NelMese 3/2013

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Anno 47째

Fondato da Nicola Bellomo

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Nel segno di Francesco


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IL 2012 IN COPERTINA “Dal 1967 raccontiamo la Puglia e i pugliesi”

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Sommario

Periodico di Cultura Medicina Turismo Economia Anno 47° - 3/2013 Fondato nel 1967 da Nicola Bellomo Direttore responsabile Michele Cristallo Vice direttore Alessio Rega Hanno collaborato Enzo De Cosmo Gustavo Delgado Elbano De Nuccio Marisa Di Bello Luigi Ferlicchia Giuseppe Mauro Ferro Aldo Loiodice Consiglia Manzionna Bellomo Vittorio Marzi Elvira Sarli Gianfaldoni Mary Sellani

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Progetto grafico Alessio Rega Segretaria di redazione Marinella Antonicelli Società editrice Nuova Gedim s.r.l. Via Suppa 28 70122 Bari Contatti Tel. 080 5232468 Fax 080 5220795 E-mail: nelmese@virgilio.it Registrazione stampa Registrato presso il Tribunale di Bari il 9 novembre 1967 - n. 333 Stampa Pubblicità & Stampa Via dei gladioli 6 70026 Modugno (Ba) Abbonamenti 11 numeri € 32,00 C/C postale 88305263 IBAN IT41 D010 1004 0151 0000 0061 567 intestato a Nuova Gedim s.r.l. Via Suppa 28 70122 Bari È vietata la riproduzione, anche parziale, di scritti e la riproduzione in fotocopia Questo numero è stato chiuso in tipografia il 14 marzo 2| NelMese - Marzo 2013

VATICANO Fede e ragione le chiavi di lettura della rinuncia Forte richiamo ai doveri dei laici dentro la Chiesa Chiesa e società civile a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II POLITICA Quell’incontro ispirato ai valori della Carità

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MEDICINA Cancro, la nuova frontiera la diagnosi in un respiro 10

SOCIETÀ Avanza un clima culturale per smantellare la famiglia 13 ECONOMIA & FISCO Pressione fiscale insostenibile Si rischia una spirale recessiva 14 ACCADDE OGGI Marzo

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PERSONAGGI Isabella de Morra storia di amore, di violenza, di morte

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POLITICA Quel fossato tra i tre poli 20


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GIORNALISMO Esiste il buon giornalismo nonostante tante difficoltà 24 Nicola de Bellis, difensore civico del Territorio dei Trulli e delle Grotte CINEMA Il cinema senza segreti Un museo a San Pio LIBRERIE & LIBRI La sposa del sole rompe il silenzio su secoli di storia

CULTURA La Fondazione Chirò risorsa per lo sviluppo del territorio

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La Puglia delle antiche ville, risorsa economica e culturale

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GASTRONOMIA A tavola con intelligenza e un pizzico di saggezza 36

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L’Arte luce dell’Umanità e fuoco della Conoscenza 29

In copertina

CIVILTÀ RURALE Alla riscoperta di una Puglia rurale

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“Fave e favelle”, così parlò la Puglia peninsulare

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a Chiesa di Roma ha il nuovo Papa. È Jorge Maria Bergoglio, eletto alla quinta votazione. Assume il nome di Francesco. È il primo pontefice latino-americano. Papa Francesco è nato a Buenos Aires 76 anni fa da famiglia di origini piemontesi. Arcivescovo della metropoli argentina, gesuita, era stato nominato cardinale da papa Wojtyla. La sua elezione è stata una vera e propria sorpresa rispetto ai nomi dei papabili che hanno alimentato le cronache dei giornali nelle settimane precedenti al Conclave. Un evento significativo per la storia della Chiesa. Marzo 2013 - NelMese |3


VATICANO IL 28 FEBBRAIO SCORSO PAPA BENEDETTO XVI HA LASCIATO LA GUIDA DELLA CHIESA CATTOLICA E SI È RITIRATO NELLA RESIDENZA PAPALE DI CASTEL GANDOLFO DOVE ABITERÀ PER UN PAIO DI MESI IN ATTESA DEL COMPLETAMENTO DEI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE DEL MONASTERO ENTRO LE MURA DEL VATICANO SUA RESIDENZA DEFINITIVA. POSSIAMO PARLARE DELL’EVENTO DEL SECOLO CHE SCRIVE UNA PAGINA SENZA PRECEDENTI NELLA STORIA CONTEMPORANEA DELLA CHIESA DI ROMA. UN GESTO CHE HA COMMOSSO IL MONDO DEI CREDENTI E NON SOLO, E CHE HA AVVIATO UNA RIFLESSIONE SUL FUTURO DELLA CHIESA. SU QUESTO DELICATO ARGOMENTO ABBIAMO SOLLECITATO IL PENSIERO DI MONS. NICOLA BUX, SACERDOTE DELL’ARCIDIOCESI DI BARI, ILLUSTRE TEOLOGO. MONS. BUX HA STUDIATO E INSEGNATO A GERUSALEMME E A ROMA. PROFESSORE DI LITURGIA ORIENTALE E DI TEOLOGIA DEI SACRAMENTI NELLA FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE, È CONSULENTE DELLA RIVISTA TEOLOGICA INTERNAZIONALE “COMMUNIO”. AMICO DI BENEDETTO XVI SIN DAI TEMPI DEL SUO ARRIVO A ROMA QUALE PREFETTO DELLA DOTTRINA DELLA FEDE. LO STESSO PONTEFICE LO HA NOMINATO PERITO AI SINODI DEI VESCOVI SULL’EUCARESTIA (2005) E SUL MEDIO ORIENTE (2010).

INTERVISTA CON MONS. NICOLA BUX SUL GESTO DI PAPA BENEDETTO XVI

Fede e ragione le chiavi di lettura della rinuncia

“Lo spirito di fede e il realismo sono due caratteristiche preminenti del Papa ormai ‘emerito’. Di Benedetto XVI resterà il modo di affrontare i problemi in maniera ragionevole, non emotiva, con un sentire che è ben lontano sia da quello intriso di ‘ottimismo romantico’ - come lo ha definito egli stesso - sia dal catastrofismo”

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• di Michele Cristallo

ons. Bux, lei ha conosciuto sta vivendo”. della Chiesa? Papa Benedetto XVI mol“Rispetto al relativismo contemporaneo Il cattolico quali chiavi di lettura deve ti anni fa ed è stato anche attivare per capire il gesto della rinuncia? che riduce la coscienza al fare quel che si suo collaboratore, quindi “Lo spirito di fede e il realismo sono le vuole, per il cristiano è la capacità di diè tra coloro, proprio in virtù di tale fre- chiavi di lettura, che sono pure due caratte- stinguere fra bene e male, fra vero e falso: quentazione, più in grado di interpretare ristiche preminenti del Papa ormai emerito. è la ‘voce di Dio’. È l’unico baluardo per il suo gesto. Di Benedetto XVI resterà il modo di affron- preservare la dignità dell’uomo nel rappor“È il gesto di chi, sull’esempio di Gesù tare i problemi in maniera ragionevole, non to con il mondo. Esiste un limite invalicache spogliò se stesso, accoglie la croce emotiva, con un sentire che è ben lontano bile della coscienza, ed esiste non solo per dell’età avanzata che toglie le forze e ren- sia da quello intriso di ‘ottimismo romanti- i credenti ma per tutti gli uomini. Ricorda de ancor più impotente: anche così mette co’ - come lo ha definito egli stesso - sia dal il Grillo parlante? Pinocchio poteva anche in pratica l’essere ‘servo dei servi di Dio’. ‘catastrofismo’. Che poi è il modo con cui far finta che non ci fosse e infine prenderlo Non solo. Nella rinuncia si può intravedere un uomo di Fede deve affrontare la vita”. a martellate, ma continuava a parlare. Bequasi un atto di indirizzo per il futuro Papa Nell’annunciare in latino la sua deci- nedetto XVI ha approfondito questo tema a continuare la riforma della Chiesa”. sione al Collegio dei Cardinali, il Papa ha anche richiamando ‘l’elogio della coscienL’opinione pubblica, forse deviata detto di aver ripetutamente interrogato la za’ del Beato John Henry Newman, che nelanche da campagne mediatiche, ha con- sua coscienza davanti a Dio. Quindi una la lettera al duca di Norfolk propone un siderato papa Ratzinger un conservatore. decisione a lungo meditata. Al contrario brindisi alla coscienza e al Papa! Perché il Con questo gesto, invece, ci troviamo di non appare frettoloso il giudizio di parte ministero petrino, rivolgendo ad ogni uomo fronte a un Papa “rivoluzionario”? della pubblica opinione e di certa parte sulla terra, sulle questioni essenziali del“Il gesto va comla vita umana e del preso nell’ottica del- “Il relativismo ha generato grande confusione suo senso costituisce la Fede a cui bisogna anche nella Chiesa a livello dottrinale e l’appello estremo unire la ragione: è alla coscienza”. l’unico modo possi- pastorale. La rinuncia del Papa è un invito Lei, mons. Bux, bile per leggere la a riflettere sulle divisioni interne provocate in una recente interscelta di Ratzinger vista ha richiamato nel contesto storico e soprattutto dai conflitti anche virulenti sulla l’attenzione su quel sociale che l’umanità interpretazione da dare al Concilio Vaticano II” che conta nel reali4| NelMese - Marzo 2013


smo del Papa e cioè il considerare il ministero non come personale proprietà, ma di intenderlo come servizio a cui è stato chiamato. Lei ritiene che questo gesto del Papa possa essere un richiamo per la classe politica che spesso intende la politica come conquista di potere dimenticando l’impegno di servizio per la collettività? “Non considerare come personale proprietà qualsiasi incarico, ma intenderlo come ‘servizio’ a cui si è stati chiamati, per il quale ci si deve ritenere infine ‘servi inutili’ come ha detto lo stesso Gesù, è un potente ammonimento per tutti. Il Papa, ogni Papa, è un ‘anello’ nella ‘catena’ della successione apostolica, da Pietro alla fine dei tempi, quando il Signore vorrà”. Si è detto e scritto di un gesto coraggioso e profetico. Come leggere quel “senso di smarrimento di quasi incredulità” che ha scosso il Collegio cardinalizio all’annuncio della decisione e di cui ha parlato il cardinale Sodano? “Il relativismo ha generato una grande confusione, anche nella Chiesa a livello dottrinale e pastorale. Secondo me la rinuncia del Papa può aver generato smarrimento negli ecclesiastici e tra i fedeli, tuttavia è un invito a riflettere sulle divisioni interne, come ha accennato nell’omelia del Mercoledì delle Ceneri, e sulla confusione provocata dal pensiero non cattolico entrato nella Chiesa, come ebbe a dire Paolo VI a Jean Guitton. Il Papa ha fatto, come si usa dire, un passo indietro. Un passo indietro compiuto affinché la Chiesa possa fare due passi in avanti. Noi cattolici dobbiamo chiederci: in che cosa abbiamo ostacolato il Papa invece di obbedirgli?”. Quale incidenza possono aver avuto in quella scelta le recenti vicende che hanno coinvolto certi ambienti del Vaticano? “Potrebbero aver inciso ma relativamente, perché col venir meno della salute diminuiscono le capacità di governo della Chiesa che, pur essendo compito precipuo del Papa, verrebbe esercitata da altri a lui prossimi. Se il Santo Padre non avesse agito così, sarebbe venuto meno quel realismo di cui è sempre stato capace!”. Anche in questa circostanza si sono scatenati i dietrologi i quali hanno disegnato uno scenario raccapricciante a base di pedofilia, carrierismo, ricatti, lotte intestine e così via... “È il modo di vedere del mondo. Così vanno comprese le varie interpretazioni del gesto: dalla desacralizzazione del papato alla rivoluzione del potere ecclesiastico, dalla democratizzazione dell’autorità alla ferita portata al corpo ecclesiale,persino scambiando la richiesta di perdono per i suoi difetti, con la messa in discussione dell’infallibilità pontificia… Ma, le rinunce di altri papi del passato come Benedetto IX,

MONS. NICOLA BUX IN UNO DEI NUMEROSI INCONTRI CON BENEDETTO XVI CON IL QUALE HA AVUTO UN RAPPORTO DI COLLABORAZIONE SIN DAL SUO ARRIVO A ROMA QUALE PREFETTO DELLA DOTTRINA DELLA FEDE

“Il Papa ha fatto un passo indietro affinché la Chiesa possa fare due passi in avanti. L’appello ai cattolici è di serrare i ranghi per superare unilateralità e faziosità”. L’impegno dei cattolici Celestino V e Gregorio XII, hanno prodotto tutto ciò?”. Questo gesto del Papa accresce il prestigio della Chiesa, rafforza la fede dei credenti, ne consolida l’impegno? “È un invito mite e fermo a superare le divisioni interne provocate soprattutto dai conflitti, anche virulenti, sulla interpretazione da dare al concilio Vaticano II. Benedetto XVI ha lanciato messaggi precisi in direzione della continuità nel rapporto fra tradizione e innovazione, un messaggio che non può essere in alcun modo disatteso. L’appello ai cattolici è di serrare i ranghi per superare unilateralità e faziosità”. Con la rinuncia il Papa ha voluto indicare la necessità di una svolta per la Chiesa, la necessità di riforme, e in quale direzione? “Lui stesso ha approfondito nei suoi studi, che il primato petrino ha una struttura martirologica, cioè di dare testimonianza a costo della vita. La responsabilità del Vescovo di Roma dinanzi a Dio e alla Chiesa è assolutamente personale e, pur interagendo con la responsabilità collegiale dei vescovi, non si può diluire in questa. Egli deve interrogarsi continuamente, in coscienza, se quello che è e quello che fa sia adeguato a quanto è insito del ministero di Pontefice Romano. Un tale lavorìo quotidiano può diventare martirio, anzi è

un vero ‘martirio’. Sia chiaro, il compito di interrogarsi è di ogni essere umano. Anche il padre di famiglia deve chiedere a se stesso se si comporta bene per il bene dei suoi cari. Si immagini cosa vuol dire ciò per un Successore di Pietro che è ‘padre dei padri’ - donde viene il termine latino papa - pater patruum! Immagine di Dio, padre di tutti gli uomini”. Siamo alla vigilia di una nuova primavera per la Chiesa di Roma? “Solo Dio lo sa”. Quali responsabilità, dal gesto di Benedetto XVI sul futuro Papa? Lei ha scritto che la rinuncia al soglio è la ‘croce’ che ha scelto. “Il Papa in prima persona deve rendere conto a Gesù Cristo del bene della Chiesa intera: ciò esige una riforma permanente, non nell’accezione protestante oppure politica ma in quella etimologica di ‘ridare forma’, rimettere in forma. Oggi questo vuol dire correggere nella Chiesa le deformazioni della liturgia che, come egli ha più volte osservato, sono giunte al limite del sopportabile; così pure a livello morale. In questo senso il gesto del Papa è un efficace ammonimento, nella speranza certa dell’indefettibilità della Chiesa cattolica fondata da Gesù Cristo”.

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VATICANO LE RIFLESSIONI DI UN LAICO IMPEGNATO IN POLITICA

Forte richiamo ai doveri dei laici dentro la Chiesa Il suo gesto è un monito per l’intero mondo laicale ad una più forte assunzione e condivisione di responsabilità. Dopo la prima reazione di stupore, l’emotività ha ceduto il passo alla ragione “che nel messaggio culturale e teologico di Papa Ratzinger è congiunta alla fede”

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ome è noto lunedì 11 febbraio scorso Papa Benedetto XVI, rivolgendosi al “Fratelli” convocati al Concistoro per le tre note canonizzazioni (dei Martiri di Otranto), comunicò altresì “una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa” - così come egli stesso disse. Le parole del Papa furono: “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di

ELETTO PAPA IL 19 APRILE 2005, BENEDETTO XVI NEL CONCISTORO ORDINARIO DELL’11 FEBBRAIO HA ANNUNCIATO LA SUA RINUNCIA “AL MINISTERO DI VESCOVO DI ROMA” 6| NelMese - Marzo 2013

amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005…” Non v’è dubbio che questo annuncio di Benedetto XVI è stato a sorpresa ed ha destato, come prima reazione, stupore e meraviglia in tanti in tutto il mondo. Ma, subito dopo, l’emotività ha ceduto il posto alla ragione. Così come ha ricordato recentemente il vescovo della Diocesi di Molfetta, mons. Luigi Martella, “rinunziare al governo della Chiesa è un diritto del Papa, anzi un dovere qualora si accorga che con le forze fisiche e psicologiche non ce la fa più. Benedetto XVI si è avvalso di questo diritto e lo ha esercitato in piena libertà” come egli ha affermato. Questa scelta, anzi questo atto di responsabilità di Papa Benedetto XVI, richiama anche l’intero mondo laicale ad una più forte assunzione e condivisione di responsabilità dentro la Chiesa. “Un laico - così come ha affermato di recente un noto giornalista laico - vede il dilemma dell’uomo costretto tra i doveri universali del suo ruolo e l’energia fisica e morale che declina e chiede requie, e capisce la difficoltà della scelta. Ma un uomo di fede vive anche un dilemma superiore, quello di chi si trova a mettere in discussione se stesso come strumento della volontà divina, di cui è il rappresentante sulla terra. La ragione, che nel messaggio culturale e teologico di Ratzinger è congiunta alla fede, ha infine prevalso, nella considerazione provvidenziale di uno specifico della fase in cui viviamo, che non si può eludere: le esigenze particolari del ‘mondo di oggi’, come lo chiama il Papa, i suoi ‘rapidi mutamenti’ pretendono ‘vigore sia del corpo che dell’animo’ per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo. Soffrire e pregare è necessario, ma non

• di Enzo De Cosmo Già professore ordinario di Statistica nell’Università di Bari “Aldo Moro” Deputato nella 7a e 8a legislatura (1976-1983) Sindaco di Molfetta (dal 1984 al 1991) Senatore della Repubblica (presidente nella Commissione Industria) dal 1992 al 1994

basta!” (da Ezio Mauro, in “L’irruzione della modernità” da “La Repubblica” del 12 febbraio 2013). Un altro autorevole laico, cattolico, - il prof. Michele Illecito, docente di filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari - ha affermato giustamente che nel gesto del Papa si intuisce la logica di chi “sa” fare (nella sapienza e nell’umiltà propria dei saggi) un passo indietro per farne fare cento ad una comunità quale è la Chiesa che non si fonda sul potere delle singole persone ma sul carisma che lo Spirito Santo suscita. La decisione di Ratzinger allora “è indice non tanto di sconfitta o spaesamento, ma di quel distacco interiore che ogni vero credente dovrebbe avere nei riguardi dei ruoli e delle funzioni, dei luoghi del potere e di governo (anche se di natura spirituale), perché più grande del potere è il carisma, dove il primo è sempre al servizio del secondo” (dalla conversazione tenuta dal prof. Illecito il 20 febbraio scorso nella Diocesi di Molfetta per la Settimana biblico teologica). Desidero sottolineare, in conclusione, che “il rinnovamento della Chiesa che passa anche attraverso la testimonianza” è stato ed è un punto essenziale - il punto n.6 - del noto “Motu proprio: la porta della fede” di Benedetto XVI, l’11 ottobre 2012.


VATICANO IL CONVEGNO DI CULTURA “MARIA CRISTINA DI SAVOIA” SUL CONCILIO VOLUTO DA GIOVANNI XXIII

Chiesa e società civile

a 50 anni dal Vaticano II

Relatore l’arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci che ha sottolineato l’attualità della “Gaudium et Spes”, diventata la Costituzione pastorale attiva nel rapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. L’amore della “Reginella Santa” al popolo di Napoli

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i sente parlare o fare riferimento lo, sapeva che l’illustre oratore avrebbe attentissimi ospiti: che una legge, anche al Concilio Vaticano II, ma in re- utilizzato il suo tempo, entrando nel cuo- ingiusta, se è moralmente valida, deve altà non si conoscono i principi re dell’argomento che veramente, e non essere rispettata. che furono elaborati in tutto o in a caso, si può considerare “Gaudium et E l’altro, che anche un laico o chi non parte, in quella assise incomparabile di spes” di quanti la gioia e la speranza at- conosce lo spirito del Vangelo, ma vive prelati illustri o meno illustri, convocati tendono e ricercano con l’anima e - so- ed opera secondo giustizia e rispetto del in S. Pietro da tutto il mondo da Giovanni prattutto - con la mente. prossimo, ossia secondo i principi fonXXIII. Apprendiamo, così, che l’origine di damentali della Chiesa, la sua funzione Attualmente - forse anche nel clima questo documento, prima solo proposto e nell’ambito sociale va incoraggiata, apdi grave perplessità derivata al mondo poi approfondito, è diventato la Costitu- prezzata, considerata egualmente mericattolico, e non solo - dalla “rinuncia” zione pastorale attiva e non più dottrinale, tevole. al soglio pontificio di Benedetto XVI e ossia il rapporto tra la Chiesa ed il mondo Molte le domande che sono state rivoldai tanti problemi che hanno afflitto il suo contemporaneo visto in una considera- te all’illustre oratore che le ha accolte e peraltro splendido pontificato, i “temi” zione positiva ossia non più considerato spiegate alla sua maniera semplice ed acreligiosi ed in particolare quelli che siste- “regno del male”. cessibile a tutti, come quella “scottante” maticamente affiorano e fanno dell’infallibilità del Pontefice riferimento a quanto fu propoche non è connessa alla persosto, discusso ed auspicato prona, ma all’altissima funzione di prio nel Concilio Vaticano II cui ogni Pontefice è investito. per il vero rinnovamento della Prima di conludere l’inconvita della Chiesa, sono ritornati tro, la prof.ssa Sarli, ricorrendo con più insistenza. È l’esigenza il 2° centenario della nascita di trovare punti di riferimento di Maria Cristina di Savoia ha che aiutino a riconoscere quelle brevemente delineato la vita colonne portanti che il caos dedella venerabile, partendo dalgli altri settori della vita sociale la I lettera di S. Paolo ai Corende improbabili. rinzi, che così bene si addice Queste motivazioni ed altre alla vita, per quanto breve di egualmente valide, proprio in UN MOMENTO DELL’INCONTRO. DA SINISTRA, LA PROF.SSA Cristina, che fino alla sua morte occasione del cinquantesimo ELVIRA SARLI GIANFALDONI, MONS. FRANCESCO CACUCCI E DON raccomandò al re Ferdinando anniversario dall’apertura del FILIPPO CASAMASSIMA, ASSISTENTE DEL “MARIA CRISTINA” II suo sposo, di dare gli ultimi Concilio Vaticano II, hanno 700 ducati che le erano rimasti motivato l’invito a mons. Francesco CaQuesto proprio per sommi capi, come della sua dote, veramente cospicua che cucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, che ha si suol dire, viene considerato come pri- aveva elargito in beneficenza, ma sempre scelto proprio di illustrare ed approfon- ma parte. Nella seconda, si prendono in riservata e quasi silenziosa, alla povera dire uno dei temi più sentiti e complessi: esame problemi specifici come la cultura, gente di Napoli che aveva preso a chia“Chiesa e Società Civile”. la vita economica, la promozione della marla, e continua a chiamarla, la RegiL’incontro, affollatissimo, è stato pro- pace, il rapporto tra la Chiesa e lo Stato nella Santa. mosso dalla Direzione Culturale della che corrisponde alla società civile ossia Tra i numerosi commenti ci piace ciBiblioteca Ricchetti, affidata a Vito Ma- al bene della persona all’interno della tarne uno che testimonia l’attenzione al rino Caferra e dal Convegno di Cultu- comunità. Lo Stato deve essere finaliz- problema oggetto dell’incontro: “È stato ra “Maria Cristina di Savoia” di Bari, di zato alla persona che ci porta, quindi, a un incontro straordinario. Torniamo alla cui è presidente la prof.ssa Elvira Sarli vedere affidata alla comunità il compito vita d’ogni giorno con la mente arricchita Gianfaldoni. dello sviluppo della società cristiana. Non ed il cuore disposto alla speranza”. Chi conosce mons. Cacucci per aver solo, ma mons. Cacucci ha introdotto due avuto occasione e privilegio di ascoltar- concetti che hanno alquanto sorpreso gli Marzo 2013 - NelMese |7


POLITICA IL RICORDO DI UNA RECENTE VISITA DI POLITICI PUGLIESI A PAPA RATZINGER

Quell’incontro ispirato ai valori della Carità

La delegazione delle associazioni dei consiglieri regionali e di ex parlamentari pugliesi, guidata da Luigi Ferlicchia e Angelo Rossi, fu ricevuta dal Pontefice pochi giorni dopo l’intervento per la sostituzione di un pacemaker. Il ricordo della visita (la prima) del Pontefice a Bari

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uando questo articolo verrà all’attenzione dei lettori, probabilmente, il successore di Benedetto XVI sarà già stato eletto. Mentre scriviamo, infatti, si è in pieno conclave convocato. Ma è giusto rendere omaggio e ricordare la figura di Papa Ratzinger il quale, a distanza di oltre cinquecento anni, ha ripetuto il 13 febbraio scorso il rituale delle dimissioni di un Papa in carica. Si sta procedendo, quindi, all’elezione del Santo Padre in un clima particolare e tutto nuovo rispetto a quelli tradizionali, lì dove vi era stato il decesso del Papa in carica. C’è da chiedersi il perché di queste dimissioni. Credibile appare la motivazione dell’insufficienza delle forze fisiche, all’età di 86 anni, per far fronte alle tante incombenze e responsabilità che l’Alto incarico comporta. Ma indubbiamente le dimissioni di Papa Ratzinger hanno rappresentato una scossa tellurica per tutta la Curia vaticana ed un atto d’amore verso l’intera Chiesa cattolica, perché Papa Benedetto XVI ha voluto dare una svolta nel richiamare tutti ad un nuovo senso di responsabilità, procedendo ad una sorta di “catarsi” per tutto il corpo mistico della comunità ecclesiale. In questo contesto, si è inserita la visita nel novembre scorso delle associazioni dei consiglieri regionali della Puglia e quella degli ex parlamentari pugliesi. Si è appreso che proprio nei giorni precedenti Papa Ratzinger era stato sottoposto a un intervento di sostituzione di pacemaker, allo scopo di dare al cuore energia e forza d’azione. Noi pugliesi in quella circostanza avemmo l’alto onore di essere ricevuti in visita privata mercoledì 14 novembre presso la Sala Nervi grazie all’impegno del postulatore Nicola Giampaolo. Ricordiamo il particolare rapporto del Pontefice con la Puglia alla quale ha dedicato due visite. La delegazione, guidata dal sottoscritto e da Angelo Rossi, fece dono, attraverso il presidente del Consiglio regio8| NelMese - Marzo 2013

• di Luigi Ferlicchia

IL PRESIDENTE ONOFRIO INTRONA RENDE OMAGGIO A SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI E PORGE I DONI DELLA DELEGAZIONE PUGLIESE

nale Onofrio Introna, di un’acquasantiera e di un documento del cardinale Francesco Colasuonno riferito al suo coatto domicilio in Mozambico, allorquando la sua nunziatura fu assalita dai guerriglieri del Frolimo (Fronte di liberazione del Mozambico). Il giorno precedente la delegazione pugliese aveva incontrato anche il cardinale Fernando Filoni, segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il quale si intrattenne sul compito e sulle funzioni del suo dicastero nel mondo. Ma l’incontro del giorno successivo con il Santo Padre fu il più significativo e pregno di valori cristiani legati alla Carità. Papa Ratzinger, negli otto anni del suo pontificato, pur in continuità con l’opera di Giovanni Paolo II, ha dato un taglio tutto proprio de-

rivante dalla sua competenza e preparazione dottrinaria in ordine alla Fede cristiana ed ai valori fondanti del Cristianesimo nel mondo. Il giovane mons. Ratzinger, nel 1962, partecipò sin dal primo giorno, 15 ottobre, ai lavori del Concilio Vaticano II a fianco del “primate” della chiesa tedesca. Egli dette un contributo notevole per la svolta che rappresentò il Concilio Vaticano II in ordine al rapporto con i fedeli, facendo uscire la Chiesa cattolica dalle secche di una gestione burocratica e curiale. In quell’occasione il giovane Ratzinger incontrò il giovane polacco Wojtyla e si stabilì sin da allora tra i due una stretta coniugazione per i tempi nuovi che la Chiesa si apprestava a vivere. Furono varati in quella circostanza il segretariato per il dialogo con le altre chiese

Il presidente del Consiglio regionale Introna donò a Benedetto XVI un’acquasantiera e un documento del cardinale Francesco Colasuonno riferito al suo coatto domicilio in Mozambico


LA FOLTA DELEGAZIONE PUGLIESE SOSTA NEI GIARDINI VATICANI CON LO SFONDO DELLA BASILICA DI SAN PIETRO E DEL SUO CUPOLONE. SOTTO, UN MOMENTO DELLA VISITA AI MUSEI VATICANI. IN PRIMO PIANO, SI RICONOSCE, ISABELLA MASSAFRA

cristiane, quello per il dialogo con i non credenti e quello per il dialogo con le altre fedi. Insomma, la Chiesa cattolica si aprì totalmente al mondo intero ed iniziò a portare avanti in termini concreti il concetto di una universalità, che doveva mirare all’unità dell’intera umanità. Un compito arduo, difficile e faticoso ma nello stesso tempo lento e graduale, mirante alla conversione delle coscienze. E Ratzinger, nei suoi vari ruoli assunti, ha saputo tenere la dritta su questi obiettivi, ma senza allontanare la Chiesa cattolica dai suoi valori fondanti universali, che sono quelli di Cristo in terra, divenuto uomo per volontà di Dio. Ed oggi, dopo la caduta del comunismo di origine sovietica, si assiste sempre più ad una conversione “interiore” di coscienze verso il Cristianesimo, sia pure nel silenzio e nella riflessione di tanti uomini. Ratzinger con le sue dimissioni ha voluto richiamare ai nuovi compiti e a un nuovo ruolo della Chiesa che, partendo da una

catarsi propria, sia in grado di essere credibile e rivolta al dialogo verso il prossimo. Negli otto anni di pontificato di Benedetto XVI vi sono alcune pietre miliari. È partito dal discorso di Ratisbona (sua città natale) per arrivare alla canonizazzione e santificazione (13 febbraio 2013) degli 800 martiri d’Otranto. Due tappe: una, Ratisbona, punto massimo dell’espansione ottomana in Europa, da cui iniziò il graduale ritiro e calo dell’impero turco; l’altra, Otranto, dove ci fu l’eccidio, nel 1480, di 800 cattolici che non vollero aderire alla fede islamica e con la vita pagarono per la propria fede cristiana. Ma in questo contesto si inserisce la sua visita ad Istanbul, tre anni or sono, durante la quale visitò la moschea azzurra insieme al

IL CARDINALE FILONI TIENE UNA RELAZIONE SULLE INIZIATIVE DEL SUO DICASTERO. DA SINISTRA, ANGELO ROSSI, NICOLA GIAMPAOLO, LUIGI FERLICCHIA, GIUSEPPE ABBATI

muftì turco, massima autorità islamica della Turchia. L’incontro nella moschea azzurra vide pregare Papa Ratzinger ed il muftì turco, ognuno il proprio Dio, che per entrambi è il Dio di Abramo. L’incontro ha voluto rappresentare il dialogo e la convivenza fra due religioni che, anzichè richiamarsi agli antichi tempi dello scontro e della guerra, devono richiamarsi ai valori della pace, della pacifica convivenza ed al sereno confronto. E come non ricordare il suo apporto dottrinario, di cui si avvalse Giovanni Paolo II, nel prendere posizione sulla “teologia della liberazione”, che rischiava di frantumare la Chiesa nell’America del Sud. La perfetta intesa tra Woytjla e Ratzinger è una costante nell’opera illuminata della Chiesa. Ma Papa Ratzinger ha voluto anche essere dialogante e portatore di unità verso le altre Chiese cristiane che, separatesi nel tempo, devono sempre più ritrovare ciò che le unisce e non ciò che le divide. Ma per far questo occorre una Chiesa, pulita al suo interno, e priva di ombre e di macchie. È questo il messaggio e l’eredità che lascia Benedetto XVI al suo successore. Marzo 2013 - NelMese |9


MEDICINA UNA IMPORTANTE SCOPERTA GRAZIE ALLA RICERCA FINANZIATA DALLA REGIONE PUGLIA

Cancro, la nuova frontiera la diagnosi in un respiro È la rivoluzionaria scoperta dell’équipe guidata dal prof. Altomare del Policlinico di Bari, che consente l’individuazione della presenza del cancro nel colon retto, attraverso l’esame dell’espirato. Una metodica in grado di abbattere i costi della Sanità e la sofferenza fisica del paziente. Necessità di fondi per potenziare la ricerca nel settore e garantire la possibilità di fare prevenzione di massa

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a nuova frontiera dello screening del cancro al colon è la diagnosi attraverso il respiro. Una ricerca condotta a Bari dall’équipe guidata dal professore di Chirurgia Generale Donato Francesco Altomare del Policlinico, apre a scenari ritenuti impensabili fino a pochi anni fa. Poter evitare esami sgradevoli o invasivi come la ricerca del sangue occulto nelle feci o la colonscopia, unica possibilità finora di accertare la presenza di questo tumore, peraltro eseguita in base al solo sospetto, fastidiosa per chi vi si sottopone e dispendiosa per il sistema sanitario. E dal momento che si deve sempre fare i conti con i soldi, quest’ultima considerazione induce a riflettere sull’importanza della ricerca anche dal punto di vista economico perché ciò che nell’immediato è una spesa, sul medio-lungo termine si rivela un risparmio. E ancora, induce una volta di più a riflettere come la mancanza di investimenti congrui nel settore sia causa di quelle fughe all’estero di giovani ricercatori dalle grosse potenzialità, come più volte ha registrato anche questa rivista. Nell’ambito quindi dei nuovi campi di ricerca che pur nelle ristrettezze e a costo di sacrifici personali di chi vi si dedica viene portata avanti, la diagnosi del cancro al colon attraverso l’espirato è una rivoluzionaria soluzione che, ove adottata per uno screening di massa sulla popolazione maggiormente esposta, costituirebbe un notevole risparmio per la Sanità, abbattendo i costi e la sofferenza fisica del paziente. La nuova metodica non è ancora diffusa, deve perfezionarsi e quindi oggi la colonscopia resta l’unico mezzo di accertamento, anche se nella maggior parte dei casi rivela poi patologie di altra natura. Infatti, su cento pazienti sottoposti a questo esame invasi10| NelMese - Marzo 2013

• di Marisa Di Bello

vo, per la presenza di sangue occulto nelle feci, solo poco più della metà presenta una patologia intestinale e solo sette un tumore. Come si vede, lo spreco è enorme eppure non si può fare a meno di ricorrervi poiché il cancro al colon rappresenta la seconda (per gli uomini) e terza (per le donne) causa di morte per tumore, e fa registrare in Italia oltre 40mila nuovi casi l’anno. Con l’esame dell’espirato, semplice e poco costoso, la colonscopia viene effettuata solo nella fase successiva, quando cioè la presenza del tumore è stata accertata. Il paziente non deve fare altro che soffiare in un sacchetto di plastica, attraverso un apposito boccaglio. Il test dura una decina di minuti ed è in grado di dare la diagnosi dopo appena un paio di ore. Questa importante ricerca come tante altre scoperte, parte da lontano ed è stata resa possibile dal finanziamento di un milione e 500mila euro della giunta Vendola, finalizzata inizialmente al monitoraggio dell’inquinamento ambientale, quindi utilizzata dal prof. Gianluigi De Gennaro del Dipartimento di Chimica e dalla professoressa Marina Musti della Pneumologia dell’Università di Bari, per individuare una malattia rara del polmone legata all’inquinamento, il mesotelioma, e, successivamente, con la stessa metodica, applicata per il cancro al colon-retto. Questa nuova modalità di screening si basa sull’analisi di piccole molecole organiche volatili (VOCs) prodotte dal metabolismo cellulare e rilasciate nel respiro. La qualità e la quantità di queste molecole è diversa nei pazienti con tumore del colon, rispetto ai soggetti sani, per cui con un’appropriata analisi statistica è possibile discriminare i sani dai malati. Il metodo si basa sulla metabolomica, una branca della

IL PROF. FRANCESCO DONATO ALTOMARE

biologia dei sistemi che studia il metaboloma, l’insieme di prodotti finali o di scarto del metabolismo cellulare, che rappresentano il breathprint, l’impronta metabolica del paziente data dall’insieme di questi prodotti finali del metabolismo cellulare, costituito da 2000-3000 molecole. Un metodo attualmente impiegato anche nel settore agroalimentare per testare e analizzare molti prodotti. Quella del prof. Altomare è una sfida che viene lanciata dall’Università di Bari e che, in attesa di riscontri pieni e certi - finora gli esperimenti effettuati danno un 80% circa di attendibilità - apre le porte a diagnosi per altre malattie e, in futuro, addirittura alla prevenzione come lo stesso professore spiega nell’intervista che segue.


SERVONO RISORSE PER PROSEGUIRE NELLA RICERCA INIZIATA CON SUCCESSO

Al lavoro una équipe giovane e interamente al femminile “La nostra ricerca è indirizzata alla prevenzione e a debellare la malattia. C’è la tecnologia, la progettualità, il know how, la volontà e l’impegno, ma per andare avanti servono i fondi per l’acquisto di macchine, di materiale di consumo e la possibilità di poterci dedicare esclusivamente alla ricerca”. Soddisfacente la sperimentazione su 40 pazienti

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IL PROF. ALTOMARE INSIEME AL PROF. GIANLUIGI DE GENNARO E, IN PIEDI DA SINISTRA, ALCUNE DELLE COLLABORATRICI: LE DOTT.SSE MARIA DI LENA, FRANCESCA PORCELLI, ELISABETTA TRAVAGLIO

rappresenta grande spreco di denaro pubblico”. Che è sempre poco per i risaputi tagli e per una distribuzione poco razionale delle risorse. “Poche anche per garantire la continuazione di questa ricerca che necessita di una strumentazione particolarmente sofisticata non sempre in commercio, del materiale di consumo che anche se economico ha un suo costo, e, cosa altrettanto importante, di destinare a questo scopo un’équipe in pianta stabile che non debba divedersi in compiti e ruoli diversi con grave pregiudizio per la continuità della ricerca stessa, come facciamo oggi io e le mie collaboratrici”. Un’équipe tutta al femminile la sua. “Sì e anche molto giovane, formata

“Porta d’Oriente” FOTO DI THOMAS FANIZZI

ome per tante scoperte, questa ricerca è partita da tutt’altra direzione. “Infatti, Voc e Odor è il nome della ricerca finanziata dalla giunta regionale al prof. De Gennaro del Dipartimento di Chimica per testare l’inquinamento ambientale, ricerca poi applicata ai tumori legati all’inquinamento e quindi ad un tumore raro del polmone, il mesotelioma. Di qui lo spunto per utilizzare la medesima metodologia per l’individuazione del tumore al colon retto, un tumore ad alta incidenza che però può essere vinto, intervenendo precocemente”. In che modo? “Attuando una campagna per lo screening di massa come si fa per altri tipi di tumore, sulla popolazione in cui l’incidenza della malattia è maggiore, cioè su quella fascia d’età compresa tra i 50 e i 70 anni. Si tratta di mettere a punto una metodica superiore per affidabilità a quella applicata attualmente”. Quale? “È in corso a Bari e in parte della provincia uno screening di massa su questa fascia di popolazione, che si basa sulla ricerca del sangue occulto nelle feci. Un esame che dà basse percentuali di affidabilità, intorno al 30%, sia perché il tumore non sempre sanguina, sia perché non sanguina al momento dell’esame”. Non è un esame piacevole. Accettano tutti di farlo? “Naturalmente no. Inoltre, spesso casi dati per positivi, alla successiva verifica non risultano tali, ma intanto, nel dubbio, questi soggetti vengono sottoposti alla colonscopia che è l’unica ad accertare con assoluta sicurezza lo stato delle cose. Un esame, rischioso e fastidioso per il paziente e che, applicato anche nei casi incerti,

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el corso della cerimonia conclusiva della mostra di pittura “Porta d’Oriente in arte”, sono stati consegnati i premi e gli attestati agli artisti tra i primi classificati. Tra questi Beatrice Torre (a destra nella foto) e Giuseppe Impillizzeri. Al centro la prof.ssa Concetta Fazio Bonina presidente dell’associazione “Porta d’Oriente”. Marzo 2013 - NelMese |11


Il percorso scientifico

DONATO FRANCESCO ALTOMARE. Laureato in Medicina e Chirurgia con 110/110 e lode presso l’Università degli Studi di Bari nel 1979. Specialista in Chirurgia Generale nel 1984 con 60/60 e lode presso l’Università di Bari. Board qualification SICCR in Chirurgia Colorettale. Dal 1996 responsabile della Unità di Coloproctologia presso l’UOC “M. Rubino” diretta dal prof. V. Memeo. Professore Associato di Chirurgia Gene-

rale dal 2002 - Università degli Studi di Bari. Presidente della II Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale all’Università di Bari. Visiting Professor alla New York State University Stony Brook di Long Island (USA). Presidente Centro di Ricerche Interdipartimentali per le Patologie del Pavimento Pelvico (CIRPAP) dell’Università degli Studi di Bari. Past president Società Italiana di Chirurgia ColoRettale (SICCR). Co-Editor delle riviste scientifiche: Colorectal Diseases, Techniques in Coloproctology, Nutrition and Metabolism, Associate Editor della rivista Americana Dis. Colon Rectum. Membro dell’Editorial Board di Colorectal Dis, World J Gastroenterol, Dataset Papers in Medicine, Tech in Coloproctol, Polish J

Surg, Pelviperineology Referee di 18 riviste scientifiche internazionali (fra cui the Lancet, Gut, Nature, Br J surg, Dis Colon Rectum, etc). Membro di prestigiose società scientifiche internazionali fra cui la European Society of Surgery, la European Society of Coloproctology in cui è membro dell’executive board e chairman del programma scientifico, la International Society of University Colorectal Surgeons di cui è stato Associate Director e la American Society of Colon Rectal Surgeons. Co-autore di 124 lavori censiti da PubMed, 21 capitoli di libri internazionali, Editor di un libro a diffusione internazionale, co-depositario di un brevetto Internazionale sulla diagnosi dei tumori del colon. Impact Factor cumulativo 2011: 310 H Index: 27.

da specializzande in Chirurgia e del Dipartimento di Chimica. Sono Maria Di Lena, Francesca Porcelli, Elisabetta Travaglio, Livia Trizio, Maria Tutino. Lavorano con grande passione ma anche con molto sacrificio perché devono dividersi tra compiti e istituti diversi, venire qui anche di domenica e senza prospettive sicure. Io stesso, oltre che occuparmi di questa importante ricerca che mi ha dato tanta notorietà, devo occuparmi dell’assistenza ai pazienti, dei numerosi congressi nazionali e internazionali a cui sono invitato a relazionare o che organizzo io stesso, e dell’insegnamento universitario agli studenti di Medicina e agli specializzandi in Chirurgia Generale. Qui costa più impegno lavorare per la ricerca”. Quando è iniziata la sperimentazione dello screening attraverso l’espirato e quali sono stati i risultati ad una prima verifica? “Lo studio è iniziato due anni fa e lo scorso anno abbiamo condotto la speri-

mentazione su 40 pazienti con cancro al colon da operare e 40 che, avendo fatto la colonscopia per altri motivi, erano risultati sani. Analizzando il respiro di questi pazienti e rilevate le differenze, abbiamo messo su una metodica statistica per individuare le molecole che segnalano il cancro. Il risultato lo abbiamo testato prospetticamente su un nuovo gruppo di persone di cui non si conosceva la diagnosi e il risultato è stato del 76% di accuratezza”. Nell’espirato potrebbe esserci una presenza di sostanze esterne inquinanti in grado di alterare il risultato? “Un fenomeno biologico non è mai così distinto che non presenti qualche zona grigia, per cui non esiste la possibilità di discriminare al 100%. I limiti di questa metodica, che stiamo attualmente superando, è che possa risentire in qualche maniera di fattori inquinanti dell’aria, presenti nelle cavità aeree”. Qual è l’idea alla base di questa ricerca?

“L’idea è che ogni alterazione dello stato di benessere abbia una sua caratteristica che si riflette in un particolare metaboloma, un fingerprint che segnala le varie patologie”. E le prospettive? “La nostra speranza è che l’ulteriore sviluppo di questa metodica possa portare ad individuare la presenza di polipi e infiammazioni nel colon, che sono la premessa del tumore. Allora sarà possibile fare prevenzione e debellare la malattia. A questo è indirizzata la nostra attuale ricerca”. Quanto siamo lontani da tale risultato? “Una manciata di soldi. La tecnologia c’è, la progettualità, il know how, la volontà e l’impegno pure, ma per andare avanti servono i fondi per l’acquisto di macchine, di materiale di consumo, e la possibilità di poterci dedicare esclusivamente alla ricerca”.

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m.dibello


SOCIETÀ A PROPOSITO DI MATRIMONI GAY, UNA SORTA DI TSUNAMI CHE STA INVESTENDO IL CUORE DELL’EUROPA

Avanza un clima culturale per smantellare la famiglia A Bari questo vento laicista preoccupa i cattolici anche in relazione alla istituzione del registro delle unioni civili proposta dal sindaco Emiliano

“Q

• di Mary Sellani

uella che nascerà dal struttura antropologica fondamentale della ti dalla legge in ambito privatistico dove voto del 24 e 25 feb- società. È infatti la famiglia a presiedere già esistono gli strumenti per regolare la braio prossimi sarà una all’educazione delle giovani generazioni e condivisione di beni e proprietà, ed in cui fase costituente nella a farsi carico della cura di quelle vecchie, è sempre possibile inventarne di nuovi nel quale per i cattolici c’è il dovere fonda- ad assistere i soggetti fragili e malati. La caso in cui se ne individuasse la necessità mentale di essere protagonisti, di difende- civiltà cattolica distingue nettamente la concreta. Intanto anche a Bari spira questo vento re i valori cristiani nella politica” - ha di- famiglia basata sul matrimonio (tra uomo chiarato recentemente il ministro dei Beni e donna) da altre forme di convivenza che laicista che preoccupa i cattolici. Su proculturali Lorenzo Ornaghi in un incontro riguardano il piano dei rapporti personali, posta del sindaco Michele Emiliano è stato istituito un registro delle unioni civili. In dell’Associazione “Umanesimo cristia- ma che non hanno natura matrimoniale. pratica conviventi omosessuali no” al Centro internazionale di ed eterosessuali potranno preStudi Luigi Sturzo di Roma. Un sentare una dichiarazione conobiettivo per il quale occorre giunta che aprirà la strada al competenza, coraggio, capacità riconoscimento di diritti come di non scoraggiarsi davanti ad la casa, i servizi sanitari e soun clima culturale avverso in ciali, la scuola per i figli. Per cui domina l’individualismo. raggiungere questo scopo bisoUn individualismo figlio della gna stabilire forme di identificultura nichilista per cui tutto è cazione delle unioni civili basamoralmente equivalente (relatite sul vincolo affettivo. Contro vismo etico), nulla vi sarebbe di questo provvedimento del oggettivo e di universalmente Comune hanno manifestato a valido e obbligante. gennaio le associazioni familiaUn clima in cui, per esemri di Bari osservando che anche pio, crescono le unioni libere il sindaco Emiliano si allinea mentre la famiglia va in pezzi; alle grandi lobby nazionali ed in cui diminuiscono sempre internazionali che perseguono più le nozze sia religiose che un disegno preciso: smantellare civili, mentre aumentano le convivenze o unioni libere, Non si vuole negare la legittimità la famiglia attraverso strumencosì come conferma l’ultima dei diritti individuali delle persone ti senza senso quali il registro delle unioni civili. E annunricerca del Censis (1 febbraio in legami affettivi ciano che verificheranno ogni 2013). Unioni libere che coin- coinvolte volgono due milioni e mezzo di o i “diritti civili” delle coppie percorso giuridico-amministraper annullare la decisione persone, mentre i matrimoni diomosessuali già tutelate e regolate tivo dell’amministrazione comunaminuiscono del 7,8 per cento e finiscono con un divorzio in un dalla legge in ambito privatistico le. Perché per loro la famiglia è quella definita dall’art. 29 caso su tre (il 37,3%). Accanto È bene ricordare questa verità adesso della Costituzione italiana: realtà naturaa questo fenomeno c’è poi quello delle famiglie ricostituite in cui uno o entram- che lo tsunami dei matrimoni gay sta inve- le fondata sul matrimonio, essa si compie bi i membri della coppia hanno già avuto stendo il cuore dell’Europa, dalla Francia intorno a relazioni sociali caratterizzate da figli da una precedente relazione, e che alla Spagna alla Gran Bretagna, minac- responsabilità, stabilità, differenza sessuasono più di un milione in Italia. Anche il ciando di stravolgere le fattezze sociali le, generatività. In tal senso essa produce numero delle coppie di fatto continua a e le basi antropologiche. Con questo non coesione e benessere sociale, dunque va si vuole negare la legittimità dei diritti protetta e valorizzata poiché garantisce crescere in modo esponenziale. I dati del Censis stanno ad indicare per- individuali delle persone coinvolte in l’ordine delle generazioni. tanto una difficoltà profonda che colpisce legami affettivi, o i “diritti civili” delle il matrimonio e la famiglia, ovvero quella coppie omosessuali: essi sono già tutelaMarzo 2013 - NelMese |13


ECONOMIA & FISCO URGENTE RICORRERE A UN PROGETTO DI REVISIONE: PIÙ TASSE, MENO CONSUMO, MENO REDDITI. E LO SVILUPPO?

Pressione fiscale insostenibile si rischia una spirale recessiva È stato raggiunto il 57,2%, un primato europeo senza precedenti nella storia del nostro Paese. Per attirare nuovi investimenti e favorire lo sviluppo delle economie è necessario un carico impositivo più equilibrato. Il fattore tributario, nei mercati ormai globali, è diventato un elemento di competitività rilevante. Il nodo della tassazione sul lavoro • di Elbano De Nuccio

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Dottore commercialista Professore a contratto di Mercati e Istituzioni all’Università Lum

l valore della pressione fiscale effettiva nel nostro Paese, nel corso dell’anno 2012, è stato pari al 57,2% (+2,1% rispetto al 2011): si tratta di un record mondiale. Il Belpaese, stando quindi agli ultimi dati, riesce ad aggiudicarsi la “medaglia d’oro”, superando il Belgio e ponendosi davanti alla Danimarca (48,2%) e alla Svezia (46,4%), che però, tradizionalmente, associano ad un welfare a tutto tondo anche un peso di tasse e contributi elevato. Si è, quindi, superato ampiamente il livello di guardia paventato dal presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, il quale intervenuto in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2013 ha evidenziato come “In un periodo di tempo breve e con l’urgenza di corrispondere alle richieste dell’Europa, i margini limitati di riqualificazione della spesa pubblica hanno reso necessario il ricorso ad aumenti del prelievo tributario”. Anche a causa dei tempi ristretti, dunque, ci si è ritrovati con una spending review che “si è rivelata efficace solo nel breve periodo e non ha consentito, in presenza di una flessione del prodotto, la riduzione dell’incidenza delle spese totali sul PIL, che resta al di sopra dei livelli pre-crisi”. Nell’ultimo triennio, la spesa pubblica complessiva è diminuita di oltre l’1%, a fronte di un aumento vicino al 10% fatto registrare nel triennio precedente (2007-09). “Ma gli interventi - ha sottolineato il presidente - non sempre sono stati adeguatamente selettivi”. È urgente ricorrere ad un progetto di revisione che abbia un “obiettivo di lungo periodo” e ripensi “complessivamente alla 14| NelMese - Marzo 2013

CORTILE INTERNO DEL PALAZZO DELLE FINANZE, VIA XX SETTEMBRE, ROMA

misura dell’intervento pubblico nell’economia”. Di fronte a questi numeri, il rischio che s’inneschi una spirale recessiva è concreto: più tasse, meno consumi, meno redditi, e quindi ancora più tasse, per mantenere inalterato il livello delle entrate necessarie a soddisfare la spesa pubblica. Un anno, il 2012, trascorso tra l’aumento delle tasse sulla casa e quello dell’Iva sui consumi, l’arrivo dell’Imu e il rincaro retroattivo delle addizionali Irpef e il contestuale arrivo, con il salva-Italia, delle patrimoniali, da quella sui titoli a quelle sul lusso; il tutto ha causato un’impennata della pressione fiscale senza precedenti nella storia del nostro Paese. Un anno che si è chiuso anche con la conferma della nuova stangata con

la tassa rifiuti (TARES) ma soprattutto con un’amara delusione per i cittadini in attesa di un fisco certo, equo e semplice. Anche la tassazione sul lavoro si presenta ben al di sopra della media europea (42,6% nel 2010 contro una media Ue del 33,4%) e, ancora una volta, in controtendenza rispetto al trend comunitario, che ha visto il carico fiscale e contributivo in progressiva riduzione. E se la Commissione UE ha valutato positivamente il “raggiungimento” degli obiettivi di riduzione del deficit 2012, “nonostante la congiuntura economica negativa” ritenendo importante che l’Italia “mantenga la stessa determinazione” nell’andare avanti sulla strada delle riforme

Per uscire dalla crisi non si può prescindere dall’affrontare sei questioni cruciali: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese, carico fiscale sulle aziende e sui lavoratori, istruzione, ricerca, innovazione, infrastrutture, concorrenza. Legislazione fiscale al Parlamento


come fatto finora, c’è da dire che, nel breve periodo, non verranno superate alcune criticità: l’aumento della disoccupazione, il calo dei consumi, la stretta al credito. A pagarne le spese, ovviamente, non può che essere la competitività del nostro comparto imprenditoriale, già di per sé calato in una realtà, quella europea, che, a livello mondiale, paga il carico fiscale più elevato. Per attirare nuovi investimenti e favorire lo sviluppo delle economie bisogna ragionare su un carico impositivo più equilibrato. I mercati ormai sono globali e, per stimolare la crescita, anche il fattore tributario è diventato un elemento di competitività rilevante del sistema Paese. È evidente che il livello di prelievo fiscale sul lavoro e sulle attività produttive si traduce, oltre che in una minore capacità di spesa dei contribuenti, anche in un immediato abbattimento dei livelli di competitività delle imprese, costrette, quindi, a praticare un livello di prezzi più elevato, rispetto ai competitors stranieri, al fine di recuperare la redditività compressa dal prelievo fiscale. Appare, quindi, indispensabile che al rilancio del sistema Italia, debba necessariamente contribuire anche una rimodulazione del sistema impositivo fiscale che dovrà ispirarsi a principi di maggiore equità e progressività di contribuzione, aumentando sia il prelievo sulle rendite finanziarie che sui patrimoni, a favore di una diminuzione efficace del prelievo sul lavoro e sulle attività produttive. Non si può prescindere dall’affrontare sei questioni cruciali per uscire dalla crisi: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese, carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori, istruzione, ricerca e innovazione, infrastrutture, concorrenza. La razionalizzazione dell’impianto normativo e la semplificazione degli adempimenti tributari sono senz’altro obiettivi primari, ma la riduzione della pressione fiscale, con priorità su imprese e redditi di lavoro, è imprescindibile. Un importante passo avanti si avrà solo quando la legislazione fiscale tornerà ad essere frutto della dialettica tra Parlamento e Governo e l’Agenzia delle Entrate tornerà ad avere il ruolo di applicatore delle norme, invece che di sistematico ispiratore ed estensore. Anche l’attività interpretativa deve essere disgiunta da quella applicativa. Ad ognuno il suo ruolo. Questa soluzione, oltre a favorire una diminuzione dei fenomeni evasivi ed elusivi, renderà le nostre imprese più competitive nei confronti di concorrenti esteri e permetterà di aumentare la capacità di spesa delle famiglie e delle imprese, generando, non trascurabili, dinamiche virtuose per il ciclo economico. Il nostro appare come un Paese in ritardo, che necessita di riforme.

Così le gemme Rubrica a cura di Rocco De Virgilio

L’ammonite

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e ammoniti sono conchiglie fossili di molluschi cefalopodi, animali marini con gusci duri, particolarmente abbondanti durante il periodo Giurassico e Cretaceo (65-200 milioni di anni fa) e presenti in grandi quantità in tutti gli oceani. Le ammoniti sono le pietre preziose più belle fra le gemme ricavate da questa speciale conchiglia. Sono parti fossili fisicamente costituite da un rivestimento interno, perlaceo e multicolore. Nessuna altra gemma ha infatti una tale gamma di colori con una così vivida iridescenza. L’ammonite è una gemma da fossile molto rara da rinvenire, spesso è infatti confusa con ciottoli calcarei. Il fossile è caratterizzato da un guscio di forma discoidale a spirale, il cui interno è diviso in camere formanti setti, dalle quali bravi artigiani con incredibile abilità liberano i gusci dall’argilla protettiva cementata in milioni di anni, intagliano e lucidano i gusci ricavando pietre preziose. Le ammoniti si possono ritrovare in tutto il mondo. Una delle miniere più nota è quella di Alberta in Canada, ma se ne rinvengono anche in altri paesi. In Germania fu ritrovata ad esempio una molto grande che misurava addirittura 1,70 metri circa. Molto importante è lo stato di conservazione del fossile e in particolar modo del rivestimento argilloso pietrificato che gli permette di conservare tutto lo splendore dell’iride perlaceo con i suoi colori naturali. Spesso queste gemme vengono danneggiate proprio durante la fase di liberazione dall’argilla. Di questa splendida conchiglia fossile forse se ne è parlato poco. In alcuni casi data la vivacità dei suoi colori si dubita della loro autenticità. Ma vi posso assicurare che vedere un’ammonite prima e dopo che sia stata ripulita e lucidata, lascia davvero stupiti per la vivacità dei suoi colori. Marzo 2013 - NelMese |15


ACCADDE OGGI NelMese si arricchisce di una nuova rubrica“Accadde oggi” nella quale pubblichiamo notizie e curiosità del tempo andato avvenute nel mese di uscita della nostra Rivista. È un modo per proporre ai nostri lettori pillole di storia che hanno scandito la vita barese nei secoli scorsi e per stimolare riflessioni su quanto è accaduto: infatti alcune situazioni che proponiamo, nonostante il lungo tempo trascorso, sembrano accadute ieri, addirittura... oggi. Quanto pubblichiamo è il frutto di una ricerca con frequente ricorso a quanti, Vito Antonio Melchiorre e Alfredo Giovine in testa, hanno tramandato con i loro studi e le loro pubblicazioni di storia e tradizioni baresi.

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Marzo

marzo 1937 MUORE GUGLIELMO MURARI Guglielmo Murari è un vicentino che ha lasciato un’indelebile traccia nella storia imprenditoriale di Bari. Si era trasferito dalla natia Vicenza a Bari con il padre Luigi che aveva sposato la figlia di un fabbricante di carte da gioco, suo datore di lavoro. Guglielmo aveva appena vent’anni nel 1867, quando, per divergenze sulla gestione dell’azienda, si divise dal padre che (era in procinto di trasferirsi in Sicilia) gli donò 700 lire per compensarlo della collaborazione prestata. Guglielmo utilizzò la somma per aprire la sua azienda in via Sparano. Molto abile con le macchine, ne ideò alcune che gli consentirono di crescere. Qualche anno dopo impiantò un nuovo stabilimento in Corso Cavour triplicando il numero dei dipendenti. Fece modificare una macchina tipografica per migliorare la qualità della stampa delle carte da gioco, soprattutto resistenti all’usura. Gli affari andavano a gonfie vele e nel 1890 aprì un nuovo grande stabilimento in via Vecchia Valenzano (l’attuale via Re David). Lo stabilimento giunse a produrre due milioni e mezzo di mazzi di carte all’anno, commercializzate in tutta Italia e all’estero. Dava lavoro a duecento operai. La qualità della produzione di Murari consentì un forte calo del consumo di contrabbando con significative ripercussioni sull’erario: 300.000 lire di bollo all’anno. E lo Stato lo compensò con l’onorificenza di “Cavaliere della Corona d’Italia” prima, con quella di “Cavaliere al merito del lavoro” e di “Commendatore” qualche anno dopo. Alfredo Giovine ci ricorda che le cosiddette “carte napoletane” non sono altro che le carte baresi prodotte dai collaboratori del Murari. 16| NelMese - Marzo 2013

Morì il 2 marzo del 1937 e nel suo testamento lasciò ai dipendenti, con il saluto anche una gratifica in denaro.

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marzo 1741 LA VISITA DI CARLO III DI BORBONE Il 7 marzo 1741 il re Carlo III di Borbone con la moglie Maria Amalia Walburga (figlia del re di Polonia) venne in visita a Bari. I Borbone avevano ottenuto il trono di Napoli e di Sicilia con il Tratttato di Vienna a conclusione della guerra di secessione polacca. Le condizioni del regno erano molto disastrate e una grave crisi finanziaria affliggeva le case del Regno e quelle degli enti locali. La visita durò tre giorni. Giunti a Bari il re e la regina attraversarono via San Francesco da Paola fino alla Basilica di San Nicola, tra la folla plaudente. Nella basilica furono ricevuti con grande solennità dal priore e dal capitolo. La coppia regale fu ospitata nel palazzo del priore di San Nicola Pier Maria Carafa. Il mattino successivo il re ammise le varie autorità cittadine al bacio della mano, quindi assistette alla celebrazione della Messa che si concluse con la vista alla tomba del Santo di Mira. Il 10 marzo i reali lasciarono Bari diretti a Bitonto. Il re Carlo nel 1742, in segno di ringraziamento per l’ospitalità ricevuta, fece dono alla Basilica di un ricco baldacchino, ornato di pietre preziose. Del baldacchino attualmente non c’è traccia. Qualche anno dopo, nel 1755, fece pervenire al priore Ettore Capace Galeota la somma di diecimila ducati per il restauro della chiesa e del palazzo priorile.

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marzo 1601 INCENDIO E MORTE IN PIAZZA MERCANTILE La mattina dell’undici marzo 1601 (era la prima domenica di Quaresima) un incendio si sviluppò in un magazzino di piazza Mercantile. Prima che si potesse intervenire, le fiamme si propagarono, complice un forte vento, alle case vivine, alla chiesetta della Misericordia, al Palazzo di Città e al vicino arsenale ov’erano depositate le armi e le munizioni dei reparti a difesa della città. Quando sembrava concluso il trasferimento nella piazza dei barili di polvere da sparo, un forte boato annunciò l’esplosione di materiale esplodente rimasto nell’arsenale. L’esplosione provocò il crollo delle case vicine e dello stesso Palazzo di Città. Il bilancio fu disastroso: oltre sessanta morti e un numero imprecisato di feriti. Come abbiamo detto era la prima domenica di Quaresima e l’accaduto fu interpretato come un castigo del Signore per i peccati degli uomini. In particolare il predicatore gesuita impegnato in San Nicola fu talmente convincente da indurre alla conversione molti miscredenti. Persino sette prostitute. colpite dall’evento e dalle parole del gesuita decisero di cambiare vita e di abbracciare la vita monastica. Furono accompagnate nel monastero da una folla plaudente per la loro conversione.

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marzo 1668 NASCE L’ABATE GIMMA Il 12 marzo 1668 nacque a Bari Giacinto Gimma. La sua famiglia era molto modesta, ma la sua predilezione per gli studi convinse alcuni educatori a farsi carico della sua istruzione. In particolare appena quattordicenne, nel 1682 era chierico a Bitonto e


fu affidato al filosofo calabrese padre Elia Astorino che lo affascinò con la sua dottrina e con il quale ampliò il suo bagaglio culturale. Gli studi lo impegnavano fino al punto da rinunciare alla nomina a vescovo e alla cattedra di Filosofia nell’Università di Torino prima e di Padova dopo. Negli stessi anni fondò l’Accademia dei “Pigri”. La sua abitazione era all’arco della neve nella città vecchia e alle prime luci dell’alba, marinai, pescatori, contadini che passavano da quelle parti, vedendo la sua finestra appena rischiarata dalla lampada al petrolio, si imponevano il silenzio per non disturbare l’abate intento ai suoi studi. Numerose le opere pubblicate tra le quali una Enciclopedia in sette volumi e una interessante “Storia naturale delle gemme, delle pietre e di tutti i minerali”. Morì a Bari il 19 ottobre 1735. Bari gli ha dedicato una centralissima via.

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marzo 1815 PRIMA CONCESSIONE DEL NUOVO BORGO Ricorre quest’anno (la nostra rivista se ne è occupata in due grandi servizi) il bicentenario della nascita del nuovo borgo al di là delle antiche mura. Il 24 aprile 1813, lo ricordiamo, il re Gioacchino Murat pose la prima pietra della “nuova Bari”, dando seguito a una vecchia istanza della popolazione barese che già nel 1790 aveva ottenuto dal re borbone Ferdinando IV l’autorizzazione a espandersi oltre le mura della città vecchia. Quando i Borbone (al termine del Decennio francese) si reinsediarono sul trono di Napoli, Ferdinando IV annullò il decreto del Murat e ne emise uno suo che replicava pari pari quello del suo predecessore. Ma era valida la prima concessione di suolo per la costruzione del primo edificio: il decreto reca la data del 13 marzo 1815 e la firma del re Gioacchino. Con i Borbone ebbe inizio uno sviluppo che cominciava a modificare le connotazioni urbanistiche della città soprattutto lungo quello che sarebbe diventato corso Ferdinandeo prima e Vittorio Emanuele all’indomani dell’Unità d’Italia.

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marzo 1562 UNA VERTENZA FISCALE Nel 1561 il re di Napoli dispose un censimento della popolazione del regno per accertare la corrispondenza tra il numero delle famiglie (in quel tempo si chiamavano

fuochi) e le entrate tributarie, con l’intento di stanare gli evasori. In quell’epoca i registri di stato civile erano tenuti dai parroci, ai quali gli incaricati del censimento fecero riferimento. Dai controlli effettuati emerse che sei nuclei familiari si erano trasferiti a Bari dalla vicina Carbonara. Non sapendo come procedere, chiesero lumi al feudatario di Carbonara, il barone Giovanni Francesco de Rossi il quale aveva acquistato il feudo un anno prima. Il barone non esitò a fornire la sua risposta: le sei famiglie appartenevano al suo feudo e ordinò che fossero censiti a Carbonara. I motivi erano evidenti. Le sei famiglie “fuggiasche” erano molto ricche e il barone non intendeva rinunciare ai loro tributi. Di tono esattamente opposto le motivazioni che avevano spinto i sei possidenti a trasferirsi a Bari e a chiederne la cittadinanza: il fisco del barone era particolarmente esoso. Non solo, ma essendo a conoscenza che una norma delle “Consuetudines barenses” disponeva che chiunque entrasse nella città di Bari e vi fissasse la dimora ne diventava cittadino, fecero ricorso alla Camera della Summaria che con sentenza del 14 marzo 1562 diede ragione ai sei “transfughi” e ordinò agli incaricati del censimento di considerare le sei famiglie appartenenti alla popolazione barese, sancendo una sanzione amministrativa di mille ducati in caso di inottemperanza. È da pensare che il tributo delle sei facoltose famiglie facesse gola anche al fisco regio, considerata la celerità del giudizio.

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marzo 1795 MUORE NICCOLÒ PUTIGNANI Il 19 marzo 1795 morì (il luogo della morte non è noto e la stessa data del decesso è riferita dal Garruba). Niccolò (ma secondo recenti studi di Felice Giovine gli erano stati imposti anche i nomi di Donato e Antonio) era nato a Bari il 15 gennaio del 1710 da Pietro Putignani e Grazia Arcamone. La sua era una famiglia agiata per cui sin da ragazzo Niccolò fu incoraggiato nella sua vocazione per il sacerdozio e gli studi. Dopo i primi studi presso i Gesuiti, fu condotto dal padre a Venezia dove approfondì la conoscenza del Greco e del Latino, il Diritto Civile e Canonico, conseguendo, giovanissimo, la laurea nell’Università di Padova. Dopo un breve periodo di studi a Napoli, rientrò a Bari. Nel 1745 fu nominato canonico della Basilica di San Nicola. La sua ambizione era la carica di tesoriere, ma non riuscì a vincere la competizione con i concorrenti. Ottenne cariche onorifiche dal re Ferdinando IV. Tra le sue opere si ricorda una “Istoria della vita di S. Niccolò”.

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marzo 1860 CRISI E DISOCCUPAZIONE Il 1860 fu un anno particolarmente funesto per l’economia di Bari e provincia. Il numero dei disoccupati era cresciuto fino al punto da indurre l’Intendente della Provincia a scrivere al Sindaco invitandolo ad “inventarsi” qualcosa per fronteggiare la grave situazione. Il sindaco Giuseppe Capriati il 22 marzo convocò il Consiglio comunale. Il Comune non navigava nell’oro, ma aveva programmato una serie di lavori pubblici per migliorare la viabilità ma con una spesa di 600 ducati appena. Il Consiglio ne aggiunse altri 400. Ma fu poca cosa. La situazione si aggravò nei mesi successivi sino a spingere il Comune alla raccolta di fondi, anche con oblazioni volontarie, per dare prestiti ai cittadini e a dare impulso ai lavori pubblici anche allargando le maglie nella concessione di suoli pubblici per l’ampliamento del Murattiano.

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marzo 1649 INCALZA LA CRIMINALITÀ Il 28 marzo 1649 era la domenica delle Palme. Nella tarda mattinata in piazza Mercantile erano tranquillamente a chiacchierare un gruppo di nobili, tra i quali Giovan Battista de Rossi, il nipote Giovanni, Gabriele Palumbo che era stato sindaco di Bari fino all’anno prima. Improvvisamente sbucarono dalla “ruga de’ scarpari” l’attuale rua Fragigena, una ventina di uomini armati fino ai denti. Senza esitare il capo dei malviventi esplose tre colpi di pistola contro Giovan Battista de Rossi il quale sguainò la spada per difendersi ma fu immobilizzato con tre pugnalate da parte di altri banditi. Un altro ferì il nipote Giovanni. Dopo la “missione” si allontanarono schiamazzando tra la gente che scappava in tutte le direzioni. In quel momento giungeva nella piazza il governatore Cesare del Tufo il quale chiese al capo della banda il perché di tale confusione. Questi gli rispose tranquillamente, ci riferisce Vito Antonio Melchiorre che avevano eseguito “un servizio, cioè che avevano ammazzato due gentiluomini”. Mentre questi dava le spiegazioni al governatore, i suoi uomini si lanciavano contro lo stesso del Tufo e la sua scorta. Sarebbe seguita una strage se il capobanda non avesse intimato ai suoi uomini che per quella giornata era abbastanza e che altre incursioni erano rinviate ai giorni successivi. E gli episodi di violenza si verificarono numerosi nei mesi successivi da parte di bande che oltre ad aggredire i nobili, non disdegnavano di dedicarsi a furti, grassazioni, violenze di ogni genere.

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PERSONAGGI MARZO, MESE DELLE DONNE: CON LE MIMOSE EFFIMERE LE DEDICHIAMO UNA STORIA CHE VIENE DA TEMPI LONTANI

Isabella de Morra, storia di amore, di violenza, di morte

È la vicenda (ne ha scritto Benedetto Croce) di una giovane donna del Cinquecento uccisa dai pregiudizi che ancora oggi vedono la donna vittima predestinata. La tragedia maturata tra le mura del piccolo castello di Valsinni in Basilicata feudo della famiglia di Isabella

Q

• di Elvira Sarli Gianfaldoni

uesta è una storia vera, la storia violenza e di morte, come sono assai spesso di una donna della nostra terra tante storie attuali di cui la donna è vittima di cui pochissimi sanno ed an- per ragioni che non hanno nulla di giusticor meno avrebbero saputo se ficabile. di lei non avesse scritto Benedetto Croce. Ecco, dunque, come fosse il sussurro dei Per merito Suo, soprattutto, gli innamo- tanti alberi secolari che circondano l’antica rati delle aspre terre della Basilicata e della dimora, la sua voce di fanciulla. poesia vengono a visitare il piccolo castello “Io fui e sono Isabella de Morra e voi di Valsinni che conserva intatta la memoria certo di me niente sapete”. di Isabella de Morra, vittima della violenza Troppa la distanza di tempi e luoghi per e dei pregiudizi che ancora oggi, in tanti poterlo sperare. luoghi della terra, trovano nella donna la Io vissi cinque secoli fa, là dove ero vittima predestinata. nata, in Lucania terra di fitti boschi e fieDopo aver letto quello che l’illustre fi- rissima gente. losofo aveva ricercato e poi trascritto, non Nacqui nel ‘500 che risplendeva, in Tosolo con la sapienza che gli era propria, scana soprattutto, miracolo d’arte e d’ingema con una commozione che difficilmente gni che non ha confronti. Quel miracolo che aveva potuto raggiungere nelle Sue tante si fece cupole, facciate, chiese, monumenti opere, volli anch’io conoscere quei luoghi e soffitti e “pale” gloriose di santi e martiri così aspri e singolari dove si era svolta e su cento altari scintillanti d’oro. Ed affreschi conclusa la vita di quella giovane donna. che cantano la bellezza, la gloria e Venere Il castello di Valsinni, feudo dei de’ fresca d’acque azzurrine e Primavera a piedi Morra o de Moira, si leva alto su di uno nudi sul velluto d’erba e di fiori della nuova sperone di roccia aspro e convulso. stagione. È di modeste dimensioni perché codesto Nella mia terra, terra di fitti boschi e fiecasato non ebbe una particolare rilevanza rissima gente, invece, piccole chiese, romiti nella storia della nobiltà meridionale, ma monasteri e castelli imperiali in sdegnosa suggerisce, in compenso, una sensazione di arroganza e di sopraffazione. Piccoli sono gli ambienti con pareti ed arredi scuriti dal tempo; strette le finestre incassate fra le spesse mura che, però si aprono sulla valle solitaria, verde di vegetazione. Ben si adattava il racconto crociano a quello scenario che veramente riportava indietro nel tempo, tant’è che quando decisi di far conoscere a mia volta la storia di Isabella de Moira, mi venne naturale, quasi per renderle giustizia postuma, far parlare proprio Lei, far narrare da Lei stessa questa storia di amore, di IL CASTELLO DI VALSINNI 18| NelMese - Marzo 2013

solitudine. A quell’ombra solenne e protettiva, povere case ammucchiate a difesa o affacciate su impervi dirupi contro il malsano fiato delle paludi infette. All’orizzonte aspre cime innevate e cupe selve di lecci e querce. Ovunque il respiro fragrante del lauro frammisto di lavanda e rosmarino. In questa terra, la dimora dove nacqui e vissi. Sono, anzi, fui Isabella de Morra, figlia di Giovanni Michele, barone di Favale di Lucania. Gravi da sempre le contese con l’altero principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, ovunque noto per la sua superbia. Mirava a fare sue le nostre terre e colse a volo un iniquo pretesto. Si era il padre mio fatto alleato dei francesi del nobile Lautrec e non, come altri, della parte spagnola. Dunque, divenne per tutti un vile traditore. Innocente, il padre mio, poteva al re chiedere udienza, farsi ragione, ma non lo fece. Padre amoroso, come sempre era stato, temé per i suoi figli che, privati di terre e casa, dovessero per sua colpa mendicare presso corti straniere. Usci, dunque, dal Regno e col figlio Scipione, il secondo tra tutti, prima a Roma trovò rifugio e poi in terra di Francia dove fu ben accolto da quel sovrano splendido, splendido cavaliere, che fu Francesco I. Non bastò ai suoi nemici. Per lunghi anni la famiglia patì sospetti e angosce. Infine il re di Napoli, il nostro re, si persuase e ridette ai de Morra stato e casa. Ritornò a Favale Marcantonio, il primo dei figli, con la madre Luisa dei Brancaccio, e


gli altri miei fratelli, Decio, Cesare, Fabio, Camillo, che il padre mai conobbe, e, oltre me, Porzia, la tenera sorella. Silenzio, solitudine e pensieri tormentosi furono miei compagni e la bellezza cupa e selvaggia dei luoghi intorno. La nostalgia del padre e del caro fratello, esuli innocenti, il silenzio dell’ampia valle ed il sussurro della selva che nereggiava sull’orizzonte, empivano il mio tempo passato a ricamare preziosi arazzi e ricche stole per un corredo di nobile fanciulla. Ma non bastava a fare vive le lunghe ore dell’estate radiosa o quelle brevi che l’inverno con novembre annuncia. Segretamente presi a poetare. Timide cose furono da principio che Porzia, la piccola sorella, lesse commossa e poi la madre, finché tutti al castello e intorno, anche fuor dalla mia terra, seppero di Isabella de Morra. Stavo sulla breve veranda della mia stanza di fanciulla, spartendo il tempo tra telaio e penna. Il mio sguardo inseguiva farfalle dalle ali iridate, un sospiro sembrava il loro volo, e fiori si facevano quelle ali di seta come i rossi papaveri, le gialle margherite, gli azzurri fiordalisi della valle. Piccoli uccelli col tondo petto ansante, si posavano sulla balaustra o nel cavo sicuro della mia mano: becchettavano le briciole delle ciambelle dolci che solo per loro spesso con me recavo. Volteggiavano nel cielo chiaro d’autunno, le grandi ali spiegate, i superbi falconi. Venivano da Melfi, da Lagopesole? Erano gli stessi che da par suo descrisse il superbo Federico? Si affacciavano dalla selva piccoli cervi, sulle esili gambe; gli umidi occhi pregavano, mi sembrava, una presenza amica. A distanza quasi sentivo il pauroso battito del piccolo cuore. A volte, forse per quel pregare muto, col fruscio degli arbusti che impedivano il passo, ecco un gran cervo dalla fronte ramosa. Sfiorava il figlio col fiato caldo a dargli sicurezza e insieme li copriva e proteggeva l’ombra del bosco amico. Il cielo, lilla al mattino come il guscio di un’ostrica preziosa, celeste diventava e poi tutto l’argento tramutava in oro al sorgere del sole. Veniva col suo manto di tenebre e mistero la lunga notte. La luna zampillava sui vetri della mia finestra e, a distanza, un lupo lamentava la sua pena. Una pena simile alla mia che mi spezzava il cuore. La nostalgia per il caro padre, per il fratello prediletto, lontani da troppo tempo. Sperando che la fine giungesse di tanto amaro esilio se l’avessi invocata anche con gli occhi, incurante della lunga fatica salivo

ansante le ripide falde del monte Coppolo, il più alto tra tutti, e di là scrutavo l’orizzonte che nei giorni sereni svela l’azzurro golfo dell’antica Taranto. Ridiscendevo in lacrime che si confusero più volte con le acque turbinose del Sinni, caro, piccolo fiume della mia stretta valle. Poi un giorno, era settembre, lo ricordo bene, non un cerbiatto spaventato e stanco s’affacciò dalla selva. Venne verso di me un irsuto cinghiale e dietro, simile a un dio mi parve, un cavaliere. Le chiome bionde scosse dal vento della furiosa corsa, accaldato il bel viso, luminoso lo sguardo dei cupi occhi azzurrini. Di lui seppi qualcosa dal mio caro maestro che usava talvolta, dopo lo studio, dare risposte a domande che a nessun altro avrei osato porre. Don Diego de Castro era quel cavaliere e suo il castello di Bollita. Solo il bosco era tra noi a farci da barriera. Presi da allora a lasciare deserto il mio balcone e sul sedile telaio e pergamene. Presi ad andare, pensando illusa e stolta che nessuno notasse, a lenti passi lungo il sentiero del bosco. Fu lì che comincia la nostra storia, la storia mia e di Diego de Castro. Poesie gli recavo che non più sole e cielo e falchi e nostalgia cantavano, come prima facevo. Ora cantavo gli occhi suoi, lucenti come zaffiri preziosi, la sua corsa nella grande valle, marezzata d’ombra e di sole. Conobbi brividi sconosciuti e pianto e risa. Una Isabella nuova, forte, decisa tanto ero stata timida e scontrosa. Il mio caro maestro, se qualcosa accadeva ad intralciarmi, nascostamente recava un plico a Diego. Cesare, Fabio, Decio, i miei fratelli, “che il luogo agreste aveva educato barbari e feroci”, da qualcuno o qualcosa insospet-

titi, colsero il maestro con le mie carte in petto e quel petto trafissero di spada, una, due, tre volte. Vennero poi da me che atterrita aspettavo. Aspettavo la morte, scampo per me non c’era. Ma, prima della spada, essi il mio cuore trafissero con una verità che non sapevo. Diego de Castro stava nel castello di Bollita, feudo di Antonia Caracciolo, sua sposa. Questo io non sapevo. Non ci fu modo, nei rari casi che avemmo di scambiarci parole, sempre temendo di qualcuno, e negli scritti che “galeotti” furono anche per noi. Ma, fanciulla innamorata, sognando di lui, ripresi a ricamare quegli arazzi preziosi e quelle stole con fervida premura per colmare lo scrigno nuziale che aspettava. Un sogno il mio, senza domani. Mi trafissero i miei fratelli con ventiquattro colpi di stiletto sulla veranda che aveva consumato la mia vita, dove silenzio, solitudine e bellezza m’avevano per tanto fatto compagnia. Ma, morendo, sapevo che la mia vita non era prezzo giusto all’orgoglio dei miei fratelli. Attesero i miei fratelli e, con loro, i congiunti Baldassero e Cornelio, attesero che don Diego cadesse nell’agguato approntato per lui. A Nola, da Favale distante poche miglia, al tramonto d’un giorno come tanti, fu assalito e lasciato sanguinante, il corpo da ciascuno trapassato. Ignoro quel che fu dei miei fratelli. La mia vita finisce con la fine di don Diego che mi tolse al silenzio della vita a cui per anni il caso mi costrinse. E mi svelò l’amore. Fu bugiardo? Lo so, ma dall’amore suo, io nacqui a nuova vita. Io, Isabella de Morra, che ancora e ancora narra la sua storia a chi ha cuore, a chi sa che la memoria insegna a spregiare la violenza che toglie e non dà pace. A chi mai può interessare una vicenda così limitata come fatto e come luoghi? Eppure io penso che tornare, almeno con il pensiero, al passato può far capire che lontane perversità sono rimaste, ma può far capire anche che mentre di tante disposte a tutto per un momento di notorietà non resterà ricordo, Isabella rimarrà per sempre nella Storia anche se visse nell’ombra e nel silenzio della sua terra, “di fitti boschi e di fierissima gente”. È marzo, mese dedicato alla donna. Con le mimose “effimere”, le dedichiamo questa storia che viene da tempi lontani, ma potrà continuare a vivere ancora a lungo nel tempo, se la ricorderanno. Marzo 2013 - NelMese |19


POLITICA LA COMPLESSA SITUAZIONE POST-ELETTORALE ANALIZZATA DALL’ILLUSTRE COSTITUZIONALISTA ALDO LOIODICE

Quel fossato tra i tre poli Governo, tante ipotesi nessuna certezza Non è agevole individuare una maggioranza e si corre il rischio di ingovernabilità e quindi di scioglimento delle Camere che comunque è possibile dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica

L

ne del Presidente degli Uffici di e recenti elezioni po• di Aldo Loiodice Presidenza; alla Camera dei Delitiche, inserendosi in una forma di governo Già professore di Diritto Costitu- putati ciò avviene, dopo il terzo parlamentare, hanno zionale nell’Università di Bari “Aldo scrutinio, a maggioranza assoluta dato inizio al circuito politico e Moro”, insegna Diritto Amministrati- dei voti, e non dovrebbero quincostituzionale che conduce alla vo nell’Università Europea di Roma. di esserci problemi nell’attuale Consulente Parlamentare in diverse situazione. organizzazione delle Camere del Legislature sui problemi costituzionali Al Senato della Repubblica il Parlamento, alla formazione del ed amministrativi, esperto di problemi Presidente deve ottenere la magGoverno ed all’elezione del Presicostituzionali amministrativi, consul- gioranza assoluta di difficile ragdente della Repubblica iniziando, tato nelle audizioni delle Commissioni giungimento; però, qualora tale così, una nuova fase della storia Parlamentari; avvocato amministraticostituzionale Italiana. vista in materia di elezioni politiche ed amministrative, di requisito non venga raggiunto, Nella forma di governo par- questioni relative all’informazione ed all’emittenza televi- alla fine, il Senato procede, nellamentare, tutte le scelte si ri- siva, di urbanistica, lavori pubblici, appalti e igiene urbana. lo stesso giorno, all’elezione del Presidente tramite ballottaggio conducono al popolo tramite il In tale quadro, è evidente che i 3 nuovi tra i due candidati che hanno ottenuto, nel Parlamento eletto. Invero, a seguito delle elezioni, vi è un poli e cioè PD, PDL e M5S potrebbero tro- procedimento, il maggior numero di voti. Nonostante la difficoltà di maggioranza serrato calendario di adempimenti che por- vare un sistema di coalizione per cui due tano alla organizzazione delle due Camere e poli dovrebbero allearsi per escludere il al Senato, non vi è problema, comunque, che, non essendo facile creare maggioranze terzo polo, ma si tratta di realtà politiche per eleggere il Presidente ed un Ufficio di non coalizzabili e, in tal modo, si provoca Presidenza che sono il motore dell’attività stabili, può incontrare difficoltà. un fermo costituzionale. parlamentare, perché il procedimento staIL RISCHIO DELLO IL CALENDARIO bilito dal Regolamento promette di trovare SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE POLITICO-ORGANIZZATIVO una soluzione. In questo tempo politico vi è un dato di Nel calendario degli adempimenti coNei due giorni successivi all’insediafatto: non è agevolmente identificabile, né risulta certa, una maggioranza nell’intero stituzionali, uno dei primi atti è quello di mento ed alla prima seduta per la Camera, eleggere i Presidenti della Camera e del e nei tre giorni per il Senato, i parlamentari Parlamento. In conseguenza si corre il rischio dell’in- Senato; su tale aspetto, non vi è eccessiva devono dichiarare al Segretario Generale governabilità e l’eventualità che ci possa preoccupazione perché i regolamenti parla- della rispettiva Camera a quale gruppo inmentari, specie quello del Senato, determi- tendono appartenere. essere uno scioglimento delle Camere. In tal modo si costituiscono i gruppi Tale rischio, tuttavia, dev’essere differi- nano, comunque, una possibilità tecnica di parlamentari, che sono espressione dei to ad un momento successivo alla elezione elezione dei Presidenti. In effetti, i parlamentari entrano in cari- movimenti e dei partiti politici, e questi, del Presidente della Repubblica; invero, al loro interno, nominano il Presidente e l’art. 88 della Costituzione attribuisce al ca all’atto della proclamazione. Immediatamente, nella prima seduta (15 l’Ufficio di Presidenza. A tale adempimento Presidente il potere di sciogliere le Camere sentiti i loro Presidenti; ma, tale facoltà non marzo), viene costituito l’Ufficio Provvi- segue quello della nomina delle Giunte e può essere esercitata negli ultimi sei mesi sorio di Presidenza, per il funzionamento delle Commissioni permanenti che vengono del suo mandato, salvo che questi ultimi delle Camere e al tempo stesso, anche, una composte in maniera proporzionale rispetto Giunta Provvisoria per le elezioni alla Ca- ai gruppi costituiti. coincidano con la fine della legislatura. In questo breve e rapido percorso costiIn questo momento storico-politico si è mera e una Giunta per la verifica dei poteri all’inizio della legislatura e, pertanto, il Pre- al Senato, in modo da poter verificare i ti- tuzionale, di organizzazione delle due Casidente non può adottare nessuna decisione toli di ammissione degli eletti e, in questo mere, l’unica difficoltà potrebbe emergere al contesto, anche le opzioni tra una Camera Senato, ma già per l’elezione del Presidente di scioglimento. È evidente che all’inizio di questa nuo- e l’altra o tra un Collegio e l’altro al fine vi è il ballottaggio e per le Commissioni va Repubblica, determinata dall’esito delle dell’ingresso di nuovi parlamentari, laddo- non è difficile trovare una maggioranza; votazioni, non si è più di fronte ad un si- ve un parlamentare sia stato eletto in più infatti, anche per l’elezione dell’Ufficio di Presidenza delle Commissioni, al Senato, stema bipolare, come fa notare il collega circoscrizioni. Immediatamente dopo l’insediamento è previsto l’eventuale ballottaggio; d’altra Michele Ainis, ma si è passati ad un sistema delle Camere, si deve passare alla elezio- parte, anche alla Camera è previsto il baltripolare. 20| NelMese - Marzo 2013


e, quindi, cominciare a navigare in acque lottaggio tra i candidati che hanno ottenuto scioglimento. il maggior numero di voti per la presidenza Ma come si è già detto, in questo mo- più tranquille, avendo un Capo dello Stato delle Commissioni. mento, non è possibile tale ipotesi perché si stabilmente insediato al Quirinale. Ai fini della identificazione delle varie LA FORMAZIONE DEL GOVERNO è nel periodo dell’ultimo semestre di permaUna volta creata la nuova organizza- nenza in carica dell’attuale Presidente della ipotesi di governo le formule, che nella stozione di Camera e Senato, sorge immedia- Repubblica. Il Capo dello Stato, come si ria costituzionale sono state proposte, sono tamente il problema della formazione del vede quindi, si troverà di fronte ad un “re- tutte giustificazioni idonee a superare le Governo che compete al Capo dello Stato, bus”, la maggioranza di questo Parlamento contrapposizioni con le motivazioni e con quanto alla nomina del Presidente del Con- non emerge da un unico partito o coalizione gli argomenti più differenti. Alcune formule hanno la finalità di ocsiglio e dei Ministri, su proposta di quest’ul- di partiti. Occorre che ci sia un’alleanza tra cultare un accordo politico minimo di sotimo, e delle due Camere per la fiducia, che più parti politiche. è la condizione essenziale e imprescindibile Tali alleanze, normalmente, si fondano pravvivenza che consenta a forze opposte perché il Governo possa operare e rimanere su programmi condivisi. Qualora ciò non di convivere momentaneamente. Per esempio quelle forme come il goin carica. La fiducia è l’approvazione del sia possibile, si possono selezionare alcuni programma di governo da parte della mag- obiettivi minimi da realizzare con un Go- verno tecnico, o il governo del Presidente, o il governo di ampia responsabilità, ed altre gioranza dei parlamentari delle due Camere verno a tempo determinato. e manifesta il consenso politico al programMa il procedimento di formazione del formule simili. Un esempio si è avuto nella precedente ma del Governo. governo risente anche delle conseguenze È evidente, però, che la maggioranza del modo in cui si è svolta la campagna legislatura, con il Governo Tecnico di Monti parlamentare non è solo una questione elettorale; l’eredità dello scontro elettorale dove il PD e il PDL sono stati insieme, pur numerica ma è un fatto politico e quindi, che è stato aspro, tanto che non era difficile essendo contrapposti su tutti i profili di camentre per l’organizzazione interna delle riscontrare momenti di conflitto, non solo ratterizzazione della loro identità politica. Si può pensare ad un Governo minoriCamere, in caso di difficoltà di consenso politico, ideologico, ma anche di carattere politico, vi è il meccanismo del ballottag- personale, che superavano anche i livelli tario, che abbia l’appoggio esterno di altre forze, come può essere il M5S o il PDL, gio oppure di una maggioranza relativa, per dell’umana educazione. quanto riguarda invece la fiducia al Governo In teoria, a parte la Camera dove la ma al momento le dichiarazioni dei leaders il numero richiesto è la metà più uno dei maggioranza è stata acquisita per legge, al politici lasciano intravedere un percorso componenti delle due Camere, in linea di Senato PD e M5S potrebbero fare insieme abbastanza difficile. Si può immaginare, poi, un Governo con principio; o, almeno, la maggioranza dei il Governo, ma anche il PD e il PDL oppure obiettivi specifici, o votanti quando vi siano assenze (per il Il difficile compito di Giorgio Napolitano di un Governo Elettorale, o un Governo di Senato) o astensioni fronte alla necessità di indicare alle forze ampie intese. (per la Camera). In sostanza, di Tale maggioran- politiche un percorso per il bene del Paese fronte alle difficoltà za, per la coalizione che ha vinto le elezioni, esiste alla Camera anche il PDL e il M5S; ma pare che il M5S in cui si possono trovare il Presidente della Repubblica e le attuali forze politiche, mentre non esiste al Senato, dove occorro- si sia tirato fuori da ogni alleanza. no 158 voti e nessuna coalizione ricopre Le contrapposizioni, peraltro, sono mol- il percorso, che potrà essere seguito, sarà tale numero di seggi; occorre, pertanto, un to forti, si sono espresse nella campagna quello che impone alle forze politiche di accordo tra le varie componenti politiche elettorale a livello di disprezzo o d’ingiuria, diventare “compagni di viaggio” per il bene del Senato. o di obiettivi incompatibili, ed è difficile su- del paese o nell’interesse comune, in attesa I COMPITI DEL perare questi fossati che sono ancora aperti; di poter ritornare a contrapporsi, in futuro, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ognuno, peraltro, in questo momento, attesa per la realizzazione di programmi aventi È chiaro che il compito del Presiden- l’incertezza di creare un governo stabile, propria e specifica individualità, in modo te della Repubblica non è affatto agevole, prima di partecipare ad una maggioranza, da offrire, oggi, al Paese scelte politiche di perché deve valutare la possibilità che il ovviamente, valuterà quale possa essere governabilità L’INCOGNITA DELLE personaggio incaricato di formare il Go- l’effetto dell’alleanza che si va a fare, riINDAGINI GIUDIZIARIE verno possa conseguire, nelle due amere, spetto alle future elezioni, che potrebbero È evidente che si può, quindi, cogliela maggioranza. anche essere a distanza ravvicinata. A tal fine egli procede alle consultazioni Ad esempio il M5S, i cosiddetti “Gril- re con facilità come la Terza Repubblica dei Presidenti dei gruppi parlamentari, ap- lini”, potrebbero trarre vantaggio, qualora cominci con difficoltà maggiori, rispetto a pena costituiti, e di altre Autorità e, quindi, si estraniassero da qualsiasi maggioranza e quelle della Seconda Repubblica, che fu una indica il nome del Presidente del Consiglio puntassero all’obiettivo dello scioglimento, sorpresa, e poi immediatamente foriera di e decreta la nomina del Governo. per dimostrare al popolo che le forze poli- contrapposizioni e di contrasti sui quali l’inMa quando la maggioranza non è sicu- tiche di centro-destra e di centro-sinistra, tervento delle indagini giudiziarie ha avuto ra, nella storia costituzionale, vi sono stati presenti in Parlamento, sono incapaci di riflessi non irrilevanti. Anche la Terza Repubblica dovrà fare i meccanismi di accertamento preventivo mettersi d’accordo e, quindi, di governare conti con la realtà della situazione morale dell’esistenza di una formazione della mag- il paese. del Paese e degli interventi dei Pubblici Migioranza attraverso più ampie consultazioni, LE “FORMULE” DI GOVERNO o attraverso incarichi esplorativi dati ad un È evidente che prima di procedere allo nisteri, laddove vengano accolti dai Giudici personaggio che consulta le varie forze po- scioglimento, che non è di immediata de- che, da oltre un ventennio, sono sempre più litiche e cerca di costruire una coesione tale liberazione, occorrerà passare attraverso la protagonisti, direttamente o indirettamente, sostenere un Governo. nomina di un Governo, comunque soste- della vita politica Italiana. Qualora alla fine di tale percorso non nuto, per poter immediatamente procedere vi sia una maggioranza, vi è l’ipotesi dello all’elezione del Presidente della Repubblica Marzo 2013 - NelMese |21


Foto Umberto Battaglia

POLITICA

Così alla Camera Sono 62 i parlamentari eletti in Puglia (42 alla Camera dei Deputati, 20 al Senato). Tra loro alcune conferme ma anche numerosi volti nuovi. C’è da auspicare che il loro impegno parlamentare si risolva nella proposizione e soluzione dei numerosi, annosi e gravi problemi della nostra terra. Nelle precedenti legislature è accaduto spesso che gli eletti hanno tenuto conto della disciplina di partito piuttosto che degli interessi del territorio.

IL POPOLO DELLA LIBERTÀ

GIANFRANCO CHIARELLI

ANTONIO DI STASO

PARTITO DEMOCRATICO

TERESA BELLANOVA

FRANCESCO BOCCIA

SINISTRA ECOL. LIBERTÀ

DONATELLA DURANTI

NICOLA FRATOIANNI

RAFFAELE FITTO

BENEDETTO FUCCI

ANTONIO LEONE

MICHELE BORDO

MASSIMO BRAY

SALVATORE CAPONE

ANTONIO MATTARELLI

ANNALISA PANNARALE

ARCANGELO SANNICANDRO

ROBERTO MARTI

ROCCO PALESE

ELVIRA SAVINO

FRANCO CASSANO

ANTONIO DECARO

GERO GRASSI

MOVIMENTO 5 STELLE

GIUSEPPE BRESCIA

FRANCESCO CARIELLO

FRANCESCO SISTO

FRATELLI D’ITALIA

IGNAZIO LA RUSSA

DARIO GINEFRA

ALBERTO LOSACCO

ELISA MARIANO

GIUSEPPE D’AMBROSIO

DIEGO DE LORENZIS

ALESSANDRO FURNARI

CON MONTI PER L’ITALIA

SALVATORE MATARRESE

GAETANO PIEPOLI

COLOMBA MONGIELLO

MICHELE PELILLO

IVAN SCALFAROTTO

GIUSEPPE L’ABBATE

VINCENZA LABRIOLA

EMANUELE SCAGLIUSI

LILIANA VENTRICELLI

CENTRO DEMOCRATICO

PINO PISICCHIO

UNIONE DI CENTRO

LORENZO CESA

22| NelMese - Marzo 2013


Così al Senato IL POPOLO DELLE LIBERTÀ

FRANCESCO AMORUSO

ANTONIO AZZOLINI

SILVIO BERLUSCONI

DONATO BRUNO

MASSIMO CASSANO

LUIGI D’AMBROSIO LETTIERI

PIETRO IURLARO

PIERO LIUZZI

LUIGI PERRONE

LUCIO TARQUINIO

VITTORIO ZIZZA

MOVIMENTO 5 STELLE

PARTITO DEMOCRATICO

MAURIZIO BUCCARELLA

ALFONSO CIAMPOLILLO

ANNA FINOCCHIARO

NICOLA LATORRE

CON MONTI PER L’ITALIA

ANGELA D’ONGHIA

DANIELA DONNO

SALVATORE TOMASELLI

BARBARA LEZZI

SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ

DARIO STEFANO

Marzo 2013 - NelMese |23


GIORNALISMO DAL “PREMIO MICHELE CAMPIONE” UNA RISPOSTA E UN INVITO A RIFLETTERE SU UNA PROFESSIONE CHE RAPPRESENTA IL CUORE DELLA DEMOCRAZIA

Esiste il buon giornalismo nonostante tante difficoltà Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Iacopino ha sottolineato il coraggio dei colleghi che, a dispetto dell’informazione urlata e deformata che però continua a riscuotere grande successo di pubblico, onorano la professione con umiltà e quotidiano impegno al servizio della collettività nel rispetto della verità e della dignità dell’uomo

C

di dare notizie. risi economica, poIl presidente nazionale, interi forti, precariafine, si è soffermato sull’imto. Anche il mondo portanza del recente provdell’informazione vedimento di legge che ha subisce i contraccolpi della siintrodotto il giusto compenso tuazione che attanaglia il Paeanche nel settore dell’informase. Allora, si può fare del buon zione. giornalismo? Il premio alla carriera La risposta, positiva, arriva dell’edizione 2013 è stato condal Premio “Michele Campiosegnato a Domenico delle Fone”, tenutosi nella sala consiglie, barese doc, 17 anni nella liare di palazzo di città a Bari. Gazzetta del Mezzogiorno, Da dieci anni la manifestaziopoi trasferitosi a Milano come ne - organizzata dall’Ordine dei vicedirettore dell’Avvenire e giornalisti di Puglia - è diventaoggi responsabile dell’agenzia ta il tradizionale appuntamento Sir, il servizio di informazione per fare il punto della situazioreligiosa. ne sui problemi del mondo dei CINZIA CAMPIONE CONSEGNA A DOMENICO DELLE FOGLIE, Delle Foglie, nel suo dimedia. Infatti - lo ha ricordato DIRETTORE DELL’AGENZIA SIR, IL PREMIO ALLA CARRIERA 2013 scorso, ha tra l’altro citato la presidente regionale, Paola Laforgia - la scarsità di mezzi (leggi ri- giornalisti operata durante l’ultima cam- Benedetto XVI: nel mondo dell’informasorse finanziarie) si traduce nella grande pagna elettorale da parte del mondo della zione di oggi, ad una grande ricchezza di difficoltà di realizzare un giornalismo di politica, sarebbe stato opportuno - secon- mezzi dalle infinite possibilità, corrisponqualità, all’insegna della libertà da ogni do Iacopino - pubblicare sui giornali uno de una mancanza di fini ed ha ribadito spazio bianco simbolo dell’impossibilità come l’unica possibilità per un’informaforma di condizionamento. zione di qualità è porla al servizio dell’uoDifficoltà, ma non impossibilità. Inmo e della verità, sempre nel reciproco fatti gli elaborati dei colleghi premiati rispetto. e segnalati dimostrano come sia ancora Un intervento che, sollecitato anche possibile mantenere accesa la fiammella dalle domande di due iscritti al Master della speranza. in giornalismo, ha affrontato con sincera È toccato al presidente nazionale lucidità il tema dei diritti civili, in rifedell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacorimento alla recente istituzione a Bari pino, sottolineare come i veri giornalisti dell’albo delle unioni civili, e quello della siano quelli che, senza reverenze e timori, crisi della Chiesa come istituzione. hanno il coraggio di porre le domande, Dopo ricordi e aneddoti legati alla fia dispetto dell’informazione urlata e degura di Michele Campione, giornalista formata che però continua a riscuotere di cui Vito Signorile ha letto alcune pogrande successo di pubblico. Iacopino ha esie - una dedicata alla moglie, Cettina richiamato giornalisti e cittadini ad un’as“Consuetudine di vita, con te” e l’altra sunzione di responsabilità e ad uno scatto MICHELE CAMPIONE DEL QUALE È STATA alla nostra città “Bari, disperato amore” d’orgoglio davanti a qualsiasi limitazione PUBBLICATA UNA RACCOLTA DI TESTI DI CRITICA D’ARTE SU ARTISTI PUGLIESI. - sono stati assegnati i riconoscimenti. imposta da chiunque al dovere-diritto di VITO SIGNORILE HA LETTO ALCUNE Centotrentadue gli elaborati esaminati informazione. POESIE DEL COMPIANTO GIORNALISTA dalla giuria, a dimostrazione della creNon poteva mancare la madre di tutti (UNA DEDICATA ALLA MOGLIE CETTINA) scita, in termini di qualità e di quantità, gli esempi: di fronte alla “selezione” di 24| NelMese - Marzo 2013


del premio Campione. A tutti i vincitori è stato consegnato un assegno di mille euro e una litografia realizzata dal maestro Matteo Masiello: Angela Balenzano (Corriere del Mezzogiorno), Renato Brucoli (La Nuova Città), Patrizia Nettis (La Gazzetta del Mezzogiorno), Roberto Buonavoglia (Ansa), Pa-

olo Melchiorre (Ansa), Sergio De Nicola (Rai), Marianna Mariangeli (Teledaunia), Michele Esposito (E-Polis), Rocco Debenedictis e Michele Piscitelli. Segnalazione anche per Mimmo Mazza (La Gazzetta del Mezzogiorno), Vincenzo Legrottaglie (La Gazzetta del Mezzogiorno), Danilo Lupo (Telerama), Lorenzo Vendemiale (Il

Fatto.web), Michele Caporosso (Corriere del Mezzogiorno) e Christian Mantuano. Per l’occasione la famiglia Campione ha pubblicato (edizione Gelsorosso) il libro: “Michele Campione, la voce dei colori”, una raccolta di testi di critica d’arte, su artisti pugliesi, scritti dal giornalista scomparso.

LA SCOMPARSA A 92 ANNI DEL DECANO DEL GIORNALISMO PUGLIESE

Nicola De Bellis, difensore civico

del Territorio dei Trulli e delle Grotte È stato un pioniere, sin dagli Anni Trenta, di un giornalismo attento ai problemi di un comprensorio ricco di risorse ambientali, storiche, paesaggistiche. Per settant’anni corrispondente da Castellana Grotte de “La Gazzetta del Mezzogiorno” ha interpretato in maniera totale il ruolo strategico della stampa locale nei settori dell’articolazione democratica e produttiva del territorio e del suo sviluppo economico, sociale e culturale • di Michele Cristallo

I

l 28 febbraio scorso ha concluso la sua vicenda terrena il dott. Nicola De Bellis. Era il decano dei giornalisti pubblicisti pugliesi, un illustre e bravo collega, ma soprattutto un gentiluomo. Nicola De Bellis è stato un pioniere del giornalismo in Puglia. Aveva da poco compiuto 15 anni quando cominciò a “giocare” con la macchina per scrivere. Giovanissimo, grande appassionato di sport (il calcio, l’equitazione tra le discipline preferite) fondò un paio di periodici di informazione sportiva, palestra di formazione di decine di giovani che sarebbero poi diventati autorevoli professionisti della carta stampata. “Non so cosa sarebbe stato della mia vita se non avessi incontrato nel lontano 1945 Nicola De Bellis” mi ha confessato Franco Chieco, grande firma della Gazzetta del Mezzogiorno e apprezzatissimo critico musicale alla notizia della sua scomparsa. Un pioniere che non ha mai voluto fare del giornalismo la sua professione principale, impegnato, sin dalla giovane età, orfano di padre nella guida dei fratelli e nella gestione dei beni della famiglia. È stato illuminato imprenditore in agricoltura e nell’altra sua passione, il Cinema. Però, il “vizio” della macchina per scrivere non l’ha mai abbandonato. È stato per settant’anni il corrispondente de “La Gazzetta del Mezzogiorno” da Castellana Grotte, suo paese natale e di residenza. Nicola aveva per la sua cittadina e per l’intero territorio dei Trulli e delle Grotte, un amore sconfinato, che non mancava mai di

NICOLA DE BELLIS (IL PRIMO A SINISTRA) FESTEGGIATO IN OCCASIONE DEL 90° COMPLEANNO A CASTELLANA GROTTE DAI COLLEGHI GIORNALISTI FRANCO CHIECO, NICOLA SBISÀ, MICHELE CRISTALLO, NINO DE FEUDIS ED ENZO FOGLIANESE

testimoniare nelle sue corrispondenze. Era il rappresentante-tipo della stampa locale, ruolo che esercitava con grande equilibrio e buonsenso. Sapeva capire gli umori del territorio, della sua gente; aveva la capacità di interpretarne le esigenze e i sentimenti. Sapeva di svolgere una altissima funzione civica. Registrava i fatti, ma spesso li provocava quando chiedeva che il territorio fosse meglio illuminato, che i beni ambientali, storici, artistici, paesaggistici (e Dio sa quanto ricco è quel territorio sotto questo aspetto) fosse meglio tutelato e valorizzato, quando sollecitava la costruzione di una scuola o il potenziamento del servizio di assistenza sanitaria o quando faceva inchieste sull’andamento di certi servizi pubblici. Denunciava i problemi e spesso ne suggeriva la soluzione. Insomma una sorta di difensore civico, di pubblico ministero al servizio della collettività. Un compito difficile che lo induceva spesso a dispiacere il Palazzo, ma Nicola De Bellis era uomo coraggioso e forte di un

senso etico che lo poneva al di sopra di tutto. E il tributo di affetto che i suoi concittadini hanno dimostrato in occasione del suo funerale, ha testimoniato la gratitudine per un uomo che ha saputo interpretare efficacemente il ruolo strategico, spesso determinante, che la stampa locale ha nell’articolazione democratica e produttiva del territorio e del suo sviluppo sociale e culturale. È stato maestro di giornalismo per molti giovani che oggi lo ricordano con gratitudine e affetto. Aveva 92 anni, ma era giovane nello spirito, non aveva mai perso l’entusiasmo degli anni giovanili, l’ottimismo degli spiriti liberi, né l’intuizione che una profonda cultura e una vivace intelligenza gli consentivano. Ha lasciato una testimonianza ricca di valori e di messaggi per le giovani generazioni di giornalisti. E per questo, ma non solo, merita di essere ricordato come un collega che, attraversando la professione, ha seminato tracce indelebili. Marzo 2013 - NelMese |25


CINEMA UNA REALIZZAZIONE CHE SA DI PRODIGIO IN UNO DEI QUARTIERI PERIFERICI E MARGINALI DI BARI

Il Cinema senza segreti Un museo a San Pio

Sorge in prossimità del centro parrocchiale ed è un percorso suggestivo, ammaliante, storico, scientifico e persino romantico lungo due secoli per scoprire un mondo di luci, di figure, di effetti, di visioni fantastiche e di curiosità tecnologiche. Itinerari ludici per studenti e scolari • di Gustavo Delgado

B

ari non ha una galleria d’arte moderna, non ha un vero e proprio museo storico o un museo delle antichità, che non siano solo archeologiche, e nemmeno un museo biologico o marinaro come sarebbe giusto e appropriato, però da qualche mese ha un museo del cinema. Non si trova né al corso Cavour o al corso Vittorio Emanuele, nel borgo murattiano, né in quello nicolaiano, e neanche sul lungomare, bensì all’estrema periferia, a San Pio, l’ex quartiere di Enziteto. Sorge in prossimità del centro parrocchiale ed è stato il frutto dell’intenso lavoro di una cooperativa capeggiata da uno psicologo, il dott. Pino Guario, che a questo progetto ha dedicato e dedica da molto tempo tutte le sue migliori energie. Il museo, che si può visitare di mattina

FENACHISTISCOPIO 26| NelMese - Marzo 2013

e di pomeriggio, illustra e documenta, con disegni, fotografie, pannelli, strumentazioni, reperti ed itinerari ludici per scolari e studenti, le origini del cinema a partire dalle più antiche immagini in movimento. È un percorso suggestivo, magico, ammaliante, storico, scientifico e persino poetico e romantico. Ai ragazzi offre anche la possibilità di misurarsi in divertenti ricerche e di scoprire un mondo di luci, di figure, di effetti, di visioni fantastiche e di curiosità tecnologiche. Il museo del cinema è anche un avventuroso sentiero tra le due anime che interpretano le origini del cinema: quella che attribuisce la sua nascita alla ricerca scientifica relativa a studi nell’ambito della fisica, dell’ottica, della chimica, per via soprattutto delle scoperte e delle innovazioni del XIX

TAUMATROPIO

secolo (l’epoca della macchina industriale a vapore, della ferrovia, dell’energia elettrica, dell’illuminazione a gas, del telegrafo, dell’automobile e così via), e quell’anima che esalta la componente sentimentale, la tendenza più istintiva ed emotiva che fa risalire la nascita del cinema a tempi remoti, anche se la possibilità di vedere immagini in movimento rimane una questione scientifica. In alcuni testi spagnoli, le origini di questa arte che ha conquistato il XX secolo, vengono fatte risalire ai dipinti ritrovati nella “caverna di Altamira”, dove si intuisce nel disegno delle zampe di cinghiale un’idea di movimento: insomma un dipinto precursore. Per concludere, potremmo dire che la “settima arte” nasce sì dalla sua evoluzione scientifica ma, nella matrice c’è una natura culturale ed artistica, espressione di una


INTERVISTA CON PINO GUARIO AUTORE E REALIZZATORE DEL PROGETTO AL QUALE DEDICA DA TEMPO LE MIGLIORI ENERGIE

Anche un’Accademia del Cinema per ragazzi IL DOTT. PINO GUARIO AUTORE E REALIZZATORE DEL MUSEO DEL CINEMA

nuova forma di comunicazione linguisticaiconica. Per tornare al museo del cinema, a San Pio, i visitatori, nella prima sala, potranno farsi un’idea precisa del concetto di “ombra”, delle “ombre cinesi”, del “teatro delle ombre”, della “camera oscura”, della “lanterna magica”, delle “scatole ottiche” e della “stereoscopia”. Nella seconda sala, dedicata allo studio del movimento, si fa conoscenza con il “taumatropio”, la “ruota di Faradey”, lo “stroboscopio”, il “fenachistiscopio”, il “cineografo”, lo “zootropio”, il “prassinoscopio” ed il “teatro ottico”. Vi risparmiamo qualsiasi spiegazione: è molto meglio andare a trovare queste apparecchiature e macchine di persona. Infine nella terza sala, c’è il salto nella modernità con la sequenza fotografica della macchina del cinema: la scoperta della fotografia, il “revolver fotografico”, la “sequenza fotografica”, il “fucile fotografico”, la “cronofotografia” e la prima proiezione cinematografica (1895). Riteniamo di avervi offerto molti motivi di interesse e di curiosità. È insomma un museo da visitare. Qui, il fascino della “pellicola” di un tempo acquista in pieno il suo valore, la sua storia, le sue ragioni e tutto il suo interesse; è una vicenda legata all’evoluzione ed allo spirito dell’umanità, è un omaggio al genio, al progresso ed ai valori della civiltà universale. Per parlare, poi, di casa nostra è doveroso riconoscere che questa iniziativa è un arricchimento per la città ed è un prezioso contributo alla valorizzazione di un centro abitato che acquista un nobile ruolo, lontano da amare vicende di un passato di periferia, emarginazione e dimenticanza. E domani sarà certamente un grande motivo di richiamo turistico. Per intanto, conviene organizzare un pellegrinaggio scolastico.

“Il mio sogno è la creazione di una comunità culturale sociale e cioè una struttura che comprenda tre gruppi di frequentatori formata da giovani e adolescenti di varie fasce di età e una di donne del quartiere”. Un corso triennale

C

om’è nata l’idea di un’accademia e di un museo del cinema, qui a San Pio? “È un progetto che avevo in mente da tanto tempo. Negli anni ‘80 ho conosciuto alcune persone che ruotavano intorno a un festival nazionale, unico a quell’epoca, che si svolgeva a Pisa, dove confluivano tutti coloro che facevano cinema con i ragazzi: erano ragazzi di Pisa e di Firenze. In particolare incontrai un operatore del settore che esponeva oggetti e simboli del ‘precinema’, vale a dire i primi anni dell’Ottocento. Mi si accese in mente una prima intuizione e subito dopo la volontà di impegnarmi anch’io in un’operazione del genere: cominciai così. Avevo già in mente un museo didattico del cinema per i ragazzi. Lo sognai subito, anche se mi rendevo conto delle difficoltà, dei problemi e degli ostacoli che si frapponevano. Poi, mano a mano, presi a concretizzare la costruzione di alcune ‘macchine’: il ‘fenachistiscopio’, il primo apparecchio per vedere immagini in movimento, che risale al 1831, lo ‘zootropio’, come pure ‘girare intorno alla vita’, il ‘prassinoscopio’, guardare un movimento, un’azione, e altre macchine ancora che anticipano i primissimi posti del cinema di oggi”. E San Pio, allora Enziteto, come viene fuori? “Partendo da un principio di tolleranza e di attesa, sicuro com’ero che prima o poi, ne avrei ricavato dei buoni frutti. Da una parte volevo costruire una struttura valida per tutti, grandi e piccini, dall’altra miravo al recupero sociale di bambini e di ragazzi”. Ed ora, che cosa si propone? “Il mio sogno è quello di creare una comunità culturale sociale e cioè una struttura, ‘l’accademia del cinema ragazzi’ che comprenda tre gruppi di frequentatori: uno formata da giovani dai 16 ai 22 anni, una di adolescenti dagli 11 ai 15 anni ed una di donne del quartiere. Sono loro che popolano i nostri laboratori del cinema, teatro, fotografia, recitazione, tutti finalizzati alla produzione di cortometraggi. Il corso principale dell’accademia dura tre anni. Alla fine noi diamo un diploma, che si è rivelato utile e vantaggioso per la formazione professionale di questi ragazzi che, nell’80% dei casi, ha creato uno sbocco lavorativo collettivo ed individuale, che ha coperto il vuoto rappresentato dalla specializzazione tecnica in tutta la regione. Qui non ci sono scuole, né strutture che possano far leva su questa che è una vera e propria arte”. Nell’immediato che cosa bisogna fare? “Divulgare e propagandare al massimo questo museo, attirando sempre più visitatori ed in particolare scolaresche che vengono qui da tutta la Puglia. Nel 2005 sorse in questo territorio, ad iniziativa della circoscrizione, il progetto ‘Accademia del cinema’ con l’intento di coinvolgere i ragazzi in un disegno culturale, sociale e ricreativo di un ‘museo didattico del cinema’. Sono stati momenti difficili. Nei primi due anni eravamo un’isola avvolta nella nebbia. La gente ci chiedeva che cosa stessimo a fare. Nessuno si rendeva conto della validità e utilità in una periferia senza risorse. Avvalendomi della mia attività professionale di psicologo e di animatore sociale, cercai di creare un’atmosfera propizia ad avvicinare anche i ragazzi più riottosi; naturalmente, il progetto di fondo è quello di dare un’anima a questo quartiere che, purtroppo, viene accomunato ingiustamente al disagio e al degrado sociale. Desidero, infine, aggiungere che questa iniziativa dà già lavoro ad alcune donne del quartiere e a cinque guide retribuite che frequentano i corsi dell’accademia e poi vale la pena di rilevare che i ragazzi, che all’inizio ci prendevano a sassate e bucavano le gomme delle nostre auto, hanno frequentato e frequentano i corsi dell’accademia. Per finire il ‘museo del cinema’ ha anche un sito con tutte le informazioni: www.piccolomuseodidatticodelcinema.it”. g.delgado Marzo 2013 - NelMese |27


LIBRERIE & LIBRI L’ULTIMO AVVINCENTE ROMANZO DELLA SCRITTRICE MOLFETTESE

La sposa del sole rompe il silenzio su secoli di storia L’ultima produzione letteraria di Gianna Sallustio, scrittrice e poetessa, ci introduce nel mondo per molti versi sconosciuto degli Inca e solleva un velo sugli scenari preistorici dei loro territori

I

• di Marisa Di Bello

nfaticabile esploratrice di mondi di- nella loro realtà originaria. versi, Gianna Sallustio con “La SpoCosì, attraverso le scoperte del prof. sa del Sole” (Genesi Editrice, Torino, Sunning fatte prevalentemente nella città pag.130, € 15) ci conduce per mano, di Karol, e di sua moglie Mary, anch’essa pagina dopo pagina, nel mondo degli antichi archeologa e studiosa appassionata (proprio Inca del Perù, al seguito delle scoperte e questa dedizione ai loro studi che li aveva degli studi dell’archeologo Peter Sunning, uniti, poi li divise) nel territorio di Ica, si professore dell’Università di snoda il fascino di una narraPittsburgh. Un mondo sorzione ricca di contenuti anprendente per quanto fosse tropologici, storici e religiosi. avanzato già millenni prima Quelli che lei stessa ha avuto dell’era cristiana, ma non modo di conoscere personalscevro di credenze e crudelmente, durante il suo recente tà inaudite come quella che viaggio in Perù. si nasconde proprio sotto il Emergono da quegli stusuggestivo titolo. La sposa di civiltà ancora precedenti a del sole che sembra alludere quella Inca, testimoniate dal ad un felice connubio tra una GIANNA SALLUSTIO rinvenimento di pietre incise mortale e la divinità adorata come pagine di un libro preisopra ogni cosa, altro non è, infatti, che il storico, dove sono raffigurati i grandi rettili sacrificio di una giovane vergine immolata del Mesozoico accanto a figure di ominidi per placare l’ira del dio vulcano Hascaran che testimoniano la presenza dell’homo sache terrorizza la popolazione, scuotendo da piens in quell’epoca e che, a differenza di tempo la terra e vomitando fuoco. Janita si quanto sempre affermato dai paleontologi, chiamava la fanciulla il cui corpicino oggi non tutti i dinosauri si sono estinti 65 miriposa nel museo di Lima, accanto a pregiate lioni di anni fa. testimonianze di quell’antico popolo, vittiSu quei sassi di varie dimensioni sono ma a sua volta della barbarie di una presunta disegnati con molta chiarezza e perizia alciviltà superiore, quella dei colonizzatori cuni di questi animali come l’alticammellus spagnoli. dal corpo del lama e il collo di giraffa, estinIl libro apre scenari sconosciuti su vite to 40 milioni di anni fa, l’agnathus, un pesce e civiltà passate, su bellezze incontaminate primitivo che visse 300 milioni di anni fa e e crudeltà efferate che affascinano il let- il tyrannosaurus, il più grande dei teropodi tore. Le scoperte archeologiche del prof. del Cretacico. Sunning trasmettono a chi legge le stesse Ma non solo animali sono raffigurati con emozioni dello studioso, mano a mano che mano già molto esperta per quelle epoche. si penetra in quel mondo, nei suoi segreti Su di un masso, infatti, si vede chiaramente nascosti dall’inaccessibilità di molti luoghi. un uomo preistorico che, tenendo in mano Una tra le più importanti, il rinvenimento un oggetto simile al telescopio, guarda verdella tomba in pietra lavica risalente al 3000 so l’alto una cometa che vaga nel cielo. Un a.C. di un monarca guerriero, tempestata altro sembra eseguire un intervento chirurdi pietre preziose e lamine d’oro, un re poi gico. E tutto questo milioni di anni fa. identificato in Sucan di Karol. Un territorio, quello esplorato, che rive“La Sposa del Sole” non è un libro dalla la epoche sconosciute dei primordi dell’utrama lineare, con un prima e un dopo, ma manità, quelle che noi semplicemente e l’insieme di sipari che di volta in volta si genericamente riassumiamo nel termine sollevano, strappando al buio di tanti secoli preistoria. personaggi, fatti, tradizioni e collocandoli E molti sono anche i segreti relativi alla 28| NelMese - Marzo 2013

LA COPERTINA (DIPINTO DI MARISA CARABELLESE) DEL ROMANZO “LA SPOSA DEL SOLE”, DI GIANNA SALLUSTIO, GENESI EDITRICE, PAGG. 130, € 15

civiltà Inca che il libro ci svela, i 12 imperatori che governarono quel popolo, i fasti che li accompagnavano e l’orrore ad essi mescolato, come l’usanza di seppellire con il re i domestici preferiti e le mogli più amate. Se però si può in parte perdonare quel tanto di barbarie derivante da superstizioni millenarie e da una civiltà imperfetta, non sono perdonabili la violenza e lo sterminio di massa operato dai conquistadores spagnoli, cattolici per giunta, che depredarono quelle terre, ridussero in schiavitù gli indios, strumentalizzando la religione per fini di potere. Questi fatti Gianna Sallustio narra nel suo libro riccamente illustrato e ultimo in ordine di tempo di una copiosa produzione letteraria, vicende raccontate sempre con vivo interesse per la verità storica e commossa partecipazione alle vicende umane.


LIBRERIE & LIBRI UN INTERESSANTE SAGGIO DI SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI

L’Arte luce dell’Umanità e fuoco della conoscenza Attraverso il linguaggio delle arti l’uomo ha la possibilità di sentirsi in qualche modo partecipe della creazione. I punti di forza? Il fuoco che con la sua luce illumina la notte dell’uomo, le tenebre dell’ignoranza

N

• di Michele Cristallo

elle settimane scorse il mondo ricreare il mondo”. intero ha guardato alla Cappella I punti di forza? Il fuoco e la luce: il fuoco Sistina nella trepidante attesa del con la sua luce “illumina la notte dell’uomo, nuovo Pontefice. Le straordinarie le tenebre dell’ignoranza. La luce, materia luimmagini degli affreschi di Michelangelo sono minosa, scolpisce corpo e mente”. il punto di partenza di uno dei quattro capitoli Ecco quindi la scintilla del fuoco “simboche scandiscono l’ultimo libro di Santa Fiz- lo della passione e dell’amore” e che, tra le zarotti Selvaggi “La scintilla altre metafore, tramite la fiamdel fuoco - Scritti sull’arte”. ma olimpica reca al mondo “la Un libro che, come l’autrice luce della pace, veicolando la dichiara in premessa, coinvolviolenza che dimora in ciascun ge “il linguaggio delle arti in essere umano in agonismo atlerelazione ai processi psichici e tico, in gioco creativo”. alla possibilità che attraverso Ed ecco riaffiorare il tema tale linguaggio l’essere umano della creatività che l’uomo esalpossa sentirsi, in qualche modo, ta nell’arte che è “la luce della partecipe della creazione”. mente e fuoco della conoscenLa Creazione, dunque, rac- SANTA FIZZAROTTI za”, l’arte che “tende a risvecontata nella Genesi, che svela gliare la persona, l’individuo e “il mistero dell’origine, del gesto originario la sua storia in comunione con la Natura” fino che trasformò la lunga notte dell’Universo in a sublimarsi in “Luce dell’Umanità e Scintilla luce”. E Michelangelo, nella Cappella Sistina, del fuoco”. dà corpo a quel mistero. L’altro tema coinvolge l’alimentazione e il Dalla Genesi alla mitologia che ci racconta rapporto con il cibo che “è limguaggio e comudi Prometeo, il titano al quale Zeus affidò “il nicazione che si fa arte, e a volte seduzione”. Il compito di forgiare l’uomo traendolo dal fango cibo - scrive l’autrice - “racconta la storia dei e animandolo col fuoco divino”. popoli, il loro incontrarsi intorno al focolare, Ecco, sono due scenari scelti da Santa le loro difficoltà, ricchezze, miserie, povertà e Fizzarotti Selvaggi per spiegare il destino e la anche desideri”. complessità dell’essere umano che confonde E nei racconti sul cibo Santa Fizzarotti Sel“dominio con potere”, che si lascia sedurre vaggi chiama in causa ancora un volta scenari dall’arroganza, dalla superbia, dal delirio di dominati dalla donna, dalla madre, alla quale onnipotenza. Prometeo rubò il fuoco a Zeus e “sin dagli albori della storia è toccato il comquesti gli inflisse un atroce supplizio. L’uomo pito di preparare i cibi, di cuocere le carni”. cedette alla tentazione di misurarsi con Dio e È l’espediente per disegnare un mosaico di fu scacciato “dal giardino dell’Eden, perché sentimenti, di profumi, di sapori, di simboli e lavorasse il suolo da dove era stato tratto”. metafore che approdano a opere d’arte di vaMa l’uomo, a sua volta, è anch’egli cre- lenza universale. atore? Per rispondere a questo interrogativo I percorsi dei processi di creatività sono Santa Fizzarotti Selvaggi analizza il linguag- molteplici: musica, pittura, poesia, rappresentagio delle arti (donde il sottotitolo del libro) per no solo alcune forme di un linguaggio artistico affermare, già nella premessa, che attraverso in costante evoluzione, così come i processi tale linguaggio, l’essere umano ha la possibilità di percezione dell’arte. Si pensi - sottolinea “di sentirsi in qualche modo partecipe della l’autrice - alla “rivoluzione” causata dal difcreazione. Sono proprio le arti - aggiunge in fondersi della fotografia e, ancora più recenteseguito - pur sempre misteriose, che consen- mente, dall’universo virtuale che ha in internet tono all’essere umano di disvelare parti di sé il suo sommo sacerdote. Una sorta di “medium e del mondo e permettono di illuderci di poter che tende alla onnicomprensività” ma che fa

“LA SCINTILLA DEL FUOCO - SCRITTI SULL’ARTE”, DI SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI, TRACCE EDIZIONI, PAGG. 127, € 14

perdere di vista “la corporeità, l’integrazione ed elaborazione dei sensi capace di costruire i percorsi della creatività e del libero pensiero”. Con l’amara conseguenza che “l’arte oggi sempre più riflette identità che navigano verso la deriva della disidentità”. Santa Fizzarotti Selvaggi fa ricorso alla sua profonda cultura di psicologo-psicoterapeuta e alla sua formazione psicoanalitica per disegnare e rendere comprensibili i misteriosi itinerari percorsi dal cervello quando osserviamo un quadro, ascoltiamo una sinfonia o i versi di una poesia. Il nostro sistema nervoso e sensoriale attiva emozioni, pensieri, riflessioni, “stimoli e messaggi che assumono forme e colori diversi all’interno di un continuo, dinamico ‘ri-creare’ il mondo, aggiungendo qualcosa di nuovo”. Di qui “lo sviluppo sempre nuovo e pertanto enigmatico della creatività”. Come dire, con Santa Fizzarotti Selvaggi, un’occasione di risveglio “per imparare a sentire, a vedere, a pensare”. Potenza dell’arte “Luce dell’Umanità e Scintilla del fuoco”. Marzo 2013 - NelMese |29


CULTURA PRESENTATA NEL CORSO DI UNA CONFERENZA STAMPA NELL’ATENEO DI FOGGIA

La Fondazione Chirò risorsa per lo sviluppo del territorio L’iniziativa è degli eredi di Felice Chirò, dei Banca Apulia-Gruppo Veneto Banca e dell’Università degli Studi di Foggia. Opererà nel campo della ricerca scientifica, dell’alta formazione, della promozione dell’arte

È

stata presentata in un incontro nel Palazzo Ateneo di Foggia la Fondazione Felice Chirò nata su iniziativa degli eredi di Felice Chirò, di Banca Apulia-Gruppo Veneto Banca e dell’Università degli Studi di Foggia. È intitolata a Felice Chirò è stata costituita il 31 gennaio 2013, non ha scopo di lucro, ha natura privatistica e annovera tra i Fondatori l’Università degli Studi di Foggia, gli eredi di Felice Chirò e Banca Apulia. Intitolata al dott. Felice Chirò presidente di Banca Apulia dal 1966 al 1998, ha sede in San Severo (Foggia) ed esercita la sua attività nel territorio dell’intera Provincia di Foggia, della Regione Puglia e, per progetti determinati che interessino territori diversi, su tutto il territorio nazionale. In coerenza con le iniziative economiche e culturali sviluppate dalla Banca Apulia S.p.A. e dal suo presidente dott. Felice Chirò, la Fondazione persegue esclusivamente scopi di pubblica utilità con finalità di istruzione ed educazione, operando nei settori della ricerca scientifica, della formazione e dell’alta formazione, dell’arte e della valorizzazione del territorio. In particolare, la finalità della Fondazione è la valorizzazione culturale ed economica del territorio in cui opera svolgendo o supportando attività di ricerca, di promozione culturale e divulgazione scientifica nell’interesse dei cittadini, delle associazioni e del sistema economico-sociale, in collaborazione con altre istituzioni pubbliche e private. A tal fine, la Fondazione si pone l’obiettivo di ampliare e valorizzare il patrimonio bibliografico, archivistico, documentale di banche dati del quale è stata dotata dai fondatori, gestendo e curando una biblioteca composta da cinque sezioni: economico-giuridica; agraria; medicina; storia, arte e letteratura del territorio; formazione. La Fondazione si propone, dunque, di: custodire, mantenere, accrescere la biblioteca e l’archivio che fanno parte della “Biblioteca economico-giuridica Felice Chirò” di San Severo; gestire altre biblioteche, musei e altre iniziative culturali su tutto il territorio nazionale e, in via generale, prestare 30| NelMese - Marzo 2013

UN MOMENTO DELLA CONFERENZA STAMPA PRESSO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FOGGIA. DA SINISTRA, VINCENZO CHIRÒ, GIUSEPPE CARRIERI E GIULIANO VOLPE

servizi, mediante la stipulazione di apposite convenzioni con enti pubblici, privati, altre istituzioni nazionali, nell’ambito delle attività bibliotecarie, museali e affini. Si propone inoltre di promuovere attività strumentali e di supporto della didattica e della ricerca scientifica e tecnologica, con specifico riguardo al sostegno finanziario alle attività didattiche, formative e di ricerca; sviluppare attività di catalogazione e di applicazioni informatiche finalizzate alla realizzazione di banche dati utili per le attività di programmazione degli operatori nei settori dei beni culturali e della ricerca scientifica; di organizzare convegni di studio, seminari, occasioni di scambio culturale nei settori di ricerca e di documentazione in cui opera la Fondazione medesima, anche in collaborazione con enti scientifici e culturali, istituzioni pubbliche e private operanti sia in Italia che all’Estero; di favorire la divulgazione dei risultati delle attività di ricerca, promuovendo la pubblicazione di opere ovvero esercitando in proprio attività editoriali. Il patrimonio della Fondazione è alimentato dal fondo di dotazione, costituito dai conferimenti in denaro effettuati dai Fon-

datori o Sostenitori; l’intero patrimonio documentale (libri, riviste, cd-rom, dvd ecc.), il mobilio e le attrezzature, gli arredamenti, i macchinari, i programmi di software ecc, di cui è stata dotata dai Fondatori con il negozio di fondazione. Costituiscono il fondo di gestione: il contributo di anno in anno assegnato dai Fondatori al fine di consentirle di incrementare il patrimonio anche documentale di cui sopra e di sostenere i costi di gestione e di funzionamento per l’esercizio della sua attività istituzionale; i contributi statali e regionali e, comunque, le provvidenze pubbliche disposte in favore della Fondazione o che ad essa verranno assegnate nonché eventuali finanziamenti da parte dell’Unione Europea; i proventi e le rendite derivanti dalla gestione del suo patrimonio e dall’esercizio delle sue attività istituzionali come sopra indicate; le liberalità e le erogazioni che a qualsiasi titolo le perverranno, la cui accettazione sia deliberata dal Consiglio di Amministrazione e dallo stesso sia imputata al fondo di gestione. Ha illustrato le motivazioni della nascita, gli scopi e le finalità del nuovo ente, il presidente della Fondazione Vincenzo Chirò e il

Il presidente Vincenzo Chirò: “La Fondazione rappresenta l’ampliamento dell’attività svolta da Banca Apulia a sostegno della formazione e della cultura. Il nostro Istituto è il primo conferitario del nuovo ente e ne sarà il principale sostenitore per tutto il prossimo triennio”


prorettore vicario, prof. Giuseppe Carrieri. “Presentare al nostro territorio la Fondazione intitolata a mio padre è per me un momento intenso ed emozionante. Si tratta di un traguardo importante per la mia famiglia anche e soprattutto perché si innesta nella profonda volontà di favorire e sostenere lo sviluppo del territorio, dando la possibilità di crescere e dispiegarsi alle sue potenzialità migliori, giovani in primis - ha dichiarato Vincenzo Chirò, presidente di Banca Apulia. La Fondazione rappresenta la continuazione e l’ampliamento dell’attività svolta da Banca Apulia a sostegno della formazione e della cultura. L’Istituto è il primo conferitario del nuovo ente e ne sarà il principale sostenitore per tutto il prossimo triennio oltre, naturalmente, a continuare ad essere un punto di riferimento per la nostra terra nell’ambito della sua mission istituzionale. Come Istituto di credito - ha ricordato Chirò - siamo stati alla fine degli anni 90 il principale interlocutore privato per la nascita dell’Università di Foggia, con la quale la collaborazione è stata negli anni continua e proficua ed abbiamo dato vita nel 2003 alla

Il prof. Giuseppe Carrieri: “Vogliamo sviluppare e consolidare il legame tra il ricco patrimonio di competenze presenti all’interno della nostra Università e la collettività di Capitanata” Biblioteca Felice Chirò. Proprio sulla gestione e sulla valorizzazione di questo polo di conoscenza economico-giuridica, divenuto un insostituibile punto di riferimento per studenti, professionisti e docenti, si fonda la missione della Fondazione, per aprirsi poi ad un ampio panorama di iniziative volte a stimolare la crescita della nostra terra”. “L’Università degli studi di Foggia è molto orgogliosa di essere tra i soci fondatori di questo nuovo organismo che nasce con lo scopo di realizzare progetti di eccellenza nel campo dell’alta formazione, della ricerca scientifica e della cultura che riteniamo essere i principali motori di sviluppo e di crescita di questo territorio - ha dichiarato il prof. Giuseppe Carrieri. In quest’ottica vogliamo sviluppare e consolidare il legame tra il ricco patrimonio di competenze presenti all’interno della nostra Università

Il rettore Volpe: “È un organismo in grado di promuovere e favorire il patrimonio di conoscenza che è strumento indispensabile per la crescita individuale e collettiva”

e la collettività attraverso iniziative di innovazione sociale che possano contribuire in modo concreto al bene comune”. Alla conferenza stampa presente anche il prof. Giuliano Volpe, rettore dell’Università degli studi di Foggia. Il prof. Volpe ha così commentato: “Sono oltremodo soddisfatto e lieto del raggiungimento di questo obiettivo: costituire una nuova Fondazione che possa essere un’ulteriore risorsa per lo sviluppo del nostro territorio. Un organismo che, partendo dal concetto di cultura come bene comune, possa essere un intermediario per promuovere e favorire il patrimonio di conoscenza che è strumento indispensabile per la crescita individuale e collettiva. Ancora una volta l’Università degli studi di Foggia è protagonista di un progetto ambizioso e lungimirante nel ruolo fondamentale di portatrice di quei valori e di quei principi fondamentali come l’impegno, la ricerca della qualità, l’etica della responsabilità sociale e l’attenzione per i bisogni della società e, in particolare, dei giovani”.

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CULTURA C’È IL VINCOLO PER LA LORO SALVAGUARDIA MA NON BASTA

La Puglia delle antiche ville

risorsa economica e culturale Nel corso del Settecento, Ottocento e fino all’inizio del Novecento nuclei di residenze suburbane si concentrarono in alcune aree tra le più amene del territorio pugliese. Ma l’espansione edilizia dal dopoguerra in poi ha profondamente modificato il vecchio aspetto paesaggistico

“E

ra una vecchia casa di campagna, antica villa dimessa lontana dal paese, dalle altre ville e dalle case; vi si andava a vivere lunghe giornate di sole supine, spiegate, con la terra, coi contadini, con la sora Vittoria come in una frateria gioconda… Nelle stanze ampie e fresche per le mura spesse, e mantenute in una mezza luce dalle persiane verdi abbassate, si eseguivano, mischiandosi durante la stagione, gli odori che le mura parevano assorbire ed esalare respirando; quello del fieno acuissimo, della paglia e del grano nella battitura che in un pulviscolo d’oro veniva eseguita a braccia sull’aia, quello del granturco, delle verdure, le zucche, lo spigo, la cedrina e la menta, le pesche i fichi l’uva le mele e quello violento del mosto e della svinatura, delle vinacce, di cui la casa diveniva ebbra”. Così, in un’atmosfera bucolica, lo scrittore Aldo Palazzeschi descriveva “lo stare in villa” della borghesia fiorentina, che per tradizione amava andare in villeggiatura per alcuni mesi dell’anno in ville poco distanti dalla città. Una tradizione molto diffusa in Italia, riscoperta anche in Puglia da più recenti e frequenti scritti, in particolare dall’indagine molto approfondita sui “Giardini di Puglia” a cura di V. Cazzato e A. Mantovano (Mario Congedo Editore, 2010). Nel corso del Settecento e Ottocento fino all’inizio del Novecento, nuclei di residenze suburbane si concentrano in alcune aree tra le più amene del territorio pugliese, dove un crescente interesse per le attività agricole, in particolare vite e ulivo richiedevano una maggiore presenza dei proprietari in campagna. Il paesaggio agrario, è stato arricchito così dalla proliferazione di ville e casini di campagna, che vanno ad affiancare e talvolta a sostituire il ruolo economico delle antiche masserie fortificate. Sul fenomeno delle ville suburbane a Bari, un’interessante ricerca è stata pubbli32| NelMese - Marzo 2013

• di Vittorio Marzi

“VILLE E GIARDINI A BARI TRA L’800 E IL 900” DI MICHELA TOCCI E GIUSEPPE ROMANELLI (ADDA EDITORE) E “IL GIARDINO DELLE MUSE” A CURA DI GIOVANNI DOTOLI E SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI (SCHENA EDITORE)

cata nel 1996 da Tocci-Romanelli (“Ville e giardini, a Bari tra l’800 e il 900”, Adda Editore). Lo studio ha evidenziato che la quasi totalità delle ville baresi fuori dell’abitato era caratterizzata dalla ubicazione lungo assi viari che, dipartendosi radialmente dall’attuale Estramurale Capruzzi, si estendeva nella campagna limitrofa lungo le vie per Capurso, Carbonara, Bitritto, come anche nelle frazioni di Bari di Palese-S. Spirito, molte di interesse storico, purtroppo spesso in cattivo stato di conservazione, diverse distrutte dalla tumultuosa espansione edilizia, tanto che con decreto del 9 luglio 1990 sono state sottoposte a

vincolo dal Ministero dei Beni Culturali per il notevole interesse architettonico e paesaggistico. In realtà, l’espansione edilizia crescente dal dopoguerra ha completamente modificato il vecchio aspetto paesaggistico, caratterizzato dalle diverse tipologie abitative, susseguitesi nel corso dei secoli, quali masserie, torri, casini di campagna, insediamenti rupestri. Un interessante articolo, pubblicato da questa rivista (n. 7-8/2004) aveva avuto il merito di richiamare l’attenzione al recupero culturale di queste antiche dimore, come dalla meritevole iniziativa, dell’Associazione “Antiche Ville”.

L’Associazione “Antiche Ville” e l’Accademia Pugliese delle Scienze si sono fatte promotrici in più occasioni di iniziative per la tutela e la promozione del patrimonio delle antiche residenze di Bari ma senza risultati concreti. Villa Larocca “salvata” dall’Università di Bari


“Perché, decidere di passare una serata d’estate tra le mura di una antica dimora settecentesca? Un richiamo di tempi trascorsi, di silenziosi spazi aperti dove gli unici suoni provengono da una natura ancora incontaminata o semplicemente perché il fisico e la mente hanno solo bisogno di riappropriarsi del tempo, inteso come il trascorrere lento delle ore, semmai allietati da versi poetici o musica jazz o dal semplice gustare piatti saporiti dal dolce nettare della terra di Puglia”. Questa fu il piacevole invito dell’Associazione “Antiche Ville” nell’organizzare una serie di iniziative culturali, musicali ed enogastronomiche da svolgere nelle suggestive dimore delle antiche ville, realizzate tra il settecento e il primo novecento tra la campagna di Mola e quella di Rutigliano, precisamente nelle contrade di Brenca e di San Materno. Accompagnato da un piacevole programma di visite, l’invito era molto suggestivo: “Resterete estasiati fra questi paesaggi simili a dipinti impressionisti, avvolti dalle fragranze straordinarie dei prati, di margherite, papaveri, acetoselle, costellati di ulivi paragonabili a sculture”. Con le stesse finalità, l’Accademia Pugliese delle Scienze da tempo si è fatto promotrice della salvaguardia del patrimonio delle antiche ville di Bari, ma senza conseguire un concreto risultato, Pur tuttavia, per lungimiranza dell’Università di Bari, durante il rettorato del prof. Pasquale Del Prete, nel 1968 fu acquistato dagli eredi Larocca, una delle più belle ville ottocentesche, inserita nel campo delle Facoltà scientifiche di via Amendola, che dopo gli opportuni restauri, saggiamente è stata destinata a contenitore culturale della città, dove per la presenza di un ampio parco, recentemente reso più suggestivo da una ricca collezione di rose e da numerose piante da giardino, le manifestazioni culturali sono frequenti occasioni di incontro con la cittadinanza, creando quella atmosfera tanto auspicata dalla Associazione “Antiche Ville”. In questa atmosfera merita di essere citato il giardino di Santa Fizzarotti Selvaggi (“Nel giardino del Carmelo”, NelMese, 7-8/2012), come nella suggestiva cronaca di Marisa Di Bello: “Una notte per ascoltare voci e suoni che parlano all’anima prima ancora che alle orecchie, una notte per ritrovarsi tra amici, per riflettere su temi che toccano il senso profondo della vita. È non è un privilegio da poco ritagliarsi momenti così, strappati per qualche ora al ritmo frenetico di azioni ed eventi a cui il nostro vivere quotidiano ci ha ormai abituato”. La profonda connessione dell’arte del giardinaggio con le esigenze spirituali e materiali dell’essere umano, fa comprendere quanto importante sia stata la sua funzione in tutti i tempi. I giardini hanno

VILLA LAROCCA

portato bellezza, tranquillità e riposo a coloro che vi cercavano rifugio dall’affanno della vita giornaliera; spesso pittoreschi e sempre piacevoli, hanno anche offerto uno scenario per le ore più solenni; piccoli e grandi, situati su vaste estensioni di terra, oppure in angoli raccolti, essi sono un riflesso delle conquiste colturali di un determinato periodo storico o espressione di un certo genere di vita (J. S. Benell). In esso il tempo si ferma; è sempre primavera, vengono meno ogni necessità e ogni cambiamento legati all’avvicendarsi delle stagioni. Per questo, è anche il luogo in cui la natura si piega secondo la volontà umana sino a coincidere con il sogno paradossale di una natura perfetta e al tempo spesso perfettamente dominata dall’uomo. Il modello che lo informa è ovviamente l’Eden, il Paradiso Terrestre, perché fuori dal tempo e dunque del succedersi delle stagioni (F. Cardini, “Il giardino delle muse, le stagioni”, 2004). Sono queste le motivazioni, che da tempo sollecitano le problematiche della salvaguardia delle dimore storiche, di antiche ville che rischiano il degrado. Certamente, gli interventi di restauro e la gestione hanno problemi di costi, per i quali è necessario

trovare adeguate soluzioni, attraverso una migliore fruizione. Un esempio a Bari, è stato il recupero di villa Romanazzi-Carducci, appartenente ad una nobile famiglia di Putignano, che avevano acquistato nel 1885 la dimora costruita da un esponente di quella classe borghese di origine straniera venuta a Bari nell’800 per una proficua attività commerciale nell’esportazione di prodotti agricoli ed altri. Dopo anni di abbandono e dopo un estenuante iter burocratico, la villa restaurata nella sua antica bellezza è divenuto un piacevole luogo di congressi e di cerimonie di vario tipo. Di recente, la stessa disponibilità per la sua villa di S. Spirito è stata espressa da Renato Morisco, noto ristoratore di esperienze internazionali, attualmente molto impegnato nella valorizzazione dei prodotti alimentari pugliesi sui mercati esteri. La villa, a due piani, su quello superiore fornito di un ampio salone è spesso luogo di manifestazioni culturali su tematiche diverse, spesso dedicate ad una sana e corretta alimentazione, con relazioni tenute da esperti di vari settori. In questo modo, è possibile conciliare la salvaguardia del patrimonio storico, con la necessità di sostenere il costo della gestione.

L’amenità dei luoghi, il godimento dei vasti parchi ben curati, la viva attenzione agli incontri culturali, l’amabile e dotta convivialità, creano una piacevole e serena atmosfera, un momento di pausa nel frenetico ritmo della vita moderna. Appello alle istituzioni locali per una maggiore attenzione a un patrimonio architettonico, storico e culturale irripetibile Marzo 2013 - NelMese |33


Nelle antiche ville: arte, poesia, moda musica, gastronomia, si incontrano. Sono momenti di pausa e di quiete contro lo stress quotidiano della vita moderna che Renato si è impegnato a rendere sempre più lieti nella splendida cornice di Villa Morisco È indubbio che l’amenità dei luoghi, il godimento dei vasti parchi ben curati, la viva attenzione agli incontri culturali, l’amabile e dotta convivialità creano una piacevole e serena atmosfera, un momento di pausa nel frenetico ritmo della vita moderna. C è una ricchezza che non è solo formale ed estetica ma anche dell’anima. Una ricchezza figlia della ricerca del bello. Il piacere dell’incontro conviviale nelle antiche ville va oltre il bisogno del mangiare, perché la coreografia è la più immediata ed esaltante sensazione; un insieme di eleganza, raffinatezza, colore, calore, amabile accoglienza degli ospiti.

Il desco - è stato scritto - è un’abitudine antica, in cui il tempo si ferma per concedere all’uomo una pausa di ristoro, di meditazione o di piacere. È la tavola di tutti i giorni, così come può diventare la tavola delle feste e delle grandi occasioni di vita. È sulla tavola apparecchiata dove la fantasia, la cultura, il buon gusto dei padroni di casa spaziano in una costante ricerca del bello, dell’armonia, del colore. Quasi una sublimazione dell’effimero, la gioia della creazione per una durata di pochi brevi momenti (Bona Frescobaldi Marchi, Giuseppe di San Giuliano). Sul recupero delle tante antiche ville,

sparse tra Bari e le frazioni di Santo SpiritoPalese e Torre a Mare, gli articoli di stampa e i diversi dibattiti hanno richiamato una maggiore attenzione del Ministero dei Ben Culturali per la loro salvaguardia conseguita con il vincolo. Ma molto sentito è l’auspicio che possano ritornare a vivere con il fondamentale ruolo di contribuire al miglioramento della qualità della vita nella nostra città, sperando in un sentito impegno del Comune e della Provincia e di tutte le Istituzioni sensibili a trovare adeguate soluzioni.

ANTICHE VILLE

VILLA COSTANTINO

VILLA DE GRECIS

VILLA LUCAE

VILLA LUCIA

VILLA MILELLA LOSACCO

VILLA ROTH

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GASTRONOMIA UN CONVEGNO INTERESSANTE E “DIDATTICO” SULLA CULTURA DEL CIBO E GLI STILI DI VITA

A tavola con intelligenza e un pizzico di saggezza Il segreto di una alimentazione gustosa e corretta è proprio nella consapevolezza di un corretto equilibrio tra cultura e bisogni. Una sorta di summit tra esperti per approfondire il problema ed elargire preziosi suggerimenti. Una lezione dall’analisi storica del passato

I

nteressante convegno sul tema “Alimentazione tra cultura e bisogni” nell’ambito del programma “Women in Progress 1860-2012” che ha già ricevuto unanimi consensi per i validi successi delle precedenti manifestazioni che si sono svolte a dicembre a Palazzo Mincuzzi e in via Argiro. Certamente, è stata una lodevole iniziativa per evidenziare il faticoso percorso dell’emancipazione della donna, che dapprima lentamente dall’Unità d’Italia, ma più rapidamente dall’ultimo dopoguerra ha caratterizzato il ruolo femminile sempre più presente nella società moderna. La giornata di studio è stata organizzata dall’avv. Stella Sanseverino, consigliera di Parità della Provincia di Bari, e dalla prof.ssa Teresa Iorio, responsabile Relazioni con Associazioni del Territorio Provinciale, che hanno illustrato le finalità dell’incontro. Dopo i saluti dell’assessore dott. Giovanni Barchetti, in rappresentanza del presidente prof. Francesco Schittulli, le relazioni sono state tenute dal prof. Vittorio Marzi, presidente dell’Accademia Pugliese delle Scienze e della Sezione Sud-Est dell’Accademia dei Georgofili, dal dott. Giuseppe Amoruso, specialista in Scienza dell’Alimentazione e Malattie dell’Apparato digerente, e dal perito Renato Morisco, noto esperto enogastronomico, che ha organizzato la degustazione di dolci e tisane. Con la relazione introduttiva del prof. Marzi su “Le donne e il cibo nell’Italia borghese di fine Ottocento-inizio Novecento”, è stata affrontata la tematica del convegno, che necessariamente richiedeva un excursus storico, che per l’oratore è stata una opportuna riflessione sui problemi della società moderna, che vede nella donna un nuovo e giusto ruolo. A questo proposito, significative le espressioni sulla donna borghese dell’Ottocento: “Eterea e disappetente, ma generosa nutrice, esperta cuoca e squisita ospite si configura cosi la moglie e madre ideale dell’Italia borghese di fine Ottocento… L’essere 36| NelMese - Marzo 2013

sposata, l’essere moglie, madre era infatti l’unica identità sociale riconosciuta e riconoscibile, fuori da questo ruolo la donna non aveva più alcuna parte per lei prevista nella rappresentazione sociale”. Arricchita da una lunga sequenza di immagini e di riferimenti bibliografici, la relazione ha illustrato questa interessante fase storica del primo periodo dell’Unità d’Italia, che vede la donna borghese protagonista nel nutrire gli altri dall’allattare e svezzare, due doveri materni, nell’allestire un pranzo in famiglia e per gli ospiti, compito della perfetta padrona di casa, nel nutrire se stessa, come nutrirsi e di cosa nutrirsi, sempre in maniera morigerata e composta, mai imitando le esuberanze maschili a tavola. Era essenziale per la donna educare l’animo proprio al sentimento della casa. Saper gestire con competenza una casa, saper fare buona cucina, spendendo il meno possibile, erano conoscenze di grande utilità per una buona massaia. Inoltre, una donna che volesse sembrare distinta non doveva mai far sapere di avere fame, né imitare atti virili, come il fumare, il bere, il vociare in pubblico. La donna, appartenente a un ceto medioalto veniva considerata nel XIX secolo “l’eterna malata”, uno stereotipo di femminilità, una creatura descritta come tutto corpo e nervi, una fragilità strutturale, che portava alla nevrastenia, patologia delle classi agiate. Molti di questi disturbi derivavano dalle conseguenze di uno stile di vita malsano, modello considerato “femminile” diete carenti, busti stretti le cui stecche, conficcate nella

carne fino a marcire, poco esercizio, essere pallide come le esangui eroine romantiche, colorito purissimo della pelle, segno di distinzione, pallore indice di purezza, nonchè di una vita domestica al riparo dalle fatiche da mondo esterno. Erano frequenti nelle ragazze forme preoccupanti di anoressia, che testimoniano uno stato di sofferenza, a causa dell’erotismo che era in loro latente e la difficoltà nei rapporti sociali. La relazione è stata un’interessante analisi storica del passato, che ha evidenziato tutta l’azione condotta nel tempo per l’emancipazione della donna ed è stata piena di spunti per il dibattito con il pubblico. Nella sua relazione “Basta una dieta per dimagrire?” il dott. Amoruso ha offerto diverse riflessioni su un tema molto attuale. Tutti vogliono o pensano di dimagrire, per-

Una riflessione con un excursus storico del prof. Marzi su “Le donne e il cibo nell’Italia borghese di fine Ottocento-inizio Novecento”, quando alla donna si chiedeva di essere eterea e disappetente ma generosa nutrice, attenta nella gestione della casa, saper fare buona cucina, spendendo il meno possibile


AL TAVOLO DELLA PRESIDENZA, DA SINISTRA, IL PROF. VITTORIO MARZI, LA PROF.SSA TERESA IORIO, L’AVV. STELLA SANSEVERINO, L’ASSESSORE DOTT. GIOVANNI BARCHETTI, IL DOTT. GIUSEPPE AMORUSO

ché esiste una pressione culturale verso la magrezza, in quanto viviamo in una società dove l’apparire è più importante dell’essere. Infatti, la nostra società considera le persone obese poco attraenti, per questo molti obesi sviluppano un’immagine corporea negativa, che rappresenta il più potente fattore che motiva a dimagrire per migliorare l’apparenza fisica. Si definisce “Immagine corporea negativa” una condizione che è più disagevole ed inibente di una ordinaria preoccupazione corporea. Quello che spinge una persona intelligente e normale a pensare che essere magra sia l’unica via verso la felicità è rafforzato dal messaggio frequente del tipo: le persone, specialmente donne, devono essere magre, mentre essere grasse significa avere scarsa capacità di controllo. Questi convincimenti e condizionamenti determinano in molti soggetti obesi una vera ossessione: dimagrire costi quel che costi, facendo ricorso spesso a terapie non validate dal punto di vista scientifico, che illudono all’inizio per la perdita di peso, ma che deludono dopo qualche mese per il fatale recupero. Certamente, il problema si pone nella sua complessità, il cervello soffre quando non ci prendiamo cura di noi, attiva il centro della fame e si gratifica con la ricerca del cibo dolce, per ripristinare un equilibrio psico-fisico. È necessario uno sforzo per uscire da questo stato d’animo, come nelle conclusioni dell’oratore: “Non è mai troppo tardi, credi in te, non ti chiudere, vivi la tua vita” è la migliore risposta che si possa dare alla domanda “Basta una dieta per dimagrire?”. Con una significativa relazione finale dal titolo “Peccati di gola” Renato Morisco, sulla base della sua grande esperienza di raffinato enogastronomo, ha voluto evidenziare l’importanza di una sana, gustosa e corretta alimentazione, che giustificherebbe il peccato della gola, se il rapporto con il cibo avviene secondo il detto “mangiare è una necessità, mangiare intelligentemente è un’arte”. Nei Paesi industrializzati, caratterizzati da un diffuso benessere economico, la società moderna sempre più edotta dai numerosi mezzi di informazione, pone sempre più attenzione all’impiego del proprio tempo libero, per cui la buona tavola mantiene sempre un ruolo prioritario nelle riunioni conviviali, che sono

“Basta una dieta per dimagrire?” l’interrogativo proposto dal dott. Giuseppe Amoruso. In una società che considera le persone obese poco attraenti, pensare che essere magri sia l’unica via verso la felicità, è rafforzato dal messaggio del tipo: le persone, specialmente donne, devono essere magre, mentre essere grasse significa avere scarsa capacità di controllo

Secondo l’enogastronomo Renato Morisco, il “peccato di gola” si giustifica se il rapporto con il cibo avviene secondo il detto “mangiare è una necessità, mangiare intelligentemente è un’arte”. La gastronomia è un insieme di inventiva, arte e scienza da vivere con gioia un modo di socializzare, ma evitando le abbuffate, avvicinandosi al cibo con saggezza e competenza. È un messaggio, che mi viene dettato, ha concluso Morisco, dalla mia lunga esperienza di ristoratore, che considera la gastronomia un insieme di inventiva, arte e scienza, per la felicità dei propri ospiti. Dopo un breve e vivace dibattito, è seguita la cerimonia di consegna delle targhe di riconoscimento della Provincia di Bari e borse di studio offerte da Inner Wheel Bari e Inner Wheel Bari Levante alla Junior

Dance Company di Sara Accettura - London Contemporary Dance School e all’ITC Santarella, Consulta femminile del Conservatorio “N. Piccinni” di Bari. Il convegno si è concluso con un buffet a base di cioccolatini Venchi dolci dietetici preparati da Renato Morisco, con l’impiego di un dolcificante naturale ipocalorico, estratto da una pianta la Stevia rebaudiana in sostituzione dello zucchero, di recente introduzione in Italia e tisane offerte dalla Ditta San Demetrio-Specchiasol. Marzo 2013 - NelMese |37


CIVILTÀ RURALE PRESENTATO NEL SALONE DEGLI AFFRESCHI DELL’UNIVERSITÀ DI BARI IL VOLUME “I PAESAGGI DELLE BORGATE RURALI”

Alla riscoperta di una Puglia rurale L’opera, edita da Adda per il Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali dell’ateneo barese, è curata da Pasquale Dal Sasso, Giacomo Scarascia Mugnozza e Rosa Viviana Loisi. Il punto sui centri rurali della Puglia, dalla Capitanata al Salento. Ampia e curata la documentazione tra fotografie, cartografie storiche, progetti e testimonianze d’epoca

U

n interessante viaggio attraverso il mondo contadino ricco di storie, spesso dolorose, che hanno caratterizzato lo sviluppo agricolo locale, riportate alla luce dal volume “I paesaggi delle borgate rurali di Puglia” edito da Adda. La ponderosa opera, curata da Pasquale Dal Sasso, Giacomo Scarascia Mugnozza e Rosa Viviana Loisi del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali dell’Università di Bari, è il risultato di tre anni di intenso lavoro, di una capillare indagine che ha riguardato quindici macroaree della Puglia, dalla Capitanata al Salento, e che ha coinvolto 92 borghi rurali, centri di servizio e centri aziendali che soprattutto tra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento hanno reso produttive aree agricole di grandi dimensioni e restituito dignità alla vita dei contadini. Le borgate rurali sono, infatti, la testimonianza di un fervido e lungo periodo storico dell’agricoltura italiana, e soprattutto di quella meridionale, che ha visto il riscatto della sua popolazione da una grave condizione di disagio socio-economico. Il volume è stato presentato nel Salone degli Affreschi dell’Università degli Studi di Bari, cornice ideale per un lavoro che testimonia - come ha affermato il prorettore 38| NelMese - Marzo 2013

• di Alessio Rega Pasquale

DAL SASSO

Giacomo

SCARASCIA MUGNOZZA

Rosa Viviana

Loisi

I PAESAGGI DELLE BORGATE RURALI DI PUGLIA

“I PAESAGGI DELLE BORGATE RURALI”, A CURA DI PASQUALE DAL SASSO, GIACOMO SCARASCIA MUGNOZZA, ROSA VIVIANA LOISI, ADDA EDITORE, € 30

Augusto Garuccio - la qualità e la vivacità della ricerca accademica, capace di produrre prodotti di eccellenza nonostante il contesto particolarmente difficile come quello attuale in cui il sistema universitario si trova a fare i conti con una crisi economica senza precedenti. Il merito principale del corposo lavoro,

come ha ben evidenziato anche Angela Barbanente, assessore alla Qualità del Territorio della Regione Puglia, è quello di raccogliere una vastissima documentazione fatta di foto, cartografie storiche, progetti e documenti d’epoca che offrono un dettagliato quadro d’insieme di un patrimonio di grande valore da tutelare e riutilizzare. Un impegno dal quale la Regione - rappresentata da Dario Stefano, assessore alle Risorse Agroalimentari - non può sottrarsi e al quale bisogna dedicare grande attenzione. Il volume è un’opera completa e ben strutturata che si apre con un dettagliato excursus storico e una ricostruzione del percorso legislativo sviluppatosi a partire dalla legge Baccarini del 1882 e di quelle successive, in particolare la legge Serpieri del 1933 sugli interventi di bonifica integrale, fino alla Riforma fondiaria e all’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno nel 1950 che hanno contribuito alla drastica trasformazione del paesaggio agricolo pugliese, prima dominato da zone paludose destinate a uno scarso rendimento. Un problema atavico, quello della bonifica, che ha radici lontane tanto che già durante il regno borbonico - come ricordato da Alessandro Santini, presidente dell’Associazione Italiana di Ingegneria Agraria - si sentiva la necessità di recuperare terre fertili


BORGO MEZZANONE, MANFREDONIA

dalle paludi. In questo lungo processo di bonifica e di trasformazione fondiaria culminato nel Novecento un ruolo fondamentale fu svolto, come ha rilevato il prof. Vittorio Marzi presidente dell’Accademia Pugliese delle Scienze e della Sezione Sud-Est dell’Accademia dei Georgofili, dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Bari per merito di molti docenti, alcuni dei quali maestri degli autori del volume, che hanno raccolto documenti e testimonianze fondamentali per comprendere il processo produttivo dell’agricoltura pugliese dalla seconda metà del secolo fino ai giorni nostri. Il prof. Scarascia Mugnozza ha quindi sottolineato come uno degli aspetti più interessanti della bonifica sia stato quello sociale prima ancora di quello produttivo. Nella fondazione dei borghi rurali, infatti, l’obiettivo principale è stato quello di garantire una maggiore qualità alle condizioni abitative dei contadini. Tutto questo è stato possibile grazie appunto alla bonifica e alla Riforma fondiaria così come hanno fatto ben notare Pietro Salcuni e Anna Chiumeo, rispettivamente presidente e direttore dell’Unione regionale Bonifiche Irrigazione Puglia, in una regione che ha basato il suo successivo sviluppo economico e sociale proprio sull’agricoltura che, se rilanciata, può essere ancora oggi una fonte straordinaria di ricchezza. A tal proposito, un ruolo molto importante è quello che possono svolgere i Consorzi di bonifica, considerati vere e proprie “sentinelle” del territorio. La salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio richiedono tuttavia anche un’attenta tutela giuridica. Questo è stato il monito lanciato da Antonio Uricchio e ripreso anche da Giuseppe Patruno che ha focalizzato l’attenzione sulle trasformazioni dell’agricoltura che con l’industrializzazione ha perso molta rilevanza, tanto che oggi si registra una carenza di richieste di lavoro nel settore. Eppure, lo stato di salute dell’agricoltura è uno dei fattori fondamentali per capire lo sviluppo di un paese. Risolvere i problemi della produttività agricola, ha evidenziato Giulio Fenicia, è fondamentale per la stessa crescita economica dell’Italia. Il volume si concentra, inoltre, in maniera approfondita sulla descrizione dell’edilizia rurale e sulla sua distribuzione territoriale, individuando i borghi rurali e i centri di ser-

GLI AUTORI

GIACOMO SCARASCIA MUGNOZZA

PASQUALE DAL SASSO

ROSA VIVIANA LOISI

La bonifica e la riforma fondiaria hanno permesso di rendere fertili vaste aree paludose altrimenti poco produttive. Tante anche le eccellenze da un punto di vista architettonico come Segezia, Borgo Libertà e Lamadacqua. La sfida per la salvaguardia e il loro riutilizzo vizio di supporto alle zone appoderate nei comprensori di bonifica e di riforma fondiaria. Tra questi borghi di una Puglia contadina si scoprono anche strutture dal notevole valore architettonico come Lamadacqua a Noci, Borgo Libertà a Cerignola, Borgo Segezia a

Foggia, dove operò Concezio Petrucci. Oggi, molti di questi borghi realizzati per offrire servizi alla popolazione rurale hanno perso la loro originaria funzione e sono stati destinati a usi residenziali; altri ancora, invece, si trovano in uno stato di totale abbandono

LAMADACQUA, NOCI Marzo 2013 - NelMese |39


LOCONIA, CANOSA DI PUGLIA

o sono stati addirittura trasformati in centri di accoglienza per immigrati con il rischio di disperdere un patrimonio di grande valore.

Pertanto, la sfida a cui le varie amministrazioni sono chiamate è quella del riutilizzo di questi borghi, sia in un’ottica di rilancio delle

attività legate alla produzione agricola e sia per finalità di turismo rurale.

LA TESTIMONIANZA DEL FIGLIO DI UN PIONIERE DELLA RIFORMA FONDIARIA

Quella immensa palude resa fertile dai tecnici e dal sudore contadino

L’agronomo Antonio Ferro tra i protagonisti della bonifica della vasta area lucana oggi “invasa” da pescheti, tendoni di uva e oliveti intensivi • di Giuseppe Mauro Ferro*

S

ono figlio di uno delle centinaia di tecnici agricoli che furono impegnati nell’attività di riforma fondiaria. In queste poche righe cercherò di rievocare qualche aspetto di quel mondo sulla base dei ricordi che mi ha trasmesso mio padre. Già! Mio padre, l’agronomo Antonio Ferro, che cominciò giovanissimo ad operare, alle dipendenze dell’Ente di Riforma Fondiaria di Puglia, Basilicata e Molise, nella zona di Policoro, in quella vasta pianura alluvionale, ora magnifica, che si estende da Taranto alla Calabria, protetta a Nord dalla corona terminale ionica degli Appennini. Oggi sono divenuti terreni fertilissimi, tutti irrigati, e in gran parte capaci di colture più precoci di quelle siciliane. Ma allora erano diffusamente malarici, paludosi d’inverno, aridi d’estate, solo estensivi latifondi granari, tanto che i paesi erano arroccati sulle colline, da Ginosa a Mottola, ecc.. Qui vale la pena menzionare i ricordi di mio padre: nei più di 6.000 ettari dei baroni Berlingeri, appena mietuto il grano e prima di autorizzare la gente ad andarci a spigolare, venivano fatte passare orde di tacchini! Gli interventi furono giganteschi: dighe per regimare le acque a monte, bonifica idraulica e impianti irrigui collettivi a valle, costruzione della rete degli appoderamenti, dalle strade in terra stabilizzata (così valide che le tecniche e i laboratori necessari furono anche esportati in Persia, ecc.) alle case, alle borgate di servizio (scuole, centro medico, Chiesa, uffici, negozi). Qui riporto un altro ricordo di papà: la zona era così povera, anche di popolazione, che per occupare questi nuovi poderi fu necessario importare famiglie dall’interno della Basilicata. Immaginate questa scena: dopo la riunione in piazza in cui il Ministro Fanfani distribuì gli attestati di proprietà agli assegnatari, una donna anziana chiese a papà di far portare le donne presenti a vedere il mare (sic!). Caricate su alcuni Leoncini (autocarri attrezzati con panche per il trasporto persone) e arrivate al mare espressero la loro emozione con questo gesto, cominciato dalla donna più anziana: senza badare ai loro costumi caratteristici, sollevarono leggermente la veste ed entrarono nell’acqua, vi intinsero la mano e fecero il Segno della Croce. Dopo alcuni anni a Policoro, papà fu nominato Direttore del Centro di Colonizzazione di Gaudiano, nella valle dell’Ofanto. Anche là i latifondisti erano costretti dalla malaria ad ingaggiare personale in più, per compensare le falcidie. Erano indimenticabili le torme dei mietitori e, prima, dei raccoglitori delle fave, che dormivano per terra, sui marciapiedi di Lavello, avvolti nei loro tabarri. Mentre la nuova diga del Rendina regimava le acque, per l’inverno e per l’estate, anche là veniva costruita la rete di strade, di case, di borgate 40| NelMese - Marzo 2013

ANTONIO FERRO, LECCESE, FU UNO DEI PIONIERI DELLA RIFORMA FONDIARIA. A LUI SI DEVE LA COSTITUZIONE DELLA MAGGIOR PARTE DEGLI ORGANISMI COOPERATIVI PER LA TRASFORMAZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI DEI VARI PIANI VERDE, CASSA DEL MEZZOGIORNO E COMUNITÀ EUROPEA (FEOGA) NELLE PROVINCE DI BARI E LECCE. PER LE BENEMERENZE ACQUISITE NELLA SUA ATTIVITÀ IL CAPO DELLO STATO GIOVANNI LEONE, NEL 1973, GLI CONFERÌ L’ONORIFICENZA DI CAVALIERE UFFICIALE AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA

rurali, mentre nel campo dimostrativo comparivano le fragole e persino gli asparagi e il centro avicolo distribuiva pulcini. Oggi la valle dell’Ofanto è tutta a pescheti, tendoni di uva e oliveti intensivi. Dopo alcuni anni a Gaudiano, per mio padre arrivò il trasferimento a Gravina di Puglia (Centro di Colonizzazione di Dolcecanto), poi la Direzione provinciale, prima di Bari e poi di Lecce con l’interim di Brindisi. La fase della trasformazione si era evoluta: dalle cooperative di servizi collettivi e dalle mutue bestiame si passò a sviluppare cooperative di primo grado specializzate: oleifici, cantine sociali, cooperative ortoflorofrutticole e poi anche consorzi di cooperative: centrale del vino, centrale dell’olio di oliva, consorzio ortofrutticolo, sviluppo delle serre e del mercato dei fiori. Indimenticabile fu la visita dell’Ambasciatore degli Stati Uniti, il prof. Gardner accompagnato dalla moglie. Fu spiegato loro che l’Arneo era tanto pietroso che all’inizio era stato incluso fra le zone di riforma solo per un’insurrezione popolare; poi però gli appoderamenti, che sembravano destinati al fallimento, diventarono fonte di grande ricchezza, grazie ad estesi impianti irrigui collettivi che rendevano produttivi quei terreni superficialissimi, ma per ciò stesso fonti di colture precoci e pregiate. Mentre sotto i loro occhi c’era l’esteso biancheggiare di serre di fiori in tutta la valle di Rodegaleto, le figlie di un assegnatario portarono mazzi di gladioli e di rose bellissime per loro e per la scorta e la signora si commosse profondamente. Caro papà, quando moristi un Senatore commentò “È un’epoca che è finita”. Questo ricordo veramente grato va a moltissimi funzionari dell’Ente che con lo stesso entusiasmo operarono. * Dottore Agronomo - Accademico dei Georgofili


Marzo 2013 - NelMese |41


CIVILTÀ RURALE UN INTERESSANTE LIBRO SCRITTO DA DOMENICO NARDONE, SANTINA LAMUSTA E NUNZIA DITONNO

“Fave e favelle”, così parlò la Puglia peninsulare “Le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione. Aforismi. Modi di dire. Farmaci. Cosmetici”. Pregevoli i disegni in bianco e nero spesso tratti da antichi volumi che hanno fatto la storia della Botanica. Le chiavi di lettura per “comprendere” l’opera

P

resso Villa Larocca, sede dell’Accademia Pugliese delle Scienze e dell’Accademia dei Georgofili, sezione Sud-Est, è stato presentato il volume dal titolo “Fave e favelle”, sottotitolato “Le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione. Aforismi. Modi di dire. Farmaci. Cosmetici”, alla presenza degli autori Domenico Nardone, Santina La Musta e Nunzia Di Tonno. L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione tra l’Accademia Pugliese delle Scienze, l’Accademia dei Georgofili, sezione Sud-Est, e la Sezione Pugliese della Società Botanica Italiana. All’incontro sono intervenuti Franca Tommasi, presidente della Sezione Pugliese della Società Botanica Italiana, Pasquale Montemurro, professore ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee dell’Università degli Studi di Bari ”Aldo Moro” e gli autori del volume. I rituali saluti sono portati da parte del prof. Vittorio Marzi, presidente dell’Accademia Pugliese delle Scienze e dell’Accademia dei Georgofili, sezione Sud-est, che con la consueta eleganza ha accolto i partecipanti all’iniziativa e con la sua cultura ed esperienza scientifica ha parlato della coltivazione e dell’uso della fava. Subito dopo ha preso la parola la prof. Tommasi, la quale ha fatto presente come il volume dal titolo breve e incisivo “Fave e favelle”, abbia un lungo sottotitolo esplicativo dei contenuti e dell’impegno degli autori. Si tratta di un’opera che non si legge: si consulta. È una vera enciclopedia dei termini dialettali diffusi nella Puglia peninsulare, con la loro corrispondenza ai termini comuni. Puglia peninsulare è una definizione felice che indica un territorio comprendente le province di Taranto, Lecce e Brindisi, in un felice connubio di usi e tradizioni che costituiscono un patrimonio da conoscere, custodire e tramandare. Gli autori, ha continuato la prof. Tommasi, hanno svolto un vero e proprio “lavoro di squadra”, unendo le loro competenze di tipo scientifico, letterario, storico ed etnologico per realizzare un’opera che costituisce “un fiore all’occhiello” fra altri 42| NelMese - Marzo 2013

PASQUALE MONTEMURRO, PROFESSORE ORDINARIO DI AGRONOMIA E COLTIVAZIONI ERBACEE ALL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI, E FRANCA TOMMASI, PROFESSORE DI BIOLOGIA VEGETALE PRESSO IL DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA DELL’UNIVERSITÀ DI BARI E PRESIDENTE DELLA SEZIONE PUGLIESE DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA

volumi da loro realizzati. Domenico Nardone, botanico, membro della Società Botanica Italiana, è colui che, già autore di pregevoli testi riguardanti la flora tarantina, si è occupato delle caratteristiche scientifiche delle specie prese in considerazione. Santina Lamusta e Nunzia Maria Ditonno hanno dato spazio alle loro conoscenze ed esperienze, in un tenace lavoro di ricognizione delle notizie relative a specie di piante conosciute, ma comunque utilizzate nel loro territorio. Il volume, di circa 600 pagine, è suddiviso in capitoli riguardanti: le voci dialettali delle piante e le espressioni attinenti, le schede etnobotaniche, le tabella delle proprietà ed usi, gli indici (nomi italiani, scientifici, non italiani), gli antichi medicamenti, i luoghi e le persone. Il libro comprende anche pregevoli disegni in bianco e nero, spesso tratti da antichi volumi, che hanno fatto la storia della Botanica, ed

una nutrita bibliografia. Il tutto è preceduto da una introduzione di Rosario Jurlaro, già direttore della Biblioteca di Francavilla Fontana, marito di una delle autrici (Nunzia Ditonno), fatto che indica come tale lavoro sia anche il frutto dell’impegno “familiare” di due coppie unite da lunga amicizia e collaborazione. La prof. Tommasi ha, quindi, fornito un esempio di come va consultato il volume: dalla voce dialettale si identifica il nome della specie, quindi dalle schede se ne trovano le notizie scientifiche, storiche, etnografiche e la tabella finale riassume i vari usi della specie. Un ricco glossario di termini in varie lingue arricchisce l’opera, contribuendo a darle valore multiculturale, interculturale ed interdisciplinare. La prof. Tommasi ha poi evidenziato la cura e l’impegno che traspaiono in ogni pagina del volume e la meticolosità nel riportare particolari suffragati sempre da un attento studio. Gli autori sono assidui fre-

Nelle schede le notizie storiche, scientifiche, etnografiche e la tabella che riassume i vari usi della specie. Un glossario di termini in varie lingue arricchisce il volume contribuendo a dargli un valore multiculturale, interculturale e interdisciplinare. Gli “agganci” alla Letteratura


quentatori delle attività della sezione Pugliese della Società Botanica Italiana alla quale hanno assicurato sempre la loro instancabile collaborazione. Più volte, infatti, hanno organizzato iniziative e partecipato ad incontri ed escursioni, con lo scopo di conoscere e far conoscere le realtà scientifiche e culturali della nostra terra. La prof. Tommasi ha mostrato in diapositive numerose foto e documenti di queste iniziative, mettendo anche in risalto tutta la produzione scientifica degli autori. È quindi intervenuto il prof. Montemurro che ha messo in evidenza alcune interessantissime peculiarità del libro, sottolineando la grande capacità degli autori nel prendere in considerazione gli aspetti più attinenti alla botanica, all’agricoltura ed alle tradizioni contadine e nel “legarli” in un incredibile intreccio accattivante costituito con riferimenti che di volta in volta coinvolgono una miriade di testi di differente estrazione culturale: la letteratura greca, latina ed italiana, la stessa Bibbia, il “Cantico delle creature” di San Francesco d’Assisi, e tante altre fonti costituiscono come dei “petali” molto numerosi, che vanno a costituire di volta in volta dei corollari differenti tra loro e che si possono unire tra loro a formare dei piccoli “fiori”. Non a caso questo testo merita senz’altro il titolo di “Antologia”, derivante dalla parola greca ανθος, che appunto significa fiore. Infatti, ha continuato il prof. Montemurro, nel libro vi si trovano frequenti richiami alle “Georgiche” di Virgilio; vi si reperisce, tra l’altro, un’indicazione di Plinio, il quale spiegava come il frutto del melograno era chiamato dai latini malicorium, che significa “mela del cacciatore”, per il fatto che la scorza dei frutti era utilizzata per conciare le pelli, in quanto ricca di tannino. Sono chiamate in campo anche “Le opere ed i giorni” di Esiodo, che affermava come la “semina effettuata nella stagione delle piogge fosse più fruttuosa”, affermazione “inglobata” successivamente nel proverbio leccese “Se zappi chiangendo, meti ridendo”, traducibile in “Se zappi piangendo (nella stagione delle piogge), mieti ridendo (in abbondanza)”. Anche Teocrito, il poeta greco antico siceliota, inventore della poesia bucolica, è presente nel libro nella parte riguardante il papavero; infatti, conoscendo lo scrittore l’usanza dei suoi contemporanei di trarre auspici dal tipo di schiocco o dall’impronta lasciata dal petalo del fiore, nell’Idillio III fa lamentare il capraio nella serenata dell’amore non corrisposto da Amarilli con le parole “…ne fui certo poco fa quando, mentre avevo in mente se tu mi amassi, non scoppiò incollandosi il petalo del papavero, ma appena si ripiegò nel morbido del braccio”. Nella pagina dedicata all’ortica, viene citata la Bibbia, in cui i profeti Isaia ed Osea la definiscono “pianta infestante”, è ricordato come nel linguaggio dei fiori tale pianta significhi crudeltà, perchè urticante,

GLI AUTORI DEL TESTO E DELL’INTRODUZIONE

e fatto pure presente che nel Medioevo tale specie fosse usata da streghe ed alchimisti, in quanto ritenuta in grado di ospitare anime dannate e demoni; sempre a proposito dell’ortica, gli autori hanno raccolto una testimonianza in base alla quale i contadini la somministravano alle galline ovaiole per rinforzare il guscio delle uova, oltre che per aumentarne la produzione. Nel brano dedicato alla passiflora, il lettore può trovare la vera giustificazione del perché tale specie di pianta si chiami così e sia stata denominata volgarmente dai veneziani Passion del Signor; infatti, tale significato deriva dal fatto che papa Paolo V (Camillo Borghese, 1605-1621) individuò nei componenti fiorali i segni degli strumenti che ebbero parte nella crocifissione di Cristo: gli stami ricordano i martelli, gli stimmi i chiodi, i filamenti la corona di spine posta in testa a Gesù. Ma incredile dictu, gli autori di questo ultraenciclopedico volume hanno trascritto pure dei riferimenti a degli atti di vendita notarili; ne è un esempio, appunto incredibile, quello riguardante la gramigna, citata proprio in un atto di vendita stilato il 7 agosto 1509 dal notaio Pascarello Roseo, il quale identifica la proprietà in vendita in una località denominata “La Gramignosa”, sita nei pressi di Casalnuovo, poi Manduria, sicuramente per la presenza in quei luoghi di una forte infestazione di tale malerba; il lettore viene in questo caso, tra l’altro, acculturato anche

DOMENICO NARDONE

SANTINA LAMUSTA

NUNZIA MARIA DITONNO

ROSARIO JURLARO

sotto l’aspetto toponomastico. Sfogliando il libro, il lettore può anche immaginare i “sapori di una volta”, se si ferma per esempio a pagina 279, dove viene tanto decantata una varietà di grano chiamata Tosello che, non provvista di reste (appendici filiformi, lunghe e rigide che posseggono determinate varietà di cereali particolari, particolare non sfuggito agli autori che tradisce la loro cultura botanica), stando alle note napoletane di Ciro Cipollini dava origine ad un pane eccellente e bianchissimo. Infine, come non richiamare la grande capacità del Trio di far emergere alcuni aspetti della civiltà contadina che sono poco conosciuti, quali gli aforismi, le filastrocche, i proverbi ed i modi di dire collegati alla flora spontanea salentina ed a quella importata da altri territori ed ambienti; nella loro lettura sembra quasi di essere spettatori del vissuto quotidiano in cui queste “storielle” collegate alle tradizioni popolari ed alla cultura contadina si sono sviluppate. Particolare interesse ha suscitato l’intervento di Domenico Nardone che ha illustrato come gli autori siano arrivati alla realizzazione dell’opera. Questa infatti è il risultato di anni di raccolta di materiale scientifico e di piante provenienti da vari luoghi da loro scoperti o segnalati da studenti, contadini, amici e conoscenti. Alla raccolta è seguita una paziente opera di studio, con metodi rigorosamente scientifici, che alcune volte

Nei proverbi, nelle filastrocche, nei modi di dire collegati alla flora spontanea salentina emergono alcuni aspetti della civiltà contadina che si esprime anche attraverso la ricostruzione di tradizioni, spesso non scritte ma tramandate a voce da anziani e quindi il recupero di un patrimonio di cultura, usi e costumi da salvaguardare per evitarne la scomparsa Marzo 2013 - NelMese |43


hanno richiesto la riproduzione della specie per semi, in ambiente controllato, al fine di esaminarne caratteristiche morfologiche e riproduttive e consentirne l’identificazione. La nomenclatura è stata estremamente curata e rispondente ai Codici di nomenclatura internazionale ed alle più recenti opere riguardanti la Flora. Il lavoro, durato svariati anni, è stato accompagnato da un paziente recupero di tradizioni, spesso non scritte, ma tramandate a voce da anziani, con termini dialettali di varia origine linguistica, da cui la necessità di un glossario poliglotta. Gli aforismi, poi, costituiscono una puntigliosa e accurata raccolta di definizioni, usanze e tradizioni popolari vive, in una civiltà vicina al mondo contadino. Tale patrimonio di cultura, usi e costumi, ha sottolineato in seguito la prof. Tommasi, è fortemente a rischio di scomparsa in una società in cui i rapporti fra persona e persona, fra persona e ambiente si pongono in una realtà generalmente fatta di impegni a distanza e di contatti “virtuali” che spesso, invece di conservare memoria di tradizioni proprie delle nostre terre, tende a sostituirle con le tradizioni di altre culture che si diffondono sempre di più. In una società che ha bisogno di riscoprire e conservare le proprie radici, l’opera “Fave e favelle” è veramente preziosa, anche perchè spesso gli autori non riportano solo notizie raccolte dall’esterno, ma informazioni, usi, tradizioni, ricette da loro personalmente sperimentate

ed usate. Chi conosce Santina Lamusta, ha sicuramente apprezzato le sue marmellate e i suoi liquori che valorizzano le risorse della nostra terra. La presentazione del volume, dopo l’ambito accademico, ha avuto un seguito nell’ambito del secondo incontro dell’iniziativa denominata “Ciboacculturarsi”, ideata ed organizzata dal prof. Montemurro, che aveva come “tema” appunto “i legumi, alimenti poveri ma non troppo”, incontro che ha avuto luogo nella straordinaria cornice del caffè Vergnano, sito in via Amendola a Bari. Il prof. Montemurro ha accolto gli ospiti illustrando gli scopi dell’iniziativa denominata appunto “Ciboacculturarsi”, soffermandosi a riassumere quanto avvenuto nella prima serata che aveva avuto per oggetto il riso (vedi Nel Mese 11/12). La prof. Tommasi ha, quindi, “ripresentato” in modo sintetico il volume “Fave e favelle”. Ha preso, poi, la parola il prof. Vittorio Marzi, che con la sua consueta competenza ed erudizione è entrato nel tema della serata, illustrando la storia della introduzione e della diffusione dei legumi, le loro caratteristiche botaniche ed agronomiche, e le linee di ricerca che hanno consentito nel tempo la selezione e la diffusione di specie e cultivar pregiate e più adatte alla commercializzazione, all’utilizzo ed alla trasformazione industriale. È stata, quindi, la volta della dott. Laura Dell’Erba, la quale ha sviluppato l’interes-

sante tema degli aspetti salutistici e terapeutici dei legumi. Durante la sua presentazione, la dott. Dell’Erba ha messo in evidenza come oltre a possedere un contenuto proteico molto elevato, i legumi sono apportatori all’organismo umano di importanti elementi minerali (ferro, calcio, zinco, ecc.) e vitamine del gruppo B, di folati e di fibre. Per quanto concerne gli aspetti terapeutici, la relatrice ha evidenziato come l’inserimento delle fave nella dieta dei malati di Parkinson può dare alcuni benefici. Studi clinici, condotti sul consumo alimentare di fava ed il morbo di Parkinson hanno, infatti, rivelato da un lato un aumento dei livelli plasmatici di L-Dopa, sostanza presente nella fava, e dall’altro un prolungamento della risposta motoria insieme ad un miglioramento delle performance motorie nei malati. Ha ancora una volta ripreso la parola la prof. Tommasi, ribadendo e sottolineando come il volume si inseriva benissimo nel tema della serata; ha, infatti, letto la frase popolare “No’ passa mai te la farmacia, ci mangia fae ogni ddia…”, frase che ha mirabilmente costituito l’ouverture, al momento enogastronomico che ne è seguito, con la degustazione del menù a base di legumi preparati dallo chef Emanuele Galeota, con ricette gustose, che hanno trovato gradimento da parte di tutti i partecipanti.

Da 80 anni la Qualità di sempre 1932

2012

Cialde Monodose Universali

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Guardiamo lontano per raccontarvi il futuro Siamo cresciuti naturalmente, per essere pronti a raccogliere le nuove sfide. Banca Apulia: il futuro è adesso.

www.bancapulia.it 46| NelMese - Marzo 2013


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