Il segreto di Mr Willer

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ISBN: 978-88-31314-78-7 © Angela Maralfa 2021 in accordo con Il Caduceo Agenzia Letteraria Les Flâneurs Edizioni è un marchio del Gruppo Editoriale Les Flâneurs Srl

www.lesflaneursedizioni.it info@lesflaneursedizioni.it Editing: Sara Saffi Progetto grafico: Mariano Argentieri Copertina: Giuseppe Inciardi Finito di stampare a febbraio 2021 presso Creative 3.0 Srl • Reggio Calabria per conto di Les Flâneurs Edizioni


Chicca Maralfa

IL SEGRETO DI MR WILLER



A Elvezia



«È questo il guaio delle persone, il problema delle loro radici». Richard Powers, Il sussurro del mondo Del porco non si butta niente (detto popolare)


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Il segreto di Mr Willer

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Prologo

«Roberto…». «Sì». «Il tuo telefono sta squillando». «Quale?». «Il cellulare di servizio». È domenica, ma bisognerebbe darle un altro nome. Perché a Cristo non piacerebbe essere svegliato, in piena notte, dal suono di Honky Tonk Woman dei Rolling Stones. Sta pensando a questo il sostituto procuratore Roberto Natali, mentre sua moglie gli parla. E pensa pure che la notte deve essersi accorciata all’improvviso, come la maglietta del pigiama che indossa. Un lavaggio sbagliato, non l’unico, in tanti anni di matrimonio. «Il cellulare di servizio». Una risposta chiara, netta, scolpita nel buio pesto in cui è caduto tre ore prima. Merito della birra che gli ha tenuto compagnia durante l’anticipo del derby Milan-Inter. La sua squadra del cuore ha perso e s’è dovuto consolare con qualche bottiglia in più. Il telefono continua a squillare, lui a non rispondere e lei, distesa al suo fianco, a insistere. 11


«E dai, rispondi» gli dice. Si chiama Clara e dorme solo per modo di dire. Perché ha la capacità di sentire tutto, anche i rumori nei sogni degli altri. Roberto, da qualche tempo a questa parte, sogna sempre la stessa scena. C’è lui, che esce sbattendo la porta di casa. È successo anche in questa notte breve. Un rumore sordo e fragoroso allo stesso tempo e poi pezzi di intonaco che cadono sul pavimento del pianerottolo. Romeo, il cane del dirimpettaio, appare all’improvviso, gli si avvicina, lo annusa e sta per pisciargli sulla gamba quando il padrone lo strattona col guinzaglio. Natali avrebbe voluto prenderlo a calci ma non l’ha fatto. Tutto questo accadeva mentre Clara cercava di svegliarlo. Poco prima nello stesso sogno c’era lei, con sua sorella in salone. L’atmosfera era cupa e loro bisbigliavano cose, escludendolo ancora una volta dalla conversazione. Qualcuno era morto, non ricorda chi. Fra le due la solita complicità, anche nel dolore, che a lui non è mai stata riservata. Neanche quando erano giovani e molto innamorati. Clara e Sofia, sua moglie e sua cognata, le gemelle. Un universo parallelo per il quale non ha mai ottenuto il visto. Ha rinunciato anche ad aprire un fascicolo, che era la cosa più facile da fare per uno che fa il suo lavoro. Se avesse cominciato a indagare prima o poi sarebbe saltato fuori qualcosa. D’altronde il modo di fare di sua moglie è abbastanza frequente nelle coppie in cui un uomo sposa la gemella di un’altra donna. Sono femmine speculari, condannate dalla nascita a un dualismo involontario, con una parte di sé che se ne va in giro nel corpo dell’altra. La lasciano andare ma poi, quando serve, la richiamano. Perché temono di smarrirsi. E in questo lasciare e richiamare ci sono uomini che devono accontentarsi delle briciole di una donna, poi moglie, eventuale madre, che non salterà mai il fosso per fare, definitivamente, coppia. Perché 12


continuerà a ripetere sulla terra quello che ha fatto nel ventre materno: stare appiccicata alla sorella. Non diventerà mai l’altra metà di suo marito. Clara e Sofia, omozigote, due gocce d’acqua, anche per il tono di voce. Entrambe molto belle. Roberto si è chiesto più volte come mai gli fosse capitato di innamorarsi di una e non dell’altra. Solo un caso, niente di più. La coincidenza di aver incontrato prima Clara al bar di fronte al Parini, all’ultimo anno del liceo. In un paese arabo le avrebbe impalmate tutte e due. Perché, fatto salvo il talamo, è quello che è accaduto. Con tutti gli svantaggi della triangolazione e senza i vantaggi della promiscuità sessuale. Nel sogno di questa notte, e poco prima che squillasse il telefono, le due sorelle piangevano e si consolavano a vicenda, mentre la stanza si riempiva d’acqua. Da dove provenisse tutta quell’acqua non gli era chiaro. Forse le loro lacrime. Più chiaro era invece il fatto che a un certo punto perdesse la pazienza. Cercava di mettersi in salvo e dopo aver sbattuto la porta, scansato il piscio di Romeo ed essere sceso, in fretta per le scale, non aveva più sentito la gamba destra. Gli si era addormentata. Per cui l’ultima rampa se l’era fatta di sedere sui gradini. Un tonfo notevole. Deve aver sentito anche questo Clara. Suo marito che cadeva nel sogno. Si è mosso di scatto, le ha dato un calcio e lei si è svegliata. «Il tuo telefono…» gli ripete. «Quale?» fa lui, di nuovo. «Quello-di-servizio». Lei scandisce bene le parole per essere certa di essere stata capita, una volta per tutte. La suoneria che ha scelto Donato Ramunni, vicequestore e capo della sezione omicidi della Questura di Milano, si è definita solo da pochi attimi, alla seconda telefonata. Dopo gli accordi di chitarra, che si ficcano nel cervello di Natali come le frecce nel ventre di San Sebastiano, Mick Jagger canta I met a gin soaked, bar-room queen in Memphis. 13


Ramunni non tiene mai le mani a posto. In procura smanetta con tutti gli apparecchi che gli capitano davanti agli occhi. Cambia spesso la suoneria del cellulare del sostituto di turno. E così succede che Natali non faccia in tempo a familiarizzare con una canzone che ne ha già messa un’altra. Mica solo una. Ogni corpo di polizia deve avere la sua. Così ha deciso il vicequestore. Roberto poggia i piedi per terra, si alza e si dirige verso il guardaroba, con gli occhi socchiusi e le mani davanti per scansare imprevedibili ostacoli. Ha l’andatura incerta di un rabdomante. Afferra il telefono e fa scorrere l’indice sullo schermo, in modo impacciato. Non ha la gestualità corretta dei fruitori abituali di smartphone. «Pronto» dice. Clara tira un sospiro di sollievo. «Dottore, mi spiace disturbarla a quest’ora». «Dica pure». «Un omicidio o un suicidio, non si capisce bene». Ramunni, con una voce da rasoio elettrico, gli chiede di raggiungerlo in corso Garibaldi. «Il palazzo tutto bianco, accanto all’hotel dei Gigli. Il residence, per intenderci». Hotel dei Gigli: il nome non gli è nuovo. «Bisogna chiamare il medico legale». «Già fatto. La volante sarà sotto casa sua fra qualche minuto».

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