NelMese 3/2010

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nelmese periodico di Cultura Medicina Turismo Economia direttore responsabile

NICOLA BELLOMO sommario n. 3/2010 anno 44esimo Edizioni NUOVA GEDIM S.R.L. Direzione - Amministrazione - Pubblicità via Suppa, 28 - tel. 0805232468 - 0805220795 - 70122 Bari NUOVA GEDIM S.R.L. iscritta alla Camera di Commercio di Bari il 14/01/2008 al numero 503184 - “NELMESE” periodico di cultura medicina turismo economia iscritto al n. 333 del “Registro dei giornali e periodici” del Tribunale di Bari 9/11/1967 - Spedizione in abbonamento postale comma 34 - art. 2 - Legge 549/95 Filiale di Bari - E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di scritti e la riproduzione in fotocopia -. Nicola Bellomo ideazione Grafica. - Stampa: Pubblicità & Stampa Via dei Gladioli 6 - 70026 Modugno/ Bari - tel. 0805382917 ABBONAMENTO ANNUO PER IL 2010 Euro 32,00 - LA COPIA - euro. 3,20 (con copertina plastificata euro 3,50) - CONTO CORRENTE POSTALE 000088305263 INTESTATO A NUOVA GEDIM S.R.L. - VIA SUPPA 28 BARI 70122 BONIFICO BANCARIO SU C/C N.1000/61567 intestato a NUOVA GEDIM SRL VIA SUPPA 28 - 70122 - BARI DEL BANCO DI NAPOLI, FILIALE 0620 VIA ABATE GIMMA 101 BARI IBAN IT41 D010 1004 0151 0000 0061 567

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ECONOMIA / CREDITO

Organizzato per il terzo anno dalla Banca Popolare di Puglia e Basilicata

Financial Forum rinnovato successo

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Da sinistra, il direttore generale della Banca dott. Errico Ronzo e il responsabile della Rete Promotori Finanziari dott. Paolo d’Ambrosio

EUROPA

COMMERCIO

Intervista all’europarlamentare Sergio Silvestris

LA PUGLIA? NON SA COGLIERE LE OPPORTUNITA’ DELL’EUROPA

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di Francesco De Palo

ELEZIONI REGIONALI

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di Nicola Bellomo

GLI INTERVISTATI

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MASSIMO CASSANO

MARCELLO VERNOLA MICHELE MONNO GIACOMO OLIVIERI

ECONOMIA / TRASPORTI

Convegno organizzato da Interporto Regionale Puglia

INTERPORTI, PORTI, AEROPORTI, DISTRIPORT, SISTEMA LOGISTICO MERIDIONALE MOTORE DI SVILUPPO

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Il testo integrale del discorso del presidente Interporto Puglia

EMANUELE DEGENNARO: STRATEGIA 22 E INTEGRAZIONE FORMEDIL & POLITECNICO

I FUTURI ARCHITETTI IN CANTIERE

di Alessio Rega

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Libro de la Meridiana di Molfetta di Claudia Serrano

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UNIVERSITA’ / CONFINDUSTRIA

INDUSTRIA DEL FARMACO VA POTENZIATA IN PUGLIA 33 PO L I T E CN I CO / E CO N O M I A

NASCE BEST, LO SPIN OFF DI POLITECNICO E CONFCOOPERATIVE 34 F I E RA DE L LE V A N T E

EXPOLEVANTE, LA FIERA DI PRIMAVERA DALL’8 ALL’11 APRILE 34 ECONOMIA

LUIGI FARACE PRESIDENTE UNIONE CAMERE COMMERCIO DI PUGLIA 35 EDITORIA

CACUCCI PRESIDENTE DISTRETTO COMUNICAZIONE 35 E EDITORIA TECA DEL MEDITERRANEO

BIBLIOTECA REGIONALE, BENE PER GLI UTENTI 40 FUORICASA

LIBRERIE & LIBRI / MEDICINA

SORRISI IN CORSIA

OTTICA ROTONDO, QUALITA’ A VISTA D’OCCHIO

Impegno della Facoltà di Farmacia

COSI’ 4 CANDIDATI + IL DESIGNATO DE BARTOLOMEO

di Francesco De Palo

La storica ditta al centro di Bari, in via Calefati

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MUSICA

Docente la soprano Maria Grazia Pani

SCUOLA PER CANTANTI LIRICI 29

40 PERCHE’ A DUBLINO PUGLIA - DANIMARCA, SOLO ANDATA PER MARCELLA ARCHITETTO PUGLIESE PUGLIA - DENMKARK ONE WAY TICKET FOR MARCELLA APULIAN ARCHITECT di Claudia Serrano

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TURISMO / GUARDIAMOCI INTORNO

CASTELLO SVEVO, ARTE E STORIA di Concita Leozappa

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di Marisa Di Bello

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IL FANTASMA DI BONA SFORZA

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EUROPA SULLA SCIA DELLA RUBRICA “ONOREVOLE, E LA PUGLIA?” DEDICATA ALL’ATTIVITA’ DEI PARLAMENTARI DELLA REGIONE NE AVVIAMO UN’ALTRA RISERVATA AI RAPPORTI E ALLE IMPLICAZIONI CON LA COMUNITA’ EUROPEA. LA PRIMA PUNTATA LA DEDICHIAMO ALLE RIFLESSIONI DELL’EUROPARLAMENTARE DEL PDL, SERGIO SILVESTRIS, CHE DOPO DUE CONSILIATURE ALLA REGIONE PUGLIA, SIEDE PER LA PRIMA VOLTA TRA I BANCHI DELL’ASSISE EUROPEA

La Puglia?

Non sa cogliere le opportunità dell’Europa Euro-onorevole…e la Puglia? La nostra regione beneficia ancora di importanti risorse europee finalizzate all’aumento del reddito e allo sviluppo del sistema territoriale. Purtroppo da questo osservatorio mi accorgo, ancora di più, di come tali risorse siano sperequate e, in alcuni casi, nemmeno spese per intero. Proprio negli scorsi giorni, assieme ad altri esponenti appartenenti a diverse forze politiche, ci siamo riuniti per fare il punto dei fondi di spesa ed è emerso un dato drammatico. La maggioranza dei programmi operativi non é ancora a regime, anche a causa di un contesto socioeconomico peggiorato dalla crisi internazionale. Per evitare ora un disimpegno delle risorse (ricordo che in Puglia, dal 2007 solo il 28.9% del fondo è stato utilizzato) c’è bisogno L’onorevole Sergio Silvestris al suo scranno al Parlamento di un volume di spesa pubblica da certificare Europeo alla Commissione quanto prima. Questo vuol Altra fondamentale battaglia che stiamo cercando di pordire che la nostra regione non è stata purtroppo all’alteztare avanti in seno al Parlamento, è quella della tracciabiza nell’investire al meglio le risorse che l’Europa mette a lità del prodotto in etichetta. A questo proposito abbiamo disposizione. recentemente votato in commissione agricoltura un rapporto in difesa dei consumatori, che permetta ai cittadini Da Strasburgo transitano molte delle decisioni europei la scelta consapevole al momento dell’acquisto. strategiche per il futuro economico ed occupazionale degli stati membri, in particolar modo in ambito Valorizzazione delle produzioni tipiche e salvaagricolo, settore che interessa alla Puglia. Quali le guardia dei marchi dop: crede che sia stato fatto il sue priorità? possibile per evitare la commistione con prodotti a basso livello qualitativo? Ovvero da un lato la tutela Innanzitutto la rilevanza che i nostri prodotti rivestodelle eccellenze agroalimentari, dall’altro il sosteno all’interno del mercato agricolo italiano. L’economia gno ai produttori locali? nazionale è sostenuta, per una buona parte, dalla consumazione e dall’esportazione di prodotti di elevata qualità. Sicuramente molto resta ancora a fare, ma non certo per Superfluo ricordare che i cibi italiani sono molto apprezzati all’estero, mancanza d’impegno. Il nostro continuo incarico in queda dove affluisce sto senso, infatti, è dimostrato da un esempio: mi sono una costante fatto promotore di un’interrogazione scritta alla Commisdi prosione europea, chiedendo spiegazione di come si concidi Francesco domanda dotti di nicchia liassero vendita di oli a bassissimo costo che portano in destinati alle taDe Palo etichetta la dicitura “Olio extra vergine di Oliva”, accanto vole d’intenditori a tipicità nostrane, frutto di elaborati processi di produzioeuropei. ne che ne garantiscono l’eccezionale qualità. Il risultato è nelmese - 3/2010 - 4


chiaro, il prezzo non competitivo delle nostre produzioni ci svantaggia in realtà con la grande distribuzione, dove a farla da padrone è il minor costo, a parità di diciture false in etichetta. Inducendo così il consumatore in errore, si nasconde la truffa di importazioni di oli extraeuropei a basso costo, trattati con miscele di scarsa qualità. Il danno è ancora maggiore, in quanto favorendo importazioni sleali si intaccano anche posti di lavoro sul territorio. Tra non molto la nostra regione non sarà più Obiettivo Uno, non beneficiando dei finanziamenti europei: sarà il caso, allora, di studiare politiche alternative, che siano attuate con criteri di lungimiranza, e non ispirate da logiche dal fiato corto. In che direzione partire? Come dicevo, proprio la scorsa settimana son stato a colloquio con un funzionario della Commissione europea che mi ha presentato la situazione della nostra Regione in merito all’utilizzo dei fondi strutturali e la capacità di fruizione di questi ultimi. Effettivamente la Puglia ha presentato un numero considerevole di progetti ricevendo in cambio i fondi necessari alla messa in opera di questi ultimi. Paradossalmente però la sfida più urgente, prima di occuparsi del “cosa dopo?” è di saper utilizzare i fondi che abbiamo ricevuto e saperne moltiplicare i vantaggi a livello di occupazione e attività a lungo termine. Ossia, è indispensabile impiegare quei fondi al più presto, prima di perderli per non aver saputo giustificare la somma ricevuta con fatture di spese necessarie al completamento del progetto. Inoltre aggiungo che l’uscita dall’ Obiettivo 1 sarà graduale e valuteremo fino in fondo le ulteriori opportunità che l’Europa ci mette a disposizione. Questo in corso è il suo primo mandato al Parlamento europeo, dopo due consiliature alla Regione Puglia: come giudica l’assise europea, una gigantesca macchina burocratica a tratti pachidermica o un’entità più liquida, che agevola effettivamente le aree interessate? Si tratta in verità di una macchina così dettagliatamente scandita nelle sue funzioni e nella divisione del lavoro interno che, nonostante la burocrazia tipica delle gradi istituzioni, ha saputo conciliare perfettamente l’attività amministrativa, con la sua funzionalità. Posso dare riscontro con esempi concreti: sono venti le Commissioni parlamentari che si riuniscono quasi contemporaneamente, circa 8.00ottomila le interrogazioni parlamentari presentate da Deputati negli ultimi cinque anni, approssimativamente quarantanovemila gli emendamenti proposti nelle sessioni plenarie, ventitre le lingue usate simultaneamente nel Parlamento, con conseguente traduzione di 1.220.775 pagine nel solo anno trascorso. Si tratta di cifre che testimoniano una oggettiva e necessaria efficienza di gestione, che se così non fosse produrrebbe lo stallo del lavoro svolto quotidianamente. Corre il rischio a volte di trasformarsi in una cassa di risonanza per provocazioni, come la questione del crocifisso? Sul caso mi sono battuto personalmente cercando di difendere questo nostro simbolo cristiano così illegittimamente contestato dalla sentenza della Corte. Per cassa di risonanza di diverbi nazionali, porterei piuttosto in auge il caso del dibattito sulla libertà d’informazione in Italia, questione fortemente auspicata dalla sinistra italiana dentro al Parlamento europeo. Ma che si è dimostrata priva di fondamento, considerata la bocciatura in aula Plenaria del testo di risoluzione, che mirava a denunciare un fantoma-

SERGIO SILVESTRIS, farmacista, inizia l’attività politica a soli 17 anni. Classe ‘73, sposato con Ilaria e padre del piccolo Vitantonio, vanta anche un passato da giornalista. Aderisce poco prima della maggiore età al Fronte della Gioventù, il movimento dei giovani missini. Volantinaggi, affissioni di manifesti e comizi sono la prima palestra. Nel 1995, a 21 anni, è eletto per la prima volta Consigliere comunale nella sua città, Bisceglie, carica che ha continuato a svolgere fino ad oggi, sedendo tanto tra i banchi della maggioranza quanto nelle file della opposizione. Il 16 aprile 2000 è per Sergio una data importante: con ben 8173 preferenze è eletto Consigliere alla Regione Puglia, ed è il più giovane tra tutti i Consiglieri regionali di Alleanza Nazionale in Italia. Nella settima legislatura regionale ricopre l’incarico di Presidente della Commissione Sanità e Servizi Sociali, dove si fa promotore di numerose mozioni, interrogazioni e proposte di legge, per un coinvolgimento dei giovani nella vita regionale, oltre che per la promozione della cultura e dei valori della famiglia. Tra queste, si ricorda la legge quadro sulla famiglia, con importanti interventi a sostegno delle giovani coppie e per la tutela della vita, presentata dallo stesso Silvestris al Santo Padre Giovanni Paolo II, o quella sui Servizi Sociali, in grado, per la prima volta, di fornire certezze e risorse al terzo settore. Nel 2005 è rieletto in Consiglio regionale, con oltre 19mila voti, divisi tra i collegi provinciali di Bari e Bat. La scelta di An di aderire al progetto del Popolo della Libertà è da subito fortemente condivisa da Silvestris, che Berlusconi ha nominato vicepresidente provinciale del PDL per la Bat. Candidato nelle file del Popolo della Libertà nella circoscrizione Meridionale alle elezioni europee del 2009, il 6 e 7 giugno conquista una storica elezione al Parlamento Europeo, ottenendo 102.999 preferenze. tico oligopolio berlusconiano dei canali mediatici. Nell’immaginario collettivo italiano - e ovviamente non è il suo caso - spesso il Parlamento europeo è stato visto come un luogo a tratti effimero, dove si “parcheggiano” politici in disuso o esponenti dello spettacolo e del giornalismo che, il più delle volte, non concludono il mandato. Forse si è per troppo tempo sottovalutata la portata strategica dei suoi riflessi politico-decisionali? In effetti in passato il Parlamento Europeo sembrava un “cimitero di elefanti”, ma proprio perché circa il 60% della legislazione nazionale passa attraverso legislazione del Parlamento Europeo, la situazione sta cambiando. Grazie ad una presa di coscienza della strategicità che riveste questa istituzione, assistiamo ad un’innovazione anche nelmese - 3/2010 - 5


Incontro di europarlamentari al Quirinale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il primo da sinistra, l’on Sergio Silvestris nella delegazione italiana, che vede in questa nuova legislazione esponenti politici giovani, intraprendenti e sensibili alle tematiche nazionali di particolare rilievo. Quindi direi che sì, forse per troppo tempo il seggio europeo è stato sottovalutato, ma la questione mi auguro sia ormai superata. Lo chiedo a lei che proviene da una storia politica precisa, frutto di tappe ponderate ben definite: quanto conta un percorso di crescita politica qualitativa che punti a formare adeguatamente le nuove classi dirigenti? Come lei bene rileva, non posso che credere fortemente

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in una formazione politica che inizi con devozione e passione, militanze di partito e responsabilità inizialmente più moderate che formino la personalità del futuro politico. L’esperienza è necessaria, infatti, per affrontare al meglio la molteplicità delle sfide a cui siamo indotti a far fronte, consapevoli della fiducia che i cittadini-elettori ci hanno affidato. Inoltre credo che ogni esperienza sia profondamente utile ed arricchisca pur nelle diversità. In questo mi riferisco anche al mio caso, che mi consente di rapportarmi a colleghi di 27 nazionalità differenti, con problematiche molto più globali rispetto all’esperienza che avevo potuto costruire in Regione.


OPINIONI A CONFRONTO / ELEZIONI REGIONALI 28 - 29 MARZO 2010

In vetrina quattro candidati alle elezioni per il Consiglio regionale pugliese

P

ubblichiamo contestualmente quattro interviste ad altrettanti candidati alle prossime elezioni di fine marzo, con nostra libera scelta senza condizionamenti e senza oneri di alcun genere per gli intervistati a conferma dello stile del periodico da sempre concretamente pluralista e attento alla attività delle varie componenti politiche. Pertanto, ci auguriamo che gli eletti si impegnino realmente per lo sviluppo socio-economico del territorio. Noi di NelMese li seguiremo per sollecitare una concreta attività, da consiglieri e assessori, che dia lustro alla loro componente politica e alla stessa istituzione regionale che nei suoi primi quarant’anni di vita non sempre ha brillato nell’assolvimento dei suoi compiti istituzionali. Il Direttore

PDL + COLLEGATI

IO SUD - UDC

MASSIMO CASSANO

MARCELLO VERNOLA

PD - SEL + COLLEGATI

IDV

MICHELE MONNO

GIACOMO OLIVIERI

IL DESIGNATO

A

NICOLA DE BARTOLOMEO

lla ribalta anche l’ing. Nicola De Bartolomeo, non come candidato ma come designato a ricoprire la carica di vice presidente della Giunta regionale in caso di vittoria del candidato presidente del Pdl Rocco Palese (del quale abbiamo riferito nello scorso numero di febbraio). La designazione è indubbiamente un fatto insolito che ha creato scompiglio sia nella stessa formazione del Centro-Destra che in quella del Centro-Sinistra. Al di là delle sigle un fatto è certo. Il designato è unanimamente definito un soggetto degno e capace per la sua pluridecennale attività professionale e imprenditoriale oltre che di esponente regionale e nazionale di Confindustria. nelmese - 3/2010 - 7


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OPINIONI A CONFRONTO / ELEZIONI REGIONALI

De Bartolomeo,

designato vice presidente Il noto industriale barese ed esponente di Confindustria, assumerà l’incarico in caso di vincita del candidato del Centro-Destra, Rocco Palese, a presidente della Regione Puglia di Nicola Bellomo

S

ingolare la designazione a vice presidente della Regione Puglia dell’ing. Nicola De Bartolomeo: in caso di vittoria del candidato a presidente del consigliere uscente del PDL dott. Rocco Palese. Nella quarantennale storia del massimo ente territoriale pugliese è la prima volta che si verifica una designazione di tal genere che probabilmente ha spiazzato sia i concorrenti al prestigioso incarico all’interno della coalizione di Centro-Destra sia gli “avversari” del Centro-Sinistra. La designazione a sorpresa del noto imprenditore barese potrebbe configurarsi come un abile tentativo per controbilanciare il probabile danno al Centro-Destra derivante dal mancato accordo con l’Udc-Io Sud nel presentarsi uniti in Puglia alle elezioni regionali. Ma, ci chiediamo a questo punto, cosa può aver spinto Nicola De Bartolomeo, a 73 anni, ad entrare nell’agone politico anche se come “tecnico” come ha precisato subito al momento della designazione all’incarico così prestigioso ed impegnativo, superando la perplessità di fare il “secondo”? Conoscendolo da più di 30 anni e avendo seguito tutto il suo percorso da imprenditore e da protagonista negli ambienti di Confindustria, non è difficile pensare che sia disponibile - senza ombra di piaggeria - per un alto senso di responsabilità morale e civile a mettere a disposizione dell’intera comunità pugliese la pluridecennale esperienza, la conoscenza dei problemi, specialmente in campo economico, che attanagliano ancora la nostra regione. E certamente lo farebbe con entusiasmo e capacità. E non a caso cito una frase pronunciata all’assemblea degli imprenditori ade-

renti alla Confindustria di Bari per l’elezione di Nicola De Bartolomeo a presidente nel giugno del 2002. Il presidente vicario uscente ing. Michele Vinci che aveva retto l’associazione dopo la scomparsa del presidente Arnaldo Carofiglio sino all’elezione del nuovo, espresse un lusinghiero apprezzamento facendosi portavoce dell’assemblea che aveva votato all’unanimità per De Bartolomeo, attribuendogli “grande concentrazione verso l’obiettivo finale, grande senso dell’etica professionale nelle decisioni e nelle scelte che vanno fatte” e pertanto i suoi elettori confidavano “nell’entusiasmo, nella correttezza e nella concretezza”. Queste frasi indubbiamente, nel tempo, hanno trovato ulteriore conferma se si legge il sintetico curriculum del designato. Significativi e coerenti anche le espressioni dei componenti della Giunta di Confidustria Puglia nell’accettare le dimissioni, a fine febbraio scorso, da presidente dell’ing. De Bartolomeo, nel ringraziarlo “per il suo impegno professionale e per gli ottimi risultati raggiunti nei tre anni di presidenza che hanno visto la Confindustria Puglia protagonista e forte interlocutrice con tutte le istituzioni regionale e nazionali”. Infine, vogliamo ricordare che l’ing. De Bartolomeo è stato lontano dagli ambienti politici per decenni dopo la sua candidatura nella D.C. alla Camera dei Deputati per la circoscrizione Bari-Foggia nelle elezioni politiche del giugno del 1983. Pur avendo ottenuto una lusinghiera affermazione personale senza servirsi dell’apparato del partito, i suoi circa 30 mila voti di preferenza non furono sufficienti.

L’ing. NICOLA DE BARTOLOMEO, barese, 73 anni, imprenditore di prima generazione, dopo la laurea in ingegneria ed alcuni anni di libera professione, inizia l’attività come amministratore unico di una società per azioni. Dal 1969 opera con l’omonima ditta individuale realizzando numerose opere di edilizia pubblica e privata. Nell’83 costituisce la Debar costruzioni srl, azienda di famiglia, divenuta successivamente una Società per Azioni, una azienda in progressiva crescita che guadagna spazi di mercato puntando in particolare sull’innovazione, sulla qualità produttiva e sulla credibilità e che opera in diversi comparti di specializzazione fra i quali quello del turismo, dell’impiantistica e della distribuzione. Nel ’93 dà vita al Consorzio Recupero Patrimonio Artistico, con cui lavora alla iniziale e parziale ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari. Sua è la realizzazione della nuova aerostazione di Bari. All’attività imprenditoriale De Bartolomeo affianca una lunga ed intensa militanza all’interno della Confindustria ricoprendo numerosi incarichi ai vertici delle diverse realtà associative anche a livello nazionale: presidente Sezione Edile dell’Associazione degli Industriali di Bari, presidente Cassa Edile di Bari, presidente Ance Puglia, presidente Confindustria Bari, vice presidente Ance Nazionale, presidente del Comitato Problemi del Mezzogiorno, presidente Nazionale dell’Associazione di Formazione Manageriale dell’Edilizia. Dal 2007 sino al febbraio scorso è stato presidente di Confindustria Puglia e dal 2008 è componente del consiglio di amministrazione del quotidiano economico milanese “Il Sole 24 ore”.

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OPINIONI A CONFRONTO / ELEZIONI REGIONALI

Sole e scambi per la Puglia del futuro Gli intenti del Consigliere regionale del Pdl Massimo Cassano, tra progetti di green economy e sviluppo infrastrutturale

di Francesco De Palo

C

onsigliere, quanto conta l’esperienza già maturata nel Consiglio regionale per affrontare una nuova sfida elettorale? Mai come in questa consultazione mi tornerà utile. Accanto a Rocco Palese, il più fine conoscitore della struttura amministrativa della Regione Puglia, ho avuto modo di apprendere tantissimo, di entrare nel merito di tutte le questioni politico-amministrative e di capire le grandi necessità della nostra terra a cui la Giunta Vendola non è riuscita a rispondere in maniera adeguata. Quali i punti fondamentali del programma del Pdl? Le principali linee guida saranno: lavorare per una sanità efficiente attivando strutture adeguate come l’Ospedale oncologico di Bari; definire una politica di crescita professionale seria per i nostri giovani, contenendo la fuga dei cervelli; valorizzare il territorio, ampliando la conoscenza della Puglia nel mondo e la qualità delle strutture ricettive; sviluppare un piano energetico organico in grado di rilanciare l’economia locale e creare nuovi posti di lavoro. L’ampio respiro Mediterraneo, l’enogastronomia ed il progresso infrastrutturale: quale sarà il suo impegno per queste tre direttrici fondamentali per il futuro della Puglia? Nel futuro che daremo alla Puglia, noi del PdL svilupperemo una politica efficace di crescita d’intervento per un sistema infrastrutturale in grado di mettere la Puglia al centro dei flussi commerciali, industriali e turistici, tra il resto dell’Italia e l’intero bacino mediterraneo. L’enogastronomia, invece, rientra in una politica culturale di riscoperta e diffusione delle nostre tradizioni. Non lo sostengo per campanilismo, ma la cultura dello slowfood, la qualità della vita in Puglia, sono uniche. Un governo regionale meno distratto in questi cinque anni avrebbe potuto fare molto di più.

Può essere una buona base di partenza la posizionelmese - 3/2010 - 10

Massimo Cassano consigliere uscente (PDL) ne consolidata della regione come esempio pilota per lo sfruttamento dell’energia fotovoltaica? La Puglia è la regione d’Italia più esposta al sole. Non l’ha scoperto Vendola, lo sapevano i greci e i latini quando venivano a stabilirsi da noi. Voglio ricordare che il Ministro delle attività produttive Scajola ha erogato circa 2 miliardi di euro per attuare un piano di sviluppo energetico in questo senso. Ripeto: è merito del governo di centrodestra, non di Vendola. In quali ambiti ha sbagliato la Giunta uscente e dove avrebbe dovuto invertire la tendenza, dal suo punto di vista? Innanzitutto vorrei capire di quale Giunta stiamo parlando dato che, come ben sa, l’estate scorsa il governatore Vendola decise di tagliare la testa alla maggior parte dei suoi assessori, senza neanche avvisare gli interessati, ritenendo la sua decisione l’unica via possibile per salvarsi dallo scandalo della sanità. Premesso questo direi che i cinque anni di governo Vendola sono stati fallimentari, in virtù di dati oggettivi: un miliardo di debiti sulla sanità, imposte regionali più alte, dall’addizionale Irpef all’accise per la benzina, consulenze esterne super pagate e finanziamenti a pioggia per presunti giovani senza un filo di programmazione pluriennale. Le pare poco? Come sfruttare meglio l’invidiabile posizione geopolitica della Puglia, una sorta di molo naturale nel basso Adriatico, anche intensificando i rapporti commerciali con quelle zone balcaniche ricche di materie prime? La Puglia ha storicamente una propensione verso i


Balcani. I Normanni pianificavano le loro invasioni all’Est partendo proprio da qui. La Fiera del Levante nacque più di 70 anni fa proprio per confermare il ruolo strategico della regione in quest’area. Sarà mio compito quello di intensificare gli scambi con i Balcani, partendo dalla trasmissione del knowhow e arrivando a rendere la Puglia e i pugliesi punti di riferimento per l’avvicinamento di quelle regioni agli standard europei più maturi. Ritiene che il mancato accordo con la candidata di centro, la senatrice Poli Bortone, potrebbe influire sull’elettorato moderato pugliese? Credo che il Pdl si sia comportato in maniera impeccabile nella gestione del rapporto con la Poli Bortone e Casini. Il premier in persona si è speso affinchè si trovasse un compromesso e Rocco Palese, da galantuomo qual è, rispose immediatamente dichiarandosi disponibile anche a fare un passo indietro. E’ stata la Poli Bortone a voler insistere ponendosi come unico possibile candidato del fronte moderato, arrivando all’inevitabile rottura. Noi continueremo a fare la nostra campagna elettorale serenamente perchè sappiamo che i moderati, alla fine, voteranno per noi perchè sanno che un voto alla Poli Bortone è un voto dato a Vendola. E poi, se me lo concede, anche Bertinotti nel 2008 era dato al 12%, poi sappiamo bene che in Parlamento non è entrato. Quanto influirà sulla futura composizione della Giunta, il notevole bagaglio di conoscenza acquisito proprio da Rocco Palese in questo decennio di lavoro alla Regione? Palese è un uomo del fare che sa risolvere i problemi. Nel 2005 lasciò il bilancio della Regione Puglia in attivo. Inoltre è un medico: chi meglio di lui può risolvere i problemi della nostra sanità? Nutro la massima fiducia nelle sue capacità. Si sussurra che per lei, in caso di vittoria, si potrebbero aprire le porte di un assessorato: quale ambito le sarebbe maggiormente congeniale? Onestamente non mi sto ponendo la questione. Nelle prossime settimane continuerò semplicemente a fare quello che ho fatto negli ultimi cinque anni: stare tra la gente, ascoltarla, supportarla nel risolvere i loro problemi. Se potesse, che consiglio darebbe ai tre candidati alla presidenza? In tutta sincerità non credo che la Poli Bortone o Vendola mi ascolterebbero. L’una è troppo presa dal dispettoso desiderio di distinguersi e farsi notare, l’altro a perpetuare la sua gestione feudale del potere. E poi farei uno sgarbo al mio amico Rocco, offrendo ai suoi avversari una chiave di volta per risolvere i problemi della Puglia. Preferisco continuare a comunicare con lui e con la gente affinchè il 28 e il 29 marzo avvenga il cambiamento. E l’errore che dovrebbero evitare ? Mi sento solo di dire che noi del PdL non ci faremo trascinare in discussioni sterili, ma andremo dritti al cuore dei problemi per risolverli nel più breve tempo possibile. nelmese - 3/2010 - 11


OPINIONI A CONFRONTO / ELEZIONI REGIONALI

Basta con il saccheggio del territorio Noi disegniamo gli interessi dei pugliesi

L’analisi di Marcello Vernola che, dopo due mandati al Parlamento europeo, torna protagonista per le elezioni regionali, tra nuova legge elettorale e green energy, nelle file dell’Udc-Io Sud di Francesco De Palo

O

norevole Vernola, dall’europarlamento ai banchi del Consiglio Regionale o, chissà, della Giunta: quanto bagaglio di esperienza conta di riversare in questa campagna elettorale? Credo di avere maturato un’esperienza significativa che metto a disposizione del territorio. Ho fatto l’amministratore locale e il rappresentante della Puglia, e più in generale del Mezzogiorno, nel più importante contesto europeo. In entrambe le circostanze mi è stato riconosciuto di avere svolto in modo dinamico il mio ruolo. Ritengo quindi di essere pronto per quest’altro tipo di impegno, in consiglio regionale o nell’esecutivo che debba essere. “Il problema della libertà e l’avvenire dell’unità - scriveva cinquant’anni fa Francesco Saverio Nitti - sono ora nella soluzione del problema meridionale”. Da allora cosa è cambiato e, adesso, cosa è necessario fare per il Mezzogiorno? L’anno prossimo l’unità d’Italia sarà arrivata a un secolo e mezzo di storia. È incredibile che si debba ancora parlare di questione meridionale ed è assurdo che in altre zone d’Italia non si comprenda come la questione meridionale sia questione italiana. Di primaria importanza. Se riparte il sud è un bene per tutti. Rischiamo il paradosso di vedere unificato il Paese da una malavita di stampo mafioso che vuole radicarsi in ogni angolo d’Italia. Lo dico in termini di provocazione, ma mi serve per affermare che l’Italia virtuosa deve dare finalmente uno scatto per una vera unità nazionale, non solo quando ci sono le gravi emergenze o le partite di calcio. L’Italia deve dare una risposta a se stessa, il meridione è o no una parte importante nelmese - 3/2010 - 12

L’onorevole Marcello Vernola, barese, avvocato patrocinante in Cassazione, con studio legale a Bari e a Roma, docente di Diritto ambientale all’Università di Cassino, consigliere comunale di Bari dal 1990 al 1995, presidente della Provincia di Bari dal 1999 al 2004, deputato al Parlamento Europeo dal 2004 al 2009 dove è stato membro di commissioni e delegazioni. Autore anche di numerose pubblicazioni di carattere giuridico e dell’Unione Europea. Relatore di numerosi convegni e seminari

dell’Italia come le altre? Dopo centocinquant’anni sarebbe ora di darci una risposta. Le celebrazioni del 2011, che sono già in cantiere, sono sacrosante ma credo serva altro. Credo sia arrivato il momento di un serio patto fra le macroaree del Paese. Nuove infrastrutture e potenziamento dei collegamenti esistenti: quanto ritardo accusa ancora la Puglia? Scontiamo un ritardo legato al fatto di essere meridionali, ma dobbiamo essere molto onesti con noi stessi pugliesi. Eravamo partiti benissimo, la più importante opera idrica forse a livello continentale è l’Acquedotto Pugliese di un secolo fa, ma poi la nostra classe politica non ha saputo essere all’altezza, salvo esponenti di primissimo piano e, cito per tutti, Aldo Moro. Personalità importantissime, neanche poche, ma ai livelli più bassi la mediocrità spesso è prevalsa e ora si paga un ritardo. Penso alle vie di comunicazione, interne alla nostra regione e a quelle di collegamento con il resto dì Italia e d’Europa e con il Mediterraneo. I rapporti con gli altri sono il nostro futuro; dobbiamo recuperare, e in fretta, il gap. Non c’è democrazia senza pluralismo dell’informazione”: sono le parole che il Presidente Emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, rivolse alle Camere il 23 luglio del 2002. Che immagine scorge dell’Italia e, in particolar modo, del panorama mediatico pugliese? Quotidianamente assistiamo, in ambito nazionale, alla veridicità di quella citazione. E’ particolare, per non dire grave, che sia il più grande imprenditore nel settore delle comunicazioni, a governare l’Italia con un conflitto di interessi mai risolto. In campo regionale vi sono gruppi editoriali importanti che si affacciano ormai da un po’di tempo al mercato dell’informazione. La più importante


testata della regione da un po’di anni è al centro di voci di cambio di proprietà, e c’è una situazione del panorama televisivo in cui non mancano le realtà emergenti, per un settore vitale per la nostra democrazia, che speriamo vada sempre più verso l’apertura. Puglia, terra di accoglienza e laboratorio di integrazione policulturale: come valuta la proposta di legge bipartisan Sarubbi-Granata sulla cittadinanza ai figli degli immigrati che abbiano concluso un ciclo di studi sul territorio italiano? Non male, è un’apertura verso chi ci arricchisce in chiave demografica ed è un tentativo in più di integrazione. Gli immigrati sono una parte importante dell’Italia di inizio millennio. Favorire l’integrazione significa una maggiore conoscenza reciproca e sempre minori fasi critiche nel rapporto fra italiani e immigrati. Bisogna dire, però, che chi non accetta le nostre regole, non può stare nel nostro consorzio civile. Integrazione sì, ma ordine e sicurezza anche. Crede che uno dei primi passi da fare, per offrire una soluzione alla generale crisi di contenuti della politica in questo secolo “breve”, sia quello relativo ai meccanismi di selezione dei futuri amministratori? Per certi aspetti il meccanismo di selezione degli amministratori è assurdo, è la negazione della volontà popolare. In occasione delle elezioni politiche e delle europee dello scorso anno, sono stati in pochi a scegliere, componendo le liste bloccate: una cosa indecente! E’ necessario cambiare questo tipo di meccanismo elettorale. Inoltre i cittadini devono anche avere la bravura di farsi rappresentare da chi merita davvero. Quella dell’amministratore pubblico è una responsabilità da brividi, è difficilissima, la si affidi a chi è realmente preparato. “Noto in Italia - scriveva Benedetto Croce a Giovanni Laterza - una sorta di ebetudine, bisogna avere fiducia nell’avvenire e coraggio nel presente”. Quanto futuro e quanto coraggio manca alla Puglia di oggi? Alla Puglia manca un bel po’ di futuro, se si pensa che il governo nazionale insieme alla “dormiente” amministrazione regionale, ha dato modo ad una compagnia petrolifera di avviare ricerche di petrolio nel mare pugliese. Il futuro è il nostro ambiente, qui invece lo si devasta. Il futuro è nelle energie alternative, qui invece si va alla ricerca di combustibili fossili. Quello su ambiente ed energia è uno degli esempi possibili, su come la svolta verso il futuro, da parte della Puglia, non sia completa, se non nei proclami. La Puglia, se vuol considerarsi davvero proiettata verso il futuro e considerarsi una regione coraggiosa per le sue scelte, deve dare un segnale chiaro, chiarissimo, contro la corruzione. La moralizzazione della politica è anche un gran modo di semplificare le procedure amministrative, di renderle lineari e fruibili per tutti i cittadini e non per i solidi privilegiati. Basta con i privilegi, questa deve essere la Puglia del futuro. nelmese - 3/2010 - 13


OPINIONI A CONFRONTO / ELEZIONI REGIONALI

Politico & imprenditore

Michele Monno

Intervista a Michele Monno, candidato alle regionali per il PD dopo una comprovata capacità amministrativa. Il risanamento delle aziende pubbliche baresi attuato come assessore alle Aziende Partecipate del Comune e i motivi che lo hanno indotto a lasciare per la Provincia dove denuncia una mancanza totale di trasparenza sugli atti amministrativi ereditata dal passato. Il perché della sua candidatura.

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di Marisa Di Bello

a bambino alle favole preferiva le cronache internazionali che ha seguito non appena ha imparato a leggere. Già questo singolare segno di distinzione dai suoi coetanei avrebbe dovuto mettere sull’avviso ed evitargli la fatidica domanda ‘cosa vuoi fare da grande?’. Lui lo sapeva già più o meno consapevolmente, la politica. Ed è quello che ha cominciato a fare sin dagli anni dell’adolescenza, militando nei gruppi studenteschi. Lui è Michele Monno, classe 52, capogruppo della Margherita e successivamente assessore al Comune di Bari del PD nella passata legislatura, oggi consigliere provinciale e candidato alle regionali per lo stesso partito. Di quegli anni giovanili ha un ricordo esaltante: “Il movimento studentesco mi ha portato in tutta Italia. E’ stato un elemento della mia sprovincializzazione e mi ha consentito la conoscenza del pensiero internazionale. Parlo degli anni dal ’68 al ’78, quando c’erano grandi fermenti sociali e cambiamenti anche nella Chiesa, a seguito del Concilio Vaticano II”. Un impegno politico quindi di lungo corso che gli ha consentito di accumulare un’esperienza via via arricchitasi di diversi contenuti, grazie al volontariato, all’associazionismo - ha fondato negli anni Ottanta l’Archeoclub barese - al lavoro nell’impresa, nell’editoria innanzitutto (è suo lo storico marchio Valdemaro Vecchi) e come amministratore in società di costruzioni per le quali, tiene a precisare, “mai intervenuto in appalti pubblici. Ho fatto solo imprenditoria di libero mercato a cui mi onoro di appartenere. La mia gioia è fabbricare per vendere direttamente, senza intermediazione politica”. L’impegno si interrompe nel ’78. La ripulsa del terrorismo dopo l’uccisione di Aldo Moro e la consapevolezza di atti contestativi di dissenso perfino all’interno dello Stato lo allontanano dalla politica attiva anche per necessità di ordine pratico. Ormai i tempi delle prime esperienze lavorative giovanili come la vendita di libri porta a porta, dopo la laurea in lettere conseguita a 21 anni, per forza di cose devono lasciare il posto ad attività meno precarie. Per venti anni si dedica al lavoro d’azienda, anche se non smette di seguire quanto accade nelle stanze del potere e alla caduta di Prodi, un leader che stima molto, nel ’98, sente rinascergli quella passione, quasi una malattia la definisce lui, che lo riporta alla politica militante. Nel ’99 è nei Democratici insieme a Prodi, Di Pietro, Centocittà di Rutelli e Movimento Maccanico, e ne segue nelmese - 3/2010 - 14

l’evoluzione prima nella Margherita e successivamente nel PD, un progetto che era già nei programmi iniziali dei fondatori del partito. Una continuità di impegno come è difficile riscontrare oggi con tante candidature improvvisate, nate magari per opportunismo o per meriti per così dire estetici, quando non per ragioni meno confessabili, mentre i tempi impongono scelte ponderate e persone in grado di capire e affrontare i problemi. A Michele Monno, alla vigilia della contesa elettorale per le regionali, abbiamo chiesto un bilancio degli anni trascorsi al Comune di Bari, l’attuale esperienza di consigliere provinciale e i progetti per la Regione, se sarà eletto e confermata la presidenza Vendola. Innanzitutto una premessa tiene a sottolineare. “In politica, se si vuole mantenere una propria professione, si deve essere capaci di dividere i tempi, quello del lavoro che serve per la necessaria autonomia economica, da quello della politica e del volontariato. Sono contro il professionismo della politica perché impedisce la corretta osmosi tra le attività istituzionali e il contatto con il paese”. Il 2003 è l’inizio dell’impegno in prima persona come presidente della Margherita barese. L’anno successivo si candida alle comunali. Cosa l’ha spinta? “Intanto la scelta di sostenere Michele Emiliano a sindaco, in contrasto con l’ala maggioritaria del mio partito. Poi perché ad un certo punto bisogna assumersi anche le responsabilità di carattere elettorale nei confronti dei potenziali elettori conquistati, questa la lezione imparata, giorno per giorno e non solo in campagna elettorale”. Elezioni vinte, capogruppo della Margherita al Comune e primo scontro con la macchina amministrativa. Com’è stato? “Molto faticoso, non conoscendo l’andamento della pubblica amministrazione di Bari. Abbiamo dovuto imparare in tempi rapidissimi e attuare subito un’operazione di trasparenza, mediante l’informatizzazione del sistema, per cui oggi, a differenza del passato, qualunque cittadino, cliccando sull’albo pretorio del Comune, può conoscere tutti gli atti legislativi e le determine dirigenziali attraverso cui si attuano i programmi di spesa”. A metà mandato, ha ricoperto l’incarico di assessore alle Aziende Partecipate. Cosa rivendica come migliore risultato? “Il primo atto veramente forte è stata la delibera sul-


“La politica resti fuori dalle nomine nella Sanità” Il libro (Editrice Rotas - Barletta) di Michele Monno arrivò nelle librerie nell’ottobre del 2008 in coincidenza con l’acuirsi della grave crisi economica mondiale. E’ stato presentato a Bari nel mese di marzo del 2009 dall’allora consigliere di Stato Francesco Caringella, barese le piante organiche e sull’obbligatorietà dei concorsi, per impedire assunzioni truffa all’interno della pubblica amministrazione. Stabilire i piani industriali con le piante organiche per arrivare a controlli di gestione trimestrali obbligatori e a bilanci preventivi. Questo ha fatto si che alla fine del mio mandato il bilancio 2008 delle aziende chiudesse in attivo”. Risultato eccezionale. Allora perché lasciare tutto e traslocare alla Provincia? “Perché se ero riuscito a portare a termine l’opera di risanamento, mi è stato impedito di passare alla seconda fase, quella del rilancio e delle riorganizzazioni interne. Questo perché il sindaco ha esercitato direttamente i rapporti con gli amministratori delle aziende da lui nominati senza mai consultarmi, per cui ha avuto lui il potere reale sulle aziende, ne è diventato il referente, quanto agli indirizzi e alle modalità di gestione. A questo punto, ho preferito lasciare”. Comincia così da circa un anno l’esperienza alla Provincia come consigliere e presidente di commissione Attività Produttive, Agricoltura, Caccia e Pesca. Come va? “Piuttosto male. Manca totalmente la trasparenza. E’ impossibile controllare gli atti amministrativi in assenza di una rete informatica, per cui c’è urgente bisogno di avviare la stessa opera di informatizzazione realizzata al Comune. L’amministrazione Schittulli a parole si dice d’accordo, ma ancora non si muove in questo senso. L’impressione è che si stiano percorrendo le stesse strade del passato. Per esempio, la nomina di quindici persone per i Nuclei di Valutazione, quando ne sarebbero bastate tre”. E’ questo il motivo che lo porta oggi a candidarsi alle regionali? “No. Questo è avvenuto per invito pressante della mia corrente che fa capo a Fioroni e a Gero Grassi, come successore di Pierino Pepe, presidente del Consiglio Regionale che lascia la politica”. Con quali programmi? “Portare alla Regione quelle innovazioni di trasparenza e risanamento già sperimentate nell’ambito comunale. Ce n’è la necessità, soprattutto per quanto riguarda Asl e Acquedotto Pugliese, partendo proprio dai concorsi e dal sistema di controllo sulla congruità dei costi negli appalti pubblici, per limitare fortemente i fenomeni di corruzione”.

Il consigliere regionale avv. Giacomo Olivieri, ricandidato con l’IDV (Italia dei Valori), lancia una proposta per ripensare il comparto sanitario. E con un occhio vigile alle battaglie contro il nucleare e per l’acqua pubblica di Francesco De Palo

L’avvocato Giacomo Olivieri

L

a soluzione è semplice: per impedire commistioni e rischi di conflitti di interessi in campo sanitario, i consiglieri regionali “si disintossichino dalle nomine”. E’ la ricetta di Giacomo Olivieri che, dopo un mandato al Consiglio comunale di Bari e al Consiglio regionale, si ricandida per l’Italia dei Valori, con un programma incentrato su ambiente e risorse naturali. Una Regione con acqua pubblica, senza il rischio del nucleare, con un piano rifiuti moderno e dotata di una sanità equa: come realizzarla? nelmese - 3/2010 - 15


Partiamo dall’acqua. La più grande impresa del territorio è senza dubbio l’Acquedotto Pugliese, e non credo che sino ad oggi sia stata amministrata al meglio. Si poteva fare di più. In questo faccio un’autocritica al governo regionale, ma da qui a privatizzarla ce ne vuole. In Francia, e in altri Paesi dove l’acqua è stata privatizzata, si sta facendo marcia indietro. Dovremmo prenderne atto e comportarci di conseguenza. Senza dimenticare l’aspetto etico. Certo, l’acqua non può che essere un bene di tutti. Inoltre non ci sarebbe la possibilità di creare bollette sociali, così come invece la Regione intende fare, ad esempio, per i cassintegrati e le fasce più deboli. Pare però che l’AQP perda il 25% dell’acqua a causa delle condotte difettose. Non sarebbe il caso di intervenire massicciamente anche sulla manutenzione? Gi investimenti sono stati programmati da tempo, ma resto dell’idea che non sarà la privatizzazione a dare le risposte alle numerose problematiche connesse. Nucleare: il Governatore Vendola ha già detto no al piano del Governo per un’eventuale costruzione in Puglia di una centrale. La prossima mossa? Il Governo Berlusconi, a colpi di decreto, vorrebbe imporre il nucleare nella nostra regione, ma l’unica possibilità che abbiamo per contrastarlo è di indire un referendum nazionale, che blocchi l’intera scelta sul territorio italiano. Potrebbe essere una soluzione fattibile nei prossimi mesi, a cui stiamo pensando seriamente. La Puglia ha l’invidiabile primato di essere la prima regione d’Italia per sfruttamento del fotovoltaico: come procede l’investimento nelle altre energie alternative? Buoni dati li riscontriamo anche per quanto riguarda il risparmio energetico, la nostra regione ormai è denominata venti-venti-venti. Ovvero il pacchetto clima approvato dal Consiglio europeo. Esatto, e riguardano la conferma della riduzione delle CO2, dell’efficienza energetica e delle rinnovabili entro il 2020. La commissione urbanistica regionale, assieme all’assessore Angela Barbanente, ha deciso di consentire la realizzazione di nuovi fabbricati avendo un premio in cubatura a fronte di un sostanzioso risparmio energetico. Penso sia la strada maestra da percorrere, anche forse la più efficiente in termini di risultati. Inoltre avanzo una mia personale proposta: invece di incentivare in primis il fotovoltaico nelle campagne, deturpando il paesaggio pugliese, dare la precedenza a quello sui tetti delle industrie. Magari dipingendo di verde le pale eoliche? Certamente, anche per allietare l’impatto visivo. Quale il suo impegno per strutturare ex novo un piano rifiuti che sia all’altezza, e che impedisca il rischio di emergenze? Partire dal riciclo. Se continuassimo ad operare la raccolta differenziata ma a stoccare in discarica, non avremmo buoni risultati. Serve incentivare il riciclo e quelle aziende che producono da materiali riciclati. nelmese - 3/2010 - 16

Solo assicurando la commessa e quindi la fornitura di materiale green con denaro pubblico, il rifiuto potrà finalmente diventare una risorsa. Nota dolens lo scandalo della sanità regionale: come impedire eventuali conflitti di interessi, assicurando più trasparenza nella gestione degli appalti? E senza invocare la retorica della morale, ma solo più rispetto per i cittadini-elettori. Personalmente e come partito non abbiamo lesinato forti critiche nel comparto sanitario all’attuale Giunta. Per questo credo che i consiglieri regionali debbano tornare ad un’attività meramente legislativa, ed alla critica nei confronti dei manager. In questo momento il politico deve disintossicarsi dalle nomine della sanità. E’ l’unica soluzione. In quali ambiti si è distinta la Giunta uscente e dove avrebbe potuto fare meglio? Pollice in su senza dubbio per ciò che riguarda i progetti della Apulia Film Commission, con la produzione di interessanti pellicole, e penso anche al boom del turismo e a leggi urbanistiche innovative. Mentre una condotta migliore si sarebbe potuta ottenere sull’AQP e ovviamente sulla sanità. La mancata convergenza elettorale tra Pdl e Udc potrebbe avvantaggiare la coalizione di centrosinistra? Potrebbe addirittura farla vincere, perché a parte il ruolo da trascinatore del Governatore che avrà un suo peso specifico ben definito, il dato del mancato accordo sarà determinante. Circa il carisma di Nichi Vendola, quanto potrebbe contare una sua discesa in campo, così come da più parti lasciato intendere, come leader nazionale per le politiche del 2013? E’ proprio uno dei motivi che ci spingono a sostenerlo. Avere finalmente in Puglia un leader di riferimento di tale caratura e di questo carisma, rispetto ad altri esponenti che purtroppo per ragioni contingenti a Roma non hanno più rilevanza, credo rappresenti per l’intera regione un volano indiscutibile. Ricordiamo che è dai tempi di Aldo Moro che non riusciamo ad esprimere una personalità simile nella galassia del Centrosinistra. Cosa manca alla classe dirigente pugliese per tentare di reincantare la politica, facendo riavvicinare alla res publica quella fetta di elettori che sia sta inesorabilmente dirigendo verso l’astensionismo? Dovrebbe dare un messaggio chiaro, ovvero che questa è l’unica elezione rimasta dove gli elettori possono scegliere liberamente il proprio consigliere di riferimento, che si occuperà di legiferare per il territorio, dal momento che ancora è contemplata la preferenza nella legge regionale in vigore. Non così purtroppo accade su scala nazionale, dove i parlamentari non solo eletti ma cooptati grazie al meccanismo del listino bloccato. Una differenza di merito che spesso non è ben spiegata ai cittadini. Invito i pugliesi, non tanto a votare per questo o per quel candidato, ma innanzitutto a scegliersi democraticamente il proprio candidato. Sulla base delle competenze, dei programmi e delle intenzioni. Altrimenti poi non sarà possibile dolersi della qualità di quella classe dirigente che non si è contribuito ad eleggere.


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ECONOMIA / CREDITO

ORGANIZZATO PER IL TERZO ANNO DALLA BANCA POPOLARE DI PUGLIA E BASILICATA

Da sinistra, il direttore generale della Banca dott. Errico Ronzo e il responsabile della Rete Promotori Finanziari dott. Paolo d’Ambrosio

A

nche per la terza edizione del Financial Forum, curato dalla Divisione Promotori Finanziari della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, il pubblico ha premiato gli sforzi degli organizzatori partecipando in gran numero in entrambi i giorni dei lavori. Anche i mass media hanno dedicato grande attenzione a quest’evento che può ritenersi unico nel suo genere in tutto il Sud Italia. Ideato inizialmente con lo scopo di offrire un servizio qualitativo di formazione e di aggiornamento sia alla rete dei promotori finanziari che ai dipendenti della Banca che operano nel settore finanziario, il Financial Forum è stato sin dalla sua prima edizione aperto alla partecipazione di chiunque fosse interessato ad approfondire con gli esperti del settore le tematiche relative alla gestione del risparmio. Nella prima giornata, moderatore il responsabile della

Financial Forum, rinnovato successo

Rete Promotori Finanziari della Banca Popolare di Puglia e Basilicata dott. Paolo d’Ambrosio, si sono alternati sul podio i relatori delle dieci società partner dell’evento (Aletti Gestielle SGR, Anima SGR, Arca SGR, Banca Aletti, Eurizon Capital, Fortis Investments, Pictet Funds, Pioneer Investments, Prima SGR e Threadneedle) che hanno illustrato le strategie, le novità prodotto e gli asset allocation delle proprie società. Nella seconda giornata la discussione della Tavola Rotonda, che ha visto la partecipazione anche del direttore generale BPPB, dott. Errico Ronzo, si è articolata sul tema: “2010: la ripresa nel nuovo decennio” e ha offerto ai convenuti spunti di riflessione sugli attuali scenari e le strategie future. Gli orientamenti emersi dal dibattito sono quelli di un prudente ottimismo dettato da alcuni segni di ripresa

La sede centrale della Banca Popolare di Puglia e Basilicata ad Altamura

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Al tavolo del Forum svoltosi presso nella Sala Congressi dello Sheraton Nicolaus Hotel, da sinistra, D. Renzulli, F. Carenini, S. Bini Smaghi, E. Ronzo, P. d’Ambrosio, G. Ventura, D. Gatti, A. Coppola, M. David e M. Noia mostrati dall’economia degli USA e da opportunità da cogliere in alcuni dei Paesi cosiddetti emergenti. Si è data molta importanza alla trasparenza nei confronti della clientela. Alcune delle incresciose situazioni del passato avrebbero potuto essere evitate se si fosse colta subito l’importanza e la priorità di tenere un comportamento etico e trasparente. Cogliendo quella che è la visione strategica della Banca di offrire ai propri operatori formazione altamente specializzata che consenta loro di salvaguardare i risparmiatori attraverso assistenza professionale eticamente corretta e vendita di prodotti e servizi adeguati alle loro esigenze, si è sottolineata la rilevanza sociale della figura del promotore finanziario visto come colui che, unitamente ai dipendenti delle banche, preserva e tutela il risparmio, uno dei beni più preziosi del sistema economico italiano. A questo proposito, si sottolinea un ulteriore elemento che ha favorito la buona riuscita del Financial Forum, e cioè la possibilità offerta a tutti i partecipanti di approfondire tematiche specifiche relative agli investimenti

con la formula “one to one”, ossia con l’incontro diretto con i responsabili delle società di gestione invitate al Forum negli stand allestiti all’interno dell’area partner. Il segno più tangibile del successo dell’evento è emerso dalle schede di feed back compilate dai partecipanti i quali, oltre ad esprimere un elevato livello di gradimento, hanno anche dichiarato nella quasi totalità di voler partecipare all’edizione del 2011. In conclusione, il Financial Forum è il frutto naturale della politica perseguita dalla Divisione Promotori Finanziari della BPPB che offre con continuità formazione agli operatori della propria rete con l’obiettivo di fornire a ciascuno di essi un reale vantaggio competitivo. La Rete, che attualmente conta oltre 130 promotori operanti in 6 regioni italiane, è alimentata dalla selezione fra le migliori candidature spontanee e dagli allievi abilitati grazie alla Scuola Aspiranti Promotori Finanziari, ormai al suo ottavo anno di attività ed al suo 24° corso.

Uno scorcio della Sala Congressi dello Sheraton Nicolaus Hotel di Bari durante le due giornate di lavoro del Financial Forum nelmese - 3/2010 - 19


ECONOMIA / TRASPORTI

Interporti, porti, aeroporti, distriport, sistema logistico meridionale motore di sviluppo

Un olandese alla guida dell’Interporto regionale, per irrorare di professionalità e di esperienza un settore vitale per il futuro intermodale dell’intero Mezzogiorno. La struttura è una delle più geniali iniziative dell’imprenditore scomparso on. Giuseppe Degennaro

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uella Puglia nel corso dei secoli già crocevia di storie e di culture, oggi può aggiungere un altro colore ai mille che già l’hanno solcata. Dopo Greci, Romani, Saraceni, Svevi, ecco fare capolino nella terra di San Nicola anche gli Olandesi. E non per un mero scambio enogastronomico, fiori di Amsterdam qui e cibo pugliese lì, ma per imparare qualcosa che alla Puglia manca e che potrebbe decretare la sua definitiva maturazione nel comparto della logistica. Come ha sottolineato il presidente dell’Interporto Regionale della Puglia Emanuele Degennaro (del quale pubblichiamo il testo integrale del suo discorso nelle pagine successive) la macroregione del Mezzogiorno d’Italia formata da Puglia, Calabria, Basilicata e Campania, potrebbe essere raffrontata a quella olandese che da sola, con sedici milioni di abitanti, ha fatto dell’intermodalità e della logistica il primo vettore di benessere economico. Come? Fungendo da catalizzatore mondiale per navi porta containers, elaborando strategie innovative grazie alle quali le merci che vi arrivano riescono a lasciare una “traccia” di incidenza commerciale sul territorio e non utilizzandolo solo come un semplice passaggio. Il porto di Rotterdam, ha ricordato nelmese - 3/2010 - 20

di Francesco De Palo Degennaro, muove merci per cifre impressionanti, ma impone che il container non si limiti allo scarico ed al ricarico. In virtù di un interessante strumento, chiamato Distripark, idee e contenuti di nuova generazione fanno funzionare il commercio ed il trasporto in chiave moderna. A quando anche in Puglia il definitivo slancio? La risposta ha nome e cognome olandese, ovvero la terra natale di Charley Dietvorst, direttore generale Interporto Regionale della Puglia, che avrà il compito di trasformare il nodo pugliese in un motore infrastrutturale del sistema logistico. Da trent’anni impegnato in questo settore altamente qualificato, Dietvorst da due anni guida in Puglia una sfida che considera molto stimolante: “Questa regione ha molte potenzialità inespresse ha evidenziato - e potrebbe assumere il ruolo di gateway logistico dell’intera area mediterranea con ricadute diffuse per il territorio e per la sua economia”. Su questo punto anche l’amministrazione regionale ha pensato alla vocazione logistica della Puglia, approvando un mirato Distretto produttivo all’interno della Legge regionale sui Distretti e approntan-

Il prof. Emanuele Degennaro presidente dell’Interporto Regionale della Puglia do una logistica avanzata tra settori determinanti, sui quali riversare massicci investimenti. Ed ecco che nei prossimi mesi l’interporto regionale potrà contare su nuova linfa, che gli consentirà di espandersi per altri 275mila metri quadrati, con un rafforzamento delle bretelle interconnettive su strada e su ferrovia, e auspicando una maggiore sinergia con una realtà rilevante come il porto di Gioia Tauro. Si tratta di un vettore che è al sedicesimo posto nella portualità mondiale, unica nel sud Italia come retroportualità. Di tutto ciò se ne è discusso a Bari in occasione della presentazione della ricerca Uir-Censis “Il disegno dell’Interportualità italiana”, con interventi dei massimi esponenti del settore, come Alessandro Ricci, presidente dell’Unione Interporti


L’assessore regionale ai Trasporti Mario Loizzo, uno scorcio del complesso ed il direttore generale dell’Interporto l’olandese Charley Dietvorst

Da sinistra, Emanuele Degennaro, il moderatore del convegno Gianfranco Summo della Gazzetta del Mezzogiorno, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti on. Bartolomeo Giachino e l’assessore provinciale alle Risorse umane Sergio Fanelli. Riuniti; Bartolomeo Giachino, sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti; Giovanni Caruso, direttore divisione intermodalità e interporti; Francesco Estrafallaces, Area Analisi Censis, oltre che dei vertici politici locali, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, l’assessore regionale ai trasporti Mario Loizzo, l’assessore comunale all’urbanistica Elio Sannicandro, quello provinciale alle risorse umane Sergio Fanelli. L’intuizione - una delle più geniali del noto e compianto imprenditore on. Giuseppe Degennaro - dell’Interporto Pugliese, attuata venti anni fa, potrebbe proprio grazie alla consulenza olandese, ottenere la definitiva maturazione, grazie a numeri che sono destinati ad incrementarsi. Ad oggi conta 27 aziende, 900 occupati, 50 ettari di superficie per magazzini logistici ed edifici direzionali. Ma per

ottenere ciò sarà imprescindibile ragionare a più cervelli, pensando il tutto con lungimiranza e con una politica di ampio respiro. Perché, come ha riflettuto Francesco Mariani, presidente dell’Autorità portuale di Bari e vice presidente di Assoporti, proprio i porti sono il termometro in tempo reale della crisi economica, in quanto si accorgono un minuto prima di quale sarà la tendenza commerciale degli Stati. Senza dimenticare che porti, aeroporti, varchi autostradali, rappresentano il biglietto da visita di un territorio, in tutti i sensi: possono incentivare dei rapporti turistico-commerciali, o spezzarli; possono incarnare un possibile sviluppo o interromperlo. Circa quarant’anni fa vedeva la luce “Zazie nel metrò”, un romanzo di Raymond Queneau. E’ la storia di una bimba ribelle che, dalla campagna, parte per Parigi dove vive

suo zio. Lì vorrebbe conoscere quel rivoluzionario mezzo che si chiama metrò, per apprendere il nuovo, per spalancare una finestra sul mondo, ma uno sciopero non glielo permette ed in quell’istante ha inizio una storia di incontri che si svolgono nell’umanità di Parigi, e che anni dopo ha spinto Marc Augè a teorizzare i non luoghi di una città: le cosiddette sacche urbane fatte da strade, boulevard, autobus, metropolitane, aeroporti e, aggiungiamo, anche porti. Perché, per una regione unica come la Puglia, vero e proprio molo naturale piazzato nel basso Adriatico e nell’alto Mediterraneo, i porti rappresentano tutto. Commercio, cultura, storia, esperienze che si accavallano e che possono decretare la proiezione futura. La metafora letteraria consente di focalizzare meglio la grande opportunità di quella partnership di menti che si è instaurata tra la Puglia e l’Olanda. Strutturare un interporto come quello pugliese, che possa contare sul bagaglio di esperienze del vettore più influente d’Europa e al contempo favorendo una collaborazione di intenti con le altre regioni meridionali, sarà la chiave di volta per uscire non solo dall’attuale fase di crisi economica, ma anche da quell’isolamento che al Sud purtroppo prosegue la sua marcia.

Da sinistra, il presidente dell’Unione Interporti Riuniti Alessandro Ricci, il presidente Uirnet Rodolfo De Dominicis, il presidente dell’Autorità portuale di Bari Franco Mariani, il presidente di Confindustria Puglia e del Distretto Logistico Pugliese Luigi Sportelli nelmese - 3/2010 - 21


ECONOMIA / TRASPORTI

Degennaro: strategia e integrazione In relazione all’importanza che la struttura riveste in Puglia e nel Mezzogiorno, pubblichiamo il testo integrale del discorso del presidente dell’Interporto Regionale della Puglia tenuto al convegno di studio

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onsentitemi un saluto ed un ringraziamento particolare al Sottosegretario di Stato alle Infrastrutture e ai Trasporti dott. Bartolomeo Giachino L’evento che ci riunisce qui oggi, rientra tra quelli promossi in quasi tutti i principali interporti italiani dalla UIR, Unione Interporti Riuniti di cui oggi ospitiamo il presidente Alessandro Ricci e dal CENSIS, per la presentazione della ricerca “Il Disegno dell’Interportualità italiana”. Per noi l’evento odierno costituisce anche l’occasione per presentare al mondo istituzionale, imprenditoriale e all’opinione pubblica tutta l’Interporto Regionale della Puglia. L’IDEA ORIGINALE L’IDEA ORIGINALE L’idea di un Interporto a Bari, come in altre regioni italiane, nasce nei primi anni 90 a seguito della promulgazione della Legge 240/90 che individua i requisiti funzionali di tale tipologia di infrastutture oltre a determinarne le forme di finanziamento e le modalità attuative. Già previsto dai principali strumenti di programmazione nazionali e regionali, a seguito dell’emanazione nel 1995 del bando per il cofinanziamento con risorse nazionali delle strutture interportuali, l’Interporto Regionale della Puglia si classifica 1° in graduatoria, il che evidenzia non solo la necessità di quest’opera per il territorio regionale, ma ancor più, a differenza delle altre, il suo posizionamento strategico e la piena integrazione con le altre infrastrutture interessate al traffico merci. Nel panorama italiano delle strutture interportuali l’Interporto Regionale della Puglia rappresenta infatti un “unicum” per ciò che riguarda l’integrazione con le altre modalità di trasporto in quanto, a parte le interconnessioni ferroviarie già previste all’interno della struttura, in un raggio di meno di 5 Km sono presenti uno dei principali porti italiani, un aeroporto internazionale, due caselli autostradali. L’Interporto Regionale della Puglia costituisce, inoltre, l’unica struttura “retroportuale” in grado di intercettare i traffici generati dai principali porti containers del Sud Italia, Taranto e Gioia Tauro. Sulla base di questi fattori, oltre che sugli scenari del trasporto merci e sul ruolo che la logistica assumerà nei prossimi anni, l’Unione Europea, lo Stato, la Regione Puglia, nel corso degli anni hanno creduto all’effetto volano sull’economia dell’Interporto, cofinanziandone, unitamente al gruppo imprenditoriale che presiedo, la realizzazione nel corso degli anni.

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A tal proposito, è mio dovere, in questa sede ringraziare pubblicamente, per l’impegno profuso in questi anni, ai fini della realizzazione dell’opera l’assessore ai Trasporti e vie di comunicazione della Regione Puglia, Mario Loizzo. LELE DIMENSIONI DELL’INTERPORTO DIMENSIONI DELL’INTERPORTO Oggi l’Interporto Regionale della Puglia è una infrastruttura in piena attività: ospitiamo su 500.000 mq di superficie e sul 95% dei circa 100.000 mq di spazi coperti disponibili, 27 aziende operanti nel settore logistico e dei trasporti per un totale di circa 900 occupati, tra cui alcune appartenenti ad importanti brands internazionali, dai nostri gate transitano quotidianamente circa 1300 mezzi commerciali con destinazione nazionale e internazionale. A breve, grazie anche alla disponibilità del dott. Gianfanco Brosco, direttore regionale dell’Agenzia delle Dogane, provvederemo a inaugurare una sezione doganale presso uno dei nostri magazzini, consentendo non solo ai nostri clienti ma a tutti gli operatori il disbrigo delle relative pratiche, decongestionando così anche il lavoro delle strutture già presenti sul territorio. Per ciò che riguarda la modalità ferroviaria, pur non avendo ancora attivato il nostro terminal intermodale, ma avendo già programmato a partire dal secondo semestre 2010 treni shuttles tra l’interporto e analoghe infrastrutture sul territorio nazionale, operiamo con nostre locomotive per garantire la consegna dei carri merci alle aziende raccordate presenti nell’area industriale di Bari, per le quali nel 2009 abbiamo provveduto a movimentarne circa 1400. Stiamo quindi muovendo i primi passi nel settore ferroviario ma siamo convinti, già a partire dalla fine di quest’anno, di raggiungere grandi risultati. ALLA GUIDA UN ESPERTO OLANDESE OLANDESE ALLA GUIDA UN ESPERTO Alla guida di questa macchina potente e complessa, al pari di ciò che accade nella Formula 1, abbiamo voluto un pilota di grande esperienza e professionalità: Charley Dietvorst, olandese di Rotterdam e con un’esperienza trentennale nella logistica, è l’uomo che consentirà non solo all’Interporto, ma ritengo all’intera Puglia, di rivestire un ruolo di primo piano nel settore della logistica e dei trasporti. Attualmente è in corso il completamento della prima fase attraverso l’attrezzaggio della piattaforma intermodale, ma l’Interporto raggiungerà la piena operativà al termine delle opere di ampliamento previste per i prossimi anni. L’impegno ecologico, intrapreso dall’interporto si tradurrà con la copertura fotovoltaica delle nostre superfici, attraverso le quali, potremo garantire già su quelle esistenti una potenza di 4,5 MW per arrivare a 13,5 MW con il progetto di espansione. Abbiamo, inoltre, in programma di utilizzare containers di ultima generazione a refrigerazione passiva e a emissioni zero per il trasporto su ferro dei prodotti ortofrutticoli verso i mercati del Nord Europa. VERSO LA PIATTAFORMA TELEMATICA VERSO LA PIATTAFORMA TELEMATICA Voglio, tra l’altro, annunciarvi in anteprima che siamo direttamente impegnati nello sviluppo del progetto UIRNET Puglia, ovverosia la realizzazione, quale filiazione dell’analoga iniziativa promossa per tutto il territorio nazionale, di una piattaforma telematica che consentirà a tutti gli operatori del trasporto e della logistica di fruire di servizi intelligenti di infomobilità e track and tracing delle merci. Analizzando le politiche di settore, debbo felicemente constatare che sia a livello nazionale che regionale si stanno attuando interventi finalizzati allo sviluppo dell’intermodalità


e della logistica. In particolare, a livello nazionale, debbo apprezzare l’impegno profuso dal Sottosegretario Giachino per il lavoro svolto al fine dell’introduzione del ferro-bonus, ovverosia degli incentivi finalizzati a favorire l’utilizzo della modalità ferroviaria del trasporto merci, ad oggi ancora troppo costosa per gli operatori del settore e che nel 2009 rappresenta soltanto il 10% dell’intero volume di merci trasportate. E’ chiaro che tali incentivi rappresentano ancora poca cosa e che per avere un pieno sviluppo della modalità ferroviaria si debba, prioritariamente, realizzare un’effettiva liberalizzazione del mercato al fine di consentire agli operatori privati di offrire un servizio flessibile e tariffe più competitive. L’IMPORTANZA DELLA LOGISTICA L’IMPORTANZA DELLA LOGISTICA A livello regionale, è apprezzabile il riconoscimento della logistica come uno dei potenziali comparti trainanti dell’economia locale, anche attraverso una serie di azioni promosse di recente, che potranno contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ma credo, che a parte le politiche di incentivazione, l’elemento su cui occorra veramente soffermarsi è la necessità di innescare un radicale cambio di mentalità di tutti gli attori, siano Enti, Istituzioni, imprenditori, attualmente impegnati nella logistica e nei trasporti. In poche parole, come spesso ripetuto ma ancora più spesso inattuato, occorre fare sistema. Un concetto forse astratto, intangibile, che vede coinvolte poche risorse finanziarie, ma che rappresenta l’unico vero anello mancante al fine di consentire alla Puglia e al Mezzogiorno di affermarsi a livello internazionale quale piattaforma logistica naturale di livello euromediterraneo. La cooperazione tra tutti gli attori coinvolti nella catena logistica, così come l’isitituzione di un “brand” Puglia da promuovere sui mercati internazionali, rappresenta uno dei principali obiettivi sui quali il nostro management intende operare per i prossimi anni, contando sulla collaborazione di tutti voi. L’ISTITUZIONE DI UN “BRAND” PUGLIA L’ISTITUZIONE DI UN BRAND

PUGLIA

Basta confrontare i dati relativi ai Paesi Bassi, che detengono una posizione di leadership mondiale nel campo della logistica, con quelli della macro-regione costituita da Puglia, Campania, Calabria, Basilicata e Sicilia per constatare quali potenzialità inespresse abbiano per lo sviluppo del settore logistico i nostri territori. Nei Paesi Bassi, che contano una popolazione di poco più di 16 milioni di abitanti, il settore della logistica e dei trasporti contribuisce per oltre il 30% alla definizione del PIL nazionale. Il solo Porto di Rotterdam nel 2009 ha movimentato 385 milioni di tonnellate di cui il 26% distribuiti su 9,8 milioni di TEUs.

Oggi i distriparks sono piattaforme logistiche avanzate, intese come aree di lavorazione finale delle merci, in grado di fungere anche da anello di congiunzione fra industria e servizi. Un’area, cioè, dove è possibile dare valore aggiunto alle semplici operazioni di carico e scarico dei containers. Le merci vengono, infatti, prelevate dai containers e, attraverso attività logistiche a valore aggiunto, quali il confezionamento, l’etichettatura, l’assemblaggio, il controllo di qualità e l’imballaggio, vengono poi preparate per la spedizione, adattandole così ai requisiti del cliente finale e ai requisiti del paese di destinazione. E’ opportuno in ogni caso evidenziare come nei Paesi del Nord Europa la cultura logistica, ovverosia la pratica di esternalizzare a terzi le attività di magazzino e dei trasporti, sia ampiamente diffusa. Il tessuto imprenditoriale italiano presenta, al contrario, un evidente ritardo nell’attribuire alla logistica valore strategico. Infatti solo il 15% delle imprese italiane esternalizza la logistica contro il 40% delle ditte inglesi e il 30% di quelle francesi. LELE PROSPETTIVE IN PUGLIA PROSPETTIVE IN

PUGLIA

Ritornando in Puglia, a complemento delle politiche regionali, qualcosa in positivo si sta muovendo per prepararci ad affrontare le sfide dei prossimi anni. La presenza oggi dell’Interporto Regionale della Puglia e del suo management consente di sfruttare il know how nord europeo nella definizione dei modelli organizzativi e gestionali. L’arrivo dell’Hutchinson-Whampoa a Taranto e l’avvio di forme di collaborazione tra questo porto e quello di Rotterdam, al fine di realizzarne un avamposto nel mediterraneo collegato a quello madre dalla rete ferroviaria, rappresentano un humus fertile sul quale seminare per renderci pronti e attrezzati all’uscita dalla crisi dei traffici internazionali, che in parte è già in atto. E’ fondamentale, in ogni caso, evitare sterili arrocamenti di alcuni dei soggetti portatori di progetti e iniziative in questo settore, che abituati a una visione localistica, ostacolano il raggiungimento di un obiettivo più ampio che va a beneficio di tutta l’economia regionale; in breve “per fare tutti un passo avanti è necessario che qualcuno faccia un passo indietro”. Ritornando alle prospettive future basta evidenziare qualche dato: nel mese di Gennaio 2010 il porto di Hong Kong ha movimentato 1.888.000 teus, il 18% in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno. La ripresa è ancora relativa, in quanto il volume di Gennaio è ancora inferiore del 10,5% rispetto al gennaio 2008 e del 4,7% rispetto al Gennaio 2007, mentre è in linea con i volumi di gennaio 2006 e 2005.

La macro-regione del Sud Italia sopra descritta, con una popolazione poco superiore a quella dei Paesi Bassi (17,500 Mln), attraverso i suoi principali porti interessati dal traffico containers (Gioia Tauro, Taranto, Napoli e Salerno) nel 2008 ha movimentato poco più di 100 Milioni di tonnellate e 5 milioni di TEUs.

Secondo i dati elaborati da una delle più accreditate banche dati nel settore dello shipping mondiale, le portacontainer consegnate lo scorso anno agli armatori sono state 274, mentre quelle previste in consegna per quest’anno ammontano a 371. Durante lo scorso anno la capacità della flotta è aumentata del 6,1% a 1.087.713 teus. Le navi previste in consegna per quest’anno rappresentano invece una capacità di 1.840.646 teus, pari al 14% della capacità complessiva.

ILIL RUOLO DEI DISTRIPARKS RUOLO DEI DISTRIPARKS

GIA’ LA RIPRESA GIA’ LA RIPRESA

Bisogna inoltre evidenziare, al contrario di ciò che avviene nei porti italiani, che in Olanda, e a Rotterdam in particolare, la maggior parte delle merci in arrivo e in partenza vengono lavorate sul posto, in quelle strutture chiamate distriparks, che proprio in quella nazione hanno avuto origine a partire dagli anni 80.

La lettura di questi dati sta a significare che la ripresa è già cominciata; coglierne le opportunità per ciò che riguarda il settore logistico e dei trasporti non dipende che da tutti noi. La sfida è ambiziosa ma per vincerla bisogna lavorare insieme!

Emanuele Degennaro nelmese - 3/2010 - 23


FORMAZIONE / FORMEDIL & POLITECNICO Presso il Formedil-Bari si è svolto uno stage formativo destinato a studenti del primo anno della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. Un ponte tra mondo accademico e mondo del lavoro. Lo slogan con gli scopi dell’iniziativa: progettare, costruire e realizzare. E’ stata prima di tutto un’esperienza fortemente educativa. Il compiacimento del presidente Matarrese e del rettore Costantino

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rasmettere, in maniera coordinata e dettagliata, l’arte del costruire in pietra e mattoni secondo i canoni e le regole della tradizione muraria è stato lo scopo del primo stage “Santi quattro coronati” riservato a centocinquanta studenti del primo anno della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. Questa innovativa ed interessante esperienza formativa, unica in Italia, realizzata con la fondamentale collaborazione del Formedil, l’Ente bilaterale per la formazione professionale per l’edilizia della provincia di Bari, è stata ideata per permettere agli architetti del futuro di apprendere, insieme agli allievi operai della scuola di formazione, come si realizza un’opera edile e come si svolge la vita all’interno di un cantiere, dove progettisti, tecnici e maestranze lavorano quotidianamente fianco a fianco con un comune obiettivo. La rivoluzionaria iniziativa ha, quindi, favorito la valorizzazione della didattica tradizionale rendendola in questo modo più completa ed efficace, in quanto ha permesso di coniugare al meglio la teoria con la pratica, dando la possibilità agli studenti di “sporcarsi le mani”, di realizzare in prima persona e concretamente ciò che viene studiato sui libri e appreso nelle aule accademiche. Il progetto è stato promosso e fortemente voluto dal preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, il prof. Claudio D’Amato Guerrieri che ha sottolineato come una delle finalità dello stage sia stata quella di mettere i giovani allievi nelle condizioni migliori per comprendere il complesso rapporto tra progetto e sua realizzazione, passando dal-

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I futuri architetti

in cantiere di Alessio Rega

la costruzione sulla carta a quella con calce e mattoni, dal lavoro intellettuale a quello manuale. Un’esigenza, questa, nata anche in seguito ad una pericolosa deriva verso forme irresponsabili di modellazione grafica fin troppo virtuali e prive di ogni ragionevole logica. L’iniziativa, definita dal rettore del Politecnico di Bari, prof. Nicola Costantino, come un’esperienza altamente formativa, è stata accolta con grande soddisfazione anche dal presidente del Formedil-Bari, cav. lav. ing. Michele Matarrese, il quale ha auspicato una collaborazione sempre più continuativa e proficua tra mondo accademico e mondo del lavoro, nel caso specifico tra Politecnico e Formedil. Un rapporto, quest’ultimo, già avviato con successo lo scorso mese di luglio con il Corso di alta formazione sulla Behavior-based safety (sicurezza basata sui comportamenti). Ancora. La necessità di coniugare formazione e lavoro ha portato, nel mese di ottobre, alla firma di un protocollo di intesa fra la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Architettura e l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (ANCE) per favorire la realizzazione di iniziative comuni in favore della formazione professionale. Tornando allo specifico dello stage, della durata di tre settimane, i giovani studenti di Architettura, guidati da docenti e dottorandi del Politecnico e dagli istruttori del Formedil, si sono cimentati nella costruzione di cinque manufatti edili di particolare complessità e rilevanza architettonica: il muro, l’apertura e la soluzione d’angolo; la cupola sferica; la cupola ad archi incrociati; la volta a crociera; la scala a rampa elicoidale. La scelta di questi cinque elementi, progettati con


Esterni delle sedi del Formedil e del Politecnico di Bari

In visita al cantiere, da destra, il presidente del Formedil cav. lav. ing. Michele Matarrese, il preside della Facoltà di Architettura prof. Claudio D’Amato Guerrieri, il direttore del Formedil dott. Luigi Aprile, il rettore del Politecnico di Bari prof. Nicola Costantino i materiali tipici della tradizione edile pugliese come la pietra-tufo, i mattoni pieni e le malte e base di calce e gesso, è stata fatta con uno scopo ben preciso: in essi, infatti, sono sintetizzati i principali nodi tettonici della costruzione muraria, in modo tale da permettere agli architetti di domani di rendersi conto in prima persona delle criticità tecniche di ogni singola opera architettonica. Gli studenti hanno avuto modo così di comprendere l’importanza della corrispondenza che deve intercorrere tra il progetto e la sua realizzazione. Infine, una curiosità. Lo stage è stato dedicato ai Santi Quattro Coronati (Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio) protettori degli scalpellini, prima tappa di un percorso di edificazione di se stessi prima ancora che dell’arte di costruire. Ed è proprio per questo che lo stage, per usare le parole del dott. Luigi Aprile direttore del Formedil, è stato prima di tutto un’esperienza fortemente educativa.

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LIBRERIE & LIBRI / MEDICINA

Sorrisi in corsia

La clownterapia raccontata attraverso un libro. In “Dottori dell’allegria. Il sorriso nelle pratiche di cura” di Morgana Masetti (edizioni la meridiana di Molfetta), gli incontri magici tra i clown che operano in ospedale e i piccoli pazienti che hanno ancora il bisogno e il diritto di giocare. di Claudia Serrano

I

mmaginate un bambino in un letto di ospedale. Ha gli occhi spenti, è spaventato, vede il tempo scandito da flebo e visite di medici dal camice bianco; lo consolano le carezze della madre accanto a lui, ma ne avverte la stanchezza e l’ansia. L’animo di bambino sembra in letargo nella stanza asettica in cui è costretto. Ora provate ad immaginare cosa accadrebbe se in quella stanza, all’improvviso, si affacciassero due clown, magari vestiti da dottori, ma con una zampa di gallina di gomma che spunta dalla borsa da medico. “Siamo la dottoressa Caramella e il dottor Zecchino, specialisti in scherzologia impiegati dall’ospedale!”. E, ottenuto dal bambino il permesso di entrare, cominciassero, mentre il dottor Zecchino inciampa continuamente, a spargere bolle di sapone, a fingere un check-up con immediata “asportazione di malumore”, ad operare sulla mamma “trasfusioni di frappé” ed estrarle magicamente un uovo dalla testa, a discutere sulle tecniche per lanciare palline di carta igienica inzuppate e farle attaccare al soffitto! Seppure per poco, quella stanza si trasformerebbe e il bambino riuscirebbe quasi a dimenticare di essere in un letto di ospedale, a ritrovare il sorriso e la voglia di giocare.

Fotografia di Juan Steves

Masetti “Dottori dell’allegria. Il sorriso nelle pratiche di cura” (edizioni la meridiana). Un libro che nasce dall’esperienza dei “Doutores da alegria”, organizzazione non governativa brasiliana che porta il sorriso negli ospedali e che Morgana Masetti conosce molto bene, come psicologa e come direttrice del dipartimento di ricerca dei Doutores da alegria di Buenos Aires. Il piccolo e colorato volume edito da la meridiana è una singolare e commovente raccolta di storie di incontri tra i piccoli pazienti dei reparti di pediatria e i clown, arricchita da note e osservazioni. Punto di partenza la considerazione che “lo staff ospedaliero è preparato per occuparsi delle malattie, a volte dei malati, ma rare volte sa occuparsi di persone e di salute”,

LA COSIDDETTA CLOWNTERAPIA Questa è solo una piccola parte di quel che realmente avviene con la cosiddetta “clownterapia”, raccontata nel delicato libro di Morgana

La copertina con disegno di Fabio Magnasciutti

mentre un bambino, a cui non si può spiegare il dolore, “vuole, più di qualsiasi cosa, essere bambino e giocare, nonostante le avversità” (Wellington Nogueira, fondatore e direttore artistico dei Doutores da Alegria).

UN LIBRO CHE DEVE FARE RIFLETTERE Un libro, questo, che potrebbe essere spunto di un’attenta riflessione sui modelli medici, i servizi, i rapporti umani che le nostre strutture ospedaliere offrono e, più in generale, sulla qualità dell’ambiente in cui i pazienti più piccoli e indifesi si trovano a lottare per stare bene. Leggendo i racconti delle reali esperienze ospedaliere in cui i Doutores operano, si svelano le mille attenzioni che si celano dietro scherzi e giochi apparentemente del tutto improvvisati: così, ad esempio, scopriamo che i Dottori dell’allegria restano sulla soglia finché non ottengono dal bambino il permesso di giocare, sfruttando quel piccolo spazio per comprendere la realtà del paziente e delle altre persone presenti nella stanza e trovare gli spunti per interagire con loro; leggiamo che stimolando la capacità di giocare del bambino, trasformando in gioco tutte le situazioni che si presentano, i clown lo aiutano a restare nell’hinc et nunc: in un ambiente, qual è quello ospedaliero, in cui l’attenzione è proiettata sul futuro, cioè su ciò che accadrà al paziente, i clown riescono a far vivere il bambino completamente nel presente, distogliendo l’attennelmese - 3/2010 - 27


zione dalle preoccupazioni su quel che avverrà. I Dottori dell’allegria, con i loro scherzi irriverenti, offrono la possibilità di trasformare la realtà, così il carrello che porta i pasti diventa un treno, il desk dell’accettazione un bancone di pizzeria. E quando vanno via, lasciano sempre un segnale del proprio passaggio, un nastro legato al letto, un naso rosso, affinché durante la loro assenza il piccolo degente possa rivivere i momenti passati con loro e alimentare il desiderio di rivederli: la speranza di rivedere i Dottori diventa obiettivo nel contesto ospedaliero, perché avere un obiettivo di vita trasforma gli atteggiamenti da passivi in attivi e accelera il processo di guarigione. Convinti che in ogni bambino esiste uno spirito che vuole giocare, nonostante la diagnosi medica, i Dottori operano anche nei reparti di terapia intensiva, dove i bambini sono spesso incoscienti, suonando loro serenate e facendo volare bolle di sapone intorno al letto.

EFFETTI BENEFICI Come dimostrano le ricerche, i risultati della “terapia del sorriso” dei Dottori dell’Allegria sono eccezionali: dopo il loro passaggio un’altissima percentuale dei bambini diventa più attiva e collaborativa, mostra maggiore appetito, esprime il desiderio di rivedere i clown e in generale affronta il ricovero in modo più fiducioso. Anche dall’analisi dei disegni realizzati prima e dopo il passaggio dei Dottori si constatano miglioramenti, quali il maggiore uso dei colori, più nitidezza nelle forme, una maggiore positività nel soggetto disegnato. I risultati delle ricerche evidenziano inoltre come, benché il lavoro dei Dottori sia rivolto ai bambini, il loro effetto si estenda anche oltre. Innanzitutto ai genitori che, vedendo i figli oggetto di una particolare attenzione e sorridenti, si sentono più rilassati e più fiduciosi nella cura; poi al personale medico e infermieristico che sviluppa un migliore rapporto con i bambini e, grazie al coinvolgimento negli scherzi, non si sente più soltanto portatore di pillole e iniezioni, ma anche di allegria. In modo sottile e imprevedibile, attraverso il gioco ed il sorriso, i Clown che operano nelle corsie regalano insomma una nuova percezione dell’ospedale e, soprattutto, offrono ai bambini nuovi fondamentali strumenti per la grande sfida che devono affrontare: vivere.

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MUSICA

Associazione Culturale “Research Press – Centro Studi Franz Liszt”

Scuola per cantanti lirici Un Laboratorio da marzo a dicembre. Docente, la soprano Maria Grazia Pani

L’

Associazione Culturale Research Press – Centro Studi Franz Liszt, sotto la direzione artistica della prof. Giovanna Valente, organizza un laboratorio lirico per cantanti con la docente Maria Grazia Pani. Le lezioni si terranno da Marzo a dicembre 2010. Il corso è finalizzato allo studio della “Bohème” di Giacomo Puccini e prevede l’esecuzione dell’opera in forma scenica. Si articolerà in sei incontri di due giorni ciascuno. Per informazioni ed iscrizioni: tel. 080/556.97.69 Cell: 340 6312899 e-mail: info@researchpress.it gio.valente@libero.it Sito web: www.researchpress.it

Giovanna Valente

Maria Grazia Pani si diploma in canto lirico con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore. Si perfeziona con Alessandra Althoff, sotto la cui guida segue un Master presso l’Internationale Sommerakademie Universitat del Mozarteum di Salisburgo. Unica italiana finalista al “5. Concorso internazionale per Voci Wagneriane 2006” che si è svolto tra Bayreuth e Venezia. Si è esibita al Teatro Malibran e al Teatro La Fenice di Venezia con l’Orchestra diretta dal Maestro U. Meier. Nel 2007 canta da solista su “RAI DUE” in “Shakespeare in Verona” per la trasmissione “Palcoscenico” dalla Sala Maffeiana dell’Accademia Filarmonica di Verona con “I Virtuosi Italiani” diretti da F. M. Bressan. Nel 2008 debutta con successo nel ruolo di “Tosca” diretta dal Maestro M.Marvulli. Sempre nel 2008 canta nel foyer del Teatro Petruzzelli durante una cerimonia ufficiale: è la prima voce a risuonare nel Teatro ricostruito. E’ chiamata inoltre a cantare per il film sul Teatro Petruzzelli di Maurizio Sciarra (Istituto Luce). E’ ospite di importanti Teatri e Festival lirici italiani. Ha lavorato con registi tra cui P. L. Pizzi e U. Gregoretti e con direttori d’orchestra quali P. Fournieller e S. A. Reck ed è stata al fianco di cantanti quali L. Valentini Terrani e N. Martinucci, Ralf Lukas ecc.

Ha cantato in ruoli principali: “Così fan tutte” di Mozart, “Otello” di Verdi , “La Bohème” di Puccini; “I due timidi” di N. Rota ecc. Nel 2001 con “Viva Verdi!” ha ideato TeatrOpera, un nuovo modo di proporre l’opera lirica, realizzando come autrice e regista spettacoli di successo. Come autrice ha scritto e rappresentato dal 2001 ad oggi 20 spettacoli di TeatrOpera.

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COMMERCIO

Ottica Rotondo, qualità a vista d’occhio

Intervista a Giuseppe Rotondo, ottico optometrista, attuale titolare della storica ditta di via Calefati, al centro della città, dal 1951 al servizio dei pugliesi

Il negozio al centro di Bari in via Calefati, 69/A. Accanto, Giuseppe Rotondo con due delle sue collaboratrici, da sinistra, Giovanna De Marzo e Laura Catalano

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altonici, presbiti, mendicanti di vista/ il mercante di luce, il vostro oculista/ ora vuole soltanto clienti speciali/ che non sanno che farne di occhi normali”. Così cantava Fabrizio De André nella canzone “Un ottico”, raccontando la storia di un ottico che voleva inventare occhiali in grado di far vedere un mondo migliore. Certo a lenti che “inventino i mondi sui quali guardare” non si è ancora arrivati, ma di prodotti speciali per far “contenti” i nostri occhi ce ne sono a volontà, e sono sempre in aumento: occhiali da vista, da sole, da lettura, lenti a contatto tradizionali, mensili e giornaliere, persino colorate, lenti anti riflesso e lenti progressive, e chi più ne ha più ne metta! Senza dimenticare poi la Signora Moda che, esercitando anche in questo campo il suo impero, ha fatto degli occhiali dei veri must, trasformandoli da strumenti correttivi ad accessori di tendenza. In un mercato così ampio e in nelmese - 3/2010 - 30

rapida evoluzione, diventa perciò necessaria una guida specializzata, in grado di orientare le scelte e consigliare per il meglio. A Bari dal 1951 è l’Ottica Rotondo che, coniugando tradizione e innovazione, si impegna ad offrire alla sua clientela questo ed altri servizi, mettendo a disposizione professionalità, qualità e ampia scelta. L’Ottica Rotondo è un piccolo paradiso per gli occhi, attrezzato con un sistema computerizzato dell’ultima generazione per il controllo della vista e fornito dei prodotti più confortevoli e alla moda: dalle lenti da vista agli occhiali da sole, dalle montature classiche a quelle più eccentriche, fino a prodotti secondari come binocoli prismatici o da teatro. E infatti, aspettando di incontrare Giuseppe Rotondo, ottico optometrista titolare dell’azienda, mi incanto a guardare l’ampia gamma di occhiali esposti, le montature delle firme più prestigiose e quelle dal design originale e pratico di ultima generazione, vanto di uno dei

negozi storici di Bari, che mantiene alto il suo nome nonostante la straordinaria concorrenza (a Bari i negozi di ottica sono più di centocinquanta). Signor Rotondo, la sua azienda opera dal 1951. Come è nata? È un’azienda di famiglia, nata con la fotografia: mio nonno aveva uno studio fotografico in via Sparano, dove mio padre, Luigi, ha iniziato a lavorare. Poi mio padre si è appassionato all’ottica, allora erano poche le scuole di ottica e per studiare si è dovuto spostare ad Arcetri, in provincia di Firenze. Al ritorno ha aperto un negozio in via Calefati, e negli anni a seguire ci siamo spostati solo di qualche metro. Come si è evoluta l’Ottica Rotondo in questi cinquantanove anni? Si è evoluta con l’avanzare della tecnologia, prima di tutto con le lenti oftalmiche che hanno raggiunto risultati fino a qualche


Due foto degli anni Cinquanta del padre di Giuseppe, Luigi Rotondo, e accanto con l’attore Enrico Montesano anno fa impensabili, dal punto di vista visivo e dal punto di vista estetico; poi c’è stato l’avvento relativamente recente delle lenti a contatto usa e getta, che hanno rivoluzionato il mercato. Noi siamo stati al passo con i tempi, offrendo alla clientela i prodotti d’avanguardia. In questi anni è cambiata anche la concezione degli occhiali... Sì, anche quello è stato un cambiamento rilevante. L’occhiale è diventato gadget, moda, motivo per cui molte firme si sono affacciate al mondo dell’ottica. La clientela dell’Ottica Rotondo è rimasta quella storica? Diciamo che è una clientela per la maggioranza fidelizzata, ma si cerca sempre di ampliarla, soprattutto attirando i giovani con i prodotti nuovi e di moda. E, devo dire la verità, in gran parte ci riusciamo. È merito anche del personale? Sì, il personale è molto qualificato, d’altra parte è rimasto quello che aveva mio padre: la più giovane delle collaboratrici lavora qui da almeno venti anni. Immagino sia merito anche della qualità dei servizi e dei prodotti offerti. A tal proposito, quali sono i punti di forza della sua azienda e che caratterizzano un’ottica di qualità? Prima di tutto il tenersi aggiornati con una strumentazione d’avanguardia, sia per la misurazione della vista che per la realizzazione degli occhiali idonei. Poi l’offrire al cliente prodotti nuovi e di qualità. I maggiori produttori mondiali di occhiali sono italiani: penso a Luxottica, Safilo, solo per citarne alcuni, e la maggior parte dei prodotti

che proponiamo sono di queste aziende rinomate, nelle quali sono inglobati anche i marchi più importanti quali Chanel, Dior, Armani. Il cliente sceglie a suo gusto la montatura, ma per le lenti si deve poter affidare alla professionalità dell’ottico. Certo, però noi siamo sempre pronti a consigliare per il meglio. Sul prodotto sole la clientela è spesso molto sicura di ciò che desidera, per gli occhiali da vista apprezza il nostro consiglio, anche perché con la grande scelta che offre oggi il mercato il cliente in un certo senso è disorientato. La qualità della visione incide sulla qualità della vita? Sicuramente sì, per questo bisogna affidarsi alle persone giuste. Ho sentito parlare di stress visivo. Di cosa si tratta e come si può prevenire e/o curare? Lo stress visivo è dovuto nella stragrande maggioranza dei casi all’uso eccessivo del computer o ad uno studio particolarmente zelante. Si potrebbe prevenire con determinati accorgimenti posturali e comportamentali, per esempio prendendosi delle pause di un quarto d’ora ogni tanto per far riposare gli occhi. Ideali per chi trascorre molte ore davanti al computer sono le cosiddette lenti relax, che hanno un trattamento anti riflesso unito ad un tipo di colorazione che serve a schermare ulteriormente gli occhi dai raggi nocivi del computer. Spesso nei supermercati si trovano occhiali da vista a basso costo. Cosa ne pensa, possono essere dannosi? Dannosi no, perché per essere venduti nei supermercati devono

essere regolamentati dalle normative europee, ma certamente non sono di qualità. Sono in arrivo nuove proposte nel mondo dell’ottica? Dal punto di vista moda ci sono sempre nuovi prodotti, almeno uno o due marchi nuovi si fanno avanti ogni anno: quest’anno, per esempio, Tod’s si affaccia anche nel mondo dell’ottica. Dal punto di vista prettamente tecnico le lenti progressive spesso e volentieri subiscono aggiornamenti ed evoluzioni. Ho visto che vendete prodotti molto particolari, come gli occhiali Clic con magnete. Come funzionano? Sì, sono degli occhiali per la presbiopia semplice e sono i cosiddetti premontati. Sono dotati di un sistema calamitato che permette di averli sempre pronti all’uso appoggiati sul collo. Sono molto pratici. In tanti anni di attività è passato qualche personaggio importante dall’Ottica Rotondo? Nel 2002 è venuto a trovarci un personaggio simpaticissimo e caro a tutti gli italiani, Enrico Montesano. Era in emergenza, perché aveva uno spettacolo teatrale e si erano rotti i suoi occhiali da lettura! Mio padre come segno di ospitalità gli fece omaggio proprio degli occhiali premontati. Si conclude con questo aneddoto la conversazione con Giuseppe Rotondo, che scopro essere stato anche uno sportivo: giocava a calcio a livello agonistico nei settori giovanili, prima di lasciare il sogno di una carriera calcistica per seguire le orme paterne.

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U NI V E R S IT A ’ DEGLI STUDI / CONFIND USTRIA PU G LIA

Industria del farmaco, va potenziata in Puglia Il costante impegno della Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Bari per lo sviluppo e per l’innovazione tecnologica delle imprese nel settore. Ogni anno si svolgerà una “Giornata” sull’argomento

S

i è aggiunto un ulteriore tassello nell’ambito della convenzione tra l’Università degli Studi di Bari e Confindustria Puglia sottoscritta tre anni fa che promuove attività di collaborazione per lo sviluppo del territorio, rispondendo ai bisogni che emergono dal mondo delle imprese pugliesi e del lavoro, improntata ad un’etica che sappia coniugare le potenzialità della conoscenza e dell’innovazione tecnologica. Confindustria Puglia e l’Università degli Studi di Bari “A. Moro”, infatti, con la Facoltà di Farmacia, struttura didattica e di ricerca nelle “Scienze del Farmaco e dei Prodotti per la Salute”, a partire dal 2010 hanno programmato, a cadenza annuale, una giornata pugliese del Farmaco. Tema della prima edizione che si è svolta a fine gennaio è stata la proposta di costituzione del “Distretto produttivo ad alto contenuto tecnologico del Farmaco e dei Prodotti per la Salute”, vedi L. R. n. 23/2007. Questa iniziativa nasce dalla nuova politica intrapresa recentemente dalla Facoltà di Farmacia di Bari, guidata dal Preside prof. Roberto Perrone, attualmente impegnata a raccordarsi, cooperare e collaborare scientificamente con le realtà industriali e professionali del territorio che operano nel settore del farmaco per contribuire a sviluppare il settore farmaceutico e per dare impulso allo sviluppo economico ed occupazionale del territorio pugliese. Si è

Il preside della Facoltà di Farmacia prof. Roberto Perrone

convinti infatti che l’industria del farmaco sia un settore strategicamente molto importante per tre fattori: l’alto tasso tecnologico dei prodotti; gli elevati investimenti in ricerca e sviluppo; il grande impatto occupazionale, specie in termini di offerta di lavoro specialistico. Confindustria Puglia, peraltro, ha già presentato alla Regione Puglia numerose proposte di distretti produttivi, alcune delle quali hanno ottenuto già il secondo riconoscimento appunto dalla stessa Regione. Un’esperienza del tutto inedita per l’imprenditoria locale che sta sperimentando per la prima volta forme avanzate di aggregazione su precisi progetti di crescita produttiva, tecnologica, gestionale e commerciale. La prima giornata è quindi per la Facoltà una giornata storica: rappresenta l’inizio

di un percorso nuovo dove tutta la Facoltà unita si apre all’esterno per mettere a disposizione del territorio il notevole bagaglio di conoscenze e tutto il know how didattico e scientifico nel campo del Farmaco e dei Prodotti per la Salute (la produzione scientifica della Facoltà viene raccolta annualmente nell’Annuario scientifico e pubblicato su web www.farmacia.uniba. it). Purtroppo punto di debolezza del settore del Farmaco in Puglia è la esiguità del numero di imprese nel settore presenti sul territorio pugliese accompagnato dal basso numero di addetti impiegati in esse rispetto al contesto nazionale, appena 700 contro i 70.000 a livello nazionale, e questo comporta di conseguenza una consistente migrazione di laureati della Facoltà di Farmacia di Bari verso altre regioni. Il Distretto, quale struttura aggregante tra mondo delle Imprese e quello dell’Università e centri di ricerca del territorio, è lo strumento in grado di dare valore aggiunto al settore del Farmaco e di attivare quei processi di aggregazione, di condivisione attrezzature, strumentazioni ed apparecchiature ad alto valore tecnologico, indispensabili ed essenziali nell’espletamento dell’attività di ricerca nel settore del farmaco, di programmazione e quindi di crescita e di sviluppo che consentono di superare i punti di debolezza, attraendo nuovo investimenti.

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POLITECNICO / ECONOMIA

FIERA DEL LEVANTE

Nasce Best lo spin off di Politecnico e Confcooperative

Expolevante, la Fiera di Primavera dall’8 all’11 aprile

Il presidente di Confcooperative, Ruggieri: qualifichiamo giovani ricercatori per innovare i processi produttivi

L’editoria sportiva il filo conduttore di Expolibro. Confermati Spazio aperto all’Arte e i settori merceologici che hanno contribuito al successo della rassegna

Giacomo Ruggieri e Nicola Costantino

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i chiama Best, acronimo di Bari Electronic Systems for Telecommunications, la spin off universitaria promossa dal dipartimento di Elettrotecnica ed elettronica del Politecnico di Bari insieme a Confcooperative Puglia e nata con la “mission” di garantire il trasferimento delle conoscenze dalle strutture accademiche al tessuto imprenditoriale. L’idea è del professor Gianfranco Avitabile e di un gruppo di ricercatori con l’intento di mettere a disposizione del sistema produttivo regionale, in particolare quello cooperativo, le conoscenze e le competenze del Politecnico e del dipartimento promotore, e legare così le strutture accademiche al tessuto imprenditoriale regionale. Confcooperative Puglia ha già maturato numerose esperienze di collaborazione con il mondo accademico e della ricerca ed è già socia fondatrice di un’altra spin off, promossa dal dipartimento di Informatica dell’Università di Bari; un’altra spin off con la Facoltà di Economia dell’Ateneo è in via di costituzione. “Le spin off universitarie – afferma Giacomo Ruggieri, presidente di Confcooperative Puglia – sono uno strumento importante per implementare nel tessuto cooperativo l’innovazione proveniente dal mondo della ricerca. Le cooperative hanno avuto e sempre di più avranno la possibilità di ottimizzare i propri processi produttivi, sperimentando modalità innovative di confronto sui mercati, partecipando a programmi di ricerca”. Questa spin off rappresenterà inoltre una occasione di formazione a distanza per la “qualificazione di giovani ricercatori che gradualmente trovano inserimento lavorativo in imprese cooperative e ne accrescono il livello di competitività”. Best opererà nell’ambito della progettazione, sviluppo di proprietà intellettuale, costruzione e gestione di beni e servizi nel settore dell’elettronica delle telecomunicazioni negli scenari applicativi industriale, turistico, monitoraggio ambientale. “Particolare attenzione – spiega Ruggieri – Confcooperative Puglia ha posto sul settore agroindustriale, allo scopo di avviare programmi di ricerca sfruttando le risorse messe a disposizione dal Pon Ricerca e competitività”. “Soddisfazione” per la costituzione della spin off è stata espressa dal rettore del Politecnico, prof. Nicola Costantino, che si è complimentato con Confcooperative Puglia per aver aderito alla iniziativa.

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empo libero, sport, vacanze ma anche il ritorno di Expolibro con iniziative di grande interesse ed attrattiva per il target cui si rivolge la consueta rassegna primaverile della Fiera del Levante: questo il ricco “menu” di Expolevante, in programma dall’8 all’11 aprile 2010 (orario di apertura continuato dalle 10 alle 22 con biglietto di ingresso gratuito). Expolibro, curato ancora una volta dalla Sezione Eventi Culturali della Fiera guidata dal critico Carlo Gentile, si conferma anche quest’anno come meeting di riferimento per autori e lettori. Il filo conduttore dell’edizione sarà “l’editoria sportiva: dalla pratica alla pagina”, che sarà arricchita da una selezione di otto lungometraggi sui temi dello sport e del calcio, da “i migliori libri della nostra vita”, che permetterà al pubblico di presentare un testo che lo abbia particolarmente emozionato, e dalla presentazione di iPad, Kindle e gli altri lettori di e-book, in collaborazione con Apple e “C&C Computer”. Ampia anche la proposta di Spazio aperto all’arte, a cura di Ester Milano, che festeggia il quindicesimo “compleanno” con una diversificata e prestigiosa partecipazione di artisti, gallerie, collezionisti, scambisti di opere e tutti coloro i quali hanno proposte innovative e conservative riguardanti l’arte moderna e contemporanea. Ma a Expolevante torneranno anche i consueti settori merceologici che hanno contribuito a consolidare il successo del format. Ad iniziare dalla nautica, per la quale si prevede una significativa ripresa: la società di consulenza McKinsey & Co ha presentato recentemente i risultati di un sondaggio effettuato tra gli operatori da cui risulta che il comparto “recupererà pienamente nel giro dei prossimi tre anni”. Secondo gli intervistati il mercato dovrebbe presentare una sostanziale stagnazione nel 2010, seguita da un rilancio, prima lento (5-7% nel 2011), poi più marcato (10% nel 2012), con un ritorno ai volumi del 2007 verso la fine del 2013. Per quanto riguarda l’orientamento dei clienti sotto la pressione della crisi “emergono segnali di una tendenza verso imbarcazioni più marine rispetto agli anni scorsi”. Le ultime novità saranno presenti proprio a Expolevante tra cantieri nautici, imbarcazioni da diporto, gommoni, barche a vela, moto d’acqua ma anche abbigliamento tecnico e attrezzature per la pesca sportiva. Ampi spazi saranno riservati anche agli articoli ed arredamenti per esterni, alle piscine, al gardening, ai veicoli da campeggio, al mondo dei motori, all’arredamento, all’antiquariato, agli hobby e all’enogastronomia. Non mancherà, poi, l’artigianato internazionale con gli oggetti più originali dai cinque continenti. Confermata, infine, dopo l’ottimo gradimento soprattutto tra i più giovani, la sezione dedicata ai giochi e ai videogiochi. Oggi attorno a Wii (Nintendo), PlayStation3 (Sony) e XBox (Microsoft) si muove un business da 50 miliardi l’anno e la passione degli adolescenti (ma non solo) per questo mondo virtuale rischia di trasformare le console (nelle quali sono già sbarcati social network e tv) nell’elettrodomestico del futuro. Un’offerta, dunque, quella di Expolevante pronta a soddisfare un pubblico esigente ed attento, che voglia godersi il proprio tempo libero e investire intelligentemente su esso.


EDITORIA

ECONOMIA

Luigi Farace presidente dell’Unione Camere di Commercio di Puglia

I

l Direttivo di Unioncamere Puglia ha confermato alla presidenza dell’associazione delle Camere di Commercio pugliesi l’on. dott. Luigi Farace. Alla vice presidenza è stato eletto l’ing. Eliseo Zanasi. L’Unione delle Camere di Commercio di Puglia è una associazione costituita nel 1946, a cui partecipano le cinque Camere di Commercio della Regione, con la finalità di coordinare l’attività dei singoli enti camerali in materia di promozione dell’economia regionale. Partecipazione a primarie manifestazioni fieristiche, in Italia e all’estero, organizzazione di eventi promozionali di portata internazionale, assistenza all’internazionalizzazione, studi di settore, sinergie di rete con gli enti locali per l’ottimizzazione ed il coordinamento dei servizi alle imprese, le principali attività svolte dall’Unioncamere Puglia. “Ringrazio i presidenti delle Camere di Commercio della Puglia – ha detto Farace – per aver rinnovato la fiducia al mio operato, che consentirà al sistema camerale regionale di dare continuità alle azioni promozionali per le piccole e medie imprese già poste in essere nel corso di questi anni, in sintonia con la programmazione della Regione Puglia, ente con il quale si è costruita una efficiente partnership istituzionale. L’impegno di Unioncamere Puglia sarà teso a promuovere un’immagine sempre più unitaria e coordinata dell’economia pugliese, pur nel rispetto delle peculiarità delle singole province. Lavoreremo, insieme a tutte le Camere di Commercio della Puglia, per creare punti di incontro nelle politiche promozionali. Ci sosterrà nelle nuove azioni il decreto legislativo di riforma delle Camere di Commercio, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, che inserisce e definisce il concetto di ‘sistema camerale’, di cui fanno parte le Camere di commercio, le unioni regionali, l’Unioncamere nazionale, le strutture di sistema e le Camere di commercio italiane all’estero. La nuova normativa rafforza funzioni e poteri delle Unioni rendendo obbligatoria l’adesione delle Camere di commercio alle Unioni regionali, dichiarando espressamente che le Camere di commercio possono avvalersi delle Unioni per lo svolgimento di compiti e funzioni delle stesse, anche in forma associata, dando la possibilità alle Unioni di formulare pareri e proposte alle Regioni e stabilendo che le stesse svolgano funzioni di monitoraggio dell’economia locale”.

L’on. dott. Luigi Farace confermato presidente della Unioncamere di Puglia

Nicola Cacucci presidente del Distretto regionale Comunicazione e Editoria

E’

il dott. Nicola Cacucci il presidente del neo costituito Distretto produttivo regionale della Comunicazione, dell’Editoria e della Cartotecnica che ha già ottenuto il primo riconoscimento da parte della Regione Puglia e che accorpa aziende del settore di tutte le organizzazioni datoriali e rappresentanti del sistema universitario e delle organizzazioni sindacali. Vicepresidente vicario è Stefano Petrucci. Il nome del distretto è “Dialogoi”, termine che ben rappresenta il ruolo del Distretto della comunicazione nel processo di dialogo costruttivo necessario a fortificare la ricca e complessa filiera del settore e a rilanciare un rapporto virtuoso, economico ed interculturale con il Mediterraneo. “ D i a l o g o i ”, p r i m o d i s t r e t t o i n I t a l i a n e l s e t tore della comunicazione, sarà il punto di riferimento per l’attrazione e la valorizzazione dei talenti, della creatività, della creazione e diffusione dei contenuti editoriali, informativi, culturali e promozionali. Nicola Cacucci, sin dal 1972, è il titolar e d e l l a C a c u c c i E d i t o r e S . a . s ., f o n d a t a n e l 1929 da suo padre Francesco. “Il Distretto dell’Editoria – ha dichiarato Cacucci – intende promuovere la cooperazione fra le piccole e grandi imprese del settore ed avviare un nuovo modello di cooperazione al fine di sviluppare la crescita delle tantissime imprese del settore che rendono la Puglia una delle regioni più ricche di offerta quantitativa e qualitativa nel Centro-Sud Italia.”

Il dott. Nicola Cacucci titolare della Cacucci Editore di Bari nelmese - 3/2010 - 35


TURISMO / GUARDIAMOCI INTORNO

Castello Svevo

ph. Miki Carnimeo

secoli di arte e di storia

di Concita Leozappa Riprendiamo la rubrica con la primavera. In giro per sale e cortili del maniero barese con la guida della direttrice Annamaria Lorusso. Una mostra vista dall’alto nel fossato con prato trasformato in galleria all’aperto

L’

immersione nella storia di una Terra potenzia il senso d’appartenenza, raffina il gusto estetico, inorgoglisce di meraviglia. Questo il fascino di una visita al Castello Svevo di Bari. “La volontà di valorizzare il castello è obiettivo primo del prof. arch. Ruggero Martines, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, e dell’architetto Maria Costanza Pierdominici, soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bari, Barletta, Andria, Trani e Foggia”, sottolinea la direttrice del Castello e storico Ruggero Martines dell’arte dott. Annelmese - 3/2010 - 36

namaria Lorusso. Che nell’austera “Torre dei Minorenni”, così denominata perché nel 1800 adibita a prigione per i minori, incanta nell’esporre passato, presente e futuro di questa inestimabile patrimonio storico-artistico e culturale. Il percorso aperto al visitatore è un vero e proprio viaggio in epoche diverse, magnificamente fuse nell’eterogeneità del loro stile. Il giro ha inizio con l’accesso al castello dal ponte d’ingresso. Un tempo ponte levatoio, introduce alla portone d’ingresso che ha tuttora i segni della saracinesca ed introduce al priAnnamaria Lorusso mo cortile esterno.


T

ra terra e mare s’erge imponente il castello di Bari, il cui nucleo originario risale all’epoca normanna. La costruzione del castello, avvenuta su preesistenti insediamenti bizantini, risale al 1131 - 1132 per volere di Ruggiero il Normanno il quale, già nel 1139, ordinò il potenziamento del castello a seguito degli attacchi subiti dall’imperatore Lotario. Il castello è caratterizzato da diverse fasi di ricostruzione, come quella avvenuta nel 1156 a seguito della violenta distruzione della città ad opera di Guglielmo il Malo. Il nucleo principale del castello si deve alle opere disposte, dal 1233 al 1240, da Federico II di Svevia il quale affidò l’incarico di progettazione dei lavori a Guido del Vasto che realizzò la costruzione di un mastio quadrangolare rafforzato agli spigoli da torrioni. Il castello federiciano s’impose non solo quale segno di potere e controllo, ma anche quale dimora residenziale e rappresentativa dell’Imperatore. Nel periodo Angioino per volere di Carlo I (1276) furono eseguiti altri lavori di restauro ad opera dei protomagistri Pietro d’Angicourt e Giovanni Toul. Il castello fu in seguito affidato a vari feudatari sino al 1463, quando Bari divenne dominio regio di Ferrante d’Aragona e, due anni dopo, donata agli Sforza in occasione delle nozze tra Alfonso con la figlia del duca di Milano. Il periodo di maggior splendore del castello si deve alla duchessa Isabella d’Aragona che ne prese possesso nel 1501 e lo trasformò in una dimora principesca, meta di letterati, artisti e uomini illustri. La struttura medievale fu inoltre fortificata con la costruzione di una poderosa cinta bastionata rafforzata da baluardi e isolata da un profondo

e ampio fossato. Nel 1556 la regina Bona Sforza, figlia di Isabella, rientrata dalla Polonia visse l’ultimo anno nel castello e dispose importanti lavori di ristrutturazione. Nell’Ottocento il castello fu utilizzato come prigione e successivamente come caserma per la fanteria e gendarmeria. (c.l.)

Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia Piazza Federico II di Svevia - 70122 BARI, Italia Tel. 080.5286111 Fax 080.5245540 Sito: www.sbap-ba.beniculturali.it Info Castello Svevo Orari apertura: tutti i giorni tranne mercoledì dalle 8,30 alle 19,30 Biglietto: Intero 2 € Ridotto 1 € (dai 18 ai 25 anni). Gratuito fino ai 18 anni e oltre i 65 anni Il cortile divide idealmente il nucleo centrale normanno-svevo, a pianta trapezoidale con quattro possenti torri angolari, dalla parte cinquecentesca caratterizzata all’esterno dall’ampia cinta bastionata e dal fossato. All’origine pieno d’acqua, il fossato è oggi ricoperto dal prato sul quale sarà allestita, da metà marzo sino al 16 maggio, una mostra di grandi opere di arte contempo-

L’ingresso principale da “I Castelli di Puglia” di Adda Editore, foto di Nicola Amato e Sergio Leonardi

ranea. La mostra, organizzata dalla Direzione regionale per i beni culturali nell’ambito del Programma “Circuito del Contemporaneo”, ha per nome “da sopra”. Le opere esposte giù nel fossato si potranno infatti godere dall’alto del percorso pedonale. Una volta entrati nel castello il monumentale portale federiciano, al cui centro campeggia l’aquila imperiale che stringe la preda tra gli artigli, offre al visitatore una sontuosa accoglienza. Decorato con i simboli del potere, esso è manifestazione della volontà di Federico II di dominare il mondo. “Una serie di uccelli, virgulti e una sirena bicaudata dimostrano” evidenzia la Lorusso “l’universalità del potere imperiale su cielo, terra e mare”. Numerose le opere attribuite ai cantieri federiciani dove hanno avuto piena espressione artistica abili maestranze locali e orientali. Il viaggio tra i secoli prosegue. Dall’atrio e dalla loggia federiciani infatti il visitatore s’immerge subito dopo nel cortile centrale d’assetto puramente cinquecentesco. Una scalinata a doppia rampa dai canoni rinascimentali, costruita al posto della scalinata medioevale ad unica rampa, troneggia maestosa. E testimonia l’adattamento del castello a corte realizzato prima da Isabella d’Aragona e poi da sua figlia Bona Sforza. L’intrecciarsi delle epoche storiche continua a sorprendere nell’ammirare le sale all’interno. La Sala Sveva al piano terra, oltre a inglobare imponenti arconi ogivali del periodo angioino, ha inoltre svelato nel sotterraneo pregiatissimi ritrovamenti: la chiesetta bizantina di Santa Apollinare, un sepolcreto e due capitelli a stampella in marmo di gran pregio. nelmese - 3/2010 - 37


La Sala Bona Sforza rotto). “Questi reperti - spiega la dott. Lorusso - hanno restituito importanti indizi sulla ceramica dell’epoca. Ad esempio, è stata ritrovata una ceramica definita dagli studiosi ‘Bari-type’, in quanto non ha confronti altrove, e rinvenute due formelle di stufa in maiolica presumibilmente portate dalla Polonia dalla regina Bona Sforza”. Dalla Gipsoteca inoltre si accede attraverso una botola alla Bari sotterranea, dove a 4 metri di profondità sono stati ritrovati i resti di abitazioni d’epoca bizantina. Il Castello svevo, un tempo lambito dal mare, si riassume dunque in un viaggio nei tempi. Dove ogni epoca s’interseca nelle precedenti e nelle successive, senza mai confondersi. Forte della propria originale identità.

Un suggestivo scorcio del cortile interno del Castello Svevo di Bari (foto Miki Carnimeo) La complessa stratificazione di elementi di vari periodi è ribadita poi nella sala Angioina. Impreziosita da bifore d’epoca, questa sala testimonia anche la presenza del castellano Pappacoda insediatosi nel castello nel periodo di Bona Sforza. Un affresco raffigurante lo stemma della famiglia Pappacoda infatti domina sulla parete. Stemma che si ritrova poi al piano terra nell’attuale sala multimediale: “Una sala adibita alla proiezione di un filmato per ragazzi e adulti che consente una visita virtuale del castello” spiega la Direttrice. “Il target dei visitatori di fascia scolastica copre tutto l’anno. Il castello offre infatti servizi e promuove progetti culturali adatti alle esigenze delle scolaresche nell’ambito del progetto ‘Adotta un monumento’”. Si registra poi un forte afflusso di turisti tedeschi” aggiunge “e di gruppi di turisti delle navi da crociera, cui veniamo incontro tenendo aperto il castello 11 ore al giorno e adeguando le giornate di apertura agli arrivi delle navi”. Altra inestimabile attrazione è il tesoro custodito nella Gipsoteca. Situata nella parte inferiore, la Gipsoteca raccoglie una collezione di calchi in gesso, riproduzione di decorazioni scultoree dei monumenti di Puglia (a partire dal romanico sino al XVI secolo). La Gipsoteca, ora in fase di ristrutturazione, sarà presto riaperta al pubblico. “I prossimi lavori previsti sono il recupero del bastione Nord/Est, l’ampliamento dell’apparato didascalico in tutte le sale e l’apertura di nuovi spazi al pubblico” informa la Lorusso. Oltre alla raccolta esposta in Gipsoteca, di proprietà dell’Amministrazione Provinciale di Bari e in deposito presso il Castello Svevo, le sale sono impreziosite anche da reperti ceramici ritrovati nel butto del castello (luogo in cui veniva riposto materiale di scarto tra cui vasellame nelmese - 3/2010 - 38

La copertina della monografia di Adda Editore con testo di Michele Cristallo e foto di Nicola Amato e Sergio Leonardi


TURISMO / GUARDIAMOCI INTORNO

Nei saloni e nei cortili del Castello Svevo

Il fantasma di Bona D

i notte, una di quelle notti di primavera, quando soffia lieve e tiepido da Est il Levante e il cielo è sereno, tanto che si potrebbero contare le stelle ad una ad una, se da Piazza Federico II di Svevia si scende verso Corso De Tullio, è possibile abbracciare quasi per intero l’imponente mole del castello, oggi cornice suggestiva di mostre e grandi eventi culturali. E, complice il buio della notte, si può vedere lo Svevo scendere per il ponte che sovrasta il fossato col seguito di dame e cavalieri. Lui, Federico, l’illuminato sovrano, re di Sicilia e di Gerusalemme, imperatore del Sacro Romano Impero, che scelse la nostra regione per insediare la sua splendida corte. Le stesse pietre che qualche secolo più tardi calpestò Bona Sforza, regina di Polonia, granduchessa di Lituania, divenuta duchessa di Bari alla morte della madre Isabella D’Aragona con cui nella vecchia fortezza trasformata poco per volta in splendida corte trascorse la propria adolescenza, e dove farà ritorno negli ultimi due anni della sua vita, scortata dalle galee veneziane. Regina colta e brillante che riposa nel mausoleo della Basilica di San Nicola dove è rappresentata in preghiera tra i santi Nicola e Stanislao, patroni di Bari e di Polonia, nel suo intenso programma di opere pubbliche promosse la fortificazione del castello e svariate migliorie che lo resero bello come oggi lo vediamo, oltre che imponente. Attraversando le antiche sale e lo scalone che porta al piano superiore, non è difficile immaginarla ricevere cortigiani e umili servitori e destreggiarsi sola in un difficile governo tra le insidie di chi avrebbe dovuto darle appoggio e che invece la tradì. Tutto questo può passare davanti agli occhi come un film, in una notte di primavera, quando i rumori della città si acquietano e salendo sul terrazzo è possibile spaziare lo sguardo tutt’intorno e vedere ciò che vedeva lei. Da un lato il nucleo della Bari antica con il campanile che svetta bianco sulle case basse e sugli uomini; dall’altro il mare che un tempo avranno scrutato con l’ansia di un ritorno gradito o di una minaccia. Su quegli spalti, complice la notte, è forte il sentimento che lega il presente al passato e difficile il distacco da quelle pietre dove è inscritta la storia di Bari per far ritorno nei gusci quotidiani del nostro disadorno presente.

Marisa Di Bello

I

l monumento-sepolcro sistemato nel retro dell’altare maggiore di San Nicola è dedicato a Bona Sforza, regina di Polonia, arciduchessa di Lituania e duchessa di Bari, figlia di Isabella d’Aragona e di Giovanni Galeazzo Sforza duca di Milano. Bona Sforza morì a Bari nel 1557 e la sua salma fu conservata per 27 anni nella sagrestia della Cattedrale di Bari. Il sepolcro fu realizzato successivamente dalla figlia Anna moglie del re di Polonia, Stefano I. Il monumento, eseguito in Napoli dagli scultori carraresi Andrea Sarti, Francesco Zagarella e Francesco Bernucci, fu completato nel 1593. Opera dal chiaro carattere classicheggiante dove è già annunziato il Barocco, il monumento, posto nella parete di fondo dell’apside, rompe l’armonia dell’architettura romanica del tempio. Nell’organismo di ordine dorico, quattro lesene sostengono la cornice: ai lati si elevano due piramidi e nel mezzo un riquadro con la raffigurazione del Cristo morto. Nelle nicchie estreme sono poste le statue di San Stanislao, patrono della Polonia, e di San Nicola, patrono di Bari. Nella nicchia centrale è la statua di Bona Sforza, inginocchiata sul sarcofago; ai lati di questo, due figure semivestite raffiguranti la Polonia e Bari. Alla base del monumento successivamente fu sistemata la Cattedra dell’Abate Elia contornata dai mosaici pavimentali. La foto di Amato-Leonardi è ripresa dal volume Bari-Basilica di San Nicola di Adda Editore.

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TECA DEL MEDITERRANEO / BIBLIOTECA CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA

Biblioteca Regionale Un fuoricasa. bene per gli utenti Perchè a Dublino ubblicato il rendiconto 2009 della gestione Pdi Teca del Mediterraneo, la biblioteca del “S Consiglio regionale della Puglia, per la parte relativa al profilo dell’utenza. Per il 2009, la misurazione non ha riguardato solo gli utenti esterni (“customer satisfaction”), ma anche gli utenti interni, cioè gli operatori di Teca (“firm satisfaction”), sulla base di linee-guida raccomandate dal Ministero della Funzione pubblica: ciò accade per la prima volta nelle strutture del Consiglio regionale. Il grado di soddisfazione degli utenti esterni è in crescita dell’1.5% rispetto al 2008: infatti nel 94% delle schede depositate dai visitatori si risponde “sì” alla domanda se si è soddisfatti di Teca, nell’1.8% si risponde “no”. Questo l’identikit prevalente dell’utente esterno di Teca: per il 67,4% di genere maschile, per il 43.2% di età nella fascia fra 30 e 50 anni, per il 61.3% residente in Bari, per il 47.7% dotato di diploma di scuola media superiore, per il 34.9% studente. Rispetto all’anno precedente, risultano in crescita le visite dei dipendenti privati, dei liberi professionisti, degli imprenditori, degli studenti e degli stranieri. La “firm satisfaction” è anch’essa positiva: il giudizio degli utenti interni su Teca è per il 77,8% positivo e per il 19.5% negativo (sono state esaminate 15 variabili). Inoltre l’80% degli utenti interni esprime gradimento per gli strumenti di comunicazione interna predisposti da Teca. Infine, queste, nell’ordine, le azioni ritenute più efficaci dagli utenti interni per migliorare la gestione: anzitutto formazione e aggiornamento professionale, poi valorizzazione del personale e confortevolezza dell’ambiente di lavoro. Su entrambi i versanti della “satisfaction”, quindi, Teca del Mediterraneo nel 2009 ha superato un importante esame. Il rendiconto, completo di tabelle e grafici, è consultabile nel sito web di Teca all’indirizzo http://www.bcr.puglia.it/tdm/documenti/gestione/2009/profiloutenza.pdf./(comunicato) nelmese - 3/2010 - 40

ebbene il lavoro in Irlanda mi gratifichi e mi realizzi dal punto di vista professionale, in realtà mi sento sempre lontano da casa”. Sta in queste malinconiche parole il senso dell’incontro con Davide Sgobba, giovanissimo credit administrator alla Defpa Bank di Dublino, organizzato da Teca del Mediterraneo, biblioteca del Consiglio regionale di Puglia, a margine della mostra “Migranti”. “Migranti” è una maxi iniziativa culturale della Regione Puglia che ha l’intento di mettere a fuoco la vicenda migratoria pugliese, indirizzata dapprima verso il nord America e poi, nel dopoguerra, verso l’Europa e il nord dell’Italia, oltre a cogliere il fenomeno dell’immigrazione in Puglia di carattere perlopiù albanese. Davide Sgobba, pugliese classe 1974, dopo la laurea in Economia e Commercio a Bari, ha completato la sua formazione con uno stage in Ungheria alla Inter Europa Bank. Poi il bivio: un colloquio a Bari come promotore finanziario (“Mi hanno trattato come se mi facessero un favore a darmi un lavoro”) lo convince che in Italia non c’è futuro per un giovane brillante e di belle speranze. “Ho mandato un semplice curriculum ad un’agenzia interinale – racconta – e dopo 15 giorni ho sostenuto un colloquio dove mi sono sentito ‘pari tra pari’. Ora sono credit administrator e non credo che avrei trovato le stesse opportunità in Italia. Del resto, la mia casa è la Puglia e se dovevo trasferirmi a Milano per lavorare, allora ho pensato che l’Irlanda poteva andava bene lo stesso”. “Il processo integrativo – sottolinea - è l’aspetto più complicato, perché ci si trova catapultati in una realtà completamente nuova e oltretutto da soli. Per fortuna, ho trovato delle persone che mi hanno aiutato a compiere i primi passi, ma cambiare le proprie abitudini e adattarle alla nuova nazione in cui si vive non è molto semplice”. Il direttore della Teca del Mediterraneo, Waldemaro Morgese, ha lanciato un’idea che viene dalla Repubblica Popolare Cinese. “In Cina, con il ‘programma dei 1000 talenti’ sono riusciti dal 1994 al 2006 a far rientrare decine di migliaia di ‘tartarughe di mare’, come i cinesi chiamano i cervelli che emigrano all’estero. In realtà il problema non è far tornare i cervelli in patria a tutti i costi, ma costruire nel nostro Paese un’istituzione in grado di creare reciprocità, di accogliere in Italia ragazzi brillanti che vengono dall’estero”. (m.r.c.)


FUORICASA

Puglia Danimarca, solo andata per Marcella, architetto pugliese

Puglia Denmark, one way ticket for Marcella, apulian architect

Intervista a Marcella Satalino Andersen, giovane architetto barese che vive e lavora in Danimarca. La scelta di partire, la professione, la creazione di una famiglia: una nuova vita.

Interview to Marcella Satalino Andersen, young architect from Bari who lives and works in Denmark. Her choice to move over there, the profession, the creation of a family: a new life.

di/by Claudia Serrano

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o scorso Natale per alcuni gli auguri sono arrivati da molto lontano. Con una cartolina timbrata Danimarca, il piccolo Alberto, cappello da Babbo Natale in testa e sguardo furbetto, ha fatto innamorare tutti i destinatari pugliesi. Mittente: Marcella Satalino, mamma di Alberto e architetto barese “fuoricasa”. Già da alcuni anni, infatti, Marcella ha lasciato il calore della Puglia per cominciare una nuova avventura, come architetto e come donna, nella fredda terra danese. Fredda solo nel clima, però, perché é lì che ha trovato l’amore e che oggi sta costruendo la sua famiglia. Ho incontrato Marcella a Bari, dov’era tornata per le vacanze natalizie insieme al marito Bjørn Andersen e al piccolo Alberto. Una giovane famiglia danese catapultata nel traffico natalizio barese, tra cartellate al vincotto e frutti di mare! Marcella è sorridente, contenta di ritrovarsi a casa. Bjørn è riservato ma molto gentile, non capisce bene l’italiano ma sorride spesso, mentre segue vigile il figlio che mangia con gusto la mozzarella! Dopo pranzo Alberto faticherà ad addormentarsi, perché è abituato, secondo un’usanza danese, a fare il riposo pomeridiano all’aperto! Con noi c’è anche la madre di Marcella, Maria, vedova del giornalista Pasquale Satalino, per quarant’anni valido collaboratore di NelMese. La conversazione con Marcella è fluida, ha tanto da raccontare della sua nuova vita e del percorso che l’ha portata da Bari all’altro capo dell’Europa, come avviene a tanti altri giovani e meno giovani “cervelli in fuga”. Dalla Puglia alla Danimarca il cambiamento è radicale: paesaggi completamente diversi, altri costumi, un altro clima, un differente stile di vita. Cosa ti ha spinto ad un mutamento così drastico? Ho coltivato pian piano l’idea di andare via. Sono stata in Inghilterra per un anno con il progetto Erasmus e in

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ast Christmas some people received season greetings from a long distance. With a postcard stamped in Denmark, little Alberto, with a Santa Claus hat and a naughty look, made all those who received it fall in love with him. Sender: Marcella Satalino, Alberto’s mum and ”outsider” architect from Bari. It’s been already a few years, in fact, since Marcella left Puglia’s warmth to start a new adventure, as an architect and as a woman, in the cold danish land. Cold only in its climate, though, because that’s where she found love and where she’s building her family up. I met Marcella in Bari, where she was back for Christmas holidays together with her husband Bjørn Andersen and little Alberto. A young danish family literally thrown into Bari’s Christmas traffic, among cartellate with vincotto and seafood! Marcella is smiling, happy to find herself back home. Bjørn is reserved but very kind, he doesn’t understand Italian that well, but he’s often smiling, while he’s looking after his son who’s eating eagerly a mozzarella cheese! After lunch it was a bit hard for Alberto to fall asleep, because he’s used to take his afternoon nap outside in the fresh air, as they use to do in Denmark! With us there’s Marcella’s mother too, Maria, widow of journalist Pasquale Satalino, who has collaborated with NelMese for forty years. The conversation with Marcella goes smoothly; she has a lot to tell about her new life and the reasons that brought her from Bari to the other end of Europe, just as it happens to many other young or less young brains escaping from Italy. From Puglia to Denmark it was a radical change: completely different landscapes, other uses, another climate, a different lifestyle. What made you choose such a dramatic change? The idea of moving had been slowly growing inside of me. I was in England for a year with the Erasmus exchange pro-

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20 maggio 2006, Basilica di San Nicola, Marcella Satalino e Bjørn Andersen al termine della cerimonia nuziale May 20th 2006, Saint Nicholaus Basilica, Marcella Satalino and Bjørn Andersen at the end of the wedding ceremony Marcella e Bjørn alla festa di matrimonio in Danimarca il 10 giugno 2006. A sinistra, il compianto Pasquale Satalino Marcella Satalino and Bjørn Andersen at their wedding party in Denmark on June 10th 2006. On the left, beloved Pasquale Satalino quell’occasione mi sono resa conto che in altri Paesi le cose funzionano meglio che da noi. Io sono fiera di essere italiana, il nostro background culturale è unico al mondo, però per la vita di tutti i giorni volevo qualcosa di diverso. In Inghilterra poi ho conosciuto dei ragazzi danesi e sono andata a trovarli un paio di volte: la prima volta da turista, la seconda invece stavo per laurearmi e ho iniziato a guardare la Danimarca con occhi diversi, per capire come si vivesse lì ogni giorno; è stato quel secondo viaggio quello decisivo, anche perché mi sono innamorata del mio attuale marito! La tua scelta è stata dettata anche da considerazioni di carattere professionale? Per un architetto c’erano più possibilità di lavorare in Danimarca piuttosto che in Italia? La disoccupazione in Danimarca è sempre stata bassissima e in campo edilizio si stava costruendo parecchio. Architettonicamente parlando poi il design danese è di avanguardia e per me era stimolante confrontarmi con un modo diverso di costruire e di concepire l’architettura. Così, appena conclusi gli studi, mi sono trasferita: mi sono laureata a fine luglio 2003 e il cinque settembre ero già in Danimarca! I tuoi genitori come hanno reagito al tuo trasferimento? I miei genitori erano preparati da anni al fatto che io avrei potuto andare fuori. Erano più o meno tranquilli, si fidavano di me. Certo il distacco non è stato facile, ma erano contenti che io avessi trovato il posto giusto, erano contenti perché io ero contenta. Sono stati veramente esemplari. La prima cosa fatta arrivata in Danimarca? Mi sono guardata intorno, volevo capire se quello era davvero il posto dovevo volevo rimanere. Poi ho cercato di imparare la lingua. Grammaticalmente il danese non è particolarmente difficile, anche se è una lingua molto rigida nella costruzione delle frasi. La cosa più difficile è la pronuncia, il danese parlato spesso non corrisponde a quello scritto, però a me piace molto come slang. E sono riuscita ad impararlo bene, dicono che non si sente l’accento italiano! È stato facile inserirti? Devo dire di sì. I danesi sono molto gentili e affabili, anche se non sono calorosi come noi: arrivare a conoscere a fondo un danese non è facile, in Italia noi entriamo subito in confidenza, mentre loro sono riservati. Ma sono molto cordiali. Anche la famiglia di mio marito è fantastica, sono tutti simpatici! È una famiglia molto numerosa, cosa rara in Danimarca. Perché? Qual è la concezione della famiglia in Dani-

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gram, and in that occasion I realised that things work better in other countries then they do in ours. I’m proud of being Italian, our cultural background is unique in the world, but I wanted something different for my everyday life. In England I also met some Danish guys who I went to visit in their country a couple of times: the first time as a tourist, the second time when I was close to achieve my master degree and I started looking at Denmark from another point of view, trying to understand their way of living; that second trip was the decisive one, all the more because I felt in love with my current husband! Was your choice also caused by professional reasons? Were there more work possibilities in Denmark then in Italy for an architect? Unemployment in Denmark has always been low in building trade, and they were building a lot at that moment. The Danish architectural design is in the vanguard, and to me, having the chance to compare myself with a different construction methods and different ways to conceive architecture, was stimulating. That’s why, as soon as I finished my studies, I moved over there: I got my master degree in the end of July 2003, and on September the 5th I was already in Denmark! What was your parent’s reaction to your decision to move to Denmark? My parents were somehow prepared to the idea that I would probably move away from Italy. They were more or less fine with it, they trusted me. It was of course hard when I left, but they were happy that I found the right place, they were happy because I was happy. They really had a model behaviour. What was the very first thing you did when you arrived to Denmark? I looked around; I wanted to be sure that I had chosen the right place to stay. Then I started trying learning Danish. The grammar is not too hard, even though it’s a bit strict about how to build sentences. The biggest challenge is the pronunciation, ’cause the written and the spoken language don’t always correspond, but I like their slang. In the end I got to learn Danish pretty well, they say that they can’t hear any italian accent! Was it easy to integrate yourself? I must say yes. Danish people is really kind and helpful, even though they’re not as warm as we are: Danish people are a lot reserved, it’s hard to get to know someone deeply in Denmark, while in Italy it’s much easier. They’re though very friendly. My husband’s family is also fantastic, they’re all really nice to be with, I like them a lot. It’s also a big family, which is not that common in Denmark. Why is that so? What’s their idea of family in Denmark? Well, in Denmark people don’t necessarily get married, they move in together at a young age, many of them have children


Al castello di Frederiksborg - Hillerød At the castle of Frederiksborg – Hillerød marca? In Danimarca le coppie non si sposano necessariamente, vanno a convivere già in giovane età, hanno figli prima del matrimonio. Ci sono molte famiglie allargate e molti divorzi, lì è la norma. Io invece mi sono portata dietro la mia mentalità italiana, volevo sposarmi prima di avere figli! Hai trovato subito lavoro? Per prima cosa per essere assunta ho dovuto imparare la lingua. Poi ho lavorato tre anni in uno studio di architettura. Ho avuto la fortuna di entrare in uno studio relativamente piccolo ma che lavorava in diversi campi, con committenza privata e pubblica. Da neo laureata ho avuto così la possibilità di fare esperienza in tanti settori, ho disegnato tante cose diverse, dalle abitazioni agli uffici ai supermercati. Poi è arrivata la crisi nel settore edilizio e purtroppo sono stata licenziata. Ora però ricomincerò a lavorare, sono stata assunta nell’ufficio tecnico del comune di Frederikssund e sarà una nuova esperienza, sarà bello trovarsi dall’altra parte. Di cosa ti occuperai nello specifico? Le mansioni saranno varie, in realtà ad oggi ancora non so esattamente cosa mi aspetta! Ma sono contentissima e mi auguro ci sia la possibilità di disegnare, almeno per piccole ristrutturazioni o per ampliamenti. In Danimarca si lavora meglio che in Italia? Come sono i ritmi lavorativi? Non posso fare paragoni perché non ho mai avuto un vero lavoro in Italia, posso dire però che in Danimarca la gavetta per i neo laureati è retribuita, cosa che, come sento dai miei amici architetti, spesso in Italia non avviene. In Danimarca soprattutto si lavora con molta serenità e c’è grande rispetto per la vita privata: generalmente si lavora ad orario continuato, così per le 16-17 si può tornare a casa e c’è molto tempo libero per stare con la famiglia. A proposito, come hai conosciuto tuo marito? Di che si occupa? Ci siamo conosciuti meglio durante li mio secondo viaggio in Danimarca, poi ho scoperto che la mia più cara amica danese ci aveva presentati apposta, perché voleva che io restassi in Danimarca! Bjørn è un ingegnere elettro-meccanico, lavora per una società danese che ha inventato un radar che segue le palline da golf da quando vengono lanciate a quando atterrano e registra tutta una serie di parametri molto precisi che servono sia ai produttori di equipaggiamenti da golf sia ai giocatori. Questo prodotto è stato venduto ai maggiori produttori americani, giapponesi, cinesi, e viene utilizzato nei più importanti tornei di golf. Ora la società sta applicando questa tecnologia anche al baseball, al calcio...è una società in espansione, cinque anni fa erano solo cinque persone, oggi sono una trentina. Vi siete sposati in Italia o in Danimarca? Ci siamo sposati a Bari il 20 maggio 2006, nella Basilica di San Nicola. La cultura del matrimonio è più forte in Italia, inoltre Bjørn è protestante luterano, ma non é molto praticante, perciò era sicuramente più importante per me

Il piccolo Alberto mentre gioca nel salotto di casa Little Alberto while he’s playing in the living room outside marriage. There are a lot of enlarged families this way and a lot of divorces, that’s the normal way. I kept my italian mentality, I wanted to get married before having any children! How soon did you find a job? I had to learn the language first, in order to be hired somewhere in my branch. Then I found a job in an architect studio. I was lucky enough to work in a relatively small studio, where they anyway worked in different areas, both for private and public clients. This gave me, a young architect, the possibility to make experience in different areas; I have designed so many different things, from private houses to offices and supermarkets. Then the financial crisis got to Denmark as well, and I got fired. I have though found a new job; I was hired in the Building Department of the Municipality of Frederikssund. It’s going to be a whole new experience; it will be nice to be on the other side. What’s your job gonna be like? I’ll have different duties, but I actually still don’t know exactly what’s expecting me! I’m anyway really happy and I also hope I’ll have the chance to design something, even just some small renovations or extensions. Are the working conditions better in Denmark than in Italy? What’s the work paces like down there? I can’t really compare them simply because I’ve never had a real job in Italy. I can say though that in Denmark you get paid even when you are a newborn architect, while this is not always true in Italy, as I’ve been told by my architect friends. Besides, in Denmark you mostly work in a non stressful environment and there’s a big respect for your private life: generally you work continuously until about 4-5pm, then you’re free to go home and enjoy your spare time with your family. By the way, how did you meet your husband? What does he do for living? We learned to know each other better during my second trip to Denmark, then my friend told me that she introduced us on purpose, ’cause she was actually hoping that I would move to Denmark! Bjørn is a mechanic and electronic technician, he works for a company that developed a golf radar, which follows the golf balls all the way during their launch, and registers a series of precise parameters, useful for both players and producers of golf equipments. They’ve been selling this product to the major equipment producers in the USA, Japan, China, and it’s also been used in the biggest golf tournaments. They’re now applying the same technology to other sports, such as baseball, football… it’s a developing company, five years ago they were only 5 employees, and today there’s about thirty of them. Did you get married in Denmark? We got married in Bari on May 20th 2006, in Saint Nicholaus’ Basilica. The culture of marriage is stronger in Italy, moreover Bjørn is Lutheran protestant, but he’s not really practising religion, then it was for sure more important for me to get married in a catholic church in Italy. After that, in June, we also celebrated our wedding with a party in Denmark for our

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danish friends. sposarmi qui e in una chiesa cattolica. Do they have in Denmark the use of Poi, a giugno, abbiamo fatto una festa the trousseau? di matrimonio in Danimarca con gli They maybe have had it until thirty amici danesi. years ago or more, but not anymore, In Danimarca c’è l’usanza del cor’cause people move out at a young age, redo? and when they decide to get married, Forse c’era fino a trenta, quarant’anni they’re already economically independfa, ora non più, perché i ragazzi vanno ents and it’s themselves that pay for via di casa molto presto e quando the wedding, which will therefore often decidono di sposarsi generalmente be less sumptuous than ours. sono già economicamente autonomi, What did you bring along from Itasono loro stessi a pagarsi la festa, che ly? comunquespesso è meno sontuosa All my art books and a lot of paintings. delle nostre. Anche nei regali di nozze The paintings in our house are all from il tono è minore. Italy. Cosa ti sei portata dall’Italia? Where do you live? Tutti i libri di arte e tanti quadri, i Il piccolo Alberto, a 19 mesi, In a city called Skibby, very small but dipinti della nostra casa sono tutti con la nonna Maria D’Ambrosio in a strategic position, only about fifty italiani. Satalino kilometres from Copenhagen. The city Dove abitate? Little Alberto, 19 months, with is so small, that there’s not even one Nella città di Skibby, piccolissima ma his grandmother Maria D’Amtraffic light! We’re also surrounded by in posizione strategica, a soli cinquannature, a few meters from our house brosio Satalino ta chilometri da Copenaghen. È una there’s a wood. cittadina talmente piccola che non ci sono semafori! E siamo a contatto con la natura, a pochi Is life good over there? passi da casa c’è un bosco. I think so, there’s neither stress, nor big problems. Denmark Si vive bene? is a well organised country, ’cause they really make an effort Sì, non c’è stress né ci sono grandi problematiche. La Dato do things the right way, both at an urban-planning and a nimarca è un Paese ben organizzato, perché c’è volontà di social level. fare le cose a regola d’arte, sul piano urbanistico e sociale. Are you happy that your son is growing up in Denmark? Sei contenta che tuo figlio cresca in Danimarca? I’m glad that Alberto is growing up taking the most of two Sono contenta che Alberto cresca con due culture diverse. different cultures. The danish humour, for instance, is simL’humour danese, per esempio, è simile a quello nostro, ilar to ours, but we’re more passionate about things. That’s però noi siamo più passionali. Anche per questo sono conalso why I’m happy that my son is having these two different tenta che nostro figlio abbia queste due differenti influeninfluences. ze. Which language do you speak to your son? In che lingua parli al bambino? I speak Italian to him. Now 9 out of 10 words that he can Io gli parlo italiano. Ora su dieci parole che dice nove sono pronounce are in Danish, but I’m not surprised about it; he’s danesi, ma è anche normale e io mi aspetto che la sua first language will inevitably be Danish, but I want him to lingua principale sia il danese. Ma voglio che conosca bene learn Italian quite well, that’s why I’m thinking of making him anche l’italiano, per questo vorrei mandarlo alla scuola attend the italian school during the weekends, when he gets italiana nei fine settimana, quando avrá l’etá giusta. to the right age. Tornate spesso in Puglia? How often do you travel to Italy? Purtroppo torniamo poco, due volte l’anno, per Natale e Unfortunately not so often, twice a year, for Christmas and d’estate. Mia madre viene a trascorrere alcuni periodi da for summer holidays. My mother though comes often to spend noi però, così vede crescere il nipote. some time with us, so she can see her nephew growing up. Il tuo futuro sarà in Danimarca? Torneresti a vivere Is your future going to be in Denmark? Would you ever qui se ci fosse la possibilità? come back to Italy if you had the chance? Non dico che non tornerei, ma per mio marito sarebbe I can’t say I won’t come back at all, but it would be a bit trautraumatico: lui è abituato a vivere in una città piccola, è matic for my husband: he’s used to living in a small city, he amante della natura, del fai da te. A Bari è un po’ più diffiloves nature, and he loves do-it-yourself. In Bari it’s more difcile ritagliarsi tempo per queste cose. Poi, chissà... ficult to find the time for these things. But then, who knows…

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