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periodico di Cultura Turismo Economia direttore responsabile NICOLA BELLOMO sommario n. 1/2008 anno 42esimo Edizioni GEDIM S.n.c. Direzione - Amministrazione - Pubblicità via Suppa, 28 - tel. 0805232468 - 70122 Bari GEDIM - Gruppo Editoriale Meridionale S.n.c. iscritta al n. 11709 Registro Società, n. 220/80 elenco Tribunale di Bari e n. 189015 Camera di Commercio di Bari. - “NELMESE” periodico di cultura turismo economia iscritto al n. 333 del “Registro dei giornali e periodici” del Tribunale di Bari 9 /11 / 1967 - Spedizione in abbonamento postale comma 34 - art. 2 - Legge 549/95 - Filiale di Bari - E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di scritti e la riproduzione in fotocopia -. Nicola Bellomo ideazione Grafica. Massimo Clori Fotocomposizione. - Stampa: Pubblicità & Stampa - Via dei Gladioli 6 - 70026 Modugno/Bari tel. 0805382917 ABBONAMENTO ANNUO PER IL 2008 Euro 30,00 - LA COPIA - euro. 2,90 (con copertina plastificata euro 3,10) - CONTO CORRENTE POSTALE 20109708 INTESTATO A GEDIM GRUPPO EDITORIALE MERIDIONALE S.N.C. VIA SUPPA 28 BARI 70122

E-mail: nelmese@virgilio.it o anche gedimsnc@tin.it nelmese - 1/2008 - 2


DIRITTO

SERVIZI

PRESENTATO A ROMA UN VOLUME DEL TRATTATO DI DIRITTO AMMINISTRATIVO. IL COMMENTO DEL PROF. ALDO LOIODICE DELL’UNIVERSITA’ DI BARI

DICHIARAZIONI DI ANDREA RUBINO SEGRETARIO NAZIONALE DELLA FIAIP

RELIGIONI

INTERVISTA AL TITOLARE DELLA SOCIETA’ SPECIALIZZATA ANDREA RUBINO

Agenti immobiliari il sindacato punta La Pubblica Istruzione 5 alla qualità di Francesco De Palo 25 di Francesco De Palo DIBATTITO DELL’ASSOCIAZIONE BARI DEMOCRATICA SUL LIBRO DI BENEDETTO XVI

Cristo letto da Papa Ratzinger di Marisa Di Bello

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LIBRERIE & LIBRI

di Francesco De Palo

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EDIZIONE 2008 DEL CALENDARIO COMPARATO ENEC “L’ORIENTE IN EUROPA” di Claudia Serrano

di Claudia Serrano

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INTERVISTA AL PROF. GIOVANNI DELLO RUSSO, GIA’ ORDINARIO ALL’UNIVERSITA’ DI BARI, PER I 50 ANNI DI ATTIVITA’ PROFESSIONALE di Marisa Di Bello

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INSERTO SPECIALE A COLORI POLIGNANO, IMPONENTE PARCO ARCHEOLOGICO RILANCIATO DA GIACOMO OLIVIERI

Grotte & Ulivi di Marisa Di Bello

di Stefania Chionna

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RACCONTI TESTIMONIANZA DELLA SCRITTRICE MOLFETTESE SULLA SUA ESPERIENZA AFRICANA

Il foulard verde

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LIBRERIE & LIBRI UN ALTRO LIBRO DI ANTONIO ROSSANO

Tra le Braccia di Morfeo

MEDICINA

Una Psichiatria umana

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ASSOCIAZIONI

di Gianna Sallustio

LA PRESENTAZIONE ALLA FIERA DEL LEVANTE

Un racconto plurisecolare

di Francesco De Palo

Etica & Professione

STORIA / RELIGIONI

Il tempo del dialogo

valide garanzie per i clienti

INTERVISTA AL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DOTTORI COMMERCIALISTI CATTOLICI

IN UN LIBRO EDITO DALLA PROGEDIT

Memorie e carteggi di un ebreo a Bari

Rubino Immobiliare

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di Claudia Serrano

POESIE DI ELVIRA SARLI GIANFALDONI

Amore in versi

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ARTE MOSTRA DEL FOTOGRAFO MIMMO GUGLIELMI

Presepi in pietra

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GASTRONOMIA A RUTIGLIANO RIAPERTO LO STORICO RISTORANTE “LA LOCANDA” SU INIZIATIVA DELL’AVV. GIACOMO OLIVIERI. PRESENTATO UN LIBRETTO SUI FISCHIETTI

Cucina & Cultura di Marisa Di Bello

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SERVIZI SIGNIFICATIVI AUMENTI NEL 2007

Tanti i più negli Aeroporti pugliesi

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Amministrazione - Redazione: Via D. Nicolai, 39 - 70122 Bari Tel. 080/5214220 - Fax: 080/5234777 http://www.cacucci.it - e-mail: info@cacucci.it Librerie: Via B. Cairoli, 140 - 70122 Bari Tel. 080/5212550 - Fax: 080/5219471 Via S. Matarrese, 2/d - 70124 Bari Tel.-Fax: 080/5617175

NOVITA’ GENNAIO 2008 STEFANO PETRUCCI

CREATTIVITA’ Tecniche e Ruoli per comunicare

ISBN 9788884226570 - pp. 160 - E. 15,00 EMANUELE DEGENNARO LA FINANZIARIZZAZIONE DEL MERCATO IMMOBILIARE ISBN 9788884226587 - pp. 137 - E. 15,00 FRANCESCO D’OVIDIO (a cura) VALUTAZIONE DI FENOMENI SOCIALI E DEI SERVIZI DI PUBBLICA UTILITA’ ISBN 9788884226631 - pp. 187 - E. 18,00 RENATO GHEZZI LIVORNO E IL MONDO ISLAMICO NEL XVII SECOLO Naviglio e Commercio di Importazione ISBN 9788884226648 - pp. 294 - E. 25,00 AA.VV. STUDI SULL’INTEGRAZIONE EUROPEA Rivista quadrimestrale-numero 3-2007 / Anno II nelmese - 1/2008 - 4


DIRITTO

La Pubblica Istruzione

A Roma nello splendido scenario della sala del Refettorio di Palazzo S. Macuto è stato presentato il 39esimo volume del Trattato di Diritto amministrativo, tra gli altri, dal prof. Aldo Loiodice, ordinario Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Bari. Iniziativa promossa sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, dall’Isle, Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi

di Francesco De Palo “Un monumento di sapienza giuridica che colma un vuoto dottrinale e bibliografico”: c o s ì i l p r o f. A l d o L o i o d i c e , ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Bari, nel presentar e a Ro m a i l 3 9 e s i m o v o l u m e d e l Tra t t a t o d i D i r i t t o A m m i n i s t ra t i v o d i r e t t o d a Giuseppe Santaniello, “La Pubblica Istruzione” di Eug e n i o D e M a r c o , s o t t o l ’A l t o Pa t r o n a t o d e l P r e s i d e n t e d e l l a Re p u b b l i c a e p r o m o s so dall’ISLE, Istituto per la Documentazione e gli Studi Legislativi. LA DEFINIZIONE DI CHIEPPA S i t ra t t a d i u n ’ o p e ra c h e o ff r e s i s t e m a t i c i t à e ra z i o n a lizzazione enciclopedica, ha ricordato il presidente Emerito della Corte Costituzionale Riccardo Chieppa, intervenuto alla presentazione n e l l a s a l a d e l Re f e t t o r i o d i Pa l a z z o S. M a c u t o, a s s i e m e a Silvio Traversa, consigliere di Stato ed ai docenti Paola Bilancia, Ordinario di Diritto costituzionale alla Fa c o l t à d i S c i e n z e Po l i t i c h e dell’Università degli Studi di Milano e Alessandro Catelani ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico all’Università di Siena.

Da sinistra, il prof. Riccardo Chieppa presidente Emerito della Corte Costituzionale e il prof. Aldo Loiodice ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Bari ATTENTA PANORAMICA Il volume, realizzato con l a c o l l a b o ra z i o n e d i G a briele Bottino, Gloria Marchetti e Anna Papa, si apre con una notevole ricostruzione storica su istruzione, università e ricerca prima dell’avvento della Carta Costituzional e , p e r p o i f o r n i r e u n ’ a ttenta e puntuale pano-

ra m i c a s u g l i i n n u m e r e v o l i risvolti del diritto amminis t ra t i v o c h e , e s s e n d o d i p e r s é u n a m b i t o va s t o e d e b b r o di leggi e regolamenti, necessita di specifici punti ferm i c o m e l ’ o p e ra d i D e M a r c o si propone di essere. S e c o n d o i l p r o f. L o i o d i c e , che sin dal 1970 si è occupato di legislazione scolastic a q u a n d o i n s e g n a va a l l ’ a t e neo di Sassari, De Marco è riuscito nel difficile compito

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d i t ra c c i a r e u n o s c e n a r i o armonizzante pur essendosi affidato a tre diversi autori. L e g g e n d o l o, i n f a t t i , n o n ci si accorge che è stato scritto da più mani, anzi emerge un filone assolutamente lineare che contribuisce alla creazione di un c o m p l e s s o u n i t a r i o, p r o vvidenziale nel compensare q u e l l a c a r e n z a b i b l i o g ra f i ca figlia non di responsabilità della dottrina, ma di d e r o g h e e va r i a z i o n i c a u sate da logiche sovente c o n t ra p p o s t e . “Una selva selvaggia”, l’ha d e f i n i t a i l p r o f. C a t e l a n i , per dare un nome ad una m a t e r i a o g g e t t i va m e n t e complessa. “Da qui emerge la palese valenza del volume, capace al contempo di spaziare da aspetti generali come la libertà di insegnamento e il diritto allo studio, fino ad incunearsi nella babele di disposizioni riguardanti la gestione contabile-amministrativa o la ricerca scientifica e tecnologica”. L’ o p e ra p r e s e n t a u n ’ i m postazione moderna con una visione sì globale ma allo stesso tempo affront a t a e s a u s t i va m e n t e . D a una parte vi è una zona analitica con ricchezza di argomentazioni e precis i r i c h i a m i , d a l l ’ a l t ra u n a p p r o f o n d i m e n t o c o n c e ttuale. “De Marco ha avuto il merito di mettere ordine in un tema vasto e compless o - h a r i f l e t t u t o Pa o l a B i lancia - partendo dai primi provvedimenti post- unificazione, sino alla situazione odierna, anch’essa in forte movimento”. Il riferimento è alla prol i f e ra z i o n e d i u n a s e r i e di organi universitari che hanno dato luogo a inutil i s o v ra p p o s i z i o n i , o a l l a s c a r s a a t t e n z i o n e r i s e rva t a a g l i e n t i d i r i c e r c a , i primi ad essere ridimensionati economicamente. “Mi sono solo impegnato a

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dare una veste logica ad un settore spesso irrazionale” ha riflettuto l’autore. E a chi g l i c h i e d e va q u a l e f o s s e s t a ta la maggiore difficoltà di questo lavoro ha risposto: “La sensazione di operare nelle sabbie mobili, perché a fronte di argomenti assolutamente fermi vi sono stati notevolissimi cambiamenti, per questo abbiamo voluto agire in modo armonico e coordinato”. LE VARIE RIFORME UNIVERSITARIE De Marco è così riuscito a f o t o g ra f a r e u n q u a d r o f l u i d o e d i n a m i c o, r i p e r c o r r e n d o le riforme universitarie che h a n n o s c o n v o l t o g l i At e n e i s i n o a d o g g i . P r o p r i o l ’ a ttualizzazione della materia è stata al centro degli interventi, anche in considera z i o n e d e i t a g l i c h e s o p ra ttutto la Legge Finanziaria del 2007 ha effettuato a s va n t a g g i o d e l l e u n i v e r s i t à . Secondo il presidente Chieppa le conseguenze di tali t a g l i n o n s i r i s c o n t ra n o e s c l u s i va m e n t e a l i v e l l o e c o n o m i c o m a s o p ra t t u t t o s u l l a q u a l i t à d e i s e r v i z i e i m p a tt e ra n n o s u l l e s i n g o l e r e a l t à c o l t e m p o, p r o v o c a n d o g r o s si disagi. “In questo momento l’università si trova in una fase di recessione - ha concluso i l p r o f. L o i o d i c e . B a s t i p e n sare che oggi il personale amministrativo viene scelto non più da docenti universitari ma da commissioni composte da dirigenti”. C o m e d i r e c h e s t ra v o l g e n d o l e f o r z e r e a l i c h e o p e ra n o nelle rispettive competenze, s i r i s c h i a d i s n a t u ra r e u n c o n t e s t o, q u e l l o d e l l a f o rmazione e della scuola, di basilare importanza per una q u a l s i a s i s o c i e t à d e m o c ra tica. Un’eventualità che il n o s t r o Pa e s e n o n p u ò a s s o lutamente pensare di mettere nel conto.


RELIGIONI /

Dibattito a Bari Democratica

Cristo letto da Papa Ratzinger Un libro scritto da un grande teologo e pensatore qual è Benedetto XVI per presentare il Gesù reale, figura storica e divina a un tempo, al di là delle varie ricostruzioni scientifiche che si sono via via sovrapposte nel contesto bimillenario della riflessione sulla sua vita e sul significato della sua presenza sulla terra

di MARISA DI BELLO Gesù di Nazaret, ancora nel terzo millennio divide credenti e non credenti, sostenitori della ricerca esegetica con il metodo storico-scientifico e interpreti puramente fideistici della sua vita terrena e della dottrina tramandataci dalle Scritture. A lui è dedicato il libro di Joseph Ratzinger in cui il Papa, come precisa nella premessa, ha inteso ricordare “la figura e il messaggio di Gesù, nella sua attività pubblica, al fine di favorire nel lettore la crescita di un vivo rapporto con lui”. Ne esce una figura concreta, storica, reale e nel contempo divina che fa conoscere all’uomo la vera natura di Dio e la sua potenza nell’amore misericordioso. Un libro che nasce dal bisogno di ribadire, al di là delle numerose interpretazioni e immagini storiche elaborate dalla ricerca scientifica che spesso disorientano i fedeli, come il metodo storico-critico non riesca da solo a raggiungere una visione affidabile della figura storica di Gesù. E parte il Papa dalla

conclusione cui giunge Rudolf Schnackenburg, uno dei più grandi esegeti cattolici di lingua tedesca, che di fronte all’inadeguatezza di tutte le immagini storiche elaborate dall’esegesi, nel libro “Die Person Jesu Christ im Spiegel der vier Evangelien” (La persona di Gesù Cristo nei quattro Vangeli), sente di dover affermare: “Senza il radicamento in Dio, la persona di Gesù rimane fuggevole, irreale e inspiegabile”. Questo il punto d’appoggio su cui si basa il libro “Gesù di Nazaret” perché, dice Benedetto XVI, “considera Gesù a partire dalla sua comunione con il Padre. Questo il vero centro della sua personalità. Senza questa comunione non si può capire niente e, partendo da essa, Egli si fa presente a noi anche oggi”. Ma, con lo stesso convincimento, il Papa afferma l’irrinunciabilità del metodo storico nel lavoro esegetico perché, ricorda,

con le parole “et incarnatus est” noi professiamo l’effettivo ingresso di Dio nella storia reale. Su questo libro che offre infiniti spunti di riflessione, si è articolata la presentazione di Don Nicola Bux e le considerazioni di Michele Monno, Michele Loconsole e Michele Mascolo, in un incontro organizzato dall’Associazione Bari Democratica presso l’Hotel Villa Romanazzi Carducci. CONTESTO BIMILLENARIO Innanzitutto, ha detto don Nicola Bux, professore della Facoltà Teologica pugliese e Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, è necessario inserire l’opera nel contesto bimillennario della riflessione su Gesù di Nazaret. Nel primo secolo della nostra era, sentir parlare della resurrezione dell’anima e del corpo era quanto di più antitetico alla mentalità pagana potesse esserci., poi venne l’eresia ariana per cui il Cristo era

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soltanto un uomo, mentre altri ribattevano che era solo Dio. E se il Concilio di Calcedonia, nel V secolo sembrò porre fine al dibattito cristologico, in realtà esso continua ancora oggi. ANCHE LA FEDE CONOSCE Per sgombrare il campo da interpretazioni errate o parziali, don Bux ha ritenuto necessario dire qualcosa, a proposito dell’esegesi odierna della Sacra Scrittura, sgombrando il campo innanzitutto dall’idea neognostica che per fare storia ci si deve liberare da ogni precomprensione o interpretazione filosofica, in specie se di fede, sottovalutando il fatto che la fede è un modo di conoscere al pari della ragione. E non si comprende perché non lo debba essere, dato che è ammesso nelle scienze naturali, in base al cosiddetto principio di indeterminazione di Warner Heisenberg: l’uomo conosce la realtà sia nella sua oggettività, sia dalla sua posizione soggettiva e con la sua capacità di comprensione. Pertanto, è la conclusione, anche la fede conosce. Tale fede non è solo individuale ma del popolo di Dio in cammino nella storia e gli esegeti che spesso ne mettono in risalto il ruolo circa la formazione e comprensione delle Scritture da Dio ispirate ad autori del suo popolo, è ragionevole che la includano nella comprensione del libro. E ancora, don Nicola Bux ha tenuto a puntualizzare che il beneficio dell’esegesi storico- critica e i suoi presupposti di storicità e di omogeneità finisce per paralizzare perché, ad esempio, si è giunti a ritenere che i libri biblici siano meno credibili del-

Don Nicola Bux

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le iscrizioni ritrovate dei faraoni. Don Nicola Bux ha poi ricordato Giuseppe Ricciotti, autore della più celebre “Vita di Gesù”, scritta nel 1941 e ristampata più volte, là dove scrive: “I vangeli narrano che il Gesù sigillato nella tomba dai farisei è risorto. La storia narra che il Gesù ucciso in seguito mille volte si è dimostrato ogni volta più vivo di prima. Ora, trattandosi della stessa tattica, v’è ogni motivo di credere che lo stesso avverrà al Gesù rimesso in croce dalla critica storica”. E ha concluso: “Egli ha avuto ragione, ma non poteva immaginare che un papa, sebbene pensatore d’eccezione, sarebbe stato tra gli artefici della nuova ‘resurrezione’, con la pubblicazione del libro ‘Gesù di Nazaret’ che, come osserva Vittorio Messori, vuole essere uno strumento per ricominciare da capo, per procedere a quella rivangelizzazione già auspicata pressantemente da Giovanni Paolo II”. SORGENTI DELLA FEDE Sul filo di questa relazione si sono svolti i successivi interventi che non hanno mancato di presentare e approfondire altri aspetti dell’opera. L’avv. Michele Mascolo, dopo aver sottolineato l’importanza del libro per aiutare il credente a riandare alle sorgenti della fede cristiana, ha indicato nei capitoli IV e V sul Discorso della Montagna e sulla Preghiera del Signore il vertice dell’opera, dove l’autore è riuscito a presentare Gesù come il

Dott. Michele Monno

Joseph Ratzinger Benedetto XVI “Gesù di Nazaret” RCS Libri pp. 448 euro 19,50 prototipo dell’orante che sta sempre rivolto al Padre che è nei cieli. Nel Discorso, in particolare, l’evangelista Matteo ci dice: “Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava…”. Gesù, quindi, si siede e, con l’autorità del maestro, maestro di Israele e di tutta l’umanità, prende posto sulla ‘cattedra’ della montagna, novello Sinai, luogo di preghiera al Padre e luogo del suo insegnamento che proviene da questo intimo scambio con lui. UN’UNICA NATURA DIVINA Per Michele Loconsole, dottore in teologia e curatore della rubrica sul Dialogo Ebraico-Cattolico dell’Agenzia Fides della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Benedetto XVI, con la pubblicazione di questo libro sulla persona

Avv. Michele Mascolo

Dott. Michele Loconsole


L’abbraccio di Papa Benedetto XVI all’arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci nel corso della giornata conclusiva del 24esimo Congresso Eucaristico Nazionale svoltosi a Bari nel maggio del 2005. A sinistra, l’arcivescovo di Lecce mons. Cosmo Ruppi, presidente della Conferenza Episcopale Pugliese (Agenzia Luca Turi) storica di Gesù di Nazaret, ha voluto mettere al centro del dibattito culturale mondiale la specificità dell’Incarnazione del Figlio di Dio, evento che il Cristianesimo celebra da oltre 2000 anni e che ha chiamato semplicemente ‘Natale’. Un testo, quindi, che si rivolge sia ai cristiani che agli uomini di buona volontà, siano essi religiosi o atei e che attraverso le 400 pagine che lo compongono spiega l’originalità del messaggio che il Maestro Galileo ha lasciato al mondo, l’Evangelo che la Chiesa ha la responsabilità di annunciare e testimoniare alle generazioni presenti e future. Cinque i punti essenziali ravvisati nel testo da Loconsole. Il primo è che Gesù è il compimento e la perfezione del giudaismo, ossia il Messia atteso dagli ebrei fin dai tempi di Abramo. In secondo luogo, proprio perché Messia e figlio di Dio, Egli introduce l’uomo nel mistero della Santissima Trinità di cui è la seconda persona, Figlio del Padre, al quale è unito attraverso lo Spirito Santo. Per il Cristianesimo, infatti, Dio è uno, nel senso che le tre persone divine in realtà sono un’unica natura divina, a differenza di quanto predicato da altre religioni monoteiste che parlano di un dio unico, indivisibile. Un terzo aspetto su cui si è soffermato Loconsole è quello del messaggio universale cattolico che Gesù ha lasciato all’umanità, ossia il riconoscere la libertà e la dignità dell’uomo, a qualunque cultura appartenga. Un quarto punto è l’essere stato l’Incarnazione di Dio

affinché l’uomo potesse avere un modello reale per poter diventare Dio. L’ultimo aspetto è l’ aver annunziato al mondo il fatto che Dio agisce anche attraverso la materia, oltre che con l’Incarnazione e la Resurrezione, con i miracoli di cui il più grande è quello della creazione, e con i semplici elementi materiali quali l’acqua, il vino, il pane, l’olio che sono diventati per suo potere veicoli di salvezza o sacramenti. SANTIFICARE I POTERI Michele Monno da uomo politico e d’impresa, si è soffermato prevalentemente sull’aspetto più rivoluzionario del Gesù di Nazaret tratteggiato da Benedetto XVI, come colui che si pose il compito non facile all’epoca di rompere gli schemi e le caste che rappresentavano il potere. Oggi, ha detto. la Chiesa è chiamata al compito di non essere potere tra i poteri, ma di santificare tutti gli altri poteri col suo messaggio, pur riconoscendo la difficoltà a governare un miliardo di fedeli sparsi nel mondo e a tenerli uniti. E se in passato il pericolo che poteva stravolgere il messaggio di Cristo era rappresentato dalle eresie, oggi il pericolo è rappresentato soprattutto dall’egoismo dilagante, dal relativismo, dall’individualismo, dal ‘fai da te’ della religione che ognuno adatta ai propri bisogni

personali. Ha quindi sottolineato Monno l’acutezza del Papa che, nel porre mano all’opera di rinnovamento della Chiesa, ha cominciato dal centro della questione che è la figura di Gesù, la storia di un uomo proveniente da un preciso luogo della terra di Palestina, che si rivela come Dio. Molte le domande poste dai tre interlocutori e dal pubblico presente a don Nicola Bux che ha concluso affermando che il ‘tentativo’ del Santo Padre di riprendere la tradizione, senza ignorare la ricerca critica, mira a indicare nuovamente la vera angolazione da cui conoscere Gesù: il mistero di Dio. Questa, in sostanza, la realtà di Gesù Cristo. Egli è venuto ed è ancora nel mondo, senza aver mai lasciato il Padre con cui parla faccia a faccia, com’è nell’aspirazione di ogni uomo. Poi, riferendosi al secondo capitolo del libro, ha indicato in questo il fil rouge del testo: l’adorazione di Dio che Gesù è venuto a riaffermare. In Lui il primo comandamento mosaico ‘Io sono il Signore Dio tuo’ si compie nell’ ‘Io Sono’ del Figlio di Dio. L’Autore, in tal modo, può anche ricordare, è la conclusione di don Nicola, che la missione del Vangelo è l’adorazione di Dio, non la soluzione dei problemi sociali. Con ciò forse non valorizzando molto quel messaggio socialmente rivoluzionario per quei tempi - ma anche per i nostri – che i Vangeli, proprio perché rivolti ad uomini di carne, oltre che di spirito, contengono. FINO ALLA FINE DEL MONDO Gesù ha portato Dio, è la questione centrale del libro e la risposta di don Nicola Bux alla domanda: che cosa ha portato sulla terra, se non ha portato la pace e la soluzione ai vari problemi. Così Gesù ha cambiato il mondo non solo una volta per tutte, ma lo cambia ogni volta che incontra la sfera intima dell’uomo. Perciò egli ha promesso di essere con noi fino alla fine dei tempi. Viene fuori dal libro, quindi, un approfondimento della figura di Gesù che ci fa conoscere soprattutto la grandezza spirituale della Sua storia e del Suo messaggio. Marisa Di Bello

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LIBRERIE & LIBRI

Memorie e carteggi di un ebreo a Bari A 70 anni dalle leggi antigiudaiche presentato all’Ateneo barese il volume “Benvenuto Max-ebrei e antifascisti in Puglia” a cura di Giuseppina Boccasile e Vito Antonio Leuzzi, edito dalla Progedit

di Francesco De Palo Lettere, scambi di pensieri, ma soprattutto idee e sensazioni che si avvinghiano in nome dei valori democratici di giustizia e libertà. Max Mayer venne indirizzato dagli ebrei italiani ad iscriversi alla Facoltà di Medicina di Bari. Erano anni bui, Hitler aveva appena promulgato le leggi razziali e colui che qualche anno più tardi avrebbe intrattenuto un lungo carteggio con Tommaso Fiore, fu costretto a lasciare la Germania a soli 19 anni. Il giovane ebreo tedesco arrivò nel capoluogo pugliese e iniziò a frequentare la famiglia Fiore e quel circolo di intellettuali riuniti attorno alla figura di casa Laterza. Questo e molto altro scaturisce dalla lettura delle 142 pagine

Boccasile

Leuzzi

Godelli

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Garuccio

de “Benvenuto Max-ebrei e antifascisti in Puglia” a cura di Giuseppina Boccasile, per lunghi anni dirigente scolastica e di Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea. “Il volume è la storia del sodalizio di un uomo di Bonn con una famiglia barese”, ha esordito l’editore Gino Dato nell’Aula Magna del Palazzo dell’Ateneo di Bari presenti gli autori, l’assessore regionale al Mediterraneo Silvia Godelli, il Prorettore dell’Università Augusto Garuccio, i docenti universitari Tommaso Fiore e Luciano Canfora e i familiari di Mayer, la moglie Ivonne e la figlia Lucy. Una faticosa ricostruzione sulle memorie e sul rapporto che Mayer intrattenne per mezzo secolo con Tommaso Fiore, Fabrizio Canfora, Cetta e Michele Cifarelli. Pagine che veicolano la storia di un uomo, il quale come ha ricordato Silvia Godelli, dall’appartenenza al mondo scientifico diventa un militante umanitario, da perseguitato a filantropo. Non

Canfora

Fiore

solo appartenente a quell’ambiente medico-scientifico, ma intriso dell’attitudine a trasferire le sue conoscenze in vera e propria entità umanitaria. Nell’opera si scorgono scritti di molteplici autori, tutti fondamentali testimoni della vita politica della prima e della seconda metà del Novecento, all’interno dei quali si intrecciano impegno culturale, intellettuale e politico e trovano spazio anche gli elenchi delle persone di razza ebraica residenti in provincia di Bari, oltre alle lettere di Tommaso Fiore al figlio Vincenzo, ricordi di Teta Fiore, Clelia Cifarelli e Romolo Bernini. Emerge altresì la dedizione di Mayer verso le popolazioni più disagiate, con la sua permanenza in India e Pakistan, dove individuò la “sindrome post- traumatica da stress” nelle vittime del nazismo, sindrome alla quale la Germania ha dovuto porre rimedio con le cure ai sopravvissuti. Un medico dedito al sociale più incombente, quindi, ma anche un uomo grato al capoluogo pugliese per gli impulsi culturali ed intellettuali che qui riuscì ad acquisire e che vengono riflessi prosegue a pag. 31

Dato


STORIA / RELIGIONI Edizione 2008 del calendario Enec. Con “L’Oriente in Europa”, Calendario Comparato giuliano-gregoriano, anche quest’anno l’associazione si impegna sulla strada del dialogo tra i popoli

Il tempo del dialogo di Claudia Serrano

Il calendario. Oggetto scientifico, legato alle osservazioni astronomiche, ma indiscutibilmente influenzato anche dalle credenze; oggetto culturale, dunque, in quanto privilegiato campo di incontro fra cultura popolare e cultura dotta. Oggetto innegabilmente religioso, ma soprattutto oggetto sociale, in quanto regista della vita pubblica e quotidiana. Per alcuni uno dei grandi emblemi e strumenti del potere, poiché, come ha scritto Georges Dumézil, “il quadro temporale acquista un interesse particolare per chiunque, dio, eroe o capo, voglia trionfare, regnare, fondare: chiunque egli sia, deve tentare di impadronirsi del tempo, allo stesso titolo dello spazio”. Il calendario come storia, che impegna gli uomini e la società in tutti gli aspetti della loro vita, nella loro storia individuale come in quella collettiva. Ma soprattutto, da sempre, il calendario ha costituito per l’uomo lo strumento per conquistare il tempo per mezzo della misura. Non c’è solo una storia del calendario, ma centinaia di storie, che attraversano secoli e civiltà, dal primo calendario romano, attribuito a Numa Pompilio, passando per i calendari che gli imperatori cinesi regalavano ai vassalli per ricordare loro il proprio potere sul tempo (e il pagamento dei tributi!), il calendario della Rivoluzione francese, i calendari delle religioni cristiana, ebraica e musulmana, per arrivare al presente, in cui, benché la vita internazionale dia l’illusione di una relativa unità, un calendario universale sembra ancora un’utopia. È però realtà concreta e preziosa, seppure nel suo piccolo, il Calendario comparato che ogni

anno realizza l’Enec (Europe-Near East Center), l’Associazione internazionale per lo studio, l’incontro e la collaborazione tra i popoli, le nazioni, le chiese e le religioni del vicino Oriente. Ogni anno l’Associazione, che ha come unica sede italiana quella di Bari, propone nei suoi calendari Burchard del Monte Sion (Gerusalemme) e una comparazione Villa Sticchi di Santa Cesarea Terme (Lecdiversa ma sempre ce): costruzione degli inizi del secolo XX di grande significato: se il calendario 2004 presentava i grandi XIII portò a termine il 25 febbraio monumenti della cristianità 1582, quando, con la bolla Inter rintracciandovi gli elementi gravissimas, impose l’abolizione architettonici, decorativi e artidi dieci giorni, dal 5 al 14 ottobre, stici di influenza orientale, nel per riportare l’equinozio primave2006 è stato proposto il calenrile al 21 marzo, correggendo così dario comparato delle religioni la discrepanza creatasi tra il calebraica, cristiana e islamica. colo umano e i movimenti celesti. Anche quest’anno l’Enec, graNacque così il calendario grezie al contributo di partners goriano, adottato nella maggior e sponsors tra i quali spicca parte dei paesi del mondo ma non la Fiera del Levante, rinnova dai cristiani slavi-ortodossi, che questa esperienza e propone ancora oggi usano il calendario il calendario comparato giugiuliano, in ritardo di tredici giorni liano-gregoriano. Lo scopo è rispetto al gregoriano. Il che spiesempre uno e di innegabile ga perchè gli ortodossi celebrino importanza: continuare a batil Natale il 7 gennaio, l’Epifania il tere la strada del dialogo e del 19, e così via, mentre la Pasqua confronto tra civiltà e religioni può coincidere con quella cattodiverse e a volte distanti, per lica o tardare fino a cinque settidimostrare l’unicità dell’uomo mane. Tutte informazioni che si nella diversità di religioni e possono riscontrare nel calendario culture. 2008 realizzato dall’Enec, dove le Il calendario detto giuliano feste del calendario gregoriano e entrò in vigore nel 45 a.C. giuliano sono segnalate rispettiper volontà di Giulio Cesare e vamente in rosso e in verde. sulla base dei consigli di SoComparare il calendario giuliasigene, astronomo greco di no e gregoriano significa perciò, Alessandria, e vi rimase fino come sottolinea il nome stesso alla riforma che Papa Gregorio del calendario, “L’Oriente in Eu-

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ropa”, puntare ancora una volta sul continuo dialogo tra Europa e Oriente, le due civiltà che proprio la religione e i pellegrinaggi hanno portato al confronto. David-Maria A. Jaeger, presidente dell’Enec, ha definito il calendario 2008 la celebrazione dell’apporto dei pellegrinaggi storici “nell’unire, pur nella ricca loro diversità, non solo i propri popoli e culture, ma anche la stessa Europa e le civiltà che le sono sempre più vicine, che sempre più richiedono di essere ‘raggiunte’, comprese e con ciò ulteriormente fecondate, così come lo era, e lo può essere tuttora, la madrepatria europea stessa”. Così, mese dopo mese, si scopre un calendario corredato da immagini e storie comuni alla civiltà europea e orientale: la Terra Santa, le icone traslate in Occidente (come la Madonna dei Martiri di Molfetta), la contaminazione architettonica, dall’iconostasi allo stile moresco del “Minareto” di Fasano, delle ville salentine delle “Cenate” (periferia di Nardò) e della splendida Villa Sticchi di Santa Cesarea Terme; a settembre c’è la suggestiva storia del paese di Sansepolcro in Toscana, a dicembre chiude l’anno l’esempio straordinario del Coro Magnificat di Gerusalemme che riunisce voci di cristiani, musulmani, ebrei e protestanti; né può mancare la Chiesa Russa di Bari, presenza concreta dell’Oriente in Puglia. Anche per il 2008, in conclusione, l’Enec propone la strada dell’unità e del confronto, di quel continuo dialogo tra Europa e Oriente che, come ha scritto Cosimo Lacirignola, presidente della Fiera del Levante, “nonostante le difficoltà non si è mai reciso”. “Il calendario Enec 2008, sintesi ineccepibile del calendario cristiano ed ortodosso”, ha aggiunto Lacirignola, “attraverso le immagini e le storie delle due antiche civiltà, non può che rafforzare quel dialogo tra i popoli, che consente di superare gli scontri e le diversità. Così come la Fiera del Levante, sin dalla sua fondazione, tesse trame di pace per generare conoscenze e possibilità di sviluppo”.

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Un racconto plurisecolare

E’ uno dei pregi del Calendario Comparato secondo il presidente della Fiera del Levante Cosimo Lacirignola. Il perchè della collaborazione con l’Enec Anche quest’anno, come avviene ormai da dodici anni, la Fiera del Levante ha contribuito alla realizzazione del Calendario comparato Enec, e il 16 gennaio, come è tradizione dal 1996, ha aperto le sue porte ai curatori del calendario e ai giornalisti per la presentazione ufficiale dell’edizione 2008. Ad aprire l’incontro il “padrone di casa”, Cosimo Lacirignola, presidente della Fiera del Levante, che ha ribadito il valore della collaborazione con l’Enec e il significato profondo di questo progetto: il calendario Enec 2008, ha detto Lacirignola, non è solo un momento di devozione, ma è anche un racconto plurisecolare, un viaggio attraverso secoli di storia e culture, alla scoperta di quel filo rosso di tradizioni, arte e commercio, che lega popoli apparentemente lontani. Il calendario Enec dà ogni anno la possibilità di ripercorrere la nostra storia e la

nostra fede, di riscoprire la nostra essenza e di riappropriarci della nostra identità, l’identità di cittadini non solo pugliesi, ma del Mediterraneo, poiché “siamo tutti figli di questo mare, della sua storia, delle sue millenarie tradizioni, della sua natura, ma anche della sua inesauri-

Mariagraziella Belloli vice presidente Enec, Cosimo Lacirignola presidente della Fiera del Levante e Michele Monno consigliere comunale e uno dei curatori del Calendario Comparato


COSI’ L’ENEC Il calendario è stato realizzato dall’Enec, Europe Near East Centre che ha la sede centrale a Bari in via Sagarriga Visconti 20 (telefax 0805240511) e in collaborazione con il quotidiano Barisera. L’Enec è una associazione internazionale per conoscere, incontrare e sostenere il vicino Oriente: popoli e nazioni, culture e religioni che ancora oggi interagiscono con la civiltà europea, in particolare con l’Italia, tramite storico sin dall’antichità di ogni itinerario da e per il vicino Oriente. L’Enec inoltre si pone come strumento di amicizia e collaborazione tra i popoli europei ed orientali, ebrei, cristiani e musulmani, mediante convegni, bile vitalità”. Questo rimpossessarsi di identità e di cultura è il presupposto necessario per essere protagonisti, e non meri osservatori, di un mondo che è già cambiato. E il nostro Sud, ha affermato Lacirignola, ha tutte le caratteristiche per essere protagonista, perché dispone di ottimi centri di ricerca, università e di una vivace capacità imprenditoriale, ma soprattutto perché esso è, per l’intera nazione, la Porta di quel Levante che è emblema anche della Fiera, punto di convergenza e di integrazione di popoli e culture diverse, nella consapevolezza che la diversità è ricchezza. Una convinzione, questa, condivisa e riaffermata anche da Mariagraziella Belloli, vice presidente dell’Enec, che nel suo intervento ha utilizzato la metafora della tecnica del cloisonné per rappresentare l‘ideale perseguito dall’Enec: fare in modo che ogni identità sia separata dall’altra da un confine sottile e prezioso

mostre e viaggi. Hanno curato il calendario comparato giuliano - gregoriano “L’Oriente in Europa” Nicola Bux, Michele Loconsole, Michele Monno. Testi e ricerca iconografica a cura di Graziella Belloli e Donatella Di Modugno. Collaborazione organizzativa di Giovanni Indraccolo e Girolamo Panunzio. Edizioni N.D.M. : via Conte Giusto, 4/D Bari. Progetto grafico e impaginazione: Architettura&Immagine, arch. Donatella Di Modugno. E-mail: d.dimodugno@archiworld.it Stampa La Nuova Tecnografica - Bari

come una lamella d’oro, perché ogni identità risplenda con le altre senza perdere il proprio senso di appartenenza. Il calendario 2008, la cui copertina è marrone come il pellegrinaggio e come la terra di Puglia, si chiama “L’Oriente in Europa”, ma Mariagraziella Belloli pensa anche ad un altro titolo: “l’identità irrequieta”, perché l’irrequietezza, propria di ogni essere umano, è un’esperienza che si fa attraverso l’esposizione all’altro, rispecchiandosi nell’altro, ed è solo questo viaggio verso l’altro a rendere possibile divenire consapevoli della propria identità come multipla e contaminata e della propria esistenza come un quadro in trasformazione, una certezza dubbiosa. Breve e penetrante l’intervento di Giordano Panunzio, segretario dell’Enec, che si è fatto portavoce di una sfida lanciata alla

Regione Puglia e alla Fiera del Levante: portare la Fiera a Gerusalemme, per poter davvero portare il significato del calendario Enec nella realtà. Per ora il calendario comparato Enec è stato diffuso su scala regionale e nazionale, come ha spiegato Michele Monno, uno dei curatori del progetto, ma perché la distribuzione possa avvenire su più vasta scala, per esempio attraverso la distribuzione nelle librerie, è necessario che il calendario sia pronto già per l’inaugurazione della Fiera del Levante. Il che richiede che sin da ora ci si metta al lavoro per la realizzazione dell’edizione 2009. Non resta, dunque, che aspettare di sapere quale comparazione ci riserverà il calendario Enec per il prossimo anno, considerando che, come ha esposto Monno, i curatori stanno riflettendo sulla possibilità di interpretare la comparazione su scala mondiale. Claudia Serrano

Antonio Ciuffreda vicepresidente della Fiera del Levante, Mariagraziella Belloli vice presidente Enec, il presidente della Fiera del Levante Lacirignola, Michele Monno e il segretario generale della Fiera del Levante Riccardo Rolli

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MEDICINA

Una Psichiatria umana di Marisa Di Bello Una medaglia per 50 anni di professione medica data dall’Ordine dei Medici, ha sancito con un riconoscimento pubblico il lavoro svolto con grande competenza e dedizione tra le corsie più impervie da percorrere e gestire, quelle dei reparti psichiatrici. Una professione che il prof. Giovanni Dello Russo, ordinario di Clinica Psichiatrica dell’Università di Bari, continua a svolgere privatamente con immutato interesse per quella scelta fatta tanti anni prima a cui continua a dare il suo contributo di esperienza e di studio. Settantaquattro anni, una moglie, Diana, tre figli, Alessandro, avvocato, Cristina e Anna, giornalista, fashion director at large di Vogue-Giappone, e una schiera di nipoti, figli dei primi due. In scala, Virginia, già universitaria, Giorgio, Carlotta, Gloria e il prediletto, Giovanni come il nonno, ancora all’asilo. Ma, a parte il comprensibile amore per una famiglia così numerosa e ricca di affetti come ormai se ne vedono poche in giro, la grande passione centrale nella sua vita resta la psichiatria, l’approfondimento di

Il paziente come persona al centro dell’attività medica. I nuovi farmaci per la cura delle malattie mentali. La schizofrenia, patologia psichiatrica per eccellenza e le difficoltà nella cura della depressione. I danni provocati al cervello dalle droghe, anche dalle cosiddette leggere. Tutto questo ed altro nell’intervista al prof. Giovanni Dello Russo già ordinario di psichiatria all’Università di Bari, al quale è stata conferita dall’Ordine dei Medici della provincia di Bari una medaglia per i 50 anni di attività professionale

Il presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Bari prof. Paolo Livrea e il prof. Giovanni dello Russo un settore della medicina dove la ricerca deve ancora molto scoprire, per la complessità del cervello umano. Altro nucleo centrale del suo insegnamento, al di là dei problemi strettamente scientifici, il rapporto medico-paziente. Se gli si chiede infatti quale è stato il momento della sua lunga carriera che più ricorda con emozione, non ha dubbi: “La presentazione del mio libro ‘Il Medico e la Persona’, con gli interventi di insigni professori, avvenuta nella saletta incontri di Nelmese, nel

GIOVANNI DELLO RUSSO, è nato a Gallipoli (Lecce) il 5 marzo 1933. Nel luglio 1951, conseguì il diploma di maturità classica presso il liceo «Orazio Flacco » di Bari. Nel novembre 1951, si iscrisse a Medicina e Chirurgia presso la Università degli Studi di Bari. Nel novembre 1957, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti e la lode, discutendo la tesi sperimentale con il prof. Virgilio Chini. Nel marzo 1958, ha superato l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione, riportando la votazione di 97.77/100.

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’74, quando ancora dovevo raggiungere l’apice della carriera ed ero un semplice aiuto presso la clinica psichiatrica. A quei tempi, la bioetica non esisteva perché è materia degli ultimi dieci anni, e la vecchia medicina organicistica centrava non sul malato ma sulla malattia il problema, trascurando le esigenze della persona”. Questo, il punto focale della sua attività di medico psichiatra che ha precorso i tempi della bioetica, “Tutti noi psichiatri sentivamo questo problema e all’epoca – continua – io insegnavo una materia specifica, psicologia medica, un incarico che ho ricoperto dal ‘71 al ’76, in cui si prende in esame proprio il rapporto medico-paziente”. Un Libro, ‘Il Medico e la Persona’, (ne accenniamo a parte) che è diventato testo di studio, quando ha fondato nell’82 l’A.R.I.R.I., l’Associazione Ricerche e Interventi sui rapporti Interpersonali, per la formazione, attraverso l’analisi didattica, individuale e di gruppo, di psicoterapeuti, con l’obiettivo di migliorare quel rapporto, e successivamente nell’86, quando, divenuto

Giovanni Dello Russo è stato per molti anni ordinario di Clinica Psichiatrica nell’Università di Bari. È autore, tra l’altro, dei volumi: Il medico e la persona (1974), Lo scimmione saggio (1983), Psicopatologia e psicodinamica? (1983), Manuale di psichiatria (1989). Ha scritto, inoltre, Modelli del cambiamento (1984) con M. Giordano, G.F. Lanz, V. Martino, F. Pardi, G.A. Patella e Tempo e inconscio (1984) con M. Giordano, F. Pardi, G.A. Patella. Di Giovanni Dello Russo, l’Editoriale Grasso ha già pubblicato Casi psichiatrici (1979) e Sogni da narcisista (1985).


Il prof. Giovanni Dello Russo e accanto, insieme, da sinistra, con il dott. Marcello Viola, il prof. Orlando Todarello, il dott. Orazio Labianca e il prof. Vito Martino ordinario di psichiatria, si è occupato della formazione dei giovani medici che volevano fare psicoterapia. All’epoca era questa una materia molto complessa, a differenza di oggi che la psicofarmacologia ha oscurato il bagaglio culturale freudiano. E spiega al riguardo che attualmente si tende a curare la malattia mentale con i farmaci che aiutano a conoscere meglio il funzionamento del cervello che si basa sulla comunicazione tra cellula e cellula per mezzo di neurotrasmettitori. E’ quando questi diventano difettosi, carenti in qualche loro parte, che si manifesta la malattia mentale ed è a quel punto che intervengono i farmaci a ristabilirne le funzioni. Fa riferimento all’argomento il volume pubblicato dalle Edizioni Fratelli Laterza nel ’90 “Nuove vie della Psichiatria: Psicofarmaci e Psicoterapia” scritto con un suo allievo, Orlando Todarello, che attualmente dirige uno dei due reparti di psichiatria del Policlinico di Bari. Un volume che rappresenta un’ esperienza abbastanza rara nel panorama universitario italiano, perché nato da un gruppo della facoltà di Medicina dell’Università di Bari, ‘Il Collettivo degli Studenti Fuori Sede’ per un forte interesse alla materia e una sentita esigenza di approfondimento e di dibattito. Non solo medico, come si diceva, Giovanni Dello Russo è sempre stato un appassionato studioso dei processi mentali che portano l’uomo “per vie tortuose” alla simbolizzazione del reale e dell’immaginario, consentendo l’espansione della sua coscienza, ciò che lui chiama l’insight. E Insight è il nome dell’organo

semestrale dell’A.R.I.R.I., dato alle stampe con gli stessi editori per la prima volta nel ’93, una delle tante pubblicazioni che si aggiunge ai numerosi interventi su riviste nazionali e internazionali. Tra scienza e filosofia, tra gli altri, un saggio pubblicato su “Itaca”, rivista scientifica di medicina, pediatria, chirurgia dell’Azienda Ospedaliera Di Venere-Giovanni XXIII “L’individuo e il suo destino” in cui, partendo da un’affermazione di H.S.Sullivan, dimostra che il processo attraverso il quale il bambino che non parla si trasforma in una persona dotata di una irripetibile individualità è il condizionamento culturale. Diverse le patologie che possono colpire la mente, organo delicatissimo le cui funzioni non sempre sono riparabili, ma la malattia psichiatrica per eccellenza è la schizofrenia. Il prof. Dello Russo, che tanti pazienti ha avuto ed ha tuttora in cura, la spiega così: “In sostanza, essa consiste in una mancanza di sintesi delle varie funzioni mentali. Il soggetto schizofrenico diventa alieno, bizzarro, in preda a deliri e allucinazioni. Prima degli attuali farmaci, si verificavano sindromi di sdoppiamento della personalità che ora la medicina riesce a bloccare prima che inizi questo processo. Infatti, schizofrenia, alla lettera, dal greco, significa scissione della mente”. Come si manifesta la schizofrenia? Ci sono dei segnali che permettono a chi sta vicino ai soggetti che ne sono colpiti di intervenire tempestivamente?

“La sintomatologia è polimorfa e lo schizofrenico è capace di tutto, anche di comportarsi bene. Questa la definizione che ne ha dato uno dei più grandi psichiatri,Eugen Bleuler. E per dimostrarlo, una volta portò con sé un paziente vestito con lo smoking, al pranzo cui partecipavano tanti illustri colleghi riuniti per un convegno. Alla fine, rese noto ai commensali che quell’ospite dal comportamento inappuntabile e del tutto normale era uno schizofrenico”. Allora, è difficile potersi rendere conto se si ha accanto una persona affetta da questa patologia? “Si, perché il paziente schizofrenico ricorre a tanti mezzi per non farsi riconoscere, avendo una certa consapevolezza del proprio stato. Si tratta di una malattia subdola perché prima di scoppiare, il soggetto che ne è affetto cova dentro di sé le varie esperienze psicotiche e le nasconde a tutti, anche a se stesso, finchè non esplodono”. Si cura? E con quali risultati? “E’ la malattia mentale che oggi, con i farmaci si cura meglio, mentre prima si ricorreva all’elettrochoc”. Qual è il settore in cui la psichiatria incontra maggiori difficoltà ad offrire soluzioni? “Senza dubbio quello delle depressioni. Nonostante la vasta gamma di antidepressivi e ansiolitici a disposizione, la depressione tende a cronicizzarsi”. C’è una fascia di età che può essere maggiormente colpita da queste due patologie? “No. La depressione come la schizofrenia può colpire ad ogni età. Si

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Il Medico e la Persona

Il volume, presentato nella saletta-incontri di Nelmese nell’aprile del ’74, nacque come codice scritto (l’autore stesso lo definisce così) di lezioni di Psicologia Medica, tenute nell’anno accademico ’72-’73 da Giovanni Dello Russo, frutto della collaborazione con studenti di medicina, filosofia, lettere ed economia e commercio. Una materia nuova fortemente voluta dal prof. Franco Rinaldi, all’epoca direttore dell’Istituto di Psichiatria dell’Università di Bari, che curò la prefazione del testo e che con lungimiranza introdusse questa nuova disciplina, prima che in altre università italiane. La partecipazione al corso di studenti di diverse facoltà nasceva dalla natura interdisciplinare delle scienze del comportamento. Perché, infatti, la psicologia non più intesa come in passato studio scientifico della mente, veniva a ragione ritenuta scienza del comportamento umano e animale. prenda l’autismo, ad esempio. E’ una forma di schizofrenia presente nel bambino, così lo studente può per depressione arrivare al suicidio che ne è la manifestazione più eclatante. Il depresso è convinto che non vale la pena vivere perché questo mondo è una valle di lacrime e spesso giunge al suicidio allargato che coinvolge anche i familiari. Le cronache sono piene di questi esempi”. La farmacologia ha fatto molti progressi in questo settore, ma non si fa spesso un uso eccessivo di psicofarmaci, ansiolitici e roba del genere? “Si tratta di medicine che vanno prese sotto stretto controllo dello specialista. Nemmeno il medico di base è abilitato a prescriverli, a scanso di conseguenze spiacevoli”. A trent’anni dalla 180, la legge che ha chiuso i manicomi più nota come legge Basaglia, a che punto è l’ assistenza psichiatrica? Quali sono gli aspetti positivi e le carenze che ancora si devono registrare? “L’aspetto più importante è l’aver chiuso i manicomi. Quelli che restano in piedi, come a Bisceglie e

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In quest’ottica, il paziente destinatario della terapia non era più soltanto un portatore di malattia, ma veniva considerato persona, nella sua individualità, nel suo complesso psicofisico e con le sue esigenze. Il libro, edito dall’Adriatica di Bari, che divenne testo di studio, in quell’occasione fu presentato, da sinistra nella fotografia, dal prof. Eugenio Ferrari, direttore della Clinica delle Malattie Nervose e Mentali dell’Università di Bari, dal prof. Nicola Simonetti, direttore sanitario dell’Ospedale Civile ‘Di Venere’, dal prof. Giuseppe Semerari, preside della Facoltà di Filosofia all’Università di Bari, dal prof. Antonio Brienza, titolare di Terapia Intensiva e dal prof. Mario Rubino, direttore dell’Istituto di Semeiotica Chirurgica, che portarono il contributo della loro esperienza, nell’approfondire un tema così nuovo e coinvolgente. Numerosi e qualificati gli interventi di altri esperti della materia.

a Foggia, sono enti ecclesiastici. Le carenze sono date dal fatto di non aver apprestato adeguatamente le misure alternative. Attualmente questi pazienti sono assistiti dai Cim o Sim, Centri o Servizi di Igiene Mentale, e dai reparti di psichiatria degli ospedali civili, dove ricevono le cure e i farmaci necessari per poi tornare nelle famiglie che comunque sopportano il peso maggiore di queste situazioni. Ci sono inoltre le case-famiglia, ma sono ancora da completare i dipartimenti di salute mentale, sempre nell’ambito degli ospedali civili perchè la 180 considera questo tipo di paziente alla stregua di tutti gli altri malati”. Un problema molto grosso che investe trasversalmente la società è quello delle tossicodipendenze. Una recentissima inchiesta parla di una generazione di giovanissimi che rischia di essere bruciata e di un uso molto generalizzato di vari tipi di droghe. Come psichiatra lei quali conseguenze vede per la salute mentale di questi soggetti?

“E’ già la tossicodipendenza una malattia in sé e i danni che provoca al cervello sono gravi. Prendiamo ad esempio una di quelle che vengono ritenute leggere, la marijuana che in Oriente viene chiamata hashish e in Sudamerica Cannabis, lo spinello per intenderci, così diffuso tra i giovanissimi che cercano lo sballo settimanale o che temono l’insuccesso di qualunque tipo. L’effetto di questa droga è essenzialmente quello di rimuovere le inibizioni del soggetto, ma alla lunga provoca in lui dei fenomeni dissociativi come nelle schizofrenie. Io stesso ho in cura diversi pazienti con questo tipo di disturbi. Naturalmente, il maggiore o minore danno dipende dal funzionamento soggettivo delle loro cellule e dal fatto che siano o meno predisposti alla malattia mentale che con la droga viene slatentizzata. E’ un pericolo che viene sottovalutato perché chi fuma lo spinello non ritiene di essere un drogato né di avere dipendenza. Si può intuire quindi a cosa si va incontro con quelle droghe più pesanti come cocaina ed eroina o quelle di tipo sintetico di ultima generazione”. Marisa Di Bello


IMPONENTE PARCO ARCHEOLOGICO CON VISTA MARE

Grotte & Ulivi

DI MARISA DI BELLO

A pochi chilometri da Bari, sulla costa ricca di anfratti che scende irregolare verso Sud, lungo le acque verdi dell’Adriatico, si erge il costone calcarenico e il complesso di Madonna di Grottole. Situato all’altezza di Polignano a Mare, al di là della Statale 16, rimane nascosto allo sguardo di chi percorre quella trafficata arteria. Mano a mano però che ci si addentra verso il lato monte, scopre gradualmente alla vi-

sta la varietà di ulivi e di grotte che lo caratterizzano, riproponendo anche su questo versante quanto già è possibile ammirare sulla costa. Una cortina di alberi, contorti dal vento e dagli anni, fa da battistrada e guida verso quello che è un enorme, singolare parco archeologico di inusitata bellezza, scrigno di tesori ancora in parte da scoprire. nelmese - 1/2008 - 17


UNA INQUADRATURA DELLA MASSERIA MADONNA DI GROTTOLE, IN PRIMO PIANO NELLA PAGINA A FRONTE. IN BASSO, UNA GROTTA ISOLATA CHE SI APRE SOTTO LA CASCATA DI RADICI DI UN ANTICO ULIVO

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E’

capitato, capita alle volte di sognare, stanchi della routine e del traffico quotidiano, un luogo sospeso tra sogno e realtà, dove finalmente lasciarsi andare sui binari della fantasia. Ebbene, quel luogo esiste, molto vicino a noi, e lì è possibile dimenticare per qualche ora il presente e ritrovare un tempo remoto, reinventarne modi e usanze di vita attraverso i segni lasciati, e azzardare, in una ricostruzione fantastica, pensieri e sentimenti degli uomini che l’hanno abitato, i tasselli sfuggiti all’analisi scientifica degli studiosi. E’ il luogo dove sorge l’imponente complesso Madonna di Grottole, masseria con cappella che insiste su un’area di 30 ettari in gran parte coltivati a uliveto e mandorleto, a Nord-Est di Polignano a Mare, a soli 3 chilometri dalla cittadina e a poco più di un chilometro dal mare, ben visibile con l’antica Abbazia di San Vito. Il costone calcarenico alto tra i 3 e

i 5 metri e lungo circa un chilometro e mezzo su cui si affaccia ripropone le stesse caratteristiche che rendono unica Polignano per quelle grotte che la tenace azione del mare ha scavato nei millenni e che si aprono su di esso a decine, una sessantina circa, rendendolo particolarmente suggestivo. Grotte una diversa dall’altra che l’uomo ha adattato nei secoli a usi ed esigenze varie, da quelle più prosaiche legate alla sopravvivenza, a quelle spirituali della preghiera e della meditazione. Perché lì, in quelle tracce lasciate, modificate via via, è possibile rinvenire, spezzato a tratti dall’azione del tempo e delle vicende umane non sempre pacifiche, il filo di una storia che si dipana dagli oscuri millenni della preistoria ai giorni nostri. Al centro dell’area, si erge maestosa la struttura della masseria, già proprietà del conte Domenico Valentini che è stato fino a poco tempo fa severo custode del luogo e della memoria, ed ora acquistata con tutta la tenuta dall’avvocato Giacomo Olivieri nelmese - 1/2008 - 19


IN ALTO E SOTTO, UNA DELLE PIU’ GRANDI GROTTE, UN FRANTOIO IPOGEO ADIBITO IN TEMPI PIU’ VICINI ALLA PREMITURA DELLE OLIVE VISIBILE NELLA FOTOGRAFIA IL BELLISSIMO PAVIMENTO A CHIANCHE CONSERVATOSI ABBASTANZA BENE, DOVE SI NOTANO I SOLCHI DELLE CANALIZZAZIONI E QUELLO PIU’ PROFONDO LASCIATO DALLA PESANTE MACINA. NELLA PAGINA A FRONTE, GROSSI MASSI ALL’ESTERNO DELLE GROTTE RECUPERATE PIU’ DI RECENTE

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che intende farne un parco archeologico di enorme interesse, avendo costituito a tal fine la fondazione ‘Maria Rossi Olivieri’. Il che consentirebbe di rendere patrimonio culturale fruibile da tutti il parco, non solo quindi dalla proprietà e dagli studiosi. Incorporata nella struttura, vi è la cappella Madonna di Grottole che dà il nome a tutto il complesso, dove è ben visibile l’affresco della Madonna. Proprio al di sotto dell’imponente corpo di fabbrica costituito da vari manufatti di epoche diverse di cui il più antico risale al XV secolo, si apre la prima delle grandi grotte, un frantoio ipogeo adibito in tempi più vicini a noi alla premitura delle olive, con altre piccole grotte annesse, presumibilmente utilizzate per la decantazione e lo stoccaggio dell’olio. Bellissimo il pavimento a chianche conservatosi abbastanza bene, dove sono visibili i solchi delle canalizzazioni e quello più profondo lasciato dalla pesante macina. Un’enorme caverna che fa pensare all’antro di Polifemo e ad altri siti mitologici per le dimensioni gigantesche, per i reperti che ancora

si possono trovare all’interno e per le tante grosse pietre allineate all’esterno che in precedenza giacevano qua e là disperse da vandali e ladri e ora recuperate da una vigilanza più assidua, da quando l’avvocato Olivieri ne è divenuto proprietario. E sempre sotto la struttura abitativa, si apre la grotta detta dell’eremita, più piccola della prima, ma avvolta dal mistero che circonda la figura dell’uomo che per tanto tempo l’ha eletta a sua solitaria dimora. Un eremita che non doveva nutrire grande simpatia per i suoi simili ma che in compenso ha saputo scegliere uno dei posti più suggestivi della zona, situato com’è su un pianoro sopraelevato a mo’ di grande terrazzo da cui è possibile abbracciare un vasto orizzonte, la distesa di ulivi prima e poi quella di un mare dalle tonalità intense. Tutto sotto un cielo che splende più nitido nei suoi colori, quando a soffiare è il possente maestrale che lì ha lasciato numerosi i segni dei suoi frequenti passaggi nei tronchi contorti degli alberi e nelle incisioni del terreno. Tutt’intorno all’ampio spiazzo che cirnelmese - 1/2008 - 21


ANCORA SUGGESTIVE INQUADRATURE DI ULIVI E DI GROTTE, TESTIMONIANZA DI VITE E DI ATTIVITA’ DIVERSE E LONTANE NEL TEMPO IN UN ALTERNARSI DI VERDE E DI ROCCIA

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SINGOLARE CONFORMAZIONE DI UN ULIVO CONTORTO QUASI, UNA SCULTURA, CHE RAFFIGURA UN CERVO AVVILUPPATO DA UN GIGANTESCO SERPENTE PREISTORICO. SOTTO, UN GRUPPO DI ULIVI CHE SEMBRANO ABBRACCIARSI, ISOLATI SU UNA VERDE DISTESA

conda la masseria si snoda il costone calcarenico su cui si aprono decine e decine di grotte dalle caratteristiche diverse, come la Grotta delle Croci, così detta per via delle incisioni di croci bizantine sulle pareti, forse un tempo luogo di culto. Per coglierne appieno il fascino, bisognerebbe visitarle con Enzo Pescuma, rappresentante legale dell’azienda agricola e addetto alla sua sicurezza. Autenticamente affascinato da questo luogo a metà tra visione onirica e realtà, è lui che conosce a menadito ogni particolare, ogni più recondita caratteristica. Mano a mano che ci si addentra nel cerchio magico delle grotte, esse svelano al visitatore i segreti gelosamen-

te custoditi di una storia passata in gran parte sconosciuta, insegnano a riconoscere le colorazioni diverse nei diversi momenti della giornata, d’estate come d’inverno, quando alcuni animali selvatici che popolano la zona si risvegliano dal letargo e il cinghiale e la volpe tornano a farsi vedere. Perché a Madonna di Grottole la natura è arricchita anche dalla presenza di una fauna inconsueta per essere così a ridosso del centro abitato ed è possibile scorgere il falco tagliare l’aria in cerca di prede e anche, inaspettatamente, l’airone, grazie alla vicinanza di un lago artificiale che serve ad irrorare i campi. Marisa Di Bello nelmese - 1/2008 - 23


L’AVV. GIACOMO OLIVIERI CHE, NUOVO CUSTODE E VALORIZZATORE DELLA TENUTA, INTENDE OFFRIRLA ALLA FRUIBILITA’ DI TUTTI. ACCANTO, LA TORRETTA DELLA MASSERIA E, IN PRIMO PIANO, LE PALE DI FICHI D’INDIA, ALTRO ELEMENTO CARATTERISTICO DEL PAESAGGIO PUGLIESE

LA DISTESA PIANEGGIANTE CHE SI APRE SOTTO IL COSTONE CALCARENICO E SI PROTENDE VERSO IL MARE FINO ALL’ANTICA ABBAZIA DI SAN VITO nelmese - 1/2008 - 24


SERVIZI

Agenti immobiliari

il sindacato punta alla qualità Andrea Rubino è dal 2004 segretario nazionale della Fiaip, con l’obiettivo di innalzare la professionalità degli agenti. I mali della categoria sono abusivismo e liberalizzazioni selvagge, da combattere con regole chiare e con la consapevolezza non essere una ‘casta’ di Francesco De Palo Dodicimila agenzie iscritte, con 30mila addetti nell’anno 2007: questi i numeri della Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionisti, di cui Andrea Rubino è segretario dal 2004, dopo aver ricoperto in 26 anni tutti i ruoli, dal provinciale al regionale. In occasione del congresso romano del 2005 è stato nominato segretario nazionale con un mandato di quattro anni. “Il nostro intento? L’assistenza agli associati” riflette, attraverso le sedi locali, che rappresentano il punto di riferimento sul territorio per la clientela. L’obiettivo del suo mandato è di “fare” sindacato, quindi colloquiare con le istituzioni, cercando nel contempo di elevare la professionalità degli iscritti. Non solo tutela delle leggi professionali quindi, ma attenzione all’altra “S”, ovvero i Servizi oltre che il Sindacato. Negli ultimi due anni sono subentrate alcune problematiche che hanno sconvolto la vita professionale dell’agente immobiliare, una

di queste è il decreto Bersani sulle liberalizzazioni. La domanda è: perché liberalizzare selvaggiamente un mercato che è già libero? E perché rischiare di creare confusione, bypassando una rete di regole esistenti e funzionanti? “Il problema concreto è che con questo decreto si rischia di minare l’assetto ottimale che abbiamo raggiunto anche grazie alla legge 39 del 1989 che disciplina l’attività di agente immobiliare. Non siamo contrari a priori alle liberalizzazioni - prosegue Rubino -. Dico solo che nel nostro campo non so cosa altro si voglia liberalizzare, dal momento che non vi sono paletti rispetto all’accesso alla professione, se non una verifica di competenze professionali e requisiti morali. Non vi è una casta come accade in altre categorie”. La conseguenza immediata è che si vengono a colpire i consumatori, in quanto si rischia

concretamente di tornare ad una situazione da Far West, con una confusione che la fa da padrone dove tutti possono fare tutto, e dove si mettono sul mercato soggetti impreparati o addirittura senza requisiti morali. “Come federazione ci siamo battuti affinchè il Governo innanzitutto si confrontasse con noi prima di prendere provvedimenti, concentrandosi magari sull’innalzamento della preparazione dei singoli agenti, così come si sta facendo con profitto”. Al momento per accedere al ruolo di agente immobiliare è necessaria la licenza media superiore, mentre la Fiaip sta premendo perché lo si elevi alla laurea, seppure triennale. Inoltre, si è provveduto a ripristinare l’Osservatorio immobiliare parlamentare, un organismo nato quattro anni fa per volontà della Fiaip al quale la nuova dirigenza vuol dare maggior impulso, per fare conoscere l’attività proprio alle istituzioni.

FIAIP, IL VERTICE Franco Arosio presidente nazionale Andrea Rubino segretario nazionale - Presidente Rubino Immobiliare Bari Paolo Righi vicepresidente vicario - Agenzia Duomo srl Carpi (Mo) Lucia Diomede tesoriere – socia dell’agenzia A&B Holiday Pesaro Alberto Capanna vicepresidente estero - Immobilstudio srl Roma Gianfranco Civoli vicepresidente previdenza – Toscana Immobiliare, Pistoia Fiorello Giacomello vicepresidente comunicazione, editoria, informatica - Sirio srl Gorizia Osvaldo Grandin vicepresidente turistico - Arca Immobiliare - Jesolo (Ve) Gianni Gusso vicepresidente cultura e formazione - Agenzia immobiliare Begonia, Carole (Ve) Angelo Manlio Pavan vicepresidente Mediazione creditizia - Elios Servizi immobiliari, Sacile (Pn)

Andrea Rubino

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“Il nostro è un ruolo prevalentemente sociale, - scandisce Rubino - anche in considerazione del fatto che il clou della clientela è rappresentato dalle famiglie. Quello che può preoccupare è la mancanza di preparazione tra gli agenti”. Le agenzie immobiliari in Italia coprono il 40% delle transazioni, ovvero su dieci compravendite massimo quattro sono effettuate attraverso le agenzie. A livello locale la percentuale si abbassa sino al 30-35%, significa che il mercato comunque esiste. Attuale è anche un altro problema: molti agenti svolgono un ruolo di semplice contatto tra offerente e compratore, più o meno come accadeva quarant’anni fa. “Noi puntiamo invece a far sì che l’agente offra anche una serie di servizi di qualità, evitando di mettere sullo stesso piano l’agenzia che offre servizi a cinque stelle e quella che invece si occupa esclusivamente del contatto tra le parti”. In questo senso la Fiaip è intenzionata ad innalzare il tasso qualitativo delle prestazioni assicurate dalle singole agenzie, al fine di

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tutelare ancora di più il cliente- consumatore. Per questo è stato creato, con l’ausilio di una società esterna, una certificazione di qualità del servizio agenzia immobiliare. Ma la vera novità del programma portato avanti dalla nuova dirigenza della Fiaip è la modifica all’articolo 1755 del Codice civile introducendo l’obbligo del patto scritto, dal momento che l’incarico verbale presenta non poche controindicazioni sia per la categoria che per il cliente. “Si tratta di una svolta epocale per l’intero sistema - rivendica con orgoglio Rubino - perché in questo modo si costruisce il rapporto di mediazione tra cliente ed agenzia solo su basi cartacee concrete”. Riflettori puntati infine su due problematiche di estrema attualità per la categoria, l’abusivismo e la crisi dei mutui. Sul primo sono state inasprite le sanzioni, con penali passate da 7mila a 15mila euro. Il fenomeno, anche se in leggero calo negli ultimi anni, c’è ed è cospicuo, anche in considerazione

del fatto che “qui si conserva un’anima direi levantina. Posso paragonare l’abusivismo immobiliare a quello dei parcheggiatori: si tratta di una situazione che continuerà a persistere fino a quando non ci saranno maggiori controlli e l’utenza non sarà meno passiva”. Fino a poco tempo fa esistevano le commissioni camerali, composte dai rappresentanti delle associazioni di categoria che provvedevano ad un controllo effettivo: purtroppo sono state abolite dal decreto Bersani, quindi ad oggi non si sa più chi provvede alla fase di verifica. In merito alla crisi dei mutui, dipende da dove si inizia a considerare il problema: “Vorrei sfatare un tabù. Il trand annuo al 1996 era di 500mila compravendite, la media si è alzata fino a 845mila compravendite nel 2006. La flessione nel 2007 è stata del 3% e non capisco come possa fare così tanto rumore: è vero che oggi accendere un mutuo costa di più, ma rispetto a dieci anni fa – conclude - siamo su tassi comunque molto bassi”.


Rubino Immobiliare

valide garanzie per i clienti

Intervista ad Andrea Rubino, fondatore e presidente della Rubino Immobiliare srl, di Bari, società specializzata in esigenze immobiliari di acquisto, vendita, locazione sia di singoli appartamenti che di interi complessi edili: dal residenziale al turistico, dalle nuove costruzioni ai complessi industriali-commerciali, passando da consulenze e finanziamenti “La casa? Non è un bene di largo consumo ma esclusivo. Il business? Importante, ma mai prima dell’interesse del cliente”. Andrea Rubino, presidente del consiglio di amministrazione della Rubino Immobiliare srl, ha due punti fissi dai quali negli ultimi trent’anni non si è discostato. Questo professionista di mezza età, amante della vela e della natura (“Mi serve per ritrovarmi dopo una settimana di lavoro”) riesce a fondere l’attività imprenditoriale di un’agenzia immobiliare con la finalità sociale del bene che tratta, quella casa diventata per molti, specialmente negli ultimi anni, un problema prima che una necessità. Come nasce la Rubino Immobiliare? “E’stata da me fondata alla fine del 1982 a Bari e il prossimo anno festeggeremo i venticinque anni di attività. Nel nostro dna c’è la professionalità, intesa come strada maestra da percorrere”. La morale prima del profitto dunque? “Ci muoviamo su tre valori, competenza, serietà, trasparenza e non potrebbe essere altrimenti. Non nascondo che non esitiamo magari a perdere un affare, salvaguardando però il rapporto di fiducia che ci lega al cliente. Sì, la morale prima di tutto, anche a discapito del business. Abbiamo sempre operato con gradualità e sensatezza. Possiamo essere orgogliosi di avere una società sana”.

Con che organizzazione opera sul territorio? “Disponiamo di settanta collaboratori diretti che abbiamo visto crescere al nostro interno nell’arco di questi anni. Non solo questa è una nostra grande soddisfazione, ma rappresenta anche la nostra mission. Puntiamo ovviamente allo sviluppo societario, ma tenendo in debita considerazione quello professionale dei nostri agenti. La nostra organizzazione è strutturata in settori di intervento per risolvere qualsiasi tipo di esigenza immobiliare nell’acquisto, vendita, locazione sia di singoli appartamenti che di interi complessi edili: dal residenziale al turistico, dalle nuove costruzioni ai complessi industriali-commerciali, passando da consulenze e finanziamenti”. Quale il vostro raggio d’azione? “Qui nel capoluogo pugliese abbiamo la sede generale e quattro agenzie circoscrizionali, Carrassi- S. Pasquale, Japigia, Madonnella e Murat. Di prossima apertura le agenzie a Poggiofranco e al Libertà. Nel Nord barese disponiamo di tre punti a Barletta, Andria e Trani; quattro nella zona Ovest, a Modugno, Bitetto, Palo e Grumo; a Sud siamo presenti a Casamassima, Noicattaro, Monopoli. In attesa di apertura le agenzie di Castellana Grotte, Polignano, Triggiano e Valenzano, che ci consentiranno di ope-

rare all’interno dell’intera area metropolitana. L’ultima filiale, in ordine di tempo, è stata aperta quest’anno a Lecce”. Qual è l’obiettivo del vostro piano di sviluppo? “Entro quattro anni vorremmo arrivare a cento agenzie nel territorio pugliese”. Uno dei sistemi di rapida diffusione dello sviluppo è il franchising. Con quali prospettive si pone la vostra società in relazione ad esso? “I sistemi tradizionali di franchising hanno il vantaggio di far crescere a dismisura alcune società. Noi puntiamo anche sull’interesse diretto che l’agente ha per il franchising, effettuando un’imponente selezione preventiva dei candidati, con l’ausilio di norme particolarmente severe alle quali non è ammesso derogare”. La qualità è al centro del vostro operato con la certificazione e non solo. “Puntiamo a competenze precise e riconosciute. Siamo in fase di certificazione di qualità, ma voglio sottolineare il progetto Esi, Eccellenza Servizi Immobiliari, che partirà il prossimo anno”. Intendete andare ‘oltre’ la semplice compravendita? “Nel momento in cui il cliente ci conferisce un incarico di vendita o locazione il progetto Esi ci aiuta a garantire dei servizi informativi a 360 gradi, come l’esatta misu-

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Andrea RUBINO nato a Bari il 2 giugno 1956. Diplomato al Liceo Scientifico Scacchi di Bari. Nel ’78 inizia l’attività di agente immobiliare in Bari, quale dipendente di nota società immobiliare finanziaria dove ricopre dal ‘81 al ‘82 la carica di direttore della filiale di Bari. Agli inizi del 1983 fonda e dirige in qualità di presidente del consiglio di amministrazione la società di intermediazione immobiliare Immobiliare Rubino S.r.l. (iscritta a Confindustria Bari) che, con una crescita graduale, oggi conta 15 uffici in Bari e provincia, oltre ad una sede a Lecce. Dal 2004 ricopre il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione della Real Estate Solution Mutual S.r.l. società di intermediazione creditizia della quale è fondatore. Dal 1983 iscritto alla FIAIP – Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali – dove ricopre diverse cariche a livello provinciale, regionale e nazionale: attualmente è segretario nazionale, carica che ricopre dal 2004. In questa qualità organizza convegni, seminari, e corsi di preparazione ed aggiornamento professionale tra cui nel 2001 il primo Corso di Diritto ed Economia Immobiliare con il Politecnico di Bari. Promotore del primo Corso (a livello nazionale) con specializzazione in Intermediazione ed Amministrazione Immobiliare, nell’ambito del Corso di Laurea in Economia Aziendale – Facoltà di Economia – Università di Bari. Iscritto nei ruoli della Camera di Commercio Industria Agricoltura Artigianato di Bari al n. 778 l’8/02/82, quale agente in affari in mediazione – dove razione dell’immobile con consegna della planimetria, la verifica ipotecaria, la visura catastale: insomma, una panoramica sugli elementi basilari a totale tutela del consumatore per consentirgli di perfezionare il contratto di compravendita. Oltre alla consulenza immobiliare siamo intenzionati a fornire altri servizi, complementari alla nostra utilità. Sto parlando della cosiddetta ‘due diligence’”. Ovvero? “Si tratta di un’azione immobiliare tecnica e legale che permette di effettuare un check-up completo attraverso una raccolta mirata ed analitica di informazioni. Lo scopo è verificare se ricorrano le reali condizioni di fattibilità dell’operazione programmata ovvero se sussistano elementi e profili di criticità che possano comprometterne il buon esito. Penso ad esempio allo stato dei pilastri dell’immobile, alla sua

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dal 1990 è membro della Commissione Consultiva per la tenuta del ruolo e componente della commissione d’esami per l’abilitazione alla professione. Iscritto all’albo dei Periti ed Esperti sempre tenuto dalla Camera di Commercio di Bari dal 1991 al n.239. Membro del “Pool Periti ed Esperti” della Borsa Immobiliare di Bari dove ha ricoperto la carica di presidente di comitato di listino dal 1999 al 2003. Membro del consiglio di amministrazione di Tecnoborsa S.p.A. dal 2004 al 2007. Membro del Comitato Consultivo Misto dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare de “L’Agenzia del Territorio” – ufficio provinciale di Bari. Svolge attività di docenza presso l’IFOC – Formazione Commercio e Terziario “G. Orlando” – per i corsi di preparazione all’esame di agente immobiliare. Docente nel master AFM – ANCE svolto a Tecnopolis ed organizzato dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bari. Docente in corsi organizzati in Bari e Matera dalla I.S.P. Italia S.r.l. – Istituto Sviluppo Professionale – con sede in Imola (BO) – relativamente a tecniche di stima e del valore commerciale d’acquisto e/o locazione di fabbricati e terreni. Master in PNL – Programmazione Neuro Linguistica – neo scienza per Tecniche di comunicazione e persuasione. Docente a contratto presso l’Istituto professionale “R. Gorjux”, nell’ambito dell’area di specializzazione in Tecniche di intermediazione immobiliare. Docente a contratto presso la società Genesis Consulting nell’ambito dei corsi finanziati dalla Regione Puglia.

abitabilità. Si tratta di servizi implementativi ad appannaggio del cliente. Mettiamo a disposizione il nostro know-how, il bagaglio di competenze che abbiamo accumulato in questi anni”.

miglia si trova a dover risolvere”.

Ricorda quale è stata la sua prima compravendita?

“E’uno dei nostri primi obiettivi, dimostrato dal fatto che i nostri agenti si sottopongono ad incontri di aggiornamento settimanali con corsi specifici. Da alcuni anni disponiamo anche della ‘Profection’, una scuola di formazione che fa parte del nostro gruppo e organizza corsi ad ogni livello per la preparazione dell’agente immobiliare o del mediatore creditizio. Al fine di distinguere ‘l’agente Rubino’, abbiamo anche provveduto ad un’altra interessante iniziativa, organizzando un corso di laurea in collaborazione con la Facoltà di Economia di Bari in Intermediazione ed amministrazione Immobiliare, grazie alla preziosa collaborazione del prof. Giovanni Tatarano, notaio

“Trent’ anni fa nel 1977, si trattò di un immobile usato al piano rialzato, che venne valutato intorno ai venti milioni dell’epoca”. Che impatto ha la valenza sociale della vostra attività sull’azienda? “Questo è l’elemento che a me piace maggiormente, io ho sempre impostato il mio lavoro come l’attività consulenziale che l’agenzia deve dare al cliente. Senza dimenticare che la casa rappresenta uno dei maggiori problemi che una fa-

Per offrire un servizio sempre migliore è indispensabile una preparazione in continua evoluzione: quanto conta l’aspetto formativo per voi?


in Bari. Si tratta della prima iniziativa del genere in Europa”. Senza dimenticare un’altra spinta alla formazione, il post-qualifica biennale in collaborazione con l’istituto professionale Gorjux di Bari. “E’stata un’esperienza molto produttiva perché ci ha permesso di mostrare agli alunni del quarto e del quinto anno cosa significhi confrontarsi con un’agenzia immobiliare. Tutto grazie a 360 ore teoriche e venti giorni di stage nella nostra azienda che hanno consentito loro di conseguire il diploma in tecnica nell’intermediazione immobiliare. La soddisfazione maggiore è stata quella di vedere nei loro sguardi l’interesse vivo per la professione. Doppia la valenza, a noi è stata data l’opportunità di reclutare personale preparato e a loro di formarsi ed entrare in contatto diretto con il mondo del lavoro”. Colmando così anche il vuoto sul territorio di una scuola

simile… “Esatto, riteniamo che la competenza professionale sia il valore principe in questa attività”. Quale esperienza ha maturato nei quattro anni in cui è stato docente specializzato? “Che è imprescindibile la sinergia scuola-lavoro sia negli istituti di scuola media superiore che nelle università. Troppo spesso i nostri ragazzi vedono il diploma come una fase distaccata dal lavoro vero e proprio, non avendone affatto cognizione. Dopo il primo anno ho notato che l’approccio dei ragazzi era completamente differente, più maturo, magari più cosciente dell’opportunità che in quel momento avevano”. Da dove deve iniziare chi intende intraprendere questa strada?

“Credo che si dovrebbe caldeggiare un elemento che spesso la scuola non offre, ovvero l’aspetto pratico. Un giovane intenzionato ad occuparsi nell’intermediazione immobiliare dovrebbe innanzitutto entrare in contatto con una struttura e toccare con mano cosa significa un’agenzia, per verificare se ci sia o meno l’attitudine. Il secondo passaggio passa dal corso obbligatorio tenuto dagli enti autorizzati per sostenere gli esami”. Quali errori non deve mai commettere un agente immobiliare? “Impreparazione e mancanza di chiarezza. Ecco perché noi come Rubino srl operiamo soltanto con incarico scritto, perché crediamo che la casa sia un bene esclusivo e non di largo consumo. Non stiamo vendendo o acquistando una penna o un’automobile, ma un immobile, un bene di un certo prestigio. E’ la direzione che da 25 anni a questa parte perseguiamo”. Francesco De Palo

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ASSOCIAZIONI

Etica & Professione

E’ l’intento focale dell’Associazione Dottori Commercialisti Cattolici di Bari. Terzo convegno nazionale. Intervista al presidente dott. Rocco Saltino

di Stefania Chionna “Nel campo della responsabilità laicale tutti dobbiamo percorrere un cammino”. Queste le preziose parole che monsignor Francesco Cacucci ha rivolto agli intervenuti al terzo convegno nazionale “La responsabilità del professionista: aspetti civilisti, penali, erariali e deontologici” dei Dottori Commercialisti Cattolici di Bari. L’incontro ha avuto luogo nel Salone degli Affreschi dell’Ateneo di Bari, con il patrocinio dell’Università di Bari, della Regione Puglia, della Provincia di Bari e degli Ordini Professionali di: Dottori Commercialisti, Avvocati, Architetti, Farmacisti, Ingegneri, Medici Chirurghi e Odontoiatri. Dopo i saluti del presidente, dott. Rocco Saltino, è intervenuto monsignor Francesco Cacucci che si è complimentato con l’Associazione perchè segue un “criterio ideale”, essendo nata dalla testimonianza dell’esperienza professionale vissuta da un laico cristiano, in coerenza con il dettato del Concilio Vaticano II sulla laicità. Ha aggiunto che “il cammino dell’Associazione è un cammino di ricerca, di verifica della sensibilità dei dottori commercialisti. L’attenzione rivolta a questo cammino è stata esemplare”, affrontando la difficoltà di “congiungere fede e storia, fede e vita”. L’intervento del presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Bari, dott. Giorgio Treglia, ha avuto ad oggetto il nuovo codice deontologico e si è concluso con l’invito a essere più disponibili e attenti nei rapporti con colleghi e praticanti. Interessanti e ricche di esempi le

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Il dott. Rocco Saltino relazioni del dott. Ciro Angelillis, Pubblico Ministero presso la Procura di Bari, del dott. Francesco Paolo Romanelli, consigliere della Corte dei Conti Sez. Giurisdizionale Puglia, e del prof. Antonio Jannarelli della Facoltà di Giurisprudenza, e la conclusione di don Lino Larocca, assistente spirituale dell’Associazione. Per una migliore conoscenza dell’Associazione dei Dottori Commercialisti Cattolici di Bari abbiamo chiesto al presidente, dott. Rocco Saltino, di raccontarci com’è nata l’idea della sua costituzione. “Ero convinto che esistesse già un’associazione simile per i dottori commercialisti, vista l’esperienza delle altre associazioni cattoliche. Ma quando chiesi informazioni al Presidente del Consiglio Nazionale mi fu detto che non c’era nulla. Allora contattai alcuni amici e mi rivolsi a monsignor Cacucci, esponendo il progetto di realizzare un’associazione. Non ebbe nulla da eccepire e mi disse di rivolger-

mi a monsignor Rivella, responsabile giuridico della CEI, persona autorevolissima. Quindi andai a Roma per presentare il progetto e, in seguito, per sottoporre lo statuto. Dopo alcune settimane mi fu restituito lo statuto ritoccato. Così il 7 giugno 2004, con i primi venti soci, ci recammo dal notaio per l’atto costitutivo”. Quali sono stati i primi passi? “Monsignor Cacucci mi ha sempre suggerito di non allargare subito l’iniziativa, ma procedere prima con il consolidamento dei rapporti professionali e di amicizia tra i soci, per poi eventualmente cominciare a crescere. In effetti noi, nei primi due anni ci siamo limitati a conoscerci, a fare delle catechesi e dei ritiri spirituali in vari luoghi, anche fuori dalla nostra circoscrizione (San Giovanni Rotondo, Lecce, ecc.)”. E i passi successivi? “Intanto in questi quattro anni l’Arcivescovo Cacucci, visto il nostro impegno totale, ha voluto darci il riconoscimento diocesano. Con decreto l’’Associazione Dottori Commercialisti di Bari’ dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto è stata riconosciuta come ‘associazione privata di fedeli’ regolata dalle norme del diritto canonico e dal proprio Statuto”. Quali le finalità? “L’Associazione ha come oggetto sociale, tra l’altro: promuovere un’adeguata specifica preparazione spirituale dei dottori commercialisti; favorire l’affermarsi della concezione dell’economia quale ordine di giustizia tra gli uomini, secondo i principi della dottrina sociale della Chiesa; impegnarsi


per la tutela e la promozione della persona umana e nella promozione delle iniziative sociali d’ispirazione cristiana”. Cosa proponete ai soci? “Ogni anno organizziamo incontri che chiamiamo “nazionali” per due ragioni: perché siamo i primi in Italia per la nostra categoria e perché i relatori, a parte questo convegno, provengono da tutta Italia (Milano, Roma, Torino). Con continuità ci incontriamo per le catechesi con don Lino Larocca, nostro assistente spirituale. Ci riuniamo presso la sua parrocchia, Santa Scolastica, per commentare articoli e pagine tratte da un libro sulla dottrina sociale della chiesa (un regalo fatto ai soci in occasione del primo convegno). Poi, almeno due volte all’anno, organizziamo dei ritiri spirituali. E non mancano occasioni per conoscerci meglio, come le gite fatte a Roma per visitare il Senato e alle cantine di San Severo”. Quali argomenti avete trattato nei precedenti convegni nazionali? “Come guida ci siamo dati una linea che deve essere il rispetto dell’etica a tutti i livelli. Scelta legata soprattutto al fatto che l’idea di costituire l’associazione venne fuori proprio mentre la nostra categoria professionale subiva l’effetto degli scandali legati alle società di revisione. Allora ritenemmo opportuno portare avanti un discorso etico nella nostra professione. Per cui il nostro primo convegno fu sull’etica e la responsabilità sociale dell’impresa, nel rispetto della cultura interna e dei dipendenti. Nel secondo convegno abbiamo rivolto l’attenzione agli enti non profit, attraverso l’analisi dei profili istituzionali, tributari e fiscali. Infine la scelta di quest’anno per confrontarci sulle nostre responsabilità”. Quali risultati avete raggiunto in questi primi anni? “In verità l’associazione sta rispondendo bene. Siamo già arrivati a sessanta soci. Cresciamo gradualmente. Il percorso che seguiamo è rappresentato dalla formazione etica nell’esercizio della professione. Desideriamo creare una preparazione della professione nel rispetto della dottrina

sociale della chiesa. Non tratteremo mai problemi prettamente fiscali o tributari, perché questo è compito istituzionale dell’Ordine dei Dottori Commercialisti”. I programmi per il futuro? “Seguendo l’esempio dei giuristi cattolici desideriamo creare delle Sezioni. Infatti sottoporremo a breve all’assemblea dei soci un allargamento dello Statuto iniziale, secondo quanto sottoposto a Monsignor Rivella per l’istituzione delle Sezioni, perché vorremmo aprire ad Altamura, a Taranto e a Foggia. Siamo al primo gradino di riconoscimento. Se dovessimo avere delle Sezioni, potremmo aspirare anche a un riconoscimento regionale”. Vi rivolgete anche ai praticanti? “Per essere soci ordinari bisogna avere l’abilitazione di dottori commercialisti, anche senza esercitare la professione. Nella modifica dello statuto abbiamo escluso i praticanti, perché potrebbero non ottenere l’abilitazione. Abbiamo tre categorie di soci: ordinari, fondatori e sostenitori. I sostenitori possono non essere dottori commercialisti. Per non rischiare di perdere la figura del commercialista, abbiamo comunque stabilito che il numero dei sostenitori non superi il 30% del totale dei soci ordinari”. Quanto conta per voi il dialogo con le altre Associazioni e gli Ordini professionali? “È fondamentale. Siamo aperti al dialogo e al confronto. Siamo consapevoli di essere piuttosto riservati, ma quando organizziamo le manifestazioni cerchiamo di allargare il più possibile gli inviti. Proprio nell’ottica del dialogo abbiamo deciso di estendere la richiesta del patrocinio per il convegno di gennaio a tutti gli altri ordini professionali. E devo dire la verità tutti hanno risposto prontamente. Infine mi piacerebbe organizzare un viaggio a Roma insieme a tutte le altre associazioni cattoliche professionali. Certamente lo proporremo in futuro, anche se prima sentiamo di dover crescere e acquisire maggiore visibilità”.

Segue da pag. 10 in occasione in una lettera a Luciano Canfora datata 19 marzo 1999: “Ho ricevuto a Bari tutta l’essenziale educazione politica e morale che porto con me fino a oggi”. Ma è sulla contrapposizione con la società di oggi che Gino Dato ha interrogato il prof. Tommaso Fiore, ovvero sfogliando questo libro ci si chiede: dove sono oggi i maestri? Che Paese è questo? Secondo Fiore la priorità, oggi, sarebbe quella di scrivere la storia dell’Università di Bari, così da tratteggiare i rapporti tra borghesia e città, ottenendo in questo modo alcune delle risposte richieste. Risposte che Mayer chiede a Tommaso Fiore in una lettera del 6 aprile 1947: “Caro professore, non mi ha scritto mai degli amici, cosa fanno, cosa pensano, Cifarelli, Canfora, De Martino, Laterza. Se ha un momento di tempo, mi faccia sapere le loro vicende”, a testimoniare un cordone ombelicale indissolubile. Lettere e non solo, il libro condensa anche delle intense foto d’epoca, ritratti di momenti trascorsi insieme che danno spazio e tempo ad emozioni, ricordi, sensazioni. Una in particolare offre un’immagine di quello spaccato di vita: fu scattata a villa Laterza e ritraeva Vittore Fiore, Fabrizio Canfora, Anna Macchioro-De Martino, Benedetto Croce, Giovanni Laterza e la figlia Angela, Tommaso Fiore, Francesco De Martino. Le parole che emergono dai carteggi, pur contenendo dotte citazioni e riferimenti ai tragici fatti della politica, riflettono anche quel profumo della quotidianità dei singoli interlocutori, sino a minuscoli particolari magari risalenti alla vita personale di ognuno. Un vissuto collettivo insomma, che rappresenta anche l’unificazione di queste schegge di storia che gli eventi hanno sparpagliato. Esseri umani che si incontrano e condividono un unico concetto unitario, quello della giustizia che li rende uguali.

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RACCONTO Non si trascorrono quattro mesi nel cuore dell’Africa, senza che, rientrati in Occidente, in paese, non si avverta che, dentro, qualcosa è cambiato, che il coraggio o l’incoscienza, che ha persuaso ad affrontare quell’esperienza, a convivere con la miseria impensabile per noi europei, a contatto di malattie come la malaria, l’A.I.D.S., la scabbia, la tubercolosi … non imponga, come prima conseguenza psico-esistenziale, l’esigenza di vivere diversamente, di pretendere da se stessi d’essere essenziali, di prendere le distanze dalle formalità, che comunemente si reputano indispensabili per convivere o fingere di convivere. Necessità di ritirarsi in se stessi, scoprire la propria diversità, farne un punto di forza, non di debolezza. Africa addio. Addio agli entusiasmi con cui alcuni, pochissimi, planano sulle tue sabbie e si dispongono gioiosi e rinnovati a capirti, a testimoniare, ad accudire i misedi rabili, scendiletto di politiche perverse. Le periferie della città sono gonfie di rifiuti e madide di fetide cloache a cielo aperto, dove sguazzano bambini cenciosi, sporchi e bellissimi; dove si ammassano alle colline di rifiuti uomini e topi, scarafaggi grossi come un pugno. Africa addio. Di tante selve, savane, deserti, fiumi e laghi opimi di acque, altrettanto è stato violentato, distrutto, contaminato, sperperato, sfruttato … complici i tuoi figli, complici gli affaristi occidentali, governi o multinazionali che siano. Addio all’esotismo rabberciato nelle crociere, in cui la primitività etnica del continente viene ridotta in pillole di settimanali iter turistici. L’Africa ormai brucia. Né il buonismo di certi europei può rimediare, anzi è dannoso: esso deriva Gianna Sallustio in da una conoscenza abito da cerimonia teorica dei problemi congolese in Lodja dell’Africa. (Repubblica DemoPer esempio: cancelcratica del Congo) lare i debiti avvan-

taggerebbe i pochi neri che detengono il potere, unici che hanno contratto quei debiti. Condonando i debiti di costoro, nessun vantaggio va alle miserissime popolazioni. Sia le masse arabe del nord Africa sia le popolazioni nere del Centro e del Sud Africa vanno caoticamente in cerca del riconoscimento e del rispetto delle proprie identità etniche, religiose, politiche. Esse sono giostrate tra l’affarismo occidentale e la corruzione dei loro governi; esse ignorano modi diversi di concepire legalità, religiosità, organizzazione politica. Le popolazioni ignoranti e sbandate vengono turlupinate e sobillate alle rivolte sanguinose contro uomini (anche della loro stessa nazionalità) o contro strutture, che testimoniano la odiata presenza della cultura dei bianchi. Queste masse non hanno, non avranno ancora per parecchio tempo i mezzi culturali per dialogare. Di questo approfitta Gianna Sallustio e approfitterà ancora un certo Occidente , quello che detiene il potere, ammantando i suoi interventi armati con etichette di pace e democrazia; approfitteranno i governi indigeni corrotti; approfitterà l’integralismo dei razzisti europei, suffragato dall’oratoria antimeticcia di questa o quell’autorità a favore di una unilaterale difesa di valori superiori. Severe e accertate ricerche hanno indiscutibilmente rinvenuto nell’Africa testimonianze dell’origine dell’uomo e l’analisi storica registra che invasioni e guerre hanno mescolato in Europa fisicità e mentalità. Scoprirci “meticci” potrebbe diventare il punto di partenza per rasserenarci, togliendo le bende della presunzione. Conoscere l’Africa non stimola solo meditazioni acri e sdegnate. L’Africa è ancora: illibati deserti, incontaminate selve intricate, nelle quali i fiori dalle forme inconsuete e dai colori accesi di sole s’impigliano in nugoli di uccelli variopinti. Al suono blasfemo e improvviso di un motore che percorre le piste … il giallo, il rosso, l’arancione o il celeste delle ali scattano in alto e vibrano verso il cielo come frammenti caotici d’arcobaleno. Catturano per sempre la memoria e s’accucciano nell’anima. A quest’Africa è inutile anche tentare un addio. Sono le zone ancora incontaminate di questo continente, che alimentano ossessionanti nostalgie in quei pochi che lo percorrono, per

Drammatica testimonianza della scrittrice molfettese sulla sua esperienza africana

Il foulard verde

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rughe … questo non si può dimenticare dell’Africonoscerlo e accettarlo, amarlo nei suoi rischi e ca e dirle addio è vano. nella sua tragica felicità. Quando partii per la terza volta verso la misQuando per la prima volta sbarcai nell’Africa sione africana, alcune conoscenti chiedevano nera a sud dell’Equatore, intorno al collo aveperplesse (o maligne?) il perché. vo un foulard verde di voile. Era il segno di La risposta, data in quel momento, non è più riconoscimento convenuto per coloro che mi a portata della mia memoria, ma ricordo benisaspettavano. Ritrovarlo nell’aprire il cassetto simo la risposta che diedi a me stessa, quanè squarcio dolorante, evocazione di emozioni e do, scendendo dal vecchissimo e piccolo aereo atmosfere oniriche. nello scalo sabbioso e assolato nel cuore del La tenerezza più elettrizzante, che ho vissuto in continente nero, fui accolta da decine e decine terra africana, è stato il non sentirmi più dentro di ragazzi, ognuno con entrambi i pugni stretti un’età precisa, come condanna, come perduto intorno a fasci di fiori di campo. diritto a gioire. Essi ululavano, Salire scattante sul stringendosi intorcamioncino (i dono a me, ritmando lori alle ginocchia l’epiteto “maman de erano scomparsi l’hôpital¹ ripetuto, d’incanto) con gli urlato. Quindi fui inoperai neri, fravitata a salire insieternamente giome a tutti coloro che iosi di avermi tra potevano entrarci, loro, saltare da un su un camioncino tronco all’altro, soscoperto e fui riporspeso sui ruscelli, tata in giro per le spericolata e spenpiste di sabbia (le sierata; cantare a uniche strade) del squarciagola ritorterritorio. nelli napoletani, Ero commossa? Ero mentre lavoravo (e giuliva? Mi sentivo come mi stancavo Lodja, nel cuore dell’ex Congo Belga. In primo suffragata? Tutto ma la stanchezza piano la fossa per i bisogni personali e sullo questo e ancora di fisica veniva sursfondo la “casa” più. classata dal rinascimento privato!) … Ero felice, dimentica dei pericoli corsi e (credeChe gioia! Era tornato il gusto di vivere alla vo) tetragona di fronte a quelli da affrontare. giornata, come i volatili della selva, ignari del I miei ideali socio-politici combaciavano con la domani. Non avevo più sessant’anni … compiuti religiosità da vivere nell’azione a vantaggio di da qualche anno. coloro che hanno poco quanto niente, che non La depressione era svanita chi sa dove! … sanno di aver diritto al cibo, al sapere, all’assiLa psiche anchilosata dell’incomprensione, dalla stenza medica, ad un’abitazione che sia tale. mancanza di coccole, dalla solitudine, era appeE donne e bambine uscivano dalle capanne di na un ricordo da deridere. bambù, urlando il saluto “moio moio”, e io riDeragliava vittoriosa dall’archivio accidioso del spondevo “moio, moio …”, ridendo orgogliosa e perbenismo paesano. sollevando le braccia. Ero ormai a distanze siderali dalla prurigine Saluti ripetuti in coro selvaggio, divinamente moralistica di provinciali ottusi. spontaneo. Risentivo gagliardi esigenze di sublimarmi, che È il confronto che convince. alleggerivano fisicità e psiche. Nel nostro vivere cosiddetto civile è la formalità La voglia di capire quella realtà diversa intorno che domina tutto e annega spontaneità, buone a me disarmava la memoria delle pene, delle intenzioni, generosità, altruismo ossia soffoca il rinunce, delle mortificazioni. meglio, quel meglio che è in tutti, che per difeMi immettevo ancora una volta nel circuito sa, per timore d’essere giudicati, commentati, dell’esistenza attiva, scelta, voluta, non più calunniati seppelliamo nella buia casetta della subita. Per questo, Africa, grazie e non addio. L’Africa non si dimentica a volontà. ¹ l’epiteto deriva dal fatto che scrisLe sabbie che nell’incipiente notte tiepide acsi e pubblicai il testo “Sango Mondéle” colgono le membra spalancate alle stelle lu(La Meridiana Ed. Molfetta 2005), diario centissime, quasi a portata di mano … i laghi della mia prima esperienza come voesuberanti d’acqua che si spaccano in cascate, lontaria in Congo. Con il ricavato delle tracimano in fiumi, s’infrangono in cateratte, vendite di questo libretto ho contribuiscivolano in rapide … to alla costruzione di un ospedale per i Pupille nere vaganti nel bianco lunare delle poveri, a Lodja, nel cuore dell’ex Congo orbite dei bambini … volti solcati da arcaiche Belga. (g.s.)

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LIBRERIE & LIBRI

Tra le braccia di Morfeo

In libreria un altro lavoro di Antonio Rossano, “...Dormire, forse sognare”, un breve viaggio fra nebbia, incubi, spot e realtà virtuali “Quel che tutto doma”: così Era definisce il Sonno nell’Iliade. E da allora pare che l’uomo non abbia mai smesso di interrogarsi sul grande e affascinante mistero del sonno e dei sogni, esperienza quotidiana ma irraggiungibile per la nostra ragione. L’avevano compreso i greci (tanto per cambiare!), i greci che avevano scelto il mito come forma di pensiero per spiegare verità difficilmente intelligibili con il solo Logos. I greci credevano che il Sonno avesse mille figli, tra i quali Morfeo, che si mostrava agli uomini addormentati durante i loro sogni; Morfeo alato, come la maggior parte delle divinità del sonno, che giungono da lontano con le loro ali mosse silenziosamente. O pensiamo ad Omero, per il quale i sogni abitano aldilà dell’Oceano, nell’estremo Occidente. Ma cosa sono i sogni? Da dove vengono? È su questo mistero che riflette Antonio Rossano nel suo ultimo libro “...Dormire, forse sognare” (Levante editori), un viaggio percorso, come egli stesso ha scritto, “a dorso di mulo”, come i viaggi dei vecchi frati cercatori, “felici di ogni briciola di pane (e di sapere) donata da altri”. Un viaggio per addentrarsi tra i meandri intricati dell’enigma, interrogato in ogni tempo e in ogni dove, del sonno e dei sogni (scrive Ovidio nelle Metamorfosi “Ivi si dan compagni al Sonno i sogni, suoi figli e ministri”). Ma senza voler razionalizzare a tutti i costi quel che conserva per natura un che di inspiegabile e affascinante. Nel porsi le questioni più varie, dall’origine dei sogni alla Smorfia, Rossano accoglie, nella sua scrittura ironica e acuta, teorie e credenze di ogni tempo e civiltà, pensieri di uomini illustri e superstizioni popolari, ipotesi di storici e medici, per dedurre che le teorie più disparate sono, alla fin fine, testimonianza di un dato univoco: il fascino che la questione dei sogni e della loro interpretazione esercita da sempre. “Con l’entu-

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siasmo del neofita e l’incoscienza degli autodidatti”, ma anche con la fluidità di una scrittura che ha i tratti di una piacevole e vivace conversazione con il lettore, Rossano riflette su quale possa essere il motore primo dei sogni (i desideri inconsci, spesso inaccettabili?), gioca con i numeri della Smorfia e i loro presunti significati, ripercorre le forme di divinazione fiorite nella Roma imperiale, con tanto di aneddoti su Augusto e Nerone. E così, leggendo leggendo, ci imbattiamo in Sant’Agostino, che credeva che i sogni peccaminosi fossero ispirati dal demonio, in Martin Lutero che pregava Dio di non parlargli nel sonno, ma anche in buddisti e induisti, che credono che nel sonno l’anima si distacchi dal corpo…fino all’ipotesi di scambi interculturali: Padre Pio può avere una qualche influenza su un dormiente talebano? Non induca però in errore la giocosità dell’autore, perché tra una battuta e un aneddoto ci sono altre riflessioni, la ricerca di un varco per penetrare il segreto dei sogni, c’è il ripiegamento su di sé, se è vero che “il sogno è come un treno che ci permette di andare a visitare noi stessi”. E c’è la storia: dall’ Oneirocritico, il più completo trattato di oniromanzia dell’antichità che ci sia pervenuto, passando per tutta quell’industria di interpretazioni e previsioni fiorita (e arricchitasi!) in ogni tempo intorno alla questione dei sogni (dalle Sibille ai Dream doctors), per arrivare, ahinoi, al presen-

Antonio Rossano te, e ai sogni (o incubi?) ad occhi aperti che ci propinano televisione e pubblicità. Sono le immagini che quotidianamente bombardano i nostri cervelli, che penetrano in noi come se fossero reali, che assorbiamo nostro malgrado e che con le loro strategie seminano in noi il desiderio di qualcosa (di quella borsa, di quell’orologio, e così via). Ma c’è sempre la possibilità di crearsi una vita fittizia a portata di mouse: basta scaricare da Internet il programma Second Life, ricorda l’autore, un vero e proprio universo parallelo dove fare ciò che si vuole, crearsi una nuova identità, magari farsi alti biondi e alla moda, abitare in un’isola da sogno, comprare appartamenti, fare figli che non crescono mai, persino cambiare sesso; sognare, insomma, in un mondo virtuale. Evita commenti moralistici Rossano, e preferisce che sia Camus a parlare per lui: “Se c’è un peccato contro la vita, è forse non tanto disperarne, quanto sperare in un’altra vita, e sottrarsi all’implacabile grandezza di questa”. “...Dormire, forse sognare” è il titolo di questo libro, già, forse sognare, ma solo forse, verrebbe da pensare, se, contro l’esempio dei grandi poeti che vagheggiavano sotto la luna, sognare è cambiare ogni giorno partner su Second Life. E pensare che Hypnos, personificazione del Sonno, innamorato di Endimione, le concesse di dormire ad occhi aperti per poter contemplare incessantemente gli occhi dell’amato. Che differenza. Claudia Serrano


LIBRERIE & LIBRI

Amore in versi

La scrittrice Elvira Sarli Gianfaldoni si cimenta questa volta in delicate poesie raccolte in un libretto con prefazione di Santa Fizzarotti “Per Amore” è la prima raccolta di poesie di Elvira Sarli Gianfaldoni, edita recentemente da Schena nella Collana “ArtePsiche”, fondata e diretta dalla dott. Santa Fizzarotti Selvaggi, che ne ha anche curato la prefazione, pregevole per i riferimenti letterari e l’acuta indagine psicologica del testo. L’autrice è nota al grande pubblico per la sua produzione narrativa che conta a tutt’oggi sette titoli di opere, alcune a carattere autobiografico, altre riferite a fatti realmente accaduti, perché come la scrittrice stessa ha spiegato in “Senza ragione”, uno dei libri a lei più cari: “Io non so inventare. So soltanto, almeno lo spero, raccontare storie che mi sono accadute o che sono accadute a persone che ho conosciuto e spesso amato”. Ecco, forse, l’elemento d’unione tra la sua scrittura narrativa e questa poetica sta proprio qui: che anche adoperando forme diverse, l’autrice racconta come sempre storie e sono tutte storie d’amore. Amore in senso totale: quello che unisce due persone al di là del tempo e dei suoi implacabili mutamenti, ma anche per la natura, per gli animali, ed in modo particolare i bambini che a lei sono stati negati. Una costante, dolente privazione che definisce “il mio vuoto di donna” e altrove, rivolgendoci a Dio, un Dio in cui fermamente crede: “Perché a me, Signore?/ Forse perché Ti sono stata dinanzi/ sempre in piedi/ e il mio pianto Ti ho taciuto?/ Perché, o Signore, Ti sei fatto ingannare come un bimbo?” Scrive Santa Fizzarotti, in apertura della prefazione “Tutti gli esseri umani si nutrono d’amore, compresi coloro, che credono d’odiare. In greco l’‘amore’ è indicato con quattro parole che lo identificano e lo differenziano: Eros, Epi-

themia, Filia e Agape”. E più oltre: “L’amore è tormento ed estasi: esperienza estatica che si fa estetica mentre assume le sembianze della parola Santa Fizzarotti Selvaggi Elvira Sarli Gianfaldoni poetica”. In queste appaiate sul piccolo vassoio. liriche, infatti, l’amore non ha E’ un anniversario, un annietà e non è eterno: è amore versario importante, ma non dei vent’anni, è poi amore occorrono cose grandiose ed d’ogni giorno, poi è amore di appariscenti per testimoniare “lenti passi e ricordi” “l’amore questo inesaurito ed autentico è d’ogni stagione/ , le tue, le rapporto: la trapunta rosa che mie/, che con noi se ne vanviene discosta al volto di lei ed no”. una domanda: “Dormi?” No, lei L’amore è anche ricordo, si non dorme, non ha mai dormito nutre, a volte del “dolore del in tutti questi anni: ha vegliaricordo”, e qui Santa Fizzarotto, in modo diverso, ma sempre ti riporta versi emblematici insieme a lui, perché quell’amo“domani/, forse/, altri di me ricorderanno”, che conducono re nato quando erano solo due ragazzi smarriti continuasse a a considerazioni affini “Qualvivere. cuno capirà/ oltre le poche Ma c’è tanto altro ancora: perparole/, i pochi pensieri/, che c’era una volta/, una donna?”. sone care, alcune perdute per sempre, la Puglia, Taranto, la Nella parola poetica, scrive città dell’autrice, dolorosamente Santa Fizzarotti “il tempo si rimpianta, il profumo dei tigli, ferma e svaniscono i confini: i fiori, il mare, il mare, sopratl’inudibile diventa ascoltabile” tutto, nel quale questa donna, e “nel suono appare un’immaforse, più si riconosce. gine”. E’, quella di Elvira Sarli, una Questa è “l’ora stregata: che scrittura che, anche in forma da tutto/ anche da te/ mi poetica, risponde a quello che salva”. lei ritiene la qualità fondamen“Per amore” è, infatti, un’otale: la semplicità e la chiarezpera in cui è del tutto assente za. Chi avrà voglia di leggere la rappresentazione dei senquest’opera non deve domantimenti in senso idilliaco ed darsi nulla. astratto: è amore autentico Deve, quando e se è il caso, dicon momenti duri e difficili, ventarne protagonista, pur della di silenzi e deluse attese, ma diversità dei tempi e delle circoessendo amore vero si nutre stanze, condividendo quello che d’ogni momento vissuto, della Elvira racconta, perché, come quotidianità più semplice: lei stessa ha scritto “Questa è un nastro rosa per legarsi i un’opera in tutto simile a quelle capelli, una foto in bianco e che l’hanno preceduta. Un’opera nero “piccola foto/ di tanto come le altre nata dall’amore e tempo fa”, il profumo del cafscritta per amore”. (c.s.) fè che fuma nelle due tazzine

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ARTE

Presepi in pietra Un eccezionale, e poco noto, patrimonio storico e artistico in una interessante mostra del noto fotografo Mimmo Guglielmi a Castellana Grotte

Sulla copertina del catalogo il presepe di Stefano di Putignano sistemato nella Cattedrale di Martina Franca, in provincia di Taranto

“Gli artisti dell’antica Puglia pietrosa ispirati dal Dio Bambino deposto in una mangiatoia ci hanno lasciato plastiche testimonianze di fede e di arte“. Così “firma” Mimmo Guglielmi la sua mostra

Il presepe più scarno e più noto, quello attribuito a Paolo da Cassano esposto nella Pinacoteca provinciale di Bari

Mimmo Guglielmi

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fotografica nella Chiesa del Purgatorio di Castellana Grotte, allestita nel periodo natalizio, di numerosi presepi in pietra sparsi nella regione. Si è trattato di un’iniziativa di notevole interesse culturale poiché per la prima volta è stato fatto indirettamente un censimento, probabilmente parziale, di un simile patrimonio artistico certamente sconosciuto ai più. Ancora una volta è la pietra ad essere la protagonista in terra di Puglia dove appunto di pietra sono numerosi paesi, le chiese, i campanili, i castelli, i palazzi, le case, i conventi, i mulini, i frantoi, le strade, i muri a secco, le masserie, i portali,le finestre e via di seguito. Lo rileva mons. Domenico Padovano, vescovo della Diocesi di Conversano-Monopoli, nella prefazione al catalogo della mostra: da queste testimonianze storiche, segnate in parte dalla fede religiosa e dall’amore per la pietra bianca dalle venature dorate come il sole, sono scaturiti i tanti meravigliosi presepi lapidei che si possono ammirare nelle chiese e nei conventi di Puglia, bene esprimendo l’evento della Natività. Di qui il grande merito del fotografo Mimmo Guglielmi,


che ha reso possibile la conoscenza certamente dei più bei presepi in pietra esistenti in Puglia. Anche il sindaco di Castellana Grotte, prof. Franco Tricase esalta l’iniziativa del concittadino Mimmo Gugliel-

mi perché con la mostra ha avuto anche il merito di legare la terra d’Apulia in un insieme e valorizzarla dal punto di vista e dei beni e delle ricchezze. Mimmo Guglielmi non è nuovo a queste iniziati-

Presepe di Paolo da Cassano nel Santuario di Santa Maria degli Angeli di Cassano Murge, in provincia di Bari. Accanto, altro presepe in pietra nella cappella della Chiesa Matrice di Torre Santa Susanna in provincia di Brindisi

ve culturali poiché non è solo un valente fotografo. Lui, come scrive Nicola Pellegrino nel catalogo della mostra, si serve della fotocamera unicamente come mezzo tecnico per amplificare e rendere di dominio pubblico la bellezza che l’innata capacità del suo occhio riesce a scorgere. E bene ha fatto per la sua esposizione a scegliere Castellana che ha rappresentato quasi il punto focale degli scultori presenti in mostra con opere che partono dalla fine del 1400 e per tutto il 1500 hanno ornato alcune chiese della Puglia. Nel suo nutrito medagliere Mimmo Guglielmi registra molti primi premi e lusinghieri piazzamenti in mostre nazionali ed internazionali di temi turistici. E’ stato reporter al Concilio Vaticano II. Le sue opere sono diffuse in Italia e all’Estero. (c.s.)

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GASTRONOMIA

Cucina & Cultura

A Rutigliano riaperto lo storico ristorante “La Locanda” in via Leopardi, su iniziativa dell’avv. Giacomo Olivieri. In programma anche manifestazioni culturali. Presentato il libretto dedicato ai fischietti-sculture di Vito Moccia Tempi incalzanti quelli che viviamo, che non consentono spesso nemmeno il ricordo. Poi, per fortuna, qualcuno si incarica di riannodare i fili della memoria, salvando per tutti noi quei brandelli di identità che hanno caratterizzato un luogo, un tempo e in cui molti possono riconoscersi meglio. E non si tratta necessariamente di cose solenni, ma anche di aspetti meno paludati del quotidiano che, oltre al ricordo, portano piacere e arricchimento intellettuale. In quest’ottica va inquadrata la riapertura avvenuta già da qualche mese de ‘La Locanda’, storico ristorante di Rutigliano molto conosciuto in tutto il territorio sin dai primi anni ’70, che negli ultimi tempi aveva smarrito quella qualità che lo aveva reso punto di riferimento per i cultori della buona tavola e ultimamente era stato addirittura chiuso. La sua rinascita e l’operazione di restyling la si deve all’avv. Giacomo Olivieri, consigliere regionale e console onorario di Bulgaria, che ha rilevato il locale, riportandolo nel solco di quella tradizione che lo aveva reso famoso ed affidando l’organizzazione dello stesso a Vincenzo Brandi suo segretario particolare. Inoltre, periodicamente, il ristorante ospiterà iniziative di carattere culturale, abbinate al recupero

Pietro Pepe

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Vito Moccia tra alcune sue creazioni

della tradizione enogastronomica del territorio, efficace veicolo di turismo, che si avvarrà della consulenza periodica dello chef Antonio Armenise e dell’arte di Luigi Brandonisio, un giovane chef con un già ricco curriculum alle spalle. La prima di queste manifestazioni in cui La Locanda si fa anche contenitore culturale, si è tenuta il giorno di Sant’Antonio Abate, data particolarmente importante per Rutigliano, che sin dall’antichità chiude il periodo natalizio ed apre quello carnevalesco. Un inizio e una fine, dunque, che coincidono con un altro appuntamento

Lanfranco Di Gioia

che ha reso il paese noto in tutta Italia, mettendo in ombra persino il suo prodotto principale, l’uva da tavola: la Fiera del Fischietto cui dal 1989 è abbinato, primo in Italia, il Concorso Nazionale del Fischietto in Terracotta. E così, prendendo spunto da questo avvenimento che si ripete ormai da venti anni, il ristorante ha ospitato i fischietti, vere e proprie sculture in terracotta dell’artigiano-artista Vito Moccia, vincitore di tanti premi nazionali e internazionali, dove i fischietti sono solo un pretesto per rappresentazioni di figure, mestieri, situazioni che ormai appartengono al passato e che l’arte di questo figulo riporta alla memoria, a volte facendo sorridere, a volte commuovere. Gli esempi sono tanti. Tra i più esilaranti, il gruppetto de “A’ zeit

Giacomo Olivieri


sc nnout” ovvero “il matrimonio riparatore” col gruppetto sposa incinta, suoceri e sposo che sembra andare ad un funerale, il suo. Ma non è da meno, “La confessione”, col parroco intento più che ad ascoltare i peccati, ad ammirare le prorompenti forme della bella parrocchiana, un pezzo che a ragione è stato premiato.

del Consiglio regionale pugliese, Pietro Pepe, il sindaco di Rutigliano, Lanfranco Di Gioia e il vice presidente del Consiglio provinciale Trifone Altieri, che non hanno mancato di sottolineare l’importanza di tali iniziative ed hanno assicurato tutto il sostegno delle istituzioni che rappresentano, consci dell’opera

Le immagini più significative di questi particolarissimi oggetti sono state raccolte in un libretto offerto agli ospiti, presentato e curato dal giornalista, Gianni Capotorto, che traccia anche una breve storia dei fischietti, dell’artista e della Festa di Sant’Antonio Abate, venerato in una cappella cinquecentesca situata sulla strada per Noicattaro. A questo proposito, Capotorto scrive che la tela raffigurante il santo, trafugata negli anni ’90, era appartenuta originariamente ai Noiani i quali, durante una carestia, la barattarono con i Rutiglianesi, in cambio di un cesto di fichi secchi. Vera o no la leggenda, essa è motivo ancora oggi di scherno da parte di questi ultimi. E ancora ricorda che il 17 gennaio, gli uomini della cittadina di Rutigliano, per tradizione, usano far dono alle proprie donne del ‘gallo-fischietto’, simbolo di virilità e di fecondità, che diventa vero e proprio messaggio d’amore, dato che il fischietto posto alla base del gallo è esplicito simbolo fallico. E proprio il galletto, riprodotto in colori e forme diverse, è il fischietto per eccellenza che non manca in nessuna bottega di figulo. Numerose le autorità civili e militari presenti a questa prima manifestazione, tra cui il presidente

di valorizzazione del territorio che esse compiono e degli effetti che ne conseguono. A chiusura, come sarà anche per i prossimi appuntamenti, la degustazione per tutti gli ospiti di piatti tipici della tradizione locale rivisitata dalla creatività e dalla professionalità di Luigi Brandonisio: zuppa di ceci neri con grano, salsiccia e funghi cardoncelli, bocconcini di cavallo su tegole di polenta e crostini di pane, bocconcini di pane con cicorielle, pomodorini secchi e cipolla rossa, oltre alle più scontate orecchiette con ragù, brasciolette di cavallo e pecorino. Queste alcune delle specialità. Poi, crudité dell’orto, cartocci di frutta secca con le immancabili castagn du prevt e dolci: porcelli passati nel vin cotto, i famosi prciedd, piccole pastelle rigate e fritte, fagottini leggerissimi con ripieno di pasta di mandorle e arancia, e i più nuovi croquenbouche alla crema, avvolti in una rete di zucchero caramellato, ultima creazione di Brandonisio. Il tutto innaffiato da ottimi vini locali, tra i quali spicca il ‘Cacc’e mitte’ delle Cantine Alberto Longo e l’Anarkos di Manduria. Marisa Di Bello

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SERVIZI

I più negl i Ae r op or t i p u g liesi Significativi aumenti del traffico nel 2007 negli scali di Bari e Brindisi Aumenti generalizzati e con percentuali molto significative per tutte le componenti del traffico. Un fattore che ha accumunato nel 2007 gli aeroporti di Bari e Brindisi che, non a caso, hanno chiuso registrando, entrambi, il record di traffico: 2.365.699 passeggeri su Bari e 930.125 passeggeri per Brindisi. Complessivamente nell’anno appena concluso sui due principali – per volumi di traffico – aeroporti pugliesi i passeggeri – arrivi e partenze – sono stati 3.295.824, il 19,1% in più rispetto ai 2.768.500 del 2006. Nel 2007 il totale su Bari, sempre tra arrivi e partenze, è stato di 2.365.699 passeggeri (1.178.393 in arrivo e 1.187.306 in partenza), con una crescita del 21,2% rispetto all’anno precedente che aveva registrato un totale di 1.951.868 passeggeri. Di questi, i passeggeri di linea nazionali sono stati 1.776.125, il 20,1% in più rispetto a 1.477.643 del 2006. Più accentuata la crescita dei passeggeri di linea internazionale, passati dai 333.841 del 2006 ai 414.952 dell’anno scorso, con un incremento pari al 24,2%. Più o meno eguale l’incremento del traffico cherter: 152.093 i passeggeri al 31 dicembre scorso contro i 123.105 del 2006, con un incremento del 23,5%. Tutte le diverse componenti del traffico sin qui esaminate evidenziano, quindi, un sensibile miglioramento rispetto al dato già lusinghiero dello scorso anno. In crescita anche il dato riferito ai passeggeri che hanno utilizzato collegamenti operati da vettori low cost. Nello scorso anno il numero degli utenti di questo importante target di mercato - che ha interessato il 26,3% del totale passeggeri del 2007 – si è

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attestato a quota 620.905, con un incremento del 25,7% rispetto ai 493.867 passeggeri “low cost” del 2006. Ottimo anche il dato riferito al movimento aeromobili: nel 2007 i movimenti sono passati dai 27.294 del 2006 ai 31.350 (+14,8%) del 2007. Di questi 25.514 sono stati i movimenti di linea (20.989 nazionali e 4.525 internazionali) e 2.414 (+7,6%) quelli charter. Anche per l’aeroporto di Brindisi gli indicatori riportano per il 2007 un sensibile miglioramento rispetto al risultato dell’anno precedente: 930.125 passeggeri – tra arrivi e partenze – contro gli 816.632 del 2006, con un incremento del 13,9%. Analogamente a quanto avvenuto per Bari, al conseguimento di questo risultato sull’aeroporto di Brindisi ha contribuito, in maniera consistente, il dato riferito ai passeggeri di linea nazionali passati dai 709.442 del 2006 agli 828.571 di quest’anno, con un incremento del 16,7%. Meno accentuata la percentuale di crescita dei passeggeri di linea internazionali, passati dai 58.804 del 2006 ai 60.242 dell’anno scorso, con un incremento del 2,4%. In flessione, invece, i passeggeri charter: erano stati 35.428 due anni fa, sono stati 29.378 (-17%) al 31 dicembre 2007. Per quanto riguarda, poi, l’ulteriore ripartizione tra voli operati da traditional carrier e vettori low cost i passeggeri di questi ultimi sono passati dai 245.850 del 2006 ai 307.233 (+ 24,9%) del 2007. In crescita, infine, il movimento aeromobili passato attestatosi a quota 11.170 (+4,4%).


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