ScautismoinLiguria
Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N° 41/anno XI - Febbraio / Marzo
I nuovi incaricati si raccontano
Il ragazzo Scout chi legge! migrante diventato Le pene del Vecchio Lupo capogruppo
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editoriale 50 Special. La nostra rivista ha compiuto 50 anni! Ne tratteggia la storia Massimiliano in apertura: da pochi fogli ciclostilati con le comunicazioni dei commissari, siamo giunti alle 30-40 pagine a colori di oggi. Scegliendo un aggettivo per SIL odierno, lo definirei ricco. Negli anni abbiamo forse perso qualche dibattito, sia sulla carta stampata sia al di fuori. Ai tempi si votava in assemblea anche su cosa fare satira e su cosa no! L’approfondimento verticale su temi metodologici e formativi si trasforma oggi in una rete di spunti e suggestioni. Abbiamo in mano una rivista in buona salute che ha fatto della varietà, dell'attenzione al territorio e al “fare scautismo” i suoi punti di forza, con contenuti di solito complementari alle pubblicazioni nazionali e un po' di leggerezza qua e là.
Il recente questionario online sul presente e sul futuro di SIL, ha totalizzato 188 risposte, il 15% delle copie stampate. Ne pubblichiamo un primo riscontro a pagina 9. Una risposta ricorrente è stata: leggo SIL perché è piacevole. Da qui ripartiamo: approfondiremo le risposte, i complimenti e le critiche dei lettori e rilanceremo un piano editoriale che spinga il nostro SIL #piùinsu #piùinlà. Per ora, godiamoci questo numero davvero ciccione con, oltre a quanto segnalato in copertina, il ritorno di Don Fully (pag. 32), le prossime Botteghe R/S 2017 (pag. 15), la storia dello Spezia 3 (pag. 28), Cacce fantastiche e dove trovarle (pag. 17) e molto altro. Buona lettura! Francesco p.s.: scriveteci a stampa@liguria.agesci.it
La redazione Scautismo in Liguria
Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16123 Genova Tel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08
Hanno collaborato: Massimiliano Costa, Alessio Gandolfo, Fausto Lammoglia, Paolo Penna, Enrica Roccotiello, Eugenia ed Enrico.
Aut. del Tribunale n. 23 del 5 novembre 2004
Copertina: Elaborazione grafica di Aurora Congiu
Direttore Responsabile Giuseppe Viscardi
Impaginazione: www.gooocom.it
Direttore Francesco Bavassano
Finito di impaginare il 23 febbraio 2017
Redazione: Carlo Barbagelata, Stefano Barberis, Daniele Boeri, Andrea Borneto, Stefano Celentano, Giorgio Costa, Stefania Dodero, Doris Fresco.
Comunicazioni, articoli, foto e altro vanno inviati all'indirizzo stampa@liguria.agesci.it
Stampa: Pixartprinting Spa La tiratura di questo numero é stata di 1300 copie.
Indice Speciale 50 anni Pag. 4 Speciale 50 anni SIL
Pag. 6 Storia di Scautismo in Liguria
Comunicazione di servizio Pag. 9 Quasi 200 risposte al questionario su SIL
Passato prossimo Pag. 11 Questa assemblea è come uno strip poker
Futuro semplice Pag. 12 Conosciamo i nuovi eletti
Pag. 15 Botteghe R/S 6-7 Maggio 2017
Fare scautismo Pag. 17 Cacce fantastiche e dove trovarle
pag. 18 L'anno di tirocinio: costruire la casa su basi solide
Pag. 20 La Terra Santa ci chiama
Pag. 21 Fare squadra!
Pag. 22 R/S Revolution. Capovolgere le Tappe per renderle più efficaci
Mondi paralleli pag. 24 Dall'Africa alla Giungla. Un vecchio lupo migrante.
Zoom Liguria pag. 27 Presente e futuro della zona Alta Via
pag. 28 Buon compleanno Spezia 3
Scout chi legge! pag. 29 A day in the life. Maddalena, Capogruppo di 33 anni.
Arte Scout e Rock'n'Roll pag. 31 Ricomincia da qui. Una caccia al tesoro interiore.
Spiritualità pag. 32 Genova - Cuba A/R. Don Fully, la Missione e il Vangelo.
Bacheca pag. 34 Call of Duty
Speciale 50 anni A cura di Massimiliano Costa
Speciale 50 anni SIL Mezzo secolo di vita della nostra rivista
continua ricerca di adeguare SIL alla storia del presente. Lo spirito di volontariato di chi lo fa, ieri come oggi, con tecnologia e fatiche diverse, ma ieri come oggi rappresenta l’ossatura del servizio di capi che si mettono in gioco, per riflettere e comunicare ciò che ritengono utile ed essenziale per la vita scout regionale, disponibili a ricevere critiche ma consapevoli che attraverso la loro opera l’associazione è più viva e riesce a crescere più consapevole. A distanza di anni possiamo affermare che la rivista rappresenta la fotografia più completa e organica della vita dello scautismo in Liguria, del suo cammino, del suo crescere: non è poco! Fino al 1985 l’unico strumento abbordabile per le finanze associative era il ciclostile…. Le nottate passate in via Galata a stampare SIL hanno temprato diversi membri dei comitati regionali che si sono succeduti: mani sporche di inchiostro, camice rovinate, fogli sparpagliati ed impaginazioni sbagliate…. Ma SIL doveva uscire, raccontare il dibattito, avvisare dell’iniziativa, approfondire il metodo. Speciali sul metodo di branca, riflessioni sulle scelte del Patto Associativo, articoli forse lunghissimi ma profondi, che certamente oggi non si inizierebbero nemmeno a leggere, ma che hanno informato e formato centinaia di capi. L’arrivo della matrice elettronica: finalmente si poteva mettere qualche disegno e si tentava, dopo accurata fotocopia, anche l’inserimento di qualche foto; un vero salto di qualità! Su SIL si seguiva il cammino dell’associazione nazionale, si riportava il dibattito in regione, si ascoltava la voce ufficiale del Comitato regionale. Forse ieri più di oggi appariva l’aspetto dell’ufficialità associativa. Oggi la cronaca e l’esperienza dei gruppi scout rappresentano l’asse portante della rivista, ieri erano i dibattiti, anche accesi, e la voce del Comitato a dare significato alla rivista.
“...fornire un mezzo per favorire, immettere e rendere più efficiente la circolazione delle idee che si è resa indispensabile. … Scautismo in Liguria vuole rappresentare un servizio offerto ai capi liguri per poter scambiare quattro chiacchiere fra loro….” L’editoriale del n.0 tratteggia la vocazione di SIL, rimasta sostanzialmente invariata per cinquant’anni. 15 incaricati stampa-direttori, 12 prime copertine, due “editori” con due direttori responsabili, decine di capi che hanno scritto migliaia di articoli, una tiratura che è partita da 200 copie e si è stabilizzata da decenni attorno alle 1500, un servizio all’Associazione scout ligure. Partito come foglio di collegamento per i capi dell’Asci, un breve periodo di sospensione e poi con l’Agesci segue passo passo il cammino dello scautismo: i suoi eventi, i dibattiti e le riflessioni, gli approfondimenti e le polemiche. È cambiato in questi anni SIL? Beh, se prendiamo il primo foglio ciclostilato, righe densissime appiccicate… una sfida per la lettura, e gli ultimi numeri a colori, magistralmente impaginati e ricchi di immagini piacevoli da leggere. Beh, lì si vede il progresso tecnologico umano di questi ultimi cinquant’anni!!! Certamente alcune sono le costanti, certamente alcune sono le differenze sostanziali, certamente c’è stata una
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Speciale 50 anni
Le polemiche alla fine degli anni ottanta sulle rubriche satiriche, che per alcuni non erano degne della serietà che la rivista scout avrebbe dovuto avere, con mozioni in assemblea! Incomprensibili oggi. Ci si scaldava per il piano redazionale di SIL, si discuteva e votava su ciò che doveva andare in stampa e no…. Fino agli anni ’90 il giornalino è stato lo specchio di una associazione certamente dinamica, certamente alla ricerca di scelte e soluzioni importanti anche per il futuro, ma evidentemente troppo ideologizzata che risentiva anche dell’atmosfera giovanile generale. Le evoluzioni, il salto di qualità della tipografia, a tappe: prima solo le copertine, poi tutto il giornalino… dal bianco e nero al colore, la professionalità si è fatta strada contemporaneamente alle nuove competenze evidenziate dalle redazioni. Le rubriche si sono rese nel tempo più specialistiche e seguendo diverse fasi SIL è stato anche un efficace collegamento con il Masci ligure e il Centro Mario Mazza SIL è stato per anni anche uno strumento di formazione per i capi, non solo per gli speciali delle Branche o per la pubblicazione degli atti dei convegni (SIL Documenti), ma per quella costante attenzione alla formazione globale dell’adulto educatore. Gli stimoli sul versante della fede, presenti fin dall’inizio, continuano a rappresentare un utile contributo alla crescita personale e comunitaria. Nell’ultimo ventennio l’associazione ha finalmente recuperato, dopo il periodo della “riforma Giotto”, la coscienza che la centralità educativa è il vero segno distintivo dello scautismo: senza l’evento educativo la stessa associazione non avrebbe senso di esistere. Attorno a questa rinnovata coscienza si è sviluppato il dibattito di una riorganizzazione non solo metodologica, ma anche strutturale e di stile di tutta l’Agesci.
SIL sta ben rappresentando questo percorso, offrendo sia spazi di riflessione e approfondimento ma anche raccontando lo scautismo vissuto, l’esperienza fatta nei diversi gruppi, le occasioni perse e quelle raggiunte. Essendo sostanzialmente un periodico, difficilmente SIL poteva e può “stare sulla notizia”…ma la notizia per una associazione educativa non ha la tempistica della cronaca giornaliera, segue i ritmi educativi, e quindi SIL è sempre sulla notizia! Fondamentale è l’apporto che SIL ha sempre offerto nella trasmissione degli avvisi, delle convocazioni, delle agende degli impegni e attività per lo scautismo ligure. Infine l’interlocuzione di SIL con i suoi lettori che poi sono i capi: abbiamo assistito a fasi alterne che riflettono una dialettica associativa non sempre interessata e presente alla rivista; il coinvolgimento dei lettori è sempre un termometro che misura la passione e l’attenzione: bisogna tenerlo presente! SIL ha risposto alla sua missione? Certamente si! Per il futuro cosa ci si aspetta? Non possiamo rimanere indifferenti allo sviluppo delle tecnologie, dobbiamo capire cosa si può e si deve fare attraverso web, smartphone ecc. La tecnologia ci viene incontro ma l’essenza la dobbiamo sempre mettere noi: il come si fanno le cose è certamente importante ma più significativo è soffermarci sui perché si fanno le cose, e perché si operano certe scelte, e quali sono i parametri su cui esercitiamo il nostro discernimento …..questo credo che non possa rispondere al criterio della immediatezza e della velocità tecnologica ma necessariamente risponde al criterio riflessivo della profondità e della ricerca: allora SIL ha ancora da dire la sua!!!!! Grazie SIL.
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Speciale 50 anni A cura di Massimiliano Costa
1986
1980
1979
1975
1967
Storia di Scautismo in Liguria SiL nasce nel 1967 come foglio di collegamento tra i capi dell’ASCI, gestito direttamente dal commissariato regionale ove i vari commissari provinciali o alle branche utilizzavano questo strumento per arrivare alla base. Nel 1969 assume una struttura più stabile, si edita con la prima copertina a n.0 e si forma una prima redazione attorno a Gian Paolo Chierici; Poi nel 1971 interrompe le pubblicazioni senza un manifesto motivo. Nel 1975 il Comitato regionale, con la fondazione dell’Agesci decide di riprendere le pubblicazioni sotto forma di foglio di collegamento, ciclostilato a mano in segreteria regionale. Si edita un nuovo n.0 e Giampiero Bonabello si incarica di mettere insieme i pezzi che di fatto sono comunicazioni, avvisi ed interventi dei membri del comitato regionale. I contenuti seguono il dibattito dei primi anni associativi con grande spazio lasciato alle tematiche metodologiche delle branche. Per quattro anni la copertina rimane la stessa. Nel 1979 è eletto Marco Pinna quale incaricato all’organizzazione all’interno del comitato regionale ed a lui è anche affidato il compito di curare SiL. La copertina è stampata e di un colore, sempre uguale, il resto è ciclostilato. I temi sono sempre quelli legati alla proposta unificata delle branche e alle tematiche emergenti dopo la Route delle Comunità Capi di Bedonia. Lo Scoiattolo incomincia a pubblicare i suoi bilanci su SIL. Il Comitato regionale vuole impegnarsi davvero nel rilancio di SIL. L’Assemblea dei Capi liguri di aprile del 1980 che si è svolta ad Arenzano, istituisce per la prima volta l’Incaricato Stampa e viene eletto Luca Spingardi, che rimane in carica solo per un anno e nel 1981 và a ricoprire l’incarico della stampa Mariangela Costa fino al 1983 quando è la volta di Stefano Alacevich Il giornalino assume il formato A5, è sempre ciclostilato e per la prima volta si usano le matrici elettroniche così si iniziano ad inserire le prime immagini. È soprattutto composto da notizie metodologiche delle Branche che iniziano a realizzare degli inserti estraibili In questi anni il giornalino veniva ciclostilato in segreteria, in via Galata, con nottate epiche dell’incaricato stampa coadiuvato di volta in volta da qualche volontario del comitato regionale. Dal 1985 SiL fa un salto di qualità professionale: ha una redazione stabile, con competenze particolari ed incarichi fissi. Il giornalino ritorna al formato A4, è stampato in tipografia e svolge un servizio a tutta l’associazione anche con rubriche fisse. L’Incaricato Stampa diventa anche “direttore”, è Giuseppe Viscardi Nel 1986, sempre con la stessa veste grafica, il giornalino inizia ad presentare alcune rubriche satiriche che faranno discutere animatamente le assemblee … alcuni capi le ritenevano poco serie e non consone al servizio di SIL. 6
1998
1995
1993
1991
1988
Speciale 50 anni
Da quest’anno e per il futuro Sil editerà anche l’agenda annuale degli appuntamenti scout, regionali e di Zona. Inizia una interlocuzione più sistematica ed assidua con i lettori. Sempre nel 1986, dal giugno, SIL si registra al Tribunale, come rivista del gruppo III con direttore responsabile Alessandro Casseri. Da quest’anno inizia una rubrica fissa a cura del centro studi Mario Mazza che durerà circa un decennio. Inizia anche una costante collaborazione a cura del Masci Liguria che continuerà fino a i primi anni 2000. Nel 1988 l’incaricato stampa e direttore è Mario Riggio. La Copertina cambia nuovamente ed inizia Sil viene stampato su Carta riciclata, scelta che perdurerà per due anni. SiL è luogo di dibattito ma anche di satira. Nel 1989 è respinta una mozione assembleare tesa a censurarne alcuni aspetti goliardici della rivista. SiL perfeziona le rubriche, offre la cronaca associativa, diventa strumento utile per la diffusione degli atti dei convegni e le relazioni assembleari, cosa che perdurerà fino ai nostri giorni . Nel 1991 entra in vigore la riforma delle strutture “Giotto” e conseguentemente anche l’incaricato stampa non può più essere eletto ma diventa una nomina da parte del Comitato regionale. È scelto direttore Rinaldo Ferraro. Le rubriche di SiL affrontano temi metodologici, argomenti valoriali, di educazione alla fede, di vita associativa e di informazione. SiL assume diverse finalizzazioni: Ordinario, Speciale, Documenti Stefano Tiberio viene chiamato a ricoprire l’incarico stampa dal 1993. La copertina cambia nuovamente e la carta non è più lucida ma opaca, la struttura del giornalino rimane la stessa. Nel 1995, per la prima ed unica volta, esce un numero speciale sulla Base di Vara.
In questi anni, attraverso SIL, si allegano anche manifesti che presentano particolari attività o importanti appuntamenti. Nel 1998 è nominato direttore di SIL Dino Castiglioni il giornalino cambia nuovamente formato e anche linea editoriale, divenendo certamente più snello e più strumento di collegamento e meno di riflessione ed approfondimento
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2004
2001
Speciale 50 anni
Nel 2001 è nominato incaricato stampa Emanuele Raineri e continua con la stessa impostazione del triennio precedente
Nel 2004 la proprietà di SIL passa dalla Cooperativa lo Scoiattolo all’Agesci Liguria, è necessaria una nuova registrazionepresso il Tribunale di Genova e il direttore responsabile diviene Giuseppe Viscardi. Luigi Picone è nominato incaricato stampa ed è l’incaricato stampa che ha svolto più a lungo questo servizio, Sil cambia formato assumendo una dimensione più stretta.
2012
2005
La copertina è ad un colore e si mantengono alcune rubriche fisse che raccontano soprattutto la vita dell’associazione ligure. Il numero che racconta l’avventura di Macramè è il primo edito interamente a colori e dal 2005 tutti i numeri di SiL saranno sempre a colori.
La ricerca di collaboratori e redattori è stata una costante degli ultimi decenni. Il giornalino è meno luogo di dibattito di un tempo e lascia spazio a comunicazioni e riflessioni gestite dalla redazione, pur garantendo l’approfondimento sui momenti significativi della vita regionale Nel 2012 ha iniziato a svolgere l’incarico alla stampa Emanuela Ratto che ha terminato nel 2016 passando il testimone a Francesco Bavassano
2016
Dal 2001 Carlo Barbagelata, Art Director dell'agenzia Gooocom, svolge il prezioso servizio di impaginazione di SIL.
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Comunicazione di servizio
A cura di Francesco Bavassano
Quasi 200 risposte al questionario su SIL Costruiamo insieme il futuro della rivista regionale I lettori di SIL hanno partecipato numerosi al breve questionario online, proposto dalla redazione nel Gennaio 2016 tramite la pagina Facebook di Agesci Liguria e facendone girare il link alle branche e ai singoli capi tramite Whatsapp.
Mantenete la versione cartacea!!! GRAZIE per il lavoro che fate POTENZIARE SIL ONLINE Link ad articoli su pagina internet/fb con la possibilità di commentare (tipo il post.it, per capirci)
Le 188 risposte, su un ammontare di 1300 copie a numero, rappresentano il 15% dei lettori.
GRANDE VERITÀ 1
Prossimamente i risultati verranno analizzati in maniera più approfondita, in modo che siano di supporto alla stesura di un rinnovato piano editoriale.
Non inviatelo doppio a chi abita nella stessa casa.. si può fare? Si sa che gli scout si fidanzano/sposano/accoppiano tra loro...
Per commentare i risultati potete scrivere a:
INIEZIONI DI FIDUCIA
stampa@liguria.agesci.it
di Sil apprezzo molto i piedi ben piantati per terra con una attenzione particolare verso i ragazzi. Molto belle le fotografie presenti sempre utili per attirare l’attenzione e significative per tutto quello che accade in Liguria. Bravi, continuate sempre così.
Ecco una selezione di commenti liberi tratti dal questionario: IL TEOLOGO
Non ho consigli utili perché SIL mi piace molto! Bravi Perché esce solo 3 volte l’anno?? A me piace così! È la rivista che leggo sempre!
Un po’ luterani, ma nel complesso un buon strumento di formazione ed informazione. Avanti così!!!
Gli articoli sono sempre scritti bene e veloci da leggere è bello sapere cosa fanno gli altri gruppi o branche della nostra Regione ...
VOCE AI RAGAZZI Si potrebbe creare una sezione x i nostri ragazzi nella quale possono scrivere loro gli articoli. Per essere sempre meno autoreferenziale, x sentire “la loro” (forse si dice ask the boy???). Spesso ( x non dire sempre) hanno tante cose da dire e poco spazio nel mondo adulto dove dirle
RIMEDIEREMO Boh... fino ad oggi non sapevo nemmeno che esistesse JE SUIS SIL Molto bella e interessante la rubrica ironico/satirica che da anche molti spunti, così come i racconti sui passaggi di consegne tra incarichi di comitato
MIGLIORARE LA LEGGIBILITÀ è facile da leggere, con grafica accattivante, forse alcuni articoli sono troppo lunghi e mancano di sommario esauriente per invogliarne la lettura
Mi piacciono gli articoli che prendono in giro la dura vita del capo o delle co.ca. A me SIL piace molto!
CARTA SÌ, CARTA NO
Ho sempre trovato un bel mix di cose su SIL e la lettura è più gradevole di altre riviste associative. “Scout chi legge” appuntamento imprescindibile.
Se non ci fosse la carta stampata non lo leggerei affatto Eliminare l’invio in formato a cartaceo a chi non è interessato per evitare di sprecare carta...
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Comunicazione di servizio COMPLOTTO!
MOLTISSIMO ONESTISSIMO
[…] Ma perché l’unica domanda non obbligatoria è quella sull’opzione di lettura preferita???????
Il giornale è interessante, sono io che sono moltissimo pigrissimo a leggere...
LA POSTA DEL CUORE
NUMERI TEMATICI O VARI, O UN MIX?
Mi piacerebbe leggere di nuovo una rubrica di posta. [..]
[...] Mi piace quando i numeri di SIL sono Tematici, nell’ultimo tempo ho trovato gli articoli un po’ “slegati” tra loro e forse un po’ meno formativi.
SUPERCAZZOLA O ANALISI CONTROCORRENTE? Sarebbe carino contrastare l’ondata di scoutismo collettivista e distante dai nessi causali, dal concetto di responsabilità e dell’aiutare il prossimo con le proprie risorse e solo con quelle, evitando i sofismi come il commercio equo o le cambuse critiche ...
GRANDE VERITÀ 2 Sì può sempre migliorare
CRITICHE COSTRUTTIVE Spesso gli articoli mi sono sembrati di parte e non una critica che potesse portare ad un confronto costruttivo, motivo per cui ora lo leggo molto meno. SPIEGACI MEGLIO Ci sono articoli che mi lasciano perplesso, sembrano più l’acqua portata al mulino di qualche idea che non spunti di riflessione o di interesse. INTRAMONTABILE RICHIESTA Pagina su posti campo, occasioni di servizio
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Passato prossimo A cura di Eugenia ed Enrico
Questa assemblea è come uno strip poker. Lettera di un capo ligure alla sua capo campo
Carissima,
Rendere conto? Adesso mi vuoi dire che siamo noi a controllare l'operato del comitato? In fondo la relazione è una formalità... I comitati più illuminati cercano metodi accattivanti per indorare la pillola... Ma i risultati sono scarsi. Però devo capire: è chiaro che i parrucconi dell'AGESCI hanno votato la loro vita allo scautismo e quindi hanno evidentemente tempo per leggere quintali di documenti e pagine e pagine di regolamenti... Ma tu credi che tutto questo sia davvero necessario?" Perdonami, ma la ricaduta sui miei ragazzi di cui tu parli proprio non ce la vedo... I campi per i capi e i ragazzi, la base di Vara (pensa quante volte ci lamentiamo di non avere spazi per fare le nostre attività), gli eventi di formazione... Un po' di cose che ci riguardano da vicino, se ci pensiamo, ci sono. D'altra parte, quando abbiamo problemi grandi sia nei rapporti con enti, anche la Chiesa, di natura civile o penale, non pensiamo forse di appoggiarci ai livelli più alti? Inoltre, se non siamo proprio terra-terra, sappiamo che per fare bene il nostro servizio dobbiamo studiare i tempi, i ragazzi e anche noi adulti in questa società frammentata. Avere qualcuno che ci faccia una parte del lavoro, che ci faccia sentire che non siamo soli, che ci offra un confronto, non è cosa da poco. Comunque, se si prova davvero ad esserci in questa associazione, possiamo dire che la nostra, fare una critica costruttiva, altrimenti ci isoliamo fuori dal gioco, che continua anche senza di noi. È vero che la democrazia a volte può sembrare un po' complicata, ma abbiamo solo due strade: decidere di rinunciare a capire, delegare e lasciare che le cose vadano avanti indipendentemente da noi (salvo poi lamentarci che va tutto male) oppure provare ad esserci e partecipare con consapevolezza... In associazione come nella società. Solo una provocazione: e se fosse un tuo ragazzo a parlarti della politica che non funziona, tu cosa gli suggeriresti?
ogni volta che vado ad assemblea regionale, non riesco a non pensare a quella sera al CFA in cui mi lasciasti in mutande! Ricordo bene il gioco... strip poker!! Quello che proprio non mi sarei aspettato è che a giocare fossero altri e che la posta fossero le mie braghe! Eh sì, perché mentre quattro fortunati si divertivano a giocare a poker seduti ad un tavolino, noi nell'altra stanza ascoltavamo la tua chiacchierata sulla democrazia, interrotti solo dai giocatori che venivano a chiederci vestiti per continuare la partita! Ad assemblea regionale spesso mi succede questo... Non tutto mi è chiaro, ho l'impressione che siano sempre gli stessi a prendere le decisioni e soprattutto quella relazione... Sembra fatta apposta per far addormentare. Ma servono davvero tutte queste votazioni e relazioni?
Caro capo, Credo che il tuo stato d'animo sia condiviso da molti altri tra quelli, in fondo non tanti se si considerano i numeri dei censiti, che partecipano all'Assemblea regionale. Ma ci chiediamo il perché della relazione? Ci ricordiamo che eleggendo, non sempre con piena consapevolezza, i membri di comitato, i regionali, diamo loro un mandato che devono svolgere per noi e i nostri ragazzi e devono rendercene conto? A dire il vero, a volte dovremmo sentirlo con più responsabilità, meno polemica e partecipazione chiedendoci che cosa nel frattempo abbiamo fatto se non stare alla finestra ad aspettare. Molti forse non si accorgono che si stanno giocando i loro indumenti: o sono superficiali o ascoltano solo la loro voce compiacendosene.
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Futuro semplice A cura di Giorgio Costa
Conosciamo i nuovi eletti La kasta regionale si racconta :p Davide Sobrero, Responsabile regionale
Gli obiettivi del tuo servizio: Il mio obiettivo, da sempre, è impegnarsi a fondo e fare al meglio, ma senza “prendersi troppo sul serio”, cioè pensare sempre in grande e affrontare gli impegni con lo spirito del gioco. Questo penso sia una delle anime dello scautismo. Un altro impegno sarà quello di fare un servizio sostenibile, cioè trovar il modo di fare tutto bene senza sottrarre tempo ad altri rapporti importanti come quello in famiglia. Miglior pregio e peggior difetto: Forse il pregio di essere preciso, è anche un difetto quando voglio essere troppo preciso.Talvolta mi rimprovero anche di non riuscire a prendere posizioni forti e decise perché propendo maggiormente per una mediazione. Una persona alla quale ti ispiri: Tante persone vicine che ho incontrato. Come significato direi Obama che rappresenta una forte testimonianza di cambiamento. Brano musicale in cui ti identifichi: “Our new world”, dall’ultimo lavoro dei Dream Theater. Per la storia che racconta, un mondo in cui la musica viene fatta solo dalle macchine, i giovani si ribellano e tramite la musica riescono a costruire un mondo nuovo e diverso
Presentati: Nella vita faccio l’informatico, lavoro in una ditta di sviluppo software. Ho avuto a lungo esperienze di ricerca in Università, CNR, IIT. Sposato con due figli di 7 e 4 anni. Il più grande è nei Castorini. Cresciuto scautisticamente nel Genova 60, dove sono stato Capo Branco, Capo Clan, Capo Gruppo. Poi responsabile di Zona e Consigliere Generale. Nome di Totem e soprannomi vari: Nel gruppo non avevamo la tradizione del Totem, i ragazzi del mio Clan mi chiamavano Doc. Come nasce la tua candidatura: Viene da lontano, l’esperienza prima in Zona poi come Consigliere mi ha avvicinato al Servizio nelle strutture facendomene capire l’importanza e la delicatezza. Non ero in servizio da quattro anni e ho deciso di rispondere a questa chiamata nonostante non voglia tralasciare la vita famigliare, che è importante per me in questo momento. Venendo da fuori riesco ancora a veder questo impegno con sufficiente distacco per cercare di capire come interpretarlo al meglio.
Mi trovate qui: respregm@liguria.agesci.it 12
Futuro semplice Fausto Lammoglia, Incaricato alla Branca L/C Presentati Vengo dal Savona 7 dove sono tuttora MdN, ho fatto capo Branco, Capo gruppo, membro a comitato di zona, formatore. Nella vita faccio il professore di filosofia oggi in un liceo di scienze umane. Nome di Totem e soprannomi vari: Orso, impetuoso, trainante, entusiasta. Per tutti semplicemente Faffa. Come nasce la tua candidatura: Mi stuzzicava, mi piace l’LC, sono giallo dentro, ho accettato la sfida, da molto tempo vivo la pattuglia regionale. Gli obiettivi del tuo servizio: Gli obiettivi sono quelli di fare rete fra incaricati essere nodo e supporto, cercare di dare voce ai capi branco verso l’alto, insieme rielaborare quello che viene dal nazionale per loro. Federica Berlanda, La pattuglia è una grande famiglia, sarà importante mantenere il buon clima di famiglia felice che già si Incaricata al coordinamento metodologico vive.
In questo modo si può costruire e puntare in alto. Per chi volesse condividere la mia passione, ho avuto la fortuna di pubblicare la mia tesi: “Il Cantico della Carità, Carlo Gnocchi, Baden Powell e la bellezza dell’educare” (Europa Edizioni 2013). Miglior pregio e peggior difetto: Entusiasmo, saper trainare, mettere a proprio agio gli altri perché possano proporsi.Talvolta mi metto sui piedistalli. Una persona alla quale ti ispiri: Non saprei se c’è una persona a cui mi ispiro. Il Vangelo è quello da cui cerco di partire tutti i giorni come scout e come persona. Se il tuo essere scout fosse un brano musicale: Sono due: “L’isola che non c’è”, di Bennato, che risale alla mia partenza. “In tuo figlio”, di Phil Collins, colonna sonora di Tarzan. che parla della ciclicità di essere figli e padri. Mi trovate qui: lcm@liguria.agesci.it
Mario Garbarino, Incaricato all'Organizzazione Presentati: Vecchio scout “riciclato”, o meglio di seconda generazione. Dopo un primo periodo di vita scout fino ai 32 anni (Capo reparto, MdN, Capo Clan, Capo Gruppo) sono rientrato nuovamente in CoCa sempre nel Genova 28. In questa occasione mi sono reso conto di quanto la mia nuova giovane COCA mi abbia aiutato a capire di nuovo cosa significhi veramente "essere scout". Nome di Totem e soprannomi vari: No non ricordo il mio nome di Totem cosa troppo vecchia. Qualcuno mi chiama Mariulo. Come nasce la tua candidatura: Dopo l’ultimo giro di quattro anni come capo gruppo avevo ancora voglia e piacere di rendermi utile all’Associazione per quello che poteva servire. Così sono stato arruolato in regione con un compito che ha risvolti tecnico pratici. 13
L’IROM si occupa di organizzazione, bilancio e strutture, già negli ultimi anni mi sono occupato di Scoiattolo. Gli obiettivi del tuo servizio: Nella vita ormai da 35 anni lavoro come libero professionista in svariate attività commerciali e in questo servizio cerco di mettere a disposizione le mie capacità e l’esperienza acquisita. C’è molto da fare, purtroppo molta burocrazia, si sta rivelando un impegno importante. Miglior pregio e peggior difetto: Difetto: son un po’ presuntuoso, come faccio le cose io… Pregio, forse quello di impegnarmi molto. Una persona alla quale ti ispiri: Non c’è un’unica persona a cui mi ispiro, molte sono state significative per me. Mi trovate qui: irom@liguria.agesci.it
Futuro semplice Ilena Giuradei, Incaricata all'Organizzazione Presentati Cresciuta nel gruppo scout Castelgoffredo 1 zona Mantova, ora vivo ad Imperia. Sono infermiera, lavoro all’Ospedale di Imperia, sposata, due figli di 5 e 1 anno e mezzo. Dal 2009 sono stata prima nell’Imperia 2 ora sono nell’Imperia 1. A lungo capo Branco, poi anche capo Reparto, capo Fuoco, capo Gruppo, IABZ, formatrice L/C. Nome di Totem e soprannomi vari: Ermellino Puntiglioso è il mio nome di totem. Cosa apprezzi della nuova regione scout: il clima famigliare e gioioso in cui si riesce ad incontrare le persone. Come nasce la tua candidatura: Quando mi è stato richiesto di ricoprire questo ruolo ho accettato provando a mettere a disposizione la
mia precisione e minuziosità. Non conoscevo Mario, ma sono contenta delle sue capacità pratiche. Gli obiettivi del tuo servizio: Ora sto cercando di capirci qualcosa: è impegnativo, un mio obiettivo potrebbe essere quello di rendere meno complicata la parte organizzativa. Miglior pregio e peggior difetto: Divento rompiscatole quando devo ottenere qualcosa. Cerco di trovare sempre il meglio in quello che incontro. Brano musicale in cui ti identifichi: “Si può dare di più” mi ricorda l’impegno che voglio mettere per fare sempre meglio. Mi trovate qui: irof@liguria.agesci.it
Federica Berlanda, Incaricata al Coordinamento Metodologico Presentati: 29 anni, vivo ad Imperia, ma mi muovo spesso tra Sanremo, per lavoro, Albenga, dove vive mia sorella e Torino dove vive il mio fidanzato… Ma questo non mi spaventa perché viaggiare penso sia uno dei modi migliori di investire tempo e soldi. Sono architetto, Ilena Giuradei, professione che mi piace molto perché concilia Incaricata all'Organizzazione bellezza e concretezza. Nome di Totem e soprannomi vari: Totem: formica laboriosa, per qualcuno semplicemente Kikka. Come nasce la tua candidatura: La mia candidatura si concretizza dopo essermi informata bene sull'incarico e averlo trovato interessante e stimolante, anche per la mia crescita personale. Gli obiettivi del tuo servizio: Mi piacerebbe aiutare i capi ad avere maggiore consapevolezza della bellezza e dell'importanza di essere educatori. Far capire che è qualcosa di molto ampio, basato sulle relazioni e che il metodo è
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qualcosa che ci aiuta, e per questo bisogna conoscerlo bene, senza che diventi il nostro obiettivo. Un sogno a occhi aperti per il tuo incarico: Fare un modo che lo scautismo non continui ad andare da solo sui suoi binari, ma si interroghi sulla società attuale e punti veramente al confronto e alle collaborazioni concrete con quello che sta intorno partendo da famiglia, Chiesa e scuola, fino alle altre realtà educative attive sul territorio, per rendere sempre più ricca, vera e completa la nostra proposta. Miglior pregio e peggior difetto: Le persone che mi conoscono mi hanno sempre definito “dura e pura”, ma forse con gli anni sono diventata più malleabile. Penso di rimanere comunque determinata e schietta, sia pregio che difetto. Una persona alla quale ti ispiri: Non trovo nessuna persona a cui mi ispiro puntualmente, ma cerco di stare attenta a tutti quelli che creano iniziative sostenibili e socialmente utili. Brano musicale in cui ti identifichi: Come brano musicale sceglierei “Don’t worry, be happy”, perché penso che lo scautismo sia un bel gioco e ci debba rendere felici, che i problemi ci sono, ma non bisogna farsi schiacciare da questi… Mi trovate qui: icmf@liguria.agesci.it
Futuro semplice
Botteghe R/S 6-7 Maggio 2017 Iscrizioni su Buonacaccia dal 27 Marzo
NOME
ETÀ
DESCRIZIONE
#acasaloro
Noviziato e Clan
Muri che si alzano, frontiere che si chiudono: chi stiamo respingendo e di cosa abbiamo paura? Una bottega nella parte non turistica del centro storico genovese, dalle moschee sotterranee alle case di quartiere, contro lo scoutismo chiuso nelle sedi e corpo estraneo al territorio. Incontri-racconti di persone che cercano di migliorare ciò che gli sta intorno, verso un paese solidale, antirazzista e interculturale.
ColorEmozione
Solo Clan
È una bottega per chi ha voglia di confrontarsi, di vivere il colore e di comunicare attraverso il fare
Conosci te stesso
Solo Clan
PILLOLA AZZURRA o PILLOLA ROSSA? Hai il coraggio di guardarti dentro e riconoscerti per quello che sei? Sei disposto a modificarti per diventare quello che sei in realtà?
Noviziato e Clan
Un'entusiasmante esperienza alla scoperta di se stessi sfidando il mare la fatica la paura, ma con la consapevolezza che anche tu c’è la puoi fare. Puoi a cominciare a guidare la tua canoa alla ricerca della felicità ”ricordando che per raggiungere la felicità “devi spingere la tua canoa con la pagaia , non remare come in barca. La differenza è che nel primo caso tu guardi davanti a te e vai sempre avanti, mentre nel secondo caso non puoi guardare dove vai , ma devi affidarti agli altri che reggono il timone , col risultato che puoi cozzare contro qualche scoglio prima di rendertene conto” BP
Solo Clan
La bottega prevede due momenti di approccio verso la disabilità, uno legato alla disabilità fisica (con la visita all'unità spinale di Pietra Ligure) e uno invece legato alla disabilità mentale (con il servizio presso la Sacra Famiglia di Andora). Fede, spiritualità e servizio ai malati sono i punti saldi dei foulard bianchi, gli stessi che vorremmo presentare alla bottega.
Noviziato e Clan
Se ti interessa questo mondo 3.0, che cambia più veloce di noi. Se ti piace fotografare o raccontare ciò che ti circonda. Se vuoi conoscere meglio te stesso e cosa comunichi. Se ti interessa cosa c'è dietro i mippia e gli #hashtag. Se vuoi sapere quanto è profonda la tana del Bianconiglio... Questa bottega è per te, ti aspettiamo!
I dubbi dell'amore
Clan e Noviziato
"L'amore è una pessima scelta: gli altri usano i tuoi sentimenti per farsi forti, per dimostrarti che sono migliori di te e per colpirti. Sono una porta per farsi usare! Indossa l'armatura e difenditi!". Davvero è così? Davvero amare qualcuno, voler bene, essere amici scopre i nostri punti deboli? Davvero nella società non c'è più spazio per questo? Scopriamolo insieme, scoprendoci insieme
Io Migrante?
Noviziato e Clan
Una bottega in cui incontrerai nuovi mondi e collaborerai con una comunità in cammino per una chiamata al servizio. Lascia a casa le tue certezza, prendi le tue domande, la tua voglia di guardare il modo con occhi nuovi e parti con noi. CONDIVIDERE e FARE!
Conosci te stesso in canoa
Dis-abilità
Humans 3.0 #comunicazione #identità #fotografia
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Futuro semplice NOME
ETÀ
DESCRIZIONE
L'amor che move il Sole e l'altre stelle
Solo Clan
- È tutto amore quel che luccica? - La Promessa è per sempre... e l'amore? - "C'è chi dice NO": che senso hanno i divieti oggi? Se vuoi stimolare il Clan per un nuovo Capitolo, se vuoi ascoltare un'esperienza di vita vissuta, se vuoi avere uno sguardo sull'amore oltre moralismi, pregiudizi e luoghi comuni, questa è la bottega che fa per te! Riflessioni, incontri e testimonianze per camminare su questa strada.
MTB con BP
Noviziato e Clan
Vieni a vivere un bivacco nella natura in sella della tua Mountain Bike! Vedrai i paesaggi mozzafiato del'incantevole riviera ligure, un' esperienza indimenticabile su due ruote e della vita all'aria aperta!
Ora Legale!
Solo Clan
Oggi quanto sei stato legale? Ti sembrerà strano, ma ogni tua azione può fare la differenza. Durante questa bottega avremo l'occasione insieme a Libera La Spezia di approfondire il tema della legalità ascoltando testimonianze e visitando alcuni luoghi simbolo della lotta alla criminalità organizzata. È giunta l'ora!
Passaggi al Limite
Noviziato e Clan
Un'opportunità di sperimentare le tecniche base dell’arrampicata: parleremo di materiali, nodi, strumenti, comportamenti, il tutto senza dimenticare l'aspetto fondamentale della sicurezza in montagna.
Solo Clan, solo maggiorenni
"...E spingendo di nuovo i passi sulle strade senza far rumore non teme il vento con la pioggia e col sole "Già e non ancora" seguire l'amore È un tesoro nascosto cerca è sepolto giù nelle gole è paura che stringe quando siamo vicini a chi in vita sua mai ha avuto parole. E lo scopri negli occhi è vero in quegli occhi tornati bambini han saputo rischiare: "Lascia tutto se vuoi" sulla sua strada andare scordare i tuoi fini. Un aquilone nel vento chiama tendi il filo è ora! Puoi! le scelte di oggi in un mondo che cambia pronti a servire è ancora: "Scouting for boys"..." Quante volte hai cantato questa canzone al fuoco di bivacco? Hai mai pensato al vero significato di queste parole? Ti senti un Uomo/Donna della Partenza?!? Sei pronto a un'esperienza di servizio che ti metta di fronte alle tue capacità e limiti, guardando il mondo con gli occhi dei bambini?!? Se la risposta è sì, questa bottega è quello che fa per te!
Noviziato e Clan
"Più di due terzi delle persone che escono dal carcere commettono nuovi reati. Si può trovare un'alternativa? Può la società stipulare con loro un patto di reciproca responsabilità?" Confrontiamoci insieme vivendo un' esperienza "dall' altra parte"...
Noviziato e Clan
B.P. diceva che "Uno scout è un uomo passabile in un salotto, ma indispensabile in un naufragio". E tu che Scout sei? Thé e pasticcini sono il tuo forte o sei invece uno che ama affrontare l'azione e gli imprevisti? Vieni con noi scopriremo assieme come diventare uno Scout passabile, ma indispensabile!
Spiritualità e fragole
Noviziato e Clan
Immerso nei boschi nell'entroterra spezzino si trova l'eremo della Visitazione dove offre la possibilità' di vivere una forte esperienza sulle SCELTE di FEDE e di SERVIZIO le suore ci accompagnano nel cammino conoscere il VANGELO sotto la visione del LAVORO e la PREGHIERA quotidiana.
Sulla strada
Noviziato e Clan
La strada: maestra di vita! Vivere il fascino della notte fonda, rischiarsi alle prime luci del giorno, padroni del proprio cammino, lontani dalla quotidianità, per riscoprire la bellezza della strada, narrata dalla voce di Dio e dal fratello che ci cammina affianco.
Pronti a servire e ancora scouting for boys
sCatenati!
Scout da salotto o da naufragio?
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Fare scautismo Photo by: Davide Traverso
A cura di Enrica Roccotiello e Fausto Lammoglia, Incaricati regionali L/C
Cacce fantastiche e dove trovarle la gioia di avere una grande prateria in cui giocare, o un fitto bosco in cui nascondersi “Stanotte attraverserò le montagne; sì, voglio fare una corsa di primavera fino alle paludi del nord e ritorno. Per troppo tempo sono andato a caccia senza fatica. I quattro verranno con me, perché si stanno facendo grassi, come i bruchi bianchi”.
Come faranno i nostri fratellini e sorelline a diventare, amici della natura, del mare, astronomi, botanici, cercatori di tracce e così via se possono vivere la natura solo attraverso dei cartelloni appesi in tana che diventano più ricerca scolastica che sintesi di esperienza di vita vissuta? È l’ora di cacciare davvero, di seguire Akela, Bagheera e Fratel Bigio nelle loro cacce di tutti i giorni. Le piccole orme invernali, immerse in una Vara innevata, hanno mostrato in modo evidente ad ogni vecchio lupo che ha partecipato come i fratellini e le sorelline abbiano saputo sorprendersi, giocare e gioire anche con un clima rigido e non “perfetto”.
La tana, le pianure di Seeonee, la giungla, le tane fredde, la Waingunga. Questi e molti altri sono i luoghi fantastici che Mowgli esplora nelle sue cacce al seguito dei suoi maestri. Se poi lo stomaco chiama, non c’è pioggia o vento che possano fermare la caccia del ranocchietto. I nostri racconti sono pieni di avventura e noi, senza paura, li viviamo… in tana. O nel cortile della sede, al massimo nei giardinetti del quartiere. Le grandi cacce che prepariamo per le vacanze di branco sono miti che mandano in estasi ogni fratellino e sorellina confrontati alla poca esplorazione quotidiana. Dobbiamo riappropriarci della vita all’aria aperta! Spesso, la giungla inesplorata è a pochi passi da noi ma il poco tempo, le avverse condizioni atmosferiche o la pigrizia ci incatenano nelle nostre tane.
È quindi il momento, per noi vecchi lupi, di ricordarci che siamo stati lupetti, esploratori, guide, rover e scolte, e che quello che siamo è entrato dai piedi, dalle sbucciature, dalle scoperte e non dal caldo sicuro e tranquillo di un parco o di un cortile. È tempo di progettare le nostre cacce, sapendo che è possibile e necessario sperimentare ambienti “ostili” e sfidanti per crescere, e che questi dobbiamo cercarli un po’ fuori dall’orticello di casa. Non significa che sia il tempo dell’incoscienza; ricordate Kaa e Mowgli? Progettare una caccia significa conoscere i posti, le possibilità e i rischi, avere attività di riserva (che non siano la rinuncia) e attrezzature adeguate. La nostra bella regione ci offre territori di caccia di tutti i tipi, dalle sponde sabbiose o rocciose della costa, alle verdi colline dell’entroterra, finanche a qualche piccolo monte, passando lungo fiumi e laghi. Ora, guardiamoci negli occhi, cari vecchi lupi, e chiediamoci: quante cose abbiamo fatto vedere ai nostri fratellini e sorelline? Quante cacce diverse, e quante tutte uguali abbiamo proposto loro? Se la risposta non ci convince e non ci piace, è ora di riprendersi la giungla, noi e tutto il branco. Partiamo col branco in caccia. Che il favore della giungla vi accompagni!
È il momento di uscire, di cercare le tracce di piste già battute e di sentieri ancora da scoprire. È tempo che i nostri fratellini e sorelline sperimentino la gioia di avere una grande prateria in cui giocare, o un fitto bosco in cui nascondersi; e perché questa gioia sia piena, è importante che se la siano conquistata con la fatica del camminare con il branco. È il momento di guardare alla preda, così invitante e soddisfacente, che ci invita a incamminarci verso di lei nonostante la pioggia che sta per arrivare. È il tempo di sperimentarci, di scoprire che sappiamo giocare ed essere felici anche sotto la pioggia, sopra la neve o magari un poco infreddoliti. 17
Fare scautismo A cura Doris Fresco
Un approfondimento su un tema ancora discusso
L'anno di tirocinio: costruire la casa su basi solide Correva l’anno 2008: è allora che si rese necessaria una nuova riflessione sull’anno di tirocinio. Durante quel Consiglio Generale, contestualmente all’approvazione del “Percorso formativo del Capo”, emersero riflessioni e sollecitazioni che hanno animato il dibattito associativo e che hanno portato alla formulazione e approvazione di una mozione rivolta a stimolare un approfondimento sul tirocinio e sul CFT. Da qui la Formazione Capi (II.NN., Pattuglia Nazionale Fo.CA. e II.RR.) ha lavorato, a partire dall’autunno 2008, cercando di affrontare in maniera organica e sistematica il tema del Tirocinio, ripensando innanzitutto alla sua ideazione originaria, cercando di capirne il valore e l’importanza anche alla luce dell’inserimento all’interno del “percorso formativo del Capo”, del Campo di Formazione Tirocinanti. “Il tirocinio è il momento iniziale del cammino di formazione del socio adulto.Tale periodo, indicativamente della durata di 12 mesi, si avvia nel momento in cui l’adulto, inserito in una Comunità Capi, comincia il suo servizio in unità”. È un anno fondamentale, da vivere appieno, tenendo presente gli obiettivi che sia il capo tirocinante, sia l'intera comunità capi, devono fare propri.Troppo spesso si pensa che il solo metodo sia la chiave di lettura del servizio e che le risposte ai dubbi dei giovani capi possano arrivare esclusivamente, o in maniera risolutiva, dal solo Campo di Formazione Metodologica, trascurando che il metodo, nel nostro ruolo di educatori, è “solo un ingrediente”: i primi strumenti per far sì che il progetto scout abbia senso, siamo proprio noi. Il percorso parte prioritaria-
mente da noi. Per questo motivo l’esistenza dell’anno di tirocinio, dove dobbiamo pretendere il nostro tempo per capire ed apprezzare ogni sfaccettatura dell'essere educatori e dove possiamo guardarci dentro per capire davvero che significato ha essere educatori oggi. Servire, spendersi, prendersi cura: non sono solo parole, sono il senso di quello che faremo, facendo parte di una comunità capi che si muove portando i ragazzi dalla Promessa alla Partenza. L’anno di tirocinio acquista quindi una valenza determinante se e solo se il tirocinante saprà andare oltre il “branchismo”, capendo il significato profondo della testimonianza e del servizio in unità, inteso come proposta per far vivere al ragazzo al meglio un determinato momento della sua vita da educando. La missione, quindi, non è il solo fare il capo branco, il capo reparto o il capo clan ma è ma stimolare, con strumenti diversi a seconda delle età e delle esperienze che stanno vivendo, i ragazzi a trovare la propria strada verso la felicità. Indispensabile sarà quindi pretendere questo spazio all’interno della comunità capi, senza lasciarsi trascinare dalle esigenze - e spesso dalle pretese prestazionali - che la comunità capi ha nei confronti del capo tirocinante. È indubbiamente vero che molte delle perplessità emerse anche in occasione dell’assemblea regionale dello scorso 20 novembre 2016, hanno ragione di esistere, dimostrando che la discussione sulla valenza di questo particolare anno è ancora viva e molto sentita. 18
Fare scautismo Ci si domanda se un intero anno dedicato all’inserimento in comunità capi sia consono alle esigenze di un mondo che si muove molto velocemente con gruppi che hanno bisogno di capi a “pieno regime” disposti a ricoprire ruoli da capo unità fin da subito. Ci si chiede poi se sia indispensabile un campo di formazione dove molto spesso vengono riproposti temi già trattati in comunità capi, avendo come riferimento contesti (a volte ideali più che reali) dove si riesce già a dare un giusto spazio alle domande e ai dubbi del capo tirocinante. Questo è vero in parte, proprio perché sappiamo che l’esperienza di un campo, proposto da capi campo adeguati al ruolo di formatori, sia unica e arricchente. D’altra parte si capisce che il capo tirocinante abbia bisogno di momenti “esclusivi” da vivere con altri pari, con cui condividere esperienze e sensazioni che solo altri adulti come lui possono riconoscere.
Ecco che diviene allora fondamentale l’intervento della Zona, luogo ideale dove accogliere i capi tirocinanti; ma fino a dove ci si può spingere nella proposta? Ricordiamo che i capi tirocinanti molto spesso sono capi universitari o comunque giovani capi alle prese con un periodo della propria vita particolare, dove spesso manca la possibilità di progettarsi.Vivere il confronto sulle scelte fatte entrando in co.ca. e rileggere la propria storia personale per prender coscienza in modo più approfondito del Patto Associativo e confrontarsi sul proprio servizio, non sono altro che le fondamenta, su cui iniziare a lavorare durante l’anno di tirocinio, ma che ovviamente ritorneranno durante tutta la vita da capo scout. La consapevolezza sull’importanza di questo momento è alta ed indiscutibile tanto che, se la comunità capi e il tirocinante sapranno fare leva sulla valenza vocazionale dell’essere capo, tutto il sistema sarà più solido e domani avremo adulti consapevoli ed educatori non solo formati, ma vocati.
Foto di Stefano Pini
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Fare scautismo A cura di Giorgio Costa
Un appello dei fratelli scout di Betlemme per un gemellaggio e la creazione di occasioni di incontro in Terra Santa
La Terra Santa ci chiama Questa richiesta più o meno esplicita emerge da tutte le istituzioni, come ad esempio Caritas Gerusalemme, che opera nei territori. In Palestina si sta vivendo una forte diminuzione della presenza di pellegrini e un senso di abbandono da parte dei fratelli fortunati che vivono in condizioni di vera libertà. Per questo un invito a tutti i capi e i clan/fuoco della Liguria, a valutare l’esperienza di una route estiva o un campo in Palestina anche assieme a un Clan palestinese, sia per pellegrinaggio sia per un’esperienza un po’ speciale nel deserto o entrambe. Le possibilità sono molte, l’offerta d’incontro, crescita spirituale e conoscenza della situazione sociale e politica sono ricchissime di stimoli, per gruppi grandi e piccoli. Non abbiate paura, a parte il costo del volo, c’è una buona possibilità di essere ospitati e la logistica non è particolarmente costosa.Tutti parlano inglese, molti parlano italiano. Lascio ai singoli e a ogni comunità l’impresa di macinare idee e contatti con la garanzia di un’accoglienza scout vera e viva ad attenderci.
Di ritorno da un breve viaggio in Terra santa vorrei riportare un appello più volte sentito da parte dei cristiani incontrati laggiù. Fra questi in particolare gli amici del Gruppo scout Terra Santa di Betlemme che il Gruppo Genova 40 ha avuto la gioia di ospitare due anni fa a Santa Maria di Castello (vedi SIL 35, Gennaio 2015). La difficile situazione politica e sociale (muri fisici e di relazioni) della Terra in cui è vissuto Gesù rende sempre più isolati e soli i palestinesi e ancor più i palestinesi cristiani che lì abitano da sempre. È bellissimo sentirli parlare con tanto amore della loro terra e della missione che sentono loro: quella di essere presenti, nonostante tutto, custodi di luoghi, significati, tradizioni, eventi. La dura condizione di vita, spesso simile a una vera prigionia, li porta a chiedere sempre più una nostra presenza fisica: come pellegrini che non dimenticano i luoghi santi, come cristiani che condividono con gioia la stessa fede, come uomini e amici con un legame forte dato dalla stessa promessa, dalla stessa voglia di fratellanza e pace.
Alcuni motivi per fare attività estiva in terra santa Riscoprire il valore del pellegrinaggio nei luoghi di Gesù Vivere momenti intensi di spiritualità Vivere incontri con persone ricche e coraggiose Vivere la gioia dell’incontro e il gusto di creare nuovi contatti Trovare sempre un aspetto stimolante per la propria crescita Avere la possibilità cercare di capire e condividere sofferenze nella speranza di un cambiamento Imparare ad astenersi dal giudizio per capire persone diverse che incontriamo Vivere un ambiente naturale e sociale che esprime tutta la sua durezza e meraviglia Contatti utili Gruppo scout di Betlemme: terrasanctascout@gmail.it; robertmounimax@htmail.com (parla italiano) https://www.facebook.com/TerraSanctaScout/ Padre Raed Abusahlia, direttore di Caritas Gerusalemme caritas@caritasjr.org, parla italiano. Luca Bombelli: lucusbomba@yahoo.it genovese, guida di Terra Santa grande esperto di viaggi e soggiorni a disposizione per consigli e contatti. 20
Fare scautismo A cura di Stefania Dodero
Fare Squadra! Non dimentichiamoci di questa semplice necessità
“Non c’è nessun problema che non possiamo risolvere insieme, ma molto pochi che possiamo risolvere da soli”. L. Johnson (36º presidente degli Stati Uniti d'America)
Un lavoro di gruppo efficace è in grado di produrre risultati incredibili… e noi scout, nella nostra vita, penso che, bene o male, lo abbiamo sperimentato più volte.Tuttavia, come ben sappiamo, ogni anno, con la costituzione delle nuove Co.Ca. e delle nuove staff, “fare squadra” non è sempre facile e non è per niente automatico e scontato. Il lavoro di squadra prevede non poco lavoro anche all’interno del gruppo stesso. Ma siamo capaci di “fare squadra” nelle nostre staff? Da capo unità credo fermamente che siano importanti queste cose: la condivisione degli obiettivi, il “mettersi in gioco” ma anche in discussione, saper comunicare ma anche ascoltare (il dialogo è fondamentale), valorizzare le qualità personali vigilando affinché non prenda il sopravvento l’egoismo, risolvere i conflitti (interni ed esterni a noi), fare Strada insieme. Questo l’elenco lo potete continuare vuoi, magari nelle vostre staff! In fondo, se avete compreso che il cuore di ogni grande risultato è sempre una squadra, se vi siete resi conto che la squadra/staff è fondamentale allora certamente vi sforzerete di fare del vostro meglio per essere un migliore membro di essa!
Fare squadra è, linguisticamente parlando, quell’atteggiamento sinergico indispensabile, in un collettivo, nei momenti di crisi o come prevenzione alla crisi. Questa espressione nata, ovviamente, in ambito sportivo ora si è estesa a tutti quei settori economici e sociali sottoposti a sollecitazioni, interne o esterne, forti.Va da se, quindi che sono diventate molto di moda, ultimamente, le espressioni come “fare squadra” o “fare rete”… proprio perché, nella crisi (economica, valoriale, sociale…), ci si rende conto che l’ unico modo per andare avanti è proprio la collaborazione e il lavoro di squadra. Ma perché è così importante? • Il gruppo, coinvolgendo più persone, fornisce maggiori risorse, idee ed energie rispetto ad una sola persona. • Il gruppo innalza il potenziale di ciascuno e ne mitiga le debolezze • Il gruppo fornisce prospettive multiple su come raggiungere un obiettivo, cercando diverse alternative alle diverse situazioni che si presentano. • Nel gruppo le risorse per affrontare ogni problema si completano a vicenda e risultano più efficaci. • Il gruppo condivide il merito per le vittorie e le responsabilità per le sconfitte, favorendo umiltà e senso comunitario autentico.
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Fare scautismo A cura di Stefano Barberis
Uno sguardo innovativo alla progressione personale di Rover e Scolte.
R/S Revolution. Capovolgere le Tappe per renderle più efficaci.
LA STRADA DELLA RESPONSABILITA’ Il tempo del Noviziato
Molto spesso come capi ci troviamo in difficoltà ad individuare in branca R/S dei momenti ben definiti e dei canoni con cui “inquadrare” i nostri ragazzi e guidarli insieme verso obiettivi/mete che possano essere definiti come tipici della loro età anche rispetto al loro ruolo all’interno della comunità di clan. Non possiamo nasconderci che eccetto durante l’anno di Noviziato e avvicinandosi alla Partenza, per noi capi sia a volte molto difficile individuare obiettivi precisi nella strada dei nostri ragazzi per poterli aiutare, partendo dal loro Punto della Strada, a lavorare su loro stessi anche grazie al ruolo che hanno all’interno del clan. Conosciamo i tre momenti principali in cui “dividere i nostri ragazzi”: il tempo del distacco, il tempo della fiducia in sé stessi e il tempo delle scelte. Sono tre tempi ben delineati, ma forse un po’”astratti” e molto spesso però i nostri capi, arrivando da passate esperienze in branca L/C e E/G, dove le tappe della pista e del sentiero sono più chiaramente scandite e individuabili, fanno fatica a inquadrare questi tre momenti o a riuscire a distinguerli nettamente nei vari ragazzi, per questo vorrei provare a proporre un nuovo schema che ci aiuti a riflettere sulla strada dei nostri ragazzi: una strada al contrario
Molto spesso viene visto il tempo del noviziato come l’“equivalente” della tappa della scoperta in branca R/S: un anno dove il ragazzo scopre il Roverismo, i suoi strumenti e dove scopre che d’ora in avanti scriverà da solo la propria strada, senza sentieri o rupi da scalare. Ricordiamo però che esistono tempi ben definiti nella Branca R/S: il Noviziato non deve diventare un tempo sospeso di esplorazione e attesa indefinite: tra poco diventerà maggiorenne, guiderà l’automobile, potrà votare e essere incarcerato; è vero che poi le scelte più importanti le fa molto più in là, ma tante decisioni devono essere assunte ora. Quindi è importante far capire come il gioco del roverismo richieda responsabilità: d’ora in avanti il rover e la scolta saranno artefici del loro futuro, organizzeranno loro le varie attività, faranno parte di una comunità in cui ognuno dei singoli ha un ruolo ben preciso e insostituibile, saranno responsabili di come sfrutteranno per crescere ogni occasione che la strada gli metterà d’innanzi
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Fare scautismo
LA STRADA DELLA COMPETENZA E AUTONOMIA Il Primo e Secondo Anno di Clan
LA STRADA DELLA SCOPERTA Il terzo anno di Clan Fa strano pensare al terzo anno di clan come a un anno di scoperta, ma in fondo in fondo lo deve essere: un anno in cui il rover e la scolta imparano a conoscere e scoprire se stessi anche senza la comunità, a guardarsi dentro e capire cosa il clan può ancora dare loro prima di partire DA SOLI per il mondo fuori. Il ragazzo in questo anno deve diventare un po’“Egoista”: il suo ruolo in clan non deve essere quello di trascinatore (basta coi terzi anni di clan che impongono alla comunità tutte quelle cose che non sono riusciti a fare negli anni di branca R/S precedenti con la scusa del: Io so che può fare bene a tutti!), ma quello di osservatore. Il partente, infatti, concentrato sulla propria crescita personale e sulle scelte che deve compiere in modo responsabile e irrinunciabile, deve osservare il clan suggerendo spunti e riflessioni per i singoli della comunità e traendo da esso ciò che può essere utile per il proprio percorso personale che si svolge CON la comunità, ma forse lievemente meno DENTRO la comunità. In quest’ottica di scoperta la ROSS è una tappa fondamentale per la scoperta di sé stessi verso la partenza e la vita adulta. Una strada dunque in cui, traendo spunto dalla propria crescita delle branche precedenti, non devono mai mancare gioco e avventura perché, come diceva B.P. “Tu parti dal ruscello della fanciullezza per un viaggio avventuroso; di là passi nel fiume dell’adolescenza; poi sbocchi nell’oceano della virilità per arrivare al porto che vuoi raggiungere. Incontrerai nella tua rotta difficoltà e pericoli, banchi e tempeste. Ma senza avventura la vita sarebbe terribilmente monotona”
Molto spesso (in particolare il secondo anno di clan) questi sono periodi di “limbo”: il rover e la scolta hanno imparato cos’è il roverismo e riunione dopo riunione, bivacco dopo bivacco, vivono con la comunità la propria strada. Il rischio in questo periodo è un appiattimento del piacere della vita rover, un calo del senso di protagonismo e un minor senso di responsabilità (la Partenza è lontana…) In questi momenti il capo deve far leva sulle doti e gli interessi dei singoli R/S, spronandoli a testimoniarli dentro la comunità in modo da far sì che questa sia autonoma (grazie agli input di tutti) e sia autonomo anche il percorso di crescita dei singoli. Il secondo anno poi deve diventare il “regista” del clan: conosce la comunità, sta iniziando a pensare seriamente alle proprie scelte e ha già individuato su cosa lavorare, ha l’esperienza per promuovere gli strumenti giusti per guidare il primo e il terzo anno verso gli obiettivi scritti nella carta di clan, potendosi concentrare un po’ meno sui propri singoli (…la partenza è lontana).
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Mondi paralleli A cura di Stefano Celentano
Dall'Africa alla Giungla. Un vecchio lupo migrante. La storia di Idrissa, un ragazzo ivoriano che ha fatto la sua Promessa.
Settembre 2016. Quattro ragazzi tra i 20 e i 30 anni vengono alloggiati in un appartamento di proprietà della parrocchia delle Vigne, nel centro storico, grazie alla cooperativa “Un’altra storia”. Queste quattro persone provengono da paesi diversi, hanno storie differenti ma un desiderio comune: restare in Italia. Per farlo devono dimostrare al giudice che si sono integrati nella società. In questi mesi sono diventati un punto di riferimento per i Branchi del Genova 5.
viaggio pericoloso, durante il quale perderà alcuni compagni, ma il 16 luglio 2015 Idrissa sbarca a Catania.
L’appuntamento è alle Vigne un mercoledì sera. Appena arrivo saluto Giovanni, l’operatore sociale che segue Idrissa e me lo presenta: alto, sorridente, ha un’aria gentile. Poche parole, parla bene l’italiano ma sta molto in silenzio, penso sia un po’ timido. Arrivano anche Bagheera e Kaa “scusate il ritardo, dovevo completare un lavoro per la prof di francese” Ah studi francese? Anche Idri lo parla” e mentre Idrissa si rifugia con Kaa in una conversatiòn en frances oh la la oui très bien Giovanni spiega a me e Bagheera che Idrissa è molto timido, inizialmente fa fatica a sciogliersi, specie quando deve parlare in italiano, mentre in francese è molto più spigliato. Con la coda dell’occhio osservo Kaa e Idri parlare e mi rendo conto che ha ragione, parla a macchinetta, e mentre chiacchieriamo andiamo verso la tana. Saliamo, Kaa ha già cominciato a spiegare cosa facciamo con i
Idrissa nasce in Costa d’Avorio e ci vive fino al 2010. In quell’anno ci sono le elezioni e lui vota per il candidato perdente. Al seguito delle elezioni, cominciano dei disordini civili, Idrissa è costretto a lasciare il paese, si rifugia in Niger. Quando decide di tornare a casa, scopre che dei dimostranti hanno ucciso suo fratello, scambiandolo per lui.Va allora in Libia, dove lavora tre anni, ma siccome anche in quel paese imperversa la guerra, decide di andarsene, in Costa d’Avorio ora è in pericolo e non vuole più tornare. Davanti ha il mare, e poi l’Italia. Affronta un 24
Mondi paralleli lupetti (les enfants, nous les appelons lupetti, parce que…) e mentre continuiamo con la spiegazione, facciamo un giro degli spazi della sede.Tornati in tana, ci fermiamo davanti alla parete con disegnata la giunga e i suoi animali, spiegando a Idri che anche lui avrebbe dovuto scegliere il nome di un personaggio. Guarda un po’ i disegni sulla parete e chiede “Posso fare l’elefante?”“Certo! Si chiama Hathi”“Grazie. L’elefante è l’animale simbolo del mio paese”. A quel punto mi compare l’immagine del fantascout rompiballe, che generalmente fa capolino quando facciamo qualcosa un po’ fuori dal vaso:
perseguitati, con tanto di fotografie, articoli di giornale o documenti che lo dimostrino. Ma non basta essere perseguitati, ci vuole anche fortuna: siccome ci sono sempre meno possibilità di accoglienza e la politica sembra non saper governare la situazione, ogni anno i criteri di protezione si fanno sempre più stringenti, ed è sempre più difficile vedersi riconoscere protezioni sussidiarie e permessi umanitari. Anche per questo motivo, la commissione territoriale rigetta la domanda di Idrissa. Mentre, come da prassi, la cooperativa aiuta Idrissa nel fare ricorso al tribunale ordinario, sospendendo l’espulsione, inizia l’anno scout.
“E tu vorresti fargli fare Hathi, eh? Hathi viene riservato SEMPRE al capo gruppo…” ma dai questo vuol fare Hathi e non vedo nessun problema, “si è sempre fatto così”, questo però ha l’elefante come simbolo del suo paese, belin, trovamelo un capogruppo che ha un motivo altrettanto valido…“
Prima riunione di Idrissa. Si presenta puntuale, sorridente e silenzioso come suo solito. Abbiamo deciso di sfruttare il fatto che parlasse francese per un lancio, lui è il saggio che sa le regole del gioco e noi dobbiamo cercare di capirle, anche grazie alla “fatina” Kaa che un po’ capisce la sua lingua. E così Hathi si ritrova in mezzo al cerchio, e alla fine sveliamo al branco che Hathi ha deciso di restare con noi quest’anno! Ed eccolo lì, in cerchio con un paio di bambini aggrappati sulle spalle mentre facciamo merenda. Mi aspettavo che potesse trovarsi in difficoltà, in mezzo a 35 bambini urlanti e perfettamente sconosciuti, ma riesce immediatamente a mettersi in gioco ed è subito intesa con i lupetti.
"Certo Idri, anzi, Hathi, nessun problema… facciamo che d’ora in poi ci chiamiamo con il nome giungla, tu sei Hathi e noi siamo Akela, Bagheera e Kaa…” Da Catania viene preso e dirottato a Genova, al PalaSport, secondo un sistema casuale basato sui numeri che ogni centro può ricevere. Qui conosce i ragazzi della cooperativa “Un’altra storia”, che alloggiano lui e le altre 50 persone arrivate in un expadiglione chirurgico riciclato come “appartamento” a San Martino . Ci resterà 13 mesi, in cui comincerà ad andare a scuola e si preparerà ad affrontare la Commissione che valuterà se riconoscergli o meno una forma di protezione internazionale (status di rifugiato, protezione sussidiaria permesso umanitario) o rigettare la domanda di asilo. Come per molti altri, difficilmente Idrissa otterrà lo status di rifugiato, ma può puntare alle altre forme di protezioni che forniscono comunque permessi di soggiorno dai due ai cinque anni.
Seconda riunione. Bagheera è preoccupata: “Senti Ake, ho messo la prova di Hathi vicino alla tua, ogni tanto controlla che mandi le squadre nelle prove giuste…”. È un classico gioco a tappe in giro per il centro storico, i capi sono nascosti tra vicoli e piazzette e i bambini li devono trovare divisi a squadre e seguendo percorsi diversi. Scopo del gioco è che i più grandi aiutino i più piccoli ad orientarsi e prendere confidenza con il centro storico, sperando sempre che nel tragitto non si perda nessuno. Hathi si trova a gestire da solo una di queste tappe. Arriva la prima squadra, finiscono la prova, li mando verso la seconda prova. Aspetto, non arriva nessuno, inizio a immaginarmi i bambini persi tra i vicoli. Rompo gli indugi e vado verso Hathi e la sua prova, torna l’immagine del fantascout rompiballe, è lì che ghigna. “Quindi vediamo… A quest’ora ne saranno già morti almeno 2 o 3, come minimo. Bravi, un colpo geniale, avete voi la responsabilità legale, ti aspetta il gabbio…” Non devo nemmeno scacciarlo. Ci pensa Hathi. Lo vedo al suo posto con il suo gruppetto di bambini che sta finendo di spiegargli dove devono
La maggior parte dei migranti non avrebbe intenzione di restare in Italia, vorrebbe solo transitare e andare in altri paesi europei, ma come noto questo è vietato dall’attuale normativa internazionale: il primo paese europeo dove arrivi dev’essere quello in cui chiedi asilo. Davanti alla commissione territoriale Idrissa racconta la sua storia, le modalità con cui ha viaggiato, i motivi che lo hanno spinto a venire e le conseguenze se tornasse a casa. Ovviamente non è facile vedersi accolta la richiesta, perché non è sufficiente che nel paese di provenienza ci sia una guerra, bisogna dimostrare di essere personalmente 25
Mondi paralleli Non ne possiamo più di incontri a cui seguono riflessioni e discussioni astratte, pensiamo che sia sempre più urgente prendere concretamente posizione, aprendo non solo le unità a ragazzi provenienti da altre parti del mondo, ma anche le staff e le comunità capi. Lo scautismo è un gioco semplice, l’invito presente nel Patto Associativo a spenderci prioritariamente negli ambiti di marginalità non può continuare ad essere un’eccezione. Ben vengano anche le iniziative sporadiche di servizio, ma a patto che queste possano poi portare a un cambiamento concreto anche sul nostro fare scautismo. A volte sull’altare dell’efficienza delle nostre unità e dei nostri gruppi sacrifichiamo quello che pensiamo possa ostacolare o rendere più complesso il raggiungimento di un certo “rendimento”. Alziamo l’asticella della nostra proposta a un livello tale per cui chi fa più fatica resta escluso anche senza che ce ne accorgiamo, e per arrivare al risultato rischiamo di perdere tutta la bellezza del percorso.
andare, guardo l’ora, probabilmente ero io ad aver mandato via prima i miei, imbarazzato prendo il gruppetto lasciatomi da Hathi e il gioco prosegue. Alla fine Idrissa è contento, si è divertito e inizia a essere un punto di riferimento per i bambini, nulla meno degli altri vecchi lupi.
Promessa. Fine dicembre, ormai Hathi è ben inserito, i bambini gli vogliono bene e lui ci sa fare. Oltre al servizio con noi e le relative riunioni, Idrissa continua a lavorare e andare a scuola. Il fatto che la nostra sia una proposta cristiana non lo mette in difficoltà, da musulmano rispetta e partecipa ai momenti di preghiera come gli altri: “Per noi Gesù è un profeta, io credo in lui” mi dice, prima di chiedere se anche lui può recitare la promessa. Consultiamo brevemente Baloo. Prima riunione di gennaio, siamo sul terrazzo della tana, tutti in cerchio. Oggi prende la promessa il cucciolo più grande di tutti, Hathi. E mentre recita Legge e Promessa, i bambini lo guardano e sorridono. Non sentono l’accento francese o l’esitazione sulle parole più difficili.Vedono un ragazzone di 29 anni che è arrivato per caso e ha deciso di giocare con loro.
Nel frattempo, la cooperativa riesce a trovare per Idrissa e gli altri tre ragazzi un appartamento in centro storico, di proprietà della parrocchia delle Vigne. A questo punto la qualità della vita aumenta notevolmente: tutte le mattine Idrissa lavora come muratore, mentre al pomeriggio va a scuola. Giovanni, operatore sociale che segue Idrissa, mi spiega che se è difficile riuscire a fare un percorso costruttivo con tutti e cinquanta i ragazzi alloggiati assieme, mettendoli in tanti appartamenti e dividendoli in piccoli gruppi si lavora molto meglio. Nel ricorso contro l’espulsione, il focus non si concentra sulla storia che ha portato il richiedente asilo in Italia, ma su quello che ha fatto nei mesi in cui è stato qui, e quanto sia in grado di inserirsi nella società. Si valuta quindi la conoscenza della lingua, l’aspetto economico e le reti sociali che ci si è costruiti. Non si tratta più di ottenere lo status di rifugiato, ma altre forme di protezione più brevi che permettano la permanenza in regola sul territorio. Ovviamente la strada che sta percorrendo con noi in staff speriamo possa rientrare tra le esperienze che possono essere valutate più che positivamente nel valutare la rete sociale di Idrissa.
Scriviamo tutto questo perché presto Idrissa conoscerà l’esito del ricorso contro l’espulsione. Questo significa che sa va bene, continuerà a camminare con noi. Se va male, i lupetti si renderanno conto, senza bisogno di alcuna spiegazione, di quanto è contraddittorio il mondo in cui viviamo, in cui un amico può essere espulso o costretto alla clandestinità solo perché è nato altrove e non ha i giusti documenti in tasca. Capiranno anche la bellezza di stare in un branco dove, come vorremmo fosse anche all’esterno la legge protegge sempre i deboli e gli indifesi, accoglie gli estranei come Mowgli e li chiama fratelli, perché: “Siamo dello stesso sangue tu ed io, fratellino”.
Non avevamo una “necessità” di inserire nuovi capi, le staff erano già state pensate ed erano già forse fin troppo numerose, ma quando abbiamo incontrato Idrissa, come Omar per l’altro branco del gruppo, abbiamo pensato che potesse essere l’occasione migliore per noi e per lui. E questi mesi ci stanno restituendo molte conferme su questo fronte.
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Zoom Visti Liguria da fuori A cura di Alessio Gandolfo
Rinascita” non è la parola giusta, ma è la prima che ci viene in mente
Presente e futuro della zona Alta Via Arenzano, domenica 23 ottobre 2016. Un giorno di pioggia come tanti altri se non fosse stato per circa duecento adulti con i calzettoni corti e la camicia azzurra, deleghe incluse, intenti a fare la storia. Dieci gruppi scout (Arenzano 1, Cairo Montenotte 1, Celle Ligure 1, Cogoleto 1, Finale Ligure 1, Savona 3, Savona 7, Savona 8, Savona 10 e Varazze 1) per un unico grande obiettivo, trasformare l’appena costituita Zona 2 in un luogo di crescita, di formazione e di condivisione!
Una Zona giovane e vitale, in tutti i sensi. Dai gruppi di lavoro è emerso l’interesse a fondare il nostro progetto e il nostro stile di lavoro sull’ascolto, sull’accoglienza e sulla condivisione, tenendo un contatto continuativo con la branca R/S (attraverso momenti comuni di formazione, informazione, confronto e condivisione) e un’attenzione alle occasioni di gemellaggio e collaborazione tra gruppi. Ci mancava solo un nome per sentirci davvero a casa. Dovevamo trovare qualcosa di altisonante! Zona Alta Via, come l’itinerario escursionistico ligure che abbiamo calcato innumerevoli volte.
Dite che abbiamo esagerato con la teatralità? Cercate di capire il nostro entusiasmo, non capita tutti i giorni di vivere un simile cambiamento. C’è chi obietterà che rispetto alla defunta Zona Savona ci sia solo un’Arenzano 1 in più, solo un gruppo in più in mezzo a tanti altri, ma questa è una banalizzazione. Il nostro servizio ci insegna che un cambiamento di composizione in un gruppo, un’unità, una comunità, può portare a nuovi equilibri, relazioni e a nuovi spazi in cui potersi mettere in gioco. “Rinascita” non è la parola giusta, ma è la prima che ci viene in mente.
Per concludere ecco i nomi dei capi che compongo gli organi e ricoprono gli incarichi della Zona AltaVia. Responsabili di Zona: Anna Testa e Mauro Bertolino. Assistente ecclesiastico Don Andrea Camoirano. Membri a comitato: Agense Minuto, Grazia D’Amato, Giulio Torre e Alessio Gandolfo. Consigliere Generale: Matilde Pugliaro. Incaricati alle branche: R/S Martina Scolafurru e Luca Bevilacqua, E/G Francesca Poggio e Simone Vallarino, L/C Elio Li Calsi e Elena Baglietto.
Ritornando a quella domenica, uno dei primi passi fu quello di conoscersi e capire cosa volevamo dalla nuova Zona. Divisi per fasce d’età abbiamo avanzato delle proposte, delle necessità, su cui basare il Progetto di Zona. Fin da subito è stato evidente un dato estremamente importante, il gruppo più numeroso è composto da capi al di sotto dei 25 anni di età.
Quale sarà il futuro della Zona Alta Via? Lo stiamo ancora progettando, ma sarà ciò che sapremo costruirci con l’impegno, il coraggio e la tenacia di chi ha scoperto il vero strumento della felicità, donarsi agli altri.
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Zoom Liguria A cura di Doris Fresco
Buon compleanno Spezia 3! La storia del Gruppo Orso Sorridente È per questo che lo Spezia 3 è conosciuto anche come gruppo “Orso Sorridente”, nome totem di don Giuliano. I genitori sono tra i primi a riconoscere in questo progetto qualcosa di bello: sono loro che scelgono i colori del fazzolettone (il blu, omaggio al mare del Golfo e l’arancione), è il rapporto sano e costruttivo con loro che i capi dello Spezia conquistano e che ancora oggi è indubbiamente un punto di forza. Il gruppo si sviluppa e nel giro di pochi anni il numero di censiti raggiunge cifre importanti: due branchi vengono aperti fin da subito e in poco tempo nascono anche due reparti. Lo Spezia 3 ha un percorso talmente florido che, non appena il numero di capi lo consente, decide di fondare un altro gruppo, lo Spezia 4. Sono gli anni ’90 e anche questo nuovo progetto va avanti a gonfie vele, anche se solo per una decina di anni. Succede poi che sia lo Spezia 3 che lo Spezia 4 iniziano ad avere dei problemi numerici e insieme decidono di riunirsi: avrebbero potuto scegliere un nuovo nome, ma pensano che la scelta migliore sia restare Spezia 3, che a suo tempo aveva dato il via al gruppo del centro città, ma decidono di ricordare questa importante esperienza nel fazzolettone: viene aggiunto così un triangolo sul retro con il grigio e l’arancione dello SP 4. Oggi la comunità del gruppo Orso Sorridente mantiene molte delle caratteristiche che l’hanno caratterizzata fin dal primo momento: una comunità molto numerosa, il rapporto stretto con i genitori del gruppo e una vocazione verso le esperienze all’estero. Da subito si crede che portare i ragazzi fuori dai confini nazionali sia fondamentale, per permettere loro di apprezzare fino in fondo la bellezza della fratellanza scout che va oltre ogni frontiera. Ricordiamo, ad esempio, che lo Spezia 3 ha come punto di riferimento i campi di servizio a Lourdes, o che ad ogni Jamboree partecipano almeno due ragazzi (è proprio per questo che il nome del reparto oggi è Olympia, nome scelto da quelle squadriglie che partirono per quella prima esperienza all’estero, quando il gruppo era ancora un germoglio). Sono passati molti anni, ma è vivo e dolce il ricordo di quegli anni nei pensieri di tutti gli scout- e di tutte le famiglie- che sono passati da lì. Auguriamo allo Spezia 3 di continuare ad essere per l’intera zona punto di riferimento e energico esempio di gioia e spirito di servizio.
“In quella prima route eravamo stanchi, bagnati, pioveva a dirotto, nessuno voleva ospitarci … abbiamo cercato un rifugio sicuro, ma sembrava impossibile. Per questo abbiamo deciso di costruirci da soli un riparo di fortuna nel bosco. Lì, tutti insieme, abbiamo sentito la vicinanza tra di noi e con la natura e abbiamo deciso di chiamare il nostro clan Foresta Amica”. Così Umberto Costamagna, uno dei fondatori, racconta della nascita dello Spezia 3. Sono ben 40 le candeline che il gruppo spegne quest’anno. Un anno intero di festeggiamenti, ricordando le persone che sono passate dalla sede del Canaletto e i fratelli che purtroppo non possono celebrare questo traguardo, riunendo tutti quelli che erano presenti in quelle giornate di fine anni ‘70. La comunità capi ha scelto di incentrare il suo anno su questa meta raggiunta: un primo evento è stato l’uscita di apertura, ma il culmine si raggiungerà durante la settimana dello scoutismo a marzo, quando si svolgerà una grande festa. La prima data importante per il gruppo è il 1973, quando un gruppo di giovani capi scout decide di prendere una propria strada rispetto a Spezia Sviluppo: sono anni di grande fermento in città, esiste lo Spezia 1, ma Franco Cimma crede fermamente che lo scoutismo vada diffuso in città il più possibile. È allora che costituisce tre squadriglie libere da far insediare in tre diversi quartieri della città. Questo è Spezia Sviluppo, da qui nascerà lo Spezia 3. Il quartiere del Canaletto viene scelto perché vivo e ricco di ragazzi, ma soprattutto per la presenza di don Giuliano, catalizzatore di cose belle. Uno prete, un capo scout, un uomo, in grado di attirare giovani da tutta la città: tutti ancora oggi alla Spezia lo ricordano con una gioia sincera, molti sono diventati scout grazie a lui e alla sua capacità di giocare e di educare. 28
Scout chi legge! A cura di Francesco Bavassano
A day in the life. Maddalena, Capogruppo di 33 anni. La stanza delle riunioni è sovraffollata, puzzolente se tieni la porta chiusa, fredda se la apri. Ore 6.45
Ore 10.00
La sveglia, spietata, mi trascina per i capelli giù dal letto. BAMM, una badilata in faccia. Ieri riunione capi gruppo di Zona, interminabile. Sono in hangover da sfiga.
Sono architetto, partita IVA da 7 anni. Stamattina dovrei lavorare, ma sbircio costantemente l’excel dei censimenti. Saranno due mesi che chiedo OGNI giorno alla Co.Ca. di mandarmi i dati dei ragazzi; perdonali padre perché non sanno quello che faccio. Sì, forse non hanno idea dell’ingrato mestiere che svolgo: il capo gruppo è una figura a metà tra un agente di recupero crediti e un burocrate comunale. Vaglielo a spiegare che invece sfido eroicamente il sistema Matrix per le autorizzazioni online delle unità. Che difendo le Termopili con 10 capi (anche se qualcuno lo conterei 0,5 o 0,2) e neanche tanto Spartani.
Vabbé dai, non siamo così sfortunati. È che quando ci ritroviamo finiamo sempre per rovesciarci addosso i guai delle nostre comunità capi e sembra sempre tutto sull’orlo della catastrofe. Bah, almeno siamo tutte persone raziocinanti. Non come in Co.C... Obbelin, stasera c’è riunione, mi ero scordata.
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Scout chi legge!
Ore 12.30
Ore 21.15
Mi sto facendo qualcosa da mangiare. Squilla il telefono: è il comitato di quartiere, chiedono il nostro supporto per la sagra. Trilla whatsapp, il don ci vuole schierati in uniforme alla festa patronale. Mi arriva una mail, l’associazione Cuore Randagio ci chiede se possiamo raccogliere fondi per i loro cagnolini.
La stanza dele riunioni è sovraffollata, puzzolente se tieni la porta chiusa, fredda se la apri; i nostri sacri cartelloni, profanati dai ragazzini dell’ACR. Si sale sul ring. - Bambiniii state bravi-, mi sembra di essere tornata in Clan, con la differenza che qualcuno è peggiorato. Ci vogliono quei 20 minuti per iniziare la riunione, senza contare i ritardatari cronici (ovvero la metà della CoCa). Chi scrive il verbale? Scegliamo sempre il buon Stefano, che è troppo remissivo per opporsi. Avesse una grafia decente... Quel quaderno è carta da camino, come se qualche bibliofilo andasse a leggere le vecchie riunioni poi.
C’è un gigantesco imbuto, l’Imbuto delle Menate che è posto sulla mia testa; i miei colleghi capi, malefici, danno il mio numero per ogni evenienza. Giorgio, l’altro Capo Gruppo è anche Capo Reparto e ciò lo ha elevato a martire in vita, da non disturbare mai, pena sguardi mistici e increduli. Giusto il tempo di rispondere in modo automatico e valido per ogni evenienza (“Ne parlo con gli altri”, “ci possiamo risentire?”, “Noi scout abbiamo tanti impegni al sabato”) e la pasta è scotta. Mainagioia.
Dovevamo confrontarci sul Progetto del Capo e impostare il progetto educativo ma, non so come, finisce così: Mia tirata sull’importanza della formazione, prende la parola Lucone, logorroico da corte marziale, smette solo quando tutti dormono o assumono comportamenti isterici. Salta su Laura che si lamenta che ci sono troppe cose da fare e che anche i capi hanno una vita, cioénon-so. (“cioè non so” è la chiosa di ogni sua frase). Entra a gamba tesa Pietro dicendo che il bagno della Tana erutta come un geyser marrone ad ogni tirata di sciacquone e che un lupetto ne è stato risucchiato, salvo per miracolo. Giulia si alza e se ne va perché “c’è gente che lavorano domani mattina”.
Ore 16.30 Inizia il lungo avvicinamento alla riunione di Co.Ca. Mi chiama Lucia: No, io non vengo, non riesco a stare in stanza con Marta. - E cosa sarà mai, si è solo messa con il tuo ex, passaci sopra! - poi penso alla sua Multipla di famiglia e alla guida di Lucia – No guarda, lascia perdere. La verità è che tra lamentazioni, mancanza di voglia, drammi esistenziali e comportamenti antisociali dovrei essere laureata in Psicologia Clinica per aiutare la Co.Ca. Per ora mi limito all’Elettrotecnica, sono un parafulmine.
Ore 1.25 Rientro a casa. Siamo rimasti quaranta minuti sul piazzale a parlare dopo la riunione. Ed è lì, tra una sigaretta di qualcuno, una confidenza, un consiglio, che la Co.Ca. si ritrova in piccoli capannelli, ma vicini. Sarà che abbiamo superato la soglia astrale della stanchezza, che ci siamo sfogati prima, ma queste chiacchiere più rilassate e casuali sono quello che nonostante tutto ci tiene insieme. Con le nostre lotte quotidiane, i nostri timidi sogni e le vite degli Altri, i nostri ragazzi.
Ore 18.00 Mi mancano i ragazzi. I bambini del gruppo quasi non sanno chi io sia, i più grandi forse hanno un vago ricordo di 4 o 5 anni fa. I genitori di solito mi usano come appendiabiti al brindisi natalizio nel salone parrocchiale. Quando prendo la parola alle feste di gruppo per fare il discorsetto di rito, cala un gelo di imbarazzato disinteresse.
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Arte Scout e Rock'n'Roll A cura di Andrea Borneto
Il romanzo a fumetti del genovese Ste Tirasso.
Ricomincia da qui. Una caccia al tesoro interiore. Bao Publishing, 125 pagine "Samuele ha un sogno, ma non una direzione. Franz ha deciso che, per non avere altre delusioni, al proprio sogno non penserà più. Durante un campo scout nei luoghi della loro infanzia, ritroverranno cose perdute e desideri che non ricordavano più di avere, scoprendosi più amici, più adulti, meno incompiuti di quanto credevano".
rimandano, nelle forme, all'emblematiche figure del pittore Munch; un caso che la mostra a Palazzo Ducale raffigurata nel fumetto fosse proprio sull'Espressionismo tedesco? Anche gli sfondi e in particolare gli scorci di cielo avvalorano questa tesi. La storia si sviluppa tramite contrasti; oltre ai caratteri opposti dei due protagonisti abbiamo: • Contrasto di luogo: la prima parte è ambientata in una Genova avvolta nel grigiore cittadino. La seconda si svolge al campo estivo, raggiunto da Akela e Wontolla grazie al più classico dei mezzi di trasporto del cambu: il pandino da combattimento! La casa di Cavarzano persa in mezzo al verde è rifugio di un passato latente e tempio di nuove avventure.
Quanto siamo bravi nel servizio? È facile far divertire dei bambini... Ma nella vita di tutti i giorni, quella che viviamo senza un fazzolettone al collo, come siamo? Ci sentiamo realizzati o dei falliti? Quel sogno l'abbiamo lasciato nel cassetto o è ancora vivo? Ricomincia da qui il primo libro a fumetti dell'artista genovese classe 1991 parla di noi e della Strada.
• Contrasto cromatico: dai colori spenti e rarefatti della città si passa ai colori vivi e accesi della natura. Si respira un altro ambiente. Non solo, fondamentale è il rapporto che si instaura tra il blu della pioggia che lava il superfluo e il caldo rosso del fuoco che riunisce le persone. Il blu è un colore onirico/metafisico, qui sfuma confondendosi tra i sogni ed i ricordi; il rosso/fuoco invece è dove le emozioni si esprimomo al massimo, le parole sono inutili, rimangono solo le immagini e l'autenticità di piccoli gesti. Il fuoco è Nitor: termine latino che come sostantivo significa splendore, barlume ma come verbo anche affidarsi, sostenere, resistere; e così anche Sam e Franz possono alimentare il barlume dei propri sogni, senza farlo spegnere, attraverso il conforto e il sostegno reciproco.
È visibile una forte componente autobiografica nella quale l'autore intreccia la vocazione del disegnatore, che coglie e imprime sul proprio quaderno i volti e gli sguardi di chi lo circonda, con quella dell'educatore, di cui ha fatto esperienza diretta nel 2013 come cambusiere, che si nutre degli stessi sorrisi e delle stesse emozioni. L'opera è ricca di momenti divertenti tipici delle Vacanze Di Branco: fratellini invadenti, rover scansafatiche, frati calciatori, ma la chicca cult è il lupettino "sfigato", con il quale Sam dà una grande prova di servizio, che è nettamente ispirato al protagonista del film Moonrise Kingdom. Lo stile di Tirasso è molto espressivo sia nell'uso dei colori che nel tratto, i personaggi sono dei fantasmini caldi con cui è facile empatizzare e (azzardiamo)
Con uno sguardo verso l'altro possiamo ritrovare in noi stessi la forza per ricominciare. 31
Spiritualità scout A cura di Stefano Celentano
Genova - Cuba A/R. Don Fully, la Missione e il Vangelo Ogni giorno facevamo 10, 20, 30 chilometri per raggiungere una comunità, predicando il Vangelo. Partiamo dalla tua esperienza a Cuba: che tipo di comunità hai trovato?
formate delle comunità cristiane, facendo cosa: non stando in chiesa ad aspettare che i fedeli venissero, ma andando a cercarli dove vivono. Ogni giorno facevamo 10, 20, 30 chilometri per raggiungere una comunità, predicando il Vangelo, quello classico della domenica, poi ripartivamo per la comunità dopo. E questo l’abbiamo iniziato già 10 anni fa, poi quando è arrivato Papa Francesco e ha cominciato a chiedere alla Chiesa di fare così, siamo stati ancora più contenti. Prete di strada? Gesù era di strada, annunciando il Vangelo, e quando arrivava in un posto e vedeva che andava tutto bene, prendeva e si rimetteva in cammino.
Siccome sono un po’ lupettaro, e mi piace raccontare storie, partirei nel dare un quadro più generale. Fino al 1898 Cuba era una terra cattolica, era obbligatorio essere cattolici, tutti gli schiavi africani venivano battezzati; e quando questi facevano notare che credevano in altre religioni, gli veniva detto che le cose in cui credevano erano un po’ le stesse cose della Chiesa Cattolica e che potevano chiamare con altri nomi quello in cui loro credevano. Da lì è nato fenomeno detto Santeria, presente ancora oggi a Cuba, per cui gli afro discendenti cubani hanno cominciato a chiamare i loro dèi con nomi dei santi cattolici.
Cosa di questa esperienza ti riporti a Genova per riuscire a dare slancio a un messaggio di fede in modo da renderlo accessibile anche a chi non è interessato? E come poterlo utilizzare anche per noi capi scout nei confronti dei bambini o delle famiglie più distanti dalla Parola di Gesù?
Nel 1958 c’è stata la rivoluzione, appoggiata peraltro anche dalla Chiesa Cattolica e da molti altri partiti. Quando però ha preso una piega più sul socialismo-comunismo e sulla Russia c’è stato un tentativo di rivolta, la famosa baia dei porci; i controrivoluzionari sono stati identificati subito come vicini alla Chiesa Cattolica e da lì è iniziata una sorta quasi di persecuzione, lo stato si è dichiarato ateo, le persone non potevano manifestare pubblicamente la fede e la chiesa poteva praticare il suo culto dentro la chiesa, fuori non ci poteva stare. Poi, col tempo, anche grazie alla visita di Papa Giovanni Paolo II, le cose sono pian piano migliorate.
Non credo esistano soluzioni confezionate, valida sempre; a me piace molto la metafora del gregge e del pastore per cui un buon pastore, a seconda delle circostanze, deve saper camminare davanti al gregge per trainarlo, con delle proposte forti, in fondo per aspettare gli ultimi o in mezzo al gregge. Tanta gente crede che bisogna avere una fede incrollabile, fino a diventare quasi delle marionette che ripetono “credo! credo! credo!” ma questo non è la fede cattolica, che è invece una relazione con una persona, che è amore. Se il capo ha ricevuto una buona notizia che è questo messaggio di gioia e di amore e vuole condividerla ecco che questa fede la trasmetti al bambino.
La mia parrocchia era molto grande, contava circa 25mila persone, e il nostro compito era di cercare di riavvicinarle tutte alla Chiesa. La maggior parte delle persone non conosceva i sacramenti, come il battesimo, e abbiamo cominciato a battezzare e a fare le prime comunioni… insomma, si sono 32
Spiritualità scout
Lo stesso concetto vale, sempre per gli scout, per riuscire ad accogliere meglio gli ultimi e i più in difficoltà della società. In una società sempre più multiculturale bisogna da un lato mantenere quello che è il metodo scout, che è bello e se applicato bene funziona, dall’altra però non bisogna escludere a priori tutte queste realtà perché non hanno nella loro cultura alcuni valori o alcuni strumenti tipici dello scout. Il tempo è sicuramente superiore allo spazio: non dobbiamo preoccuparci di invadere degli spazi, ma innescare dei processi che col tempo portano dei frutti. E questo è un investimento tipico dello scautismo, in cui un bambino inizia dai lupetti e poi però se viene seguito, con cura e amore, passa da bambino a giovane a uomo e in questo modo riesce a crescere meglio. Questo lo scautismo lo ha sempre fatto, ed è bene che continui a farlo. Ho letto che quando era ancora a Buenos Aires Papa Francesco fece fare uno studio sociologico del territorio circostante la sua chiesa, e scoprì che salvo eccezioni già a 500 metri di distanza la gente non sapeva nemmeno che ci fosse la chiesa. Dunque, quello che vorrei cominciare a fare qua, e che credo sia valido anche per gli scout o altri 33
che fanno educazione, è andare porta a porta, uscendo dalle proprie case o come nel caso dei lupetti, dalle tane, e cercare di incontrarli là dove abitano, cercando di fondare delle comunità che non siano fondate su un prete ma sulla gente che vive lì. Certamente, riuscire ad avvicinare i più piccoli porta spesso ad incuriosire e avvicinare anche i genitori, a Cuba i primi a venire nelle comunità erano i bambini e poi sono arrivati anche i nonni.
Don Francesco Doragrossa, conosciuto semplicemente come Fully, è prete da 30 anni. Ha passato 25 anni tra le parrocchie di Premanico, San Desiderio e San Siro di Struppa. Nel 2012 tramite un progetto della diocesi di Genova è andato a Cuba e ci è rimasto fino alla fine del 2016. Da 19 anni presta servizio al Movimento Ragazzi, un’opera diocesana che si occupa dei ragazzi più ai margini della società.
Bacheca A cura di Daniele Boeri, Fagiano Ingegnoso
l l a Cof duty
Basta solo fare del tuo meglio... È abbastanza sai! (Vasco Rossi – Benvenuto) Chi è stato di recente alla base si è accordo che si sono accumulate tante manutenzioni da fare con urgenza in tutte le case. La pattuglia in questo anno si dedicherà principalmente a queste urgenze, saranno coinvolte anche ditte esterne per i lavori più grandi.
La pattuglia Le Gioiose ha come scopo sostenere e diffondere lo scoutismo. In particolare si occupa di: • aiutare AGESCI Liguria in compiti amministrativi e di gestione alleggerendo il lavoro del Comitato Regionale che detta la linea politica.
Sarebbe molto bello se qualche unità R/S o comunità capi partecipasse ad uno dei bivacchi di lavoro che organizziamo; sarebbe bello per noi, regalandoci energia e voglia di giocare e sarebbe una bella occasione per la comunità per provare quanto sia faticoso, ma anche bello lavorare in una base scout.
In tale ottica si occupa ,su delega e sotto il controllo del Comitato Regionale, della gestione pratica della Base di Vara e delle altre Basi regionali insieme alle rispettive pattuglie, oltre che a studi ed interventi sul lungo periodo.
•Supportare la diffusione della “cultura scout” anche in sinergia con Università e mondo del lavoro. (Trovate nel box qualche proposta di lavoro / borsa di studio)
La scorsa Assemblea Regionale, rispondendo alla nostra richiesta di rendere più veloce e funzionale la gestione della base “Il Rostiolo” e di future nuove basi regionali, ha sciolto gli ultimi dubbi ed ha incaricato “Le Gioiose” di assumersi questo incarico.
Tra le tante novità di questo anno c’è l’introduzione della raccolta differenziata obbligatoria nei due comuni che accolgono la base, quello di Urbe e
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Bacheca
Sassello di cui avevamo già parlato nello scorso articolo.
mente adatta a piccole comunità, fatevi avanti, il vostro aiuto è molto prezioso. Troverete le indicazioni sul sito Regionale, oppure scrivete a Rostiolo@ liguria.agesci.it
Per il momento ci sono stati un po’ di disagi causati da incomprensioni e difficoltà logistiche della ditta di raccolta, ma speriamo che per l’estate tutto funzioni bene. Nel momento della prenotazione saranno inviate le istruzioni della raccolta a tutti coloro che faranno campo presso la base.
Come sempre rinnovo l’invito per chi fosse interessato ad entrare nella pattuglia Vara o anche solo a rendersi disponibili per una singola attività (vedi Calendario Lavori nel riquadro) sia come comunità R/S sia come singole persone.
A breve saranno aperte le iscrizioni per comunità R/S e noviziati al campo Ora et Labora di Pasqua dal 13 al 15 Aprile 2017, la proposta è particolar-
Concludo, ringraziando tutti gli amici che instancabilmente contribuiscono ai lavori della Pattuglia.
Pattuglia Le Gioiose Proposte interessanti per: • Laureandi in informatica o ingegneria informatica • Neo Laureati in Economia • Laureandi in Architettura • Laureandi in storia dell’Arte • Laureandi in Conservazione dei Beni Artistici Volete saperne di più? Contattate la Segreteria regionale su segreg@liguria.agesci.it e sarete ricontattati!!
Calendario lavori di pattuglia • Marzo 25 /26 Bivacco • Aprile dal 13 al 15 Ora et Labora (per Clan e Noviziati) • Maggio 6 / 7 Bivacco • Maggio 20 /21 Riunione della Comunità Basi Agesci, in Veneto (per i rappresentanti) • Settembre 8/10 Festa Vara Volete saperne di più? Contattate la Segreteria regionale su segreg@liguria.agesci.it e sarete ricontattati!!
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Calerndario Prenotazioni Non hai ancora trovato il luogo ideale per il campo estivo di Branco o di Reparto? Ecco la situazione delle prenotazioni delle strutture della base, se il periodo che ti interessa è ancora libero, vai subito al sito per inserire la richiesta di prenotazione!
Fondo Zaino
Nel 2016 la Cooperativa Lo Scoiattolo, visti i buoni risultati di bilancio, ha creato il “Fondo Zaino” per aiutare i ragazzi in difficoltà ad acquistare il materiale individuale per le attività scout. Nell'anno passato l'accesso è stato accordato a 7 ragazzi. Quest'anno ci sono già 3 richieste. Per usufruire di questa bella iniziativa, le richieste vanno inviate alla cooperativa o al Presidente, che verificheranno i requisiti di accesso: paolopenna@alice.it ordini@loscoiattolo.info
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