La lista

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ISBN: 978-88-31314-53-4 © 2020 Les Flâneurs Edizioni di Alessio Rega • Bari a.rega@lesflaneursedizioni.it www.lesflaneursedizioni.it info@lesflaneursedizioni.it Editing: Loredana La Puma Revisione e impaginazione: Alessio Rega Progetto grafico: Mariano Argentieri Copertina: © Adobe Stock - moofushi Finito di stampare a settembre 2020 presso PressUp • Roma per conto di Les Flâneurs Edizioni


Alessandra Macchitella

LA LISTA



Alla scrittura che salva



«Tutto ciò che non è scritto non è mai stato» (Punto n. 15 della lista di Giulia)



Capitolo 1 Se non ti piace la tua vita, scrivitene una nuova PUNTO N. 0 “Se non ti piace la tua vita, scrivitene una nuova”. La scritta nera ferisce la nuca della ragazza. La peluria bionda accarezza una parte della frase sulla pelle abbronzata e io, un po’, la invidio. Alza il calice di una birra chiara come lei e sentenzia: «È stato in quel momento che ho capito che fino a quel momento non avevo capito». «Togliete la birra dalle mani di quella donna o finirà per dirci che ha bevuto perché non ha bevuto!». Fabio la interrompe e noi ridiamo. Siamo tutti allegri e leggeri questa sera al solito bar di Firenze. Giulia ha deciso di illuminare la serata. Quando ride arriccia il naso e qualche piccola lacrima le scende sul viso. Asciuga gli occhi lucidi e riprende: «Dico davvero, Fabio, anche se la birra è un po’ forte. Era sabato sera, lo ricordo perfettamente come se fosse oggi». «Si dice come se fosse ieri!». «Ah, lo so, ma è davvero come se fosse oggi». Siamo tutti seduti intorno a un tavolo di legno e Giulia al centro sembra un vecchio stregone che ci incanta con le sue storie. L’illuminazione 9


debole e calda del locale aiuta a immaginare atmosfere da campeggi estivi adolescenziali. Così riprende il suo racconto: «Era il 15 febbraio e alcune amiche mi avevano invitato a una festa per soli single. Mancava un mese esatto al mio compleanno e avrei compiuto trent’anni. Non era un compleanno qualsiasi, almeno non per me. Ricordo di aver provato tristezza nell’immaginare il locale, i discorsi vuoti, le solite facce. Con i pensieri ho compiuto un salto in avanti nel tempo e ho provato terrore arrivando alla scena della torta con le candele a forma di numero. Ciò che più di tutto mi ha angosciata è stato il momento in cui avrei soffiato dopo “l’esprimi un desiderio”. Mi sentivo impazzire. Per tutta risposta ho deciso di non far nulla. Ormai reagivo così a tutto. Sentivo il fuoco bruciare dentro e lo placavo con il nulla. Lo avevo fatto per anni, figuriamoci come sarebbe stato facile farlo da “grande”, da “donna”, quando quasi tutti scelgono di mettersi a tacere per quieto vivere. Così ho deciso di restare a casa. Avevo troppa voglia di stare in compagnia per potermi accontentare del rumore, capite?». Giulia guarda Fabio, Nicoletta, Ettore e me, cercando approvazione col suo sguardo verde. «Io quando non voglio sentirmi solo esco» risponde Ettore, banalizzando o semplificando. «Io invece ti ho capita» interviene Nicoletta. «È che spesso sembra tutto così superficiale che restare da soli rende meno forte il senso di solitudine». 10


«Esatto! È proprio quello che volevo dire. Ho indossato il pigiama, mi sono chiusa nella mia stanza e ho letto un libro ascoltando musica classica. Nel romanzo c’era scritto: “se non ti piace la tua vita, scrivitene una nuova”. Questa frase è stata un pugno nello stomaco, una spinta. Ho letto e ho capito. Così ho fatto la prima di una serie lunghissima di cose che non avevo mai fatto. Ho preso un evidenziatore e ho colorato di giallo la scritta. Lo so, lo so, può sembrare stupido ma io ero quel tipo di persona che non faceva neanche una piega ai libri, non volevo profanarli. Soprattutto io ero un “tipo” di persona e lì dentro mi ero rinchiusa. In quel momento ho profanato un libro e facendolo l’ho celebrato. Qualche tempo dopo ho iniziato a scrivere la lista. Scusate ma devo lasciarvi per andare al bagno. Hai ragione Fabio, ho bevuto troppa birra!». La guardiamo tutti mentre si allontana, i capelli legati in un codino alto, la scritta che le ha cambiato la vita sulla nuca, la schiena magra, sedere e gambe che nel jeans promettono bene. «Bel culo!». Lo abbiamo pensato tutti ma ovviamente a dirlo è stato Fabio che negli anni non fa che confermare la giusta scelta del suo soprannome: l’inopportuno. «E brindiamo al culo di Giulia!» propone con entusiasmo l’inopportuno, mentre la ragazza torna al suo posto. 11


«Ragazzi aspettatemi, ci sono anche io! A che brindate?». «Brindiamo al tuo c…». Blocco l’inopportuno e mi faccio salvare dalle parole… sante parole sempre amiche: «Brindiamo al tuo clamoroso ingresso questa sera. Hai salvato un gruppo di trentenni dalla solita patetica serata nel solito patetico locale». «Grazie, Leonardo! Anche se lo trovo poco carino nei confronti dei tuoi patetici amici». Nuovo giro di birre, nuove chiacchiere. Questa volta è Nicoletta a spezzare il silenzio: «Ragazzi, però siamo a marzo, maledizione! Noi continuiamo con birre e patatine ma tra poco inizieranno a bombardarci con la nuova pubblicità di Calzedonia. Non ho voglia di stressarmi in palestra. Maledetti, odio quelle pubblicità! Non le trovi esageratamente belle quelle modelle? Tutto perfetto, occhi, naso, labbra, tette, pancia, culo. Tu, Giulia, che cosa ne pensi?». «Sono bellissime, sono modelle. Penso a come si sentono quando si spengono i riflettori e non c’è qualcuno che le guarda come se fossero la cosa più bella del mondo anche con un po’ di cellulite e le occhiaie. Che ci vuole ad amare una dea? Ci vuole tempo per capire se è vero amore. Troppa bellezza annebbia il cuore e la testa». Io la guardo, le mani piccole e tanti bracciali colorati sul polso destro. Forse non è la più bella del locale ma di sicuro è la più luminosa. Al ta12


volo alla nostra destra, ad esempio, c’è Marta con le sue amiche. La conosco dai tempi del liceo, abbiamo avuto anche una storia o qualcosa di simile. Marta è una di quelle donne che cattura ogni sguardo. Gli uomini non resistono alla sua bellezza e le donne sembrano volerne approfittare per rubarle qualche riflesso. Esce sempre con ragazze carine, si vestono bene e vanno in giro in gruppo a esibirsi, cercando di puntare qualche buon pollo da spennare. Giulia è bella ma di una bellezza diversa. Era lì nel locale e non so da quanto, noi non l’avevamo notata. Poi, all’improvviso è arrivata al nostro tavolo e ha detto: «Scusate, sapete dirmi l’ora? Non ho il telefono con me e non sono del posto, avrei bisogno di qualcuno che mi faccia da bussola». Noi ci siamo guardati e abbiamo pensato che fosse stramba ma carina, molto carina, quindi l’abbiamo invitata al nostro tavolo e sono circa due ore che ci incanta con le sue parole. Cosa sei, Giulia? Una strega, una stracciona, una viziatella in cerca di protagonismo? Ancora non sappiamo nulla di te, se non che hai tatuato una frase che ti ha cambiato la vita e scrivi una misteriosa lista. Forse sei una santona in cerca di adepti. Non resisto e le chiedo: «Giulia, che cosa è la lista?». «Giusto! Dimenticavo!». Apre la borsa colorata; dev’essere quella marca spagnola che fa pagare a caro prezzo abbigliamento dall’aria trasan13


data, una di quelle cose che non capirò mai delle donne. Tira fuori un’agenda dall’aria vissuta, sfoglia qualche pagina e traccia una linea con un evidenziatore. «E anche questa è fatta!» esclama soddisfatta. «Ho depennato un altro punto della mia lista». «Puoi spiegarci di che si tratta adesso?». «Dipende. Che ore sono?». «È quasi l’una». «Cavolo, è il 15 marzo da quasi un’ora. Oggi compio trentun anni. Vi va di festeggiare con me?».

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