Scautismo in Liguria 40 Agosto-Settembre 2016

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ScautismoinLiguria

Dov'è tuo fratello? Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N° 40/anno X - Agosto/Settembre

Speciale Assemblea 2016

Il nuovo percorso R/S MigrAzioni

Scout chi legge! Capo Reparto a 43 anni

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editoriale Dov'è tuo fratello? La domanda di Dio a Caino è semplice e tremenda. Non lascia molto spazio a scuse. Non lo so. Non mi interessa. Non è compito mio. Ci chiama a sentirci corresponsabili di chi ci sta accanto, proprio come nelle nostre Comunità Capi. Con 4 semplici parole ci indica già la strada: chiedersi “Dove” c'è bisogno di noi, considerare “Fratello” il prossimo. Questo numero di SIL ha due temi principali: • lo Speciale Assemblea, con le relazioni del Comitato, delle Branche e dei Settori sull'annata 2015-2016.

A pagina 21 trovate una riflessione - recensione su come educare alla sessualità nei nostri gruppi, tema fondamentale ma sempre più complicato da affrontare. Infine, introduciamo la rubrica “Mondi Paralleli”, nella convinzione che interagire e lasciarci ispirare da persone, associazioni e interi mondi che camminano a fianco a noi, sia un'occasione vitale per i nostri obiettivi educativi. Buona lettura! Francesco

• un Focus sui migranti, con il lancio del percorso R/S MigrAzioni, l'esperienza del Clan Exodus del Genova 4 e l'intervista a Don Suetta, vescovo di Ventimiglia.

La redazione Scautismo in Liguria

Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16123 Genova Tel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08 Aut. del Tribunale n. 23 del 5 novembre 2004 Direttore Responsabile Giuseppe Viscardi

Hanno collaborato: il Comitato Regionale, gli Incaricati regionali e le Pattuglie, i referenti ai settori, CoCa Ge XX, Giacomo Fornaro, Arianna Terrile. Foto di copertina: Federica Berlanda, dalla Bottega R/S Io Migrante? Impaginazione: www.gooocom.it

Direttore Francesco Bavassano

Stampa: Pixartprinting Spa

Redazione: Carlo Barbagelata, Stefano Barberis, Daniele Boeri, Andrea Borneto, Stefano Celentano, Giorgio Costa, Stefania Dodero, Doris Fresco.

La tiratura di questo numero é stata di 1300 copie.

Finito di impaginare il 20 ottobre 2016

Comunicazioni, articoli, foto e altro vanno inviati all'indirizzo stampa@liguria.agesci.it


Indice

Speciale Assemblea Pag. 4 Convocazione Assemblea

Pag. 5 Relazione Comitato Regionale 2015-2016

pag. 9 Il nuovo responsabile Regionale

Pag. 9 Relazione Foulard Bianchi Liguria

Pag. 10 Relazione settore Nautico

pag. 10 Relazione Pattuglia Protezione Civile

Pag. 11 Relazione della Branca Lupetti e Coccinelle

Pag. 12 Relazione della Branca Esploratori e Guide

pag. 14 Relazione della Branca Rover e Scolte

Pag. 15 Nuove Zone... perchè?

pag. 16 Una risposta al Genova XX

Futuro semplice Pag. 17 MigrAzioni: gli R/S liguri su strade non battute

Passato prossimo Pag. 18 Il Clan Exodus è andato a Ventimiglia

Fare scautismo Pag. 20 Il capo reparto rabdomante

pag. 21 C'era una volta la prima volta

Mondi paralleli pag. 23 La voce di Don Antonio Suetta

Zoom Liguria pag. 25 Sarzana 1, una nuova speranza

Scout chi legge! pag. 27 A day in the life, Roberto, Capo Reparto di 43 anni

Arte Scout e Rock'n'Roll pag. 30 L'Orrore al campo

Bacheca pag. 31 Vara. Una svolta necessaria


Speciale Assemblea A tutti i soci adulti di AGESCI Liguria

“Il Signore scommette sempre sul futuro: Gesù ti proietta all’orizzonte, mai al museo” (papa Francesco)

Carissimi, con la presente vi comunichiamo che

domenica 20 novembre 2016 con inizio alle ore 9:00 (iscrizioni dalle 8,30)

Si terrà la

63a ASSEMBLEA REGIONALE

di AGESCI Liguria

con il seguente ordine del giorno: 1) discussione e votazione della relazione del Comitato regionale 2015-2016 2) gruppi di lavoro sui punti del Programma regionale 2016-2017 3) discussione e votazione del Programma regionale 2016-2017 4) chiamate al servizio al ruolo di: - Responsabile regionale maschile - Incaricato all’Organizzazione - Incaricata all’Organizzazione - Incaricata al Coordinamento Metodologico - Incaricata alla Branca E/G - Incaricato alla Branca L/C 5) votazione adeguamenti al Regolamento dell’Assemblea regionale 6) varie ed eventuali. Si partecipa in uniforme. Votano tutti i soci adulti censiti e nessuno può avere più di una delega. La S. Messa verrà celebrata in giornata in orario da definire. La quota individuale per la partecipazione all’Assemblea è di 3€. Pranzo al sacco, sarà disponibile un servizio bar. L’Assemblea terminerà alle ore 17:30.

Al momento di andare in stampa su SIL il luogo dell'Assemblea non è ancora definitivo e verrà pertanto comunicato in seguito. I Responsabili e l'Assistente Ecclesiastico Regionali Gianvittorio Battaglia - Laura Quaini - don Stelio Spanò

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Speciale Assemblea

A cura di: Andrea, Carlotta, Eleonora, Francesco, Gianvittorio, Laura, Luca, don Stelio, Comitato regionale AGESCI Liguria

Relazione Comitato Regionale 2015-2016 Questo primo anno del “nuovo” Progetto regionale è stato un continuo avvio, una continua partenza. Avvio della nuova gestione a doppia Assemblea: quest’anno una plenaria a novembre, con in particolare l’approvazione del nuovo regolamento delle Assemblee ed un momento di confronto a gruppi su alcuni temi del Progetto, e una per delegati ad aprile, anch’essa con una parte preponderante di lavoro a gruppi sugli argomenti del Consiglio Generale e sul tema “amore”. Abbiamo cercato di rispondere ad alcune richieste del Progetto: chiarezza nella presentazione dei temi, completezza del materiale inviato per la preparazione e soprattutto priorità agli spazi di confronto. La partecipazione attiva è una risorsa enorme, è ciò che dà linfa alla nostra associazione e rende le strutture utili a capi e ragazzi; tanti i temi su cui dare spazio alla voce di tutti… e questo richiede tempo. Tempo che va conciliato con quella che chiamiamo sostenibilità, per tutti e ancor più per chi, abitando “ai margini dell’impero”, fa più fatica ad arrivare nelle aree centrali della Liguria. Fatica che va rispettata. Questo dunque il nodo che ci portiamo dall’anno appena concluso: l’esigenza di continuare a cercare un equilibrio tra il tempo per il confronto e la sostenibilità. Nella consapevolezza che più di 500 capi presenti sono una ricchezza enorme, e non scontata. Altro avvio, quello del percorso nuove Zone: dopo i lunghi mesi di lavoro della commissione formata da un rappresentante di ogni Zona, a ottobre il Consiglio regionale approva la nuova suddivisione. Da lì si parte: un passaggio in Assemblea, una vivace discussione, un “tour” di ascolto delle opinioni e istanze di tutti compreso chi non era (e in alcuni casi non è) per niente d’accordo con tutto quello che si è fatto, un altro passaggio in Consiglio regionale a febbraio. Abbiamo fatto “del nostro meglio” per risolvere incomprensioni o errate ricostruzioni e così permettere a tutti di avere gli elementi per formarsi la propria opinione, positiva o negativa che fosse. Non crediamo fosse nostro compito convincere nessuno, ma cercare di essere fedeli ad un mandato esplicito della

maggioranza del Consiglio regionale in due occasioni (ottobre e febbraio) e dell’Assemblea regionale. Poi il supporto ai Responsabili di Zona chiamati alla gestione del passaggio, le nuove Zone che si incontrano, le bellezze e fatiche di questo nuovo cammino… il punto fatto a settembre 2016 vede tante belle idee ed esperienze, da scambiare tra le Zone per aiutarsi a cominciare questa nuova strada; qualche Zona già molto avanti, qualcuna con tempi più lunghi; e poi i tentativi di costruire anche qualche modalità nuova, più adatta alla situazione attuale dei capi, la necessità di fare le verifiche previste perché ogni nuovo percorso va aggiustato e limato, la consapevolezza che sono le persone a fare la differenza in ogni cammino. L’associazione intera, peraltro, sta riflettendo sulle Zone come nodo cruciale di collegamento tra la realtà locale dei gruppi e l’associazione tutta, come principale spazio di formazione, confronto e costruzione del pensiero associativo. Il Consiglio Generale 2016 ha deciso che i prossimi consiglieri saranno eletti appunto nelle Zone. Sarà un impoverimento? Una ricchezza? Lo vedremo nel tempo. Altro ambito a Programma, nell’obiettivo della Pastorale, la partecipazione ai vari tavoli e la divulgazione delle iniziative delle diocesi liguri: questo abbiamo fatto e, ad essere sinceri, non abbiamo investito altre energie su questo aspetto. Le varie iniziative ecclesiali, tra cui il Congresso Eucaristico nazionale svolto a Genova a settembre, vedono una partecipazione AGESCI a macchia di leopardo e veicolata soprattutto attraverso le singole realtà locali (cosa non negativa in sé ma sicuramente degna di riflessione). Concludiamo questa prima parte della relazione ricordando che l’Assemblea di novembre ci ha regalato un Comitato fortemente rinnovato da tre nuovi arrivi, mentre la prossima ne porterà altri quattro… insomma, un Comitato fortemente in evoluzione, che sta lavorando sulle proprie dinamiche interne per trovare una possibile quadra tra collegialità e sostenibilità. Senza dimenticare il Comitato allargato agli Incaricati alle Branche, che ad oggi è una ricchezza

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Speciale Assemblea enorme e una squadra su cui contare. Ed ora, spazio alle parti di relazione specifiche dell’area Metodo, Formazione Capi e Organizzazione.

AREA FORMAZIONE CAPI L’anno della Formazione Capi, con l’inizio del mandato di entrambi gli Incaricati, è stato segnato dalla consapevolezza che fosse necessario aprire tavoli di confronto per conoscere, incontrare e progettare insieme. Costruire una rete e instaurare relazioni sono stati così due obiettivi prìncipi di quest’anno. Significativi gli incontri con i Capi Campo CFM e CFT, di reale confronto sui contenuti, le modalità, i progetti di campo. Con gli stessi scopi e presupposti è stato inaugurato un inedito tavolo con tutti i formatori liguri di CFA, momento di condivisione delle esperienze personali di ognuno che ha aperto prospettive di nuove collaborazioni per il futuro, nell’ottica di lavorare tutti per una stessa meta e in una stessa squadra. La formazione metodologica ha inoltre avuto una particolare riflessione sfociata nell’incontro nazionale dei Capi Campo di CFM che si è svolto ad aprile a Bracciano. In quell’occasione si sono delineati molteplici obiettivi di lavoro per i formatori e per le Branche. Molti di questi verranno raccolti dalla buona collaborazione in atto con l’Area Fo.Ca. Nord-Ovest (Piemonte, Liguria, Lombardia e Valle d’Aosta), nel segno della collaborazione e del mutuo supporto. Il grazie più grande va sempre a tutti i formatori che si rendono disponibili per donare il loro tempo e le loro competenze agli altri capi, al di là dei già numerosi impegni di servizio in gruppo o nelle strutture. La rete formatori regionale si è notevolmente aggiornata nel corso dell’anno, con un ricambio molto forte in alcuni staff. Nell’inserimento e nella selezione dei formatori è stato volutamente determinante il confronto con le Branche regionali. I numerosi ingressi negli staff degli ultimi due anni ci portano a ipotizzare un momento dedicato a tutti gli Aiuti, per aiutarli ad entrare meglio nel loro delicato nuovo ruolo associativo. È stato ritenuto inoltre utile mettere in cantiere una pattuglia di Formazione Capi, che possa essere luogo di pensiero e di operatività per supportare e migliorare le proposte rivolte ai capi e ai formatori. Una delle iniziative più fruttifere dell’anno è stata sicuramente quella messa in atto insieme all’ANPAS Liguria, l’associazione regionale che raccoglie tutti i volontari del soccorso. È stato così realizzato un progetto di formazione al primo intervento da cui sono già nati cinque corsi sul territorio, per un totale di un centinaio tra R/S e capi coinvolti. Con ANPAS Liguria si è realizzato un vero lavoro di squadra e di ciò siamo fortemente grati.

AREA COORDINAMENTO METODOLOGICO Arriva settembre, poi velocemente ottobre, la spada della relazione pende su di noi… pronti, ligi a questo piccolo compito da portare a termine, ci sediamo intorno al tavolo, penna e tablet in mano e via, iniziamo a scrivere… poi l’imbarazzo, proviamo a buttar giù due cose che abbiamo fatto quest’anno e sì, ma cosa abbiamo fatto? Abbiamo incontrato le Branche, i Castorini, i Settori, il resto del Comitato, il “Pattuglino amore”, abbiamo parlato di IABZ, di Zone e… insomma abbiamo visto gente e fatto cose. Quindi, non abbiamo fatto nulla?!? Eppure sembrava ad entrambi di aver fatto tanto, di aver fatto fatica, di aver speso innumerevole tempo per questo ruolo! Dopo un primo attimo di sgomento, anche questa volta riscopriamo che il fulcro del nostro servizio, il cuore del nostro incarico oggi sta proprio in questo “incontro gente e faccio cose”, nel costruire e curare le relazioni e, ancora, nel mettere insieme i vari attori del gioco in modo da orientare reciprocamente le nostre azioni. Questo abbiamo provato a farlo. In primis, non fosse altro che per impegno profuso, abbiamo cercato di dare corpo agli obiettivi del Progetto regionale che parlano di amore ed educazione all’affettività, con le sue sfide e i suoi “problemi”. Da un manipolo volenteroso di capi abbiamo creato una pattuglia che, con impegno encomiabile, sta cercando di tracciare la strada che ci porterà, come primo appuntamento, ad un convegno a febbraio aperto a tutti i capi liguri per iniziare a “sporcarsi le mani” e provare a creare un po’ di sano pensiero associativo. Sul tema specifico dell’educazione all’affettività stiamo inoltre costruendo un percorso con le Branche. Sempre con gli Incaricati alle Branche abbiamo parlato di Pattuglie regionali, della loro composizione e del loro scopo, per renderle sempre di più strumento attivo di elaborazione metodologica: questo porterà nell’anno appena iniziato a qualche cambiamento, che siamo sicuri avrà i suoi frutti. Abbiamo infine incontrato il nuovo Coordinatore d’Area dell’Associazione Italiana Castorini e insieme abbiamo fatto il punto sul Castorismo nella nostra regione e sulla sua diffusione e su come questa sia una realtà ben radicata nei nostri Gruppi.

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Speciale Assemblea Come previsto dal Progetto Regionale, all’Assemblea per delegati di aprile 2016 abbiamo dedicato un momento alla lettura del pensiero sulla Co.Ca. e sul ruolo del Capo Gruppo, pensato come l’avvio del percorso previsto dal Progetto regionale. Analogamente, al Consiglio Regionale di settembre 2016 ha avuto inizio la riflessione sul ruolo dello IABZ, che ci porterà ad offrire momenti di formazione, ad elaborare un documento regionale ad hoc, a ricercare insieme all’Area Metodo nuove modalità per meglio vivere le Pattuglie regionali di Branca e a coinvolgere maggiormente nel processo e nelle dinamiche i Consigli di Zona. In regione infine sono stati organizzati 13 campi, per un totale di 281 capi partecipanti, di cui 184 liguri. 94 invece i capi nostrani che hanno optato per campi di formazione fuori regione.

risparmio complessivo di circa 21000€ che potranno essere redistribuiti su altre attività di AGESCI Liguria. Grazie ad una generosa donazione di un privato è stato inoltre possibile completare l’acquisto di un terreno attiguo alla Base, terreno in cui si trova una fonte in grado di garantire l’approvvigionamento idrico per i servizi di casa Romana. In ultimo, nel corso dell’anno sono stati portati a termine il “gazebone” e la nuova batteria di bagni per i campi 5 e 6. Ad oggi la riflessione del Comitato riguarda quanta e quale energia continuare ad investire sulla Base: dopo anni molto impegnativi, a cui ne sono seguiti alcuni (gli ultimi) senza progetti nuovi ma con l’attenzione a portare a compimento ciò che era partito, crediamo sia arrivato il momento di spostare fuori dal Comitato la gestione della Base, diventata troppo impegnativa, mantenendone ovviamente il controllo negli aspetti fondamentali (è patrimonio di tutti gli scout liguri e come tale va trattato). I primi giorni di ottobre è stato firmato il documento attuativo del Protocollo d’intesa tra AGESCI Liguria e CAI Liguria. Questo documento prevede tra l’altro la possibilità di utilizzo a tariffe agevolate di oltre 15 rifugi gestiti dal CAI Liguria e la collaborazione tra CAI e AGESCI per creare momenti formativi per i capi liguri e gli accompagnatori di alpinismo giovanile. Prosegue a livello nazionale il percorso di revisione sul sistema Cooperative con l’obiettivo di garantire una migliore razionalizzazione dell’offerta e dei relativi costi di distribuzione. La Cooperativa regionale “Lo Scoiattolo” porta avanti il suo servizio agli scout liguri garantendo la distribuzione delle uniformi e di poco altro materiale specifico, realizzando anche alcune iniziative promozionali e soprattutto mantenendo un bilancio sostenibile e assolutamente sotto controllo. Il cambio al vertice della redazione di SIL, con il saluto di Emanuela dopo anni di ottimo servizio e l’ingresso di Francesco come capo redattore, ha visto un parziale rinnovo della redazione e un rinnovato slancio ad essere strumento di stimolo e riflessione sui vari temi che riguardano il nostro servizio educativo. Il nuovo sito web è entrato a regime, mentre ha bisogno ancora di cure e investimenti quello della Base di Vara. In ambito comunicazione è partita anche la pagina Facebook dedicata agli R/S, gestita da un pattuglino apposito. Resta nel cassetto, ma ci stiamo lavorando, il progetto di formare un vero e proprio settore Comunicazione che possa coordinare tutte queste realtà, facendole dialogare tra loro nel miglior modo possibile.

Per gli amanti dei numeri: CFT 5 campi svolti 143 partecipanti, di cui 134 liguri CFM LC 2 campi svolti 44 partecipanti, di cui 36 liguri CFM EG 2 campi svolti 54 partecipanti, di cui 17 liguri CAM RS 24 partecipanti di cui 13 liguri CAM di AREA NORD OVEST LC: 8 partecipanti, di cui 2 liguri EG: 11 partecipanti, di cui 4 liguri RS: 28 partecipanti, di cui 11 liguri AREA ORGANIZZAZIONE Dopo l’anno impegnativo della route nazionale, il 2016 è stato un anno relativamente tranquillo che, al di là della ordinaria amministrazione e grazie al prezioso lavoro della segreteria regionale curato da Roberto, ha consentito all’area organizzazione di portare a termine alcuni punti del Programma. Per quanto riguarda la Base regionale di Vara, abbiamo ottenuto la rinegoziazione del mutuo con Banca Etica dal 6,9% al 3% a tasso fisso, con un 7


CFT settembre 2016

CFT palme

CFM E/G aprile 2016

CFM E/G - novembre 2015

CFM L/C - aprile 2016

CFT Beigua - dicembre 2015

CAM R/S - novembre 2015

CFM L/C - agosto 2016

CFT levante 2016

CAM R/S - gennaio 2016

CAM L/C Vara


Speciale Assemblea

A cura di Giorgio Costa

Il nuovo Responsabile regionale Ma cosa fa costui? eletti o nominati che provvedono al governo delle cose regionali: Formazione Capi, Branche, pattuglie varie. Aspetti pratici organizzativi di “governo”. Il Responsabile Regionale ha anche però da presiedere un organo più ampio di indirizzo e decisione, il Consiglio regionale, composto oltre che dai membri del Comitato, dai Responsabili di Zona, che hanno il doppio compito di riportare il punto di vista del loro territorio e di dare o chiedere indirizzi, correttivi, aggiornamenti sui programmi regionali. Ecco quindi il compito più impegnativo, di saper ascoltare, interpretare correttamente le esigenze di tutti e poi rispondere insieme al Comitato, portando avanti quanto l'Assemblea ha deciso. È un gran servizio: come sempre buon lavoro!

Tutti al voto oggi per l’elezione, tra gli altri, di un nuovo Responsabile Regionale. Ma cosa fa costui? Buona domanda perché per giocare in un ruolo servono anche le caratteristiche giuste. Riesco a immaginare come potrebbe essere un buon capo Branco, ma un buon Responsabile Regionale come deve essere? Un esempio potrebbe essere quello del Capo Gruppo che è il primo ruolo di “quadro” nell’organizzazione che AGESCI si è data su quattro livelli: Gruppo, Zona, Regione, Nazionale. Per cominciare il Responsabile regionale è membro attivo del Consiglio nazionale che supporta il lavoro del Comitato nazionale. Poi, semplificando molto, il Responsabile regionale (con la Responsabile e l’A.E. regionale) tiene unito e coordina un bel Comitato regionale con tanti operativi

A cura di Martina Isoleri, Incaricata al Settore FB

“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo”

Relazione Foulard Bianchi Liguria Se da una parte continua la riflessione a livello nazionale sulla struttura del nostro settore, dall’altra la Comunità ligure continua il suo cammino. Lo scorso anno si è concluso con la realizzazione della Fucina di Spiritualità presso le Clarisse Itineranti di Voltri dove, insieme agli amici dell’Oftal della diocesi di Albenga Imperia, abbiamo pregato e approfondito il tema della Misericordia nel Vangelo di Matteo. L’anno nuovo si è invece aperto con il consueto incontro iniziale a Manesseno. L’incontro, iniziato con la celebrazione della Santa Messa (incentrata non per caso sul Vangelo dei “servi inutili”), è continuato con i saluti e i ringraziamenti a Mauro per il servizio svolto come incaricato negli scorsi anni e con la progettazione dei prossimi passi della nostra Comunità. Passi che ci vedranno sicuramente a servizio della branca R/S e del Masci per il percorso “MigrAzioni”, passi che saranno scanditi dai nostri

consueti momenti di mistico&mastico, dagli incontri di preghiera, e dall’organizzazione di eventi come la bottega e la fucina. Insomma, un anno nuovo nel quale il nostro settore riparte, Agesci e Masci insieme, a servizio di giovani e ammalati non solo a Lourdes. 9


Speciale Assemblea A cura di Lorenzo Gallo, referente Settore Nautico

Relazione settore Nautico Anno difficile per il settore nautico dovuto alla mancanza degli incaricati al settore già da qualche anno mancanti e per la momentanea carenza di capi simpatizzanti. La spinta più forte alla attività nautiche è data dal gruppo Celle Ligure 1 che gestisce in autonomia la base nautica. Questa è riuscita comunque ad accogliere, grazie ai capi del gruppo locale, molti gruppi della Liguria (per lo più della provincia di Genova) e numerose richieste sono arrivate dalle regioni limitrofe. Quest'anno le attività della base hanno avuto anche un sapore internazionale, collaborando con due reparti provenienti dall'estero. La base vanta disponibilità per uscite in canoe e, per i più esperti, anche di piccole barche a vela. Il Settore ha aiutato, inoltre, nella realizzazione di alcune specialità nautiche di squadriglie, cercando di rendere i ragazzi più competenti nelle tecniche di vela e di salvamento in mare. Le due squadriglie ( Pantere La Spezia 1 e Volpi Lerici 1) hanno partecipato poi al Palio dei Guidoncini Verdi, tenutosi a giugno nella base scout

regionale di Vara. Un' altro appuntamento ricorrente è stato la bottega RS in canoa,svoltasi a Lerici in zona La Spezia. Molto suggestiva e apprezzata dai ragazzi sia come momento per confrontarsi con i propri limiti sia come riflessione personale e di fede. Ci auguriamo che il settore nautico abbia di nuovo il vento in poppa e speriamo di imbarcare nuovi capi che possano contribuire attivamente con la loro esperienza oppure semplicemente con la loro voglia di esserci e con idee nuove!

A cura di Lorenzo Cabona, referente Settore PC

Relazione Pattuglia Protezione Civile Nell'anno appena trascorso la Pattuglia Regionale di Protezione Civile, composta da 6 membri, si è dedicata a proporre momenti educativi per ragazzi e alla realizzazione di eventi formativi per capi. Grazie ad un lungo lavoro, che ha interessato tutta la pattuglia nazionale PC dal 2011, quest'anno si sono svolti per la prima volta in Liguria i corsi "Pronti all'intervento" indispensabili per poter partecipare ad ogni eventuale attivazione di AGESCI in ambito di Protezione Civile. Questo evento che ad oggi ha coinvolto 130 capi ed R/S Liguri durante 3 differenti corsi tenuti dai

formatori Giorgio Costa, Elena Feltrin e Marcello Neri a cui vanno i ringraziamenti da parte di tutta la Pattuglia PC Liguria, verrà riproposto nel prossimo futuro grazie alle numerose richieste di partecipazione. Se sei interessato agli argomenti e alle attività proposte dalla pattuglia o vuoi semplicemente conoscerci meglio scrivi a protezionecivile@ liguria.agesci.it così da poterci incontrare in Vico Falamonica.

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Speciale Assemblea A cura della Pattuglia Regionale L/C

Relazione della Branca Lupetti e Coccinelle L'anno di pattuglia 2015/2016 è partito con slancio grazie al cantiere e al ruolo di primo piano dato agli IABZ nell'organizzazione dello stesso unitamente ai formatori. É stata un bella occasione per (ri)formare la regione sul significato della Progressione Personale e sulla sua ricchezza usando il #nuovogiocoLC come spunto di riflessione oltre che come strumento. Molto resta da fare e nel corso dell'anno abbiamo avuto modo di verificare e constatare che se molto è stato acquisito e rielaborato altrettanto resta da rielaborare e tradurre in azioni concrete nelle nostre untià, citando solo come esempio il non allungare troppo i tempi del gioco e la necessità di dare un ruolo chiaro, fattivo e continuativo al Consiglio degli Anziani. La pattuglia LC si è costruita negli anni come comunità verticale, costituita da IABZ, formatori della branca e qualche pattugliere fortemente intenzionato e motivato. La sua composizione rende la pattuglia LC una comunità verticale dove ciascuno è chiamato a partecipare alla rielaborazione metodologica fornendo il proprio contributo di metodo e portando la sua esperienza umana di capo in cammino. Tra gli argomenti trattati nell'anno (rispetto al programma e rispetto a quanto emerso dalle esigenze degli IABZ): - il #nuovogiocoLC, con particolare attenzione alla stagione di caccia/volo e all'insuccesso come elemento di crescita per riprogettarsi - il Consiglio degli Anziani - bambini e il mondo (visti dentro e fuori dall'Associazione)

- l'affettività, che getta anche le basi per la futura rielaborazione interbranca che verrà sviluppata a livello regionale - le Piccole Orme: istruzioni per l'uso. Abbiamo approfondito le dinamiche e gli spunti di crescita e come l'evento è cresciuto in regione in questi anni. Abbiamo attivato, con notevole fatica, due campi invernali e tre campi estivi per un totale di circa 150 bambini e 30 capi coinvolti. Il taglio è stato quello di fornire spunti spendibili nelle zone, come riconosciuto dagli stessi IABZ. Ci troviamo ora ad affrontare la sfida del futuro e della pattuglia che verrà. L'offerta sarà quella di momenti mirati, non necessariamente tutti i mesi una volta al mese. Manterremo la struttura verticale così preziosa in pattuglia, ma ripenseremo gli incontri in modo che sempre più gli IABZ abbiano modo di crescere e formarsi, in zona, e di fornire rielaborazione al nostro agire di capi, in pattuglia. Alla luce della nascita delle nuove zone pensiamo che mai come ora lo spendersi nel ruolo di IABZ rappresenti un'occasione unica ed irripetibile per portare un contributo alla nostra Associazione attraverso un ruolo così prezioso in zona. Abbiamo "letto" in tutte le zone visitate quest'anno (8 su 9) tanta voglia di discutere e discutersi per andare alle radici della nostra azione educativa. Quindi... che aspettate? Noi ci saremo...e voi? Il futuro (della branca) passa attraverso di voi! E allora....arrivederci in pattuglia!

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Speciale Assemblea A cura di Giacomo Beretta, Incaricato alla Branca E/G Regione Liguria

Quando i sogni prendono forma

Relazione della Branca Esploratori e Guide Tutto l’universo cospira affinché chi lo desidera con tutto se stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni.” (Paulo Coelho).

iniziato a tracciare alcuni anni addietro e che ha trovato nell’evento regionale della primavera 2014 e nel convegno dello scorso autunno momenti di particolare concretezza. Il fatto che gli stessi argomenti siano stati parallelamente oggetto di analisi e ridiscussione da parte della pattuglia nazionale di branca sottolinea come il lavoro ligure si sia inserito nel contesto di una rielaborazione di più ampio respiro. Il confronto con gli IABZ, inoltre, ha evidenziato una discreta difficoltà, pressoché trasversale nelle zone, nel realizzare un percorso di formazione strutturato e continuativo, poiché molto tempo ed energie sono dedicati dai capi reparto e dagli incaricati alla organizzazione di eventi zonali, come i San Giorgio. La discussione di questa problematica all’interno della pattuglia ha portato ancora una volta alla considerazione che, forse, varrebbe la pena incanalare diversamente l’impegno dei capi reparto (e non solo), indirizzandolo piuttosto verso eventi effettivamente rintracciabili nel regolamento come i bivacchi di specialità, i campetti di competenza ed il Palio dei Guidoncini Verdi.Tali eventi, infatti, rappresentano luoghi privilegiati grazie ai quali, rispettivamente, i ragazzi possono conoscere e fare proprie nuove tecniche concretizzando

Il lavoro della pattuglia regionale E/G, durante l'anno trascorso, è stato incentrato soprattutto sulla formazione al ruolo e nel ruolo degli IABZ, i quali, pressoché tutti, si trovavano al primo anno di servizio. Insieme, ci siamo concentrati sui quegli strumenti metodologici sui quali le modifiche apportate recentemente al regolamento hanno voluto riportare l’attenzione: l’impresa e il brevetto di competenza. L’obiettivo di tale rielaborazione metodologica è stato quello di fornire agli incaricati più inesperti una linea guida snella e facilmente fruibile nel contesto delle riunioni di zona, le quali sono state via via affrontate con maggiore consapevolezza e competenza da parte degli incaricati. Quale ulteriore aiuto Abbiamo dedicato una intera riunione ad analizzare, con la collaborazione di un esperto in materia, i concetti di gruppo di lavoro, lavoro di gruppo e leadership, strettamente interconnessi tra loro. Gli argomenti trattati e le analisi che ne sono susseguite hanno fatto particolare riferimento alla linea che la pattuglia regionale di branca ha 12


momenti. Due sono le dirette conseguenze di questa penuria di capi; innanzitutto, l’impossibilità ad aprire un numero di campetti sufficiente ad accontentare tutte le richieste, cosicché le liste d’attesa difficilmente riescono ad essere assorbite; in secondo luogo, la difficoltà a programmare con il dovuto ampio anticipo tali proposte, cosicché le brochure esplicative difficilmente riescono ad essere consegnate prima di un paio di settimane dall’inizio degli eventi stessi. Entrando più nello specifico, devo constatare che per i problemi di cui sopra -, i bivacchi di specialità quest’anno sono diminuiti di numero, passando da 27 del marzo 2015 a 24 del marzo 2016. Per quanto riguarda i campetti di competenza, ne sono stati aperti 4, che si sono tenuti tutti in giugno, contemporaneamente. Infine, circa il Palio dei Guidoncini Verdi, sono lieto di poter dire che si è trattato, anche quest’anno, di un evento molto partecipato, sebbene con numeri leggermente inferiori rispetto all’anno scorso e con le dovute differenze nel numero di squadriglie partecipanti a seconda della zona di provenienza. Le specialità di squadriglia appaiono dunque come uno strumento sempre più e sempre meglio utilizzato: è importante che i capi reparto continuino ad investire su di esso e lo riconoscano e lo sfruttino come vero e completo strumento di progressione personale dei propri ragazzi.

e perseguendo eventuali impegni o mete e le squadriglie testimoniare quanto fatto durante l’anno e confrontarsi a tal proposito con i propri pari. Gli IABZ hanno, comunque, verificato l’anno come complessivamente positivo, di confronto e dunque formativo. Personalmente, grazie al prezioso aiuto del Pattuglino Eventi, sono riuscito a prendere parte alle riunioni di branca di 5 zone su 9, trattando ed approfondendo di volta in volta argomenti differenti a seconda delle particolari richieste delle zone stesse. Gli eventi, organizzati e gestiti dal Pattuglino Eventi, che la branca propone (bivacchi di specialità, campetti di competenza e palio dei guidoncini verdi) sono ormai ben strutturati e portano buoni frutti: i ragazzi li attendono, li frequentano e li verificano positivamente e, cosa molto importante, sembrano essere sempre meglio inseriti nel loro sentiero. La principale difficoltà che continua ad essere incontrata è il reperimento di capi disponibili e competenti che abbiano voglia di lanciarsi nella gestione, organizzazione e realizzazione di questi importanti

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Speciale Assemblea

A cura di Alessandro Denicolai e Michela Mazzoccoli, Incaricati regionali alla branca R/S

Relazione della branca Rover e Scolte EVENTI PER RAGAZZI

E' emerso che i passi di competenza sono i più penalizzati: occorre recuperare gli strumenti per puntare sugli RS che vivono questo momento visto che spesso si segue maggiormente la P.P. dei novizi e dei partenti (vedi anche partecipanti alle botteghe). Il laboratorio si è concluso con un evento nazionale aperto a Iabz, capi campo CFM e ROSS. Purtroppo per la Liguria è stata un’occasione persa: nessuno Iabz ha partecipato.

Botteghe Da qualche anno la branca RS vorrebbe far crescere ancora la qualità degli eventi per ragazzi. Per questo motivo abbiamo cercato capi disponibili a preparare nuove botteghe che rispondessero ai bisogni degli RS e abbiamo incontrato i capi bottega prima dell’evento per fare si che le botteghe seguissero linee guida comuni e dopo l’evento per fare insieme anche agli Iabz la verifica finale. I numeri: 12 botteghe – tutte aperte 183 partecipanti 90% la percentuale di partecipanti sugli iscritti: le defezioni dell’ultimo minuto sono state davvero poche!!

ASK THE BOY: UNO SGUARDO OLTRE Tra gli obiettivi del progetto regionale, abbiamo lavorato sulla creazione della piattaforma online e sull’istituzione della giornata “GreenDay”.

Piattaforma online Con la bottega “Humans 3.0”, incentrata sul tema “comunicazione”, è stata creata la pagina facebook RYS 3.0 Liguria ed è nato un gruppo di lavoro misto capi-RS che gestisce la pagina stessa. Lo scopo principale è quello di far conoscere le attività dei clan liguri e le proposte regionali.

Solo una riflessione: abbiamo notato che i partecipanti sono principalmente novizi ed RS del 1° anno, viene da chiedersi “dove sono gli RS del 2° anno? (quelli del 3° anno spesso partecipano già alle ROSS)

GreenDay Gli eventi condotti nelle varie zone sono stati: la pulizia di sentieri (zona Savona e zona Valpolcevera), la posa di nuova segnaletica (zona Valpolcevera) e la pulizia di un un’area verde attrezzata (zona La Spezia).

ROSS E’ stata aperta nuovamente la terza ROSS! 79 gli RS partecipanti in totale. Tutti i numeri degli EPPPI 2016 sono disponibili sul sito di Agesci Liguria.

Partecipazione Dopo la verifica della route nazionale, è emersa la necessità di definire con precisione come potesse essere declinata la partecipazione degli RS alla vita associativa. Questo percorso ha portato il Consiglio Generale 2016 ad approvare l’articolo 7 bis “Percorsi di rappresentanza e partecipazione” (vedi SIL n° 39)

LABORATORIO NAZIONALE DIRITTI AL FUTURO L'obiettivo era riguardare il metodo con occhi nuovi, evidenziarne gli aspetti irrinunciabili e scoprire nodi e criticità oggi evidenti nella prassi metodologica della branca, con il coinvolgimento di regioni e zone. In Liguria abbiamo affrontato i temi “Educare alla fede” e “Progressione Personale” (scelti da tutte le zone all'unanimità) con due riunioni di pattuglia e con incontri in alcune zone. Abbiamo poi organizzato una riunione ad hoc con formatori e capi campo ROSS. 14


A cura della Comunità Capi del GE XX

Nuove zone… perché? Una voce critica dal Genova XX Ma quindi perché? Scusate ma la nostra Comunità capi davvero ancora non l’ha capito. Eppure ci siamo applicati, siamo presenti a Zona, in Regione, abbiamo capi che partecipano alle Ross, alle Botteghe, ai campi di specializzazione e due membri in Comitato di Zona. Non abbiamo capito perchè la nostra zona è stata cancellata dopo 30 anni di onorato servizio al servizio dei propri gruppi. Quello che ci turba è che, dopo tutte queste discussioni, si sia accantonata la questione delle nuove zone come una decisione ormai ineluttabile perchè ormai votata, discussa e digerita. Quando ci si accorge che tutti i sistemi di rappresentanza, pur correttamente attivati, non hanno funzionato a dovere nella sostanza e che, nonostante tutto, permangono delle sacche di scontento e di incomprensione, non ci si può e non ci si deve accontentare di risposte tipo “ormai si è deciso…” che potrebbe andare bene in Consiglio comunale, ma non nel nostro Movimento. Perché diciamolo con chiarezza: l’azzeramento della nostra Zona a noi (e probabilmente non solo a noi) proprio non va giù. Ora qualche ben pensante obietterà che con le nuove zone aumentiamo lo scambio tra gruppi e che non è scout opporsi, per pigrizia e partito preso. I più anziani ancora in servizio ricordano i primi tempi quando nacque la zona Valbisagno. Non è stato facile per molti anni lavorare tra gruppi così diversi e sono stati anni difficili di sopravvivenza di gruppi di periferia e di gruppi giovani ma guidati da responsabili di zona saggi e lungimiranti, con eventi formativi studiati, con scambi di capi e rover che hanno seminato una stima reciproca che ci ha unito a fondo. Tra i compiti statutari della zona c’è quello di curare i rapporti ed il collegamento dei gruppi con le autorità locali ed il territorio ed è proprio e soprattutto in questo aspetto che albergano le nostre perplessità. Nel 2015 abbiamo invitato tutte le Autorità presenti nel territorio da Prato alla Foce alla presentazione della Carta del Coraggio nella sede del Municipio Bassa Valbisagno, ma le uniche Autorità presenti 15

erano quelle vicine a P.zza Manzoni sede del Municipio. Con quali Autorità e realtà locali pensate si possano proficuamente interfacciare delle zone ancora più estese? Tralasciamo scontate, ma realistiche, osservazioni sulle distanze chilometriche tra i gruppi che erano già un problema nella zona Valbisagno. Ma chi pensate che possa venire a fare servizio nei branchi di Molassana, a Prato o in via Terpi quando già sono distanti per i gruppi della Valbisagno? E pensate sia facile, rapido e funzionale conciliare le mille e marcate differenze tra i gruppi di zone, quartieri, realtà diverse? Ma soprattutto, a chi giova tutto questo? Quali insormontabili problemi risolve questa nuova distribuzione delle zone? Quando abbiamo provato a chiedere delle risposte sul perché, ci siamo sentiti rispondere: “non si trovano mai i responsabili di zona, gli IABZS ecc ” o “se le votazioni in quel famoso Consiglio Regionale sono andate così è anche dovuto al fatto che tra i votanti mancavano molte cariche….”e siccome questo è dovuto (forse) al fatto che pochi sono disponibili ad assumere incarichi ingrati, la soluzione non può essere che aumentare il numero dei gruppi…. equazione risolta. Questa è la vera ed unica motivazione che ritorna come un ritornello. Ora noi non ci crediamo affatto, nonostante le belle pacche sulle spalle che ci arrivano da ogni dove, che quella che si sta attuando, almeno per la Valbisagno, sia la soluzione al problema. A chi interessa batta pure un colpo. La nostra Coca ci crede, perché “Another zone is possible”. Scansiona il QrCode per accedere all’articolo completo!

www.genova20.com Link Articolo completo: http://pgxm.qr.ai


A cura di Giorgio Costa, Responsabile della neonata Zona Diamante

Una risposta al Genova XX Ora bisogna attivare la creatività Cari capi del Ge XX, ormai compagni di Zona… Mi cimento nel rispondere alle vostre osservazioni: il fatto è che condivido molte delle perplessità sui contenuti da voi esposti e sono ben conscio di ciò che abbiamo lasciato e di quello che dobbiamo costruire. Ribadisco l’impressione che le vostre contrarietà siano espresse tardivamente: parliamo di un processo decisionale che è arrivato a termine da tempo. Credo che dalle difficoltà sia necessario imparare: sulla vicenda nuove Zone rimane qualche interrogativo sul processo decisionale che ha avuto momenti con limiti di comunicazione. Il fatto che la soluzione per Statuto dovesse essere assunta dal Consiglio Regionale ha creato momenti di disagio per decisioni che sono risultate necessariamente calate dall’alto. Dobbiamo ricordare però che ci sono state anche espressioni democratiche precise sul fatto di non tornare indietro. Comunque, poiché mi sembra che la Zona serva più ai Gruppi che alla Regione, un processo come quello vissuto poteva essere più partecipato dai Gruppi tra i quali è mancata sicuramente una buona comunicazione.

Partendo da questa considerazione rilancio (a costo di apparire ben pensante) e propongo di portare questi correttivi nella nuova zona: partiamo da noi, dai risultati positivi del passato e costruiamo qualcosa di diverso ovvero, al limite, riproponiamo quello che c’era prima. Non credo sia un problema di avere qualche Responsabile in più o in meno. Se la Zona è al servizio dei Gruppi avrà le forme e le funzioni che servono ai Gruppi, se ci sono ostacoli “regolamentari” cercheremo di superarli insieme. Proporremo verifiche concrete, come in tutte le attività si dovrebbe fare, per valutare e pesare con dati oggettivi condivisi la nuova realtà. Uno dei limiti delle nostre decisioni mi sembra quello di basarsi talvolta su stime, sentimenti più o meno opinabili. Direi quindi che in tutte le strutture complesse (siamo un’Associazione non un movimento) sia estremamente utile il conflitto per crescere, ora però bisogna superare la polemica che rischia di essere sterile e attivare la creatività. A presto per iniziare il lavoro...

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Futuro semplice A cura di Michela e Alessandro Incaricati alla Branca R/S Liguria

MigrAzioni: gli R/S liguri su strade non battute Un nuovo percorso regionale VEDERE Vedere significa affrontare la realtà, incontrarla, guardare un problema da ogni punto di vista, comprenderne la complessità, non smettere di interrogarsi con la consapevolezza di non poter arrivare a tutte le risposte, ma con la certezza che l' indifferenza è un male ben peggiore. L'idea è quella di incontrarsi là, a Ventimiglia, con i Rover e Scolte che abbiano voglia insieme alle loro comunità di conoscere meglio il territorio, incontrare le persone, toccare con mano i problemi. GIUDICARE Giudicare significa leggere quella realtà alla luce del Vangelo, della Legge, della Promessa: dove collochiamo il problema? E dove ci collochiamo rispetto ad esso? Il sogno è quello di accendere una luce a Ventimiglia, una luce che viene da lontano, una luce che passa per Lampedusa e che ci faccia capire che siamo chiamati a costruire ponti, non muri. AGIRE E' il momento di muoversi, di passare all' azione, di suscitare un cambiamento, in noi, prima che nella realtà che ci circonda. E poi rimboccarsi le maniche. E' il momento di chiedersi: “cosa posso fare” ? L' opportunità è quella di fare ancora un'azione di coraggio. Fare servizio, a Ventimiglia o nel proprio quartiere, un capitolo, una veglia rover per raccontare...

Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia. (don Milani) La situazione di Ventimiglia, la questione delle frontiere, l'affollarsi di migranti (participio presente, non passato) che non hanno un luogo perché non vogliono tornare indietro, che non vogliono restare, ma non possono andare avanti, ci chiama ancora una volta a metterci per strada. Guardare in televisione immagini di barche di cui non si distingue il legno dai passeggeri, di partenze senza valigia e di viaggi con la meta mozzata, non ci basta più. Sentire i discorsi di chi fornisce la soluzione, ma si dimentica le persone non è più sopportabile. Vorremmo costruire un percorso insieme ai ragazzi che ci aiuti a conoscere e far conoscere la realtà che sta vivendo la città di Ventimiglia, i suoi cittadini, i migranti.

Art. 7bis - PERCORSI DI RAPPRESENTANZA E PARTECIPAZIONE Al fine di educare i rover e le scolte a divenire cittadini capaci di entrare in relazione e impegnarsi in contesti più ampi della comunità di appartenenza, i vari organismi associativi, attraverso gli incaricati alla Branca R/S, possono proporre alle comunità R/S occasioni autentiche di ascolto, confronto ed elaborazione di un pensiero politico condiviso. In tali occasioni i rover e le scolte sono chiamati a contribuire alla vita dell’Associazione e delle realtà in cui vivono, attraverso l’esercizio della rappresentanza e l’assunzione di responsabilità e impegni comuni. Sono elementi essenziali: la chiarezza dell’obiettivo della proposta, l’approccio esperienziale, la fedeltà al metodo, l’esercizio della democrazia. È inoltre necessario curare il rispetto del percorso di crescita e di progressione personale dei rover e delle scolte, il coinvolgimento dei capi RS e il ritorno dell’esperienza dei singoli partecipanti nelle comunità di appartenenza. 17


Passato prossimo A cura Arianna Terrile, scolta del Genova 4

Il Clan Exodus è andato a Ventimiglia. Un'esperienza con i migranti d'aiuto al campo Roja, dove vengono ospitati i migranti che non sono ancora stati identificati.

Ci sono tanti modi per raccontare una stessa storia, a seconda di quale messaggio preme che arrivi al lettore. In Europa ad esempio, spesso l'immigrazione viene raccontata attraverso cifre: quanti sono i migranti arrivati quest'anno? Quanti di loro hanno perso la vita prima di arrivare? Quanto costa soccorrerli e darli asilo?

Alla fine di una Route lo spirito è senz'altro quello giusto per avvicinarsi alla grande Storia dell'Immigrazione: per diversi giorni abbiamo percorso strade sconosciute, insieme abbiamo condiviso gioie e fatiche e le montagne ci hanno ricordato quanto siamo piccoli, rieducandoci all'umiltà.

Ma raccontare con i numeri una storia scritta con le speranze, il dolore e il sangue di uomini e donne non è proprio possibile.

Anche i migranti stanno percorrendo una strada ed è impossibile non percepirlo chiaramente appena si mette piede nel campo. Il senso di precarietà era palpabile, e d'altro canto nessuno di quei ragazzi sapeva con certezza dove si sarebbe trovato di lì a qualche giorno.

L'unico modo per conoscere e capire un fenomeno così vasto e così distante dalla nostra realtà, è avvicinarsi alle persone protagoniste, guardare nei loro occhi ed essere davvero prossimi al nostro prossimo.

Siamo arrivati a Ventimiglia nel tardo pomeriggio del quinto giorno di Route; la stanchezza si faceva sentire già dalla mattina, ma è stato impossibile non sentirsi da subito coinvolti in questa nuova avventura, e ci siamo lanciati tutti con entusiasmo (sempre pronti a servire!).

Quest'anno il nostro clan (clan Exodus, Ge4) ha scelto di vivere alcune esperienze di servizio con i migranti ospitati in un centro di accoglienza a Genova, così quando ci siamo accorti che Ventimiglia si trovava sulla via del ritorno dalla Route estiva, è nata spontanea la proposta di fermarsi un giorno lì, per continuare il percorso iniziato durante l'anno. Ci siamo messi in contatto con il MASCI locale e con la Croce Rossa, i quali hanno detto che effettivamente a Ventimiglia c'era una situazione critica, e avremmo potuto essere

I volontari della croce rossa che gestiscono il campo ci hanno diviso in due gruppi: alcuni di noi si sarebbero improvvisati cuochi per dare una mano in cucina, mentre gli altri sarebbero rimasti fuori a conoscere i ragazzi ospitati lì. 18


Passato prossimo In questo caso, trovo che i numeri possano essere ottimi alleati per descrivere cosa hanno fatto i nostri “cuochi per caso”: 900 porzioni di riso, 900 cotolette, 900 piatti, 900 ragazzi da servire, insomma... 900!!

che è troppo bravo a imitare Eminem; e Mahdi, che mi ha raccontato del suo viaggio padroneggiando con scioltezza il francese, l'inglese e addirittura lo spagnolo! Ce ne sono anche alcuni che non parlano proprio, hanno avuto vite difficili e avranno bisogno di un aiuto concreto per potersi inserire in Italia: sono loro che rappresentano la sfida più grande, che proprio in quanto tale non può non essere accolta.

Fuori dal tendone cucina invece succedeva una cosa inaspettata e meravigliosa che non credo abbia un nome, io la definirei “umanizzazione del fenomeno”. L'immigrazione, che quando eravamo arrivati nel campo era per noi un numero, una massa indistinta di persone venute da lontano, ha cominciato ad acquisire un nuovo significato. Quei ragazzi non erano più migranti venuti a “rubarci” spazio e lavoro, erano semplicemente i nostri nuovi amici, con la loro storia, le loro voci, la loro cultura, i loro sorrisi.

Questo portano in Italia queste persone quando arrivano, sostanzialmente umanità. E l'umanità è un tesoro prezioso, quando si è capaci di proteggerla e valorizzarla. Siamo rimasti lì soltanto fino al giorno seguente, e sono state due giornate davvero intensissime, c'era tanto da fare, tanto da imparare e poco tempo per farlo. Alla fine siamo ripartiti stanchissimi, ma davvero felici, perchè sapevamo che, dove c'era un muro, il nostro clan aveva costruito un piccolo ponte.

Avevo già sentito dire che l'immigrazione può essere una risorsa per il nostro Paese, ma non ci ho davvero creduto fino a quando non ho parlato con Amir che è laureato in medicina; poi c'è Chaga,

Anche il Clan Freedom dell'Imperia 2 è stato a Ventimiglia...

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Fare scautismo A cura di Giacomo Fornaro

Il capo reparto rabdomante Quando cambia ciò che noi capi sappiamo e sappiamo fare non necessariamente segue una diminuzione dell’offerta verso i nostri ragazzi Il contesto sociale in cui i capi reparto di oggi soprattutto quelli cittadini sono inseriti, può far pensare, ad una prima superficiale analisi, che si sia verificato un progressivo inaridimento delle competenze tecniche che i capi stessi sono in grado di mettere a disposizione dei propri ragazzi. Con specifico riferimento alla ormai ex Zona Centro, posso affermare che la grande maggioranza dei capi reparto, degli aiuti e dei tirocinanti sono studenti universitari che, per scelta, dedicano gran parte del loro tempo allo studio e alla propria formazione culturale. Partendo da questa osservazione ritengo normale che si siano ridotti gli insiemi delle cose che sappiamo fare, degli attrezzi che sappiamo utilizzare, degli oggetti di cui conosciamo il preciso funzionamento. D’altro canto, non credo che la logica conseguenza di questa riduzione di ciò che noi sappiamo fare (o meglio, a mio parere, cambiamento di ciò che noi sappiamo e sappiamo fare), sia necessariamente la diminuzione dell’offerta che il capo reparto di oggi può dare ai propri ragazzi. Le squadriglie e i reparti funzionano se in tali contesti - come mi piace dire - i ragazzi fanno roba, ossia cercano, col nostro aiuto, di concretizzare i loro piccoli grandi sogni, realizzando quelle che chiamiamo imprese. Nulla di nuovo sul fronte occidentale. I problemi sembrano insorgere quando si tratta di aiutare i ragazzi a incanalare le loro idee verso un progetto concreto, realizzabile (con un po’ di fatica), verificabile e soprattutto che sia ai loro occhi affascinante. Far innamorare i ragazzi di quello che si fa in reparto o ancor meglio dell’idea che in reparto e nelle squadriglie essi possano cimentarsi nel mettere in atto ciò che a loro piace e non tanto ciò che qualcun altro gli dice, sembra davvero la cosa più complicata. Credo che questa difficoltà derivi in buona parte dal fatto che noi stessi, guardandoci allo specchio, vediamo il riflesso di qualcuno che non ne sa molto e che di conseguenza non sa come aiutare concretamente i propri ragazzi a realizzare ciò che sognano. Qui sta l’errore. Qualcuno ci ha mai detto che il capo competente è una sorta di WikipediaMan? Una persona in grado di essere esperta ad un tempo di campismo, di escursionismo, di artigianato, di pronto soccorso e comunicazione, di idraulica, di meccanica, nonché di recitazione e giornalismo in base ai contin-

genti desideri dei giovani ragazzi con cui si relaziona? Se qualcuno ha mai detto qualcosa di simile, non ha capito niente. Partendo dal presupposto che la conoscenza di alcune tecniche basilari è imprescindibile (basti pensare a quelle conoscenze che permettono di allestire e “far funzionare” un campo di reparto), credo fortemente che una delle più importanti capacità che il capo competente deve possedere sia il saper tessere relazioni, qualcosa su cui, d’altronde, facciamo esercizio da quando abbiamo iniziato i lupetti e che, pertanto, dovrebbe caratterizzare ciascuno di noi capi. Sono convinto che oggi il capo reparto debba sempre più spesso vestire i panni del rabdomante. Infatti, come il rabdomante possiede l’arte di scoprire nel terreno la presenza di acqua, interpretando e seguendo le vibrazioni di una bacchetta forcuta impugnata per le due estremità, così il capo reparto, osservando, conoscendo e interagendo - insomma relazionandosi - con il territorio in cui è inserito e le persone che lo popolano, potrà scorgere occasioni d’azione e crescita (ossia occasioni d’impresa) per i propri ragazzi. I nostri quartieri, le nostre parrocchie, le nostre scuole, le associazioni e i gruppi scout che vi sono inseriti e vi lavorano sono ricchi di individui, dagli artigiani ai pensionati, tra i quali senz’altro si trova la persona portatrice della particolare competenza tecnica che fa al caso nostro e dei nostri ragazzi. Noi dobbiamo solo cercarla. È proprio la capacità di relazionarci costruttivamente col nostro giovane prossimo a permetterci di capire quale sia il modo migliore per stimolare la sua fantasia, per aiutarlo a riconoscere e progettare il proprio sogno e per assisterlo, con intenzionalità educativa, nel concretizzarlo. Da questo punto di vista, credo non vi sia azione maggiormente educativa dell’imparare assieme, momento in cui, fra l’altro, noi capi riusciamo davvero a testimoniare la nostra essenza di persone normali e fratelli maggiori. Imparare cose nuove grazie a - per - e con - i ragazzi, nonché realizzarle assieme a loro è uno degli aspetti più divertenti e stimolanti dello scoutismo e della branca E/G in particolare. Non dimentichiamoci che lo scoutismo è un gioco: chi vorrebbe giocare ad un gioco che non è divertente? 20


Fare scautismo A cura di Stefano Barberis

C’era una volta la prima volta Educare alla sessualità mettendoci in gioco! Tutto questo può portare a grandi soddisfazioni nei nostri ragazzi se non dimentichiamo di “formare il loro carattere” sviluppando qualità come il senso di responsabilità, la tensione verso un progetto positivo di realizzazione di sé, l’obbedienza e l’affidamento a un altro da sè con cui poter camminare e crescere insieme. Come abbiamo visto in questi due paragrafi quindi il metodo scout ci dice una cosa importante: Boy, ricorda che per crescere e capire chi sei e dove vai, hai bisogno dell’altro e di capire quanto lui sia uguale e diverso da te. Hai bisogno di coeducazione!! Autoeducazione, coeducazione, formazione del carattere: tre ingredienti sempre presenti nelle nostre attività ma anche tre ingredienti fondamentali per la formazione della sessualità di un individuo: scoprire il proprio corpo (autoeducazione), conoscere quello dell’altro ed interagirvi (coeducazione), coscienza di come utilizzarlo (formazione del carattere) Quando ci scopriamo a interrogarci su chi siamo e sul perché siamo, non dobbiamo infatti cadere in una pericolosa tentazione: quella di restringere l'orizzonte a noi stessi dimenticando l'altro.

Più passano i miei anni con il fazzolettone al collo, più cerco di chiedermi qual è lo scopo dello scoutismo. A me piace riconoscere lo scoutismo come un movimento che lavora per il futuro, per formare uomini e donne che vivono nel mondo responsabili, solidali, spiritualmente forti, capaci di fare scelte libere conoscendo sé stessi.

Non solo, corriamo anche il rischio di porre un'ulteriore cesura, questa volta all'interno di noi stessi, ossia il valutare come separate e non interconnesse la componente corporea-sessuale e quella spirituale-affettiva. E qui arrivo al tema di questa riflessione: tante volte come capi tendiamo a dimenticare questo punto della vita e della crescita dei nostri ragazzi, limitando l’attenzione alla formazione della loro dimensione affettiva e sessuale a una mini-attività monosessuata o a un film/ canzone da vedere/cantare insieme per non esporci troppo neanche noi stessi. Ma come mai tutto questo? Perché abbiamo paura di parlare di amore e di sesso ai nostri ragazzi? Sono due ingredienti fondamentali della vita di un uomo fatti da anima, mente, cuore e corpo.

Mi voglio concentrare sull’ultimo verbo: conoscere sé stessi, un qualcosa che è più forse l’obiettivo di tutte le nostre vite piuttosto che solo dello scoutismo. Conoscere sé stessi sotto tutto i punti di vista, andando a indagare tutte le pieghe del libro della nostra vita per poterne scrivere le pagine future, utilizzando due strumenti del metodo educativo scout: l’autoeducazione e la formazione del carattere. L’obiettivo dell’autoeducazione scout è quello di permettere ad ogni nostro ragazzo di sviluppare fiducia in sé e nell’adulto che sarà, consapevolezza delle proprie doti e limiti, capacità di esprimersi, secondo tutte le sue dimensioni personali che lo portano ad affacciarsi sul mondo: spirituali (Io e Dio), sociali (Io e il Mondo), affettive e relazionali (Io e gli altri).

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Infatti: «il corpo, in quanto sessuato, esprime la vocazione dell'uomo alla reciprocità, cioè all'amore e al mutuo dono di sé». 1 Senza il corpo non riusciremmo umanamente a esprimere la nostra vocazione all'amore, una vocazione espressa in quotidiani gesti di affetto fatti di carezze, di effusioni

CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti educativi sull’amore umano. Lineamenti di educazione sessuale, (1983), n. 24.

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Fare scautismo di baci, di mani che leniscono le ferite dei malati e che saziano di pane gli affamati o che asciugano lacrime degli afflitti. «Il corpo rivela l'uomo»2, ha detto una volta Giovanni Paolo II facendo risuonare parole già espresse con forza dal Concilio Vaticano II, «Non è lecito all'uomo disprezzare la sua vita corporale; anzi egli è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla resurrezione l'ultimo giorno».

dagli studenti in forma anonima, raccolte dagli autori durante le loro “lezioni” in giro per le scuole italiane e corrispondono quindi a esperienze di sessualità reale così come viene vissuta dai ragazzi prima di essere discussa. La sequenza secondo la quale son stati presentati i capitoli rappresenta il modo di procedere nell'esplorazione dell'argomento e, benché non sia l'unico possibile, propone un percorso logico, facile da ricordare e utile per tutti i tipi di spettatori (Bambini, ragazzi, adolescenti…) mentre i sotto-capitoli inquadrano invece il discorso sessuologico dal punto di vista scientifico.

Sta quindi a noi presentare la sessualità e il rispetto del proprio corpo ai nostri ragazzi in maniera adulta, responsabile, ma soprattutto da testimoni credibili e ricordando sempre quell’ultimo punto della nostra legge: “Sono Puri di Pensieri, Parole e Azioni” che riassume tutti i precedenti presentando di fatto cosa vuol dire essere scout (e qui torniamo all’incipit di questo articolo sullo “scopo dello scoutismo): è (solo) nel rispetto di sé, degli altri, della natura, nel modo di vivere essenziale, leale e cortese, che si manifesta la purezza d’animo.

Gli autori hanno scelto inoltre di utilizzare un linguaggio semplice e comprensibile a tutti, un po’come ha fatto BP nelle sue chiacchierate, mentre i titoli dei paragrafi vogliono incuriosire e spingere il lettore a cercare il significato del sesso dentro al proprio Io. Considerando che vengono proposte alcune visioni e teorie (non le uniche) per conoscere il mondo e poiché la realtà può essere osservata da diversi punti di vista, tocca ai singoli scegliere gli "occhiali" che meglio aiutano a osservare un mondo così variegato come quello della sessualità. I suggerimenti degli scrittori del libro sono quelli di non aver paura durante la lettura, di far nascere il dubbio e ascoltare le proprie emozioni senza fuggirle. Questi sono le due "paia di occhiali" che si possono usare per cogliere il significato profondo del libro, un libro che potrà esservi utile per la vostra crescita come capi e come individui e che vi permetterà di aprirvi al dialogo senza nascondigli coi vostri ragazzi.

Lo scoutismo impegnandosi nella formazione di tutta la persona non dimentica la corporeità: tutta l’azione educativa è orientata verso un potenziamento armonico e graduale delle caratteristiche umane, nell’ambito di una educazione personalizzata, capace di valorizzare le differenze individuali, senza perdere il significato e le dinamiche di una crescita comune. Ma allora perché abbiamo paura di parlare di sesso ai nostri ragazzi? Paura di un “giudizio religioso”? Paura di “non essere preparati”? Interroghiamoci su questi temi nelle nostre Comunità Capi.

Ricordiamoci infatti che negli scritti di B.P. rivolti ai ragazzi più grandi, come la “Strada verso il successo”, il tema della sessualità viene affrontato direttamente e con una chiarezza non usuale per l’epoca, ad esempio, trattando del tema della masturbazione. Anche rispetto ai ragazzi più giovani, in “Scoutismo per ragazzi” B.P. afferma il pericolo dell’atmosfera di segreto che tende a circondare la sessualità, affermando che se gli adulti affrontassero con onestà e francamente, secondo la maturazione psicologica del ragazzo delle varie età, “toglierebbero di mezzo tanti equivoci ed infedeltà” e suggerisce che le informazioni siano tratte a partire dall’osservazione della natura.

Per farlo vi consiglio questo libro che può essere utile in primis per noi stessi per capire il nostro rapporto personale con la nostra sessualità e dopodichè per imparare a parlare ai nostri ragazzi, dalla zampa-tenera alla scolta partente, del grande gioco dell’amore e di quello strumento prezioso e delicato che Dio ci ha dato: il nostro corpo e di come imparare a giocare responsabilmente con esso. “C’era una volta la prima volta” di Fabio Veglia e Rossella Pellegrini (docenti all’Università di Torino), non vuole essere una guida su “Come-fare-educazione-sessualeai-ragazzi”, ma una guida per un percorso che, partendo prima dall’analisi del nostro personale rapporto con la nostra sessualità come educatori, ci indichi come esserne testimoni credibili in un discorso delicato e personalissimo.

Nel libro dei capi, infine B.P., afferma, proprio rispetto all’educazione sessuale, che “la cosa principale per il capo è anzitutto godere della piena fiducia del ragazzo e di essere per lui come un fratello maggiore, in modo che ambedue possano ragionare a cuore aperto”.

In questo libro i titoli dei capitoli sono domande scritte

Buona Lettura a tutti!

GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale del 14 novembre 1979, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1980, II/2, p. 1156, n. 4.

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Mondi paralleli A cura di Stefano Celentano, intervista di Pietro Barabino

La voce di Don Antonio Suetta Il Vescovo di Ventimiglia, in prima linea Chi è Don Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia, è nato il 25 novembre 1962 a Loano, viene ordinato prete nel 1986 e Vescovo nel 2014 da Papa Francesco. Nel 2015 ha suscitato scalpore una sua donazione al presidio per i migranti di Ventimiglia e con la Caritas diocesana si spende per aiuti e accoglienza, in particolare nella parrocchia di Sant’Antonio.

In generale sono contrario ad ogni forma di violenza in sé e per sé, a maggior ragione quando il confronto tra due persone è dispari, come nel caso delle forze dell’ordine e la gente comune, in cui la posizione è dispari perché questo è stabilito dalla legge. Qui però (parlando dei profughi) non ci troviamo dinanzi a persone che delinquono, rispetto anche a quello che si ipotizza come reato di clandestinità, che è un’assurdità che non può essere tollerata e accolta da legislazioni che si dicono civili.

parte non possono essere chiamati accoglienza e aiuti il trattamento che gli riserviamo, fatto di espulsioni e blocchi di frontiere. Costringere le persone ad abbandonare i luoghi in cui sono arrivati per portarli in centri di accoglienza, eufemismo rispetto a una realtà che assomiglia più a centri di detenzioni, fatti di violenze su minori e altre atrocità, ecco che allora si parla di ipocrisia e non di accoglienza o aiuti. Se poi si pensa che questi spostamenti vengono fatti come se si avesse a che fare con pacchi, e non con persone, tanto che - ironia della sorte- vengono usati aerei delle poste italiane… questa non è umanità, e nemmeno efficienza.

Parlo di ipocrisia perché da una parte giustamente si riconosce lo stato di necessità di popolazioni intere che si trovano a soffrire uno stato di miseria a causa di guerre, carestie o disordine civile; d’altra 23


Mondi paralleli E allora la domanda è: che cosa deve fare il cristiano?

In una società civile bisogna fare una gerarchia di ragioni e diritti: se uno sta morendo di fame, la sua esigenze è superiore alla mia di trovare parcheggio, ecco che allora credo sia necessario un sussulto di umanità.

La prima risposta dev’essere personale, ciascuno si trova in dei contesti in cui può fare qualcosa, anche poco, fino ad arrivare ad un impegno più profondo, che vuol dire un impegno culturale, un’azione politica e anche, infine, attraverso la protesta.

Il papa dice che i migranti sono un dono, e io sono d’accordo con lui, che dice che sono un dono sia perché tutte le persone sono un dono, ma anche perché vengono fortunatamente a turbare la nostra tranquillità, che è una tranquillità artificiale.

Non sono un vescovo no borders, sono solo un vescovo e come tale e prima ancora come cristiano riconosco che molte istanze presentate dai no borders siano istanze umane e cristiane, che condivido fino in fondo. Ritengo che il confronto e anche, se necessario, la protesta pacifica, non solo sia lecita, ma che in questo caso sia doverosa, perché è impossibile che noi ci riconosciamo in uno stato che, con le nostre energie e rappresentandoci, calpesti i diritti umani. E se uno stato lo fa, deve essere adeguatamente illuminato e richiamato dai suoi cittadini.

Queste persone sono partite povere e sono rimaste povere per mancanza di attenzione, aiuto, e solidarietà, ma soprattutto di consolazione. Noi pensiamo spesso alle loro necessità dal punto di vista materiale, che sono sacrosante, ma dobbiamo pensare queste sono persone, che hanno un cuore, hanno dei legami, hanno subito ingiustizie e lasciato persone a loro care che sono nella sofferenza, hanno lasciato un paese e sono soli al mondo; e allora io dico che è necessario dargli il pane, ma lo è ancor di più che una persona gli chieda come va, gli chieda di raccontare la loro storia, gli faccia capire che noi gli vogliamo bene.

La distinzione tra migrante economico e migrante per guerra mi sembra sinceramente una barzelletta penosa, è un diritto fondamentale dell’uomo vivere in pace, avere una casa, e se un uomo scappa da un luogo in cui uno di questi diritti gli viene negato mi sembra che la distinzione sia assurda e infondata.

L’intervista completa è al link: https://www.youtube.com/watch?v=fHpLM9E5JHU&app=desktop

Tutte le ingiustizie che vengono perpetrate nei confronti sia dei migranti, che di coloro che cercano di accompagnarli e aiutarli in un modo umano, ecco io questo lo definirei come una forma di martirio moderno. E di questo non dobbiamo avere paura, perché la storia dell’umanità e della Chiesa è piena di persone che hanno sfidato delle leggi ingiuste, e se quelle persone non avessero fatto questi passi coraggiosi noi oggi non potremmo godere di certe libertà che fanno bella la nostra vita.

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Visti daLiguria Zoom fuori A cura di Doris Fresco

Sarzana 1, una nuova speranza Nasce il gruppo Lunae 1 Una notizia che è rimbalzata da un capo all'altro della regione in pochissimo tempo, che ha riscosso l'interesse dei media locali e che nessuno avrebbe mai voluto sentire: l'ultimo giorno dei campi estivi di quest'estate, i capi gruppo del Sarzana 1 hanno dovuto raccontare a fratellini e sorelline, esploratori e guide, rover e scolte, che i pochi capi rimasti non sarebbero riusciti a riaprire le unità per l'anno successivo e che il gruppo avrebbe chiuso. Una scelta difficile, che abbiamo deciso di far raccontare direttamente da Lorenzo Franco, capo gruppo del Sarzana: “È stato un momento molto toccante, in cui la nostra Comunità Capi ha toccato con mano la straordinaria importanza dello scautismo nella vita dei suoi protagonisti. La crisi di capi era profonda e durava ormai da troppo tempo. Ma questa non è una storia di resa, perché da parte dei due capi più giovani è nata l'idea di far nascere una nuova comunità capi che avesse come primo obiettivo quello di formare capi giovani di provenienza esterna al nostro clan. Abbiamo ricevuto subito il sostegno di responsabili e assistente di zona e ci siamo messi al lavoro nell'elaborazione di un progetto che vede un anno di transizione in una nuova parrocchia per cercare

di ricostruire una comunità capi che sia più forte e numerosa. A tal fine era necessaria una riorganizzazione delle attività di CoCa: il branco verrà mantenuto mentre reparto e clan vivranno una esperienza di chiara impronta scout ma non completamente aderente al metodo. La sfida è stata lanciata e la nuova comunità capi si presenterà ufficialmente domenica 23 ottobre. Speriamo di potervi scrivere molto presto ottime notizie dal gruppo più a Levante della Liguria”! Prima di dare il benvenuto alla nuova comunità capi e al nuovo gruppo Lunae 1, è giusto raccontare dall'inizio l'avventura di un grande protagonista della zona Spezia che, chiudendo, lascerà un vuoto. È sempre Lorenzo a raccontare la storia di come lo scoutismo cattolico arriva a Sarzana: “Il 15 aprile 1924 è la data del censimento numero 606 del reparto Gioiosa Luigi Neri, con sede in via Fiasella 1. I responsabili sono don Domenico Abbo, prete vincenziano, e Libero Cerri, giovane impresario di marmo. Di questa primissima esperienza scout sarzanese si sa pochissimo: vengono aperte le squadriglie Aquila, Volpe e Serpente, il fazzolettone è verde e 25


Zoom Liguria nel settembre 1925 una delegazione di esploratori partecipa al pellegrinaggio internazionale a Roma in occasione dell'anno Santo. Il reparto, però, ha vita molto breve: nell'autunno 1925 viene sospeso e il direttore Cerri espulso dall'associazione “sotto pressanti richieste del vescovo”, per aver pubblicamente criticato provvedimenti vescovili. Nonostante alcuni sforzi del commissario regionale Blondet, non si riesce a ricostituire un reparto e di lì a poco l'associazione viene comunque chiusa dal fascismo. Nell'inverno 1945 il giovane prete don Siro Silvestri (che diventerà poi vescovo della diocesi) comincia a riunire alcuni ragazzi sarzanesi in un locale del seminario, per aiutarli nei compiti scolastici e passare insieme a loro le ore pomeridiane. Di lì a poco la partecipazione aumenta e don Siro decide di proporre ai giovani lo scautismo. L'esperienza è ricominciata con al collo il fazzolettone blu orlato di rosso (che ancora oggi indossiamo) e per i successivi trent'anni Sarzana ha il suo gruppo scout con sede nel centro storico cittadino. Verso la metà degli anni '70 le attività vengono cessate per incomprensioni con il parroco della cattedrale. Nell'autunno del 1983 alcuni scout del vecchio Sarzana 1, guidati e sostenuti da don Gianni Crovara, uniscono le forze per ricostituire il gruppo, adottando il vecchio nome di Sarzana 1 e lo storico fazzolettone rosso blu. Allora le energie erano tante e nel giro di poco tempo vengono aperti i reparti paralleli “Stella Polare” e “Croce del Sud”, il clan “degli Orsi” e, infine, il branco “Roccia della Pace”. Alcuni capi del nostro gruppo che allora erano in clan ricordano ancora l'esperienza entusiasmante della route nazionale ai Piani di Pezza.

All'inizio degli anni '90 i due reparti si fondono nel reparto misto “Pleiadi”, mantenendo cinque squadriglie: Aquile e Manguste, Cobra, Falchi e Pantere. Tra la fine degli anni '90 e i primi 2000 la Comunità Capi entra in una profonda crisi di numeri e per ben due volte è necessario sacrificare il branco pur di mantenere aperte le altre due unità. Il Sarzana trova un aiuto fraterno nel gruppo dello Spezia 3: vengono unite le Comunità Capi e gemellati i clan. È stata un'esperienza di profondo arricchimento reciproco, che dopo pochi anni ci ha permesso di riaprire tutte le branche. Il resto è storia di oggi”.

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Scout chi legge! A cura di Francesco Bavassano

A day in the life. Roberto, Capo Reparto di 43 anni Il capo dei Falchi mi fa: - Don Robbè, accà cumannammo nuie.

Ore 8:30: Sono nel ascensore del Padiglione B. Quando non mi occupo del Reparto, ovvero nel mio tempo libero, lavoro. Sono infermiere al Pronto Soccorso, un Reparto più rilassante. Ore 10:30: Controllo giornaliero dei social. Per stare dietro ai ragazzi ho dovuto scaricare 11 applicazioni. Io al massimo utilizzavo facebook per scrivere roba del tipo: “Buongiornissimo, è di nuovo lunedì, nel weekend ha piovuto ma oggi ovviamente c'è il sole. Kafféééé.” Ore 13:30: Mentre mangio il mio panetto al tonno e maionese al bar dell'ospedale, il mio pensiero vola verso quei pranzi al campo estivo. Pasta scotta fredda alla Terra con Tracce d'Uovo dell'Altroieri. Il sedere posato su un tronco nodoso, le gambe a penzoloni, le braccia appoggiate ad altezza mento sul piano (inclinato) con tovaglia di plastica a trama fruttivendolo, bruciata e immondamente sporca, per metà penzolante fino a terra tra le accette e i saracchi arrugginiti.

Ore 6:45: Mi sveglia la chiamata di Sandro, il sagrestano. - I tuoi ragazzi hanno lasciato le sedi a soqquadro e hanno riempito di scritte “W li Scout, ACR al rogo” su tutti i muri dell'oratorio. - si dice GLI scout, non li scout! - penso - sono incorreggibili-. Poi provo a biascicare qualche suono di parvenza umana per scusarmi con Sandro prima che sia troppo tardi. Sandrone O' Bestione, come era soprannominato, ha macellato mucche a manate per 40 anni prima della meritata pensione. Dal suo tono sento che mi toglierebbe d'insieme molto volentieri. I ragazzi ne hanno combinata un'altra; me li rivedo mentre mi chiedevano con le mani giunte e occhi da cerbiatto se potevano festeggiare il compleanno di Sara in sede.

Ore 17.00: Esco da lavoro e raggiungo le riunioni di squadriglia dei Tori e dei Ghepardi. Hanno bloccato la porta: non mi vogliono far entrare. La sfondo con un calcio di violenza inaudita e rotolando in avanti grido: “ FREEZE, don't move! Put the guns in the ground, NOW.” (forse guardo troppe serie tv Crime con mio figlio).

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Scout chi legge!

Interrompo un rave party nel magazzino, un fight club clandestino di novizietti, sequestro una tanica di benzina, libero Luca dal cappio e lo faccio scendere dalla sedia (era una prova per una scenetta!). “Dani perché stai sniffando la vernice?!”.

Il capo dei Falchi mi fa: - Don Robbè, accà cumannammo nuie. A democrazia nun funziona, pecché i cani si mangiano tra di loro si nun ce sta 'o bastone. - Una generazione rovinata da Gomorra.

La sede di reparto è sempre lei, da quando ero io un ragazzino: un'accozzaglia di pannelli di legno riverniciati decine di volte, un carico di fuoco sulle pareti illegale in modo imbarazzante, casse di attrezzi e pentolame alla rinfusa perlopiù rubati a vicenda tra le squadriglie, resti umani di novizietti ormai dimenticati, scritte e disegni triviali anatomici.

Ore 21:30: Apro la lettera dell'assicurazione sugli infortuni dello scorso campo, al quale sono andato facendo magheggi incredibili con le ferie e rischiando il divorzio, tra parentesi. Manderanno un ispettore. Ritengono di dubbia veridicità il verificarsi di: numero 7 ustioni di terzo grado da olio bollente, numero 3 recisioni di falangi da accetta, numero 4 intossicazioni alimentari da imperizia e grave carenza di igiene, numero 2 fratture da caduta da costruzione sopraelevata. Concludono chiedendo se per caso sia uno scherzo o la sceneggiatura di un film splatter.

Ore 19:00 Inizia Consiglio Capi. Le ragazze stanno a gambe incrociate, controllano i cellulari con fare a metà tra l'imbronciato e l'annoiato. I ragazzi ridacchiano e si spintonano come oranghi, non si riesce a iniziare. Gli RS non sanno che fare, hanno insistito per partecipare ma poi si lamentano di non essere utili. Vanno a piangere dai capi clan che poi la menano a me. Sono accerchiato. La mia collega Capo Reparto è entrata quest'anno in Co.Ca., ha meno della metà dei miei anni. Mi giro verso di lei per avere supporto... Sta mandando uno snapchat con la faccina da cane a un suo amico. Povera Italia.

Ore 22:30: Metto a letto la piccolina di casa, mi siedo sul divano con mia moglie. In TV danno Bear Grylls, cambio canale, anzi spengo la tv. La abbraccio e penso ai miei ragazzi, quei piccoli grandi agglomerati di acne parlanti e a quanto erano felici di aver costruito i loro carretti qualche mese fa. Se ho 43 anni e sono lì in trincea dove avviene la magia, un motivo ci sarà.

Definiamo il programma dell'anno: Torneo di Palla-Scout a Monza. - Ma è a Giugno e siamo a Ottobre, cosa facciamo nel mezzo?- Provo a obiettare che è un po' pochino.

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Arte Scout e Rock'n'Roll

A cura di Andrea Borneto

Mostri che si aggirano tra le nostre tende (no, non c'entra l'igiene)

L'Orrore al campo Continuando l'immersione, possiamo adesso discendere nell'antro oscuro dell'horror che più di tutti colpisce le viscere e lo stomaco dello spettatore. Nel recente passato sono due i fenomeni filmici di questo genere che si sono incrociati con l'ambientazione scout: Manuale scout per l'Apocalisse Zombie di Cristopher B. Landon e Cub-piccole prede di Jonas Govaerts. Il regista descrive diverse nostre dinamiche con un piglio ironico di bonaria presa in giro, principalmente attraverso la contrapposizione di Augie lo scout secchione pieno di specialità a Carter che è invece imbarazzante a livello di stile. Le tecniche scout vengono immortalate come azioni alla MacGyver, il picco massimo lo si raggiunge quando si costruiscono delle bizzarre armi per affrontare l'orda di zombi, precedendo un finale in pieno stile Dal tramonto all'alba (locale notturno con annesso degenero splatterspettacolare), la sequenza decisamente più zarra con annessa musica dubstep di sottofondo, essere scout ingegnosi allora diventa "fico".

Il primo è un divertente zombie-film-comedy, quindi sulla scia di un Benvenuti a Zombieland o L'alba dei morti dementi più che della famosa serie The Walking Dead.

Ben: "Poco importa se sembriamo idioti con queste uniformi e se magari siamo la barzelletta della scuola perchè stasera faremo vedere a tutti che significa fare gli scout". Augie riuscirà ad accendere una bomba con l'acciarino superando l'ultimo ostacolo che gli permette di ottenere l'estrema riconoscenza totale, il brevetto dei brevetti: la specialità del condor. Il vero protagonista però è Ben che fa da collante tra i due amici, incarna la via di mezzo tra Carter che vuole lo sballo adolescenziale e Augie lo scout meticoloso, a differenza del primo è più titubante nell'abbandonare gli scout, sarà lui infatti ad esortarli, sintetizzando i due estremi, nel segno della loro amicizia: "Credevo di voler lasciare ma ero solo preoccupato di ciò che pensavano gli altri, la verità è che mi piace fare lo scout e mi piace perchè grazie a questo vi ho conosciuti" e perciò quel "scout per sempre" detto poco dopo suonerà anche come "amici per sempre".

Il film ha tono leggero ed è pervaso anche da una buona dose di volgarità non eccessivamente disturbante, ma nel vortice di suspance, action e ilarità emerge in maniera chiara il valore dell'amicizia. La storia è semplicissima: tre ragazzi scout si ritrovano nel bel mezzo di un'apocalisse zombie. Essi all'inizio vengono dipinti come tre "sfigati", impegnati a fare reclutamento in scuole deserte in compagnia di un buffo e goffo capo reparto adulto. Due di loro progettavano da parecchio tempo di lasciare gli scout, roba che li divertiva ma adesso devono crescere ormai sono al liceo, il divertimento (omologante) è nei rave, nelle feste alcoliche, nell'essere visto cool dagli altri, andare nei boschi vestito con camicia e pantaloncini non lo è. Resistono unicamente per Augie, un loro amico che è invece invasatissimo di tecniche scout.

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Arte Scout e Rock'n'Roll La leggenda del mannaro Cai è il tema spaventoso che i capi, Akela e Baloo, hanno dato al campo, ignari di poter essere realmente attaccati da una tale presenza. Sarà il lupetto Sam che lo incontrerà per primo, cercarà di dirlo agli altri ma non verrà mai creduto, si relazionerà con lui instaurando un rapporto quasi di complicità, essendo bullizzato all'interno del branco.Sam è un ragazzino dal passato oscuro e traumatico, Baloo, un capo decisamente aberrante, lo detesta e lo umilia continuamente, sostenendo infatti che un ragazzo con tali problemi non sarebbe mai dovuto entrare agli scout, siccome lui non è un dannato psichiatra (viva l'inclusivismo!). Akela invece, che sembra un capo con qualche spiraglio di intenzione educativa, lo ha accettato. Gli ingredienti per una buona dose di spavento ci sono, per esempio non può lasciare indifferente il canto scout "Signor tra le tende" cantato attorno al fuoco, in un'atmosfera raggelante, da una voce spezzata di un esploratore, i brividi. Conosciamo bene alcune scene di vita da campo che il film ci presenta: buca per latrina, sveglia con musica hardcore, ispezione a sorpresa, gioco notturno. Il film non si chiude però con un finale chiaro, dopo una serie di morti in vari modi, principalmente trappole, ci rimangono molti dubbi sulle identità di Sam e di Cai, i due si somigliano, uno porta la maschera, l'altro ha sempre un coltello appresso; in una scena di scontro si confondono e non si capisce chi sia l'uno e chi l'altro. Ci si presenta perciò un ambiguo gioco del doppio, spiegabile solo parzialmente dalla foto che Sam porta sempre con sè. L'ultima sequenza e l'ultima inquadratura sono intriganti poichè aperte a diverse interpretazioni.

Cub - piccole prede invece è più un horrorthriller puro. Mentre il precedente è una piccola produzione americana della Paramount, questo è un progetto belga nato dal basso e finanziato da una campagna di crowfounding. Gli scout di questa pellicola sono a noi maggiormente familiari sebbene vi sia un confuso sincretismo tra lupetti e reparto (l'età è quella dei lupetti ma il campo è a tutti gli effetti un campo di reparto, con urli di squadriglia compresi). L'atmosfera è decisamente più cupa e angosciosa coadiuvata dalla presenza di una colonna sonora trascinante, incantatrice, ricca di tensione e di chiara ispirazione argentiana - carpenteriana1, la suoneria di un cellulare suonerà addiritura il tema di Suspiria (1977, Argento), un chiaro omaggio a quel tipo di cinema. Il film dipana una misteriosa storia thriller che mantiene la tensione come una legatura sotto sforzo: gli scout cambiano il posto del loro campo poichè il prato concessogli è occupato da dei teppisti. Il nuovo luogo è perso nel bosco, vicino a un'antica fabbrica di autobus fallita, un luogo assai pericoloso dove si nascondono presenze inqiuetanti.

1

- Dario Argento e John Carpenter, grandi registi horror degli anni 70-80.

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Bacheca

A cura di Fagiano Ingegnoso

Vara. Una svolta necessaria. ... To the sunshine from the rain... [Queen - Breakthru’] Già dalla citazione della bella canzone scelta per il titolo, in questo articolo vorrei esporre la necessità che sentiamo noi della pattuglia Vara, ma anche di chi usufruisce della base, di un vero e proprio passo avanti anzi, un balzo. Una svolta, perchè con gli attuali strumenti è sempre più difficile gestire il presente della più grande base scout europea e pensarne il futuro.

Nello scorso articolo (SIL 39) ho raccontato della riunione per condividere idee sul futuro di Vara, ora è giunto il momento di cominciare a concretizzare per rendere possibili queste idee; certo io non sono la persona giusta per parlare di questioni "burocratiche", ma fortunatamente il Comitato Regionale si stà muovendo per creare gli strumenti necessari, che noi aspettiamo con fiducia. Parlando di futuro prossimo, anche in questo anno scoutistico i bivacchi di lavoro della pattuglia saranno aperti alle unità R/S o comunità Capi che vorranno fare servizio per la base, ad oggi la pattuglia non ha ancora prodotto un calendario

Vara è una miniera, una risorsa sfruttata al 20 % delle sue potenzialità, ma ci vuole davvero tanto coraggio per buttarsi nell'impresa di passare dal semplice "affitta spazi" per scout ad un centro di scautismo moderno ed internazionale.

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Bacheca che sarà pubblicato sul prossimo numero di SIL, chi fosse interessato può sempre scrivere all' indirizzo: Rostiolo@liguria.agesci.it. Sicuramente, come già avviene da diversi anni, verrà proposto il campetto di Pasqua Ora et Labora dal 13 al 15 Aprile 2017. La base "Il Rostiolo" è stata candidata come sede della prossima riunione della CBA (Comunità Basi AGESCI), speriamo di essere scelti per ospitare questo importante momento di confronto tra gestori di Basi Scout, in ogni caso già ringraziamo gli amici della palestra scout "Le Casette" di Genova con i quali dovremmo organizzare l'evento, con l'intento di promuovere e far conoscere non solo la Base Regionale, ma un po' tutti gli spazi dello scautismo ligure. Ora passiamo a esaminare cosa si è fatto in quest' anno di lavori di Pattuglia: • Presso la Casa Romana, il salone da pranzo al piano terra è stato intonacato da una ditta della zona, la pattuglia ha terminato i lavori alle pareti del salone al primo piano, montato il primo impianto di caloriferi che può garantire acqua calda nelle docce e riscaldamento in metà casa (l'altra metà sarà servita da un altro impianto ancora da creare) e raddoppiato l'accumulo di acqua che serve la casa, ora di 4000 litri. • Presso la Casa Mugnoli il Masci di Certosa ha rivestito e sistemato le pareti del salone da pranzo, nella cucina di Casa Pino sono state sostituite le cucine esistenti con una usata ma in condizioni miglior e si sono terminati una serie di lavori importanti sulle linee elettriche di aggiornamento e messa in sicurezza. Si è lavorato per il mantenimento e la pulizia del bosco e per la piccola manutenzione di tutte le case. Ribadisco, il lavoro è sempre tanto e le forze poche. Quest'anno forse ci saranno uno o due ingressi in pattuglia, ma rinnoviamo l'invito a tutti coloro che fossero interessati a contattare la pattuglia per provare a partecipare ai momenti di lavoro.

Prima di lasciarvi vorrei condividere alcune riflessioni riguardo alle prenotazioni; si sta sempre più riducendo il periodo richiesto alle settimane di fine Luglio ed inizio Agosto, così la prima settimana di Luglio e dopo la metà di Agosto la base è quasi vuota. Comprendo la necessità degli studenti universitari vincolati dalle date degli esami, e per i genitori di concentrare i campi nello stesso periodo, ma poter usufruire di uno spazio meraviglioso come la base Il Rostiolo vale il sacrificio di cambiare qualche abitudine, provando a spostare la data di un campo. L'indirizzo della pattuglia rostiolo@liguria. agesci.it è sempre aperto ad ogni consiglio riguardante la base, e anche per segnalazioni, ma capita sempre più spesso che chi utilizza la base "dimentichi" di segnalare qualche danno fatto dai ragazzi durante il campo o riscontrato all'arrivo, e dato che la base è molto grande la pattuglia non può controllare costantemente ogni angolo. Ricordo a questo proposito che gli utenti della base sono tenuti a non lasciare NULLA al termine del soggiorno: cibo, scatole di cartone, cassette ogni materiale o spazzatura; comunico riguardo alla gestione dei rifiuti che dallo scorso mese è iniziata sia nel comune di Sassello (Pino, Quercia, Campi 1,2,3,5 e 6 ) che in quello di Urbe (Mulino, Romana, Campo 4 e Romana) la raccolta differenzia "porta a porta". Per quanto riguarda il comune di Sassello sono stati posizionati dei bidoni direttamente nella base, nel comune di Urbe invece è stata posizionata una "Casetta" presso il campo sportivo dove dovranno essere conferiti i rifiuti, negli appositi sacchi e nei giorni prestabiliti. A presto!

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