I bagnanti

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FUORI COLLANA


ISBN: 978-88-31314-76-3 © 2021 Les Flâneurs Edizioni Les Flâneurs Edizioni è un marchio del Gruppo Editoriale Les Flâneurs Srl

www.lesflaneursedizioni.it info@lesflaneursedizioni.it Editing: Andrea Corona Fotografie: Luca La Vopa Finito di stampare a marzo 2021 presso Creative 3.0 Srl • Reggio Calabria per conto di Les Flâneurs Edizioni


Rocco Anelli

I BAGNANTI



Alla mia Giulia



«Cui dono lepidum novum libellum arida modo pumice expolitum?» Catullo, Liber, Carme I, I


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I bagnanti

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Nota dell’autore

Un pomeriggio d’estate, sul bordo d’una lingua di terra che collegava un porto con un faro, sedevo trepidante, colto da un fervore inspiegabile che mi montava in petto e si tramutava in irrequietudine. È su quel molo che mi visitarono per la prima volta i miei bagnanti. Questi dieci ragazzi emersero dalla luce di quel pomeriggio caldo, concretizzandosi nei miei pensieri, come prigioni michelangioleschi, disfacendosi della materia superflua, solo per prendere le forme di statue e dipinti a me così familiari. I personaggi, ancora senza volto, fecero spazio al Riccio, l’unico (tra le tante sagome confuse) che si rivelò nella sua interezza. Mi parve di riconoscerlo. Subito, mi appuntai una sola parola sotto una lista che avevo chiamato “Leggende metropolitane” – una raccolta di situazioni e oggetti ordinari che possono assumere caratteristiche paradossali o singolari se osservate con occhi diversi. Il mio catalogo di stramberie vedeva l’aggiunta di un sesto elemento: il sesso. Cosa sono l’erotismo e la scoperta dei sensi per un ragazzo sulla soglia dell’età adulta? Attraverso gli occhi del Riccio, la risposta mi apparve chiara. Si trattava di arte. Mi ricordai dei Bagnanti di Paul Cézanne, 13


a cui quest’opera chiede in prestito il nome. Nella mia mente, contai dieci ragazzi e richiamai alla memoria le loro azioni spensierate. Come mosso da una folata di vento, il mio pensiero vagò a un’altra opera: Scena d’estate di Jean-Frédéric Bazille. Finalmente i miei bagnanti assunsero un volto. In un attimo, li riconobbi. Sentii l’esigenza di esplorare questa dimensione erotico-artistica e mi buttai a capofitto nella ricerca di altre opere che potessero rispecchiare il viaggio che il Riccio si sarebbe apprestato a compiere per diventare un uomo. L’olio su tela della Zattera della Medusa di Théodore Géricault, l’affresco raffigurante la Sibilla Delfica di Michelangelo Buonarroti, la Venere allo Specchio di Diego Velázquez e sculture come il Ratto delle Sabine di Jean de Boulogne (Giambologna), Paolina Borghese Bonaparte come Venere Vincitrice e il Pugilatore Creugante di Antonio Canova mi apparvero le opere più efficaci per raccontare la storia dei ragazzi. Una volta abbandonata la dimensione temporale che lega tali capolavori alla storia, fu semplice calarli in un nuovo contesto: quello di un passato incerto di un luogo che appare per certi aspetti pasoliniano e per altri quasi un locus amoenus. I bagnanti è una piccola galleria di opere d’arte con un ideale protagonista comune, che unisce le storie di statue, dipinti e affreschi in un’unica narrativa. Il racconto si sviluppa attorno a questi noti riferimenti artistici (e a numerosi altri, che ho deliberatamente voluto tacere, nascondendoli fra le righe di questo romanzo), frammenti organici alla narrazione ed essenziali allo sviluppo della trama. L’arte nascosta, non svelata, dissimulata dalle parole, permette di calarsi all’interno del mondo di un ragazzo innocente, d’altri tempi, recondito in qualche anfratto del nostro animo, e di ammirare la realtà con pura incredulità. I bagnanti, come la maggior parte dei personaggi all’interno del romanzo, cercano disperatamente di diventare adulti, 14


strenuamente mettendo alla prova la propria forza, attraverso riti di iniziazione. L’acqua e la luce, simboli di rinascita e catarsi, aiuteranno i ragazzi a lavarsi e a disfarsi della loro immaturità, che essi, invece, indossano orgogliosamente, sotto forma di nomignoli. Il viaggio dell’adolescenza diviene furor e travolge come un fiume (dapprima manifestandosi in piccole gocce di impazienza nell’animo del Riccio) ogni anfratto del mondo del racconto. All’interno di quest’opera, quasi fossero catturate da una macchina da presa nascosta, le azioni e le pose dei personaggi dei Bagnanti prendono vita attraverso una serie di scatti, che si uniscono in una narrazione visiva, parallela a quella scritta. I fotogrammi, però, non vogliono presentare una trasposizione fotografica delle celebri opere né tantomeno limitare l’immaginazione del lettore. Proprio come i personaggi all’interno del racconto che assumono, privi di consapevolezza, le forme di dipinti e sculture, così gli scatti catturano quei momenti di intimità, sensualità ed eccitazione, isolati dal reale, con occhi nuovi, rivolti al mondo del Riccio e carichi di nuovi significati. Scrivendo del Riccio, a poco a poco, mi resi conto di come ogni personaggio si ribellasse alla mia penna, tentando disperatamente di evadere dai pensieri che volevo imporgli. Così, ognuno di loro prese il sopravvento, lottando per emergere nel mare di intrecci come protagonista della propria storia. E, ora, lascio il lettore a questo romanzo involontario, scritto dagli stessi personaggi che racconta. Lo lascio solo… con questo rito di iniziazione. Rocco Anelli

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