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VITA DA RICERCATORE

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SPECIALE COMITATI

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VITA DA RICERCATORE Salvatore Pece

Ventisette lettere di rifi uto e tante cure contro il cancro

La vocazione scientifi ca può nascere anche dall’impegno sociale e dalla passione per la fi losofi a, così come le scoperte di base, come quella sulla proteina CDK12 nel cancro al seno, possono portare dritte alla cura del paziente

a cura di FABIO TURONE Speriamo che funzioni!” recita il cartello appeso al muro nello studio di Salvatore Pece all’IFOM-IEO Campus di Milano. O meglio, quello è “ il signifi cato della traduzione di una frase altamente simbolica per chi conosce l’ebraico e la storia della genesi secondo i testi talmudici, e che era molto cara anche al chimico premio Nobel Ilya

Prigogine. “Si dice che l’invocazione

‘halway sheyaamod’ sia stata pronunciata dal Creatore dopo numerosi tentativi, ventisette per la precisione, andati male” spiega Pece, che altrettanti tentativi falliti dovette fare prima di riuscire a entrare, alla non più tenera età di 34 anni, in un laboratorio di ricerca d’avanguardia negli Stati Uniti, dopo anni di lavoro divisi tra la ricerca di base in ambito microbiologico e infettivologico e l’attività come medico nella nativa

Puglia. Un passaggio necessario per sperare un giorno di dare un contributo signifi cativo alla cura del cancro, come è riuscito effettivamente a fare nella terapia del tumore al seno parecchi anni più tardi, con l’aiuto di AIRC.

Caso e necessità

“La vita si evolve nell’incontro tra caso e necessità” ama dire Pece facendo riferimento a un famoso saggio del biologo Jacques Monod, che con Prigogine e Isabelle Stengers ha lasciato un segno profondo nella sua formazione di scienziato. La scelta della facoltà di medicina era stata per alcuni versi casuale, perché alla fi ne del liceo scientifi co frequentato con ottimi voti a Foggia era altrettanto interessato agli studi di scienze politiche e di fi losofi a. Nella città pugliese viveva con il papà Angelo, piccolo imprenditore edile, e la mamma Maria Cristina, casalinga, salvo tornare per le vacanze estive nella natìa Accadia, a una cinquantina di chilometri, paese dell’Irpinia la cui torre dell’orologio continua a considerare ancora oggi, come da bambino, il centro del mondo.

“Ero particolarmente bravo a scuo-

la ma socialmente rissoso” rievoca sor- conta. “Dopo tre anni a Perugia, divenridendo. “Avevo difficoltà ad adattare tò necessario riavvicinarmi a casa e mi sentimenti e idee agli schemi della vi- trasferii all’Università di Bari. Allora ta sociale, che consideravo non rispet- per me fu un dramma, ma si rivelò una tosi della dignità umana.” Per questo fondamentale tappa per la mia vita e la in quegli anni si appassionò ai libri di mia carriera.” filosofia, in particolare quelli che affrontavano il problema dell’alienazione dell’individuo nel lavoro e nella so- Tra scienza e società cietà, ai testi della teologia della libera- A Bari si laurea nel 1989 (con lode) e, zione e alla musica, dividendo il tem- mentre completa il dottorato di ricerca po tra la biblioteca, l’impegno sociale e in scienze infettivologiche (sempre con un organo che suo padre gli aveva comprato con Impegno lode) che porterà a termine quattro anni più tardi, enormi sacrifici pur di non prendergli l’agognata motocicletta, e che gli sociale e curiosità comincia a lavorare come guardia medica e facendo sostituzioni per i mepermetteva di suonare le note delle arie di Bach scientifica dici di medicina generale, dopo un breve periodo ma anche il rock progressivo dei Pro- all’estero presso il laboratorio di farmacol Harum e delle Orme. “’A wither sha- cologia cellulare e molecolare della Fade of pale’ e ‘Uno sguardo verso il cielo’ coltà di farmacia dell’Università di Straerano canzoni perfette per quello stru- sburgo. Al termine del dottorato, entra mento” commenta. nella scuola di specialità in microbiolo-

La decisione di iscriversi a medici- gia e virologia, di cui frequentava il lana è influenzata dall’opera e dalla fi- boratorio, occupandosi di diagnostica gura di Giulio Alfredo Maccacaro, di- dell’AIDS e di patogeni opportunisti, il rettore dell’Istituto di biometria e sta- nuovo flagello che in quegli anni mietetistica medica dell’Università di Mila- va vittime soprattutto tra omosessuali e no e fondatore di Medicina democra- tossicodipendenti, unendo a questo un tica, movimento di lotta per la salute. impegno diretto per diffondere cultura Questa scelta gli sembrava tenere aper- della prevenzione e intervenire sul disate tutte le porte per compiere, dice ci- gio in varie fasce della marginalità. tando lo stesso Maccacaro, “il viaggio Completata la specializzazione (con più meraviglioso, non quello intorno lode), ottiene un posto come ricercatoal mondo, ma quello intorno all’uomo re in patologia generale all’Università – così sempre nuovo e diverso, con tut- di Bari, e qui di nuovo il caso intervieta la sua grandezza e la sua miseria, con ne a mettere sulla sua strada un ricerl’universo del suo amore e del suo do- catore di pochi anni più vecchio di lui, lore”, prevedendo per sé una vita “con che, dopo essersi formato a Napoli e il marchio della radicale incertezza”. aver trascorso lunghi periodi al NatioLa scelta dell’università ricade sulla cit- nal Cancer Institute di Bethesda, avetà di Perugia. “La mia famiglia viveva in va ottenuto la cattedra di professore asquegli anni una situazione economica sociato in patologia generale proprio a difficilissima, anche perché mio papà Bari: “Quello con Pier Paolo Di Fiore è Angelo aveva avuto un ictus che ave- stato un incontro determinante per la va stravolto la sua situazione lavora- mia vita, che mi fece comprendere la tiva. Scelsi l’Università di Perugia per- necessità di fare esperienza in laboratoché era quella che offriva il massimo ri all’avanguardia per continuare a fare supporto agli studenti – l’alloggio al- il mestiere del ricercatore. Così maturò la casa dello studente, la mensa, i libri la decisione di andare negli Stati Uniti. – e assegnava borse di studio non solo Avevo però 34 anni, e a quell’età di soliper reddito ma anche per merito” rac- to si è già tornati dagli USA”.

medico ricercatore tumore della vescica cancro al seno

L’importanza del viaggio

La decisione di varcare l’oceano nasce da una necessità così forte da non lasciarsi scoraggiare dalle 27 lettere di diniego, ricevute da altrettanti laboratori di scienziati oltreoceano contattati, che giudicavano la sua formazione e la sua età non adeguate all’inizio di un percorso di ricerca scientifica. È il 1998 quando viene accettato ai National Institutes of Health di Bethesda, nel laboratorio di Silvio Gutkind, al quale lo lega ancora oggi una grande amicizia. Gli inizi furono molto difficili, lontano dalla sua famiglia che era rimasta in Italia, e con la difficoltà di imparare a muoversi nel mondo della ricerca oncologica molecolare avanzata, ma le soddisfazioni professionali arrivarono a breve: già dopo sei mesi firma il suo primo articolo scientifico con la prestigiosa affiliazione degli NIH e per celebrare l’evento utilizza i primi stipendi per realizzare il sogno di possedere una Harley Davidson, che compra usata da un tenente colonnello dei Marines, e che possiede ancora oggi a distanza di quasi 25 anni (e la cui targa del Maryland è oggi incorniciata e appesa al muro nel suo ufficio, con l’immancabile slogan in inglese: “Non è la destinazione… è il viaggio”). “ComSalvatore Pece in sella alla sua Harley Davidson prare una Harley era un desiderio fin da bambino” dice sorridendo e mostrando il modellino di una moto di cui si è innamorato all’età di 5 anni, vedendolo esposto in una vetrina di una drogheria del vicino mercato rionale dove era solito andare con sua madre Maria Cristina.

Marcatori di sensibilità

Il viaggio della ricerca – ispirato da quello che chiama il “fascino della possibilità di scoprire meccanismi nuovi” – lo riporta a Bari, e da lì all’Università Statale di Milano, dove oggi Pece è

VITA DA RICERCATORE Salvatore Pece

Salvatore Pece professore ordinario se cyclin-dependent kinase 12, da cui la con il suo gruppo di patologia genera- sigla CDK12). Il gruppo di Pece ha scodi ricerca le, e allo IEO, dove ini- perto che le forme di tumore del seno in zialmente è accolto nel laboratorio di cui la CDK12 è presente in gran quantiDi Fiore, per poi diventare responsabi- tà sono più aggressive, tendono più fale del Laboratorio di ricerca sui tumo- cilmente a dare luogo a metastasi e a sviri ormono-dipendenti e patobiologia luppare resistenza alle comuni chemiodelle cellule staminali e coordinatore terapie a base di taxani e antracicline, atdell’Unità di patologia digitale e mole- traverso una modificazione patologica colare del Dipartimento di oncologia speri- Un possibile del metabolismo cellulare. Ma proprio questo mentale. Le sue ricerche pubblicate su riviste intermarcatore per scegliere la meccanismo finisce per costituire il punto di vulnerabilità tumorale nazionali studiano i meccanismi molecola- miglior cura a farmaci antimetabolici specifici come il meri alla base dell’aggressività dei tumori trotrexato, il cui utilizzo è stato penalize della loro resistenza alle terapie, e in zato in passato per la mancanza di marparticolare i processi che determinano catori di risposta specifici. Gli elevati lila comparsa delle cellule staminali tu- velli di CDK12 nel tumore possono così morali nel cancro del seno, della vescica essere sfruttati per la terapia personalize della prostata. L’ultima di queste sco- zata delle pazienti con tumori mammaperte, nel maggio di quest’anno, riguar- ri chemioresistenti. da il ruolo di una specifica proteina, la In collaborazione con i colleghi onchinasi ciclina-dipendente 12 (in ingle- cologi dello IEO, Pece sta lavorando al disegno di protocolli clinici per il trattamento delle pazienti con tumori a elevata espressione di CDK12, usando schemi di terapia a base di metrotrexato da utilizzare sia nel contesto della terapia neoadiuvante pre-operatoria, in combinazione con antracicline e taxani, sia in pazienti con metastasi su cui non hanno funzionato le terapie standard.

Al letto del paziente

In anni recenti Pece ha aggiunto alle sue passioni le barche di legno a vela storiche, e quando possibile si ritira a leggere e scrivere nella sua “Kalliste” (la più bella, in greco), acquistata di seconda mano e da lui risistemata sfruttando la versatilità nel lavoro manuale che è la grande eredità di suo papà Angelo, attraccata sul Lago Maggiore e le cui foto tappezzano in gran numero le pareti del suo studio. Ce n’è una in cui, al giro di boa in una regata di vele storiche, Kalliste appare in testa (“ma è solo un effetto del teleobiettivo, e una piccola civetteria. In realtà sono arrivato secondo” confessa). Anche se il lago non permette di raggiungere destinazioni lontane, oggi è uno dei modi con cui riesce a resistere almeno in parte alla “sirena della scienza” che, mentre offre il “privilegio straordinario” del continuo viaggio di ricerca, in cui la destinazione dell’oggi è una nuova occasione per ridispiegare le vele al vento e continuare all’indomani, richiede passione e dedizione, limitando il tempo che è possibile dedicare ad altri ambiti della vita.

“Maccacaro diceva che la scienza, qualsiasi scienza, ha un unico scopo, un unico valore, un’unica dignità: alleviare all’essere umano la fatica di diventare migliore” spiega Pece, che all’attività e alla missione del medico è rimasto molto legato. “La ricerca scientifica mi ha dato la possibilità di compiere questo viaggio di cui solo oggi comprendo pienamente il senso, e se riesco a contribuire con le mie ricerche a concrete e nuove possibilità di terapia, sono di nuovo al letto del paziente.”

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