NelMese 2/2008

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periodico di Cultura Turismo Economia direttore responsabile NICOLA BELLOMO sommario n. 2/2008 anno 42esimo Edizioni GEDIM S.n.c. Direzione - Amministrazione - Pubblicità via Suppa, 28 - tel. 0805232468 - 70122 Bari GEDIM - Gruppo Editoriale Meridionale S.n.c. iscritta al n. 11709 Registro Società, n. 220/80 elenco Tribunale di Bari e n. 189015 Camera di Commercio di Bari. - “NELMESE” periodico di cultura turismo economia iscritto al n. 333 del “Registro dei giornali e periodici” del Tribunale di Bari 9 /11 / 1967 - Spedizione in abbonamento postale comma 34 - art. 2 - Legge 549/95 - Filiale di Bari - E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di scritti e la riproduzione in fotocopia -. Nicola Bellomo ideazione Grafica. Massimo Clori Fotocomposizione. - Stampa: Pubblicità & Stampa - Via dei Gladioli 6 - 70026 Modugno/Bari tel. 0805382917 ABBONAMENTO ANNUO PER IL 2008 Euro 30,00 - LA COPIA - euro. 2,90 (con copertina plastificata euro 3,10) - CONTO CORRENTE POSTALE 20109708 INTESTATO A GEDIM GRUPPO EDITORIALE MERIDIONALE S.N.C. VIA SUPPA 28 BARI 70122

E-mail: nelmese@virgilio.it o anche gedimsnc@tin.it nelmese - 2/2008 - 2


RELIGIONI

LIBRERIE & LIBRI

PRESENTATO A BARI IL SAGGIO DELL’ON. ADORNATO E DI MONS. FISICHELLA

Cristianesimo, una fede libera

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di Francesco De Palo

DIRITTO

Giustizia, in ritardo

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di Stefania Chionna

MEDICINA INTERVISTA AD ANTONIO DE TOMMASI PROFESSORE ASSOCIATO ALL’UNIVERSITA’ DI BARI

di Marisa Di Bello

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MEDICINA INAUGURATA ALL’OSPEDALE MIULLI DI ACQUAVIVA DELLE FONTI L’UNITA’ OPERATIVA DI SENOLOGIA DIAGNOSTICA di Alessio Rega

A BITONTO CAPI DELLA STILISTA ALEXANDRA CHRISTOPULOS

MOSTRA FOTOGRAFICA DI FRANCO GIACOPINO A MARGINE DEL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE, PRESSO LA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI PUGLIA

Protagonisti i dettagli di Claudia Serrano

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INCONTRO ALLA CAMERA DI COMMERCIO DI BARI SUI PROBLEMI DELLE FAMIGLIE ESPOSTE ALL’USURA. LE DENUNCE E I RIMEDI

Salari “greci” e “prezzi tedeschi”

INCONTRO CON L’ITALO-CANADESE VICKY SPORTELLI DE TOMMASI

Prevenzione è vita

MOSTRE

ECONOMIA / USURA

FUORICASA

Da Toronto a Bari ritorno alle origini

Fiera del Levante gocce di storia e di futuro 30

Dipingere “in” un abito 31

ALLA CORTE DI APPELLO DI BARI

Neurochirurgia, verso l’eccellenza

PRESENTATO UN LIBRO DELLA PROMAD ITALIA

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EDITORI INTERVISTA ALL’EDITORE GIUSEPPE LATERZA

Casa Laterza, dinamismo culturale

di Stefania Chionna

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ECONOMIA / CREDITO ORGANIZZATO A BARI IL FINANCIAL FORUM DALLA BANCA POPOLARE DI PUGLIA E BASILICATA

Promotori finanziari Mercato & Formazione

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ECONOMIA / EDILIZIA INTERVISTA ALL’ING. VITO BELLOMO PRESIDENTE DELLA SEZIONE EDILI DI CONFINDUSTRIA BARI

Mercato edilizio di Marisa Di Bello 19 ancora incertezze 38 di Tonino Ancona Edizioni di Casa Laterza, oltre un secolo di cultura 24 Abbonatevi a nelMese LIBRERIE & LIBRI

RACCOLTA DI MARTINO BONOMO DI OPINIONI SUL SIGNIFICATO DELL’AMICIZIA

La corda essenziale all’ingranaggio della vita di Claudia Serrano

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da 42 anni al servizio dei pugliesi e della Puglia nelmese - 2/2008 - 3


RELIGIONI

Cristianesimo, una fede libera

Presentato a Bari “Fede e libertà” scritto a quattro mani dall’on. Adornato e da mons. Fisichella, un illuminante dialogo su temi di scottante attualità come il pacifismo e la sfida della società multiculturale. Loiodice: “Solo la fede cristiana è fondata sulla libertà” Quanto è capace di credere l’uomo laico? E quanto in grado di preservare i princìpi cristiani? Sono solo alcuni degli interrogativi snocciolati dall’on. Ferdinando Adornato e da mons. Rino Fisichella nel libro “Fede e Libertà”, presentato all’Università di Bari nella gremita Aula “Aldo Moro” della Facoltà di Giurisprudenza. Il primo, deputato laico di lungo corso e fondatore dei Club Liberal, il secondo vescovo ausiliare di Roma e Rettore della Pontificia Università Lateranense, impegnati in un produttivo confronto dialettico, anche per dare un segnale ad un Paese che purtroppo sempre più spesso evita il dialogo e la partecipazione. NESSUNA ANTITESI Alla tavola rotonda, introdotta dal presidente del Club Liberal barese prof. Ignazio Lagrotta, hanno preso parte uno degli autori, l’on. Ferdinando Adornato, il prof. Aldo Loiodice, costituzionalista, il prof. Gaeta-

Aldo Loiodice

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Ferdinando Adornato no Dammacco direttore del Dipartimento delle Istituzioni Amministrazione e Libertà, il coordinatore nazionale dei Club Liberal on. Angelo Sanza, oltre ad un folto pubblico composto da docenti, studenti, cittadini, parlamentari ed amministratori pugliesi. Fede e libertà non sono in antitesi, ha esordito Ignazio Lagrotta. La fede cristiana dirige verso la vera libertà che

Gaetano Dammacco

Ignazio Lagrotta è limitata, orientata e costruttiva. Fede e libertà quindi possono compenetrarsi attraverso il comune denominatore rappresentato dal desiderio di dialogo e confronto. Oggi, anche per chi non è credente, è di fondamentale importanza confrontarsi con l’idea del Cristianesimo. Tanto più se si considera che, come ha evidenziato il prof. Loiodice “una fede che non induce alla libertà, non è logica. La fede nella

Angelo Sanza


prospettiva cristiana non può che condurre alla libertà, se ben percorsa”. L’ISLAM PER LA PACE E Adornato lo dice quando auspica che l’Islam possa liberarsi da quel potere temporale che gli consenta di lavorare per la pace. Il progetto culturale proposto fa riflettere sulle diverse libertà, come è il caso della fecondazione assistita. “E se fosse vita?”, si chiede il prof. Loiodice. “Il gravissimo episodio della mancata visita del Papa alla Sapienza di Roma è un chiaro segno di intolleranza totale, perché non si accetta che un uomo sia libero di collegarsi al trascendente”. E’ pacifico, infatti, che se la laicità diventa intolleranza, allora il confronto crea pregiudizi. Gli ex comunisti sono diventati liberali in economia - ha proseguito il prof. Loiodice - “non hanno invece abbandonato l’ideologia totalitaria sulla questione morale. Se osservassimo i grumi di totalitarismo che persistono nella nostra società, ci renderemmo conto che vanno asportati. Penso alla cultura dei sospetti, ai molteplici abusi che quotidianamente vengono perpetrati”. DEMOCRAZIA E PERSONA Libertà, quindi, come concime della democrazia, la cui assenza feconda società totalitarie. Per questo si rende necessario che la democrazia abbia a cuore la centralità della persona umana, tipica caratteristica della religione cristiana. Si tratta di una serie di valori giuridici divenuti diritto positivo grazie all’Assemblea Costituente negli articoli 2 e 3 della Carta Costituzionale, ovvero l’uomo che sviluppa personalità. Dunque la nuova concezione antropologica passa necessariamente da fede, libertà, dimensione laica e democrazia. Papa Giovanni Paolo II predicava che non mettere la persona al centro della società rappresenta un errore anche giuridico. “Un libro con una miriade di considerazioni culturalmente produt-

tive da cogliere, - prosegue il prof. Loiodice - che induce alla riflessione non solo in chiave nazionale ma soprattutto in chiave europea”. Quella stessa Europa che si rifiuta di inserire nella costituzione le radici cristiane non è capace, al momento, di definirsi in alcun modo, salvo dichiarare cosa non è: non è fascista, non è comunista. Ma poi? Una definizione di chi siamo è proposta dall’on. Sanza: “Sono in quanto penso e ragiono? - si chiede - Sono in quanto prodotto di un atto d’amore, creatura e spirito, dovremmo rispondere”. Secondo il prof. Dammacco la tragicità dei giorni nostri sta nel fatto che quotidianamente si incontrano persone e non identità. RELIGIONE E DEMOCRAZIA “E’difficile trovare qualcuno che stimoli alla riflessione ponendo in crisi il proprio interlocutore e costringendolo a fornire risposte adeguate, dal momento che il megafono della società di oggi ha staccato il filo dalla società stessa”. Ma la grande denuncia dell’on. Adornato sta nel fatto che oggi è in atto un “violento tentativo di separare nuovamente la religione dalla democrazia”. Secondo il presidente della Fondazione Liberal, il quale ricorda che il massimo teorico del liberalismo, John Locke, era un cristiano, le fondamenta del pensiero liberale nascono con il cristianesimo perché per entrambi l’uomo è al centro ed è protagonista. Libertà uguale verità? si chiede Adornato: “Se dicessimo di no sbaglieremmo e andremmo dritti al fallimento ideologico”. E ancora, il Fondatore dei Club Liberal sostiene che l’Europa non fa più figli perché “ha perso la speranza”. Nitida la sua posizione sull’aborto “è un omicidio, perché interrompe una vita”, e sulla fecondazione “è un delitto contro la specie”. Francesco De Palo

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DIRITTO Gli annosi problemi ancora da risolvere sono emersi dai discorsi e dagli interventi alla inaugurazione dell’Anno Giudiziario del Distretto della Corte di Appello di Bari. Sempre più pesante l’arretrato delle pratiche giudiziarie

Giustizia, in ritardo

di Stefania Chionna

Un richiamo al “rigoroso riserbo” è stato rivolto dal dott. Vito Marino Caferra, presidente della Corte di Appello di Bari (che comprende i Tribunali di Bari, Foggia, Lucera e Trani) a quei magistrati che si lasciano tentare dal “protagonismo”. Si è aperta così la cerimonia dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, l’importante momento di analisi e di confronto tra magistrati, avvocati ed esponenti delle istituzioni. E se da un lato i magistrati sono stati invitati al riserbo previsto dalla loro funzione, dall’altra il dott. Caferra ha vivamente ringraziato quegli operatori che si sottraggono alle suggestioni del processo mediatico, con particolare attenzione ai procedimenti in corso. Il Presidente nella sua relazione ha evidenziato: il grave problema dell’edilizia giudiziaria, definito “nota dolente”, il dato allarmante del carico crescente delle controversie di lavoro e tanto altro. Alla base di gran parte di queste difficoltà ci sono: l’”arretratezza del sistema”, l’aumento delle domande di giustizia, la precarietà delle strutture giudiziarie e la durata eccessiva dei processi penali. Il dott. Caferra ha poi denunciato l’”abuso di processo penale” e le gravose conseguenze in termini di aumento dei tempi dei processi e degli effetti, spesso irreversibili, sulle libertà personali ed economici. La relazione si è conclusa con un invito generale alla maggiore assunzione di responsabilità. È quindi intervenuta la dott.ssa Celestina Tinelli, rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura, che ha evidenziato

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come negli ultimi anni il CSM si sia appropriato del compito di condividere la responsabilità di dare una risposta di giustizia ai cittadini. Chiara la critica allo smaltimento dell’arretrato: la normativa esiste ma le risorse sono scarse. Per questo l’area sulla quale si sta concentrando il lavoro del CSM è proprio quella dell’organizzazione degli uffici: su questo sta investendo con sistemi studiati per pianificare e controllare con regolarità i risultati. Il CMS ha messo a punto un “sistema tabellare”, con la definizione di un piano programmatico da realizzare nel triennio. Questo piano, nato per garantire la certezza del giudice naturale, è diventato uno strumento efficace per tenere sotto controllo gli arretrati. Ma alcuni uffici del Distretto non hanno inviato le tabelle 2006/07, né quindi le richieste di modifica da fare quando arrivano i nuovi magistrati. Pertanto in alcuni uffici sono ancora in vigore tabelle superate, relative ad anni precedenti. Infine, la dott. Tinelli ha continuato nella sua relazione, concludendo con l’invito rivolto all’Avvocatura a essere più presente. L’intervento successivo del dott. Antonio Laudati, rappresentante del Ministero della Giustizia, ha avuto come oggetto il confronto fra i dati del Distretto di Bari e i dati di altri distretti e la distinzione tra politica e giustizia. L’on. Giuseppe Pisicchio, presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ha sollevato un problema culturale: la crescente litigiosità

Il presidente della Corte di Appello di Bari, Vito Marino Caferra

della nostra società, spesso causata dalla crisi della solidarietà e dalla trasformazione della famiglia impegnata a rivedere il suo modo d’essere. Dovremmo tornare a una maggiore conciliazione, in passato prevalentemente affidata e gestita negli studi degli avvocati. Nelle conclusioni, la considerazione che: “la politica deve rispetto alla magistratura e la magistratura deve rispetto alla politica”. Il dott. Riccardo Dibitonto, procuratore generale della Corte di Appello di Bari, ha sottolineato che “non esiste conflitto di poteri”. Quando si parla di conflitto tra poteri si va contro la Costituzione. “Esiste l’ordine giudiziario con un potere giudiziario”. E ha concluso sottolineando che “l’art.11 della Costituzione è una norma che guarda avanti, rendendo la vita costituzionale del Paese aperta agli organismi sopranazionali”.


Il dott. VITO MARINO CAFERRA, è nato ad Acquaviva delle Fonti nel novembre 1939, è entrato in Magistratura nell’aprile 1965. In primo grado ha svolto le funzioni di pretore a Novara e a Noci e di giudice di tribunale alla Terza Sezione penale e alla Prima Sezione civile al Tribunale di Bari, nonché, per circa un decennio, le funzioni di giudice a latere della Corte di Assise di Bari. In secondo grado ha svolto le funzioni di consigliere della Corte di Appello di Bari e, dal 1978, quelle di Presidente della stessa Corte di Appello; ha svolto anche le funzioni di Presidente-Vicario e, dal 14 luglio 2006 ha diretto la Corte di Bari in qualità di presidente-reggente. E’ stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura nella consiliatura 1998-2002. L’intervento successivo dell’avv. Antonio Giorgino, vice presidente Organismo Unitario Avvocatura Italiana, ha posto l’accento sulle attese deluse sul piano delle riforme, con l’aggravante che non è stato modificato neppure l’accesso alla professione forense. Si assiste impotenti alla crescita del numero degli avvocati, a fronte di pochi iscritti alla cassa previdenza: situazione che deve far riflettere, visto che si traduce nell’aumento della quantità di avvocati con redditi molto bassi, al di sotto della soglia minima. È stata quindi la volta del dott. Francesco Cassano, della Sezione Distrettuale di Bari dell’Associazione Nazionale Magistrati. Un intervento deciso, forte nel passaggio in cui afferma che “la responsabilità professionale, la consapevolezza tecnica, deontologica e culturale è la sfida cui la magistratura è chiamata nel prossimo futuro: è in gioco il rapporto fra professionalità e indipendenza”. E, ancora, “il processo, l’organizzazione, l’efficienza: sono questi i temi su cui il dialogo con la politica dovrebbe riprendere subito. Perché sono temi dei diritti e della democrazia”. Coinvolgente l’intervento dell’avv. Orazio Rizzo, Associazione Nazionale Giudici di Pace, con il quale è stato possibile apprezzare l’impegno dei giudici di pace e la forte preoccupazione vissuta per il disegno di legge con il quale si intendeva cancellare la figura istituzionale del giudice di pace. Sono poi intervenuti: il dott. Cristoforo Abbattista, Associazione Dirigenti della Giustizia, la dott. Patrizia Di Bari; delegata Federmot (Magistrati Onorari di Tribu-

Il dott. Caferra è noto anche per la sua qualità di giurista e docente universitario. Dal 1962, prima come assistente presso la cattedra di Diritto civile e dal 1974 come professore incaricato, ha insegnato Diritto privato presso la Facoltà giuridica dell’Università di Bari. E’ autore di numerosi saggi in tema di obbligazioni, responsabilità civile e diritto di famiglia. Tra le sue opere: Famiglia e assistenza, Zanichelli, 1984, 1996, 2003; Diritti della persona e Stato sociale, Zanichelli, 1987, 2004; Il sistema della corruzione, Laterza, 1992; La giusta disuguaglianza, Laterza, 1994; Il magistrato senza qualità, Laterza, 1996; Il sovrano, Giappichelli, 2001; Per una riforma della giustizia, Cacucci, 2002.

nale), il sig. Massimo Marcone, CGIL FP e l’avv. Pasquale Barile, Sindacato Avvocati. Da registrare la distribuzione ai partecipanti di un comunicato della Camera Penale di Bari “Achille Lombardo Pijola” prima dell’inizio della cerimonia per

rendere nota la denuncia degli avvocati penalisti in merito ai gravi ritardi in materia di libertà personale e l’assenza alla cerimonia del sindaco di Bari, Michele Emiliano, e del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

Giustizia, i fatti Giustizia e statistiche. Leggere la situazione del “sistema giustizia pugliese” attraverso i dati, emersi nella relazione del presidente della Corte di Appello di Bari, dott. Vito Marino Caferra, è un po’ come affrontare un viaggio nella realtà locale, tra conferme e sorprese davvero inaspettate. Tra queste ultime, la riduzione delle richieste di separazione a fronte del convincimento generale della crisi delle unioni. Così come tante sono le conferme relative alla lentezza burocratica della macchina organizzativa della giustizia, la scarsità di risorse, l’incremento di furti e violenze e l’aumento delle controversie in materia di lavoro e previdenza. I dati illustrati dal dott. Caferra sono relativi al periodo 1 luglio 2006 – 30 giugno 2007, con qualche riferimento agli ultimi cinque anni utile a cogliere l’evoluzione dei fenomeni e si riferiscono ai Tribunali di Bari, Foggia, Lucera e Trani che rientrano nell’ambito del Distretto della

Corte di Appello. FAMIGLIA Calano le richieste di separazione e di divorzi, ma si registrano significative differenze tra divorzi consensuali e divorzi giudiziali per la durata media dei procedimenti. Infatti diminuiscono le richieste di separazione, -7,2%, con un numero superiore delle separazioni di tipo giudiziale, 1.399 rispetto a quelle di tipo consensuale, 1.193 e un aumento della durata dei procedimenti da 411 a 536 giorni. Così anche per le richieste per i divorzi, -10,5%, con un aumento della durata dei procedimenti da 413 a 552 giorni, ma con significative differenze in termini di durata media tra divorzi consensuali 114 giorni e giudiziali 1.230 giorni. LAVORO E PREVIDENZA In questo settore si parla di vera e propria “crisi”, visto l’enorme numero di cause che annualmente si riversano nei Tribunali. Pesano in particolare le controversie di pubblico impiego che riguardano questioni

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delicate e complesse, un contenzioso enorme da gestire destinato ad aumentare in misura esponenziale. Negli Uffici di primo grado del Distretto sono pervenute 14.332 cause in materia di lavoro e pubblico impiego, con un aumento del 67,8% che fa ben comprendere la gravità della situazione. FALLIMENTO E PROCEDURE CONCORSUALI L’entrata in vigore del d. lgs. 5/2006 ha prodotto l’attesa riduzione del numero di dichiarazioni di fallimento, -30,0%, comportando peraltro un appesantimento della fase istruttoria pre-fallimentare e, di conse-

4 milioni di euro, con una diminuzione dell’1,8% per le intercettazioni telefoniche e un incremento del 19,9% di quelle ambientali. MAXIPROCESSI Non vi sono stati nuovi maxiprocessi. Tra quelli in corso sono indicati nella relazione: il processo c.d. “Borgo antico” (per delitti di associazione di stampo mafioso, omicidio aggravato, detenzione porto illegale di armi, traffico di droga, ecc.); il processo c.d. “Dolmen” (per i delitti associazione di stampo mafioso, omicidio aggravato, traffico di droga, ecc.); il processo c.d. “Eclissi” (per i delitti di associazione mafiosa, spaccio di stupefacenti, detenzione di armi). DELITTI POLITICI E DI CARATTERE TERRORISTICO E’ stato registrato un solo caso di delitto, presso il Tribunale di Foggia, soggettivamente politico poiché la vittima era un consigliere comunale.

guenza, un aggravio di carico di lavoro. I fallimenti chiusi negli ultimi anni sono pressoché costanti e la durata media di 13 anni rimane molto alta. INTERCETTAZIONI TELEFONICHE E AMBIENTALI Il 15 marzo 2006 è intervenuta la Circolare ministeriale sulla razionalizzazione e contenimento delle intercettazioni telefoniche e ambientali, in considerazione dell’alta incidenza di queste attività sui costi della giustizia. Il costo complessivo delle intercettazioni nel Distretto di Bari è diminuito rispetto agli ultimi due anni e ha raggiunto circa

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OMICIDI Viene sostanzialmente confermato il numero degli omicidi volontari, 56, mentre calano a 72 gli omicidi volontari tentati, -20,9%. Si inverte la tendenza per gli omicidi colposi stradali con una diminuzione del 15,8%, da 215 a 181, così come per gli altri tipi di omicidi colposi. VIOLENZA SESSUALE Allarmante l’aumento del 23,4% delle violenze sessuali e della pedofilia nelle province di Bari e Foggia. FURTI E RAPINE Confermati i dati degli anni precedenti per i furti: 1.493 furti commessi da autori noti e 44.397 furti commessi da ignoti. Mentre sono pesantemente aumentati, per il secondo anno consecutivo, le rapine, +18,4%, fino a raggiungere quasi duemila delitti accertati.

Sono più numerose le rapine a danno di privati cittadini e abitazioni, 1.926, rispetto a banche e uffici postali, 66. Situazione che, ovviamente, incide sulla percezione da parte dei cittadini della mancanza di sicurezza. FRODI COMUNITARIE Le frodi ai danni della Comunità Europea sono aumentate, 74, e hanno superato il livello registrato all’inizio del quinquennio di rilevazione e sono concentrate soprattutto a Foggia, 43. TRUFFE Tornano ad aumentare del 37,2% nell’ultimo anno i reati di truffa accertati dalle Procure della Repubblica, 4.380, dopo la diminuzione registrata nel biennio precedente. DURATA DEI PROCESSI Mentre si conferma sostanzialmente la durata dei processi civili, negli ultimi cinque anni è notevolmente aumentata la durata dei procedimenti penali pendenti dinanzi alla Corte di Appello da 638 a 1.101 giorni. RISORSE Nella relazione si conferma l’inadeguatezza dell’organico del personale togato e del personale amministrativo per tutti gli uffici del Distretto, in relazione all’incremento della domanda di giustizia e alle necessità di smaltimento dell’arretrato. Merita particolare attenzione il tema dell’edilizia giudiziaria nel Distretto di Bari, un problema che si trascina da anni e che nella relazione si ribadisce l’urgenza. E, infine, una nota positiva con le attività di formazione attuate per favorire l’acquisizione di nuove competenze al personale. Tra i contenuti degli interventi formativi: le modifiche al codice di procedura civile, la comunicazione interna e il lavoro di gruppo, il clima organizzativo e i costi psicologici della richiesta d’aiuto, il nuovo sistema informativo del casellario giudiziale, la comunicazione efficace per un servizio pubblico di qualità. (S.C.)


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MEDICINA

Neurochirurgia

verso l’eccellenza Panoramica con Antonio De Tommasi professore associato presso la Cattedra di Neurochirurgia dell’Università di Bari, sui più frequenti interventi e sulle nuove frontiere. La necessità di ampliamenti e di altro personale specializzato. Recente interessante esperienza professionale in Arabia Saudita

di Marisa Di Bello E’ nuovo il Reparto di Neurochirurgia della Facoltà di Medicina presso il Policlinico di Bari che dal 2005 si è trasferito nella grande struttura di Asclepios. I corridoi sono ampi, le stanze, trenta, a due posti letto con bagno e televisore in camera, più due singole per casi particolari, in tutto simili a quelle di moderne case di cura private. Ma molte di più sarebbero le necessità, dato che qui afferisce la maggior parte dei pazienti della provincia e della vicina Basilicata. E qui che incontriamo il prof. Antonio De Tommasi, Associato di Neurochirurgia presso l’Università di Bari, all’uscita dalla sala operatoria, nonostante sia sera inoltrata. Ma è routine, questa, in un reparto dove tutto ruota intorno alla sala operatoria e gli orari vanno spesso a farsi benedire. Ci sono le urgenze, i casi gravi. “Per fortuna – dice – il nostro è un reparto attrezzatissimo per quanto riguarda la strumentazione chirurgica, allineato alle Neurochirurgie e Neurotraumatologie d’eccellenza”. Neurochirurgia e Neurotraumatologia sono le due materie che De Tommasi insegna agli studenti di Medicina, alle Università di Bari e di Foggia “un lavoro che svolgo da più di trent’anni con speciale passione, cui tengo molto, improntato al rispetto reciproco con gli studenti e alla massima disponibilità da parte mia”. L’insegnamento, infatti, è uno dei tratti caratteristici della profes-

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sionalità del prof. De Tommasi che insegna anche nella scuola di Specializzazione in Neurochirurgia in cui è titolare di Neurofisiologia Clinica, Neurotraumatologia, Tecnica Operatoria Neurochirurgica e Neurochirurgia Funzionale e Stereotassica. Se la strumentazione chirurgica è all’avanguardia, si avverte invece la mancanza della terapia intensiva, indispensabile per quei pazienti che dopo l’intervento tardano a riprendersi e che attualmente vengono mantenuti in osservazione in Rianimazione. Sulla carta sono previsti sei posti letto di terapia intensiva, ma al momento non se ne parla come sono di là da venire i 20 posti, anche questi previsti, dell’Unità Spinale, per pazienti che hanno subito lesioni alla colonna vertebrale. Ritardi dovuti agli alti costi che comportano simili sezioni perché, trattando pazienti allettati o comunque nell’impossibilità di essere autonomi, necessiterebbero per lo meno di 80 infermieri specializzati. La scelta di una professione così delicata e carica di responsabilità come quella di operare in quel delicatissimo organo che è il cervello deve nascere da una forte motivazione, specie di chi, come il prof. De Tommasi, è entrato nel reparto lo stesso giorno dell’esame di Stato, e quasi catapultato in sala operatoria dal prof. Giacomo Vailati che ha avuto una grossa influenza sulla sua formazione. “Sono sempre stato orientato verso la neurologia – dice - ma non mi bastava conoscere teoricamente ed immaginare la patologia da trattare. Volevo

Il prof. Antonio De Tommasi andare a ricercarla con le mie mani ed a rimuoverla”. Così ha iniziato un cammino di specializzazione che poi l’ha portato in diversi Paesi europei. Interessanti sotto un profilo formativo i numerosi corsi all’estero, tra cui in particolare quello frequentato a Utrecht, in Olanda, nel ‘78, dove il più grande neurochirurgo europeo per il trattamento della patologia vertebro-midollare, Verbiest, gli propose di fermarsi. Ma, all’epoca, il primogenito, Claudio - oggi neurochirurgo all’Aquila - aveva appena due anni e la nomina all’Università di Bari appena ricevuta, lo indussero a rinunciare. L’incontro ci consente di avere una serie di informazioni sugli interventi che si effettuano nel Reparto di Neurochirurgia del Policlinico di Bari: aneurismi e malformazioni vascolari cerebrali, lesioni della colonna vertebrale, tumori cerebrali, del midollo e delle vertebre, traumatologia cranica e spinale.


Quale il più difficile, sotto il profilo tecnico? “Senz’altro il trattamento chirurgico dell’aneurisma cerebrale, ossia di una dilatazione circoscritta di una arteria cerebrale, per la complessità dell’approccio microneurochirurgico e per la estrema delicatezza della stessa metodica chirurgica che presuppone un lungo training ed una elevata esperienza professionale. Basti pensare che se l’aneurisma si dovesse rompere intraoperatoriamente, la prognosi del paziente diventerebbe immediatamente severa e talora irreversibile”. Ci sono sintomi che possano mettere in allarme e far presagire la rottura di un aneurisma? “Purtroppo, difficilmente ed in casi molto limitati. Il più delle volte il paziente arriva al pronto soccorso con un quadro clinico acuto e talora di estrema gravità, conseguente ad una violenta cefalea legata alla rottura di un vaso cerebrale a seguito di un qualunque sforzo fisico. La conseguenza di tale rottura è un’inondazione di sangue su tutta la corteccia cerebrale (emorragia sub-aracnoidea) e quindi il dolore e la perdita di coscienza che può giungere fino al coma”. I danni sono irreversibili? “Dipende dall’entità dell’emorragia e da come il paziente sia stato trattato. Tecniche per chiudere l’aneurisma ce ne sono parecchie, tra cui una utilizzando la via endovascolare, cioè senza aprire il cranio, effettuata dal neuroradiologo interventista che penetra nei vasi cerebrali con delle sonde, chiude con delle spirali l’aneurisma che poi si trombizza. Quindi, in presenza di un paziente con rottura di un aneurisma è richiesto un confronto tra il neurochirurgo ed il neuroradiologo e, a seconda dei casi, per lo più in base alle caratteristiche anatomiche e topografiche dell’aneurisma nonché in considerazione delle condizioni cliniche del paziente, interverrà l’uno o l’altro”. Ci sono delle patologie che interessano la Neurochirurgia che sono più frequenti in Puglia? “La Puglia è l’area in Italia dove risultano particolarmente frequenti i tumori cerebrali, benigni e maligni, in ogni età della vita. Sono ormai molti anni che registriamo costantemente questo dato la cui causa ci è oscura”.

IL PROF. ANTONIO DE TOMMASI Laurea in Medicina e Chirurgia conseguita presso l’Università di Bari il 16.3.1972 con la votazione di Lode; specializzazione in Neurochirurgia conseguita presso l’Università di Torino il 1977 con la votazione di Lode; specializzazione in Oncologia conseguita presso l’Università di Bari il 1986 con la votazione di Lode. Soggiorno di studio nel 1978 presso l’Hopital Cantonal di Ginevra. Dal 1980 ha svolto ricerche sull’applicazione del Laser in Neurochirurgia nell’ambito del Progetto Nazionale del CNR. Titolare dell’Insegnamento di Neurotraumatologia presso il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Bari. Titolare dei seguenti Insegnamenti nella Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia: a) Tecnica Operatoria Neurochirurgica b) Neurofisiologia Clinica c) Neurotraumatologia d) Neurochirurgia Funzionale e Stereotassica. Responsabile della Unità Operativa Semplice di Traumatologia Vertebro-midollare presso l’Unità Complessa di Neurochirurgia. Titolare dell’Insegnamento di Neurochirurgia presso il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Bari e Foggia e ha svolto un soggiorno di studio nel 1995 presso il Neurosurgical Department of

Il prof. De Tommasi nel novembre del 2004 alla serata inaugurale del First International Levantine Forum, con il presidente prof. E. Laws della World Federation of Neurosurgical Societies (il primo da destra) Western Division, Università di Toronto, Canada, e nel 1998 presso il Neurosurgical Department dell’Università di Amsterdam. Professore Associato di Neurochirurgia e Neurotraumatologia presso l’Università degli Studi di Bari. Invited Speaker e Chairman all “International Conferente of Recent Advances in Neurotraumatology in Aswan, Egitto nel marzo 2004; invited Speaker e Chairman al “ VI° European Trauma Congress” svoltosi a Praga nel maggio 2004. Coordinatore del Congresso e Presidente del Comitato Scientifico del “First International Levantine Forum: Advances in Neurological Surgery” svoltosi a Bari nel novembre 2004. Invited Speaker e Chairman al Congresso Nazionale della Romanian Neurosurgical Society svoltosi in Timisoara nel settembre-ottobre 2004; invited Speaker al Congresso della Croatian Neurosurgical Society in Zagabria, Croazia nel novembre 2005. Dal settembre 2007 periodo di consulenza di Neurochirurgia presso il KFMMC di Dhahran, Arabia Saudita. Nominato Founder President dell’International Levantine Forum in Antalya, Turchia nel Novembre 2008 (www.neurolevantineforum.org). Autore di numerose pubblicazioni e monografie in Riviste Nazionali ed Internazionali. Membro della Società Italiana di Neurochirurgia, dell’European Association of Neurosurgical Societies, dell’International Spinal Cord Society, dell’European Neurotrauma Society. International Member of the American Association of Neurological Surgeons e of the Congress of Neurological Surgeons. Presente nel libro biografico The Marquis Who’s Who in Medicine and Healtcare 2006-2007. Socio fondatore dell’Associazione Nazionale Paraplegici sez. di Puglia-Lucania-Calabria di cui è stato Presidente per un periodo di sette anni. Socio fondatore del Centro Biomedico Internazionale.

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Gli ematomi intracranici sono un’altra patologia di interesse neurochirurgico che qualche volta ha un esordio subdolo. Come si interviene? “Gli ematomi intracranici possono essere di due tipi, spontanei, determinati da rottura di malformazioni vascolari o conseguenti a traumi. In quest’ultimo caso è importante verificare se al momento del trauma vi sia stata perdita di coscienza (cosiddetto stato commotivo cerebrale) espressione della violenza del trauma cranico. Il soggetto il più

Neurochirurgia che studia come attraverso un piccolo foro di trapano, si possa andare con una sonda all’interno della struttura cerebrale e raggiungere il target ovvero la zona interessata, per prelevare del tessuto patologico per uno studio bioptico o per fare delle stimolazioni elettriche sui nuclei della base. Per questo ci si serve di un casco specializzato e di un sistema computerizzato che permette di ottenere dalla TAC e RM cerebrale le coordinate che ci servono per raggiungere il target.

questa patologia di natura degenerativa per evitare ai pazienti inutili viaggi extraregione”. E per la terapia del dolore, cosa si sta facendo? “Il trattamento del dolore riguarda sempre la Neurochirurgia funzionale e consiste nell’impiantare dei pace-makers che attraverso stimolazioni elettriche su specifiche radici nervose responsabili della trasmissione del dolore alla corteccia cerebrale risultano in grado di bloccarne la trasmissione”. In quali patologie infantili in-

Il prof. De Tommasi con l’ambasciatore in Italia del Regno del Marocco S.E. Aziz Mekonar. Accanto, con i figli, da sinistra, Flavia, Claudio, Anthony e Raffaella delle volte si riprenderà ma dovrà essere tenuto sotto osservazione, perché, se a distanza di alcune ore si dovesse verificare una nuova perdita di coscienza, sarà questo segno insieme a segni sopraggiunti di danno neurologico, l’espressione clinica dell’insorgere dell’ematoma. In questo caso è indispensabile intervenire di urgenza mediante una craniotomia più o meno ampia evacuando l’ematoma e bloccando la sorgente dell’emorragia. Pertanto, è buona norma che un paziente con stato commotivo cerebrale sia tenuto in osservazione per 24 ore e sottoposto alla Tac cranio che verrà ripetuta nelle successive 24 ore, nel caso di paziente in terapia anticoagulante e/o antiaggregante. Ed è proprio sull’importanza della terapia antiaggregante (oggi così diffusa) nel determinismo delle emorragie intracraniche nel traumatizzato cranico che attualmente stiamo conducendo degli studi”. Lei insegna Neurochirurgia Funzionale e Stereotassica. Che materia è? “La stereotassia è una branca della

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Tali coordinate, una volta applicate sul casco, vengono trasmesse dall’operatore ad una sonda che in modo manuale o elettrico raggiunge il target arrestandosi nel preciso punto desiderato. Questo metodo è utilizzato per ottenere la biopsia di un tumore cerebrale profondo e procedendo in tal modo, si evita l’attraversamento di alcuni centimetri di cervello sano per raggiungere il target, come sarebbe richiesto se si operasse per via tradizionale”. In quale altro caso si usa questa metodica? “Nelle distonie e nel Morbo di Parkinson, quando i farmaci non danno più validi risultati. Si riesce così a bloccare o per lo meno a ridurre il tremore e la rigidità del paziente, attraverso delle stimolazioni elettriche portate su specifici nuclei della base dell’encefalo, con la tecnica nota con la sigla D.B.S.(Deep Brain Stimulation). In futuro, ritengo doveroso ci debba essere un maggior impegno da parte nostra nel trattamento stereotassico di

terviene più frequentemente la Neurochirurgia? “Nel bambino, oltre la terapia chirurgica dei tumori cerebrali, vi è da segnalare il trattamento dell’idrocefalo, patologia caratterizzata da un eccesso di liquido cefalorachidiano, il liquor, nei ventricoli cerebrali. Si interviene con una valvola di derivazione tra il ventricolo cerebrale e la cavità addominale del paziente o mediante un intervento all’interno dello stesso sistema ventricolare cerebrale, al fine di creare un bypass in grado di rimettere in circolo il liquido in eccesso riequilibrando la pressione intracranica. E’ molto importante controllare che il cranio dei neonati risponda ai fisiologici parametri di crescita, in modo da avere la possibilità di intervenire prontamente in caso di sviluppo anomalo della circonferenza cranica e della facies del piccolo. Emotivamente più duri da affrontare sono i casi di tumore maligno nei piccoli pazienti. Infatti, il neurochirurgo vive uno stato d’animo particolare perché, pur operando, è cosciente che in alcuni casi quel bambino potrà sopravvive-


re al massimo un paio d’anni”. Quali sono le nuove frontiere della Neurochirurgia? “Un trattamento più radicale nell’asportazione dei tumori cerebrali ed un più preciso controllo e monitoraggio intraoperatorio di tutte le patologie neurochirurgiche da trattare. Alla base di ciò risulta indispensabile poter disporre di una Tac o di una RM in sala operatoria, che consentirebbe al chirurgo di controllare meglio la procedura chirurgica e la radicalità dell’intervento effettuato soprattutto in caso di tumore

cerebrale. Negli Stati Uniti questo si fa già. Le nuove frontiere della Neurochirurgia sono orientate quindi verso una messa a punto di tecniche microchirurgiche per l’approccio delle varie patologie attraverso brecce craniotomiche sempre più piccole e precise e verso una maggiore completezza nella rimozione dei tumori cerebrali con assoluto rispetto delle aree cerebrali non interessate dalla patologia. A questo scopo, sono stati recentemente utilizzati coloranti come la fluoresceina che

risulta in grado di evidenziare con colorazioni particolari solo le parti interessate dal tumore consentendo al chirurgo di evitare l’asportazione di parti sane. Il trattamento radioterapico intraoperatorio, una metodica in cui i giapponesi sono all’avanguardia, permette infine la sterilizzazione del letto tumorale, ottenendo in tal modo un completo ed efficace trattamento della patologia tumorale intracranica rendendo più difficile l’insorgenza di recidive”.

L’esperienza in Arabia Saudita Il prof. Antonio De Tommasi in una recente esperienza in Arabia Saudita dove in autunno, con colleghi di altri Paesi, unico rappresentante per l’Italia, ha tenuto corsi pratici di tecnica operatoria per neurochirurghi locali e stranieri. Esperienza molto positiva da cui è scaturita nuovamente la proposta di un contratto per esercitare lì. “E questa volta voglio prendermi un attimo di riflessione” dice. Oggi, infatti, i figli del primo matrimonio sono tutti adulti. Oltre a Claudio, Raffaella si occupa di pubbliche relazioni a Londra e Flavia è già laureata in Psicologia. Quanto ad Anthony di 13 anni, nato dal secondo matrimonio con Vicky Sportelli, ha già fatto nei tre mesi di soggiorno in Saudi Arabia, una positiva esperienza scolastica in una scuola inglese. I contatti con l’Arabia nascono da un convegno internazionale che De Tommasi aveva organizzato a Bari quale ideatore, presidente del Comitato Scientifico e chairman nel 2004, il First International Levantine Forum, con l’intento di eleggere la città quale ponte di collegamento tra paesi anglosassoni, arabi e del Mediterraneo. Vi parteciparono illustri neurochirurghi come gli americani Edward Laws, allora presidente della World Federation of Neurosurgical Societies dalla Virginia, Robert Spetzler, un mago nel trattamento delle patologie vascolari intracraniche dall’Arizona, il canadese James Rutka, uno dei maggiori esperti mondiali nella Neurochirurgia Pediatrica da Toronto e per l’Arabia Saudita il prof. Ahmed Ammar da Dhahran. “Fu quello l’inizio di un proficuo rapporto scientifico e professionale con i colleghi arabi che non si è mai interrotto e che a settembre, su invito del Ministro della Sanità dell’Arabia Saudita mi ha portato in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi nel momento in cui hanno ritenuto di doversi rifare all’esperienza professionale di neurochirurghi internazionali per mettere a punto ed avviare un Centro alta-

mente qualificato di Neurochirurgia”. “Io – aggiunge – sono sempre stato aperto professionalmente verso l’Oriente ed ho avuto modo di apprezzare la professionalità dei colleghi arabi. Purtroppo, molti da noi ne hanno un concetto distorto, a causa del terrorismo. Andando lì ho potuto constatare di persona la serietà con cui è organizzato il lavoro, nel campo sanitario. Per ogni operatore sanitario viene elaborata una scheda aggiornata ogni tre mesi, su cui è registrata la sua capacità professionale, in base ai risultati ottenuti. Chi non è all’altezza del suo ruolo, viene mandato via. Si ha la precisa percezione che si vada avanti solo per meriti e non per raccomandazioni di principi e ministri. Vige in maniera assoluta la meritocrazia perché al centro della sanità c’è il paziente e tutto deve funzionare al meglio. Questa certezza naturalmente rende gli studenti che ho incontrato molto fiduciosi nel loro avvenire professionale perché sanno che il loro impegno verrà prima o poi premiato. Qui in Italia, purtroppo, dove il più delle volte ‘meritocrazia’ è solo una parola astratta, spesso vedo i nostri studenti e specializzandi demotivati per cui sono costretto a dare loro delle speranze, talora poco veritiere, pur di infondere un po’ di ottimismo”. Negli ospedali, attrezzatissimi, data l’assenza di problemi economici, lavorano anche chirurghe e anestesiste e ai loro colleghi maschi è ovviamente consentito visitare le pazienti, purchè ciò avvenga alla presenza del marito, del figlio della paziente o di un’infermiera. L’altro aspetto che il prof. De Tommasi ha potuto notare è il massimo rispetto che vige tra colleghi e nei riguardi del paziente, “tanto che, nonostante la mia età, ritengo di aver imparato molto da loro”. Insomma, esperienza professionale positiva al punto da indurre il prof. De Tommasi a riflettere sulla proposta di andare a lavorare lì.

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FUORICASA

Da Toronto a Bari ritorno alle origini L’italo-canadese Vicky Sportelli parla dell’iniziale impatto con la terra dei suoi genitori e del suo valido inserimento. Confronti con le donne dell’Arabia Saudita dove si è recata insieme al marito, il prof. Antonio De Tommasi

di Marisa Di Bello

Alta, bella, un modo franco di parlare e un interesse spiccato per i problemi sociali, ha un cognome italianissimo, Sportelli, ma è nata e cresciuta in Canada, a Toronto. A un certo punto, però, ha sentito il bisogno di conoscere la terra di cui il padre e la madre le avevano sempre decantato la bellezza. Così, dopo la laurea in lettere, inglese e francese, Vicky Sportelli, oggi sposata De Tommasi, venti anni fa ha rifatto a ritroso il cammino ed è venuta a Bari, città natale dei suoi genitori, Luca e Grazia, anche per perfezionare la conoscenza della lingua italiana. A questo proposito dice: “A differenza di altri che quando vanno via dalla loro terra, rinnegano il passato, i miei che avevano trascorso l’adolescenza e la prima giovinezza qui, associavano il ricordo della loro città a un periodo di grande spensieratezza. Però hanno poi fatto come molti di quelli che emigrano che tendono a conservare le abitudini e le usanze che hanno lasciato, cristallizzandole, mentre in patria esse si evolvono. Così io e mia sorella Patricia siamo state educate, secondo quelle tradizioni del Sud che loro avevano vissuto”. Arrivando a Bari, perciò, Vicky Sportelli ha trovato molte cose che non corrispondevano ai racconti che aveva sentito fare, ma l’impatto, anche se sotto molti profili diverso da come se lo aspettava, è stato positivo: “In particolare, ho apprezzato molto il modo semplice di stare insieme e di divertirsi dei ragazzi, cosa

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che ora purtroppo sta cambiando, mentre in Canada, già all’epoca, nel week end l’alcool era di largo uso”. Di negativo, invece, Vicky ha notato lo scarso riconoscimento che generalmente si dà al merito e un inserimento non sempre facile per chi arriva da fuori “poiché vengo da un Paese basato sulla meritocrazia e sul rispetto della cultura di ogni gruppo ed etnia. Una caratteristica, questa, che lo differenzia anche dagli Stati Uniti definiti il melting-pot, il calderone dove tutto viene fuso per diventare un unicum. Il Canada, al contrario, è rappresentato come un mosaico dove ogni tessera conserva la propria identità e insieme alle altre forma un quadro. E questo lo si deve soprattutto ad un grande statista come Pierre Trudeau”. All’inizio, la prima difficoltà naturalmente è stata la lingua, anche se era in grado di capirla perfettamente. Ma questo handicap subito superato non le ha impedito di inserirsi in ambito lavorativo, all’Università di Bari dove insegna come esperto linguistico di madre lingua nelle facoltà di Scienze, Matematica e Fisica. Poi, dopo il lavoro, è venuto anche l’amore, il matrimonio con il prof. Antonio De Tommasi e la nascita di Anthony, oggi tredicenne, che fanno si che ora le sue radici siano ben piantate qui a Bari. Di recente, l’esperienza fatta di un soggiorno di

qualche mese in Arabia Saudita dove il marito era stato richiesto quale consulente di neurochirurgia, le ha consentito di conoscere alcune abitudini di quel Paese che, pur non essendo aperto al turismo, accoglie un gran numero di lavoratori stranieri. “Prima di partire - dice – avevo delle remore di carattere psicologico per quello che sappiamo della condizione femminile, essendo un Paese molto conservatore. Noi eravamo in un compound militare soggetto alle leggi islamiche, vicino ad Al Khobar, nell’Eastern Province sul Golfo Persico, dove


è sorta Dhahran, una città nella città, grazie alla presenza dell’industria petrolifera arabo-americana dell’Aramco, e lì abbiamo trovato un modo di vivere molto simile a quello occidentale. C’è il cinema, si può professare la religione d’appartenenza, le donne possono guidare, tutte cose che nel resto dell’Arabia Saudita sono proibite”. Le donne, infatti, tranne che in questa zona, quando escono devono essere interamente coperte da una tunica nera, l’abbaya, e da un velo che lascia scoperti solo gli occhi, un costume cui

di sangue reale si sta battendo per affermare questo diritto e già oggi ci sono beduine, donne che vivono in centri abitati del deserto, che già lo fanno. E a proposito di deserto, è stata una scoperta constatare che le città sulla costa sono ricchissime di verde, di parchi e di giardini dove non è raro trovare il prato inglese, grazie ai dissalatori che trasformano l’acqua del mare. Un’altra cosa che mi ha colpito favorevolmente è il grande valore che si dà alla famiglia e all’amicizia”. Sul perché invece questo

Nella pagina accanto, Vicky Sportelli con il marito Antonio De Tommasi e qui sopra con il figlio Anthony. anche le straniere si devono adeguare. Un uomo che non sia di famiglia non può rivolgere loro la parola, ma solo attraverso un familiare maschio che è responsabile della loro moralità. Ne ha fatto esperienza lei stessa, quando è capitato di non avere il capo coperto. In quel caso, un mutawa della polizia religiosa-morale ha ripreso il marito e gli ha ingiunto di farla coprire. “In compenso – aggiunge – la donna è molto rispettata, c’è addirittura un’esaltazione della donna madre, e non viene mercificata come da noi. Può lavorare, nella sanità e nella scuola ma non può guidare e deve ricorrere ad un autista che divide con altre, se le condizioni economiche non consentono di averne uno personale. Ora però, una principessa

Paese sia più conservatore rispetto al Qatar, agli Emirati e al Bahrain, Vicky Sportelli lo spiega così: “Il re Abdullah è anche protettore della Mecca e della Medina, le due moschee più importanti dell’Islam e questo, io credo, lo rende più responsabile in fatto di fedeltà all’ortodossia islamica. E’ un re molto amato dal suo popolo e quando è salito al trono nel 2005, ha tra l’altro liberato le vedove dai debiti contratti dal marito defunto. Sotto il profilo economico, l’Arabia Saudita è un paradiso perché il tenore di vita è generalmente alto, non si pagano tasse e il lavoratore arabo è molto protetto e percepisce il 20% in più rispetto ai lavoratori stranieri. Se nelle strade la folla ha due

colori, il nero dell’abbaya e il bianco delle thobe, le tuniche maschili, nelle case il panorama cambia completamente. Le donne vestono all’ultima moda, curatissime e truccate e possono stare senza l’abbaya anche in presenza di uomini molto intimi accettati dalla famiglia. Ma feste e matrimoni vengono celebrati separatamente. Tutto questo però non sembra turbare le ragazze arabe, nonostante internet e tivù satellitare faccia loro vedere realtà molto diverse e programmi che in Arabia Saudita sono proibiti per la forte censura. “Mi sono sembrate dice - abbastanza tranquille, entusiaste soprattutto per la loro usanza matrimoniale che prevede il dono di una forte somma di denaro da parte dello sposo, che loro gestiscono come credono insieme al proprio stipendio, nel caso in cui lavorino, mentre l’uomo è tenuto al mantenimento della famiglia. I divertimenti al di fuori delle case, mancando cinema, discoteche ed essendo vietati gli alcolici, consistono nelle cene in famiglia o nei numerosi locali che hanno diverse cucine etniche. Se però si ha voglia di divertirsi in modo alternativo, basta percorrere i 24 chilometri del ponte King Fahd Conseway che porta al sultanato del Bahrain per immergersi in una realtà del tutto simile a quella occidentale. Un’esperienza che Vicky De Tommasi non esita a definire positiva “anche perché fatta da una posizione certamente privilegiata” e che le ha consentito di aggiungere al suo già ricco vocabolario linguistico anche un po’ di arabo, grazie allo scambio di insegnamenti con una signora egiziana. Ora però è felice di essere tornata al suo lavoro che ama molto e che ne esce certamente arricchito. E la nostalgia del Canada si fa sentire ogni tanto? Le chiediamo “Certo che la sento perché lì c’è mio padre e mia sorella, ma, come si dice in inglese, home is where the heart is, casa è dove risiede il cuore. Ed ora il mio cuore è qui”.

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MEDICINA

Prevenzione è vita

Inaugurato all’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti l’unità operativa di senologia diagnostica realizzata anche grazie alla Banca Popolare di Bari. Determinante nell’allestimento l’esperienza del prof. Vincenzo Lattanzio direttore del Saris del Policlinico di Bari

di Alessio Rega

Mons. Mario Pacello e Lea Cosentino I dati parlano chiaro. E’ ormai noto, infatti, che la maggior parte delle forme tumorali che si rivelano mortali sono quelle che vengono diagnosticate troppo tardi, quando la malattia si trova già in una fase talmente avanzata da rendere poco efficaci se non addirittura vane le cure e le terapie. Nonostante gli enormi passi in avanti fatti negli ultimi anni, colpire il cancro nel suo stadio iniziale rappresenta sempre la principale strada da percorrere, quella che può garantire maggiori possibilità di guarigione.

Nichi Vendola

In questa difficile lotta contro i tumori, accanto alla diagnosi precoce, determinante nel momento in cui la neoplasia è già insorta o si sta formando, fondamentale è anche il supporto che un’efficace azione preventiva può offrire, soprattutto per quanto riguarda forme tumorali come il carcinoma alla mammella. Questo male, come dimostrano le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è aumentato negli ultimi anni in modo esponenziale e colpisce una donna su dieci,

La signora Giulia Jacobini mentre taglia il nastro inaugurale del Centro operativo di Senologia Diagnostica

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Pietro Pepe

specialmente dopo i quarant’anni di età, con un’incidenza annua nazionale di circa 37mila nuovi casi. Cifre, queste, che fanno riflettere e che pretendono una considerazione ed un impegno adeguato in tutte le diverse fasi, dalla prevenzione alla terapia, passando dalla diagnosi. In un periodo come quello attuale dove, come evidenziato dal presidente della Regione Puglia, on. Nichi Vendola, ci si ritrova spesso a dover fare i conti con alcuni episodi di malasanità, l’inaugurazione di una nuova unità di senologia rappresenta un evento sicuramente importante che merita particolare attenzione. Il nuovo Centro operativo di Senologia Diagnostica è stato inaugurato presso la modernissima struttura dell’Ospedale regionale “Miulli” di Acquaviva delle Fonti che, attivo da solo due anni, rappresenta un modello di avanguardia nel panorama pugliese della sanità. La nascita di questa nuova unità operativa rientra in quelli impegni - come ha rilevato mons. Mario Paciello, governatore dell’ente ecclesiastico - per risolvere i numerosi problemi sanitari della zona. Sulla stessa lunghezza d’onda anche don Domenico Laddaga, delegato del Governatore dell’Ente, che ha evidenziato come l’apertura del nuovo


reparto sia un ulteriore passo in avanti nel percorso di miglioramento dei servizi e delle professionalità mediche di cui l’ospedale dispone. Un impegno, quello del Miulli, reso possibile grazie anche alla cooperazione con altri organismi, tra i quali la Banca Popolare di

Antonio Castorani

donne, tra l’Ospedale Miulli e il Policlinico di Bari sono gli aspetti su cui ha focalizzato l’attenzione il prof. Antonio Castorani, direttore generale dell’azienda ospedaliera del capoluogo. L’obiettivo di questa moderna unità operativa è quello di of-

Vincenzo Lattanzio

Bari, e istituzioni, come ha sottolineato il commissario straordinario dell’Asl Ba, dott. Lea Cosentino. L’importanza e l’utilità del lavoro sinergico, nell’interesse delle

Marco Jacobini

frire alla popolazione femminile pugliese un servizio di assoluta eccellenza, volto sia a favorire la prevenzione, attraverso controlli specifici, come la visita clini-

L’apparecchiatura donata al Miulli dalla Banca Popolare di Bari: mammografo digitale a campo pieno ”Giotto” con rivelatore al Selenio Amorfo di ultima generazione e stazione di acquisizione ed elaborazione immagini digitali (ditta produttrice IMS di Bologna)

ca, l’esame mammografico sia a ridurre le estenuanti liste di attesa, della durata talvolta anche di alcuni anni, contribuendo contemporaneamente a generare efficaci percorsi di sensibilizzazione. Il moderno reparto è dotato di strumenti e di apparecchiature

Don Domenico Laddaga digitali tecnologicamente avanzate come il mammografo per lo screening preventivo, dono della Banca Popolare di Bari. L’importante contributo fornito dall’istituto

Nel gennaio del 1989 la Banca Popolare di Bari, con lungimiranza e generosità, donò al Centro di senologia SARIS, creato e diretto dal prof. Vincenzo Lattanzio al Policlinico di Bari, l’apparecchio “Stereotix” della General Electric CGR, all’epoca all’avanguardia perchè consentiva di individuare con la massima precisione “opacità” di appena 4/5 mm. di sospetta natura e quindi di intervenire con prontezza

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di credito è stato ribadito dall’amministratore delegato dott. Marco Jacobini. “Abbiamo voluto partecipare alla realizzazione dell’Unità senologica del Miulli, perché siamo una banca locale, molto legata al territorio e ai bisogni di chi ci vive. In questa circostanza, il nostro intervento è rivolto alle donne che sono esposte ai rischi del tumore alla mammella. Nel corso dell’anno ci saranno altre iniziative simili a cui aderiremo, perché ci sentiamo parte integrante del territorio e delle problematiche sociali che lo caratterizzano”. I medici e il personale della nuova unità operativa possono contare sulla collaborazione del prof. Vincenzo Lattanzio, direttore del S.A.R.I.S. (Servizio Autonomo di Radiologia a Indirizzo Senologico) che opera da tempo nell’ambito del Policlinico di Bari centro di riferimento per l’intera regione. Il luminare barese porterà alla causa la sua grande esperienza maturata in oltre trent’anni di attività nel settore. Il prof. Lattanzio, ha voluto ricordare che le possibilità di guarigione dal carcinoma alla mammella aumentano se si seguono percorsi diagnostici appropriati e tempestivi. Affinché questo sia possibile sono necessarie al contempo attrezzature e professionalità adeguate. Un’altra interessante novità, nel giorno dell’inaugurazione dell’unità operativa di senologia diagnostica - alla quale hanno partecipato anche rappresentanti di istituzioni tra cui il presidente del Consiglio regionale prof. Pietro Pepe e lo stesso presidente della Banca Popolare prof. Salvatore Distaso -, è stata l’apertura all’interno dell’Ospedale di uno sportello Codacons, riservato ad accogliere le proteste, ma si spera soprattutto le proposte, dei pazienti. “Si tratta – come ha dichiarato il presidente regionale, l’avv. Alessandro Amato – della prima esperienza del genere effettuata all’interno di un ospedale. Il suo obiettivo è quello di offrire al paziente il massimo comfort e cercare di garantire sempre il suo benessere psico-fisico”. Per le donne di Puglia, al Miulli, c’è una speranza in più.


EDITORI

Riprendiamo la serie di interviste ai protagonisti del mondo editoriale pugliese che ha delle realtà di punta a livello nazionale ed internazionale, vanto dell’intera regione ed espressione di una vivacità culturale che la fa emergere

Casa Laterza, dinamismo culturale Il presidente Giuseppe Laterza parla della produzione editoriale attuale, delle novità, dei Presidi del Libro per la diffusione della lettura in Puglia e delle recenti iniziative culturali in altre regioni di Marisa Di Bello Una panoramica sul passato, presente, futuro della Casa Editrice Laterza con l’attuale presidente Giuseppe Laterza, figlio di Vito, in una delle sue periodiche puntate a Bari dove incontra il direttore dei servizi editoriali, il direttore amministrativo, il direttore dei servizi commerciali. E’ l’occasione per lo scambio di idee col cugino Alessandro, amministratore delegato dell’azienda e per i contatti con gli autori pugliesi, innanzitutto con Luciano Canfora che da più di quarant’anni collabora con la Laterza “una delle persone intellettualmente più stimolanti e uno dei più straordinari conoscitori del nostro catalogo”. Da seguire anche la programmazione dei Presidi del Libro, e assol-

vere numerosi altri impegni. A Roma, dove vive e svolge la maggior parte della sua attività, ha la famiglia, due figlie, Margherita e Antonia, 19 e 17 anni, e la moglie, Karina Guarino, giornalista del Tg 1 per la cronaca bianca, che gli consente di vedere il lavoro anche dalla parte di chi con gli editori ci lavora. “Per me – dice – è un modo diverso e stimolante di guardare alle vicende contemporanee, con dei ritmi convulsi che come editore io non reggerei. La sera, lei mi racconta le discussioni di redazione, i problemi che nascono sul come dare le notizie. Ci ritroviamo così a scambiare delle idee, a parlare di tanti argomenti, a volte con punti di vista

diversi, ma sostanzialmente siamo sempre in sintonia, per una complicità che nasce da forti interessi comuni”. Al nostro territorio Giuseppe Laterza dedica molta attenzione e ne valuta positivamente alcuni aspetti: “Bari e la Puglia hanno dimostrato che c’è un Sud diverso, un Sud imprenditore che sa scommettere sul futuro, con un dinamismo maggiore rispetto ad altre realtà meridionali. Quello che bisogna capire è che questo dinamismo va sviluppato con spirito di squadra, cosa che incontra ancora delle difficoltà per il carattere tendenzialmente individualista dei pugliesi. Bisognerebbe avere più coraggio ad investire in turismo e cultura e creare delle sinergie tra istituzioni

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GIUSEPPE LATERZA nasce a Bari il 25 gennaio 1957. Si laurea in Economia e Commercio nel 1980 con Federico Caffè. Nel 1981 entra nella casa editrice, fondata nel 1901 da Giovanni Laterza e ispirata dal filosofo Benedetto Croce. Oggi la casa editrice opera nella saggistica (in particolare per storia, filosofia, scienze sociali) nell’università e nelle scuole superiori. Con Laterza pubblicano alcuni tra i più autorevoli ricercatori italiani e stranieri, come Tullio De Mauro, Stefano Rodotà, Alessandro Barbero, Alessandro Pizzorno, Jacques Le Goff, Zygrmunt Bauman, Ralf Dahrendorf, Jurgen Habermas, Michael Walzer. Dal 1997 Giuseppe Laterza è presidente della società di cui condivide le responsabilità con il cugino Alessandro Laterza, amministratore delegato. Giuseppe Laterza è responsabile della divisione varia (saggistica e università), Alessandro Laterza della scolastica. pubbliche, imprenditori e università. Sono ottimista in questo perché il ritorno economico è rilevante, ma certo bisogna saper guardare in prospettiva”. Lei con suo cugino Alessandro rappresenta la quarta generazione della storica casa editrice, per cui viene naturale chiederle per prima cosa come avverta la responsabilità di esserne il presidente. “Vi sono entrato nell’80 come redattore, poi mi sono occupato dell’ufficio stampa e via via degli aspetti più generali dell’azienda, per cui è stata graduale la crescita della responsabilità che vivo correlata con la mia capacità di conoscere le cose che faccio. A non pensare alla responsabilità si fa un errore di leggerezza, ma è un errore anche pensarci troppo e farsi schiacciare dal passato”.

Tra le sue iniziative editoriali la collana: “Fare l’Europa” una collana storica edita in coedizione internazionale tra cinque editori, diretta da Jacques Le Goff; la “Storia delle donne” (diretta da Michelle Perrot e George Duby) che ha venduto più di 300mila copie in Italia ed è stata tradotta in tutto il mondo; “Etica per un figlio” di Fernando Savater, best-seller della saggistica degli ultimi dieci anni. Nel 2001 ha avviato i “Presidi del Libro”, un progetto per la promozione della lettura attraverso la costruzione di una rete di gruppi di lettori, oggi diffusa in varie regioni italiane. Nel 2006 ha ideato e promosso il “Festival di Economia di Trento” e le “Lezioni di storia” all’Auditorium di Roma che hanno ottenuto un significativo successo di pubblico e di critica. E’ sposato con Karina Guarino, giornalista, e ha due figlie: Margherita e Antonia di 19 e 17 anni.

Come ci si orienta nell’attuale produzione piuttosto copiosa? “Da solo non è possibile farlo e guai se la casa editrice dovesse basarsi solo sulle mie preferenze. Bisogna avere diverse antenne, contatti continuativi con molte persone che hanno curiosità, interessi, sensibilità. E’ un lavoro d’équipe che si avvale di collaboratori interni alla casa editrice e di una rete più ampia di coloro che dall’esterno ci danno suggerimenti, spesso gli stessi autori”. Come si riconosce un libro o un autore di successo? “E’ una scommessa sempre difficile. Per quanto mi riguarda, non ho mai avuto la certezza di un best seller e per fortuna lavoro in una editrice che non ha l’ansia di cercarlo. Noi facciamo

Giuseppe Laterza con Jacques Le Goff e con Miriam Mafai

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titoli da portare al pubblico interessato il più ampio possibile, ma non necessariamente quello che decreta il successo di vendite, anche se ci impegniamo in questo senso. Per esempio, in queste settimane è entrato in classifica il libro del sociologo polacco Bauman ‘Paura Liquida’ che interpreta le paure e le ansie di noi contemporanei. Ovviamente ne siamo contenti, ma il nostro obiettivo è la qualità, non la quantità”. Nella scelta, si affida più al fiuto o all’orientamento del mercato? “Tutte e due le cose. L’editore che si affida solo al fiuto avrà conseguenze negative sul bilancio e il mercato di per sé non esprime una linea editoriale, ma solo la domanda dei bisogni spesso anche in maniera non definita. E’ l’editore che, proponendo un certo libro,


Giuseppe Laterza con il padre Vito scomparso nel 2001 risponde a quei bisogni e li definisce meglio”. Qual è la qualità che contraddistingue un buon editore? “Soprattutto la curiosità. Deve saper ascoltare e dirigersi in varie direzioni. Ogni libro deve saper dire una cosa nuova. L’editore deve essere un po’ instancabile nella sua ricerca di novità”. La produzione della Laterza è orientata sulla saggistica, sin da quando nel 1901 Benedetto Croce consigliò di caratterizzarla in tal senso. Che spazio ha o potrebbe avere la narrativa? “In realtà, narrativa vera e propria non ne abbiamo, ma forse nel tempo ci arriveremo. Dal 2004 abbiamo la collana ‘Contromano’

di scrittori spesso giovani che parlano delle loro città con un piglio narrativo e con una libertà maggiore dell’autore di saggi, ma siamo sempre nell’ambito di una produzione non fiction, al confine tra narrativa e saggio”. Che taglio hanno questi libri? “Un taglio meno ortodosso perché guardano alla realtà non con l’approccio a volte un po’ paludato del saggio, ma da spiragli e prospettive particolari, attraverso l’ironia, ma non per questo sono meno rigorosi nella critica dell’esistente. Uno che ha avuto molto successo è quello dello scrittore casertano, Francesco Piccolo, ‘L’Italia Spensierata’ in cui l’autore racconta quattro situazioni legate ai

costumi e ai divertimenti di massa: una domenica trascorsa negli studi Rai, il pomeriggio di Santo Stefano passato al cinema a vedere ‘Natale a Miami’, un ferragosto all’Autogrill e un pomeriggio con la figlia a Mirabilandia. Racconti molto divertenti che però fanno pensare”. Certamente una collana che permette un approccio facile. E l’ultima qual è? “La Biblioteca Filosofica Laterza nata in autunno, che riprende una tradizione molto forte della casa editrice, quella dei grandi classici”. La collana “Fare l’Europa” nata nel ’93, edita in coedizione internazionale tra cinque editori, cui lei ha dato grande impulso, come va? “L’ultimo libro da noi pubblicato in autunno è quello di Paolo Grossi, un grande giurista, sulla storia del Diritto in Europa. E’ una collana che ha ospitato una trentina di volumi, ma ora penso sia giunta alla conclusione perché legata al suo direttore Jacques Le Goff che ultimamente ha rallentato la sua attività anche per motivi di età. D’altro canto, nelle cinque case editrici, in questi anni ci sono stati avvicendamenti nella direzione editoriale e quindi sono cambiate molte cose. E’ una collana che ha avuto successo in Italia e Germania, meno in altre nazioni come la Francia, forse per uno spirito europeista meno sentito, ma è stata pubblicata in più di dieci paesi tra cui la Cina”. L’avventura dei Presidi del Libro iniziata nel 2001 prosegue a gonfie vele. Che bilancio

Il presidente Laterza con Zjgmunt Bauman e con Andrea Carandini

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Luciano Canfora (fotografia di Mario Boccia), e il suo recente lavoro. Il prof. Canfora è stato giudicato da Giuseppe Laterza “una delle persone intellettualmente più stimolanti”. Accanto, l’ultimo libro della collana internazionale “Fare l’Europa”. sente di fare? “Senz’altro positivo perché si sono creati gruppi di lettori attivi che hanno coinvolto la popolazione in una cinquantina di comuni pugliesi. Lettori che hanno discusso di volta in volta con gli autori, tra l’altro sempre felici di essere invitati agli incontri. Come ha scritto un quotidiano locale, i Presidi sono stati anche una leva per una primavera pugliese intorno al libro, alla lettura, che ha coinvolto tanti altri soggetti, scuole, biblioteche. Oggi,

la Puglia al Sud è la regione più vivace, sotto questo profilo”. Tra le più recenti iniziative, il Festival dell’Economia di Trento, alla sua terza edizione. Come funziona? “E’ un festival che mette insieme diverse risorse e coinvolge Comune, Provincia, Università, con un partner qualificato come il Sole 24 Ore, un direttore scientifico, Tito Boeri e molti autori economisti. La città, nell’occasione, si trasforma

1991, in occasione di un inserto sulla nuova generazione di Casa Laterza: da destra, Giuseppe Laterza e il cugino Alessandro, attualmente amministratore delegato e responsabile del settore scolastico nonchè presidente di Confindustria Bari (Foto Luca Turi)

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in un grande laboratorio pubblico e quest’anno abbiamo contato 50.000 presenze. Abbiamo scelto Trento perché lì abbiamo trovato interlocutori intelligenti e lungimiranti che hanno investito nella manifestazione, perché si sa che poi c’è anche un ritorno economico. Da questo punto di vista, le istituzioni meridionali, e quindi anche quelle pugliesi, sono piuttosto arretrate. Io e mio cugino Alessandro avevamo tentato di lanciare una proposta simile per Bari, ma non ci sono state reazioni. Qui al Sud non si investe in maniera concentrata, ma in tante manifestazioni, per cui non si fa mai il salto di qualità come al Centro-Nord. Spero che in futuro anche in Puglia si faccia questo tipo di investimenti”. Tra il 2006 e il 2007, si è inaugurato il ciclo delle Lezioni di Storia all’Auditorium di Roma. Come è andata? “Molto bene, tanto che si è presentato un pubblico doppio rispetto a quanto poteva contenerne la sala che ha una capienza di 1.200 posti. Sono state nove lezioni magistrali, tenute da altrettanti storici su nove eventi che dalla fondazione della città hanno cambiato la sua storia”. La Laterza partecipa alle Fiere del Libro di Torino e Francoforte. E a Bari, quando una fiera specializzata? “Noi siamo un’azienda di dimen-


sioni abbastanza limitate e quindi dobbiamo scegliere tra quelle di maggior rilievo. Siamo pronti a considerare qualunque ipotesi venga fatta, ma al momento mancano le premesse. Il nostro rapporto con la città è buono, ma sin dall’inizio la Laterza ha guardato oltre i confini della Puglia”. Bari e la Puglia sono state molto vicine alla casa editrice, nell’89, quando ha attraversato un periodo di crisi e si è temuto che potesse passare in altre mani. Come ricorda quel momento? “Ricordo il bellissimo intervento dell’ex ministro Nicola Vernola, quando ci fu la riunione del Consiglio comunale, provinciale e regionale e percepimmo molto forte il sostegno della città. Poi, la soluzione fu trovata da mio padre e da mio zio Paolo con l’ingresso di

“L’Italia spensierata” di Francesco Piccolo (in una fotografia di Mario Boccia), edito da Laterza, sagace ritratto del nostro Paese, è stato uno dei cinque libri finalisti dell’edizione 2007 del “Premio Letterario - Costiera del Levante - Pinuccio Tatarella”. In quella occasione, nel numero di luglio dello scorso anno, NelMese ha dedicato al libro di Piccolo la recensione della collaboratrice Claudia Serrano, che ha ricevuto dalla giuria tecnica il premio speciale alla lettura per la migliore recensione del libro finalista. Accanto, la copertina del primo volume della Biblioteca Filosofica Laterza una serie di partners qualificati, a partire dalla famiglia Mauri e con l’aiuto all’epoca di un banchiere illuminato, Roberto Mazzotta, presidente della Cariplo. Ricordo che tutti i giornali, di destra e di sinistra, intervennero in prima pagina per l’indipendenza della casa editrice perché, anche se la Laterza non è mai stata neutrale, non siamo stati mai percepiti come gregari al carro di qualche politico. E questo certamente ha pagato”. Sotto quale profilo pensa di

Ancora Giuseppe Laterza con Fausto Bertinotti, presidente della Camera dei Deputati, e Marco Revelli

rappresentare una continuità, rispetto alla gestione di suo padre, Vito Laterza e degli altri che l’ hanno preceduto? “Parlo spesso con mio cugino Alessandro del tema della continuità e penso che essa consista nel tenere ben saldi i caratteri fondamentali. Cerchiamo di proporre l’analisi critica della realtà che guardi oltre la superficie, senza pregiudizi e stereotipi, la formazione della classe dirigente come voleva Croce, il pluralismo delle idee che ci porta a pubblicare anche autori lontani dal nostro orientamento, se ne ravvisiamo la validità. Detto questo, però, tutto il resto deve essere rinnovato e rispondere ai bisogni nuovi”. Margherita e Antonia. Saranno loro la quinta generazione di casa Laterza? “Come per le figlie di Alessandro, sono ancora giovani per una scelta. Sono ragazze dotate di molta curiosità, interessi, e questo è già un buon presupposto. E’ inutile fingere che a me e a mio cugino non farebbe molto piacere... ma l’importante ora è che facciano gli studi giusti e si preparino alla vita. Il resto si vedrà”. Marisa Di Bello

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Edizioni di Casa Laterza, oltre un secolo di cultura L’avvincente storia a partire dal 1885 ai giorni nostri. Le tappe dello sviluppo e le varie collane attraverso i protagonisti sino agli attuali vertici, del presidente Giuseppe Laterza e dell’amministratore delegato Alessandro Laterza LE ORIGINI E BENEDETTO CROCE La storia ha inizio il 10 maggio 1901, quando con una lettera circolare Giovanni Laterza (18731943) annuncia la nascita della Casa Editrice Gius. Laterza & Figli. La società di famiglia era stata fondata nel 1885 da Vito Laterza a Putignano, un paese sito tra Bari e Taranto, e si occupava di commercio di cartoleria; si era poi trasferita a Taranto per approdare, infine, nel 1889, a Bari, dove qualche anno più tardi (1896) si amplierà con la nascita della Libreria e della Tipografia. Giovanni Laterza si propose inizialmente di farsi editore «di servizio» per gli autori baresi e pugliesi, con particolare attenzione ai temi della cultura tecnica, economica, commerciale, giuridica. Ma, di fronte alla difficoltà di creare un programma editoriale con le sole risorse locali, egli cercò subito altrove referenti autorevoli. Decisivo per i destini della Casa Editrice è, nel dicembre 1901, l’incontro con Benedetto Croce; lo rievoca così Croce stesso, nel Proemio alla «Critica» nel suo XLII anno (1944), rivolgendosi con tono affettuoso e commosso a Giovanni, scomparso l’anno prima: «Nacque allora di colpo in te verso di me una fiducia intera, e questa fiducia, accompagnata da costante pazienza, non tanto mi piaceva per sé stessa, quanto era da me giudicata documento del tuo sicuro intùito, perché avevi saputo leggere nel fondo della mia anima, e di ciò ti ero grato, il mio completo disinteresse, cioè il mio unico interessamento per le cose che tenevo buone e utili». Croce tracciò nel giro di pochi mesi quella che di fatto è stata, ed è ancora oggi, la «mappa genetica» della Laterza; fu lui, nel giugno del 1902, ad invitare chiaramente Giovanni Laterza ad abbandonare il progetto di pubblicare opere letterarie: «Credo poi che fareste bene ad astenervi almeno dall’accettare libri di romanzi, novelle e letteratura amena: e ciò per comparire come editore con una fisionomia determinata: ossia come editore di libri politici, storici, di storia artistica, di filosofia, ecc.: editore di roba grave». Il programma iniziale di Giovanni Laterza assume, quindi, una connotazione del tutto diversa: l’editore locale si ritrova proiettato in un orizzonte europeo. L’editore di libri tecnici e di letteratura diventa editore di saggistica di cultura; l’editore avventizio a caccia di occasioni di pubblicazione si trasforma in editore selettivo ed esigente. E

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Da sinistra, Benedetto Croce e Giovanni Laterza nel giro di pochi anni viene rifondata la «Biblioteca di Cultura Moderna», la prima collana della casa editrice, e nascono i «Classici della Filosofia Moderna» (1906), le «Opere di Benedetto Croce» (1908), gli «Scrittori d’Italia» (1910), i «Filosofi Antichi e Medievali» (1915). Dal 1906, inoltre, Laterza cura l’edizione della rivista «La Critica», diretta anch’essa da Croce. VITO LATERZA E LA FASE POST-CROCIANA Il sodalizio tra Giovanni Laterza e Benedetto Croce durò – si può dire – anche oltre la scomparsa, nel 1943, di Giovanni: di certo sino al 1952, anno in cui anche Croce scompare. Il difficile compito di proseguire l’attività della Casa Editrice fu assunto da Vito Laterza (1926-2001). Entrato in Casa Editrice nel 1949 a fianco di Franco Laterza (uno dei figli di Giovanni), Vito non tenta nemmeno di trovare un «timoniere» che sostituisca funzionalmente Croce; punta invece alla costruzione di una rete di «amici di Casa Laterza»


dalla quale trarre proposte e suggerimenti da incastonare nei contenitori editoriali da lui progettati. Nel 1951, esattamente nel cinquantenario della Casa Editrice, esordisce la collana «Libri del Tempo», che tratta i temi del dibattito culturale e politico contemporaneo e che, nel primo quindicennio di vita, sconfina nel campo della narrativa, per assolvere al compito di rappresentare situazioni, argomenti, personaggi irriducibili a una scrittura saggistica tradizionale. Intorno al 1960 vengono poi introdotte tre innovazioni essenziali: si avvia la costruzione di una rete di ispettori per la promozione in libreria e nelle scuole, che verrà successivamente integrata con l’affidamento della distribuzione alle Messaggerie Italiane. Viene aperta una sede a Roma per agevolare i contatti editoriali. Si fonda a Bari una redazione strutturata. Nel 1963 la vecchia società familiare in nome collettivo viene trasformata in una società per azioni, con organi amministrativi adeguati a una gestione aziendale più moderna. L’esito del percorso tracciato da Vito Laterza vede quindi, tra il 1960 e il 1980, cambiare il volto della Casa Editrice. Al nucleo redazionale barese se ne aggiunge uno romano, e nel 1972 la sede legale viene trasferita a Roma: dall’aprile dell’anno successivo, sui frontespizi dei libri Laterza il luogo di pubblicazione è «Roma-Bari». Il numero medio delle novità pubblicate per anno cresce notevolmente: da una cinquantina, alla metà degli anni Sessanta, a un centinaio alla fine del decennio, a centoventi circa alla fine degli anni Settanta. Anche le tirature medie ottengono, soprattutto tra il 1964 e il 1970, un forte incremento, cui fa da traino la collana tascabile «Universale Laterza» (1964), che oscilla tra le dieci e le quindicimila copie – anche in ristampa. Al medesimo periodo appartengono iniziative di particolare successo:

la collana «Storia e Società» (1964), destinata a ospitare titoli di storia per un pubblico più largo; le «Grandi Opere» (1968), che si affermano nel campo degli studi di architettura e urbanistica; i «Saggi tascabili Laterza» (1974), che impongono il modello del libro-intervista, tascabile, sui grandi temi di attualità politica e culturale. Nel mondo

Ottobre 2006: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’inaugurazione della nuova Libreria Laterza in via Sparano a Bari; da sinistra, il presidente della Casa Editrice Giuseppe Laterza, Paolo Laterza (già presidente), l’amministratore delegato della Casa, Alessandro Laterza, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il presidente del Consiglio regionale Pietro Pepe con alle spalle il Sindaco di Bari Michele Emiliano e lo scrittore Gianrico Carofiglio (foto Vito Signorile)

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della scuola una decisa ondata di rinnovamento è portata dai manuali di letteratura italiana di Carlo Salinari e Carlo Ricci (1969); di storia di Rosario Villari (1969); di filosofia di Francesco Adorno, Tullio Gregory e Valerio Verra (1973). LA TRASFORMAZIONE DI FINE SECOLO (1980-2000) Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta il panorama editoriale muta radicalmente. Il raffreddamento del dibattito ideologico-politico e il tramonto del cosiddetto «impegno» sono alla base della crisi del settore dell’editoria di cultura, con particolare riferimento all’area della saggistica. Vito Laterza, in questa fase difficile, deve ridimensionare le collane economiche e ridurre in generale le tirature medie, con l’inevitabile effetto di aumentare i titoli pubblicati. Può fare leva invece sulle opere per la scuola e sulla domanda, ancora crescente, espressa dall’università. Del 1981 è la «Biblioteca Universale Laterza», finalizzata a valorizzare soprattutto il catalogo di opere di storia e di classici della filosofia, risolvendo il problema dei limiti di dimensione e di prezzo delle collane tascabili. Nel 1989 viene varata la collana «Manuali Laterza» che, oltre a intervenire nelle aree disciplinari tradizionalmente familiari alla Laterza, apre nel tempo nuovi filoni quali il diritto, la filologia romanza, la pedagogia e la didattica. L’esigenza di rinnovare la proposta editoriale si fa sentire anche sul fronte della saggistica: nascono così due collane, «i Robinson» (1980), destinati alla saggistica divulgativa, e i «Sagittari Laterza» (1986), dedicati a temi più specialistici. Come nel caso della «Biblioteca Universale», queste iniziative scaturiscono dalla necessità di diversificare l’offerta rispetto alle collane tascabili. Crescente peso assumono anche i rapporti di collaborazione con importanti istituti di credito e aziende, ma anche con un’istituzione come la Banca d’Italia, di cui viene assunta la pubblicazione della «Collana Storica» (1989). Nell’autunno del 1989 la Laterza cessa di essere una società tutta familiare e di essere governata da un consiglio d’amministrazione di famiglia, pur essendo confermati i ruoli di Vito Laterza come consigliere delegato e di Paolo Laterza come presidente (già dal 1970) del consiglio d’amministrazione. Ancora una volta, è necessario riconfigurare il profilo delle attività. Nel 1993 viene lanciata la collana «Economica Laterza» che, non più in formato tascabile ma con le stesse caratteristiche di prezzo di copertina, ha rinnovato l’esperienza della «Universale Laterza» e ha contribuito a rilanciare tutto il catalogo, recente e meno recente, della Casa Editrice. Vengono inoltre avviate iniziative di collaborazione internazionale con altre case editrici. La più significativa è, senza dubbio, la collana «Fare l’Europa», che nasce nel 1993 con l’intento di ricostruire i tratti comuni del Vecchio Continente alle soglie dell’unificazione europea. Il progetto,

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ideato dalla Laterza e diretto da Jacques Le Goff, raccoglie le energie di altre quattro case editrici – Editions du Seuil, per la Francia; Blackwell, per il Regno Unito; Beck, per la Germania; Crítica, per la Spagna – ed è seguito da editori partner portoghesi, olandesi, ceki, slovacchi, polacchi, ungheresi, bulgari, lituani, turchi, coreani, giapponesi. NUOVI ORIZZONTI Le linee editoriali attuali sviluppano e arricchiscono le scelte caratteristiche della fase precedente: in particolare, danno forza al settore dell’editoria formativa, da un lato, e, dall’altro, selezionano un’offerta significativa di saggistica in grado di raggiungere il largo pubblico. La collana «i Robinson», con una grafica di copertina sempre più originale e aggressiva, ospita un numero crescente di best seller che scalano le classifiche della saggistica. Il catalogo scolastico viene rafforzato e diversificato, mantenendo una forte leadership nel campo della storia per le scuole medie superiori. Nel campo dei testi universitari, si è reso necessario il varo della nuova collana dei «Manuali di base» (2002) per venire incontro alla domanda di testi più agili generata dalla riforma degli ordinamenti didattici. L’«Economica Laterza» è divenuta, anche attraverso una coraggiosa politica di prezzo, un mezzo di diffusione sempre più forte per il rilancio e la riproposizione dei titoli di catalogo. Non mancano peraltro le novità. Per esempio, l’ultima nata, tra le collane Laterza, è «Contromano» (2004): una proposta, in formato tascabile, pensata per il pubblico più giovane e nutrita da molti titoli al confine tra saggistica e narrativa per trattare temi complessi attraverso gli scorci e le suggestioni della scrittura letteraria. I cambiamenti più significativi degli ultimi anni appartengono tuttavia alla moltiplicazione dei canali attraverso i quali la Casa Editrice valorizza il catalogo ed esprime la propria competenza – maturata in più di 120 anni di storia – nel selezionare e intermediare contenuti di qualità. La Laterza ha fornito i contenuti e, in alcuni casi, ha realizzato editorialmente alcuni dei principali successi nelle collane destinate alla vendita in edicola in allegato a quotidiani e periodici: tra le collaborazioni più importanti vanno ricordate quelle con il «Corriere della Sera», «Espresso» e «Repubblica», «Il Giornale», «Il Sole 24 Ore». Infine, ha assunto iniziative nel campo dell’organizzazione di grandi eventi culturali, tra i quali spiccano il Festival dell’Economia di Trento, giunto alla terza edizione, che vede ogni anno l’intervento delle più qualificate personalità internazionali e una vastissima partecipazione di pubblico, e le Lezioni di Storia, che si sono tenute presso l’Auditorium di Roma ed il cui podcast, pubblicato anche su iTunes, conta ormai centinaia di migliaia di download.


LIBRERIE & LIBRI

La corda essenziale all’ingranaggio della vita

È l’amicizia, alla quale il noto chirurgo prof. Martino Bonomo dedica il suo libro, un invito a riflettere su questa parola bella quanto difficile, che ha la stessa radice del verbo amare di Claudia Serrano

Ci sono persone che incrociano la nostra vita solo per poco tempo: sono quelle che ci hanno aiutato a spegnere le candeline al nostro compleanno, che ci hanno fatto ridere quando ne avevamo bisogno, alle quali un giorno abbiamo sentito di poter confidare un segreto. Poi, anni dopo, capita di rincontrarle per strada, e di sorprendersi a non sapere più che dirsi. Sono stati amici questi, anche se solo per un segmento della nostra vita, anche se perduti? O sono stati solo compagni di viaggio, scesi a qualche stazione prima della nostra? Il primo pensiero che si affaccia alla mia mente mentre leggo il libro “Intorno all’amicizia” di Giovanni Martino Bonomo (Adda Editore), è che forse non mi sono mai davvero soffermata a riflettere sull’amicizia. Mi piace pensare che sia dovuto al fatto che sono sempre stata troppo impegnata a viverla per soffermarmi sulla “teoria”. Ma forse ha semplicemente ragione Franco Botta quando, nell’introduzione a questo libro, scrive che siamo diventati tutti consumatori distratti di tante cose, persino di amicizia, al punto da essere ignoranti su qualcosa che invece è centrale nella nostra vita. D’altronde, se considerassimo la nostra esistenza solo come una sequenza di eventi biologici e lavorativi, certo dimenticheremmo che è il rapporto con l’altro la corda che dà senso al complesso ingranaggio della nostra vita. Per questo acquista un significato in più il progetto di Bonomo, che non ha né la pretesa di esaurire il discorso su un sentimento così complesso né di scrivere memorie, ma che vuole essere un invito a fermarsi e riflettere per qualche istante in più sull’amicizia, a ripescare dalla memoria gli amici che ne sono stati testimoni, per non rischiare

Giovanni Martino Bonomo di viverla distrattamente o di dimenticarla del tutto. Un invito, questo, che l’autore ha rivolto ancor prima che al lettore a se stesso a ai suoi amici, chiamati a contribuire alla realizzazione di questa raccolta (d’altronde l’amicizia non è collaborare per costruire qualcosa insieme?) con i loro pensieri e ricordi, come ad un convivio dove ognuno possa dire la sua sull’amicizia, portare la sua esperienza, citare il pensiero degli antichi, recitare una poesia, o semplicemente raccontare di un amico speciale. È attraverso questi contributi che si snoda tutta la seconda parte del libro, facendo attenzione, ammonisce Pino Pisicchio nel suo intervento, a usare con cautela e precisione la parola amicizia, parola autosufficiente e profonda, tanto bella quanto difficile. Sono racconti commoventi su amici perduti, come quelli di Giuseppe Gorjux e di Vanni Beltrami, interventi spiritosi come quello di Saponaro (L’Amicizia?Boh!) o puntuali come l’introduzione di Botta, e così via, le pennellate ora colorate ora in bianco e nero che insieme vanno a formare un

unico dipinto dell’amicizia, ritratta come solida e flessibile allo stesso tempo, come dono disinteressato che si fonda sulla stima e si alimenta di fiducia; come tesoro prezioso che richiede dedizione, sacrifici, sincerità, e non ammette egoismo; come la capacità di capirsi al volo, la complicità, l’aver sempre qualcosa da dirsi o il non aver bisogno di parlare; come risorsa emozionale che scopriamo nell’incontro con l’altro, ma anche che possediamo e che forse non utilizziamo al meglio. Semplicemente, ammesso che sia semplice, come amore, se è vero che il termine amicizia ha la stessa radice latina del verbo amare. Ma in questo quadro di amicizia perfetta non posso non essere attratta dalle parole di Bonomo quando scrive che, tra le tante cose che gli amici ci danno, ci sono anche le delusioni. Chi potrebbe negarlo? Allora a cosa serve tracciare le linee di un perfetto quanto astratto rapporto amicale? Forse sarebbe meglio pensare all’amicizia come cosa umana, e in quanto tale meravigliosa ma imperfetta. Difettosa ma reale. È questa forse l’amicizia che più spesso incontriamo sulla nostra strada, pochi Eurialo e Niso, rari casi di totale simbiosi o di gesti eroici. Ma notti trascorse a parlare sottovoce confidandosi il mondo, giri in motorino scorazzando per la città, l’abbraccio che arriva proprio quando senti che stai per piangere, e tante altre cose, anche stupide, come un compito in classe passato sotto il banco. Tutte cose che ci dicono che, come conclude Bonomo, le delusioni bisogna darle per scontate, ma per quanto possano essere dolorose non tolgono all’amicizia il suo status di cosa necessaria e preziosa, la cui assenza lascia un vuoto incolmabile.

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RICORDI / LIBRERIE & LIBRI

Diego Labriola

il professionista e l’uomo Il notaio ricordato a dieci anni dalla scomparsa in un libro curato dal figlio Michele, edito dalla Progedit. Presentato nel corso di un affollato incontro Un libro per ricordare un professionista, un uomo dalla profonda sensibilità e dotato di lungimiranza. Un uomo che seppe vivere con pienezza il tempo a lui accordato dal destino non solo a vantaggio suo e della propria famiglia, ma con l’occhio attento ai mutamenti sociali e professionali che andavano maturando e che seppe in gran parte prevedere. Il libro, “Storia e storie di un notaio” edito da Progedit, raccoglie scritti professionali e riflessioni personali del notaio Diego Labriola, scomparso prematuramente dieci anni fa, ed è stato curato dal figlio Michele, anch’egli notaio. La presentazione del libro, svoltasi nella gremita Sala Giuseppina del Kursaal Santalucia a cura dell’editore Giuseppe Laterza, nipote di Diego Labriola, (sposato con Rosa Laterza, sorella di Vito), ha richiamato colleghi, ex praticanti, amici, professionisti che lo conobbero ed ebbero modo di apprezzarne le qualità. In tutti il rimpianto di una perdita dolorosa, il ricordo incancellabile del maestro prodigo di consigli, dell’amico leale e pronto alla battuta, del compagno ideale per le traversate in mare con la vela, la sua grande passione del tempo libero. Nella prefazione, Giancarlo Laurina, oggi presidente dell’Unione Internazionale del Notariato - un impegno associativo che proprio Diego Labriola gli aveva a suo tempo suggerito - sottolinea quell’attenzione ai giovani, di cui egli stesso fece esperienza, insieme a tanti altri colleghi che trovarono un maestro sempre disponibile a chia-

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Il dott. Diego Labriola rire ogni dubbio, a dare un incoraggiamento. Ai giovani è infatti dedicato il testamento spirituale che chiude il libro. Quella palestra giuridica e professionale che fu lo studio Labriola di via De Rossi fa risaltare maggiormente la differenza con quanto succede oggi per i praticanti, che talvolta, sono considerati come “impiegati” piuttosto che come aspiranti professionisti. Dal canto suo, il figlio Michele ha ricordato le numerose riflessioni del padre sulla deontologia professionale, sulla formazione dei giovani nell’ambito delle Scuole di Notariato, la complessa relazione sulla prassi notarile come strumento di evoluzione del diritto, tenuta all’Elba nel ’73, che riscosse il plauso dell’allora Guardasigilli, Guido Gonella. Ma gli atti del notaio sono anche documenti storici e spulciando tra le carte, è possibile risalire a usi e costumi lontani nel tempo, quando erano in pochi a

saper scrivere. E si scopre, ad esempio, come ci si sposava intorno al Mille, proprio grazie a un contratto matrimoniale stipulato dalle famiglie di due giovani baresi di sangue longobardo, Russone e Alfarana. Pergamene conservate nell’archivio di San Nicola, che furono oggetto di una relazione tenuta da Diego Labriola al Rotary Club Bari Ovest nell’87. Giuseppe Laterza, da editore, ha sottolineato la chiarezza e l’efficacia di questa raccolta di scritti contenuti nel libro e delle idee che ne emergono, soprattutto quelle di carattere morale, come l’affermazione che l’onestà è una questione di vita o di morte per un notaio. Un modo forte di esprimere un’idea che, ha aggiunto Laterza, non è affatto ovvia, e l’intensità, la passione con cui quest’affermazione viene fatta colpisce anche il lettore non tecnico. E sempre a proposito di deontologia, ha ricordato quello che Diego Labriola individuava come il pericolo più grave, “l’assurgere del potere economico a simbolo di potere in genere e di


potere professionale, in particolare. Un male che si è mescolato nel notariato ad antichi mali che l’appesantimento dei compiti burocratici ha ulteriormente aggravato”. Sono sue anche le riflessioni rigorose che lo portarono a temere la globalizzazione per la creazione “di una classe media anonima, priva di radici, abbandonata a una mobilità economicamente inevitabile e socialmente devastante. Una globalizzazione che ha distrutto al tempo stesso la coscienza di classe del proletariato e della borghesia e ha fatto del mercato non soltanto un prezioso meccanismo per misurare l’efficienza, ma un potere, anzi il Potere per eccellenza, il valore, la sola ideologia rimasta in piedi sulle macerie di tutte le altre”. Biagio Franco Spano, presidente del Consiglio Notarile di Bari, che ha diviso negli anni ’90 con Diego Labriola l’esperienza del Consiglio Nazionale, dove suoi suggerimenti, i suoi interventi sempre proiettati verso il futuro erano tenuti in gran conto, spesso sollecitati, ha ribadito come Labriola abbia impresso una traccia profonda non soltanto negli allievi che ha indirizzato, seguito, accompagnato nel loro percorso, ma a livello nazionale e internazionale per le grandi intuizioni che ha sempre avuto, per aver inquadrato i problemi del notariato in un più vasto panorama giuridico e sociale. Ne è un esempio proprio quella già citata relazione all’Elba del ’73, sul tema congressuale “La prassi notarile come strumento di evoluzione del diritto” che sancì la consapevolezza nel mondo giuridico della rilevanza degli istituti e delle soluzioni elaborate nella pratica notarile. Altro tema fondamentale, quello già ricordato da Laterza della deontologia professionale che sentiva in maniera molto forte con l’avanzare di una società priva di valori, al di fuori di quello economico, la difesa del Codice deontologico della categoria a cui aveva apportato il suo contributo, per contrastare

“i parassiti del notariato”, come li chiamava, che per un malinteso senso di competitività lavorano anche a perdere, dividendo i compensi professionali con i cosiddetti praticoni, senza fatturare. L’avv. Michele Costantino, docente di Diritto all’Università di Bari ha condiviso con Labriola la passione per il mare, sulla barca a vela

notaio, cosa avrebbe pensato su temi come il testamento biologico o su problemi più locali come quelli dell’urbanistica o sulla liberalizzazione degli spazi per parcheggi? Perché non fare degli incontri su questi temi e su altri emersi in tanti anni di professione? Infine, il notaio Bruno Volpe rappresentante della Puglia al Consiglio Nazionale del Nota-

Il testamento morale “Finchè un praticante busserà alla mia porta io mi sentirò ancora giovane: non fa niente se viene per l’aperitivo delle 12 o perchè mi ritiene una specie di portafortuna, l’importante è che io mi illuda che venga per me. Poichè gli anni arrugano la pelle, ti fregano il cuore, i reni, il pancreas, specie se gli dai una mano, ma solo abbandonando l’entusiasmo si raggrinza l’animo. Nessuno invecchia per il fatto di aver vissuto un buon numero di anni, l’individuo invecchia perchè ha disertato i suoi ideali. Tu sei giovane come la tua fede e vecchio quanto il tuo dubbio, fin quando il tuo cuore riceve messaggi di bellezza da una vela bianca al centro dell’Adriatico, da un calcio al pallone con tuo nipote, da un edificio fatiscente riportato ai vecchi splendori con i tuoi risparmi, tu sarai giovane. Ma quando i fili sono tutti recisi e il tuo cuore ricoperto dalla neve del pessimismo e dal ghiaccio del cinismo allora tu sei vecchio davvero e il buon Dio abbia misericordia della tua anima”. (Scritto in occasione del 40esimo anno di professione notarile nel 1996)

attraversando l’Adriatico con la famiglia e gli amici. Una passione e un modo liberatorio di occupare il tempo libero, di rilassarsi e vivere l’avventura con le persone care, facendole partecipare a quei momenti per lui esaltanti, anche se non sempre pienamente condivisi, come ha ricordato la figlia Michela. Spesso infatti, spaventata dal buio della notte, saliva sul ponte dove il padre era al timone e superava i timori, cantando insieme, mentre la barca scivolava sull’acqua verso la mèta prefissata. Michele Costantino, dopo un dotto preambolo per esaltare la facoltà tutta umana della memoria, ha lanciato l’invito al figlio Michele a onorare il ricordo del padre con iniziative di valore scientifico, alla luce delle vicende attuali, partendo dalle idee più volte professate in convegni pubblici e in discorsi privati. Diego Labriola, ha detto, che amava farsi delle domande sulla sua stessa funzione di

riato, ha ricordato gli anni di praticantato preso lo studio di Diego Labriola, la sua capacità di ascolto e di vivere tutte le emozioni connesse all’atto notarile che non era mai per lui un freddo documento burocratico. E in quest’ottica, ha aggiunto, il tema del testamento biologico l’avrebbe certamente appassionato, ne avrebbe studiato tutte le implicanze umane e giuridiche, come sempre faceva per ogni argomento. Volpe ha sottolineato la grandezza indubbia come notaio i cui scritti sono ancora oggetto di studio, ma ancor più la grandezza umana, il ruolo che ha avuto nella preparazione di tanti praticanti, che il testamento morale evidenzia. Un grande professionista che ha continuato a studiare e ad aggiornarsi fino alla fine come l’ultimo dei praticanti. Umiltà e grande professionalità. Questa forse la lezione più significativa che ha lasciato. Marisa Di Bello

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LIBRERIE & LIBRI

Fiera del Levante

gocce di storia e di futuro Alla presentazione del Libro edito dalla Promad Italia, il presidente dell’Ente Cosimo Lacirignola ha focalizzato i problemi e le iniziative per l’inserimento in mercati più ampi L’occasione è la presentazione della riedizione aggiornata - dopo 12 anni - del volume “La Fiera del Levante, Bari e la Puglia”, edito dalla Promad Italia di Giuseppe Stucci. E proprio le tematiche del libro (a cui hanno dato il loro contributo numerosi personaggi del mondo economico, politico e della società civile), diventano lo spunto per instaurare un dibattito vivace e coinvolgente sulle vicende che hanno caratterizzato e che coinvolgeranno il territorio pugliese. Un territorio che, come sottolineato dal moderatore della serata Due poli nell’arco di mezzo secolo: da sinistra, 1954, il presidente della Fiera del Levante prof. Nicola Tridente con il principe Hussein di Giordania; 2008, l’attuale presidente dott. Cosimo Lacirignola

(svoltasi all’Hotel Palace di Bari) Federico Pirro, docente di Storia dell’industria all’Università di Bari, è stato investito dal presidente di Confindustria, Montezemolo, di una missione: guidare il Mezzogiorno alla rinascita. “In questo contesto – aggiunge – anche la Fiera del Levante può essere all’altezza della sua storia”. Lo pensa anche il sindaco di Bari, Michele Emiliano, che ricorda la sua giovinezza. A quei tempi la Fiera

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rappresentava uno dei pochi strumenti per conoscere altri mondi, altre culture, altre realtà. Oggi, invece, impresa ed internazionalizzazione coincidono e l’Ente barese – parola del primo cittadino – “appartiene a tutti i continenti ma, allo stesso tempo, è una parte identitaria della città”. Per questo motivo Emiliano difende con forza l’idea di non trasferire altrove il quartiere fieristico “snaturerebbe l’immedesimazione tra la struttura e i cittadini” e preferisce guardare ai lavori di ristrutturazione e, perché no, all’ipotesi di un trade center moderno, da collocare in Fiera. Una Fiera che, per tanti anni, è stata una “seconda casa” per l’industriale Vincenzo Divella, oggi presidente della Provincia: “Ho utilizzato la Fiera per far crescere l’azienda. Durante Cibus mostravo con orgoglio questa struttura alle numerose imprese estere e, proprio grazie a quest’Ente, ho potuto accogliere lo scorso novembre rappresentanti del go-

verno svizzero ed italiano e centinaia di imprenditori dei due Paesi. Ora, però, la Fiera deve guardare in grande e non mi riferisco al numero dei biglietti venduti ma alla qualità degli eventi. La Provincia è pronta a dare una mano effettiva, a incrementare i finanziamenti, a fare squadra con le altre istituzioni”. Un concetto, quest’ultimo, che torna spesso nel corso del dibattito e che viene fatto proprio anche dal presidente del Consiglio regionale, Pietro Pepe, che ricorda una frase del direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, Lino Patruno: “Un barese che non commercia è un barese morto”. E proprio per intrecciare relazioni politiche, economiche e sociali con altre popolazioni è stato istituito l’Assessorato regionale al Mediterraneo. “La Puglia, infatti – aggiunge Pepe – può inserirsi in un contesto geopolitico sempre più dinamico, intensificando le relazioni con i Balcani e con l’Africa e sfruttando il suo ruolo nevralgico nel Mediterraneo”. Parole condivise dall’assessore regionale alle Opere Pubbliche, Onofrio Introna, che considera la Fiera come “la Farnesina del Mezzogiorno


MOSTRE

e luogo di incontro per eccellenza, specialmente in una fase in cui il Mediterraneo è tornato l’ombelico del mondo”. La Regione, allora, sostiene i progetti di ammodernamento del quartiere fieristico e condivide i programmi del suo presidente. Un presidente, Cosimo Lacirignola, che dà vita ad un appassionato discorso. Ricco di ricordi (“Già nel 1962 Aldo Moro, con sette ministri, aveva deciso di istituire a Parigi l’Istituto Agronomico e pensava al ruolo strategico del Mediterraneo”); di citazioni (“Rifacendomi a ciò che diceva John Kennedy ‘Non pensate a quello che possiamo fare per voi ma a quello che voi potete fare per noi, nello specifico per la nostra grande e bella Fiera del Levante’”); di recriminazioni (“Abbiamo fatto fatica a non perdere 25 milioni di finanziamenti ma, con essi, potremo realizzare un gigantesco padiglione ‘verde’. Con altri 55 rinnoveremo le strutture. Ma ciò che manca alla Fiera è l’afflato del territorio”). Ma con uno sguardo al futuro, in cui sono racchiusi l’ottimismo e la tenacia di Lacirignola: “La Fiera mi è entrata nel sangue come frustrazione, piacere, esaltazione. Si può declinare con un odore – penso alle celebri merendine della Campionaria; con un colore, ricordo i fili rossi ingabbiati tra i padiglioni lo scorso settembre, con un sapere, ora che l’Ente si è trasformato anche in un contenitore culturale, in un ‘luogo’ che ospita territori e non soltanto scambi tra domanda ed offerta”. Ecco perché si può guardare con più fiducia al domani: “Con il centro congressi, il più grande del Sud Italia, si potrà realizzare un grande indotto. Vorrei, poi, creare un Puglia Challenge, coinvolgendo i settori delle nostre imprese e accogliendo Paesi esteri come la Russia, visto il loro profondo amore per San Nicola. Ma penso anche ad una Fiera dei talenti. Per fare tutto questo è necessario fare sistema con le istituzioni, intercettare le Università e i bisogni dei giovani, contare sulla fattiva collaborazione di porti e aeroporti. Tra due anni nascerà la zona di libero scambio con 200 milioni di persone e il Mediterraneo sarà porta d’entrata, centro del mondo. Il mondo non aspetta: o noi lo ‘aggrediamo’ o saremo spazzati via. Io sono pronto”. (c.s.)

Dipingere “in” un abito A Bitonto in mostra capi della stilista Alexandra Christopulos, decorati con motivi ispirati al folklore ellenico Il titolo: dipingere ‘in’ un abito, ovvero l’arte che si esplica all’interno di un capo, decorandolo ed impreziosendolo. Lo scopo: conservare le tradizioni del folklore greco affinché non vengano dimenticate per valorizzarle rendendole attuali, evitando in questo modo che si perdano nel tempo. Protagonista la stilista italo-greca Alexandra Christopulos, nata a La stilista itaCatanzaro lo-greca Alexanda madre dra Christopulos italiana e padre greco e vissuta tra l’Italia e l’Ellade. Dopo aver fatto una serie di esperienze in giro per le capitali europee, si è fermata a Roma dove è stata nella maison “Gattinoni”. Negli ultimi anni ha iniziato un percorso artistico-culturale incentrato sul folklore e sulle tradizioni della Grecia. In mostra capi dipinti a mano libera con l’ausilio del pennello, decorati con motivi di ispirazione ellenica, a seguito di una lunga ricerca sul folklore e sulle tradizioni più antiche. Un lavoro realizzato all’indomani di viaggi e ricerche in lungo e in largo sull’intero territorio greco, dalle isole (Cicladi, Sporadi, Dodecaneso) all’Epiro, dalla Tessaglia a quell’incredibile serbatoio di profumi e colori che è Creta. Un impegno frutto di un’elaborazione complessa, fra ricordi e sensazioni del passato idealmente proiettate nel futuro. Tradizione e folklore, dunque, come segno tangibile di un ricercato iter storico e culturale, elementi che sono alla base dei capi. La mostra è stata ospitata presso il salotto letterario “Sen. Giuseppe Degennaro” a Bitonto (Bari)

ed è stata inaugurata alla presenza di un numeroso pubblico, tra rappresentanti delle istituzioni e appassionati di arte e di moda, che hanno potuto ammirare anche un altro capo creato dall’arti-

sta italo-greca: si tratta di un abito interamente ispirato alla tradizione folkloristica ellenica, realizzato a mano in Grecia, dopo un accurato studio. Un abito di cotone greco e seta, tessuto antico, raro da trovare oggi sul mercato, che ben si adatta alle linee della gonna a balze e del giacchino, passando per le mirabili applicazioni, realizzate con i cosiddetti “flurià”, ovvero copie esatte di antiche monete d’oro. Un’altra importante caratteristica dell’abito è la “podià”, una sorta di grembiule sovrapposto alla gonna, che indicava lo stato economico e sociale di chi lo indossava. Alla base della mostra c’è l’impulso a fornire una reale opportunità di concretizzazione a tradizioni e costumi del passato, riqualificando in questo modo un patrimonio storico-culturale-artistico di inestimabile valore. Non solo conoscere usi ormai rari, ma cercare di salvaguardarli e riproporli all’attenzione delle nuove generazioni in nome di un dna, quello racchiuso tra arte, storia e cultura, che rappresenta la “mappa” genetica di un popolo. Francesco De Palo

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MOSTRE

Protagonisti i dettagli

Singolare ed interessante mostra fotografica di Franco Giacopino “l’Aldiqua” fotoracconto del 25esimo Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi a Bari nel 2005. La rassegna allestita presso la sede della Fondazione della Cassa di Risparmio di Puglia

di Claudia Serrano Sono trascorsi quasi tre anni dal 25esimo Congresso Eucaristico Nazionale. Era maggio 2005. Furono giorni insoliti per Bari, giorni in cui si percepì qualcosa di diverso nell’aria, qualcosa di raro, tanto da sembrare sconosciuto, ma di inebriante: non solo la fede (c’è chi l’ha e chi no), ma la spiritualità, che riguarda tutti. Ritornare a quei giorni mediante gli scatti del fotografo Franco Giacopino, ha il sapore del riattingere a momenti che sembravano già sepolti nella memoria. Ricordarli, dunque, per ricordare che un evento come quello (la Chiesa riunita a celebrare il valore dell’Eucaristia e della domenica, l’incontro con Papa Benedetto XVI all’indomani della scomparsa di Giovanni Paolo II), non è fatto per essere vissuto solo in quel momento, ma per essere portato nel cuore per sempre. Attraverso le fotografie di Giacopino, assaporate passeggiando lungo il percorso della mostra o sfogliandone il catalogo arricchito dai testi di Emanuele Cazzolla, riemergono nella mente quei giorni, i loro colori, i suoni, le preghiere e i canti alla luce delle candele la notte prima dell’arrivo del Papa (alla sua prima “uscita” dopo l’elezione alla cattedra di San Pietro), sulla spianata di Marisabella che si affaccia sulle acque del porto. Il sole battente del giorno dopo, lì, sul piazzale, tutti in piedi dalle cinque di mattina; e le emozioni, soprattutto quelle: la sensazione incredibile di essere in tanti, lo stupore e la gioia di condividere quegli istanti con persone sconosciute ma che all’improvviso sembravano così vicine, il cuore che si gonfia, la vita che acquista significato. Gli scatti di Franco Giacopino non solo fanno rivivere tutto questo, ma aggiungono anche qualcosa in più, perché danno l’opportunità di guardare a quei giorni e a quegli

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incontri con uno sguardo nuovo: quello del fotografo, che scopre insoliti particolari e svela nuovi significati. Il fotografo che, come ha raccontato lo stesso Giacopino nel corso della serata inaugurale della mostra, si è trovato nel bel mezzo di quell’evento per curiosità, per registrare quei momenti dall’aldiqua, quasi di nascosto per non rischiare di sciuparne la spiritualità, e invece all’improvviso si è scoperto coinvolto, appassionato. Mi viene in mente una frase di Eugene Smith: “A cosa serve una grande profondità di campo se non c’è un’adeguata profondità di sentimento?”. E allora il fotografo non può fare solo una cronaca di quell’evento, ma le sue foto diventano parole di un poema guidato da un’autentica ispirazione. Le foto di Giacopino sono percezioni, emozioni, flash, frammenti irripetibili di giorni unici. Sono le foto dei dettagli: croci, luci, mani, sandali, sguardi, in una visione che non è e non vuole essere esaustiva. Antonella Pierno, docente di anatomia dell’immagine presso l’Accademia Belle Arti di Brera a Milano, ha letto le opere di Giacopino come dei frame, come piccoli fotogrammi di un filmato in cui all’autore non interessa presen-

L’arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci uno degli “artefici” del Congresso Eucaristico Nazionale tare i soggetti singolarmente, isolati nella dimensione di cristallizzazione tipica della fotografia di reportage; piuttosto, mediante un’operazione più vicina alla narrazione cinematografica che a una stasi pittorica, egli lega le immagini le une alle altre, ogni foto ci rimanda a quella che la precede per un attimo e a quella che la segue per un attimo, creando così un ritmo che pervade anche le foto dei piccoli dettagli. Persino i colori, tendenti all’evanescenza piuttosto che alla concretez-


za, sembrano ricorrere con un ritmo quasi ossessivo e divenire chiavi di lettura. L’accezione che Franco Giacopino ha della realtà è interpretativa, e l’uso che fa della fotografia è legato indissolubilmente a questa costante di interpretazione della realtà: cogliere con uno scatto quell’istante in cui il velo della suora si solleva e si gonfia come una vela, è riconoscere, in quel dettaglio,una ricchezza di significato che tante parole non saprebbero esprimere.

Cogliere il dettaglio, cogliere l’attimo, in una sorta di carpe diem fotografico, è restituire a tutti un piccolo, ma prezioso, momento di vita. Come ha spiegato Emanuele Cazzolla, sono stati questi piccoli particolari, colti con l’intelletto e col cuore, fissati dall’occhio della macchina fotografica e dalla penna dello scrittore oltre lo spazio-tempo lì per lì catturato, che hanno fatto il grande evento.

Da sinistra, Franco Giacopino, Giovanni Paparella, Clara Gelao, Antonio Castorani, Antonella Pierno ed Emanuele Cazzolla

Il ruolo dei partners La realizzazione della mostra fotografica “L’Aldiqua” di Franco Giacopino e del relativo catalogo, è stata possibile grazie a partners come la Provincia di Bari e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Puglia. L’inaugurazione della mostra è avvenuta presso la sede di Viale della Repubblica della Fondazione, sede che il direttore generale Giovanni Paparella si augura possa essere resa sempre più accessibile al pubblico, perchè si trasformi in un centro culturale, aperto al quartiere e alla città. La Fondazione, presieduta dal prof. Antonio Castorani, è nata a suo tempo come emanazione della Cassa di Risparmio di Puglia. Nel primo scorcio del 2008, la donazione di due autoambulanze e di due pulmini attrezzati per i diversamente abili, nonché la mostra sul barocco leccese, sono stati gli eventi che hanno visto la Fondazione impegnata con vari enti pubblici, tra cui la Provincia di Bari, rappresentata nel-

la serata inaugurale della mostra dall’assessore alla Cultura Fabio Losito e dalla direttrice della Pinacoteca Provinciale di Bari Clara Gelao. Il presidente Castorani, ha ricordato le prospettive della Fondazione e come essa operi su tre versanti: culturale, scientifico e sociale. Finalità della Fondazione è valorizzare la Puglia, il territorio e le sue risorse, svolgere attività di promozione ed erogare investimenti per iniziative di qualità, come la mostra fotografica di Giacopino. Tutti obiettivi che richiedono una continua e proficua collaborazione con le istituzioni pubbliche e nel particolar caso con la Provincia di Bari. D’altronde, l’assessore Losito ha dimostrato di essere ben disposto a sostenere quelle produzioni e quei progetti di qualità che possano costituire per il nostro territorio un’opportunità in più per creare ricchezza. (cla.ser.)

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ECONOMIA / USURA

Salari “greci” e prezzi “tedeschi”

Incontro alla Camera di Commercio sui problemi delle famiglie esposte all’usura Già, è crisi, lo sappiamo. Una crisi profonda che interessa trasversalmente il nostro Paese. I salari italiani sono scesi al di sotto di quelli greci, notoriamente i più bassi, mentre i nostri prezzi crescono più di quelli tedeschi, i più alti in ambito comunitario. E guardando più da vicino questa fotografia c’è il dramma di numerose famiglie italiane ormai ridotte a una povertà che per dignità spesso viene mascherata dietro una facciata decorosa. La disperazione assale anche le famiglie con più redditi, quelle che con tanti sacrifici hanno pianificato l’anelato acquisto di una casa, sottoscrivendo con piena fiducia un mutuo a tasso variabile, apparentemente più vantaggioso. È stata una scelta in molti casi obbligata dalla limitata disponibilità di reddito e pesantemente influenzata da consulenti disposti a vendere illusioni pur di portare a casa un buon risultato. E tutto questo è ormai un dato ufficiale. La Banca d’Italia, nel supplemento al Bollettino statistico sui bilanci delle famiglie italiane nel 2006, dice chiaramente che il reddito delle famiglie con capofamiglia dipendente nel periodo 2000-2006 è rimasto sostanzialmente stabile. E aggiunge che l’indebitamento medio delle famiglie ha raggiunto il 33% del reddito disponibile. Sensibili e attenti a questi temi, combattono in prima linea numerosi volontari impegnati a fornire conforto e assistenza a chi vive momenti di difficoltà, soprattutto per gli aspetti legati all’usura. In provincia di Bari operano con successo il Centro Culturale “Marin”, la Fondazione “S. Nicola e SS. Medici” e la Consulta Nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II”, le tre organizzazioni che hanno organizzato alla Camera di Commercio di Bari una tavola rotonda sul tema “Mutui immobiliari e contesti favorevoli all’usura”. Dopo i saluti dell’on. Luigi Farace, presidente della Camera di Commercio di Bari, che ha denunciato l’usura come “vero e proprio danno sociale”, il moderatore il giornalista Onofrio Pagone, ha sottolineato come l’argomento sia di grande attualità e venga seguito con attenzione anche dalle associazioni dei consumatori. Nell’introduzione mons. Alberto d’Urso, presidente della Fondazione “S. Nicola e SS. Medici”, ha affermato di essere testimone di una realtà locale che si sta evolvendo, grazie al coraggio che le vittime dell’usura ritrovano sentendosi sostenute concretamente nella decisione di denunciare le situazioni illegali. Da mons. d’Urso l’invito a considerare sempre le persone prima di tutto, cercando di “guardare nella stessa direzione”, per condividere la speranza di un futuro migliore e credere con tenacia nella soluzione dei problemi. Dal canto suo la dott. Maria Luisa Traversa, magistrato del Tribunale di Bari, ha fatto notare che l’incremento dei pignoramenti immobiliari del Tribunale di Bari (+22,6% nel 2007 rispetto al 2006), dovuto, soprattutto al fatto che il 91% dei mutui stipulati dalle famiglie italiane è stato a tasso variabile. È un aumento “pesante”: i nuovi pignoramenti sono addirittura dieci volte superiori agli anni scorsi. In generale le esecuzioni immobiliari sono dovute al mancato pagamento delle rate del mutuo e circa l’80% dei creditori procedenti è

rappresentato da Istituti di Credito. Inoltre le esecuzioni avvengono in tempi strettissimi (12-24 mesi), con una velocità assolutamente maggiore rispetto al passato in cui occorrevano anni: circa otto-dieci mesi dal deposito del pignoramento al giorno del conferimento dell’incarico di stima all’esperto, circa otto mesi per delegare la vendita da concludere in un anno e, infine un paio di mesi per fissare l’asta. Per “salvare la casa pignorata” ci sono molte soluzioni alternative. Oltre al pagamento integrale dei creditori, con conseguente dichiarazione di estinzione della procedura, vi sono: la conversione, da fare prima della vendita, che permette al debitore di versare ratealmente la somma dovuta (fino a diciotto mesi); la sospensione “concordata” della procedura (per un massimo di 24 mesi) con il consenso di tutti i creditori; il rinvio della vendita con il consenso dei creditori e degli offerenti; e, infine, la sospensione per ordine del giudice dell’esecuzione, su opposizione all’esecuzione del debitore, solo per gravi motivi e vizi processuali che diano luogo a nullità del procedimento evidenti. Il prof. Gaetano Veneto dell’Università di Bari ha richiamato l’attenzione sul gap che si è creato tra salari bassi e prezzi alti, sui principi di responsabilità per l’investimento, sui finanziamenti che le università europee riescono ad ottenere per programmi contro l’usura (in Italia solo l’Università Bocconi, purtroppo al 74° posto in graduatoria) e, infine, sull’effetto della pubblicità, a volte addirittura “ingannevole”, relativa alla convenienza e alla facilità di accesso al credito. L’intervento del prof. Aldo Loiodice dell’Università Europea di Roma ha delineato il quadro normativo regionale, sottolineando soprattutto la necessità di valorizzare e consolidare il ruolo e la promozione dell’associazionismo di settore. Forte e incisivo l’intervento del dott. Fabio Piccolini, segretario nazionale Adiconsum, che ha criticato la soluzione scelta dal legislatore con il decreto Bersani 2 (legge 40/07) per aiutare le famiglie in difficoltà, perché nei fatti si è purtroppo rivelata solo parzialmente efficace. Infatti, se da un lato il decreto Bersani permette la “rinegoziazione o la sostituzione del mutuo a condizioni migliori”, il sistema bancario ha attuato una “resistenza passiva” a tale possibilità, tanto che con la legge finanziaria 2008 sono state chiarite le numerose possibili difficoltà interpretative della legge originaria. Tutte queste ragioni spingono Adiconsum a perseverare nel monitoraggio dei comportamenti, scorretti o talora addirittura illegali, delle banche e a mettere in guardia i consumatori, invitandoli a rivolgersi a soggetti fidati e competenti e a valutare con attenzione ogni scelta di rinegoziazione del proprio mutuo. Ha concluso la tavola rotonda Padre Massimo Rastrelli, presidente Consulta Nazionale Antiusura, tirando le somme sugli importanti contenuti emersi nell’incontro e invitando con passione il pubblico e gli operatori a continuare con fiducia, investendo nel dialogo, nella collaborazione e nel sostegno perché la “parte sana” del Paese possa crescere unita, con forza e con coraggio. Stefania Chionna

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ECONOMIA / CREDITO

Promotori finanziari

Mercato & Formazione Organizzato a Bari il Financial Forum dalla Banca Popolare di Puglia e Basilicata al fine di implementare il livello di aggiornamento professionale degli operatori del settore finanziario e per offrire agli stessi un focus sui mercati e sull’Asset Allocation del 2008 Mantenere elevato il livello di aggiornamento professionale degli operatori del settore finanziario ed aprire un focus sui mercati nazionali ed esteri: questi gli obiettivi del Financial Forum organizzato a Bari dalla Banca Popolare di Puglia e Basilicata il 24 e 25 gennaio presso lo Sheraton Nicolaus Hotel. Paolo d’Ambrosio, responsabile della rete dei promotori finanziari della BPPB, insieme ad un selezionato numero di operatori del settore finanziario (complessivamente più di 800, in rappresentanza di ben 9 Regioni italiane), ha avuto

internazionale. Inoltre, ha offerto a tutti i partecipanti la possibilità di massimizzare il tempo permettendo, infatti, di incontrare in appositi stand allestititi dalle società, i partner dell’evento. Al Financial Forum 2008, tra gli altri, sono intervenuti Errico Ronzo direttore generale della Banca Popolare di Puglia e Basilicata; Fabrizio Carenini direttore commerciale di Aletti Gestielle Sgr; Giobatta Michelazzo responsabile distribuzione e Prodotti d’Investimento Sud Europa di American Express Bank; Maurizio Vanzella direttore com-

Uno scorcio della sala con i relatori della tavola rotonda del Financial Forum svoltosi allo Sheraton Nicolaus Hotel e il tavolo della presidenza con al centro il direttore generale della Banca Popolare di Puglia e Basilicata dott. Errico Ronzo. Accanto il presidente della Banca avv. Raffaele D’Ecclesiis e Paolo d’Ambrosio chairman delle due giornate modo di confrontarsi con i responsabili dei maggiori gruppi nazionali ed internazionali di Asset Management. Lo scopo è stato quello di approfondire la conoscenza del brand ed esaminare l’andamento dei mercati. La due giorni si è snodata in un primo momento in cui si è discusso di “Strategie per il 2008, asset allocation, novità prodotti”, all’interno del quale si è dato concretamente spazio ai servizi offerti alla clientela, ed un secondo in cui ci si è concentrati sulla tavola rotonda dal tema “La Banca Popolare di Puglia e Basilicata e il multibrand: il contributo delle società prodotto alla qualificazione professionale degli operatori finanziari”. Il Financial Forum 2008, ha rappresentato, per gli operatori del settore, un’opportunità per stringere nuovi rapporti e scambiare idee con colleghi di diverse società (sono intervenuti, oltre agli operatori della BPPB) ospiti in rappresentanza di 65 aziende tra Banche e Società del settore bancario e finanziario), per i clienti, l’occasione di ottenere direttamente informazioni sull’andamento della Finanza

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merciale di Anima Sgr; Roberto Anselmo direttore commerciale di Arca Sgr; Leonardo De Benedetti responsabile Corporate & Institutional Sales di Banca Aletti; Andrea Costa responsabile Retail Clients di Eurizon Investimenti; Sergio Trezzi Country manager Italia di Invesco; Luca di Patrizi direttore generale di Pictet Funds; Mario Petrella Sales Manager di Pioneer Sgr; Donato Savatteri direttore commerciale di Franklin Templeton Italia. “Si tratta di un’iniziativa che la Banca Popolare di Puglia e Basilicata ha ritenuto necessaria per mantenere elevato il livello di qualificazione ed aggiornamento professionale dei propri Promotori Finanziari”, ha affermato il presidente della BPPB avv. Raffaele D’Ecclesiis. A sua volta, il direttore generale Errico Ronzo ha rilevato che “l’applicazione in Italia della Direttiva Europea MIFID è da porre in relazione all’esigenza di creare un sistema più concorrenziale, che assicuri la tutela del risparmio e la trasparenza dei mercati finanziari, ormai caratterizzati dal costante aumento del numero degli investitori e dalla


crescente complessità dei prodotti e dei servizi che ad essi vengono offerti”. Secondo Paolo d’Ambrosio “l’elemento caratterizzante il Forum è che a tutti i partecipanti è stata offerta l’opportunità di discutere di questioni di fondamentale importanza per gli investimenti nazionali ed internazionali, anche con la formula ‘one to one’. Infatti, all’interno di un’apposita ‘Area Partners’, si sono potuti incontrare i responsabili delle società invitate al Forum per consulenze personalizzate ed approfondimenti su temi specifici”. Al Financial Forum 2008 hanno aderito come ospiti, anche esponenti di altre Società di Asset Management non distribuite dalla Rete della Banca Popolare di Puglia e Basilicata i quali, interessati all’evento e alla realtà della Rete della Banca, hanno chiesto di partecipare e, a fine Forum, visto il successo, di intervenire in futuro come Partners. Il successo dell’iniziativa, unica del genere al Sud, il gradimento degli ospiti presenti espresso direttamente agli interessati e anche attraverso i questionari di feedback, distribuiti nel corso della manifestazione (è emerso che più dell’80% degli intervenuti pensa di partecipare nuovamente alla manifestazione in futuro), ha spinto i Partner della Banca, ad esprimere la volontà di replicare negli anni il Financial Forum. Grazie a questo evento, si è potuta conoscere la Rete dei Promotori Finanziari della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, che attualmente conta 124 promotori finanziari operanti in 5 regioni italiane; costantemente in crescita e in un’ottica di reclutamento di nuovi promotori, organizza, ormai dal 2002, attraverso la scuola per aspiranti promotori finanziari, corsi trimestrali di abilitazione alla professione, offrendo ai giovani un servizio sociale ovvero un’opportunità di lavoro e anche la possibilità di crescere professionalmente nel mondo della consulenza finanziaria. La Banca Popolare di Puglia e Basilicata in anni turbolenti per il sistema bancario italiano, caratterizzati da profonde ristrutturazioni e notevole competizione, è riuscita a crescere gradualmente e in modo armonico, mantenendo la propria autonomia e migliorando costantemente le proprie risultanze patrimoniali ed economiche. I soci hanno visto sempre accresciuti il valore e il rendimento delle proprie azioni e le aree servite hanno beneficiato di particolari ritorni sia in termini di sostegno alle iniziative socio culturali e di volontariato sia, soprattutto, di supporto alla crescita economica. E’ presente in undici regioni italiane con 121 sportelli dei quali 79 in Puglia e Basilicata e 42 tra Campania, Lombardia, Molise, Abruzzo, Lazio, Marche, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. E’stata la prima banca meridionale autonoma a pianificare sin dal 1997 con la filiale di Milano, l’apertura di dipendenze anche nelle regioni del centro e del settentrione d’Italia.

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NOVITA’ FEBBRAIO 2008 UGO VILLANI

ISTITUZIONI DI DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA

ISBN 9788884226716 - pp. 394 - E. 33,00 AA.VV. SVILUPPO DEMOGRAFICO ED ECONOMICO NEL MEDITERRANEO ISBN 9788884226723 - pp. 462 - E. 40,00 MAURIZIO GANGEMI (a cura) PESCA E PATRIMONIO INDUSTRIALE Tecniche, strutture e organizzazione (Sicilia, Puglia, Malta e Dalmazia tra XIX e XX secolo) ISBN 9788884226815 - pp. 479 - E. 40,00 PASQUALE CONVITO LA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ISBN 9788884226822 - pp. 78 - E. 8,00 ISABELLA LOIODICE IL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE (Prospettive sulla persona) ISBN 9788884226839 - pp. 255 - E. 25,00

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ECONOMIA / EDILIZIA

Mercato edilizio

ancora incertezze

Insoluti alcuni problemi del settore nella franca intervista al presidente della Sezione Edile di Confindustria Bari, ing. Vito Bellomo. Necessaria la concertazione tra le istituzioni e la categoria imprenditoriale. I rapporti con gli istituti bancari di Tonino Ancona come siamo messi? E’ peggiorata La sua analisi parte dalla consideraziola situazione? ne che il settore dell’edilizia, pubblica e “Diciamo che non è migliorata per ciò privata, debba riprendere un suo ruolo che concerne la responsabilità penale ben preciso, atteso che, “si sta svilupdei soggetti coinvolti. Sempre più in pando un positivo rinnovamento nella flessione la situazione economica. Molcultura d’impresa”. te imprese hanno il fiato molto corto. L’ing. Vito Bellomo, presidente della Il sistema bancario, pur riconoscendo Sezione Edile di Confindustria Bari, fa, capacità e serietà ai nostri imprendicosì, il difensore d’ufficio in un protori, comincia ad essere abbastanza cesso, lo definisce sommario, in cui il preoccupato per quelle che possono maggiore imputato è l’edilizia, per vari essere l’insufficienza di garanzie per le motivi. iniziative economiche delle imprese. L’incertezza del mercato, l’allontaSi sta creando un clima di fibrillazione namento degli investitori, un geche in definitiva ostacola un concreto nerale e diffuso decremento nelle sviluppo del territorio”. costruzioni nella città di Bari, quali La necessità di adeguate garanzie riflessi hanno sull’attività degli L’ing. Vito Bellomo presifavorirebbe la presenza sul merimprenditori del settore? dente della Sezione Edile cato di società provvisorie, create “La situazione di incertezza e di sodi Confindustria Bari solo ed esclusivamente per poter stanziale paralisi del mercato edilizio, è un quadro allarmante che è sotto gli occhi di tutti. Quali aggiudicarsi grandi progetti? sono state le cause? Da un lato c’è stato, praticamente, “Il problema dell’organizzazione dell’impresa, oggi, un atteggiamento di poca concretezza da parte della viene vista solo, strumentalmente, alla realizzazione pubblica amministrazione che ha preferito non accettare di grandi interventi infrastrutturali. E’l’unica strada da una specie di grande accordo, di grande patto che la dover percorrere. Con un distinguo. Se dovesse essere classe imprenditoriale barese aveva offerto: condividere lo Stato ad intervenire, non si possono prevedere inveinsieme un sistema di obiettivi. Ci sono state soltanto stimenti, a breve termine , tenuto conto delle condizioni promesse con pesanti conseguenze. Cantieri sequestraeconomiche del paese. Allora bisognerà considerare, ti. Chiaramente ne derivano gravi incertezze non solo in toto, il mercato del privato. Che ,però, ha bisogno per gli operatori locali, ma anche per coloro che non di certezze: capire quando è il momento di investire e trovano le condizioni favorevoli per poter investire”. disinvestire. Ne scaturisce che solo la corretta applicaSi aggiunge, pure, che la mancanza di regole zione di regole certe può dare al nostro sistema quella certe non facilita, o meglio, non avvia concrescintilla per dare fiato all’intero mercato”. te iniziative atte a determinare uno sviluppo in In buona sostanza che cosa ci vuole per rilanciaarmonia con le aspirazioni di una città che vuole re la capacità imprenditoriale degli operatori del diventare un importante centro metropolitano? settore? “E’ chiaro che la richiesta di regole certe è stata conti“E’ necessario, soprattutto, che gli imprenditori , per nuamente avanzata dalla classe imprenditoriale, in tutte riproporsi, riprendano a credere nel sistema delle istitule sedi. Ma regole certe significa anche certezza nei zioni. Dovremmo definire un meccanismo, nel quale la rapporti. E’ necessario delineare esattamente quali debpubblica amministrazione riconosca e riaffermi, senza bano essere i paletti sui quali l’amministrazione, da una equivoci , il suo ruolo di controllore e le imprese assuparte, e la classe imprenditoriale, dall’altra si debbano mano la responsabilità di soggetto economico attuatore. muovere per poter realizzare quelle grandi opere di traCon uno specifico obiettivo: le decisioni devono essere sformazione urbana di cui la nostra città ha bisogno”. prese su un rapporto paritario”. Lei mi disse un anno fa che in mancanza di regoNasce il sospetto che ci si trova di fronte ad un le certe gli imprenditori possono rischiare anche mercato drogato e per i prezzi e per la mancanza a livello penale e non solo amministrativo. Oggi di civili abitazioni, almeno nel capoluogo.

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“La situazione nel capoluogo è la chiara indicazione di una politica urbanistica ed edilizia che è stata assolutamente fallimentare, pur in presenza di grandissima disponibilità da parte degli imprenditori ad impegnarsi in iniziative di grosso respiro sociale. Di fatto, però, al di là, dei grandi progetti, non si è andati avanti. Resta la realtà di un mercato atrofizzato. Quello barese sconta, maggiormente, le conseguenze di questo crollo nelle operazioni commerciali con il risultato di creare non poche ripercussioni negative sull’intero mercato. Si aggraverà uno stato di totale completa diffidenza negli acquirenti che molto spesso ritarda la realizzazione di un loro sogno: l’acquisto di una casa”. Nei centri della provincia, come va? “Il mercato, in provincia è caratterizzato, sicuramente, dal fenomeno opposto. Oltre 50 mila baresi nello scorso decennio sono andati via. Oggi vogliono ritornare in città. Questa ‘immigrazione’ sta ponendo, in ambito provinciale, il grossissimo problema di avere uno stock edilizio che sta aumentando per effetto di trascinamento di iniziative prese in precedenza, ma che di fatto sta facendo calare i prezzi. Ci si dovrà porre il problema, in termini di pianificazione, di ridefinire i ruoli e l’utilizzo dei patrimoni edilizi in base alla dislocazione sul territorio”. Come stiamo con i mutui, croce e delizia per chi intende concretare una sua aspirazione, la casa? “Fortunatamente in Italia siamo meno compromessi rispetto agli Stati Uniti. Addirittura per i mutui a tasso varabile, qui da noi, c’è stato un incremento. Devo dire che le banche stanno dando un segno di responsabilità nel gestire con grande cautela un fenomeno che non può non preoccupare le famiglie italiane”. Cosa si sta facendo nel segmento delle opere pubbliche? “La situazione è davvero drammatica. Le opere pubbliche sono un grande investimento per ogni comunità. Si pongono, così , le condizioni di maggiore competitività. Purtroppo dobbiamo prendere atto che i grandi investitori Ferrovie, Anas, stanno avendo grossi problemi. Sappiamo che questi enti sono finanziati dallo Stato. L’unica chanche, in questo momento, sono le risorse di provenienza comunitarie. Sulle quali sarà opportuno

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adottare una politica di concentrazione per individuare pochi obiettivi utili al territorio”. A questo proposito, ci sono le premesse per utilizzare al massimo questo cespite? “Se frammenteremo questa disponibilità in una serie di piccole iniziative, avremmo commesso un grosso errore. La Puglia, è bene ricordarlo, tra non molto non farà più parte delle regioni destinatarie degli aiuti economici comunitari. Non si può assolutamente rinunciare a tali benefici”. E lei che cosa propone? “Prima di tutto bisogna chiarire, una volta per tutte, che non debbano essere, soli ed esclusivamente, gli enti pubblici i soggetti decisori. E’ necessario organizzare un tavolo di concentrazione allargato ad un ampio partenariato. Finora, in tal senso, i segnali che arrivano sono di una totale chiusura. La pubblica amministrazione non vuole recedere dalla sua autonomia, in materia”. Si è creato quasi un terremoto nel segmento delle costruzioni in edilizia. In un rapporto a due, imprese da una parte e apparato amministrativo dall’altra, lei se la sentirebbe di dire che sono state poste in atto, da parte degli imprenditori, le politiche di rilancio e di recupero della realtà urbana? In una parola ci può essere un concorso di colpa? “Io penso che le responsabilità vadano comunemente ricercate a monte, sia in coloro che hanno operato e sia in coloro che hanno permesso che le opere fossero portate a termine. Soltanto che la consapevolezza dei propri errori gli imprenditori l’hanno assunta. La dimostrazione è nella attenzione a realizzare una edilizia qualitativamente migliore e a mettere in atto interventi complessi dal punto di vista urbanistico. Io non so se nell’ambito dei soggetti politici che governano le amministrazioni si sia maturata, a qualsiasi livello, una coscienza favorevole all’impresa che deve essere vista non soltanto come soggetto economico, ma anche come aziende che creano ricchezza. Se noi non riusciremo a ricostruire questo feeling, penso che il futuro sarà sempre più problematico”.


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