NelMese 11/2010

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anno quarantaquattresimo

11/2010 Euro 3,20 Periodico mensile di Cultura Medicina Turismo Economia sped. abb. post. 70% Fil. di Bari NUOVA GEDIM SRL via Suppa 28 Bari

nelmese DIRETTO DA NICOLA BELLOMO

A Bari convegno di studio organizzato dal Distretto 2120

Il governatore Marco G. Torsello

Il coordinatore Tommaso Berardi

ROTARY CLUB PER LA DONAZIONE DI ORGANI, TESSUTI E CELLULE

Dalla conoscenza alla realtà operativa Vito Lattanzio, ricordi del suo I “Grandi Killer”, conferenza lungo impegno politico e sociale di Franco Dammaco per I meriti di Corrado Petrocelli, l’Accademia Pugliese Scienze rettore dell’Università “Aldo Moro” Il pianista Arciuli alla “Laterza” L’avv. Rocco Nanna per la “Guerra” alla Cassazione di alcuni tribunali All’Interporto regionale, gli scambi con l’Olanda “LA GIUSTIZIA E I SUOI NEMICI” NUOVA DENUNCIA DEL PRESIDENTE DELLA CORTE DI APPELLO DI BARI VITO MARINO CAFERRA IN UN LIBRO DI CACUCCI EDITORE


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INSERZIONE GRATUITA

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nelmese periodico di Cultura Medicina Turismo Economia direttore responsabile

NICOLA BELLOMO n. 11/2010 anno 44esimo Edizioni NUOVA GEDIM S.R.L. Direzione - Amministrazione - Pubblicità via Suppa, 28 - tel. 0805232468 - fax 0805220795 - 70122 Bari - NUOVA GEDIM S.R.L. iscritta alla Camera di Commercio di Bari il 14/01/2008 al numero 503184 - “NELMESE” periodico di cultura medicina turismo economia iscritto al n. 333 del “Registro dei giornali e periodici” del Tribunale di Bari 9/11/1967 - Spedizione in abbonamento postale comma 34 - art. 2 - Legge 549/95 Filiale di Bari - E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di scritti e la riproduzione in fotocopia -. Nicola Bellomo ideazione Grafica. - Stampa: Pubblicità & Stampa Via dei Gladioli 6 - 70026 Modugno/ Bari - tel. 0805382917 ABBONAMENTO ANNUO PER IL 2010 Euro 32,00 - LA COPIA - euro 3,20 (con copertina plastificata euro 3,50 - per servizi speciali e per interi speciali euro 5) - CONTO CORRENTE POSTALE 000088305263 INTESTATO A NUOVA GEDIM S.R.L. - VIA SUPPA 28 BARI 70122 BONIFICO BANCARIO SU C/C N.1000/61567 intestato a NUOVA GEDIM SRL VIA SUPPA 28 - 70122 - BARI DEL BANCO DI NAPOLI, FILIALE 0620 VIA ABATE GIMMA 101 BARI IBAN IT41 D010 1004 0151 0000 0061 567

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Sommario LIBRERIE & LIBRI / DIRITTO

GIUSTIZIA, COME USCIRE DAL CAMPO DI BATTAGLIA

CREDITO

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DIRITTO

GIORNATA EUROPEA DELLA GIUSTIZIA CIVILE SEPARATI E DIVORZIATI NELLA CHIESA “GUERRA” ALLA CASSAZIONE DI ALCUNI TRIBUNALI

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ME D ICINA / R OT A RY C L U B

UN DONO PER LA VITA

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UNIVERSITA’ / REGIONE PUGLIA

ALZHEIMER PREMIATA RICERCA PER LA DIAGNOSI PRECOCE

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UNIVERSITA’ / LIONS CLUB

TURI PER IL SUO RETTORE RESTA I MERITI DI PETROCELLI

Lattanzio p. 15

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SPETTACOLI

DAL 6 DICEMBRE AL TEATRO PETRUZZELLI SECONDA STAGIONE

35 Nanna p. 10

LIBRERIE & LIBRI

TRASPORTI

ALL’INTERPORTO REGIONALE PONTE PUGLIA-OLANDA

39 Perrone p. 23

INFORMAZIONE

PER SALVARE IL TERRITORIO

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ECONOMIA / CONFINDUSTRIA PUGLIA

ME D ICINA / UNI V E RS I T A ’

I “GRANDI KILLER” DELL’UMANITA’

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SUONI IN LIBRERIA, CON IL PIANISTA 36 ARCIULI

RICORDI / POLITICA

NICOLA VERNOLA RICORDO ALLA CAMERA COSI’ VITO LATTANZIO

BANCA POPOLARE DI PUGLIA E BASILICATA, CAMBIO AL VERTICE PER LE FUSIONI CONVINZIONE E CONDIVISIONE DEL PROGETTO

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LE SCELTE DEGLI INDUSTRIALI PER IL FEDERALISMO REGIONALE 41 SHOPPING DI QUALITA’

PROFUMERIA PEPE-CLIENTI FILO DIRETTO ELIZABETH ARDEN TEMPORARYSTORE

Caso p. 30

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ABBONATEVI A NELMESE LA RIVISTA DEI PUGLIESI PER I PUGLIESI EURO 32 DA QUALSIASI MESE

Degennaro p. 39 nelmese - 11/2010 - 3


Foto Antonio Pellegrino / Cromiae

DIRITTO / LIBRERIE & LIBRI

Il necessario riequilibrio dei poteri dello Stato per far funzionare il servizio giustizia. Attenta analisi della questione nel nuovo libro del Presidente della Corte d’Appello di Bari

I

n copertina un’immagine eloquente, un’aspra battaglia tra cavalieri nell’oscurità di un paesaggio desolato, che fa pensare ad un libro di storia. E invece il dipinto dell’artista Carlo Fusca è solo una metafora, sapientemente scelta come sfondo al nuovo saggio del magistrato Vito Marino Caferra “La giustizia e i suoi nemici”, edito da Cacucci. Non è la prima volta che l’attuale presidente della Corte d’Appello di Bari si cimenta con un libro- denuncia, puntando il dito contro i mali del nostro Paese, senza l’uso di mezzi termini ma ripercorrendo in modo preciso storie di persone, norme e situazioni. Tra le diverse pubblicazioni risale al 1992 “Il sistema della corruzione”, allora recensito da Giovanni Luchena per NelMese, con il quale, oltre ad accusare quel grave fenomeno che stravolgeva la vita politica economica e amministrativa italiana, proponeva rimedi per arginarlo: tra questi la modifica dell’istituto dell’immunità parlamentare, per ristabilire il principio di uguaglianza innanzi alla legge. A distanza di quasi vent’anni rimane il

Giustizia,

come uscire dal campo di battaglia retrogusto amaro di “un’occasione perduta”- dice Caferra – per la mancata rivoluzione politica (dopo quella giudiziaria). Quell’auspicata riforma dell’art.68 Cost. è intervenuta subito dopo, ma col venir meno dell’argine costituzionale si è avuto un effetto opposto: l’iniziativa penale ha attinto ai vertici delle istituzioni, rompendo delicati equilibri politici, tanto da portare alla recente e affannosa ricerca di nuove vie immunitarie. Stavolta Caferra si pone in una prospettiva diversa, analizzando la lotta per la giustizia. In una simbolica battaglia ci si trova a combattere, oltre che con i nemici dichiarati (le associazioni criminali), con i cd. falsi amici: quelli che siedono all’interno delle istituzioni e non rinunciano a privilegi o, peggio, si intrecciano con la mafia; i “signori del diritto”, uno speciale ceto di intellettuali che non gode di ottima fama perché “mosso da una logica di potere, abdica al suo ruolo” e padroneggiando le tecniche giuridiche, indica ogni decisione, specie quella dettata da ragioni di convenienza, come “rigorosamente dovuta

VITO MARINO CAFERRA, in magistratura dal 1965, è presidente della Corte di Appello di Bari. Negli anni 1998-2002 è stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Dal 1974 al 2007 ha anche insegnato Istituzioni di diritto privato presso la facoltà giuridica dell’Università di Bari. Tra le sue opere “Famiglia e assistenza” (Bologna 2003, 3° ed.), “Diritti della persona e Stato sociale” (Bologna 2004, 2° ed.), “Il sistema della corruzione” (Roma-Bari 1992), “Il magistrato senza qualità” (Roma-Bari 1996), “Il sovrano. Saggio sull’uso quotidiano del potere” (Torino, 2001); per i tipi di Cacucci “Per una riforma della Giustizia” (Bari 2002). nelmese - 11/2010 - 4

DI

GIOVANNA DIMICCOLI

alla stregua di una corretta interpretazione della legge”. Proseguendo con l’uso della efficace metafora bellica, l’autore rileva come l’esercito che ha la mission di combattere questi nemici sia disarticolato: l’avvocatura e la magistratura sempre più divise tra loro, l’eccessiva burocrazia dei vertici e la cattiva distribuzione delle unità operative sul territorio, la carente logistica del Ministero della Giustizia, i giudici di pace e i magistrati onorari mal reclutati (“le truppe ausiliarie di fanteria”), i fuori servizio (“i disertori”) e coloro che si rifugiano in comode strutture burocratiche lontani dalla linea del fronte (“gli imboscati in fureria”), un’opinione pubblica oscillante tra le polemiche contro i mali della giustizia e l’esaltazione di alcuni magistrati impegnati nella lotta alla mafia. È possibile un futuro in Italia per la giustizia, ci si chiede? Secondo Caferra sì, ma solo con un razionale impiego delle forze in campo, vale a dire le risorse culturali e i mezzi materiali. Più facile a dirsi che a farsi, considerati i tanti punti critici. Partiamo da un fattore molto criticato, l’espansionismo giudiziario, dovuto alla mancanza o, al contrario, alla superproduzione di leggi oppure alla legislazione per principi. E’ così che la magistratura finisce con l’assumere quel ruolo particolarmente incisivo nella governance del Paese che tanto le si contesta. Inoltre è un dato incontrovertibile che i rapporti tra politica e giustizia


IL VOLUME

L’AUTORE

L’EDITORE

Il presidente della Corte di Appello di Bari dott. Vito Marino Caferra e il dott. Nicola Cacucci siano stati sempre più difficili dagli anni ‘80 in poi: dal processo Tortora, ai processi di mafia contro politici, a Tangentopoli il sospetto di un uso politico della giustizia è stato continuo, “trovando un facile humus nella cronica inefficienza della macchina giudiziaria” fino alla tesi della recente “persecuzione giudiziaria nei confronti del premier da parte di una magistratura politicizzata”. Di tutta risposta negli ultimi anni sono intervenute numerose disposizioni normative “speciali”, le cd. leggi ad personam, apparentemente generali e astratte, ma dirette a incidere sulle pendenze giudiziarie del premier, che non hanno fatto altro che alterare gli equilibri già precari. Laddove invece, secondo Caferra, che riprende un pensiero di Rousseau, solo seguendo le forme di legalità democratiche la forza della legislazione può ripristinare l’eguaglianza. Troppo spesso l’equilibrato funzionamento del sistema è stato purtroppo compromesso da conflitti tra poteri: dal caso Englaro, al legittimo impedimento dell’imputato parlamentare, alle autorizzazioni all’arresto di parlamentari, al segreto di stato, alle ispezioni ministeriali. Tutti episodi che dimostrano come “in tempi di gravi tensioni politiche i nodi irrisolti si riversano nella sfera della giurisdizione, la quale viene così attratta nell’agone politico e, perdendo l’immagine di imparzialità e indipendenza, corre il rischio della delegittimazione”. Un ulteriore fattore di rottura è dato dal sistema correntizio, speculare a quello dei partiti,

presente sia all’interno del Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno del potere giudiziario, che dell’Associazione Nazionale Magistrati, riconosciuta di fatto come il “sindacato delle toghe”. Questo secondo Caferra è da considerare un disvalore, uno strumento di potere corporativo (la nomina dei dirigenti degli uffici giudiziari, ad esempio, è effettuata sulla base dei rapporti di forza che si creano all’interno del CSM). Il Csm, dal canto suo, si è trasformato in una struttura elefantiaca che assorbe sempre più risorse, sottraendole agli uffici giudiziari. E peraltro Caferra lo dice con cognizione di causa, essendone stato membro negli anni 1998-2002. Il magistrato, stretto tra vincoli burocratici e il bisogno di autonomia tipico della sua attività, tende a disperdersi in attività amministrative che per quanto rilevanti non sono quelle per le quali la sua professionalità è stata costruita. L’elenco dei nodi che Caferra prova a sciogliere prosegue, arrivando sino all’esercizio del’azione penale, che è di fatto discrezionale: la notevole libertà d’azione del pm nel decidere se iscrivere o meno un soggetto nel registro degli indagati altera l’equilibrio dei poteri, in favore della magistratura inquirente. L’azione diventa così un buco nero che sfugge a qualsiasi controllo, rimettendosi invece esclusivamente alla deontologia professionale. Ancora: si posa l’attenzione sulla convivenza tra i media e la giustizia, considerata dall’autore sempre più difficile nella “società dello spettaco-

lo”, in cui in nome di una pseudo-trasparenza il processo mediatico ostacola lo svolgimento di un buon giudizio. Caferra suggerisce uno sforzo partecipe e convinto di tutti gli operatori del settore per trovare un equilibrio tra lo svolgimento imparziale della funzione giurisdizionale e un esercizio responsabile della libertà di informazione. Per quanto riguarda poi il problema dei rapporti con la politica, il magistrato-cittadino può sì intervenire liberamente sui problemi di diritti e della giustizia, evitando però scrupolosamente il coinvolgimento in logiche di schieramento e in possibili strumentalizzazioni che lo possano far apparire come uomo di parte. Vi sono autorevoli precedenti di passaggi di magistrati in politica e di eventuali ritorni alla funzione giudiziaria che non hanno ancora trovato una ragionevole soluzione. Dopo la lucida disamina delle questioni più urgenti che generano una situazione conflittuale tra i poteri, l’autore constata senza remore che l’attuale inefficienza giudiziaria non è che il frutto della reazione politica degli altri poteri all’invadenza del potere dei magistrati: il cronico disservizio dipende quindi dalle mancanze di chi ha l’onere di somministrare i mezzi necessari e che invece impedisce di fatto il controllo di legalità sugli altri poteri. Finora nessuno schieramento al governo ha voluto davvero rimuovere le cause della devastante patologia del nostro sistema, nono-

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DIRITTO

Giornata europea

della Giustizia civile Momento di riflessione - 25 ottobre - promosso dall’Unione Nazionale Camere Civili sul ruolo dell’avvocato nella ricerca di nuove chances per la tutela dei diritti non riconosciuti nell’ordinamento interno. Il dibattito a Bari organizzato dalla Camera Civile presieduta dall’avv. Mario Spinelli. Vari e qualificati gli interventi. Le differenti esperienze di “Punta Perotti” e del “Teatro Petruzzelli” alla Corte di Strasburgo DI

A

che è servito istituire una Giornata europea in favore della Giustizia civile? Secondo il Consiglio Europeo deve essere un modo per richiamare l’attenzione delle istituzioni e dei cittadini sull’importanza nella vita sociale di questo settore. E’ un dato di fatto che l’attenzione dei media sia rivolta più alla giustizia penale che a quella civile, benché i diritti riconducibili a tale ambito coinvolgano interessi dei cittadini spesso delicatissimi, sia nel settore dei diritti della persona che per gli aspetti economici della vita di ognuno. Senonchè, per quanto il Consiglio d’Europa abbia indetto tale giornata celebrativa sin dal 2003, la risonanza mediatica è stata pressoché nulla. CONCORSO NAZIONALE DELLA UNIONE CAMERE CIVILI Quest’anno l’Unione Nazionale Camere Civili ha deciso di non far passare inosservato l’evento e ha bandito così un concorso nazionale rivolto agli studenti del penultimo anno della Scuola superiore per lo svolgimento di un tema su “La figura dell’avvocato, vista dall’occhio vigile di un ragazzo”. L’Unione ha stabilito di premiare i migliori elaborati a livello nazionale con un primo premio di € 1.000 ed un secondo di € 500. Da parte sua la Camera Civile di Bari, presieduta dall’avv. Mario Spinelli, con l’aiuto del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari, ha deciso di premiare localmente i migliori tre elaborati con una borsa di € 300 per ciascuno. Per presentare questo concorso, avvocati e magistrati si sono dati appuntamento presso l’Aula Magna della Corte d’Appello di Bari, aprendone le porte anche ai diretti destinatari, gli studennelmese - 11/2010 - 6

GIOVANNA DIMICCOLI

ti, e cercando di coinvolgerli nel loro mondo. Aprendo i lavori l’avv. Spinelli ha sottolineato l’inutilità di fare i soliti piagnistei sui mali della giustizia civile: le carenze, le disfunzioni, gli arretrati, il rischio di denegata giustizia sono noti e ogni anno, in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario vengono snocciolati dati sempre più allarmanti. Ed allora la Giornata Europea della Giustizia Civile può essere un’occasione utile per riflettere sul ruolo assolto dagli Operatori della giustizia –Magistrati e Avvocati- nella tutela dei diritti dei cittadini. La scelta dell’argomento oggetto dell’odierno dibattito non è casuale, ma rappresenta un momento di riflessione su come le migliori doti di un buon avvocato civilista (non solo intelligenza e preparazione, ma caparbietà e abnegazione) possono pervenire a risultati inaspettati in una visione moderna e creativa, per non dire fantasiosa, del diritto. Certo non è mancato il tono un po’ polemico di chi, destinatario dell’invito del Ministero della Giustizia a festeggiare la giornata europea, ha sottolineato la necessità di destinare maggiori risorse al settore civile. Lo ha detto in apertura il Presidente della Corte d’Appello di Bari Vito Marino Caferra, che ha ricordato i rischi di un atteggiamento negligente: l’interdipendenza tra giustizia civile e giustizia penale fa sì che una denegata giustizia civile produca effetti criminogeni (basti pensare a liti condominiali che sfociano tragicamente in aggressioni o addirittura omicidi). Da parte sua l’avvocato, interprete del bisogno di giustizia, ha il dovere di chiedere

Il presidente della Camera Civile di Bari avv. Mario Spinelli nel miglior modo possibile la tutela dei diritti del suo assistito, ma sempre nei limiti dell’opportunità e del buon senso: deve cioè evitare di abusare degli strumenti a sua disposizione e di ingolfare il sistema con pretese futili e prive di fondatezza. La straordinarietà della sua opera sta nella normalità della sua professione quando vi crede davvero, ricorda il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari Emanuele Virgintino, quando cioè ha la soddisfazione di approfondire e offrire al giudice un argomento convincente che crei giurisprudenza e regoli la convivenza tra i cittadini. Un ruolo quindi prezioso quanto indispensabile. I DIVERSI ASPETTI DEL MONDO GIUDIZIARIO Dando voce sulla questione anche ai Magistrati, il cd. sindacato delle toghe non può che assumere il ruolo di Cassandra, sperando che in qualche modo porti i suoi frutti: Marco Guida, presidente della Giunta Distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati, sostiene che la giustizia civile sia uno dei cardini della società civile e che se essa non funziona è come se lo Stato avesse ammainato le bandiere. Questo è fuori di dubbio. Ma quello che stranisce tuttora è la schizofrenia tra le ottimistiche istanze comunitarie e i frustranti problemi nazionali quotidiani (dalle migliaia di cause pendenti ad


addirittura casi di topi nei tribunali, etc). Come pensare che gli addetti ai lavori possano far finta di niente senza uscirne frustrati? Agli studenti presenti si è voluto però dare anche un segnale positivo del mondo giuridico, partendo dall’esperienza diretta di due delle vicende giudiziarie baresi più celebri, ad oggi ancora sulle prime pagine dei giornali: “Punta Perotti” e il “Teatro Petruzzelli”. Si è voluto dimostrare come l’evoluzione giuridica consenta oggi agli avvocati di guardare oltre i confini nazionali per cercare le risposte che le nostre leggi interne non sono in grado di dare. Grazie alla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo (CEDU) firmata nel 1950 l’Italia ha assunto degli impegni, insieme ad altri Stati, per la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, accettando l’istituzione di una Corte con sede a Strasburgo che assicuri il rispetto dei medesimi. L’avv. Pasquale Medina, protagonista della vicenda di “Punta Perotti” in qualità di difensore dei proprietari dei terreni, ha raccontato come il suo approccio sia cambiato rispetto alla generazione precedente di avvocati. Non ha accettato di arrendersi a sentenze che riteneva ingiuste, sicchè dopo la pronuncia definitiva della Cassazione di conferma della confisca, pur in assenza di reato e l’abbattimento dei palazzi ha maturato l’idea che le sentenze non fossero inoppugnabili. Ha così ottenuto una condanna ai danni dello Stato per illegittimità della confisca (anche se persiste tuttora un conflitto tra le parti sull’accordo successivo). Al di là degli aspetti tecnici della questione, quello che l’avv. Medina ha voluto sottolineare è che basta applicare il principio di legalità: l’avvocato accetti pure la solitudine, non cerchi il consenso e difenda strenuamente il cliente se crede di aver ragione. CONVENZIONE EUROPEA E SOVRANITA’ STATALE Ma non si possono nascondere i ritardi nella riconversione europea per via delle resistenze culturali e per la ritrosia a riconoscere, specie in ambito penale, un coordinamento tra le pronunce europee e interne. Ciro Angelillis, Procuratore della Repubblica di Bari e delegato della Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati, ha appunto espresso un parere negativo sugli inesplorati percorsi europei: di fatto nel 1950 con la firma della Convenzione europea dei diritti dell’uomo non si è rinunciato alla sovranità statale. Con l’impegno pattizio il giudice italiano non può comunque applicare immediatamente le norme della Convenzione, né tantomeno può disapplicare quelle

interne se incompatibili con la CEDU. Nel caso di “Punta Perotti”, ad esempio, non vi è stata nessuna interpretazione compatibile con la CEDU perché la Convenzione non conosce la funzione sociale della proprietà riconosciuta invece nella Costituzione italiana, per cui la confisca ha assunto due facce diverse, di pena o sanzione amministrativa (può essere irrogata solo se viene accertata una responsabilità o prescinde da un eventuale responsabilità del proprietario del terreno). Per questo si è aperto un conflitto tra Cassazione e Corte di Strasburgo. LA CORTE EUROPEA NON E’ GRADO DI GIUDIZIO Al contrario c’è chi, come l’avv. Ascanio Amenduni, approva il matrimonio tra gli Stati avutosi con la Convenzione, per l’obiettivo che si è posta di perseguire un diritto europeo uniforme. La Corte europea non va vista come un quarto grado di giudizio che modifichi le sentenze del giudice nazionale ma può intervenire laddove la legge interna non offra strumenti di tutela adeguati al contenuto della CEDU. Le sue sentenze sono di carattere politico-amministrativo, si rivolgono allo Stato inadempiente. Sono sentenze-monito, assumono una valenza ai fini di interpretazioni convenzionalmente orientate. Nella vicenda del “Teatro Petruzzelli”, che egli ha seguito in prima persona, vi è stato per esempio un abuso della decretazione d’urgenza, con cui si è espropriato il Teatro a favore del Comune ma ai danni del proprietario. La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’esproprio per abuso dei limiti del decreto legge. L’ordinamento è stato capace di trovare il rimedio al suo interno. Ma data la persistente inottemperanza dello Stato, il legale si è visto costretto a rivolgersi alla Corte europea perché questa accerti la violazione del diritto di proprietà, senza rischio di condanna alle spese. E il fatto che questa non sia prevista non è certo un elemento trascurabile. Coraggio, fantasia, altruismo. Queste doti possono ampliare le garanzie di tutela. Da una parte vi è l’esigenza di certezza del diritto a costo del conformismo dei giudici, dall’altra la sperimentazione davanti ad un giudice che offra nuove prospettive. La scelta non resta che ai futuri avvocati. Magari tra i giovani presenti all’incontro qualcuno avrà anche maturato decisioni importanti, si sarà fatto contagiare dalla passione dei relatori, senza lasciarsi intimidire dai grossi numeri che affollano le aule di giustizia.

prosegue da pag. 5 stante i proclami. E se invece si volesse cambiare qualcosa, da dove si dovrebbe cominciare? Per Caferra gli interventi legislativi auspicabili sono: in primo luogo la riscrittura dell’art. 68 Cost., per ridurre il conflitto tra politica e giustizia che rende instabile il sistema politico. Non ripristinare il vecchio testo ma sospendere perlomeno il procedimento penale a carico del parlamentare. È paradossale come questa stessa norma si riproponga come chiave di risoluzione dei problemi dopo 20 anni, ma in chiave opposta. In secondo luogo, impedire che il magistrato, pur conservando il suo speciale status, si muova nel circuito della responsabilità politica, diminuendo così la sua credibilità. Revisionare poi le circoscrizioni giudiziarie. Individuare meglio i compiti del CSM per un più corretto assolvimento. In ambito penale rendere effettiva l’obbligatorietà dell’azione con alcuni paletti, considerando cioè la pena come un’extrema ratio, contenendo l’inflazione legislativa e ampliando lo strumento dell’irrilevanza penale del fatto. Le scienze giuridiche devono contribuire combattendo contro il vizio di fondo del formalismo, cioè l’attitudine a vedere solo le norme e non la realtà, tipico del magistrato-burocrate, cercando piuttosto un maggiore spazio per le istanze morali. La politica, nel suo compito di perseguire il bene comune, deve trovare una soluzione ragionevole ad un problema di ordine politico-istituzionale, cominciando col dare prevalenza all’etica, alla stregua di quei principi fondamentali della nostra Costituzione (i diritti inviolabili della persona, la laicità dello Stato, il diritto alla tutela giurisdizionale), mai messi in discussione e che devono essere trasposti nella realtà giudiziaria. Bisogna mantenere vive le basi culturali sulle quali è fondata la nostra Carta. Lo stesso deve fare il giudice, con senso del dovere e obbedienza alla legge morale prima di tutto. L’equilibrio deve essere la fondamentale qualità del magistrato, come senso della misura e del limite nell’esercizio degli ampi poteri discrezionali riconosciutigli dalla legge, dove per ciascun magistrato si annida il rischio della deviazione e dell’arbitrio. Tutto questo per potere un giorno sostituire all’immagine violenta della battaglia quella di un ristabilito ordine tra i poteri, personificato magari dalla Dea della Giustizia.

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DIRITTO / RELIGIONE

NE’ ESCLUSI NE’ RIAMMESSI

Separati e divorziati nella Chiesa

Riflessioni al Centro di Cultura Marin della Comunità di Santa Croce in Bari su un tema fortemente avvertito dal parroco mons. Alberto D’Urso che ha organizzato l’incontro, raccogliendo l’appello di tanti cattolici che hanno un matrimonio finito alle spalle. Come conciliare i divieti imposti con l’esortazione a non allontanarsi comunque dalla vita di fede? DI

GIOVANNA DIMICCOLI

Da sinistra, Paolo Giusto, Don Carlino Panzeri, Mons. Luca Murolo e Mons. Alberto D’Urso

“N

on osi separare l’uomo ciò che Dio ha unito”. Questa frase, pronunciata durante la celebrazione del sacramento del matrimonio, può diventare un macigno per chi si trova a vivere successivamente una separazione. Chi è abituato ad un’assidua vita religiosa lo vive come un forte disagio spirituale. Alcuni ne fanno quasi un bisogno psicologico, altri lo avvertono come un’emarginazione sociale, soprattutto in occasione dell’iniziazione cristiana dei propri figli, c’è chi infine vi si rassegna, accettando un cammino di obbedienza alle indicazioni pastorali del Magistero. L’origine di tutto questo sta negli ostacoli che il Diritto canonico pone ai divorziati sia per la ricezione della Confessione e Comunione sia per l’assunzione di incarichi pastorali di particolare rilievo (i servizi liturgici come quello di lettore, il ministero di catechista, l’ufficio di padrino/madrina, l’incarico di membro del consiglio pastorale). Il motivo addotto è che in queste situazioni mancherebbe la necessaria pienezza di testimonianza cristiana: in pratica la loro condizione di vita sarebbe in oggettiva contraddizione con la fede annunciata e celebrata nei sacramenti. La Chiesa ha però recentemente difnelmese - 11/2010 - 8

fuso il messaggio che questi divieti non debbano comportare un’esclusione dalla vita cristiana, ma piuttosto stimolare la ricerca di altre vie e mezzi adatti per queste situazioni di vita. La Chiesa parla anche di “discernimento”: vale a dire che sia per i separati e divorziati conviventi o risposati civilmente sia per coloro senza nuovo legame affettivo è prevista una valutazione delle cause del fallimento matrimoniale, delle circostanze che hanno portato alla decisione della separazione o del divorzio, e delle intenzioni e condizioni di vita di queste persone. Insomma si intravedono segnali di apertura. E si creano occasioni di dialogo. E’ per questo che la sala del Centro di Cultura Marin (presieduto dal prof. Aldo Loiodice) presso la Parrocchia Santa Croce è gremita. L’argomento è di forte interesse. Tra i presenti ci sono persone che vivono quotidianamente questo conflitto interiore. Il diacono Paolo Giusto, che all’interno della parrocchia cura i corsi di preparazione al matrimonio delle coppie, introduce subito il tema rifacendosi alla lettera dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, scritta due anni fa agli sposi in situazione di separazione,

divorzio o nuova unione, e il cui contenuto è così riassumibile: la fine di un matrimonio è motivo di sofferenza e fonte di interrogativi pesanti anche per la Chiesa ma non può essere motivo di esclusione. “In certi casi non solo è lecito ma può essere addirittura inevitabile prendere la decisione di una separazione: per difendere la dignità delle persone, per evitare traumi più profondi, per custodire la grandezza del matrimonio, che non può trasformarsi in un’insostenibile trafila di reciproche asprezze”. Il cardinale ha espresso il suo dispiacere soprattutto a coloro che abbiano sperimentato la durezza nel rapporto con la realtà ecclesiale, ricordando che la norma della Chiesa non giudica la qualità della relazione che unisce i divorziati risposati, anzi. Sembra che essa riconosca come spesso tali relazioni siano vissute con senso di responsabilità e con amore nella coppia e verso i figli. Sì, ma a parte questi riconoscimenti, da alcuni visti come un palliativo, i divieti rimangono e la proposta di altri modi di vivere la fede non convince proprio tutti. Don Carlino Panzeri, direttore per la pastorale della Famiglia nella Diocesi di Albano Laziale, ha valorizza-


to, con un discorso molto profondo, il ruolo della famiglia all’interno della Chiesa, posta a metà tra l’individuo e la comunità. E’ per questo che la sofferenza dei separati e dei divorziati, che sono innanzitutto fedeli - dice don Panzeri - non può essere tradotta in un caso di disobbedienza alla legge di Dio, quanto piuttosto in un lutto per la Chiesa stessa. A questo punto, di fronte alla domanda rivolta da costoro alla Chiesa, di tornare ad essere Chiesa intesa come stato di vita, la risposta è sempre la stessa: la via della grazia non può essere ricondotta solo ai sacramenti, questa è la riduzione semplicistica e superficiale fatta da taluni giornalisti! Le vie di salvezza sono anche altre: l’ascolto della parola, l’unione fraterna, il rispetto della volontà di Dio. Quello della Chiesa non è altro che un giudizio canonico sui comportamenti con rilevanza sociale, non un giudizio morale sulle persone! Non si considera il rapporto dei divorziati con la salvezza ma con la Chiesa! Suonano quasi come degli slogan auto-promozionali di chi tenta di far apparire l’istituzione che rappresenta per quello che non è - cioè consapevole e preparata - di fronte all’aumento vertiginoso dei divorzi. E’ un dato di fatto che alla Chiesa manchi la stessa elasticità dei tempi, è inutile forzarla, più di questo non le si può chiedere. Certo si possono offrire nuove interpretazioni, letture orientate, ma non stravolgimenti totali delle sue leggi. Un altro profilo molto delicato è quello della valutazione circa l’esistenza o meno delle condizioni di validità della celebrazione di un matrimonio. Non deve essere una forma subdola per raggirare il principio di indissolubilità, come può essere visto dai più, ma uno strumento di accertamento della verità. Questo è quello che dice Mons. Luca Murolo, presidente del Tribunale ecclesiastico regionale pugliese, che ha mostrato anche il suo disappunto nei confronti di un certo linguaggio avvocatesco: dietro ogni ricorso dinanzi al Tribunale ecclesiastico, dietro ogni fascicolo, non ci sono “controparti”, “clienti”, ma le sofferenze dei fedeli che chiedono di appurare la validità o meno dell’unione celebrata davanti a Dio. Oggetto del giudizio non sono le persone ma il sacramento stesso, che può essere viziato nel consenso (per costrizione fisica o morale, per presenza di errori sulla persona o su una sua qualità principalmente e direttamente intesa, per errori spontanei o dolosi, o per apposizione di condizioni al proprio impegno matrimoniale) o reso nullo per cause che riguardano la “incapacità psico-

logica” della persona (impossibilità di assumere gli oneri coniugali per cause di natura psichica) o per difetti volontari del consenso (cioè atti di simulazione che, al di là delle parole espresse esternamente, di fatto portano all’esclusione o del matrimonio nel suo complesso o di una sua proprietà essenziale-fedeltà, indissolubilità, sacramentalità - ovvero di una sua finalità - bene dei coniugi e procreazione/educazione). Nell’ultimo anno su 221 domande presentate 81 hanno riguardato i casi in cui ci si è accostati all’altare escludendo l’indissolubilità del vincolo, 74 quelli in cui si è esclusa la fecondità, 47 per simulazione totale, 6 in cui si è escluso l’obbligo della fedeltà. Più sporadiche, ma comunque esistenti, sono state cause di nullità del matrimonio l’errore, l’inganno, l’impotenza, e un caso, gravissimo,

procedimenti, nel dibattito che ne è seguito è emerso un aspetto reale, e cioè che si registra una profonda immaturità nell’approccio ai doveri del matrimonio, assunti superficialmente. Non può non chiedersi un elevato livello di coscienza in chi si avvicina al matrimonio in chiesa, “per chi pur essendo nato cristiano non lo sia mai diventato” - sottolinea Don Carlino. Ma anche la Chiesa riconosce la sua parte di responsabilità, legata alla fase di preparazione dei nubendi. Così come la difficoltà di inserirsi nei delicati momenti di crisi della coppia, dove il dialogo e la mediazione assumerebbero un ruolo importante se ben calibrati. E’ pur vero che il più delle volte non ci si approccia alla religione con la dovuta serietà e che, oltre a contestarle certi limiti, si “abusi” dei suoi meccanismi: spesso dietro una causa ecclesiastica non

Uno scorcio della sala incontri del Centro di Cultura Marin presso la Parrocchia Santa Croce in Piazzetta dei Frati Capuccini di doppio matrimonio all’interno della stessa diocesi! Come flusso di cause ecclesiastiche, invece, la Diocesi di Bari detiene il primato nella Puglia. Dopo un procedimento della durata di circa due anni la percentuale di risposte affermative, che cioè riconoscono la nullità, è piuttosto alta. Non mancano però i casi in cui la nullità non venga riconosciuta, e in tali evenienze al presidente del Tribunale non resta che fare un discorso alla coppia, “di testimonianza del sacramento”, ricordando il valore della loro unione indissolubile. Si è parlato anche di costi, per sfatare le false voci che circolano in merito alla causa ecclesiatica. Ogni fedele che introduce una causa versa 550euro, rateizzabili o riducibili a seconda dei casi, mentre gli onorari dell’avvocato variano a discrezione del giudice dai 1500 ai 2950 euro netti, senza che questa soglia possa essere superata. Al di là degli aspetti tecnici di tali

vi è una richiesta di chiarezza sul proprio status all’interno della comunità, quanto piuttosto la possibilità di celebrare nuove nozze in chiesa. Don Luca ha ricordato in proposito che non vi è alcun automatismo e che anzi sulla sentenza di nullità può essere apposto uno specifico divieto di nuove nozze, superabile solo attraverso un ulteriore percorso “riabilitativo” dinanzi all’Ordinario del luogo. Una cosa è certa: se accostarsi ad un credo comporta da sempre l’accettazione dei suoi dettami, e se questi stridono con la vita quotidiana divenendo sempre più spesso causa di contrasti, non ci si deve poi meravigliare se il risultato coincida con forme “personalizzate” di fede e spiritualità. Che ben venga quindi il dialogo e l’apertura, ma che siano fonte di serie riflessioni da entrambe le parti.

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DIRITTO

“Guerra” alla Cassazione di alcuni Tribunali Alla ricerca della funzione nomofilattica perduta in tema di improcedibilità delle opposizioni al decreto ingiuntivo per tardiva costituzione. Alla Suprema Corte il compito di garantire l’uniforme interpretazione delle leggi DI

ROCCO NANNA

In questo articolo, l’avvocato Nanna invita alcuni Tribunali italiani “dissidenti”, tra cui v’è anche quello di Bari, ad attenersi, in subiecta materia, agli insegnamenti della Suprema Corte di Cassazione, la quale non ha il compito di sfoltire i procedimenti giudiziari e risolvere le montagne di cause giacenti da anni. La Suprema Corte di Cassazione si limita ad interpretare le leggi, ed al suo orientamento devono uniformarsi tutti i giudici, ed addirittura anche quelli delle Sezioni semplici, se non si vogliono creare continui sbandamenti giurisprudenziali che allontanano sempre più dalla tanto agognata “certezza del diritto”.

A

lcuni tribunali, tra cui, per primo, si è particolarmente distinto quello di Varese, per la sua solerzia e per le sue contraddittorie argomentazioni, hanno, in sostanza, messo in predicato la funzione nomofilattica delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. In particolare, il Tribunale di Varese ha contestato la pregevole sentenza delle Sezioni Unite 9.9.2010, N. 19246, che ha enunciato il principio secondo cui le opposizioni a decreto ingiuntivo devono essere iscritte a ruolo nel termine breve di cinque giorni dalla notifica, anzichè nel termine ordinatorio di giorni dieci, a prescindere dai termini a comparire ivi indicati. In mancanza di tale tempestiva costituzione, l’opposizione, secondo la condivisibile predetta sentenza dei supremi giudici, deve considerarsi tardiva e quindi improcedibile, con la conseguenza che il giudice è tenuto a rilevarla ex officio, non essendo applicabile, come vedremo, l’art. 171 del codice di rito. Le Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 19246), Infatti, “ritengono... che esigenze di coerenza sistematica, oltre che pratiche, inducono ad affermare che non solo i termini di costituzione dell’opponente e dell’opposto sono automaticamente ridotti alla metà in caso di effettiva assegnazione all’opposto di un termine a comparire inferiore a quello legale, ma che tale effetto automatico è conseguenza del solo fatto che l’opposizione sia stata proposta, in quanto l’art. 645 CPC pre-

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L’avv. Rocco Nanna vede che in ogni caso di opposizione i termini a comparire siano ridotti alla metà... D’altra parte, se effettivamente il dimezzamento dei termini di costituzione dipendese dalla volontà dell’opponente di assegnare un termine di comparizione inferiore a quello legale, non si capirebbe la ragione per la quale, secondo la giurisprudenza di questa Corte, sono cumulabili il dimezzamento che deriva dalla astratta previsione legale di cui all’art. 645 CPC con quello che può discendere da un apposito provvedimento di dimezzamento di tali termini richiesto ai sensi dell’art. 163 Bis, 3 co, CPC (Cass. N. 4719/1995, 18203/2008)... E’ consolidato orientamento di questa Corte che nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, la

tardiva costituzione dell’opponente va equiparata alla sua mancata costituzione e comporta l’improcedibilità dell’opposizione (cfr. Cass. N. 9684/1992, 2707/1990, 1375/1980, 652/1978, 3286/1971, 3030/1969, 3231/1963, 3417/1962, 2536/1962, 761/1960, 2862/1958, 2488/1957, 3128/1956). E’ innegabile infatti, da una parte, che la specialità della norma di cui all’art. 647 CPC impedisce l’applicazione della ordinaria disciplina del processo di cognizione, e dall’altra, che la costituzione tardiva altro non è che una mancata costituzione nel termine indicato dalla legge”. Pacifica è sempre stata la rilevabilità d’ufficio della improcedibilità dell’opposizione in subiecta materia, per tardiva costituzione dell’opponente. Cass. Civile, sez. III, 14 luglio 2006, n. 16117 (Ex multis ndr), ha stabilito, infatti, che “nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, la tardiva costituzione dell’opponente va equiparata alla sua mancata costituzione, con la conseguenza della improseguibilità della opposizione per effetto del semplice decorso del termine, a nulla rilevando che il creditore opposto si sia poi costituito nel termine assegnatogli, atteso che, una volta verificatasi, detta improseguibilità non può essere eliminata con lo svolgimento di un’attività che interviene oltre il termine previsto”. “Allorquando venga proposta l’opposizione a decreto ingiuntivo intempestivamente o sia seguita da costituzione intempestiva... L’efficacia del decreto è


la stessa dei casi di mancanza dell’opposizione o di mancata costituzione, ma, essendosi comunque incardinato il proceso in contraddittorio, la definizione del giudiizo deve avvenire con

supremi giudici hanno rimarcato che “il giudizio di opposizione, benchè costituisca un ordinario processo di cognizione, è tuttavia sottoposto alla duplice condizione di procedibilità della tem-

Acquarello di Mino Maccari (proprietà privata - Molfetta) sentenza (ferma la possibilità della concessione della provvisoria esecutività al decreto ai sensi dell’art. 648 CPC), in quanto l’opposizione dev’essere dichiarata rispettivamente inammissibile o improcedibile d’ufficio nel presupposto che sul decreto ingiuntivo si è formato un giudicato interno, configurandosi il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo come ulteriore sviluppo della fase monitoria” (cfr. Ex plurimis Cas. Civile, sez. III, 6 giugno 2006, n. 13252). Circa l’inapplicabilità dell’art. 171 CPC, secondo cui, nel caso di mancata costituzione, il processo non si estingue e ne è consentita la riassunzione, i

pestiva proposizione dell’opposizione e della costituzione in giudizio dell’opponente, sicchè grava su quest’ultimo l’onere di coltivare il giudizio di opposizione, risultando detta disciplina coerente con le conseguenze di celerità tipiche del procedimento monitorio” (cfr. Ex plurism Cass., Sez. I, 3 marzo 2004, n. 4294). Orbene, il Tribunale di Varese, con una sentenza solo “sociologicamente condivisibile”, ma non è proprio questo il compito del giudice, obliterando l’art. 65 dell’Ordinamento giudiziario, secondo cui la “Corte di Cassazione assicura l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge e l’unità

Nel 1998, l’avv. Nanna ha pubblicato Addenda – Manuale per l’operatore bancario, di Cacucci editore e nel 2007 Reminiscenze serie e semiserie di Banche – Arte – Malcostume & Società per le Edizioni Pananti di Firenze.

del diritto oggettivo nazionale”, ha dovuto scomodare il c.d. “Overruling”, vigente in altro ordinamento giuridico, radicalmente diverso e distinto dal nostro, che, a nostro avviso, rileva nella fattispecie de qua agitur come il classico cavolo sulla altrettanto classica merenda. Il sullodato Tribunale, infatti, dopo aver ricordato la ratio della Legge 2.2.06 N. 40, che ha modificato l’art. 374 CPC, avendo previsto che il precedente delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione non possa essere, ex abrupto, disatteso dalla Sezione semplice; dopo aver ricordato anche la legge 18.6.2009, N. 69, che ha ulteriormente rafforzato la tenuta della regola giuridica a formazione nomofilattica; dopo aver ricordato l’insegnamento di Cass. Civ. Sez. Unite, ordinanza del 6.9.2010, N. 19051, in caso di allineamento del decisum del giudice di merito al precedente conforme di legittimità; dopo aver tratto la conclusione, corretta, secondo cui “la giurisprudenza delle Sezioni Unite non è più semplice espresione degli indirizzi di legittimità di un organo giudiziario, ma giudice che contribuisce a garantire la certezza del diritto nell’ordinamento”, facendo cattivo uso della sillogistica si è repentinamente discostato dagli insegnamenti dei Supremi Giudici, scomodando il “Common Law” con il metodo del c.d. “prospective overruling”, cioè a dire della limitazione della retroattività del mutamento giurisprudenziale. In sostanza, in questo ordinamento, che, ci si perdoni la ripetizione, non è affatto il nostro, il giudice stabilisce che la soluzione adottata dal nuovo precedente varrà soltanto per le future fattispecie, ma non anche per le analoghe già precedentemente disciplinate, per le quali avrà sempre valore il precedente “overruled” (sic!).

ROCCO NANNA, avvocato in Bari e Roma, si è sempre occupato ex professo di banche sin da giovanissima età. E’ stato, infatti, negli anni 70-80 procuratore generale ad lites e ad negotia della Banca Cattolica, incorporata da Montepaschi. Attualmente, è procuratore generale alle liti di Unicredit Credit Management Bank Spa, di cui è amministratore unico il dott. Dino Crivellari, procuratore generale alle liti di Unicredit Spa, nonché, tra gli altri, difensore di Centrobanca Spa, della Banca Popolare Di Milano, del Banco Di Napoli e della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, di cui è direttore generale il dott. Errico Ronzo. Collabora da giovanissima età a riviste giuridiche e culturali ed è noto collezionista d’arte. nelmese - 11/2010 - 11


Ci siamo onestamente chiesti, per una sorta di crisi di identità, chi siamo, dove siamo e dove intendiamo andare, e soprattutto qual è l’effettivo diritto vivente nel nostro ordinamento, e se sia proprio il caso, o meno, di dover scimmiottare altri orientamenti e ricorrere ad altre “regulae iuris”, che non fanno parte del nostro patrimonio giuridico e culturale, pur di perseguire uno scopo chiaramente contra ius. La risposta al quesito è, invece, presente nel nostro Ordinamento, e non già nella singolare ordinanza del Tribunale di Varese, che invitiamo senz’altro a disapplicare, se si vogliono tenere i piedi ben saldi per terra, e in particolare nella funzione nomofilattica assegnata dal Legislatore alla Suprema Corte, che è in linea col disposto di cui all’art. 111 della nostra Carta Costituzionale. A differenza del Common Law, infatti, le pronunce della nostra Corte di Cassazione, in quanto giudice supremo di ultima istanza, e soprattutto quelle delle S.U., devono essere sempre seguite dai giudici di grado inferiore, avendo la Corte di Cassazione il ruolo istituzionale di armonizzare l’interpretazione delle norme di applicazione ermeneutica, ancorché sia assente un’efficace sistema sanzionatorio che reprima eventuali abusi. Non comprendiamo, allora, il dinamismo di alcuni Ordini degli avvocati, che stanno studiando le “contromosse” da opporre alla predetta pronuncia del supremi giudici, quasi fossero nemici da combattere, le cui pronunce si sono sempre applicate con effetti ex tunc e non già ex nunc, come vuole, invece, farci intendere il Tribunale di Varese che, parafrasando il sommo poeta, “stima le biade in campo pria che sien mature”. Vani sono, indi, gli sforzi al ricorso all’overruling, alla rimessione in termini e alla pietas, per la presunta figuraccia degli avvocati verso la propria clientela, perchè tale figuraccia, ad esempio, l’hanno fatta anche i difensori delle banche, all’indomani di analoga sentenza choc delle Sezioni Unite della Cassazione, ex parte debitoris (cfr. Cass. Sez. Un. 7 Ottobre/4 novembre 2004 n. 21095), che stabiliva l’illegittimità dell’anatocismo. E cosa dire ancora di Cass. Sez. Un. 28-3-2006, N. 7030 sulla responsabilità delle banche per abusiva concessione del credito a società in odore di insolvenza, che ha dato via ad un precedente pacificamente di immediata applicabilità, con cui obbligatoriamente le future pronunce di merito e di legittimità dovranno pur fare i conti? A proposito della funzione nomofilattica della Suprema Corte, la recente riforma del giudizio innanzi alla Corte di Cassazione (id est l. 18.5.2009, N. 69), ha introdotto, com’è notissimo, nell’art. 374 CPC, il principio in base al quale se “la Sezione semplice ritiene di non condividere il principio di diritto

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enunciato dalle Sezioni Unite, rimette a queste ultime, con ordinanza motivata, la decisione del ricorso”. Diversamente, verrebbe alimentato ancor più il contenzioso e non verrebbero certamente tutelati i più deboli, perchè essi dovranno scontrarsi, dopo l’esito vittorioso del primo grado, svoltosi innanzi al Tribunale di Varese, con altri gradi del procedimento sino a giungere alla montagna (Purgatorio) invalicabile delle Sezioni Unite, per il “redde rationem”. E’ stato anche suggerito di varare una leggina, e già sono stati allertati alcuni deputati e senatori della Repubblica, atteso che il principio di irretroattività di cui all’art. 11 delle preleggi è meramente direttivo ed ammette deroghe, ma solo in presenza di adeguate ragioni giustificatrici, tra le quali non ci sembra possa rientrare la mancanza di diligenza di alcuni avvocati nel costituirsi oltre il termine breve. Orbene, la Cassazione non ha il compito di sfoltire i procedimenti giudiziari e risolvere le montagne di cause giacenti da anni; la Cassazione non ha compiti sociologici di protezione delle classi più deboli o delle classi più forti. La Cassazione, infatti, si limita ad interpretare le leggi, ed al suo orientamento devono uniformarsi tutti i giudici ed addirittura anche quelli delle Sezioni semplici, come vedremo tra poco. Ci chiediamo, allora, perchè tanto sfrenato attivismo contro le Sezioni Unite della Cassazione, che non abbiamo registrato quando i supremi giudici, dopo circa un secolo di pacifica giurisprudenza, hanno diversamente interpretato le norme in tema di anatocismo, favorendo una infinità di cause in danno del ceto bancario, che pure svolge una importantissima funzione sociale, ex art. 47 della Costituzione. Ricordiamo, in subiecta materia, lo studioso Pasquale D’Angelo, “La tecnica bancaria”, trattato pregevole del ‘13, nonchè la Corte del Regno, la quale sin dal 9.5.1927 aveva stabilito che “gli interessi liquidati trimestralmente si accrescono sul capitale e quindi su tale somma al medesimo aggiunta decorrono altresì gli interessi, senza che ciò dia luogo allo anatocismo, che dalla legge è vietato”. E che i conti correnti risultanti debitori si regolassero trimestralmente risulta anche dalla circolare bancaria fascista n. 30/2545. Ma la Cassazione, dopo infinite pronunce, nel 1999 prima e definitivamente nel 2004 dopo, ha stabilito che quella interpretazione - divenuta medio tempore storica e consolidata era da ritenersi ultronea e che l’anatocismo doveva considerarsi contra ius. Ed a questo orientamento, con effetti ex tunc, si è subito allineata correttamente tutta la giurisprudenza dei giudici, soprattutto quella dei Tribunali, che sono giunti anche a colmare le lacune probatorie dei correntisti, sosti-

tuendo gli estratti conto mancanti con una non consentita praesumplitio de praesumptio, per assestare condanne milionarie contro le banche in accogliemento delle domande di ripetizione dell’indebito anche per conti risalenti all’800. Saremmo veramente curiosi di sapere se il Tribunale di Varese, all’indomani della predetta sentenza del 2004 delle Sezioni Unite, in tema di anatocismo, abbia fatto analogo ricorso all’overruling e all’ordinamento del Common Law per stabilirne il dies a quo. Il Tribunale di Varese, insomma, ci ricorda il mito di Fetonte, figlio di Apollo, che ottenuto dal padre il permesso di poter guidare il carro del sole “...onde la strada che mal non seppe carreggiar Feton...” (Cfr. Purgatorio canto IV della seconda cantica), venne fulminato giustamente da Giove, non avendo egli saputo trattenere la foga dei cavalli, uscendo in tal modo dal cammino obbligato e “abbruciando così il cielo”. Il Tribunale di Varese, a nostro avviso, dovrà ritornare sulla retta via, perchè nel nostro ordinamento giuridico non è affatto consentito il ricorso all’overruling, in quanto la Corte di Cassazione non promulga leggi e non può essere equiparata al Parlamento. Improprio, altresì, il richiamo alla rimessione in termini ed al riferimento all’abrogazione dell’art. 184 bis CPC, prevista dalla legge 18.6.2009 N. 69, che con l’introduzione del secondo comma dell’art. 153 CPC ha reso generale il principio che sancisce la prorogabilità per causa non imputabile, dei termini, per diverse ragioni: A) tale norma non ha effetti retroattivi, ex art. 11 delle preleggi; B) il nostro modello processuale, anche a seguito della c.d. Legge di competitività, irrigidisce il sistema delle preclusioni e delle decadenze, sicché non si può ritornare indietro, stante la rigidissima scansione delle fasi processuali; C) il ritardo della costituzione in giudizio non è affatto addebitabile agli ufficiali giudiziari, in quanto l’opposizione può iscriversi a ruolo anche con la velina, lo stesso giorno di notifica; D) non esistono soltanto gli avvocati dei debitori, dei quali ci si deve preoccupare per la “brutta figura” che farebbero con i propri clienti, perchè esistono anche gli avvocati dei creditori, ed esistono soprattutto anche gli avvocati dei debitori che sono stati diligentissimi e che hanno iscritto a ruolo le cause oppositive nel termine ridotto di giorni cinque. Ed allora la polemica e la frenetica ricerca delle contromosse a noi sembra una fatica di Sisifo e ben può pensarsi, come si è fatto per l’anatocismo, ad una nuova leggina, che abbia, però, effetti per l’avvenire e che rispetti la piana interpretazione sistematica data dalle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione.


RICORDI / POLITICA

Nicola Vernola

ricordo alla Camera Barese, avvocato, sindaco, deputato, ministro, scomparve prematuramente nel 2000. La sua intensa e qualificata attività in vari settori sarà focalizzata nei vari discorsi nel corso dell’incontro del prossimo 6 dicembre

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lla Camera dei Deputati il 6 dicembre prossimo sarà ricordato, a dieci anni dalla scomparsa, l’on. Nicola Vernola, già sindaco di Bari, attivo parlamentare nonchè ministro. L’incontro, a cura del Gruppo Parlamentare UDC, inizierà alle ore 17 e prevede una serie di interventi (vedi l’elenco accanto). Nicola Vernola, nato a Bari il 26 marzo 1932, a soli vent’anni si laurea in Giurisprudenza con il prof. Aldo Moro discutendo una tesi in Diritto Penale, dedicandosi subito con passione alla professione forense. Avvocato Cassazionista, esperto in diritto penale ed amministrativo ed in materia di responsabilità amministrativa. Noto sin da giovanissimo per il suo impegno attivo nella Democrazia Cristiana, alla guida della Segreteria Provinciale di

2001, il presidente dell’Associazione Magistrati della Corte dei Conti dott. Salvatore Sfregola consegna una targa ricordo alla vedova dell’on. Nicola Vernola signora Giovanna Mazzilli

Bari. Eletto a 28 anni consigliere comunale a Bari, ricopre il ruolo di assessore ai Contratti e Appalti dal 1962 al 1970 e di vice sindaco per un anno. Il 4 ottobre 1971 diventa Sindaco della città, carica che conserva fino alle politiche del 1976 quando viene eletto deputato in Parlamento. Mantiene tale incarico per tre legislature fino al 1987, ricoprendo la carica di vice presidente vicario del gruppo DC per oltre cinque anni. E’ Ministro per i Beni Culturali e Ambientali dal dicembre 1982 all’agosto 1983. Dal luglio 1988 al dicembre 1994 viene eletto per ben due volte componente del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti. Ricopre anche un ruolo attivo nelle autonomie locali. Infatti negli anni dal 1972 al 1976 è vice presidente nazionale dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e dal 1987 al 1994 vice presidente nazionale vicario della CISPEL (Confederazione Italiana per i Servizi degli Enti Locali). Il 6 marzo 1986, con decreto del Presidente della Repubblica, viene nominato presidente della giunta esecutiva del Comitato Nazionale per la celebrazione del IX Centenario della traslazione di San Nicola. Nel 1998 fonda l’Associazione “Bari Morotea” e ricopre la carica di presidente onorario della Camerata Musicale Barese fino al momento della sua scomparsa, avvenuta il12 luglio 2000. Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. Insignito dell’onorificenza dell’Ordine della Stella Jugoslava. Cittadino onorario della città di Dubrovnik.

I DISCORSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI 6 dicembre ore 17 Mario Tassone vice segretario nazionale UDC, componente della Commissione Bicamerale Antimafia “Nicola Vernola parlamentare” Sergio Santoro presidente di Sezione del Consiglio di Stato, componente Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture

Il sindaco Vernola con il presidente del Consiglio dei Ministri on. Aldo Moro

“Nicola Vernola Avvocato” Massimo Vari vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, componente della Corte dei Conti Europea “Nicola Vernola e il suo impegno riformatore per la Corte dei Conti e per le autonomie locali” Luigi Giampaolino presidente della Corte dei Conti “Nicola Vernola e il suo impegno nella funzione di autogoverno della Corte dei Conti” Rocco Buttiglione vice presidente Camera dei Deputati “Nicola Vernola Ministro dei Beni Culturali” nelmese - 11/2010 - 13


RICORDI / POLITICA LATTANZIO: “Moro è stato un ‘martire’ nel tentativo di portare il comunismo alla democrazia. Era un profeta di quel futuro che si realizzò solo dopo oltre un decennio dal suo martirio”

L’on. Vito Lattanzio sul suo scanno di vice presidente della Camera dei Deputati nel 1987. Sotto, il presidente del Consiglio dei Ministri Amintore Fanfani

LATTANZIO: “per sua fortuna Giulio Andreotti - per merito di Cossiga - è senatore a vita e per l’immunità parlamentare non conosce le manette che si stringono intorno ai polsi. Sono certo che egli è innocente e pertanto gli sarà riconosciuta la sua onestà”

Il politico fedele alla Democrazia Cristiana per 40 anni VITO LATTANZIO è nato a Bari nell’ottobre del 1926. Congregato Mariano e presidente della FUCI di Bari (Federazione Universitari Cattolici) fu presto chiamato a dirigere la stessa organizzazione in sede centrale: erano i tempi di Montini, di Costa, di Guano. Partecipò attivamente alla costituzione degli Organismi Rappresentativi Universitari (UNURI) ed a Torino e Perugia fu eletto nel Consiglio nazionale. Si laureò giovanissimo con il massimo dei voti in Medicina interna e vinse il concorso per cinque posti di specializzazione presso l’Università di Bologna; successivamente si specializzò in Medicina legale. Ritirò la domanda per la libera docenza appena eletto alla Camera: non voleva - come ha affermato nel corso dell’intervista - che si pensasse che la sua carriera fosse legata all’attività politica! Chiamato, infatti, da De Gasperi (che nel 1953 era tornato a dirigere la DC) a guidare il Partito in Terra di Bari, fu sempre rieletto segretario provinciale fino alla sua candidatura al Parlamento. Fu consigliere provinciale, per tre legislanelmese - 11/2010 - 14

ture, accettò solo il gravoso incarico di capogruppo, partecipando ai lavori dell’Unione regionale delle Province pugliesi che prepararono l’avvento delle Regioni. Nel 1958, Fanfani (segretario del Partito) gli “impose” la candidatura alla Camera insieme ad altri segretari provinciali (Cossiga, Forlani, Piccoli, Malfatti, ecc.). Fu eletto con ampi consensi per nove legislature, con preferenze subito dopo Moro, e per due legislature fu vice presidente della Camera quando era presidente l’on. Ilde Iotti). Nella Direzione centrale della D.C. diresse uffici centrali (dalla segreteria organizzativa del Partito alla responsabilità dell’ufficio esteri): fu vice presidente del Partito popolare europeo (con la presidenza del premier belga Tindemans) e componente del Boreau politique dell’Internazionale Democristiana. Sottosegretario in 9 governi (Lavoro, Industria, Difesa) e Ministro in 5 governi della Difesa, dei Trasporti, della Marina Mercantile, della Protezione Civile e del Commercio Estero. Ovunque lasciò traccia del suo impegno. Si pensi ai “Libri Bianchi” (i

primi e gli ultimi!!) della Difesa e dei Trasporti, alle varie leggi per la riforma del Commercio e per l’Assicurazione RCA nonché alle tre leggi promozionali per le Forze Armate. Il “caso” Kappler lo colpì profondamente, non certo per non aver dato “disposizioni precise” per la sua vigilanza - come ha precisato Lattanzio - ma per il valore morale di tale fuga. E’ noto che voleva dimettersi immediatamente da Ministro della Difesa ma Moro, Zaccagnini, Galloni, Andreotti lo scongiurarono di evitare una grave crisi di Governo. L’ultima volta che fu candidato alla Camera fu nel 1992 con la preferenza unica: anche in quella occasione fu il primo eletto. Nel 1994 preferì il “silenzio” e si ritirò a vita privata accettando la “persecuzione” - è sua la definizione - che da Milano a Palermo, mise in discussione la sua onestà politica. In otto “processi” fu assolto con formula piena già in primo grado. Anche in questa sofferta circostanza Lattanzio ricorda che cercò di offrire una “testimonianza” di verità e coerenza ai Cattolici democratici.


SCOMPARSO A 84 ANNI NEL GIORNO DEL SUO COMPLEANNO

Così Vito Lattanzio

Flash sull’intensa vita politica dell’illustre barese. I giudizi su Aldo Moro e Giulio Andreotti. L’ultima intervista nel 2003. I contatti e le presenze su NelMese del quale inaugurò la sede nel 1970 DI

“L

NICOLA BELLOMO

o ricordo per le impareggiabili doti umane, per la sua amichevole disponibilità e per l’elevata sensibilità e capacità politica che lo hanno reso protagonista nella vita del Paese”. E’ la necrologia di un suo amico, docente universitario, semplice ed efficace, mirabile sintesi di Vito Lattanzio. Giudizio da me condiviso in pieno avendolo seguito per vari decenni nella sua vita politica. Numerose le “presenze” su “NelMese” con interviste, discorsi ed altro. A tal proposito, tre paletti fondamentali: il discorso tenuto al convegno di studio organizzato da NelMese nel 1969, nei primissimi anni della sua vita, su “Il giovane medico nel nuovo Ospedale” organizzato in collaborazione con il prof. Martino Bonomo; quello alla inaugurazione della sede storica del periodico in via Suppa nel 1970 e l’intervista forse l’ultima in assoluto - rilasciatami nel gennaio del 2003. Un arco di tempo caratterizzato da una serie di qualificate e qualificanti presenze ai vari incontri ed iniziative culturali, sociali e politiche di NelMese, sempre disponibile ad ascoltare le varie opinioni e ad esaltare i valori della democrazia. Nel convegno dell’aprile del 1969 l’on. Lattanzio, relatore alla Camera sulla nuova legge ospedaliera, primo passo della riforma sanitaria, sottolineò la necessità che l’ospedale doveva essere il centro della politica della salute: un salto di qualità da fare se si voleva passare da una politica di protezione contro le malattie ad una più efficace e moderna politica, appunto, di tutela della salute. Alla inaugurazione della sede del periodico, l’on. Lattanzio espresse un lusinghiero giudizio sull’iniziativa editoriale “credo - disse tra l’altro - che l’inaugurazione della sede corona uno sforzo che fa onore a Bari e che fa onore alla nostra regione pugliese. Ho detto corona perché noto che la rivista sta determinando, ormai, sempre più interesse. E’ stato uno sforzo coraggioso, come si addice in modo particolare a chi avverte l’ansia di nuovo, avverte di potere e di dover dire una parola nuova. Però avverte, nel contempo, anche la responsabilità di dirla nel tempo giusto e nella forma giusta. La sede - sempre secondo Vito Lattanzio - dà a tutti noi la sensazione della serietà di un impegno che è stato portato avanti con particolare coraggio, ma se mi consentono soprattutto con serietà”. Infine, l’on. Lattanzio, rivolgendosi a me, quale fondatore del periodico nel 1967, espresse il “più sincero augurio di una affermazione sempre maggiore nell’interesse della nostra città, nell’interesse di questa nostra terra, alla quale abbiamo dedicato la migliore parte di noi stessi”. Siamo giunti così al terzo paletto, all’intervista - forse l’ultima in senso assoluto - che mi concesse nel corso di un cordiale incontro presso la sua abitazione barese a Largo Sorrentino. La prima domanda riguardò le elezioni politiche del 2003 e

in particolare il sistema elettorale, tema ancora di grande attualità. “Il vero problema - rispose Lattanzio - è riuscire a superare il sistema elettorale maggioritario contro cui tanto si battè Luigi Sturzo. Finchè non riusciremo a poter esprimere ‘liberamente’ i valori di cui siamo depositari, continueremo ad essere, come ripeteva Natale Loiacono ‘zavorra delle destre e delle sinistre’. Non è questo il compito dei Cattolici Democratici. Se si cambia la legge elettorale si può ben sperare nell’unità politica dei cattolici. Sono necessari punti certi di riferimento, per l’oggi e per il domani”. NESSUNA NOSTALGIA E CONVINZIONE DI QUANTO OPERATO Alla domanda del perché del suo ritiro, rispose sommessamente: “Il mio appartarmi, il mio sofferto silenzio, vuole essere una testimonianza non di potere ma di un uomo al servizio del bene comune. Diversamente oggi - con l’aiuto di Dio - sarei in cattedra e forse avrei assicurato un avvenire diverso anche alla mia famiglia”. Segue. Un po’ di ricordi. Onorevole, ha nostalgia della sua intensa, lunga, proficua attività politica a livello locale e nazionale? Di quale periodo in particolare e di quale incarico? Quale ricordo ha dei teatri e piazze piene durante i convegni e comizi? “Non ho nostalgia del passato; credo di aver fatto il mio dovere ma ho tanta amarezza per un mondo che rischia di andare alla deriva”. Cosa non rifarebbe e viceversa rifarebbe? “Per quel che mi riguarda rifarei ciò che ho fatto ieri. Si tratta di individuare le circostanze e le condizioni”. Un giudizio, ovviamente sintetico in questa occasione, sulla tragica vicenda di Aldo Moro, quale uomo pubblico e sul piano personale. “Moro è stato un ‘martire’ nel tentativo di portare il comunismo alla democrazia. Era un ‘profeta’ di quel futuro che si realizzò solo dopo oltre un decennio dal suo martirio”. E sulla vicenda dell’on. Giulio Andreotti, lei che gli è stato molto vicino nell’ambito del governo? “Tutti noi abbiamo subìto la persecuzione post-comunista: per fortuna Andreotti per merito di Cossiga è senatore a vita e per l’immunità parlamentare, non conosce le manette che si stringono intorno ai polsi. Sono certo che egli è innocente e pertanto gli sarà riconosciuta la sua onestà”. Qual è il suo giudizio obiettivo sull’azione che va svolgendo il presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, con particolare riferimento al risanamento ospedaliero (del cui settore lei è stato negli anni Settanta un protagonista), alla vicenda Acquedotto pugliese e

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Inizio anni Novanta, Papa Giovanni Paolo II in un cordiale incontro con l’on. Vito Lattanzio (F. Arturo Mari). Fiera del Levante 1991, Vito Lattanzio ministro per il Commercio estero con il presidente della Camera di Commercio di Bari Luigi Farace e in secondo piano i vice presidenti dell’Ente Fiera Di Fino e Pepe nei confronti del federalismo? Pensa lei che Fitto possa essere più utile alla Puglia con un incarico a livello nazionale? “Non ho elementi per giudicare. L’allora presidente della Regione Salvatore Fitto mi fece l’onore di chiedermi consigli; oggi leggo solo dalla stampa ciò che suo figlio Raffaele cerca di operare”. Una domanda sul piano personale. Quali sono i suoi impegni attuali, a Bari e a Roma dove vive stabilmente. Quando viene in Puglia con chi si incontra? Con i suoi ex compagni di partito, con amici? “Io risiedo a Bari ed abito a Roma; in quarant’anni di vita politica, non mi sono mai sottratto ai miei compiti, anche di presenza. Per ora, prego e sono fiducioso della protezione divina”. ESORTAZIONI PER GIOVANI CANDIDATI ALLA VITA POLITICA Concludendo, cosa direbbe ad un giovane che vuole avventurarsi nella vita amministrativa locale e nella vita politica anche a livello nazionale? “Direi di ‘prepararsi’ perché verrà presto il tempo in cui potrà essere utile per il Paese. Ci credereste? Moro, quando ero al termine degli studi liceali, mi disse che sarei stato un buon Ministro. Sorrisi dentro di me, ma capii che, prima o poi, sarebbe stata ‘l’ora dell’azione’. Eravamo ancora in pieno regime fascista ma speravamo di ‘dovere’ essere pronti a compiere il nostro dovere. Ricordo tutto questo per dare atto al senso profetico di Moro ma anche per indurre tutti a prepararsi ad un domani che è già cominciato”. Nel suo lungo e denso impegno politico, Vito Lattanzio ha generalmente avuto una posizione chiara ed equilibrata. Un esempio di questo atteggiamento nelle risposte ad un’altra intervista di NelMese, apparsa nell’aprile 1969, in occasione dei risultati del Congresso provinciale barese della DC. Il 54% ai morotei ed il 40% e passa ad “Impegno democratico”, cioè ai dorotei, (per la elezione del comitato provinciale DC barese), sono un chiaro successo di Lattanzio, impegnato - solo - contro tutto lo schieramento degli altri deputati, Moro compreso. Che effetto fa vincere? “Nell’ambito di un partito non ‘si vince’ o ‘si perde’ mai. Si ha solo la soddisfazione che certe ‘idee’ si affermino nonostante tutti i tentativi (non sempre piacevoli) di farle soccombere”. E’ vero che ha avuto il forte appoggio diretto di Rumor, Piccoli e Colombo? “Se per appoggio si intende la chiarezza di una linea politica e la fermezza nel portarla avanti lealmente, l’appoggio di questi amici è stato notevole”.

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Come giudica i voti ottenuti? Cioè: consensi alla sua linea politica, o voti dati al “potente”, all’uomo che ha fatto o che può fare un favore? (e che quindi potrà essere abbandonato, quando la parabola scenderà?). “Certamente, consensi ad una linea politica nazionale e locale. Per il resto, io non appartengo certo alla schiera dei ‘potenti’. Il potere a Bari è in ben note mani”. I rapporti con i comunisti. Ritiene che l’azione di Moro possa costituire davvero un pericolo, nel senso dello slittamento a sinistra della politica italiana? “Non ho mai pensato, e tanto meno detto, che l’azione dell’on. Moro fosse aperta nei confronti dei comunisti. Credo solo che, in questa materia, bisogna evitare che equivoci o frasi dette a mezza voce possano affievolire il nostro impegno a difesa della Democrazia o, rallentare una nostra azione coraggiosa e puntuale (o particolare)”. LA STIMOLANTE ESPERIENZA DI VICE PRESIDENTE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI Nel maggio del 1987 a Vito Lattanzio, che da quattro anni ricopriva il prestigioso incarico di vice presidente della Camera dei Deputati, altra intervista. L’esperienza di vice presidente della Camera dei Deputati cosa le ha offerto? In che cosa l’ha arricchita? “Avere presieduto, in meno di quattro anni, circa un terzo delle sedute dell’Assemblea di Montecitorio, averle presiedute con unanime consenso anche quando le tesi più diverse contrapponevano intelligenze e passioni politiche, è certamente motivo di grande soddisfazione. Vorrei ricordare che sono stato il quinto vice presidente meridionale dopo Gaetano Martino (PLI), Leone (DC), Restivo (DC) e Li Causi (PCI) ed il primo pugliese. Tra i nomi illustri che hanno ricoperto tale incarico vorrei ancora ricordare uomini come Pertini, Zaccagnini, Gonnella, Scalfaro, Rognoni. Tanto basti a sottolineare l’alto onore e la grande fiducia che mi è stata personalmente riservata durante la IX Legislatura della Repubblica”. Intanto la Puglia continua a non “produrre” ministri del suo partito. Ci sono buone speranze in futuro? “Sono stato ministro in tre diversi Dicasteri e non c’è Governo in cui, per un motivo o per l’altro, non si continua a fare il mio nome. Basta questo per dire che sono sempre ‘in corsa’ per cimentarmi in tale responsabilità. Il resto è frutto di circostanze non sempre coincidenti”. Tutto questo dipende forse dal fatto che in questa regione la “fedeltà” al Segretario De Mita è meno viva che in altre? “I Ministri sono nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio: le indicazioni del Segretario del Partito sono importanti ma non certo deci-


Aprile 1969, il primo convegno di studio organizzato da NelMese, presieduto dall’on. Vito Lattanzio relatore alla Camera sulla nuova legge ospedaliera. A sinistra, il presidente dell’Ordine provinciale dei Medici Girone e, a destra, il presidente dell’Ospedale Consorziale-Policlinico di Bari Scianatico. Accanto, giugno 1970, l’on. Lattanzio alla inaugurazione della sede del periodico in via Suppa 12 con accanto il fondatore e direttore di NelMese Nicola Bellomo. Da sinistra, il presidente della Regione Puglia Gennaro Trisorio Liuzzi e il presidente del Tribunale di Bari Lorusso (Photopress Pupilla) sive. Per il resto è nota la solidarietà che mi lega, sin dalla sua prima elezione, all’on. De Mita del quale so di godere la stima e la considerazione più completa, confermata anche nella mia designazione a capolista per il Collegio Bari-Foggia. Se fosse solo per la stima dell’on. De Mita e non - ripeto per una serie di altre coincidenze, so che sarei stato ministro ininterrottamente in tutti questi anni”. RIBADITO IL PRINCIPIO DEL “SERVIRE” NELL’INTERESSE DELLE POPOLAZIONI Gli equilibri interni al partito, in Puglia e più particolarmente in provincia di Bari, producono armonie costruttive? “Lavoriamo per ‘servire’ i nostri ideali e le nostre popolazioni e l’unità anche operativa della Democrazia Cristiana a Bari ed in Puglia rappresenta un patrimonio prezioso che è sotto gli occhi di tutti. Non si tratta perciò di ‘equilibri’ ma di precisa volontà e di scelte meditate che i congressi hanno condiviso e che l’opinione pubblica continua ad apprezzare: in tutto questo non vi è - né vi può essere - nulla di personale o peggio di opportunistico ma solo ed esclusivamente di piena corrispondenza ai valori nei quali profondamente credo e per i quali porto avanti la mia, non breve, battaglia politica”. Nel 1991 ai suoi primi quarant’anni al servizio del Paese e del suo partito, la Democrazia Cristiana, il giornalista Federico Pirro gli dedicò un libro-intervista. Tra l’altro è ricordata la tappa fondamentale della vita di Lattanzio-politico, cioè l’incontro con Alcide De Gasperi che nel 1953 gli affida la direzione del Partito a Bari. Da quel momento inizia la carriera politica di Vito Lattanzio che lo porterà alla prima elezione alla Camera dei Deputati nel 1958, in un periodo storico che vide realizzarsi fino al 1963 coalizioni partitiche di centro con la DC, il PLI, il PRI, il PSDI. Lattanzio racconta poi dei suoi rapporti con Moro che conosce all’età di tredici anni quando il “professorino” insegnava all’Istituto Di Cagno Abbrescia di Bari retto dai Padri gesuiti. Poi i rapporti divennero sempre più stretti. Moro

cresce politicamente e con lui il giovane Lattanzio. I rapporti personali proseguono sinceri mentre quelli politici si incrinano per diversi modi di vedere gli sviluppi della politica della DC. Lattanzio è anticomunista ad oltranza, Moro tenta il dialogo con tutta la sinistra, con “la strategia della tensione” fino alla possibilità di giungere alla “terza fase”. La nascita del centro-sinistra vide insieme Moro e Lattanzio anche a Bari. I rapporti si incrinano dal 1978 in poi, anno in cui Moro decide la sua collocazione a sinistra all’interno del partito. “Il fatto che Moro si spostasse su posizioni di sinistra - affermò Lattanzio - e, aggiungo, si spostasse su posizioni di sinistra subito dopo aver lasciato il Governo, mi sembrò un atto inopportuno e non in linea con quel senso di grande responsabilità che Moro aveva sempre insegnato e che dimostrò di possedere sempre fino al suo assassinio”. PER GLI ANZIANI NON SOLO ANNI ALLA VITA, MA VITA AGLI ANNI In questa carrellata sulle presenze con servizi e interviste di Vito Lattanzio sul periodico, vorrei concludere ricordando un suo pregevole intervento, riportato su uno “speciale” di NelMese dell’ottobre 1983, dedicato interamente al Convegno internazionale di studi su “Invecchiamento cerebrale, fisiologico e patologico” organizzato dagli “Istituti ospedalieri Casa della Divina Provvidenza” di Bisceglie in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari e con il patrocinio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Vito Lattanzio intervenne sul problema degli anziani “che va affrontato - affermò - nel contesto più generale dell’attenzione che va rivolta all’uomo in tutte le fasi evolutive della sua vita, ciascuna delle quali ha i suoi problemi ed aspetti specifici. Agli anziani non si tratta tanto di dare anni alla vita, ma vita agli anni. L’anziano, insomma, dopo aver conquistato qualche anno di vita in più, grazie ai progressi della scienza medica, va motivato, dev’essere utilizzato e non emarginato. E perché ciò avvenga, l’intera struttura sociale deve adoperarsi in varie forme”.

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M E DIC IN A / R O T ARY C LUB I NTERNATIONAL

Uno scorcio dell’Aula Magna “De Benedictis” del Centro polifunzionale del Policlinico di Bari

Marco Torsello

Tommaso Berardi

Tommaso Fiore

Antonio Quaranta

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Vitangelo Dattoli


Un dono per la vita DI

C

ontinua l’azione del Distretto 2120 di Puglia e Basilicata del Rotary International a favore della donazione degli organi. Un’opera meritoria finalizzata alla diffusione di una cultura che stenta a farsi strada nella società, nonostante la pressante richiesta di migliaia di pazienti in attesa di trapianto, cioè in attesa di vivere. Con questo obiettivo e per focalizzare l’attenzione sul valore etico e sociale del trapianto si è tenuto un convegno, il quarto, presso l’Aula Magna “G. De Benedictis” del Policlinico di Bari dal tema “Il Rotary per la donazione di organi, tessuti e cellule. Dalla conoscenza alla realtà operativa” che ha messo a confronto gli addetti ai lavori per l’attività di trapiantologia, le Istituzioni e le Associazioni come l’Aido (Associazione italiana donatori d’organo) e l’Adisco (Associazione donatori italiana sangue corone ombelicale). A presentare gli interventi il prof. Tommaso Berardi, coordinatore

Paolo Schena

MARISA DI BELLO

del Distretto per la donazione degli organi, che ha sottolineato di volta in volta gli aspetti più significativi dei risultati raggiunti in questo settore di cui i vari relatori si sono fatti portavoce. Dal governatore del Distretto Marco Giuseppe Torsello è venuto l’invito ai giovani a continuare l’opera dei Maestri che con abnegazione e professionalità si sono succeduti e operano con successo nei vari reparti del Policlinico di Bari. Torsello si è soffermato sulla necessità di diffondere la cultura del dono in una società, quella attuale, tutta orientata alla realizzazione egoistica dei propri bisogni materiali, al fine di alleviare le varie miserie che affliggono una fetta di umanità meno fortunata e ha invitato i politici a sostenere con una legislazione favorevole e finanziamenti adeguati i centri trapianti d’organo. E, a proposito di finanziamenti, Torsello ha ricordato che nell’anno centenario del Rotary, si sono raccolti fondi finora non destinati di cui ora vengono

Lazzaro Di Mauro

Continua l’opera per la diffusione della cultura della donazione di organi da parte del Distretto di Puglia e Basilicata del Rotary International. Concluso a Bari il IV Convegno sul tema, coordinato dal prof. Tommaso Berardi, a cui hanno preso parte operatori del settore, amministratori e volontari messi a disposizione 40 mila euro per l’oncoematologia infantile, in modo da predisporre ambienti adatti al trapianto di midollo per bambini. QUARANTA: AI PRIMI POSTI IL CENTRO TRAPIANTI DI BARI A introdurre le relazioni, il preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Bari, prof. Antonio Quaranta, che ha sottolineato il ruolo della Facoltà a perseguire l’eccellenza nella formazione dei nuovi medici ed a indicare le linee giuste per migliorare la salute. Quaranta ha fatto inoltre presente che, secondo le ultime statistiche del Servizio Nazionale Sanitario, il Centro trapiantologico di Bari è tra i primi in graduatoria per i trapianti di rene, fegato e cuore, con una percentuale di sopravvivenza addirittura superiore alla media nazionale. Rimangono criticità attualmente allo studio, ha aggiunto, solo per i trapianti di fegato, trattandosi di

Vito Gaudiano

Vito Scarola nelmese - 11/2010 - 19


Da sinistra, Giuseppe Garrisi, Vito Gaudiano, Lazzaro Di Mauro, Tommaso Berardi, Francesco Selvaggi, Tommaso Fiore, Marco Torsello, Vitangelo Dattoli, Gennaro Volpe, Anita Pesce (Adisco Bisceglie), Francesco P. Schena intervento dall’organizzazione molto complessa. Risultati lusinghieri ribaditi dal dott. Vitangelo Dattoli, direttore generale dell’Azienda Policlinico che ospita attualmente un centro di riferimento interregionale per i trapianti. Dattoli ha ricordato che i trapianti di rene lo scorso anno hanno raggiunto quota mille e che preparativi sono in atto per rendere possibile prossimamente anche quello di pancreas e di polmone, e che entro l’anno si potrà procedere al trapianto di midollo per i bambini. Da un medico prestato alla politica, il prof. Tommaso Fiore, assessore regionale alla Salute, già direttore di Anestesiologia all’Università di Bari, quindi da chi i problemi li conosce dal di dentro, è venuto l’impegno a sostenere finanziariamente tutta l’organizzazione per i trapianti perché possa sempre meglio essere coordinata e ottenere le strutture idonee al bisogno, anche alla luce del ruolo interregionale che il Policlinico di Bari attualmente ricopre. Naturalmente non ha

Giuseppe Garrisi nelmese - 11/2010 - 20

nascosto il permanere di criticità che rallentano l’azione di stabilizzazione dei risultati e ha chiesto al Rotary l’impegno a continuare nell’opera di sensibilizzazione che sta conducendo di cui sarà grata, ha detto, non solo quella parte della popolazione che usufruirà di questo tipo di servizio, ma la società intera. SCHENA: LA VOLONTA’ DEI DONATORI POTENZIALI Il prof. Paolo Schena, coordinatore regionale dei trapianti d’organo di Puglia con il compito di sorvegliare che l’organizzazione corrisponda ai requisiti richiesti, ha posto l’accento sulla necessità di rendere possibile manifestare la volontà di tutti quei donatori potenziali, donatori silenti li ha chiamati, che, in mancanza di una disposizione legislativa, non riescono a donare. Una soluzione, ha suggerito, potrebbe essere quella di indicare questa volontà sulla carta di identità. Interessanti le diapositive della Banca Cordonale della Regione Puglia a

Gennaro Volpe

San Giovanni Rotondo le cui caratteristiche sono state illustrate dal prof. Lazzaro Di Mauro, direttore di questo centro all’avanguardia sorto nel 2008. I dati presentati testimoniano un’attività significativa, con 411 prelievi il primo anno, saliti a 2451 nel 2009, primo posto in Italia, con un particolare non trascurabile: le donazioni solidaristiche, eterologhe, hanno superato quelle autologhe, con donazioni anche all’estero. Per la Basilicata, il presidente del Centro Sud Trapianti, Vito Gaudiano, ha fatto presente come il trend delle donazioni sia in crescita e Matera, Potenza, Policoro abbiano dei centri prelievi efficienti. Gaudiano ha sostenuto la necessità di una scuola di formazione per trasferire le competenze necessarie ai giovani professionisti e di un’integrazione sempre più intensa e proficua tra forze sociali e culturali. Un’operazione, quella delle donazioni, che non potrebbe realizzarsi, senza l’opera di generosi volontari che la Puglia annovera numerosi, molti dei

Eugenio Peres

Santa Fizzarotti


Da sinistra, Vito Scarola, il governatore Marco Torsello, sig. Giorgia, Tommaso Berardi, Ottavio Lonigro, Vito Casarano quali, presenti al Convegno, hanno reso pubbliche le realizzazioni più importanti. Tra questi, il rotariano Vito Scarola, presidente sezione Aido di Bari, realizzatore delle sale d’accoglienza accanto alle sale di rianimazione, un’istituzione che in un precedente convegno del Rotary erano state sollecitate dal prof. Francesco Selvaggi, veterano dei trapianti di rene, perché i familiari del paziente in fase critica potessero trovare un ambiente raccolto e atto a favorire il difficile discorso del medico e a dare serenità a chi deve prendere una decisione sofferta. Un’iniziativa opportuna che, tra l’altro, grazie anche alla presenza di uno psicologo, ha fatto registrare un aumento delle donazioni. In queste sale, un libricino- vademecum in diverse lingue della dottoressa Mariagrazia Foschini illustra l’argomento e contribuisce a chiarire i termini del problema. Preziosa l’opera di altri volontari: il rotariano Giuseppe Garrisi per la nascita nel 2006 della sezione regionale Adisco in Puglia di cui è presidente e delle

Francesco Selvaggi

sezioni di Bisceglie e Bari; il rotariano Gennaro Volpe, prelevatore del cordone ombelicale dell’Ospedale di Venere di Carbonara, che ha messo in guardia sulla scorretta diffusione delle notizie, ribadendo che il sangue del cordone ombelicale è gratuito e va conservato in una banca pubblica proprio per evitarne il commercio; il rotariano Eugenio Peres, responsabile del Centro Emotrasfusionale dell’Ospedale di Andria, che ha parlato della realizzazione a Canosa, grazie all’azione della Rotary Foundation, del progetto di crioconservazione delle cellule staminali periferiche, costato oltre 100 mila euro. FIZZAROTTI: DONAZIONE SENZA CONTROPARTITE Ad offrire uno spunto di riflessione in più, l’intervento della dott. Santa Fizzarotti Selvaggi, psicoterapeuta, che ha trasferito l’argomento su un piano etico, parlando non semplicemente di donazione di organi, ma di dono di sé, dono gratuito che non

Michele Loizzi

prevede contropartite. Atto libero, spontaneo, generosa disponibilità verso l’altro, chiunque esso sia, nel più autentico spirito cristiano. La sua esperienza accanto ai rianimatori e al marito, il prof. Selvaggi, le ha dato modo negli anni di constatare le resistenze, le diffidenze che emergono in chi, in un momento sommamente doloroso deve donare, e come l’istituzione delle sale d’accoglienza abbia agevolato quel momento e l’approccio di chi deve chiedere un dono così grande, mentre una vita cara si spegne. Una circostanza delicata per la quale necessitano operatori adeguatamente formati, onde evitare manipolazioni. La scienza medica con il trapianto non offre solo la possibilità di un ritorno alla vita, ha aggiunto, ma offre un’ottica nuova di guardare alla vita in modo meno egoistico. E facendo riferimento al suo ruolo di commissario regionale del comitato femminile della Croce Rossa, ha sottolineato il principio di umanità che la informa e lo sguardo verso l’altro, scevro da pregiudizi.

Franco Introna

Vincenzo Memeo nelmese - 11/2010 - 21


Da sinistra, Vito Scarola, Tommaso Berardi, i coniugi Bellini e il governatore Marco Torsello Il tema del Convegno non poneva l’accento soltanto sul valore etico-sociale del trapianto, ma faceva riferimento anche alla realtà operativa. Di questa hanno parlato i vari operatori che a Bari hanno prestato e prestano la loro opera con altissima professionalità. Il dott. Mattia Gentile, direttore di Genetica Medica, Dipartimento Materno-Infantile del Di Venere di Carbonara, ha detto come ormai siano migliaia i lavori scientifici sulle staminali e sulla loro applicazione medica. Numerose le patologie infatti che grazie alle staminali possono essere curate, mentre studi preclinici sono stati avviati per patologie come alzhaimer, ictus, sclerosi multipla ed epilessia. La disponibilità della coltura di cellule staminali consente inoltre di testare farmaci dove la terapia può ancora dire poco. Il prof. Francesco Paolo Selvaggi, coordinatore del centro trapianti di rene presso il Policlinico di Bari, ha ricordato non senza una qualche commozione i Maestri da cui ha imparato e i colleghi con cui ha collaborato nei quarant’anni di professione. Oltre mille i trapianti effettuati, 1006 i malati trapiantati. In tanti anni, ha ricordato, col prof. Schena, si è cercato di sviluppare tutti gli accorgimenti per migliorare e tra gli obiettivi realizzati anche il trasferimento del nostro know how in Albania. Il prof. Vincenzo Memeo, direttore centro trapianti di fegato del Policlinico, ha fatto presente le difficoltà legate ad un trapianto molto complesso quale quello di fegato. Infatti, dal ‘98, anno in cui è iniziata l’attività, si è andati avanti faticosamente, con 220 trapianti all’attivo, anche se ora ci si sta incamminando verso risultati più soddisfacenti. Certo, ha concluso, accanto all’azione dei medici sarebbe opportuna un’azione più pregnante da parte della Regione che ne facilitasse l’opera. Il dott. Giuseppe Capone, giovane membro dell’équipe cardiochirurgica trapianti di cuore diretta dal prof. De Luca Tupputi ha parlato di un’attività complessa e travagliata, avviata nelmese - 11/2010 - 22

con fatica e solo grazie all’intervento del prof. Schena nel 2002, e andata poi a rilento per l’inadeguatezza della vecchia struttura che in tre anni aveva reso possibili solo 11 trapianti. Trasferita nella nuova struttura di Asclepios nel 2007, dal marzo del 2009 ha portato a termine 20 trapianti. Imminente l’avvio del centro trapianti di polmone, un programma in fase di realizzazione di cui ha parlato il prof. Michele Loizzi, direttore di chirurgia toracica. La preoccupazione maggiore dei familiari che devono donare gli organi dei loro cari nasce dal dubbio che non siano morti, se le macchine fanno gonfiare ancora i polmoni e battere il cuore. Ma, appunto, sono le macchine a consentire un tipo di vita solo apparente. Ha sgombrato il campo da ogni possibile dubbio il rotariano prof. Franco Introna, medico legale, innanzitutto sottolineando l’ipergarantismo della nostra legge che prevede l’accertamento dell’assenza di qualunque riflesso e funzione vitale, una volta staccate le macchine, nonché un elettroencefalogramma piatto per sei ore. Dopo gli operatori del settore, la testimonianza di chi ha vissuto sulla propria pelle, da una parte e dall’altra, l’esperienza della donazione: Giorgia Di Paola, 21 anni, che ha ricevuto un cuore nuovo che oggi le consente una vita del tutto normale, e i genitori di un donatore di 10 anni, Giammarko Bellini che, sebbene così giovane, aveva dichiarato in vita che l’amore si dimostra, non si esprime con le parole. A loro, su invito del prof. Berardi, il governatore Torsello, a nome di tutti i rotariani, ha donato una targa ricordo. La giovane Giorgia è stata proclamata testimonial per la diffusione della cultura della donazione di organi, tessuti e cellule per il Distretto 2120.

Servizio fotografico di Vincenzo Lomurno


UNIVERSITA’ / REGIONE PUGLIA

Alzheimer

premiata ricerca per la diagnosi precoce Il primo classificato nel Concorso Start-Cup Puglia 2010, organizzato dall’Ente Regione, è un progetto impresa nel settore biotecnologie-salute: lo spin-off “Biofordrug” di un gruppo di ricercatori della Facoltà di Farmacia dell’Università di Bari

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resso Confindustria Puglia si é tenuta la finale del Concorso Start-Cup Puglia 2010, organizzato dalla Regione Puglia, con la proclamazione dei vincitori. Il primo premio, tra i dieci finalisti provenienti da una rigorosa selezione di quarantasei proposte di progetti innovativi, é andato allo spin-off “BIOFORDRUG” presentato dal prof. Nicola Colabufo della Facoltá di Farmacia di Bari. Lo spin-off che opera nell’ambito del settore Biotecnologia-Salute ha presentato l’idea d’impresa consistente nello sviluppo di nuovi radiotraccianti PET per la diagnosi precoce del morbo di Alzheimer. La patologia neurodegenerativa dell’Alzheimer porta alla compromissione irreversibile di specifiche aree del sistema nervoso centrale. E’ una progressione lenta che pone il suo esordio circa vent’anni prima delle evidenze sintomatologiche. I ricercatori dell’Universitá di Bari che hanno costituito lo spin-off “BIOFORDRUG”, prof. R. Perrone, prof. F. Berardi, prof. N.A. Colabufo, prof. M. Leopoldo, prof. S. Ferorelli, dr.ssa C. Abate, dr.ssa E. Lacivita, con il supporto di Levanchimica srl e del Parco tecnologico di Tecnopolis, hanno sviluppato radiotraccianti per la diagnosi precoce, mediante bioimmagini (PET), della patologia di Alzheimer. Questi radiotraccianti hanno superato con successo la fase preclinica ed ora sono in valutazione clinica ed in fase di sviluppo commerciale in un network europeo costituito tra “BIOFORDRUG” ed importanti centri di medicina nucleare olandesi ed industrie farmaceutiche multinazionali. La motivazione del premio ha evidenziato il notevole grado di innovazione tecnologica proposta da “BIOFORDRUG” che incontra la grossa domanda di mercato ed impatta con le esigenze sociali, sanitarie e familiari che la patologia dell’Alzheimer rappresenta. Il premio ricevuto costituisce un notevole aiuto per l’avanza-

Il prof. Nicola Colabufo della Facoltà di Farmacia dell’Università di Bari al quale è stato assegnato il primo premio del Concorso Start-Cup Puglia 2010 indetto dalla Regione Puglia mento nell’ambito del processo del trasferimento tecnologico ed il prossimo appuntamento sarà la fase finale nazionale del 3 dicembre prossimo a Palermo dove andranno in competizione i vincitori di ciascuna Start-Cup regionale. Il riconoscimento è motivo di orgoglio e soddisfazione sia per l’Università di Bari, in quanto è la prima volta che nel concorso Start-Cup l’Università di Bari vede riconosciuto primo classificato un progetto impresa maturato nell’ambito di un gruppo di ricerca universitario, sia per la Facoltà di Farmacia che con la proposta di costituzione in Puglia del “Distretto del farmaco e prodotti per la salute” è attualmente fortemente impegnata a raccordarsi, cooperare e collaborare scientificamente con le imprese del territorio che operano nell’ambito del farmaco e dei prodotti per la salute per contribuire allo sviluppo economico ed occupazionale in un settore industriale innovativo e alto contenuto tecnologico quale quello del farmaco.

Il progettista premiato prof. Nicola Colabufo con accanto il preside della Facoltà di Farmacia prof. Roberto Perrone ed un gruppo di ricercatori nelmese - 11/2010 - 23


MEDICINA / UNIVERSITA’

I “Grandi Killer” dell’Umanità

Nonostante gli innegabili progressi diagnostici e terapeutici sono tutt’ora una prevalenza in crescendo per la gran parte dei tumori a larga diffusione. Su questo problema e su altri si è soffermato il prof. Francesco Dammacco parlando sul tema “La Medicina Interna e l’approccio olistico al paziente tra globalizzazione e tecnologie avanzate” all’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” per l’Accademia pugliese delle Scienze. Pubblichiamo una larga sintesi della conferenza

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ata in Italia nel 1887, la Medicina Interna (M.I.) ha avuto la massima visibilità come disciplina insostituibile per un inquadramento unitario del paziente almeno fino all’inizio degli anni ‘70 quando, di pari passo con l’esplosione delle conoscenze, sono andati sviluppandosi settori specialistici confinati a patologie d’organo o apparato. L’inevitabile parcellizzazione dello scibile medico ha pertanto favorito la nascita di specialità “gemmate” dalla M.I. quali Ematologia, Cardiologia, Gastroenterologia, e così via. Questa “diaspora”, ulteriormente

accentuatasi negli ultimi anni con formazioni specialistiche ancora più settoriali (ad esempio: endoscopista del tubo digerente, ecografista dell’addome superiore, ecografista pelvico, esperto in cateterismo cardiaco, ecc.), ha da una parte migliorato le capacità diagnostiche della Medicina applicata, ma ha al tempo stesso creato problematiche inedite connesse alle nuove realtà con le quali la medicina deve confrontarsi, costituite da longevità, fragilità e disabilità, polipatologia, cronicizzazione, interconnessioni morbose capaci di condizionare l’e-

Il professor FRANCO DAMMACCO è laureato in Medicina e Chirurgia, specialista in Medicina Interna, libero docente in Immunologia Clinica e Ordinario di Clinica Medica. Presidente della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica per il triennio 2008-2010; ha diretto il Dipartimento di Scienze Biomediche e Oncologia Umana dal 1996 al 2000. Dal novembre 2000 all’ottobre 2006 è stato Pro-Rettore dell’Università di Bari. Il prof. Dammacco trascorso oltre 3 anni di studio all’estero presso le Università di Copenhagen, Malmö e New York. E’ stato responsabile dei Sottoprogetti dedicati all’Immunologia dei Tumori ed alle Innovazioni Terapeutiche in 3 Progetti Finalizzati del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Attualmente coordina il Progetto Strategico della Regione Puglia “Le Biotecnologie Applicabili alle Targeted Therapy in Oncologia”. E’ stato membro del Consiglio di Presidenza dell’ARTI (Agenzia Regionale per la Tecnologia e Innovazione). I suoi temi di studio riguardano in particolare alcuni tumori maligni del sistema emolinfopoietico, numerose malattie a patogenesi immunitaria, le sindromi da immunodeficienza, l’amiloidosi e le epatopatie acute e croniche. In questi settori ha apportato contributi originali, pubblicando oltre 700 lavori su riviste nazionali e internazionali. Nel 1989 ha pubblicato l’opera in 2 volumi (1.864 pagine) “Immunologia in Medicina”. E’ redattore capo della rivista “Clinical and Experimental Medicine”; socio onorario della Società Italiana di Immunologia, Immunologia Clinica e Allergologia; membro dell’American Association of Immunologists e presidente onorario della Società Italiana di Medicina Interna, di cui è stato presidente nel triennio 1997-2000. E’ stato inoltre past-president del Collegio Nazionale dei Docenti di Medicina Interna, dal marzo 2004 al marzo 2010. Dal 2006 è membro del Consiglio Superiore di Sanità e dal 2007 è componente del Consiglio d’Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia. nelmese - 11/2010 - 24

Prof. Franco Dammacco Ordinario di Medicina Interna, Università di Bari volutività clinica e le complicanze. Dopo la crisi di identità degli anni ‘90 e proprio per far fronte alle realtà sopra menzionate, la M.I. ha oggi recuperato un ruolo centrale, essendo l’Internista il solo Specialista in “Medicina della complessità” in grado di operare una visione unitaria, olistica del paziente in un’epoca come quella attuale caratterizzata da trasformazioni sociali e da variazioni del quadro epidemiologico delle malattie. Una buona formazione internistica rappresenta infatti il background metodologico, culturale e professionale per qualsiasi indirizzo medico. Altri due elementi hanno contribuito a modificare profondamente la Medicina clinica: da una parte lo sviluppo telematico, che ha per così dire “accorciato” le distanze favorendo la rapida diffusione delle conoscenze in un mondo globalizzato e, dall’altra, l’impressionante ed inarrestabile sviluppo tecnologico. Le ricerche scientifiche, ed in particolare quelle con grande impatto traslazionale clinico-applicativo, sono oggi disponibili “online” come “e-publications ahead of print” e questo trasferimento in tempo reale delle conoscenze rende tra l’altro possibile adottare in tutto il mondo nuovi protocolli terapeutici non appena essi siano stati comunicati alla collettività scientifica, magari già a livello di “Abstracts” raccolti negli Atti dei grandi congressi internazionali. Le biotecnologie hanno anch’esse contribuito in misura determinante a rendere la Medicina clinica sempre più precisa ed affidabile, consentendo la precocità di alcune


diagnosi e dei conseguenti provvedimenti terapeutici. Lo sviluppo tecnologico è andato inoltre accompagnandosi ad una progressiva miniaturizzazione strumentale, alla quale si deve oggi il successo delle cosiddette nanotecnologie. Per contro, alle strumentazioni molto piccole si sono affiancate macchine voluminose e di alta ingegneria, utilizzate nella diagnostica per immagini e capaci di svelare lesioni del diametro inferiore al mezzo centimetro in qualsiasi parte dell’organismo. Le acquisizioni della ricerca di base e di quella traslazionale, in particolare con la messa a punto di test diagnostici predittivi, basati su meccanismi genetici o molecolari, hanno inoltre posto le basi per lo sviluppo di una “medicina personalizzata” che sta inducendo importanti ricadute in termini di prevenzione e di farmacogenomica. Ed è in qualche modo paradossale constatare come, nonostante l’indubbio miglioramento delle capacità diagnostiche e delle conseguenti potenzialità terapeutiche, sia aumentato in tutto il mondo il contenzioso medico-legale e le citazioni in giudizio. L’errore in Medicina, anche quando ad esso non conseguano eventi fatali, è sempre un increscioso e deprecabile incidente di percorso nell’attività assistenziale del Medico e va ovviamente sanzionato. Esso può e deve essere prevenuto e limitato a situazioni eccezionali, anche se forse non sarà mai possibile azzerarlo del tutto. Ma è indubbio che non poche volte la citazione in giudizio del Medico è determinata più da intenti speculativi che dalla giusta esigenza di risarcimento per il danno patito. Nel tentativo di difendere se stessa, la classe medica ha inventato la cosiddetta “medicina difensivistica” che si traduce in una inutile ridondanza di indagini, radiografie, consulenze e quant’altro, con intuibile incremento esponenziale dei costi. A fronte dei profondi cambiamenti della professione medica, è lecito chiedersi se il sistema universitario del nostro Paese sia in grado di raccogliere la sfida di una formazione medica adeguata. Purtroppo, l’Università italiana è da non pochi anni al centro di scandali, critiche e considerazioni non certo benevole e vive una crisi che investe la cultura in genere, ma in particolare riverbera le sue inefficienze sulle nuove generazioni. Alcuni osservatori, interni ed esterni al mondo universitario, hanno compiuto un’analisi spietata (riportata in vo-

lumi dal facile successo editoriale) della crisi che attanaglia il mondo universitario. La cronica carenza di risorse, la recente protesta largamente condivisibile dei Ricercatori che ha portato alla loro astensione dall’impegno didattico, nonché le difficoltà politiche e finanziarie che stanno minando la possibilità di approvare la riforma Gelmini non servono certo a riportare l’attività universitaria nell’alveo della normalità. Tuttavia, si dimentica spesso che il sistema universitario italiano è a macchia di leopardo e, accanto a sacche di parassitismo, comprende al suo interno isole di eccellenza e grandi intelligenze, che ci vengono invidiate in altre parti del mondo. Un’ultima considerazione riguarda una drammatica patologia, spesso gravata da elevata mortalità, che sta dimostrando dimensioni inarrestabili e sta creando problematiche neppure immaginate fino al recente passato. L’ovvio riferimento è alla patologia tumorale che, nonostante gli innegabili progressi diagnostici e terapeutici, mostra tuttora una prevalenza in crescendo per la gran parte dei tumori a larga diffusione (i “grandi killer” dell’umanità). L’aggiunta o la sostituzione dei nuovi farmaci biotecnologici alle terapie convenzionali ha indubbiamente determinato un significativo incremento delle percentuali di risposte parziali e più raramente totali, ha spesso allungato la sopravvivenza libera da malattia, ma soltanto per poche neoplasie si è tradotta in un miglioramento della sopravvivenza globale. Il ricorso sempre più frequente ai farmaci biotecnologici, almeno nei pazienti rivelatisi resistenti alle terapie convenzionali, ha inoltre condizionato una lievitazione dei costi assistenziali, spesso intollerabili anche nei Paesi ad economia più avanzata. Per converso, l’impossibilità economica di accedere a tali farmaci per i pazienti che vivono nei Paesi più poveri pone continuamente alla coscienza del Medico problemi etici senza soluzioni. Ancora una volta, il mondo della ricerca ed in prima istanza le Università sono chiamati ad intensificare i loro sforzi per conseguire, in silenzio e senza trionfalismi, granelli di verità, piccole tessere del “mosaico cancro” estremamente complesso ed ancora largamente lacunoso, per il cui completamento saranno tuttavia necessari anni di studi e l’apporto determinante delle nuove generazioni.

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seconda edizione

PREMIO LUM per l’arte contemporanea L’ARTE A RESPONSABILITA’ ILLIMITATA

O2

Progetto scientifico a cura di Achille Bonito Oliva promosso da Lum - Libera Università Mediterranea

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www.lum.it

Regione Puglia

PROGETTO FINANZIATO COL FESR ASSE IV.3

Provincia di Bari

Città di Bari

Comitato scientifico VITO LABARILE SALVATORE LACAGNINA MAURIZIO MORRA GRECO CHIARA PARISI CESARE PIETROIUSTI

Comitato curatoriale GIUSY CAROPPO STEFANO CHIODI CAROLINE CORBETTA


UNIVERSITA’ / LIONS CLUB / RICORDI

Turi per il suo Rettore

Al Lions Club di Conversano è stato ricordato il prof. Raffaele Resta, uno dei primi Rettori dell’Università di Bari nel dopoguerra

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el corso della inaugurazione dell’Anno sociale del Lions Club a Turi, presieduto da Pietro Gaetano Risplendente, è stata ricordata la figura del prof. Raffaele Resta, uno dei primi rettori del dopoguerra, che ha avuto il grande merito di iniziare la rinascita della vita universitaria, dopo la dolorosa parentesi della disastrosa guerra. La figura e l’opera del prof. Resta sono state illustrate dal prof. Pasquale Corsi, ordinario di Storia Medioevale, che ha commentato il recente volume “Azioni ed opere dell’Università di Bari nelle relazioni annuali dei rettori 1925-2005” a cura di Vittorio Marzi (Adda Editore 2009), ricordando le benemerenze acquisite dall’illustre cittadino di Turi, studioso e autore di pregevoli opere di diritto amministrativo e politico con impegni di governo. Il prof. Raffaele Resta, Rettore nel quadriennio 1947‘51, nato a Turi nel settembre del 1905, dopo gli studi nel liceo classico di Conversano, si laureò in Giurisprudenza a Roma nel 1927, allievo del noto giurista Antonio Salandra. Rimase a Roma fino all’Anno Accademico 1932-‘33, anno in cui conseguì la libera docenza ed ottenne l’incarico degli insegnamenti di Diritto amministrativo e Scienza dell’amministrazione presso l’Università di Urbino. Nel 1935 vincitore di concorso di professore ordinario di Diritto Amministrativo fu chiamato dalla Facoltà di Giurisprudenza di Sassari e l’anno dopo in quella di Macerata. Nel 1938 fu chiamato a Bari a ricoprire la cattedra di Diritto Amministrativo nella Facoltà di Giurisprudenza, dove ha ricoperto la carica di Preside negli anni 1941-‘45. Impegnato in politica nel 1948 fu eletto deputato nella lista della Democrazia Cristiana per la circoscrizione Bari-Foggia; ricoprì vari incarichi di governo e fu molto vicino all’on. De Gasperi, che lo consultava periodicamente per la sua preparazione giuridica. Nel 1951 fu nominato da De Gasperi sottosegretario alla Pubblica Istruzione nel suo VII governo, conservando tale carica anche nell’ottavo e nel primo governo Pella. E’ stato parlamentare nella 1^ e 2^ legislatura, sottosegretario al Ministero delle Finanze e alla Presidenza del Consiglio. Nel 1953 fu chiamato a ricoprire la cattedra di

Il rettore dell’Università prof. Raffaele Resta con l’arcivescovo di Bari mons. Marcello Mimmi Diritto Amministrativo nella Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Roma, di cui fu anche preside dal 1965 al 1968. Durante il suo mandato con decreto legislativo 28 gennaio 1948 n. 170 vennero definitivamente istituite le Facoltà di Lettere e Filosofia, di Magistero, di Scienze Matematiche e Fisiche Naturali e di Ingegneria. Il prof. Resta morì a Roma nel settembre del 1973 mentre le sue spoglie riposano nella cappella di famiglia del cimitero di Turi. Nel corso del rito funebre così, tra l’altro, fu ricordato: “Questo è stato Raffaele Resta maestro di Diritto e di Vita che ha messo a profitto del Paese tutta la sua profonda cultura giuridica nonchè la sua grande esperienza di uomo della scuola e di grande fede, uomo cattolico convinto e praticante, uomo pio nel senso più alto della parola”.

Altre immagini del rettore Resta: a sinistra, con il presidente della Repubblica Luigi Einaudi in visita alle Cliniche universitarie del Policlinico e nell’altra insieme a docenti e studenti nelmese - 11/2010 - 27


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UNIVERSITA’ / LIONS CLUB

I meriti di Petrocelli

La massima onorificenza del Lions Club (la “Malvin Jones Yellow”) al Rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” per il costruttivo impegno a favore della Istituzione in un periodo di particolare difficoltà. Sollevata e sostenuta la questione morale con un “codice etico di comportamento”. La cerimonia per il conferimento del riconoscimento si è svolta in occasione dell’inaugurazione dell’anno sociale 2010-2011 del Lions Club di Conversano

Il prof. Corrado Petrocelli, rettore dell’Università di Bari “Aldo Moro”. Accanto, la facciata principale del Palazzo Ateneo in piazza Umberto (ph. Vito Signorile)

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el corso di una solenne ed affollata cerimonia presso l’Auditorium dell’I.T.C. “Sandro Pertini” di Turi, organizzata dal Lions Club di Conversano per l’inaugurazione dell’anno sociale 2010-2011, è stato conferito al prof. Corrado Petrocelli, Rettore dell’Università di Bari, la “Malvin Jones Yellow” (MJF), la massima onorificenza del Lions, con la seguente motivazione: “Per quanto l’Università di Bari, sin dalla sua costituzione, ha fatto nel e per il Mezzogiorno sviluppando nei giovani del Sud le diverse vocazioni, umanistiche e scientifiche, riprese da Aldo Moro nel suo pensiero rivolto al rilancio dell’area mediterranea in Europa”. Questa onorificenza è stata la testimonianza del grande impegno del Rettore dell’Ateneo barese in questi anni di gravi ed enormi difficoltà di carattere gestionale e morale di tutta l’Università italiana. Corrado Petrocelli è stato eletto Rettore nell’anno accademico 2006-2007, ha già compiuto il primo triennio ed è stato confermato per un secondo mandato. La grave situazione finanziaria è stato il problema prioritario da affrontare e risolvere con il massimo rigore, che sta richiedendo sacrifici e preoccupazioni nel rinnovamento della classe docente, in seguito ai pensionamenti senza la possibilità di indire nuovi concorsi. Così grave è la situazione per i giovani, che hanno avuto modo di stare nell’Università anche in maniera precaria, dove ormai si può “invecchiare”

senza la speranza futura di una progressiva carriera. Così, il terzo millennio è iniziato con molte incognite, non solo per il futuro del mondo universitario, ma di tutto il Paese, che avverte i sintomi di questo declino ed appare impotente nel reagire, anche per un sentimento di generale sfiducia nella classe politica. Ai tanti problemi della difficile gestione amministrativa, Corrado Petrocelli ha sollevato la questione morale, fortemente voluta fin dall’inizio del suo rettorato, che ha portato all’approvazione di un “codice etico di comportamento”. Il codice non è coercitivo come le leggi ed i regolamenti, ma ha la finalità di ricordare i valori fondanti dell’Università, a cui richiamarsi nella prassi quotidiana. Le recenti notizie di stampa sul miglioramento dell’Università di Bari nella classifica italiana di merito è motivo di incoraggiamento a proseguire nell’opera di rinnovamento. Unanimi consensi ha ricevuto la delibera di intitolare l’Ateneo barese al nome dell’on. prof. Aldo Moro, nel corso di una cerimonia il 15 gennaio 2010 alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E’ stato un sentito riconoscimento non solo alla figura di un illustre docente nell’Università di Bari, ma soprattutto per il continuo impegno da parlamentare e da uomo di governo per il potenziamento dell’Università, come nelle testimonianze dei rettori, protagonisti nel dopoguerra della rapida crescita, molto dovuta alle azioni di Aldo Moro. (g.d.) nelmese - 11/2010 - 29


CREDITO

Banca Popolare di Puglia e Basilicata, cambio al vertice Al presidente dimissionario avv. Raffaele D’Ecclesiis è subentrato l’avv. Pasquale Caso, già vice. Lo sviluppo e l’espansione della Banca negli ultimi decenni, anche fuori dalle due regioni. Proficuo sostegno alle iniziative culturali ed editoriali Le dichiarazioni dei due esponenti e del direttore generale.

L’

Altamura, la sede della direzione generale

avv. Raffaele D’Ecclesiis, dopo quarantatre anni da amministratore, ventisei dei quali da presidente, lascia la guida della Banca Popolare di Puglia e Basilicata. Le dimissioni sono state presentate al consiglio di amministrazione che, nell’accettarle, ha deliberato di proporre alla prossima assemblea la sua nomina a presidente onorario. L’attività in qualità di amministratore della Banca del presidente D’Ecclesiis è stata lunga e ricca di successi e soddisfazioni. Consigliere dal 1967, è stato nominato presidente nel 1984, quando la Banca contava 9 sportelli in Puglia e Basilicata, circa 8.400 soci e 280 dipendenti. Da allora ad oggi, a parte il triennio dal 1987 al 1990 in cui ha rivestito il ruolo di vice presidente (presidente il dott.

Vito Castelli) l’avv. D’Ecclesiis ha sempre guidato la Banca, seguendone e determinandone la storia e i successi. Negli ultimi quindici anni, da quando cioè dalla fusione fra la Popolare della Murgia e la Popolare di Taranto è nata la Banca Popolare di Puglia e Basilicata, lo sviluppo dell’Istituto è stato regolare e continuo fino agli attuali 146 sportelli in 12 regioni italiane, con costanti incrementi delle masse amministrate, del patrimonio e degli utili netti. La Banca, con sede legale a Matera e direzione generale ad Altamura, è oggi una delle poche realtà autonome del sistema creditizio meridionale e conta oltre 27mila soci e circa 1.300 dipendenti. Il cambiamento al vertice avviene nel segno della continuità. Il consi-

glio di amministrazione ha infatti nominato nuovo presidente l’avv. Pasquale Caso, consigliere dal 2002, che insieme al dott. Michele Grippa ha ricoperto per diversi anni la carica di vice presidente.

LE PUBBLICAZIONI PROMOSSE DALLA BANCA POPOLARE DI PUGLIA E BASILICATA ED EDITE DA ADDA

1988 – Diario naturalistico dalla Puglia, di Jennifer Ann Walter 1989 – Masserie di Puglia, di Luigi Mongiello 1990 – Natura in Puglia, di A. Sigismondi e N. Tedesco 1991 – Puglia, dal passato al presente, di Tito Manlio Altomare 1992 – Il presepe pugliese, di C. Gelao e B. Tragni 1993 – Teatri di Puglia, di M. Cristallo 1994 – Palazzi di Puglia, di M. Cristallo 1995 – Nei castelli di Puglia, di M. Cristallo 1996 – La pittura dell’ottocento in Puglia, di C. Farese 1997 – Puglia, turismo-storia-arte e folklore, di S. Mola 1998 – Le chiese rupestri di Puglia, di F. Dell’Aquila e A. Messina

1999 – Le vie del giubileo, di S. Mola 2000 – La Puglia al tempo dei Borbone, a cura di C. Gelao 2001 – Cattedrali di Puglia, a cura di C. D. Fonseca 2002 – Puglia, viaggio nelle tradizioni e nel folklore, di R. Nigro 2003 – Puglia, colori e sapori, a cura di R. Nigro 2004 – Puglia e Basilicata. Città d’arte, a cura di R. Nigro 2005 – Puglia e Basilicata. Borghi da riscoprire, a cura di R. Nigro 2006 – Puglia e Basilicata. Terra dell’olivo, a cura di R. Nigro 2007 – Puglia e Basilicata. Dal grano al pane, a cura adi R. Nigro 2008 – Puglia e Basilicata. Viaggio nella cultura del vino, a cura di R. Nigro 2009 – Puglia e Basilicata. Dialogo mediterraneo, di R. Nigro

Raffaele D’Ecclesiis “La Banca è cresciuta nel corso del tempo anche attraverso il sostegno a pubblicazioni di pregio, tutte aventi il medesimo obiettivo: l’approfondimento e la conoscenza sempre più capillare del territorio in cui opera, passaggio imprescindibile ai fini di una sua definitiva affermazione non soltanto in campo economico, ma anche in quello sociale, civile, culturale”. nelmese - 11/2010 - 30

* * * Con la presidenza di D’Ecclesiis si sono avviati e incrementati negli anni fecondi rapporti con il periodico che ha sempre seguito con interviste, resoconti e redazionali lo sviluppo costante della Banca. Anche con NelMese l’avv. D’Ecclesiis è stato sempre cordiale e disponibile al sostegno del periodico confermando nel contempo un concreto interesse per il settore culturale.


IL PRESIDENTE DIMISSIONARIO

IL NEO PRESIDENTE

IL DIRETTORE GENERALE

Avv. Raffaele D’Ecclesiis

Avv. Pasquale Caso

Dott. Errico Ronzo

“Guidare la Banca per tanti anni mi ha dato l’immensa soddisfazione di vivere tutte le fasi del passaggio da una realtà prettamente locale, con nove sportelli, ad un’azienda di respiro multiregionale. Oggi l’età e le condizioni fisiche non più ottimali non mi consentono più di lavorare con i ritmi che ho avuto finora e che si impongono nella delicatissima fase economica e congiunturale che sta attraversando il nostro Paese e il sistema creditizio. Ringrazio i soci, i clienti, gli amministratori, i sindaci, la direzione generale e tutto il personale della Banca per la fiducia e la collaborazione accordatami nel mio lungo mandato e auguro al nuovo presidente e alla Banca un futuro di crescita e successi”.

“Raccogliere l’eredità del presidente D’Ecclesiis è un grande onore e un grandissimo impegno. Mia primaria responsabilità sarà custodire e accrescere quei valori che hanno ispirato il suo operare e che ha saputo trasmettere a chi, come me, ha avuto la fortuna di lavorare al suo fianco per molti anni. Primo fra tutti il valore del servire l’azienda per farla crescere in autonomia e secondo principi di etica professionale. Mi conforta la certezza di condividere tali valori con il direttore generale dott. Errico Ronzo, sulla cui esperienza e professionalità la Banca sa di poter contare, supportata dall’impegno e dalla passione di tutti i dipendenti”.

“Quindici sono gli anni trascorsi come direttore generale assieme al presidente D’Ecclesiis, anni di crescita non solo dimensionale e di successi per la Banca. I ricordi sono tanti ma, in particolare, mi piace evidenziare la grande attenzione rivolta costantemente ai più deboli, il rigore morale e l’etica comportamentale che hanno sempre contraddistinto il quotidiano operare del Presidente. Ringrazio il presidente per i preziosi insegnamenti e per la fiducia che ha sempre riposto in me. Al nuovo presidente, avvocato Caso, gli auspici più sinceri di un lungo cammino insieme per un futuro autonomo e di ulteriori successi per la nostra amata Banca”.

L’avv. PASQUALE CASO, 58 anni, di Altamura, è il nuovo presidente della Banca Popolare di Puglia e Basilicata. Amministratore della Banca dal 2002, ha ricoperto la carica di vice presidente nel biennio 2004-2005 e nel triennio 2008-2010. Avvocato civilista, patrocinante nelle Magistrature superiori, esercita la professione dal 1975. Dal 1999 al 2001 è stato direttore generale presso un Ente locale. Dal 1981 al 2002, da consigliere di amministrazione, ha seguito la Banca come legale in numerose controversie.

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CREDITO

INTERVISTA, NEL NOVEMBRE 2007, AL PRESIDENTE DELLA BANCA POPOLARE DI PUGLIA E BASILICATA AVV. RAFFAELE D’ECCLESIIS

Per le fusioni convinzione e condivisione del progetto

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el novembre del 2007 il periodico avviò un’indagine sulle fusioni delle Banche regionali operanti in Puglia e Basilicata sollecitando costruttivi contributi. Per l’indagine NelMese si avvalse della preziosa collaborazione di un eccellente “fuoricasa”, il prof. Marco Giorgino, barese, ordinario di Analisi dei Sistemi Finanziari del Politecnico di Milano. Il primo intervento fu quello dell’avv. Raffaele D’Ecclesiis presidente della Banca di Puglia e Basilicata, istituto tra i più radicati nel territorio. Rispetto a quel periodo, sembra che si siano realizzati passi avanti. Di seguito il testo dell’intervista.

sizione di sportelli da altre aziende di credito o l’assorbimento di piccole realtà locali, sicuramente tali operazioni hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia della Popolare di Puglia e Basilicata che, come è noto, oltre che di due operazioni di fusione propria è il risultato anche di cinque incorporazioni di BCC e di tre acquisizioni di ramo d’azienda. Naturalmente va valutato volta per volta l’effettivo vantaggio economico di ciascuna operazione in relazione all’investimento richiesto. Finora abbiamo sempre affiancato operazioni di questo tipo con le tradizionali operazioni di apertura ex novo di sportelli anche in aree non di storico insediamento della Banca. L’importante è seguire un progetto di crescita dimensionale armonico, mantenendo gli stessi standard qualitativi e di attenzione al cliente ovunque, anche nelle regioni più lontane dalle nostre aree storiche. Per far questo nelle nuove filiali ci avvaliamo anche di personale assunto in loco, che ci consente di superare il gap informativo determinato da una conoscenza meno approfondita delle realtà territoriali locali e di operare con i nostri criteri e valori. Quali ritiene siano i principali ostacoli all’effettuazione di operazioni di integrazione fra banche? Quali sono i principali limiti e le principali opportunità Penso che l’accordo sia sempre possibile quando vi sia di una banca regionale ben radicata sul territorio? convinzione e condivisione del progetto. Per ottenere queUna banca regionale ben radicata sul territorio ha sicuramensto è tuttavia necessario procedere per gradi e mettere a te il vantaggio della profonda conoscenza dell’economia delle punto un piano organico, nel quale tutte le componenti delle aree servite delle quali essa stessa fa parte e di cui condivide aziende che si fondono siano equamente rappresentate. Un problemi e necessità. La Banca locale è dunque maggiorpiano cioè, che tenga conto e valorizzi le diverse “anime” mente votata a soddisfare le necessità della propria clienteche andranno a comporre la nuova azienda che nasce con la - talvolta anche assumendo su di sé i maggiori rischi che la fusione. Al di là della valutazione economica del progetto l’operare in determinate aree geografiche e/o settori imprenindustriale, che è naturalmente fondamentale, credo che il riditoriali comporta. La grande banca nazionale invece non può, spetto per la controparte, unitamente alla capacità di guardaper sua stessa natura, porre la medesima “circostanziata” re lontano e di operare nell’esclusivo interesse delle aziende e attenzione nei confronti di realtà troppo del territorio siano requisiti imprescindibili particolareggiate. Fra l’altro, la presenza per la riuscita di queste operazioni. sul territorio dei centri decisionali delle In una logica di aggregazione con banche regionali rende più diretto e più altre realtà bancarie, preferirebbe rapido il rapporto con la clientela rafforavere un interlocutore locale oppure zando il legame fiduciario. Per quanto una banca nazionale? attiene ai limiti, sono quelli derivanti dalla Una controparte locale è senza dubbio necessità di mantenere sempre molto più addentro alle specificità del territorio elevato il grado di offerta, di efficienza e ed è quindi in termini generali un partner di organizzazione. Tali limiti sono tanto preferibile per rafforzare il sostegno allo più stringenti quanto più la Banca cresce sviluppo dei sistemi produttivi delle aree e comportano come ovvio consistenti storiche. Tuttavia non credo che questa investimenti non sempre e non da tutte da sola sia una condizione sufficiente a le aziende regionali sostenibili. La Popodeterminare una scelta. Al di là della prolare di Puglia e Basilicata è sempre stata venienza geografica del partner occorre, molto attenta a questi aspetti cercando di come ho già detto, valutare il progetto armonizzare la crescita dimensionale con in tutti i suoi aspetti ponendo particolare la struttura organizzativa e la qualità del attenzione al miglioramento dei parameservizio offerto al cliente. Evidentemente tri di efficienza operativa e redditività. E’ il mercato, per il quale l’unica logica di pertanto prioritario ricercare, in ipotesi riferimento è l’efficienza delle aziende in aggregative, le competenze distintive gioco, ha premiato questo impegno. presenti nelle singole aziende che, inteQuale ritiene possa essere il ruolo di grandosi, possano determinare un migliooperazioni di crescita esterna nell’at- La copertina del novembre 2000 ramento dell’offerta e conseguentemente con un inserto speciale in occatuale strategia di sviluppo della sua dell’efficienza complessiva. sione dei 120 anni della Banca Banca? Se per crescita esterna si intende l’acqui- Popolare di Puglia e Basilicata nelmese - 11/2010 - 32


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SPETTACOLI

DAL 6 DICEMBRE CON LA “FONDAZIONE”

Al Teatro Petruzzelli seconda stagione S

OPERA

arà il dittico “Il Tabarro” di Giacomo Puccini e “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni ad inaugurare la nuova stagione d’opera al Teatro Petruzzelli di Bari. La prima, evento speciale fuori abbonamento, è fissata per lunedì 6 dicembre alle ore 20.30. Dirigerà l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli il maestro Alberto Veronesi. A firmare la regia della coproduzione con l’Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina Michele Mirabella, le scene Nicola Rubertelli, i costumi Giuseppe Bellini, il disegno luci Franco A. Ferrari. Maestro del coro della Fondazione Petruzzelli Franco Sebastiani. Ad interpretare “Il Tabarro”: Alexandru Agache (Michele), Gerard Powers (Luigi), Susanna F. Branchini (Giorgetta), Cristiano Olivieri (Il “Tinca”), Alessandro Battiato (Il “Talpa”), Antonella Colaianni (La Frugola), Eleonora Cilli e Michele d’Abundo (Due amanti). Il cast di “Cavalleria rusticana” vedrà protagonisti Susanna F. Branchini (Santuzza), Giancarlo Monsalve (Turiddu), Alexandru Agache (Alfio), Rossana Rinaldi (Lola), Maria Cioppi (Mamma Lucia). L’opera sarà in replica mercoledì 8 dicembre alle 20.30 (Turno A), venerdì 10 dicembre alle 20.30 (turno B) e domenica 12 dicembre alle 17 (Turno C). La nuova stagione propone sei titoli d’opera e due di balletto. Giovedì 6 gennaio 2011, alle 20.30 (turno A) la Fondazione presenta un appuntamento dedicato alla danza, interpretato da Eleonora Abbagnato, in onore del grande coreografo Roland Petit, che parteciperà alla prima dello spettacolo. La “Grand soirée Roland Petit” propone “Arlesienne e Carmen”. Eleonora Abbagnato e Benjamin Pech danzeranno “Arlesienne”, Wang Qimin e Nicolas Le Riche saranno protagonisti di “Carmen”, con il Balletto dell’Opera di Roma e l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli. In replica venerdì 7 gennaio alle 20.30 (turno B), sabato 8 gennaio alle 18 (turno C) e lunedì 10 gennaio alle 20.30 (fuori abbonamento). Domenica 6 marzo 2011, alle 20 (turno A) andrà in scena la prima di “Salome” di Richard Strauss, proposta in forma semiscenica. A firmare la regia Vittorio Sgarbi. Dirigerà l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli il maestro Ralf Weikart. In replica martedì 8 marzo alle 20.30 (turno B) e giovedì 10 marzo alle 20.30 (turno C). Giovedì 28 aprile 2011, alle 20.30 (turno A) la Fondazione Petruzzelli presenta la prima grande opera contemporanea commissionata per il politeama pugliese: “Lo stesso mare” composta da Fabio Vacchi e tratta dal romanzo dello scrittore israeliano Amos Oz.

Il presidente della Fondazione Michele Emiliano e il sovrintendente Giandomenico Vaccari Dirigerà l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli Alberto Veronesi, la regia sarà curata da Federico Tiezzi, le scene da Gae Aulenti, i costumi da Giovanna Buzzi. In replica sabato 30 aprile alle 18 (turno C) e lunedì 2 maggio alle 20.30 (turno B). Mercoledì 25 maggio, alle 20.30 (turno A) andrà in scena “Norma” di Vincenzo Bellini coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna ed il Teatro Verdi di Trieste. Dirigerà l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli Roberto Abbado, a curare la regia Federico Tiezzi, le scene Pierpaolo Bisleri (da immagini di Mario Schifano). Maestro del coro Franco Sebastiani. L’allestimento riprodurrà quello originale dell’ottobre 1991. In replica venerdì 27 maggio alle 20.30 (turno B) e domenica 29 maggio alle 17 (turno C). Venerdì primo luglio, alle 20.30 (turno A) sarà la volta di “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini. Lo spettacolo, per la regia di Daniele Abbado, è stato tra i più acclamati della stagione 2007/2008 della Fondazione al Teatro Piccinni e sarà riproposto con le adeguate innovazioni tecnologiche sul palcoscenico del Petruzzelli. Dirigerà l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli Boris Brott, curerà le scene Graziano Gregori, i costumi Carla Teti. Maestro del coro Franco Sebastiani. In replica sabato 2 luglio alle 20.30 (fuori abbonamento), domenica 3 luglio alle 18 (turno C), lunedì 4 luglio alle 20.30 (fuori abbonamento), martedì 5 luglio alle 20.30 (turno B). Sabato 3 settembre alle 20.30 (turno A) è in programma il secondo appuntamento dedicato al balletto: “Medea” con coreografie di Davide Bombana e musiche di Arvo Pärt, eseguite dall’Orchestra della Fondazione Petruzzelli. Solisti Eleonora Abbagnato e Benjamin Pech. In replica domenica 4 settembre alle 18 (turno C) e lunedì 5 settembre alle 20.30 (turno B). Venerdì 21 ottobre 2011, alle 18 (turno A) chiuderà il ciclo dedicato al Ring di Richard Wagner la nuova produzione “Götterd-

ämmerung” (“Il crepuscolo degli Dei”). Dirigerà l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli Stefan Anton Reck, curerà la regia dell’opera Walter Pagliaro, scene e costumi saranno di Luigi Perego. Dirigerà il coro della Fondazione Petruzzelli Franco Sebastiani. In replica domenica 23 ottobre alle 16.00 (turno C) e martedì 25 ottobre alle 18.00 (turno B). Info Point: 080.975.28.40 LA STAGIONE SINFONICA La Stagione Sinfonica, che sarà presentata entro la fine di novembre, prenderà il via martedì 18 gennaio 2011 con un grande concerto dedicato a Gustav Mahler, in occasione dei 100 anni dalla morte del grande compositore austriaco. Dirigerà l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli il maestro Boris Brott. Il giorno seguente, mercoledì 19 gennaio 2011, Massimiliano Finazzer Flory (assessore alla Cultura del Comune di Milano e protagonista nella stagione 2009/2010 di “Musica allo Specchio”, tra Piazzolla e Borges) interpreterà con il musicologo Quirino Principe “Il tempo di Mahler” spettacolo che disegna un percorso tra le vite di Gustav Mahler e Richard Strauss, presentato in prima mondiale al Festival di Spoleto. Sul podio del Teatro Petruzzelli si alterneranno nella nuova stagione direttori del calibro di Daniel Oren, Gianluca Martinenghi, Alberto Veronesi, Stefan Anton Reck e Boris Brott. Il repertorio sinfonico del 2011 sarà caratterizzato da una vera e propria “vocazione alla contemporaneità” con grande attenzione al ‘900. Tra le grandi novità la prima assoluta della cantata commissionata a Giovanni Tamborrino, che sarà interpretata dall’Orchestra del Petruzzelli e diretta da Vito Clemente. Ad inaugurare la Stagione 2011/2012, il 6 dicembre 2011 sarà l’opera “Macbeth” di Giuseppe Verdi, con la direzione di Daniel Oren e per la regia di Federico Tiezzi.

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LIBRERIE & LIBRI

Suoni in libreria

Il pianista Emanuele Arciuli ha inaugurato il calendario 2010/2011 di eventi nella storica libreria Laterza. Il suo libro “Musica per pianoforte negli Stati Uniti” (EDT) è un connubio di parole e musiche. Botta e risposta con Sergio Bestente DI CLAUDIA SERRANO

Emanuele Arciuli si è esibito al pianoforte della Ditta Giannini con brani di autori americani contemporanei (Fotografie di Vito Signorile)

Alessandro Laterza, amministratore delegato della “Casa” con accanto Sergio Bestente e Emanuele Arciuli. Nella foto accanto, a sinistra in piedi, Maria Laterza e la sala incontri della Libreria in via Sparano

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os’è una libreria? Un negozio in cui si vendono libri o qualcosa, molto di più? Proviamo a pensare ad un luogo di relazioni prima ancora che di vendita, proviamo ad immaginare uno spazio fisico in cui a partire dai libri si veicolino pensiero, storie, emozioni. Tentiamo di immaginare un posto in cui sia possibile scoprire percorsi di lettura, conoscenza, divertimento, in cui valga la pena fermarsi (sì, ogni tanto nelmese - 11/2010 - 36

persino fermarsi) e parlare, confrontarsi, ascoltare, crescere o, talvolta, provare il piacere di tornare bambini. Ecco, questo luogo dovrebbe essere una libreria, questo luogo potrebbe ancora essere una libreria. E nel calendario degli eventi proposti dalla storica Laterza di Bari, l’aspirazione a questa vocazione è ancora dato sentirla. Forse è per questo, perché è una sorta di sapore che si percepisce e di

cui c’è uno straordinario e non troppo latente bisogno, che all’inaugurazione del calendario di incontri della libreria Laterza c’è stata una così vasta partecipazione. O forse, anzi sicuramente, anche perché l’apertura dell’anno di eventi è stata affidata alla regia del pianista barese di fama internazionale Emanuele Arciuli e al connubio di musica e parole che ha saputo proporre. Docente di pianoforte principale al


Conservatorio di Bari, già autore del volume “Rifugio intermedio. Il pianoforte contemporaneo fra Italia e Stati Uniti” (Teatro Comunale di Monfalcone, 2006), Emanuele Arciuli da anni si esibisce per le più prestigiose istituzioni musicali, dal Teatro alla Scala alla Biennale di Venezia, da Milano Musica all’Orchestra della Rai di Torino, dal Miller Theater di New York alla Filarmonica di San Pietroburgo. E’, insomma, un eccellente esempio dei talenti nostrani riconosciu-

ti a livello internazionale e, come tale, già protagonista di un servizio pubblicato da NelMese nel marzo del 1997 (ben tredici anni fa), in occasione della rassegna “Incontro con l’autore” della quale Emanuele Arciuli era stato direttore artistico insieme al compositore Paolo Rotili. In quell’occasione Pamela Palmi, coordinatrice dell’evento e collaboratrice di NelMese, aveva raccontato l’incontro con Emanule Arciuli e la chiacchierata a proposito della 55esima Stagione della Camerata Musicale Barese. Esattamente un anno dopo quell’episodio, nel 1998, Emanuele Arciuli debuttava negli Stati Uniti. Ed è proprio dalla grande passione scoppiata allora per gli U.S.A. che nasce il libro “Musica per pianoforte negli Stati Uniti” (EDT), presentato presso la libreria Laterza. Un saggio che indaga la musica colta americana per pianoforte dai pionieri europei approdati verso la fine del Settecento fino ad oggi? Un manuale che spiega e racconta la forza creativa e turbinosa di una musica nata dalla tradizione europea e sviluppatasi in modo originale e imprevedibile, attraverso l’incontro con il jazz, il blues, il rock, il ragtime, la musica popolare delle comunità di

immigrati? Un’enciclopedia che accompagna i lettori attraverso le note e le storie di compositori celebri e meno conosciuti, inframmezzata da interviste a pianisti vicini al repertorio musicale statunitense? Anche, ma non solo: piuttosto, a detta dello stesso autore, il viaggio immaginario di un pianista, né musicologo né compositore; il libro di un interprete che parla di quel che più lo affascina, “dimenticando” volutamente alcuni grandi compositori per illuminare altre figure sconosciute persino in America; un’esplorazione puntuale ma appassionata di una musica che ad un certo punto si è affrancata dagli stereotipi europei, in una negazione delle regole che Emanuele Arciuli ha paragonato ad una rivoluzione copernicana e che egli ha attribuito soprattutto a John Cage: “Con Cage avvenne nella musica quel che nelle arti visive accadde con Duchamp”. E proprio il saggio su questo musicista è, a detta dell’editor Sergio Bestente, il migliore che sia mai stato scritto sul compositore statunitense. “Musica per pianoforte negli Stati Uniti” è uno studio approfondito che si rivolge agli amanti della musica, che siano musicisti di professione o lettori curiosi, e che in ogni pagina è attraversato dall’entusiasmo e dal desiderio di riscatto per una musica americana che l’autore avverte ingiustamente sottovalutata: “la si considera con condiscendenza” scrive infatti “attribuendole una certa ingenuità e una buona dose di sentimentalismo, liquidati moralisticamente come un limite anziché considerati in modo neutro, come elementi costitutivi del suo DNA”. E invece è proprio quell’ingenuità l’oggetto di ammirazione di Emanuele Arciuli, come ha sottolineato Alessandro Laterza, orgoglioso di inaugurare gli incontri in libreria con un amico e un artista degno di stima, e con “un libro bello, impegnativo e di robusta intelaiatura”. Così tra il libro “Musica per pianoforte negli Stati Uniti” da raccontare insieme ad Alessandro Laterza e all’editor Sergio Bestente e un pianoforte (gentile concessione della Casa Giannini) per suonare, nella libreria Laterza ha preso forma quel che Arciuli definisce, in modo poetico, un paesaggio sonoro: Ives, Gershwin, Cage, Daugherty, “vette eccelse” e “scorci nascosti ma affascinanti”, che il pianista ha eseguito e spiegato ad un pubblico eterogeneo e le cui note hanno saputo trasformare una libreria in un panorama sconfinato. nelmese - 11/2010 - 37


Difficile resistere a un conto che rende tutto cosĂŹ facile.

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TRASPORTI

Ponte Puglia-Olanda

per servizi logistici e trasporto merci All’Interporto Regionale della Puglia una missione commerciale. Presente l’assessore regionale Guglielmo Minervini e il console a Bari Massimo Salomone

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i è svolta presso l’Interporto Regionale della Puglia una importante missione commerciale di grandi imprese dei servizi logistici e del trasporto merci olandesi finalizzata a promuovere accordi di collaborazione con aziende pugliesi del comparto logistico e dei trasporti. La missione, promossa dalla Transport en Logistiek Nederland è stata finanziata dal Governo Olandese,con il sostegno di Regione Puglia e Confindustria Bari e BAT. All’apertura dei lavori sono intervenuti l’assessore regionale alle infrastrutture strategiche Guglielmo Minervini, l’addetto Affari economici dell’Ambasciata dei Paesi Bassi, Chris Schoenmakers, il console onorario dei Paesi Bassi a Bari Massimo Salomone, il direttore generale dell’Interporto Charley Dietvorst e James McCormick del Taranto Container Terminal (HPH). La missione commerciale ha partecipato al seminario “Scambi logistici tra Sud Italia e Olanda” , organizzato a Bari dall’Ambasciata dei Paesi Bassi e si inserisce nell’ambito della Rassegna “Olandiamo in Puglia”, inaugurata in occasione della scorsa edizione della Fiera del Levante. La Regione Puglia - come ha affermato l’assessore Minervini - sta investendo sempre più nello sviluppo del comparto logistico attraverso diverse iniziative quali il riconoscimento definitivo del Distretto Produttivo Logistico Pugliese e l’avvio del progetto “Puglia Corsara” finalizzato a rafforzare la posizione della Puglia quale piattaforma logistica strategica sui mercati internazionali. In questo contesto l’Interporto Regionale della Puglia assume un ruolo determinante per il consolidamento della Puglia quale piattaforma logistica. “Con il progetto di ampliamento della struttura interportuale” - ha ribadito Charley Dietvorst, direttore generale dell’Interporto - “questa regione potrà disporre di una infrastruttura di eccellenza per attirare l’interesse degli operatori internazionali della logistica. Per vincere la sfida dobbiamo in ogni caso fare sistema con le altre infrastrutture del territorio regionale, quali i porti di Taranto, Bari e Brindisi, che recentemente sono stati inclusi dall’Unione Europea tra i 40 ritenuti prioritari per il collegamento alle reti TEN. Dobbiamo

Il gate di accesso dell’Interporto Regionale della Puglia

L’assessore alle Infrastrutture Strategiche e Mobilità della Regione Puglia Guglielmo Minervini, il console onorario dei Paesi Bassi Massimo Salomone e il presidente dell’Interporto Regionale della Puglia Emanuele Degennaro

Il direttore generale dell’Interporto Regionale della Puglia Charley Dietvorst e un momento del matchmaking Italia-Olanda fare un salto di qualità con la fornitura di servizi logistici non solo legati alle attività di transhipment ma che garantiscano lavorazioni ad alto valore aggiunto che assicurano significative ricadute economiche per il territorio favorendo altresì nuova occupazione. Ecco perchè - ha concluso Dietvorst sono molto fiducioso dell’iniziativa ‘Pu-

glia Corsara’ promossa dall’Assessore Minervini. Attraverso una struttura di governance leggera, ma al contempo dotata di professionalità di alto livello, potremo finalmente aggredire i mercati internazionali e competere con i principali players del settore”.

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INFORMAZIONE

Per salvare il territorio

Successo di “Ambient&Ambienti” web-magazine con un’accattivante formula diretto da Lucia Schinzano. Proficuo il collegamento con lo studio SIT&A

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ipensare il territorio: questo è Ambient&Ambienti. Il web-magazine che “legge” il territorio si interessa delle “buone pratiche” e della partecipazione della società civile al processo di salvaguardia dell’ambiente. E’ nato un anno fa in sordina e ora è una voce autorevole nel panorama dei giornali sul web, seguita in tutt’Italia. Stiamo parlando di Ambient&Ambienti (www. ambienteambienti.com), il web-magazine che si interessa di tutto quello che ha a che fare con il territorio. Energie rinnovabili, “buone pratiche” nella gestione di aree verdi, edilizia sostenibile, rapporto città-periferie, turismo rispettoso dell’ambiente, cultura del territorio, architettura, tutto questo e altro ancora è letteralmente passato al setaccio dagli oltre venti giornalisti che collaborano ad Ambient&Ambienti. A guidarli è Lucia Schinzano, collaboratrice di NelMese vecchia data. “Non è solo l’ambiente circostante, il territorio, l’oggetto di questo magazine on-line – spiega Lucia Schinzano. “La nostra attenzione si posa sugli ‘ambienti’, su ciò che l’uomo ha saputo pensare e realizzare per una migliore qualità della vita: perciò parliamo di progetti, siti, pianificazioni, edifici, soluzioni abitative e altro ancora”. I numeri premiano l’impegno: la media è di oltre 250

visitatori al giorno; da gennaio allo scorso settembre il trend di crescita ha registrato un lusinghiero +562% di “visitatori unici”. Ambient&Ambienti rappresenta il ramo editoriale dello studio SIT&A (l’acronimo sta per Studio di ingegneria, territorio e ambiente), il cui titolare, l’ing. Tommaso Farenga, è anche direttore scientifico del web-magazine. Ed è proprio alla luce di un’attività quotidiana “sul campo”, che si capisce perché Ambient&Ambienti si sia posto l’obiettivo di “leggere” il territorio piuttosto che descriverlo semplicemente: non vuole essere soltanto una vetrina del “bello”, ma vuole anche riflettere, e con forza, sulla qualità morale, per così dire, degli investimenti in campo ambientale, sul territorio e in edilizia, guardando alla ricaduta in termini di crescita civile sui cittadini e non solo sugli addetti ai lavori: un invito, dunque a essere non solo “tecnici”, ma a saper progettare il futuro, grazie anche al contributo di esperti del settore. Il tutto con una grande attenzione alle novità che il mercato offre: nuovi materiali o nuove applicazioni del loro uso, tecniche costruttive innovative, libri, convegni, eventi, bandi di concorso, trovano posto nelle pagine accattivanti del sito, che si caratterizza per il colore dominante: un bel verde brillante a

AMBIENT&AMBIENTI

SIT&A

Lucia Schinzano nelmese - 11/2010 - 40

Tommaso Farenga

simbolo dell’amore per l’ambiente. “Siamo diversi dagli altri giornali che si interessano di ambiente e ne siamo orgogliosi – continua la “direttora” Schinzano – non a caso abbiamo anche una rubrica che si interroga e interroga i lettori sull’effetto nel ‘sociale’ di certi fatti: non possiamo rimanere indifferenti, ad esempio, di fronte a questioni come il degrado delle periferie o l’impegno di politici come la salentina Renata Fonte e il campano Angelo Vassallo morti per difendere la loro terra, tanto per citare un paio di temi che abbiamo affrontato”. L’informazione che torna sulla notizia per vedere “come è andata a finire” si concentra sulla realtà pugliese (tutte le province sono coperte da una rete di collaboratori) ma si allarga anche a quello che succede fuori dai confini regionali e addirittura fuori d’Italia – ci sono collaboratori in altre regioni e perfino all’estero. Ma viene dato anche ampio spazio ai fruitori del “bene-ambiente” più sensibili, cioè ai giovani, perché a loro ci si rivolge rendendoli protagonisti pubblicando i lavori di giovani studiosi e presentando tutti i concorsi e le iniziative, specialmente in ambito scolastico, che riguardano i ragazzi. Fondamentale è anche l’apertura ai lettori. Per loro c’è uno spazio apposito, (si chiama Il contributo), per dialogare in tempo reale sulle problematiche e gli interrogativi che gli articoli lanciano al pubblico. (gd) Società editrice: SIT&A s.r.l. Studio di Ingegneria Territorio e Ambiente - ing. T. Farenga www.sitea.info Sede operativa: Bari - via Matarrese, 4 - tel. 080.9909280 fax 080.0999335 e-mail: sedebari@sitea.info


ECONOMIA / CONFINDUSTRIA PUGLIA

Le scelte degli industriali per il Federalismo regionale Le ha indicate il neo presidente di Confindustria Puglia Piero Montinari. Grande attenzione nei rapporti con la Regione e tutte le altre Istituzioni

I

l nuovo presidente di Confindustria Puglia per il quadriennio 2010-2014 è il dott. Piero Montinari, eletto dalla Giunta regionale dell’organizzazione imprenditoriale. Quarantatre anni, sposato, due figli, laureato in Scienze Economiche e Bancarie, è presidente del consiglio di amministrazione della FICES S.p.A., che opera nel campo dell’edilizia. Presidente uscente di Confindustria Lecce, in carica dal 27 gennaio 2006. Componente del Comitato Mezzogiorno Confindustria nazionale e presidente della Fondazione Mezzogiorno Sud Orientale, ha ricoperto nel Sistema confederale tra gli altri, gli incarichi di: - vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Associazione degli industriali della provincia di Lecce dal 1994 al 1999 e presidente dal 1999 al 2001; - presidente dei Giovani Imprenditori della Federazione degli Industriali pugliesi dal 2003 al 2006; - membro della Giunta nazionale di Confindustria; - vicepresidente Confindustria Puglia dal 2007. Ad elezione avvenuta, i presidenti delle Confindustrie territoriali A. Laterza, G. Marinò, G. Di Carlo, L. Sportelli e S. Matarrese di Ance Puglia, hanno attestato la loro personale fiducia nelle capacità personali e professionali del

VARIANTE 1

Piero Montinari neo presidente Montinari, che “saprà sicuramente cogliere le idee ed i suggerimenti che la base associativa, sentita durante le consultazioni esperite dalla commissione di designazione, ha espresso”. Il neo-presidente, nel ringraziare i colleghi della Giunta per la fiducia manifestatagli, ha delineato i primi passi verso cui muoverà il suo impegno nelle prossime settimane. “Siamo una regione unita – ha detto Montinari - che deve far sentire la propria voce. VARIANTE 2 ed utilizzare Prioritario sarà individuare al meglio le risorse del territorio per la

valorizzazione delle nostre eccellenze in un periodo di crisi quale quello attuale”. Montinari ha poi sottolineato il proprio impegno verso lo stesso Sistema confindustriale ed il suo rapporto con l’esterno. “Siamo in presenza sia di modifiche importanti all’interno del nostro Sistema confederale, ma anche al suo esterno dove l’ormai imminente Federalismo regionale ci pone dinanzi a scelte importantissime e non delegabili, in cui la figura dell’imprenditore diventa fondamentale. Da non sottovalutare il ruolo sempre più pressante richiesto nella concertazione con le parti datoriali e sociali per una rappresentanza da leader e driver nei Distretti produttivi, nelle Aree vaste, nel partenariato economico e sociale. Bisognerà superare i campanilismi territoriali e lavorare, in squadra, tutti insieme per essere parte attiva del cambiamento. Continuerò, per questo, a dedicare insieme ai colleghi il massimo impegno nella trattazione delle varie problematiche aperte che attengono al nostro territorio, a cominciare dal credito all’occupazione, dall’energia alla sanità, dall’innovazione all’economia legata ai nuovi mercati internazionali”. Grande attenzione, infine, riporrà nei rapporti con la Regione e con le istituzioni tutte.

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SHOPPING DI QUALITA’

Profumeria Pepe-Clienti filo diretto L’esterno della Profumeria Pepe a Bari al n. 62/D della centralissima via Abate Gimma adiacente a via Sparano

L’amministratore dott. Michelangelo Liuni

L’

anno 2010 rappresenta per tutti i comparti un periodo di passaggio tra quello che ha rappresentato l’anno peggiore della storia economica negli ultimi ottanta anni e quello che si prospetta essere un futuro stabile. Il settore della profumeria sia al dettaglio che di massa non è rimasto immune al fenomeno, pagandone le conseguenze in modo importante durante l’anno 2009 e a tutt’oggi si registra comunque una progressione del fatturato del settore rispetto all’anno precedente dell’ordine di solo l’1,1%. La Profumeria Pepe, a differenza del mercato medio nazionale, ha invece totalizzato un incremento positivo del fatturato pari al 2,1% quindi quasi il doppio. Nonostante non abbiamo ancora raggiunto il target di incremento previsto, possiamo giudicarci complessivamente soddisfatti considerando la situazione in cui ancora versa il mercato mondiale sia finanziario, sia produttivo che commerciale. Per raggiungere gli obiettivi programmati dunque abbiamo deciso ancora una volta di investire in tutta una serie di azioni e attività che riteniamo essere strategiche per il futuro nelmese - 11/2010 - 42

Avviato un programma di eventi, di promozioni (anche per Natale e l’Epifania) e di interventi speciali sino al mese di marzo. Si punta sempre alla massima soddisfazione dell’utenza della nostra azienda e del mercato della profumeria al dettaglio di qualità in generale. In tale ottica abbiamo aperto per il secondo anno il Temporary Store a Serra Alimini 1 vicino ad Otranto dal mese di giugno al mese di settembre, conseguendo ulteriori miglioramenti rispetto all’anno precedente sia in termini di nuovo fatturato che di eventi programmati durante la stagione estiva. Adesso proseguiremo invece a Bari nel locale attiguo a quelli storici della profumeria con un nuovo avvicendamento di Pop Up ovvero di spazi dedicati per brevi periodi ad eventi particolari, che da quest’anno occupano ben sei mesi dell’anno a partire da ottobre per finire nel marzo del prossimo anno. Avremo infatti dal 4 ottobre al 20 novembre il Pop Up di Elizabeth Arden, dove festeggeremo il centenario di una delle aziende leader nel campo della cosmetica. Invece per tutto il mese dicembre ospiteremo il Pop Up di Christian Dior, che rivoluzionerà nuovamente con le sue fragranze e la sua cosmesi lo spazio prima occupato da Elizabeth Arden.

Dal 31 gennaio al 26 marzo tornerà nuovamente Elizabeth Arden con nuove settimane dedicate ai trattamenti viso linfodrenanti e tonificanti, trucco personalizzato, scuole trucco, trattamenti mani, trattamenti drenanti e rassodanti corpo, trattamenti complessivi viso corpo e capelli. Inoltre dal 19 al 23 ottobre nei locali della profumeria avremo un evento dedicato a Shiseido, mentre dal 23 al 27 novembre un altro dedicato ad Estée Lauder. Per il Natale 2010 sono in programma inoltre tante promozioni veramente “speciali” e tanti nuovi prodotti di cosmesi e di profumeria. Dunque una serie di interessanti e innovativi appuntamenti ai quali non potrà mancare: noi non vogliamo che il nostro cliente venga per spendere, ma che frequenti la bellezza per portare all’esterno un messaggio di positività all’ambiente incerto e pessimista che spesso anche inutilmente ci circonda. A tal proposito abbiamo come ogni anno programmato per il nostro calendario di Promozioni, che interesseranno settimanalmente differenti marche per le quali applicheremo condizioni particolari. Il calendario degli Eventi è ricco di novità con la presenza di Visagisti e Consulenti di Bellezza delle più prestigiose Marche del nostro assortimento. Tra le Promozioni più importanti le segnaliamo nel mese di dicembre la “Speciale Promozione Natale” e la “Speciale Regali Epifania”. Non manchi a questi tradizionali eventi e prenoti quanto prima il suo appuntamento con la bellezza.

MICHELANGELO LIUNI


Elizabeth Arden TemporaryStore Aperto da ottobre 2010 a marzo 2011. 08/13 NOVEMBRE Trattamento Viso, Corpo e Capelli con Laura Giacomini 15/20 NOVEMBRE Trattamento Viso e Trucco personalizzato con Amatrude 31 GENNAIO/05 FEBBRAIO Trucco personalizzato con Yves Hajjar 07/12 FEBBRAIO Trattamento Viso e Capelli con Laura Giacomini 14/19 FEBBRAIO Trattamento Mani e Corpo con Laura Giacomini 21/26 FEBBRAIO Massaggio Linfodrenante Viso con Giovanna Mattavelli 28 FEBBRAIO/05 MARZO Massaggio Drenante e Rassodante Corpo con Giovanna Mattavelli 07/12 MARZO Trattamento Viso e Trucco personalizzato con Amatrude 14/19 MARZO Trattamento Viso, Corpo e Capelli con Laura Giacomini 21/26 MARZO Trucco personalizzato e Scuola trucco con Yves Hajjar

Profumeria Pepe Srl Via Abate Gimma 62/D, Bari Tel. 0805235472 Fax 0805244514 www.profumeria-pepe.it info@profumeria-pepe.it

EVENTI

NOVEMBRE 02/06 SISLEY trattamento agli olii essenziali/CLARINS 09/13 GIORGIO ARMANI Visagista/ CARITA Cabina 16/20 DIOR/ESTÉE LAUDER Cabina 23/27 RE-NUTRIV DAY ESTÉE LAUDER incontra la bellezza e il prestigio contemporaneo DICEMBRE 30nov/04 SISLEY Visagista/ BULGARI Cabina 07/11 YVES SAINT LAURENT Visagista/L.B.F. 14/24 CLINIQUE/SISLEY/CHANEL/ LANCOME 21/24 SHISEIDO/H. RUBINSTEIN GENNAIO 25/29 SISLEY FEBBRAIO 01/05 CARITA Cabina/G. ARMANI Visagista 08/12 CHANEL Visagista 15/19 SHISEIDO Cabina / H. RUBINSTEIN 22/26 LANCOME Visagista/BULGARI Cabina MARZO 01/05 CLINIQUE/LA PRAIRIE Cabina 08/12 SISLEY Soin Botanique + Visagista 15/19 L.B.F./CLARINS Evento 22/26 ESTÉE LAUDER Cabina + Visagista 29/02 aprile CARITA Cabina/ G. ARMANI Visagista

PROMOZIONI

NOVEMBRE 02/08 Sciarpe, cravatte e foulard 09/15 Bigiotteria, cinture e portafogli 16/22 Prodotti cura viso, occhi e labbra 23/30 Prodotti pulizia viso e occhi DICEMBRE SPECIALE PROMOZIONE NATALE (Fragranze Uomo e Donna, Cofanetti Trucco e Profumi) SPECIALE REGALI EPIFANIA GENNAIO 03/10 Profumi e confezioni regalo 11/17 Accessori moda 18/24 Prodotti cura viso, occhi e labbra 25/31 Prodotti pulizia viso e occhi FEBBRAIO 01/07 Fondotinta, fards e ciprie 08/14 Profumi uomo e donna (S. Valentino) 15/21 Matite, rossetti e lucidalabbra 22/28 Mascara, ombretti e matite occhi MARZO 01/07 Prodotti per il corpo 08/14 Sciarpe e bigiotteria 15/21 FESTA DEL PAPA’ (Profumi, dopobarba e prodotti cura viso) 22/28 Prodotti cura viso, occhi e labbra

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Diamo Pi첫 Valore al Territorio

Bari Economica, il bimestrale di economia che promuove lo sviluppo della Terra di Bari. on line su www.ba.camcom.it

Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bari nelmese - 11/2010 - 45


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