Scautismo in Liguria 38 Febbraio-Marzo 2016

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ScautismoinLiguria

Quando i tempi sono maturi

Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N째 38/anno X - Febbraio/Marzo

I nuovi incaricati regionali

Visti da fuori Stefano Laffi

Il confine ci chiama

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editoriale Dopo quattro anni, eccomi qui a scrivere l’ultimo editoriale di SIL. Come mi è successo spesso, le “tappe” della mia vita scout hanno coinciso con momenti della vita personale, un po’ come uno specchio. E in fondo è giusto così, chiediamo ai nostri ragazzi di integrare tutte le parti della loro vita e succede anche a noi. Lascio la redazione nel momento “giusto”: la sensazione che ho da tempo è che il mio “tempo” in SIL sia ormai maturo, ma soprattutto è ben più che “maturato” chi ha accettato questo incarico a partire dal prossimo numero. Scusatemi, so che può sembrare scontato, ma voglio fare alcuni ringraziamenti: a Donatella che quattro anni fa mi ha convinto a intraprendere questa

avventura facendomi sentire che lo stava chiedendo a quella che pensava fosse la “persona giusta al momento giusto”, nonostante io non la pensassi affatto così, al comitato regionale e in particolare a Laura e Gianvi che hanno sempre dato piena fiducia a tutto quello che la redazione ha “partorito” di numero in numero, a tutti quelli che hanno contribuito con articoli, foto, suggerimenti, a tutta la redazione - Luigi, Stefania, Pietro, Francesco, Stefano, Giorgio, Paolo, Stefano, Daniele - che in questi anni ha contribuito facendo la maggior parte del lavoro di ideazione e produzione degli articoli, a Carlo che con pazienza e disponibilità ha esaudito tutti i nostri desideri di impaginazione e a tutti voi che ci avete letto e che continuerete a farlo! Buona strada a Francesco, che è la persona giusta al posto giusto nel momento giusto.

Emanuela

La redazione Scautismo in Liguria

Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16123 Genova Tel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08 Aut. del Tribunale n. 23 del 5 novembre 2004 Direttore Responsabile Giuseppe Viscardi Direttore Emanuela Ratto Redazione: Pietro Barabino, Carlo Barbagelata, Stefano Balbi, Stefano Barberis, Francesco Bavassano, Daniele Boeri, Andrea Borneto, Giorgio Costa, Stefania Dodero, (Paolo Marré Brunenghi).

Hanno collaborato: Comunità Capi GE 12, Giacomo Beretta, Stefania Bozzi, Massimiliano Costa, Alessandro DeNicolai, Giacomo Fornaro, Luca Frisone, Paolo Gesmundo, Michela Mazzoccoli, Gian Franco Migliazzi, Enrica Roccotiello, Marco Rossello, Filippo Vadalà, Fra Luca… Impaginazione: www.gooocom.it Stampa: Pixartprinting Spa Finito di impaginare il 29 marzo 2016 La tiratura di questo numero é stata di 1300 copie.


Passato prossimo A cura della redazione

I nuovi Incaricati Regionali Quali sono i tuoi difetti? Siamo sicuri che basti un numero di SIL per elencarli tutti??? :) Scherzi a parte, potrei citarne un qualcuno alla rinfusa: non sono molto puntuale (e la redazione di SIL credo se ne sia accorta), disordinato ai limiti del sopportabile (almeno a sentire i miei familiari) e probabilmente un po’ troppo prolisso (e in questo credo che la Comunità Capi alla quale appartengo non abbia dubbi a riguardo). “Chi te lo ha fatto a fare” ad accettare questo incarico regionale (;-P)?

Da che gruppo vieni?

Chi me lo ha fatto fare??? Forse dovrei dire chi non me lo ha fatto fare! Ma tralasciando queste futilità, credo che l’Associazione mi abbia donato tantissimo in tutti questi anni e penso che poter entrare ancora di più dentro questa splendida realtà sia un’altro regalo che mi piace vivere in prima persona.

Ho una lunga militanza nel Genova 50, del quale faccio parte dall’ormai lontano 1990, salvo per un’interruzione nei primi anni 2000 e del quale adesso sono Capo Gruppo da due anni.

Che cosa ti piacerebbe cambiare o su cosa ti piacerebbe lavorare nel tuo nuovo mandato regionale?

Negli anni recenti sono stato anche IABZ in Zona Valpolcevera e sono, con mia grandissima gioia, entrato a far parte dei formatori di branca RS.

Il progetto regionale da a noi ICM un sacco di lavoro interessante su cui mettere le teste e il cuore in questi anni.

ICMM - Andrea Piazze

Per quanto mi riguarda è difficile dire quale sia la cosa su cui mi piacerebbe lavorare durante il mio mandato, ma sicuramente ho particolarmente a cuore il percorso sull’educazione all’Amore, che credo sia un argomento “caldo” su cui dedicare tutte le energie possibili e che sarà sicuramente un momento di crescita per tutti noi.

Quali sono i tuoi pregi? I miei pregi... Che dire? Sicuramente sono una persona paziente, amo ascoltare prima di dire la mia e sono autoironico quanto basta per non prendermi troppo sul serio sempre...

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Passato prossimo Il Comitato e il Consiglio di Zona Ponente candidano CAPI al ruolo di INCARICATA FEMMINILE FORMAZIONE ELEONORA SODANO. Eleonora dopo essere diventata capo è stata 4 anni capo E/G 6 anni capo R/S 5 anni IABZ R/S Dal 2010 è formatore per la branca E/G bile, maturo e con tanta voglia di La Zona Candida Eleonora perché è un capo responsa fare,mettersi in gioco e migliorarsi. di IABZ dove ha mosso i suoi primi Ha preso confidenza con la FoCa grazie al ruolo e punto di riferimento per la sua timidi passi diventando via via sempre più sicura Formatrice per la Branca E/G per la competenza, e poi negli ultimi anni anche come . quale mantiene sempre un grande interesse per svolgere un servizio "Credo che abbia senso motivare i capi a formarsi sono i ragazzi e la loro felicità" migliore,tenendo sempre presente che il fine ultimo e noi come Comitato e Consiglio di Queste le sue parole per presentarsi al ruolo, per spingere i Capi , a tutti i Zona, avendo goduto anche del suo attivo supporto di appoggiarla in questa nuova strada, livelli, a giocarsi sulla formazione,siamo felici mo, per guidare la nostra Regione sicuri che sia la persona giusta, col giusto entusias in questo percorso.

FOCA femminile – Eleonora Sodano Che cosa ti piacerebbe cambiare o su cosa ti piacerebbe lavorare nel tuo nuovo mandato regionale?

Da che gruppo vieni? Genova 55 fino al 2014, poi Comitato di Zona

Vorrei solo riuscire a far bene quello a cui sono chiamata; vorrei che i formatori liguri fossero una “comunità” che condivide successi e sconfitte, per far si che i nostri campi possano essere sempre migliori dell’ottimo che già sono. Abbiamo formatori competenti, persone solide e concrete che hanno voglia di mettersi a servizio dei capi più giovani, per condividere con loro il bagaglio che hanno acquisito: parte del nostro compito, e che stiamo progettando per il prossimo futuro, è prenderci gli spazi adeguati, insieme alle branche, per riflessioni metodologiche e pedagogiche che arricchiscano il nostro servizio.

Quali sono i tuoi pregi? Costanza, voglia di mettersi in discussione. Quali sono i tuoi difetti? Testardaggine, tempo a disposizione limitato. “Chi te lo ha fatto a fare” ad accettare questo incarico regionale (;-P)? vedi allegato ;). Comunque lo spirito di servizio.

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Passato prossimo

La molla del “sì” però è stata mossa sicuramente dalle tante persone, a partire dalla mia Comunità Capi e dai tanti “colleghi” formatori, che mi hanno spinto e motivato a intraprendere questo nuovo sentiero. Fosse stata una mera valutazione personale su me stesso non credo che sarei qui ora a rispondere a queste domande. Il sapere poi di andare a lavorare con una partner associativa e con una squadra con cui sopportare il peso e le gioie dell’incarico che parlano la stessa lingua e sanno condividere insieme tanto, mi ha dato quella sicurezza necessaria per accettare e buttare il cuore oltre l’ostacolo. Che cosa ti piacerebbe cambiare o su cosa ti piacerebbe lavorare nel tuo nuovo mandato regionale?

FOCA maschile – Luca Frisone Da che gruppo vieni?

Sono convinto che la Formazione Capi in associazione non dipenda meramente dall’incaricato di turno, più o meno fenomeno: tanto meno se quell’incaricato sono io! Mi piacerebbe essere un facilitatore di relazioni e dinamiche che sa motivare e discernere quando è il caso. Mi piace molto l’idea del quadro, di colui che definisce la tela su cui poi i tanti bravi pittori che abbiamo in formazione capi possano esprimere il loro servizio. Se penso alla formazione in associazione mi vengono subito in mente le parole “opportunità”, “occasioni” e “crescita”.

Albenga 5 Quali sono i tuoi pregi? Credo di essere una persona appassionata di quello che fa e con un forte desiderio di vedere un cambiamento. Mi piace ascoltare ed osservare chi mi sta attorno e sono un inguaribile curioso per il nuovo e lo sconosciuto.

Tra i desideri che porto con me, quello di essere vicino ai capi che svolgono il loro servizio da formatore in un rapporto franco e di supporto reale, e di riuscire a costruire una squadra che insieme possa camminare e lavorare per il bene delle nostre Comunità Capi. Per il resto non ho grandi programmi rivoluzionari: anzi, penso che lo Scoutismo debba sempre più ritornare a camminare coi piedi per terra in semplicità e leggerezza, mantenendo quel suo sguardo al cielo profetico. Mi auguro infine di essere all’altezza di quanto mi sarà di volta in volta richiesto e di deludere meno persone possibili! Ci sono col mio meglio possibile!

Quali sono i tuoi difetti? Tendo ad essere perfezionista (anche sa volte non è sempre un difetto!). Non sono un gran chiacchierone e alle tante parole preferisco di gran lunga l’azione risolutiva e concreta. In cucina non mi applico ma sono un goloso doc! “Chi te lo ha fatto a fare” ad accettare questo incarico regionale (;-P)? La passione per il servizio in formazione capi maturato in questi anni di campi e staff è stata la base da cui partire per la scelta.

Incaricato alla branca RS maschile –

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Passato prossimo tremendamente orgoglioso e permaloso (anche se faccio di tutto per nasconderlo in modo da limitare i danni) “Chi te lo ha fatto a fare” ad accettare questo incarico regionale (;-P)? Chi me lo ha fatto fare? Diciamo che il mio cuore batte rosso! Dopo parecchi anni di branca RS e un sacco di belle esperienze è stato naturale pensare di farmi avanti per ricoprire questo ruolo. Devo dire che mi sento davvero fortunato ad avere questa possibilità. Che cosa ti piacerebbe cambiare o su cosa ti piacerebbe lavorare nel tuo nuovo mandato regionale? Cosa mi piacerebbe fare? Innanzitutto ho la fortuna di ereditare il lavoro fatto da Lorenzo: è un orgoglio partecipare agli incontri nazionali e verificare dal confronto con le altre regioni e con il cammino che sta facendo l’ associazione che l’esperienza di roversimo/scoltismo che offre la Liguria è di qualità molto alta. Alessandro Denicolai

Quindi non vorrei cambiare, ma proseguire un cammino.

Da che gruppo vieni?

Vorrei che si continuasse a mettere al centro i ragazzi e a investire sulle loro potenzialità e sui loro sogni.

Sono nato e cresciuto nel gruppo Imperia 2. Avendo vissuto a Genova per un bel po’ di tempo ho anche un piacevolissimo trascorso nel Genova 16, ma una volta tornato a Imperia non ho saputo resistere al fascino degli arancioni (in zona ci chiamavano così!)

Vorrei continuare a passare un’idea di roversimo/ scoltismo basata sul fare (al contrario dei luoghi comuni sulla branca). Fare strada: la metafora della strada ha senso solo quando si ha fatto un po’ di fatica, visto bei posti, camminato a lungo da soli e con gli altri. Fare servizio: oggi più che mai c’è bisogno di farsi un po’ carico dei bisogni degli altri. In questo senso le parole davvero controcorrente sono responsabilità e dono. Fare politica: partecipare, con il coraggio di sporcarsi le mani e con la solidità di chi sa rimanere fedele ai suoi ideali.

Quali sono i tuoi pregi? I miei pregi? Di sicuro la passione con cui faccio le cose: mi porta a cercare di farle sempre al meglio. Credo di essere una persona affidabile. Non ultimo mi piace l’ ironia, cerco di trovare il lato scherzoso di ogni cosa, credo che non prendersi troppo sul serio sia importante soprattutto negli scout.

Ma soprattutto spero di continuare a fare quello che ho fatto per anni insieme ai ragazzi e ai capi con cui ho camminato: divertirmi!

Quali sono i tuoi difetti? Difetti...sempre più difficile. Di sicuro la passione: posso dare l’ impressione di essere un po’ duro nelle discussioni più accese, ma è un effetto collaterale del pregio di cui sopra. Sono orgoglioso,

Ah...dimenticavo un difetto...ma l’avrete capito: parlo troppo ;-)!!

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Passato prossimo

Quali sono i tuoi difetti? Pigrizia, Sono bravo a parlare ma non a scrivere “Chi te lo ha fatto a fare” ad accettare questo incarico regionale (;-P)? Tutta colpa di Barbara la ex incaricata alla branca EG (lei mi ha proposto questo ruolo). Dopo anni in Formazione Capi EG ho pensato di poter dare qualcosa alla Branca con questo servizio. Incaricato alla branca EG maschile – Giacomo Beretta

Che cosa ti piacerebbe cambiare o su cosa ti piacerebbe lavorare nel tuo nuovo mandato regionale?

Da che gruppo vieni?

Cambiare nulla... credo che la “pattuglia EG “ed il “pattuglino eventi” stiano facendo un ottimo lavoro, quindi potenziare e valorizzare maggiormente quello che già esiste... Vorrei riuscire a trovare un’incaricata per l’anno prossimo e continuare a far sognare i ragazzi con gli eventi regionali.

Genova 36 Quali sono i tuoi pregi? Allegria, Diplomazia e Ascolto

MESSAGGIO IMPORTANTE Il progetto regionale di AGESCI Liguria 2015-2018 prevede la formazione di una pattuglia comunicazione! Se sei interessata/o, puoi segnalare la tua disponibilità a: comunicazione@liguria.agesci.it A maggior ragione in questo campo, non c’è bisogno di eroi/martiri delle riunioni, ma di fare rete tra competenze e idee, iniziando coll’ottimizzare ciò che già esiste.

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Passato prossimo

A cura della Comunità capi del GE 12

La Zona: uno strumento per il nostro servizio Una riflessione dall’interno

La storia è un po’sempre la stessa: “Ragazzi, settimana prossima c’è zona!”. Puntuale come un orologio svizzero mensilmente arriva il memorandum del nostro capo gruppo e da lì si salvi chi può: il capo reparto se la gioca a morra cinese per decidere chi deve andare “stavolta”, Bagheera si giustifica prontamente adducendo un esame difficilissimo per il giorno dopo anche se siamo ad aprile, il capo clan (che aveva già prenotato il weekend lungo con la fidanzata a sciare) inizia il solito sproloquio da capo con esperienza contro gli IABZ e su quanto sia inutile quest’anno andare a Zona, che dovrebbe essere il primo luogo di formazione ecc… Insomma…quando si parla di zona non sempre siamo entusiasti, vuoi perché ci costa fatica “spostarci” dalla nostra sede e dalle nostre abitudini, vuoi perché forse non sempre ne capiamo il senso. Eppure all’ultima assemblea regionale il tema delle zone è stato a dir poco bollente! Tutti sembravano essere i più presenti e i più attivi nelle proprie zone, tutti non volevano perdere la possibilità di dare il proprio contributo alla propria zona, sebbene magari non fossero andati alla riunione precedente! Ma poi la zona…cos’è? Armati di smartphone, seduti sulle panchine della sala Chiamata, googliamo: “zona scout AGESCI” ed ecco subito risponderci la mitica Wiki: “La Zona raccoglie, all’interno di una cornice territoriale che cambia in base alle esigenze individuate dal livello regionale, più Gruppi: generalmente da un minimo di sei ad un massimo di venti. Compito precipuo della Zona è quello di promuovere la crescita e la formazione delle comunità capi attraverso eventi, incontri ed altri strumenti a sua disposizione. 8


Passato prossimo devastato quasi tutte le nostre parrocchie e quartieri e anche alcune delle nostre sedi e insieme abbiamo fatto quadrato rilanciando partecipazione e impegno collaborando anche con i Municipi (Medio Levante, Bassa Valbisagno e Media Valbisagno) e le associazioni della nostra zona. Allo stesso tempo non possiamo dimenticare che è stata sempre più dura per la nostra zona trovare quadri associativi disposti a impegnarsi in prima persona, soprattutto vista una crisi numerica di capi all’interno dei gruppi che sembra costante. Chiudiamo con la speranza di portare la nostra esperienza nella nuova zona cui parteciperemo (anche se la Valbisagno, che abbiamo maledetto per anni per le “trasferte” nelle steppe di Prato, sarà sempre meglio per almeno i prossimi quattro anni!) e di trovare capi e gruppi pronti a “sfruttarci”,non solo a sedersi in una stanza ogni mese diverse una volta al mese (poi spiegateci perché le riunioni per i capi devono essere sempre seduti tipo condominio! Bo…anche noi abbiamo fame di natura e avventura!) Chiudiamo con rammarico, ma con la certezza di aver lavorato bene, di aver utilizzato la zona come uno strumento per il nostro servizio, di confronto e formazione. Chiudiamo con il rammarico di aver potuto fare qualcosa in più, di aver perso qualche occasione, a volte per pigrizia o aspettandoci dalla zona un qualcosa a livello di coinvolgimento e formazione che non può che partire da noi stessi, da ciò che viviamo tutti giorni con i nostri bambini e ragazzi, che sono il fuoco che scalda la “grande pentola che bolle” della democrazia associativa. Da quel fuoco siamo noi capi che dobbiamo mettere insieme tutte le bollicine che nascono nella nostra parte di pentola e portarle su su, verso l’alto, attraverso prima la zona e poi la regione per far crescere tutti insieme la nostra associazione e lo scoutismo affinchè possa rispondere alle sfide che ci chiedono i nostri scout e le strade delle nostre città in un meccanismo dove la fiducia e la partecipazione (Sempre e comunque, non solo quando il fuoco della pentola potrebbe bruciare un pezzo della mia pentola) sono gli ingredienti principali della ricetta che stiamo cucinando.

Ancora, essa deve agire affinché ci sia diffusione dello scoutismo nel proprio territorio, attraverso l’apertura di altri gruppi, ha il compito creare collegamento con le autorità locali, quindi amministrazioni comunali e provinciali, altre associazioni, enti, le diocesi, ecc., deve stimolare l’incontro ed il confronto tra i vari Gruppi, ha la facoltà di ideare e realizzare eventi per i ragazzi dei Gruppi che la compongono.” Caspita….precisissima! Quindi i confini delle zone possono cambiare dicono….ma come? Il regolamento AGESCI dice: “Il Consiglio regionale, nell’attuazione di quanto disposto dall’articolo 23 dello Statuto, dovrà tener conto delle diverse realtà locali relative agli aspetti socio-culturali, geografico-territoriali, ecclesiali e demografici.” Bè, giusto, giustissimo! Così, potremo lavorare meglio e su obiettivi comuni. Ma allora tutto questo grande dibattito regionale sarà per questo? Perché bisogna delineare bene le nuove zone? Eppure qui sembra che tutti parlino di voti, modalità di voto, preferenze, complotti… insomma non ci capiamo più niente!! L’unica cosa che vogliamo capire è: ma la Zona a cosa serve? A noi come capi, al nostro gruppo, ai nostri ragazzi? Quante volte ce lo chiediamo in Co.Ca.? Quante volte come capi ci giochiamo in prima persona per formarci, formare gli altri condividendo le nostre esperienze e costruire qualcosa di bello? Il nostro gruppo fa parte della zona Valbisagno, che da ridisegno regionale l’anno prossimo scomparirà! Siamo molto dispiaciuti di questo fatto perché, sebbene provenienti da realtà sociali molto differenti (la Foce, il nostro quartiere, confine Sud della zona, ha sicuramente uno status molto diverso di quello di Prato o Montesignano, confine Nord della stessa) soprattutto negli ultimi 10 anni, interrogandoci soprattutto sulla consapevolezza e la testimonianza delle scelte dei nostri capi. Sono scattati numerosi meccanismi virtuosi che hanno portato a fruttuosi gemellaggi e collaborazioni, almeno 2 botteghe e 2 eventi di zona di branca all’anno (quest’anno addirittura 3! Chiudiamo col botto!). Recentemente abbiamo vissuto due alluvioni, che hanno colpito e 9


Passato prossimo A cura di Francesco Bavassano

Il Genoma, Agesci e le domande senza risposta luoghi propri, e la possibilità di partecipazione alla decisione si concepisce unicamente come strategia volta a ‘pesare’.

Il 16 Febbraio, nella serata di apertura del TED 2016 di Vancouver (Technology Entertainment Design), conferenza che diffonde le idee più innovative del momento a livello globale, il fisico Riccardo Sabatini raccontava della mappatura del genoma e della capacità di interpretarlo in rapida evoluzione. Oggi si riescono a predire con buona approssimazione colore degli occhi, peso, altezza, forma del viso etc.. In pochi anni le potenzialità dell’interpretazione del genoma impatteranno su malattie, durata della vita, modifiche selettive e molto altro. Incalzato dal moderatore sui risvolti etici di questa branca della scienza, ha potuto solo ripetere qualcosa di simile a: sarà fondamentale discuterne, dobbiamo iniziare al più presto a parlarne e domandarci chi vogliamo essere.

[...] L’attuale generazione di quadri, dai capi Gruppo in su, non rappresenta per età media la nuova generazione dei capi dell’AGESCI. Sentiamo, perciò, fortemente la fatica del cambiamento, ma anche il dovere di averne il coraggio, perché abbiamo ricevuto dei mandati, perché siamo stati chiamati a questo servizio, che non può che compiersi nel tempo che ci è dato. Insomma, retrogusto di “keep your enemies closer” e “ritirata a testa alta”. Nel frattempo la canoa dell’AGESCI è scossa da fisiologiche voci critiche ma è talvolta in balìa di assalti ben poco fraterni nell’arena dell’opinione pubblica, altro che “fare ponti”.

Il fatto è che non lo faremo. Quando saremo caduti dentro il problema, preferiremo schierarci sulle risposte di qualcun altro.

Potremmo uscire dal loop: “qualcuno faccia qualcosa, qualcuno continui ad abitare le domande, facciamo melina che magari si scordano, dottore chiami un dottore, siamo spacciati”.

AGESCI ha provato un po’ fantozzianamente ad abitare alcune domande, mentre i fenomeni ai quali rispondere cambiavano sotto i nostri occhi. E alcune “profezie” e “frontiere” con le quali ci facciamo belli sono diventate terreno di scontri da fine impero. Il Comitato Nazionale, con schiettezza, dice nei documenti preparatori del Consiglio Generale 2016:

Potremmo anche non impugnare come spade le “risposte”, diventate nel frattempo verbo dominante e non usare i ragazzi come grimaldelli per scardinare il vecchio sistema, ma... Fare informazione, fare Verità, entrando nei problemi, soprattutto con i ragazzi.

Il partecipare, come il divenire parte del processo di costruzione di un valore, è l’esperienza che si vuol offrire ai rover e alle scolte, in un’ottica che può aiutare a contenere certe ‘derive partecipative’ che riguardano anche i processi interni all’Associazione, quando anche i nostri dibattiti e i nostri confronti escono dai

Le cieche e livorose accuse reciproche di bigottismo superato dalla storia o, al contrario, di pericoloso degrado morale dovrebbero sparire immediatamente! Almeno tra fratelli e sorelle scout. 10


Futuro semplice A cura dei Consiglieri Generali della Regione Liguria

Consiglio generale 2016 Qualche anticipazione dei lavori e temi in discussione Come ogni anno sta arrivando la primavera e con lei anche il Consiglio generale!

l’Associazione oggi. Ve ne riportiamo un brevissimo e ovviamente parziale riassunto.

Breve introduzione per chi non sapesse di che si tratta (gli altri sono autorizzati a passare oltre per leggere direttamente di che temi si parlerà...):

“Costruire ponti non muri”: anche la relazione richiama queste parole di Papa Francesco, ricordando l’udienza di giugno. Il richiamo a costruire ponti è l’elemento portante della relazione in un momento particolare per la nostra Associazione che da sempre è ricca di sfumature e ricchezze diverse.

Il Consiglio generale è la nostra assemblea nazionale AGESCI, che una volta l’anno si incontra e dibatte/discute/decide in relazione a ciò che l’Associazione sta facendo.

La prima riflessione è sull’educare come compito comunitario e non privato; ciascuno di noi ricopre il suo ruolo (che sia di Capo Branco come di formatore come di Incaricato nazionale) per un dato tempo, inserendosi nel cammino dell’intera Associazione e contribuendo alla sua storia collettiva.

In rappresentanza di tutti i soci, che sarebbe parecchio complicato pensare di riunire, ci sono i Consiglieri generali che vengono eletti nei vari territori (oltre ai Responsabili/AE regionali e ai vari Incaricati/Presidenti ecc. nazionali). Ogni Consiglio generale ha alcuni temi a programma. Di questi temi si discute suddivisi in commissioni che si formano verso febbraio e iniziano a scambiarsi via mail un po’ di idee, riportando il pensiero delle proprie regioni. Regioni che nel frattempo si incontrano e parlano dei suddetti temi (noi quest’anno lo faremo all’Assemblea per delegati di aprile). Poi le commissioni si incontrano fisicamente durante il Consiglio, definiscono il pensiero comune e lo riportano in plenaria per poter dibattere insieme e votare sulle decisioni da prendere.

Si parla poi di coraggio e di libertà: coraggio anche di cambiare e libertà di chi non sta a guardare ma costruisce laboriosamente. L’anno giubilare viene proposto come sfida educativa sulla misericordia che mette in discussione se stessi e il proprio modo di vivere, che si fa sfida di cittadinanza. E infine le frontiere: luoghi da raggiungere, da valicare, su cui sostare per incontrare. In questo si inseriscono le riflessioni in corso sull’accoglienza dei ragazzi di altre religioni, sul dialogo interculturale, sul tema dell’educazione alla sessualità e all’affettività, sulla questione dei Capi in situazioni “eticamente problematiche”. Il cammino su questi temi, con passi attenti, è già iniziato.

Di che si parlerà quest’anno?? Di seguito il riassunto delle tematiche. I documenti preparatori completi sono scaricabili dal sito AGESCI.

PRIMA COMMISSIONE: RELAZIONE DEL COMITATO NAZIONALE

Ultimo passaggio sulle varie ricorrenze che questo 2016 ci porta, in primis il Centenario dello Scoutismo cattolico.

Questa relazione fa il punto su ciò che il livello associativo nazionale ha realizzato, sulle strade aperte che tutta l’AGESCI sta percorrendo e più in generale sulle tematiche che interessano 11


Futuro semplice SECONDA COMMISSIONE: ORGANIZZAZIONE

TERZA COMMISSIONE: STRUTTURE E SISTEMA DEI PROGETTI

Come ogni anno siamo chiamati a confrontarci sull’uso che vogliamo fare delle risorse.

Quest’area porta a compimento un percorso iniziato qualche anno fa sul Consiglio generale stesso e sul sistema dei Progetti.

Siamo chiamati ad esprimerci sul bilancio consuntivo dell’anno passato (2014-2015), su alcune variazioni al bilancio dell’anno in corso approvato lo scorso Consiglio Generale e sul bilancio preventivo dell’anno prossimo (2016-2017). Il bilancio è accompagnato da una relazione esplicativa redatta dal Comitato nazionale e dalla relazione della Commissione economica (il nostro organo di controllo interno), e sarà disponibile sul sito AGESCI.

Per quanto riguarda i Progetti, il quadro attuale è quello di un Progetto Educativo per ogni Gruppo (unico progetto “educativo”, cioè che fissa obiettivi educativi sui ragazzi) e una catena di altri Progetti a supporto dell’azione educativa (Zona, Regione, nazionale). La progettualità è parte integrante della nostra proposta: progettuale è lo scouting, progettuale è la Progressione Personale, progettuali devono essere le azioni delle varie strutture; fermo restando questo assunto, l’attuale sistema può essere reso più efficiente?

Da una prima analisi possiamo dire che continua l’operazione di razionalizzazione delle spese e di sensibilizzazione verso i responsabili di capitoli di spesa a rispettare i budget assegnati.

Dopo riflessioni, sondaggi e verifiche è stata elaborata una proposta alternativa che andremo a votare quest’anno. Essa mantiene il Progetto Educativo di Gruppo e valorizza il Progetto di Zona come sintesi delle esigenze dei Gruppi e luogo di progettazione sul territorio. I livelli regionale e nazionale eliminano invece i propri progetti sostituendoli con l’individuazione di obiettivi prioritari scelti tra i propri compiti, con maggiore flessibilità di tempi e modalità.

A questa commissione spetta inoltre il compito de dibattere sulla proposta di adottare un Codice Etico, che traduca gli elementi valoriali del Patto Associativo e dello Statuto in norme comportamentali per i dipendenti e i volontari che realizzano atti di gestione. Si propongono poi modifiche ai fondi (cioè quelle risorse destinate nel bilancio associativo ad uno specifico fine) per renderli più funzionali al loro scopo originario imparando dalle esperienze di questi anni: il fondo immobili, che destina risorse agli immobili di Gruppi/Zone/Regioni al fine di renderli luogo ideale in cui sperimentare la proposta scout, e il fondo imprevisti che accantona risorse per far fronte ad eventi imprevisti e imprevedibili.

Al livello nazionale in aggiunta spetta, attraverso il Consiglio generale, definire le strategie nazionali di intervento, cioè quelle tematiche fondamentali di riferimento per l’azione educativa dei Capi e la politica associativa. Per quanto invece riguarda la composizione del Consiglio generale, la proposta di modifica riguarda il luogo di elezione dei Consiglieri individuando la Zona e non più la Regione, nell’ottica di facilitare la rappresentanza dei territori. Sono previsti gli opportuni correttivi per garantire che il numero dei rappresentanti sia il più proporzionale possibile al numero dei rappresentati (analogamente ad ora in cui il numero di Consiglieri varia in base alla grandezza della Regione).

Si propone, in ultimo, di riconoscere formalmente, inserendo un articolo ad hoc nel Regolamento, la Comunità Basi AGESCI. Si tratta di un aggregazione autonoma di basi scout (di cui la nostra Vara fa parte fin dall’inizio) il cui scopo è lo scambio di esperienze e la crescita qualitativa dell’attività svolta dalle basi stesse.

Per tutte le riflessioni sui pro e i contro di queste proposte vi rimandiamo alla lettura dei documenti preparatori sul sito AGESCI. 12


QUARTA COMMISSIONE: AREA METODOLOGICO-EDUCATIVA

diventando sempre più delega in bianco e abbandonando quell’aspetto di attenzione e approfondimento che voleva portare con sé. In questo senso, il nuovo articolo può diventare vera occasione educativa.

Nella proposta muta il Settore specializzazioni, diventando Settore competenze e perdendo il riferimento univoco alle proprie basi in favore di una presenza regionale più diffusa; e muta il Settore pace, nonviolenza e solidarietà (nella proposta Settore giustizia e pace) ampliando gli ambiti di intervento.

QUINTA COMMISSIONE: FORMAZIONE CAPI

Questa commissione si occupa, dopo un lungo percorso, di una riorganizzazione dei Settori per renderli sempre più portatori efficaci delle specifiche sensibilità all’intera Associazione.

Questa commissione analizza in primis la verifica dei percorsi formativi (tirocinio, CFT, altri eventi dell’iter di formazione, Progetto del Capo, eventi fuori iter). Questo percorso ha coinvolto capillarmente tramite questionario tutti i Capi Gruppo e Responsabili di Zona, insieme ad una selezione di partecipanti a CFT, CFM e CFA quest’anno. Si parlerà di efficacia, utilità e impatto dei vari strumenti così come evidenziati dal percorso di verifica.

I compiti dei Settori internazionale e sviluppo vengono invece, in vari modi, inseriti nei compiti di altre strutture. Vi rimandiamo ai documenti preparatori per ulteriori modifiche che attengono ad aspetti più organizzativi. Secondo compito di questa commissione riguarda la proposta di modifica del Regolamento RS per quanto concerne i luoghi di confronto e partecipazione per i nostri ragazzi all’interno, e non, della nostra Associazione.

La seconda questione in campo riguarda il legame tra gli eventi dell’iter di Formazione Capi (nello specifico CFM, CFA e Nomina a Capo) e le autorizzazioni all’apertura delle Unità.

Sebbene la Route Nazionale abbia impresso una forte spinta verso un approfondimento del tema, in realtà sono circa 10 anni che l’Associazione si interroga su come ed in quale modo i nostri Rover e Scolte possano assumersi a pieno titolo la responsabilità di partecipazione alla vita associativa. Mandato che ci interroga principalmente su come rendere educativa tale partecipazione.

In particolare la proposta prevede la possibilità di autorizzare un’Unità (quindi senza deroghe) guidata da Capi Unità col CFM di quella branca nei quattro anni successivi al CFM e nei due successivi al CFA, con l’obiettivo di non imporre ai Capi tempi per la partecipazione dipendenti più dalle esigenze di apertura che dal percorso personale. Inoltre la proposta prevede una diversa visione del tirocinio come anno dedicato alla “scoperta”, in cui non è ancora possibile partecipare al CFM né essere autorizzati a fare il Capo Unità.

La proposta elaborata vede la riscrittura dell’articolo del Regolamento Metodologico RS “Educazione alla cittadinanza” cercandone uno snellimento e soprattutto inserendo un nuovo articolo 7bis nel quale si cerca di identificare il dove ed il quando i nostri ragazzi possono entrare a pieno diritto nel confronto decisionale associativo.

Per finire, la commissione si occuperà di un piccolo aggiustamento al Regolamento sugli articoli che parlano del Capo Gruppo, per sottolineare il suo ruolo di primo quadro e principale formatore dei componenti della propria Comunità Capi.

Il valore della rappresentanza, intesa come partecipazione attiva alla vita politica, in questo nostro tempo ha forse perso di significato

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Photo by @MBergamini

Futuro semplice


Futuro semplice

A cura di Alessandro Denicolai e Michela Mazzoccoli, Inc. Branca RS Regione Liguria

EPPPI DAYS Perché e come proporre agli RS questa occasione di “andare oltre”

Si avvicina la primavera e da buon capo RS mi preparo ad aiutare i miei ragazzi ad iscriversi ad un E.P.P.P.I.... Come sempre mi trovo a scegliere quale potrebbe essere l’approccio giusto... Il motivatore: “Fidati sarà un’esperienza indimenticabile! Non conosco nessuno che sia tornato dalle botteghe senza aver beccato!”. L’ integralista: “Devi andare alle botteghe perché lo dice il metodo!!!” Il sergente: “Ragazzi, per la prossima riunione presentatevi muniti di codice socio e verrete iscritti tutti alle botteghe” Il secchione: “Allora, facciamo il punto della strada, vedrai che insieme troveremo almeno una decina di obiettivi da mettere sulla scheda di partecipazione...del resto le botteghe sono un momento di progressione personale!” Lo stalker: SMS: “Ti sei iscritto?”, email: “Allora? Ti sei iscritto?”, messaggio whatsapp:”Hai bisogno di una mano per iscriverti?”, messaggio FB: “Come sei in lista di attesa?? Sono IABR RS, ti do la soffiata delle botteghe un mese prima degli altri e tu finisci in lista di attesa??”. In ogni caso, la domanda rimane sempre la stessa: “ma chi ce lo fa fare?” Tutti sappiamo bene come gli E.P.P.P.I. siano per i nostri ragazzi un’occasione, un’ opportunità per andare oltre: oltre se stessi, vincendo un po’ l’inerzia di partire da soli, oltre la propria comunità, incontrando persone nuove con cui condividere un pezzetto di strada, oltre le abitudini, confrontandosi con realtà che non sempre nel proprio clan si riescono ad incontrare. Se poi pensiamo alla Carta del Coraggio, possiamo trovare un motivo in più per invogliare i nostri Rover e le nostre Scolte a partecipare alle botteghe. Leggendo la Carta del Coraggio, infatti, troviamo decine di spunti per i nostri capitoli. I ragazzi attraverso quel documento hanno identificato temi di interesse, sui quali si sono detti disposti a camminare, ad impegnarsi, per i quali hanno dichiarato di avere delle cose da dire. L’ attenzione per gli ultimi, la ricerca della giustizia, il bisogno di trovare un amore capace di realizzarci, l’ importanza di comunicare “davvero”... Questi argomenti sono anche gli stessi che i Rover e le Scolte della Liguria hanno individuato nelle loro proposte per il Progetto Regionale: “Fornire agli RS occasioni, anche attraverso EPPPI, che accrescano la conoscenza di realtà marginali (prostituzione, carcere, immigrazione, ecc.) anche al fine di ampliare la possibilità di svolgere servizio”. Gli eventi di quest’anno si inseriscono in questo percorso. La bottega è, e rimane, un evento, un puntino nel cammino del ragazzo.Tuttavia, possiamo aspettarci che i nostri ragazzi tornino con qualche domanda interessante da approfondire, con un incontro significativo, con la frase “a questo non ci avevo pensato”, con qualche nuovo spunto utile sia per il loro cammino che per quello della comunità.... Il fatto stesso di abituarci a partire, a non accontentarci di quello che già sappiamo, a rendere partecipi gli altri membri della nostra comunità di quanto imparato al di fuori di essa può già di per sé avere valore educativo. Buona Strada! Michela e Alessandro 14


Futuro semplice

A cura di Giacomo Beretta, Incaricato Branca EG Regione Liguria

Non sarà solo un’avventura, ma un’esperienza vera Branca EG: campi di specialità, di competenza e guidoncini verdi. Istruzioni per l’uso Campi di specialità, campi di competenza, guidoncini verdi...un’esperienza da vivere o un “di più” non necessario?

a portata di mano, è più semplice di quanto pensiamo basta, da una parte, ritornare ad aprire il regolamento metodologico, e dall’altra affidarsi alle strutture, come la regione, che ci offrono l’opportunità giusta!

Un dilemma davvero difficile...quali sono i vantaggi e gli svantaggi per noi capi reparto? In altri termini perché dovremmo proporli e cosa ci guadagniamo noi e i ragazzi? Perché dovremmo “regalare” tempo prezioso a questi eventi?

Ognuno di questi eventi è previsto dal regolamento metodologico è ciò che dovrebbe essere “la consuetudine” di ciò che “si vive” e “si fa” in reparto:

La risposta è quanto mai semplice: perché i ragazzi si divertono e crescono, perché è un’opportunità unica che gli regaliamo!

Allegato 5 Eventi di approfondimento della competenza – Campi di specialità e Campi di competenza

Inoltre gli eventi sono la risposta alla domanda, forse più frequente, che noi capi ci facciamo ovvero: come possiamo far vivere il sentiero e l’avventura ai ragazzi?

L’Associazione, a vari livelli, offre agli esploratori e alle guide occasioni specifiche di crescita nella competenza attraverso eventi che, nello sviluppo delle potenzialità di ciascuna persona, mirano alla valorizzazione di ogni adolescente. Tali eventi,

Come si fa ad avere questa certezza, è davvero così? a volte la risposta ai nostri dubbi è lì

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Futuro semplice inseriti nella progressione personale nel Sentiero degli esploratori e delle guide, sono svolti nello spirito dell’impresa, quindi nello stile della progettualità, del confronto, della con divisione, dell’impegno gioioso e costante nel far bene ogni cosa, della verifica di quanto si è realizzato. Campi di specialità: sono eventi regionali rivolti ai ragazzi ed alle ragazze in cammino verso la tappa della Scoperta. Sono campi che hanno lo scopo di fornire occasioni di conoscenza e di approfondimento per la conquista di singole specialità. Campi di competenza: sono eventi (…) rivolti a ragazzi e ragazze in cammino verso le tappe della Competenza e della Responsabilità. Questi campi hanno lo scopo di offrire l’occasione per affinare uno specifico ambito di competenza attraverso l’approfondimento ad alto livello di una tecnica, con l’ottica di rendere esploratori e guide pronti in ogni circostanza a servire validamente il prossimo, nonché ad animare la squadriglia e il reparto di appartenenza. In questo allegato si trovano i cardini di ciò che è la proposta EG ovvero: l’avventura, l’impresa e il sentiero. Sono tre strumenti importanti, molto concreti e imprescindibili che forse spesso ci spaventano e ci fanno vivere il nostro servizio con ansia ed insicurezza, ci portano ad inventarci soluzioni, proposte ed attività che non sempre riescono a centrare l’obiettivo, e spesso non risolvono la nostra proposta anzi la appesantiscono e la complicano. Sono tre strumenti che bisognerebbe fossero sempre presenti nei nostri reparti, sono semplicemente fondamentali, imprescindibili se si vuole fare una proposta educativa significativa...basta dargli la giusta importanza e renderli realtà. “L’atmosfera di avventura è l’esca educativa che spinge gli esploratori e le guide all’azione, animando nel concreto le esperienze vissute (...) È l’avventura di costruire se stessi(...) è l’avventura di scoprire il mondo e riorganizzare la conoscenza secondo schemi personali; è l’avventura di provare se stessi in rapporto al mondo e agli altri. Diventa allora determinante l’esercizio dello scouting: l’arte di osservare la realtà vissuta, di interpretarla e di agire conseguentemente in essa. Non si tratta, quindi, solo di un insieme di

tecniche, ma di un modo di affrontare l’esistenza che favorisce anche lo sviluppo di uno stile progettuale” (regolamento metodologico art.9) Sia i campi di specialità, che i campi di competenza che i guidoncini verdi, che come regione organizziamo e proponiamo, sono pervasi da questa “atmosfera” che rende unica la scoperta di sé e di ciò che imparano. L’impresa è lo strumento principe della branca EG

“Lo scouting trova la sua attuazione, per la branca esploratori e guide, nello strumento dell’Impresa, cardine della vita di reparto e luogo privilegiato dove vivere l’avventura. La vita delle unità è un susseguirsi di imprese di reparto, di squadriglia. Le imprese aiutano gli esploratori e le guide a sviluppare il senso critico, a portare a compimento ciò che si è iniziato, a vivere con lealtà la democrazia nelle strutture, ad acquisire nuove competenze, a incidere nella realtà

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Futuro semplice per produrre piccoli cambiamenti, attraverso realizzazioni impegnative a misura dei ragazzi e delle ragazze. L’impresa è prima di tutto uno stile, il modo di fare le cose. L’impresa è anche un metodo per imparare a progettare ciò che si vuol essere e ciò che si vuole realizzare, e a esserne consapevoli. È uno stile che vale non solo per il momento particolare dell’impresa, ma di tutta la vita del reparto: il sentiero di ogni esploratore e guida, le riunioni e le uscite di reparto, di squadriglia dovranno essere permeati da questo stile.” (regolamento metodologico art.26).

Manca ancora uno strumento fondamentale: le specialità di squadriglia

“Vivere l’avventura in periodi lunghi, nel succedersi di imprese e missioni, consente a una squadriglia di raggiungere una o più specialità. La specialità di squadriglia è uno strumento atto a sviluppare il senso e il valore di un percorso di crescita comunitario in ordine all’autonomia ed alla competenza.” (regolamento metodologico art. 17). Come si può capire nelle specialità di squadriglia tutti gli ingredienti sono presenti e l’occasione di poter vivere il Palio dei guidoncini verdi di giugno a Vara è qualcosa che come capi non dovremmo sottovalutare, è quell’opportunità che non dovrebbe essere negata a nessun ragazzo. Durante il bivacco gli EG vivono una vera esplosione di idee, di sogni e grandi imprese che sono diventate realtà, respirano quell’aria così importante ed unica del successo, il successo positivo di chi con impegno, fatica e responsabilità si prepara e realizza qualcosa al meglio, sperimentando anche il bellissimo potere della comunità.

Questo è lo stile con cui in regione progettiamo e realizziamo i nostri campi di competenza, ciò che i ragazzi vivono quando partecipano a questi eventi è una grande impresa, a Vara respirano l’avventura, la gioia dell’incontro e, soprattutto, vedono in meno di una settimana realizzare grandi cose e crescere le loro competenze! In quei pochi giorni gli EG hanno la sensazione che tutto può essere realizzato e speriamo si rendano conto che sono cambiati grazie a quest’esperienza e che il loro sentiero ha fatto passi in più. Quest’avventura richiede una grande responsabilità agli EG perché tutto ciò che hanno vissuto dovrà essere ridonato e condiviso nel proprio reparto e squadriglia.

Se i campi di specialità, i campi di competenza e il palio dei guidoncini verdi sono un’opportunità vera e preziosa di crescita è grazie a tutti i capi che in questi anni hanno reso possibile questi appuntamenti e hanno messo tutta la loro passione e competenza per realizzarli. Quello che mi piacerebbe è che tutto questo grandissimo patrimonio che si è costruito negli anni non vada perso, ma che possa ampliarsi grazie all’arrivo di molti altri capi. Se crediamo nel nostro modo di educare e nel nostro metodo allora capiamo come il nostro spenderci, non senza qualche sacrificio (ne sono consapevole!) in questi eventi sia un tassello importante e fondamentale della nostra proposta.

In questi ultimi anni abbiamo parlato molte volte di sogni dei ragazzi e nostri e di come riuscire a realizzarli...ebbene ecco gli ingredienti perfetti: l’avventura vissuta concretamente, con cui creiamo l’atmosfera giusta perché i sogni possano essere “pensati”, l’impresa con cui mettiamo le condizioni perché i sogni possano prendere forma e si realizzino, il sentiero diventa così qualcosa di molto concreto è la gioia di vedere realizzato il proprio sogno grazie a se stessi e agli altri.

GLI EVENTI IN DATE 12-13 MARZO CAMPI DI SPECIALITA’ 18-19 GIUGNO GUIDONCINI VERDI 19-24 GIUGNO CAMPI DI COMPETENZA

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Futuro semplice A cura della Pattuglia Regionale LC

Crescere insieme, (piccola) orma dopo orma Piccole Orme, un’occasione di crescita da offrire ai LLCC e ai VVLL e le CCAA Cacciare con il branco e volare con il cerchio, cioè con la propria comunità di appartenenza, sono le esperienze più importanti della branca LC. Ogni bambino costruisce al suo interno una pista che lo porta a crescere scoprendo se stesso e gli altri, diventando traccia dopo traccia competente di ciò che la comunità richiede e sentendosi responsabile della buona riuscita della caccia e del volo di tutti gli altri fratellini e sorelline. La propria comunità offre una dimensione verticale di crescita, in cui il lupo anziano caccia e corre al fianco dei cuccioli come le coccinelle della montagna mostrano i loro punti neri alle cocci che stanno iniziando a volare.

Esiste poi un’altra direttrice per percorrere la propria pista: la dimensione orizzontale, in cui i bambini si sperimentano nel loro cammino di crescita con i propri pari. Questa esperienza vissuta ad esempio nel CdA, trova un’occasione privilegiata nei campi di Piccole Orme. In questi eventi i fratellini e le sorelline, del terzo anno (le P.O. estive) e del quarto (le P.O. invernali), possono mettersi in gioco in modo nuovo. Hanno la possibilità di giocare esperienze calibrate su di loro, sul loro momento di crescita, sul loro sviluppo fisico e psicologico.

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Futuro semplice

Infine, il campo di P.O. è un’esperienza formativa e importante per i capi stessi. Permette infatti di sperimentarsi, proprio come i bambini, in situazioni molto diverse da quelle a cui siamo abituati. Il capo di P.O. deve avere occhi più aperti e silenzi più profondi che gli permettano, in pochi giorni, di capire che bambini ha davanti e, insieme alla staff, modulare obiettivi efficaci che rendano unica l’esperienza.

Il campo di P.O. è un’esperienza unica che permette ai bambini di mostrare qualcosa di sé che di solito tengono nascosto. Permette di esprimersi liberamente, stimolati da obiettivi “alti”; inserisce i bambini in una comunità completamente diversa da quella di origine, dove possono raccontare qualcosa di loro stessi scavalcando il limite delle “etichette” che l’esperienza della comunità di appartenenza gli ha cucito addosso nel tempo. Le staff di P.O. scoprono spesso bambini molto dissimili dalle presentazioni che vengono loro proposte proprio a causa di questa “modifica ambientale” che rimescola le carte caratteriali dei bambini.

Insomma, le P.O. rappresentano un evento prezioso per i bambini e formativo per i Capi. Coraggio capi! Giochiamoci nei campi, ampliamo i nostri orizzonti e cerchiamo di offrire più possibilità ai nostri bambini!

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Fare scautismo

A cura di Giacomo Fornaro e Filippo Vadalà

Storia della nascita di un Campetto di specialità. Un’idea che si concretizza con indicazioni pratiche per realizzare un’impresa di mani abili originale.

Nella fucina di vulcano

L’attività pensata per il campetto di specialità “Nella fucina di Vulcano” di quest’anno, prevede un’organizzazione leggermente più complessa rispetto a quella che è stata necessaria per la realizzazione di altri campetti a cui ci siamo dedicati in passato. Si è trattato di avviare l’evento organizzando in due parti successive, una prima parte missione per la squadriglia Volpi del Genova 25; una seconda parte da realizzare nel bivacco con ragazzi del primo e secondo anno di reparto di tutta la Liguria (Campetto di Specialità). La prima parte comprende la costruzione della forgia che sarà utilizzata anche durante il bivacco; la fusione di numerose lattine per produrre piccoli lingotti di alluminio. Questa parte è importante perché permette di “purificare” in parte l’alluminio, visto che quello delle lattine è, quantomeno, verniciato. Inoltre sarà realizzato un video in stile “tutorial” in cui spiegare come si realizza la forgia, come si utilizza in sicurezza e come vengono prodotti i lingottini.

Questo video sarà poi mostrato ai ragazzi che parteciperanno al bivacco. Durante il bivacco di specialità, utilizzeremo la forgia per fondere nuovamente i lingottini di alluminio e con il metallo fuso produrremo degli oggetti che ogni ragazzo potrà portare con sé. Come è nata l’idea? Come per gli altri bivacchi che abbiamo realizzato assieme, anche in questo caso tutto è nato “per gioco”. E, grazie alla grande voglia di giocarci, abbiamo deciso di cambiare ancora il tema del campetto che ogni anno organizziamo. La specialità “Artigiano” interessava entrambi, inoltre ci avrebbe concesso maggiore semplicità logistica. La lampadina si è accesa nella mente di Filippo: “costruiamo una forgia”. Abbiamo cliccato “forgia” su Youtube ed abbiamo guardato alcuni tutorial sull’argomento. Il migliore è stato il video americano How To Make The Mini Metal Foundry. Ci è sembrata un’impresa realizzabile ed abbiamo buttato giù la bozza del bivacco, pensando anche di coinvolgere una squadriglia.

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Fare scautismo I dettagli tecnici Per realizzare la forgia sono necessari: - un secchio di acciaio di grosse dimensioni - polvere di gesso da intonaco - sabbia - tubo di acciaio possibilmente non zincato - secchiello di plastica morbido del volume pari a ¼ del secchio di metallo - recipiente di plastica di diametro circa uguale al diametro maggiore del secchio di metallo - due staffe di metallo ad U (quelli per ancorare un tubo/palo ad una ringhiera per esempio) - estintore esaurito in ferro da 500 ml - tubo in PVC + raccordo per congiungerlo al tubo in acciaio - asciugacapelli - trapano con punte a tazza - seghetto da ferro Si prepara l’impasto di gesso + sabbia + acqua, lo si versa nel secchio di metallo e al centro si pone il secchiello piccolo di plastica pieno di acqua, in modo che funga da “stampo” per una cavità centrale. Si attende che il composto asciughi (meno di un giorno), si toglie l’acqua che faceva peso, si estrae il secchiello di plastica aiutandosi con le pinze. Ecco che l’involucro della forgia è pronto. - Per il coperchio si prepara lo stesso impasto e lo si versa nel secondo secchiello di plastica (con diametro simile al secchio in metallo), si immergono nell’impasto le due staffe ad U con la convessità rivolta verso l’esterno: saranno le maniglie del coperchio della forgia. Una volta consolidato, si estrae il coperchio e vi si pratica un foro centrale con una punta a tazza di grosse dimensioni (il buco deve essere poco maggiore del diametro di una lattina, in maniera che ci permetta, successivamente di introdurre lattine nel crogiolo). - Per l’areazione della forgia con una punta a tazza di diametro simile al tubo in acciaio, si pratica un foro sul fianco del secchio “rivestito” di impasto refrattario; il foro deve essere leggermente inclinato verso il fondo del secchio. Attraverso questo foro si passerà il tubo in acciaio che sarà collegato al tubo in PVC a sua volta unito all’asciugacapelli (il mantice della nostra mini forgia). - L’estintore serve per il crogiolo: lo si taglia a metà con il seghetto per metallo (o flessibile) e si utilizza la metà inferiore.

Funzionamento Si colloca carbone nella forgia, alla base e tutto attorno al crogiolo (estintore) che si trova centralmente. Si accende il carbone e si accende il phon. Il flusso continuo di aria permette il raggiungimento di una temperatura sufficiente a fondere le lattine che inseriremo nel crogiolo. Quando questo è pieno, si cola il metallo fuso in piccoli stampi di acciaio da forno per pancake producendo i nostri lingottini. Sul metallo fuso galleggerà uno strato di materiale di scarto, che andrà eliminato dopo aver trasferito la fase liquida. In questo modo “purifichiamo” l’alluminio. - Per la produzione di oggetti poi è necessario un materiale simil gommapiuma che si utilizza per l’isolamento termico delle pareti. Si scolpisce l’oggetto voluto, tridimensionale su questo materiale (incidendolo e ritagliandolo). È necessario creare un supporto, sempre in gommapiuma, che deve essere connesso all’oggetto principale che deve terminare con una parte più larga. Si colloca l’oggetto in gommapiuma in un secchio di sabbia, assicurandosi che questa riempia ogni spazio circostante l’oggetto. La parte terminale del supporto deve essere l’unica visibile, nella parte superficiale del secchio di sabbia. Bagnando un po’ la sabbia, costruiamo un argine di sabbia attorno alla parte circolare emergente che è la base del supporto dell’oggetto sepolto. Fondiamo i lingottini di alluminio purificato, estraiamo il crogiolo con il metallo fuso aiutandoci con delle grosse pinze da barbecue e vuotiamo il metallo fuso nel cono di sabbia. Aspettiamo che si raffreddi il tutto e dalla sabbia potremmo estrarre un oggetto di alluminio. Il metallo, infatti, scioglie la gommapiuma e prende il suo posto (un po’ come nella produzione delle statue di bronzo “a cera persa”). Basterà segare la parte corrispondente a supporto e lucidare un poco il nostro oggetto. https://www.youtube.com/watch?v=hHD10DjxM1g https://www.youtube.com/watch?v=lSoWxG30rb0 https://www.youtube.com/watch?v=tH-PaNugz9w

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Fare scautismo A cura di Stefano Barberis

Un’associazione di frontiera o una confederazione di zone da non toccare

Quo vado Agesci Liguria? Una delle frasi che mi ha sempre più affascinato del nostro Patto Associativo e di cui vado più orgoglioso è sicuramente: “L’AGESCI si propone come associazione di frontiera, che spesso rappresenta per molti ragazzi l’unica occasione di ricevere un annuncio di fede.” Mi piace per due motivi: il primo è che dà un’immagine di noi scout molto concreta, attivi e attenti sul territorio dove agiamo, alla ricerca di sfide educative e di testimonianze scomode, portatori del Vangelo ovunque e comunque: insomma qualcosa di molto più figo rispetto al “boy scout bravo ragazzo che fa attraversare la vecchina e suona la chitarra a Messa”. Il secondo è perché, proprio partendo dalla scelta cristiana (nel cui contesto è inserita questa frase), ci propone di non fermarci mai, di essere un’associazione sulla strada, con gli scarponi ai piedi e gli occhi aperti sul mondo. Una frase scomoda e difficile da capire, soprattutto quando si è un tirocinante appena entrato in Comunità Capi. Quale migliore occasione allora per capire il significato profondo di questa frase se non l’Assemblea Regionale? La grande riunione in cui tutti i capi della regione si incontrano per cercare queste frontiere? Devo ammettere che una delle prime riflessioni che ho fatto dopo l’ultima assemblea regionale è stata: per fortuna non sono un tirocinante. Abbiamo perso un’occasione. Partiamo dal presupposto che io sono uno di quelli a cui piace andare ad assemblea regionale, discutere, arrovellarsi, magari litigare anche un po’, proporre le mozioni, parlare un po’lo scoutese…. Ma quello che mi piace di più è sentirmi, in quella giornata, parte di un’associazione, di un movimento mondiale, che con i suoi valori e i suoi obiettivi mi permette di fare meglio il mio servizio, mi aiuta a capire di più i miei ragazzi, mi permette, analizzando tutti insieme il mondo in cui viviamo, di raccogliere

le sfide educative del mondo che mi circonda e proporle ai miei scout e guide, rover e scolte, lupetti e coccinelle. AGESCI Liguria ha scritto il proprio progetto regionale l’anno scorso eppure, nel palazzetto di Quiliano, a me è parso che pochi se ne stessero accorgendo. La nostra assemblea regionale ha raccolto alcune sfide, molte delle quali arrivate dalla Route Nazionale (allargamento della democrazia associativa ai soci adulti, omosessualità, volontà di realizzare un impegno concreto annuale sul territorio per il recupero di un patrimonio culturale e naturale regionale….) e anche questo dovrebbe farci riflettere, eppure sembrava che molti capi fossero lì seduti su quegli spalti non per spostare una frontiera e cercare nuove vette da scalare come degli alpinisti dell’educazione, ma che fossero lì per un atto dovuto e per riscrivere un semplice documento, più simili a dei “merenderos” dell’educazione che a qualcuno che lancia il cuore e lo sguardo oltre dei limiti. La conferma purtroppo è avvenuta quest’anno durante un’assemblea regionale passata a litigare e discutere per ore su uno strumento (la zona) e non su un obiettivo educativo. Non voglio entrare nel merito della discussione (peraltro sono personalmente toccato dalla cancellazione della mia zona) né contestarla in toto, ma quello che voglio chiedere a tutti i capi liguri, citando Checco Zalone, dopo questi due ultimi anni associativi regionali è: QUO VADO AGESCI LIGURIA? Purtroppo ho la sensazione che nelle Comunità Capi dei nostri gruppi e anche nelle zone, spesso ci sono idee, progetti ed energie che intervengono direttamente sulle realtà e sulle persone che vivono i nostri territori di caccia, ma che spesso manteniamo a livello locale, forse per paura che non vengano capite o condivise da tutti: il nostro progetto regionale deve vivere di queste esperienze! Non abbiamo paura a raccontarle/

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Fare scautismo

testimoniarle né durante le assemblee né magari attraverso questo giornale. Le città, i paesi, l’Italia intorno a noi ci chiama, ci propone delle sfide urlandole ad alta voce che noi, come associazione di frontiera, non possiamo ignorare: multiculturalità, confronto inter-religioso, “nuove famiglie”, omosessualità, precarietà sociale ed economica, crisi dei partiti politici… sono tutti argomenti che sono certo affrontiamo ogni giorno all’interno delle nostre Co.Ca. e unità, ma su cui spesso in Associazione non riusciamo ancora a prendere una posizione unica e soprattutto CONCRETA. Queste sono le frontiere su cui vogliamo camminare, che ci devono far bruciare il cuore e infervorare la voce durante i dibattiti in assemblea, non i confini delle zone che devono essere solo uno strumento per rendere possibili i nostri progetti. Il primo passo per allargare le frontiere è essere contenti di fare i capi scout e di giocare a quest’avventura. Se ne siamo contenti, tutti i giorni, dalla riunione di staff all’assemblea regionale, allora il nostro fegato ne risentirà di meno, ci annoieremo di meno in assemblea e proporremo un gioco che ai ragazzi piace, li stuzzica, li rende protagonisti. E se questo gioco ai nostri ragazzi piacerà saranno loro la nostra esca per superare le frontiere di cui parlavamo e superare le crisi vocazionali e numeriche di capi e ragazzi che stiamo affrontando. Saranno loro a chiamare altri ragazzi e altri capi, invogliati da

questo gioco così bello che fa crescere e che li rende protagonisti e artefici di cambiamento nel territoro dove vivono. Capita spesso che, quando si parla di scoutismo di frontiera, si pensi alle periferie delle grandi città o a luoghi particolarmente difficili, si pensi di dover proporre ai ragazzi la route nelle favelas o il bivacco nel campo Rom perché hanno bisogno di “esperienze forti”, ma dobbiamo pensare che nella società complessa di oggi le frontiere non sono solo lì: abbiamo frontiere di solitudine, di affetti, di fiducia, di ideali che sono molto più vicine di quanto pensiamo e che anche una route sull’Alta Via dei Monti Liguri può essere un’esperienza forte. 109 anni dopo non è molto diversa la situazione rispetto al 1907, quando BP ha inventato un metodo educativo che travalicasse le frontiere della seconda rivoluzione industriale, per conquistare i ragazzi facendoli giocare a diventare grandi. Nessun capo deve esimersi dall’essere un “capo scout di frontiera”, e lo sarà solo se è in grado di proporre uno scoutismo sempre più attraente, sempre più vero, sempre più testimoniando quell’avventura di cui BP nel Libro dei Capi parla come di un’esca, convinto che non esistano ragazzi che non amino l’avventura, l’autonomia, la natura, la libertà, la bellezza, la vita all’aria aperta. “Va più in su, più in là” AGESCI Liguria, oltre i confini delle zone, oltre le frontiere che la strada intorno a te ti propone.

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Visti da fuori A cura di Pietro Barabino

Se io guardo da ricercatore, la popolazione dei ragazzi scout non coincide con la popolazione vera. Ad esempio: dove sono gli stranieri? Dove sono i tanti ragazzi che, nelle scuole, oggi creano il pluralismo culturale nel quale saremo sempre più immersi? (…) Dovete tornare nelle strade.

Visti da fuori Intervista a Stefano Laffi, ricercatore sociale e fondatore dell’agenzia Codici, professore universitario e formatore. l’agenzia Codici per l’Agesci nell’anno della Route Nazionale, il ricavato andrà interamente alla Fondazione Migrantes.

Stefano Laffi, 50 anni, si occupa di ricerca sociale e analisi dei mutamenti sociali ed è il fondatore dell’agenzia Codici di Milano. Docente universitario e formatore, scrive reportage di inchiesta sociale e ricerca educativa. Collabora con le riviste Lo Straniero e Gli Asini. Tra i suoi libri “La congiura contro i giovani. Crisi degli adulti e riscatto delle nuove generazioni” (Feltrinelli, 2014) e “Crescere nonostante. Un romanzo di formazione” (Edizioni dell’Asino, 2015). Tra qualche mese uscirà per Feltrinelli il suo lavoro di ricerca svolto con

Nel 2014 l’Agesci ti ha chiamato per realizzare una ricerca partecipata con i rover e le scolte, in previsione della Route di San Rossore. Quali richieste, aspettative, risultati? Ho conosciuto l’Agesci quando sono stato chiamato agli incontri di Bracciano come ricercatore sociale, per condividere con i formatori qualche spunto

Dopo otto anni su Sil, sotto altre forme, la rubrica ‘Visti da fuori’ si sposterà su Proposta Educativa. L’idea di fondo resterà sempre quella di non usare le riviste associative per auto-incensarci, ma per aprire spazi di discussione, seminare il dubbio e aprirsi all’esterno. Alla prossima!

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Visti da fuori

una continuità e solidità di riferimenti fuori dal tempo e dallo spazio come la cura del rapporto con il proprio corpo e con l’ambiente. Dov’è che questo può creare problemi? La soggettività dei ragazzi non può che essere diversa, rispetto a quella del mondo adulto, e la stessa associazione non mi sembra prontissima a cogliere questo cambiamento. Nelle lettere emergono grandi sofferenze: situazioni familiari difficili, la fatica di dire il proprio orientamento sessuale quando non è etero, la difficoltà di vivere situazioni a volte di marginalità. Riesce l’Agesci a farsi carico di questo sentire? Un altro punto debole poi riguarda la capacità di intercettare tutti. Se io guardo da ricercatore, la popolazione dei ragazzi scout non coincide con la popolazione vera. Ad esempio: dove sono gli stranieri? Dove sono i tanti ragazzi che, nelle scuole, oggi creano il pluralismo culturale nel quale saremo sempre più immersi? Non credo ci sia intenzionalità di escludere a priori. Non credo neanche ci siano particolari ostacoli “culturali” all’accesso. Il problema è che non è facile intercettare queste famiglie, che magari hanno difficoltà di inserimento nella società e non vengono a sapere della vostra proposta educativa. Il primo passo dovrebbe partire dai gruppi, che creino occasioni di incontro e conoscenza reciproca con queste famiglie per poter dire “venite con noi, giochiamo insieme questa scommessa sulla crescita dei figli”. Poi c’è un altro elemento. I ragazzi stranieri fanno molta vita di strada. Mentre l’orientamento che spesso hanno gli scout, è verso la natura quando sono in uscita, all’interno dei propri spazi quando sono in città. Questo fa si che i due mondi non si incontrino facilmente. A loro volta, i ragazzi stranieri hanno i loro gruppi, quindi quando diventa una questione di gruppo, di appartenenza, inevitabilmente vincono gli schieramenti. Penso che questa sia una vostra sfida, anche perché i ragazzi, da quello che esprimono nelle lettere, hanno forte istanze di intercultura e apertura, desiderio di essere efficaci in forme di solidarietà. Da questo punto di vista penso abbiate davvero da imparare dalle nuove leve generazionali, che hanno esperienze inedite rispetto alla generazione adulta che li guarda, e che hanno un vissuto che non appartiene alla generazione che

tratto dalla mia esperienza di ricerca sul campo. La mia prospettiva era quella di capovolgere un punto di vista molto comune, quello che vede i giovani come soggetti passivi in preda ai consumi, alle dipendenze e via dicendo. La mia sensazione è che occorresse mettersi in discussione come società adulta, trasformando le istituzioni e i luoghi dove i ragazzi entrano in scena, per restituire ai ragazzi il diritto di lasciare il segno, trasformare, agire, vedere la traccia delle proprie capacità e non semplicemente vivere un periodo di apprendimento infinito, che ritarda continuamente un proprio ruolo attivo nella società. Questo approccio è stato condiviso con la visione dell’Agesci, pur non essendo io mai stato scout o genitore scout. Da lì, in previsione della Route Nazionale, l’idea di provare a raccogliere domande, sguardi ed esperienze per arrivare alla costruzione di un racconto corale, che portasse alla luce il punto di vista diretto dei ragazzi. Come strumento, abbiamo lanciato un appello a inviarci una lettera intitolata “Quello che dovete sapere di me”. Ci hanno scritto in tantissimi, da tutt’Italia. Ne è nata una vera e propria autobiografia collettiva, il ritratto in cui una generazione scrive quello che ritiene fondamentale dire al mondo. Partendo da queste lettere, quali sono i punti deboli che scorgi nella narrazione che i ragazzi fanno dell’associazione? In generale, l’impressione è ottima, mi dovessero chiedere “iscriveresti tuo figlio agli scout?” la risposta è decisamente “sì”. A vedere i limiti, senz’altro si sente una certa autoreferenzialità, un certo “effetto eco” rispetto a linguaggi, immaginari, riferimenti, che nelle parole dei ragazzi ritornano. In tantissime lettere torna questo concetto: “Io non faccio lo scout, sono uno scout”. L’appartenenza scout è molto forte, prevale su altre definizioni di sè, geografiche o anagrafiche. Come tutte le identità forti, ha pregi e difetti. Oggi i ragazzi sono chiamati a rinegoziare continuamente ciò che possono essere e diventare: scelte di studio, lavoro ma anche città in cui vivere o lingua da usare. Siamo immersi nella precarietà, i ragazzi vivono situazioni nuove, mai vissute dalle generazioni precedenti. Lo scautismo, per questi ragazzi, rappresenta un possibile ancoraggio, offre

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Visti da fuori

forse più di altri sono abituati a organizzarsi e ad agire insieme in chiave trasformativa. Mi sembra che i ragazzi interpretino in questo senso anche il servizio.

li organizza gli fa la proposta educativa, soprattutto quando il distacco di età è più marcato. Sono in effetti le critiche più ricorrenti, quali strumenti proporresti per “abbassare la soglia” dei gruppi? Penso che dobbiate in qualche modo tornare all’idea di una missione su strada. Con il mio gruppo di ricerca Codici, abbiamo sperimentato che quando ci siamo trovati a dover raccogliere l’aiuto da parte dei ragazzi del quartiere, spesso non erano i primi della classe a presentarsi, ma quelli che sulla propria pelle avevano vissuto esperienze di difficoltà e di marginalità e ora volevano dare una mano agli altri. I ragazzi stranieri erano i primi a partecipare attivamente, soprattutto alle attività di animazione nel quartiere. Questo consente aperture e, nel caso dello scautismo, possibilità di coinvolgimento dentro l’associazione di ragazzi che altrimenti non avrebbero altre occasioni di socialità fuori dal loro nucleo etnico o familiare.

Come viene narrato dai ragazzi il proprio percorso di fede? In moltissime di quelle lettere ci sono riferimenti alla fede e a Dio, ma sono molto differenziati. Per alcuni Dio è il “Dio delle piccole cose”, quindi ragazzi e ragazze che dicono “per me la fede è l’azione quotidiana che segue un’idea di bene, di solidarietà, di attenzione…” altri riportano l’immagine di Dio visto come un padre-madre buono che ti guarda o come una sorta di stella polare, molto distante, ma che vigila sulla tua esistenza. Non posso dire di aver visto un tratto omogeneo e unificante. Senz’altro in questi ragazzi l’elemento spirituale, di fede, è qualcosa di presente e che in qualche modo rassicura e dà molta fiducia sul senso di quello che si vuol fare. È come fosse una sorta di ricerca di un bene che nei propri riferimenti di fede trova un compimento ideale e consente di guidare molto l’azione. Nei ragazzi, ma questo è proprio dell’età, si riscontra da un lato una forza trasgressiva e rivolta all’esterno per il cambiamento della realtà, dall’altro anche un estremo piacere nello stare insieme, nel sentirsci felici, nel riuscire a donare felicità. C’è un’idea di fede molto legata alla cristianità e molto meno legata alla Chiesa intesa come istituzione. Moltissime lettere parlano del regalare felicità come chiave della propria felicità, e questa cosa mi sembra molto cristiana.

Leggendo le lettere, che idea emerge dell’impegno politico e del servizio? Quello che emerge più nettamente è l’istanza politica intesa nel senso puro della parola: l’urgenza di cambiare la realtà e di agire una trasformazione del mondo. In questo, credo che i ragazzi scout (ma non solo) hanno uno sguardo molto chiaro, anche se refrattari rispetto ad appartenenze partitiche o ideologiche. È un’urgenza empirica di vedere trasformare le cose e colgono ogni occasione che gli venga proposta in questa direzione. Il desiderio espresso è quella di poter guardare la città come uno spazio di azione e non come un luogo di divieti, di spazi circoscritti, di barriere. In questo gli scout sono presenti, perché

Tutte le interviste per Visti da fuori si possono trovare nei numeri precedenti di Sil (dal giugno 2009 in avanti) al link agesciliguria.it/download. In ordine di uscita (più o meno): Mauro Armanino, don Marino Poggi, don Andrea Gallo, Fabrizio Valletti sj, p. Carlo D’Antoni, Alex Zanotelli, Francesco ‘Fully’ Doragrossa, Gigi Ontanetti, Luigi Ciotti, Andrea Bigalli, Luigi Bettazzi, Mauro Biani, Alberto Remondini sj, Carlo Gubitosa, Goffredo Fofi, Andrea Salvadore, Fabio Corazzina, Alessandra Ballerini, Albino Bizzotto, Nandino Capovilla, Renato Accorinti.

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Comunicazione di servizio New! A cura di Francesco Bavassano

I gruppi che ci sono andati sotto con Facebook Puzza di autocelebrazione, ma profuma di grandi potenzialità. È la comunicazione, baby!

Tentare di raccontare sulla carta stampata quello che succede online è uno sforzo mal riposto, questo è ormai chiaro. Quello che il web però non fornisce è la possibilità di archiviare, di trattenere il meglio e costruirsi una visione d’insieme. Ciò rimane, per fortuna, in carico agli utenti e anche su SIL vorremmo dedicare uno spazio per nutrire questa visione. Molti gruppi scout stanno sperimentando con successo l’utilizzo dei social network per comunicare e fare rete. Gli scopi sono molteplici: informare su eventi e calendario, commentare e dare risalto alle attività svolte, interagire con altri gruppi/ associazioni, prendere posizione su alcuni fatti, etc.. Le implicazioni educative di avere una pagina di gruppo attiva, per esempio su Facebook, si stanno dipanando di fronte ai nostri occhi proprio in questi uno o due anni – se non mesi, very fast, wow. I ragazzi si rivedono nelle foto e ne sono orgogliosi, una breve frase può rilanciare e dare forza ad un concetto educativo, genitori e adulti possono avere un accesso più frequente e diretto a cosa combiniamo, etc..Puzza di autocelebrazione, ma profuma di grandi potenzialità. È la comunicazione, baby :) Per saggiare questo mondo, per definizione difficile da raccontare, si deve iniziare circoscrivendo. Così, abbiamo fatto una cernita dei gruppi liguri che gestiscono una pagina Facebook, molti dei quali con buoni riscontri! Sicuramente ne manca qualcuno, segnalatecelo! E magari fatevi un giro per rubare qualche idea e mettere qualche mippia. Per chi gestisce le pagine, potrebbe essere buona cosa: - mettere Mi Piace a nome della Pagina alle altre sotto elencate, per rimanere collegati tra gruppi. - aggiungere @agesci liguria ai post, se e quando volete avere diffusione regionale. - anche taggarsi a vicenda nei post aumenta la diffusione.

NOME PAGINA FACEBOOK Agesci Liguria Base Scout “Il Rostiolo” Lo Scoiattolo scarl Agesci Albenga 5 Agesci Genova 5 Agesci Genova 7 AGESCI Genova 23 AGESCI Gruppo Genova 14 Agesci Gruppo Scout Genova 49 Agesci Gruppo Genova Levante AGESCI Zona Val Bisagno Agesci Pietra Ligure 1 Centro Nautico Ligure Settore Nautico Liguria Genova 18 Genova 206 Genova XX Gruppo Scout Celle Ligure 1 - Agesci Gruppo Scout Genova 51 Gruppo Scout Genova 56 Gruppo Scout Varazze 1 Le Casette - palestra scout Scout GE 100 Scout Genova 52 agesci

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NUMERO DI LIKE (@29/2/2016) 1210 797 322 2270 148 359 276 370 356 198 364 348 281 228 129 237 387 328 192 379 410 293 293


Visti daLiguria Zoom fuori A cura di Francesco Migliazzi

Il Centro Studi e Documentazione Scout “Mario Mazza” invaso da Lupetti e Castorini Il Gruppo Agesci GE 52° Certosa quest’anno registra il 70° anniversario dalla fondazione. movimentata, ma ordinata, allegria. I Capi hanno dato prova di una buona preparazione, assicurando che il programma si sviluppasse nei modi e nei tempi previsti. Alle 16,30 si è svolta la cerimonia centrale dei festeggiamenti in atto. Nel salone, si è formato un grande cerchio, seduti in terra; ognuno ha collocato un barattolo di vetro con dentro un lumino formando il numero 70 in relazione all’anniversario commemorato. L’evento si è concluso con la Santa Messa, officiata dall’Assistente, durante la quale sono echeggiati canti scout tradizionali. All’offertorio, davanti all’altare, sono stati collocati i simboli scout delle Unità partecipanti: il Castoro, il Totem dei Lupetti, la Fiamma di Reparto, la Forcola dei Rover, la Fiamma del Masci e i foulard indossati dal GE 52° nel corso degli anni. Finita la Messa, il Gruppo è rientrato felice alla propria base.

Nell’intento di lanciare i festeggiamenti, il Gruppo in questione ha organizzato un’attività presso i locali del nostro Centro, nell’intento di far conoscere la storia dello scautismo in generale, e del proprio Gruppo nello specifico, utilizzando il materiale vario conservato presso gli archivi che accolgono documentazione scout dalle origini ai giorni nostri. Hanno partecipato all’evento circa 90 scout tra Castorini, Lupetti, Esploratori, Rover, Comunità Capi e Adulti Scout del Masci di Certosa. Alle 14,30 circa sono giunti gli invitati ai quali, una volta riuniti, è stata fatta una breve presentazione del Centro Studi, sulle sue caratteristiche e le sue finalità, quindi si è proceduto a una visita guidata dei suoi locali mostrando campioni di quanto conservato. I ragazzi si sono dimostrati molto interessati alle particolarità storiche del Movimento Scout contenute nel museo in progress ed hanno particolarmente apprezzato le testimonianze inerenti al Gruppo di Certosa. Grande il loro entusiasmo di fronte alle bacheche contenenti distintivi, adesivi e tantissimi simboli scout, parecchie sono state le domande a cui hanno risposto, tra gli altri, il Presidente e il Direttore del Mazza. Suddivisi in gruppi bene organizzati, le leve giovanili hanno svolto i giochi programmati scatenandosi con

Ci auguriamo che altre realtà scout vogliano utilizzare i nostri locali per caratterizzare al meglio particolari attività storiche e commemorative, nonché per divulgare tra i giovani la nostra mission e la valenza del materiale che raccogliamo, custodiamo ed elaboriamo.

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Visti daLiguria Zoom fuori A cura di Paolo Gesmundo

Luce di Betlemme Natale 2015 Un’esperienza di servizio in carcere Il nostro noviziato composto da Beatrice, Elisbetta e Giorgio, assieme ai capi, Sara e Paolo, oltre ad accogliere la luce e portarla in alcune realtà della zona come la casa famiglia di Belvedere e la nostra parrocchia di San Bartolomeo della Certosa, ha deciso di fare un passo in più e di varcare le porte del carcere di Marassi, grazie all’aiuto del sacerdote Don Paolo Gatti che gestisce il gruppo liturgico dei detenuti. Egli ha reso possibile l’incontro con tale gruppo, al quale abbiamo spiegato l’iniziativa che è stata accolta con entusiasmo e interesse, e con il quale abbiamo avuto la possibilità di avere un dialogo su vari temi tra cui quello della fede e della vita in carcere. In seguito a questo incontro, avvenuto all’inizio di dicembre, il giorno 20 dello stesso mese ci siamo nuovamente recati all’interno delle mura nella cappella del carcere, dove abbiamo partecipato alla funzione e abbiamo avuto la possibilità di portare fisicamente la Luce della Pace e anche ciò che rappresenta. “È stata un’esperienza educativa e toccante, e siamo contenti di aver avuto la possibilità di lasciare qualcosa a quei ragazzi”. L’esperienza è stata gradita da entrambe le parti e siamo quindi felici e sicuri di poter dire che sia qualcosa di utile e rientrante nello spirito scout che cerchiamo di imparare lungo la nostra strada. Consigliamo quest’esperienza anche ad altre comunità RS.

“Ero carcerato e mi avete visitato” Matteo 25 (35-44) Anche quest’anno, come gli ultimi due, il Noviziato del gruppo Genova 52 di Certosa si è impegnato nella bella iniziativa della Luce della Pace. Nata in Austria, questa consiste in una staffetta della fiamma accesa direttamente nella grotta della Natività di Betlemme che, attraverso aerei e treni e grazie alle varie associazioni scout, si diffonde e porta la Luce in tutta Europa proprio nel periodo natalizio. Questa iniziativa esiste già da una trentina d’anni, e raggiunge l’Italia e Genova da circa venti.

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Zoom Liguria

A cura della Comunità Capi del Genova 5°

Genova 5° 1916-2016 Cento anni di scorribande in blue jeans per i caruggi È il 1916. Alfredo Chiaffarino ha 15 anni e fonda il reparto “Gioiosa san Tarcisio”, con sede in piazza Maddalena. È il quinto gruppo scout a Genova, il decimo in Italia, fazzolettone rosso. Dopo la repressione fascista del 1928, il gruppo riapre nel 1945 e resiste 5 anni. I primi anni ’70, i vicoli della Maddalena sono terra di missione per alcune guide del gruppo Agi Genova 1 (Albaro). Oggi lo chiameremmo servizio extra: animazione di strada e doposcuola nei locali della Chiesa di San Siro. I bambini coinvolti sono figli di meridionali con poco tempo per stargli dietro, operai spesso sfruttati e sottopagati, come i migranti di tutti i tempi. Oltre a loro, bambini della parrocchia e qualche figlio delle “graziose” che, ieri come oggi, presidiano i crocicchi del sestiere. Nel 1973, quattro capi lasciano i gruppi di provenienza e si riuniscono a San Siro, l’obiettivo è fare “educazione non emarginante”. Poco distante, in piazza della Maddalena, sono attive due “squadriglie libere” del Reparto dell’Asci Genova 18 di San Paolo (Circonvallazione). Anticipando le scelte di coeducazione che porteranno alla nascita dell’Agesci, nel 1974 si forma una comunità capi mista per riaprire il Genova 5. Fin da subito, la comunità si orienta verso quello che oggi chiameremmo scautismo di frontiera. Oltre la metà degli iscritti non può pemettersi le quote, l’Agesci paga in parte, per il resto i capi si auto-tassano. Grazie all’impegno di don Luigi Traverso (il quale, tra un Ave Maria e l’altra, occupava le case sfitte per darle ai poveri), si riescono a portare i ragazzi del quartiere a camminare in montagna, totalmente gratis. Per il fazzolettone viene scelta la stoffa jeans, “la più economica e facile da reperire”. Non solo poveri. Il gruppo di San Paolo viene inglobato e questo ‘mix’ sociale sarà il 30

“segreto” che eviterà al gruppo di auto-ghettizzarsi. Da lì l’apparente contraddizione che si ripeterà degli anni, di avere unità a maggioranza sottoproletaria (ieri meridionali, oggi migranti) a fronte di una comunità capi di persone innamorate dal progetto, ma non sempre provenienti da contesti di privazione economica o sociale. In clan rimane chi studia; fatica a restare chi deve lavorare, chi rimane incinta, chi si perde nelle dipendenze o chi viene attratto dalla micro criminalità. Negli anni si avvicendano i progetti educativi, ma le difficoltà e la ricerca di radicalità si trovano già in quello del 1975: «Ci impegnamo per dare opportunità di crescita a chi non le avrebbe (poveri, sfruttati, emarginati). La scelta dei più piccoli deve toccare la nostra pelle, ma dobbiamo fare attenzione al rischio della gratificazione. Partiamo dall’attenzione alle persone e alle loro esigenze e rinunciamo a rifarci a degli schemi fissi, poniamoci le giuste domande e diamo risposte di tipo politico». Quest’anno festeggeremo i 100 anni in tre momenti. Il 25 aprile a Vara con i genitori del gruppo, i branchi di San Siro e Vigne, i Reparti della Maddalena e gli RS nomadi. A fine maggio partecipando alla cerimonia del rinnovo delle promesse organizzata dall’Associazione e con la Messa vicino al Chiostro dove sono nate le Gioiose, alle Vigne. Infine a inizio giugno, insieme alle altre realtà attive nel sestiere, durante la 11a Fiera della Maddalena, in una giornata di festa insieme a tutti gli ‘ex’ del gruppo che, come da retorica scout, non amano mai definirsi tali. stucchevole Per scusarci di questo pre disponibili panegirico, siamo sem ltro a ospitare per bivacchi o quant’a sedi chiunque nelle nostre nova 5’ (facebook ‘Agesci Ge g) o info@genova5.or


Scout chi legge! A cura di Francesco Bavassano

A day in the life, Sofia: Capo Fuoco di 26 anni Simone sta stalkerando ragazze su Instagram. Giada disegna Guernica sulla catechesi della volta scorsa.

Ore 6.30, suona la sveglia #fuoric’èilsoleee, iniziamo bene. Oggi devo presentare i risultati al mio capo ufficio.

le chiamate, ma ora devo entrare in camera iperbarica fino a domani. Sorry. Ore 10.30, chiamo Alessia, terzo anno. L’attività sulla scelta politica è pronta? Ah… Pensavi a una discussione libera? Hmmm... Ok dai ci vediamo domani alle sei e la guardiamo insieme. Ah hai danza e l’allenatrice ti spezza gli alluci se non vai.. Ook, ci aggiorniamo!

Ore 6.35, whatsapp – Clan : Ciao ragazzi, chi sarà presente al campo di Pasqua confermi definitivamente entro le 12 di oggi, buona giornata Sofi ^^ Marta – No. Sara – Come Marta. Luca -Avete visto l’ultimo video di Matt&Bise?? Andrea - Io lo so il giorno prima. Giada - Dipende se ho interrogazioni. Danilo - Io ci sono, ma se siamo pochi mi scende tutta.

Ore 13.00, passo il pranzo su whatsapp con il capo clan e il maestro dei novizi, terapia di gruppo: commentiamo le risposte dei ragazzi. Quello lo prenderei a calci nei denti, quella ce li ha tutti lei i problemi. Noi non eravamo così nel 2009, erano altri tempi. Chi va a zona Lunedì? Ahahah :p

Ore 9.00, Francesco ha visualizzato ma non ha risposto, lo chiamo. Mi butta giù. Mi faccio prestare il cell da un collega: risponde, - pronto sono Sofi -, butta giù. Gli mando un messaggio, mi risponde due ore dopo – ho visto solo ora

Ore 14.00, chiamo le suore di clausura mute dell’Ordine delle Discepole Pie Ma Scontrose per il campo di Pasqua.

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Scout chi legge!

Ore 15.00, sono mute, non sorde, dovevo ricordarmelo quando le ho mandate a quel paese. Ore 16.00, presento al capo i risultati. Come hanno fatto a finire le schede delle Botteghe in mezzo al report?? O belin... E come faccio a dirgli che prendo altri due giorni di ferie prima di Pasqua?? Azzz Ore 18.30, corridoi sgombri, via libera, striscio fino alla fotocopiatrice. Devo mandare in stampa le 540 fotocopie per deserto, canzoniere e libretto della Route. Chiamo il file: lavoro_definitivo_long. doc, - è solo questione di tempo prima che mi scoprano- mi dico, mentre vigilo sulla porta sudando freddo. Ore 19.00, mi vedo con Andrea. Punto della strada. Silenzi di 10 minuti intervallati da monosillabi, esploriamo nuove frontiere della comunicazione dadaista non verbale. Poi si prende degli impegni: scrivere un pensierino su Gesù, sparecchiare la propria roba da tavola e informarsi quando riesce. Ore 21.00, riunione di Clan. Oggi progettiamo i passi del capitolo sul quartiere. Simone sta stalkerando ragazze su Instagram. Giada disegna Guernica sulla Catechesi della volta scorsa. Stefano si ravana sovrappensiero. Silvia sbotta e dice: solo io faccio le cose qui, non ce la faccio più!

Ore 23.30, fine, preghiamo in cappellina. Il papà di Elena nel frattempo mi manda un messaggio minatorio per l’ora tarda. Classico silenzio infinito di 10 minuti al momento della preghiera spontanea, parte il don con perorazione di mezz’ora, quando tutti sono chini a controllare Facebook decidiamo che può bastare. San Paolo – silenzio di 10 secondi, poi il capo clan aggiunge -E santa Caterina (chi era costei, boh, girl power)pregate per noi. Ore 01.00, ho accompagnato a casa anche l’ultimo ragazzo minorenne, sono a Pavia. Rifaccio il pieno di benzina e posso tornare a casa, spero non ci siano lavori sull’A7. Ore 01.45, do una facciata nel letto. Stasera non è andata così male, in fondo c’era solo metà clan assente e hanno deciso che ne riparliamo la prossima volta. Ore 02.30, suona il cellulare. - Sofi ti devo parlare c’ho un probblema. Riguarda il test... il test di.. (Gravidanza?) Accendo la luce, mi siedo sul letto. - Medicina, tra due anni devo fare il test d’ingresso. Non posso più fare servizio in Branco. Mi risdraio. - Ok, ok, ci aggiorniamo, buona notte! Sospiro, sorriso un po’ folle. Domani è un altro giorno. Forza Sofi. Spengo la luce. Buona notte.


Educare è un’arte A cura di Andrea Borneto

GOOD SCOUTS,

PAPERINO E LE GIOVANI MARMOTTE Discorso Disney su chi cerca di educare ed essere educato Piccola nota di un possibile nuovo sentiero Da questo numero proporremo e affronteremo alcune opere visive che hanno lo scoutismo come protagonista, speriamo che il gioco a specchio di guardare e, allo stesso tempo, di essere guardati sia un divertente stimolo per riflettere sul nostro essere capi scout.

“Good Scouts” è il titolo originale del cortometraggio animato “Paperino e le Giovani Marmotte” diretto da Jack King nel 1938, fu nominato per l’ Oscar al miglior cortometraggio di animazione ma il premio andò a “il Toro Ferdinando” anche esso della Disney. Qui, Quo e Qua erano apparsi per la prima volta lo stesso anno in “Donald Nephews”(i nipoti di Paperino) dove venivano ospitati a casa dello zio dimostrandosi tre piccole pesti scatenate. il cappellino molto simile a quello dei nostri lupetti non è l’unico elemento a noi familiare, la condizione del povero Paperino, intento a gestire i giovani parenti, non ricorda quella di un qualsiasi vecchio lupo/cocci/castoro alle prese con bambini particolarmente vivaci? le dinamiche del “Chi è stato!?”“Lui!” “no Lui!” con relativa rissa, il mangiare prima della preghiera, i gavettoni vi dicono qualcosa?

Lo slapstick* la fa da padrone, le bischerate si susseguono frizzanti e le risate non mancano anche perchè Paperino non molla mai. Nella baraonda infatti si imbatte in un libro di educazione infantile, una sorta di metodo(riferimento puramente non casuale) che offre consigli talvolta molto preziosi come per esempio il non arrabbiarsi e perdere le staffe davanti ai bambini, ma che risulteranno comunque insufficienti, portando il nostro papero a strapparne le pagine inferocito. Del resto lo sappiamo bene anche noi che il Metodo è uno strumento utile ma che risulterà inefficace se, partendo dai bisogni dei propri educandi, il capo non sarà in grado di calarlo nella situazione particolare in cui si ritrova. Bisogna sempre fare un sforzo in più e mettersi in gioco attivamente come persone coinvolte e non unicamente come autorità regolatrici.

sottogenere cinematografico, nato nel periodo del muto in Francia e sviluppatosi negli Stati Uniti negli anni 1920, fondato su una comicità elementare che sfrutta il linguaggio del corpo e si articola intorno a gag tanto semplici quanto efficaci.( definizione tratta da “Enciclopedia Treccani”)

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Educare è un’arte imprevisto con l’orso, d’altronde siamo a Yellowstone, che non si dimostrerà gentile e pacioccoso come Yoghi e Bubu ma che avrà la stessa voglia di fare merenda. La lotta con l’orso è un vero topos ricorrente nella cinematografia, da ricordare su tutte l’ impresa narrata nel recentissimo film “The Revenant“ (2015 diretta da Inarritu) del cacciatore di pelli Hugh Glass interpretato da Leonardo Di Caprio, che sopravvive incredibilmente alla cruenta lotta con la belva, ed è finalmente riuscito a portarsi a casa la tanto agognata statuetta riscattando quel premio che nel 1939 fu negato al povero zio Paperino. Ma se Glass era solo contro la furia dell’orso in soccorso del proprio capo reparto ci sono i tre paperotti. Al richiamo disperato dell’incofondibile fischietto bitonale Qui, Quo e Qua si precipitano in suo aiuto e, comportandosi come una vera squadriglia unita, riescono ad organizzarsi ordinatamente con l’unico obiettivo di salvarlo. Constatiamo dal finale come i ragazzi, senza l’ingombrante presenza del capo reparto Paperino, destinato a fuggire dall’orso in una corsa senza fine, siano riusciti a sistemarsi alla perfezione montando la tenda, accendendo il fuoco e disponendosi diligentemente nei saccapeli, dimostrando finalmente le proprie competenze e anche un essenziale spirito autonomo.

Nel successivo “Paperino e le giovani marmotte” l’azione si sposta nella natura, precisamente al parco di Yellowstone. L’atmosfera in questo caso è quella avventurosa tipica della branca EG, i nipoti si dimostrano più maturi e obbedienti, dei veri e propri squadriglieri provetti, mentre Paperino si rivelerà un capo reparto un po’ maldestro e tracotante, un chiaro esempio di capo”sborone” intento a sostituire i ragazzi nei loro compiti di abbattimento albero e montaggio tenda; indice questo di un atteggiamento superbo molto negativo, che tra alberi pietrificati e tecniche pioneristiche discutibili non riscuoterà successo ma che anzi darà luogo a divertenti scenette. Perso l’orgoglio Paperino decide di cospargersi di salsa di pomodoro, fingendosi così ferito gravemente con lo scopo di spaventare i nipoti o quantomeno di impietosirli. Una pratica espressiva tanto cara a quei lanci un pò trash-splatter che ci siamo ripromessi di non adoperare più per i nostri giochi notturni, “magari per qualche gioco diurno ci sta...” potrebbe essere l’umile richiesta del rover gasato al primo campo di servizio, “ASSOLUTAMENTE NO!” è probabilmente la risposta che darà il capo unità appena laureatosi in psicologia infantile con una tesi su Koffka. Qui, Quo e Qua si dimostrano però preparati e scattanti intervenendo con un azione di pronto soccorso tanto rapida quanto eccessivamente efficace, il povero zio viene letteralmente mummificato! Insomma un bel cambiamento rispetto alle tre pesti del cortometraggio precedente, ora premurosi e collaborativi e decisamente dei “good scouts”, invece la musica per Paperino non cambia, continuano a succedergliene di tutti i colori; come ad esempio l’incontro

Perchè per farli crescere c’è bisogno di dargli fiducia. PS: entrambi i film sono disponibili su Youtube Per qualsiasi osservazione non risparmiatevi dallo scrivermi bornetoandrea92@gmail.com

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Spiritualità scout A cura di Fra Luca Simoncini

Il “confine” ci chiama come capi, cristiani, educatori attraverso una continua attualità. Come affrontarlo e crescere? Un momento di crescita spirituale come capi educatori «Se fossi tu quella persona seduta ai margini della società che la gente guarda con indifferenza, fretta e talvolta con giudizio?».

essere cristiano, francescano e scout non poteva prescindere dall’incontro con quel mondo così vicino, ma anche distante.

Diversi anni fa questa affermazione del grande filosofo Levinas ha colpito profondamente il mio cuore, facendomi pensare: «Io sono tra quelli che nella vita sono tra i fortunati: ho una casa, una famiglia, delle persone che mi vogliono bene e a cui voglio bene. Ma come reagisco mentre percorro le strade affollate di Genova e incontro i poveri che mi tendono la mano? Non sempre sono cortese, anzi in certi casi sono infastidito, forse anche indifferente e distaccato. Ma se fossi nato in una famiglia disastrata, probabilmente anch’io sarei per strada e tra quelli che la gente guarda indifferente. Come mi sentirei? Un nulla, un “rottame” un individuo anonimo senza nome e dignità, dimenticato dagli uomini, da Dio e anche da me stesso. Uno per il quale non vale la pena lottare, preoccuparsi, che ha one only way: la fine inesorabile». Le parole di “Levinas” sono state una freccia nella notte: il mio

Quando sono entrato nel gruppo “Giro poveri” del convento di san Barnaba (Genova) questo desiderio si è realizzato. Sì, perché questo gruppo ha una finalità precisa: incontrare l’uomo al margine della società per fargli sentire che vale, che ha una dignità per la quale è chiamato a vivere e non a sopravvivere o nei casi più gravi a scivolare verso l’inevitabile “distruzione” di sé. Ma come accedere ai cuori chiusi e raffreddati dall’indifferenza della società? Ci siamo accorti che le chiavi migliori sono: un pasto curato, abbondante e completo, vestiti “eleganti = dignitosi” e soprattutto ascolto, affetto, comprensione e aiuto. La prima volta che con questo gruppo sono giunto alla stazione Brignole mi sono accorto di una persona che non avevo mai notato prima, eppure abita lì da più di 20 anni: si chiama Maria. 35


Spiritualità scout Una donna di Genova, che da giovane ha aperto un negozio di parrucchiera, ma che ha chiuso per fallimento. Da quel momento è iniziata la sua discesa inesorabile che l’ha condotta a vivere alla stazione. Anni fa dormiva su uno stuoino, successivamente per problemi alle gambe che la impossibilitavano ad alzarsi da sola, restava in piedi appoggiata alla biglietteria perché non c’era nessuno disposto ad alzarla, ora è seduta su una sedia. Le prime volte era scontrosa e dura, ma quando abbiamo capito che amava il cioccolato kinder, si è trasformata completamente, attendendoci e talvolta svelandoci parte del suo scrigno segreto di sofferenza e di abbandono. Spesso le abbiamo proposto di trasferirsi dalla sua “reggia” di Brignole, ma ha sempre rifiutato.

la sicurezza a queste persone?». La storia di Stefano ci ha scosso profondamente dandoci un imperativo categorico: il pronto intervento. Così in questi anni abbiamo accolto nel nostro piccolo dormitorio varie persone tra cui Rahel colpito alla testa per 17 volte, Raphael accoltellato di notte e quasi morto, Olga, una giovane nonna ucraina che dormiva sola per strada e ora, sarà il turno di Paola, uno scheletro vivente che nasconde con le sue battute una vita di abbandono e di violenza. Il contatto con la strada sveglia le coscienze, relativizza i problemi, sprona ad un intervento deciso, fermo e costante. Anche oggi però ci sono tanti farisei e leviti che passano incuranti e forse tra questi ci sono anch’io, ma esistono anche tanti samaritani che si fermano dedicando tempo, energie e soldi per curare e ridare volto e dignità alla persona.

Alla sera quando rientravo a casa, mi domandavo spesso: «Io vivo al caldo, mentre loro restano al freddo, nell’incertezza della notte e del pericolo talvolta incombente e implacabile. Cosa posso fare?». Certamente non potevo mutare il convento in un dormitorio, perché dovevo garantire la sicurezza dei frati e delle tante persone che ospitiamo, così abbiamo trasformato l’unica stanza libera e separata dal convento in un’accogliente camera singola “d’albergo”.

In questi anni di servizio e di maggiore apertura del nostro convento ai poveri, alle persone e ai gruppi, le nostre risorse economiche ed alimentari si sono moltiplicate: più davamo e più crescevano; non solo, ma la nostra vita si è riscaldata di un calore “nuovo”. La felicità, come disse BP, è rendere felici gli altri, specie coloro che non hanno voce e scoprire che Dio è lì con loro e in loro e mi attende.

Nel nostro percorso serale ci siamo scontrati con tante storie di violenza che ci hanno frastornato e tra queste una ha avuto una risonanza molto forte: è la vicenda di Stefano. Egli viveva nei pressi dell’ospedale Galliera; volto rugato dalla sofferenza e dall’apparenza molto più anziano di quello che era in realtà. Se ne stava sempre isolato per paura di reagire violentemente. Orfano di genitori è stato adottato, ma di nuovo abbandonato perché rifiutato dalla nuova “mamma”. È iniziata così la sua storia di apolide senza terra, documenti e identità. A Genova la gente del quartiere gli voleva bene per la sua dolcezza e affabilità e quando lo incontravamo ci accoglieva sempre con il sorriso, mentre preparava una cena gustosissima nel suo “dormitorio” di strada pulito a fondo. Un giorno però non lo troviamo più. Nella strada si vocifera che una notte alcune persone l’hanno colpito a morte per prendergli quei pochi soldi che riceveva per sé e che distribuiva ai suoi amici poveri. É la legge violenta della strada che loro stessi mi hanno sempre raccontato, ma quando colpisce una persona a cui vuoi bene ti scuote e ti chiedi: «Perché? Non si può fare nulla per garantire

Agesci Liguria si stringe attorno alla famiglia e agli amici della sorella scout Francesca Bonello, nella preghiera e nel cordoglio. Una ragazza che oggi dolorosamente ammiriamo per il suo sguardo innamorato della vita e la sua storia, da molti intravista solo ora, di fede, servizio, intraprendenza e amicizia. Che Dio ti stringa forte accogliendoti nel suo Amore e noi tutti possiamo vivere il tuo ricordo facendone tesoro.

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Bacheca

A cura di Daniele Boeri

Il difficile equilibrio tra tradizione ed innovazioni ... Con un piede nel passato, e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. Regionale, abbiamo deciso di inserire nella pattuglia una figura che sarà molto importante: un Nissan Patrol. Un mezzo 4x4 molto spartano e pieno di acciacchi vista l’età e la cifra ridicola a cui è stato acquistato, ma che grazie alle cure amorevoli di uno che sa fare il meccanico e di tre che non ci capiscono una fava e grazie all’officina Scania degli Erzelli (pazzeschi sti svedesi!), ci permetterà di spostare materiali pesanti in tutte le parti della base guadando il fiume e evitandoci un viaggio di più di 1 ora col trattore. Non meno importante, tra le novità di quest’anno, entrerà in uso la struttura comune anche detta “Gazebone”. Questa struttura nei pensieri miei e di chi l’ha ideata risponderà alle esigenze di molti gruppi di poter fare attività al coperto con grandi numeri di persone. Certo è strano vedere una struttura “moderna” e imponente in uno spazio che è sempre stato uguale da quando se ne ha memoria, ma è anche vero che se si vuol guardare

Un saluto dalla Pattuglia Vara a tutti i lettori e gli utenti del “Rostiolo”. Sta per aprirsi un nuovo anno di lavoro, idee, campi e quant’altro. Capita così, incontrandoci con gli amici di pattuglia di discutere di idee, nuove proposte e di richieste sempre più “strane”, ma che sicuramente ci danno e ci daranno nuovi input. Quest’anno si è scelto di non inserire lavori nuovi per cercare di concludere quelli che ormai sono diventati interventi di manutenzione improcrastinabile e per chiudere diversi piccoli cantieri ancora aperti. Nel nostro programma, già per i campi estivi, sarà funzionante il gabinetto di Quercia e, sperando che tutto vada liscio, anche la cucina piccola (quella del rifugio). Presso Romana, interverremo sul sistema di accumulo delle acque che servono la casa, per non avere problemi di approvvigionamento e in virtù delle varie donazioni di termosifoni e calderine, per le quali non ci stancheremo mai di dire GRAZIE, almeno metà casa avrà il riscaldamento. Infine dovremmo rifare completamente il tetto di casa Pippo, le cui tegole si stanno rompendo una ad una ed i vari interventi per limitare i danni non sono più sufficienti. Le travi zuppe d’acqua e le continue incursioni dei ghiri ne sono la prova. Per aiutarci in tutto questo, assieme al Comitato 37


Bacheca Questi sforzi sono anche volti a rendere sempre più interessante la nostra base anche a coloro che non fanno per forza parte di AGESCI, poiché è inutile negare che una struttura come la nostra per poter continuare a vivere e migliorare ha bisogno di cospicui investimenti di denaro, e l’utilizzo per i nostri campi si concentra sempre in poche settimane all’anno, mentre gruppi differenti spesso occupano la base in periodi in cui rimarrebbe vuota. Con lo scopo di guardare la Base con gli occhi degli utenti, per meglio capire come impegnarci nel futuro, la fondazione “Le Gioiose” ha ideato un incontro, meglio descritto nel riquadro sotto, vi aspettiamo numerosissimi! Per migliorare la visibilità nel 2015 è stato creato un video clip promozionale della base, guardatelo!

al futuro, cercare di venire incontro alle esigenze degli utenti della base e agevolarci nelle nostre attività, allora può essere vista non più solo come un’opera architettonica, ma anche come una nuova opportunità. Tra campo 5 e Campo 6 , invece, è in costruzione una struttura in legno, come quella già in uso tra campo 2 e 3 con gabinetti, docce e locale tecnico che metteremo in funzione appena possibile. Una base tra le più grandi d’Europa, per rimanere al passo coi tempi, deve poter fornire anche dei servizi e leggendo le richieste di gruppi stranieri stiamo valutando di inserire una lavatrice in una zona “comune” per chi ne ha necessità. Si sta valutando inoltre una possibile connessione internet Wi-Fi, per attività specifiche e per agevolare chi viene da fuori Italia.

BRAIN STORMING LE GIOIOSE -------------------------------------------------------L’appuntamento per questo brain storming animato e organizzato dalla fondazione “Le Gioiose" è per:

Martedì 3 Maggio dalle 19,30 alle 22,00 in Vico Falamonica, presso Agesci Liguria

-------------------------------------------------------Vuoi fare un servizio divertente e utile per la base, partecipa ad uno dei nostri appuntamenti! • Campetto Ora et labora 24/26 Marzo particolaermente indicato a Clan/Noviziati non molto numerosi. Propone un’occasione di Preghiera, Condivisione e particolarmente utile Lavoro all’interno della base. I gruppetti di lavoro si dedicheranno a Rifiniture del Gazebone, Rifiniture delle stanze di Romana, Piastrellature, vari Lavori di idraulica e muratura, Taglio legna, manutenzione dei sentieri e smaltimento e pulizia generali. • Maggio 7 / 8 Bivacco di Pattuglia aperto a Clan/Fuochi/Noviziati e singoli, dedicato a terminare eventuali lavori di Ora et Labora, e alla manutenzione di Quercia e delle Cucine e miglioramento dell’impianto acque di casa Romana. • Giugno 4 / 5 Bivacco di Pattuglia aperto a Clan/Fuochi/Noviziati e singoli, dedicato al rifacimento del tetto di Pippo ed eventuale piccola manutenzione della strada asfaltata di accesso alla base • Settembre 9 / 10 / 11 Festa della Pattuglia aperto a Clan/Fuochi/Noviziati e singoli, campetto presso casa Romana per installare un impianto di riscaldamento per l’inverno, e procedere con le finiture delle stanze. -------------------------------------------------------I partecipanti non pagano il soggiorno presso la base! Per ogni informazione e prenotazioni: rostiolo@liguria.agesci.it - 3496498967 HAI RECENTEMENTE CAMPEGGIATO A VARA E HAI IDEE DA SUGGERIRE PER MIGLIORARNE L’EFFICIENZA? SEI UN ARCHITETTO INTERESSATO A URBANISTICA E NUOVI PROGETTI? O SEMPLICEMENTE INNAMORATO DELLA TUA BASE SCOUT …. COME SARÀ LA BASE DI VARA TRA 10 ANNI? Parliamone insieme il 3 maggio a VARidee una serata di riflessione sul migliore utilizzo della nostra amata Base. Un momento per riflettere su piccoli accorgimenti, grandi progetti o modalità di gestione.” 38


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A cura di Massimiliano Costa

Le prime promesse 100 anni di scautismo cattolico in Italia “Domenica 28 maggio otto o nove diecine di aspiranti dei nostri Riparti genovesi compivano la cerimonia iniziale e solenne, la Promessa, che, accompagnata dalla investitura ufficiale, costituisce l’atto più importante di ogni Esploratore.” Così inizia il resoconto di Mario di Carpegna pubblicato sulla rivista STADIUM del 10 giugno 1916. Racconta dell’esperienza genovese di qualche giorno prima, ove nei giardini del Palazzo del Principe dodici squadriglie di cinque reparti di Gioiose liguri promettevano per la prima volta da scout cattolici nelle mani del Commissario Centrale dell’ASCI appena fondata. “Sono andato a Genova; e quello che ò veduto rappresenta quanto di meglio avrei potuto immaginare.” Da alcuni anni Mario Mazza, con la Iuventus Iuvat, fondata nel 1905, aveva portato lo scautismo nell’alveo dei movimenti cattolici fondando il RECI (Ragazzi Esploratori Cattolici Italiani) che fu riconosciuto dal Vescovo di Genova nel 1915. La direzione superiore Nazionale della Gioventù Cattolica Italiana autorizzava nell’estate del 1915 le “Gioiose di Genova” a considerarsi come il primo nucleo del futuro Corpo degli esploratori italiani che poi prese vita nel 1916 con la fondazione dell’ASCI, quale sezione del FASCI (Federazione associazioni sportive cattoliche italiane). Il giglio, simbolo dello scautismo, scelto dalla nuova associazione era proprio quello delle gioiose (preso dalla chiesa di sant’Agostino di Genova)e lo rimase per decenni. La giornata fu memorabile e non solo per gli scout. Molti gli invitati, oltre trenta circoli di associazioni cattoliche, decine di autorità e moltissimi giovani. Al Mattino gli esploratori, dopo la santa Messa in Cattedrale furono ricevuti dall’Arcivescovo Mons Gavotti che lesse loro il telegramma augurale del Pontefice. A Mezzogiorno un corteo dai giardini dell’Acquasola, sotto una pioggia battente, attraversò tutta la città fino al Palazzo D’Oria di Principe ove nel pomeriggio si svolse la solenne cerimonia. La Banda degli esploratori della Gioiosa don Bosco di Sampierdarena precedeva i Riparti scout. La prima squadriglia che pronunciò la promessa furono i Lupi del Genova 1 gioiosa delle Vigne. La cerimonia durò circa due ore. Inutile descrivere l’entusiasmo per questo primo atto dell’ASCI.

I riparti genovesi, i primi registrati in Italia, ed altri reparti liguri già appartenenti alle Gioiose, ebbero l’autorizzazione dal Commissariato centrale di continuare a chiamarsi, oltre che con il nome della città ed il relativo numero, con l’appellativo di ”gioiosa”, cosa che avvenne fino allo scioglimento dell’ASCI ad opera del fascismo. Genova 1 gioiosa delle Vigne Genova 2 gioiosa San Teodoro Genova 3 gioiosa san Martino Genova 4 gioiosa san Giuseppe Genova 5 gioiosa della Maddalena Gli eredi di quelle gioiose sono oggi il Genova 5,Vigne-Maddalena Genova 36, San Martino Genova 14, San Giuseppe Festeggiamenti del centenario Il 28-29 maggio 2016 ricorderemo quell’avvenimento, non per vivere un momento nostalgico ma per cogliere il significato del cammino dello scautismo cattolico in Italia, a distanza di un secolo. - Sabato 28 dalle 10 alle 13 un momento di approfondimento e riflessione su “il ruolo dello scautismo cattolico in Italia e la sua incidenza oggi” con alcune forti testimonianze di protagonisti degli ultimi decenni - Alla sera ore 20.00 alla Commenda di Prè festa amarcord “in lungo scout” con momenti divertenti e di incontro - Domenica alle ore 9,00 a palazzo del Principe il rinnovo delle promesse con gli eredi delle prime squadriglie i responsabili nazionali delle associazioni scout, le autorità civili e conclusione alle ore 11 con la S.Messa nella Basilica delle Vigne, ove nacque il primo scautismo cattolico. Genova è stata certamente la culla dello scautismo italiano, oggi tocca a tutti noi non disperdere ciò che abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto sulla strada, e dobbiamo sentirci impegnati a testimoniare al meglio i valori della Legge e della Promessa con l’intento sempre valido di ”lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”. 39


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Fucina di Spiritualità “In cammino con Matteo” Un’occasione di confronto e formazione

CENTENARIO DELLE PRIME PROMESSE ASCI SABATO 28 maggio 2016

10:00 PALAZZO SAN GIORGIO (Sala dei Capitani)

“Una Promessa lunga cent’anni”

La nostra storia • (Mario Mazza - Mario Di Carpegna - l’A.S.C.I.) Scout nel nostro tempo • (scout e guide oggi perché - in cammino e in relazione) Scout, nella Chiesa, per il mondo • (una Promessa per il domani) 13,15 Pausa pranzo 15:00 Il percorso della memoria (i luoghi significativi della nascita dello scautismo in Italia) visita al Centro Studi Mario Mazza 20:00 COMMENDA DI PRÉ (salone dell’ospizio) Cena e serata “in lungo scout” (cena, musica e festa insieme)

DOMENICA 29 maggio 2016 9:00 PALAZZO DEL PRINCIPE (cortile)

“Ricordo delle prime promesse dell’ASCI”

Interventi Ufficiali di AGESCI - MASCI - FSE - CICS Rinnovo delle promesse con i reparti eredi delle Gioiose Benedizione targa ricordo 11:00 BASILICA SANTA MARIA DELLE VIGNE • S.Messa 12,15 CHIOSTRO DELLE VIGNE • Saluti finali con vino bianco e focaccia

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dell’Apocalisse, in linea con il tema della Route Nazionale. Quest’anno il tema della fucina di giugno sarà la Misericordia nel Vangelo di Matteo. Il bivacco sarà occasione di riflessione sui passi più importanti, di confronto reciproco e di preghiera, guidati dalle Clarisse Povere Itineranti di Voltri. Per maggiori informazioni http:// www.agesciliguria. it/2016/01/in-cammino-con-matteo/

La fucina, organizzata a Genova Voltri l’11 e 12 giugno 2016 dalla Comunità ligure dei Foulard Bianchi, è un’occasione di formazione spirituale e biblica per riscoprire le linee fondamentali della Parola di Dio. La storia delle fucine di spiritualità inizia 4 anni fa, da un’idea di Don Rinaldo. Insieme a lui abbiamo percorso le tappe del Vangelo di Giovanni, Marco e Luca, per arrivare alla riflessione sul libro


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