NelMese 5/2010

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nelmese periodico di Cultura Medicina Turismo Economia direttore responsabile

NICOLA BELLOMO n. 5/2010 anno 44esimo Edizioni NUOVA GEDIM S.R.L. Direzione - Amministrazione - Pubblicità via Suppa, 28 - tel. 0805232468 - 0805220795 - 70122 Bari NUOVA GEDIM S.R.L. iscritta alla Camera di Commercio di Bari il 14/01/2008 al numero 503184 - “NELMESE” periodico di cultura medicina turismo economia iscritto al n. 333 del “Registro dei giornali e periodici” del Tribunale di Bari 9/11/1967 - Spedizione in abbonamento postale comma 34 - art. 2 - Legge 549/95 Filiale di Bari - E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di scritti e la riproduzione in fotocopia -. Nicola Bellomo ideazione Grafica. - Stampa: Pubblicità & Stampa Via dei Gladioli 6 - 70026 Modugno/ Bari - tel. 0805382917 ABBONAMENTO ANNUO PER IL 2010 Euro 32,00 - LA COPIA - euro. 3,20 (con copertina plastificata euro 3,50) - CONTO CORRENTE POSTALE 000088305263 INTESTATO A NUOVA GEDIM S.R.L. - VIA SUPPA 28 BARI 70122 BONIFICO BANCARIO SU C/C N.1000/61567 intestato a NUOVA GEDIM SRL VIA SUPPA 28 - 70122 - BARI DEL BANCO DI NAPOLI, FILIALE 0620 VIA ABATE GIMMA 101 BARI IBAN IT41 D010 1004 0151 0000 0061 567

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Sommario LIBRERIE & LIBRI

DIRITTO / SOCIALITA’

Commento del costituzionalista

I RISCHI DELLA PILLOLA ABORTIVA: CAUTELE E LEGGEREZZE

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di Aldo Loiodice

Intervista all’avv. Armando Regina

LA DEONTOLOGIA DEGLI AVVOCATI MATRIMONIALISTI di Giovanna Dimiccoli

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UNIVERSITA’

1861, UNITA’ D’ITALIA UNA STORIA DA RISCRIVERE di Michele Cristallo

PRIMAVERE BARESI

di Alessio Rega

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Intervista alla presidente del sodalizio di Bari, Teresa Pazienza

SOROPTIMIST, UN CLUB PER LA SOCIETA’

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RICORDI

Nella Sala consiliare del Comune

PIPPO VOLPE TEATRO RADIO TV di Marisa Di Bello

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105 anni fa con l’“Hohenzollern”

GUGLIELMO II A BARI, 32 VISITA DA KAISER Per iniziativa dell’Old Cars Club rievocato il Gran Premio Bari Formula 1 degli anni Cinquanta

VITA SOCIALE

A 90 anni esercita ancora la professione forense

BOLIDI IN CITTA’ di Adriano Cisario

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14 Dario Catalano e Maria Teresa De Filippis

diRAdriano I C O R DCisario I

Giunto alla 4. edizione

ECONOMIA

“PREMIO SORRENTINO” DI GIORNALISMO E DI LAUREA 16 FIERA DEL LEVANTE

La Fiera del domani secondo il presidente Cosimo Lacirignola

Volume sui 120 anni della Camera di Commercio. Il discorso del presidente Luigi Farace

LA FORZA DELLE AZIENDE

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TRASPORTI

Positivo il bilancio 2009

IN PUGLIA SI VOLA SEMPRE DI PIU’

SINERGIA CULTURA QUALITA’ 18

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SERVIZI

All’Expolevante, più spazio al libro

EXPOLIBRO, PROTAGONISTA LA LETTURA

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STORIA

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di Marisa Di Bello

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Libro storico di Adda del “Maggio”

IDENTITA’ DI PUGLIA

VITA SOCIALE

MARIA AMENDOLA, DONNA DEL FARE

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Alla vigilia del 150° anniversario

di Claudia Serrano

RICERCATORI RUOLO E FUNZIONI

di Claudia Serrano

RAPPORTO MEDICO PAZIENTE

Iniziativa della Teca del Mediterraneo

Il Senato Accademio per un’organica sistemazione

di Marisa Di Bello

Un’opera scientifico-letteraria di Santa Fizzarotti Selvaggi

Riconoscimenti per l’Ente

ACQUEDOTTO PUGLIESE 43 INDUSTRIA / COMMERCIO

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Fidindustria - Confesercenti Puglia

NUOVE SINERGIE

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DIRITTO / SOCIALITA’

I rischi della pillola abortiva: cautele e leggerezze L’Amministrazione della Regione Puglia è stata, purtroppo, in prima fila in Italia nel consentire, senza effettivi limiti sostanziali e controlli, l’utilizzo della pillola abortiva RU 486. Si tratta, come è noto, di un farmaco (termine che in greco vuol dire anche veleno) da tempo diffuso in alcuni Paesi europei, che cagiona, in un primo tempo, l’uccisione del bambino concepito e, dopo qualche giorno, comporta la sua espulsione dal corpo materno. per via c.d. chimica vanno, anzitutto, L’INTRODUZIONE IN ITALIA ricordate le gravissime problematiDEL FARMACO ABORTIVO che che ogni forma di interruzione o, meglio, distruzione della gravidanza comporta. Si tratta, infatti, di un vero a tempo l’azienda produttrice del e proprio crimine, commesso confarmaco aveva chiesto la possibitro la più indifesa delle vite umane, lità di introdurlo in Italia e, a seguisopprimendo un processo che invece, to di un procedimento complesso, secondo natura, sarebbe destinato segnato anche dall’organizzazione di a svolgersi come un iter continuo un’apposita inchiesta da parte della dal concepimento alla nascita, senza Commissione Sanità del Senato della alcun salto qualitativo. Repubblica, ha ottenuto tale autorizzazione, con l’indicazione, provenienDIRITTO ALLA VITA, te dagli organi statali competenti, COSTITUZIONE tra cui l’Agenzia Italiana del Farmaco E LEGGE SULL’ABORTO (AIFA, della quale vedi in particolare la delibera del Consiglio di amminiL’aborto chimico, come quello attuato strazione del 30 luglio 2009), che in via chirurgica, si pone in violaziola pillola può essere somministrata ne del primo e più naturale diritto soltanto in ospedale pubblico o in dell’uomo, quello alla vita, che costialtra struttura prevista dalla legge tuisce la base su cui si edifica tutto sull’aborto e la donna deve essere ivi il sistema dei diritti della persona. A trattenuta fino all’avvenuta espulsiotale diritto, già sul piano positivo, la ne del feto (vedi anche la lettera del Costituzione italiana attribuisce una Ministro della Salute del 18 marzo speciale garanzia. In proposito, a 2010 e il parere del Consiglio Superagione la Corte costituzionale, in una riore di Sanità della stessa data); ciò bellissima sentenza (n. 35 del 1997) “per garantire la salute della pazienscritta dalla penna del prof. Giuliano te e per rispondere ai requisiti della Vassalli, ha riconosciuto che “il diritto legge 194 sull’aborto”. alla vita”, tutelato dall’art. 2 della CoIn relazione a questa forma di aborto

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COMMENTO DEL PROF. ALDO LOIODICE ORDINARIO DI DIRITTO COSTITUZIONALE ALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI “ALDO MORO” SULL’INTRODUZIONE IN PUGLIA DELLA PILLOLA PER L’ABORTO CHIMICO, “10 VOLTE PIU’ PERICOLOSO DI QUELLO CHIRURGICO”

Aldo Loiodice stituzione, “inteso nella sua estensione più lata”, è da iscriversi “tra quei diritti che occupano nell’ordinamento una posizione, per dir così, privilegiata, in quanto appartengono... «all’essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana»”. Un’effettiva tutela del diritto alla vita avrebbe dovuto obbligare il legislatore a mantenere ferma la sanzione penale per il reato di aborto, come prevista nella legislazione in vigore in Italia fino alla metà degli anni ‘70. Tuttavia, è noto come, sulla spinta del relativismo imperante dopo il 1968, si è invece ceduto alle pressioni radicali e si è invece esclusa, nell’ordinamento italiano, la punibilità di certi fatti abortivi compiuti dalla madre. Tale involuzione dell’ordinamento è dovuta anzitutto alla Corte costituzionale che, a metà degli anni ‘70, ha teorizzato una distinzione incomprensibile, oltre che infondata sul piano del diritto positivo, tra uomo e


Con la pillola, no al ciclo naturale della vita

Sculture in pietra leccese dell’artista Marcello Gennari di Cavallino (LE) persona, affermando che il concepito è uomo, ma persona deve ancora diventare (vedi, in particolare, la sentenza n. 27 del 1975). Nel varco aperto dalla Corte costituzionale si è inserito il legislatore che, sulla base delle spinte suddette, ha approvato la legge 22 maggio 1978, n. 194, che ha fissato un procedimento sulla base del quale, lungi dal considerare l’aborto come un diritto della donna, si prevede che esso possa avvenire esclusivamente per ragioni legate a importanti problemi per la salute psichica o fisica della donna (artt. 4 e 6 della legge), entro determinati limiti di tempo (sempre artt. 4 e 6), previo incontro della gestante con personale specializzato in un consultorio o struttura socio-sanitaria autorizzata o con il medico di fiducia (art. 5 della legge). La normativa ora ricordata stabilisce, all’art. 8, che l’aborto debba sempre svolgersi in ospedali o case di cura appositamente autorizzate dall’Amministrazione pubblica. ABORTO “FAI DA TE” E CONSEGUENTI RISCHI All’epoca, a sostegno dell’approvazione di una legge così gravemente ingiusta, si evidenziava la necessità di eliminare l’aborto clandestino e rendere pubblico un dramma che altrimenti si sarebbe consumato comunque, restando tuttavia confinato nella dimensione esclusivamente soggettiva e privata della donna, lasciata sola da tutti. In realtà si trattava di un puro sofisma e non di un’argomentazione dotata di qualche pregio. E, infatti, i sostenitori della tesi ora

ricordata sono gli stessi che si sono battuti per introdurre in Italia la pillola abortiva, che ha proprio l’effetto di ricondurre nella sfera esclusivamente privata e clandestina l’aborto. E’ evidente, infatti, che la pillola abortiva rischia di essere utilizzata, specie da minorenni, al di fuori delle procedure dettate dalla legge, per ricorrere a forme di aborto “fai da te”. E’ gravissimo che queste tendenze siano favorite dall’Amministrazione regionale della Puglia, che ha di recente deciso di consentire l’utilizzo della pillola abortiva in regime di ricovero ospedaliero giornaliero, con il conseguente rischio che la seconda fase dell’aborto, e cioè quella sopra ricordata dell’espulsione del bambino dal corpo della donna, avvenga a casa della stessa e non in ospedale. Accanto a questa nuova privatizzazione del fenomeno abortivo, l’introduzione della pillola RU 486, tanto più se somministrata in day hospital in contrasto con le indicazioni fornite dagli organi nazionali al momento della sua immissione in commercio, produrrà altre terribili conseguenze. La prima è la banalizzazione del gesto abortivo, e cioè la soppressione di una vita umana, che finirà per avvenire con le stesse modalità con le quali si agisce contro il mal di testa. La seconda conseguenza che si avrà è rappresentata dallo scardinamento di quei paletti - comunque insufficienti - che la legge del 1978 ha posto alla possibilità di abortire. E’, infatti, probabile che l’aborto, ricondotto nell’ambito della sfera esclusivamente privata della donna, avvenga con la violazione della

normativa in vigore, nell’assoluta illegalità, senza alcun controllo da parte dei poteri pubblici, sia quanto alle condizioni alla cui esistenza la legge ancora la non punibilità dell’aborto sia quanto alla formazione della decisione della donna, che dovrebbe avvenire, ai sensi di legge, dopo aver svolto un colloquio con personale preparato; sia, infine, in ordine al rispetto dei limiti temporali nei quali è possibile abortire. Infine, sorgeranno molti rischi per la salute delle donne che abortiscono per via chimica. E’, infatti, scientificamente provato che l’aborto chimico è 10 volte più pericoloso di quello chirurgico (vedi il numero del The New England Journal of Medicine del 1° dicembre 2005), diversamente da quanto si sostiene in maniera irresponsabile su alcuni mezzi di comunicazione di massa. Le ragioni ora esposte inducono a ritenere un grave errore l’introduzione in Italia della pillola abortiva, sia per ciò che concerne la tutela del diritto alla vita del concepito, sia per la garanzia della salute della donna. Di fronte ai grandi interessi economici che hanno portato alla commercializzazione della RU 486, di recente denunciati da una brava giornalista (I. Nava, Business miliardario e fiumi di ideologia, in www.piuvoce.net) è dunque giunto il momento di reagire, chiedendo agli organi competenti, tanto dello Stato quanto della Regione, di impedire la distribuzione e la somministrazione di un farmaco tanto dannoso.

ALDO LOIODICE nelmese - 5/2010 - 5


DIRITTO

La deontologia degli avvocati matrimonialisti

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a famiglia, già garantita dalla Costituzione come una società naturale fondata sul matrimonio, dall’essere un’isola appena lambita dalle acque del Diritto, nel corso degli anni è stata quasi del tutto sommersa da interventi legislativi. Il matrimonio stesso ha perso la sua natura di vincolo indissolubile con l’introduzione del divorzio. Delicato diventa così il ruolo dell’avvocato, che nell’esercizio della sua professione è chiamato sì a tutelare i diritti del cliente, ma tenendo in debito conto gli interessi superiori della famiglia sottostanti una causa di separazione. E nella tempesta degli animi esacerbati, quali sono il più delle volte quelli di una coppia che decide di separarsi, garantire l’autonomia del rapporto con la parte assistita. Il codice deontologico forense all’art. 36 impone infatti agli avvocati l’obbligo di difendere gli interessi della parte assistita nel miglior modo possibile, ma sempre nei limiti del mandato e nell’osservanza della legge e dei principi deontologici. L’avvocato, inoltre, non deve consapevolmente consigliare azioni inutilmente gravose, né suggerire comportamenti illeciti. Nel caso specifico di una causa di separazione, l’art. 51 della legge professionale prevede altresì che l’avvocato che abbia assistito congiuntamente i coniugi in controversie familiari si debba astenere dal prestare in favore di uno solo di essi la propria assistenza in controversie successive tra i medesimi, per non incorrere in un conflitto di interessi. L’espletamento del nuovo mandato, infatti, potrebbe determinare la violazione del segreto sulle informazioni fornite dall’altro coniuge, oppure la conoscenza dei suoi affari potrebbe avvantaggiare ingiustamente il coniuge assistito e comunque ne potrebbe risultare limitata l’indipendenza dell’avvocato. Mi è capitato di partecipare ad un recente incontro organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari, tenuto dall’avv. Armando Regina, che ha ritenuto appunto utile approfondire - nell’ambito dell’aggiornamento professionale, di cui si occupal’aspetto della deontologia nei giudizi di separazione e divorzio, mettendo anche a frutto la sua diretta esperienza. L’ho successivamente contattato chiedendogli un’intervista, in modo da illustrarci le dinamiche che si instaurano dal di dentro di vicende così complesse. Si è mostrato da subito estremamente disponibile, persona squisita come lo ricordavo dai tempi universitari. Ci incontriamo nella sua stanza presso l’Università, nel Dipartimento di Diritto Civile, in Corso Italia, poco prima che arrivino dei tesisti della Scuola di specializzazione per le professioni legali, dove tiene uno dei suoi corsi.

ARMANDO REGINA, avvocato del Foro di Bari e docente universitario di Diritto Civile presso la Facoltà di Giurisprudenza di Bari; co-fondatore della Scuola Forense con l’avv. Giovanni Loiacono: prima ancora che il Consiglio dell’Ordine finanziasse questa iniziativa formativa per i praticanti, lui fu uno di quelli che, oltre ad idearla, la sostenne economicamente. Ha sempre insegnato nei corsi della stessa Scuola. Il libretto di pratica per gli aspiranti avvocati è frutto del suo ingegno, e a Bari è stato adottato ancor prima che fosse imposto dalla legge. Da consigliere dell’Ordine si è occupato di deontologia e formazione dei praticanti, di aggiornamento degli avvocati, di procedimenti disciplinari. nelmese - 5/2010 - 6

Dopo l’ampio servizio pubblicato nel numero di aprile sulle statistiche che vedono Bari risalire lentamente le classifiche dei tempi necessari a definire separazioni e divorzi, uno sguardo ora da vicino agli obblighi degli “addetti ai lavori”. Corposa intervista all’avvocato Armando Regina del Foro di Bari e docente universitario

DI GIOVANNA DIMICCOLI Perché serve una particolare attenzione per questa materia? Quando si commettono abusi in un contesto delicato, gli effetti dannosi si moltiplicano. Per cui un avvocato che partecipa in misura “eccessiva” in una causa di separazione provoca dei danni notevoli. Lei ritiene che sia necessario affidarsi ad avvocati specializzati? Sulla specializzazione ci dobbiamo intendere: è diffusa una pseudo-specializzazione di avvocati matrimonialisti. In realtà il codice civile assegna alla disciplina del matrimonio pochissimi articoli, per cui mi pare eccessivo parlare di “specializzazione”. A questa si accompagna inoltre l’opinione diffusa per cui il “matrimonialista” sia l’avvocato particolarmente duro, colui che attacca, e al quale si rivolge la moglie che vuol “distruggere” il marito, come se diventasse una sorta di asso nella manica da usare contro l’altro. Che ben venga, piuttosto, essere specializzato nel senso più autentico della parola, nel senso di conoscere dettagliatamente la materia. E allora cosa servirebbe? La verità è che la professione forense dovrebbe garantire la sensibilità professionale adatta ad ogni vicenda. Non è meno complessa la causa successoria in cui i fratelli si fanno causa per questioni patrimoniali. Adozioni, affidamenti, separazioni: sono tutte ferite aperte. Il divorzio, ad esempio, è già sedimentato. I coniugi tendono più facilmente ad una separazione consensuale che ad un divorzio consensuale. Nel giudizio di divorzio, essendo trascorsi minimo tre anni, le parti hanno perso l’accanimento da ferita aperta. Però qualcuno dei due può aver acquisito un accanimento meno irruento, ma più scientifico, più razionale, più lucido. Per cui diventa più difficile da gestire per l’avvocato. Gli avvocati tentano davvero una conciliazione preventiva? Alcuni si. Io ho sulla mia coscienza alcuni matrimoni salvati. Non so se poi li ho veramente salvati. Proprio l’altro giorno una signora che conosco da anni, e della quale avevo iniziato a seguire la separazione, mi ha incontrato in Ateneo e salutandomi mi ha detto scherzosamente: “tu sei responsabile del fatto che a casa io abbia ancora mio marito!”. Le vive come soddisfazioni! Tempo fa incrociai ad una conferenza una ragazza che mi si rivolse chiamandomi per nome. Le chiesi come mai mi conoscesse e mi rispose che io ero stato l’avvocato che aveva seguito la separazione dei suoi genitori. Il cognome mi fece riaffiorare il ricordo di una separazione particolarmente accesa, che mi era rimasta impressa perché riguardava due sordomuti. Quella ragazza mi espresse la sua gratitudine perché, una volta compreso il carattere del padre, molto aggressivo, feci in modo di salvaguardare al massimo l’interesse dei figli. Li tenni fuori. Alcuni si. Significa che altri anziché conciliare, peggiorano. Da qui lo scetticismo nei confronti della categoria in generale. Purtroppo molti non ci provano neanche. Quindi il dovere più importante di un avvocato in certi casi qual è? Il primo dovere di un avvocato è quello di entrare in punta di piedi in una vicenda che è innanzitutto una vicenda umana. Quando riesco a realizzare una separazione consensuale mi dico sempre che l’intervento dell’avvocato e della legge in generale è abbastanza meschino. La verità è che oggi ogni


settore della vita è sommerso dal mare del Diritto, la vita è diventata più complessa, siamo incapaci di autodisciplinarci, abbiamo bisogno delle leggi. Una società civile che ha bisogno di una legge che vieti gli abusi sui minori le pare possibile? C’era bisogno di una legge che distinguesse addirittura le varie ipotesi di abusi? Lo stesso per la legge sull’amministrazione di sostegno (n. 6/2004) che tutela le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente. Quella è una vergogna per la società. Purtroppo esistono tanti anziani abbandonati e la giustizia se ne fa carico. Anche la famiglia dovrebbe essere appena lambita dal diritto ma a quanto pare risulta necessario che ne sia sommersa. È come quando in presenza di una malattia diventa necessario il ricovero. Già la malattia è un fatto patologico, se poi si aggrava perché in casa non è stata ben curata, l’ospedale diventa l’unica alternativa. Come va gestito il rapporto con il cliente? Il cliente pretende che l’avvocato debba essere particolarmente feroce verso la controparte. C’è chi purtroppo cavalca la tragedia umana. L’avvocato invece non deve farlo. Il cliente peraltro non si rende conto di far male a se stesso. L’autonomia è un obbligo deontologico. Se ho dieci cambiali non faccio dieci precetti perché me lo chiede il cliente. Bisogna resistere, come il medico alle richieste del paziente. Gestire la vicenda significa capire il momento. È inevitabile che la sensibilità sia maggiore o minore a seconda dei soggetti, è una legge di natura, ma un minimo deve esserci. A volte basterebbe essere portati per il proprio lavoro per farlo bene, per avere il giusto approccio, la giusta sensibilità. Certo, non c’è gesto umano che non sia ben guidato se non dalla passione. Sono convinto di questo. La materia più difficile da gestire nel corso di una separazione? Sui figli si realizzano le dinamiche più strane, a partire dall’attaccamento morboso della madre che, fallito il matrimonio, non vuole più dividere i figli con il padre. È una reazione istintiva, ma più giustificata, negativa ma pur sempre nobile rispetto a quella più meschina, di natura economica: i figli ridotti a moneta di scambio. Gli avvocati non si devono prestare. Specie sul diritto di visita, capita spesso che la moglie dica: “io non gli faccio vedere il figlio se non mi paga gli alimenti!” Finché lo dice la moglie, ma mai consigliarlo né tanto meno assecondarlo. E quando chiedono di occultare i beni ai fini di diminuire l’entità dell’assegno, parametrato al reddito? In quei casi il cliente vede nell’avvocato il consigliere dell’illegalità. È come se il delinquente chiedesse all’avvocato penalista il modo migliore per commettere un reato piuttosto che chiedere di essere difeso. La cosa brutta è che nella separazione c’è il grande alibi della richiesta del cliente: “il cliente mi vuole cattivo”. Secondo la sua esperienza, chi è che provoca di più la separazione, l’uomo o la donna? I lapilli che escono dal vulcano sono fatti realizzati dagli uomini, ma nel vulcano, sotto, ci sono le responsabilità di entrambi. Per questo si sta affermando la tendenza ad escludere le separazioni con addebito. Dietro la colpa-reazione del marito o della moglie (su cui ci si aggrappa per ottenere l’addebito) c’è sempre un’azione, il più delle volte comune. Basta risalire agli aspetti più istintivi di una persona: se sta bene con il proprio coniuge, perché deve arrivare a tradirlo, a sottrargli il patrimonio? Se ci sono profili di negatività invece è diverso. E che differenza c’è tra l’avvocato uomo e l’avvocato donna? Statisticamente sono più le avvocatesse particolarmente simbiotiche con la cliente. Lo so bene perché anche mia moglie è un avvocato. Ma anch’io se combatto a favore di una mamma che lotta per il figlio, divento peggio di un’avvocatessa! Cerco di restare cauto, a superare i limiti basta poco. Il difficile è rimanere entro i limiti. E l’avvocato donna che difende il marito? Ci son due categorie: quelle che non si fanno trascinare e quelle che al contrario diventano paladine della causa maschile,

distinguendosi dalla massa e schierandosi contro le donne che, a parer loro, tormentano gli uomini. Nella nostra professione c’è una partecipazione umana caratteriale inevitabile, le personalità emergono. Nei giudizi di separazione e divorzi questo fattore si amplifica. Chi è che, in definitiva, “gestisce” il divorzio? L’Italia è stata divisa tra divorzisti e antidivorzisti. Sono passati più di trent’anni ma questa distinzione esiste ancora. La verità è che il fallimento matrimoniale è una vicenda negativa per la coppia, per la famiglia, per la società: per cui c’è chi ha capito che se la disgrazia si verifica va gestita serenamente, e chi invece no. Ci sono situazioni in cui il padre di lei continua a frequentare l’ex genero, magari per la presenza di un nipote. Ce ne sono altre in cui invece i nonni diventano i nemici dell’ex genero. Se i coniugi “fingono” di gestire la separazione ma effettivamente non si impegnano a farlo, si comportano come l’America e la Russia che non si facevano la guerra ma allo scoppio della guerra in Corea trovarono il pretesto e l’occasione per farsela. Spesso i nonni tornano ad essere protagonisti nella vita familiare nelle vicende di separazione e pretendono di riprendere la “patria potestas” sulla figlia separata! E se e separarsi è un avvocato? Se a separarsi è un avvocato è una tragedia. Anche lì, essendo una vicenda umana e al contempo professionale di cui si ha competenza, si ritiene di poterla gestire in proprio. Gli aspetti caratteriali sono ancora più soverchianti: se l’avvocato è particolarmente “disinvolto”, si gonfia come un pallone e lancia la sfida: “ti faccio vedere io!”. Se invece è professionalmente serio, per prima cosa si rivolge ad un altro avvocato e si lascia gestire. E la gestione di separazioni di familiari? Già vi è una vecchia regola tra gli avvocati per cui parenti e amici non si assistono. In gioventù non la capivo, “ma come? - mi chiedevo - dovrebbero essere i primi!”. È inopportuno per affari di contenuto patrimoniale, figurarsi per vicende di separazione, specie se si tratta di parenti stretti. Conoscere emozioni, storie passate, confidenze... gestire il distacco del professionista dalla vicenda diventa poi difficile. Se vi è molta serenità e stima tra i coniugi, allora si. Ma sentirsi affidare da entrambi la gestione della separazione: “Armando, fai tutto tu, ci fidiamo..” Che brutta cosa! è un grande momento di soddisfazione professionale ma al tempo stesso di grande responsabilità. Tanto è vero che quando mi succede questo, fino alla fine riesco a fare avere alla parte più lontana da me un’assistenza legale. È meglio. La aiuto a quell’obiettività che lei da sola non riesce ad avere. Bisogna educare le persone all’obiettività. “Ti piace quest’atto, lo abbiamo fatto insieme, ora fallo leggere ad un altro avvocato. se conferma bene, altrimenti si corregge”. Come mai Bari permane tra gli ultimi posti nella classifica dei tempi processuali? Perché siamo sempre gli ultimi? Perché non ci sforziamo di essere efficientisti. Potremmo esserlo. L’altra mattina, appena sveglio, pensavo a come utilizzare meglio le aule del nostro tribunale. Potrebbero svolgersi più udienze, e non solo dalle 9 alle 12. Non sono per niente un nordista, ma confermo che quando ho fatto cause a Milano i tempi sono stati diversi. Basterebbe poco. Provi a vedere a Milano come cammina un cancelliere. Nei corridoi vanno tutti di corsa. È un fatto caratteriale, anche tra i giudici. Alcuni non si sentono portatori di un servizio. Si è persa la cultura di essere al servizio della giustizia, prevale più la cattedra. Ricordo vecchi magistrati che ostentavano la loro dedizione a favore della giustizia. E gli avvocati, da parte loro, cosa potrebbero fare? Gli avvocati purtroppo non ostentano una difesa obiettiva. Sembrerebbe contraddittorio perché la difesa è di parte, ma perché tutela l’interesse di “una” parte; secondo il codice, però, è obiettiva. Tu devi trovare la norma giuridica che difenda quella parte. E quando l’hai trovata, la prospetti al giudice, mentre la controparte ne prospetta un’altra. A volte invece c’è un accanimento che non è difesa. Gli avvocati devono litigare “secundum ius” e non come i clienti, dai quali devono distinguersi. Ecco: è in questo senso che dobbiamo migliorare. Questo è l’auspicio.

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “ALDO MORO”

Ricercatori ruolo e funzioni

Il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Bari punta ad un’organica sistemazione del settore molto importante. Urgente un provvedimento legislativo

I

l Senato Accademico dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, presieduto dal Rettore prof. Corrado Petrocelli, dopo aver ascoltato in audizione una rappresentanza dei ricercatori e dopo aver letto il documento da essi illustrato, ribadisce l’importanza del ruolo e della funzione svolti dai ricercatori nell’ambito sia dell’attività di ricerca sia dell’offerta formativa. Anche in ragione di tale convinzione l’Università negli ultimi anni ha investito proprie risorse privilegiando il reclutamento di giovani meritevoli. Il Senato Accademico ritiene che un provvedimento legislativo volto a ridefinire in modo sistemico l’assetto del sistema universitario e le forme di reclutamento debba contemplare: 1 - la ridefinizione dello stato giuridico dei ricercatori; 2 - la garanzia che almeno nei primi sei anni di applicazione della legge attualmente in discussione sia consentito a quanti ottengano l’abilitazione scientifica nazionale il transito nelle fasce superiori della docenza in tempi rapidi, senza percentuali iugulatorie; 3 - la disponibilità di adeguate risorse finanziarie aggiuntive finalizzate, condizione indispensabile per realizzare l’immissione in ruolo nei termini di cui al punto 2. Per scongiurare nuove forme di precarietà, il Senato auspica per la nuova figura di ricercatore a tempo determinato un percorso reale di tenure track con garanzie occupazionali per coloro che non dovessero accedere ai

Il rettore prof. Corrado Petrocelli

Ph. di Vito Signorile

ruoli della docenza. Il Senato esprime inoltre la più viva preoccupazione per la sostenibilità piena dell’offerta formativa relativa all’anno accademico 2010/2011 alla luce delle posizioni assunte da numerosi ricercatori nelle Facoltà, e anche della contemporanea cessazione dai ruoli di un significativo numero di docenti e dell’applicazione rigorosa voluta da questo Ateneo delle linee guida ministeriali volte alla riduzione delle forme di docenza a contratto. Il Senato Accademico ribadisce, infine, che ogni credibile prospettiva di difesa e sviluppo dell’intero sistema universitario italiano - ed in particolare delle Università meridionali -, nonché di tutti i soggetti coinvolti nelle attività di didattica e di ricerca e, più in generale, della Comunità Universitaria nel suo complesso, risulterà definitivamente compromessa laddove si dovesse proseguire una politica di tagli drastici e reiterati alle risorse. Infine, il Senato Accademico invita la comunità universitaria a rendere tutte le iniziative in atto occasioni di confronto e di dibattito sia sull’iter del disegno di legge sull’università che sull’attuale critica situazione in cui versa il sistema universitario. nelmese - 5/2010 - 9


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VITA SOCIALE

Soroptimist

un Club per la Società La presidente del Soroptimist International Club di Bari, Teresa Pazienza, a conclusione del suo mandato illustra le numerose iniziative che sono state portate a termine. L’impegno per la promozione e la difesa della donna tra le più importanti

U

n’intensa attività sociale caratterizza da sempre il Soroptimist International Club, un’associazione mondiale nata nel 1921 e dal 1963 presente a Bari dove tra qualche anno si accinge a festeggiare il cinquantenario. Rappresentato da donne che lavorano ai massimi livelli delle attività professionali, imprenditoriali e della cultura, ha avuto sempre come obiettivo fondamentale la promozione della donna e l’attenzione ai problemi più pressanti del territorio in cui si trova ad operare. Molte le iniziative intraprese, lavorando con discrezione e scontrandosi spesso con le difficoltà che la farraginosa macchina burocratica frappone tra le intenzioni di chi senza interesse vuole offrire un contributo ad una migliore soluzione dei problemi e la possibilità pratica di poterlo fare. A Bari, presidente del Club in quest’ultimo biennio è la prof. Teresa Pazienza Pignataro che a conclusione del suo mandato tira un po’ le somme di quanto è stato fatto ultimamente: “Sul piano dei rapporti personali - dice - è stata una bellissima esperienza perché ha potenziato quei valori relazionali oggi in crisi come l’amicizia. La mia vita dal punto di vista sociale si è arricchita. Ci siamo occupate di questioni molto importanti quali la promozione della donna e in genere dei problemi che riguardano i soggetti deboli. Qualche riserva la nutro sul futuro. Vorrei tanto che l’ impegno che io ho vissuto con molto senso di

di Marisa Di Bello

responsabilità trovi vie nuove, diventi più incisivo nella realtà in cui viviamo. Le donne hanno oggi una grande forza propulsiva, e per le loro potenzialità e per la sensibilità e i valori di cui sono portatrici, per cui sono convinta possano produrre notevoli cambiamenti nella società. Ma questo richiede sacrificio, impegno, una visione totale. E qui ancora vedo che ci sono delle resistenze”. Sacrificio e impegno. Due parole chiave che forse sanno d’antico, ma indispensabili per realizzare obiettivi personali e sociali. Teresa Pazienza come molte donne che lavorano e hanno una famiglia sa di aver rinunciato per molti anni al tempo libero, alla vita di relazione. Sposata ad un medico, il dott. Franco Pignataro, con tre figli da crescere, Fabio, Mario e Claudia, e con un lavoro personale da svolgere di grande responsabilità, non ha avuto molto tempo da dedicare a se stessa, dovendo agire su diversi fronti. Ha infatti insegnato per lunghi anni nei licei storia e filosofia, chiudendo la carriera come ispettrice del Ministero della P.I.. Tenere l’equilibrio tra i vari compiti non è sempre stato facile, ma “non ho mai anteposto la funzione lavorativa a quella di moglie e di madre e viceversa e questo mi ha permesso di arricchire l’una e l’altra”. Del suo lavoro di insegnante ha un bellissimo ricordo: “Ho vissuto la scuola nei tempi del rinnovamento, dopo il ’68, e l’insegnamento delle mie materie mi ha dato modo di trattare temi molto vicini alla vita degli studenti, di metterli nelle condizioni di esercitare lo spirito critico, di assumere un metodo personale di osservazione che incidesse sulla maturazione più generale della personalità. Ho sempre fatto leva sulla vita affettiva perché

La prof. Teresa Pazienza presidente del Soroptimist International Club di Bari non ho mai ritenuto la ragione in antitesi con i sentimenti e la cosa che oggi mi gratifica maggiormente è il rapporto con gli studenti che ho conservato nel tempo”. La vita associativa l’ha vissuta sin da ragazza, per cui l’approdo al Soroptimist non è stata che una naturale conseguenza, anche se “inizialmente nutrivo qualche diffidenza sulle associazioni femminili perché le consideravo un po’ dei ghetti. Però, quando attraverso delle socie di grande statura come Maria Amendola mi sono resa conto dell’ impegno sociale e delle intelligenze che il Club rappresentava, sono stata ben felice di entrarvi ed ho assunto con grande senso di responsabilità la presidenza del biennio 2008-2010”. E proprio su quanto è stato realizzato in questi ultimi anni incentriamo la nostra chiacchierata. “Seguendo le direttive nazionali che segnano sempre le linee guida da seguire perché l’impegno di tutte possa dare risultati più incisivi, ci siamo occupate molto di un problema scottante che purtroppo è di rilevanza mondiale, e cioè la violenza sulle donne. Il raggiungimento della parità formale nelmese - 5/2010 - 11


PRESIDENTI DEL CLUB SOROPTIMIST BARESE NEI PRIMI QUARANT’ANNI 1963-1995 - Maria Papalia Biga, avvocato penalista 1965-1968 - Maria Rinaldi Amendola, avvocato civil., giornalista 1968-1971 - Renata Maggioni Malaguzzi Valeri, giudice minorile 1971-1974 - Rina Fontana Carrante, titolare ditta confezioni 1974-1976 - Memena Gaudio Lembo, antiquaria arredatrice 1976-1979 - Liliana Caico Spagnolo, docente Diritto ed Economia politica 1979-1982 - Carlotta Orabona Buonamico, docente storia dell’arte 1982-1984 - Mariella Fanelli Carrieri, titolare farmacia 1984-1986 - Elena Gadaleta, preside scuola media 1986-1988 - Elsa Pizzoli Mazzacane, ordinario Merceologia, facoltà Economia e Commercio, Università di Bari 1988-1990 - Mariolina Bagnato Boccuzzi, titolare agenzia di viaggi 1990-1992 - Giuliana Trisorio Liuzzi, docente difesa e cone giuridica della donna, ormai recepito in tutte le legislazioni del mondo occidentale, è stato solo l’inizio di un processo di avanzamento della condizione femminile, ma persistono ancora ostacoli che impediscono alle donne di esercitare diritti pure giuridicamente acquisiti, per carenza di sostegno alla famiglia, per difficoltà di accesso a carriere tradizionalmente maschili, tra cui la politica. E, più grave fra tutti c’è poi il problema della violenza esercitata sulle donne e in genere sui soggetti più deboli, come le cronache giornalmente ci dimostrano, per cui ritengo che in questo momento l’impegno non solo del Soroptimist ma di tutte le associazioni femminili debba essere rivolto alla difesa dei diritti negati a tutti i soggetti deboli, compresi quindi immigrati, bambini, anziani, handicappati. Purtroppo l’attenzione delle istituzioni a queste categorie che dovrebbe essere prioritaria va invece a soggetti più garantiti”. In concreto, cosa è stato fatto in questa direzione? “Per prima cosa abbiamo cercato di stabilire dei rapporti con le altre associazioni femminili. A tal proposito devo aggiungere che Bari è una delle poche città in cui esiste un Coordinamento tra queste associazioni e la Puglia è stata l’unica regione indotta a pagare una multa per non aver rispettato le quote dei seggi destinati alle donne nelle elezioni regionali del 2005”. Esattamente cosa è accaduto? “Il Coordinamento, tramite l’avvocatura regionale pugliese ha ottenuto che i responsabili dei partiti che nella presentazione delle liste quell’ anno non hanno rispettato la parità di genere, fossero multati nella misura fissata con decreto del Presidente della Giunta Regionale. E questo è stato un caso unico in Italia”. Il coordinamento con le altre associazioni femminili è presente a nelmese - 5/2010 - 12

servazione del suolo, facoltà di Ingegneria, Università di Bari 1992-1994 - Maria Teresa Tafuri di Melignano, direttrice Biblioteca nazionale di Bari 1994-1996 - Rosalia Morelli Manganelli, già assistente sanitaria visitatrice 1996-1998 - Angela De Tommasi Melpignano, pittrice, docente educazione artistica 1998-2000 - Angela Racanelli, primario radiologo istituto oncologico Irccs 2000-2002 - Marisa Scorcia Loiacono, avvocato 2002-2004 - Adriana Della Ratta Chiaia, notaio 2005-2006 - Ottilia De Marco, già ordinaria di Tecnologia dei cicli produttivi - Facoltà di Economia Università di Bari 2007-2008 - Danila De Vito - Ordinaria di Igiene - Facoltà di Farmacia 2009-2010 - Teresa Pazienza Pignataro, già Ispettrice scolastica

livello istituzionale? “Siamo presenti nella Consulta della Regione e al momento c’è un progetto di Consulta in itinere presso la Provincia di Bari. E’ un progetto interessante perché questa amministrazione ha ambiti di competenza molto vasti che spaziano dai servizi all’ambiente, tutti campi che ci interessano da vicino. Ma naturalmente non ci occupiamo solo di problematiche locali”. Qualche esempio? “In linea con gli orientamenti della presidente nazionale, Wilma Malucelli, abbiamo puntato all’educazione, formazione e istruzione delle donne, premendo sulle istituzioni per interventi specifici. In difesa delle donne del Rwanda abbiamo aderito al progetto ‘Atelier Rwanda’ insieme al Soroptimist nazionale per istruire le donne di quel paese a lavorare le fibre vegetali. Sono stati realizzati prodotti bellissimi che andranno in mostra alla prossima biennale di Venezia. Inoltre, abbiamo contribuito alla creazione di un pozzo in Togo” Sul problema più specifico della violenza, cosa è stato fatto? “Abbiamo innanzitutto celebrato in forma ufficiale con le istituzioni il 10 dicembre, il Soroptimist day, dedicato alla riflessione su questo tema. Alla fine abbiamo prodotto delle locandine (poi affisse nei luoghi più frequentati), nelle varie lingue dei gruppi etnici presenti sul territorio, con numeri telefonici ai quali donne abusate potessero rivolgersi per chiedere aiuto”. Altre iniziative prese in quest’ultimo anno? “Tenendo presente la persistenza di forme molto diffuse di illegalità, abbiamo organizzato un corso di formazione per docenti di diritto delle scuole superiori della città ‘Viaggio all’interno della Costituzione’, individuando tematiche che hanno a che fare con

la condizione femminile, il lavoro e la difesa dei diritti delle donne. La risposta delle scuole è stata piuttosto modesta, ma ritengo che bisogna persistere”. Come va il rapporto con le istituzioni? C’è collaborazione? “Abbiamo trovato molto appoggio presso la passata amministrazione con l’assessore ai Servizi Sociali e a quello dei Lavori Pubblici del Comune che ci hanno fatto conoscere le trasformazioni positive avvenute nei quartieri periferici della città. Come dicevo, siamo presenti nella Consulta Regionale di cui la nostra socia, Mariella Carrieri è stata presidente ed è ora responsabile dei Servizi Sociali. Siamo in attesa che si formi la nuova Giunta per poter agire più nel concreto, secondo le nostre finalità”. Una grande attenzione del Soroptimist è anche rivolta all’arte e all’ambiente. In questo campo cosa è stato realizzato? “L’interesse per la condizione femminile ha investito anche il settore dell’arte. Il club ha contribuito al restauro di due dipinti e di una scultura, aventi come soggetti ‘donne speciali’, la Maddalena pentita, la Samaritana al pozzo, Santa Teresa d’Avila, opere esposte nella galleria G. e R. De Vanna di Bitonto”. C’è qualcosa che lei e le socie vorrebbero si rafforzasse nel Club? “La presenza delle giovani che sentono con meno impegno la vita associativa perché prese dal lavoro che oggi è molto competitivo e difficile, specie per una donna. La partecipazione poco consistente e poco assidua delle giovani costituisce un problema perché la vita associativa richiede un contributo di idee sempre diverso. Il mondo cambia e si sente il bisogno di un nuovo modo di vedere e valutare i problemi”.


ORGANIGRAMMA SOROPTIMIST CLUB DI BARI Presidente Consigliera 1° V. Presidente Consigliera 2° V. Presidente Consigliera Consigliera Consigliera Consigliera Consigliera

Pazienza Pignataro Teresa Esposito De Giorgio Floriana Labriola Michela Ricciardi Cotecchia Maria Caffiero Matilde Pasculli Mimma Ciccarella Giovanna Di Bello Marisa

Tesoriera Segretaria fuori Consiglio Presidente Eletta Past Presidente

Morelli Manganelli Rosalia Del Core Volpe Silvia Sciso Liberati Carla De Vito Nuzzolese Danila

Delegata Delegata Vice Delegata Vice Delegata

Bernasconi Ricciardiello Rossella Della Ratta Chiaia Adriana Mondelli Mariani Brigida Di Bitonto Castiglione Giovanna

Corrispondenti Comitati: Estensione Statuti Partecip. Consulte

Pastore Bovio Cassano Serafina Zallone Marina Fanelli Carrieri Mariella

* * * Coordin. Aree Programma: Sviluppo Economico Educazione Ambiente Salute Diritti Umani Goodwill Commissioni: Nuove Socie (da 3 a 5)

Elettorale Ospitalità

Corrispondenti varie: Notiziario Corrispondente sito Contact Member P.R. – Stampa

Sciso Liberati Carla De Bellis Pastore Bovio Daniela Camaggio Sancineti Gigliola Tomai Nigro Maria Mazzitelli De Flammineis Maria De Tommasi Melpignano Angela 1° 2° 3° 4° 5° 1° 2° 3° 1° 2° 3° 4° 5°

De Marco Ottilia Bonomo Lilly Bagnato Boccuzzi Maria Sgobba Bottalico Maria Giorgio Cassandro Anna Rinaldi Amendola Maria Camaggio Sancineti Gigliola Cascarano Semeraro Francesca Rucco Bonomo Giusy Paradiso Volpe Antonia Pizzoli Mazzacane Elsa Maria Catalano Saponaro Magda Severo Vernice M.Antonietta

Ricciardi Cotecchia Maria Mondelli Mariani Brigida Gennarini Laterza Giovanna Simonetti Macina Enrica

Cerimoniera: De Bellis Pastore Bovio Daniela

LE SOCIE 1. ADDANTE CIPPAROLI Marina 2. AGNELLI ZONNO Carmela 3. ALO’ SCIANARO Rosa 4. AMBROSINI Clementina 5. ATTANASIO SINISCALCO Elisabetta 6. BAGNATO BOCCUZZI Mariolina 7. BALICE SETTANNI Maria 8. BERNASCONI RICCIARDIELLO Rossella 9. BINETTI de GRECIS Vincenza 10. BONOMO Lilly 11. BONOMO PAPARELLA Silvana 12. CAFFIERO Matilde 13. CAICO SPAGNOLO Liliana 14. CAMAGGIO SANCINETI Gigliola 15. CARIELLO MASTROMARINO Cinzia 16. CASCARANO SEMERARO Francesca 17. CATALANO SAPONARO Magda 18. CICCARELLA Giovanna 19. CONTE FRACCALVIERI Amelia 20. D’APOLITO CONESE Maria 21. DE BELLIS VITTI PASTORE BOVIO Daniela 22. DE CAMELIS Paola 23. DEL CORE VOLPE Silvia 24. DELLA RATTA CHIAIA Adriana 25. DE MARCO Ottilia 26. DE TOMMASI MELPIGNANO Angela 27. DE VITO NUZZOLESE Danila 28. DI BELLO ZONA Marisa 29. DI BITONTO CASTIGLIONE Giovanna 30. ESPOSITO DE GIORGIO Floriana 31. FANELLI CARRIERI Maria 32. GADALETA Elena 33. GAROFALO LA VOLPE Maria Angela 34. GENNARINI LATERZA Giovanna 35. GIORGIO CASSANDRO Anna 36. GUERRIERI LATTANZIO Angela Maria 37. LABRIOLA Michela 38. LORUSSO LENOCI Simonetta 39. LOVREGLIO Roberta 40. MARTELLO BELLIZZI Franca 41. MAZZITELLI DE FLAMMINEIS Maria Teresa 42. MONDELLI MARIANI Brigida 43. MORELLI MANGANELLI Rosalia 44. MUCIACCIA FOGLI Maria Teresa 45. PARADISO VOLPE Antonia 46. PASCULLI FERRARA Mimma 47. PASTORE BOVIO CASSANO Serafina 48. PAZIENZA PIGNATARO Teresa 49. PIZZOLI MAZZACANE Elsa 50. PRINCIGALLI Anna Maria 51. RACANELLI Angela 52. RICCIARDI COTECCHIA Maria 53. RINALDI AMENDOLA Maria 54. RUCCO BONOMO Giusy 55. SACCONE QUAGLIARIELLO Cecilia 56. SAPONARI PLANTONE Angela Bianca 57. SCATTARELLI VINGIANI Lucia 58. SCISO LIBERATI Carla 59. SEVERO VERNICE Maria Antonietta 60. SGOBBA BOTTALICO Maria 61. STORLAZZI Clelia Tiziana 62. SIMONETTI Macina Enrica 63. STRADA Miriam 64. SUTERMEISTER CASSANO Vera 65. TOMAI NIGRO Maria 66. TRISORIO LIUZZI Giuliana 67. ZALLONE Maria 68. ZIMABALATTI RIGILLO Franca

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PERSONAGGI

Maria Amendola, donna del fare A 90 anni esercita ancora la professione forense. Da più di mezzo secolo iscritta anche all’Ordine dei Giornalisti. Tra le fondatrici a Bari del Soroptimist Club del quale ha ricoperto cariche nazionali. Tra i ricordi più entusiasmanti la creazione di Telebari. Come trascorre le sue intense giornate

DI MARISA DI BELLO

“I

n settant’anni se ne fanno di cose”. Così, con una scrollata di spalle e tono sbrigativo inizia la chiacchierata con Maria Rinaldi Amendola, 90 anni il 5 febbraio scorso, giornalista e avvocato tuttora in attività che dai vent’anni in poi, cioè subito dopo la laurea, ha iniziato un’intensa e varia attività lavorativa oltre all’impegno sociale, che le è valsa quest’anno l’onorificenza di commendatore al merito della Repubblica Italiana. Dal 1983, e per due legislature consecutive, è stata presidente della Consulta Regionale Femminile della Puglia e ne ha elaborato il Regolamento poi approvato dal Consiglio Regionale. E’ appena il caso di farle notare che non è così scontata l’equazione vivere a lungo e operare in tante direzioni. Lei è una donna del fare, come si dice con un’espressione attualmente in voga, e questo le sembra del tutto naturale. Per intenderci, ecco la sua giornata tipo. Mattina, sveglia alle sei, colazione, una rassettata alla casa e l’impostazione del pranzo. Poi, in tribunale se c’è udienza. Da sottolineare il ritorno a piedi – da via Crispi dove si trova il tribunale a piazza Diaz dove lei abita e ha lo studio – come esercizio quotidiano, dopo un investimento stradale che due anni fa la costrinse all’immobilità per alcuni mesi. Dopo pranzo, breve riposino preceduto dalla lettura di quotidiani e di libri polizieschi (ne ha pile intere che sposta solo quando impediscono lo sguardo). Al pomeriggio, in studio fino alle 19,30, quindi cena e televisione, se trasmetto-

Maria Amendola con la presidente del Soroptimist Club di Bari prof. Teresa Pazienza

no film o talk show di politica. Le piacerebbe ascoltare appena alzata Radio 2, ma la potente emittente di Radio Maria spesso la copre, impedendoglielo. Quando parla è diretta, non usa preamboli e giri di parole. Va dritta al fatto e non è un caso quindi se un’altra attività che ha sempre svolto è quella giornalistica. E’ tuttora interessante da leggere per completezza e approfondimento un servizio molto documentato sulla delinquenza minorile a Bari, apparso proprio su questa rivista nel ‘68, che fa emergere condizioni e cause di una realtà sociale poco indagata. Ma sarà bene cominciare dall’inizio. Nata a Nola in provincia di Napoli, dopo la prima giovinezza trascorsa nel capoluogo campano dove si laurea in Lettere classiche, è a Bari che poi svolgerà tutta la sua vita familiare e professionale, in seguito al trasferimento del padre generale medico che nel capoluogo pugliese creerà l’Ospedale Militare “Lorenzo Bonomo”. Ed è a Bari che incontra l’uomo della sua vita, l‘avvocato Antonio Amendola che sposa nel ‘40 e le fa scoprire l’amore per il diritto. Dice a tal proposito: “Frequentando lo studio di mio marito, mi sono innamorata di questo tipo di disciplina perché ritengo che il diritto non solo sia il fondamento della vita civile ma che possa esser d’aiuto alle persone per far valere i propri diritti”. Una passione, questa, che poi ha trasmesso ai due figli, anche loro in un primo momento interessati all’attività forense, Giandomenico, attual-

mente professore di sociologia urbana a Firenze ed editorialista del Corriere del Mezzogiorno, e Serena che poi ha seguito la carriera musicale. I primi tempi del matrimonio non sono rose e fiori perché irrompe sullo scenario di quegli anni la guerra e la separazione dal marito, lui capo ufficio stampa del Comando Supremo a Brindisi, lei nel ’43 mandata per sicurezza ad Ascoli Piceno con il primo figlio, Giandomenico di appena un anno. Poi, a guerra finita, il ritorno a Bari segna l’inizio della vita familiare e lavorativa. Maria Amendola ricorda con l’entusiasmo di allora il ritorno a casa, l’inizio dell’attività giornalistica (nel 2008 ha celebrato i primi cinquanta anni di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti di Puglia) e legale, una delle prime donne avvocato a Bari, a cui è stata conferita la “toga d’oro” nel 2007 per i cinquant’anni di professione. Nello studio che fu del marito scomparso prematuramente nel ‘79, e prima ancora di suo suocero, Domenico Amendola, i ricordi si fanno quasi palpabili. La libreria è ingombra di libri, di codici, di stampe e dappertutto fotografie di tempi diversi che hanno scandito eventi, momenti del passato. La vista del mare dal balcone che gira intorno alla bella costruzione degli anni venti in cui abita permette allo sguardo di spaziare oltre i codici e di inseguire più facilmente le tappe di una vita. “Collaborando nello studio di mio marito, mi innamorai del suo lavoro” ricorda “Mi misi a studiare e mi laureai nel ‘50.

1993, festa per i trent’anni del Soroptimist Club di Bari. Da Sinistra, Giovanna Lobuono, la presidente nazionale Raffaella Mottola Conte, Maria Amendola, Maria Teresa Tafuri, Mariella Carrieri, Tina Attanasio Siniscalco. Accanto, Maria Amendola con il prefetto Carlo Schilardi e consorte signora Silvana nella serata per la consegna dell’onorificenza di Commendatore

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2007, a Maria Amendola viene conferita la “Toga d’oro” per i primi cinquant’anni di professione forense. Accanto, insieme alla presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia Paola Laforgia, mentre riceve, nel 2008, la targhetta ricordo per i quarantacinque anni di iscrizione come pubblicista all’Ordine

Nel ‘56 fui iscritta all’albo degli avvocati. Così cominciai a frequentare le aule giudiziarie. Allora il Palazzo di Giustizia era a Piazza Cesare Battisti dove oggi è la sede della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’”. All’epoca non erano molte le avvocatesse. Come si comportavano giudici e colleghi con voi? “A Bari eravamo solo tre ma devo dire che giudici e colleghi sono sempre stati molto gentili con noi. Addirittura, una volta che ero andata con mio marito a Bologna per una causa, il giudice venne incontro a salutarmi e mi fece accomodare. Certo, altri tempi”. Come è cambiata la condizione della donna da allora? “Dopo la guerra la Costituzione ha riconosciuto pari dignità alle donne che oggi possono fare moltissimo, solo se lo vogliano. Certo, il carico della famiglia e della casa incide parecchio e sotto questo profilo io sono stata avvantaggiata da un clima familiare appagante e sereno che è fondamentale e dall’aiuto che i miei suoceri non mi hanno mai fatto mancare per quanto riguarda i bambini. Io dico che per le donne le occasioni ci sono. Magari non tutte le colgono. Sono convinta che hanno moltissime possibilità ma non sempre sono consapevoli dei loro diritti e di fronte alle difficoltà spesso si tirano indietro”. E le giovani come le vede? “Le vedo molto preparate e determinate. Guardano più lontano. Se studiano e

sanno fare tesoro dell’esperienza delle più anziane andranno molto avanti. Restano però ancora troppo spesso fuori della porta dei consigli di amministrazione e questo spiace”. La sua attività giornalistica quando è cominciata? “E’ iniziata ancora prima di quella forense su ‘il Tallone Armato’, un giornale per i soldati creato da mio marito, poi è venuta la collaborazione a ‘La Scena Illustrata’ di Roma e al ‘Tempo’ quotidiano di Roma con la rubrica ‘Il mattinale rosa’ di attualità locale. Ho collaborato a ‘NelMese’. Oltre al servizio sui minori, ricordo l’intervista al professor Ernesto Quagliariello, poi rettore dell’Università di Bari, che aveva fondato l’Istituto di Biologia Molecolare, sui mitocondri, particelle piccolissime che studiava con sua moglie Cecilia Saccone. Dal 1990 al 2005 sono stata direttore responsabile de ‘Il notiziario del Soroptimist International d’Italia’ organo ufficiale dell’Associazione nazionale. Ma l’esperienza più gratificante che ho affrontato con grande entusiasmo è stata la creazione di ‘Telebari’, la prima emittente privata in Puglia, di cui sono stata direttore dal ’73 all’83. Si trattava di un mezzo che né io né i miei collaboratori conoscevamo. Abbiamo dovuto inventare tutto, cose da cui anche la Rai locale ha poi preso spunto”. E come mai poi ha interrotto questa esperienza per lei esaltante? “Perché, morto mio marito nel ‘79, mi è caduto sulle spalle uno studio molto impegnativo che dovevo condurre ormai da sola e quindi dopo qualche tempo si è imposta una scelta”. Un altro impegno molto qualificante lo ha profuso nel sociale e innanzitutto nel Soroptimist Club di cui è stata la fondatrice a Bari. Quando esattamente? 1998, da sinistra, Giovanna Laterza, la presidente na“Nel 1963, sollecitazionale del Club Mariangela Mangiarotti, la presidente ta da un’avvocatesdel Club di Bari Angela De Tommasi, Maria Amendola e sa di Napoli, Rosa Angela Racanelli

Cafiero. All’inizio eravamo in 23, tutte imprenditrici, professioniste e docenti universitarie. Ci occupavamo dei problemi più attuali del momento, cosa che poi abbiamo continuato a fare anche in seguito. Importante un documento che stilammo nel ‘73 sul Diritto di famiglia, dopo un seminario che richiamò a Bari importanti personalità, documento da cui prese alcuni spunti il Parlamento quando nel ‘75 fu promulgata la legge sul nuovo Diritto di famiglia”. Che ruoli ha rivestito nell’associazione e quali le iniziative più importanti? “Sono stata vice presidente nazionale e presidente del Comitato Statuti. Tra le tante iniziative d’accordo con la Comunità delle Università del Mediterraneo attuai un corso di operatore marittimo per giovani diplomati dell’istituto Nautico di Bari e in collaborazione col Rotary l’istituzione di un corso di formazione per volontarie che al bisogno assistessero bambini con disabilità varie”. A proposito di questo, il presidente di Corte D’Appello di Bari, Stefano Parmigiani, le affidò dal ‘65 al ‘77 la vice presidenza del Centro Distrettuale di Tutela Minorile con larga autonomia di gestione. Cosa ricorda di quell’incarico? “Raccoglievamo fondi per far studiare ragazzi in difficoltà, cercando di farli adottare. In particolare, a me furono affidate due tutele difficili. Una era una ragazzina disabile che ho convinto a studiare e poi avviata ad un soddisfacente lavoro. L’altro, un ragazzo anch’egli disabile che feci entrare in un Istituto specializzato del Nord Italia. Molto complessato e taciturno all’inizio, accolto spesso nella mia famiglia, si è liberato poco alla volta dei complessi tanto che oggi ha una buona sistemazione di lavoro”. E’ questa forse fra tutte le cose realizzate quella che la gratifica maggiormente e le dà il senso dell’impegno profuso in tanti anni e in tanti settori. La piena realizzazione della sua personalità è andata sempre in parallelo con l’attenzione verso l’altro, verso bisogni più generali, cosa che oggi va a vantaggio non soltanto della sua famiglia ma di una comunità.

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RICORDI

ALLA 4. EDIZIONE

Il “Premio Sorrentino” di Giornalismo e di Laurea

A

ncora un’altra edizione del “Premio”, istituito e finanziato dalla moglie Ida Sorrentino nel 2004 con cadenza biennale. Il Premio di Giornalismo e di Laurea “Franco Sorrentino” nasce con la finalità di ricordare la figura dell’uomo di cultura, scrittore, giornalista e consigliere nazionale dell’Ordine, vice presidente del Consiglio interregionale dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia e Basilicata, nonché vice sindaco e presidente della Provincia di Bari dal 1995 al 1999. Franco Sorrentino, scomparso nel giugno del 2001, uomo di grande cultura, ha dedicato gran parte del suo impegno professionale e della sua vita, nell’approfondimento di argomenti e questioni inerenti il profilo istituzionale, economico, sociale e storico di Bari e la sua terra. L’idea di articolare l’iniziativa in un Premio Giornalistico e un Premio di Laurea trova motivazione nella volontà di rivolgersi a due diversi ambiti che hanno costituito motivo di interesse dell’attività di Franco Sorrentino: la professione di giornalista esercitata fin da giovane età, e l’attenzione da lui rivolta al mondo dei giovani con i quali riusciva a comunicare con particolare facilità e ad intessere stretti rapporti di collaborazione. L’iniziativa voluta dalla signora Ida Sorrentino è materialmente realizzata dall’Associazione dei Consiglieri della Provincia di Bari che funge da soggetto operativo fin dalla prima edizione del 2004. Ha il patrocinio del Comune di Bari, della Provincia di Bari, della Regione Puglia, dell’Ordine Nazionale e Regionale dei Giornalisti, dell’Università e del Politecnico di Bari ed i cui rappresentanti, unitamente a

Franco Sorrentino e la moglie Ida Rotondo quelli dell’Associazione dei Consiglieri della Provincia di Bari ed alla signora Ida Sorrentino, saranno i componenti della Commissione giudicatrice che provvederà all’assegnazione dei Premi. Le modalità per partecipare al Premio sono contenute nel bando di concorso riportato nella pagina accanto. La cerimonia di consegna dei premi avverrà il prossimo 18 giugno alle ore 18.30. * * * Le finalità e le caratteristiche del Premio di Giornalismo e di Laurea “Franco Sorrentino” sono state illustrate in occasione della presentazione del bando di concorso nel corso di una conferenza stampa presso l’Amministrazione provinciale. La personalità dell’uomo di cultura e di pubblico amministratore sono state ricordate in brevi e sentiti interventi del presidente della Provincia Francesco Schittulli, del presidente del’Associazione dei Consiglieri della Provincia di Bari Alfonso Pisicchio, del rettore dell’Università di Bari Corrado Petrocelli, del pro rettore del Politecnico Nicola Martinelli e della presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti Paola Laforgia. A tutti ha risposto, con viva commozione, Ida Sorrentino.

Da sinistra, il presidente della Provincia di Bari Francesco Schittulli, il vice sindaco di Bari e presidente dell’Associazione dei Consiglieri della Provincia di Bari Alfonso Pisicchio, il rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Corrado Petrocelli e il presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia Paola Laforgia. Erano anche presenti l’assessore provinciale alla Cultura Nuccio Altieri e il pro rettore del Politecnico Nicola Martinelli nelmese - 5/2010 - 16


PREMIO DI GIORNALISMO E DI LAUREA “Franco Sorrentino” 4. Edizione - Bando di concorso Art. 1 L’Associazione dei Consiglieri della Provincia di Bari, con il patrocinio della Regione Puglia, Provincia e Comune di Bari, Ordine Nazionale e Regionale dei Giornalisti, Università e Politecnico di Bari, promuove con i fondi messi a disposizione dalla Sig.ra Ida Sorrentino, la 4° Edizione (Anno 2010) del Premio «Franco Sorrentino» da lei istituito in memoria del Dr. Franco Sorrentino, giornalista e Presidente della Provincia nel mandato 1995-1999. Art. 2 Il Premio “Franco Sorrentino” si articola in due sezioni: 1) Premio di Giornalismo; 2) Premio di Laurea. Art. 3 Il Premio di Giornalismo di € 2.000,00 per lavori giornalistici (singoli o in serie) su carta stampata o servizi radio televisivi che abbiano riguardato Bari e la sua Provincia sotto il profilo istituzionale, economico, sociale e storico, pubblicati nell’ultimo triennio dalla data del presente Bando. Potrà essere inoltre attribuito un riconoscimento “alla carriera” (premio non in danaro) per giornalisti di lunga carriera che si siano distinti in terra di Bari per la loro attività nel corso degli anni; per tale riconoscimento il giudizio della Commissione potrà basarsi anche sul solo curriculum personale. Art. 4 Il Premio di Laurea di € 1.000,00 per una Tesi di laurea conseguita presso le Facoltà di Giurisprudenza, Economia, Lettere e Filosofia, Scienze della Formazione dell’Università di Bari, e presso le Facoltà di Architettura ed Ingegneria del Politecnico di Bari, discussa nel triennio precedente la data del presente Bando, che abbia trattato il profilo istituzionale, economico, sociale, storico, architettonico, urbanistico, di Bari e della sua Terra nel XX° secolo. Art. 5 Le domande di partecipazione, con l’indicazione del nome, cognome, data e luogo di nascita, domicilio e recapito telefonico, autocertificazione di iscrizione all’Albo (per la sola sezione Premio di Giornalismo), curriculum di studi del concorrente nonché ogni altro elemento identificativo necessario, dovrà pervenire alla Segreteria del Premio presso la sede sociale dell’Associazione, Palazzo della Provincia di Bari (Via Spalato 19 - 70121 BARI), a mezzo plico raccomandato o corriere espresso, entro le ore 12,00 del 31 Maggio 2010; alla domanda dovranno essere accluse sei copie della documentazione richiesta (Lavori Giornalistici Tesi di Laurea) riferita alla sezione per la quale si intende concorrere (che non saranno restituite) e delle cui copie una resterà agli atti dell’Associazione. Art. 6 Potranno concorrere al Premio: a) giornalisti professionisti e pubblicisti iscritti all’Albo dei Giornalisti; b) laureati presso l’Università ed il Politecnico di Bari a partire dall’Anno Accademico 2007/9. Art. 7 I premi e i riconoscimenti, saranno assegnati a giudizio insindacabile delle Commissioni che saranno nominate dal Presidente dell’Associazione. Art. 8 I premi saranno consegnati nell’Aula Consiliare della Provincia di Bari nel prossimo mese di giugno 2010, nella ricorrenza del nono Anniversario della scomparsa del dott. Franco Sorrentino. Bari, 12 Aprile 2010 Il Presidente della Provincia Il Presidente dell’Associazione (Dott. Francesco Schittulli) (Prof. Alfonso Pisicchio)

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FIERA DEL LEVANTE

&

Sinergia Cultura Qualità

In sintesi la Fiera del Levante del domani, accanto al tradizionale business, secondo il presidente Cosimo Lacirignola

“U

n contenitore multifunzione aperto tutto l’anno. Uno spazio dedicato non solo al business, ma anche agli eventi culturali, musicali e teatrali”. Così il presidente Cosimo Lacirignola descrive il nuovo corso della Fiera del Levante: una formula originale e moderna che è partita dalla completa riqualificazione del quartiere fieristico. “Negli ultimi tempi - spiega - abbiamo inaugurato il Cineporto, un padiglione di 1.200 metri quadri sede della Apulia Film Commission. A ottobre, invece, sorgerà in un padiglione attiguo la Casa delle Musiche, uno spazio da cinquecento posti con uffici di programmazione e produzione musicale e un ampio settore per gli spettacoli. Sono passi importanti verso la nascita di un vero e proprio Distretto della Cultura”. Intanto già Expolevante, in programma dall’8 all’11 aprile, “ha espresso in maniera perfetta questa idea di cambiamento, con un’offerta che va dal tempo libero allo sport, passando per la cultura, ampiamente rappresentata in tutte le sue sfaccettature da Expolibro e da Spazio aperto all’Arte”. Anche il futuro, secondo Lacirignola, è costituito da un’economia di servizi che comprende, tra gli altri, quelli di natura culturale: “Ci siamo mossi in questa direzione nelle ultime Campionarie di settembre e abbiamo dato risalto alle molteplici identità artistiche della Puglia e di tanti altri Paesi che condividono con noi il Mediterraneo. In quest’ambito è necessario rafforzare la sinergia tra enti e istituzioni. Non ci può essere, infatti, cultura senza territorio e la Puglia può crescere solo se gli attori istituzionali, economici e sociali di tutta la regione creano tra loro un rapporto virtuoso. Se vogliamo, allora, sintetizzare questi concetti possiamo dire che ‘sinergie’, ‘cultura’ e ‘qualità’ sono le parole chiave della Fiera che abbiamo in mente”. Lacirignola si sofferma, infine, sulla mission storica della Fiera del Levante, quella di supporto alle imprese: “Il bacino mediterraneo è ormai di fatto un’area di libero scambio con un miliardo di persone e i nostri imprenditori possono diventare il punto di riferimento di questo immenso mercato. Per la sua posizione privilegiata la Fiera può continuare a nelmese - 5/2010 - 18

La Coppa del Mondo assegnata alla Squadra nazionale azzurra di calcio nel 2006 è tornata per la terza volta a Bari in occasione del “Salone del Calcio”, una delle novità di Expolevante che ha ottenuto un grande successo di pubblico per la serie di manifestazioni che si sono succedute. La Coppa del Mondo era già stata “trasferita” allo Stadio San Nicola in occasione dell’incontro della Nazionale contro la Scozia e l’Irlanda. Nella foto, il presidente della Fiera del Levante dott. Cosimo Lacirignola mentre solleva la Coppa all’inaugurazione del “Salone del Calcio”. Accanto, l’assessore regionale Onofrio Introna (poi candidato alla presidenza del Consiglio regionale) che ha fatto le veci del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola in occasione della sua assenza da Bari dopo le elezioni amministrative regionali.

giocare un ruolo strategico nel favorire il processo di internazionalizzazione delle pmi. In che modo? Attraverso forme di partenariato con i Paesi del ‘Mare nostrum’, che sta attirando capitali dal mondo intero e ha riacquistato la centralità del passato, e con altre realtà estere emergenti. Solo così la crisi può diventare un lontano ricordo e lasciare spazio a una nuova e proficua stagione di opportunità produttive”. In particolare, per Lacirignola, “l’Est Europa rappresenta l’area più interessante per le piccole imprese che vogliano puntare sull’internazionalizzazione. Perché si tratta di mercati che, nonostante la recente frenata, continuano a crescere in maniera sostenuta. Ma anche perché sono meno distanti dei ‘giganti’ asiatici sia dal punto di vista geografico sia per quanto concerne mercato e cultura. Le esigenze delle piccole imprese – conclude – sono passate dalla semplice delocalizzazione produttiva, pensata soprattutto con l’obiettivo di ridurre i costi e restare competitivi, alla necessità di guardare a nuovi mercati per incrementare le vendite. In questo contesto la Fiera continuerà a svolgere un prezioso ruolo di mediazione, grazie a numerose iniziative che permetteranno scambi di conoscenza e contatti commerciali tra gli operatori stranieri e le imprese del nostro territorio”. (g.d.)


FIERA DEL LEVANTE

Expolibro

protagonista la lettura Nei padiglioni dell’Expolevante più spazio al libro. La presenza prestigiosa delle case editrici pugliesi, le tante iniziative e le pubblicazioni per l’edizione 2010

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ualcuno ha scritto che ogni lettura è contemporaneamente percorso e raccolta: d’altronde tra i sensi del latino legere, prima di “leggere”, si trovano “percorrere” e “cogliere”. Una bella immagine per raccontare un’esperienza, qual è quella della lettura, che attraverso i sentieri della parola può condurre a inattesi tesori. La passione per questa avventura e la voglia di contagiare l’“amor librorum” sono stati anche quest’anno il fondamento dell’Expolibro, il meeting annuale, diretto da Carlo Gentile, dedicato al mondo dell’editoria. Ad animare i padiglioni dell’Expolibro una ventina di case editrici con proposte per ogni gusto, incontri con gli autori, reading, tavole rotonde, concorsi attinenti alla lettura, originali rassegne come “Mare d’inchiostro”, dedicata alla letteratura del mare. Gli obiettivi da perseguire anche per questa edizione erano dare la meritata visibilità ad un’editoria, in particolar modo pugliese, che cerca di reagire alla crisi del settore con vivacità, coinvolgere il grande pubblico quanto gli specialisti, e incrementare il numero dei lettori, attirando l’attenzione dei visitatori dell’Expolevante sul prodotto librario. E’ forse per questa volontà di ricercare nuovi motivi di interesse che il tema principale dell’edizione 2010 dell’Expolibro, in concomitanza con il nuovo “Salone del Calcio”, è stato “L’Editoria Sportiva: dalla pratica alla pagina”. Perché la passione per lo sport, indagato attraverso la proiezione di otto lungometraggi, potesse combinarsi e stimolare l’interesse per la lettura. In quest’ottica si è svolta, su iniziativa dei Presìdi del Libro, “Parole al tappeto”, una fantasiosa sfida tra scrittori su un Il romanzo della Besa Editrice vero ring, a colpi sarà presentato a Bari dai giordi parole. nalisti Peter Zeller e AnnamaGrandi e piccole ria Minunno il 25 maggio alle le case editrici ore 18 alla Libreria Laterza in presenti all’ExpoVia Sparano libro, ognuna con

la propria storia e linea editoriale, da quelle storiche, come l’internazionale Casa Laterza e Cacucci Editore (tra le più antiche del Mezzogiorno) alle più giovani realtà editoriali del territorio, tra cui la Gelsorosso di Bari. Confermata anche quest’anno la presenza, tra le altre, Mario Adda, Dedalo di Bari delle case editrici Besa di Nardò, diretta da Simona Muci, Schena di Fasano di Angela Schena, Rotas di Barletta, Secop di Corato, Dellisanti di Massafra, Giuseppe Laterza, Palomar, Progedit, Stilo e Florestano. Tra novità fresche di stampa e classici da ritrovare, la selezione dei titoli proposti in occasione dell’Expolibro ha risposto alle più diverse esigenze: c’è stato chi ha cercato di portare nei padiglioni della Fiera un vasto campionario del proprio catalogo (così la Besa editrice, che ha esposto tra le sue novità anche il bel romanzo di Marisa Di Bello “La badessa di San Giuliano”) e chi, come Mario Adda Editore, ha voluto puntare sulle novità e su quei volumi che potessero attirare l’attenzione del pubblico dando un’idea della linea editoriale perseguita. Pubblicazioni sul territorio, saggistica, poesia, narrativa e non solo le proposte dall’editore Schena, mentre la prestigiosa Dedalo ha incuriosito i visitatori combinando la saggistica per adulti con le collane scientifiche rivolte ai più piccoli. Una certa soddisfazione per la risposta dei visitatori è stata espressa da molti degli editori presenti, nonché dalle addette alle vendite dello stand di Casa Laterza, immancabile presenza all’Expolibro con saggi, tascabili e libri fotografici. Sebbene l’impressione generale, aggirandosi tra gli stand, fosse che, rispetto alle potenzialità, si stesse mettendo in campo solo una piccola percentuale di quel che l’editoria e i lettori pugliesi potrebbero offrire.

CLAUDIA SERRANO nelmese - 5/2010 - 19


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LIBRERIE & LIBRI / MEDICINA

Rapporto Medico Paziente Il delicato rapporto analizzato in un’opera scientifico-letteraria di Santa Fizzarotti Selvaggi edita da Schena e presentata al Castello di Marchione

“…d

ell’intimità dell’essere”, sottotitolo “tra malattia e salute” recente impegno scientifico-letterario di Santa Fizzarotti Selvaggi, un libro denso di analisi, riflessioni, su un tema sempre di grande attualità, il rapporto medico-paziente, come dovrebbe essere e spesso non è, cioè rapporto di relazione intima, empatica, per cui la sofferenza dell’“Altro” diventa sofferenza e presa di coscienza delle “parti malate rimosse e spesso negate” di chi gli sta vicino. Relazione intima e complessa, se uno degli attori di questo rapporto è il medico che deve prendersi cura, quasi cura materna, del paziente inteso nella pienezza della sua persona, come corpo vivo che sente, desidera, ama, patisce. Medico ma anche personale paramedico, infermieristico cui si chiede di entrare in comunione col malato per risalire insieme verso la guarigione perché nel rapporto è anche la chiave della conoscibilità della malattia, delle sue cause più profonde, come da insegnamenti di M. Balint, cui spesso fa riferimento l’autrice. Un tema non solo teorico per l’autrice che da tempo collabora con Andreas Giannakoulas, psicanalista e didatta di fama, nella conduzione di seminari di formazione sul rapporto medico-paziente per medici urologi afferenti alla Cattedra di Urologia diretta dal prof. Francesco Paolo Selvaggi dell’Università di Bari, consorte

IL LIBRO

della Fizzarotti, il primo a suscitare in lei una riflessione su questo argomento già quando, ragazza, a seguito di un incidente, ebbe modo di sperimentarne personalmente l’attenzione alla psiche e all’ascolto del malato al di là delle mere cure mediche. Non a caso l’autrice dedica il libro al marito, Maestro dell’Urologia in Puglia, pioniere dei trapianti di rene, noto in ambito nazionale ed internazionale, che ha dedicato e dedica a tempo pieno la sua vita a curare e a prendersi cura degli ammalati. E del prof. Selvaggi sono due interessanti capitoli su transessualismo e trapianto di reni con tutte le implicazioni di carattere psicologico di paziente e medico, in questo libro edito da Schena (pag. 267. E. 18), ricco di annotazioni, con un capitolo introduttivo di Nicola Simonetti, un corposo intervento di Giannakoulas e la prefazione di Umberto Veronesi, l’oncologo di fama mondiale. Proprio Veronesi, sottolineando la delicatezza del tema scelto dalla Fizzarotti, ha ammesso che spesso il medico non riflette abbastanza, nel momento in cui deve occuparsi del malato, che gli “viene affidato tutto un mondo di ricordi, di relazioni, di memorie che fanno capo a quella persona e che sono uniche e irripetibili”, per cui alle competenze professionali è necessario avere la capacità di aggiungere l’empatia ovvero la condivisione della sofferenza. Presentato in un incontro al Castello di Marchione,

L’AUTRICE

Santa Fizzarotti Selvaggi

L’EDITORE

Angela Schena

Da sinistra, il dott. d’Auria, il prof. Simonetti, il prof. Fiore, l’avv. Ramunni e il prof. Fanizza. Accanto, il prof. Francesco Paolo Selvaggi nelmese - 5/2010 - 21


“...dell’intimità dell’essere” è stato introdotto dall’avv. Giovanni Ramunni, presidente onorario della Pro Loco di Conversano che ha coordinato i numerosi interventi. Dotta la relazione del prof. Franco Fanizza, ordinario di Estetica dell’Università di Bari, che ha riconosciuto come sia ancora tutto da esplorare quel territorio che si chiama corpo umano. Un corpo non parcellizzato dalla fisiologia, ma nel pieno delle varie e complesse funzioni vitali analizzate nelle loro espressioni non soltanto fisiche, ma psicologiche e spirituali dall’autrice, grazie alla formazione umanistica che la contraddistingue. Fanizza ha sottolineato, infatti, l’analisi rigorosa, quasi neo illuministica - ha detto - operata nello sviscerare il problema, e l’invito implicito a riconoscere il limite di quel corpo tra malattia e salute, allo stesso tempo il limite di quello che la scienza con tutti i supporti della tecnologia da sola può fare. Per questo la Medicina va rivista nelle sue radici umanistiche e come scienza filosofica, perché non può farcela fidando esclusivamente sui suoi soli strumenti, ha affermato il prof. Tommaso Fiore, assessore regionale alla Sanità e ordinario di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Bari, che ha sollevato alcuni interrogativi. Fiore, dopo aver ricordato gli iter formativi strutturati da Santa Fizzarotti per coloro - rianimatori, medici, personale paramedico, associazioni di volontariato - che si occupano di trapianti e donazione di organi tanto da far risultare la Puglia tra le prime regioni in Italia ad occuparsi di tali tematiche, ha sottolineato come l’ampia casistica fornita dall’autrice rappresenti casi paradigmatici che possono essere ricondotti a casi più generali e, anche rifacendosi all’esperienza personale del confronto quotidiano col paziente, ha riconosciuto quanto sia vera l’affermazione più volte fatta nel libro che nell’incontro tra il medico e il paziente ognuno dei due attori subisce cambiamenti. Ha poi lasciato in sospeso una domanda: fino a che punto questa relazione rende conoscibili l’uno e l’altro? E ancora: come regge il paradigma di quel rapporto nella situazione di primo soccorso in cui l’operatore sanitario deve relazionarsi solo con se stesso? Se la conoscibilità – della malattia, del paziente – nasce dal rapporto tra i due attori, cosa succede nel caso in cui il paziente non è cosciente e quindi è assente? L’autrice ha poi durante il dibattito chiarito tali aspetti complessi. Nicola Simonetti, medico e giornalista, ha posto il problema della questione etica all’interno di quel particolare rapporto non circoscrivibile esclusivamente nell’ambito professionale poiché la malattia non è riconducibile al sintomo. Al medico sfugge l’essenza stessa del paziente che perciò va esaminato nella sua completezza. Affermazione dunque della valenza etica del apporto su cui ha insistito in apertura anche il dott. Giuseppe d’Auria, consigliere dell’Ordine dei Medici della Provincia di Bari, che ha portato il saluto del presidente, prof. Paolo Livrea. A tirare le conclusioni, la stessa autrice che da professionista colta, sensibile e competente ha sottolineato i concetti pregnanti di un lavoro che giunge dopo oltre venti anni di studio e ricerche e da artista, quale lei è anche, ha definito la medicina non una scienza ma un’arte volta alla cura e al prendersi cura come prendersi carico del paziente. Un’opera e un’operazione di formazione che si propone questo libro certamente encomiabile, una finalità da sempre affermata dai padri della Medicina a partire da Ippocrate, ma che purtroppo contrasta con quanto più volte le cronache ci rappresentano di mercificazione della malattia e del malato, della parcellizzazione del corpo del paziente a livello di alte professionalità, e ancora del distacco e delle carenze con cui spesso si è costretti a fare i conti. (M.D.B.) nelmese - 5/2010 - 22


LIBRERIE & LIBRI /STORIA

SEMPRE PIÙ AMPIO IL DIBATTITO ALLA VIGILIA DELLE CELEBRAZIONI PER IL 150° ANNIVERSARIO

1861, Unità d’Italia

una storia da riscrivere

Fu una guerra di conquista, non di liberazione. Il Sud fu letteralmente depredato. Le spoliazioni del governo piemontese distrussero una economia fiorente e una imprenditoria tra le più avanzate d’Europa. Le regioni meridionali furono costrette a pagare le spese di una guerra mai dichiarata, né voluta. Oggi tiene ancora banco la questione meridionale. Se ne afferma la centralità strategica per lo sviluppo dell’intero Paese, mentre nei fatti avanza un processo antimeridionalistico ai limiti della secessione DI MICHELE CRISTALLO

M

an mano che ci avviciniamo alla celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (2011), si amplia il dibattito sulla revisione storica degli eventi che precedettero e seguirono il 1861 nelle regioni meridionali. Numerose le pubblicazioni, quasi tutte orientate a rileggere in altra chiave quei tormentati anni della nostra storia, in particolare il decennio 1860-1870 e che riportano in sostanza alle cause e alle origini della questione meridionale. Uno degli ultimi libri sull’argomento reca la firma del giornalista e scrittore pugliese Pino Aprile: “Terroni, tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali” (Piemme editore). Il titolo è indicativo del tenore della pubblicazione. “Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto... Non sapevo che a Italia unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali per pagare le spese della guerra di conquista del Sud fatta senza nemmeno dichiararla...” Aprile va avanti per molte pagine con questi “non sapevo”, quasi a voler sottolineare la meraviglia nell’apprendere una versione del tutto nuova di quegli avvenimenti, una versione così diversa da quella appresa sui banchi della scuola media. E’ evidente che si tratta di un espediente letterario per accrescere la suggestione del racconto, perché di quel “trattamento” riservato alle popolazioni meridionali all’indomani dell’unificazione del paese si sapeva, eccome, tant’è che almeno da un decennio è aperto, ricco e vivace, un dibattito con l’obiettivo di spiegare, di capire il perché di quei comportamenti, per ristabilire la verità

storica e affidare alle nuove generazioni la giusta chiave di lettura di certi aspetti, o meglio, delle degenerazioni di quegli anni tormentati, preludio della, ancora oggi irrisolta, questione meridionale. In questa ottica è da collocare anche il mio libro edito nel 2002 da Mario Adda dal titolo “Diavolo di un brigante – Storie del Sud prima e dopo l’unità d’Italia”. Un libro destinato agli alunni delle scuole medie per farli ragionare su un fenomeno, il brigantaggio, che caratterizzò parecchi anni della nostra storia, per spiegarne le origini e le motivazioni, al di là e al di fuori delle degenerazioni

La storia del brigantaggio raccontata da Michele Cristallo in un libro di Adda edito nel 2002

e delle strumentalizzazioni delle bande criminali. Occorre partire dalle condizioni sociali delle regioni meridionali sotto il regno dei Borbone per capire cosa accade subito dopo l’unità. All’indomani dello sbarco di Garibaldi in Sicilia, i contadini meridionali credono sia giunto finalmente il momento di ottenere le terre demaniali rivendicate con una lotta dura e secolare. Sull’altro fronte i “galantuomini” non intendono mollare le proprietà usurpate con la complicità delle autorità e del clero e, nel timore che i nuovi governanti si schierino al fianco dei coloni, aderiscono al movimento liberale. La resa dei Borbone e l’occupazione delle province meridionali da parte delle truppe piemontesi, incoraggia i briganti a lasciare i loro rifugi in montagna e a mettersi a disposizione dei comitati insurrezionali nella speranza di ottenere dal nuovo regime la cancellazione delle pendenze che avevano con la giustizia. Ma è mera illusione: i contadini, dopo aver combattuto al fianco di Garibaldi, non ottengono le terre; i briganti non ottengono il perdono. Gli unici a restare a galla sono i proprietari terrieri i quali, per difendere i privilegi e le terre ottenute dai Borbone, con la complicità dell’alto clero, costituiscono comitati segreti borbonici e danno vita a un vasto movimento legittimista che raccoglie simpatie persino presso i contadini e i briganti. L’esercito piemontese ravvisa nelle richieste dei contadini un atteggiamento antiliberale, li considera nemici del nuovo regime e agisce di conseguenza. In questo contesto riprende vigore il brigantaggio che si carica però di stimoli e motivazioni diverse da quelle che fino a

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quel momento avevano animato imprese di ladri, renitenti alla leva, disertori, evasi protagonisti di rapine, sequestri di persona e grassazioni. Per altro verso, quella stessa borghesia, pendolare tra una fazione e l’altra, sempre pronta a saltare sul carro del vincitore, dimostra di non avere il peso che presumeva di possedere e accetta un ruolo subalterno alla borghesia settentrionale che si accinge a fare del Mezzogiorno né più né meno di una colonia. Con questa borghesia unitaria e liberale si scontra la classe contadina. Inizia una lunga guerra, una lotta disperata repressa nel sangue. Gli stessi giovani delle famiglie possidenti, figli dei “galantuomini”, diventati “guardie nazionali” sparano sui contadini insieme alle truppe piemontesi. Nelle stanze del Palazzo è vietato parlare di “occupazione piemontese”, anche se di vera e propria occupazione si tratta. Tant’è che il Parlamento non consente a un deputato di Casoria, Francesco Proto Carafa, di illustrare una mozione nella quale, tra l’altro, afferma che “gli uomini di Stato del Piemonte hanno corrotto nel Regno di Napoli quanto vi rimaneva di morale. Hanno spogliato il popolo delle sue leggi, del suo pane del suo onore... hanno dato l’unità al Paese ma lo hanno reso servo, misero, cortigiano, vile...” Il Governo, però, tende a minimizzare la situazione e va avanti nel suo programma di annientamento di qualsiasi reazione, di spoliazione e distruzione dell’economia meridionale. Il generale Enrico Cialdini, con le sue truppe, è protagonista di feroci rappresaglie. Le esecuzioni senza processo non si contano; si spara a vista al minimo movimento sospetto, lo stesso Cialdini spende ingenti somme nel pagare delatori, spioni, manutengoli che gli presentano liste di presunti briganti o nemici del Governo. Sono passati per le armi o deportati parenti di briganti sino alla terza generazione. Per altro verso si muove la politica del nuovo Stato. Uno dei primi provvedimenti adottati è l’abolizione delle tariffe protezionistiche in vigore nell’ex Regno di Napoli. Per l’economia meridionale è un colpo durissimo, soprattutto per l’industria e l’agricoltura che godevano del sostegno di elevate tariffe doganali. Il crollo improvviso del regime protezionistico provoca il fallimento a catena di numerose industrie. Inoltre, lo scioglimento dell’esercito borbonico è la causa della rovina in particolare delle industrie del comparto tessile che vivevano quasi esclusivamente delle commesse per la fornitura di divise alle forze armate. Il tasso di disoccupazione aumenta vertiginosamente, sino a diventare un fenomeno di massa. Si fa strada una rapida accumulazione capitalistica in favore dell’industria settentrionale a spese soprattutto delle classi contadine del Sud. Le stesse commesse per la realizzazione

delle poche infrastrutture (soprattutto ferrovie) nelle aree meridionali sono affidate a imprese del Nord. Un altro provvedimento di marca nordista è l’unificazione del debito pubblico nazionale. Per il Piemonte, regione più indebitata d’Europa, il “tesoro” dell’ex Regno di Napoli, è un piatto particolarmente appetibile. Singolare la motivazione: il Piemonte, a causa della guerra di “liberazione” delle regioni meridionali, ha dovuto sostenere ingenti spese. Ebbene, quelle spese dovranno ora essere ripianate dalle regioni “liberate”. Con quei soldi il Piemonte, oltre a dare ossigeno alle sue finanze, prosegue nel suo programma di dotazione di infrastrutture nell’area che già si delinea come il triangolo industriale Torino-Milano-Genova. Ma non basta; a questo si aggiunge l’estensione al Sud delle leggi tributarie piemontesi, un sistema fiscale particolarmente oppressivo. Un’altra batosta per l’ex Regno di Napoli che aveva il sistema di tassazione più mite d’Europa. Il nuovo regime fa sì che il 54 per cento delle entrate fiscali del nuovo Stato, venga dalle classi meno abbienti. Un artigiano o un operaio si vede costretto a versare alle casse dell’erario, tra tasse dirette e indirette, un terzo del suo reddito da lavoro. Ma l’ingordigia del Nord non ha limiti: altri soldi, altro drenaggio di capitali è realizzato con la vendita dei beni ecclesiastici e demaniali attraverso un processo di quotizzazione che consente di incamerare, solo dai beni ecclesiastici, la somma di seicento milioni di lire. La quotizzazione demaniale va a esclusivo vantaggio della borghesia che fa una vera e propria incetta di terre, con una sistematica espulsione dei contadini che vanno ad alimentare l’accattonaggio in città o l’emigrazione di massa. Tutto questo non fa che alimentare una rivolta che si esprime anche con il brigantaggio. E la lotta al brigantaggio si risolve in una ulteriore oppressione per la popolazione. Viene proclamato in molte zone lo stato di assedio, con carta bianca ai militari che si rendono responsabili di gravissimi arbitrii: arresti in massa, condanne a morte o ai lavori forzati a vita. Vengono emesse leggi eccezionali che tendono a terrorizzare la popolazione. In sostanza si insedia nel Sud un vero e proprio governo militare. Si fa strada una forma di razzismo nei confronti di un popolo “barbaro” e “incivile”, del “villan rozzo e codardo”. Un’altra stretta viene con l’entrata in vigore della Legge Pica il 15 agosto del 1863 (resterà in piedi fino al 31 dicembre 1865) con la quale sono ufficializzate le deportazioni e il ricorso frequente alla fucilazione. Si calcola che i deportati in quegli anni siano oltre ventimila. Abbastanza praticato anche il domicilio coatto “agli oziosi, ai vagabondi, alle persone sospette secondo la designazione del Codice Penale, nonché ai camorristi, a sospetti manutengoli, dietro parere di Giunta composta del Prefetto, del

Presidente del tribunale, del Procuratore del Re e di due consiglieri provinciali”. “Non sapevo – scrive Pino Aprile – che i fratelli d’Italia arrivati dal Nord svuotarono le ricche banche meridionali, musei, case private (rubando persino le posate) per pagare i debiti del Piemonte e costruire immensi patrimoni privati...” La storia raccontata dai libri di scuola tutto questo non lo registra. Non registrano i libri di scuola verità che, invece, i giovani di oggi devono apprendere non solo per rispetto alla storia, ma anche perché possano spiegarsi la questione meridionale di cui periodicamente si parla nei dibattiti, nelle analisi degli economisti, sui giornali. Nella prima metà dell’Ottocento l’industria meridionale era fiorente. Il Sud era un’area appetibile, tant’è che imprenditori stranieri, svizzeri e tedeschi soprattutto, investivano in Campania nell’industria del cotone e della lana. In Basilicata, in Calabria erano fiorenti le industrie della seta, Matera esportava le sete in ogni parte d’Europa, a Napoli i rasi e i velluti dello stabilimento di San Leucio godevano di fama mondiale. L’industria meccanica aveva i suoi capisaldi a Catanzaro, Napoli, Reggio Calabria. In Puglia aveva un vastissimo mercato l’industria enologica e olearia oltre quella manifatturiera. Le strutture economiche del Mezzogiorno erano di gran lunga superiori a quelle delle aree settentrionali. Poi venne l’unità d’Italia, con tutto quello che ne seguì. Oggi da più parti si sostiene la centralità della questione meridionale la cui soluzione è strategica per lo sviluppo generale del Paese. E’ vero. Ma il guaio è che spesso si tratta di una sorta di esercitazione dialettica, se ne parla a livello accademico. Perché poi, nei fatti, si riscontra l’avanzare di un processo di tipo secessionistico che riporta a galla vecchi luoghi comuni di un Sud piagnone, che succhia fior di risorse finanziarie, che non sa spendere bene, di un Sud parassita del Nord che lavora e produce. Chiacchiere, perché è vero il contrario, perché da mezzo secolo il Sud è vittima di una imprenditoria settentrionale che incassa contributi dallo Stato per impiantare attività industriali nelle aree meridionali e in concreto adotta la politica del prendi e fuggi. La storia della cosiddetta industrializzazione del Sud è ricca di casi di questo tipo. La verità è che il Sud vuole camminare con le proprie gambe, ha la capacità di farlo, ha le risorse umane in grado di esprimere queste capacità, ma vuole che gli siano assicurate le stesse condizioni di partenza delle aree più fortunate del Paese. Al contrario, è da sempre svantaggiato, costretto a un inseguimento senza fine. E’ uno dei “regali” del processo unitario secondo la ricetta piemontese.

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LIBRERIE & LIBRI /STORIA

Primavere baresi

Ricordo del “Maggio di Bari”, indimenticata pagina della storia della città tra il 1951 ed il 1968. Un libro edito da Adda per ricostruire conquiste, esaltazioni ed errori di una stagione pregna di significati. DI CLAUDIA SERRANO

“C’

era una volta a Bari”, si potrebbe cominciare così un discorso su quel “Maggio di Bari” che, tra il 1951 e il 1968, fu per il capoluogo pugliese una festa, un’opportunità, una vera stagione d’oro. Eppure, in questo incipit, ci sarebbe forse una nostalgia non richiesta, un rimpianto che oggi sembra quasi fuori moda e che suonerebbe stravagante nel venire da chi, come me, per motivi anagrafici quella stagione non l’ha vissuta e si ritrova a scoprirla sfogliando un libro ricco di testi e fotografie d’epoca: il volume Maggio di Bari 1951-1968 curato da Pietro Marino (Mario Adda Editore), stampato nel 1998 e che è ancora disponibile per chi voglia conoscere, appunto, questo spaccato non ripetibile della città.

Fatto sta che a Bari ci fu davvero, una volta, un Maggio speciale, fatto di carri di fiori, di parate di bande militari provenienti da molti Paesi, del Gran Premio Bari di automobilismo, di trofei sportivi e di aerei che sfrecciavano nei cieli; di un corteo storico in costume per la festa di S. Nicola, di mostre d’arte, di proiezioni di film, di spettacoli di danza e teatro, mentre attrici di fama passeggiavano in “nderr’ la lanz” assaggiando frutti di mare crudi. Quel “Maggio di Bari” che il libro edito da Mario Adda, con gli interventi di Francesco Saverio Lonero, Lino Patruno, Vito Antonio Melchiorre, Giuseppina Cipparano, Giuliana Galante, Pietro Marino ed Egidio Pani, ricostruisce dalla nascita per iniziativa dell’Ente Provinciale per il Turismo, ripercorrendone

1968, al corso dei fiori una nave vichinga avanza tra due ali di folla in Corso Vittorio Emanuele. Accanto, anni ‘60, egiziani in costume storico al Festival delle bande militari nello Stadio della Vittoria nelmese - 5/2010 - 26

Le esaltanti diciotto edizioni del “Maggio” riassunte in un libro a cura di Pietro Marino, di Mario Adda Editore, realizzato nel 1998 che è ancora disponibile al costo di 15 euro. Lo si può richiedere direttamente alla casa editrice in via Tanzi, 59 - Bari. Tel. 080.55.39.502 addaeditore@addaeditore.it * * * La copertina del libro riporta il logo della manifestazione realizzato dal famoso illustratore di fama nazionale, il barese Gino Boccasile. E’ un libro per chi ama la storia della città, per i datati... di età e per i giovani.


Ottobre 1966, Aldo Moro presidente del Consiglio dei Ministri taglia il nastro inaugurale della II Biennale d’arte di Bari. Da destra, il presidente dell’Ente Provinciale del Turismo di Bari avv. Francesco Saverio Lonero, ideatore del “Maggio”, il giornalista Pietro Marino, segretario della Biennale, il prefetto Novello e il comm. Tommaso Leucadito, personaggio molto noto perchè fu per molti anni segretario particolare e uomo di fiducia di Moro. In uno degli aneddoti dell’epoca era considerato... “più potente” dello stesso Moro. progetti e intenzioni, protagonisti e spettacoli ma anche le polemiche, le difficoltà e il disinteresse che portarono alla conclusione dell’avventura, quel “Maggio” seppe mobilitare la cittadinanza per giorni interi, farla accorrere per la strada a fiotti, affollare i teatri, mostre e stadi, attraversare da parte a parte la città per raggiungere i vari eventi e goderli con avidità, con il vivo desiderio di conoscere e di stupirsi. Era un “Maggio” che fioriva all’indomani della guerra, d’altra parte, e che perciò accoglieva e traduceva quella voglia, solo immaginabile per chi non ha vissuto l’esperienza bellica, di ricominciare, di vivere, di andare avanti. E anche di adoperarsi perché Bari riuscisse, attraverso convegni, tavole rotonde ed eventi di richiamo folkloristico e artistico, a costruire una nuova immagine di sé, ad inserirsi in un circuito nazionale e internazionale della cultura, del commercio e del turismo. Con questo spirito, che animava classe politica, organizzatori e gli stessi entusiasti fruitori, per diciotto anni Bari ha vissuto una primavera carica di speranze. E anche di straordinarie realizzazioni (Festival della Musica, della Prosa e delle Bande Militari, Corso dei Fiori, Biennale d’Arte Contemporanea, etc.), di creazione di forze nuove, frutto di impegno, di un’inedita consapevolezza del proprio territorio e delle sue potenzialità, e di

una nuova adesione di pubblico: la gente voleva partecipare, essere stimolata, colmare i vuoti creati dalla guerra, in termini di identità e cultura. I più anziani ricorderanno il manifesto creato da Gino Boccasile per il “Maggio di Bari”, la rosa rossa che sboccia da una conchiglia, o quando nel 1957 i velivoli dell’Aeroclub bombardarono di petali piazza Prefettura; tanti rammenteranno l’arrivo al Teatro Petruzzelli di Giulietta Masina alla prima mondiale del film “Le notti di Cabiria” di Federico Fellini o, nel ’58, i concerti diretti da Von Karajan. Tanti gli episodi da ricordare o scoprire sul “Maggio di Bari”, mentre spontanea sorge la domanda: cosa resta oggi di quella “pagina gloriosa degli anni ’50 e ‘60”, come la definì successivamente l’Assessore comunale alla Cultura e al Turismo, il compianto Giuseppe Tatarella? Rimangono tracce: il corteo storico del 7 maggio riunito intorno alla Caravella di San Nicola, ad anni alterni lo spettacolo delle Frecce Tricolori e altre più o meno importanti manifestazioni dislocate in vari punti della città. Ma la magnificenza e ancor di più il significato di quei Maggio, nati per essere portatori di rinascita, di scelte coraggiose e di slanci verso un possibile diverso destino per la città, Bari non li ha più conosciuti. nelmese - 5/2010 - 27


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LIBRERIE & LIBRI

Identità di Puglia

E’ quella che la rassegna “Building Apulia” intende delineare. L’iniziativa, promossa dalla Teca del Mediterraneo del Consiglio regionale, ha come obiettivo quello di analizzare in maniera critica e attraverso molteplici prospettive la complessa realtà pugliese. Un percorso identitario attraverso undici focus tematici

I

l paesaggio pugliese, disegnato da una natura incantevole e da una storia densa di fascino e di tradizione, e la tutela dell’ambiente, con le sue molteplici problematiche, sono stati i temi-guida del secondo appuntamento di “Building Apulia, costruendo l’identità della Puglia”. La rassegna, giunta alla settima edizione, ideata e promossa dalla “Teca del Mediterraneo”, la Biblioteca Multimediale & Centro di documentazione del Consiglio regionale della Puglia diretta da Waldemaro Morgese, ha come obiettivo principale quello di valorizzare opere letterarie di autori pugliesi e non, edite da case editrici operanti in regione, che contribuiscono a delineare, plasmare e definire l’identità della Puglia attraverso un caleidoscopio di prospettive e punti di vista. Quella che emerge è una realtà complessa che si è formata lentamente attraverso i secoli nei suoi molteplici aspetti, storici, artistici, scientifici, economici e sociali, in costante e rapida evoluzione. Per fornire una più completa declinazione identitaria di una regione in continuo cambiamento come la Puglia, la rassegna, oltre al paesaggio e all’ambiente, ha individuato altre dieci significative tematiche intorno alle quali snodare l’intero percorso identitario. I focus scelti come guida degli incontri, iniziati a marzo, sono: il protagonismo dell’esperienza creativa, attraverso il confronto tra due scrittori pugliesi differenti tra loro come Giorgio Saponaro e Beppe Lopez; l’imprenditorialità culturale con un focus particolare sull’Editore Manni di Lecce giunto al suo venticinquesimo anno di attività; lo sport nelle sue due versioni agonistica e non agonistica; la baresità, con le sue diverse sfaccettature; il “Quarto potere” con riferimento al giornalismo impegnato e militante; il Medioevo, raccontato attraverso l’esperienza dei Templari e di un poco noto crociato pugliese; la letteratura di viaggio in cui la Puglia è contemporaneamente sia punto di arrivo che di partenza; l’impegno socia-

le, affrontato attraverso la valorizzazione di esperienze nascoste sulle quali spesso i riflettori dei media non si accendono; la letteratura “liquida” con uno sguardo alle nuove forme di scrittura che riguardano in particolar modo il web. Building Apulia si concluderà a novembre con un “brainstorming” (letteralmente “tempesta di cervelli”), che coinvolgerà autori, testimonial, editori, studenti e utenti delle biblioteche, nel quale si farà il punto di quanto emerso nei vari incontri al fine di sviluppare idee e analisi concreta sull’identità della Puglia. Tornando allo specifico del secondo appuntamento della rassegna, la giornata dedicata al paesaggio e all’ambiente, nell’occasione sono stati presentati quattro libri che hanno offerto, come sottolineato dal giornalista Alfonso Marrese moderatore dell’incontro, altrettante opportunità di lettura e di approfondimento critico. Due di questi, “Parchi e giardini del Salento” (Capone Editore) di Luigiantonio Montefusco e “La campagna di Puglia e i suoi splendori” (Mario Congedo Editore) di Luigi Mangione, entrambi corredati da numerose, incisive ed emblematiche fotografie, raccontano la bellezza del paesaggio pugliese, i suoi scorci da togliere il fiato, la vivacità dei suoi colori. Il primo dei due volumi, in particolare, si sofferma sull’importanza che i giardini ebbero nel passato per i palazzi e gli edifici gentilizi del Salento. A tal proposito, Montefusco ha ricordato come questi luoghi siano il frutto di un connubio armonioso tra precise scelte stilistiche e la fantasia di committenti ed architetti che li hanno saputi trasformare in scrigni preziosi dove si mescolano dolcemente i profumi e i colori diversi della natura. Elementi, questi ultimi, che si ritrovano anche nel volume di Luigi Mangione che, attraverso un percorso fotografico tra muretti a secco, trulli e fichi d’india, racconta lo spettacolo della campagna pugliese, “di un paradiso che ci circonda

Waldemaro Morgese ma che spesso non vediamo o non sappiamo apprezzare”. Il problema dell’inquinamento e lo sviluppo ecosostenbile sono i temi centrali degli altri due volumi presentati. “In fondo al mare” (Levante Editori), di Mariano Argentieri, Silvia Granata e Paola Rapini, è un romanzo in cui realtà e finzione si mescolano sapientemente a tal punto che risulta difficile distinguerne i confini. Il libro narra la storia di un gruppo di ambientalisti che indaga su un episodio di guerra chimica scaturito dall’attacco dell’aviazione tedesca al porto di Bari durante la seconda guerra mondiale con il conseguente affondamento della nave americana John Harvey e del suo misterioso carico. Le conseguenze sono nefaste: i relitti del passato riaffiorano con una sostanza che sfalda le mani dei pescatori come il vetriolo e un aerosol di alghe killer mozza il fiato. Sullo sfondo, come sottolineato da Argentieri, il mare ferito che assiste impassibile. L’importanza della salvaguardia dell’ambiente emerge con forza dal libro di Ruggiero Maria Dellisanti “Le risorse dell’Ofanto. Economia e ambiente nella valle del fiume” (Stilo Editrice). L’autore compie un’analisi dettagliata sull’attuale condizione della valle del bacino idrografico, mettendo in evidenza le criticità ma anche le straordinarie risorse economiche derivanti da uno sviluppo sostenibile. Testimonial della giornata è stato Sebastiano Vanadia, primo ricercatore presso l’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del CNR e presidente dell’Associazione Regionale Pugliesi Tecnici e Ricercatori in Agricoltura (Arptra). Vanadia, dall’analisi critica dei volumi presentati, ha fatto emergere la fondamentale importanza della valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente, elementi indispensabili per lo sviluppo e il rilancio di una Puglia che vuole proiettarsi da protagonista verso il futuro.

ALESSIO REGA nelmese - 5/2010 - 29


RICORDI

Pippo Volpe Teatro Radio e TV Le doti del noto autore, attore, regista, scomparso un anno fa, sono state ricordate in un incontro tra amici, estimatori ed addetti ai lavori, organizzato dall’Amministrazione comunale di Bari nella Sala consiliare

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ommemorazione istituzionale e lieve al tempo stesso quella dedicata a Pippo Volpe, attore, autore, regista scomparso poco più di un anno fa. Protagonista barese del Teatro di Rivista all’italiana e in Rai fino al 1988 dove ha curato diverse trasmissioni, ha scritto molto per la commedia dialettale, contribuendo in maniera incisiva alla scoperta della ‘baresità’ come valore culturale e di spettacolo. Un folto pubblico di amici, ammiratori e colleghi di palcoscenico e Rai hanno affollato l’Aula Consiliare del Comune di Bari e portato il saluto e un proprio ricordo personale alla vedova, l’attrice Angela Minafra, brillante compagna di lavoro e di vita dell’artista, che lo ha assistito in maniera encomiabile durante la malattia che lo ha afflitto negli ultimi anni. Una malattia fastidiosa che però non gli ha impedito di realiz-

zare spettacoli e di intrattenere gli amici con battute, barzellette, aneddoti fino alla fine. Commemorazione istituzionale, si diceva, per il luogo e la partecipazione del sindaco Michele Emiliano, ma anche lieve per la presenza di Mimì Uva e la sua pianola, in più occasioni colonna sonora di tanti spettacoli, che ha intermezzato i ricordi degli intervenuti con musiche e brevi filmati. A fare da filo conduttore l’abile Gustavo Delgado, giornalista, amico dello scomparso, di cui ha ricordato le tappe più salienti della carriera, i diciotto anni della “Caravella”, la popolare trasmissione radiofonica in dialetto barese, le numerose riviste e trasmissioni programmate per radio e tivù. Saluti istituzionali da Antonella Rinella, capo di Gabinetto del Sindaco che pur non avendo conosciuto personalmente Pippo Volpe per la sua

1998, Pippo Volpe con la moglie Angela Minafra giovane età, ha sottolineato l’utilità del ricordo, convinta dell’importanza di un passato che, come ha affermato, costituisce la sola possibilità di arricchire il presente. Primo a ricordare il compagno di lavoro per tanti anni il giornalista Egidio Pani che ha citato i numerosi programmi firmati insieme come “Il mio regno per un teatro” e ha riconosciuto il valore del teatro di rivista come parte rispettabile di quello di prosa. Dello stesso parere il sovrintendente della Fondazione Teatro Petruzzelli e Teatri di Bari, Giandomenico Vaccari che, cresciuto in Rai, nella sede barese per l’appunto, ha avuto modo di conoscere sin da gio-

In seconda fila, da destra, il sindaco Michele Emiliano, in prima fila Pasquale Bellini, Antonella Rinella, Egidio Pani, Raffaele Nigro, Giandomenico Vaccari, Vito Signorile e Gustavo Delgado nelmese - 5/2010 - 30


2001, Pippo Volpe insieme all’attore della “Caravella” Michele Traversa (Colino) vanissimo Pippo Volpe il cui ricordo lo commuove perché legato a quello di sua madre, Marilena Pizzirani, la bellissima annunciatrice che tutti ricordano per l’avvenenza e la bravura che la contraddistingueva. Pasquale Bellini, direttore dell’Accademia di Belle Arti, non ha voluto tacere lo snobismo suo e di altri giovani intellettuali degli anni ‘70 con cui guardavano a spettacoli di rivista o di avanspettacolo, cosa di cui nel tempo ci si è dovuti ricredere. Bellini ha sottolineato la leggerezza degli spettacoli di Volpe nell’intervenire nella vita intima delle persone, e sempre con garbo, raffinatezza, senza volgarità. Gustoso il filmato che è stato proiettato, in cui quasi per punizione, anni fa lui costrinse Angela Minafra a cantare Brecht, accompagnata al pianoforte da Mimì Uva. Prova del tutto riuscita, a dimostrazione della poliedricità dell’artista. Anche lo scrittore e giornalista Raf-

Mimì Uva

faele Nigro ha dichiarato le stesse perplessità quando, arrivato giovane in Rai e dopo studi paludati e impegnativi, si è incontrato con Pippo Volpe e il genere leggero che rappresentava. Un teatro, quello di rivista e dialettale, che anche lui ha rivalutato in seguito e che va senz’altro apprezzato perché un pezzo significativo dell’arte e della cultura italiana. Nigro ha poi sollecitato le Istituzioni a scrivere una storia del teatro barese e pugliese, a ripercorrere i tentativi inconsci di fondare una tradizione, per evitare che se ne possa perdere la memoria. Da attore e in rappresentanza della categoria ha parlato Vito Signorile, direttore artistico del Teatro Abeliano, che ha ricordato i tanti spettacoli firmati insieme per la Rai e le numerose puntate della “Caravella” che hanno accompagnato per anni le domeniche radiofoniche e offerto un grande affresco del costume popolare barese Il sindaco Michele Emiliano ha sottolineato la sfida di Volpe e il coraggio di andare controcorrente rispetto agli intellettuali degli anni 70-80. Una sfida che nel tempo ha avuto modo di essere apprezzata e che molti giovani hanno poi continuato, raccogliendo il testimone. Una sfida, ha detto, che Pippo Volpe ha condotto con le persone che lo hanno seguito e condiviso le sue scelte e con lo stile di chi non si prende troppo sul serio ma fa seriamente le cose in cui crede. Il sindaco ha poi abbracciato una commossa Angela Minafra che ha voluto dedicargli la canzone preferita da Pippo, “Reginella”.

MARISA DI BELLO nelmese - 5/2010 - 31


STORIA

Guglielmo II a Bari, visita da Kaiser Centocinque anni fa, il 28 aprile 1905, il Re di Prussia e Imperatore di Germania giunse a Bari con la moglie e tre figli con il panfilo “Hohenzollern”. Visitò la Cattedrale, la Basilica di San Nicola e andò in gita a Castel del Monte e a Bitonto. In serata il figlio Oscar assistette ad un concerto nel Teatro Petruzzelli un’elegante sbarcadero in forma poligonale e con la volta in damasco rosso, arricchito di molti trofei di bandiere italiane e tedesche... sul pavimento un ricco tappeto”.

FIORI E SERENATA

Guglielmo II Hohenzollern re di Prussia e imperatore di Germania

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entotto Aprile 1905, Bari vive un momento di celebrità, anche se alcuni giornali nazionali dell’epoca non ne fanno notizia riportando altresì le altre tappe della lunga crociera, con l’arrivo di Guglielmo II Hohenzollern re di Prussia e imperatore di Germania. Il Kaiser è accompagnato da sua moglie Augusta Vittoria di Schleswig-Holstein e da tre dei suoi sette figli Federico Guglielmo, Adalberto e Oscar. Figlio di Federico III e di Vittoria di Sassonia Coburgo Gotha, Guglielmo sale al trono nel 1888 dopo la morte del padre che regnò per soli tre mesi e vi scenderà nel 1918 alla fine della prima Guerra Mondiale. Fu l’ultimo imperatore di Germania.

MUSICISTA E PITTORE Di carattere instabile, incline a idee di grandezza e alla faciloneria, alternava momenti di esaltazione a momenti di profonnelmese - 5/2010 - 32

da depressione. Fu incapace di circondarsi di uomini politici degni di reggere la Cancelleria imperiale come lo fu Ottone Von Bismarck, il cancelliere di ferro, che si dimise dall’incarico con la salita al trono di Federico Ill. Tutto questo però non distraeva Guglielmo dai suoi “interessi” nel campo musicale, dove aveva composto non certo con successo parecchie arie, e nel campo pittorico. Riempiva i palazzi dei suoi parenti, Nicola II di Russia, Edoardo VII d’Inghilterra e Costantino I di Grecia, con enormi quadri di dubbio contenuto artistico che, puntualmente, venivano accantonati dai destinatari. Ma torniamo alla cronaca di quel 28 aprile del 1905, quando il bianco panfilo imperiale, l’“Hohenzollern” entrò nel porto di Bari alle 15,30 tra il tripudio della popolazione. Per l’occasione venne costruito dalla “premiata ditta Natrella di Bari,

La Regia Marina Militare inviò a Bari per rendere gli onori al sovrano, la nave da guerra “Ruggiero Lauria” e il rimorchiatore d’alto mare “Ercole”. Il Lauria sparò i consueti colpi a salve e le bande intonarono inni all’Augusta famiglia. Nonostante i suoni e la festosa accoglienza della cittadinanza barese, la famiglia imperiale, che arrivava nella nostra città dopo un lungo soggiorno a Taormina per permettere al principe Eitel Friederick di riprendersi da una grave malattia, rimase incurante nelle cabine. Ma i baresi non si dettero per vinti e organizzarono una serenata a mare inviando una corbeille di fiori all’imperatrice. Di rimando dallo yacht spuntò un’orchestra tedesca che intonò l’inno reale italiano. Sul molo Pizzoli, contemporaneamente, venne incendiata una batteria di fuochi pirotecnici mentre il porto era tutto illuminato e le navi alla fonda facevano proiezioni elettriche sul cielo barese.

GITA A CASTEL DEL MONTE Il giorno dopo, sabato 29, il programma prevedeva una visita a Castel del Monte ad ammirare la magnificenza e la grandezza di Federico II di Svevia. Dal porto gli ospiti si mossero a bordo di una Fiat, inviata dalla regina Margherita, seguita da altre autovetture. Il corteo si diresse verso via Napoli accompagnato da guardie e carabinieri in bicicletta che, all’uscita da Bari, fecero dietro front lasciando che continuasse


Il panfilo Hohenzollern con a bordo il Kaiser Guglielmo II e la consorte Augusta Vittoria di Schleswig-Holstein dalla copertina del settimanale “Illustrazione italiana”. Accanto, il manifesto con il saluto della cittadinanza di Bari fatto affiggere in onore dell’ospite dal sindaco Paolo Lembo verso Ruvo e Castel del Monte. Il giorno seguente, domenica 30 aprile, la famiglia reale visitò la Cattedrale barese accolta dai canonici che invitarono gli ospiti a firmare su un elegante registro a testimonianza della loro visita. L’Imperatore calcò troppo con il pennino tanto da romperlo, ma gli fu subito sostituito e così poté firmare: Guilelmus, Germanorum Imperator, Borussorum Rex 30 IV 1905, Augusta Victoria l.R., Eitel Friederick Prinz Von Prussen, Adalbert Prinz Von Prussen; Oskar Prinz Von Prussen. Dopo la visita alla Cattedrale, fu la volta del Castello Svevo e della Basilica di San Nicola, dove furono ricevuti dal Gran Priore Piscicelli.

AL PETRUZZELLI PER L’EDIPO RE In serata ci fu un grande spettacolo al Teatro Petruzzelli, inaugurato da appena due anni con in scena “l’Edipo re” per l’interpretazione della “rinomata compa-

gnia di prosa diretta da Gustavo Salvini”. Ecco la cronaca della sereta così come ci viene tramandata da un cronista dell’epoca. “... alle 21,20 il principe Oscar in vettura scortata da ciclisti s’è recato a teatro. Appena entrato nel palco appositamente addobbato e con al di sopra la corona reale dalla quale scendeva un ricco drappo da tutti e due i lati, la banda cittadina diretta dal maestro Annoscia intonò l’inno germanico e poi l’inno reale.... Il colpo d’occhio era magnifico: v’erano tutta l’ufficialità italiana e tedesca: lo scintillio delle brillanti uniformi militari si armonizzava con gli sparati bianchi del frak e, nei palchi, ammirevolissime erano le nostre signore in sfolgoranti toilettes.... Il principe Oscar sedeva nel palco tra il generale Lamberti e il prefetto Ceccato, sul lato destro era il sindaco Lembo con due aiutanti del principe e su quello sinistro i generali Crema e Fadda”. Colpo di scena alla fine del primo atto. “L’Edipo Re” viene interrotto

dall’orchestra tedesca del panfilo imperiale che esegue i due inni nazionali e un concerto il cui programma era stato deciso dallo stesso Imperatore. Fra le varie arie eseguite, anche una composta da Guglielmo: “ad Eigir”. Alle 22,30 Oscar con tutto il suo seguito abbandona il teatro lasciando ai baresi l’ascolto del Salvini e della marziale orchestra germanica. Gli illustri ospiti visitarono il giorno seguente Altamura e Bitonto. Qui, nella frazione di Mariotto, fu ricevuto nella sontuosa villa con un grande parco Torrequadra (ora adibita a ricevimenti di un certo livello) ospite dell’ammiraglio Francesco Rogadeo. Nella tarda serata il bianco panfilo imperiale salpò alla volta di Venezia lasciando negli occhi e nella mente dei baresi gli scintillii ed i fasti di una delle più prestigiose corti europee destinata, di lì a poco, insieme a quella austriaca e russa, a scomparire travolta dai mutamenti storici. nelmese - 5/2010 - 33


STORIA

Bolidi in città A

DI ADRIANO CISARIO

lfa Romeo, Ferrari, Maserati, Stanguellini, Talbot, Cisitalia, Ascari, Fangio, Farina, Villoresi, Moss, Nuvolari, Taruffi, Gonzales, Taruffi, Trintignant: tra il 1947 e il 1956 l’élite dell’automobilismo mondiale, tra Case costruttrici e piloti, non mancò di partecipare al Gran Premio di Bari di Formula 1. Sì, fu proprio la nostra città – e fu un primato - a riportare sul suolo italico la massima formula nell’immediato dopoguerra, su un circuito che si snodava intorno alla Fiera del Levante, arrivando a “sfidare” l’esclusività della celeberrima gara cittadina di Montecarlo e ad un passo dall’intitolazione di G.P. d’Italia poi assegnato alla gara di Monza. Anche il nostro direttore, dott. Nicola Bellomo, è buon testimone dell’eccitazione di quei tempi che riservavano incontri con i campionissimi del volante e indimenticabili ricevimenti di gala al Lido Marzulli in Viale Imperatore Traiano. Ebbene, poteva essere disperso e affidato solo alla memoria di pochi fortunati un simile patrimonio di leggenda sportiva ma anche di intraprendenza di alcuni spiriti illuminati della città? Grazie all’Old Cars Club del presidente dott. Dario Catalano, Associazione federata ASI (Automotoclub Storico Italiano), in collaborazione con l’Aci, il “Lion Club Bari Divers of Old Cars” e il patrocinio di Regione, Comune e Provincia di Bari e della Circoscrizione Murat-San Nicola, il sogno di rievocare quegli epici ed elettrizzanti anni e di rendere doveroso omaggio agli ideatori e organizzatori dell’evento di portata internazionale che tanta notorietà regalò al capoluogo pugliese – onore all’Avv. Francesco Chieco, sindaco di Bari e presidente dell’Automobile Club, a Luigi Amati, agli ing. Rizzo e Signorile Bianchi, al comm. Siciliani, Di Cagno Abbrescia e Carlo Maretti è divenuto realtà. Lo scorso 2 maggio, una trentina di affascinanti vetture d’epoca e relanelmese - 5/2010 - 34

Il passaggio delle auto da corsa e d’epoca su Corso Vittorio Emanuele

Nella sala stampa della Banca Meridiana: da destra, Gustavo Delgado, Dario Catalano, Vito Andrea Ranieri, Giuseppe Frugis e Nunzio Canta (Foto A. C.) tivi entusiasti equipaggi provenienti da tutta Italia, hanno dato vita alla rievocazione del Gran Premio di Bari disputando, lungo un circuito che si snodava intorno alla Città Vecchia, una prova di regolarità tra ali di folla davvero ammaliata da tanto spettacolo e dalle rombanti protagoniste delle piste. Immagini, in effetti, davvero d’altri tempi quelle rimaste impresse negli occhi dei baresi che hanno potuto assistere ammirati alle decise sterzate all’ombra del Fortino e del Teatro Margherita o agli allunghi velocistici, opportunamente frenati da apposite chicanes, sul tratto del Lungomare Imperatore Augusto o in corso Vittorio Emanuele dove è stato fissato il traguardo, tra il “paddock” e una tribuna. L’arrivo dei concorrenti è stato “sancito” dalla tradizionale bandiera a scacchi, ma con una particolarità: era proprio quella originale utilizzata all’epoca,

oggi gelosamente custodita dagli eredi Amati. La premiazione finale, proprio come oltre mezzo secolo fa, è avvenuta nel Palazzo della Provincia. Ma la gara è stata solo l’ultimo atto di due intensi weekend dedicati alla rievocazione. La settimana precedente è stata inaugurata infatti una mostra multimediale con fotografie, documenti, oggetti e filmati dell’epoca, allestita nel salone destinato alle mostre al pianterreno della sede della Banca Meridiana al Palazzo Barone Ferrara in Corso Vittorio Emanuele. Sono state inoltre esposte mitiche vetture degli anni Trenta come l’Alfa Romeo 158, nell’atrio della Banca, e l’Alfa Romeo P3 all’interno del Palace Hotel. Da rimarcare la presenza, durante la conferenza stampa inaugurale della manifestazione, di Maria Teresa De


Filippis, napoletana, prima donna pilota in assoluto, oggi 83enne, che partecipò a tre edizioni della gara barese: nel 1952, 1955 e 1956. Solo perché convalescente per i postumi di un brutto incidente domestico non è potuto intervenire invece il leggendario pilota inglese Stirling Moss, vincitore dell’ultima edizione del Gran Premio. Ha riscosso notevole gradimento, poi, l’iniziativa della presentazione, nella Sala degli specchi del Palace Hotel, del libro “50 anni di automobilismo sportivo in Puglia” (Schena Editore), scritto da Luigi Amati, curato e annotato da Gianni Resta, fatto ristampare per l’occasione dall’Old Cars Club con un appendice dedicata proprio alla rievocazione. Piloti, preparatori e addetti del mondo dei motori pugliesi, e non, chiamati all’appello dal giornalista Gustavo Delgado – anch’egli, allora impegnato nell’Aci di Bari, testimone diretto di quegli anni - che ha condotto la serata, si sono allegramente ritrovati all’insegna dei ricordi e aneddoti mai sopiti. Non è mancato l’omaggio alla memoria di un’autentica nostra gloria del volante, “l’avvocato volante” Paolo Gargano, purtroppo rimasto vittima di un inspiegabile incidente nel corso della gara di Salita Macchia – Monte S. Angelo nel 1986. E ora? L’appetito vien mangiando la splendida riuscita della manifestazione ha indotto più parti a chiedere di mettere subito in cantiere la prossima edizione. Si tratta, ora che è riemersa in tutta la sua nobile e ardimentosa caratura, di difendere un pezzo glorioso di storia della città capoluogo: “Ci sono generazioni di baresi – ha ben detto Gianni Resta, figura storica dell’Aci – Csai di Bari – le quali ancora non sono a cono-

scenza del fatto che Bari è stata sede della disputa di Gran Premi di Formula1. Occorre che sappiano quale storia hanno alle spalle. L’auto è stata una delle colonne portanti della rinata città dopo la Seconda Guerra Mondiale e deve essere riconosciuto merito a chi ebbe il cuore

permanente del grande patrimonio di memorabilia lasciato in eredità dall’indimenticabile Luigi Amati. Urge trovare collocazione idonea. Le idee sono tante e, dati alla mano, si accarezza anche un nuovo sogno: quello di rendere stabile la manifestazione, tra l’altro promuovendola

Brindisi del presidente dell’Old Cars Club Dario Catalano per Maria Teresa De Filippis, prima donna pilota in assoluto, oggi 83enne, che partecipò a tre edizioni del Gran Premio (1952, 1955, 1956). Accanto, il libro storico di Schena Editore di organizzare quell’evento, anche a costo di ‘rubare’ benzina dai depositi militari americani”. Avanti tutta, dunque. Intanto, un atto concreto: il vice presidente della Provincia, Trifone Altieri – tra l’altro socio dell’Old Cars Club – ha annunciato che l’Istituzione presieduta da Francesco Schittulli (a proposito: i due hanno direttamente partecipato, anche se con poca fortuna, alla gara) già prevede una posta di bilancio da destinare all’organizzazione dell’edizione 2011. Solenni promesse sono arrivate anche da Regione e Comune. Nunzio Canta, presidente del Lions Club Bari e nipote acquisito di Luigi Amati, avendone sposato la figlia, sta pensando ad una mostra

a Roma, Milano e in Europa, per farne un appuntamento irrinunciabile, magari inserito nel calendario del Maggio barese, per i possessori di auto d’epoca. Insomma, si sta pensando di inserire Bari nel prestigioso circuito delle gare di regolarità e, nel contempo, di alimentare un nuovo e promettente flusso turistico facendo leva sulle sue riconosciute attrattive climatiche, gastronomiche e monumentali. Il Presidente Old Cars Club Dario Catalano, affiancato dal vice Raimondo Roseto e da Michele Perla, superata la fatica della prima volta, sono pronti a scrivere altre belle pagine di rispetto della storia e di vitalità cittadina.

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ECONOMIA

La presentazione del poderoso volume dei 120 anni della Camera di Commercio di Bari, storia antica di un’istituzione moderna

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arterre delle grandi occasioni nel Salone della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bari, in rappresentanza ideale delle aziende associate, 160mila, che collocano l’Ente camerale al quinto posto in Italia dopo Roma, Milano, Napoli e Torino. Numerosi anche gli esponenti del mondo politico, culturale e giornalistico. Il volume è un prezioso documento dell’impegno socio-economico delle popolazioni di Terra di Bari con 400 pagine di grande formato, con contenuti editoriali e coordinamento redazionale di Chicca Maralfa che si è avvalsa della collaborazione di numerose e qualificate firme di economisti e giornalisti, mentre l’immagine e la comunicazione sono state curate da Kibrit & Calce di Bari. Il volume è stato stampato pregevolmente dall’Unione Tipografica di Bari. Dopo il vigoroso discorso del presidente Farace, che pubblichiamo integralmente qui accanto, sono intervenuti il sindaco di Bari Michele Emiliano, il presidente della Provincia Francesco Schittulli e la vice presidente della Regione Puglia Loredana Capone. Quest’ultima, salentina, nel suo impegnativo discorso, più volte ha indicato Bari come “capitale della regione”.

Tre momenti della presentazione del libro d’oro dei 120 anni della Camera di Commercio di Bari. Da sopra, il presidente Luigi Farace, il tavolo della presidenza mentre parla il vice presidente della Regione Puglia Loredana Capone, con accanto il vice presidente dell’Ente camerale Antonio Laforgia, il sindaco di Bari Michele Emiliano, il presidente Farace, Michele Mirabella che ha moderato l’incontro e il presidente della Provincia di Bari Francesco Schittulli e il salone gremito (Foto di Giuseppe Corcelli) nelmese - 5/2010 - 36


ph. Cosmo Laera

La forza delle aziende

Il presidente della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bari, dott. Luigi Farace

Il discorso del presidente Luigi Farace O ggi è un giorno importante. Non solo per la Camera di Commercio di Bari. I 120 anni della sua fondazione sono difatti una ricorrenza “corposa” che riguarda non solo la storia dell’ente camerale ma quella di tutta la comunità economica e sociale di Terra di Bari. Sfogliando le quasi 400 pagine di questo volume che abbiamo intitolato “120 anni, la storia antica di un’istituzione moderna” si ha infatti la cifra del contributo dato dalla nostra Camera di Commercio alla nascita della moderna cultura economica barese. Un’occasione ghiotta, quindi, nei tempi della grande corsa al cambiamento della “civiltà dei moderni”, per ripercorrere insieme un lungo pezzo di strada e per evidenziare quanto il risultato - dalla nascita dell’ente ai giorni nostri - sia frutto della interazione positiva di più elementi, dal contesto ambientale al fattore umano. Quattro le date significative – per far contenti soprattutto i giornalisti: • marzo 1849, emanazione del decreto del re Borbone Ferdinando II con il quale si autorizzava la nascita della Camera Consultiva di Commercio; • 1863 insediamento del primo Consiglio camerale barese; • agosto 1882 posa della prima pietra del Palazzo; • novembre 1889 ultimazione dei

lavori, spesa complessiva più di un milione di lire. I 120 anni li abbiamo calcolati in riferimento al completamento dei lavori del Palazzo, contenitore-simbolo della vocazione economica del nostro Territorio, “ll più bel monumento che la città commerciale ha eretto a se stessa” ed ancora “La Bella Signora”. Furono questi i commenti più significativi espressi all’indomani della ricorrenza del centenario della posa della prima pietra. Oggi si può ben dire che a volere la nascita della Camera di Commercio di Bari - che oggi è la quinta d’Italia per numero di aziende iscritte, 160mila, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino - al di là della ostinata determinazione di qualche imprenditore dell’epoca, fu lo spirito nuovo e ambizioso della borghesia mercantile barese di fine Ottocento. Quella stessa cui dobbiamo la costruzione del Teatro Petruzzelli, la nascita della Fiera del Levante e dell’Acquedotto Pugliese, la Facoltà di Economia e Commercio e più in generale il positivo dinamismo teso a dare a Bari un ruolo di spicco nella società meridionale. Come negare infatti che se Bari vive il suo presente con altrettanto dinamismo ed ha lo sguardo ben rivolto al futuro lo deve alla vivace intraprendenza imprenditoriale del territorio, a quegli uomini di impresa e di talento che ieri come

oggi hanno saputo trasformare una vocazione geografica in una prospettiva economica. Mi piacerebbe citare qualche protagonista di questa visione “comune”, qualche vecchio presidente, al cui nome sono legati interventi considerevoli nel nostro territorio. Se al primo presidente della CdC, Giuseppe Capriati, dobbiamo la nascita del Palazzo Camerale, a Francesco Paolo Troccoli vanno attribuiti gli interventi per l’ampliamento del vecchio porto di Bari, promossi con “petulante ricorrenza”. All’impegno profuso da Angelo Saverio Positano si deve l’ultimazione della costruzione della sede e il reperimento di finanziamenti necessari per il costruendo Acquedotto Pugliese; ricorderò Saverio Damiani per il potenziamento delle comunicazioni ferroviarie, stradali e marittime, Tommaso Columbo per la istituzione della Scuola di commercio con Banco Modello; il barlettano Giacomo Boggiano per la poderosa azione di promozione dei prodotti agricoli. Ultimo ma non meno importante: la mitica figura di Antonio de Tullio, caparbio, lungimirante, coraggioso: per trenta anni, attraverso contrasti, invidie e gelosie, coltivò la idea di una fiera che riuscì a realizzare, divenendo il primo presidente della Fiera del Levante. Con la presidenza de Tullio, che si connelmese - 5/2010 - 37


A sinistra, il vice presidente della Camera di Commercio Antonio Laforgia e presidente dell’Ente nel novembre del 2004. A destra, il segretario generale della Camera di Commercio dott. Roberto Majorano che nella nota “Una storia che continua” che appare nella presentazione del volume ha rilevato che “l’Ente camerale è stata la rappresentazione e lo sbocco naturale della comunità che avanzava economicamente nel Mezzogiorno e che avesse bisogno di una istituzione che impersonasse e promuovesse i progressi conseguiti in tutti i settori produttivi” cluse nel 1927 dopo 32 anni ininterrotti, la CdC, secondo l’opinione comune di tutti gli storici, raggiunse il punto più significativo e più alto dell’attività. Successivamente le vicende belliche, la requisizione del palazzo camerale da parte del Comando Alleato, i danni che provocò allo stesso lo scoppio di una nave ancorata nel porto di Bari, carica di munizioni, che la rese inagibile per i danni ad alcune parti delle strutture, il trasferimento degli uffici camerali in via Imbriani, ritardarono la piena ripresa operativa dell’ente. Il professor Salvatore Tramonte, primo presidente dell’era post-fascista, rimise in sesto la sede che, una volta ottenuto, alla fine del 1946, il provvedimento di derequisizione e portati a termine i lavori di ristrutturazione della stessa, riavviò l’attività camerale con diverse valide iniziative. Il resto è storia più vicina a noi. Siamo tutti in debito con questa umanità intraprendente, instancabile, operosa. Su questo libro leggerete tantissimi nomi di imprenditori, tanti tasselli che, ieri come oggi, hanno dato vita ad una articolata composizione. Abbiamo voluto comporli in una visione di insieme - che ci auguriamo possa incontrare il vostro gradimento - perché prezioso è stato il loro lavoro e affinché si sapesse non solo quello che siamo stati - e grazie a chi - ma anche dove stiamo andando. I loro profili sono tanti e sfaccettati, coerenti con la versatilità e l’eclettismo creativo di questa terra. Dove è stato possibile abbiamo raccolto le loro parole, i loro ricordi, le testimonianze dirette di saghe familiari che sono diventate partiture di sviluppo. Dove non ci è stato consentito abbiamo fatto parlare i loro figli, chi è venuto nelmese - 5/2010 - 38

dopo, chi ha abbracciato i loro sogni e li ha fatti propri. Oggi molti di loro sono qui con noi, vorrei ringraziarli per aver collaborato con noi a comporre questa

1986, Luigi Farace ai tempi della prima presidenza della Camera di Commercio, iniziata nel 1982 e conclusasi nel 1999. Lo “speciale” fu realizzato in occasione della storica mostra dei primi 100 anni della Casa editrice Laterza, allestita nel grande salone al pianterreno del Palazzo della Camera di Commercio con una precisa connotazione e collocazione storica dell’“impresa di cultura” pugliese. Il convegno di studi organizzato per l’occasione vide la partecipazione, tra le altre, del filosofo e giurista Norberto Bobbio

storia, per averci consentito di mettere in relazione la storia dei luoghi e delle persone e a far emergere, così, valori e tratti che costituiscono l’identità della terra di Bari. La nascita della Camera di Commercio è stata espressione di questo humus fertile, che all’inizio del secolo scorso ha visto lo sviluppo esponenziale dei traffici commerciali, ma anche l’implementazione dell’industria, essendo il capoluogo diventato sede di molti insediamenti industriali anche settentrionali. L’ente camerale è stato la rappresentazione e lo sbocco naturale di questa comunità che avanzava economicamente nel Mezzogiorno e che aveva bisogno di una istituzione che impersonasse e promuovesse i progressi conseguiti in tutti i settori produttivi. La Camera di Commercio ha svolto questo ruolo e lo svolge ancora oggi con grande impegno. Una considerazione, in conclusione. Agli uomini non è dato vivere 120 anni. Alle istituzioni sì, anche se non è un traguardo così scontato. L’augurio è che le imprese che quotidianamente nascono e si iscrivono al nostro Registro delle Imprese possano ambire ad un obiettivo così longevo, determinando il progresso della nostra comunità. E’ a loro che questo libro è dedicato. Agli imprenditori, agli artigiani, agli agricoltori, ai commercianti baresi di ieri e di oggi, dovunque essi abbiano operato ed operino ancora, dal cuore murattiano del capoluogo fino alle periferie più estreme della provincia. Ma anche a quanti hanno contribuito, con contenuti formativi, a qualificare l’attività d’impresa, a professionalizzarla, a renderla più competitiva in un mercato sempre più vasto. Le imprese non appartengono solo a chi le crea e quotidianamente le alimenta, le sostiene. Le imprese sono “beni collettivi” della comunità in cui nascono e crescono. Bisogna averne riguardo e cura. La Camera di Commercio lo fa ogni giorno offrendo servizi, promuovendo eccellenze, registrando bisogni e rispondendo con interventi mirati. Da 120 anni è la loro “casa”, un domicilio istituzionale che, in una bella architettura di luce, uno splendido palazzo di fine Ottocento in Corso Cavour, celebra i loro traguardi. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato al volume. Dall’agenzia di comunicazione Kibrit & Calce che ha curato la veste grafica agli autori dei testi ed ai fotografi. Evito di far nomi perché non possono permettermi di saltarne alcuno. Nel collophon dell’opera li abbiamo citati tutti. Un ringraziamento infine al Consiglio ed alla Giunta dell’ente, che hanno creduto in questo lavoro, che oggi abbiamo il piacere di consegnarvi. Grazie


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TRASPORTI

In Puglia si vola sempre di più L’

amministratore unico ing. Domenico Di Paola ha presieduto l’assemblea dei soci di Aeroporti di Puglia S.p.A., chiamata a deliberare sul bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2009 e su altri importanti adempimenti. Sono intervenuti il presidente della Regione Puglia, On. Nichi Vendola, i rappresentanti delle Amministrazioni Provinciali di Bari, Brindisi e Foggia e dei Comuni di Bari e Brindisi. Presente la presidente del Collegio Sindacale, Maria Carone, unitamente a tutti i componenti del Collegio stesso. Il risultato del 2009 della società evidenzia un utile di esercizio di Euro 558.129 e tiene conto della evidente positività della gestione caratteristica aziendale, dimostrando la capacità di superamento dell’impatto negativo subito nell’esercizio precedente a causa della svalutazione dei crediti aviation, con particolare riferimento alla crisi del vettore Alitalia e nonostante gli effetti negativi della crisi economica internazionale che si sono abbattuti sul sistema del trasporto aereo. Il valore della produzione, pari a Euro 71.108.906 si è incrementato del 10,89% rispetto al 2008 in considerazione dell’aumento dei ricavi aviation direttamente correlati nelmese - 5/2010 - 40

AL 4° MANDATO

L’ing. Domenico Di Paola è stato confermato amministratore unico della Aeroporti di Puglia Spa per il prossimo triennio. Ricopre la carica dal 2001

all’incremento del traffico registrato (+12,5%) in un contesto che invece ha accusato a livello nazionale un -2,3%. Il risultato positivo della gestione caratteristica aziendale (Euro 2.832.130) è stato garantito mediante azioni di efficientamento, di riduzione di costi ed incremento di produttività. I suddetti risultati si registrano nonostante i diritti aeroportuali rimangano fermi ai livelli fissati dal Ministero dei Trasporti nel 2000. Considerando gli accantonamenti e gli ammortamenti, questi ultimi notevolmente incrementatisi a seguito della messa a regime delle infrastrutture aeroportuali, la gestione finanziaria, la gestione straordinaria e la gestione fiscale, il risultato finale, dopo il calcolo delle imposte, evidenzia l’utile di esercizio per un importo di Euro 558.129. Nonostante il difficile contesto economico e le ripercussioni negative sul traffico nazionale della crisi di Alitalia e di altri vettori sia nazionali che internazionali (-2,3%), il traffico degli aeroporti pugliesi ha fatto registrare, un notevole incremento (+12,5%) rispetto al 2008. Sono risultati che mettono in evidenza la capacità di Aeroporti di


Negli aeroporti pugliesi nel 2009 si è registrato un notevole incremento del 12,5% rispetto al 2008, che assume particolare importanza di fronte al decremento nazionale del 2,3%. L’amministratore unico della Aeroporti di Puglia Spa Domenico Di Paola ha presentato un articolato progetto, da trasformare in azioni, per potenziare ulteriormente il traffico aereo sull’intero territorio Puglia di attuare nel corso del 2009 una strategia di contrasto alla crisi economica generale, al ridimensionamento della connettività aerea garantita in precedenza da Alitalia attraverso il collegamento con gli Hub di Fiumicino e Malpensa, ed alla riduzione dei livelli di concorrenza dovuta all’incorporazione del vettore Air One. Tutto ciò puntando allo sviluppo dell’offerta di mobilità aerea di tipo “point to point”, con il graduale inserimento della modalità “low cost” su rotte nazionali ed internazionali. Tale strategia si è concretizzata con la sottoscrizione dell’accordo con il vettore Ryanair per la realizzazione delle basi operative a Bari e Brindisi e l’attivazione di un capillare network nazionale ed europeo, correlato ad una imponente azione di co-marketing per lo sviluppo del Turismo Incoming in Puglia. Il piano di sviluppo della mobilità aerea, nonostante la crisi del vettore Myair, ha evidenziato notevoli risultati in termini di benefici per l’utenza sia per livello di connettività con le aree economicamente più forti dell’Europa sia di costo dei biglietti. La sottoscrizione degli accordi con Air Berlin, Wizz Air, Carpatair, Tarom inoltre, consente di migliorare e potenziare l’offerta di collegamenti con

le più importanti destinazioni nazionali ed europee. L’accordo con Lufthansa consentirà di incrementare il livello di connettività internazionale ed intercontinentale mediante il feederaggio sull’Hub di Monaco di Baviera. Nel 2009, in coordinamento con l’Assessorato regionale ai Trasporti, sono stati potenziati i servizi di collegamento su gomma tra gli aeroporti pugliesi e, a Bari, sono in via di conclusione i lavori di realizzazione del collegamento ferroviario con la rete nazionale e locale. Nel 2009, inoltre, sono state completate e liquidate entro le scadenze le infrastrutture finanziate con Fondi Comunitari Pon Trasporti. L’attuazione del Piano degli Investimenti previsto resta subordinata alla disponibilità effettiva delle fonti di finanziamento FAS (Fondi Aree Sottutilizzate), non ancora distribuite dal Governo nazionale alla Regione Puglia. L’impegno è stato costante anche sulla qualità dei servizi e per la salvaguardia dell’ambiente, consentendo l’ottenimento della Certificazione Ambientale ISO 14000 per l’Aeroporto di Bari. Grande attenzione è stata dedicata alla conciliazione vita/lavoro dei

dipendenti, prevedendo la realizzazione di un asilo aziendale, azioni positive di gestione delle turnazioni, assistenza psicologica e, in particolare, lo screening senologico in collaborazione con la Senologia Diagnostica dell’Ospedale S.Paolo di Bari. L’amministratore unico, inoltre, ha illustrato ai soci le iniziative commerciali e di marketing intraprese da Aeroporti di Puglia, volte a rilanciare e stimolare la domanda e l’offerta di trasporto aereo al fine della promozione della Puglia nei mercati di riferimento – penalizzata dalla crisi dei vettori Myair ed Alitalia - ed al venir meno per la Puglia della garanzia di un livello di efficiente connettività tale da garantire all’utenza la possibilità di raggiungere agevolmente le località di destinazione importanti dal punto di vista industriale, commerciale e turistico. Le azioni intraprese sono state: 1. attivare di due basi operative da parte di Ryanair; 2. incrementare le frequenze verso le principali destinazioni nazionali ed europee (Air Berlin, Tarom, Carpatair, Wizz Air); 3. assicurare il collegamento efficiente con gli HUB più importanti di riferimento per il network internazionale ed intercontinentale (Lufthansa, nelmese - 5/2010 - 41


“Divisioni di vivere” realizzazioni della Mangini di Putignano al nuovo aeroporto di Bari-Palese “Karol Wojtyla”. Nel 2008, l’azienda ha avviato la ristrutturazione societaria con la creazione, a partire dal primo gennaio 2009 della Holding “HGM SPA” ed il conferimento dell’intero ramo d’azienda operativo nella NEW.Co “Mangini Spa” con sede legale a Milano ed operativa a Putignano Alitalia). Pertanto, Aeroporti di Puglia S.p.A. ha condiviso con l’Assessorato regionale al Turismo un progetto finalizzato all’attivazione di interventi promozionali a sostegno delle politiche di sviluppo del turismo incoming e con l’obiettivo di qualificare l’immagine della Regione Puglia nei mercati di origine dei flussi turistici. Il potenziamento dei collegamenti internazionali costituisce quindi un concreto elemento di “apertura” della regione, caratterizzandone il livello di accessibilità con forte regolarità ed in tutti i mesi dell’anno, contribuendo all’ampliamento ed alla destagionalizzazione dell’offerta turistica. Di Paola, in tal senso, ha presentato il progetto “Puglia Vola”, volto a massimizzare l’impatto positivo, per il territorio pugliese e per la società stessa, degli interventi di sviluppo del traffico realizzati. Tali linee di progetto devono essere ora trasformate in azioni, quali: - ricettività e market segmentation. - valorizzazione degli assets turistici, culturali, enogastronamici ed ambientali; eventi, promozione e servizi; - connessione al Global Netwok; - integrazione dei sistemi di traspor-

to; - allargamento della catchment area; - nuove potenziali destinazioni; - sostegno del sistema dei trasporti alle imprese pugliesi; - marketing territoriale per attrarre gli investimenti.

Il direttore generale di Aeroporti di Puglia Marco Franchini

Per Domenico Di Paola “il bilancio 2009 segna un passaggio importante di ritorno ad adeguati livelli di redditività, dopo l’assorbimento del peso di vicende estranee all’ordinaria gestione economico–finanziaria. L’obiettivo ora è quello di massimizzare l’impatto positivo per il territorio pugliese e per la Società stessa degli interventi di sviluppo del traffico realizzati con azioni di valorizzazione degli asset, allargamento del bacino di utenza, integrazione dei sistemi di trasporto e marketing territoriale. Auspico infine – ha concluso l’amministratore unico di Aeroporti di Puglia – l’attribuzione dei fondi FAS per il finanziamento del Piano degli Investimenti previsto nei Contratti di programma che consentirà il tanto atteso aggiornamento delle tariffe aeroportuali (ferme dal 2000) e che comporterà, a parità di traffico e di condizioni del 2009, un miglioramento della redditività”. L’assemblea dei soci, confermando Domenico Di Paola come amministratore unico per il prossimo triennio, ha confermato gli attuali componenti del Collegio sindacale. Il bilancio, e gli altri provvedimenti all’ordine del giorno sono stati approvati con il voto unanime dei presenti. (g.d.)

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SERVIZI

Acquedotto Pugliese Corte dei Conti: ok gestione, avanti con efficenza “P

erseguire obiettivi che consentano migliori garanzie per la tutela del patrimonio sociale e una intensificazione delle attività per accelerare le procedure per realizzare l’intero programma degli interventi, così da assicurare la piena efficienza di tutti gli impianti tecnici, presupposto indispensabile per realizzare la finalità della società che è quella di assicurare il servizio idrico in favore della popolazione, servizio la cui soddisfazione rappresenta un interesse irrinunciabile della collettività”. Sono le conclusioni a cui è giunta la Corte dei Conti nella relazioni sul risultato del controllo di gestione finanziaria dell’Acquedotto Pugliese spa per l’esercizio 2007. Secondo la magistratura contabile, il 2007 “ha registrato una svolta significativa nella gestione della società, tendente a migliorarne efficacia ed efficienza, sia per avere avviato nuove procedure per razionalizzare la riscossione dei crediti sia per avere introdotto nuovi modelli organizzativi tendenti a ottenere prestazioni maggiormente qualificate e responsabilizzate”. Senza dimenticare, rileva la Corte dei Conti “le procedure di rilevazione contabile hanno cominciato, nel corso dell’anno, a formare oggetto di revisione al fine di consentire una rappresentazione più chiara dei diversi fenomeni gestori”. Da segnalare, a giudizio dei magistrati, anche l’attenzione dei vertici aziendali a “risolvere questioni di grande rilievo quali quella derivante dai rapporti in essere con la società straniera che gestisce i bond correlati ai prestiti obbligazionari”. Dal punto di vista finanziario l’esercizio si è chiuso con un utile netto pari a 496 mila euro che rappresenta il 13 per cento circa del fatturato complessivo: “Si tratta - rileva la Corte dei Conti - di un risultato indubbiamente modesto ma che, tuttavia, è significativo segnale della conferma del trend positivo che caratterizza il triennio 2005-2007”. Una considerazione infine la magistratura contabile la dedica agli investimenti, “settore verso il quale la società mostra nel corso del 2007 maggiore attenzione. In effetti gli investimenti hanno ricevuto un significativo nuovo impulso, come dimostra l’attivazione di 1.300 nuovi interventi per un importo di 68 milioni di euro”, conclude la magistratura contabile.

Aumentano le bandiere blu tra le spiagge pugliesi grazie anche all’impegno dell’Ente

O

tto spiagge in Puglia, una in più dello scorso anno conseguono l’ambito riconoscimento della bandiera blu. Un risultato che premia anche il lavoro svolto in questi anni dall’Acquedotto Pugliese impegnato in un

Il Palazzo dell’Acquedotto Pugliese in via Cognetti a Bari e l’amministratore unico Ivo Monteforte

vasto programma di interventi sui 180 depuratori gestiti e dislocati su tutto il territorio regionale. In questi ultimi anni oltre 100 progetti sono stati avviati, di cui 72 ultimati, per un importo complessivo di circa 120 milioni di Euro, per il raggiungimento di alti standard di qualità dei reflui restituiti all’ambiente, in linea con le disposizioni più restrittive previste dalla normativa vigente. Ulteriori interventi sono in corso e programmati in un percorso di continua crescita al servizio del territorio servito. Ai 120 milioni citati, si aggiungano altri 8,5 milioni, impegnati nel solo 2009, per il mantenimento su tutti gli impianti gestiti di standard di funzionalità adeguati. Un’attività che rispecchia la rinnovata capacità progettuale ed operativa della struttura di Acquedotto Pugliese. Nel corso degli ultimi anni, infine, le reti fognarie di raccolta urbana ed extra urbana dei reflui sono state estese in 54 abitati nelmese - 5/2010 - 43


INDUSTRIA / COMMERCIO

Nuove sinergie Fidindustria Puglia - Confesercenti Puglia

Sottoscritto un accordo per agevolare l’accesso al credito di attività commerciali, turistiche e dei servizi. Più opportunità finanziarie e maggiori garanzie grazie ai fondi P.O. FESR 2007-2013 Asse VI, Linea di intervento 6.1

E’

stato presentato in Confindustria Puglia l’accordo tra Fidindustria Puglia – il consorzio fidi nato dalla fusione di tutti i consorzi fidi del territorio pugliese di matrice confindustriale – e la Confesercenti regionale – la confederazione che conta circa diecimila iscritti in Puglia - per agevolare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese. L’accordo, attraverso il quale Confesercenti Puglia partecipa con una quota al capitale di Fidindustria Puglia, permetterà al confidi di promuovere lo sviluppo e la crescita non solo delle attività industriali ma anche di quelle commerciali, turistiche e dei servizi anch’esse pesantemente colpite dalla crisi economica, dalla mancanza di liquidità e dalle restrizioni nel credito da parte del sistema bancario. Scopo del confidi, infatti, è quello di facilitare l’incontro tra istituti bancari e mondo imprenditoriale agevolando l’accesso al credito bancario attraverso la prestazione delle idonee garanzie. Il consorzio inoltre è risultato assegnatario dei contributi stanziati dalla Regione Puglia per la dotazione di fondi rischi diretti al rafforzamento patrimoniale dei confidi e finalizzati alla concessione di garanzie - fino all’80% del finanziamento - per operazioni di credito attivate dalle piccole e medie imprese associate (P.O. FESR 2007/2013 – Asse VI Linea di intervento 6.1 – Azione 6.1.6). All’incontro hanno preso parte Vitopaolo Nitti, presidente di Fidindustria Puglia, Ottavio Severo, presidente di Confesercenti Puglia e Luigi Sportelli, presidente vicario di Confindustria Puglia. “Siamo fortemente convinti - ha precisato Vitopaolo Nitti - che la parola chiave per arginare la crisi finanziaria e ridare slancio all’economia del territorio, sia la partnership. Il nostro confidi ha ormai da tempo avviato e defininelmese - 5/2010 - 44

Da sinistra, Ottavio Severo, Luigi Sportelli e Vitopaolo Nitti to convergenze sistemiche al fine di pervenire ad un rafforzamento patrimoniale e a una migliore governance così da evitare l’eccessiva frammentazione, fonte di dissipazione di risorse e capitali e soprattutto procurare maggior credito a basso costo all’impresa consorziata”. A tale scopo a dicembre dello scorso anno sono stati accorpati in Fidindustria Puglia tutti i confidi di matrice confindustriale presenti in regione; oltre a Confesercenti Puglia anche la Cattolica Popolare S.c.a.r.l. di Molfetta partecipa al capitale del consorzio e a breve Fidindustria Puglia diverrà altresì il confidi di riferimento di Confapi regionale. “Si proseguirà in questo cammino - ha concluso Nitti - fortemente impegnati a realizzare una rete costruttiva di collegamenti tra tutti gli attori del mondo produttivo che vorranno aderirvi”. Condividendo le linee tracciate da presidente Nitti, Ottavio Severo ha sottolineato che “affinché possa esserci ripresa è importante, per quelle aziende che vogliono ricominciare a creare valore, che le stesse non siano bloccate da un sistema finanziario lontano e avulso dal contesto socio economico del territorio in cui operano. In questo momento i confidi sono partner insostituibili delle imprese nell’ottenimento del credito e aver scelto Fidindustria Puglia quale confidi di riferimento nella nostra asso-

ciazione di categoria garantisce una dinamicità di interventi che consentirà agli associati di disporre di forme di credito ordinario e specializzato in grado di aderire alle diverse esigenze e alle più differenti necessità su tutto il territorio regionale”. “Sono particolarmente lieto per quello che oggi si sta concretizzando - ha concluso Luigi Sportelli - perché un polo convergente di risorse e strutture provenienti da settori produttivi diversi in ambito regionale e nel sistema confidi credo abbia pochi esempi a livello nazionale. I confidi hanno contribuito a mettere in salvo il sistema nei mesi difficili della grande crisi e assumeranno un ruolo ancora più determinante nei prossimi. Continueremo ad essere vicini a Fidindustria Puglia convinti che gli sforzi sostenuti dagli amministratori per raggiungere una maggiore e più capillare presenza sul territorio vadano a vantaggio dell’imprenditoria pugliese”. *

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Fidindustria Puglia, nato dalla fusione di tutti i consorzi fidi di matrice confindustriale operanti in Puglia, è ubicato in Via Amendola 172/5 – Executive Center presso la sede di Confindustria Bari. Per info: Tel 080 5467738 – Fax 080 9751681 – info@fidindustria.it.


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