel 2013) l’Associazione aveva deciso che una nutrita rappresentanza di rover e scolte avrebbe dovuto partecipare al Consiglio Generale del 2015 per narrare e verificare l’esperienza della Route Nazionale; sarà anche l’occasione per consegnare e confrontarsi sulla Carta del Coraggio, per ragionare di quali possano essere i passi da fare per costruire un percorso democratico di rappresentatività degli RS a vari livelli nella nostra associazione. In quest’ottica e in questo preciso momento storico si inserisce il percorso della nostra regione di partecipazione alla stesura di alcuni punti del prossimo progetto regionale da parte degli RS. Una rappresentanza di un rover e una scolta per ogni comunità RS ligure si è occupata di definire le proposte da presentare per il progetto regionale a partire da tutte quelle che ogni comunità RS ha elaborato. Il percorso, infatti, ha avuto l’obiettivo principale di permettere che tutti gli RS potessero esprimere le loro idee in vista del progetto regionale e potessero vivere nuovamente in prima persona un momento di democrazia e rappresentanza associativa. Buona strada!

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Post Route A cura del Clan “Sand Creek”-Genova XX

Norvegia 2014: fiordi e grande Nord Il punto di vista di chi ha scelto altro dalla Route

mino preso a noleggio, preferendo la soluzione più economica, sebbene più faticosa, perché il costo degli aerei e, soprattutto, degli altri mezzi di locomozione in Norvegia non era compatibile con la somma di cassa di Clan che avevamo raggiunto dopo un anno di autofinanziamenti (per l’esattezza sette). Avremmo voluto autofinanziare integralmente la Route, come deciso nella nostra carta di Clan, ma abbiamo dovuto aggiungere a quanto guadagnato, 50 euro a testa a causa della numerose autostrade e ponti a pedaggio (soprattutto in Danimarca e in Svezia compreso il famoso ponte di Oresund che unisce questi ultimi due stati) che hanno comportato spese non previste alla partenza. La meta finale era il parco della Valle dell’Aurland (Aurlandsdalen), una lunghissima valle nell’area del Sognefjord il più lungo fiordo della Norvegia (più di 200 chilometri) nei pressi di Bergen (splendida ed imperdibile cittadina peschereccia). Avevamo previsto di realizzare l’intero giro ad anello della valle ma, trovandoci in ritardo sulla tabella di marcia, a causa delle pessime condizioni meteo dei primi due giorni, abbiamo dovuto tagliare l’anello avventurandoci fuori sentiero, in un avvincente fuoripista, tra lingue di ghiaccio relitte che ci sbarravano la strada e colonie di “lemming” (simpatici “trudini” roditori che ci facevano compagnia nella desolazione del grande nord).

È stata una grande esperienza di Strada la nostra. Avventurarsi nell’estremo nord d’Europa attraversando cinque paesi prima di arrivare alla meta finale, per un totale di 6043 chilometri, è davvero un’esperienza che lascia il segno.

In mancanza di sentieri segnati sulla carta, prima di avventurarci con le sole nostre capacità di orientamento a più di 60° di latitudine nord, abbiamo chiesto informazioni all’unico rifugista che abbiamo trovato sul cammino. Alla nostra doman-

Davvero un lungo viaggio, dunque, per potere finalmente assaggiare la grandezza dei panorami del grande nord ma anche intuire un contesto politico e sociale incredibilmente lontano dal nostro. Così abbiamo lasciato l’Italia a bordo di un pul22


Post Route

Questa è stata la nostra Route.

da se fosse possibile tagliare fuori sentiero per raggiungere la parte ovest dell’anello, il degno discendente di Amundsen ci ha gelato con un”You got the map, you use your head, you have no problem”…una bella sfida non c’è che dire… cha abbiamo raccolto non senza qualche esitazione….

Vi starete forse chiedendo perché non abbiamo partecipato alla Route Nazionale? Beh nessun motivo arcano o ideologico… semplicemente non ne avevamo bisogno. Quando si doveva scegliere se partecipare o meno alla Route Nazionale, il nostro Clan era appena uscito da una dolorosa scissione che ci ha visto impegnati, negli ultimi due anni, a costruire dall’inizio il nostro nuovo Clan “Sand Creek”.

Durante la route abbiamo incontrato rari escursionisti, nonostante fossimo nella migliore stagione per la Norvegia, a conferma della sconfinata wilderness nella quale ci trovavamo. Cosa ricordare della Route? Anzitutto quel senso ancestrale di piccolezza in mezzo ad una natura immensa, selvaggia ed incontaminata, accentuato dalla consapevolezza di trovarci a migliaia di chilometri dalle nostre case, dalle nostre certezze, con un sole che tramonta sempre più tardi, in un’ambiente alpino ma a quote appenniniche, lungo sentieri nei quali ti puoi imbattere in qualche palco di renna ed in laghi cristallini per la totale mancanza di sedimenti e con acque che sfiorano i 14 gradi di temperatura.

Nello smarrimento iniziale, nel momento in cui avremmo dovuto iscriverci alla Route Nazionale, le nostre priorità erano ripartire da Strada Comunità e Servizio. Abbiamo, comunque, partecipato attivamente al Forum Regionale e condiviso con gli altri Clan di formazione il nostro primo Capitolo sulla politica, in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo. Nulla di più, quindi, e nessun rimpianto, anzi… la nostra Route è stata una forte esperienza di Strada e di Comunità che ha consentito, soprattutto a chi di noi non aveva dimestichezza con l’estero, di iniziare ad intuire la ricchezza ma anche la difficoltà di essere un’Europa unita e, soprattutto, di rendere più solido il nostro Clan.

Abbiamo tentato anche di visitare la celebre “Lingua dei Troll”, spettacolare attrazione naturalistica delle Norvegia che si è negata a noi per poche ore di cammino non previste (anche le “Lonely Planet” talvolta sbagliano…). E per finire, dopo una Route di duro ed avventuroso cammino siamo riusciti a visitare la splendida Bergen, con il sito Unesco di Bryggen, antico borgo mercantile di incredibile fascino.

La rifareste? Chiederà qualcuno…certo, assolutamente… è la risposta…, perché la vera Strada, quella senza sconti, quella che il giorno prima di partire ti fa veramente pensare se questa volta non hai davvero osato troppo… ti cambia e ti segna per sempre.

Bello anche il mercato dei pescatori con i suoi caratteristici banchetti con venditori italiani e spagnoli (si, si… avete capito bene…)

Per maggiori dettagli sulla route, consultate il sito www.genova20.com

Ma in questa Route abbiamo avuto anche la possibilità di confrontarci quotidianamente con la grande civiltà di una nazione nella quale la sera puoi lasciare incustodito, lungo la strada statale, un intero banco di frutta con una cassetta per raccogliere le monete, confidando nel fatto che nessuno si porti via frutta e monete.

BUONA STRADA

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Fare scautismo A cura di Giorgio Costa

I percorsi delle Route in Liguria Citiamo in questa pagina i percorsi che si sono svolti in Liguria. Sono una bella raccolta di validi itinerari e uno stimolo a ripercorrerli tutti… (con speleologia e arrampicata), i cairesi che hanno esplorato i tesori nascosti del Parco dell’Adelasia, i sanremesi che hanno vissuto la risalita spettacolare dal mare alle Alpi. Molti hanno inserito alla fine una bella discesa al mare per offrire un tuffo nel nostro mare speciale, altri un percorso in battello. Non è mancato niente. E non è possibile neanche fare confronti.Tutti gli itinerari sono belli e interessanti. Tanti conventi e strutture religiose hanno offerto “accoglienza” e occasione di incontro. Tanti rifugi e santuari (N.S. della Guardia tra le prime) sui cocuzzoli dei monti hanno saputo come sempre darci riparo e protezione vera nei giorni dei forti temporali. Esperienze speciali, ricordi speciali perché ogni route è unica e irripetibile, per il suo tracciato ma soprattutto per i suoi protagonisti. Grazie a tutti i Clan Fuoco ospitanti che ci hanno fatto rivedere con occhi diversi la nostra splendida Liguria!

È stata un’esperienza speciale quella dei 23 clanfuoco liguri che quest’estate si sono organizzati per ospitare 23 routes nel nostro territorio. Percorsi studiati, valutati, ottimizzati per i tanti vincoli e per la gran voglia di far vedere tanto e vivere tante belle esperienze ai nostri ospiti. L’area più gettonata è stata giustamente il Parco del Beigua, monti a due passi dal mare attaccabili da Savona e da Genova. Poi naturalmente i monti di Genova dall’area Pennello alla Guardia in tutte le direzioni, comprese le Mura con i forti dietro il centro. Non potevano mancare il Parco dell’Antola, il Parco dell’Aveto, le alture di Chiavari fino a Portofino e uno speciale Cinque Terre. Spesso sono state inserite visite alla città e alla sua storia anche scoutistica. Da segnalare temi forti come percorsi che toccavano luoghi significativi della Resistenza. È stata sempre importante l’attenzione a valorizzare il “proprio” territorio, come ad esempio gli ingauni che hanno fatto esplorare le meraviglie del finalese

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Fare scautismo Bacheca

CAIRO MONTENOTTE 1

Cairo Convento Francescano - Moglie dei Rossi - Area attrezz. Strada per le Rotte (Giusvalla) - Il Pilone - Cascina Miera - Naso del Gatto - Savona

GENOVA 7

Piani di Prà - M. Pennello - Romitorio di Masone - Cappelletta Masone Passo Faiallo - M. Pennone - Voltri

GENOVA 8 - GENOVA 18

Rapallo - M.Castello - Santuario Montallegro - M. Manico del Lume - Capreno Uscio - M. Cordona - casette di Nervi

GENOVA 12

Pontedecimo - Madonna della Guardia - Cappelletta di Masone - Vara Pra Riondo - Cogoleto

GENOVA 14

Bavari - Bogliasco - Pannesi - Camogli - San Fruttuoso - Genova

GENOVA 21

Genova - PonteX - Madonna Guardia - M. Pennello - Piani di Prà Voltri - Madonna Grazie

GENOVA 25 Vara - Passo Faiallo - M. Argentea - Prà Riondo - Pian di Stella - Eremo del Deserto Varazze GENOVA 28

Chiavari - Mezzanego - M. Ramaceto - Romaggi - San Colombano Certenoli - Leivi - Chiavari

GENOVA 48

Caprile - M.Antola - Pentema - Val Pentemina - Montoggio - M.Bano - Lago Val Noci Gola di Sisa - Piani di Creto - Righi - chiostro N.S. delle Vigne

GENOVA 52

Vara - Passo Faiallo - M. Argentea - Prà Riondo - Pian di Stella - Eremo del Deserto - Cogoleto

GENOVA 54

Varese Ligure - Colle Lige - Monte Scassella - Monte Gottero - Sesta Godano

GENOVA 55 GENOVA 56

Madonna Grazie Voltri - Cappelletta Masone - Forte Aresci - M. Pennello Pegli - navebus Prà - Acquasanta - M.Pennello - San Carlo di Cese - Madonna della Guardia - Genova

GENOVA 100

Righi - Forte Begato - Garbo - Cige - Due Fratelli - Villa Serra Comago Madonna Guardia - M.Pennello - San Carlo di Cese - Pegli navebus

GENOVA 206

Passo Bocco - Prato Mollo - M.Penna - Passo Tomarlo - Prato della Cipolla S.Stefano d’Aveto

GOLFO PARADISO 1

Genova - Righi - Parco Mura - Begato - Madonna Guardia - M.Pennello Forte Geremia - Val Gargassa- Rossiglione

LA SPEZIA 3 LOANO 1-PIETRA LIGURE1 TOVO SAN GIACOMO

Levanto - Soviore- Madonna di Reggio - Montenero - Campiglia Portovenere - Isola Palmaria Verezzi- Final Borgo- Pian Marino - Feglino - Orco - val Nava -Boragni Ponte delle Voze- Arma delle Manie - Le Manie - semaforo di Capo Noli- Varigotti

NOVI LIGURE 1

Cantalupo Ligure - Piani di San Lorenzo - Rifugio Orsi - Piuzzo - Cantalupo Ligure

SANREMO 2

Sanremo - Taggia - Castellaro -Lampedusa - San Salvatore - M. Faudo Passo delle Tavole Cappella Pistuna - Monte Guardiabella - Colla San Bernardo

SAVONA 7

Savona - Paso del Giovo - Prà Riondo - Passo Faiallo - Passo del Turchino Punta Martin - Voltri

TIGULLIO

Passo Forcella - Neirone - Mocconesi - Ruta - M.Portofino - Camogli Sestri Levante

VARAZZE 1

Loano - Colle Melogno - Colla S.Giacomo - Colle di Cadibona - Savona 25


Visti da fuori A cura di Pietro Barabino

“Credo che l’unica maniera di cambiare le cose sia costruire esperienze autonome che diventino forti e talmente forti che poi chi ha il potere debba venire a trattare con te. Consegnare un documento alle istituzioni, al Presidente del Consiglio e al Presidente della CEI, mi sembra la via opposta, da evitare”

Visti da fuori [interviste a persone significative per allargare gli orizzonti, fornire spunti di riflessione, metterci in discussione.] Intervista a Andrea Salvadore, autore, regista, documentarista. Quest’estate quando ci siamo incrociati alle pendici del Vesuvio arrivavi dall’incontro con altri otto clan inseguiti sui sentieri di tutt’Italia, eri provato da centinaia di chilometri. Chi te l’ha fatto fare? Da bambino avevo fatto i lupetti e ne conservo un ricordo positivo. Ho smesso quando, crescendo, notavo una certa chiusura del gruppo rispetto a quanto accadeva “fuori”, che in quegli anni mi attraeva e interessava di più. Era la fine degli anni Sessanta e ho vissuto la spaccatura tra chi diceva che bisognava “andare fuori” e confrontarsi con quello che stava avvenendo e chi diceva

Andrea Salvadore ha 62 anni, una laurea in filosofia e da dieci anni vive a New York. Regista e documentarista, cura il blog “Americana Tv” e lavora con la Rai e La7, fornendo servizi e focus dagli Stati Uniti. L’abbiamo incontrato con il clan mentre camminavamo nella parte mobile della Route Nazionale, sulla quale Andrea ha realizzato il documentario “Sulla Strada, camminare con gli scout” per conto di Tv2000.

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Visti da fuori

Sono le stesse critiche che giustamente questo Papa sta muovendo con forza a certa parte della Chiesa… È un vizio tipicamente ecclesiale, ma anche di certi partiti politici, quello di mettere insieme gente che è già convinta e se la canta e se la suona, confermandosi reciprocamente rispetto a cose di cui si è già sicuri, senza curarsi più di tanto del rapporto con chi è “fuori dal tempio”. Anche il rapporto con la realtà e l’approccio al servizio mi sembrano molto mediati. Per fortuna c’è qualcuno che lo fa, però dopo aver svolto il proprio servizio, il rischio è che ognuno torni a casa senza mettersi in discussione, senza cambiare se stesso. Capisco che il servizio sia per gli scout prioritariamente uno strumento di crescita per chi lo fa, ma a volte sembra proprio non interessarsi alla risoluzione dei problemi delle persone che si incontrano. Fatto così, rischia di essere una finzione, un’esperienza che allarga la conoscenza ma risulta fine a se stessa.

che bisognava restare dentro. Da allora non ho più avuto nulla a che fare con gli scout fino a quest’estate, quando mi è stato proposto questo lavoro che accettato con molta curiosità. In generale cerco di approcciarmi ai lavori senza pregiudizi, anche mentre riprendo cerco di non giudicare. È poi al momento del montaggio che ci si trova a scegliere… dieci giorni di girato sono fin pochi per un lavoro di 90’ come quello che mi avevano chiesto, ma fortunatamente abbiamo trovato moltissimo materiale. Con che criteri hai scelto i percorsi da seguire nella parte mobile, le persone da intervistare? Fare un documentario è come lanciare una rete in mare, senza sapere cosa si è preso finché non si raccoglie. Allo stesso modo, come sempre avviene, abbiamo girato e ripreso moltissimo, partendo da chi ci era stato segnalato per diversità geografica, identità di gruppo o particolarità delle esperienze o del punto di vista. L’idea è stata quella di incontrare un clan di formazione per ogni zona d’Italia, per poi ritrovarli a San Rossore. Sia Tv2000 che l’Agesci ci hanno lasciato molto liberi, per noi era fondamentale sentirci liberi di andare ovunque, intervistare chiunque e fare qualsiasi cosa. Non è una cosa così comune quando si lavora con associazioni così grosse. Abbiamo potuto girare, domandare, avanzando di curiosità in curiosità.

La Carta del Coraggio voleva essere un tentativo di dar continuità e concretezza all’impegno dei gruppi sul territorio. Eppure più che azioni concrete sembrano moltiplicarsi le riflessioni e gli incontri celebrativi o istituzionali. Che idea ti sei fatto di questo documento? Ho assistito a diversi momenti dei lavori dell’assemblea di San Rossore che ha dato vita alla Carta. Mi è sembrata una bella palestra, interessante, autenticamente nelle mani dei ragazzi al contrario di quello che temevate parlandone durante il cammino. Non sono scettico in assoluto sulla possibilità di cambiare le cose, non critico i toni ovviamente retorici di un documento di questo genere. Dico solo che non si è mai visto un cambiamento che passi dalla consegna di un documento nelle mani di un cardinale e di un presidente del consiglio! Credo ancora che l’unica maniera sia cambiare le cose dal basso, costruendo esperienze autonome che diventino forti e talmente forti che poi chi ha il potere debba venire a trattare con te. Consegnare un documento alle autorità mi sembra la via opposta, cioè quello che non sarebbe da fare.

Quali sono gli aspetti che non ti hanno convinto? Delle cose positive potrei fare un elenco infinito, che riassumo nel dire che assolutamente, dovessi scegliere oggi, manderei mio figlio agli scout. Una cosa che ancora non mi convince del mondo scout è la fortissima autoreferenzialità. Girando l’impressione generale è stata quella di un continuo riferirsi a se stessi, a dinamiche interne, anche con un gergo fortemente identitario. Il rischio è diventare un luogo dove confermarsi tra simili, una coperta calda che si ha paura a lasciare, perché offre protezione ma non libera veramente.

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Visti da fuori

Quali sono gli aspetti che ti hanno convinto di più della proposta scout? Mi sono “innamorato” di tanti ragazzi, mi sono fatto l’idea che gli scout aiutino molto a formarsi un carattere significativo. Avendo due figli, tocco con mano il problema del rapporto malato e compulsivo con le tecnologie. Ho apprezzato moltissimo perciò la vostra capacità di stare lontano dalla rete, dai cellulari. Anche a scuola, in America, fanno tutto sul tablet, ormai tutto quello che viene richiesto a mio figlio è multimediale, gli oggetti tecnologici sono diventate vere e proprie protesi per lui, non riesco quasi a immaginarmelo sconnesso. Stando con voi ho ritrovato un rapporto sano con la tecnologia. In tutti i gruppi che ho incontrato ho riscontrato una straordinaria capacità di non dar peso alla “forma” con la quale ci si presenta, ragazzi anche giovani che riescono a vestirsi e girare con il minimo indispensabile, senza assecondare mode e senza ossessioni per come si appare. Un esempio per tutti penso sia straordinaria la disponibilità di tutti questi ragazzi a camminare per giorni senza possibilità di farsi una vera e propria doccia, riducendo all’essenziale le cose di cui ci addobbiamo e con cui ci approcciamo agli altri. Mi sono appassionato a questo pezzo di gioventù italiana a me sconosciuta fino ad allora, se non per stereotipi e lontani ricordi. Ho scoperto ragazzi non ideologici, liberi, propositivi.

Certo, la prima via è più difficile, richiede tempo, competenze, capacità. La seconda è più immediata, a volte anche gratificante. A San Rossore ci sono stati diversi momenti di emozione collettiva. Con un approccio più distaccato, hai vissuto il campo fisso come un qualsiasi evento di massa o ti sei lasciato coinvolgere? Ho vissuto momenti di commozione. Ora sarò io ad affogare nella retorica, ma davvero ho visto dei ragazzi che mi hanno fatto tornare a voler bene a questo Paese, mi hanno lasciato un senso di speranza. Non ho il dono della fede, quindi c’è tutta una parte fondamentale dell’esperienza scout che per me è interessante ma dal quale non mi sento coinvolto, eppure anche su quell’aspetto ho avuto modo di apprezzare molto il vostro approccio. Per lavoro ho vissuto molte esperienze, anche lunghe, a contatto con movimenti religiosi, dai carismatici a comunione e liberazione. La percezione della religiosità in quegli ambiti mi è sempre sembrata fondamentalista, identitaria, escludente e ideologicizzata. Da voi la dimensione spirituale mi è sembrata molto più serena, anche la parte più strettamente cattolica non l’ho vista distaccata dalla vita quotidiana, ma al contrario molto condivisibile anche da me che pur non sono praticante.

Al link http://youtu.be/yC_ bBjH1Fq8 il documentario “Sulla Strada. Camminare con gli scout”

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Scout chi legge! A cura di Ippogrifo Attento

C’era una volta a San Rossore La strada è la stessa anche se siamo vegani

Mi alzo in piedi e guardo verso il rubinetto dell’acqua potabile, alle 6 già 20 persone in coda, è impossibile! Maledetti Vietcong! Li metto alla prova con il saluto scout gridando loro - leggete tra le righee!- mi rispondono con il medio alzato, sanno leggere. Sparano due mitragliate in aria e ritornano tra le mangrovie marittime del quartiere D. Poi una brezza leggera mi porta alle narici un aroma inconfondibile.

(Italia 2014, 7200 minuti) Ore 6:00, Apocalypse Now Il sole sorge su San Rossore e la temperatura nella Ferrino raggiunge i 40°C in 7 secondi. Il mio saccapelo Desert Allucination della Scout Tech si trasforma in una piscina. Così mi sveglio, rischiando di affogare nel mio sudore, siamo in 4 dentro una tenda da 3 e Carletto pesa 120 kg, devo uscire, subito...

Mi piace l’odore del Sebach al mattino!

Aaahhhhhhria, aria gasssata a gagganella per favore! Squarcio la tenda con le unghie che non taglio da un mese - campo reparto+route - e rotolo fuori disturbando una famiglia di rospi in gita e un serpentello: sta ingoiando intero uno dei dromedari che ieri abbiamo regalato al parco. “Non è gobba tua, avevi solo fame” dico al rettile.

Ore 9:00, 2001 Odissea nello spazio Dopo qualche ora di pascolo random si formano gruppi spontanei di persone che siedono in cerchio e tendono le mani al cielo con sguardo vacuo per il rituale del primo pasto giornaliero. 29


Scout chi legge

Siamo nutriti da un’intelligenza aliena di Vega che ci accudisce: attendiamo l’arrivo dei camionastronavi che scaricano il meta-cibo nei nostri templi bianchi, la zona più interna è accessibile solo da alcuni accoliti Sith e dall’Imperatore. Mangiamo in religioso silenzio guardandoci furtivamente intorno e stringendo i nostri brick di latte più. Qualcuno con la scusa di andare in bagno si reca dai contrabbandieri spaziali del MASCI, sono atterrati poco distante con carichi di cibo terrestre, caffé, pane nero, sigarette senza filtro americane e carta da lettere per scrivere ai nostri cari, rimasti nelle colonie madri. La polvere sollevata dalla brezza calda, che spazza il pianeta San Rossore dalle lunghe e silenziose eternità astrali ci avvolge, mentre, brulicando attraverso i nostri cubicoli colorati, andiamo a cercare i Laboratori seguendo la via dei tubi. Furono installati da antiche presenze umane di cui rimangono alcuni altri artefatti, come un misterioso ed enorme giglio di legno che se osservato a mezzogiorno del solstizio d’estate da 12 ° Nord è assolutamente uguale a prima. Ore 11:00, The Walking Dead Sto cercando il mio laboratorio, è una caccia al tesoro, ci danno anche una mappa di Perugia per confonderci. Mi tuffo nella boscaglia, mentre intorno a me qualche disperato tenta la corsa verso il mare. Poveretti, i pochi che non vengono randellati dalla forestale finalmente autorizzata a caricare, vengono dilaniati dai Velociraptor appena mettono piede nell’erba alta. Vago per 45 minuti cercando senza successo da albero ad albero. Decido di incidere la corteccia con le mie famose unghie per ricordarmi che percorso ho fatto, mi sento un po’ Balto. Poi, stanco e disidratato torno nel Quartiere: proverò una Tavola Rotonda. Dal palco sta parlando un mezzo ministro di temi socio-sociali; i ragazzi sono disposti sdraiati, stesi su un fianco, in fila lungo l’unica striscia d’ombra disponibile. Una capo molto carina fa la spola avvicinando una ciotola d’acqua alle bocche dei malcapitati che, parzialmente incoscienti, tentano di ghermirla emettendo versi animaleschi e terribili grida.

Ma non tutti sfuggono al sole, io per esempio. “Che ne penzi dei probblemi di noi giovani d’oggi in questa società che cioè, tutti zappiamo com’è?” chiedo al ragazzo a fianco me. Si gira, ha gli occhi gialli e la bocca storta. “Uargh” risponde, con una specie di grugnito e poi senza preavviso cerca di afferrarmi: è già diventato uno zombie. Mi torna utile il machete che mi hanno regalato in Branco -“per farti valere nella Giungla della vita” - e me ne libero in fretta. Gli Sdraiati zombie però si stanno levando e tentano di assaltare il palco: alcuni Fazzoletti Rosa del corpo scelto Gilwell Seal estraggono i fucili a pasta di sale in dotazione e tentano di fermare l’assalto dei mostri. Il mezzo ministro salta nel vuoto e afferra la scaletta di un elicottero militare apparso dal nulla e guidato da Bear Grylls. L’Apache si alza velocemente – flapflapFLAPFLAP - ma le pale finiscono impigliate nei nostri aquiloni che come tutti sanno hanno i fili bloccati (cit.) e il velivolo si schianta fragorosamente sul gazebo di Poste Italiane nella Piazza del Coraggio. “Peccato, le cartoline stavano per partire in tempo.” Sospira l’impiegato mentre esce dalla tenda in slow motion dando le spalle all’esplosione. Ore 16:00, Hooligans “Tutti insieme Famo Paura!” lo grida, scandendo le parole, una centinaio di RS che si sta muovendo come uno squadrone, sulla strada, l’unica strada, la Strada che corre nella nostra città di tende. Mi affiorano ricordi di stazioni ferroviare invase dagli ultras, c’è qualcosa di estremamente arcaico in questi cori, qualcosa che sa di pericolo ma insieme conforta, perché tutti insieme, non abbiamo più paura, ma famo paura. Un po’ di burineria è giunta fin qui: le enclavi di ruspante scoutismo veneto e le cattedrali dello scoutismo lombardo Aquile RandagieTM non hanno resistito. Mi unisco alla folla. Sono la folla. Camminiamo sulla lingua d’asfalto incuranti del divieto. Incontriamo migliaia di ragazzi, chi addormentato sotto i pini, chi addormentato nei Sebach dopo una lotta estenuante con la stitichezza, chi addormentato mentre stava tentando senza 30


Scout chi legge

Ore 4, Blade Runner

vergogna di baciare una persona addormentata, chi addormentato mentre tentava stoltamente di finire il pane tartaruga. Chi invece è sveglio e si aggira con i cartoni in mano, tentando di strappare foto, sorrisi, abbracci o risate; chi è sveglio e si è messo in cammino la mattina per raggiungere un amico dalla parte opposta del campo e ora ha consumato le Vans nuove. Chi è sveglio e per caso indugia di fronte alle docce mentre le ragazze si lavano. Noi nel frattempo continuiamo a fare paura. Ma paura a chi? E perché?

La serata è finita, andate e moltiplicatevi. Abbiamo aspettato ore e ore che tutti uscissero, una del mio clan ha compiuto due volte gli anni nel mentre. Ci allontaniamo dando le spalle alla Gerusalemme Celeste che scende su di noi, bella zio a Frankie Hi-nrg che alla fine ha spaziato. Percorro la Città, enorme e buia in questa strana ultima notte. Qualcuno si confessa, qualcuno è in cerchio con la comunità in una sorta di ipnosi collettiva da privazione di sonno, qualcuno tenta l’ultimo assalto alla “diligenza” e si gioca tutto senza ritegno.

Ci uniamo alla transumanza, migliaia di ragazzi e di capi (bovini) che sciamano verso il Campo del Futuro. Magari là ci fosse il futuro. Ci sarebbe il mio lavoro, mia moglie, la mia casa, ci sarei io. E io sono qui, in mezzo a 30mila persone... Mi hanno passato una bandiera della Palestina, tutti parlano, cantano... Io guardo il palco in lontananza, mentre quella ragazza emiliana con gli occhi verdi sparisce per sempre, inghiottita in un altro fiume di persone e di possibilità. Qualcuno che fa casino tanto per fare c’è, lo vedo, lo riconosco. Non hanno ancora intravisto il mistero, temo; per loro San Rossore inizia e finisce in un coro o magari in 2 metri quadrati nebbiosi delimitati da nastro biancorosso.

In lontananza, un gruppo di capi sulla quarantina con gli occhi iniettati di sonno sta sfasciando i bonghi a un gruppo di rasta-rover. “No man, Wacchadoing man?” “Che ne sarà di noi? “Direbbe Sivio Muccino. “E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia” Direbbe Roy Batty. “Hakuna Matata” direbbe Pumba. E in fondo sono felice. E non sono Hakuna Matata, senza pensieri. Ce li ho e sono bei pensieri. Penso che non ho mai visto così tante facce tutte uguali. Ma uguali bene, non uguali male - chiaro no? -. Siamo in tanti a sognare questo sogno. Non sono certo che famo paura, anzi, a volte avemo paura. Ma come dice la canzone: la strada è la stessa anche se siamo vegani e poi, in caso di bisogni abbiamo la Carta da C Carta del Coraggio.

Corriamo nello spicchio che ci hanno riservato, siamo a 2 km dal palco, ci forniscono una pacca sulla spalla per vedere meglio e qualche getto di idrante preventivo tipo Rambo 1 per calmarci. “State buoni ragazzi” dice una voce negli altoparlanti, “ora sedetevi da bravi e ascoltate la storiella” Buuuuu!! iniziamo a pogare per protesta e qualcuno inizia a spaccare e impugnare minacciosamente le botilie nonostante siano di plastica. “Guardate che chiamiamo i pompieri.” Silenzio assoluto istantaneo e tutti ci sediamo in mezzo secondo.

Tutti insieme famo paura MA il pompiere paura non ne ha.

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Spiritualità scout A cura di don Andrea Perini AE GE 100

“Vorrei essere al tuo posto” Una riflessione su come tradurre la Carta del coraggio

“Le radici dell’Odio” così titola il libro di Andrea Delucchi, amico oltre che parrocchiano nel quartiere di Rivarolo a Genova, che prossimamente sarà pubblicato e che ho avuto la compiacenza di leggere recentemente in anteprima. La storia narra di due uomini apparentemente entrambi “coraggiosi” che, alla ricerca di Giustizia e in nome di questa, fanno due scelte di vita radicali e contrapposte. La sorte, nella sua tipica ironia, li fa incontrare e, paradossalmente, quello che dei due sceglie coraggiosamente la debolezza della legge si trova ad avere in pugno l’uomo violento, il forte... il vincente, quello che oggi viene erroneamente ritenuto coraggioso. Per chi è abituato ai libri gialli o guardare film di azione viene accompagnato durante la lettura, poco alla volta, a cambiare la prospettiva che solitamente caratterizza gli appassionati del genere d’azione. Qui non si tratta infatti di un’avventura dinamica ed accattivante, ma di storie di vita. Tipicamente alla ricerca dello ‘scoop’, del colpo di scena che rende intrigante la storia, qui la narrazione conduce ad una riflessione riconoscendo, dietro alle parole, volti, sguardi, sentimenti e drammi di quelli che non fanno rumore, ma segnano le anime in modo indelebile. Il lettore si trova così ad essere interpellato, quasi sotto il processo della propria coscienza, come è avvenuto al poliziotto che stava interrogando il terrorista palestinese di 17 anni (attualmente istruttore nei campi terroristici dell’ ISIS) che aveva già annoverato nel suo curriculum importanti azioni terroristiche. Catturato negli anni 80 in seguito alla vicenda del sequestro della nave italiana Achille Lauro, Bassam, un normale ragazzo palestinese divenuto “una macchina da guerra per uccidere

più ebrei possibile”, si trova faccia a faccia con l’Ispettore Delucchi della D.I.G.O.S., incaricato per le vicende di terrorismo internazionale. Bassam racconta che, bambino di 8 anni, assiste alla strage della sua famiglia e al massacro compiuto nel campo profughi dove si trovava e ribatte così al suo inquisitore: “ se tu fossi stato al mio posto avresti fatto lo stesso!”

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Spiritualità scout

Il libro non permette al lettore di restare indifferente, ma è sollecitato da delle domande per entrare nel mondo delle persone che fanno la differenza. Quando si parla di Coraggio, cosa intendiamo? Quando vogliamo Giustizia, cosa cerchiamo? Quando progettiamo il Bene, come lo realizziamo?

Sono i ragazzi che hanno il coraggio di fare delle scelte vere. Sono quelli che fanno delle scelte di campo accettando la sfida di poter sbagliare e pertanto restano aperti alla discussione per poter migliorare.

L’AGESCI ha organizzato, come noto, nell’anno 2014 un’esperienza importante e fondante sotto tanti profili che ha avuto la sua manifestazione nella Route Nazionale a San Rossore producendo la “carta del Coraggio”.

Sono quelli che non scelgono di non scegliere seguendo la moda degli incerti che chiamano la loro ambiguità, il loro tenere i piedi in più scarpe, col nome di libertà che poi, tante volte, è solo la maschera delle proprie insufficienze e dei propri egoismi.

Siamo così alle solite prediche, i soliti enunciati del tipo: “ non bisogna che siano solo parole” , “ora bisogna mettere in pratica”, ….

Sono quelli che non confondono il coraggio con la vendetta. Sono quelli che non chiamano coraggio la disonestà.

Però per quanto possano essere frasi noiosamente ripetute, restano vere e vanno ascoltate!

Sono quelli che non chiamano coraggio la violenza.

Ognuno è chiamato a domandarsi se vuole essere omologato, vuole essere l’in-differente o decide di essere differente. Cadono le braccia quando anche nel nostro ambiente per fare la differenza il “grande” segno di ribellione e autonomia è l’uniforme “trasgressiva”. Nell’ambiente quotidiano ci sentiamo “fieri” a seconda del numero di strappi nei pantaloni e della griffe. Affidiamo la nostra originalità agli stilisti. Triste realtà che la differenza sia data da un abbigliamento facilmente omologato o dal colore dei capelli piuttosto che dal piercing o dal tatuaggio “che ha un significato!” Finché ci limitiamo a questo, i discorsi sul coraggio restano solo enunciati vuoti ed inutili.

Sono quelli che non hanno paura di essere chiamati/pensati “sfigati”. Sono quelli che non hanno bisogno di dare prova di coraggio con manifestazioni aggressive perché sono coraggiosi dentro. Sono quelli che hanno il coraggio delle loro idee e delle loro azioni perché sanno che sono davvero nel Bene, sono costruttive, sono scomode, sono contro corrente perché seguono la “corrente” di Dio. Sono quelli che non si lasciano sedurre dal nuovo a tutti i costi schiacciando, umiliando, dimenticando la saggezza degli anziani.

Ma a dispetto di un mondo che tante volte si lamenta dei giovani superficiali e svogliati esiste un mondo di ragazzi che sanno essere davvero diversi, vogliono essere e sanno fare la differenza.

Sono quelli che non fanno proclami condannando il mondo, ma poi non sono disposti a cambiare neppure una virgola del loro comportamento.

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Spiritualità scout Sono quelli che pensano si possa fare qualcosa nel mondo collaborando nel bene.

Ma, seppur con fatica, scelgono di lavorare nella legalità perché nessuno subisca il male.

Sono quelli che hanno il coraggio di chiamare le cose con il loro vero nome (cfr. il film: Into the wild) per evitare che il male sia confuso col bene e per evitare che “la Virtù debba chiedere permesso al Vizio” ( cfr.: W. Shakespeare ).

Ci sono ragazzi che sono consapevoli della fatica di scegliere, talvolta del dramma di scegliere! Dove sta la ragione, dove il bene, dove il giusto? Questi ragazzi sono consapevoli che questi temi vanno affrontati a bassa voce, umilmente, chiedendo l’aiuto di Dio e pretendendo che la Chiesa ne sia fedele interprete e per questo guidi per i sentieri del mondo verso il Cielo.

…. Molti, moltissimi di “quelli” tante volte li vediamo per strada: li vediamo un po’ confusionari, determinati nelle loro attività, talvolta pieni di sé o forse a combinare anche qualche guaio, spavaldi e imprudenti, li vediamo vestiti di azzurro... li vediamo!

Ci sono intorno a noi, in mezzo a noi un sacco di ragazzi che sanno che il Bene non si racconta soltanto, si fa. Questi ragazzi sanno che il Bene non allontana, ma avvicina. Questi ragazzi sanno che il mondo può mig ti ragazzi, questi giovani tra i giovani vivono con una Speranza che li rende coraggiosamente operativi e fanno in modo che, a coloro che guardano, che sanno vedere, venga la voglia di dire: “vorrei essere come te, vorrei essere al posto tuo” trovando le radici dell’Amore.

Ci sono un sacco di ragazzi che colorano il mondo col coraggio delle loro idee, col coraggio delle loro scelte. Ci sono molti ragazzi che scelgono la via silenziosa del bene per lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato. Ci sono molti ragazzi che addolorati dal male che vedono intorno a loro e del male che subiscono non scelgono di farla pagare a qualcuno entrando nella spirale della violenza come Bassam.

Photo by @MBergamini

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Strade di coraggio A cura del Clan Ge 100

Per Alessandro La strada è la stessa anche se siamo lontani, il coraggio di ripartire Why should I die?

Gesù che sale su uno sperone di roccia nel giardino del Getsemani e grida a Dio la sua paura, i suoi dubbi.

Why should I die? Can you show me now that I would not be killed in vain?

Ale che sale con il suo Clan al Passo dell’Oro a 2526 m, verso la Val Codera e con fatica mette un passo davanti all’altro, fiaccato dal peso dello zaino.

Show me just a little of your omnipresent brain Show me there’s a reason for your wanting me to die

Alessandro è partito il 2 Dicembre e noi siamo rimasti qui, a camminare nella lunga ascesa verso il Passo dell’Oro. Siamo qui con la sua famiglia, noi che eravamo la sua famiglia allargata, in una vita che Ale dipingeva con i

You’re far too keen on where and how and not so hot on why [da Jesus Christ Superstar] 35


Strade di coraggio

tratti del suo impegno, della sua curiosità, della sua sensibilità, che metteva a frutto in tanti ambienti. Un ragazzo amato dalla sua famiglia e dai suoi amici, stimato dai suoi Capi, dai suoi insegnanti per la sua maturità e la grande umanità. Ale non c’è più e noi non lo abbiamo ancora capito del tutto. Abbiamo camminato in Route Invernale con la sua chitarra e la catechesi che aveva iniziato a preparare per l’occasione. Perché, perché lui, e ora?

E Dio del Cielo, noi parliamo di te, ti preghiamo, ti cerchiamo, ti sfidiamo, a volte ci allontaniamo ma ci guardiamo indietro ad ogni passo, sperando che tu ti mostri e che illumini le nostre vite, velate dal dubbio e prese a pugni dal dolore. Lasciati trovare, anzi, dimostraci che ci sei sempre stato.

Gesù che... andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”

Il coraggio di ripartire, uno dei tanti temi della Route Nazionale; lui l’aveva presa sul serio la RN, quando suonava Strade di Coraggio a riunione e ci ricordava quanto la vita, l’ambizione di cambiare se stessi e il mondo, la volontà di essere re del proprio futuro, fossero da prendere sul serio, e sempre con il sorriso di chi si gode ogni giorno e ha già capito un bel po’ di cose. Come si può ripartire, se siamo ancora schiantati su quello sperone di roccia a chiederci perché o a tacere con la testa vuota e il cuore pesante?

Ale che... raggiunge il Passo dell’Oro, gioisce guardando la Val Codera schiudersi davanti ai suoi occhi e all’Alpe Averta grida il suo nome di Totem nella notte: Fuoco Premuroso! Ale che... scriveva in una lettera a Dio, ritrovata ancora parzialmente leggibile:

Dove ti troveremo? Nelle preghiere, nelle Route, nei tuoi libri, nelle discussioni, nelle canzoni, nel sushi, nei tuoi Castorini, negli alberi che abbiamo piantato, nel tuo melograno che presto avrà posto insieme agli altri.

(cerco) di […] MIGLIORE [...] Essere il tuo mezzo […] Cosa vuoi da me? La […] è? Dimmela o almeno che davvero io pos[...] con entusiasmo[...] vuoi che faccia il (medico) […]? [...],fammi capire […] impegnerò […] qualunq(ue)

Non vogliamo far scivolare via il tuo ricordo, e cercheremo di realizzare i tuoi ed i nostri progetti al meglio, per darti un posto, un’idea, una realizzazione che ci ricordi quanto eri grande e quanto sarai importante per noi, per il quartiere e per tutti quelli che, ricordandoti e sentendoti vicino, sapranno essere migliori.

Arrivederci, ciao Ale Rimani con noi sulle Strade di Coraggio, le tue. I tuoi amici e fratelli

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