NelMese 7-8/2010

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anno quarantaquattresimo

7-8/2010 Euro 3,20 Periodico mensile di Cultura Medicina Turismo Economia sped. abb. post. 70% Fil. di Bari NUOVA GEDIM SRL via Suppa 28 Bari

nelmese DIRETTO DA NICOLA BELLOMO

Aldo Moro tra i Padri della Carta Costituzionale

Il vice presidente vicario della Camera dei Deputati Antonio Leone e il presidente della Federazione dei Centri Studi “Aldo Moro e Renato Dell’Andro” ing. Luigi Ferlicchia dinanzi al monumento dedicato allo Statista assassinato dalle Brigate rosse e ai cinque componenti della scorta trucidati in occasione del rapimento

Progettazione strategica L’ARCha, l’impegno per il recupero e macroregioni Giuseppe Tempesta L’evoluzione delle terapie delle emopatie maligne Maestro di Scuola e di Vita Fiera del Levante Successo del romanzo “La badessa di San Giuliano” dimensione mediterranea Quarta edizione del Premio di Laurea e di Giornalismo “Franco Sorrentino” A Claudia Serrano il Premio di Giornalismo per un’inchiesta sul “Mondo dei ciechi” su NelMese IL PRESIDENTE DELL’IPRES NICOLA DI CAGNO: COSI’ L’ANNUARIO STATISTICO REGIONALE “PUGLIA IN CIFRE 2009”



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nelmese periodico di Cultura Medicina Turismo Economia direttore responsabile

NICOLA BELLOMO n. 7-8/2010 anno 44esimo Edizioni NUOVA GEDIM S.R.L. Direzione - Amministrazione - Pubblicità via Suppa, 28 - tel. 0805232468 - 0805220795 - 70122 Bari NUOVA GEDIM S.R.L. iscritta alla Camera di Commercio di Bari il 14/01/2008 al numero 503184 - “NELMESE” periodico di cultura medicina turismo economia iscritto al n. 333 del “Registro dei giornali e periodici” del Tribunale di Bari 9/11/1967 - Spedizione in abbonamento postale comma 34 - art. 2 - Legge 549/95 Filiale di Bari - E’ vietata la riproduzione, anche parziale, di scritti e la riproduzione in fotocopia -. Nicola Bellomo ideazione Grafica. - Stampa: Pubblicità & Stampa Via dei Gladioli 6 - 70026 Modugno/ Bari - tel. 0805382917 ABBONAMENTO ANNUO PER IL 2010 Euro 32,00 - LA COPIA - euro. 3,20 (con copertina plastificata euro 3,50) - CONTO CORRENTE POSTALE 000088305263 INTESTATO A NUOVA GEDIM S.R.L. - VIA SUPPA 28 BARI 70122 BONIFICO BANCARIO SU C/C N.1000/61567 intestato a NUOVA GEDIM SRL VIA SUPPA 28 - 70122 - BARI DEL BANCO DI NAPOLI, FILIALE 0620 VIA ABATE GIMMA 101 BARI IBAN IT41 D010 1004 0151 0000 0061 567

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Sommario POLITICA / STORIA

SOCIALITA’ / ARCHA

ALDO MORO TRA I PADRI DELLA CARTA COSTITUZIONALE 4 MORO NELLA 7 “SUA” PIAZZA REGIONE PUGLIA

PROGETTAZIONE STRATEGICA E MACROREGIONI

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MEDICINA

L’EVOLUZIONE DELLE TERAPIE DELLE EMOPATIE MALIGNE 13

Paolo Ditonno

UNIVERSITA’

TESI DI LAUREA PER I PRIMI 40 ANNI 15 DI NELMESE IL RUOLO DEL PERIODICO

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diEAdriano Cisario CONOM IA

FIERA DEL LEVANTE DIMENSIONE MEDITERRANEA Il presidente Cosimo Lacirignola

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diEAdriano Cisario CONOM IA / IPRES

COSI’ LA SOCIETA’ E L’ECONOMIA PUGLIESE LE INFORMAZIONI STATISTICHE PER LO SVILUPPO DELLA PUGLIA NOVITA’ E PREGI DI “PUGLIA IN CIFRE 2009” FLASH IN GRAFICA DELL’ECONOMIA PUGLIESE

ESISTERE E VIVERE UN POMERIGGIO DA PROTAGONISTI L’ARCHA, L’IMPEGNO PER IL RECUPERO

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Il presidente della Repubblica Scalfaro e Lina Nannavecchia

VITE DI GIORNALISTI

RICORDO D’AMORE 29 PREMIO DI LAUREA “FRANCO SORRENTINO” 31 PREMIO DI GIORNALISMO “FRANCO SORRENTINO” 32 TUTTI MI HANNO “VISTO” 33 PREMIO ALLA “CARRIERA”

Franco Sorrentino

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LIBRERIE & LIBRI

GIUSEPPE TEMPESTA, MAESTRO DI SCUOLA E DI VITA 37 AMORI DI SUORA, ROMANZO DI MARISA DI BELLO 38 LA LIBERTA’ DELLE DONNE 41 COMMERCIO / PROFUMERIA PEPE

PERCHE’ LO “SPECIALE” BEPI E LUISA PEPE LAVORO E AMORE

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POLITICA / STORIA

Aldo Moro tra i Padri de Lo ha ribadito il vice presidente vicario della Camera dei Deputati on. Antonio Leone, pugliese, nell’appassionato discorso celebrativo tenuto in occasione del 32esimo anniversario - in concomitanza con la “Giornata delle vittime del terrorismo” - della scomparsa dello Statista, dando atto all’impegno del Centro Studi “Aldo Moro e Renato Dell’Andro”, presieduto dall’ing. Luigi Ferlicchia. L’esponente parlamentare ha ricordato la tragedia del rapimento, della prigionia e dell’uccisione di Moro nonchè della strage dei cinque agenti della scorta ad opera delle Brigate rosse, nel 1978. Sottolineata la mancanza di politici come lui con la formidabile capacità mediatrice che gli era propria

V

oglio innanzitutto dire che ho accettato di buon grado l’invito ad essere qui, perché ciò mi ha consentito di fare un tuffo nel mio passato: in questa stazione, in questa piazza, in questa università e in questa città ho trascorso alcuni anni della mia vita. Dobbiamo essere grati alla Federazione dei Centri Studi Moro per la costante attività di ricerca, approfondimento e studio di tutti gli aspetti del pensiero e della irripetibile parentesi politica che ebbe come protagonista Aldo Moro, un grande pugliese, un grande italiano che, non suoni retorica l’espressione, manca a tutti noi e soprattutto al Paese. PROPENSIONE AL DIALOGO E LO SPIRITO CRISTIANO Una mancanza che nella sua ampiezza incolmabile è pari all’attualità dell’insegnamento che Moro, mai dimentico del ruolo di docente universitario, affidò alla classe politica del suo tempo, ma sempre come utile riflessione, senza imporre punti di vista che prescindessero dal ragionamento e dal confronto. Perché Moro partiva anche nell’azione politica dal concetto cristiano della carità, per lui fondamentale, per giungere alla tolleranza e quindi all’avvicinamento fra posizioni diverse e contrapposte. Fu certamente questa sua nelmese - 7-8/2010 - 4

naturale propensione al dialogo che indusse i suoi colleghi costituenti a riconoscergli il ruolo di regista della Costituzione: nonostante i contrasti spesso acerbi con la delegazione comunista, nel suo intervento finale Palmiro Togliatti non ebbe difficoltà nel dare atto al giovane Moro della profonda e competente preparazione che in ogni questione egli metteva a disposizione con garbo e determinazione, trovando sempre la maggioranza compatta intorno alle sue tesi. Va a questo punto ricordata la felice sintesi che Moro seppe mettere a punto nell’elaborazione dell’articolo 1 della Costituzione, scrivendone personalmente il testo. Mentre il Pci insisteva sulla formulazione testuale: “L’Italia è una repubblica fondata sui lavoratori”, Aldo Moro seppe mediare fra Togliatti e Dossetti che con la Pira voleva un chiaro riferimento all’uomo e all’ispirazione divina, stilando di suo pugno l’articolo di apertura della Costituzione: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, abbracciando con la parola “lavoro” l’interpretazione classista dei comunisti, ma dando anche ai cattolici la possibile interpretazione del lavoro come atto di nobile elevazione verso Dio. Il lavoro diventava così, sia per i cattolici che per i comunisti e i laici, un diritto e non un’elargizione. Quest’articolo fu la prima,

Aldo Moro grande affermazione che portò Aldo Moro, a soli 30 anni, sotto i riflettori dell’intero Parlamento. Sulla base di questo esordio, fu agevole per Moro proporre la Costituzione a guisa di una piramide rovesciata, partendo dal cittadino come individualità, per osservarlo poi nei suoi rapporti con la comunità, quindi inserito nel mondo economico e infine come soggetto protagonista del mondo politico-istituzionale. Una costruzione armonica, che permise a Moro di convincere Togliatti, che la considerava inutile sovrastruttura, ad accettare infine anche l’istituzione della Corte Costituzionale. Una costruzione che nel suo complesso ancora oggi conserva un’indubbia freschezza e i caratteri indispensabili di solidità propri di una vera Carta Costituzionale. Ma la lezione di Aldo Moro includeva insieme al primato della politica, un moderato riformismo, che in tempi diversi avrebbe dovuto riguardare anche la Costituzione nella sua seconda parte. E qui l’insegnamento del grande statista torna attuale nella delicata e complessa stagione politica che stiamo vivendo. LONTANI DALLO SPIRITO DELLA LEZIONE DI MORO Molti sembrano aver messo in secondo piano la necessità del


ella Carta costituzionale

Antonio Leone primato della politica e della sua capacità di governare i processi della società. E’ sotto gli occhi di tutti l’accesa contrapposizione fra chi persegue l’obiettivo di una profonda e concreta stagione riformista, per allineare il Paese alle evoluzioni e alle modificazioni imposte dai tempi, e chi invece considera deteriore ogni iniziativa di cambiamento nella mediazione, a volte solo per pregiudiziale contrapposizione. Ciò è molto lontano dallo spirito della lezione lasciataci da Aldo Moro. Prevale, infatti, la logica della delegittimazione e della condanna di ogni compromesso positivo e questa è certamente una regressione politica e culturale paurosa e pesante, perché compito irrinunciabile della politica è di stabilire un quadro possibilmente armonico di regole condivise, entro le quali è poi legittima la manifestazione del confronto e persino del conflitto. Se c’è una degenerazione della politica che Aldo Moro considerava addirittura esiziale per la democrazia è l’essere costretti al giorno per giorno, alla ricerca costante degli aggiustamenti necessari, anche perché sono molti oggi gli estremisti che si camuffano da moderati e in questa veste bloccano ogni spinta rivolta al cambiamento, inseguendo con pervicacia la gestione del potere acquisito e dell’esistente. Il forte contrasto che registria-

mo su ogni proposta riformista non solo da parte di alcuni partiti, ma di categorie ferme nella protezione tenace di quelli che possono essere individuati come privilegi, conferma quanto detto in precedenza. Bisogna invece, recuperare con urgenza la laicità pluralistica di Aldo Moro, il suo essere politico che mirava a una scelta onesta fra programmi di governo e di partito e soprattutto è auspicabile una conversione collettiva a questa ormai inderogabile necessità. Vale ricordare quanto Aldo Moro disse in un’intervista a Eugenio Scalfari nel febbraio del 1978: “Noi non vogliamo essere uomini del passato, ma dell’avvenire. Il domani non appartiene ai conservatori e ai tiranni, ma agli innovatori attenti e seri, senza retorica. Noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato”.

fu poi quasi completamente dimenticata da quei partiti che erano sopravvissuti, pochi, a Mani Pulite e dalla classe politica che in qualche modo si era modificata e trasformata in seguito a quegli avvenimenti, riuscendo a sopravvivere. Cosicchè l’irrompere nella galassia politica di ogni novità, seppure assolutamente nuova e inedita, agli occhi dei “sopravvissuti” è apparsa non un fenomeno da osservare nella sua evoluzione, nella capacità potenziale di poter cambiare il sistema, rendendolo più moderno, cioè una novità possibilmente da incoraggiare o modificare nei suoi aspetti più acerbi, ma un’anomalia purtroppo insostenibile, ancora oggi viva, da cancellare in tutti i modi più o meno leciti. Questa è la dimostrazione di una cecità politica, di un’incapacità a guardare oltre gli orizzonti ristretti, su cui dovremmo tutti fare una salutare riflessione.

LA LEZIONE DI MORO QUASI COMPLETAMENTE DIMENTICATA

IL DOVERE DI DARE NUOVI CONTENUTI ALLA POLITICA

Soltanto dieci giorni dopo questa intervista, Moro in un discorso a Montecitorio ribadiva la necessità di favorire l’ingresso di forze nuove alla guida del Paese, per aprire la terza fase, quella dell’alternanza al governo. Dobbiamo chiederci con onestà intellettuale se in tutti questi anni abbiamo incoraggiato veramente la manifestazione e l’espressione di forze nuove e quale impegno effettivo abbiamo collettivamente svolto per formare una nuova classe dirigente che raccogliesse e sviluppasse gli insegnamenti di chi, Aldo Moro su tutti, ci ha preceduto. Certamente la tragica fine del grande statista fermò questo aspetto del suo progetto riformista e, in particolare, spazzò via la stagione che avrebbe potuto dare legittimità, con il riconoscimento reciproco, a quella parte del Paese che non era rappresentata dalla Dc. Gli anni Ottanta, fino alla controversa parentesi di Tangentopoli, hanno segnato la lenta agonia di quell’idea. Bisogna anche dire che la lezione di Moro

Sotto questo punto di vista gli insegnamenti di Aldo Moro sono stati largamente dimenticati, anche se resta intatta la loro lungimiranza e la loro attualità. Nella delicata fase politica che stiamo vivendo si avverte ancora di più la mancanza di uomini come lui, con la formidabile capacità mediatrice che gli era propria, con il suo assillo tenace e ininterrotto su come dare risposta al problema di fondo, tuttora irrisolto, della storia italiana: la democrazia difficile. Moro aveva visto con lucidità la necessità di rivoluzionare, mettendola in discussione, l’insieme della vecchia struttura politica. Sarebbe nostro dovere prioritario recuperare questa sua visione prospettica, allontanando una volta per tutte il timore incombente del tramonto, per dare contenuti veri e nuovi alla speranza di un’alba nuova.

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Il vice presidente vicario Antonio Leone presiede una riunione alla Camera dei Deputati ANTONIO LEONE, nato a Putignano il 16 gennaio 1948, vive da sempre a Manfredonia. Laureato in Giurisprudenza, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Foggia. Avvocato patrocinante in Cassazione. La sua esperienza politica inizia con l’elezione a deputato nella XIII Legislatura nella quale ricopre gli incarichi di capogruppo componente della Commissione d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi; segretario componente del Comitato paritetico bicamerale per l’indagine conoscitiva sul Federalismo Fiscale; componente della Commisione finanze, della Commissione d’inchiesta sul crak della Federconsorzi; Presidente della II Sezione della Commissione Giurisdizionale per la Tutela dei dipendenti della Camera dei Deputati e membro del Direttivo del Gruppo Parlamentare di Forza Italia. Viene rieletto alla Camera dei Deputati nella XIV Legislatura. Presidente del Consiglio di Giurisdizione della Tutela Giurisdizionale della Camera dei Deputati; Vice Presidente del Gruppo Parlamentare di Forza Italia con responsabilità d’Aula;

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componente della Giunta per il Regolamento, della Giunta per le Autorizzazioni a procedere in Giudizio, del Comitato Parlamentare per i procedimenti d’accusa, della V Commissione Bilancio e della XIII Commissione Agricoltura. Rieletto alla Camera dei Deputati nella XV Legislatura. Vice Presidente II Sezione della Commissione Giurisdizionale per il Personale; Vice Presidente del Gruppo Parlamentare di Forza Italia con responsabilità d’aula; componente Giunta per il Regolamento, della Giunta Autorizzazioni a Procedere in Giudizio, della V Commissione Bilancio e del Comitato Parlamentare per i Procedimenti d’accusa. Nella XVI Legislatura viene eletto Vice Presidente Vicario della Camera dei Deputati con delega del Comitato Affari per il Personale. Componente della Commissione Bicamerale per l’attuazione del Federalismo Fiscale, della Giunta per le Autorizzazioni a Procedere in Giudizio, della Giunta per il Regolamento, della V Commissione Bilancio e del Comitato Parlamentare per i procedimenti d’accusa. Da sempre grande appassionato di musica e lettura.


IL DISCORSO DELL’ON. LEONE Alla cerimonia del 32esimo anniversario dell’uccisione di Aldo Moro e della sua scorta ad opera delle Brigate rosse nel 1978, mentre tiene il discorso celebrativo il vice presidente vicario della Camera dei Deputati on. Antonio Leone, pugliese, con accanto, da destra, il presidente della Federazione dei Centri Studi “Aldo Moro e Renato Dell’Andro” ing. Luigi Ferlicchia, l’allora presidente del Consiglio regionale dott. Pietro Pepe, il sindaco di Bari dott. Michele Emiliano ed il presidente della Provincia di Bari prof. Francesco Schittulli. Alla manifestazione erano anche presenti altre autorità tra cui il prefetto dott. Carlo Schilardi, il questore dott. Speranza, il rettore dell’Università di Bari “Aldo Moro” prof. Corrado Petrocelli, il consigliere regionale Gianmarco Surico, l’avv. Enzo Sorice, l’on Antonio Distaso e rappresentanti delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine. Al termine della cerimonia l’ing. Ferlicchia ha sollecitato il Sindaco l’ampliamento dello spazio riservato al monumento per realizzare maggiori decoro e visibilità. COSI’ IL MONUMENTO Il monumento di pietra e bronzo fu realizzato nel 2000 dall’Amministrazione comunale Di Cagno Abbrescia su sollecitazione, appunto, della Federazione dei Centri Studi “Aldo Moro e Renato Dell’Andro”. Autore il noto scultore Mario Colonna. Il fondale è costituito da dieci elementi in pietra di Trani allineati simmetricamente in semicurva che simboleggiano la struttura portante dell’ordinamento giuridico ed estetico su cui poggia la società. Sugli elementi di pietra alcune “nuvole” sulle quali sono incisi i nomi dei cinque agenti della scorta caduti in via Fani, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi. In primo piano il busto di Aldo Moro e, in basso, sul supporto in travertino, la sua celebre frase: “Questo Paese non si salverà e la stagione dei diritti e della libertà risulterà effimera se non nascerà un nuovo senso del dovere”.

MORO NELLA “SUA” PIAZZA

U

n monumento per ricordare a quanti vissero certi anni, per dare ad altri, forse a molti altri, la possibilità di conoscere uno spaccato della storia italiana che ha attraversato la città di Bari. Il monumento dedicato ad Aldo Moro, ad un passaggio della vita dello statista pugliese che sfociò poi nella tragedia della sua morte dopo quella dei cinque uomini della sua scorta, vuol essere questo ed altro ancora se si pensa che la pietra ed il bronzo sono imperituri! Un pò come Aldo Moro di cui spesso vengono ricordati insegnamenti, frasi, intuiti che a suo tempo non furono pienamente compresi. E dunque un monumento, nell’omonima piazza a lui dedicata anni orsono dalla città di Bari, in un punto nevralgico, qual è appunto il piazzale adiacente alla stazione ferroviaria, vuol essere di grande effetto su chi parte, arriva, passa, medita, ricorda, apprende ex novo e forse si pone delle domande, si chiede dei perchè, si interroga o si spinge ad interrogare altri su cause, effetti, motivi. E allora una domanda in bilico tra il dubbio e la curiosità ci spinge a chiederci se al giorno d’oggi un monumento possa ancora simboleggiare qualcosa. Rispondere non è nè facile nè semplice e sicuramente saranno il futuro ed i fatidici posteri a confermare la validità di tanta pietra di Trani che con i suoi dieci elementi simboleggia quella strutturata base dell’ordinamento etico-giuridico nel quale un vivere civile ha radici o di quei “pezzi” della deflagrazione dell’evento che simboleggiano i cinque uomini della scorta. E proprio quei “pezzi” che

paiono risultati da un’esplosione, quella appunto dell’attentato allo Stato ed alla sua solidità, lasciano, prima di arrivare al busto dello statista, un amaro che è anche monito a comprendere bene le regole di una democratica convivenza contro la quale erano diretti cruenti atti terroristici. E la suggestione arriva e coglie, tanto il passante occasionale quanto chi vi è diretto intenzionalmente, sul busto bronzeo dello statista pugliese con la celebre frase “Questo Paese non si salverà e la stagione dei diritti e della libertà risulterà effimera se non nascerà un nuovo senso del dovere”. Ecco lo spunto di una riflessione può partire - secondo noi - proprio da questo monito che con il monumento vuol fare di Bari un ulteriore punto di riferimento per la storia italiana resa ancora più tangibile dall’omaggio che il monumento vuol essere. E se possiamo permetterci ancora una parola, ci sembra che una qualche scheda esplicativa dell’evento situata vicino al monumento agevolerebbe la comprensione e indurrebbe a quella riflessione cui facevano cenno prima, su Aldo Moro, la sua vita e ciò che l’uomo rappresentò per il nostro Paese tutto. Un monumento che però, sia per il suo valore intrinseco sia per quei significati più alti che accompagnano certe ideologie lasciate ai posteri, potrebbe diventare un punto di riferimento anche per tutte quelle manifestazioni e visite che riguardano Bari, la città, nel contesto storico-sociale dei nostri anni. (c.)

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seconda edizione

PREMIO LUM per l’arte contemporanea L’ARTE A RESPONSABILITA’ ILLIMITATA

O2

Progetto scientifico a cura di Achille Bonito Oliva promosso da Lum - Libera Università Mediterranea

www.lum.it nelmese - 7-8/2010 - 8

Regione Puglia

PROGETTO FINANZIATO COL FESR ASSE IV.3

Provincia di Bari

Città di Bari

Comitato scientifico VITO LABARILE SALVATORE LACAGNINA MAURIZIO MORRA GRECO CHIARA PARISI CESARE PIETROIUSTI

Comitato curatoriale GIUSY CAROPPO STEFANO CHIODI CAROLINE CORBETTA


STORIA

L’Unità nazionale è in pericolo? Incontro culturale organizzato dalla sezione di Bari dell’Associazione Mazziniana Italiana, dal Soroptimist Club e dall’Associazione Nazionale Donne Elettrici nel quadro delle manifestazioni per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia

L’

unità nazionale è in pericolo? Questa la domanda che da qualche tempo cela un timore abbastanza diffuso e che ha dato il tema ad un incontro culturale tenutosi nell’aula Consiliare del Comune di Bari, nell’ambito delle manifestazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, organizzato dall’AMI, Associazione Mazziniana Italiana Sezione “M. Cifarelli” di Bari, dal Soroptimist Club Bari e dall’Ande, Associazione Nazionale Donne Elettrici. A portare il saluto del sindaco Emiliano, il consigliere Antonio Bisceglie. Molti segnali ultimamente sembrano dare corpo ai timori di chi ritiene si sia superato il livello di guardia. Le frequenti intemperanze della Lega cui sembra stare stretta l’unità nazionale e mostra palesi segni di insofferenza verso il Mezzogiorno inteso come fardello economicamente pesante a carico del Nord, gli atteggiamenti irriguardosi verso tutto ciò che costituisce patrimonio unitario anche solamente simbolico come la bandiera l’inno nazionale, il fastidio verso celebrazioni come appunto questa dei 150 anni dell’Unità d’Italia e della Festa della Repubblica del 2 giugno, suonano campanelli d’allarme a chi a quell’unità, frutto del sacrificio dei nostri padri, che erano del Nord e del Sud, tiene molto. Proprio l’assenza del ministro degli Interni, Maroni alle celebrazioni del 2 giugno a Roma è stata lamentata dal presidente dell’AMI, prof. Martino Bonomo, che si è dichiarato scandalizzato della sostituzione a Varese, dove invece il ministro era presente, dell’inno di Mameli con “la gatta” di Paoli. Un insulto? Una canzonatura? Una goliardata fuori tempo e luogo? Ognuno interpreti come crede. Ma indigna, ha continuato Bonomo, l’indifferenza con cui la maggior parte della

Giuliana Limiti

gente assiste a tutto ciò, al massimo levando qualche mugugno. E così piano piano, ha detto, è fatale scivolare verso una pericolosa assuefazione al sempre peggio e all’accettazione di una disunione già in atto. Bonomo ha poi rivendicato l’opera e la statura morale di mazziniani contemporanei come l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e di uno dei padri della nostra Costituzione, Michele Cifarelli a cui almeno Bari ha di recente intitolato una strada, quella precedentemente conosciuta come Brigata Bari. Per la dott. Giuliana Limiti, sovrintendente all’Archivio di Stato della Camera dei Deputati e fondatrice dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica nonché presidente fondatrice della “Mazzini Society”, il problema centrale dell’unità è la scuola. La necessità di istruire il popolo, di procedere all’alfabetizzazione di classi fino al Risorgimento emarginate, era stato capito da Mazzini come fondamentale e la legge Casati del 1859 fu la prima apertura di un governo verso questa finalità. Oggi, ha lamentato, la Scuola non funziona, la didattica ha soppiantato la pedagogia e rischia di essere sterile senza alla base una filosofia, una cultura. I valori nazionali sono soppiantati dai localismi. La classe politica ha tradito la Scuola, ha tradito gli ideali di Vico e di Monti insieme a quelli di Mazzini, i sindacati hanno tradito la scuola, non richiedendo una qualificazione culturale all’insegnamento. Solo un ritorno alla lezione dei grandi può salvarla e diventare fulcro di una rinascita nazionale. Su un piano più specificamente politico l’intervento del senatore, prof. Stefano Passigli che ha spiegato come il federalismo può servire per superare le attuali divisioni interne ma non risolve i problemi. L’Italia, ha detto,

Martino Bonomo

DI MARISA DI BELLO non si sta disgregando, ma è in crisi di rappresentanza. Il Parlamento non funziona, il susseguirsi di voti di fiducia di fatto l’esautora dalle sue naturali funzioni. Inoltre, la classe dirigente, sia essa politica che imprenditoriale, è in crisi e non è all’altezza del compito richiesto. Il pericolo del Federalismo è l’aumento dei costi, il frantumarsi delle competenze fra Stato e Regioni, mentre la proposta della Lega sull’eleggibilità delle Procure produrrebbe una pericolosa loro politicizzazione. Tutto questo mette in crisi l’unità nazionale. E allora, come se n’esce? Passigli vede nell’Europa e nei suoi organismi sovranazionali cui in effetti sempre più si fa ricorso, l’unica possibilità d’uscita dalla situazione critica attuale, perché, è il suo pensiero, o si crea uno stato sopranazionale europeo o il semplice allargamento dell’Europa si rivelerà un errore. L’economista Franco Botta, ordinario di Politica Economica ed editorialista del Corriere del Mezzogiorno, individua altri pericoli oltre quelli indicati da Passigli, pericoli insiti nel processo di globalizzazione, che riguardano il mondo del lavoro e che spinge a salvarsi singolarmente. Si è affermata una classe dirigente, ha detto, più legata ai territori e una serie di collanti sociali come la scuola, lo sport, la lingua, la storia, sono stati trascurati o si sono logorati. Si è esaurita una risorsa fondamentale, la simpatia, mentre il Mezzogiorno viene visto come una parte parassitaria del Paese, abitato da gente dal quoziente intellettivo più basso. Inutilmente Draghi, governatore della Banca d’Italia, ha dichiarato che l’Italia ha bisogno del Mezzogiorno

Teresa Pazienza

segue a pag. 44

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REGIONE PUGLIA

STRADA OBBLIGATORIA PER LA PROGRAMMAZIONE POST 2013

Progettazione strategica e macroregioni Progettare il domani con estrema urgenza, alla luce della esperienza in corso nell’ambito della Programmazione 2007-2013: questo lo spirito che ha animato la conferenza organizzata a Bari dal Servizio Mediterraneo, nell’ambito del Programma di cooperazione transnazionale MED.

“P

ur essendo stati appena attivati i Programmi Obiettivo 3 di cooperazione territoriale 2007-2013, ci troviamo in un contesto animato e convulso che ci impone di pensare già a programmare il dopodomani”, ha esordito così l’Assessore al Mediterraneo, Cultura e Turismo Silvia Godelli, che ha aperto la conferenza su “La Cooperazione Territoriale nel bacino del Mediterraneo: progetti strategici ed orientamenti per la nuova programmazione post 2013”. Un evento organizzato a Bari dal Servizio Mediterraneo della Regione Puglia in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico (DPS) e le Regioni Toscana e Campania, nell’ambito del Programma transnazionale MED 20072013. Illustrando i temi più importanti su cui si è poi sviluppato il confronto, l’Assessore ha sottolineato l’importanza della progettazione strategica come “asse di sviluppo dei processi di integrazione”, nel quadro della nuova politica di coesione dell’UE, definendola la “ratio dominante” del futuro periodo di programmazione 2014-2020; insieme al tema delle macroregioni “di grandissima portata, in quanto introduce elementi di sviluppo del processo aggregativo e corrisponde ad un incremento robusto delle politiche di coesione proposte dall’Europa: una scelta che cambierà la faccia delle politiche dell’Europa e delle regioni”. I due temi sono stati sviluppati in due sessioni: la prima è stata coordinata da Bernardo Notarangelo, dirigente del Servizio Mediterraneo, che ha posto l’accento sul termine strategico, per definire “un nuovo modo di progettare a partire da obiettivi condivisi, individuati attraverso un approccio

sistemico e integrato. Al tema delle energie rinnovabili - ha sottolineato Notarangelo - si ispira ad esempio il primo progetto strategico che sta partendo in area adriatica e che vede la Puglia capofila”. Ad alimentare il confronto e lo scambio di esperienze, gli interventi di referenti e Autorità di Gestione dei Programmi di cooperazione transnazionale in corso nel bacino del Mediterraneo: MED (Carmela Cotrone e Gianluca Ferreri), CBC IPA Adriatico (Giovanna Andreola), CBC ENPI MED (Anna Catte), CBC Italia-Francia Marittimo (Maria Dina Tozzi), CBC Italia Tunisia (Antonio Piceno). Di strategia, ma a livello macroregionale, si è parlato nella seconda sessione, con il coordinamento di Rossella Rusca, dirigente presso il Ministero dello Sviluppo Economico Dipartimento Politiche di Sviluppo: “Questo evento, che nasce all’interno del Programma MEO, rappresenta un momento importante di condivisione e dialogo tra le diverse esperienze per avviare una valutazione sui progetti e non solo sui programmi; ma anche una riflessione sul concetto di strategia macroregionale e quindi di macroregione, intesa come strumento europeo per la coesione territoriale”. Hanno partecipato a questa sessione: David Sweet per la macroregione baltica (DG Politica Regionale), Margarita Jancic per la macroregione danubiana (Ministero sloveno dell’Ambiente e Pianificazione Territoriale/Dipartimento Relazioni Internazionali); Marco Rusconi per la macroregione adriatico-ionica (Ministero Affari Esteri/DG Integrazione Europea); Andrea Stocchiero (CESPI) e Jean-Claude Tourret (Istituto per il Mediterraneo) per l’area mediterranea.

Da sinistra, Rossella Rusca del Ministero dello Sviluppo economico, Silvia Godelli assessore regionale al Mediterraneo, cultura e turismo e Bernardo Notarangelo dirigente del Servizio Mediterraneo dello stesso Assessorato nelmese - 7-8/2010 - 11


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MEDICINA

L’evoluzione della terapia delle emopatie maligne

Conferenza di notevole interesse scientifico all’Auditorium di Villa Larocca sede dell’Accademia Pugliese delle Scienze presieduta dal prof. Vittorio Marzi. Relatore il socio dell’Accademia dott. Paolo Ditonno, responsabile Ambulatorio e DH di Ematologia dell’Ospedale Di Venere

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l trattamento farmacologico delle emopatie maligne ha ricevuto notevole impulso dai progressi delle conoscenze nel settore della biologia cellulare. Volendo artificiosamente segnare un punto critico nella ricerca di base, che potremo quasi definire come l’inizio di un percorso virtuoso che ha portato ai traguardi raggiunti dalla farmacoterapia di alcune neoplasie ematologiche maligne, dovremmo riferirci all’epoca della scoperta della doppia elica del DNA ad opera dei ricercatori anglosassoni JD Watson e FHC Crick le cui ricerche furono pubblicate nell’aprile del 1953. Pochi anni dopo (1956) verrà reso noto il numero esatto dei cromosomi umani e la loro classificazione inizialmente basata solo grossolanamente sulla lunghezza e la posizione del centromero verrà progressivamente affinata grazie alla scoperta delle nuove tecniche di bandeggio. Era ormai stato svelato il punto di partenza del codice genetico e, nella convinzione che potesse essere in qualche modo responsabile dell’insorgenza delle neoplasie, si incominciarono a cercare in pazienti affetti da malattia leucemica alterazioni cromosomiche ricorrenti. La prima alterazione cromosomica cancro-specifica fu identificata in pazienti affetti da leucemia mieloide cronica e fu denominata cromosoma Philadelphia (1960) dalla località in cui fu scoperta. Attraverso una serie innumerevole di scoperte successive si arrivò a cogliere il significato più intimo delle conseguenze che quella piccola alterazione cromosomica comportava per la cellula staminale emopoietica normale, cioè di quella cellula che produce buona parte dei nostri “globuli bianchi”. Innanzi tutto si trattava di una traslocazione bilanciata tra il cromosoma 9 e il cromosoma 22 (1973) e poi appaiava (1982) due geni (il gene “bcr” dal cromosoma 9 si “legava” al gene “abl” del cromosoma 22) in grado di essere trascritti da un RNA messaggero (1985) e di essere poi tradotti in proteina dotata di una particolare funzione “kinasica” (1986). Nel 1990 viene poi dimostrata in due laboratori diversi la capacità trasformante della proteina derivante da bcr-abl come unico evento oncogenico, in grado cioè

di indurre da sola lo sviluppo di leucemia. Questa ultima scoperta indusse in maniera definitiva l’industria farmaceutica ad investire in maniera convinta in una sostanza in grado di inibire la funzione tirosin-kinasica svolta dalla proteina derivante da bcr-abl. In un armamentario terapeutico appena smosso dalla iniziale efficacia dell’Interferone nel trattamento della Leucemia Mieloide Cronica, l’Imatinib, il primo inibitore della tirosin-kinasi (cioè

Dott. Paolo Ditonno di bcr-abl), ebbe un effetto dirompente a tal punto da indurre l’ente regolatorio americano (l’FDA) ad approvarne l’uso dopo la pubblicazione di un unico studio di fase “I” a soli due anni e mezzo dall’inizio del primo trial clinico. La successione di eventi che segue, caratterizzato essenzialmente da una serie di esperienze cliniche internazionali, conferma inequivocabilmente l’efficacia e la tollerabilità del farmaco che segnerà l’inizio di un’epoca nel trattamento della malattia “cancro”. La Leucemia Mieloide Cronica, inizialmente uno spietato killer in grado di portare a morte in media dopo 4-6 anni diventa una malattia cronica (grazie anche all’avvento degli inibitori di seconda

generazione) con una attesa di vita (di ottima qualità) superiore ai 25 anni. Ma il marcatore genetico (il cromosoma Philadelphia) non rappresenta solo una buona spia per la diagnosi e la terapia della malattia: “egli” diventa anche un ottimo mezzo per il monitoraggio dell’efficacia del trattamento e diventa un marcatore “surrogato” di risposta e sopravvivenza capace di predire con largo anticipo l’andamento clinico di un paziente incluso in un trial clinico.

Prof. Vittorio Marzi La metodologia della conduzione degli studi clinici riceverà quindi, grazie allo sforzo compiuto nella comprensione di tutti gli aspetti di questa malattia, un impulso capace di accelerarne l’acquisizione dei risultati. La storia della Leucemia Mieloide Cronica non è un evento isolato: altre malattie importanti hanno percorso strade parallele raggiungendo traguardi analoghi; la sempre più ampia e profonda comprensione della biologia delle neoplasie ematologiche maligne e l’impiego sempre più comune delle tecniche di biologia molecolare promette ulteriori progressi in un numero crescente di condizioni.

PAOLO DITONNO nelmese - 7-8/2010 - 13


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UNIVERSITA’

Tesi di laurea per i primi 40 anni di NelMese E’ stata elaborata da Alessio Rega che ha ottenuto la votazione di 110/110 e lode in Scienze della Comunicazione sociale istituzionale e politica della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Bari. Le indagini e le rubriche

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primi quarant’anni di attività di NelMese, periodico barese di cultura medicina turismo economia, diretto dal giornalista professionista dott. Nicola Bellomo, sono stati l’argomento della tesi di laurea in Scienze della Comunicazione sociale istituzionale e politica, discussa da Alessio Rega presso l’Università di Bari. Relatore il prof. Vito Gallotta, docente di Storia delle Comunicazioni di massa. L’accurato studio ripercorre la storia del mensile, dal 1967 fino ad oggi, soffermandosi sulle principali tappe che ne hanno segnato lo sviluppo e che ne hanno permesso di diventare una rivista unica nel suo genere – e la più longeva - nel panorama pugliese dell’informazione. Infatti, già a partire dai primi numeri, NelMese, il cui intento principale è quello di raccontare “uomini e fatti” di Puglia, si caratterizza per la qualità dei contenuti e l’interesse delle tematiche proposte. Numerose sono le diverse rubriche che lo caratterizzano. Tra queste, la più longeva e di maggior prestigio, è quella dedicata alla Medicina e al mondo della sanità che, per gli argomenti affrontati, è quella che continua a ricevere il maggior apprezzamento da parte dei lettori. Sulle pagine del periodico ampio spazio viene riservato anche ai protagonisti della scena locale e alle loro storie, con il racconto contestuale degli aspetti privati e di quelli professionali. In questa sezione rientra la fortunata rubrica sui “Fuoricasa” che focalizza, invece, l’attenzione sui tanti pugliesi che, con le loro molteplici attività nei settori

Al termine della proclamazione di laurea con votazione di 110/110 e lode Alessio Rega riceve le congratulazioni della presidente della commissione prof. Paola Zaccaria più diversi, sono riusciti ad affermarsi fuori dai confini della regione. L’obiettivo della rivista è puntato anche sulla politica e sull’economia, nonché sul turismo e sulla cultura, con preferenza per la recensione di libri. Ancora. Focus sulla storia, soprattutto su quella pugliese, ed in particolar modo per quella degli anni del regno borbonico, degli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale. Una delle vocazioni principali di NelMese è quella per il giornalismo d’inchiesta. Numerose sono state, nel corso degli anni, le indagini condotte su temi spesso di drammatica attualità come ad esempio quelli della sicurezza sul lavoro e dell’annosa questione idrica. Degni di nota, inoltre, sono gli “speciali” realizzati su Aldo Moro, volti a ricostruire la figura dello Statista italiano e il suo ruolo per lo sviluppo della Puglia e del Mezzogiorno. Particolarmente incisivo è stato, infine, il rapporto del periodico con il territorio, un legame che si è concretizzato in una serie di iniziative culturali che si sono svolte nella sala-incontri della storica redazione di via Suppa, dove per quarant’anni hanno avuto luogo centinaia di manifestazioni di vario genere: presentazione di libri, mini-convegni, dibattiti e spettacoli teatrali e musicali e via di seguito. Ancora oggi NelMese, trampolino di lancio per aspiranti giornalisti, continua ad essere un attento osservatorio della realtà pugliese, uno strumento di approfondimento e di analisi, una voce libera e scevra da condizionamenti. (g.d)

Il ruolo del Periodico

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tesi della magistrale, io trovo proprio questo salto qualiurante la seduta di laurea il relatore della tesi il tativo, questa capacità di analisi, di indagine del giornale, prof. Vito Gallotta, docente di Storia delle Comudel mensile che viene appunto dall’analisi anche della nicazioni di massa, si è così espresso: grafica, dell’impaginazione, delle rubriche, delle evoluzioni “siamo onorati, caro Bellomo, di averti con noi perché sei e di certe scelte che sono state fondamentali. un punto di riferimento del giornalismo pugliese. Quello NelMese è una pubblicazione che ha avuto un buon impatche tu hai creato in questi cinquant’anni di attività profesto sulla vita culturale pugliese. E’ un giornale locale che sionale è un grande patrimonio pugliese. La tua capacità, come tutti i giornali locali deve avere le sue radici in un oltre a quella di essere un buon direttore e giornalista, è ambiente, in una società civile, in un territorio ma con una quella di scoprire giovani che continueranno nella professione. Quindi grazie da parprospettiva larga, perché te di tutti noi come lettori, quando si va poi a dare la come società civile pugliese. parola a scienziati, a clinici In questo percorso Alessio illustri ad artisti è chiaro Rega ha incominciato a fare che la prospettiva investe la sua pratica nella redaziotutte quelle che sono le ne di NelMese, è diventato questioni di ricerca scientifigiornalista pubblicista ed ha ca, di arte e cultura. incominciato ad acquisire Questo è il merito della una professionalità specifirivista NelMese”. Da sinistra, il prof. Vito Gallotta, il dott. Nicola Belca. Nel passaggio dalla tesi lomo e il dott. Alessio Rega della laurea triennale alla nelmese - 7-8/2010 - 15


L’onorevole Pino Pisicchio che ha proposto lo spostamento del quartiere fieristico in un’altra zona

Il presidente dell’Ente dott. Cosimo Lacirignola che ritiene ottimale l’attuale localizzazione

Il nuovo grande padiglione in costruzione nelmese --7-8/2010 nelmese 6/2010 --16 16


ECONOMIA / FIERA DEL LEVANTE

Fiera del Levante dimensione mediterranea A che punto è la realizzazione del Corridoio VIII. Gli ampliamenti del quartiere. Conferme e novità nella prossima edizione della Campionaria di settembre, la 74esima. Ampio spazio alla cultura accanto al business

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residente Lacirignola, recentemente abbiamo pubblicato un’intervista all’on. Pino Pisicchio che, tra l’altro, ha proposto il trasferimento in un’altra zona dell’intero quartiere fieristico. Lei cosa replica? “Innanzitutto ringrazio l’on. Pisicchio per aver giudicato in termini positivi la dimensione mediterranea della Fiera. Quanto alla sua proposta il dibattito sul trasferimento del complesso fieristico in altri luoghi esiste da anni ma ritengo che l’attuale localizzazione sia ottimale: la Fiera si trova sul mare, appena fuori dal centro, a pochi minuti dall’aeroporto e dai raccordi autostradali. Proprio in quest’ottica nei mesi scorsi abbiamo stipulato un protocollo d’intesa con Comune di Bari e con l’Autorità portuale che ci consentirà in futuro di avere un approdo sul mare, propedeutico al potenziamento dello spazio riservato alla nautica. Inoltre, gli interventi di riqualificazione, tuttora in corso, ci permetteranno di contare su una struttura sempre più moderna e collegata con il resto della città. Penso, ad esempio, ai cambiamenti fuori dal perimetro (come le rotatorie di accesso al posto degli incroci semaforizzati), che incideranno positivamente sul traffico quotidiano e sull’ingresso al quartiere fieristico, così come il nuovo ingresso di via Verdi. Senza dimenticare la ristrutturazione e climatizzazione degli edifici esistenti e la costruzione del nuovo padiglione da 18.000 metri quadri, dotato di un pannello fotovoltaico da un megawatt e di tecnologie wi-fi. Tutto questo all’insegna del ‘verde’ e della sostenibilità ambientale grazie al recente accordo con Enipower con cui si riduce il numero di emissioni inquinanti”. Sempre l’on. Pisicchio si sofferma sulla creazione della zona di libero scambio nel Mediterraneo e invita tutti a concentrare più sforzi verso quell’area visto il volume complessivo di affari. “Sono d’accordo con lui. Una spinta decisa sull’internazionalizzazione degli scambi e degli investimenti è la via da battere per far sì che le nostre economie escano nel più breve tempo possibile dalla crisi. Del resto i numeri parlano chiaro: nel 2009 le nostre esportazioni nell’area mediterranea sono state di 22 miliardi di euro, con l’interscambio complessivo che ha sfiorato i 45 miliardi. Sono cifre che confermano l’Italia come il primo partner europeo della sponda Sud del Mediterraneo, davanti anche a Germania e Francia. E’ necessario, però, rafforzare ulteriormente il ruolo del nostro Paese come crocevia dello sviluppo socio-economico del bacino del Mare Nostrum e approfondire le opportunità di collaborazione industriale e di investimento per le imprese italiane e in particolare pugliesi. Per far questo bisogna superare localismi e contrapposizioni ed operare con azioni combinate e che guardino nella stessa direzione. E’ quello che continuerà a fare la Fiera del Levante: da un lato abbiamo un’invidiabile posizione geografica da sfruttare, dall’altro vogliamo ampliare la nostra ‘mission’ di interlocutore di riferimento e favorire i contatti commerciali tra più territori, lontani solo apparentemente ma che in realtà hanno molto da condividere”. Un’altra questione di primo piano è legata alla realizzazione del Corridoio VIII. Quali benefici porterebbe al Mezzogiorno?

“Come sede del Segretariato tecnico, Bari ha avuto un mandato preciso dal Governo italiano che, attraverso il Ministero dello Sviluppo economico, ha affidato alla nostra controllata Fiera del Levante Servizi l’attuazione della legge 84 per i Balcani, uno strumento indispensabile per portare avanti la progettualità italiana tra Albania, Macedonia e Bulgaria. Qui da noi sono stati prodotti tre studi di prefattibilità su autostrade, ferrovie e porti del Corridoio VIII. Si tratta ora di passare alla fase due, quella della fattibilità e bancabilità dei progetti. Di sicuro la recente edizione di Eco Biz Expo, svoltasi a Tirana tra fine aprile e inizio maggio e dedicata all’ambiente e a progetti energetici innovativi, ha confermato che il Corridoio VIII ha una valenza strategica significativa per la nostra regione. Questa direttrice, infatti, si pone sia come asse di trasporto imprescindibile tra l’area balcanica e le regioni del Mezzogiorno sia come strumento di integrazione economica tra i territori interessati e pronto a favorire lo sviluppo di attività commerciali e produttive”. Tra due mesi, intanto, ritorna l’appuntamento classico della Campionaria. Quali le novità e quali gli obiettivi dell’edizione del 2010? “Dall’11 al 19 settembre si terrà la 74esima edizione e lo slogan scelto – ‘Una Fiera più grande per una comunità senza confini’ – conferma la nostra duplice volontà. Ospiteremo espositori e delegazioni da ogni parte del mondo con l’intento di agevolare gli scambi di conoscenza e i proficui contatti commerciali tra gli operatori stranieri e le imprese del nostro territorio. Torneranno, infine, come di consueto gli appuntamenti di Agrimed, Business Centre, Edil Levante Abitare, Motus, Salone dell’arredamento a cui si aggiungerà la novità del Salone immobiliare, la prima Fiera per comprare casa”. Sarà riservato spazio alla cultura? “Certamente. L’inaugurazione a gennaio del Cineporto ha regalato alla Fiera del Levante ma soprattutto alla città di Bari e all’intera regione una nuova preziosa struttura che arricchisce l’offerta pugliese di servizi per le attività cinematografiche e all’insegna della cultura. Stiamo parlando, infatti, di un ampio spazio che da un lato ospita le produzioni regionali e nazionali, garantendo tutti i servizi necessari e gli spazi conviviali, e dall’altro consente l’attiva partecipazione del pubblico. Con i vertici della Fondazione Apulia Film Commission condividiamo gli stessi obiettivi e abbiamo intenzione, in stretta sinergia, di orientare il futuro verso un’economia di servizi anche di natura culturale. Non a caso prevediamo la nascita di un vero e proprio Distretto della cultura. Peraltro già hanno ‘casa’ in Fiera alcune emittenti radiotelevisive e società dell’audiovisivo e presto sorgerà la Casa delle Musiche, uno spazio da 500 posti con uffici di programmazione e produzione musicale, sale prova e un ampio spazio per gli spettacoli all’aperto. Esempi che confermano come business e cultura, due mondi apparentemente diversi e inconciliabili tra loro, possano convivere e dar vita ad iniziative pregevoli e apprezzate dagli addetti ai lavori e dal pubblico più vasto”.

NICOLA BELLOMO nelmese - 7-8/2010 - 17


ECONOMIA / IPRES

Così la società e l’economia pugliese Focalizzate nell’annuario statistico “Puglia in cifre 2009” realizzato dall’Ipres

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IPRES – Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali – ha presentato nell’Ateneo di Bari, l’annuario statistico “Puglia in Cifre 2009”. Il volume rappresenta uno strumento, rivolto in modo particolare al sistema delle Autonomie locali, per cogliere le principali caratteristiche demografiche, economiche, territoriali e sociali della Puglia. Come ha detto il Presidente del Consiglio Regionale della Puglia Onofrio Introna “Puglia in Cifre rappresenta uno strumento tecnico-economico di grande valore - soprattutto al servizio di Enti Locali e Istituzioni - che ci restituisce una fotografia di come viva la nostra Regione”. Anche per il Presidente dell’Anci Puglia Michele Lamacchia l’annuario statistico dell’IPRES rappresenta una base informativa molto utile, da cui partire per costruire strumenti di studio e approfondimento per tutti i Comuni pugliesi. L’Assessore regionale al bilancio Michele Pelillo ha messo in evidenza il consolidamento della crescita del PIL della Puglia, a partire dal 2006. Nel 2008 l’aumento del PIL della Regione è risultato addirittura superiore a quello nazionale e, anche se negativo in termini di rivalutazione monetaria (- 0,1%), è risultato il dato più alto assieme a quello del Trentino Alto Adige (il PIL della Campania, per rimanere nel Mezzogiorno, è calato del 2,7%). Ma “il dato più preoccupante risulta l’accelerazione del divario tra Nord e Sud, in atto ormai da qualche anno, in ogni circostanza istituzionale, in ogni tavolo”, ha continuato Pelillo. “Questa è la prima preoccupazione del governo regionale della Puglia. Ad esempio, dei 117 miliardi di euro sbloccati dal CIPE nel mese di maggio fa per la realizzazione di opere pubbliche - si tratta di investimenti sia pubblici sia privati - soltanto 110 milioni di euro sono destinati al Mezzogiorno”. “L’asse vero della politica italiana è quello Nord-Sud; la contrapposizione destra-sinistra sta diventando un diversivo. Quello che viene chiamato federalismo rischia di essere nei fatti una spinta secessionista e di dare adito a una grande crisi istituzionale”. Anche il Presidente del Consiglio Regionale della Puglia Onofrio Introna ha sottolineato il rischio ìnsito in questa “spinta federalista, che rappresenta un pericoloso cavallo di Troia per la

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democrazia e per il nostro Paese. Dobbiamo lavorare perché il federalismo diventi un’opportunità per far decollare il Mezzogiorno e si opponga a questo dualismo storico”. Stefano Costantini, responsabile della redazione di Bari de La Repubblica, che ha moderato il dibattito ha messo in evidenza come la Puglia, proprio in questo momento di crisi, nonostante abbia delle risorse da investire non possa spenderle. “Di fatto il governo nazionale, anche con quest’ultima manovra, sta offrendo una pistola a Regioni ed Enti Locali, perché vuole che il grilletto lo premano altri. Circa i due terzi di questa manovra infatti peseranno su Regioni ed Enti Locali, e i Comuni rischiano di subire pesanti conseguenze”. Il Presidente dell’Anci Puglia Michele Lamacchia ha parlato dei grossi tagli che i Comuni stanno subendo da diversi anni. Ma soprattutto un dato balza all’occhio: “nel 2009 il saldo di bilancio dei Comuni italiani è stato positivo per 123mila miliardi di euro, il saldo di bilancio dell’Italia, invece, negativo per 80mila miliardi di euro. Inoltre, questi ulteriori tagli, che in Puglia avranno un peso di 46 euro a cittadino, causeranno un impoverimento complessivo e rischieranno di far chiudere gli Enti Locali. Essendo già state eliminate le imposte a disposizione dei Comuni, quali l’ICI e l’addizionale IRPEF, l’unica leva che rimane sono le tariffe dei servizi, i consumi quindi. Il patto di stabilità, inoltre, rischia di interrompere anche gli investimenti e i lavori in corso”. “Il governo sta tagliando con la scimitarra anche la cultura, che rappresenta un settore produttivo vero e proprio”, ha continuato Costantini. Il Prorettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Augusto Garuccio, ha parlato dei “tanti giovani che ormai trovano occupazione fuori dal territorio pugliese: questo rappresenta un dato molto positivo, testimonianza della qualità della nostra formazione. Allo stesso tempo però perdiamo un quarto delle competenze che formiamo perché non siamo in grado di proporre un’offerta adeguata. Questi ulteriori tagli e vincoli imposti al sistema universitario rischiano poi di schiacciarlo. Ma l’università dovrebbe vivere, non cercare di sopravvivere”. (g.d.)


1) Il presidente Nicola Di Cagno mentre svolge la sua relazione introduttiva. Da sinistra, Valerio Vacca responsabile analisi e ricerca economica-territoriale della sede di Bari della Banca d’Italia, il direttore dell’Ipres Angelo Grasso, il prof. Giovanni Girone ordinario di Statistica all’Università degli Studi di Bari ed il direttore della sede di Bari della Banca d’Italia Vincenzo Umbrella 2) Da sinistra, il presidente dell’Anci Puglia Michele Lamacchia, l’assessore regionale al Bilancio e programmazione Michele Pelillo, il responsabile della redazione di Bari de “La Repubblica” che ha moderato la tavola rotonda e il prorettore dell’Università degli Studi Augusto Garuccio 3) Uno scorcio della sala dell’Ateneo dove è stato presentato l’Annuario dell’Ipres 4) Il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna 5) Un altro scorcio della sala dell’Ateneo

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ARTICOLATA RELAZIONE DEL PRESIDENTE PROF. NICOLA DI CAGNO

Le informazioni statistiche per lo sviluppo della Puglia D

esidero porgere il benvenuto a questo seminario annuale di presentazione del “Puglia in cifre”. Il nostro è un appuntamento che si rinnova, ormai, da tredici anni, dal 1997, quando, per l’iniziativa del compianto prof. Carlo Cecchi, l’Istituto ha ideato e realizzato il primo annuario statistico della regione, colmando un vuoto, molto avvertito, sia tra gli esperti e gli analisti economici, sia tra i livelli politico-istituzionali e tecnici delle Amministrazioni pubbliche della regione. Da allora l’Istituto ha svolto un ruolo di documentazione e divulgazione statistica che tutti, oramai, riconoscono come essenziale punto di riferimento. Non solo in Puglia, ma, anche, all’esterno della regione, tra quanti, interessati al suo territorio, colgono l’opportunità offerta da una banca dati dei più rilevanti fenomeni territoriali, demografici, economici e sociali. Il lavoro svolto dall’Istituto in questi tredici anni, non solo in questo campo della documentazione e divulgazione statistica, rappresenta, oggi, un importante viatico per le nuove iniziative di cui molti avvertono la necessità, se non l’urgenza. Il prof. Giovanni Girone - che ringrazio per la sensibilità con la quale ha

voluto aderire al nostro invito – si soffermerà su questo punto e, nel solco della prestigiosa tradizione delle scienze statistiche e demografiche espressa dall’Università degli Studi di Bari - di cui, in fondo, lo stesso “Puglia in cifre” è espressione - non mancherà di indicare linee ed orientamenti. MIGLIORARE LA QUALITA’ In questa sede, desidero solo richiamare la vostra attenzione su alcuni aspetti, che ritengo particolarmente significativi dal punto di vista dell’Istituto. Innanzitutto la necessità di migliorare la qualità, la tempestività e la divulgazione delle informazioni e dei dati statistici. Si tratta di una esigenza molto avvertita, non solo per il proliferare delle fonti e della quantità delle informazioni, ma, anche, per l’affermarsi di pratiche e modelli di programmazione delle politiche di intervento – ai diversi livelli di governo, dal locale e quello comunitario - che prevedono, in sintonia con il principio di sussidiarietà, la più ampia partecipazione possibile delle “autonomie locali” e delle espressioni della “cittadinanza attiva”. In questo contesto desidero richia-

mare l’importanza del “Sistema statistico regionale” che oggi può contare non solo sulla legge regionale istitutiva ma anche sulla presenza dell’Ufficio Statistico Regionale – incardinato presso l’Area “Programmazione e finanza” - che ha recentemente avviato le sue iniziative. La Regione Puglia si predispone, in tal modo, a recuperare un ritardo che la “Commissione per la Garanzia dell’informazione statistica” della Presidenza del Consiglio dei Ministri non ha mancato di evidenziare nella sua “Indagine sull’attività statistica delle Regioni” pubblicata nel 2008. In questo contesto vorrei segnalare che il lavoro svolto per il “Puglia in cifre” – di fatto – pone l’Istituto nelle condizioni di assicurare alla Regione Puglia ed all’intero sistema degli “Uffici statistici” delle Amministrazioni locali della regione il supporto necessario al rapido sviluppo del sistema statistico regionale. ECONOMIA E SOCIETA’ Non solo. L’Istituto è, oggi, in grado di evolvere il suo annuario statistico – che ci auguriamo possa presto essere elaborato d’intesa con l’Ufficio statistico regionale – in un rapporto sull’economia e la società pugliesi,

Novità e pregi di “Puglia in cifre 2009”

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uest’anno il “Puglia in cifre” presenta molte innovazioni rispetto al passato. E’ stata realizzata un’indagine censuaria presso tutti i 258 Comuni pugliesi, aumentando il numero di variabili riferibili al “Comune” (l’unità elementare di rilevazione). Sono state così acquisite nuove indicazioni sull’assetto organizzativo e sulle attività di programmazione dei Comuni pugliesi. Si è tenuto conto inoltre della sesta provincia, la BAT, per quanto riguarda l’analisi e la riclassificazione dei dati. Dal punto di vista dei contenuti, le principali novità dell’annuario di quest’anno riguardano i temi della finanza locale e delle relazioni internazionali, grazie alla recente attivazione, da parte dell’IPRES, di due nuove aree di ricerca. L’area relazioni internazionali inquadra le linee di sviluppo della regione Puglia nelmese - 7-8/2010 - 20

nel più ampio contesto internazionale e, in particolare, in quello euro-mediterraneo. L’area finanza locale approfondisce il tema, considerando anche gli aspetti legati all’implementazione della riforma sul federalismo fiscale, introdotta dalla Legge delega n. 42/2009. La struttura dell’annuario richiama l’articolazione delle aree di ricerca dell’Istituto presentando sei capitoli: Territorio e ambiente, Economia e reddito prodotto, Lavoro, Popolazione e società, Welfare e istruzione, Finanza locale, oltre a un’appendice sull’internazionalizzazione istituzionale della Puglia. Il primo capitolo (territorio e ambiente) propone delle considerazioni sugli indicatori ambientali, quali quelli relativi alla qualità dell’aria, alla produzione per abitante di rifiuti urbani e alla raccolta differenziata.

Brindisi risulta la città più virtuosa in quanto a concentrazione di biossido di azoto NO2 nell’aria (in media 19 microgrammi per metro cubo, a fronte anche di un dato medio italiano pari a 37) e polveri sottili (24 PM10 in microgranmmi per mc, a fronte anche di un dato medio italiano pari a 34). Foggia rappresenta la città con minore quota di produzione di rifiuti urbani per abitante (kg/ab/anno), 480 rispetto anche alla media italiana di 610. Brindisi risulta la più virtuosa per quanto riguarda la raccolta differenziata (20% sul totale, rispetto anche a una media nazionale del 27%). Foggia segna il numero minore di veicoli circolanti: 55 su 100 abitanti (63% è il dato medio nazionale). Il minor consumo idrico da acquedotto si segna nel brindisino e nei comuni della BAT (poco meno del 10% per


nel quale possano trovare spazio non solo gli Enti Associati – quindi le principali espressioni del sistema delle Autonomie regionali e, in primis, la Regione Puglia – ma, anche, le espressioni della rappresentanza

economica e sociale della regione. Non posso – a questo riguardo – non rilevare come in più occasioni, nell’ambito dei lavori delle Commissioni del Consiglio regionale, sia stato indicato proprio l’IPRES quale punto di riferimento e di servizio per il monitoraggio e l’analisi dell’economia e della società pugliesi, per dotare il Consiglio e, soprattutto, i due importanti organi di rilevanza statutaria – il “Consiglio delle Autonomie” e la “Conferenza permanente per la programmazione economica e territoriale” – di adeguati quadri conoscitivi per svolgere le rilevanti funzioni di programmazione loro affidate dallo Statuto. Fatta questa premessa, vorrei a questo punto soffermarmi su alcune novità del “Puglia in cifre”. Innanzitutto l’edizione aggiornata al 2009 è arricchita dei dati rivenienti dalla prima indagine censuaria che l’Istituto ha svolto, proprio nel corso dell’anno 2009, presso tutti i 258 Comuni della regione, conseguendo un tasso di partecipazione particolarmente elevato, vicino all’80%. Si tratta di un risultato importante, frutto degli sforzi profusi dall’Istituto nella somministrazione del questionario, resi possibili dalla conoscenza, piuttosto ampia, che il “Puglia in cifre” ha sedimentato, nei suoi tredici anni di vita, presso le strutture organizzative delle Amministrazioni pubbliche della regione. L’indagine ha permesso di rilevare informazioni di particolare interesse sugli assetti organizzativi dei comuni pugliesi e sullo stato della programmazione territoriale di competenza comunale. Gran parte di queste informazioni sono confluite nel volu-

Una ulteriore novità del volume di quest’anno è rappresentata dalla presenza di schede introduttive dei singoli capitoli – già presenti nell’edizione dello scorso anno – ma che, in questo caso, sono state elaborate con il coinvolgimento di tutte le aree di ricerca dell’Istituto. Anche questo aspetto ritengo rappresenti un fattore di innovazione e qualità di particolare interesse perché offre la possibilità di delineare analisi e “letture” della realtà regionale attraverso il punto di osservazione, per certi versi privilegiato, dei ricercatori dell’Istituto. Questa considerazione mi permette di soffermare l’attenzione su un aspetto importante della strategia dell’IPRES che è teso a valorizzare le sue specificità. L’Istituto rappresenta un organismo unico nel suo genere in Puglia. Non solo per essere la sola realtà associativa nella quale siedono tutte le massime espressioni del sistema delle Autonomie locali (Regione, Province e Città Capoluogo) e funzio-

entrambe le aree). Il secondo capitolo (economia regionale) propone gli andamenti delle unità locali d’impresa, del prodotto interno lordo e del valore aggiunto nelle province pugliesi, e si sofferma sui modelli evolutivi della programmazione urbanistica e commerciale. A tale riguardo si evidenziano le crescenti difficoltà nella redazione degli strumenti di programmazione comunale e, quindi, la necessità di un’attenta riflessione sulla complessa azione di programmazione e pianificazione urbanistica e commerciale. Il terzo capitolo dell’annuario (lavoro) prende in esame i tratti caratteristici e l’evoluzione del mercato del lavoro in Puglia. Si confermano i dati preoccupanti sulla condizione dei giovani e delle donne che rappresentano i soggetti più esposti alle difficoltà di accesso e di permanenza nel mercato del lavoro. I dati relativi al 2009 evidenziano una dura flessione dell’occupazione in Pu-

glia, facendo registrare una contrazione di 50.000 rispetto al 2008 (-3,8%), a fronte di un calo nazionale di circa 380.000 occupati (-1,6%). Le ore di Cassa Integrazione hanno registrato un’impennata (+458,4% nel primo bimestre 2010 rispetto allo stesso periodo del 2008). Si sottolinea poi l’aumento degli “inattivi” e il forte divario tra il mercato del lavoro regionale rispetto a quello dell’Unione Europea. Con riferimento alla struttura e all’evoluzione demografica, il quarto capitolo (popolazione e società) analizza i movimenti anagrafici della popolazione autoctona e straniera della regione. Interessanti sono le indicazioni che provengono dal tasso di fecondità: ancorché negli anni Ottanta del secolo scorso la Puglia registrasse valori in linea con quelli del Mezzogiorno (2,1 figli per donna) e di gran lunga superiori al dato nazionale, oggi la nostra regione detiene un primato negativo: di

poco superiore a 1,2 figli per donna, al di sotto del tasso nazionale e relativo al Mezzogiorno. I dati sulla popolazione straniera confermano come nel complesso la Puglia tenda timidamente a mutare i connotati di una semplice “regione di passaggio”, divenendo, sempre più, una terra di insediamento (ancorché sia ancora molto lontana dai modelli stanziali della Lombardia, Emilia Romagna e Lazio). Il saldo sociale della Puglia nel 2009 è stato negativo (– 948 unità), a fronte di un saldo nazionale molto positivo (+ 318.066 unità). Il saldo naturale della nostra regione nel 2009 invece è stato positivo (+ 4.104 unità e Bari è risultata la città col maggiore saldo tra nascite e decessi) a un fronte di un saldo nazionale negativo (di – 22.806 unità). Con il quinto capitolo (welfare e istruzione) si è inteso aprire una finestra sulla articolazione dell’offerta dei servizi socio-assistenziali determinata dalle politiche sociali regionali e, in particolar

Il prof. Nicola Di Cagno presidente dell’Ipres

me; altra parte è stata acquisita al patrimonio informativo dell’Istituto per essere utilizzata nelle ricerche e nelle attività istituzionali. Desidero perciò formulare un vivo ringraziamento ai Sindaci dei Comuni pugliesi la cui adesione ha permesso il successo dell’iniziativa. Ad essi, come è nostra prassi da alcuni anni, torneremo a rivolgerci, facendo pervenire copia del “Puglia in cifre 2009” e richiedendo di continuare a partecipare all’aggiornamento delle nostre banche dati. SCHEDE PIU’ SIGNIFICATIVE

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Il compianto prof. Carlo Cecchi già presidente dell’Ipres nel 1997 nali (tutte le Università pubbliche e le Camere di Commercio della regione). Ma anche per il suo “posizionamento”, prescelto in sintonia con l’assetto istituzionale, di punto di raccordo tra le amministrazioni pubbliche della regione ed il sistema della ricerca espresso dalle Università. Sulla necessità di potenziare e strutturare il collegamento tra queste due sfere del sistema regionale – l’una che esprime fabbisogni di conoscenza, l’altra che è preordinata alla produzione della stessa – ho avuto modo di registrare, sia in Assemblea, sia nei numerosi incontri svolti con i Premodo, dalla recente legislazione regionale di settore. La struttura dell’offerta dei servizi appare influenzata sia dall’avanzare del processo di de-istituzionalizzazione (soprattutto dei servizi riservati ai minori e agli anziani), sia dall’attivazione di nuovi servizi. Il territorio regionale dispone di una dotazione significativa di infrastrutture, sia di tipo residenziale, sia per l’erogazione di servizi non residenziali. Attualmente è in corso un rilevante processo di potenziamento e riqualificazione delle strutture mediante l’adeguamento agli standard – strutturali e organizzativi – da parte dei diversi organismi gestori. In tale contesto emergono alcune criticità: lo squilibrio interprovinciale nella distribuzione territoriale delle strutture, la carenza di strutture a ciclo diurno a carattere comunitario, un’evoluzione ancora molto lenta verso servizi innovativi per le persone non autosufficienti. Il sesto capitolo è dedicato al tema della finanza locale. Viene analizzata la composizione delle entrate e delle spese: con riferimento alle singole province pugliesi si registrano, rispetto ai valori medi regionali, scostamenti anche significativi dell’incidenza percentuale dei singoli titoli. Con riferimento alla classificazione nelmese - 7-8/2010 - 22

sidenti ed i Sindaci, ampi consensi. In questo contesto ritengo che l’IPRES rappresenti una risorsa unica nel panorama regionale. Per la sua storia, ben rappresentata dall’archivio storico che l’Istituto conserva con cura, nel quale si colgono i legami profondi con i percorsi della programmazione regionale. Ma anche per le competenze e le professionalità che in esso si sono sedimentati in quaranta anni di vita. Ed è proprio la professionalità del “ricercatore applicato” a rappresentare una importante chiave di volta della strategia posta in essere dall’Istituto. Tanto nella convinzione di dover produrre nuove conoscenze e, al tempo stesso, assumere il compito di assicurarne il trasferimento nei processi decisionali e nei procedimenti programmatori delle Amministrazioni pubbliche. SISTEMATICI COLLEGAMENTI Si tratta di una specificità che l’IPRES condivide esclusivamente con gli altri Istituti regionali di ricerca che – anche questo è un segnale molto significativo – sono presenti esclusivamente nelle regioni del Centro e del Nord e con i quali l’Istituto intrattiene, ormai da alcuni anni, abituali rapporti di scambio e collaborazione. Frutto di questa strategia, oltre al “Puglia in cifre”, sono le ricerche funzionale delle spese correnti, l’analisi mostra come, pur con differenze territoriali talvolta piuttosto rilevanti, la funzione che a livello regionale assorbe la maggior parte delle spese è quella di amministrazione, gestione e controllo, seguita dalle funzioni di gestione del territorio e dell’ambiente, del settore sociale, della viabilità e trasporti, dell’istruzione pubblica. La disamina dei principali indicatori di bilancio contribuisce a delineare i punti di forza e di debolezza delle situazioni finanziarie delle singole province pugliesi. In particolare, il grado di pressione finanziaria risulta più elevato nella provincia di Foggia; mentre la pressione tributaria fa registrare il valore maggiore nella provincia di Taranto. Con riferimento agli indici di autonomia, si distinguono i risultati relativi all’autonomia impositiva, che risulta maggiore nella provincia tarantina, e a quella finanziaria, che invece premia la provincia di Bari. Inoltre, il grado di indebitamento pro capite si attesta per la provincia di Taranto su un valore decisamente superiore al dato medio regionale. Conclude il volume l’appendice riservata alla presentazione di un’indagine, svolta presso la Regione Puglia e le università

svolte e l’assistenza alla programmazione assicurata agli Enti associati. L’anno 2009, a questo riguardo, ha rappresentato un anno di vera svolta, nel quale è stata portata a regime una impostazione programmatica tesa proprio a stabilire sistematici collegamenti tra Enti associati – Regione Puglia in primis – e sistema regionale e nazionale della ricerca. Importante e significativa la ricerca sugli effetti della legge delega sul federalismo fiscale: partendo dalle indicazioni programmatiche formulate, nella sede dell’Assemblea, proprio dall’Assessore Pelillo, l’Istituto ha coinvolto, ottenendone il sostegno finanziario, la Fondazione Caripuglia, l’Università degli Studi di Foggia e, per il suo tramite, l’Università Cattolica, gli Istituti regionali di ricerca e l’ISAE. Il risultato è stato un primo studio consegnato al Consiglio regionale nel quale sono stati stimati gli effetti della riforma sul bilancio della regione Puglia. Prossimamente sarà consegnato alle stampe un più ampio rapporto che approfondisce gli effetti sulla spesa sanitaria regionale, sui trasferimenti ai Comuni della regione e propone una analisi dei bilanci delle Regioni a statuto ordinario. Altro esempio che desidero evidenziare è quello della ricerca, interamente svolta con fondi dell’Istituto, sul capitale umano qualificato data alle stampe lo scorso mese di maggio pubbliche pugliesi, tesa a cogliere le attività internazionali svolte da tali enti. Significativo appare il profilo degli “accordi” e delle “intese” per la cooperazione internazionale posti in essere dalla Regione Puglia e di rilevante interesse il livello della partecipazione delle università pugliesi a network internazionali della conoscenza. Il Puglia in Cifre 2009 è stato realizzato grazie al contributo della Regione Puglia, dei Comuni pugliesi, dell’A.R.E.M – Agenzia Regionale per la Mobilità nella Regione Puglia, dell’ISTAT, della CCIAA di Bari, del Politecnico di Bari, dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, dell’Università del Salento, dell’Università degli Studi di Foggia, della RAI – Radio Televisione Italiana, dell’AQP – Acquedotto Pugliese SpA, dall’ENEL Distribuzione SpA e dalla Banca d’Italia. Il “Puglia in cifre”, giunto alla sua 13esima edizione (il primo volume è stato pubblicato nel 1997) rappresenta l’appuntamento editoriale principale dell’IPRES, l’Istituto regionale di ricerche fondato, 40 anni fa, da Regione Puglia, Province, Città capoluogo, Università e Camere di Commercio pugliesi.


e presentata a Bari ed a Lecce. Uno studio che ha colto molti consensi, anch’esso espressione di una stretta sinergia con le Università Pugliesi – direttamente interessate all’approfondimento del tema – che hanno concorso con le proprie strutture di placement, ponendo le premesse per nuove e rilevanti iniziative per la salvaguardia del capitale umano della regione. LE POLITICHE MIGRATORIE Nella stessa direzione il rapporto sulla condizione femminile, predisposto in stretta collaborazione con l’Assessorato regionale alle Politiche sociali; uno studio sulle prospettive dell’area

metropolitana di Bari; gli approfondimenti sulle politiche migratorie; l’accompagnamento delle politiche sociali assicurato con la predisposizione del piano di zona del Comune di Bari al quale l’Istituto si appresta a consegnare gli studi propedeutici alla istituzione dei Municipi. Si tratta di iniziative che hanno portato l’Istituto a stabilire utili rapporti di collaborazione anche con prestigiosi istituzioni della ricerca, al livello nazionale, come la SVIMEZ e l’ISPI, e internazionale. E’ in questo scenario di sviluppo strategico dell’IPRES che si colloca il seminario odierno e la presentazione del “Puglia in cifre”. Uno scenario nel quale l’originale

profilo istituzionale dell’Istituto si intreccia con lo sviluppo e la divulgazione di conoscenze strettamente raccordate alle esigenze conoscitive delle Istituzioni regionali. Non sfugge all’Istituto l’esigenza di una rinnovata stagione di programmazione partecipata delle politiche di intervento, alla quale si riserva massima attenzione come dimostra, tra l’altro, anche la recente rivisitazione delle strutture di ricerca che, come è noto, sono state interessate dalla istituzione di due nuove aree di ricerca, l’area “finanza locale” e quella riservata alle “relazioni internazionali”.

NICOLA DI CAGNO

DALL’INTERVENTO DEL DIRETTORE DELL’IPRES ANGELO GRASSO

Flash in grafica dell’economia pugliese Tasso di attività, di occupazione e di disoccupazione nelle sei province pugliesi 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 T. Att. Foggia

T. Occ. Bari

An-Bar-TR

Taranto

T. Disocc. Brindisi

La migrazione di capitale umano Considerando sia il momento della scelta dell’Università, sia quello dell’ingresso nel mondo del lavoro la “perdita” di capitale umano qualificato è pari a: 28,5% dei laureati nelle Università pugliesi (circa 4.000 unità) + 65% dei laureati al Centro Nord (circa 6.024 unità) = totale 10.000 unità ogni anno - su un totale di 23.500 laureati il 45% circa.

Lecce

Il direttore dell’Ipres Angelo Grasso

Popolazione straniera residente per province. 1.1.2009 LECCE 13.911 19%

FOGGIA 15.918 22%

BRINDISI 5.905 8%

BAT 6.689 9%

TARANTO 6.076 8% BARI 25.349 34%

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SOCIALITA’ / EDITORIALE

Esistere e vivere

L’impegno di più di un quarto di secolo di Lina Vinciguerra Nannavecchia a favore dei diversamente abili alla guida dell’Associazione ARCha. Merita, come minimo, la “cittadinanza onoraria” di Bari DI MARISA DI BELLO

D

ifferenza non da poco. Soddisfare i prigenerosità dei fratelli De Gennaro metterà mari bisogni materiali, lasciando che a disposizione di quegli ospiti destinati a l’esistenza compia il percorso predestinato restare soli in futuro. Grazie alla DEC dei De nell’isolamento, nell’emarginazione, nella Gennaro, quella che si spera possa sorgere sofferenza di chi è stato più sfortunato e al più presto diventerà la loro casa munita di chi gli sta accanto, o rompere il cerchio di tutti i servizi necessari, con convenzioni della solitudine e affacciarsi al mondo, parcon cooperative finalizzate a tale scopo. tecipare ai suoi riti per quanto è possibile? E’ un’opera altamente meritoria quella che Perché solo questo è vivere. Lina Nannavecchia ha condotto in questi Ma il passaggio tra le due condizioni non è 26 anni in cui sono state segnate diverse così automatico per tutti, né vittorie ma non sono mancati momenti di difficoltà, appartiene a un mero sforzo di volontà. Necessita perché soprattutto quelle di ordine economico, dovendo fare avvenga anche in chi da solo fronte a impegnativi oneri non può farcela che qualfinanziari. cuno si incarichi di renderlo Naturalmente, anche il più possibile. E’ quanto ha fatto Lina Nancapace degli uomini non può da solo operare miracoli e navecchia da 26 anni impegnata a favore di soggetti anche Lina Nannavecchia ha potuto realizzare molto perpiù deboli a cui ha offerto la possibilità di vivere socialché attorniata da un team di volontari di valore, come il mente, di uscire dal chiuso Lina Nannavecchia pittore Michele Damiani che delle case, dalla mortificapresidente e animatrice zione dell’isolamento e del dal primo giorno ha prestato dell’ARCha la sua opera con grande gepregiudizio. nerosità, Tonia Pulpo e Tina Rescigno per le Mortificazione loro e dei familiari. attività manuali, Anna Jacobelli per la dinaMa non solo questo. Lina Nannavecchia ha mica mentale, Beppe Mastronardi per l’inregalato la gioia di ritrovarsi e tutti insieme formatica, Angela Scicutella e Nella Bello. comunicare, esprimere e coltivare interessi, C’è poi un gruppo di genitori particolarmencapacità altrimenti soffocate. E così sono te attivo come Mimmo Gernone, Nicola Lastate sperimentate poco alla volta varie atcarra, Maria Carbonaro e Rosa Chiapperini. tività, lo sport, il canto, il disegno, il teatro. Ma l’anima del centro resta lei, amata dai Sono arrivate le trasferte per le esibizioni suoi ragazzi e dalle loro famiglie. Lei, Lina, in circoli cittadini e in altre città, le visite al dinamica, inarrestabile, volitiva. A lei va Papa, al Quirinale e gli apprezzamenti pubdato atto di aver favorito la possibilità di blici per le capacità acquisite. vita di tanti giovani altrimenti costretti Lina Nannavechia ha reso possibile trasforall’isolamento. Un’opera che va riconosciumare l’esistenza in vita, grazie alla creata con un’iniziativa ufficiale e pubblica, per zione dell’ARCha che accoglie soggetti di esempio “promuovendola” cittadina onoradiversa età colpiti da handicap anch’essi ria, essendo la Nannavecchia nata a Roma diversi, nel deserto di strutture pubbliche da famiglia pugliese. adeguate, dove gli ospiti imparano a diseNelMese lancia questo input nella spegnare, a cantare, a recitare, a trovare scopi ranza che qualche amministratore ate piacere dello stare insieme, con sollievo e tento e sensibile (in questo caso il sinconsolazione delle famiglie che usufruiscono daco di Bari Emiliano) voglia coglierlo e di questo servizio del tutto gratuitamente. attuarlo. Particolare non da poco che va sottolineato. Oggi l’ARCha attende la nuova sede che la nelmese - 7-8/2010 - 24


Un pomeriggio da protagonisti Concluso tra musiche e canti il 26esimo anno sociale dell’ARCha. Ad ospitare la manifestazione la Facoltà di Farmacia dell’Università di Bari “Aldo Moro”, particolarmente attenta ai bisogni dei più deboli

O

re 17,30 di giovedì 17 giugno. In città il caldo soffoca, insopportabile dopo giorni che il termometro è sopra i 30 gradi, ma nell’aula 6 della facoltà di Farmacia dell’Università di Bari l’aria condizionata spegne insofferenza e bollori e predispone gradevolmente all’ascolto. I ragazzi dell’ARCha – anche se molti di loro ragazzi non sono più – sono pronti per l’esibizione canora a cui si preparano da tempo, impazienti di dimostrare quanto sono diventati bravi, grazie all’impegno del maestro Saverio Sciccovelli che li dirige da anni. E’ lui che lavora presso il Dipartimento Farmacochimico a spiegare il perché di questa insolita sede non nuova a innovative iniziative a favore di soggetti più deboli. Dopo i saluti e gli incoraggiamenti del prorettore Augusto Garuccio, è il Preside di Facoltà, Roberto Perrone, a dichiarare tutta la propria disponibilità ad accogliere e sostenere un’associazione così meritoria. D’altro canto, proprio la facoltà che presiede, unica in tutta l’università di Bari, ha utilizzato i finanziamenti regionali finalizzati a servizi per gli studenti per l’istituzione di un tutorato a favore di giovani fuori corso, quindi anch’essi svantaggiati, che per motivi vari hanno interrotto il percorso universitario e hanno difficoltà a riprendere gli studi. Un’istituzione che dà coraggio a chi l’ha perso e che, con questi interventi di recupero, riesce poi a conseguire la laurea in farmacia o in tecnologie farmaceutiche, tra i pochi corsi a ciclo unico nell’ambito sanitario per i quali c’è richiesta dal punto di vista occupazionale. Ecco, quindi, il motivo per cui l’esibizione

dei ragazzi dell’ARCha si inserisce bene in questa sede dove l’attenzione a chi è più svantaggiato non manca. Parenti e amici affollano l’aula e non sono meno emozionati dei canterini. L’atmosfera è festosa, anche se questa manifestazione segnerà la conclusione dell’anno sociale 2009-2010 e per gli ospiti dell’ARCha non è motivo di felicità, visto che l’associazione rappresenta per loro la possibilità di vivere con pienezza e svolgere attività che consentono di esprimere potenzialità altrimenti soffocate. Il concerto ha inizio. Accompagnate alla pianola dalla professoressa Concetta Mola salgono le note del Va Pensiero cui fa seguito un’altra aria verdiana, Si Ridesti il Leon di Castiglia. Il repertorio è abbastanza nutrito e continua con le musiche di Bizet non propriamente facili, ma cantate a ritmo dal coro. Commoventi e significative le parole dell’Inno alla Luce di Mascagni: “In questo mondo/ tu trovi la speranza/ se solo in Lui confiderai/ della sua luce vivrai”. E ancora: “Io per te vorrei solo tanta luce/ se nel buio vita non c’è/ e il modo intero/ più luminoso sarà”. Ma i ragazzi non vanno sul facile. Dopo Mattinata di Leoncavallo, si cimentano con il Nessun Dorma dalla Turandot di Puccini. Gli applausi non mancano e sono più che meritati anche per i pezzi che seguono di Di Capua, Armstrong e Modugno. E diventano scroscianti quando si arriva a quella canzone che valse un secondo posto al Sanremo ‘85 ad un giovanissimo Miguel, Noi Ragazzi di Oggi di Minellono-Cutugno. Una canzone bellissima nelmese - 7-8/2010 - 25


Durante il concerto al piano la prof. Concetta Mola. A destra, il coro dei ragazzi scritta apposta per quelli come loro, che esprime tutta la voglia di vivere, a dispetto di tutto e di tutti: “Noi, ragazzi di oggi, noi/ con tutto il mondo davanti a noi,/ viviamo nel sogno di poi./ noi, siamo diversi ma tutti uguali,/ abbiamo bisogno di un paio d’ali, e stimoli eccezionali./ Poi farci piangere/ ma non puoi farci cedere/ Noi siamo il fuoco sotto la cenere./ Puoi non comprendere/ qualcuno ci può offendere/ Noi, noi sappiamo in cosa credere”. E l’invito a chi si ritiene normale: “Devi venire con noi/ siamo ragazzini oggi noi/ dai, coloriamo questa città/ e poi vedrai che ti piacerà./ Siamo i ragazzi di oggi noi/ I veri

amici che tu non hai/ e tutti insieme si può cantare/. C’è spazio per qualche a solo, di Vito, Michele che canta addirittura in inglese, Antonello e Sandro. C’è commozione e allegra partecipazione in sala. Ormai l’esibizione volge al termine e si conclude come consuetudine con la canzone ‘Mamma’. Gli applausi coprono le ultime note. Lina Nannavecchia, emozionata come fosse la prima volta, ringrazia e stringe le mani degli ospiti. Un altro anno sociale si conclude. Ma tra un paio di mesi si ricomincia.

MARISA DI BELLO

IN UN PERCORSO LUNGO 26 ANNI

ARCha, l’impegno per il recupero

L’

ARCha, Associazione Ricreativa Culturale Handicappati, è nata il 19 settembre del 1984 con lo scopo di realizzare e promuovere, senza alcun fine di lucro, strutture idonee a soddisfare le esigenze culturali, ricreative, sportive degli handicappati. Obiettivo fondamentale dell’Asso-

ciazione è di valorizzare le capacità potenziali dei disabili, inserendoli nel sociale come protagonisti delle loro stesse attività. Le tante esperienze fatte durante questi ventisei anni hanno fatto capire, ai volontari, che i giovani, con qualsiasi tipo di handicap, possono

recuperare moltissimo se motivati da attività a loro congeniali, per cui, le forti emozioni che provano li stimolano a tal punto che riescono a far emergere e quindi a esplicare capacità, abilità e qualità finora latenti. Con i Concorsi di poesia e di pittura, riservati agli handicappati, banditi nel

Novembre 1994, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro riceve la presidente dell’ARCha Lina Vinciguerra Nannavecchia e i suoi ragazzi. Accanto, nel febbraio 2000 altro incontro con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (Dall’archivio di NelMese) nelmese - 7-8/2010 - 26


1985, è iniziata la vita dell’ARCha. Come testimonianza di questa esaltante esperienza è stato pubblicato il libro “Dall’Amore alla Speranza” (editore Schena), che raccoglie tutte le poesie e i racconti dei partecipanti che, nei versi, hanno manifestato una profonda sensibilità e quel senso di speranza, spesso sconosciuto a quelli che si considerano normali. Nel 1987 fu inaugurata la sede sociale in cui, a periodi alterni, si svolgono le più svariate attività quali: disegno, scolarizzazione e conservazione della cultura, dinamica mentale, musica, suonoterapia, ginnastica, corsi audiovisivi di Inglese, di dattilografia, religione, scultura, teatro, teatro delle marionette, piccole conferenze tenute dai disabili (da cui è derivata la grande voglia di emergere per sentirsi vivi in un mondo dove non c’è posto per chi soffre). L’attività teatrale, iniziata nel 1990, col Teatro Kismet, li ha portati, con spettacoli intensi e suggestivi, a fare tournèe dal Piemonte alla Sicilia e partecipare a vari festival teatrali quali Santarcangelo di Romagna e di Zurigo; per il Giubileo del 2000, sono stati invitati a rappresentare lo spettacolo Vangelio al teatro Valle di Roma. Il teatrino delle marionette (prima esperienza in Italia) ha sviluppato in modo sorprendente la loro creatività: dalla costruzione dei pupazzi alla invenzione della storia; con le loro voci e mani hanno dato vita ad un vero e proprio teatrino. Un grande successo! Con l’attività pittorica, ritenuta il metodo ideale per mettere in evidenza le singole potenziali capacità creative, si è pervenuti a validi obiettivi, grazie all’opera e alla dedizione del noto pittore barese Michele Damiani. Nel 2003, su proposta del direttivo, è nato il Coro ARCha composto da

circa cinquanta ragazzi di entrambi i sessi ed affidato alla direzione del tenore Gaetano Ruggiero ed alla pianista prof.ssa Concetta Mola. I ragazzi hanno iniziato tale nuova avventura con impegno ed entusiasmo e a giugno del 2004 hanno debuttato alla presenza dell’arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci. Dopo questo concerto ne sono seguiti tantissimi altri, ogni anno con repertori nuovi, riscuotendo sempre grandissimo successo. Attraverso la continua ricerca e le attività ritenute valide, possiamo ben dire che l’ARCha. si sta trasformando in un centro di sperimentazione da cui emerge una unica certezza: l’handicap può essere in parte superato. La maggior parte dei volontari svolge tale lavoro come segno di ringraziamento al Signore per aver dato un bene inestimabile: una famiglia sana. Nell’ottobre 1993 i ragazzi dell’Associazione sono stati ricevuti in udienza dal Papa Wojtyla, il 14 novembre 1994 dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e il 3 febbraio 2000 dal Presidente Ciampi. L’ARCha è ormai una realtà viva. E’ essenziale ricordare che i disabili non pagano nulla, né per l’iscrizione, né per i vari corsi che frequentano. L’Associazione è regolarmente iscritta all’Albo regionale del Volontariato (delibera n. 735) e all’Albo nazionale ONLUS (protocollo n. 68894). E’ prossima la costruzione di una nuova sede sociale che comprenderà un centro culturale, ricreativo e sportivo diurno, con accanto una casa residenziale per orfani disabili. Tale centro sarà costruito da una nota impresa nazionale gratuitamente. (g.m.)

Ottobre 1993, un gruppo di disabili dell’ARCha insieme alla presidente Lina Vinciguerra Nannavecchia durante l’udienza con il Papa Wojtyla (Foto Felici - Dall’archivio di NelMese) nelmese - 7-8/2010 - 27


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VITE DI GIORNALISTI

Ricordo d’amore E’ alla base del biennale “Premio di giornalismo e di laurea Franco Sorrentino” istituito otto anni fa e finanziato dalla moglie Ida. Sottolineate le doti e le capacità di politico, di giornalista e di uomo di cultura, scomparso nel 2001

Franco Sorrentino e la moglie Ida Rotondo

Alla cerimonia di consegna del Premio nella Sala consiliare della Provincia, da destra, il vice sindaco di Bari e presidente dell’Associazione dei consiglieri della Provincia di Bari Alfonso Pisicchio, il presidente dell’Amministrazione provinciale Francesco Schittulli e la signora Ida Sorrentino

Sotto, Ida Sorrentino al termine della manifestazione commossa e radiosa

“C

os’è un miracolo? Un sogno che si realizza”. Se si potesse dire in una frase cosa è il “Premio di Laurea e di Giornalismo Franco Sorrentino”, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, queste parole di Ida Rotondo, moglie del compianto Franco e ideatrice e finanziatrice del Premio, sarebbero forse la definizione migliore. Perché il Premio Sorrentino è proprio questo, un sogno che si realizza: il sogno di Ida, quello di ricordare l’amato Franco, scomparso nel 2001, come giornalista, politico e soprattutto come uomo, e di continuare a parlare di lui con gioia. Ma anche il sogno di giovani laureati che si affacciano al mondo del lavoro carichi di speranze e di quei giornalisti che raccontano la nostra terra con dedizione, curiosità e consapevolezza e che possono trovare nel Premio Sorrentino la gratificazione e l’incoraggiamento che il mondo del lavoro oggi raramente dispensa. Un sogno che si è realizzato. Allora il Premio Sorrentino (promosso dall’Associazione dei Consiglieri della Provincia di Bari con il Patrocinio di Comune di Bari, Provincia di Bari, Regione Puglia, Ordine Nazionale e Regionale dei Giornalisti, Università degli Studi e Politecnico di Bari) e che, con la ciclicità di alcuni miracoli, torna a manifestarsi ogni due anni nella suggestiva sala consiliare del Palazzo della Provincia, dove Franco Sorrentino fu protagonista nella veste di presidente dell’Amministrazione provinciale. Un appuntamento che, nato otto anni fa dall’energia nelmese - 7-8/2010 - 29


irriducibile di Ida Sorrentino, sta divenendo gradualmente tradizione, un consesso atteso e accolto sempre con grande partecipazione ed entusiasmo. Perché quello intitolato a Franco Sorrentino è un premio unico nel suo genere, è un Premio che ha un’anima (anzi, molte anime), e perché nessuno dimentica né vuole dimenticare chi è stato, e in qualche modo ancora è, Franco Sorrentino: un pezzo di storia della città di Bari, che ha servito con dedizione e onestà intellettuale; un politico, giornalista e uomo di cultura dallo spirito liberale, amante della verità e del profondo rispetto della persona: “prima l’uomo, poi tutto il resto” era uno dei suoi messaggi, ricordato da Alfonso Pisicchio, presidente dell’Associazione Consiglieri Provinciali di Bari; “coscienza critica”, come lo ha definito il Rettore dell’Università “Aldo Moro” Corrado Petrocelli, perché “senza infingimenti cercava di comunicare le lacune e le storture, senza tesi pregiudiziali, senza un fine personale da perseguire e con quella schiettezza particolare che faceva sì che egli sapesse anche dire ho sbagliato”. Una persona schietta, limpida, lineare, un modello per i suoi successori, come ha sottolineato il presidente della Provincia di Bari Francesco Schittulli, confessando di ispirarsi spesso a lui nell’affrontare le problematiche del suo ruolo. Un uomo sinceramente ammirato e amato, e per questo ancora vivo nei cuori. Aveva ragione Ida Sorrentino allora nel pensare al Premio non solo come un dono per il marito cui era legata da un grande amore, ma anche come un regalo per noi, che appartiene a tutti noi, come la persona di Franco. “Un giorno per caso” ha raccontato commossa ma radiosa Ida Sorrentino “trovai una frase che diceva ‘quando nessuno parlerà più di noi cesseremo di esistere’. E allora parliamo di Franco, con gioia”. La cerimonia di premiazione della quarta edizione del Premio Sorrentino è stata, però, anche un’occasione per riflettere. Su cosa è il giornalismo oggi, innanzitutto, ed è stata Paola Laforgia, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia, a ricordare che la sofferenza che oggi genera una riflessione sul giornalismo non dipende solo dalla questione tanto dibattuta sulla libertà di informazione, ma ancor prima dalla credibilità dei giornalisti e dalla loro consapevolezza della fondamentale responsabilità sull’informazione. Per di più oggi il giornalismo ha bisogno, come ha significato Nicola Costantino, Rettore del Politecnico di Bari, di figure professionali, di giornalisti “glocal”, locali ma non vernacolari, proprio come era Franco Sorrentino. Sulle sue orme si dovranno muovere allora i giovani e meno giovani premiati: Antonio Piarullo, vincitore del Premio di Laurea (1000 euro), Claudia Serrano (chi scrive), vincitrice del Premio di Giornalismo (2000 euro), Miki De Ruvo, segnalato per il Premio di Giornalismo ed Egidio Pani, vincitore del Premio alla Carriera. A loro l’augurio della commissione (composta da rappresentanti delle istituzioni, giornalisti e intellettuali), del segretario William Formicola ed in particolare dell’assessore regionale, in rappresentanza del presidente Vendola, Maria Dentamaro che ha voluto dedicare “ai vincitori e a tutti i giovani che con passione civile e nobiltà di impegno si accostano a questa professione l’augurio e l’incoraggiamento che certamente sarebbe venuto da un uomo illuminato come Franco Sorrentino”. Ut palma florebit, “fiorirà come palma”, si legge su una delle splendide pareti della sala consiliare della Provincia, un’espressione biblica che si accorda bene con il sentimento che nutre il Premio Sorrentino: sentimento di speranza, di sogno che può diventare miracolo.

CLAUDIA SERRANO nelmese - 7-8/2010 - 30

PRESENTI ALLA MANIFESTAZIONE Prof. Francesco SCHITTULLI Presidente della Provincia Prof. Alfonso PISICCHIO Presidente Associazione Consiglieri della Provincia di Bari, Vice Sindaco in rappresentanza del Sindaco di Bari Michele Emiliano Avv. Gianvito MASTROLEO Presidente Emerito Associazione Consiglieri della Provincia di Bari Dott. Paola LAFORGIA Presidente Ordine Giornalisti della Puglia Prof. Corrado PETROCELLI Rettore Università di Bari Prof. Nicola COSTANTINO Rettore Politecnico di Bari Sen. Marida DENTAMARO Assessore Regione Puglia in rappresentanza del Presidente Nichi Vendola Dott. Antonella BELLOMO vice prefetto vicario in rappresentanza del Prefetto dott. Carlo Schilardi Prof. William FORMICOLA Segretario Associazione Consiglieri della Provincia di Bari

COMPONENTI DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE Sig Ida SORRENTINO Istitutrice del Premio Prof. Alfonso PISICCHIO Presidente dell’Associazione dei Consiglieri della Provincia di Bari Avv. Gianvito MASTROLEO Presidente emerito dell’Associazione Consiglieri Dott. Paola LAFORGIA Presidente dell’Ordine Regionale dei Giornalisti Dott. Rosalba GAROFALO Delegata del Sindaco di Bari Assessore Sergio FANELLI Delegato del Presidente della Provincia di Bari Prof. Grazia DISTASO Delegata del Magnifico Rettore dell’Università di Bari Prof. Giuseppe ACCIANI Delegato del Magnifico Rettore del Politecnico di Bari Dott. Donato CAFAGNA Capo di Gabinetto della Prefettura di Barie e Delegato del Prefetto di Bari Prof. William FORMICOLA con funzioni di Segretario Associazione Consiglieri della Provincia di Bari

ENTI PATROCINATORI Comune di Bari Provincia di Bari Regione Puglia Ordine Nazionale dei Giornalisti Ordine dei Giornalisti della Puglia Università di Bari Politecnico di Bari

CHI L’HA ORGANIZZATO Associazione dei Consiglieri della Provincia di Bari


L’ assessore regionale la senatrice Marida Dentamaro, il rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” prof. Corrado Petrocelli, il rettore del Politecnico di Bari prof. Nicola Costantino, la presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia dott. Paola Laforgia

Premio di laurea “Franco Sorrentino” LA MOTIVAZIONE

Tesi “Giuseppe Di Vagno. Il gigante buono”, Facoltà di Scienze Politiche, A.A. 2008-2009, Corso Laurea in Scienze Politiche, relatore prof. Antonio Colonna

Il lavoro di tesi del dott. ANTONIO PIARULLO è dedicato alla attività giornalistica, culturale e politica sviluppata da Giuseppe Di Vagno dal 1914 al 1921 con l’intento di far luce sulle

Da sinistra, il rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Corrado Petrocelli, Antonio Piarullo, Ida Sorrentino e Gianvito Mastroleo presidente della Fondazione Giuseppe Di Vagno (1889-1921)

posizioni politiche da lui espresse all’interno del partito Socialista. Il lavoro si segnala per l’organicità e il rigore della ricostruzione storiografica e per la ricchezza della documentazione di archivio cui l’autore si è accostato con metodo critico e buone capacità interpretative. Dalla riproposizione e dal commento storico di scritti sparsi di Di Vagno su varie testate dell’epoca emergono nitidamente l’interessante profilo giornalistico dell’illustre socialista pugliese e l’appassionata attività politico-amministrativa da lui svolta come consigliere provinciale.

Ritratto del pittore Prayer dell’on. Di Vagno assassinato dalle squadracce fasciste a Mola di Bari nelmese - 7-8/2010 - 31


Premio di giornalismo “Franco Sorrentino”

Da sinistra, la presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti Paola Laforgia, Alfonso Pisicchio vice sindaco di Bari, la premiata Claudia Serrano e la signora Ida Sorrentino

I

l “Premio di giornalismo Franco Sorrentino” (2000 euro) è stato assegnato dalla Commissione giudicatrice a Claudia Serrano con una lusinghiera motivazione che mette in risalto l’efficacia dei singoli articoli elaborati nell’ambito dell’indagine nel “Mondo dei ciechi” pubblicati sul periodico di cultura medicina turismo economia NelMese, che opera da 44 anni in un vasto territorio. Pertanto, il riconoscimento ha un duplice valore: per la giovane e valente giornalista pubblicista e nello stesso tempo per il periodico NelMese che da decenni riscuote consensi per la sua vitalità e per aver valorizzato numerosi giovani affermatisi poi negli anni nel giornalismo e in altre professioni. Il suo direttore responsabile Nicola Bellomo ringrazia la Commissione giudicatrice per l’attribuzione del Premio alla sua collaboratrice e soprattutto l’eccezionale ispiratrice del “Premio”, Ida Sorrentino, che da anni lo porta avanti con passione ed impegno finanziario, tenendo vivo così il ricordo e il pensiero del suo caro Franco, realizzando una ideale, reale e indissolubile unione. nelmese - 7-8/2010 - 32

LA MOTIVAZIONE Serie di articoli pubblicati sul periodico NelMese «Tutti mi hanno “visto”», «Per superare il buio», «Il senso dello spazio» nr. 3/2008; «Perché la paura» 7-8/2008; «Cena al buio» 2/2009 CLAUDIA SERRANO con professionalità e sensibilità ha descritto le difficoltà, la ricchezza e la gioia di vivere di uno dei tanti mondi della diversità che sfugge al nostro vivere quotidiano come se fosse invisibile. E’ il mondo dei non vedenti, che inizialmente Claudia Serrano descrive come un “microcosmo di dolore” sconosciuto, ma nel quale con il suo reportage si addentra con delicatezza e curiosità, accompagnando il lettore alla scoperta di una realtà che non è solo privazione, ma anche forza, operosità, voglia di comunicare e professionalità. La giornalista racconta l’importanza e il valore di organizzazioni che combattono e si impegnano per migliorare la qualità della vita di chi è in difficoltà e scopre e fa scoprire anche a noi che la perdita di un senso può rappresentare il potenziamento di capacità umane per lo più negate a chi i sensi ce li ha tutti. Una indagine approfondita e articolata che ci avvicina ad una realtà poco conosciuta, ce ne fa incontrare i protagonisti e ne fa emergere le conquiste così come i problemi ancora da affrontare e risolvere.


Visita alla sede della sezione provinciale di Bari dell’Unione Italiana Ciechi, luogo di aggregazione, di lavoro, di speranza

Tutti mi hanno “visto” “Ogni giornalista sa di non poter cogliere tutta la storia che racconta. Più la storia è vasta, meno possibilità c’è di controllarla”. Lo ha affermato, in una recente intervista, lo scrittore e giornalista Peter Dexter, aggiungendo che al giornalista non resta che cercare di avvicinarsi a una verità che non potrà raccontare se non in modo approssimativo. La consapevolezza di questo limite è il segno della mia visita, e del racconto che ne faccio, alla sezione provinciale di Bari dell’Unione Italiana Ciechi. La sede provinciale dell’Unione è in viale Ennio, in un complesso nei pressi del Policlinico. Tutta l’attività si svolge all’interno di un grande appartamento al primo piano, una piccola e modesta targhetta sul campanello. Quando busso, viene ad aprirmi una ragazza non vedente, alla quale mi presento con un po’ di imbarazzo e spiego che ho un appuntamento con il presidente Iurlo per un’intervista. “Vado a chiamarlo” mi dice, e per alcuni minuti rimango nell’ingresso ad aspettare. Intorno a me l’attività è febbrile: ci sono molte persone, tutte non vedenti, si affaccendano da una stanza all’altra, si destreggiano tra i corridoi, evitano gli ostacoli con grande disinvoltura, si riconoscono dalla voce, e, cosa che mi lascia più sorpresa, mi dicono buonasera quando mi passano accanto, pur non avendo proferito parola: non solo sentono la mia presenza, ma la riconoscono come estranea. La ragazza che mi ha aperto la porta torna da me e mi guida (davvero è lei a guidarmi) verso la stanza del presidente. Luigi Iurlo è una persona affabile, disponibile, è in riunione quando arrivo, ma la sospende per rispondere alle mie domande. Mi fa subito accomodare, mi chiede se mi dà fastidio il fumo e se vedo un posacenere da qualche parte. Sì, lo vedo, e glielo porgo. Sembra quasi sorpreso del mio interesse per le loro attività e mi domanda cosa voglio sapere. Comincia così la nostra chiacchierata, e il tempo passa mentre mi racconta delle attività che promuovono, dei problemi da affrontare e dei progetti da portare avanti. Davanti a me ho una persona mite, straordinariamente sensibile, ma evidentemente anche molto risoluta. All’inizio ho quasi paura ad ascoltare le sue parole, a entrare in quel microcosmo di dolore a me sconosciuto, ma poi, man mano che la conversazione va avanti, scopro che in quel mondo non c’è solo privazione, ma anche forza, operosità, professionalità. E mi stupisce la sua dignità quando mi dice “ma in fondo stiamo

DI CLAUDIA SERRANO

benino”. Alla fine della nostra chiacchierata, Luigi Iurlo mi chiede quanti anni ho e se sono contenta di quello che faccio, poi mi presenta Vito Mancini, l’addetto stampa dell’Unione, che si mette subito a disposizione e promette di tenermi aggiornata sulle iniziative future. Ci scambiamo i numeri di cellulare e scopro che il suo telefono ripete a voce ciò che digita sulla tastiera. Quando la tecnologia è davvero intelligente! Mentre mi avvio all’uscita mi accorgo che nel frattempo è arrivata ancora tanta gente in sede, soprattutto tanti ragazzi ciechi, e in una stanza stanno seguendo il corso di informatica. C’è un’atmosfera serena, tutti ridono, scherzano, si prendono in giro affettuosamente da una stanza all’altra, quando suona la porta corrono ad aprire ai loro amici; evidentemente sono molti quelli che trascorrono qui gran parte della loro giornata. Di fronte a questo capisco l’importanza di organizzazioni come l’Unione, il valore del lavoro delle persone che vi passano il loro tempo, impegnandosi e combattendo davvero per qualcosa. Sono persone che con la loro opera danno una chance in più: di aggregarsi, di imparare a fare qualcosa, di entrare nel mondo del lavoro, di poter vivere la propria esistenza e di poter camminare nel mondo che li circonda proprio come gli altri, di non privarsi dello sport, della lettura, e di altre opportunità che senza il loro impegno, e anche senza supporti tecnologici, sarebbero impossibili. E quindi danno una chance anche di speranza, che sarà pure una parola inflazionata, ma senza la quale non ha più senso non solo il lavoro di organizzazioni come l’Unione e la vita dei non vedenti, ma anche la vita di tutta una società che si possa definire progredita. Arrivata all’ingresso i ragazzi mi salutano, ancora una volta prima che lo faccia io, e penso che forse è stato il rumore dei tacchi a rendermi riconoscibile. Quando sono per strada sento la testa vuota, i pensieri si sono bloccati. Ma nei giorni successivi qualunque cosa io faccia (le cose più stupide, come scrivere un sms, andare all’università, connettermi a internet), la mente non può che ritornare a quell’incontro. Sì, ha ragione Peter Dexter, ci sono storie che si possono raccontare, ma che non si possono cogliere fino in fondo. Però non si può dimenticarle. (Da NelMese 3/2008)

CLAUDIA SERRANO, barese, 26 anni, pubblicista dal giugno del 2009. Collabora con NelMese dal giugno 2007. Laureata in Filologia moderna presso l’Università degli Studi di Bari con tesi in Letteratura francesce dal titolo “Le Patologie Femminili della Lettura. Analisi di tre romanzi” con votazione di 110/110 e lode. Vincitrice nel mese di luglio 2007, quale componente della giuria di studenti della decima edizione del “Premio letterario della Città di Bari - Costiera del Levante Pinuccio Tatarella” per la recensione de “L’Italia spensierata” di Francesco Piccolo edito da Casa Laterza. Vincitrice del Premio di giornalismo e di laurea Franco Sorrentino per cinque articoli pubblicati su NelMese nel 2008 e nel 2009 riguardanti un’indagine sul “Mondo dei ciechi”.

Claudia Serrano e il direttore responsabile di NelMese Nicola Bellomo nelmese - 7-8/2010 - 33


PREMIO DI GIORNALISMO MERITEVOLE DI SEGNALAZIONE LA MOTIVAZIONE MIKI DE RUVO (Servizi Televisivi “L’Eremita Metropolitano” e “Polemos /Anziani” andati in onda su Telebari nel triennio 2007/2010) La Commissione ha ritenuto di assegnare una segnalazione speciale per i servizi televisivi di cui è autore Miki de Ruvo per il particolare interesse dei temi trattati che, per quanto non del tutto originali, vengono affrontati con approfondita analisi e molta efficacia comunicativa, anche dal punto di vista tecnico; e con molta ironia non solo da parte dell’intervistatore, in particolare per L’eremita metropolitano, ma con capacità di saperla cogliere nell’intervistato e di rappresentarla.

Da sinistra, la presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti Paola Laforgia, l’assessore provinciale Sergio Fanelli e il premiato Miki De Ruvo

Premio “alla carriera” RICONOSCIMENTO “ALLA CARRIERA” LA MOTIVAZIONE

EGIDIO PANI ha iniziato a scrivere molto giovane. Già negli anni ‘50 si è proposto come fondatore del periodico giovanile “La Ribalta” e redattore de “La Piazza”, partecipando alle battaglie dello storico settimanale barese, diretto da Franco e Antonio Sorrentino. Nel 1964 è una sua inchiesta sui Teatri di proprietà comunale del Sud, la prima nel genere dal 1870, che riaccende l’attenzione sul tema da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni e contribuisce a promuovere un fermento di iniziative che condurrà alla riapertura di teatri di tradizione, quali lo Stabile di Potenza, il Van Westerhout di Mola di Bari, il Rendano di Cosenza, il Traetta di Bitonto. Dagli anni ’60 è collaboratore stabile della Gazzetta del Mezzogiorno e si occupa di critica teatrale e di temi culturali, ma anche di problematiche attinenti alla tutela ambientale, al pubblico impiego, all’organizzazione dello Stato e degli enti locali. Questa varietà di interessi corrisponde alla vocazione poliedrica, che lo ha portato ad affiancare all’attività giornalistica quella di dirigente in ruoli di vertice dell’Amministrazione dello Stato e della Regione Puglia e, ancora, a proporsi come protagonista della vita culturale pugliese, impegnato in prima linea nella nascita del Teatro Pubblico Pugliese, nel Festival di Martina Franca, nella Fondazione Lirica di Bari. nelmese - 7-8/2010 - 34

Pani è un giornalista completo, immerso nel suo tempo e radicato nella sua terra, che sa però costruire articoli capaci di andare oltre il quotidiano e trasmettere un punto di vista mai scontato, ma anzi ricco di un apporto ideale e di una tensione etica, che costringono il lettore a riflettere, a sentirsi cives in senso pieno, a partecipare in maniera responsabile e non a subire le scelte destinate ad incidere in tutti i campi sulla sua vita e sulla sua città. Pani rappresenta in sintesi quel modo serio, intelligente, impegnato di fare giornalismo, di cui la Puglia e tutto il Paese hanno tanto bisogno.

Ida Sorrentino, Egidio Pani e Francesco Schittulli presidente della Amministrazione provinciale di Bari


La senatrice Ida Maria Dentamaro, assessore regionale, consegna il diploma di partecipazione al Premio di giornalismo a Romolo Ricapito

Stesso diploma a Maria Sportelli consegnato dal rettore dell’Università di Bari Corrado Petrocelli

Il rettore del Politecnico di Bari Nicola Costantino consegna il diploma di partecipazione al Premio di giornalismo a Marcello Laforgia

Maristella Mantuano riceve l’attestato di partecipazione al Premio di giornalismo dalla dott. Antonella Bellomo vice prefetto vicario

Da sinistra, Gianvito Mastroleo presidente emerito dell’Associazione Consiglieri della Provincia di Bari e William Formicola segretario dello stesso sodalizio. Accanto, uno scorcio dell’affolata Sala della Provincia SERVIZIO FOTOGRAFICO DI VITO SIGNORILE nelmese - 7-8/2010 - 35


nelmese - 7-8/2010 - 36


LIBRERIE & LIBRI

Giuseppe Tempesta, Maestro di scuola e di vita

Presentato a Bitonto “Conversazioni”, il libro, edito da Adda, che raccoglie e trasmette il pensiero dell’illustre educatore. Hanno commentato il suo messaggio l’arcivescovo di Bari-Bitonto Francesco Cacucci, Giuseppe Elia dell’Università di Bari, Vincenzo Robles dell’Università di Foggia, Lino Patruno giornalista e saggista, la curatrice della raccolta Maria Antonietta Elia. Testimonianze del figlio, il giornalista Pasquale Tempesta

T

ra i figli illustri di Bitonto figurano musicisti, filosofi, umanisti, educatori. A quest’ultima categoria appartiene Giuseppe Tempesta, figura mai dimenticata di Maestro di scuola che seppe essere anche Maestro di vita per più generazioni di bitontini. E Bitonto ha voluto rendere omaggio a questa straordinaria figura di intellettuale impegnato nella scuola e nel sociale nel corso della presentazione di un libro che raccoglie il suo insegnamento attraverso una serie di memorie che il figlio, autorevole collega giornalista Pasquale (ha riferito interessanti testimonianze dell’illustre genitore), ha fatto emergere dallo scrigno dei ricordi affidandole a Maria Antonietta Elia che ha ordinato il prezioso materiale in una pubblicazione dal titolo “Conversazioni” (Adda Editore). La curatrice ha voluto connotare il libro con un sottotitolo che esprime per intero la missione di Giuseppe Tempesta: Maestro di scuola e di vita, divulgatore del pensiero cristiano. “Conversazioni”: conversazioni con se stesso, con la sua famiglia, con la sua scuola, con i suoi ragazzi, con i suoi concittadini. Insomma, la sintesi di un impegno di servizio che Giuseppe Tempesta ha sentito come dovere verso gli altri, nella consapevole certezza che ogni uomo deve rendere partecipi gli altri uomini della sua cultura, delle sue intuizioni, della sua ricchezza morale, in una parola di “servire” nel senso evangelico. Ecco, la figura di Giuseppe Tempesta, nel corso della solenne cerimonia nel teatro “Traetta” è emersa attra-

DI MICHELE CRISTALLO verso la “conversazione” animata dall’arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci, dai professori Giuseppe Elia dell’Università di Bari e Vincenzo Robles dell’Università di Foggia, dal giornalista e saggista Lino Patruno, dalla curatrice prof. Maria Antonietta Elia e coordinata da chi scrive. Ne è derivata la “lettura” di un Pasquale uomo impegnaTempesta to nella Scuola, nella parrocchia, nell’Amministrazione comunale, nella gestione di importanti servizi sociali, nell’Azione Cattolica. Una figura di missionario laico, nel senso più nobile del termine, titolare di una concezione dell’apostolato sociale, che emerge prepotentemente da un messaggio per certi versi tendente all’utopia, per molti aspetti ricco di proposte di stringente attualità. Pensieri scritti negli anni Quaranta-Cinquanta, ma che potrebbero rappresentare oggi la base di discussione per la politica della Scuola, dei giovani, della famiglia. Denominatore comune il richiamo all’etica, allo spirito di solidarietà e riconciliazione, di amore e verità, alla esigenza di ritrovare il senso del divino, di un codice religioso e morale del comportamento. Giuseppe Tempesta nel disegnare il ruolo della famiglia, primo fondamentale nucleo sociale, l’ambiente educa-

tivo per eccellenza che trasmette principi religiosi e morali che sono il cardine della vita sociale. Un richiamo importante per l’uomo di oggi spesso di fronte al tentativo o alla tentazione di una società che influisce sulla costituzione strutturale della famiglia, minandone la stabilità. Un ammonimento per non cedere ai vari relativismi. Alla civiltà dell’uomo robot, alla tecnica che spazza via etica e morale, che affida il progredire dell’uomo su basi strettamente economiche, meccaniche e tecniche che generano paura e angosce. E’ questo Giuseppe Tempesta, un uomo che continua a parlare all’uomo di oggi, alle prese con problemi di ieri ancora purtroppo irrisolti, che insiste nel disegnare l’impegno sociale come doverosa donazione a chi è meno attrezzato culturalmente e economicamente, che attraverso le sue “conversazioni” indica la via per ritrovare il senso di una vita solidale e per questo gratificante, suggerisce il percorso per giungere alla pace con se stessi e con gli altri. Frutto di una esperienza di vita maturata nella Scuola, nell’Amministrazione comunale, nel confronto con gli uomini del suo tempo, con interlocutori di grande spessore intellettuale e politico quali Giovanni Modugno e Gaetano Salvemini.

Da sinistra, Maria Antonietta Elia, Lino Patruno, Vincenzo Robles, mons. Francesco Cacucci, Giuseppe Elia e Michele Cristallo. Il sindaco di Bitonto Raffaele Valla, rappresentato dal vice sindaco Damascelli, ha inviato un caloroso messaggio nelmese - 7-8/2010 - 37


LIBRERIE & LIBRI

Amori di Suora

Presentato nella cornice della storica libreria Laterza di Bari il romanzo di Marisa Di Bello “La badessa di San Giuliano” edito da Besa. Ben delineata la figura della protagonista combattuta tra la vocazione religiosa e una occasionale e travolgente passione.

P

otere illusionistico di alcuni, rari romanzi: la finzione letteraria bussa alle porte della realtà, i personaggi che li animano prendono vita e, leggendo, si ha l’impressione che siano davanti agli occhi, in carne ed ossa, tali che verrebbe voglia di consigliarli, di fermarli quando stanno per commettere un errore, di rimproverarli o abbracciarli; tali da convincersi che, se li incontrassi per strada, quasi potresti riconoscerli. E’ l’incantesimo della lettura che da secoli strega l’uomo: perché ci sono testi che custodiscono una soggettività che attende solo di entrare in risonanza con la soggettività del lettore e di creare con essa un dialogo inesauribile; testi che finiscono per irretire, per “farsi abitare”.

Quando poi accade che più lettori di uno stesso romanzo si ritrovino a parlarne e a discutere di questo o quel personaggio chiamandolo per nome, elogiandolo o biasimandolo come fosse un conoscente o cercando di immaginarne il destino oltre il finale del libro, beh, allora il miracolo è compiuto: il romanzo è uscito dalla finzione letteraria, è entrato a pieno diritto nella vita. È quel che è accaduto al romanzo di Marisa Di Bello, La badessa di San Giuliano (Besa editrice) nel corso della presentazione presso la prestigiosa Libreria Laterza di Bari. Perché i relatori Annamaria Minunno, giornalista di Antenna Sud, e Peter Zeller, docente di Scienze della Formazione all’Università di Foggia, entrambi (felice coin-

Da sinistra, Maria Laterza, Marisa Di Bello, Annamaria Minunno e Peter Zeller nelmese - 7-8/2010 - 38

DI CLAUDIA SERRANO cidenza) già collaboratori di NelMese, hanno saputo riflettere sulla storia de La badessa giocando sul sottilissimo confine tra finzione letteraria e realtà di questo romanzo che prende spunto da vicende realmente accadute in un convento del sud agli inizi del Novecento, e l’hanno fatto con un pubblico numeroso, interessato, in buona parte costituito da persone che già avevano letto il romanzo e desideravano parlarne, fare domande all’autrice, o semplicemente dire la propria su quel personaggio che hanno detestato o sul personaggio amato, quello di cui avrebbero voluto conoscere il destino oltre la parola “fine”. È stato così che ha preso vita Lucrezia, la protagonista de La badessa di San Giuliano, la suor Crocifissa sensibile, colta e determinata che vede la propria esistenza sconvolta dall’esplodere di una passione terrena; la religiosa prigioniera di una scelta fatta con sincerità d’animo ma divenuta soffocante, vittima di un ambiente gretto e arretrato, ma capace anche, attraverso la sofferenza, di riconquistare un’identità; emblema, con la sua storia, di tutte le donne alle quali è stato e tuttora è negato il diritto di disporre della propria vita. Hanno preso corpo Pietro, l’amante crudele ma in qualche modo anch’egli vittima di certi schemi, le monache e tutti gli altri personaggi che ruotano attorno al convento nel quale si svolgono, incalzanti, gli avvenimenti. Avvenimenti in buona parte reali, ha spiegato Marisa Di Bello, raccontando le origini del suo romanzo: trenta anni fa le arrivò fra le mani il fitto carteggio, datato 1908-1912, tra un convento del sud e una Curia; dalle lettere si evincevano le problematiche, i contrasti, le fratture all’interno del convento ed


DAL ROMANZO

Aveva supplicato Dio tante volte, inginocchiata sul nudo pavimento, aveva fatto digiuni e penitenze. Con la disperazione di chi sta affondando chiedeva al Signore di indicarle la strada che l’avrebbe tratta fuori dal groviglio di rovi in cui era caduta. Si era prostrata più volte, distesa lunga lunga a terra, invocando lo Spirito Santo perché la illuminasse, ma la confusione dell’anima non cessava e le restava addosso solo il freddo della pietra.

Lucrezia cercava di allontanarlo, ma mano a mano che lui la stringeva, la sua resistenza diventava sempre più debole e un brivido prese a percorrerle la schiena, facendole perdere le forze. Ora lei stessa non era più sicura di volergli resistere.

i pettegolezzi del paese sulla condotta delle religiose. Tutti quei disordini, insomma, che avrebbero determinato la chiusura dell’istituto e la secolarizzazione di molte suore. E’ cominciata così l’indagine della giornalista, lucana ma a Bari da sempre, che, partita con l’intento di fare degli avvenimenti una cronaca, è approdata invece, tre anni fa, alla scelta di combinare realtà storica e invenzione letteraria, gettando così le basi per il romanzo che oggi è La badessa di San Giuliano. Combinazione fortunata, a detta di Peter Zeller, che ha collocato l’opera di Marisa Di Bello in quella tradizione di verosimiglianza, di uso attento eppure libero delle fonti storiche che ha fra i suoi illustri precursori il Manzoni del Fermo e Lucia. Rispetto ad una mera ricostruzione storica, ha sottolineato

Marisa Di Bello, giornalista e scrittrice

HANNO DETTO E SCRITTO

“Una storia occultata. Una di quelle nascoste sotto la polvere non solo del tempo, ma anche da quanti l’hanno ritenuta scomoda”. La Repubblica “La Badessa, una donna moderna, una manager ante litteram che, grazie alla sua cultura, riesce a sollevare le sorti economiche del convento”. Beatrice Volpe, Rai 3 Basilicata “La vita di Suor Crocifissa, badessa di San Giuliano, prigioniera di una scelta divenuta soffocante, emblema della vita di quelle donne alle quali in passato è stato negato il diritto a una propria esistenza”. Claudia Serrano, NelMese “Su una piattaforma di eventi realmente accaduti, si intrecciano grandi passioni e rivalità”. Il Quotidiano di Basilicata “Un avvincente romanzo che narra una storia d’amore tra le mura di un convento”. Telenorba ancora il prof. Zeller, l’autrice ha saputo riempire quello “scheletro” storico con contenuti umani: è la profondità e complessità della vicenda psicologica di Lucrezia, indagata con “ricchezza di approcci ed una sorta di partecipe vici-

Uno scorcio degli invitati alla presentazione del romanzo di Marisa Di Bello nella sala-incontri della Libreria Laterza in Via Sparano

nanza”, vicenda che apre uno squarcio sulla condizione femminile nel tempo e sul tema, attualissimo, di un progetto di recupero dell’identità delle donne. Lucrezia in un certo senso porterà a termine questo recupero della propria identità e lo farà attraverso un processo graduale e doloroso di riscoperta del sé, del corpo, della capacità di provare sensazioni, ma anche di una religione “alleata della vita”. “Un romanzo della rinascita” questo di Marisa Di Bello, secondo la definizione che ne ha dato Annamaria Minunno; corposo, come lo ha descritto la dott. Maria Laterza, ma che si lascia leggere con grande piacere. E nel quale si riconoscono le due anime dell’autrice, quella della giornalista da sempre attenta all’universo femminile (ha pubblicato infatti una serie di inchieste sulla condizione della donna, dalle mutilazioni sessuali ai gruppi etnici presenti sul territorio) e quella della scrittrice. Chissà se una delle due anime prevarrà sull’altra, ci si è chiesti nel corso della serata, e se potremo aspettarci un nuovo libro. Forse sì, ha risposto Marisa Di Bello, forse ritroveremo Lucrezia tra le pagine di un nuovo romanzo che ci racconti ancora di lei oltre la parola fine... nelmese - 7-8/2010 - 39


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LIBRERIE & LIBRI

La libertà delle donne

Messa a punto della giornalista Mary Sellani

S

crive l’on. Gabriella Carlucci nella presentazione del libro della giornalista Mary Sellani, Indignazione o arroganza? Fuori dai luoghi comuni su escort e veline (Adda editore, 105 pagine, 10,00 euro, gennaio 2010): “Già prima delle rivelazioni esplosive fatte da Panorama all’inizio del febbraio scorso, l’autrice aveva avuto il sospetto che dietro le oscure trame di Patrizia D’Addario (la escort barese divenuta famosa in tutto il mondo per aver registrato di nascosto la notte trascorsa con il Presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli) e dei suoi più o meno occulti sodali, ci fosse un complotto ordito ai danni di Berlusconi”. Si comprende subito, pertanto, che Mary Sellani prende spunto da questa vicenda sbattuta sulle prime pagine dei giornali nell’estate 2009 per ribaltare le false accuse dei moralisti e delle cosiddette paladine della “dignità femminile” che rabbiose hanno inveito contro la politica berlusconiana in campo femminile, contro il corpo delle donne usato, secondo loro, come “tangente”, e per condurre allo stesso tempo un’analisi dotta sulla condizione femminile nel nostro Paese, forte anche della sua esperienza giovanile nel movimento femminista, di cui riprende alcune tematiche, ricontestualizzandole però nell’epoca attuale. Infatti una riflessione da fare, secondo l’autrice, è un’autocritica da parte delle femministe degli anni Settanta su certi errori d’impostazione delle loro battaglie, giacchè esse pec-

cavano in gran parte di ideologia. A partire per esempio proprio dal caso D’Addario, Sellani dice che la questione della dignità femminile, del suo riconoscimento, della sua valorizzazione, è una questione che resta sì tuttora sul tappeto, ma che non si risolve certo nella camera da letto, bensì essa deve essere posta nei luoghi di lavoro, nella pubblica amministrazione, nelle banche, nelle fabbriche, nelle università. Perché oggi la donna è libera di usare come crede il proprio corpo, può trarre profitto dalla propria bellezza fisica, può scambiare sesso con denaro, privilegi, carriera, potere, ecc. Ma se ciò accade non si deve più dire che dipende dal fatto che essa è vittima, che è schiava dell’uomo, perché al giorno d’oggi nessuna donna – tranne i casi di prostitute extracomunitarie costrette a vendersi da parte di certi sfruttatori criminali – è una bambola priva di volontà. Oggi le donne sono libere protagoniste delle loro scelte di vita, nel bene e nel male. Se poi nelle liste elettorali (più o meno di tutti i partiti, non solo del Pdl), si inseriscono spesso belle ragazze (le cosiddette veline), ciò dipende dal fatto che il consenso nella nostra società dell’immagine è influenzato molto dalla televisione, per cui è più facile che un volto telegenico prenda più voti di un altro che non lo è. Non solo, ma nel Pdl, queste ragazze vengono selezionate anche in base alla loro preparazione culturale, si impartiscono loro lezioni di politica e di amministra-

zione, le si inseriscono in appositi stages organizzati da fondazioni (per esempio la fondazione Magna Carta del sen. Gaetano Quagliariello). Il passaggio in televisione di queste donne che vogliono emergere è semplicemente un trampolino di lancio, un modo sicuro e veloce di farsi notare anche per intraprendere altre carriere al di fuori della politica. Ecco allora che tutta la polemica innescata da moralisti e femministe contro le veline in politica, secondo Sellani, è pretestuosa e arrogante, non vera indignazione: costoro usano il corpo delle donne solo per mascherare un conflitto politico. E conclude affermando che “la dignità della donna non si può tirare fuori in modo strumentale quando c’è da dare addosso ad un personaggio della politica che si vuole distruggere a tutti i costi come il nostro premier”. (r.s.)

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COMMERCIO / PROFUMERIA PEPE

Bepi e Luisa Pepe, lavoro e amore Questo primo articolo dello “speciale” è significativo e molto bello perchè rispecchia tutto quello che nella vita l’affiatata coppia ha fatto e soprattutto trasmesso. Un caleidoscopio di attività e di riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. L’amore per l’attività e per la sua terra

DI CLAUDIA SERRANO

PERCHE’ LO “SPECIALE”

D

anno quarantaquattresimo SUPPLEMENTO

5/2010

opo molti anni NelMese ha dedicato uno “speciale”, questa volta ad un esponente del commercio, Giuseppe Pepe, scomparso alcuni mesi fa. Al di là dello sfondo pubblicitario, lo “speciale” ha inteso narrare la storia di un operatore, vanto appunto del commercio barese, nazionale ed internazionale per le numerose e prestigiose cariche che ha ricoperto nell’ambito delle organizzazioni della Profumeria e dell’economia locale. Riportiamo il primo articolo inserito nello “speciale” che sintetizza appunto il lungo percorso di Giuseppe Pepe e della moglie Luisa, nel commercio e nella vita di coppia nonchè nelle varie cariche e attività. Inoltre, lo “speciale” è un omaggio doveroso, e nello stesso tempo sentito, per un settore che è uno dei pilastri dell’economia del capoluogo e dell’intera regione.

nelmese SPECIALE

DIRETTO DA NICOLA BELLOMO

Periodico mensile di Cultura Medicina Turismo Economia sped. abb. post. 70% Fil. di Bari NUOVA GEDIM SRL via Suppa 28 Bari

Euro 3,20

IERIOGGI

Pepe & Pepe storia di un uomo, di una coppia, di una profumeria, Giuseppe Pepe vanto del commercio barese, nazionale ed internazionale Testimonianze, ricordi, commenti. Un’azienda di circa 90 anni

LA SEDE ESTIVA AI LAGHI ALIMINI

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Giuseppe Pepe (1933 - 2010)

C

ome raccontare chi è stato Giuseppe Pepe? Se si potesse dirlo attraverso un’immagine, quella del caleidoscopio sarebbe forse la più adatta. Guardando attraverso questo strumento, infatti, la realtà che il nostro occhio prima percepiva unitaria si sfalda in mille frammenti, l’immagine diretta si riflette negli specchi e nei pezzi di vetro di cui il caleidoscopio si serve e si rivela alla nostra vista in un’incredibile complessità di forme e colori: tessere liquide che si innestano l’una nell’altra, gocce che si espandono e si ritirano, figure che cambiano continuamente e senza mai ripetersi. Una traduzione affascinante della bellezza (dal greco caleidoscopio significa “vedere bello”) e della molteplicità. Perchè dietro il profumiere di Bari, titolare dell’omonima azienda che dal 1925 è tempio della bellezza e custode dei suoi segreti, c’erano altri mille uomini: il presidente della Fenapro (Federazione Nazionale Profu-

Luisa Pepe (1936 - 2000) mieri), il presidente ad honorem della Federazione Europea dei Profumieri Dettaglianti, il componente della Giunta della Camera di Commercio, il vice presidente dell’Ente Fiera del Levante, il vice presidente vicario della Confcommercio di Bari, il vincitore, nel 2003, del premio alla carriera conferito dall’Accademia del Profumo, il promotore del Centro Static per la diagnosi e cura delle alterazioni statico-dinamiche della colonna vertebrale, l’operatore del sindacato profumieri, il presidente della Junior Chamber, il Luogotenente di Fratelli della Costa. Ma anche e soprattutto Bepi, come lo chiamavano gli amici, l’uomo sportivo, innamorato del mare e, molto di più, della moglie Luisa. STORIA INTRECCIATA A QUELLA DELLA CITTA’ E come i frammenti del caleidoscopio, così tutte queste sfaccettature si rimescolavano continuamente nel volto di quel Giuseppe


Pepe che nel 1954, studente di chimica industriale a Milano, si trovò alla prematura scomparsa del padre ad ereditare l’azienda di famiglia. Abbandonò Milano, si iscrisse alla facoltà di Scienze Politiche di Bari e si lanciò nell’impresa con l’inesauribile energia, curiosità ed intraprendenza che lo avrebbero accompagnato sempre e sempre più in alto. La sua storia, intrecciata inevitabilmente a quella della città che con orgoglio lo vide raggiungere sempre nuovi traguardi e che a sua volta grazie a lui è cresciuta in termini commerciali e di visibilità, è il racconto di un percorso fatto con discrezione (quella discrezione che per Giuseppe Pepe era ingre-

guarsi ai cambiamenti pur mantenendo sempre solida nel tempo la sua identità, fondata su di un sistema di valori in cui la clientela ha continuato a rispecchiarsi: la qualità dei servizi e dei prodotti (storiche le collaborazioni con le più prestigiose imprese, da Arden a Chanel), la selettività, la valorizzazione delle persone, il rapporto umano con il cliente e l’idea intramontabile di una bellezza discreta e raffinata, quella bellezza che attraversa le mode ma sopravvive ad esse. Quella bellezza che Giuseppe Pepe vide in Luisa, molto più che moglie, compagna di vita e preziosa collaboratrice. Gentile, dolce e bellissima, la sua “Ninfa del mare” dall’incrollabile fiducia,

L’esterno della Profumeria Pepe al numero 62/D/E/F della centralissima via Abate Gimma adiacente via Sparano diente essenziale della bellezza), ma anche con ostinazione. Un percorso compiuto passo dopo passo, ripudiando scorciatoie e facendosi guidare, piuttosto, dal valore della qualità che tradusse in professionalità e umanità, e al quale restò fedele nel tempo. Intanto, il mondo rapidamente cambiava, le donne diventavano sempre più esigenti, le mode più volubili e capricciose, gli uomini si accostavano con interesse alle fragranze e al visagismo e, soprattutto, il mercato vedeva avanzare minacciose le grandi catene, mentre molte piccole profumerie, anche quelle storiche, soccombevano alle nuove leggi di mercato. Non la profumeria di Giuseppe Pepe, che ha continuato a rispondere ai bisogni dei clienti, e al tempo stesso ad orientarli, in modo unico e insostituibile.

con la quale creò il legame straordinario che egli stesso raccontò in un editoriale Mondadori descrivendo l’episodio di una terribile tempesta che lo aveva colto insieme alla moglie a bordo della loro barca. Un evento terrificante che, però, lo aveva ancora una volta confermato nel suo amore per Luisa. Era lei che all’interno dell’impresa si occupava della formazione del personale, altra colonna portante della Profumeria Pepe: competente, cortese, altamente professionalizzato. Con la lungimiranza che lo contraddistingueva, Giuseppe Pepe sapeva bene che puntare su tutte queste leve significava creare valore per l’oggi e per il futuro. La storia gli ha dato ragione.

CONTINUITA’ ED ADEGUAMENTI

A pochi mesi dalla sua scomparsa, la Profumeria Pepe, passata dal 2007 all’abile gestione di Michelangelo Liuni, resta indiscutibil-

E questo perché ha saputo ade-

IL PASSAGGIO DI MANO A MICHELANGELO LIUNI

mente una delle più importanti profumerie italiane, un solido punto di riferimento nel mondo della bellezza. La politica imprenditoriale resta fedele alla strada battuta da Giuseppe Pepe, quella dell’eleganza e della qualità, combinando sapientemente tradizione e innovazione. Rimangono imprescindibili gli insegnamenti di Bepi e le collaborazioni e le esclusive di un tempo, per prima quella con Elizabeth Arden; ed ogni anno una serie di eventi scandisce il calendario, dagli incontri con i migliori truccatori all’apertura dei Temporary Store e della sede estiva ai Laghi Alimini. UNA CITTA’ DI COMMERCIANTI Nel 1993, in un’intervista rilasciata a NelMese, Giuseppe Pepe disse che Bari non solo era una città di commercianti, ma che era viva soprattutto per merito loro: “sono i commercianti ad illuminare la città con le loro vetrine, ad animare le sue strade”. Sicuramente Giuseppe Pepe, non solo commerciante, seppe illuminare e animare Bari, soffrire per le sue problematiche, combattere con tenacia per risolverle e per risollevare la città. Che lo ricorda sempre nella sua ineffabile eleganza, quella che permane oltre le mode e le stagioni, e oltre la vita.

La Profumeria Pepe già dal 2007 è passata all’abile gestione del dott. Michelangelo Liuni, rimanendo indiscutibilmente una delle più importanti aziende italiane del settore, un solido punto di riferimento nel mondo della bellezza, confermando la politica imprenditoriale dell’eleganza e della qualità combinando sapientemente tradizione e innovazione nelmese - 7-8/2010 - 43


per crescere e ha sottolineato apprezzando che singoli cittadini e organizzazioni come quella degli industriali in Sicilia abbiano preso posizione contro fenomeni di illegalità. Sul Federalismo la posizione di Botta è meno negativa, a patto che serva ad aumentare l’efficienza delle risorse. Abbiamo bisogno, ha concluso, di costruire i legami tra le differenze e per questo c’è bisogno di fiducia e simpatia, cosa che è venuta meno negli ultimi anni. Giuseppe De Tomaso, direttore della Gazzetta del Mezzogiorno ha posto l’accento sulla sottovalutazione del problema dell’informazione, indispensabile per il ruolo di controllo che deve operare. La democrazia, infatti, si definisce per il ruolo di controllo che opera l’informazione. Invece, da quando è iniziata la vulgata sul federalismo, si è sottaciuto questo aspetto, dimenticando che ci sono regioni come la Calabria che non hanno giornali propri. I giornali italiani, ha continuato, tranne quelli politici, sono tutti regionali, a parte rarissime eccezioni. Nel Sud si legge poco e per questo il tasso di influenza del Nord è maggiore. Su questo è necessario fare una riflessione perché dove si legge di più c’è più ricchezza mentre la stessa borghesia meridionale ha rinunciato al suo ruolo di guida. La dott. Liliana Spagnolo, in rappresentanza dell’Ande, si è detta d’accordo sulla necessità di un’informazione puntuale e ha sottolineato come la ricchezza prodotta al Sud attraverso Centri commerciali e appalti poi finiscano al Nord dove hanno sede le società. Ma esiste un’identità statica nella storia? Forse dovremmo liberarci da un’identità un po’ retorica. Le identità crescono, si modificano, senza rompere con il passato, ha detto la prof. Teresa Pazienza, presidente del Soroptimist Club Bari. Recuperare un’identità autentica è possibile attraverso il recupero delle tradizioni e di un ethos condiviso, senza il quale non c’è legge che tenga. E in questo senso, per un recupero cioè di valori condivisi e di una rinascita morale un forte contributo può venire dalle donne e da un migliore funzionamento della scuola. A legare e tirare le somme dei vari interventi, il moderatore, prof. Mario Di Napoli, presidente dell’Associazione Mazziniana Italiana che ha lamentato come istituzioni e cultura poco hanno fatto per celebrare questi 150 anni dell’Unità e ha individuato nella mancanza di un tassello morale comune l’attuale crisi. L’essere arrivati alla modernizzazione senza un’unità nazionale forte ha dato poi luogo agli attuali localismi che rischiano di marginalizzare l’Italia mentre la classe politica meridionale è pressoché assente nel dibattito pubblico.

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