NelMese 11/2008

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PROF. MICHELE ROBERTO La Società di Cura e Chirurgia della calvizie, con sigla ISHR (Italian Society of Hair Restoration) è stata fondata a Roma nell’aprile del 1996 in occasione del 1° congresso sulle calvizie fatto in Italia. La Società fu fondata da specialisti di varie branche (dermatologi, chirurghi plastici, otorinolaringoiatri etc.) allo scopo di dare un aspetto multidisciplinare al problema. E’ ormai universalmente accettato che il trattamento di prima scelta per la calvizie comune è un farmaco che si assume per via orale (la Finasteride) oppure una lozione (il Minoxidil). Quando però si vogliono curare definitivamente tutte le forme di Alopecia si ricorre all’autotrapiantomonobulbare. Questa è una tecnica di microchirurgia delle calvizie che consiste nel prelievo di un certo numero di bulbi capilliferi dalla zone nucali e temporali e nell’impianto di queste in aree che sono prive. I capelli trapiantati non cadranno più, saranno attivi tutta la vita e continueranno a crescere con lo stesso ritmo degli altri capelli. Questa tecnica considerata di “elezione” è generalmente utilizzata, vista l’ottima percentuale di attecchimento (circa 90-95%) di bulbi impiantati con sessioni chirurgiche sempre più ampie (megasessione) che portano ad impiantare fino a 3.000-4.000 capelli a seduta. Il successo di questsa tecnica chirurgica la si estende anche a varie forme di Alopecia cicatriziale (ustioni, interventi chirurgici, trauma cranici, radioterapia, patologie del cuoio capelluto) come anche in altre parti del corpo, sopracciglia o pube ed anche nell’Alopecia femminile. nelmese - 11/2008 - 1


periodico di Cultura Medicina Turismo Economia direttore responsabile NICOLA BELLOMO sommario n. 11/2008 anno 42esimo Edizioni NUOVA GEDIM S.R.L. Direzione - Amministrazione - Pubblicità via Suppa, 28 - tel. 0805232468 70122 Bari - NUOVA GEDIM S.R.L. iscritta alla Camera di Commercio di Bari il 14/01/2008 al numero 503184 - “NELMESE” periodico di cultura turismo economia iscritto al n. 333 del “Registro dei giornali e periodici” del Tribunale di Bari 9 /11 / 1967 - Spedizione in abbonamento postale comma 34 - art. 2 - Legge 549/95 Filiale di Bari - E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di scritti e la riproduzione in fotocopia -. Nicola Bellomo ideazione Grafica. Massimo Clori Fotocomposizione. - Stampa: Pubblicità & Stampa - Via dei Gladioli 6 - 70026 Modugno/Bari tel. 0805382917 ABBONAMENTO ANNUO PER IL 2008 Euro 30,00 - LA COPIA - euro. 3,00 (con copertina plastificata euro 3,20) - CONTO CORRENTE POSTALE 000088305263 INTESTATO A NUOVA GEDIM S.R.L. - VIA SUPPA 28 BARI 70122

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LIBRERIE & LIBRI

UNIVERSITA’ LUM / DIRITTO

EDITO DA LATERZA L’ULTIMO ROMANZO DI GIANRICO CAROFIGLIO

SEMINARIO SUL RUOLO DEL GIURISTA E SULLE EMANCIPAZIONI DELLA PROFESSIONE

Quali avvocati per il Diritto di domani?

Bari. Una città allo specchio

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di Francesco De Palo

SANITA’/RICERCA

di Alessio Rega

INTERVISTA AL PROF. TOMMASO FIORE DIRETTORE DELL’UNITA’ OPERATIVA DI ANESTESIA E RIANIMAZIONE DEL POLICLINICO DI BARI

Dove la vita è sospesa

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di Marisa Di Bello

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IGIENE / UNIVERSITA’ SOLLECITATA LA PREVENZIONE CON CONTROLLI CHE UTILIZZANO NUOVE TECNOLOGIE

di Daniela Mazzacane

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RICORDI DIRETTORE RESPONSABILE PER 17 ANNI DELLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO E PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI DI PUGLIA E BASILICATA

Valentini, guida per i giornalisti di Nicola Bellomo

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di Claudia Serrano

MEDICINA / UNIVERSITA’

Gianna Nardi, prof. in igiene del cavo orale

L’amore per il Mare

Italo Gentile, l’avvocato scrittore e poeta

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Antonio Brienza, il Maestro

NUOVE LIRICHE DI SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI EDITE DA SCHENA DI FASANO POESIE E RACCONTI DEL PROFESSIONISTA DI FASANO

CELEBRATA A BARI LA GIORNATA NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO

Airc, portatrice di speranza

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di Marisa Di Bello

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INTERVENTI DI COSMO RUPPI, ANTONIO LAFORGIA, ANTONIO ROSSANO, PASQUALE TEMPESTA

SERVIZI / ACQUEDOTTO CAMPAGNA “IMBROCCHIAMOLA” PROMOSSA DALL’ACQUEDOTTO PUGLIESE

Acqua di rubinetto, a tavola! di Claudia Serrano

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ECONOMIA / COMMERCIO L’AZIENDA BARESE OPERA DAL 1925. INTERVISTA ALL’AMMINISTRATORE MICHELANGELO LIUNI

Profumeria Pepe, tradizione che si rinnova di Claudia Serrano

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ECONOMIA RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO REGIONALE BANCHE -IMPRESE DI ECONOMIA E FINANZA PRESIEDUTO DALL’ING. MICHELE MATARRESE

Puglia, economia in discesa

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ECONOMIA / CREDITO PROVVEDIMENTO STRAORDINARIO PER FAVORIRE L’ACCESSO AL CREDITO

La Banca Popolare di Puglia e Basilicata stanzia 50 milioni di euro per le Pmi 37 ATTUALITA’

Flash di cronache Valentini, ricordato così 18 e annunci di Daniela Mazzacane 39 nelmese - 11/2008 - 3


UNIVERSITA’ LUM / DIRITTO

Quali avvocati

per il Diritto di domani?

Interessante seminario alla Università LUM di Casamassima sul ruolo del giurista e sulle future emancipazioni della professione organizzato in collaborazione con l’Ordine provinciale degli Avvocati di Bari e della Camera Civile del Foro di Bari. La prestigiosa partecipazione del presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone

di Francesco De Palo

Emanuele Degennaro “Il mito del giurista completo è ormai al tramonto, dal momento che occorrono nuove figure di specialisti capaci di incarnare le esigenze sempre più diversificate ed approfondite”. Così il prof. Roberto Martino, preside della Facoltà di Giurisprudenza all’Università Lum “Jean Monnet” di Casamassima, di cui è Rettore il dott. Emanuele Degennaro, nel dare avvio ai lavori del seminario “Formazione del giurista: modelli di avvocatura e deontologia professionale”, organizzato dalla stessa Lum e dall’Ordine provinciale degli Avvocati di Bari e dalla Camera Civile del Foro di Bari. Un focus puntato sulle prospettive professionali ed umane dei giuristi di domani, con un occhio rivolto alla legislatura corrente non esente da sovrapposizioni con i recenti decreti. L’evento ha registrato la presenza di illustri relatori, tra cui Vincenzo Carbone primo presidente della Corte di Cassazione, Franco Cipriani ordinario di Diritto processuale all’Università degli Studi di Bari, Emmanuele nelmese - 11/2008 - 4

Vincenzo Carbone Virgintino presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari e Giovanni Schiavoni consigliere segretario, Gaetano Di Muro avvocato, Nicola Picardi ordinario di Diritto processuale civile all’Università La Sapienza di Roma, Elena Kundriatvseva associato di Diritto processuale civile Università di Miskolc (Ungheria), Giuliano Scarselli ordinario di Diritto processuale civile Università di Siena. L’Italia è al centosettantesimo posto al mondo per efficienza della giustizia. Inoltre, il testo normativo della professione forense è fermo al 1933: due elementi che secondo il presidente Carbone devono far correre ai ripari quanto prima. Si pensi che in Francia il numero degli avvocati cassazionisti è poco superiore al centinaio, mentre nel nostro Paese sono ben 60mila. “Chiediamoci il senso e l’utilità di questa disparità - ha riflettuto Carbone - senza dimenticare che già nel 1923 il Calamandrei riteneva elevatissimo il

Roberto Martino numero degli avvocati”. Il ragionamento, ha ammonito l’avv. Di Muro, va portato avanti tenendo ben presente anche il numero degli avvocati che a seguito della pratica, vengono inseriti in un mercato già saturo. Dati che secondo il presidente dell’Ordine, avv. Virgintino, debbono far riflettere, per giungere ad una rivisitazione di procedure e modus operandi. Secondo il prof. Scarselli sono due i modelli sociali all’interno dei quali l’avvocato svolge la propria opera: nel primo l’avvocato risulta molto libero nello svolgimento della propria prestazione e tende addirittura a diventare imprenditore. Di conseguenza dovrebbe operare sul mercato secondo le leggi imprenditoriali. Nel secondo il giurista è sì libero ma si discosta sensibilmente dalla pratica imprenditoriale, rimanendo ancorato alla visione tradizionale. La differenziazione è utile per introdurre una delle riflessioni più sentite dall’intera categoria, ovvero quella relativa al decreto Bersani sulle liberalizzazioni delle


Giuliano Scarselli e Emmanuele Virgintino

Elena Kundriatvseva professioni, che aveva tra le sue proposte l’eliminazione dei minimi tariffari e la possibilità per il singolo professionista di pubblicizzare i propri servizi. Infatti l’Antitrust aveva manifestato l’esigenza che il codice deontologico forense eliminasse alcuni limiti, come quello di riconoscere una percentuale a chi portava “in dote” un cliente, o a chi effettuava pubblicità comparativa nell’ambito di quella che è stata definita “pratica per l’accaparramento della clientela”. Ma il Consiglio Nazionale Forense, con delibera del 12 luglio 2008, ha detto “no” all’Antitrust, aprendo formalmente il dibattito intorno alla questione. Il perno centrale su cui confrontarsi, ha poi precisato il presidente Carbone, è proprio il limite tra professionista ed imprenditore, all’interno del quale sarebbero necessarie regole chiare, etica ed interpretazioni comuni. Da qui la domanda del prof. Scarselli, “ma vi è un interesse dell’intera cittadinanza o solo quello del singolo professionista da considerare e caldeggiare?”.

Franco Cipriani

Giovanni Schiavoni Innanzitutto è utile partire da quelli che sono considerati i punti fissi normativi. Dopo l’introduzione del Decreto Bersani, le condotte che prima erano perseguibili dal codice deontologico forense sono di fatto e, in parte, ammesse. “Ben vengano norme innovative - ha sentenziato l’avv. Schiavoni - ma non appare condivisibile il fatto che esse in seguito non vengano applicate, dal momento che proprio il decreto Bersani contrasta con l’ordine professionale”. Un richiamo ad una maggiore praticità di regole e competenze è venuto dal prof. Picardi, secondo il quale le conoscenze hanno senso se sono indirizzate verso una finalità tangibile. “Siamo in presenza di molti elementi spesso in conflitto tra loro. Il nuovo ordinamento è ancora da pianificare e la colpa credo sia di noi tecnici che forse non abbiamo utilizzato gli strumenti più adatti per questa modifica”. Come uscire dunque da questa

Nicola Picardi

Gaetano Di Muro empasse, anche al fine di consegnare alle future generazioni una professione snella e moderna? Il prof. Cipriani non ha dubbi, quando sostiene che “a nulla servirebbero ulteriori modifiche, come ad esempio al codice di procedura civile. Credo invece che un notevole passo in avanti potrebbe essere fatto aumentando il numero dei magistrati e dei giudici di pace”. Nell’occasione sono anche stati presentati i volumi “Codice di procedura civile della Federazione Russa 2003” (Cacucci ed., Bari 2007) e “L’educazione giuridica, 2° ed. voll. 1 e 2” (Cacucci ed., Bari 2008) a cura di Nicola Picardi e Roberto Martino. La scelta del soggetto russo, secondo la prof. Kundriatvseva va nella direzione di dare spazio e visibilità ad un impianto che presenta non pochi elementi di modernità, come la previsione per l’accesso alla giustizia per le procedure ed i ricorsi, per la prima volta introdotto proprio da questo codice nella giurisprudenza russa. nelmese - 11/2008 - 5


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SANITA’ / RICERCA

Airc, portatrice di speranza Celebrata a Bari la Giornata nazionale per la ricerca sul cancro organizzata dalla benemerita AIRC. Gli interventi della vice presidente del Comitato Puglia Mariella Fanelli Carrieri e del direttore scientifico dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, Angelo Paradiso. Particolarmente incisiva la relazione di Emilio Bombardieri direttore dell’Unità operativa di medicina nucleare dell’I.N.T. di Milano. La testimonianza di una giovane ricercatrice Antonia Bellizzi

di Alessio Rega Negli ultimi anni la lotta contro il cancro ha fatto notevoli progressi. In questa complicata e dura battaglia la ricerca scientifica svolge un ruolo fondamentale, dal quale non si può assolutamente prescindere. Le conoscenze acquisite nel corso dei decenni devono, infatti, essere costantemente integrate con le nuove scoperte che ogni giorno vengono realizzate grazie agli sviluppi tecnologici e al costante impegno di coloro che, tra tante difficoltà, fanno ricerca. Il connubio sempre più stretto tra l’esperienza dei medici e la creatività dei giovani ricercatori rappresenta, oggi, la struttura portante della moderna oncologia e contemporaneamente il punto di partenza per l’individuazione e la messa in atto di nuove e più efficaci cure e terapie contro il cancro. È, dunque, estremamente importante che le innovazioni si affianchino in maniera sempre più costante a quegli approcci e ai quei metodi che in questi anni hanno permesso di salvare o migliorare la vita di molte persone. Questa sinergia tra medici e ricercatori, “Il valore dell’esperienza. Il bisogno dell’innovazione”, è stato il tema scelto quest’anno dall’Airc (Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro) per il tradizionale appuntamento con la Giornata nazionale per la ricerca sul cancro. Il tema intende sottolineare il legame necessario tra le conoscenze dei clinici che lavorano da tanti anni contro la malattia e il supporto dei giovani studiosi, il cui contributo è uno strumento fondamentale di forza e di crescita della ricerca sul cancro. Sull’argomento si è parlato nell’incontro organizzato dal Comitato regionale Airc presso la sala convegni della Camera di Commercio di Bari. Nell’occasione Mariella Fanelli Carrieri, vice presidente del

La dott. Mariella Fanelli Carrieri vice presidente del Comitato Airc Puglia Comitato Puglia, ha sottolineato il prezioso ruolo svolto dall’Airc, ricordando come l’Associazione sia il polo privato più importante per il finanziamento della ricerca. L’opera dell’Airc si esplica non solo nella raccolta fondi, ma anche e soprattutto nell’assegnazione ed erogazione di borse di studio in favore dei giovani ricercatori atte ad evitare, o quantomeno ridurre, la cosiddetta fuga dei cervelli. Il contributo dell’Airc consiste, inoltre, nella sensibilizzazione e nella diffusione di una corretta informazione sul cancro e sui relativi progressi della ricerca, rivolgendo la sua attenzione in modo particolare ai giovani e agli studenti. La parola è poi passata ad Angelo Paradiso, direttore scientifico dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, il quale ha ripercorso l’evoluzione dell’oncologia negli ultimi cinquant’anni. Paradiso ha evidenziato come l’incidenza dei tumori tra la popolazione sia in costante aumento, anche se a fronte di questa crescita si registra nello

stesso tempo una netta e progressiva diminuzione della mortalità. Se negli anni cinquanta, la sopravvivenza entro i cinque anni dalla diagnosi della neoplasia era di una persona su cinque, oggi è di una persona su due. Il che significa che mentre prima ammalarsi di tumore voleva dire quasi morte certa oggi, invece, le possibilità di guarigione definitiva sono notevolmente aumentate. A questi notevoli risultati si è giunti grazie proprio alla ricerca e all’innovazione tecnologica. Attualmente, ci sono strumenti che consentono di formulare diagnosi molto precise ed avanzate, nonché di effettuare interventi chirurgici, non più demolitivi come un tempo, quando addirittura

spesso si asportava un intero arto, in grado di rispettare il corpo e di conseguenza la qualità della vita dei pazienti. Particolarmente rilevanti, inoltre, sono stati gli studi sul genoma umano che hanno permesso di approntare una generazione di nuovi farmaci, capaci di sfruttare al meglio le interazioni genetiche e molecolari. Questi aspetti sono stati approfonditi da Emilio Bombardieri, direttoSegue a pag. 20 nelmese - 11/2008 - 7


MEDICINA / UNIVERSITA’ E’ il reparto di anestesia e rianimazione del Policlinico di Bari, diretto dal prof. Tommaso Fiore. Il coma e la donazione degli organi. Intensa attività di ricerca sui problemi di grave insufficienza respiratoria e utilizzo di tecnologie avanzate. Attività sperimentale su topi e maiali per ricavarne informazioni utili alla cura di diverse patologie. Primo studio a livello internazionale sulla mancanza di effetti collaterali nel parto indolore. Un caso limite a Bari: una persona vive da 28 anni in stato vegetativo

Dove la vita è sospesa

Non è semplice contattare il prof. Tommaso Fiore, seppure telefonicamente, per le varie attività di ricerca e di lavoro che lo tengono costantemente impegnato su diversi fronti. Ordinario di anestesia e rianimazione e direttore di una delle due unità operative del Policlinico di Bari – l’altra è diretta dal prof. Francesco Bruno – deve gestire e sovrintendere con il suo omologo un’organizzazione molto complessa. Infatti, come attività delle sale operatorie sono circa 16 mila gli interventi che vengono effettuati ogni anno, escludendo le anestesie locali, poi c’è l’attività di rianimazione nel reparto di rianimazione generale che al momento consta di 16 posti letto – destinati ad aumentare entro un anno a 24 con la ristrutturazione della vecchia sede, cui si deve aggiungere la ‘sala rossa’ del Pronto Soccorso, attrezzata per la rianimazione, e le terapie intensive di altri reparti – l’attività di terapia intensiva dedicata della cardiochirurgia con 8 posti letto e una terapia intensiva post trapianti (fegato e reni) con 4 posti letto. Numerosa l’équipe medica su cui il prof. Fiore con il suo collega ha responsabilità di verifica e di controllo, composta da tre professori ordinari di anestesia, un professore associato e tre ricercatori universitari, più 65 medici ospedalieri anestesisti. “Se il problema dei posti letto, attualmente insufficienti, sta per essere in parte risolto, con grande sollievo di pazienti e familiari che vengono oggi dirottati verso altre strutture, proprio il trasporto di questi malati - dice il prof. Fiore - priva i reparti, anche se temporaneamente, del personale medico e di quello infermieristico che già carente in tutti i settori, in rianimazione, proprio per la particolarità del reparto, dovrebbe raggiungere il rapporto di uno a uno con il paziente”. “Nel primo caso, il paziente, Infatti, i parenti non hanno dopo un’esplorazione delle sue facile accesso e quindi non funzioni neurologiche, pur non possono fare assistenza, come avendo attività relazionale con avviene per altri ricoveri. Che l’esterno, mostra di avere dei possibilità hanno di stare viciriflessi, tutti o alcuni. Se invece no a un loro familiare? questi sono assenti del tutto, ci “Noi siamo abbastanza liberali in si trova di fronte a un caso di questo perché capiamo le esigenmorte cerebrale”. ze di chi vuole essere vicino ad Come e dopo quanto tempo una persona cara e ne permetviene decretata la morte tiamo l’accesso in alcune ore, ma cerebrale di un soggetto? con la ferma raccomandazione di “Viene seguita una procedura non toccare il paziente”. molto rigorosa come previsto Pazienti in coma. Quali paradalla legge, da una commissiometri indicano che si tratta di ne composta da un neurologo, coma reversibile o irreversibiun rianimatore diverso da quelle? nelmese - 11/2008 - 8

di Marisa Di Bello lo che ha fatto la diagnosi e un medico legale, i quali si avvalgono anche di tecnici e prove strumentali per un’osservazione che si protrae nell’ arco di sei ore”. A quel punto, come si comunica ai parenti che purtroppo non c’è più niente da fare ed eventualmente si avanza la richiesta della donazione degli organi? “Abbiamo un’organizzazione regionale che prevede in ogni reparto di rianimazione medici e infermieri appositamente formati con corsi frequentati in Italia e anche all’estero, che conoscono il modo più opportuno per approcciare i parenti. A farlo è però sempre un medico”. E la reazione? “Abbiamo un 40% di dinieghi. La legge italiana attualmente prevede che i familiari possano esercitare una sorta di testimonianza di volontà del paziente ed eventualmente opporsi”. Da che dipende? Si tratta di pazienti giovani e quindi per i genitori la decisione è difficile? “Di giovani ne vediamo sempre meno perché sono aumentati i morti sulla strada. La situazione per cui si va incontro alla morte cerebrale è prevalentemente legata a malattie spontanee, emorragie cerebrali, disturbi cardiova-


Il prof. Tommaso Fiore scolari cerebrali che sono le cause principali. Nelle donazioni, infatti si nota uno spostamento verso l’alto dell’età”. Allora si tratta di un fatto culturale? “Non solo. Intanto non è facile accettare l’idea della morte, quando ancora il paziente respira, anche se grazie alle macchine. Poi, molto dipende dal percorso sanitario del paziente. Se è stato buono, nel senso che le cure prestategli in precedenza sono state tempestive e giuste, c’è una maggiore predisposizione a quell’atto di solidarietà che è la donazione. Se invece i familiari ritengono di non aver ricevuto sufficiente attenzione e il servizio sanitario è stato poco efficiente con il loro congiunto, sono meno disponibili a dare il consenso. Questo, infatti, è diventato quasi la cartina di tornasole del buon funzionamento del servizio sanitario”. Quando si decide di staccare i tubi? “Quando c’è stato l’accertamento della morte cerebrale perché in questo caso è come se il corpo non avesse più la testa e allora viene interrotta la ventilazione artificiale”. Nel caso di Eluana Englaro, in stato vegetativo persistente da 16 anni, perché non sono stati staccati i tubi? “E’ una situazione diversa perché se la parte del cervello che permette la vita relazionale è andata perduta in maniera irreversibile, sono rimaste quelle parti del cervello che consentono una vita vegetativa come la regolazione del

respiro”. A lei è capitato di avere un caso simile? “Si. E’ un caso che mi sta particolarmente a cuore, un paziente pugliese di cui per discrezione non faccio il nome, in stato vegetativo persistente più lungo della nostra storia e, penso, più lungo al mondo. Si tratta di un persona che ha avuto un arresto cardiaco a 20 anni nell’80 e che ora, a 48 anni, è ancora vivo, assistito in casa dalla madre ormai vecchia e dalla famiglia della sorella davvero encomiabile in questo compito. Il carico sulle famiglie in tali casi è infatti enorme”. Quanto dura la degenza in ospedale di questi pazienti e qual è il loro percorso successivo? “Il paziente in coma prolungato, dopo un periodo di stabilizzazione, quando è autonomo dal punto di vista respiratorio, anche attraverso le macchine, viene trasferito in ambienti di neuroriabilitazione intensiva che in Puglia ha solo il centro di Villa Verde, a Lecce. Dopo un paio di mesi, se il paziente è stazionario, la famiglia viene invitata ad attrezzarsi per tenerlo a casa”. I parenti, quando vengono in reparto, cercano di stimolare il paziente con cassette o parlandogli per provocarne qualche reazione? “All’inizio, il paziente viene lasciato tranquillo, anche inducendo un coma farmacologico, perché il cervello ha subìto un danno. Poi, si cerca di provocarne qualche reazione, non solo in questo modo, ma anche con una fisioterapia passiva che non lasci il corpo immobile a lungo”. Alcune persone uscite dal coma, parlano di luce abbagliante, di sospensione del corpo e di altri fenomeni strani. A lei è capitato di ascoltare tali racconti? “No. Molto raramente qualcuno ha riferito di sensazioni strane, le più diverse, nei casi di morte improvvisa in cui il paziente viene rianimato all’istante con scosse elettriche, come è capitato ad un collega che ha avuto

una fibrillazione ventricolare ed è caduto a terra proprio in ospedale. Niente però di tutto quello che viene raccontato. Anzi, nella stragrande maggioranza, i pazienti tendono a rimuovere non solo il periodo del coma, ma anche quello trascorso da svegli nell’intensiva”. Il vostro lavoro nel reparto non riguarda naturalmente solo questo… “Infatti è un lavoro molto meno appassionante, rivolto in gran parte a pazienti che hanno vicende più riconoscibili dal punto di vista clinico. Ci occupiamo di problemi di insufficienza respiratoria acuta con una serie di attività di ricerca, soprattutto per quanto riguarda una patologia che si chiama distress respiratorio dell’adulto che porta ad una grave ipossia, potenzialmente reversibile. Si tratta di curare pazienti non in coma, fortemente ipossici, cioè con ossigenazione molto bassa, che devono essere assistiti con la ventilazione artificiale”. Quando si parla di ventilazione artificiale, si pensa ad una macchina che, una volta avviata, svolge il suo compito quasi come un elettrodomestico. E’ così? “Niente affatto. Abbiamo ventilatori artificiali molto complessi che specie se i polmoni sono fortemente compromessi, richiedono una tecnica raffinata e precisa che va adattata non solo al soggetto, ma alle varie fasi della sua patologia. Abbiamo anche una notevole esperienza di sistemi di depurazione extracorporea, e non mi riferisco solo alla dialisi, ma anche all’assorbimento su filtri di tossine che vengono rimosse, migliorando l’emodinamica e anche la respirazione. Ci sono molte tecniche aggiuntive alla ventilazione artificiale, di sostegno del circolo, macchine che parzialmente sostituiscono il cuore. Tutte le rianimazioni sono caratterizzate da reparti con tecnologie molto avanzate”. Lei con la sua équipe conduce anche un’attività di ricerca molto intensa in vari settori. Ce ne accenna qualcuna? “Abbiamo due attività sperimentali su animale. Una sul cuore isolato di ratto per studiarne nelmese - 11/2008 - 9


caratteristiche della funzione, allo scopo di proteggere il cuore nelle situazioni in cui il flusso coronario si interrompe. L’altra sul maiale, prevalentemente legata allo studio del distress respiratorio dell’adulto poiché è possibile riprodurre questa situazione nell’animale. Poi c’è tutta una serie di studi su molte patologie respiratorie, su alterazioni del fegato e renali in terapia intensiva, mentre altri gruppi diretti dal prof. Bruno sperimentano sulla terapia del dolore, in cui il mio collega ha una grande esperienza. Insieme abbiamo lavorato molto, nello studio degli effetti

sull’intestino della circolazione extracorporea, nella sperimentazione di nuove macchine di monitoraggio per la sala operatoria, macchine per lo studio del cervello, durante l’anestesia, che ci permettono di avere una serie di informazioni che poi vengono trasferite nello scenario clinico ordinario”. C’è uno studio riconducibile esclusivamente al suo gruppo di ricerca? “Siamo stati primi a livello internazionale a pubblicare una metanalisi sugli effetti del parto indolore, dimostrando che non

PROF. TOMMASO FIORE, nato a Bari nel 1948, maturità classica 1966, laurea in Medicina e Chirurgia, Università di Bari, novembre 1972, specializzazione in Anestesia e Rianimazione, Università di Bari, 1975, ha svolto l’intera carriera universitaria presso l’Università degli Studi di Bari, Istituto di Anestesiologia e Rianimazione: assistente incaricato (1 aprile 1973), contrattista universitario (novembre 1974-settembre 1976), assistente ordinario (dal 16/11/1976), con qualifica di aiuto (dal 14/11/1979), professore associato di Anestesiologia e Rianimazione (dal 7/4/1983), Professore Straordinario di Anestesia Generale e Speciale Odontostomatologica (dal 01/8/1986), Professore Ordinario della stessa disciplina (dal 01/8/1989), professore ordinario di Anestesiologia e Rianimazione (C.L.O.P.D.) (dal 01/11/1994), Professore Ordinario di Anestesiologia e Rianimazione (C.L.M.C.) dal 6/6/2001. E’ stato Presidente C.E.I. Ente Ecclesiastico “Miulli” Acquaviva delle Fonti (Ba), dalla costituzione a tutto il 2006 e componente del C.E.I. del Policlinico di Bari fino al 2007. E’ stato esperto” del Consiglio Superiore di Sanità nel triennio 2003-2005. Componente Consiglio di Amministrazione Università degli Studi di Bari dal 1 novembre 2005 Attività didattiche Oltre all’insegnamento di cui è titolare, il prof. Fiore insegna nelle Scuole di Specializzazione in Anestesiologia e Rianimazione, Cardiochirurgia, Chirurgia d’Urgenza, Chirurgia dell’Apparato Digerente, Chirurgia maxillo-faciale e Dermatologia. E’ stato irettore dall’Anno Accademico 1993-1994 a quello 1999-2000 della Scuola di Specializzazione di Odontostomatologia dell’Università degli Studi di Bari.E’ stato per due volte direttore della Scuola di Specializzazione di Cardiochirurgia dell’Università degli Studi di Bari. E’ stato inoltre docente del Dottorato di Ricerca in “Fisiologia” (indirizzo Cardiovascolare), sede amministrativa Università di Torino. Attività Assistenziali Responsabile del Centro di Rianimazione annesso all’Istituto di Anestesiologia e Rianimazione (in qualità di aiuto universitario e successivamente di nelmese - 11/2008 - 10

fa alcun danno. Anzi, fa bene. Uno studio pubblicato sulla maggiore rivista internazionale, Anesthesiology”. Studio intenso, coronato da successi. Sente di dovere qualcosa a qualcuno? “Abbiamo avuto grandi maestri e cerchiamo di seguirne le orme. Non possiamo dimenticare il prof. Sebastiano De Blasi che è stato un pioniere dell’anestesia in Italia e il prof. Antonio Brienza che ha aperto nel ’67 la prima sala di rianimazione al Sud”. Marisa Di Bello

Professore Associato) dal 1979, ha diretto il II Settore del Servizio Centralizzato di Anestesia e Rianimazione del Policlinico di Bari dal novembre 1984 al marzo 1994. Dal 14/04/1997 al 30/4/2001 ha diretto il V Settore del Servizio di Anestesia e Rianimazione del Policlinico di Bari (Cardioanestesia). Dal 1° maggio 2001 dirige la U.O.C. di Anestesia e Rianimazione I della Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Bari. Inoltre svolge attività continuativa anestesiologico-rianimatoria nel settore dei trapianti di organo (rene – fegato - cuore) dal 1985. E’ stato direttore del Dipartimento di Emergenza della stessa Azienda nel biennio 2005-2006. Attività scientifica Svolge regolare attività di ricerca scientifica nel campo della Anestesia e Terapia Intensiva, con particolare riferimento alla emodinamica e meccanica respiratoria. Altre Attività Istituzionali Componente C.E.I. A.U.S.L. Bari. Consorzi Universitari di Ricerca Componente del Comitato Scientifico della Società “Consorzio di Ricerca DIGAMMA” (elaborazione di immagini in campo biomedico ed altri). Regione Puglia Componente Centro regionale riferimento Trapianti d’Organo. Consulente dell’Assessorato alle Politiche della Salute (Regione Puglia) dal giugno 2006 al giugno 2007 e della Presidenza della Giunta Regionale Pugliese per la Sanità dal giugno 2007 ad oggi. Componente del tavolo Sanità Elettronica Regione Puglia, del gruppo di lavoro Prontuario Terapeutico Regionale, Regione Puglia, del gruppo Verifica Accreditamenti, Regione Puglia, del Nucleo di Valutazione Progetti Finanziati Assessorato Sanità, Regione Puglia. Società Scientifiche Componente del Comitato Direttivo Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) nei trienni1991-1994 e 19972000. Componente del comitato direttivo del Collegio dei Professori Ordinari di Anestesia e Rianimazione (CPOAR) nel triennio 2003-2005.


Antonio Brienza, il Maestro

Ricordi del prof. Tommaso Fiore e del prof. Marco Ranieri, da Torino L’intervista al prof. Tommaso Fiore si e Rianimazione al Policlinico univerconclude con un cenno al suo predecessitario “Molinette” di Torino, nonchè sore il prof. Antonio Brienza scomparso professore ordinario di quella specialità nel 2001 a 68 anni che ha aperto nel presso l’Ateneo torinese, intervistato 1967 la prima sala di rianimazione al da NelMese nel marzo 2007, ci inviò un Sud. ricordo del suo Maestro. Lo stesso prof. Fiore insieme al prof. Così scrisse: “Antonio Brienza è stato il Francesco Bruno all’indomani della primo cattedratico di Terapia Intensiva scomparsa dell’illustre docente scrisdella storia dell’Università italiana. sero su “Il Policlinico di Bari” (come è Alla fine degli anni 50 ha iniziato, in riportato nel volume Scienziati di Puglia una “piccola” città del Mezzogiorno di Adda Editore) che “Abbiamo passad’Italia quello che si iniziava a fare solo to quasi trent’anni con il prof. Brienza: nelle più grandi e prestigiose Università Il prof. Antonio trent’anni di rapporti quotidiani intenamericane e del Nord Europa: trattaBrienza, barese, re con tecniche innovative di supporto sissimi, umani e professionali. Mille volte abbiamo dovuto inventarci soluzioni a scomparso nel delle funzioni vitali malati gravi ed in problemi che sembravano insormontabi- 2001 a 68 anni condizioni critiche. li, mille volte siamo ricorsi al suo parere La sua cultura, la sua intelligenza, il e alla sua guida. Con il prof. Brienza si parlava suo carisma hanno fatto della Rianimazione del di tutto, di letteratura, di politica, di scienza: Policlinico di Bari un centro di riferimento per la era un uomo con un grande senso delle istituzioterapia intensiva. Nel suo studio, a notte fonda e ni, universitario nel vero senso della parola cioè tra il fumo dei suoi sigari, è cresciuta una genelegato all’università, al suo significato convinto razione di intensivisti che a Bari, in Italia e nel che non c’è paese al mondo che voglia dirsi civile mondo oggi rappresenta l’eccellenza di una giovache possa fare a meno di un luogo dedicato alla ne disciplina che salva migliaia di pazienti. formazione superiore. Per questo amava e rispetCi chiamava ‘i ragazzi di Via Panisperna’ (l’inditava i suoi studenti soprattutto quelli della Scuola rizzo dell’Istituto di Fisica dell’Università di Roma, di Specializzazione che dirigeva, cui ci invitava a dove Enrico Fermi con i suoi ‘ragazzi’ Edoardedicare ogni energia. Il prof. Brienza è riuscito a do Amaldi, Franco Rasetti, Emilio Segrè, Bruno fare ricerca in un settore difficile e nuove, quello Pontecorvo Oscar D’Agostino ed Ettore Majorana, della Terapia Intensiva, costruendo con tenacia, scoprì la fissione nucleare). Enrico Fermi ha vinto una Scuola di cui ci onoriamo di farne parte. Oggi premi Nobel, il professor Brienza ha vinto la gracolleghi formati nella scuola barese sono spartitudine di tutti i suoi pazienti ed il fiore con cui si nell’intero paese: per ciascuno di essi egli ha tutti noi, i suoi ‘ragazzi’, ogni giorno idealmente avuto momenti di plauso e di severità, al momen- lo ringraziamo per quello che ci ha insegnato”. to opportuno, perchè era anche un uomo ruvido”. Marco Ranieri, uno dei suoi “ragazzi” Uno dei suoi allievi il prof. Marco Ranieri, barese, 48 anni, direttore del Dipartimento di Anestasia

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IGIENE / UNIVERSITA’

Gianna Nardi, prof.

in igiene del cavo orale Sollecita la prevenzione anche per questo organo con controlli che utilizzano nuove tecnologie. Docente in varie Università italiane e autrice di video e libri didattici. Come concilia il suo lavoro con la famiglia di Daniela Mazzacane

Il giorno che ho conosciuto Gianna Nardi lo ricordo ancora,ero emozionata perche’ mi stavano presentando una delle ragazze piu belle e ambite di Bari.Ma non solo per questo, anche perchè Gianna come me, lavorava presso un’agenzia di moda come fotomodella e lei era la piu’ richiesta in assoluto tanto da lavorare spesso anche per “Vogue” una delle piu’ importanti riviste di moda.In definitiva per me che all’epoca ero una ragazzina,lei era un mito. Quel giorno avevano bisogno per un servizio fotografico di due modelle e cosi come seconda chiamarono me.Mi sembrava irreale poter lavorare al fianco di Gianna Nardi: fu una delle piu’ grandi soddisfazioni della mia vita.Da quel momento si e’ instaurata tra di noi una incredibile sintonia tanto da farci diventare grandi amiche,per anni abbiamo lavorato insieme per svariati servizi fotografici pubblicati su importanti riviste di moda. Ovviamente poi abbiamo dovuto scegliere le nostre strade perche’ quella non poteva essere la nostra principale attivita’ e cosi lavorativamente ci siamo separate,ma noi continuiamo ad essere grandi amiche anche se esistono lunghi periodi in cui non riusciamo a vederci a causa dei nostri impegni. Gianna ha dimostrato in tutti questi anni di essere una di quelle donne che non si arrendono. Infatti attualmente ricopre ruoli di grande spessore. Gianna Nardi è laureata in Igiene dentale e insegna presso varie università. E’ sposata con il prof. Roberto Grassi direttore della Clinica Odontoiatrica dell’Università di Bari. Gianna, il tuo motto e’ “Non aver nelmese - 11/2008 - 12

paura di avere coraggio” perche’? Veramente è un grande segnale di un grande uomo come Papa Wojtyla. Penso che nella vita chi non fa non sbaglia, e se si è spinti dall’amore per un’idea che possa essere condivisa con altri, l’energia positiva diventa patrimonio di tutti per tutti. Ci sono esperienze particolari che ti hanno dato la grinta di realizzare tutto quello che hai? Quando ero piccola osservavo la tenacia di mia madre che, come casalinga e madre aveva una forza incredibile ed era instancabile. Rinunciava a se’ stessa perche’ per lei il suo obiettivo era crescere la sua famiglia. Dall’altro ammiravo mio padre, un grande lavoratore,sempre fuori casa ad inseguire i goals nella azienda per cui lavorava. Sono stati loro il mio esempio. Hai nostalgia degli anni in cui lavoravi come fotomodella? Ogni qualvolta mi capita di guardare o leggere notizie in merito al mondo della moda o dello spettacolo, o quando incontro ragazze che come te hanno con me condiviso quelle esperienze,li ricordo con tanta simpatia e tenerezza,e alcune volte penso che oggi i giovani hanno tante opportunita’ in piu’ se vogliono rimanere in questi ambiti. E’ stato bello ma amo anche quello che faccio ora. Qual e’ la cosa che ti gratifica di piu’ di quello che fai? In qualita’ di ricercatore della Facolta’ di Medicina e Chirurgia dell’Universita’ “La Sapienza” di Roma nel Dipartimento di Odontostomatologia e’ alquanto stimolante creare protocolli di ricerca per migliorare o testare le tecnologie e le terapie in ambito preventodontico. Non e’ facile portare avanti la ricerca come vorresti perche’ non sono molti i fondi a disposizione.

La prof. Gianna Nardi A gratificare tanto il mio lavoro e’ l’insegnamento. Oltre al mio Ateneo romano, ho delle docenze nel Corso di Laurea in Igiene Dentale nell’Universita’ San Raffaele di Milano e presso l’Universita’ di Modena. Il contatto con gli studenti ti da’ una carica in piu’ per essere sempre aggiornata, studiare le evidenze scientifiche che la letteratura internazionale ti mette a disposizione, sperimentare nuove strade terapeutiche di prevenzione primaria e secondaria per preparare il cittadino alla salute del cavo orale. Che valore dai alla famiglia? La famiglia e’ il valore primario,anche se credo che e’ profondamente diversa l’interpretazione che le coppie di oggi ne danno.La mamma era quella pronta a rinunciare di lavorare e sceglieva, come mia madre ,di rinunciare a proprie velleita’.Oggi noi mamme ci siamo sobbarcate di un carico di lavoro non indifferente tra l’impegno in casa, che comunque c’e’,e il lavoro fuori che deve essere di qualita’ e richiede tanta attenzione. Abbiamo dimostrato di essere capaci in quasi tutto ma abbiamo rinunciato


a quell’appoggio morale e forse tenero che hanno avuto le nostre madri. Riesci nonostante i tuoi impegni a ricavare del tempo per te stessa? Hai qualche interesse particolare? Mi piace tanto il cinema e lo seguo con interesse. Infatti faccio parte dell’Accademia del cinema italiano. Scrivo per alcune riviste di settore odontoiatrico che mi portano ad intervistare e conoscere personaggi

scelti non dimenticando la famiglia e gli amici,che sempre e comunque ti ritrovi per tutta la vita. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Mi sto dedicando all’Accademia di prevenzione odontostomatologica “Il Chirone” E’ un movimento di opinione che divulga la prevenzione vissuta come salute del cavo orale in link con le altre parti dell’organismo.

interessanti nel mondo della cultura e dello spettacolo.Mi piace la musica e quando posso con amici canto volentieri. Dipingere e’ stata sempre la mia passione,ma ora che ho meno tempo faccio delle belle fotografie.Un grande rammarico e’ la palestra da me poco frequentata e i libri che spesso compro ma non riesco a finire. Ritieni di dover ringraziare qualcuno per quello che sei diventata come donna e come professionista? Mi sento di chiedere scusa alla mia famiglia e in particolare a mia figlia se, alcune volte, non sono stata presente fisicamente “sempre” come lei da piccola avrebbe voluto, e un grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto magari anche solo con un sorriso. Se tornassi indietro rifaresti tutto? Quasi tutto.La maturita’ ti porta a fare delle scelte diverse,ma sicuramente il mio motto e’: Comunque vada, sarà ed è stato un successo! Ti senti invidiata? Qualcuno ha detto che il successo e’ l’unica cosa che non ti viene perdonata. Forse e’ vero.Ma credo che un grande antidoto sia credere in quello che fai e andare avanti per la strada che si e’

Quest’anno e’ dedicato alla prevenzione dei tumori del cavo orale. Purtroppo si parla poco del cancro orale ed invece l’eta’ a rischio di contrarlo e’ scesa a 40 anni. Cerchiamo di informare l’opinione pubblica ed anche tutta la classe medica,odontoiatri,medici di famiglia,igienisti ,di invitare i cittadini a fare lo screening attraverso nuove tecnologie. Oggi con una visita di qualche minuto, apparecchiature che utilizzano fluorescenze possono intercettare delle situazioni nel cavo orale a rischio che l’occhio nudo puo’ non vedere.Sul territorio italiano abbiamo organizzato diversi eventi in piazza per l’informazione e per lo screening. Visitando il sito www.accademiailchirone.it tutti possono leggere gratuitamente informazioni che riguardano la salute del cavo orale e conoscere che tenendo il cavo orale sano possono evitare di far ammalare altri organi.Tanti luminari hanno dato la loro disponibilita’,oltre a giornalisti che divulgano su varie testate le informazioni.

GIANNA NARDI, barese, si diploma in “Maturita’ Magistrale” nel 1977. Nel 1980 consegue il diploma di Igienista Dentale presso la scuola diretta a fini speciali della facolta’ di Medicina e Chirurgia dell’Universita’ degli Studi di Bari. Nel 1981 fonda l’AIDI, associazione igienisti dentali, e si dedica al riconoscimento giuridico della categoria. Fa parte della commissione del Ministero della Sanita’ per il riconoscimento giuridico della figura dell’igenista dentale. Ricopre l’incarico di Presidente degli Igienisti Dentali dal 1981 al 1996. Nel 2003 si laurea in Igiene Dentale presso l’Universita’ degli studi La Sapienza di Roma. Nel 2006 consegue la laurea specialistica in Tecniche Assistenziali presso l’Universita’ di studi Magna Grecia di Catanzaro. Autrice di 20 testi, video e libri didattici; 70 pubblicazioni su riviste del settore nazionali ed internazionali; 190 e piu’ relazioni a congressi nazionali ed internazionali. Docente in varie Universita’ Italiane tra cui La Sapienza a Roma e San Raffaele a Milano. Vincitrice di sei premi di cui due alla carriera. Ideatrice e fotografa di due calendari a scopo benefico sulla divulgazione della prevenzione delle malattie orali per la Lega del Filo d’Oro. Ideatrice di manifestazioni nel sociale e promotrice della prevenzione in trasmissioni televisive. Attualmente vice presidente dell’Accademia di Studi e Ricerche di Odontostomatologia e Prevenzione Odontostomatologica “Il Chirone”.

Per informazioni: Sorriso.it tel. 0805247297 fax 0805247349 Via Celentano 16 70121 Bari giannanardi@libero.it www.accademiailchirone.it

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NOVITA’ NOVEMBRE 2008 F.S. VINGIANI / I. SANTORO

L’ORDINAMENTO UNIVERSITARIO Annotato e coordinato - 4^ edizione

ISBN 9788884227669 - pp. 2095 - E. 200,00 AA. VV.

SISTEMA PENALE E SICUREZZA PUBBLICA Commento alla legge 24 luglio 2008 n. 125

ISBN 9788884227720 - pp. 230 - E. 22,00 C.M. TORRE / A. ANGIULI RETI E PERCORSI DI COOPERAZIONE NELLA PIANIFICAZIONE ISBN 9788884227881 - pp. 212 - E. 16,00 G. DA MOLIN / B. MORETTI LA CULTURA DELLA VITA Indagini sociodemografiche sui giovani ISBN 9788884227829 - pp. 158 - E. 15,00 A. CORVINO La comunicazione della strategia nel governo dell’azienda ISBN 9788884227836 - pp. 214 - E. 18,00 C. DE BELLIS Scritti di diritto amministrativo ISBN 9788884227850 - pp. 542 - E. 40,00 nelmese - 11/2008 - 14


RICORDI

Valentini, guida per i giornalisti

Scomparso nell’agosto scorso è stato per un lungo periodo un sicuro punto di riferimento del giornalismo pugliese, lucano e meridionale. Direttore responsabile per 17 anni della Gazzetta del Mezzogiorno, è ricordato soprattutto per le sue doti di equilibrio, per l’attaccamento al lavoro e per la sua signorilità

Oronzo Valentini direttore responsabile de La Gazzetta del Mezzogiorno per 17 anni. Accanto l’edificio che ha ospitato il giornale per molti decenni nell’allora Piazza Roma, ora Piazza Moro, realizzato su progetto dell’architetto Salvatore Dioguardi. padre del prof . Gianfranco. Fu demolito nel 1971 e fu così distrutto uno dei simboli più significativi della città

13 GIUGNO 1970. Inaugurazione della sede di Nelmese, in via Suppa 12. Da destra, il direttore responsabile del periodico Nicola Bellomo accoglie il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Oronzo Valentini insieme alla figlia Cecilia e la consorte Rita Buttiglione madrina dell’inaugurazione nello stesso giorno della Galleria Arte Spazio di cui è stata titolare per 32 anni Consiglia Manzionna Bellomo (Photopress Pupilla)

di Nicola Bellomo

Oronzo Valentini è stato per molti decenni il protagonista del mondo giornalistico pugliese e lucano con riflessi su quello meridionale. Alla sua scomparsa in un afoso giorno d’estate, il 13 agosto, era il decano della categoria: 86 anni, con 67 anni di iscrizione dapprima all’Albo dei Giornalisti professionisti e dal 1963, con la nuova legge in materia, all’Ordine dei Giornalisti. Valentini ha iniziato quindi a 19 anni e per lunghi anni ha svolto un’intensa attività giornalistica con diversi incarichi professionali nonché di rapppresentanza associativa e della categoria. Fu dapprima presidente dell’Associazione della Stampa di Puglia e Basilicata e quindi presidente dell’Ordine dei Giornalisti. Di qui l’intima esigenza di rendere omaggio alla sua memoria nelmese - 11/2008 - 15


SETTEMBRE 1957 .Conferenza stampa alla vigilia della Fiera del Levante che all’epoca si svolgeva in un locale dell’ingresso monumentale.Da sinistra, si riconoscono i giornalisti Nino De Feudis, Piernicola de Leonardis, Mario Dilio, Nicola Pascazio, Gustavo D’Arpe, Herman Carbone, Aurelio Calitri, Renato Belviso ,il presidente della Fiera Nicola Tridente, il presidente dell’Associazione della Stampa Oronzo Valentini,Michele Cassano , Paolo Catalano, Ettore Brienza in secondo piano, e Nicola Bellomo (foto Julia)

FEBBRAIO 1958. Foto ricordo della festa del Patrono dei giornalisti San Francesco di Sales che all’epoca si svolgeva presso l’Istituto Di Cagno Abbrescia in via San Francesco d’Assisi. Da sinistra, il prefetto Chiapperini, Oronzo Valentini, redattore capo della Gazzetta del Mezzogiorno e presidente dell’Associazione interregionale della Stampa di Puglia e Basilicata, il presidente dell’Amministrazione provinciale Vitantonio Lozupone, il direttore responsabile del quotidiano Luigi De Secly, il direttore amministrativo Giulio Leo, l’arcivescovo di Bari mons. Nicodemo, il comm.Barracano, il sindaco di Bari Nicola Damiani e il segretario provinciale della Democrazia Cristiana Vito Lattanzio (foto Ficarelli)

OTTOBRE 1972 nella nuova sede della Gazzetta del Mezzogiorno: in alto, al centro, il direttore responsabile Oronzo Valentini , il segretario amministrativo Piero Virgintino(in secondo piano), l’amministratore delegato dell’Edisud Paolo De Palma , il vice direttore Bepy Gorjux , i redattori e il personale della segreteria di redazione (foto Ficarelli) nelmese - 11/2008 - 16


La medaglia per ricordare l’inaugurazione della nuova sede coniata da Mossa Gioiellieri dal 1850, con sede a Bari in via Sparano 70 e nel contempo di ricordarlo degnamente e di additarlo come esempio di grande attaccamento al lavoro, di giorno e di notte, alle nuove generazioni di giornalisti. E’ anche l’occasione per rinnovare ed esternare la mia gratitudine per il fondamentale contributo dato da Oronzo Valentini alla mia formazione professionale quando ero cronista – e talora inviato - della Gazzetta del Mezzogiorno, e per il sostegno morale, sin dai primi passi, alla mia difficile iniziativa editoriale e giornalistica del periodico Nelmese, avviata ben 42 anni fa. Finchè le sue condizioni di salute erano buone, ci incontravamo sempre con grande piacere. Successivamente, quando non è stato più in grado di uscire di casa, il contatto era solo telefonico. Di Valentini, come è stato ricordato all’indomani della sua scomparsa e come si rileva anche dai ”ricordi” che appaiono in altre pagine del periodico, è stato sottolineato, specialmente dai colleghi, la meticolosità nella conduzione del giornale, nel senso che non gli sfuggiva niente, curava nei dettagli la preparazione di ogni numero, indirizzava in pratica il lavoro dei singoli redattori, realizzava i rapporti con l’esterno, con equilibrio e dignità, con la classe politica, con i pubblici amministratori e via di seguito. Giovanissimo fu cronista - testimone - di un avvenimento di eccezionale portata storica per il nostro Paese: il primo congresso, a Bari nel gennaio del 1944,

19 ottobre 1972, alla cerimonia inaugurale della nuova sede della Gazzetta del Mezzogiorno in viale Scipione l’Africano: da sinistra, il presidente del consiglio di amministrazione della Editrice Mediterranea, Leonardo Azzarita con alle spalle, seminascosto, il direttore responsabile della testata Oronzo Valentini, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, l’on. Aldo Moro all’epoca presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, il cronista Nicola Bellomo, l’amministratore delegato Paolo De Palma e il capo cronista Antonio Rossano. Accanto, il Presidente Leone al suo arrivo in treno a Bari in un cordiale incontro con il direttore responsabile della Gazzetta del Mezzogiorno Oronzo Valentini al quale era legato anche da rapporti personali di amicizia. Al centro, il capo ufficio Stampa del Quirinale, Nino Valentino. dei partiti democratici risorti dopo la ventennale dittatura fascista, svoltosi al Teatro Piccinni nonostante l’ostilità della Monarchia e del Governo Badoglio nonchè quella iniziale degli Alleati. La sua attività non è stata solo e prettamente giornalistica. Valentini ha collaborato con Leonardo Azzarita nella ricostruzione democratica della Federazione della Stampa, dell’Albo dei Giornalisti e degli organi previdenziali della categoria. Dapprima redattore capo con direttore responsabile Luigi de Secly, assunse la direzione della Gazzetta del Mezzogiorno nel 1962 mantenendola fino al 1979, un record finora, sembra, nell’ambito del quoti-

diano e ritengo anche in campo nazionale. Nel periodo della sua direzione si sono verificati molti avvenimenti di grande rilevanza, come le alterne vicende del Centro-Sinistra, la contestazione giovanile del 1968, il fenomeno del terrorismo, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro da parte delle brigate rosse. Insomma un lungo e tormentato periodo per la democrazia italiana. La conduzione del giornale gli lasciava un margine molto limitato del suo tempo da dedicare alla famiglia, alla sua consorte, signora Rita Buttiglione, ai suoi due figli entrambi giornalisti Giovanni e Antonello e alla sua diletta figlia Cecilia. Nicola Bellomo nelmese - 11/2008 - 17


Valentini, ricordato così

Maestro di giornalismo e di vita Non è frequente arrivare all’età di Valentini e soprattutto celebrare tanti anni di giornalismo attivo, profondo, incisivo, con una moltitudine di opere e di esperienza, che lo hanno fatto entrare, a pieno titolo, nella storia della Gazzetta e nella storia del Mezzogiorno. Siamo in tanti ad essergli debitori di qualcosa. A tutti ha insegnato come si scrive, come si rispettano i lettori, come si fa crescere la propria terra. Tra i tanti, anche io gli sono debitore e non poco: dopo un breve periodo di studio e di indagine, nei miei confronti, e dopo una doverosa ... ibernazione per una mia generosa collaborazione al quotidiano tarantino, mi accolse dal 1963, quando terminava il Concilio e piano piano, non senza richiami, avvertimenti o patimenti, mi dette la possibilità di entrare a pieno titolo come collaboratore religioso e poi inviato speciale della Gazzetta, al seguito del Papa, ai Sinodi mondiali e mille altri avvenimenti ecclesiali, nazionali ed esteri. Nino Valentini era sempre sul tavolo del comando, pronto a cesellare articoli e notizie, raccomandando di scrivere, tenendo conto dei pensionati dei giardini Garibaldi di Bari.

Dal direttore Valentini ho tanto imparato! Ho capito che bisogna essere rapidi, facili, immediati; che bisogna subito andare all’essenziale; bisoga farsi capire, farsi leggere; bisogna avere un gran rispetto per i lettori, tutti i lettori, anche quelli più deboli e più poveri. Maestro di giornalismo, Valentini è stato anche, per tutti noi, un esempio, con la sua laboriosità, la sua dirittura morale, la sua passione per il Mezzogiorno: lavorava e faceva lavorare;

Mi rimproverava, talvolta, di fare il “mantista”: di coprire, cioè, qualche errore più o meno veniale dei colleghi della Cronaca. In realtà, il vero “mantista” era lui. Ci sentivamo, eravamo garantiti dalla sua gestione severa ed equilirata, anche soprattutto nei rapporti con il mondo esterno, che in quegli anni andava rapidamente mutando. “Dentro” era diverso: chi faceva il suo dovere non aveva problemi; chi cercava scorciatoie veniva energicamente ricondotto sulla retta via. Aveva ritmi di lavoro impossibili, che garantivano al giornale la sua presenza vigile e attiva nella fase di produzione più intensa ma anche a rotative ferme, quando il chiarore dell’alba inondava piazza Roma e, più tardi, via

Scipione l’Africano. Rivedeva al setaccio il giornale appena stampato, e a tarda notte controllava le bozze del materiale che, per varie ragioni, non era andato in pagina. Per ogni settore preparava plichi di sollecitazioni, interrogativi, rimbrotti e, talvolta, espressioni di compiacimento: rare, e comunque sempre contenute. Era la posta interna che ci ritrovavamo sulle scrivanie al mattino. Un implacabile appuntamento quotidiano che allora, a volte, ci inquietava (“Gesù, che altro è successo?”) e che oggi ricordiamo come una sorta di rito di iniziazione. Importante, molto importante. Anche perché il nostro è un mestiere

Cosmo Francesco Ruppi Arcivescovo metropolita di Puglia già presidente della Conferenza Episcopale Pugliese

si consumava nel giornale e consumava anche i suoi collaboratori. Quello che ha dato alla Gazzetta, sotto la sua direzione, alla nostra terra, non è facile misurarlo. E’ certo che non c’è stata impresa o evenienza, in cui sia stato assente. Nelle moltissime battaglie era sempre presente, sempre vigile e, dopo di lui, la Gazzetta ha proseguito nel suo costante dialogo con la gente e con le nostre regioni. Dire grazie a Valentini, è dire poco! Come antico discepolo, amico e collaboratore, gli dico che quello che ha fatto resta un punto fermo, al quale facciamo riferimento. Oltre che maestro di giornalismo e di vita, il direttore Oronzo Valentini, ora che è dinnanzi a Dio, posso dire che era anche un sentito credente. Non vantava la sua fede, ne la metteva in mostra, ma lo spazio che dava all’informazione religiosa era frutto di una sua convinzione che una volta mi confidò: “La fede è uno dei più grandi doni che Dio ci ha fatto e fai bene tu ad alimentarla con i tuoi scritti”. La sua consorte, i suoi figli e i suoi amici possono guardare a lui come ad un maestro completo.

Ma chi era il “mantista”?

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che, come la vita, ha sempre qualcosa di nuovo da insegnare.

Antonio Rossano giornalista e scrittore, già capocronista ed inviato


Il suo rapporto sereno e obiettivo con il mondo politico

Primo approccio, con sorriso

Di Oronzo Valentini ho due ricordi puntuali: la partecipazione diretta, costante ed intensa alla vita della città e del territorio che la “sua” Gazzetta del Mezzogiorno seguiva con scrupolosa attenzione; e l’affettuosa solidarietà per il mio lavoro di sindaco, nel non lungo periodo in cui ebbi l’opportunità di essere il primo cittadino di Bari. Molti direttori di quotidiani snobbano la vita locale e pensano in grande, o credono di farlo. Oronzo Valentini veniva da una solida esperienza locale, aveva costruito da redattore capo una serie di legami con il territorio e con i suoi protagonisti e continuò, da direttore, a farne linfa vitale per il giornale, non trascurando nulla che per Bari e per la Puglia avesse un valore. Ricordo il suo rapporto sereno ed obiettivo con il mondo politico, la sua intensa esperienza con Moro e, allo stesso tempo, l’equidistanza da tutti noi parlamentari, perché nessuno avesse a lagnarsi di privilegi che il suo giornale non riteneva di dover concedere ad alcuno. E tuttavia niente di quel che facevamo sfuggiva alla sua attenzione, specialmente quando era la vita economica e sociale della Puglia a beneficiarne. Anche per questo la nostra esperienza associativa nel campo dell’artigianato fu sempre seguita e segnalata con adeguato interesse. Poi venne la parentesi della mia esperienza di sindaco di un’amministrazione-ponte, che non aveva forze suffiOn. Antonio Laforgia Precienti per mantenersi sul sidente di Confartigianato, piano politico ma ne aveva vice presidente Camera di invece sul piano dell’efficienCommercio di Bari, già sinza e della volontà di lavorare. daco di Bari e sottosegretaIl che non sfuggì a Valentini, rio ai Lavori pubblici con il quale si intensificarono i contatti, diretti e indiretti. Ricordo quella stagione non solo per l’ulteriore esperienza che mi veniva affidata ma anche per l’impatto che essa andava suscitando, con il passare del tempo. Ero stato eletto con una sorta di mandato breve: arrivare all’approvazione del bilancio e lasciare poi spazio ad altri, secondo una strategia che Moro mi aveva illustrato ed alla quale avevo aderito con quello stesso spirito di servizio che avevo manifestato in altre precedenti chiamate. Col passare del tempo, vedevo crescere di pari passo, per la mia amministrazione concreta e dinamica, la stima degli avversari e l’insofferenza degli alleati, che Oronzo Valentini registrava puntualmente, nelle pagine della cronaca cittadina, trovando il modo di incitarmi a proseguire, nell’interesse cittadino. Dovetti insistere a lungo, con lui e ancor più con l’opposizione politica, perché non sottolineassero troppo quel che di buono stavo facendo: non volevo che si dicesse che avevo voglia di restare attaccato a quella poltrona di sindaco un giorno di più di quel che mi era stato concesso. Anche per questa mia lealtà l’amicizia di Oronzo Valentini è continuata nel tempo, anche quando le occasioni di incontrarci si sono diradate.

Il primo giornale a cui mi “affacciai”, non ancora matricola dell’Università, non fu la “Gazzetta”. Troppo importante per un ragazzo poco più che imberbe come me e che indossava ancora i pantaloni corti. Però ci entrai di straforo, sia pure la domenica sera, in tipografia, dove si stampava anche il glorioso trisettimanale “Cinesport”. Guardavo con rispetto e ammirazione gli austeri giornalisti del quotidiano che di tanto in tanto contattavano il proto

Pasquale Tempesta già redattore capo dei servizi esteri alla Gazzetta del Mezzogiorno, consigliere nazionale emerito dell’Ordine dei Giornalisti per controllare l’iter di alcuni articoli. Fu allora che qualcuno mi indicò il redattore capo, Oronzo Valentini: baffi e capelli scuri, occhiali appena fumè, abito e cravatta impeccabili, aspetto severo e atteggiamento autorevole. Nell’ambiente giornalistico si dice che a “dirigere” il giornale è certo il direttore, ma a farlo, a costruirlo “pezzo” dopo “pezzo”, pagina dopo pagina è poi il redattore capo. Insomma il vero “deus ex machina”, il vero “padrone” della redazione è proprio lui. Per un pivello come me dunque il personaggio Valentini era all’apice delle mie aspirazioni di una possibile ma solo ipotetica, manovra di avvicinanelmese - 11/2008 - 19


mento alla “vetta” del giornalismo pugliese. Lascio da parte i tentativi preliminari e vengo al dunque. Un giorno, poco più che ventenne, presi il coraggio a due mani e a due piedi e, dopo aver vinto le resistenze del portiere e degli uscieri, riuscii a farmi introdurre nel “sancta sanctorum” della sua stanza. Anche allora, come sempre, la scrivania del dott. Valentini era stracolma di fogli, di giornali, di fascicoli, di libri. Quando era col capo abbassato sulle carte quasi scompariva alla vista del visitatore. Mi fermai compunto sulla soglia, in attesa, senza fiatare. Passarono minuti interminabili. Finalmente alzò lo sguardo, mi fissò per un momento e - meraviglia - per la prima volta lo vidi sorridere. Cercai di capire. “Che, vai alla spiaggia?”. Mi disse con voce benevola e divertita. Era estate e avevo i pantaloni corti. Scelta certo imperdonabile, ma in quella occasione forse propizia. Il breve colloquio comunque non fu positivo, ma il seme era stato gettato e germigliò dopo poco più di un anno, quando mi si aprirono le porte della redazione sportiva del giornale, allora affidata al capo servizio Pietro De Giosa, un altro dei miei indimenticabili maestri. Mi accorgo di aver riempito di getto molto più spazio di quanto Nicola Bellomo mi abbia chiesto per una testimonianza su Oronzo Valentini che mi ha accompagnato e guidato per gran parte del mio lungo percorso professionale. Avrei dovuto scrivere di lui e ho invece (vanagloria?) parlato di me. Comunque ho ricordato il mio primo approccio con colui che sarebbe stato per molti anni il mio direttore ed il mio primo ricordo: il suo sorriso. Anche perché, in seguito, più che di sorrisi fu prodigo di severi ma utili, preziosi ammaestramenti.

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Segue da pag. 7 re dell’Unità Operativa di Medicina Nucleare presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano che ha analizzato i progressi che sono stati compiuti nella diagnostica grazie al perfezionamento dei metodi tradizionali e all’introduzione di nuovi strumenti e di nuove tecniche. Tra questi rientra la tomografia a emissione di positroni (o PET dall’inglese Positron Emission Tomography), una tecnica di medicina nucleare e di diagnostica medica che produce immagini tridimensionali del corpo umano, e quindi dei tumori, basandosi su un procedimento fotochimico. Il vantaggio della PET, associato ad un altro metodo di scansione come la TAC, è quello di interpretare più facilmente la natura maligna o benigna del tumore, mostrando anche tutte le altre sedi di localizzazione della malattia in quanto la rilevazione interessa tutto il corpo. Bombardieri, inoltre, ha sottolineato la necessità di trasferire tutte queste esperienze ai giovani ricercatori, i quali rappresentano la speranza per il futuro. Viva la testimonianza di una giovane ricercatrice, Antonia Bellizzi del Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, la quale è una delle tante beneficiarie delle borse di studio messe a disposizione dall’Airc. Bellizzi ha descritto il suo percorso di crescita professionale, reso possibile anche grazie al sostegno dell’Associazione, ma ha soprattutto voluto fortemente sottolineare come la ricerca, oltre ad essere un lavoro estremamente stimolante, sia anche una vera e propria scelta di vita che coinvolge la persona, in questo caso il ricercatore, in tutti i suoi aspetti. Il convegno è stato chiuso da un intervento dello scrittore e regista barese Francesco Carofiglio a cui è spettato il compito di trovare un legame tra scienza ed arte. Dalla sua riflessione è emerso che anche la ricerca contiene dentro di sé qualcosa di creativo, proprio per quella sua naturale tendenza alla sperimentazione e alla scoperta. La lotta contro il cancro non è ancora vinta del tutto, ma l’entusiasmo e l’impegno dei giovani ricercatori insieme all’esperienza dei medici ci fanno pensare che la strada sia meno ripida di quanto possa sembrare. Alessio Rega


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LIBRERIE & LIBRI

Bari. Una città allo specchio

Notte di festa alla Libreria Laterza, per l’ anteprima dell’ultimo lavoro di Gianrico Carofiglio. Una rievocazione storico-turistica-biografica-autobiografica della città

di Marisa Di Bello

Reduce dai successi dei suoi ultimi romanzi e dal film tratto da “Il passato è una terra straniera”, Gianrico Carofiglio, lo scrittore-magistrato-senatore, ospite richiesto in tutti i talk show televisivi, ha presentato in anteprima a Bari, nella libreria Laterza, l’ultimo suo lavoro “Né qui né altrove. Una notte a Bari” (pagg. 160, E. 10) edito dalla omonima casa editrice per la collana “Contromano”. Inaugurata nel 2004, unica concessione alla narrativa, è una collana di scrittori per lo più giovani che parlano della loro città con un piglio narrativo e con una libertà maggiore dell’autore di saggi. Sono libri dal taglio meno ortodosso che guardano alla realtà con un approccio non paludato, ma attraverso spiragli e prospettive particolari, spesso anche attraverso l’ironia, ma sempre abbastanza rigorosi nella critica dell’esistente, come ebbe a spiegare il presidente della Casa Editrice Giuseppe Laterza in una recente nostra intervista e come ha ribadito Alessandro Laterza, amministratore delegato, nel presentare il libro. L’autore ne ha letto alcuni brani, in una brillante serata nella libreria di Via Sparano, affollatissima nonostante una pioggia tardiva ma violenta, tirando tardi tra musica, video (del regista Pippo Mezzapesa, ispirato al libro), vino rosso di Puglia e l’immancabile focaccia, per Carofiglio “metafora dell’uguaglianza, uno dei pochi simboli (tra questi, degne di nota anche le cozze crude) in cui i baresi riconoscono la loro identità collettiva”. Ironia, amore, nostalgia e senso critico sono le lenti attraverso cui l’autore guarda a Bari e alla baresità, andando avanti e indietro nel nelmese - 11/2008 - 22

tempo, intrecciando ricordi del passato e realtà presente, in una prosa che si legge veloce, anche quando si concede alla riflessione. E’ una rievocazione, storico- turistica-biografica-autobiografca della città, che prende a pretesto un incontro tra amici di vecchia data che non si vedono da tempo. Una rievocazione che inizia dagli anni dell’università e quindi da Piazza Cesare Battisti dove ha sede la facoltà di Giurisprudenza frequentata dai protagonisti, per un giro in lungo e in largo della Bari notturna, oggi affollata e piena di vita come non la ricordava l’amico Paolo che ormai vive in America. Ricordava, infatti una Bari silenziosa e buia, di notte. Un silenzio durato fino agli anni ’80, quando non era possibile tirare l’alba tra una birra e una chiacchiera, e si poteva solo sognare la prospettiva di un’avventura erotica. Finché non irruppe sulla scena il Maltese ovvero la Taverna del Maltese, carica di promesse, che offrì tutto questo, con le sue notti agitate da un’“umanità imprevista”, varia, creativa e anche ambigua, capace a distanza di tempo di risvegliare la nostalgia. Un locale underground, nel senso letterale del termine – era infatti in uno scantinato - “nel cuore profondo, maleodorante e minaccioso del quartiere Libertà”. La cena in un ristorante di corso Vittorio Emanuele e la successiva “scorribanda” è l’occasione per ripercorrere sapori e luoghi, ricordi e verità mai confessate, non tutte piacevoli. Ma a dominare è la città con le sue strade del murattiano che Paul

Bourget apprezzò perché almeno allora, nel 1891, quando ne parlò, consentivano “sempre di vedere il mare, come a Torino si vedono le Alpi”. Certo, oggi quella vista è impedita dal cemento dei nuovi quartieri e dal traffico, ma di notte, quando questo s’acquieta, è ancora possibile. Ed è possibile e bella la vista di Bari arrivando da sud, di notte: “E’ la mia preferita. C’è il mare, scuro ma non minaccioso, c’è la linea del lungomare e poi il porto, piena di luci e promesse…”. I luoghi simbolo della città, quelli passati e quelli presenti sono citati tutti. Le librerie, la gloriosa Laterza


Gianrico Carofiglio e l’editore Alessandro Laterza durante la presentazione notturna nell’affollata Libreria di via Sparano (foto Vito Signorile)

e quelle di nicchia come la piccola Rinascita, finita drammaticamente, la Mondadori, la libreria Roma, l’Adriatica e via via fino alla moderna Feltrinelli. Luoghi dove l’autore amava e ama trattenersi. Ma non sono gli unici amori. C’è e c’era il cinema. Peccato che alcuni dei vecchi locali o sono stati chiusi o sono stati declassati a sale Bingo.

Ma è lo scotto che si paga ai tempi che non sempre evolvono al meglio. Nel libro niente manca dei posti che tracciano l’identità di Bari: il Petruzzelli, la Gazzetta, il Castello Svevo, la città vecchia, strade e nomi di strade a volte oscuri. Lo sguardo dell’autore si posa

su ciascuno di essi, rivivendo sensazioni giovanili o scoprendone aspetti nuovi. E tra un ricordo e l’altro, tra un luogo e l’altro, fa capolino l’amore, o meglio, il sesso, altro tema ricorrente nella produzione di Carofiglio, e forse non soltanto nei suoi libri.

Per la prima volta la Casa Editrice Laterza ha promosso il suo libro anche via internet con una clip di due minuti. Con la regia di Pippo Mezzapesa, il booktrailer - su www.laterza.it - invita il lettore ad un’esplorazione notturna di Bari con la guida d’eccezione di Gianrico Carofiglio nelmese - 11/2008 - 23


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LIBRERIE & LIBRI

L’amore per il Mare Nuove liriche di Santa Fizzarotti Selvaggi edite da Schena Nuovo lavoro letterario di Santa Fizzarotti Selvaggi “Mare mio, ode al mare” di Schena Editore, presentato al Castello di Marchione a Conversano. L’evento culturale è stato organizzato dai Clubs Lions Fasano-Egnazia, Monopoli, Conversano, Noci dei Trulli e delle Grotte e Massafra Mottola le Cripte e dai Clubs Rotary di Putignano e Monopoli e dalla Pro Loco di Conversano. In rappresentanza dei Clubs Rotary ha porto il saluto il presidente del Club di Putignano Onofrio Resta, mentre per i Clubs Lions e della Schena Editore ha preso la parola Angela Schena, presidente del Club Fasano-Egnazia. Giovanni Ramunni, presidente della Pro Loco di Conversano ha fatto gli onori di casa. Soffermandosi sulla poesia di Santa Fizzarotti, Lino Patruno, giornalista e scrittore ha associato le tematiche di “Mare mio” con quelle storiche e sociali della gente del Sud. Dal canto suo, Giorgio Otranto ordinario di Storia del Cristianesimo e della Chiesa, ha elogiato la traduzione di alcuni versi in latino da parte del prof. Pietro Magno, traduzione inserita del libro a mo di frammenti ritrovati. Quindi Vinicio Aquaro presidente del premio Valle dei Trulli ha parlato della poetica di Santa Fizzarotti facendo riferimento alla candidatura dell’autrice per tre volte al Premio Nobel per la Letteratura. Infine, Michele Bianco, filosofo, teologo e saggista ha considerato la continuità poetica tra i vari scritti di Santa quali, “In una notte di mezza estate”, “Inno alla vita” e “Mare mio” e ha scandagliato la poetica dell’autrice non trascurando figure retoriche sintattiche, alliterazione, metafore, motonimie, sinestesie e ossimori. Ha concluso la serie di interventi la stessa autrice. Nel corso della presentazione, Vito Lopriore, accompagnato al violino da Carlo Porfido ha letto alcuni brani poetici. (d.m.)

Da sinistra: Vinicio Aquaro, Michele Bianco, Santa Fizzarotti Selvaggi, Angela Schena, Onofrio Resta, Giorgio Otranto, Lino Patruno, Giovanni Ramunni

A sinistra, Santa Fizzarotti Selvaggi e Angela Schena. A destra Vito Lopriore legge alcuni versi accompagnato dal violino di Carlo Porfido

Uno scorcio del pubblico: in primo piano il Comandante della Regione Carabinieri Puglia Generale Giuseppe Rositani con la signora Silvana ed il prof. Francesco Paolo Selvaggi nelmese - 11/2008 - 25


LIBRERIE & LIBRI

Italo Gentile, l’avvocato scrittore Tra le poesie della raccolta “Schegge” e i racconti di “Sulle ali dei ricordi”, il profilo di un professionista che ha fatto della scrittura uno strumento di condivisione

di Claudia Serrano “Non posso ritenere, solo per me, cose che sono di tutti e non possono andare perdute”. Così scrive Italo Gentile, 69 anni, avvocato di Fasano, nella prefazione al volume “Sulle ali dei ricordi” (Falcolini edizioni), l’ultimo suo lavoro pubblicato dopo la raccolta poetica “Schegge”. A spingere l’avvocato fasanese a spogliarsi temporaneamente della veste di esponente del foro per dedicarsi alla scrittura non è allora solo un’esigenza di comunicare, ma il desiderio, quasi una necessità morale, di condividere e preservare quel che appartiene a tutti. Storie e ricordi, ma anche quei sentimenti comuni che vanno aldilà delle esperienze individuali e a cui la scrittura sa dare espressione, e che attraverso la scrittura si possono condividere. E proprio questa visione della scrittura come condivisione sembra essere il filo conduttore delle opere di Italo Gentile. A cominciare dalle liriche raccolte in “Schegge” (Falcolini Editore), già alla seconda edizione. In questo libro di poesie scritte nell’arco di trent’anni c’è spazio per ogni sfumatura dell’animo: ci sono gli affetti perduti, che però un pensiero costante sa rendere eterni, le gioie inaspettate che aprono nuovi orizzonti, le sere di placida contemplazione, il dolore della nostalgia con la sensazione che il nelmese - 11/2008 - 26

mondo che si è amato e il tempo che si è vissuto stiano per svanire: “Sempre ti guardo/ da questo lontano balcone/ o dolce collina/ della mia lontana infanzia./ M’è caro tornare a te/ coi miei ricordi:/ alle tue pietraie grigie/ dagli aridi riverberi di ferro/a quei tuoi rovi aspri e selvaggi/dove coglievo more saporite/quando fanciullo scalpitavo libero/per gli ardui sentieri appena accennati/avido di gioia e di vita.” […] “Ma – ahimè- dimmi cosa ci resta oggi/ cosa, oltre ai ricordi!?” (O dolce mia collina lauretana). Non mancano, nella musicalità di questi versi, i momenti di stanchezza, tutte le volte in cui “l’acerbo vero”, come l’avrebbe chiamato Leopardi, si mostra senza veli, smascherando la cattiveria del genere umano o di un imperscrutabile destino: si legga Sinistro stradale, dove la descrizione espressionista di un groviglio di carne e lamiere lascia spazio all’innocenza crocifissa di una bambola che apre le braccia al cielo, immagine che richiama alla memoria le bambole additate al cielo lontano del Pascoli del X agosto. Anche per Italo Gentile il cielo è lontano e non c’è un Dio cui appellarsi per domandare una ragione, per supplicare aiuto, o anche solo per chiedere conto di aver abbandonato i suoi figli. È la condizione espressa in Preghiera di un ateo, ossimorica condizione di un figlio che vorrebbe stringere la mano del Padre che lo ha generato, ma che sente distante. Il dio dell’Autore diventa la

L’avv. Italo Gentile Verità, quella che la sua scrittura non tradisce mai: quella di Italo Gentile è una poesia che conosce momenti di sublime lirismo, ma che sa anche “scendere” a contatPreghiera di un ateo O tu che pei redenti, pastore delle genti, moristi sulla croce non senti la mia voce Io non son degno d’avere da Te un segno? Non sono forse anch’io figlio di Dio? E allor se figlio sono perchè il dolce dono, la luce della fede, Iddio a me non diede?! E’ freddo e buio intorno, la meta cerco invano, Ti tendo la mia mano conducimi, o Signor! 1 dicembre 1977


Le prime due opere di Italo Gentile to con la realtà, chiamandola con il suo nome. Un ideale di poetica e di vita per chi scrive nella convinzione che la poesia sia e debba essere di tutti: “è di tutti il canto degli uccelli, è di tutti il canto dei poeti”. Questo credo pervade anche “Sulle ali dei ricordi”, prova narrativa in cui l’avvocato Gentile si fa cantastorie per raccontare vicende e vite diverse ma unite dall’essere vere (ancora una volta l’amore per la verità, che fa scrivere che nulla è stato concesso alla pura fantasia) e da uno sfondo comune: Fasano. Perché raccontando la storia delle persone che l’hanno abitata e animata Italo Gentile finisce per raccontare la storia della città che sente profondamente sua e alla quale dedica il suo libro: una città che sa parlare ancora con la spontaneità del suo dialetto, un

ITALO GENTILE, da Fasano. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari, esercita la professione di avvocato penalista, patrocinante in Cassazione con studio a Fasano in via Piave 48 insieme a tre figli avvocati, Francesco, Michelangelo e Veronica. E’ sposato con Gabriella Gorgoni, leccese. A di là delle vicende esteriori, che lo hanno visto protagonista di tante infuocate battaglie a livello sociale e politico, non trascura di coltivare un’intensa vita interiore, dalla quale sono scaturiti una raccolta di liriche “Schegge”, pubblicate nel dicembre 2006; un libro di narrativa, gennaio 2008, “Sulle ali dei ricordi” e da ultimo un romanzo storico “Vita tempestosa”, di prossima pubblicazione

città immersa in un passato quasi mitico, in un tempo per così dire sospeso, che poi è forse quello della memoria, dove prendono forma tutti questi personaggi, eroi o meno della quotidianità, che come tessere di un puzzle si uniscono a creare l’immagine di un passato ancora vivo nei ricordi. Tra le tante storie narrate colpisce Part ‘nu bastment, la vicenda del padre dell’Autore, costretto a lasciare la propria terra e la propria famiglia, che non vedrà mai più, per partire alla volta della luccicante America; la storia di un singolo che purtroppo è la storia di tanti meridionali. O il capitolo dedicato ai cani, grande amore dell’avvocato Gentile, o ancora la galleria di personaggi che hanno, ognuno a modo proprio, contribuito a

Sinistro stradale Uno schianto: un istante. Un groviglio rosseggiante di carne e di lamiere sull’asfalto plumbeo quasi ghignante.

Su di esso una bambola sfuggita a manine ormai fredde apre le braccia al cielo a chiedere ragione a Dio di tanto scempio.

scrivere la storia di Fasano: bottegai, professionisti, pescatori o professori, non fa differenza. Si comprende dunque perché l’avvocato fasanese Orazio Ferrara, che ha presentato il volume al Circolo Amici della Selva, presieduto da Renato Falconini, sviscerandolo attentamente, abbia detto che “il lavoro di Italo Gentile va messo nello scaffale di casa, perché documenta fatti, tempi, costumi, persone e personaggi di una Fasano d’altri tempi” e che “quando stai girando l’ultima pagina, ti ritrovi con un nodo in gola. Te ne liberi con un profondo sospiro andando col pensiero a quel ‘piccolo mondo antico’ che non c’è più”. Da Gianni Custodero, noto giornalista e scrittore anche lui fasanese, arriva invece sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno l’invito a “completare l’opera raccontando, a futura memoria e per la storia, quello che è accaduto a Fasano nell’ultimo mezzo secolo”, con lo stesso piglio che ha permesso all’autore di raccontare in questo volume il “campionario di varia umanità” della “sana provincia d’altri tempi”. In “Sulle ali dei ricordi” più che altrove la scrittura si fa condivisione, qui più che altrove senti il desiderio di ritrovare, insieme, dei ricordi, sforzandosi di non lasciare troppo spazio alla nostalgia. Forse è il destino di tutti, lanciare questo sguardo al passato, intendo. Lo è di più per chi come Italo Gentile, come traspare dalle sue opere, ha vissuto e vive con intensità.

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SERVIZI / ACQUEDOTTO

Acqua di rubinetto, a tavola! di Claudia Serrano Era il 24 aprile del 1915 quando per la prima volta a Bari arrivò l’acqua corrente. Sgorgò simbolicamente dalla fontana di Piazza Umberto I e intorno ad essa gente comune e autorità fecero grande festa: era la realizzazione di un sogno iniziato molto tempo prima con la costruzione dell’Acquedotto Pugliese. Negli anni successivi l’acqua raggiunse gli altri comuni della Puglia, arrivando non solo nelle piazze ma anche nelle abitazioni di nuova costruzione. Come arriva oggi nelle nostre case: potabile e di ottima qualità. Lo garantiscono i continui e severi controlli, fino a 250 mila l’anno, cui viene sottoposta in ogni fase del suo ciclo e in più punti del territorio, attraverso il prelievo di campioni dalle sorgenti, dai potabilizzatori, dai pozzi, dalle fontane pubbliche. Ogni giorno i parametri chimico-fisici, microbiologici e organolettici vengono determinati dal personale dei laboratori perché sia costantemente garantita la perfetta e completa salubrità dell’acqua. In sostanza, l’acqua dei nostri rubinetti è un’acqua oligominerale di prima qualità con caratteristiche a volte anche migliori di quelle dell’acqua minerale in vendita. Basti sapere che a fronte delle numerose analisi eseguite ogni anno su ogni pozzo da cui viene prelevata l’acqua di rubinetto, la normativa permette alle aziende che imbottigliano le acque “minerali” di rendere noti i risultati delle analisi solo una volta ogni cinque anni. Anzi, “alcune acque minerali non sempre sono raccomandabili per un uso frequente; spesso, infatti, sono troppo o troppo poco ricche di sali minerali e di altri elementi indispensabili per il nostro benelmese - 11/2008 - 28

Ristoranti, bar e pizzerie serviranno acqua dell’acquedotto al posto della minerale. Perché l’acqua pubblica è buona, sicura e non inquina. È l’iniziativa promossa da Acquedotto Pugliese, Legambiente e Altreconomia con la campagna nazionale “Imbrocchiamola!”. Una sfida per l’Italia, maggior consumatrice di acqua in bottiglia al mondo

l’amministratore unico dell’Acquedotto Pugliese ing. Ivo Monteforte

capite solo nel 2006. Un dato triplicato in poco più di venti anni. Insomma la usiamo per lavarci e la snobbiamo come acqua da bere. Un record, il nostro, di cui non andare fieri, perché acqua in bottiglia vuol dire inquinamento: per confezionare l’acqua minerale ci vogliono ogni anno migliaia di tonnellate di PET, di cui solo una scarsa percentuale è avviata a riciclo. Per produrre gli imballaggi necessari alla commercializzazione dell’acqua in bottiglia vengono impiegate tonnellate di petrolio ed emesse migliaia di tonnellate di anidride carbonica. Senza considerare che il trasporto delle bottiglie, che viaggiano solo per il 18% sui treni e per la restante

1915, finalmente l’acqua del fiume Sele sgorga dalla fontana antistante la “Regia Università Benito Mussolini” (foto tratta dal volume “Bari e il suo Ateneo 1866-1935) di Cacucci Editore nessere”, sostiene l’amministratore unico dell’Acquedotto Pugliese Ivo Monteforte invitando a confrontare le caratteristiche delle acque minerali con quelle dell’acqua di rubinetto. Eppure gli italiani sono i maggiori consumatori di “minerale” al mondo, con 194 litri pro

percentuale su strada, influisce con le relative emissioni atmosferiche in modo negativo sulla qualità dell’aria. Insomma, ognuna delle fasi che accompagna la vita delle acque minerali, dalla produzione allo smaltimento passando per il trasporto, determina un forte impatto ambientale. E se questa situazione costitui-


sce un business per i produttori di acqua minerale, non si può dire altrettanto per le Regioni italiane: sono solo otto quelle che prevedono che le aziende paghino un canone di concessione in base alla quantità di acqua imbottigliata. La Puglia non è tra queste: qui le aziende pagano solo un “affitto” proporzionale agli ettari dati in concessione, pari attualmente a 1,04 euro per ettaro, mentre in Veneto il canone in pianura arriva anche a 590 euro per ettaro! Tutto questo si potrebbe facilmente evitare bevendo l’acqua di rubinetto, a casa come a cena fuori. Da questa convinzione nasce “Imbrocchiamola!”, la campagna nazionale che dalla primavera del 2007 promuove il consumo dell’acqua di rubinetto anche nei locali pubblici, dal bar al ristorante. La campagna, nata da un’idea dei “ConsumAttori” di Firenze e promossa su scala nazionale dalla rivista Altreconomia, ha fatto tappa anche nel salotto di Bari, via Sparano, presso il Caffè Vox, uno degli esercizi pubblici aderenti all’iniziativa. Lo si riconosce dalla vetrofania, divenuta ormai segno distintivo dei locali in cui viene servita acqua di rubinetto. Nell’incontro a Bari erano presenti Ivo Monteforte, amministratore unico di Acquedotto Pugliese, l’assessore regionale all’Ecologia Michele Losappio, il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini e il responsabile scientifico dell’associazione nazionale Stefano Ciaciani, il presidente di Fipe Confcommercio Massimo Posca e il direttore della rivista mensile “Altreconomia” Pietro Raitano. Non esiste alcun obbligo di legge che vincoli gli esercizi pubblici a vendere solo acqua minerale in bottiglia, anzi i locali non possono rifiutarsi di servire l’acqua di rubinetto qualora venga richiesta dal cliente. Partendo da questi punti cardine, l’iniziativa “Imbrocchiamola!” cerca di coinvolgere consumatori ed esercizi pubblici in questa campagna “d’orientamento dell’opinione pubblica”, come è stata definita dall’assessore Losappio, che mostri tutti i van-

taggi ambientali ed economici della scelta dell’acqua di rubinetto e che combatta la sfiducia verso la qualità dell’acqua distribuita dagli acquedotti, con l’obiettivo di essere sempre più numerosi a bere l’acqua “del Sindaco”. Con una precisazione: questa non è una campagna contro le acque minerali, ma a favore del consumo di quella dell’acquedotto, perché è sicura, buona, economica e non inquina. Tanti ottimi motivi per berla, richiedendola anche fuori casa, in pizzeria oltre che al bar. A Bari e Trani sono già dodici gli esercizi pubblici, tra bar e ristoranti, che aderiscono alla campagna e servono acqua “pubblica”. Ma prima di tutto dovremmo ritornare a bere l’acqua di rubinetto nelle nostre case, magari con qualche accorgimento dato che l’acqua arriva perfetta nelle condutture condominiali, ma qui rischia di perdere le sue migliori caratteristiche. Per questo è consigliabile pulire almeno una volta l’anno i serbatoi di arrivo dell’acqua o autoclavi a servizio dell’abitazione o del condominio, e una volta spillata l’acqua dal rubinetto lasciarla decantare in frigorifero per una o due ore prima del consumo. “L’acqua potabile nelle nostre case è indice di straordinario benessere e un grande valore aggiunto” ha detto Pietro Raitano. Per questo va utilizzata nella giusta maniera, considerandola un diritto ma anche un bene da tutelare. Un uso consapevole e critico di questa straordinaria risorsa, evitando gli usi impropri e gli sprechi, è responsabilità di tutti. Raccontano le cronache dell’epoca che giorni dopo l’arrivo dell’acqua corrente a Bari l’onorevole Balenzano, sostenitore della realizzazione dell’Acquedotto Pugliese, davanti all’acqua che sgorgava dalla fontana di Piazza Umberto I si fosse tolto il cappello, in segno di ringraziamento e rispetto. Sarebbe bello recuperare quella consapevolezza dell’acqua come benedizione. nelmese - 11/2008 - 29


ECONOMIA / COMMERCIO

Profumeria Pepe, tradizione che si rinnova Dal 1925 l’azienda barese persegue la strada dell’eleganza e della qualità, distinguendosi dalle dilaganti grandi catene. L’amministratore Michelangelo Liuni racconta vita e segreti di questo “tempio della bellezza”

di Claudia Serrano “Poiché gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, davanti alla bellezza, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi al profumo. Poiché il profumo era fratello del respiro. […] Colui che domina gli odori, domina il cuore degli uomini”. È una delle pagine del romanzo “Il profumo” di Patrick Süskind, storia di un profumiere dall’eccezionale senso dell’olfatto. Profumiere, una parola che suona quasi strana all’orecchio, un vocabolo a cui ci stiamo disabituando: proliferano le profumerie, soprattutto le grandi catene, ma dove sono e chi sono i profumieri? Una parola che sembra evocare qualcosa di magico, come il personaggio di una favola esotica, immaginato tra ampolle fumanti e segrete alchimie alla ricerca di una nuova fragranza. E così doveva apparire Giuseppe Pepe, “il minuscolo profumiere di Bari”, come fu raccontato nel lontano 1935 nella finestra “Bambini di Puglia” del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. È una storia antica quella della Profumeria Pepe di Bari, fondata nel 1925 da Antonietta e Lorenzo Pepe. Allora il negozio era sito in via Andrea da Bari e si chiamava “Alla valle fiorita”. Fu nel 1933 che la ditta si trasferì nell’attuale sede di via Abate Gimma e prese il nome di “Profumeria Pepe”. Nel 1954, alla morte del suo fondatore, l’azienda passò nelle mani del figlio Giuseppe; grazie alla sua dedizione, e a quella della moglie Luisa, la ditta crebbe ulteriormente, assicurando cultura del prodotto e competenza. E diventò per le donne di Bari e provincia quel che ancora oggi nelmese - 11/2008 - 30

indiscutibilmente è: un punto di riferimento per qualità dei prodotti e del servizio e, come è facile immaginare, un piccolo paradiso della bellezza. Da maggio 2007 è Michelangelo Liuni l’amministratore dell’azienda: dottore commercialista, “figlio d’arte” (il padre Giuseppe Liuni ha fondato quaranta anni fa uno studio professionale), e anche lui di famiglia. L’ho incontrato in Profumeria e gli ho rivolto alcune domande sulla vita, presente e futura, della prestigiosa ditta che amministra da più di un anno. In un’intervista apparsa su NelMese nel novembre 2002 la dott. Paola Detti, presidente della Elisabeth Arden Italia, individuò come tratto distintivo comune alla casa americana che rappresentava e alla Profumeria Pepe, uno stile improntato ad un’eleganza discreta: niente termini forti o forme urlanti. Oggi è ancora quello lo stile della Profumeria Pepe? La Profumeria Pepe mantiene sempre gli stessi standard, nel senso che il nostro motto di famiglia e di conduzione aziendale è sempre stato quello di rinnovare nella tradizione: mantenere il canone tradizionale di stile e di eleganza dando comunque un’immagine di rinnovamento. Perché il mercato è dinamico ed è necessario adeguarsi. Anche la bellezza femminile cambia. In cosa è cambiata negli ultimi anni? Cambia la bellezza femminile, cambiano le mode, cambia la modalità di presentarsi al pub-

Il titolare Giuseppe Pepe, presidente ad honorem nel 2004 della Federazione Europea dei Profumieri dettaglianti

L’amministratore della ditta dal 2007 il dott. Michelangelo Liuni, commercialista blico e quindi di vestirsi, cambia la cosmetica, il make up, le fragranze. Oggi per esempio abbiamo una rotazione di fragranze molto più elevata di un tempo, non esiste più la fragranza classica che si portava avanti per trent’anni, tranne i capisaldi come Chanel n° 5 o una Arden. Ma per il resto è difficile trovare un prodotto che stia sul mercato per più di un anno, un anno e mezzo: c’è un continuo rinnova-


mento per cui è necessario stare al passo. Però bisogna sempre seguire la nostra tradizione, selezionare prodotti di classe che diano stile e che siano rivolti ad una clientela di pari livello. In questi anni si sta incrementando anche nel mondo maschile l’attenzione alla cura del corpo, vero? C’è una crescita abbastanza sostenuta in quel segmento: c’è anche negli uomini la voglia di accedere a questo mercato delle fragranze, ma anche del visagismo e di tutto ciò che fa parte del mondo della bellezza in genere. Anche tra i vostri clienti ci sono più uomini ora? Sì, abbiamo riscontrato un aumento anche in quel segmento. Noi lo verifichiamo attraverso le “tessere fedeltà”, mediante le quali monitoriamo il gusto dei clienti e gli acquisti. E in effetti c’è stato un aumento delle fidelity card intestate a uomini; di conseguenza anche negli ordinativi stiamo inserendo sempre più prodotti dedicati alla bellezza maschile. Che tipo di clientela è la vostra? Oggi è variegata. Abbiamo i clienti storici, che vengono qui da sempre, ma ci sono anche i figli e i nipoti degli storici. Poi con il comparto accessori che abbiamo inaugurato nel 2002, con firme quali Etro e Alviero Martini, abbiamo attirato una clientela molto giovane. Adesso abbiamo introdotto anche i prodotti Airoldi, Trussardi, Ferrè, insomma stiamo cercando di aumentare anche la fascia giovane di clientela. Che poi è una garanzia per il futuro. Quindi non è cambiata molto la clientela in questi anni? Non è cambiata, ma è sempre attenta alle novità che il mercato della profumeria promuove. Questo naturalmente ha comportato un investimento pesante in formazione del personale, perché è il personale che educa il cliente, sensibilizzandolo e avvicinandolo alle nuove tendenze. Quanto dura la formazione del vostro personale? Almeno un triennio. La forza di questa azienda sta nel personale: un personale competente, costituito da professioniste che sono qui da un periodo medio di 15 anni, cortese, altamente formato

e professionalizzato, in grado di garantire un livello elevato di consulenza, perché non si vende solo un prodotto, si vende anche un servizio. Ed è il personale che consente di fidelizzare la clientela. Ma per raggiungere questi livelli è necessario reinvestire

sempre nell’azienda: poca distribuzione degli utili e molti investimenti in azienda, perché solo questa politica consente di far fare le trasferte al personale, chiamare le migliori case per potenziare il marketing, e così via. Anche a Bari stiamo assistendo

Dall’alto, l’esterno della Profumeria in via Abate Gimma 62/d/e/f. Al centro, il comparto accessori con la signora Anita. Qui sopra, una parete del salone centrale dedicato a prodotti per uomini (Foto Vito Signorile) nelmese - 11/2008 - 31


agli effetti della globalizzazione: hanno chiuso molti dei negozi storici, tra cui tante profumerie, per far posto alle grandi catene. Cosa ne pensa? Le profumerie storiche a Bari ormai si contano sulla dita di una mano. Oggi però le grandi catene che le

zo, ma attenzione, a volte anche la leva del prezzo non ha una sua convenienza, perché molte promozioni che vengono fatte effettivamente sono delle “false promozioni”. Quindi alla fine quel che conta è saper vendere il prodotto in

nel 1928, ma nel corso degli anni ne abbiamo acquisite anche altre. Attualmente per esempio abbiamo l’esclusiva regionale di Giorgio Armani, Tom Ford, Bulgari. Con Arden abbiamo un rapporto quasi secolare, un rapporto affettivo e di collaborazione reciproca, e rima-

Un’angolo del salone centrale dedicato dal 2004 ai prodotti di Giorgio Armani. A destra, il visagista Fabrizio. Nell’altra pagina, il comparto cosmetici con la signora Rosa hanno sostituite sono in sofferenza perché, a nostro modo di vedere, hanno puntato solo sulla leva finanziaria, cioè sulla massima copertura e apertura delle porte, quindi massima monopolizzazione del mercato, ma senza avere alle spalle la cultura del prodotto e del servizio che invece hanno i profumieri tradizionali. La Profumeria Pepe ha sofferto la concorrenza di queste catene o no, dal momento che sono diversi il target di clientela e i servizi offerti? Il servizio di un profumiere tradizionale in genere è superiore a quello che può offrire una catena, non per partito preso o per corporativismo, semplicemente perché un profumiere nasce come tale, con la cultura del prodotto e del servizio. Anche il personale viene formato con questa cultura, mentre nelle catene c’è il concetto del self-service, che sminuisce la parte del servizio. Vuol dire che il rapporto con il cliente è diverso? Sì, in quel tipo di catene c’è un distacco maggiore rispetto alla profumeria tradizionale. Un determinato tipo di clientela può essere magari attratto dalla leva del preznelmese - 11/2008 - 32

una determinata maniera, non la quantità di prodotto che si vende. Insomma voi puntate sulla qualità. Senza dubbio, sempre, anche perché altrimenti non ci saremmo potuti garantire nel lungo periodo questa clientela affezionata. La Profumeria Pepe è nata nel 1925, abbiamo tre generazioni alle spalle, siamo sopravvissuti alla seconda guerra mondiale, quindi sappiamo come trattare e coccolare i clienti. Ma non solo noi, tutti quelli che stanno nella profumeria tradizionale hanno questo approccio. In effetti adesso dopo un periodo di sofferenza per l’entrata di massa delle catene si sta tornando al tradizionale e anche i produttori stanno cambiando orientamento strategico, soprattutto alcuni grossi produttori, perchè hanno capito che è meglio puntare su una minore quantità ma una maggiore redditività, che solamente sul fatturato. A proposito di storia della Profumeria Pepe, è davvero storica la collaborazione con Elizabeth Arden. L’esclusiva con Arden nasce

niamo quelli che in Italia danno ad Arden più soddisfazione e tra i primi in Europa come redditività. Diciamo che ci siamo presi le nostre soddisfazioni, ma questo sempre lavorando. Magari qualcuno può pensare che il mondo della profumeria e della bellezza sia solo moda, sfilate e trend, invece c’è molto lavoro e sacrificio alle spalle. Che significa anche nei momenti peggiori, come da due anni a questa parte, reinvestire quel che si è guadagnato, non distribuire ai soci. Anche rischiare? Rischiare sì, ma nella giusta misura. Non rischi quando sei disposto al reinvestimento in azienda, perché sai che comunque ti rende, anche se non hai un beneficio immediato. Quando ti crei una cassaforte devi investire e lo devi fare nel momento peggiore, nel momento di picco negativo, perché quando comincia la ripresa sei già a cavallo. Ed è quello che abbiamo fatto col rinnovo del negozio con il reparto accessori nel settembre scorso, un rinnovamento di immagine e soprattutto un segnale che abbiamo dato al mercato, un segnale di forza: la capacità di stare sul mercato e di investire anche nel momento in cui la profumeria tradizionale e anche quella di


massa sta soffrendo e non poco. Rispetto a questa sofferenza qual è la situazione dell’azienda? Noi siamo in progressione in termini di fatturato, nel 2007 abbiamo avuto un aumento del 8,29% rispetto ad un 3,5% circa del mercato nazionale. Quest’anno non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo del +4% ma siamo sulla strada. Insomma anche se è un momento di crisi la gente compra? In questo momento l’andamento è altalenante, dipende dalle notizie che danno sul mercato e dalla fiducia o sfiducia che genera nei consumatori. Questo è un momento di grande sfiducia. Quindi dovendo risparmiare lo si fa sui prodotti voluttuari… Sì, però è anche vero che la fascia di clientela cui noi siamo legati non risente più di tanto della flessione del mercato. Ecco perché noi siamo in progressione. Cosa ci riserva per il futuro la Profumeria Pepe? A dicembre nel locale accanto al nostro apriremo per un mese e mezzo un concept store dedicato a Chanel, sarà un mese e mezzo di eventi, con la partecipazione dei migliori visagisti e truccatori di Chanel. Un evento che ha avuto luogo solo in altri tre punti in Italia: a Milano presso la Profumeria Mazzolari in Galleria, a Firenze e a Rimini. E sul lungo termine qual è la politica aziendale? Stiamo mirando ad espanderci, perché questa unità locale non riesce più a supportare fisicamente la clientela. Ci dobbiamo rivolgere ad altri mercati, sempre in centri di prestigio o magari posizionati nei centri commerciali storici, perchè abbiamo un’immagine da portare avanti. E poiché noi procediamo sempre in autofinanziamento, questo sarà possibile solo se si accumulerà una base finanziaria sufficiente per supportare l’apertura di una nuova porta, con la formazione del personale ovviamente, perché la crescita deve essere organica, cioè deve essere interna. Nel momento in cui apri una nuova porta devi garantire che sia un’estensione della profumeria Pepe che sta a Bari, non può avere un livello di servizi inferiore. In quale territorio pensate di

espandervi? L’espansione sarà probabilmente regionale, anche per una questione logistica. Lecce e Trani sono sotto osservazione. Si tratterà di iniziare ex novo in queste città? Su Trani intercetteremo parte

la che era la sua tradizionale forza? A Bari si sta perdendo la voglia di fare azienda. Non si è saputo reinvestire, non c’è stato il passaggio generazionale e ci si è fatti attrarre molto dalla speculazione immobiliare. Noi speriamo che nel futuro

della clientela del Nord barese che già viene da noi, quindi avremo una base da incrementare. Poi, per quel che riguarda la concorrenza, siamo dell’avviso che ci voglia stile anche in quella: non siamo per una guerra aggressiva, piuttosto crediamo nella possibilità di cercare alleanze per creare sinergie. Noi abbiamo potenzialità quali l’esclusiva regionale con alcune case di cosmetica, altri avranno come risorsa la fiducia di una certa clientela, perciò possiamo portare queste potenzialità in connubio. Come pubblicizzate i vostri prodotti? Con le pubblicità sulle testate regionali e sulle riviste più in vista. Poi c’è la pubblicità “occulta”, quella delle buste della Profumeria Pepe, ed infine il servizio mailing, che si è rivelato un ottimo mezzo di comunicazione, che permette alla clientela più fedele di essere costantemente informata sulle promozioni e sugli eventi più importanti che si svolgono presso il nostro punto vendita. E presto manderemo anche sms. Per quel che riguarda la situazione del commercio barese, lei ritiene che si stia perdendo qualcosa di quel-

le cose migliorino e anche che la pubblica amministrazione supporti maggiormente il commercio. Non lo fa? Non ha mai fatto politiche organiche per il commercio barese. Parlo dell’amministrazione sia di destra che di sinistra. Non ha pedonalizzato il quartiere murattiano e sono pochi i parcheggi di scambio, benché la risposta dei cittadini al park&ride sia più che positiva. Questo va ad intralciare la fruibilità dei negozi del centro e se a queste disfunzioni si aggiungono i costi di affitto dei locali, che poi vanno a pesare sul prezzo finale del prodotto, si comprende perché molti preferiscano frequentare i centri commerciali, dove si è sicuri di trovare posto per la macchina e di evitare stress. Credo che quella dei parcheggi sia un’opportunità mancata, alla fine basta poco. Tornando alla Profumeria Pepe, in conclusione quali sono i fattori che hanno fatto e fanno la fortuna di questa azienda? L’impegno dei suoi fondatori innanzitutto e in particolare di Giuseppe Pepe, persona molto impegnata nella politica commerciale e di grande capacità di rappresentanza. E poi il personale, che è il pilastro imprescindibile di questa azienda. Claudia Serrano nelmese - 11/2008 - 33


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ECONOMIA

Puglia, economia in discesa Il trend negativo confermato dal rapporto per il terzo trimestre 2008 realizzato dall’Osservatorio Regionale Banche-Imprese di Economia e Finanza, presieduto dall’ing. Michele Matarrese, in collaborazione con l’Isae e la SRM. Il documento presentato a Roma in una conferenza stampa presente il ministro per gli Affari regionali on. Raffaele Fitto L’andamento negativo dell’economia in Puglia è stato confermato anche nel terzo trimestre secondo il primo numero di “Congiuntura Mezzogiorno” l’indagine congiunturale trimestrale sulle regioni del Mezzogiorno, realizzato dall’Osservatorio Regionale Banche Imprese di Economia e Finanza, presieduto dall’ing. Michele Matarrese. Alla formulazione del rapporto hanno collaborato l’Istituto di Studi e Analisi Economica, presieduto dal dott. Alberto Malocchi e dall’Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno , presieduto dal dott. Federico Pepe. L’indagine è stata presentata a Roma nel corso di una conferenza stampa presente il Ministro per gli Affari Regionali ,on.Raffaele Fitto. Ed ecco qui di seguito i dati sintetici del rapporto riguardanti la Puglia. CLIMA ECONOMICO In Puglia, il Clima Economico cala fortemente nel terzo trimestre 2008: l’indice scende da 87,7 del secondo trimestre a 77,8 in linea con gli andamenti osservati per l’intero Mezzogiorno. La diminuzione dell’indicatore riflette un maggior pessimismo sia delle imprese, sia dei consumatori. INDUSTRIA MANIFATTURIERA - Clima di fiducia Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere operanti nella regione Puglia scende da 90,7 del 2007

a 87,4 sui minimi dal secondo trimestre del 2005. Il dato risulta in linea con gli andamenti medi del Mezzogiorno. - Situazione corrente e previsioni Entrando nel dettaglio delle opinioni espresse dagli imprenditori della Puglia, il maggior pessimismo è prevalentemente da imputare alla situazione delle scorte che continuano ad appesantire i magazzini: il saldo per questa variabile passa infatti da -1 a 9 nettamente al di sopra della propria media di lungo periodo. Qualche segno di recupero emerge invece dal lato dei giudizi sull’andamento degli ordini (da -19 a -15 il saldo). Anche le opinioni degli imprenditori pugliesi circa il futuro andamento della produzione risentono delle incertezze del momento: il saldo tra giudizi positivi e negativi, pur rimanendo positivo, perde infatti 6 punti rispetto al valore del trimestre precedente passando da 15 a 9 e attestandosi sui livelli minimi degli ultimi otto anni. COSTRUZIONI In base alle valutazioni degli imprenditori edili pugliesi, il settore costruzioni è attraversato da un clima di forte pessimismo. L’indicatore di fiducia scende infatti a 97,6 da 111,8 del secondo trimestre a fronte di un forte calo sia dei giudizi sui piani di costruzione sia delle attese sui livelli occupazionali.

OBI - OSSERVATORIO REGIONALE BANCHE-IMPRESE DI ECONOMIA E FINANZA Ha lo scopo di approfondire la conoscenza dei sistemi produttivi regionali, migliorare le relazioni tra il mondo bancario e le imprese proponendosi altresì quale strumento di analisi e programmazione dei processi di sviluppo sul territorio con particolare riguardo ai problemi occupazionali CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Presidente Cav. Lav. Ing. Michele Matarrese Confindustria Puglia Vice-Presidente Dott. Rosario Calabrese Banco di Napoli Consiglieri Dott. Gaetano Mastellone Banca Popolare di Bari Dott. Mario Di Biase Banca Popolare Pugliese Dr.ssa Giulia Apruzzi

Banca Popolare di Puglia e Basilicata Dr. Attilio Pasetto Unicredit Group Spa Dr. Domenico Palmieri Banca Carime Dott. Emilio Libutti Regione Basilicata Geom. Antonio Giuzio ANCE Basilicata Direttore Generale Dr. Antonio Corvino

Il presidente dell’OBI ing. Michele Matarrese nelmese - 11/2008 - 35


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CONSUMATORI - Clima di fiducia Il clima di fiducia rilevato presso i consumatori della Puglia evidenzia una flessione, passando da 102,2 del 2007 a 99,3. Il calo è leggermente inferiore rispetto a quello registrato nella media delle regioni del Mezzogiorno.

- Situazione personale Nel terzo trimestre migliorano leggermente i giudizi sulla propria situazione economica (il saldo passa da -79 a -77), ma si deteriorano quelli relativi allo stato del bilancio famigliare (da -13 a -15). Peggiorano anche le aspettative a breve termine sulla situazione economica della famiglia (da -20 a -31).

- Quadro economico generale I giudizi dei consumatori pugliesi sulla situazione economica del paese rimangono pressochè stabili sui livelli del precedente trimestre (-137 il saldo, era -138 nel secondo trimestre); peggiorano però lievemente le attese a breve termine sulla stessa variabile (da -36 a -49) e sul mercato del lavoro, con gli intervistati che si attendono un aumento della disoccupazione (da 50 a 65 il saldo).

- Consumi e risparmio In questo quadro, aumentano quanti dichiarano conveniente risparmiare (probabilmente per motivi precauzionali, da 155 a 161 il saldo), ma peggiorano le attese di poter effettivamente effettuare risparmi nei prossimi 12 mesi (da -85 a -97) e i giudizi sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli (da -120 a -123 il saldo).

ECONOMIA / CREDITO

La Banca Popolare di Puglia e Basilicata stanzia 50 milioni di euro per le PMI La Banca Popolare di Puglia e Basilicata ha deliberato provvedimenti straordinari ad hoc per favorire l’accesso al credito delle PMI, le piccole e medie industrie. L’intervento si sostanzia nello stanziamento di un plafond di 50 milioni di euro a disposizione delle convenzioni stipulate dalla Banca con i Confidi , da sempre interfaccia privilegiata delle piccole e medie realtà imprenditoriali. Saranno pertanto rivisti i rapporti convenzionati con i Confidi per sostenere, attraverso erogazioni di maggiore importo, investimenti o operazioni di ristrutturazione fiIl direttore generale dott. Il presidente avv. Raffaele nanziaria richiesti dalle PMI per il tramite Errico Ronzo D’Ecclesiis dei consorzi di garanzia. “Rientra nei compiti delle banche locali - afferma il presidente della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, avv. Raffaele D’Ecclesiis - sovvenire con tempestività alle esigenze delle imprese dei territori serviti. La Popolare di Puglia e Basilicata si è sempre adoperata in tal senso, come dimostrato dalla grande attenzione riservata al settore finanza agevolata. Questo stanziamento è il segnale concreto e tempestivo del sostegno da noi offerto all’economia reale in un momento economico difficile come quello attuale ed è l’ulteriore conferma dell’interesse e della cura che la Banca dedica al proprio territorio”. Sono in fase di immediata definizione le modalità operative dell’intervento deliberato. “Stiamo vivendo una fase di rallentamento economico nella quale - commenta il direttore generale, dott. Errico Ronzo penso sia auspicabile da parte dello Stato un rifinanziamento dei Consorzi Fidi per l’indispensabile assistenza finanziaria da prestare alle medie, piccole e spesso piccolissime imprese; noi, come banca del territorio, facciamo la nostra parte”. Per ogni informazione i soggetti interessati possono rivolgersi alle filiali. La sede centrale della Banca ad Altamura nelmese - 11/2008 - 37


EDILIZIA / SCUOLA

Formedil: “Le 16 ore” per un’edilizia più sicura Dal 1 gennaio 2009 corso - interamente gratuito per le imprese - per la formazione di giovani che non hanno esperienze lavorative di cantiere

A partire dal 1° gennaio 2009 tutte le imprese edili potranno usufruire del vantaggio di inserire in cantiere lavoratori dotati di una formazione di base. Le 16 ore, dopo il DURC, sono un ulteriore passo verso un’edilizia più sicura e trasparente, per contrastare in modo efficace il lavoro irregolare. Prima di assumerlo, l’impresa inviterà il giovane che non abbia precedenti esperienze lavorative di cantiere, a frequentare il Corso delle 16 ORE che il Formedil-Bari eroga con cadenza settimanale. In tal modo egli sarà in grado di svolgere in modo corretto e sicuro le mansioni elementari del cantiere, conoscendo bene i rischi che potrebbe correre. I vantaggi per l’impresa: Con il certificato rilasciato dal Formedil-Bari può dimostrare di aver assolto all’obbligo della formazione d’ingresso. La formazione d’ingresso è collocata prima dell’inizio del rapporto di lavoro e pertanto non grava economicamente sull’impresa. I vantaggi per il lavoratore che entra nel settore in modo regolare; impara a muoversi in cantiere in modo produttivo; impara da subito il linguaggio del cantiere; migliora le proprie possibilità di impiego. Il corso di 16 ore per il primo ingresso in edilizia è già disponibile in modo continuo e tempestivo presso il Formedil-Bari È sempre ed interamente gratuito ed è tenuto da istruttori qualificati in cantieri-laboratorio attrezzati. nelmese - 11/2008 - 38


ATTUALITA’

Flash di cronache e annunci 25 OTTOBRE-ALLARME RIFIUTI ANCHE PER BARI? Dai consiglieri del Pdl del Consiglio provinciale di Bari è stata sollecitata una seduta monotematica sul problema dei rifiuti alla presenza dell’assessore regionale Michele Losappio per fare il punto sulla situazione. E’ necessario infatti chiarire l’attività effettiva delle quattro Autorità d’ambito che hanno il compito di organizzare il ciclo dei rifiuti nel territorio di propria competenza con un”Piano d’ambito” al fine di evitare eventuali carenze . L’allarme deriva dal fatto che il fenomeno napoletano è ancora dinnanzi agli occhi di tutti gli italiani! 4 NOVEMBRE- MULTA DELL’INAIL ALLA REGIONE PUGLIA E’ trapelala la notizia che la Regione Puglia non avrebbe assicurati alcune centinaia di dipendenti contro il rischio elettrico, coloro cioè che usano il computer, altre macchine per le fotocopie e per l’invio di fax.Lo hanno rilevato gli ispettori dell’Istituto Nazionale per gli Infortuni sul Lavoro per il periodo 2001-2006.La multa era di 2,5 milioni di euro che però in sede di trattative è stata ridotta a 1,200 milioni. Pertanto la Regione Puglia ha regolarizzato dal 2007 la posizione assicurativa speciale per 500 dipendenti su un totale di 3300 unità esposti al particolare rischio. Si è trattato di volontaria omissione o di trascuratezza? Ormai il quesito non interessa più. Per fortuna in quel quinquennio non si sono verificati infortuni del genere. NOVEMBRE. TRULLI,GROTTE E MARE. NUOVE INIZIATIVE DEL CONSORZIO Serie e concrete iniziative del Consorzio turistico intercomunale “Trulli, grotte, mare” della provincia di Bari al quale aderiscono i Comuni di Alberobello, Castellana, Conversano,Fasano, Locorotondo, Monopoli, Polignano e Putignano. Oltre alla partecipazione alla 45esima edizione della Ttg Incontri di Rimini la più importante fiera internazionale del settore turistico in Italia al 21esimo Salone della Gastronomia della francese Bourg en Bresse la guida “Seguimiinpuglia” realizzata dal nocese Antonio Tinelli, finanziata con fondi Por e patrocinata dal Consorzio. 5 NOVEMBRE.CHIUSA AL TRAFFICO VIA ROBERTO DA BARI, AL CENTRO DELLA CITTA’? La proposta di trasformare la centrale via Roberto da Bari in strada pedonale, la seconda dopo via Sparano, ci sembra assolutamente inattuale, almeno per il momento. Poichè la strada non è mai riuscita a decollare sul piano commerciale, la si vuole trasformare per ospitare altre iniziative gastronomiche come è già avvenuto da alcuni anni per il primo isolato dalla parte di Corso Vittorio Emanuele. L’idea è buona ma secondo noi per realizzarla bisognerebbe attendere la conclusione dei lavori del garage sotterraneo di piazza Cesare Battisti che agevolerà il ricovero delle auto dei residenti in quella zona. 6 NOVEMBRE-TERZA MOSTRA D’ARTE ALLA BANCA MERIDIANA E’ stata inaugurata la terza mostra d’arte nelle sale al pianterreno del Palazzo Ferrara, la sede della Banca Meridiana che dimostra così una lodevole apertura per un settore culturale, tanto bistrattato e ignorato negli ultimi dieci anni, nel corso dei quali si è verificata una caduta in verticale della attività delle gallerie d’arte, quasi tutte ormai chiuse. NOVEMBRE-GIA’ CANDIDATI PER LE ELEZIONI REGIONALI DEL 2010? Mancano ancora circa due anni per le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale pugliese. Ipotizzando la scomparsa, non del tutto scontata, dalla “scena” della Regione Puglia dell’attuale presidente Nichi Vendola, di Rifondazione Comunista, nell’ultima settimana sono stati fatti i nomi del candidato per il Centro-Destra dell’on. Francesco Divella, già presidente della Fiera del Levante e dell’Acquedotto Pugliese e dell’on. Francesco Boccia del PD che concorse nelle primarie dell’Ulivo del 2005 per la candidatura a presidente della Regione ma venne superato da Nichi Vendola. Poichè la situazione delle alleanze è mutata nel Centro-Sinistra da quell’epoca, tutto è possibile! Daniela Mazzacane nelmese - 11/2008 - 39


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