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periodico di Cultura Turismo Economia direttore responsabile NICOLA BELLOMO sommario n. 7-8/2008 anno 42esimo Edizioni NUOVA GEDIM S.R.L. Direzione - Amministrazione - Pubblicità via Suppa, 28 - tel. 0805232468 70122 Bari - NUOVA GEDIM S.R.L. iscritta alla Camera di Commercio di Bari il 14/01/2008 al numero 503184 - “NELMESE” periodico di cultura turismo economia iscritto al n. 333 del “Registro dei giornali e periodici” del Tribunale di Bari 9 /11 / 1967 - Spedizione in abbonamento postale comma 34 - art. 2 - Legge 549/95 - Filiale di Bari - E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di scritti e la riproduzione in fotocopia -. Nicola Bellomo ideazione Grafica. Massimo Clori Fotocomposizione. - Stampa: Pubblicità & Stampa - Via dei Gladioli 6 - 70026 Modugno/Bari tel. 0805382917 ABBONAMENTO ANNUO PER IL 2008 Euro 30,00 - LA COPIA - euro. 3,00 (con copertina plastificata euro 3,20) - CONTO CORRENTE POSTALE 000088305263 INTESTATO A NUOVA GEDIM S.R.L. - VIA SUPPA 28 BARI 70122
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MEDICINA / SOCIALITA’ / 4.
UNIVERSITA’ / DIBATTITI TAVOLA ROTONDA DELLA PRIMA CATTEDRA DI DIRITTO AMMINISTRATIVO DELLA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITA’ DI BARI
I diritti umani, al centro della nuova cultura giuridica di Marisa Di Bello 4 ISTITUZIONI DOCENTE UNIVERSITARIO E GIA’ PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE PUGLIESE
Nicola Di Cagno presidente dell’Ipres
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ATTUALITA’ / DIBATTITI SPUNTI ED ANALISI ALL’ORDINE DEI GIORNALISTI DI PUGLIA
INDAGINE NEL MONDO DEI CIECHI. POCHI I DONATORI E MOLTE LE PERPLESSITA’
Perchè la Paura
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di Claudia Serrano
EMERGENTI / DIRITTO COSI’ LA GIOVANE PENALISTA ANNALISA NANNA
Ritratto di Avvocato di Claudia Serrano
ESTERO / CONFINDUSTRIA DELEGAZIONE DI IMPRENDITORI PUGLIESI
Ponte Puglia-Ucraina
ALLA FACOLTA’ DI ECONOMIA CICLO DI SEMINARI PER IL CORSO DI MANAGEMENT INTERNAZIONALE
Flash di cronache e annunci
UNA CONVENZIONE PER TIROCINI
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UNIVERSITA’ PER LO SVILUPPO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO
Università, scambi tra Bari e Nagasaki
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MEDICINA A BARI UNA “UNITA’ NEUROVASCOLARE”. ANTICIPAZIONI DEI PROFESSORI LIVREA E BORTONE
Ictus, se lo previeni lo eviti di Marisa Di Bello
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ATTUALITA’ IN PUGLIA
MILITARI / UNIVERSITA’
di Alessio Rega
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UNIVERSITA’ / INDUSTRIE
Informazione, risorsa Imprese e mercati esteri o pericolo? di Francesco De Palo 10 di Mario Carrassi Saicaf Caffè MILITARI da Bari nel mondo PRESTIGIOSO INCARICO AL GENERALE GARGINI di Alessio Rega Aeronautica Militare, Divella, pasta a Bari il Comando Scuole di Alessio Rega 12 in Cina di Alessio Rega Università & Esercito osmosi formativa
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MANUALE DEL DOTT. BENIAMINO NANNAVECCHIA
Hai il mal di schiena? Si può curare! di Marisa Di Bello 20
di Daniela Mazzacane
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Abbonatevi a NelMese da 42 anni al servizio dei pugliesi e della Puglia, 30 euro per 11 numeri da qualsiasi mese nelmese - 7-8/2008 - 3
UNIVERSITA’
I diritti umani al centro della nuova cultura giuridica
Illustri relatori hanno dibattuto il tema dei fondamenti dei “servizi alla persona” in una tavola rotonda, svoltasi nell’Aula Moro e organizzata dalla I Cattedra di Diritto Amministrativo della Facoltà di Giurisprudenza di Bari su “Obiettivi educativi tra diritti umani e servizi alla persona”. Il prof. Piernicola de Leonardis ha introdotto e moderato il vivace ed approfondito dibattito
di Marisa Di Bello Il primo relatore, il prof. Antonio Baldassarre, già presidente della Corte Costituzionale e ordinario di Diritto Costituzionale alla L.U.I.S.S. di Roma, ha rivolto innanzitutto un pensiero ad Aldo Moro, al quale di recente è stata intitolata l’Università di Bari, ricordando l’altissimo contributo da lui dato da giovanissimo costituente, che è valso a caratterizzare la nostra Costituzione fondata sui diritti della persona umana. Entrando nel vivo dell’argomento, egli ha sottolineato come l’ultimo cinquantennio ha posto i diritti umani come base giuridica sia in un gran numero di ordinamenti nazionali – circa il 60% - che negli ordinamenti internazionali/globali. Se questo dato di fatto è confortante, ha affermato il prof. Baldassarre, nella realtà la garanzia effettiva di questi diritti varia da Stato a Stato e nelle diverse aree del mondo. Ciò dipende anche dal fatto che a livello statale la più grande garanzia dei diritti umani è data dall’insieme dei poteri riassumibile nel concetto di sovranità. A livello internazionale e globale, invece, non esiste un insieme di poteri che possa essere paragonato a quello della sovranità statale. Ciò crea squilibrio e fluidità nell’assicurare in ogni parte del globo lo stesso rispetto per la dignità della persona. NELL’ULTIMO SECOLO PIU’ GARANZIE PER L’UMANITA’ Certo, nell’ultimo secolo, l’umanità ha conosciuto una garanzia più ampia dei diritti umani, ma molto c’è ancora da fare perché essi vengano realmente assicu-
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rati ovunque. Fa ben sperare, però, la consapevolezza che oggi è iniziato un nuovo ciclo storico caratterizzato da una relativa diffusione dei poteri sovrani ormai divisi tra il livello statale e quello degli ordinamenti politici internazionali e globali. Non è più il tempo in cui il singolo può fare ciò che vuole, calpestando i valori della dignità umana o macchiandosi di crimini contro l’umanità come il genocidio, perché ci sono organizzazioni sopranazionali come l’ONU che possono decidere di punire i governanti o il popolo che di quei crimini si è macchiato. Si tratta di fenomeni che fanno parte di un più generale processo che si può definire di ‘costituzionalizzazione degli ordinamenti’, nazionali e internazionali, e tale processo si sviluppa e riproduce attraverso una dialettica continua tra i valori costituzionali nazionali e quelli operanti al di sopra delle nazioni. Su questo si forma il nuovo diritto costituzionale. INTEGRAZIONE TRA SOCIETA’ NAZIONALE E INTERNAZIONALE
La vera novità della nostra epoca, impensabile fino ad alcuni decenni fa, consiste proprio nell’integrazione della società nazionale in quella internazionale. Un ciclo appena iniziato che non si sa come potrà evolvere, ma che per svilupparsi deve essere accompagnato da una più diffusa cultura dei diritti umani e caratterizzarsi per un risvolto etico forte. In passato - ha aggiunto
Da destra, il prof. Antonio Baldassarre, ordinario di Diritto costituzionale all’Università LUISS di Roma con il prof. Piernicola de Leonardis, ordinario di Diritto amministrativo alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari (f. Signorile) Baldassarre - tutto era rapportato all’arbitrio del sovrano e il diritto si identificava con la sua volontà. Oggi, questa concezione del diritto non è più possibile e al suo posto è subentrata l’esigenza di ritrovarsi tutti in alcuni valori, in alcuni principi comuni di grande valenza etica e politica legati alla dignità umana. “E’ vero che siamo ancora lontani dall’ideale – ha concluso – ma questo ideale è stato posto ed è in qualche modo diritto. E quindi, fa parte della nostra convivenza tra uomini. Diritto costituzionale nazionale e internazionale sono collegati. L’epoca che è nata è l’epoca dei diritti umani, sfera ancora fluida che per svilupparsi ha bisogno di un maggiore impegno da parte dei
singoli stati e dei singoli cittadini”. Istanze queste che trovano riscontro nel diritto privato, ha confermato il prof. Cesare Bianca, ordinario di Diritto Civile presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma, il quale ha fatto presente come quella fluidità riscontrata a livello internazionale, si riscontra anche nel nostro ordinamento nazionale. In particolare, nel suo interven-
di tutela che potrà essere esercitata anche da strutture privatistiche che siano riconosciute come organizzazioni di interesse sociale. Diritto fondamentale della persona quello di essere educato, quindi, ma da chi? Si è chiesto il prof. Bianca. “Innanzitutto dai genitori o da coloro che li sostituiscono, gli affidatari, dalla scuola, statale o privata, a cui si affianca
corpo, la crisi della ragione, che impedisce di riconoscere e risolvere i problemi in cui ci si trova, l’eclisse dei valori. “Per invertire il cammino che preannuncia incognite di ogni genere e sollecitare l’originalità del soggettivo progetto di vita, è necessario agire – ha concluso la prof. De Natale – perché la libertà dei giovani si alimenti di contenuti di verità e la vita recuperi i suoi significativi valori. I giovani
Da sinistra, il prof. Massimo Cesare Bianca, ordinario di Diritto civile all’Università “La Sapienza” di Roma; l’avv. Goffredo Grassoni, presidente nazionale della Confederazione dei Consultori, di Roma; la prof. Marisa De Natale, pro rettore nell’Università Cattolica di Milano to, si è soffermato sul diritto all’educazione che è un diritto della personalità, in quanto ha ad oggetto un bene essenziale della persona umana nella sua età evolutiva. Un diritto cui fa espresso riferimento l’art. 147 del nostro Codice Civile, a proposito dell’istruzione e dell’educazione della prole, anche se non menziona i principi morali ai quali deve conformarsi l’educazione e dai quali il processo educativo non può prescindere. Essere educato, infatti, vuol dire essere formato, secondo quei valori che stanno alla base della nostra civiltà giuridica. DIRITTO ALL’EDUCAZIONE E SOCIETA’ UMANA Il diritto all’educazione che è cosa diversa dall’istruzione, anche se questa può essere considerata un momento di quella, si struttura come rispetto della persona che va tutelata da ingerenze dannose e da messaggi diseducativi, quali quelli che possono venire dai media ed essere lesivi proprio di quel diritto. Necessaria, quindi, un’opera
numerosa oggi la società civile che si pone come interlocutrice del dialogo educativo, attraverso le tante organizzazioni e strutture di solidarietà sociale”. Una partecipazione, quella della società civile all’opera educativa che trova una base normativa nell’articolo 118 della Costituzione e nella proclamazione del principio di sussidiarietà. La prof. Maria Luisa De Natale, pro-rettore dell’Università Cattolica del S.Cuore, ha valutato il problema da una prospettiva pedagogica, soffermandosi sul significato stesso della parola educazione, che non è istruzione, ma è molto di più. E’ diritto della persona ad essere se stessa, a maturare capacità di libere scelte e capacità di comprendere il senso della vita, per cui gli obiettivi educativi non possono che essere quelli che portano a questa meta. Criticando il pragmatismo di stampo americano, la prof. De Natale ha individuato i tre fattori negativi oggi dominanti nella società : il primato del
devono poter essere orientati a scoprire personalmente il valore della ‘dimensione dell’essere’ che consiste nella cura della propria interiorità, nell’impiego produttivo delle proprie potenzialità, nella valorizzazione dello spirito critico e dell’autonomia. Ecco perché non basta solo l’istruzione, cioè l’acquisizione di un sapere, ma è necessaria l’educazione. Il che significa che i genitori devono innanzitutto recuperare il senso di responsabilità rispetto a questo problema e al progetto di famiglia che è progetto per la vita, valore fondamentale della persona”. EDUCARE GLI ADOLESCENTI Educare è aprire alla speranza, è capacità di trasmettere amore. Il bambino, l’adolescente, ma ogni individuo, si potrebbe dire, ha bisogno di sentirsi amato, innanzitutto, perché così avverte di avere un significato per qualcuno, sia esso il genitore o il contesto sociale in cui vive. E a tal proposito, la prof. Maria Luisa De Natale ha riferito di un’attività di ricerca e di servizio che
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è stata avviata di recente a Milano: il CREADA, Centro di Relazione Educativa Adulto-Adolescente, che, con la partecipazione dell’Ospedale Maggiore e con il sostegno della Regione Lombardia, vuole fornire una risposta efficace e competente alle esigenze degli adolescenti, delle famiglie, dei Consultori Familiari, della Scuola e dei Centri di aggregazione, di presenza o di assistenza giovanile. La sfida che il CREADA raccoglie vuole essere un contributo per una risposta adeguata alle varie indagini sui problemi dei giovani che oggi più che mai sembrano smarrirsi in una realtà caratterizzata da vuoti valoriali e da contraddizioni assiologiche, e affinché gli adulti possano essere migliori educatori, garantendo anche a loro quel diritto all’educazione che non è ancora realizzato. Presiede il Centro l’avvocato Goffredo Grassani che è anche presidente della Confederazione Italiana Consultori Familiari, che ha partecipato alla tavola rotonda, sottolineando il grande contributo che la società civile ha dato, sin dai tempi antichi, nell’opera di servizio alla persona, soprattutto alle fasce deboli. Ha ricordato gli antichi istituti per gli orfani, il sostegno ai carcerati e la creazione dei primi ospedali, come l’Ospedale Maggiore di Milano, sorto nella metà del XV secolo che curava gratis i poveri. Nel 1968 queste grandi istituzioni, espressione della solidarietà dei privati, furono rese pubbliche, mentre la riforma sanitaria del 1978, costituendo il servizio sanitario nazionale con esclusione dei fondatori degli enti di servizio alla persona, introdusse un nuovo volontariato. A questo periodo storico è seguito l’ulteriore sviluppo del ruolo della società civile che attualmente si riconosce nell’art. 118 della Costituzione, secondo il principio di sussidiarietà che determina un’autonomia di fondo delle
istituzioni locali, chiamate esse stesse a individuare i fini di interesse generale: si tratta di un passaggio epocale che pone in stretta collaborazione società civile e istituzioni pubbliche e consente una nuova considerazione degli ordinamenti giuridici, a partire dalle istituzioni più prossime alla persona e cioè il mondo dell’associazionismo e la famiglia. In questa luce va proiettata l’attività dei consultori familiari, che rappresentano un mezzo di appoggio per lo svolgimento delle problematiche sociali e familiari. Attraverso il volontariato, ha ribadito che la società civile non solo collabora con propri mezzi all’azione dello Stato, ma concorre con esso alla definizione degli obiettivi. Oggi, le organizzazioni della società civile sempre più qualificate, sono riconosciute nella loro autonomia e nel servizio di sussidiarietà, irrinunciabile, a sostegno dei soggetti, della famiglia e per la crescita della società civile poiché il loro apporto non è solo connotato da servizi tecnici all’avanguardia ma anche da servizi valoriali. E l’avv. Grassani ha concluso affermando che il diritto di per sé non può governare i nuovi fenomeni, senza l’etica e che questo ruolo appartiene alla società civile. . INVITO AI GIOVANI: CURATE I VALORI Concludendo i lavori, il prof. Piernicola de Leonardis, ordinario di Diritto amministrativo ha invitato i numerosi giovani presenti a cercare costantemente ed a ritrovare in prima persona quei valori fondamentali che i giuristi riconoscono nel modulo dei diritti umani e che una società civile deve non solo proteggere ma adeguatamente vivere in tutte le sue componenti, dando sostanza a quel principio di solidarietà che rappresentava uno dei cardini del pensiero di Aldo Moro a cui è stato giustamente intitolato l’Ateneo barese. Senza di quei valori la società, anziché progredire, imbarbarisce. Marisa Di Bello
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ISTITUZIONI
Di Cagno all’Ipres
E’ stato eletto presidente per il quinquennio 2008-2013. L’Istituto svolge dal 1986 ricerche di vario genere a livello regionale comprendenti tra l’altro la programmazione urbanistica commerciale e i programmi e lo sviluppo di politiche comunitarie Il prof. Nicola Di Cagno è il nuovo presidente, per il quinquennio 2008-2013, dell’IPRES, Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali. E’ stato eletto dall’assemblea degli enti associati che ha provveduto anche al rinnovo delle cariche sociali e all’approvazione del nuovo statuto dell’ente. Sono stati nominati consiglieri di amministrazione Giuseppe Moro, professore ordinario dell’Università di Bari; Rocco Pignataro, già parlamentare; Giuseppe Acierno, dirigente della Provincia di Brindisi; Fernando Cocola, commercialista; Domenico Mennitti, Sindaco della Città di Brindisi; Mario de Donatis, dirigente della Regione Puglia, già componente del precedente consiglio di amministrazione come il prof. Di Cagno. Sono stati designati quali componenti il Collegio dei Revisori Leonardo Volpicella, dirigente della Regione Puglia; Giovanni Berardi, avvocato; Pamela Palmi, dottore commercialista. All’Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali (IPRES), costituito nel 1968, quale associazione tra Enti locali e pubblici, riconosciuta con Decreto del Presidente della Regione Puglia n. 1284 del 15 ottobre 1998, aderiscono le espressioni più significative del sistema delle Autonomie locali e funzionali regionali Regione Puglia, Province pugliesi, Città Capoluogo, il sistema universitario pugliese, le Camere di Commercio. Recentemente ha aderito l’AATO Puglia. L’Istituto svolge le proprie attività nei seguenti campi di ricerca: Analisi statistica e valutazione (annuario statistico dei comuni pugliesi, stime di microdati a livello territoriale, individuazione di strumenti e modelli di valutazione, definizione di sistemi di monitoraggio, ricerche e indagini quali – quantitative); Ricerca sociale e welfare regionale (analisi dei sistemi di offerta dei servizi alla persona, organizzazioni di volontariato, terzo settore, economia civile, piani di zona e modelli di integrazione socio – sanitaria, analisi del mercato e delle politiche attive del lavoro, politiche settoriali di intervento); Programmazione territoriale e sviluppo locale (piani territoriali di coordinamento (piani e programmi di sviluppo socio-economico – territoriale di area vasta, piani e programmi di sviluppo urbano, reti istituzionali e governance dello sviluppo locale, analisi ed approfondimenti settoriali); Programmazione urbanistica commerciale (pianificazione in materia di commercio in sede fissa su aree private e rivitalizzazione dei centri storici, piani del commercio su aree pubbliche, piani delle rivendite esclusive e non elusive della stampa quotidiana e periodica, programmazione degli esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande); Programmi e sviluppo di politiche comunitarie (programmi e progetti relativi a risorse comunitarie gestite ai livelli comunitario, nazionale e regionale, programmi e progetti di cooperazione transregionale e transnazionale, sviluppo di partenariati trasnazionali tra istituzioni e attori economici e sociali, cooperazione decentrata e cooperazione allo sviluppo).
Nicola Di Cagno, coniugato con Rosa Anna Fracasso, con due figli, è professore ordinario di Economia Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi del Salento di cui è stato preside nel periodo 1999 – 2005 e dove dirige il Dipartimento degli studi aziendali, giuridici e ambientali (SAGA). Nicola Di Cagno è stato consigliere comunale della Città di Bari dal 1971 al 1985, dove ha ricoperto, anche, la carica di assessore al Personale, prima, e al Bilancio e Tributi, successivamente. Presidente del Consiglio Regionale della Puglia nella IV legislatura (1985 – 1990), è stato altresì assessore al Bilancio Finanze ed Enti locali negli anni 1990 – 93 e presidente della Commissione consigliare per il Piano negli anni 1994 – 95. E’ inoltre socio dell’Accademia italiana di Economia Aziendale, della Società italiana di Storia della Ragioneria e dell’Accademia pugliese delle Scienze
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ATTUALITA’ / DIBATTITO
Informazione, risorsa o pericolo?
Quale futuro ha la libertà di stampa e soprattutto quale impatto nei confronti degli utenti? Spunti ed analisi all’Ordine dei Giornalisti di Puglia in occasione del disegno di legge all’esame del Parlamento sulle intercettazioni telefoniche
di Francesco De Palo “E’ vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto o nel contenuto, di atti di indagine preliminare, nonché di quanto acquisito al fascicolo del pubblico ministero o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano concluse le indagini preliminari”. Così recita l’art.2 del ddl sulle intercettazioni telefoniche proposto dal Governo. Stando così le cose, fino all’inizio di un processo non si potrebbe non solo scrivere dello stesso, ma nemmeno dei capi di imputazione, con il rischio concreto di una paralisi informativa sulle faccende giudiziarie. Il tema è stato al centro di un momento di riflessione nella sede dell’Ordine dei giornalisti della Puglia dal titolo “Intercettazioni: diritto alla privacy e diritto all’informazione”, in occasione della presentazione del “Manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione” di Ruben Razzante edito dalla Cedam, presenti il prof. Aldo Loiodice, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Bari e studioso da anni della materia, e Michele Partipilo, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti. MATERIA VASTA E COMPLESSA A fare gli onori di casa la presidente dell’Ordine regionale Paola Laforgia che, non da oggi, ha avviato una stagione diversa per l’Ordine, fitta di incontri e presentazioni di volumi ed idee, a testimoniare una volontà forte di intensifi-
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care il rapporto con iscritti e fruitori. Ne è emersa una panoramica puntuale ed illuminante sulla materia che “è molto vasta e complessa, e va valutata su più livelli per offrire soluzioni condivise e soprattutto valide” ha sottolineato il prof. Loiodice. Secondo il costituzionalista già nel 1962 Crisafulli teorizzava che la libertà di informazione era legata a doppia mandata alla libertà di ricercare quelle informazioni, da qui il binomio “informarsi prima di informare”. Le diverse libertà che la Carta Costituzionale offre al popolo italiano presuppongono il diritto alla ricezione di un consistente numero di informazioni, ma il diritto di informarsi, è bene rammentarlo, non si limita esclusivamente alla notizia offerta dal giornalista, dal momento che il cittadino può ottenere altre informazioni ad esempio attingendo dalle biblioteche. LE FONTI DELLA NOTIZIA “Se prima dell’emissione della notizia il giornalista non avrà la possibilità di disporre di fonti, allora non vi sarà un pluralismo completo dell’informazione”. L’opinione del prof. Loiodice si concentra sul fatto che quando la comunicazione non è più fine a se stessa coinvolge la globalità nella sua interezza, come accade negli Stati Uniti e come pur-
troppo non sempre accade nel nostro Paese. Il riferimento è ad operazioni di screditamento da parte della stampa nei confronti di alcuni personaggi che in seguito non risultano né colpevoli, né tantomeno coinvolti in reati. Numerose nel corso degli anni sono state le manipolazioni, le sviste, ma anche al contrario gli isolamenti di alcuni giornalisti, che con orgoglio e coraggio avevano deciso di esercitare con onore il dovere di cronaca. LE ESAGERAZIONI La premessa è utile per l’attualizzazione del convegno. Certo, ha aggiunto Michele Partipilo, l’art.15 della Costituzione circa l’inviolabilità della libertà e della segretezza della corrispondenza è stato quantomeno “violato, dal momento che le intercettazioni telefoniche sono senza dubbio maggiori rispetto alla reale utilità. Ma se prima si esagerava in un senso, ora con questo ddl lo si fa in quello opposto, con il rischio di uno squilibrio pericoloso”. Il ragionamento, secondo il prof. Loiodice, va impostato sullo stato di diritto esistente in Italia. Al momento contiamo già su un Parlamento di cooptati e non di eletti, in virtù del fatto che la legge elettorale vigente non contempla la preferenza e le liste sono compilate dalle segreterie dei partiti. Proprio alla luce di questo mancato coinvolgimento diretto del cittadino nella scelta
della persona, è utile conoscere i dettagli sulla condotta morale e civile dell’eletto. “Se i giornalisti si squalificano come già hanno fatto i giudici, allora è finita e la democrazia verrebbe ancor più relegata in un angolino”. Nel suo volume Ruben Razzante, che insegna diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano, offre uno spaccato legislativo della materia: “Credo che un’overdose informativa come quella
sare dalle cronache i nomi dei pubblici ministeri per svilire quella commistione tra stampa e magistratura, che non fa bene ad entrambe le rispettabili categorie”. Un ottimo punto di partenza per riequilibrare rapporti e gerarchie. Senza dimenticare che l’“informazione”, nei suoi derivati giuridico-sociali non deve essere soltanto una bussola per giornalisti e fruitori, quanto piuttosto un valido momento di rifles-
una sorta di patto di ferro, un contatto conoscitivo con l’ambiente esterno, creando veramente la pubblica opinione e raccogliendo le informazioni affinché proprio i fruitori possano formarsi una qualche opinione, di qualunque specie essa sia: è questa la vera libertà di informazione, intesa sì come libertà di informare ma soprattutto come libertà di essere informati adeguatamente. Si tratta di una concezione che deve avere necessariamente
Da sinistra, Michele Partipilo, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Ruben Razzante autore del saggio, Aldo Loiodice, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Bari e Paola Laforgia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Bari che abbiamo in questi anni, sia lesiva anche del diritto alla riservatezza dei singoli partecipanti”. IL PENSIERO DI ALDO MORO Ma è anche vero, come ha perspicacemente sottolineato il prof. Loiodice, che il problema va affrontato da due latitudini differenti: “Senza dubbio il ddl in questione è viziato perché le leggi non devono essere scritte in virtù delle contingenze, ma per un periodo di tempo lungo”. Di qui il paradigma: “Un Paese senza stampa perde la democrazia. Una stampa senza governo svilisce il diritto di partecipazione dei cittadini” contemplato dall’art.3 della Costituzione. Quale la soluzione dunque all’intricata matassa? Il prof. Loiodice non ha dubbi: “Come predicava Aldo Moro bisogna scomporre per poi ricomporre. Innanzitutto sarebbe utile eliminare la visibilità di quei pochi magistrati, ovvero cas-
sione sul mondo di quotidiani, televisioni, internet che ci circonda e dal quale attingiamo quotidianamente notizie, commenti, consapevolezze, che contribuiscono alla coscienza dei fatti. Il dovere di cronaca e l’onestà intellettuale del giornalista devono essere la virtu` sovrana, prima ancora degli obblighi derivanti dal codice deontologico: sto parlando di una spinta interiore che deve prevalere su mistificazioni, invenzioni, come Indro Montanelli evidenzia nella prefazione de “L’Italia degli anni di fango”, scritto a quattro mani con Mario Cervi, quando dice che “può darsi che di un fatto o di una situazione, quello che noi raccontiamo non sia tutta la verità. Ma è sicuramente la verità, quale sinora si è potuto appurarla”. IL RUOLO DEI MASS MEDIA I mass media dovrebbero instaurare con il pubblico
come base conoscitiva la Costituzione italiana e la storia di questo Paese, consapevole delle mille peripezie che l’hanno attraversata nei primi anni del secolo scorso. Il riferimento è alle censure, alle limitazioni della libertà imposte con la forza, ma anche a quelle che definirei censure più attuali, come le suggestioni di taluni media di fronte ai poteri forti, le influenze dettate dai tanti conflitti di interessi, certa sudditanza diversificata. IL PRESIDENTE CIAMPI DISSE Sono queste le cancrene da amputare, sono proprio manifestazioni simili i rami secchi da potare, sono questi gli esempi da non seguire, avendo come stella polare le parole che il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, rivolse alle Camere il 23 luglio del 2002: “Non c’è democrazia senza pluralismo dell`informazione”.
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MILITARI
Aeronautica Militare a Bari il Comando Scuole
Ha il compito di coordinare e controllare le attività svolte presso gli Istituti di Formazione e le Scuole di Volo presenti sul territorio nazionale. Il prestigioso Comando è stato affidato al Gen. S. A. Giampiero Gargini Comandante della III Regione Aerea
Nell’attuale società post-industriale, definita dagli analisti come la società della conoscenza e dei servizi, la formazione professionale ricopre un ruolo sempre più importante. Questo compito assume maggiore rilevanza nel momento in cui si fa riferimento alle Forze Armate e, nel caso specifico, all’Aeronautica Militare che, insieme all’Esercito, alla Marina e ai Carabinieri, ha l’impegnativo incarico di garantire la difesa e la sicurezza del Paese nonché il tranquillo svolgimento della vita di ogni giorno. Per poter assolvere al meglio questo delicato impegno, le Forze Armate da circa un decennio stanno mettendo in atto una complessa trasformazione della loro struttura organizzativa, con una nuova e più efficace ripartizione per aree funzionali: operativa, addestrativa, logistica e formativa. Ed è proprio facendo riferimento a quest’ultimo settore, quello della formazione, che è stata disposta, con Decreto Ministeriale, la costituzione in via permanente del Comando Scuole dell’Aeronautica Militare presso la sede di Bari della III Regione Aerea. In un mondo diventato sempre più complesso, l’area formativa è continuamente sottoposta ad un processo di ristrutturazione che le permette di stabilire legami sempre più stretti con l’universo accademico, in modo da poter affrontare al meglio le numerose sfide quotidiane. Infatti, un personale con un grado di preparazione sempre più elevato è in grado di rispondere e di gestire in maniera adeguata le tante problematiche a cui deve far fronte. Questo è un aspetto particolarmente significativo se si pensa che, tra i vari compiti che svolge, l’Aeronautica è costantemente impegnata in missioni di pace fuori dai confini nazionali e in missioni umanitarie, situazioni che portano il suo personale a confrontarsi con realtà a volte molto critiche e difficili. L’incarico principale che è stato affidato al nuovo Ente è quello di assicurare la selezione, il reclutamento e la formazione militare, culturale e professionale del personale dell’Aeronautica Militare ma anche di quello di altre Forze Armate nonché del personale straniero. Per far questo, l’Alto Comando può disporre di un organico di circa 7000 unità, di un Quartier Generale che gestisce gli aspetti territoriali e logistici e di un Centro di Selezione. Le funzioni di Comando delle Scuole, trasferite dall’aeroporto di Guidonia alla sede di Bari, sono state assunte dal Generale S. A. Giampiero Gargi-
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Il Generale S. A. Giampiero Gargini comandante del Comando Scuole dell’Aeronautica Militare ni, già comandante della III Regione Aerea dall’ottobre del 2007. Tra le responsabilità del Comandante rientrano quelle di coordinare e di gestire tutte le molteplici attività che vengono svolte presso gli Istituti di Formazione, preposti alla preparazione di ufficiali, sottufficiali e truppe, e presso le Scuole di Volo presenti su tutto il territorio nazionale. Per quanto riguarda i primi, merita senza dubbio di essere ricordata l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, fondata nel lontano 1923. Si tratta di un istituto militare a carattere universitario che ha il compito di preparare giovani ufficiali dai saldi principi morali ed in possesso delle qualità militari e professionali necessarie per operare al meglio al servizio della Nazione. In Puglia, e precisamente a Taranto, opera invece la Scuola Addestramento Volontari Truppa A.M. che provvede alla formazione ed all’addestramento dei Volontari, in Ferma Prefissata (V.F.P.1 o V.F.P.4) o in Ferma Breve, che accedono in Forza Armata tramite concorso pubblico. Oltre all’Accademia di Pozzuoli e alla Scuola di
Taranto, bisogna ricordare: l’Istituto Scienze Militari di Firenze, dove gli Ufficiali possono completare il loro iter universitario conseguendo la laurea magistrale in Scienze Aeronautiche; la Scuola Marescialli di Viterbo, dove al termine del corso è possibile conseguire una laurea di primo livello in Scienze organizzative e gestionali; la Scuola Specialisti di Caserta, che ha il compito di curare la formazione militare degli specialisti destinati a prestare servizio nel Corpo. Tra le Scuole di Volo, una menzione particolare va fatta al 61° Stormo di Lecce che provvede all’ad-
La sede del Comando Scuole dell’Aeronautica Militare e della III Regione Aerea al Lungomare Nazario Sauro di Bari destramento degli allievi piloti dell’Aeronautica Militare e delle altre forze armate, nonché degli allievi piloti di forze armate estere per il conseguimento del brevetto di pilota militare. Dal Comando dipendono anche la Scuola di Aerocooperazione con sede a Guidonia, la Scuola Lingue Estere e la Scuola Perfezionamento Sottufficiali di Loreto, il Centro Storiografico e Sportivo di Vigna di Valle, dove vengono addestrati gli atleti dell’aeronautica che parteciperanno alle prossime Olimpiadi di Pechino, e le Scuole (R.A.M.I.) di Moose in Canada e soprattutto quella di Sheppard negli Usa, dove il personale italiano può confrontarsi con istruttori e allievi statunitensi. Il Comando Scuole dell’A.M. – 3a R. A. si è dotato anche di un nuovo stemma. Il distintivo è racchiuso in uno scudo sannitico con sfondo di color azzurro. Al centro è raffigurato un uomo che indica la via da seguire, il quale rappresenta la missione formativa delle scuole. L’ippogrifo, invece, essendo metà aquila e metà cavallo, è il simbolo delle due principali categorie degli allievi delle scuole dell’Aeronautica Militare: i piloti delle Scuole di Volo e tutti gli Ufficiali e i Sottufficiali che con il loro lavoro permettono all’Aeronautica di poter operare. Tra le zampe del mitico animale, infine, c’è un chiaro riferimento alla città di Bari, con uno scudo con i colori del capoluogo e alla Puglia con l’aquila tipica di Federico II che richiama la collocazione storica e geografica del nuovo ente. Alessio Rega
Il Generale di Squadra Aerea Giampiero Gargini è nato a Bologna il 21 marzo 1947 dova ha conseguito la maturità scientifica. Ha frequentato l’Accademia Aeronautica in qualità di Allievo Ufficiale del Corso “Falco III” dal 1967 e, dopo aver conseguito nel 1972 il brevetto di Pilota Militare su velivolo T-38 negli Stati Uniti presso la Base Aerea di Vance (Oklahoma), è stato assegnato al 156° Gruppo Caccia Bombardieri Ognitempo (C.B.O.) del 36° Stormo di Gioia del Colle. Il Generale Gargini ha, inoltre, frequentato i corsi “Normale” e “Superiore” presso la scuola di Guerra Aerea di Firenze ed il “Defense Resource Management course” negli Stati Uniti. E’ laureato in Scienze Aeronautiche. Il Generale di Squadra Aerea Gargini ha totalizzato circa 2.600 ore di volo su aviogetto. Nel corso della sua carriera ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui quello di Comandante della 382a Squadriglia del 156° Gruppo C.B.O. del 36° Stormo, Comandante del 156° Gruppo C.B.O. del 36° Stormo, Capo Dipartimento e Comandante del Reparto Servizi Generali della Scuola di Guerra Aerea di Firenze (durante lo stesso periodo ha insegnato Tecnica Dirigenziale), Comandante del 37° Stormo di Trapani, Capo del 4° Ufficio e successivamente Vice Capo del 6° Reparto dello Stato Maggiore Aeronautica, Capo di Stato Maggiore del Comando 3a R. A. e, dal 1996, anche Vice Comandante, Capo di Stato Maggiore del Comando 5a A.T.A.F. di Vicenza, Vice Comandante, Capo di Stato Maggiore e Comandante del C.O.F.A, Direttore dell’European Air Group in High Wycombe (UK). Dal 10 ottobre 2005 è stato Direttore della Direzione per l’Impiego del Personale Militare dell’Aeronautica fino al 28 maggio 2007. Dal 29 maggio al 31 dicembre 2007 è stato Comandante delle Scuole dell’A.M. e dal 10 ottobre 2007 ha assunto anche l’incarico di Comandante della 3a R. A. di Bari fino al 31 dicembre 2007. Dal 1° gennaio 2008 è comandante del neo costituito Comando Scuole dell’A.M./3^ Regione Aerea di Bari. Il Generale Gargini è spostato con la signora Nella ed ha due figlie Valeria e Francesca.
Un velivolo MB 339 del 61esimo Stormo in mostra in Piazza del Ferrarese a Bari
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MILITARI / UNIVERSITA’ SCUOLA MILITARE NUNZIATELLA-NAPOLI
Stipulata una convenzione per tirocini tra l’Ateneo di Bari e il Comando Militare Esercito “Puglia”. Occasione per gli studenti per coniugare la formazione accademica con il mondo del lavoro. Coinvolta la Facoltà di Scienze della Formazione ed in particolare il corso di laurea in Scienze della Comunicazione
Università & Esercito osmosi formativa
di Alessio Rega
L’Esercito apre le sue porte agli studenti universitari. Questo, d’ora in avanti, sarà possibile grazie alla convenzione stipulata tra l’Università degli Studi di Bari e il Comando Militare Esercito “Puglia” che offre, agli studenti del corso di laurea in Scienze della Comunicazione, la possibilità di svolgere dei tirocini formativi nella sede regionale dell’Esercito. L’accordo tra queste due importanti istituzioni rappresenta un atto particolarmente significativo
molto più esigente in quanto richiede abilità ed una preparazione sempre maggiori. Attraverso queste attività, gli studenti hanno la possibilità di mettere in pratica e sperimentare quello che costantemente apprendono sui libri, in modo tale che lo studio non si limiti ad un semplice apprendimento nozionistico. Oltre al sapere diventa quindi fondamentale il saper fare. L’Università, in quanto istituzione deputata alla forma-
cipali del tirocinio formativo sono: conoscere la struttura organizzativa dell’Esercito in Puglia; sperimentare operativamente le attività di comunicazione e promozione dell’Esercito nella sede di Bari e nelle altre sedi regionali; studiare ed analizzare il Programma di Comunicazione dello Stato Maggiore dell’Esercito e capire ed osservare come questo viene applicato in Puglia. La sottoscrizione della convenzione sottolinea, come ha messo in evidenza il rettore prof.
Al Rettorato, da sinistra, il colonnello Porcelli capo ufficio reclutamento e comunicazione, il Generale di Brigata Del Sorbo comandante regionale Esercito Puglia, il prof. Petrocelli Rettore dell’Università di Bari, il prof. Laneve preside della Facoltà di Scienze della Formazione e il prof. Gallotta docente di Storia del Giornalismo al Corso di laurea di Scienze della Comunicazione. Nell’altra pagina, il Generale Del Sorbo e il preside Laneve; a sinistra, il maggiore Legrottaglie responsabile dell’Ufficio Stampa che rientra nel necessario progetto di creazione di un ponte stabile tra il mondo accademico e quello delle professioni. L’obiettivo delle attività di formazione è infatti proprio quello di facilitare e favorire l’acquisizione di competenze attraverso la conoscenza diretta del mondo del lavoro, oggi
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zione, ha quindi un ruolo fondamentale in quanto ha l’obbligo di sviluppare in maniera concreta questa seconda competenza. Tirocini, attività laboratoriali, stage e seminari sono gli strumenti a disposizione per raggiungere questo importante obiettivo. Nel caso specifico, gli scopi prin-
Corrado Petrocelli, la volontà dell’Università di individuare partner con cui stabilire un legame ed una collaborazione che possano contribuire alla crescita formativa degli studenti. Petrocelli, inoltre, parlando in maniera specifica della convenzione e degli obiettivi che essa si pone, ha colto l’occasione per evidenziare
la pervasività della comunicazione all’interno della nostra società. Non è un caso che l’esercito, considerato a volte ingiustamente come un’istituzione chiusa, ne abbia fatto un importante strumento di innovazione. L’osmosi che si è venuta a creare tra l’Università degli Studi di Bari e il Comando Militare Esercito “Puglia” è stata rilevata anche dal prof. Cosimo Laneve, preside della Facoltà di Scienze della Formazione, di cui fa parte il corso di laurea in Scienze della Comunicazione a cui la convenzione si rivolge. Il preside ha tenuto a precisare come questo accordo sia anche un modo per fare un confronto tra due istituzioni forti: da un lato l’Università che ha il compito di formare gli studenti a tutti i livelli, dall’altro l’Esercito che può essere considerato il simbolo del rispetto dei valori e dell’importanza educativa. Il Generale di Brigata Carminantonio Del Sorbo, comandante regionale Esercito Puglia, nel manifestare la grande soddisfazione per la convenzione stipulata, ha ricordato come da sempre l’Esercito sia consapevole dell’importanza della cultura quale presupposto fondamentale per lo svolgimento esemplare dei vari compiti che i suoi uomini devo-
e propria battaglia culturale che si proponeva di rivoluzionare la mentalità tipica della nobiltà militare piemontese dell’epoca. Il marchese sosteneva con audacia la necessità di formare i giovani comandanti attraverso la lettura dei libri di storia. Riteneva che in questo modo essi avrebbero potuto affrontare al meglio le diverse sfide che il campo di battaglia metteva loro di fronte. Brezè, che con Vittorio Amedeo III di Savoia, creò nel 1783 l’Accademia delle Scienze, può essere considerato quasi un pioniere di una tradizione culturale e militare che poi è sfociata in grandi e rinomate scuole come ad esempio la Nunziatella di Napoli, il più antico Istituto di Formazione Militare d’Italia. Oggi e sicuramente ancor più di ieri, l’Esercito Italiano può avvalersi di uomini e donne dotate di un alto livello di formazione, dato che oltre agli studi militari spesso vengono conseguite lauree universitarie. Questa ampia preparazione permette loro di affrontare in modo efficace le situazioni sempre più complesse e diversificate a cui l’Esercito deve far fronte. E la convenzione stipulata rap-
no assolvere. A tal proposito il Generale Del Sorbo ha richiamato alla memoria l’interessante e curiosa vicenda di Giovanni Battista Argentero, generale di cavalleria e aristocratico piemontese. Il marchese di Brezè, così come veniva chiamato dai suoi contemporanei, condusse una vera
presenta un’occasione in più per l’arricchimento reciproco tra Esercito e Università per scambiarsi i loro rispettivi saperi con un occhio di riguardo alla formazione degli studenti.
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UNIVERSITA’
Università, scambi tra Bari e Nagasaki Riguardano lo sviluppo scientifico e tecnologico. La città nipponica fu distrutta da una bomba atomica nell’agosto del 1945 Accordo di collaborazione accademica e scientifica sottoscritto dall’Ateneo barese e dall’Università giapponese di Nagasaki. Il principale promotore di questa iniziativa è stato il prof. Riccardo D’Agostino, del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari e direttore della rivista scientifica Plasma Processes and Polymers (Wiley-VCH), il quale coltiva già da tempo un rapporto molto intenso con il mondo accademico giapponese. Questo legame è stato impreziosito anche da due premi ricevuti per i suoi studi, uno nel 1996 e l’altro nel 2007. Il pro-rettore prof. Augusto Garuccio, firmatario dell’accordo a nome del rettore prof. Corrado Petrocelli, ha rilevato che esso rappresenta per l’università barese un’occasione per accrescere la propria visibilità a livello internazionale nonché uno strumento per potersi confrontare con un sistema accademico che presenta molti aspetti virtuosi, da cui si possono trarre preziosi insegnamenti. Sono tanti, infatti, i vantaggi che l’Università barese può trarre da questa collaborazione. Innanzitutto, da un punto di vista strettamente organizzativo e strutturale, l’Ateneo ha l’occasione di confrontarsi con una realtà particolarmente all’avanguardia sotto questo punto di vista e di conseguenza potrebbe cercare di far proprie le pratiche migliori. Di contro, l’Università barese, così come quella italiana in generale, porta in dote i suoi cervelli, sempre apprezzati ovunque nel mondo. Questa grande tradizione di illustri scienziati e uomini di cultura, fiorita nel corso dei secoli nel nostro Paese, è stata sottolineata anche da Hiroshi Saito, presidente dell’Università di Nagasaki. Facendo riferimento ad alcuni affreschi dell’Aula Magna in
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Il presidente dell’Università di Nagasaki Hiroshi Saito
Il pro-rettore dell’Università di Bari Augusto Garuccio
Uno scorcio dell’Aula Magna dell’Ateneo durante la cerimonia per la presentazione dell’accordo cui sono raffigurati personaggi come Galilei, Leonardo e Dante, Saito ha elogiato il grande genio italico. Nello stesso tempo, tuttavia, l’esponente nipponico ha messo in evidenza che anche Nagasaki può essere sicuramente considerata come uno dei più importanti centri della scienza moderna, in particolar modo nel settore delle nanotecnologie come dimostra la dinamica industria microelettronica. Il rapido sviluppo scientifico e tecnologico della moderna e cosmopolita metropoli giapponese risulta più considerevole se si fa
riferimento al terribile bombardamento atomico subito il 9 agosto del 1945 da parte degli USA dopo quello analogo di soli tre giorni prima di Hiroshima, eventi che affrettarono la conclusione della guerra tra il Giappone e gli Alleati, e quindi quella definitiva della Seconda Guerra Mondiale. Nonostante questa immane tragedia, Nagasaki ha trovato la forza per guardare avanti e costruire un futuro, facendo della scienza uno strumento per raggiungere fini più nobili. Inizialmente, l’accordo stipulato, della durata di cinque anni, pre-
vede una serie di azioni generali come lo scambio di conoscenze scientifiche, personale, studenti e ricercatori. Sono previste, inoltre, la realizzazione di progetti di ricerca da sviluppare in modo coordinato, che potrebbero dar vita anche a nuovi brevetti, e l’attuazione di cicli di lezioni e di simposi. Successivamente, invece, saranno negoziati accordi specifici tra le facoltà, le scuole e gli istituti riguardanti le singole discipline. Il primo settore ad essere interessato dall’iniziativa è quello della tecnologia al plasma per le applicazioni industriali. Come ha spiegato il professor D’Agostino, che tra i vari aspetti ha messo in evidenza i forti legami che ci sono in Giappone tra il mondo accademico
Il prof. Hiroshi Fujiyama dell’Università nipponica e quello delle industrie, i plasmi sono scariche elettriche che per-
mettono di modificare la superficie di qualsiasi materiale senza tuttavia alterarne la struttura. Molteplici sono gli utilizzi che se ne possono fare, dai semplici vetri antigraffio fino ad arrivare alle più sofisticate protesi sanitarie antibatteriche. Sviluppi e prospettive di queste nuove tecnologie sono state illustrate in un workshop che si è tenuto presso il Dipartimento di Chimica a cui ha partecipato il prof. Hiroshi Fujiyama in rappresentanza dell’Università di Nagasaki. Con questo accordo, dunque, l’Università di Bari guarda verso l’Estremo Oriente, confermando la vocazione naturale della sua città di essere ponte fra i due mondi. Alessio Rega
PROF. MICHELE ROBERTO La Società di Cura e Chirurgia della calvizie, con sigla ISHR (Italian Society of Hair Restoration) è stata fondata a Roma nell’aprile del 1996 in occasione del 1° congresso sulle calvizie fatto in Italia. La Società fu fondata da specialisti di varie branche (dermatologi, chirurghi plastici, otorinolaringoiatri etc.) allo scopo di dare un aspetto multidisciplinare al problema. E’ ormai universalmente accettato che il trattamento di prima scelta per la calvizie comune è un farmaco che si assume per via orale (la Finasteride) oppure una lozione (il Minoxidil). Quando però si vogliono curare definitivamente tutte le forme di Alopecia si ricorre all’autotrapiantomonobulbare. Questa è una tecnica di microchirurgia delle calvizie che consiste nel prelievo di un certo numero di bulbi capilliferi dalla zone nucali e temporali e nell’impianto di queste in aree che sono prive. I capelli trapiantati non cadranno più, saranno attivi tutta la vita e continueranno a crescere con lo stesso ritmo degli altri capelli. Questa tecnica considerata di “elezione” è generalmente utilizzata, vista l’ottima percentuale di attecchimento (circa 90-95%) di bulbi impiantati con sessioni chirurgiche sempre più ampie (megasessione) che portano ad impiantare fino a 3.000-4.000 capelli a seduta. Il successo di questsa tecnica chirurgica la si estende anche a varie forme di Alopecia cicatriziale (ustioni, interventi chirurgici, trauma cranici, radioterapia, patologie del cuoio capelluto) come anche in altre parti del corpo, sopracciglia o pube ed anche nell’Alopecia femminile.
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MEDICINA / UNIVERSITA’
Ictus, se lo previeni lo eviti
C’è una patologia molto importante che colpisce ogni anno 15 milioni di individui nel mondo e 850 mila in Europa ed è l’ictus, lo stroke, l’interruzione permanente o provvisoria del flusso sanguigno ad una parte del cervello, terza causa di mortalità – per un terzo dei soggetti che sviluppano la patologia - e prima causa di invalidità - un terzo dei pazienti subisce danni permanenti e solo l’altro terzo danni recuperabili – con gravissime conseguenze sotto un profilo personale, sociale, economico. In Puglia sono colpiti annualmen- do il reparto di Emodinamica te 10mila soggetti, 4 persone Interventistica dell’Istituto di ogni 1000 abitanti, per cui si Cardiochirurgia del Policlinico saluta con sollievo l’imminente di Bari, diretto dal prof. Luigi attivazione nella Facoltà di MediDe Luca. cina e Chirurgia dell’Università di Se questo obiettivo riguarda Bari, della Unità Neurovascolare, il prossimo futuro – si pensa finalizzata a sviluppare un propossa dare risultati affidabili gramma di prevenzione che vede impegnati in modo coordinato neurologi e cardiologi. L’Università di Bari, grazie al programma BRAINSAFE, già finanziato con fondi privati per l’avvio del progetto, sarà la coordinatrice di altre unità di prossima apertura a Milano, a Barcellona e Madrid, in Spagna, a Francoforte e Rostock, in Germania e in America. La rete tra queste Unità Neuro Vascolari coopererà per prevenzione dell’ictus attraverso esami neurologici e cardiologici. Le Unità consorziate e collegaIl prof. Paolo Livrea te per mezzo di un sito web già nel 2012/13 – attualmente attivo (www.brainsafe.net) con l’attivazione della Stroke Unit la raccolta dei dati su patologia diretta dal prof. Francesco e pazienti, potranno stabilire un Federico, istituita nel diparalgoritmo finalizzato all’identitimento di Neuriscienze del ficazione dei soggetti a rischio Policlinico di Bari, è in grado stroke e trattarli prima che si di attuare la prevenzione severifichi l’evento o la recidiva condaria in quei soggetti che dell’evento. Le Unità, controllate hanno già subito un episodio da un Comitato Scientifico comdi stroke e che, monitorati e posto da qualificati neurologi e curati da questo centro specardiologi, sono caratterizzate cializzato, possono scongiudall’alto livello delle tecnologie, rare il ripetersi dell’episodio. come si può constatare, visitan-
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Nasce a Bari una “Unità Neurovascolare”, che si associa ad altre Unità esistenti o di prossima apertura in Italia e all’estero per la prevenzione primaria e secondaria dell’ictus. Già attiva presso l’unità di Neurologia la Stroke Unit per la terapia di soggetti che hanno già sviluppato la malattia
di Marisa Di Bello Attualmente sono 150 i pazienti curati nell’Unità di Bari che, inaugurata con una prima fase di studio cinque anni fa, è attiva già da tra anni. La Unit Stroke, attualmente allogata nel reparto poco idoneo di Neurologia del Policlinico, grazie agli imminenti lavori di ristrutturazione ed adeguamento tecnologico, avrà presto una sede adeguata e personale sufficiente per migliorare la terapia dei pazienti colpiti da ictus cerebrale. Di quanto fatto finora e dei programmi futuri hanno parlato ampiamente i professori Paolo Livrea, Direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche e Alessandro Bortone, Responsabile della Unità Emodinamica Interventistica, Sezione di Cardiochirurgia dell’Università di Bari, in un incontro con la stampa che ha preceduto il 1° Forum su ‘Stroke Criptogenetico’, cioè su quella percentuale di casi (il 40% dell’85% degli ictus su base embolico-ischemica) che rimane senza diagnosi apparente, un caso che colpisce in prevalenza soggetti giovani, al di sotto dei 55 anni d’età, che non presentano evidenti fattori di rischio. L’ictus o infarto cerebrale è la morte improvvisa di una parte delle cellule del cervello, dovuta
a una mancanza di ossigeno ed è causato più frequentemente da un’ostruzione (85%)o più raramente dalla rottura di un’arteria del cervello (15%). Per i neurologi, dal manifestarsi del primo sintomo di ictus ischemico, esiste un “periodo finestra” di tre ore, durante il quale è necessario intervenire per scongiurare danni irreversibili. I professori Bortone e Livrea hanno posto l’accento sull’importanza della prevenzione primaria in soggetti che apparentemente non presentano sintomi che facciano pensare alla possibilità che si verifichi un ictus, nonché della prevenzione secondaria in soggetti che hanno già presentato un ictus e sono a rischio di recidiva. La patologia si manifesta più frequentemente in età superiore ai 65 anni. Sono stati elencati i principali fattori di rischio. Tra i non curabili innanzitutto l’età. Seguono i fattori ereditari, il sesso maschile, anche se nelle donne la malattia è più spesso mortale, e l’aver già subito un precedente episodio. Tra i fattori di rischio potenzialmente curabili c’è l’ipertensione, il fumo, il diabete, le malattie cardiache, il
Il prof. Alessandro Bortone colesterolo e l’anemia falciforme, una particolare malattia genetica che interessa i globuli rossi e colpisce prevalentemente individui di origine africana o più raramente ispanica. Recentemente è stato dimostrato che il forame ovale pervio (FOP), dovuto a non totale chiusura del setto tra atrio destro e sinistro del cuore, che dalla condizione fetale persiste in età adulta, è un fattore di rischio curabile per l’ictus. Il FOP
può dare origine alla formazione di micro-aggregati ematici (emboli) che possono chiudere un’arteria del cervello. Il prof. Livrea si è soffermato su un ulteriore potenziale fattore di rischio per ictus, costituito dall’emicrania con aura. L’emicrania, come si sa, è molto diffusa, in particolar modo tra le donne, con una prevalenza media del 12% della popolazione; l’emicrania con aura interessa il 20% dei soggetti che sono affetti da questa patologia. L’aura deriva da un disordine dell’attività vascolare e neuronale nella corteccia cerebrale visiva, localizzata nel lobo occipitaleche induce sintomi visivi prima o durante le crisi di dolore . L’emicrania è una patologia da non sottovalutare, ha sottolineato Livrea, per il grosso impegno finanziario che essa richiede, provocato da scarsa produttività sul lavoro, assenteismo e peso assistenziale, più, naturalmente, dalla insoddisfacente qualità di vita dei soggetti che ne sono colpiti. L’emicrania con aura è significativamente associata alla presenza di FOP cardiaco. Sono in corso studi che hanno indicato un miglioramento dell’emicrania con la chiusura del forame ovale. Il prof. Bortone che da 25 anni pratica interventi di cardiologia interventista e tecniche mini-invasive di terapia cardiovascolare, ha sottolineato che due fattori cardiologici importanti per il rischio di ictus sono curabili: il FOP e la fibrillazione striale. A Bari, nel reparto di emodinamica interventistica dotato delle più moderne tecnologie, di tre sale operatorie attrezzate anche per trapianti e 24 posti letto in camere singole dotate di ogni confort, la chiusura del forame atriale pervio viene effettuata con un semplice catetere infilato nella vena femorale che, nell’orifizio, va ad aprire un ombrello che lo chiude, scongiurando da quel momento il verificarsi dell’ictus. La fibrillazione atriale può anch’essa essere causa di ictus
perché le due camere superiori del cuore, gli atri, vibrano invece di battere, formando al loro interno un coagulo ematico che, embolizzando, può ostruire la circolazione del sangue al cervello: in questo caso la prevenzione è costituita da una terapia cronica con farmaci anticoagulanti per via orale. Uno screening effettuato una volta l’anno consente di proteggere cuore e cervello che vengono accuratamente esaminati da esperti neurologi e cardiologi e di preservare un sano tenore di vita. La valutazione dei rischi viene effettuata in circa tre ore, dopo di che sarà rilasciata al paziente una relazione completa che conterrà sia la classificazione del livello di rischio che le prescrizioni di cura e gli accorgimenti del caso, più una ‘carta elettronica vita’ che sarà di volta in volta aggiornata. L’importanza della prevenzione primaria si capisce, se si tiene presente che ogni episodio di Stroke ha costi molto elevati, tra terapia farmacologica, sia nella fase acuta che successiva, e riabilitazione. L’invalidità indotta compromette la qualità di vita del soggetto colpito che subisce danni fisici e mentali, quali incapacità nel parlare, perdita della vista, problemi di deglutizione, paralisi, problemi emotivi, perdita delle funzioni motorie e della memoria. Massima attenzione, quindi, anche ad alcuni campanelli d’allarme come debolezza improvvisa, torpore degli arti e del volto, confusione improvvisa nel parlare o nel comprendere o improvvisa difficoltà di vista o di movimenti, pesanti mal di testa senza causa conosciuta. E’ ovvio che come per tante altre patologie, uno stile di vita sano aiuta a prevenire: diete povere di grassi saturi e sodio, attività fisica, abolizione di fumo, alcool e droghe. Tutto questo unito alla prevenzione nelle Unità Neurocardiologiche può garantire standard di vita soddisfacenti per i singoli e grossi risparmi economici al Sistema Sanitario.
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MEDICINA
Hai il mal di schiena? Si può curare!
Un manuale ideato e realizzato dal dott. Beniamino Alessandro Nannavecchia, edito con il patrocinio dell’Ordine dei medici ed odontoiatri di Bari e provincia e dell’Associazione medico-sportiva di Bari FMSI-CONI. E’ destinato ai medici di base perché possano inquadrare, con la necessaria appropriatezza clinica, le varie patologie degenerative della schiena e fornire l’opportuno percorso diagnostico-terapeutico ad un paziente troppo spesso disorientato. Dall’iniziativa editoriale si evince la necessità di un approccio culturale diverso al problema, non più legato ad un universo dispersivo di molteplici figure specialistiche slegate tra loro, ma improntato ad un lavoro d’equipe che deve essere guidato, per rigore di competenze, dal chirurgo vertebrale
di Marisa Di Bello
Chi non ha sofferto almeno una volta di mal di schiena? Certamente qualche raro fortunato. Prima o poi capita a quasi tutti di soffrirne o, peggio, di restare bloccati. La sedentarietà e in genere stili di vita poco rispettosi dell’anatomia e della fisiologia della colonna vertebrale, l’azione usurante di talune attività lavorative, i processi di invecchiamento sono tra le principali cause che hanno determinato l’incremento delle patologie degenerative del rachide lombo-sacrale. E, una volta che se ne diventa vittime, inizia il peregrinare da uno specialista all’altro, quasi sempre scelto in base ad indicazioni generiche che non partono da diagnosi precise. Mentre inutilmente si accumulano radiografie, tac, risonanze magnetiche nucleari, con perdita di tempo prezioso e grande dispendio di denaro da parte del malcapitato di turno e della Sanità pubblica. Infatti, non va dimenticato che il mal di schiena rappresenta la terza causa di accesso al Servizio di Medicina Generale, dopo l’ipertensione arteriosa e la medicina preventiva. Quasi l’80% della popolazione è destinato, ad un certo punto della propria vita, a presentare una lombalgia. Il 50% delle persone che sviluppa tali sintomi - uomini e donne in ugual misura - sono in età adulta lavorativa (tra i 30 e i 50 anni) e di questi il 15-20% ricorre a cure mediche. Per un approccio corretto al problema che presenta molteplici aspetti, il dott. Beniamino Alessandro Nannavecchia,
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dirigente medico barese presso l’U.O.C. di Neurochirurgia dell’Ospedale ‘G. Mazzini’ di Teramo, studioso di questa branca della medicina, ha dato alle stampe il manuale ‘Approccio Clinico-Terapeutico alla Patologia Degenerativa Lombo-Sacrale’ (Unione Tipografica Editrice - Bari. Pagg. 80. Euro 13). La monografia, pubblicata con il patrocinio dell’Ordine dei medici ed odontoiatri di Bari e provincia e dell’Associazione medico-sportiva di Bari FMSI-Coni, vuole fornire al medico di base a cui per primo si rivolge il paziente, uno strumento il più esplicativo possibile, per orientarsi nel valutare l’eterogeneità dei sintomi del paziente, decodificandone le cause, e per poterlo quindi opportunamente indirizzare al protocollo diagnostico-terapeutico di pertinenza. Nato da un’esperienza decennale nel settore, come si può evincere dal curriculum del dott. Nannavecchia, il manuale si propone due obiettivi: un approccio culturale diverso al mal di schiena e la riduzione del gap oggi esistente tra medico di base e specialista, cosa che impedisce innanzitutto una precisa e tempestiva diagnosi e, di conseguenza, la terapia idonea a risolvere il problema. Il lavoro del medico curante è infatti quanto mai complesso, tenuto conto che le cause di quello che comunemente viene chiamato mal di schiena,
Il dott. Beniamino Alessandro Nannavecchia. Per maggiori informazioni sul manuale: fax 0805728353 e-mail: nbenny@iol.it sono molteplici e che la patologia degenerativa ne annovera una vasta gamma. E, siccome per curare bisogna capire a che tipo di invecchiamento o di danno sta andando incontro il paziente, il manuale, dopo un breve excursus storico, fa una puntuale e ampia descrizione dei differenti processi degenerativi della colonna vertebrale. Un’ernia del disco, una stenosi del canale lombo-sacrale, una stenosi dei forami, una spondilolistesi, una sindrome da dolore discale, sono alcuni esempi di cause della cosiddetta lombalgia organica (forma provocata da alterazioni organiche dell’anatomia della colonna vertebrale) che, in caso di acuzie persisten-
te, necessita di una competenza specialistica specifica perché possano essere riconosciute e curate. Sarà, infatti, il medico di base per primo, dopo un’adeguata anamnesi, un attento esame dei sintomi ed un appropriato iter diagnostico, ad indirizzare questo paziente verso il chirurgo vertebrale, sia di estrazione neurochirurgica che ortopedica, il quale valuterà gli strumenti più idonei per intervenire. A tal proposito, il dott. Nannavecchia dice: “Il ricorso alla terapia cruenta, invasiva o mini-invasiva, oggi rappresenta davvero l’extrema ratio. Per esempio, nel caso dell’ernia del disco, solo il 10% dei pazienti che ne sono affetti, viene sottoposto ad intervento, quando la terapia e le opzioni conservative di ultima generazione risultino inefficaci. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, si applicano trattamenti non chirurgici”. Quali sono queste opzioni di ultima generazione? “C’è il corsetto dinamico, Disk Dr., che attraverso un’azione pneumatica interna impostata da una pompetta manuale, permette di sollevare ed alleggerire il carico sulla colonna. E’ un sistema che contribuisce, così, a ridurre la pressione presente all’interno del disco il cui aumento genera una serie di degenerazioni che, se non controllate, producono un temibile “effetto domino” sull’anatomia vertebrale. Associato ad adeguate terapie fisiche strumentate e non strumentate, sta dando ottimi risultati. Proprio su questo presidio ortesico, insieme al dott. William Dallolio dell’Ospedale “Alessandro Manzoni” di Lecco, uno dei massimi esperti neurochirurghi del settore, stiamo incrementando la casistica per meglio valutarne gli effetti favorevoli”. Quale altro strumento offre la moderna tecnologia? “Lo Spine-Med: un letto computerizzato di decompressione discale spinale che rappresenta la soluzione di ultima generazione per i trattamenti non chirurgici delle ernie del disco resistenti alle terapie farmacologiche e fisiche. E’ una macchina capace,
in definitiva, di ridurre la pressione intradiscale attraverso un dispositivo d’avanguardia di restrizione pelvica che funziona in base allo spazio intervertebrale ove è localizzata l’ernia del disco. Poi c’è la protesi X-Stop che è una protesi chirurgica interspinosa (chiamata così poiché si posiziona tra due apofisi spinose vertebrali) che, con le giuste indicazioni, restituisce una dinamica articolare ed un’igiene intradiscale, quanto più prossima a quelle naturali. E’ un’opzione che prevede una tecnica minivasiva evitando,
in caso soprattutto di talune stenosi del canale vertebrale, interventi più demolitivi. Ma, certamente, molto più importante degli strumenti tecnologici oggi a disposizione, è abbattere gli steccati culturali ed avere un approccio diverso al problema. L’approccio caratterizzato da una prospettiva dispersiva di molteplici figure specialistiche slegate tra loro è, ancora, purtroppo, tuttora in uso perché fonte di un grande business, ma soprattutto è sbagliato. Questa patologia presuppone un lavoro d’équipe che comprende un medico di base capace di eseguire un’adeguata anamnesi, un esame neurologico dedicato ed un iter diagnostico codificato, qundi il chirurgo vertebrale e poi interlocutori secondari, ma
fondamentali quali il fisiatra, l’osteopata, il posturologo, il chiropratico, il neurologo, il neuroradiologo inteventista, il terapista del dolore, a seconda dei casi”. Il mal di schiena, oltre che causato da alterazioni specifiche può avere anche cause non specifiche? Per queste come si interviene? “Per questo tipo di mal di schiena, che è causato spesso da alterate posture ed è il più frequente, c’è la fisioterapia strumentata e non strumentata; però consiglierei sempre, almeno una volta, di farsi visitare dal chirurgo vertebrale per inquadrare il problema nel suo complessivo valore clinico-prognostico. Dopo di che, sarà lui ad impostare il percorso terapeutico più adeguato indirizzando il paziente al fisiatra, all’osteopata, al posturologo o al chiropratico, in base a quello che riterrà più opportuno. Non mi stancherò di ripetere che l’approccio a questa patologia è un approccio d’équipe”. Qual è la patologia più difficile da curare? “Spesso più difficile da curare è il paziente che non segue le necessarie indicazioni perché il mal di schiena determina grosse implicazioni psicologiche per come possa incidere nella quotidianità e nello svolgimento delle attività giornaliere del paziente. E’ importante che questi si senta fidelizzato dal medico. Tutte le patologie sono curabili in un network gestionale che veda associati nell’impegno, paziente, medico, specialista e tecnologia”. BENIAMINO ALESSANDRO NANNAVECCHIA, è nato a Bari il 5 Aprile del 1972, consegue nel 1999 la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi del capoluogo pugliese. Nello stesso anno è vincitore di una borsa di studio presso la Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia dell’ateneo barese, diretta dal Prof. Giacomo Vailati. Durante gli anni della formazione specialistica, frequenta volontariamente la divisione di neurochirurgia dell’Ospedale “Santissima Annunziata” di Taranto diretta dal dott. Pierangeli. Ivi, a seguito di una propria iniziativa di aggiornamento, introduce, con i primi tre casi dell’Italia
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NEL MONDO DEI CIECHI / 4.
Perchè la Paura Quando si parla di trapianti di organi, tessuti e cellule non si affronta solo una questione medica: necessariamente ci si ritrova a fare i conti anche con altre problematiche, da quella etica e sociale a quella, non per ultima, psicologica. Scandagliare questa componente, tentare di indagarla più a fondo, può dare una visione più completa di cosa comporti realmente, nella vita delle persone, la donazione di organi. La dott. Sabina De Nigris, dirigente psicologa e responsabile U.O. Psicologia Clinica del Dipartimento di Salute Mentale ex AUSL BA5, mi ha aiutata a fare luce su alcuni degli aspetti psicologici di un trapianto, sia per quanto riguarda il potenziale donatore e la sua famiglia, sia per quanto riguarda il trapiantato. Con uno sguardo particolare anche sulla formazione degli operatori sanitari, di cui lei stessa si è occupata. La prima domanda che ci si pone analizzando i dati relativi alle donazioni è perché i donatori siano così pochi. Quali sono i blocchi psicologici che impediscono il consolidamento di una cultura della donazione? Con la dott. De Nigris ne abbiamo individuati molti, ma tutti riconducibili, a ben vedere, ad una sola risposta: la paura. Paura che al momento dell’espianto la morte cerebrale del donatore non sia irreversibile, paura che la salma venga deturpata, paura di non poter accedere alla resurrezione del corpo, paura di pensare alla morte. Jean Delumeau ha scritto: “Nulla è più difficile da analizzare della paura, e la difficoltà si accresce ulteriormente quando si tratta di passare dall’individuale al collettivo. Le civiltà possono mori-
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I donatori sono pochi perchè in genere sono bloccati da una cultura difficile da estirpare. Alcune perplessità sono infondate e nascono da una inadeguata informazione
Sabina De Nigris re di paura come le persone singole?” Forse la risposta è sì: una civiltà in cui gli ammalati muoiono in attesa di un organo non è una civiltà che muore di paura? Eppure questi timori paralizzanti sono infondati e nascono, perlopiù, dalla mancanza di un’adeguata informazione: prima di procedere al trapianto un’èquipe medica accerta la morte cerebrale irreversibile per un periodo di osservazione di almeno sei ore, il corpo del donatore non rimane deturpato dall’operazione di espianto, e i sacerdoti sono i primi a prendere parte ai corsi di formazione sulla donazione. Il bisogno di essere rassicurati su questi dubbi va di pari passo, insomma, con la necessità di essere informati. Ma l’informazione non basta quando è la paura di volgere il pensiero alla morte ad impedire di prendere anche solo in considerazione l’eventualità di esprimere, finché si è in vita, il consenso alla donazione dei propri organi. La dott.ssa De Nigris ha parlato di “pensiero magico”: in altre parole è
di Claudia Serrano come se scattasse un meccanismo psicologico tale per cui ci si convince che non pensando e non parlando della morte, essa non debba accadere. Diffuso da sempre, tanto è vero che Pascal scrisse “Gli uomini, non potendo guarire la morte, e sperando di essere più felici, hanno deciso di non pensarci”. Questo rifiuto di affrontare il pensiero della propria morte sembra essere diventato oggi soverchiante. Forse perché viviamo in una società del benessere in cui domina il mito della salute e dell’eterna giovinezza, forse perché siamo abituati a vivere la morte con la stessa superficialità della vita, a censurarla, a considerarla un tabù, non bisogna parlarne né pensarci, a vederla non come un evento doloroso ma naturale, ma come un virus. Non è semplice affrontare il pensiero della propria morte, immaginarla, programmare la donazione dei propri organi, pensare che essi potranno continuare a funzionare in un corpo estraneo, ma è anche vero che ignorare la morte non servirà ad eliminarla, e a questo punto perché non provare a considerarla come una speranza di vita per qualcun altro? La dichiarazione di una propria volontà serve anche ad evitare che, in caso di morte cerebrale, spetti ai propri familiari la responsabilità di una scelta così importante, tra l’altro in un momento di grande dolore e difficoltà. A volte, ha spiegato la dott. De Nigris, per la famiglia del potenziale donatore uno sprone a dire sì alla donazione, e anche un aiuto per superare il lutto, è il pensiero che qualcosa del proprio caro continui a vivere nel corpo di un altro.
Ma spesso è anche capitato che un personale sanitario non adeguatamente formato sia stato la prima causa di un rifiuto dei familiari, tendenzialmente ipersensibili al comportamento e alle parole degli operatori; per questo si è ritenuto necessario procedere alla realizzazione di corsi di formazione specifici, che vedono la partecipazione di psicologi, nefrologi, sacerdoti, e che sono incentrati sullo stato emotivo del personale sanitario e soprattutto sulle strategie di comunicazione con la famiglia del potenziale donatore: come trattare la famiglia in lutto e come proporre la donazione degli organi. Agli operatori si insegna per esempio ad utilizzare un certo tipo di linguaggio, ad adeguarsi al ritmo di assimilazione delle informazioni, a non consolare, a non parlare con un solo familiare se sono presenti anche altri, a utilizzare il criterio di solidarietà e ad essere disponibili ad un eventuale rifiuto. Qualunque strategia, comunque, è applicabile solo se si conosce chiaramente quello a cui si va incontro ed è imprescindibile dall’integrazione di comprensione, chiarezza, professionalità e rispetto. Però poi, dopo tanta sofferenza, si consuma il passaggio dal dolore alla speranza, dalla morte del donatore alla vita del trapiantato, ed è qui il senso e la forza della donazione degli organi. E si può sentire fino in fondo solo considerando il vissuto dei trapiantati, persone che hanno conosciuto un’attesa lunga, pericolosa (perché, data la scarsità di organi disponibili, i parametri per entrare in lista d’attesa sono tali che vi entra solo chi è già gravemente ammalato), difficile: un’attesa vissuta perlopiù barricati in casa, con l’angoscia e il terrore di non essere rintracciabili al momento della agognata telefonata, che la linea sia occupata o il cellulare irraggiungibile. Per chi ha un tale vissuto alle spalle il trapianto è davvero una grande salvezza: è il ritorno, non solo dal punto di vista medico, alla vita.
Proegue da pag. 21 meridionale peninsulare, la cifoplastica, tecnica percutanea che rapidamente diventa la procedura di eccellenza mondiale per il trattamento chirurgico dei “crolli vertebrali” dorso-lombari . Nel 2004 consegue la specializzazione in neurochirurgia con una tesi clinico-sperimentale dal titolo “Il trattamento chirurgico delle paralisi post-traumatiche del nervo sciatico popliteo esterno”. E’ il frutto di un soggiorno scientifico di otto mesi presso l’Unità Operativa di Neurochirurgia dell’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Rovigo, diretta dal Dott. Paolo Buffatti, centro di eccellenza nazionale per il trattamento chirurgico delle patologie del sistema nervoso periferico e sede formativa ufficiale della Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia dell’Università degli Studi di Verona Conseguita la specializzazione, porta a termine una fellowship presso il Dipartimento di Neurochirurgia dell’Illinois College of Medicine di Peoria (Chicago). Nel Gennaio 2005 gli viene assegnato un incarico biennale di dirigente medico neurochirurgo presso il Dipartimento di Neuroscienze “Elio Tartarini” dell’ Ospedale “Santa Corona” di Pietra Ligure (Savona) ove vive una fondamentale stagione maturativa al seguito di insigni figure della neurochirurgia italiana come il dott. Massimiliano Boccardo ed il dott. William Dallolio. Già nell’Ottobre dello stesso anno è vincitore di concorso per dirigente medico a tempo indeterminato presso l’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Civile “G. Mazzini” di Teramo (prima storica“neurochirurgia” del territorio abruzzo-molisano) ove esercita dal Dicembre 2005 sotto la direzione del dott. Danilo Lucantoni. Conta al suo attivo una serie di missioni scientifiche in Italia ed all’estero (Stati Uniti, Olanda, Francia ed Inghilterra) oltre che una serie numerosa di produzioni tra articoli scientifici ed opere divulgative. E’ presente, come coautore, nel volume “Cavernous Malformations of the Brain and Spinal Cord” di Giuseppe Lanzino e Robert F. Spetzler, pubblicato quest’anno dalla Thieme Medical Publisher di New York. Iscritto al GSS (Gruppo di Studio della Scoliosi e delle Patologie Vertebrali), alla Società Italiana di Chirurgia della Mano ed alla Società Italiana di Microchirurgia, partecipa periodicamente a corsi di aggiornamento e convegni tanto in Italia quanto all’estero. E’, altresì, autore e relatore di numerose presentazioni congressuali che raggiungono il maggior fermento durante gli annuali appuntamenti della Sinch (Società Italiana di Neurochirurgia) e recentemente anche del GIS (Società Italiana di Chirurgia Vertebrale).
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EMERGENTI / DIRITTO Decisamente affascinante quello della giovane penalista Annalisa Nanna, che parla di sé e della sua professione, tra luci e ombre del sistema giudiziario e soddisfazioni personali
Ritratto di
Avvocato
di Claudia Serrano Bella, raffinata, determinata. Così si presenta l’avvocato Annalisa Nanna, la prima delle giovani professioniste a cui NelMese dedica un “ritratto”. Avvocato penalista da cinque anni, esercita la sua professione nello studio associato avvocati Rocco e Annalisa Nanna in Piazza Garibaldi a Bari. Figlia dunque di Rocco Nanna, noto avvocato e instancabile organizzatore culturale, la nostra giovane professionista però non ha bisogno del suo cognome per far parlare di sé: svariate esperienze all’estero e la gavetta presso uno degli studi legali più illustri di Bari costituiscono solo il punto di avvio della promettente carriera di questa ragazza determinata. Il cui ritratto, per usare una metafora artistica, visto che la pittura è uno dei suoi grandi amori, richiede necessariamente pennellate di giallo, per la solarità e l’ironia che la contraddistinguono e per la vivacità dello sguardo, quello di chi sa quel che vuole e che, come si capisce da alcuni piccanti e divertenti racconti della sua vita, sa diventare anche molto pericolosa! Ci incontriamo nel suo studio, dove i quadri di alcuni dei pittori che ama di più danno un tocco personale all’ambiente, elegante quanto accogliente, e l’intervista è una piacevole chiacchierata sul balconcino dello studio, comodamente adagiate in un salottino di vimini tra piante e fiori. Un’ambientazione da vera principessa… del foro! * * * Partiamo dalle origini: quando e perché hai scelto di diventare avvocato? Dico sempre che la mia è stata una scelta diplomaticamente indotta: avendo un padre che svolge questo mestiere sono stata un pò persuasa a seguirne le orme, anche per quell’istinto di protezione genitoriale che porta un padre a voler assicurare un futuro ai propri figli. Comunque a soli diciannove anni hai fatto uno stage presso uno studio legale a Londra: avevi già le idee chiare? Com’è l’ambiente forense londinese rispetto al nostro? Quell’esperienza rientra nella politica del diplomaticamente indotta! Mi è sempre piaciuto molto viaggiare, così quello stage è stato un modo per rendere più interessante l’approccio al mestiere. Certo l’ambiente forense londinese è molto diverso dal nostro, così come il sistema giudiziario. Lì, oltre al
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Avv. Annalisa Nanna differente sistema di common law fondato su leggi non scritte e dove la giurisprudenza è la principale fonte del diritto, c’è quella che divide gli avvocati in “solicitors” e “barristers”: chi lavora in studio ed al quale il cliente si rivolge direttamente e chi va in tribunale. I barristers sono un ordine specialistico, quindi. Differenza che nel nostro sistema è inesistente, essendo i due ruoli perfettamente compenetrati. Ma ogni esperienza di viaggio è sempre una…bella esperienza: parti con una valigia semivuota e torni con una stracolma. Non di vestiti (o non solo!), ma di amicizie, affetti e cultura. Prima di allora, da under 18, avevo fatto le classiche vacanze studio, mentre negli anni universitari sono tornata a Londra per un corso di inglese legale. So che sei stata anche in Spagna con il progetto Erasmus. Io divido sempre la mia vita in prima Erasmus e dopo Erasmus! È un’esperienza che mi ha segnata profondamente: non solo ho imparato la lingua, avendo sostenuto anche due esami in spagnolo, ma ho conosciuto persone meravigliose, a partire dal mio coordinatore Nicola Neri, con le quali, a distanza di dieci anni, mi sento periodicamente. Casa mia è sempre stata un ricettacolo di amici stranieri che vanno e vengono.
E, ahimè, di recente, è venuto meno in tragiche circostanze uno tra i miei più cari: Maxim era russo e la sua morte violenta ed il suo funerale a Mosca quest’inverno sono stati una vera tragedia per me. Sai, non tutte le persone che conosciamo ci lasciano qualcosa, ma quelle che lo fanno restano per sempre. Quali sono stati i tuoi maestri? Sono stata per tre anni e mezzo nello studio dell’avvocato Sisto (padre prima e figlio poi) e posso dire che quella è stata la mia gavetta per il penale. Al civile,
che questioni civilistiche davvero molto complesse. Il processo penale, però, vuoi per la sua ignominia e la maggior sacralità della sua forma rispetto a quello civile, vuoi perché spesso colpisce lati umani e pregiudica la fedina penale del singolo, può nuocere in modo significativo. Ma ciò che fa la differenza per l’avvocato non è il civile o il penale, ma la sua attitudine verso l’uno o l’altro e, ovvio, la sua preparazione: ognuno si sente dentro più civilista o più penalista. In fondo, è l’eudamonia greca:
Annalisa Nanna con il padre avvocato Rocco e con la madre Lia Spadavecchia. Nell’altra fotografia con la madre a 5 anni ed alla deontologia, ci ha sempre pensato mio padre, facendomi, ad esempio, leggere tutti i suoi atti perché - diceva lui - io li correggessi. In realtà, era un modo astuto perché imparassi. Ed è stato un ottimo esercizio, anche perché un penalista non può prescindere dal diritto civile. Se penso ai penalisti più in gamba che conosco, sono tutti arrivati al penale passando per il civile. Che piaccia o no, beh, questo è un altro discorso. Quello che ho imparato lo devo a chi ho avuto come esempio, oltre che a me stessa ed al mio impegno. A proposito di tuo padre, del quale in un certo senso segui le orme almeno dal punto di vista professionale, qual è il tuo rapporto con lui? Mio padre è una di quelle persone che “si son fatte da sole”. Lo stimo e lo ammiro molto per questo. Caratterialmente siamo due persone completamente diverse ed è forse per questo che non temo il confronto con lui. Ma un paio di mesi fa durante un alterco in udienza, un collega molto più anziano mi ha detto: “Lei mi sa che è peggio di suo padre!”. Pensava di colpirmi ma, in realtà, non poteva destinarmi complimento migliore! Qual è l’aspetto che apprezzi di più della tua professione? Certamente l’autonomia nella sua gestione. E la dinamicità. Questo è un lavoro che porta a confrontarti con delle casistiche concrete, affascinanti e, per quanto a volte brutali, quotidiane: d’altronde, i telegiornali sono vere lezioni di diritto e di procedura penale. Purtroppo, aggiungo. E non per ultimo il fatto di poter dar voce a dei diritti compressi spesso ingiustamente, o da qualcun altro o dall’Autorità Giudiziaria stessa. Forse la professione di penalista è più difficile rispetto a quella di civilista? No, io non parlerei di difficoltà, perché ci sono an-
realizza ciò che naturalmente sei e non ciò che, magari, gli altri ti impongono di essere. Seguendo questa propensione hai scelto di diventare penalista? In un certo senso è stato il diritto penale a scegliere me! Nel gennaio 1998, un giovanotto respinto ha avuto la “brillante” idea di vendicarsi inserendo il mio nome, cognome e numero di cellulare in alcuni siti internet erotici. Lascio a te immaginare cosa sia stato il mio telefono a partire da quel momento e fino a quando, quattro giorni dopo, non ne ho cambiato il numero. Per me è stato un vero incubo, anche perché ero in procinto di partire per l’Erasmus. Molti mi dicevano di lasciar perdere: è stato allora che sono andata per la prima volta in Procura per la denuncia. Avevo 23 anni. Il processo penale è iniziato 5 giorni prima della mia Laurea, nel 2000: stavo, mio malgrado, già facendo pratica forense. Il giovanotto è stato condannato per diffamazione aggravata, anche in Cassazione, ed ha subito dapprima due pignoramenti mobiliari. Ho transatto solo quest’anno il giudizio civile avviato per il risarcimento dei danni a fronte di adeguato ristoro e lettera di scuse. Ci son voluti dieci anni, ma era una battaglia che dovevo a me stessa: se non ti rispetti tu, non lo faranno nemmeno gli altri. Quindi se ti chiedessi qual è stata un’esperienza professionale che ti ha particolarmente soddisfatta diresti questa? Direi che il processo della mia vita l’ho già vinto! Immagino però che ci siano state anche delusioni… Perdere e vincere fa parte del mestiere. La formazione di un avvocato prevede un percorso abbastanza lungo: dopo la laurea in Giurisprudenza ci sono i due anni di pratica presso uno studio legale, a cui si aggiungono i tempi tecnici
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degli esami di abilitazione. Secondo te questo percorso di formazione è concretamente utile al futuro avvocato? Gli anni di pratica sono fondamentali, durante i quali il praticante deve “vivere” lo studio legale, esserne inglobato nel vortice delle attività, anche se questo significa non avere orari o passare il sabato e la domenica a scrivere. Così come è essenziale imparare a fare tutto, anche il lavoro di cancelleria, sempre con grande umiltà perché la presunzione non paga mai.
avere più stipendi da pagare. Gli Organismi centrali dovrebbero seriamente fare qualcosa. Sei favorevole alla separazione delle carriere? Direi di sì: è vero, ci sono tanti giudici preparati sia nel civile che nel penale, ma pretendere che ogni magistrato sia onnisciente, sia in una materia che nell’altra, è un po’ una illusione. Ma qui tocchiamo un tasto delicato: quello della preparazione dei magistrati in relazione alla separazione delle carriere è un’appendice rispetto ad altri argomenti
Rocco Nanna, Mino Maccari e Annalisa. Accanto, una china del Maestro Oggi in Puglia il numero degli avvocati è molto elevato, certo superiore rispetto alle possibilità lavorative, ma agli esami di abilitazione continuano a presentarsi in migliaia per città. Secondo te come mai sono così tanti a scegliere la professione forense? Molti lo fanno per ripiego, perché magari hanno altre ambizioni come il concorso in magistratura o il concorso da notaio e finché non riescono a raggiungere l’obiettivo si creano un’alternativa. È un dato di fatto che la nostra sia una professione inflazionata, e questo fa sì che la concorrenza poi diventi spietata. Non condivido quando la competizione diventa “svendita” del mestiere: è importante l’umiltà, ma bisogna sempre dare dignità al proprio lavoro. Non credo comunque che tutti i concorrenti all’esame di avvocato partecipino seguendo l’eudamonia greca. C’è qualcosa che modificheresti del nostro ordinamento giudiziario? Ritengo ci siano troppi benefici per i condannati: io punterei sulla certezza della pena, sia come deterrente per chi ha la tendenza a delinquere, sia per dare davvero giustizia alle vittime di un reato. Chi sbaglia, deve pagare. E poi c’è l’argomento “intercettazioni telefoniche” per le quali si spendono valanghe di soldi dei contribuenti all’anno. Andrebbero utilizzate con più parsimonia e ad integrazione di altro materiale probatorio. Le indagini non si possono fare solo con quelle! I tempi processuali spesso sono infiniti, c’è un modo per ridurli? Ritieni che sia necessario aumentare il numero dei magistrati? Le lungaggini processuali sono sotto gli occhi di tutti, l’organico è spesso ridotto e ci sono giudici che hanno una mole di lavoro e di fascicoli enormi. Sì, incrementare l’organico darebbe la possibilità anche di snellire il carico, ma significherebbe per lo Stato
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che non è il caso di trattare ora. Da quest’anno gli avvocati sono tenuti ad accumulare un certo numero di crediti formativi attraverso corsi di aggiornamento. Cosa ne pensi? Sono del tutto contraria. Reputo assurdo che ci sia una “formazione coattiva” di un libero professionista. Va bene ai corsi di aggiornamento, ma deve essere il professionista a scegliere di farlo. Non si può subordinare la preparazione ad una tessera punti: lo trovo mortificante. La preparazione va ben al di là di un corso di qualche ora e di 15 punti all’anno sul proprio curriculum: ci vuole tanto studio per aggiornarsi, per essere sempre preparati e per offrire un servizio efficiente a chi ci chiede aiuto. E’ questo ciò che fa la differenza tra un professionista e l’altro. Oltretutto, questi corsi formativi si rivelano spesso vere operazioni di marketing per chi deve vendere libri… o per quelle associazioni che si costituiscono ad hoc per indire corsi di questo tipo che hanno non di rado costi notevoli. Ritieni che la professione di avvocato sia cambiata per la donna rispetto al passato? Io sono avvocato solo da cinque anni, non so esattamente come fosse prima, però posso dire per quella che è stata la mia breve esperienza che benché le donne siano propense a confluire verso il civile, ora anche le penaliste sono in aumento! Mi piacerebbe chiederti qualcosa anche sulla tua vita aldilà di questo studio. Leggendo il tuo curriculum vitae mi ha colpito un elemento ricorrente: il mare. Non potrei mai vivere senza. Il contatto fisico e visivo con il mare e con il sole per me è fondamentale. L’inverno me ne andrei volentieri in letargo. Ho fatto l’istruttrice di nuoto ai tempi dell’Università,
avendo il brevetto FIN. E poi qualche anno fa ho messo nel portafoglio la patente nautica. Tra i tuoi hobby, la musica e lo sport. Ritengo che una passione, al di là del lavoro, sia fondamentale. Solo pochi eletti hanno la fortuna di poter far coincidere le due cose. Ho studiato pianoforte da bambina e da ragazzina. Ancora oggi mi piace sedermi lì e suonare…un po’ di tutto: classica, jazz, pop. E’ estremamente liberatorio e rilassante.
spiaccio molto. E poi c’è il grande Mino Maccari, maestro di Renato Guttuso, che tante volte abbiamo incontrato a Roma, nella sua casa di Via di Villa Emiliani, portandogli olio e pesce fresco. I suoi quadri sono unici, spesso satirici, pungenti e molto divertenti. Abbiamo un carboncino a tempera che ritrae un avvocato che arringa con i giudici davanti che dormono sul banco! Un’altra volta, sempre in un ristorante, su uno di quei pezzi di carta di fortuna, io e
Il pittore Nino Tirinnanzi in una mostra del Maestro a Bari e a sinistra un disegno di Silvio Loffredo dedicato a lei Ma ciò di cui non posso fare a meno è lo sport: appena posso, metto scarpe da ginnastica e vado a correre in campagna con Lia, mia madre. So che ti piace anche la fotografia e viaggiare. I viaggi sono la destinazione naturale dei miei guadagni. Con internet è possibile organizzare qualsiasi viaggio in qualunque parte del mondo. Per me, villaggi vacanze e agenzie di viaggi potrebbero chiudere. La macchina fotografica è la prima cosa che metto in valigia. La porto ovunque! Amo fotografare la gente che incontro. A casa tua sono stati ospiti tanti protagonisti dell’arte italiana del Novecento, pittori e scultori amici della tua famiglia. Cosa ti è rimasto di questi incontri? Ciò che ho davvero in comune con mio padre Rocco è l’amore per l’arte, in tutte le sue manifestazioni, che sia pittura, scultura, musica o fotografia. Ho una grandissima ammirazione per chi l’arte riesce a svilupparla: un artista, avendo un talento naturale, ha una marcia in più rispetto a noi… comuni avvocati! E grazie a mio padre e al carissimo, amico da sempre, gallerista ed editore fiorentino Piero Pananti, ho avuto la possibilità di conoscere personalmente alcuni grandi artisti contemporanei. Ricordo con tanta tenerezza quando, a sette anni, trovai all’uscita da scuola il Maestro Emilio Greco che, ospite a casa nostra, era venuto a prendermi con mio padre. Poi Silvio Loffredo, famoso per il motivo ricorrente dei suoi dipinti: gatti e Battistero. Mi ha visto spesso dormire sui tavoli di non pochi ristoranti di Firenze, ritraendomi su della carta di fortuna reperita nella circostanza, adeguatamente condita con vino rosso per… dare un tocco di colore. Ora ha più di 80 anni, non sta tanto bene. Me ne di-
lui disegnammo un viso: invertimmo le firme, nel senso che lui firmò il mio – che in realtà assomigliava più ad una patata con due occhi e una bocca – ritenendo che fosse più bello del suo (figuriamoci!), e viceversa. E’ un disegno che custodisco tra i miei preferiti. Ero già grande, invece, quando ho conosciuto il pittore Nino Tirinnanzi, grande amico di Montale ed Ungaretti, famoso per i suoi inconfondibili paesaggi senesi. Sono molto affezionata anche al pittore Gaetano Grillo, carissimo amico di infanzia di mio padre, come noi di origine molfettese. Conservo con affetto una foto di me di pochi mesi nelle sue braccia. I musicisti: Mario Rosini e il compositore jazz Davide Di Chio. Sono artisti della nostra Puglia, che meriterebbero di “sfondare”. E poi la energica scrittrice Ilse Ciancia, anche traduttrice dal tedesco per l’Adelphi, e la frizzante poetessa Anna Pacifico: donne di una cultura “superiore” a cui mi sento sinceramente affezionata. Hai dei dipinti preferiti? Ho la fortuna di avere tanti dipinti con dedica, dai quali non mi separerei mai, nemmeno se stessi sul lastrico o sotto tortura! Di recente, da un’asta dell’amico Pananti, ho acquistato una china su carta di Maccari denominata “L’arresto”, dove due donnone vestite da poliziotto portano in galera un ometto piccolo piccolo. Appena l’ho visto ho pensato che una penalista non potesse non averlo! Prima di salutarci ti pongo la domanda d’obbligo: quali sono le tue prospettive per il futuro? La mia prospettiva futura è unica: quella di essere soddisfatta della mia vita, a prescindere da quello che farò. Sei soddisfatta adesso? Mi dispiace, sono troppo giovane per questa domanda.
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ESTERO / IMPRENDITORI CONFINDUSTRIA La delegazione degli imprenditori e rappresentanti istituzionali pugliesi era così composta: Lorenzo De Fronzo, console onorario di Ucraina in Italia per Puglia e Molise e presidente della Sezione Trasporti di Confindustria Bari; Raffaele Fasano, imprenditore e presidente Commissione internazionalizzazione di Confindustria Puglia; Fulvio Mezzina, responsabile Affari legali Autorità Portuale di Bari; Domenico Di Marsico, imprenditore settore grafico; Laura de Candia, responsabile Area Internazionalizzazione Confindustria Bari
Missione di imprenditori e responsabili istituzionali di Bari e della Puglia in Ucraina, in particolare alla capitale Kiev e all’importante centro portuale del Mar Nero, Odessa. Lo scopo della missione è stato principalmente di carattere esplorativo, volto ad acquisire segnali e informazioni per comprendere
Ponte Puglia Ucraina sciuto una crescita del PIL del 7,9%. I settori industriali trainanti dell’economia ucraina si confermano essere quelli metallurgico, carbosiderurgico e chimico. Interessante anche la produzione di colza destinata alla trasformazione in biocarburanti.
Sono particolarmente dinamici anche i settori del commercio, dei trasporti, dell’edilizia/costruzioni. Una popolazione di 47 milioni di abitanti, di cui 4 milioni solo nella città di Kiev, ne fanno un mercato connotato da ottime prospettive di sbocco. Il recentissimo ingresso nel WTO segna l’inizio di un processo di
A Kiev, da sinistra, Lorenzo De Fronzo, il vice presidente della Camera di Commercio di Kiev AnatoliTymoshenko e Raffaele Fasano. Accanto, alla Confindustria Ucraina Ulie con la vice presidente Oleksandra Blavsdevich le opportunità di investimenti e collaborazione economica, anche in vista dell’organizzazione di una più corposa missione imprenditoriale nei prossimi mesi. Non secondario lo scopo di attivare canali diretti di scambio di informazioni e opportunità per agevolare le relazioni economiche della Provincia di Bari con l’Ucraina. L’Ucraina rappresenta un paese in forte crescita economica, con ottime potenzialità di cooperazione economica e industriale con l’Italia. Nel corso dell’ultimo anno l’economia dell’Ucraina ha cono-
In termini generali, le spinte alla crescita dell’economia sono derivate negli ultimi anni principalmente dal settore dell’acciaio, nel quale si sono registrati incrementi significativi nei prezzi, e dall’incremento dei consumi privati, indotto dalla crescita del reddito disponibile . A tale ultimo riguardo, vale segnalare che nel primo semestre del 2007 l’incremento nella vendita di merci al dettaglio presso i mercati è stato del 30% in più rispetto al periodo analogo dell’anno precedente.
sensibile e progressiva riduzione delle barriere tariffarie, ed è peraltro condizione primaria per l’avvio dei negoziati per un’Area di Libero Scambio rafforzato con l’Unione Europea. Dal punto di vista valutario, nel 2007 il valore della grivna e’ stato sostanzialmente stabile rispetto al dollaro, valuta di riferimento. L’euro si è rafforzato rispetto alla valuta locale ed è in discussione la possibile rimozione dei controlli sul tasso di cambio con il dollaro, con la conseguente libera fluttuazione della valuta locale sui mercati internazionali.
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Dal punto di vista commerciale l’Italia è il terzo partner di riferimento per le esportazioni ucraine, e il quinto per le importazioni. La missione si è svolta in due tappe: Kiev e Odessa. La tappa di Kiev è stata dedicata ad incontri istituzionali. Il primo incontro si è avuto con la dr.ssa Laura Lauri, direttrice ufficio ICE di Kiev, la quale ha brevemente illustrato le caratteristiche socio-politiche attuali del paese e focalizzato le principali caratterizzazioni e prospettive economiche dell’Ucraina con riferimento alle potenzialità di cooperazione con l’Italia e alle opportunità di business delle imprese italiane. Successivamente la delegazione si è spostata alla Confindustria Ucraina ULIE (Ucranian League of Industrialists and Entrepreneurs), dove è stata ricevuta dalla vice presidente Dr.ssa Oleksandra Blavsdevich, accompagnata dall’adviser del Dipartimento Relazioni internazionali, Svetlana Kutseva. Durante l’incontro, nel corso del quale le parti hanno scoperto una forte affinità di intenti e di obiettivi, nonchè riscontrato una positiva convergenza tra la struttura confindustriale italiana e quella ucraina, si è lanciata di comune intesa l’idea di costruire un percorso di reciproca collaborazione, che potrebbe essere anche suggellato dalla firma di un protocollo di intenti, attraverso il quale consentire alle rispettive associate di fruire di un canale immediato di contatto con le rispettive realtà industriali-imprenditoriali di Puglia e Ucraina. La bozza del protocollo verrà predisposta a breve, ma nel frattempo l’operatività dell’accordo è già in essere e subirà la spinta delle esigenze e richieste delle aziende italiane e ucraine che nel frattempo manifesteranno interesse alla collaborazione. Al termine dell’incontro vi è stato lo scambio reciproco di doni: alla vice presidente sono state offerte alcune pubblicazioni sull’economia e sul turismo Pugliese, nonché pubblicazioni e stemmi di Regione Puglia e Fiera del Levante. La delegazione è stata poi in visita alla Camera di Commercio dell’Ucraina, ricevuta dal Vice
Presidente Anatoly Tymoshenko, accompagnato da Korol Valeriy, direttore del Dipartimento Relazioni Economiche Internazionali, e da Victoria Sabadash, funzionaria dello stesso dipartimento. Presente anche Yuriy Zanuda, capo dell’Euro Info Center Point e dirigente del dipartimento informativo. Dopo le presentazioni ufficiali e l’illustrazione dello scopo della visita, si sono toccati i temi sensibili alla reciproca collaborazione, e nello specifico è stata presentata da parte Ucraina il sistema di informazioni continuativo che essi intrattengono coi propri soci e la possibilità per Confindustria di utilizzare tale canale diretto per consentire la veicolazione di informazioni, richieste e offerte di carattere commerciale – industriale. La discussione ha poi toccato altri temi, come quello della situazione doganale del paese, quello della frammentazione capillare del sistema camerale ucraino nel paese, e infine il tema dei servizi che la camera rende disponibili su richiesta. Il giorno successivo la delegazione si è trasferita ad Odessa, realizzando subito un incontro con un rappresentante della Camera di Commercio di Odessa, Yuriy Chyrkov, Capo dipartimento Relazioni Economiche Internazionali. Anche in questa sede, dopo le presentazioni ufficiali, si sono affrontate diverse tematiche di comune interesse, tra cui quella relativa ai traffici merci dell’area, influenzati indubbiamente dalla presenza della grande e importante struttura portuale della città. Anche con la Camera di commercio di Odessa si è riscontrata una positiva propensione alla reciproca collaborazione. Infine, la delegazione si è spostata al Porto Marittimo di Odessa, dove è stata ricevuta da Mikhail Shaposhnikov, capo del Dipartimento Sviluppo e Relazioni Esterne del Porto. L’idea di partenza era quella di stabilire proficui contatti tra Porto di Odessa e porto di Bari per agevolare possibili interre-
lazioni e favorire la creazione di un collegamento marittimo Bari – Odessa. Dotato di molteplici e moderne facilities, il porto di Odessa è di strategica importanza per il traffico delle merci verso la Russia attraverso il Mar Nero. Le dimensioni e la movimentazione dei containers del porto, assieme alla capacità dell’area terminal container di circa 120 mila TEU, e i servizi connessi, consentono di ritenere promettente una stabile relazione col Porto di Bari, su cui si è discusso durante il meeting. Nello specifico si sono avuti scambi di informazioni relativi ai traffici (trend di sviluppo e prospettive) e alle disponibilità delle navi, informazioni che consentiranno di ragionare su possibili sinergie utili a valutare la possibilità di indirizzare molti traffici direzionati al nord sulla via del Mar Nero. La riunione è stata seguita da un giro molto interessante per la visita delle strutture del porto. A valle dell’incontro l’Autorità Portuale di Bari ha intravisto effettive possibilità di reciproca cooperazione, che saranno oggetto di approfondimento nelle prossime settimane. In occasione di tutti gli incontri ufficiali svoltisi, la delegazione si è fatta portavoce anche dei saluti istituzionali da parte di Regione Puglia, Fiera del Levante, Camera di Commercio di Bari, Camera di Commercio Italo-Orientale, Provincia di Bari e Comune di Bari, facendo dono agli interlocutori di relativi materiali documentali, pubblicazioni e stemmi. Al termine della missione il bilancio tratto è assolutamente positivo, sono stati raggiunti gli scopi per i quali la missione era stata organizzata e si ritiene esistano non solo le condizioni ma anche i contatti giusti per organizzare nei prossimi mesi una missione di stampo esclusivamente imprenditoriale fondata su concreti incontri d’affari. Le maggiori opportunità si sono riscontrate per l’olio di colza (il paese sta diventando un grande produttore di colza), i prodotti chimici e nello specifico i fertilizzanti e concimi, tra cui l’urea, e i prodotti metallurgico-siderurgici. (dan.maz.)
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UNIVERSITA’ / FACOLTA’ DI ECONOMIA / INDUSTRIE
Imprese e mercati esteri
Ciclo di seminari per il corso di management internazionale vero senso dell’intraprendere, del Globalizzazione, innovazione tecL’AUTORE DELLA NOTA lavorare, del vivere. Un’etica che nologica, diversità sono solo alcunon si traduce in vincoli o proibini dei fenomeni di cambiamento zioni ma che è capace di offrire con cui si confrontano le aziende orientamenti in vista del bene nel quotidiano sia in ambito dodella persona nelle sue valenze mestico che internazionale individuali e collettive. Un’etica Oggi più che mai, l’impresa è dunque che non si sovrappone considerata a tutti gli effetti un all’agire dell’uomo nè tanto meno membro della collettività e ciò all’attività d’impresa ma che colleinfluisce sull’apprezzamento della ga in modo trasversale ogni parte sua attività economica che viene al tutto. valutata sia come espressione di In questo scenario si valorizzano capacità imprenditoriale autonoProf. Mario Carrassi, docente di le relazioni umane su cui si fonda Economia Aziendale e di Manama, sia in funzione del contributo gement Internazionale CREEA buona parte dei tentativi, riusciti economico-sociale fornito alla (Centro di Ricerca sull’Etica e non, di internazionalizzare le comunità. Economica ed Aziendale) aziende di ogni ordine e grado. L’impresa si sviluppa e si consolida considerando strumentali i risultati economici Le esperienze dimostrano che la conquista di mere finalizza la sua esistenza con il valore intangibile cati internazionali è frutto di una cultura aziendale che riesce a creare, per se stessa e per la collettiin grado di cogliere e diffondere il valore all’interno vità. Osserva le dimensioni economica, ambientale dell’organizzazione e verso tutti gli stakeholders. e sociale alla luce di una dimensione trasversale: Gli approcci teorici spesso non rappresentano quella etica. adeguatamente la realtà aziendale e le teorie e gli Per indirizzarsi su un sentiero di sviluppo equilibrastrumenti strategici si costruiscono nella maggioto e duraturo che ne possa anche favorire l’apertura ranza dei casi sull’esperienza maturata nelle impresui mercati internazionali, l’azienda deve attirare se. consensi e farsi interprete delle diverse esigenze Il ciclo di seminari su: “Strategie di internazionalizche provengono dai suoi interlocutori, puntando al zazione: confronto tra teorie e pratiche aziendali” rispetto delle regole, dei valori sociali e delle conha avuto lo scopo di verificare l’aderenza tra le suetudini condivise. sfide quotidiane affrontate dalle imprese ed i supL’azienda è l’uomo. Un “continuum” di eticità lega porti teorici forniti dagli studiosi. L’obiettivo è quello l’impresa, il sistema delle imprese in rapporto ai di comprendere quali forze e quali stimoli agiscano mercati nazionali ed internazionali, società civile, sulle scelte strategiche delle imprese e sul processistema politico-istituzionale. Tale continuum, non so di creazione di valore aziendale. indistinto, trova il suo fulcro nella persona, intesa L’iniziativa è nata grazie alla collaborazione con quale essere relazionale. I valori che orientano e Emanuele Merlini della SAICAF Caffè che ha persi formano nel suo comportamento si ripropongomesso in poco tempo di interessare e coinvolgere no nell’impresa. Questa si apre al mercato e alla importanti aziende. società. In altri termini i valori della persona, vissuti I seminari sono stati indirizzati agli studenti, alle nella tensione costruttiva tra etica generale e etica aziende, agli operatori, e ad altri soggetti inteprofessionale, possono acquisire valenze imprenressati con incontri settimanali dedicati ad alcune ditoriali e sociali, diventare elementi costitutivi di aziende nazionali ed internazionali che operano su forme di convivenza più valide. mercati esteri. In realtà i valori etici e i valori economici sono Ogni incontro è stato dedicato ad una specifica strettamente interconnessi e si rafforzano a vicenda azienda che ha provveduto a presentare la propria in un’ottica sistemica. struttura ed il proprio settore di attività, evidenLa funzione economica immediata dell’impresa è, ziando le linee strategiche seguite in ambito intersenza dubbio, la remunerazione del capitale invenazionale e le conseguenti ripercussioni sugli equilistito nella stessa, ma essa è anche un soggetto bri aziendali. rilevante della società umana, che contribuisce al raggiungimento del benessere collettivo sia perseCALENDARIO DEI SEMINARI guendo i suoi interessi economici, sia valorizzando 7 maggio 28 maggio AGESTEA il proprio ruolo di istituzione sociale. PROCTER & GAMBLE 4 giugno NATUZZI L’economia aziendale ha dunque bisogno di etica, non un’etica astratta o generica, senza contatto 11 giugno DIVELLA 14 maggio SAICAF con il mondo e le sue contraddizioni, ma un’etica 21 maggio IKEA capace di farsi “dimora”, nella quale recuperare il
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UNIVERSITA’ / INDUSTRIE
Saicaf Caffè da Bari nel mondo
Panoramica sulla creazione 76 anni fa e sulla espansione sui mercati nazionali ed esteri dell’azienda affermatasi per la qualità del caffè importato e per le tecniche aggiornatissime di torrefazione
di Alessio Rega
del quale hanno proseguito nella politica di potenziaIl ciclo di sei seminari su “Strategie di Internazionamento e di espansione il figlio, on. Antonio Lorusso lizzazione: confronto tra teorie e pratiche aziendali”, e l’ing. Nicola Signorile oltre al giovane Leonardo, svoltosi presso la Facoltà di Economia dell’Università vivace rappresentante della terza generazione dei di Bari, ci consente di focalizzare l’attenzione sulla Lorusso. Saicaf, una delle aziende che ha segnato e contiLa materia prima per l’azienda, il caffè, era importato, nua a segnare la storia economica della città e della come oggi dalle regioni equatoriali del Sud e Centro regione, e su come essa sia riuscita ad imporsi non America (Brasile, Colombia e Costa Rica) e dell’Africa solo nel mercato nazionale ma anche in quello estero. (Zaire e Costa d’Avorio). La tipologia di caffè coltivata Quest’ultimo aspetto rappresenta un grande risultato in quelle zone del mondo ed utilizzata da Saicaf nelle in quanto, nell’attuale sistema economico mondiale, la globalizzazione offre crescenti opportunisue miscele è l’arabica, la qualità più pretà di sbocco soltanto a quelle imprese in giata che conferisce l’inconfondibile aroma grado di dare ai propri prodotti un valore alla bevanda. aggiunto capace di contrastare una conCirca quindici anni fa è avvenuta una svolta correnza sempre più aggressiva. epocale. L’azienda ha iniziato per la prima Oggi l’azienda barese, oltre ad essere volta a muovere i primi passi fuori dal merleader in Puglia, si colloca tra i primi cato italiano, dando inizio all’esportazione dieci principali produttori di caffè in dei suoi prodotti all’estero, interpretando Italia e contemporaneamente esporta il le esigenze di realtà nuove e diverse. Le suo marchio addirittura in quasi tutto il tappe di questa evoluzione sono state ben resto del mondo, con il preciso scopo di illustrate da Emanuele Merlini, esperto diffondere l’inimitabile sapore del caffè dell’internazionalizzazione di Saicaf. Il priespresso italiano. mo step di questo processo è stato quello La Saicaf, fu creata settantasei anni fa, di far conoscere il marchio ed il prodotto nel lontano 1932, dall’avvocato civilista all’estero attraverso la partecipazione ad Emanuele Merlini, Beniamino Cipparoli. esperto dell’internazio- alcune delle più importanti fiere internazioL’azienda ebbe poi un grande sviluppo nali del settore alimentare. Tra queste, menalizzazione di Saicaf con don Leonardo Lorusso, sulle orme ritano di essere citate l’Anuga di Colonia,
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Il compianto gr. uff. Leonardo Lorusso, il figlio on. Antonio Lorusso, presidente e amministratore delegato del Gruppo Saicaf e il nipote Leonardo di 26 anni accanto, l’amministratore delegato Nicola Signorile la Sial di Parigi e anche l’italiana Cibus che si svolge nel mese di maggio a Parma. Nelle fasi successive, oltre alla partecipazione alle fiere, forme di collaborazione con altre aziende nel mondo del food e la presenza di agenti o collaboratori a diverso titolo sui territori esteri, hanno costituito una ulteriore ed importante forma di controllo dei mercati. Strategie vere e proprie sono state poi elaborate e condivise con gli importatori o con le società controllate, creando un circuito di qualità e servizio nei confronti della clientela finale di Saicaf all’estero, attraverso un modello riconducibile a quello italiano di somministrazione di caffè al mercato professionale, quasi sempre effettuato in sinergia con le aziende produttrici di macchine per caffè. Un altro rilevante veicolo di conoscenza e di diffusione per i prodotti italiani, e in questo caso specifico per il caffè, è rappresentato dalle nutrite colonie di italiani ma soprattutto di pugliesi all’estero. Questa presenza è molto forte ad esempio in Germania, dove è pos-
con il produttore. Saper capire e soddisfare le necessità dei clienti possono sicuramente trasformarsi in un significativo vantaggio competitivo da non sottovalutare. La conquista di nuove quote di mercato all’estero passa anche attraverso la collaborazione e la sinergia con altre aziende pugliesi. A tal proposito Saicaf e Divella sono soci di una società commerciale che distribuisce a Parigi i loro prodotti nel settore della ristorazione. La maggior parte delle esportazioni dell’azienda barese è indirizzata, oltre che nella grande distribuzione, proprio verso il settore Horeca (Hotel, restaurant & catering). Per quanto riguarda la distribuzione geografica, la Saicaf è presente in quattro continenti con una maggiore concentrazione in alcune zone. In Australia, ad esempio, ci sono due distributori: uno a Sidney e l’altro a Melbourne. Nel continente africano, invece, la presenza maggiore si registra in Sud Africa. In America e in Canada ci sono importatori in circa dieci stati i quali operano prevalentemente nel settore Horeca mentre a New York è possibile trovare
Lo stabilimento della Saicaf per la torrefazione del caffè in via Amendola a Bari sibile trovare molti ristoranti e locali con cucina tipica pugliese che offrono ai loro clienti il caffè tostato in Puglia. La Germania è anche all’avanguardia per quanto riguarda il mercato elettronico tanto che la Saicaf sta creando appositamente un sito internet in lingua di negozi on-line specializzati sulla gustosa bevanda. Questa strategia tiene conto della specificità del consumatore tedesco, che rispetto ad altri, preferisce essere costantemente informato ed avere un contatto diretto
i prodotti anche al dettaglio nella grande distribuzione. La maggiore distribuzione, tuttavia, si concentra invece in Europa dove Saicaf è presente nell’80% dei paesi con punti di forza in Grecia, in modo particolare a Corfù, in Romania, in Germania, in Francia e nei Balcani. In Montenegro la Saicaf può addirittura considerarsi leader del mercato nazionale. E la crescita non si ferma qui.
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UNIVERSITA’ / INDUSTRIE
Divella, pasta in Cina
Focus sulle strategie di internazionalizzazione del Pastificio Divella spa di Rutigliano, in provincia di Bari. Capillare distribuzione in cinque continenti ed in oltre novanta mercati. Alta qualità al giusto prezzo tra i principali fattori di successo
di Alessio Rega seconda della disponibilità di grano duro presente Anche al Pastificio Divella spa di Rutigliano è a livello nazionale. L’Italia, come è noto, non ha stato dedicato uno dei sei seminari su strategie di un’autosufficienza granaria pertanto è costretta ad internazionalizzazione: confronto tra teorie e praimportare la materia prima dall’estero, anche da tiche aziendali organizzato dalla Facoltà di Economercati extraeuropei come quello degli Stati Uniti, mia dell’Università di Bari al fine di far conoscere del Canada, del Messico e dell’Australia. meglio alcune aziende operanti nella regione. I fattori che hanno permesso a Divella di diventare Il noto pastificio è oggi una solida realtà non solo nel tessuto economico locale e nazionale ma anche un’azienda di successo ed un marchio sinonimo di garanzia per il consumatore sono molteplici. sul mercato mondiale tanto che può essere consiTra questi ci sono la diffusione dei prodotti nelle derato, per i risultati raggiunti negli anni, un vero più importanti catene della grande distribuzioe proprio leader nel settore agroalimentare. La storia dell’azienda affonda le sue radici nel lon- ne organizzata; una particolare attenzione al rapporto qualità-prezzo; un’aggressiva e capiltano 1890 quando Francesco Divella fece costrulare campagna pubblicitaria sulle principali emitire il primo molino per la macinazione del grano. tenti nazionali e un aumento a livello mondiale dei Qualche anno dopo, nel 1905, fu invece realizzato consumi dei prodotti della dieta Mediterranea, in nelle campagne di Rutigliano, da secoli sfruttate particolar modo pasta, pomodoro ed olio extraverper la coltivazione del grano duro, il primo pastigine. ficio. Da allora per l’azienda è stato un continuo Agli inizi degli anni Settanta, come racconta Marcrescendo caratterizzato dall’espansione dei tre cello Valentini, responsabile dell’Ufficio Export stabilimenti e di tutto l’intero impianto produttidell’azienda, la Divella ha incominciato ad allargavo, uno sviluppo che ha permesso di aumentare in re i propri orizzonti aldilà dei confini nazionali, gramaniera significativa tutta la produzione. zie anche alla scelta del governo italiano Oggi, infatti, Divella è il secondo prodi autorizzare le esportazioni verso gli duttore di pasta in Italia, con partistati esteri. colare riferimento al Mezzogiorno, con Da allora e fino a metà degli anni Nouna capacità produttiva giornaliera del vanta il mercato estero era vissuto pastificio pari a 750 tonnellate di pasta come valvola di sfogo per gli eccessi di semola di grano duro, ed una macidella produzione, considerando anche la nazione pari a 1.200 tonnellate di grano stagionalità dei consumi (la pasta lunga duro e 350 tonnellate di grano tenero, si consuma meno della corta durante il nei suoi tre mulini. periodo invernale e viceversa). Dati che da soli spiegano la grandezza La vera svolta, tuttavia, è avvenuta a e la competitività dell’azienda. Per la Marcello Valentini rerealizzazione dei suoi prodotti, il papartire dal 1998 quando l’ufficio estesponsabile Ufficio Export stificio rutiglianese utilizza prevalentero è stato sviluppato con l’inserimento dell’azienda di Rutigliano mente grano italiano o comunitario, a di nuove figure (Area manager) che
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si sono occupate in Tra i principali obietmodo specifico deltivi che l’azienda lo sviluppo di nuovi intende raggiungere, mercati, con un occhio per quanto riguardo attento soprattutto il mercato estero, ci alle realtà dell’Est sono il rafforzamento Europa e dell’area dei della leadership in alBalcani. Questo ha cune zone (Australia, permesso l’implemenSud America, Balcani) tazione di strategie e il potenziamento di penetrazione dei della quota di mercamercati emergenti to in altri paesi come sfruttando al meglio il Svizzera, Germania e particolare momento Portogallo. storico caratterizzato Questi obiettivi riL’onorevole Francesco Divella e il presidente della dall’apertura al libero guardano sia la Provincia di Bari cav. lav. Vincenzo Divella, entrammercato. grande distribuzione bi procuratori e consiglieri di amministrazione della In generale, la Divella e sia il settore della Divella spa ha cercato sempre di ristorazione, facendo sempre leva sulle consolidate relazioni con i parsviluppare la propria strategia di prodotto, garantendo alta qualità al giusto prezzo, la quale è stata tner distributivi e su campagne di comunicazione orientate ai bisogni e alle esigenze del consumasposata con piacere dagli importatori, provocando tore. A tal proposito risulta fondamentale l’attività una forte accelerazione delle vendite. di scouting del mercato che prevede visite in loco, Per quanto riguarda la distribuzione geografica, Divella è oggi presente nei cinque continenti e in studio della concorrenza e delle abitudini di consu-
L’imponente mole del pastificio di Rutigliano della Divella spa più di novanta mercati. Nel dettaglio, è possibile distinguere tra tre macro aree: l’area Euro, dove si concentra la maggior parte delle esportazioni di prodotto alimentari Italiani (pasta, conserve, ortofrutta); il resto d’Europa (Balcani, Russia, Ucraina, etc.), caratterizzato da grandi cambiamenti nello stile di vita e dal miglioramento delle condizioni economiche che hanno favorito una sensibile crescita dei consumi dei prodotti importati; il resto del mondo, segnato da mercati in continua evoluzione come quello cinese e quello indiano.
mo e che di conseguenza permette di decidere in maniera strategica la politica da attuare. Per poter affrontare le sfide e le minacce della globalizzazione e di una concorrenza estera sempre più agguerrita, la principale strada da percorrere resta quella della qualità, non solo dei prodotti ma di tutta l’intera catena del valore, dalla produzione alla distribuzione. E’ solo attraverso questa strada che si può restare competitivi e sviluppare nuovi mercati. Ed è proprio in questa direzione che Divella si sta muovendo.
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ATTUALITA’
Flash di cronache e annunci GIUGNO BOLLENTE PER I PESCATORI DI TUTTI I PORTI PUGLIESI. Da Manfredonia a Gallipoli gli operatori ittici hanno protestato insieme ai colleghi di tutta Europa, per l’aumento vertiginoso del prezzo del gasolio e dei costi di gestione. Porti bloccati,pescherecci fermi e banchi vuoti. Nonostante le rassicurazioni del Ministro per l’Agricoltura i pescatori hanno incrociato le braccia per un lungo periodo in attesa di risposte concrete. 5 GIUGNO. SECONDO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI CICCIO E TORE. I fratellini di Gravina, i cui corpi sono stati trovati il 25 febbraio 2008 in fondo ad una cisterna in un grande caseggiato abbandonato. Il padre Filippo Pappalardi, sospettato in un primo momento di aver procurato la morte dei suoi due figli, accompagnato dal suo legale Angela Aliani, si è fermato per qualche minuto a pregare davanti a quella che è stata la tomba dei due bambini deponendo un fascio di fiori bianchi. 14 E 15 GIUGNO. IL SALENTO IN FESTA PER LA VISITA DEL PAPA. Dopo l’arrivo all’Aeroporto di Galatina, la prima tappa al Santuario “De Finibus Terrae” di Santa Maria di Leuca dove il Santo Padre ha presieduto una cerimonia religiosa. Poi il trasferimento a Brindisi per un primo incontro con la comunità brindisina. Il giorno successivo il momento più solenne con la recita dell’Angelus. 14 GIUGNO. IL BARBARO OMICIDIO AD UGENTO DI GIUSEPPE BASILE. Sessantun’anni, consigliere provinciale e comunale dell’Italia dei Valori, assassinato sotto casa con 19 coltellate.La vittima era appena rientrata da una discoteca. Qualcuno lo stava aspettando. Forse una lite, poi l’accoltellamento. Significativa la testimonianza del parroco del Paese. ”Era agitato tanto da rinunciare alla visita del Papa”. 26 GIUGNO. ANCORA RIVOLTA AL CENTRO D’ACCOGLIENZA DI PALESE-BARI Nonostante la stretta sorveglianza interna ed esterna delle Forze dell’Ordine, proseguono le rivolte, frutto di insoddisfazioni, nel Cara, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo, da parte di immigrati clandestini. Gli ospiti stranieri si lamenterebbero di non riuscire ad ottenere il “titolo di viaggio” anche se in possesso del permesso di soggiorno. Quando ci saranno regole sicure e uguali per tutti? 29 GIUGNO. E’ SICURAMENTE IL MATRIMONIO DELL’ESTATE. Quello tra il deputato del PD Lorenzo Ria e il sindaco di Corigliano d’Otranto, Ada Fiore. Dopo dieci anni di convivenza hanno convolato a nozze con una cerimonia civile che si è tenuta nel Municipio del centro della Grecia salentina. A fare da paggetto il frutto del loro amore, il piccolo Davide d sei anni. La sposa indossava un abito color pesca dello stilista salentino Gianni Calignano. 5 LUGLIO. E’ GIUNTA NOTIZIA DI NUOVE ASSUNZIONI ALLA REGIONE PUGLIA. Il Piano triennale del fabbisogno per far funzionare meglio la Regione Puglia parla di nuovi mille lavoratori indispensabili. come riferisce un importante organo di stampa.Di questi mille ,500 sono da assumere all’esterno in tempi ancora da definire con i sindacati.Gli altri 500 dovranno essere reperiti attraverso mobilità interna. In pratica da uffici dove evidentemente sono in esubero. Sembra comunque, che i nuovi assunti avranno caratteristiche di “specializzati”, veri e propri tecnici nei settori dei trasporti, dell’urbanistica, della pianificazione territoriale, della protezione dell’ambiente, biologi, chimici ed esperti di diritto. Ma non si è parlato in tutti questi ultimi anni di esuberi? 11 LUGLIO. BUONA NOTIZIA PER LA CULTURA E IL TURISMO. Si ritorna a parlare del Pulo di Molfetta, una dolina carsica di notevole interesse storico, archeologico, naturalistico che potrà essere visitata dai turisti oltre a costituire una fonte di studio e di ricerca.L’Amministrazione provinciale di Bari, presieduta dal cav.lav.Vincenzo Divella, si è accollata l’intera spesa per la gestione del Pulo che sarà curata dal Consorzio Polje. La Provincia finanzierà anche i lavori di ristrutturazione del sito. 13 LUGLIO. INTELLIGENTI INIZIATIVE A TARANTO. Un progetto ideato dall’Apt della città jonica prevede l’apertura in ore insolite di musei, aree archeologiche, aree di culto, sino al 15 settembre. Di particolare interesse è l’apertura serale del Museo Archeologco, riaperto dopo lunghi anni per la ristrutturazione degli ambienti museali: le porte del Museo saranno aperte fino alle 22 nei week end estivi e nel contempo saranno organizzati tour turistici e archeologi nella città. E’ un esempio da imitare. Daniela Mazzacane
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