Numero 6 _ Autunno 2019
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
Il Poli a raggi x - Lavori in corso: tour ai cantieri del nuovo Politecnico - Cinque nuovi corsi di Laurea per stare al passo con il mondo che cambia - Qui costruiamo il futuro del mondo, parte 3 - CIRC-eV: economia circolare al Politecnico di Milano - Alla scoperta della Galleria del Vento del Politecnico di Milano - La lezione della diversitĂ - L'ingegnere con la testa fra gli asteroidi... - ...E l'ingegnere del meteo - La mano robotica, umana - Circuiti elettronici 100, 1.000 volte piĂš veloci - Fabio Cannavale serial startupper - La Milano del futuro - Bovisa a colori - Il Poli: l'universitĂ per essere sportivi - Il nuovo centro sportivo Giuriati: Poli da record - Anno nuovo, reunion 20 - I giorni di Natta
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Buona lettura. Vi presento la nuova veste del Magazine degli Alumni del Politecnico di Milano.
dere ricordi e racconti della community degli Alumni. Otto chiavi di lettura per capire il Politecnico e gli Alumni.
A partire da questo numero, abbiamo organizzato il MAP in otto capitoli. Si apre con la voce istituzionale dell’Ateneo, dal Rettorato; in Didattica scopriamo il nuovo modo del Poli di fare lezione, come i cinque corsi di Laurea che partono nel 2019; Ricerca racconta risultati importanti a livello internazionale, all’interno di laboratori unici al mondo; continuiamo con Responsabilità Sociale, dove Ateneo e Alumni condividono idee e azioni con impatto sociale positivo, Industria, un capitolo dedicato alla stretta relazione tra Poli e mondo industriale, Territorio, dove leggerete di progetti e trasformazioni urbane dal DNA politecnico. Si chiude con Campus Life, una finestra sulla vita e gli spazi al Poli, e con Amarcord, uno spazio per condivi-
Ovviamente, non si tratta di compartimenti stagni: nella Didattica possiamo trovare l’Industria, nella Ricerca la Responsabilità sociale, in Amarcord il riferimento al Territorio così via, dove la crescita di un elemento influenza tutti gli altri in modo positivo.
Federico Colombo Direttore responsabile Magazine Alumni Politecnico di Milano Direttore esecutivo Alumni Politecnico di Milano
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La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
il Duomo di Milano • L’ingegnere del superponte • Una designer per astronauti • La chitarra di Lou Reed, firmata Polimi • Architettura italiana in Australia • VenTo: la pista ciclabile che parte dal Poli • Fubles, gli ingegneri del calcetto • Il parco termale più grande d’Europa • Gli ingegneri del tram storico di Milano • Polisocial Award: un premio all’impegno sociale • Nuovo Cinema Anteo • Caro Poli ti scrivo
Quando ero studente al Poli • Dottori di ricerca alle frontiere della conoscenza • Dove si costruisce il futuro del mondo • Poli da Olimpo • Mi ricordo la Casa dello Studente • La Nuova Biblioteca Storica • Il telescopio che guarda indietro nel tempo • Speciale Forbes: Lorenzo Ferrario, Gio Pastori • Big (Designer) Data • L’architetto, e il suo bracciale, salvavita • L’ingegnere che pulisce gli oceani • Il nuovo Cantiere Bonardi di Renzo Piano • L’uomo che sente tutto dell’America • La Gazzetta del Politecnico • Alumni da Podio: Fabio Novembre, Stefano Boeri • Tutte le Ferrari dell’ing. Fioravanti • I ragazzi del Circles • PoliHub, l’incubatore di talenti • 1968-2018 in Piazza Leonardo • Lettere alla redazione
N°3 - PRIMAVERA 2018
N°4 - AUTUNNO 2018
Numero 6 _ Autunno 2019
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
Alumni, il biglietto da visita del Politecnico di Milano - Il Poli sotto la lente d'ingrandimento - Dove va il tuo 5x1000: il Poli per il sociale - Qui costruiamo il mondo del futuro - Un ingegnere in sala operatoria - Il primo italiano nell’Olimpo dei data scientist Made in Italy che fa impazzire il Giappone - Aerei per il futuro - Come ci cureremo nel futuro? - I Navigli del domani - Aeroporto Marco Polo: destinazione 2027 - Viaggio verso Mercurio Bepicolombo - Campus Bonardi: come sarà nel 2020? - La Gazza del Poli Il Mondo Nuovo: un paese senza barriere - La ciclopista più bella del mondo - Tuv Italia - Storia di un fuorisede, di una volta
Il Poli ai raggi X - Milano si rifà il look - 5 nuove cattedre per il mondo che cambia - Qui costruiamo il mondo del futuro, parte 3 - CIRC eV,
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1 MAP Magazine Alumni Polimi
N°2 - AUTUNNO 2017
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
Numero 6 _ Autunno 2019
Numero 4 _ Autunno 2018
Numero 3 _ Primavera 2018
Numero 1 - Primavera 2017
Cari Alumni, vi racconto il Poli di domani: lettera aperta del rettore Ferruccio Resta • La community Alumni raccontata da Enrico Zio • Atlante geografico degli Alumni • Il Poli che verrà, raccontato dal prorettore delegato Emilio Faroldi • Vita da studente di fine ‘800 • Come si aggiusta
Ferruccio Resta e il Politecnico di domani • Dossier: i numeri del Poli • La nuova piazza Leonardo • Renzo Piano: 100 alberi tra le aule • Gian Paolo Dallara e DynamiΣ: la squadra corse del Poli • PoliSocial: il 5x1000 del Politecnico di Milano • Gioco di squadra: tutto lo sport del Politecnico • Guido Canali, l’architettura tra luce e materia • Paola Antonelli, dal Poli al MoMA di New York • Zehus Bike+ e Volata Cycles, le bici del futuro • Paolo Favole e la passerella sopra Galleria Vittorio Emanuele • Marco Mascetti: ripensare la Nutella • I mondi migliori di Amalia Ercoli Finzi e Andrea Accomazzo • Nel cielo con Skyward e Airbus
N°1 - PRIMAVERA 2017
Magazine Alumni Polimi
Magazine Alumni Polimi
Numero 5 _ Primavera 2019
Magazine Alumni Polimi
N°0 - AUTUNNO 2016
Fateci sapere cosa ne pensate. Buona lettura e arrivederci a marzo!
N°5 - PRIMAVERA 2019
l'economia circolare gira al Politecnico - Galleria del vento - La diversity è pop - L'ingegnere con la testa fra gli asteroidi... - ...E l'ingegnere del Il Poli sotto la lente d'ingrandimento - Ricerca a alto impatto sociale - Qui costruiamo il mondo del futuro, parte 2 - Un ingegnere in sala tempo - La mano robotica, umana - Infineon - Fabio Cannavale, serial startupper - Mappa di Milano (e dei progetti degli alumni) - Bovisa a operatoria - Il primo italiano nell’Olimpo dei data scientist - Made in Italy che fa impazzire il Giappone - Il cielo (non) è il limite - Come colori - Polimisport: sempre in movimento - Giuriati, il centro sportivo si riqualifica al centro del Poli - Anno nuovo, reunion 20 - I giorni di Natta ci cureremo nel futuro? - I Navigli del domani - Aeroporto Marco Polo: destinazione 2027 - Viaggio verso Mercurio - Milano: come sarà nel 2020? - La Gazza del Poli - Il Mondo Nuovo: un paese senza barriere - La ciclopista più bella del mondo - Storia di un fuorisede, di una volta
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N°6 - AUTUNNO 2019
PROSSIMO NUMERO N°7 - PRIMAVERA 2020
Unisciti ai 1900 Alumni che rendono possibile la redazione, la stampa e la distribuzione di MAP. Modalità di pagamento:
· On line: sul portale www.alumni.polimi.it · Bollettino postale: AlumniPolimi Association – c/c postale: n.46077202 70€ 120€ Standard Senior Piazza Leonardo da Vinci 32, 20133 Milano · Bonifico bancario: Banca popolare di Sondrio Agenzia 21 – Milano IBAN: IT90S0569601620000010002X32 BIC/SWIFT: POSOIT2108Y · Presso il nostro ufficio: Politecnico di Milano, piazza Leonardo da Vinci, 32. Edificio 2, piano 1° Da lunedì a venerdì dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 14:00 alle 16:00
Contributi annuali possibili
250€ 500€ Silver
Gold
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MAP
Magazine Alumni Polimi La rivista degli architetti, designer, ingegneri del Politecnico di Milano Federico Colombo Direttore Esecutivo AlumniPolimi Association Dirigente Area Sviluppo e Rapporti con le Imprese, Politecnico di Milano Chiara Pesenti Dirigente Area Comunicazione e Relazioni Esterne, Politecnico di Milano Membri del Comitato Editoriale Margherita Cagnotto Responsabile Merchandising di Ateneo Politecnico di Milano Alessio Candido Communication and graphic designer AlumniPolimi Association - Politecnico di Milano Ivan Ciceri Fundraising Manager Politecnico di Milano Luca Lorenzo Pagani Communication Manager AlumniPolimi Association - Politecnico di Milano Francesca Saracino Head of CareerService Politecnico di Milano Diego Scaglione Head of Corporate Relations and Continuing Education - Politecnico di Milano Irene Zreick Coordinamento editoriale MAP AlumniPolimi Association - Politecnico di Milano
Better Days srl (www.betterdays.it) Progetto grafico: Stefano Bottura Caporedattore Betterdays: Valerio Millefoglie Redazione: Elisabetta Limone, Carmela Menzella, Giulio Pons, Giuseppe Tumino, Vito Selis, Paola Delicio Impaginazione: Giulia Cortinovis, Beatrice Mammi
Crediti Foto pag. 22: LabFoto Foto pag. 48-51: LabFoto
Stampa A.C.M. SpA - Torre del Greco (Na)
Editore e Proprietario AlumniPolimi Association Politecnico di Milano Presidente Prof. Enrico Zio Delegato del rettore per gli Alumni Delegato del rettore per il Fundraising individuale Piazza Leonardo da Vinci, 32 - 20133 Milano T. +39.02 2399 3941 - F. +39.02 2399 9207 alumni@polimi.it - www.alumni.polimi.it PIVA 11797980155 - CF 80108350150 Pubblicazione semestrale Numero 6 - Autunno 2019 Registrazione presso il Tribunale di Milano n°89 del 21 febbraio 2017
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1. DAL RETTORATO Il Politecnico si racconta
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6 5.005.618 EURO... E STIAMO ANCORA CONTANDO
8 UNA CASA (POLITECNICA) PER L'ITALIA IN CINA
2. RICERCA L'impatto del Poli sul futuro del mondo
24 QUI COSTRUIAMO IL FUTURO DEL MONDO PARTE 3
35 CIRC-EV: ECONOMIA CIRCOLARE AL POLITECNICO DI MILANO
IL POLI A RAGGI X
16 LAVORI IN CORSO: TOUR AI CANTIERI DEL NUOVO POLITECNICO
3. DIDATTICA Studiare al Politecnico
22 CINQUE NUOVI CORSI DI LAUREA PER STARE AL PASSO CON IL MONDO CHE CAMBIA
40 ALLA SCOPERTA DELLA GALLERIA DEL VENTO DEL POLITECNICO DI MILANO
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4. RESPONSABILITÀ SOCIALE Politecnico e alumni per un mondo più equo e sostenibile
54 L'INGEGNERE CON LA TESTA TRA GLI ASTEROIDI...
LA LEZIONE DELLA DIVERSITÀ
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...E L’INGEGNERE DEL METEO
LA MANO ROBOTICA, UMANA
6. DAL POLI AL TERRITORIO 5. INDUSTRIA Filo diretto tra il Poli e il mondo industriale
68 CIRCUITI ELETTRONICI 100, 1.000 VOLTE PIÙ VELOCI
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Trasformazioni urbane con DNA politecnico 2
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J+S
Park Associati / Alumnus Filippo Pagliani / Alumnus Michele Rossi
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Citterio - Viel & Partners
/ Alumnus Giancarlo Marzorati / Alumnus Federico Pella
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Tecnarc Progettisti Associati / Alumnus Roberto Taddia
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/ Alumnus Antonio Citterio / Alumna Patricia Viel
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Ecoritmi / Alumna Silvia Lista / Alumnus Ugo Gorgone
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Office for Metropolitan Architecture
Mobility In Chain
/ Alumnus Nicola Rossi
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/ Alumnus Federico Cassani
/ Alumnus Angelica Sylos Labini
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LA MILANO DEL FUTURO
Freyrie Flores Architettura / Alumna Antonella Flores / Alumnus Loepoldo Freyrie
/ Alumnus Ippolito Pestellini Laparelli
Laboratorio Permanente
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BOVISA A COLORI
Barreca & La Varra / Alumnus Gianandrea Barreca / Alumnus Giovanni La Varra
Està - Economia & Sostenibilità
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/ Alumnus Andrea Calori / Alumnus Marco Marangoni / Alumnus Marco Vedoà
7. SPORT, CAMPUS, LIFE Metrogramma
/ Alumnus Carlo Masera (completata nel 2018)
FABIO CANNAVALE, SERIAL STARTUPPER
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LE RICERCHE DI OGGI, CHE COSTRUISCONO IL DOMANI
/ Alumnus Andrea Boschetti
Vita da studente oggi
Citterio - Viel & Partners
/ Alumnus Antonio Citterio / Alumna Patricia Viel
Mobility In Chain
/ Alumnus Federico Cassani
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IL POLI: L'UNIVERSITÀ PER ESSERE SPORTIVI
IL NUOVO CENTRO SPORTIVO GIURIATI: POLI DA RECORD
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ANNO NUOVO, REUNION 20
I GIORNI DI NATTA
8. AMARCORD Cartoline dalla community politecnica
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DAL RETTORATO Il Politecnico si racconta
5.005.618 EURO…
E STIAMO ANCORA CONTANDO Lettera aperta del prof. Enrico Zio, delegato del rettore per gli Alumni, delegato del rettore per il Fundraising Individuale, presidente Alumni Politecnico di Milano di Enrico Zio
Cari Alumni, GRAZIE! Non c’è molto altro da dire, guardando le donazioni al nostro Politecnico nel triennio 2017-2019. 5.005.618 euro, circa la metà dei quali destinata a 276 borse di studio per i nostri studenti e il resto dedicato ad aggiornare 9 laboratori allo stato dell’arte, sviluppare 11 progetti di ricerca e supportare i lavori del Nuovo Campus di Architettura. È vero che siamo ben lontani dalle cifre degli Atenei statunitensi o del
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Nord-Europa, ma resta un risultato notevole per un’università italiana, a dimostrazione del valore della rete politecnica: una rete di persone illuminate, sempre vicine all’Ateneo con impegno e determinazione per pensare in grande assieme al Poli. Tante persone, è questo il vero valore: 23.405 di voi hanno scelto di devolvere al Poli il loro 5x1000, in 34.735 avete donato con l’iscrizione alla PolimiRun, in 4854 avete destinato all’Ateneo donazioni per importi di varia taglia, alcuni anche superiori ai 100.000 euro, in 4 hanno indica-
to il Poli come erede nei propri lasciti testamentari. Questi sono numeri importanti. Che aumentano l’entusiasmo e la motivazione di continuare a lavorare insieme per progetti futuri, con orgoglio politecnico. Torno quindi all’inizio di questa mia lettera, nella quale mi sono dilungato in “altro” contrariamente a quanto promesso in apertura, torno per dire semplicemente grazie a tutti voi che contribuite a supportare le iniziative del Politecnico di Milano, concretamente con il vostro appassionato impegno.
ENRICO ZIO - 52 anni Presidente Alumni Politecnico di Milano Delegato del Rettore per gli Alumni e per il Fundraising Individuale Alumnus Ingegneria Nucleare 1991 Alumnus PhD Ingegneria Nucleare 1996
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DAL RETTORATO Il Politecnico si racconta
UNA CASA (POLITECNICA) PER L’ITALIA IN CINA Lettera aperta agli Alumni dal rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta. In questo numero, uno sguardo sulle prospettive di internazionalizzazione dell’Ateneo e sulle ripercussioni positive che può avere per il sistema Italia di Ferruccio Resta
Cari Alumni, vi scrivo di rientro da un’incredibile esperienza in Cina, a Xi’an per l’esattezza, dove il Politecnico ha inaugurato la Joint School of Design and Innovation Centre. La nostra prima sede fisica al di fuori dei confini nazionali, un edificio di 11.000 metri quadri destinato a formazione e ricerca. Una “casa” che parla italiano nel cuore della Xi’an Jiaotong University, una delle “top 9” università cinesi, al centro delle strategie di sviluppo del governo locale che qui ha finanziato la costruzione di una città universitaria che aggiunge 2 milioni di abitanti ai suoi 10. Con la Xi’an Jiaotong University il Politecnico lavora da oltre 10 anni. Nel tempo le iniziative congiunte sono cresciute a tal punto da richiedere uno spazio dedicato:
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l’edificio che abbiamo inaugurato a settembre, progettato dai nostri professori Dorigatti e Salvadeo. Centrale rispetto al campus, a poche decine di metri dal rettorato, accoglierà 2.000 studenti e 100 docenti direttamente dal Politecnico. Tra gli obiettivi ci sono double degree e PhD congiunti; progetti di ricerca multidisciplinari, con la presenza e la partecipazione delle imprese, e nuove startup. Una vera e propria mini-università congiunta in cui studiare design, management, ingegneria elettrica, civile e aerospaziale (per ora; ma l’offerta didattica crescerà ancora) e in cui sviluppare summer schools, esposizioni e seminari. Una scelta che va nella direzione dell’internazionalizzazione e del-
la multidisciplinarità, che rispecchia la visione del Poli di avere un forte impatto sulla società che non si limiti alle mura cittadine o nazionali. I grandi problemi, le grandi domande che affrontiamo oggi travalicano questi confini. Noi facciamo altrettanto. I nostri rapporti con la Cina si estendono a diversi poli all’interno del sistema universitario e rappresentano uno dei principali volani della visione globale dell’Ateneo, tanto che dal 2004 abbiamo un prorettore dedicato, il prof. Giuliano Noci, vero tessitore delle relazioni con il Paese del Dragone. I primi double degree con Xi’an, in ingegneria elettrica, iniziarono già nel 2009. Da allora, ci sono voluti 10 anni di investimenti e di impegno per arrivare ai risultati di oggi.
Il rettore Ferruccio Resta insieme al prof. Wang Shu Guo, presidente della Xi An Jiaotong University, durante l’inaugurazione della Joint School of Design and Innovation Centre
Il testimone è passato nelle mani di tre rettori e nessuno ha mai messo in discussione l’importanza di questo progetto. Da Giulio Ballio, che ha avviato la macchina, a Giovanni Azzone, che ne ha guidato lo sviluppo, fino al compimento dell’ultimo miglio nel corso del mio mandato. Un legame, quello con la Cina, che ha radici profonde a livello politico ed economico. Riporto indietro le lancette al 2014, quando l’Italia ospitò il forum dell’innovazione sino-italiana e l’allora primo ministro Renzi decise di accogliere il Primo Ministro cinese proprio al Politecnico di Milano. Nel 2017, il Presidente Mattarella firmò con il Presidente Xi Jinping sette accordi bilaterali, uno dei quali fu, non a caso, la collaborazione tra il Poli-
tecnico e la Tsinghua University. Non dimentichiamo poi che recentemente l’Italia è stata la prima delle nazioni del G7 ad aderire alla Via della Seta. Ci unisce alla Cina un ampio patrimonio culturale e ci separa qualche innegabile differenza, ma questa collaborazione ha tutti i presupposti per dare buoni frutti: la capacità italiana di unire creatività e tecnologia per trovare soluzioni flessibili e l’abilità cinese di ingegnerizzare processi di grandi dimensioni sono due strumenti che si completano a vicenda. Questo, naturalmente, può avvenire se gli attori sono credibili, e in Cina, oggi, il Politecnico è un interlocutore di primo piano. È un soggetto riconosciuto perché fa promesse che sa mantenere, perché focalizza le ri-
sorse su iniziative di interesse nazionale rivolte alla crescita. Esattamente come quella realizzata oggi con la Xi’an Jiaotong University, un ponte che apre nuove strade non solo per la nostra università ma anche per i nostri attori di riferimento, primi fra tutti gli Alumni. Voglio dirlo chiaramente. Siamo di fronte a un nuovo inizio, non a un punto di arrivo. La casa cinese del Politecnico è anche la vostra. Costruiamo insieme un ponte per rafforzare i rapporti tra Italia e Cina e un punto d’accesso privilegiato all’interno delle politiche di sviluppo di una delle più grandi economie al mondo. Le porte sono aperte.
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PORTA LA TUA AZIENDA IN ATENEO
Il Career Service mette studenti e laureati del Politecnico di Milano in contatto diretto con il mercato del lavoro attraverso la creazione di partnership con le imprese. Tutto questo è possibile grazie agli Alumni oggi in azienda, nostri alleati nel consolidare le collaborazioni e aumentare le opportunità professionali per gli studenti del nostro Ateneo.
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350
aziende partner
400
eventi con le aziende in ateneo
10.000
studenti coinvolti ogni anno
Per diventare partner, contatta: Career Service - Politecnico di Milano www.careerservice.polimi.it aziende.careerservice@polimi.it 02.2399.2535
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DAL RETTORATO Il Politecnico si racconta
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IL POLI A RAGGI X CHI STUDIA AL POLI?
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CHI STUDIA POLI? CHI STUDIA ALAL POLI?
43.440 ragazzi 43.440ragazzi ragazzi 43.440
HANNO STUDIATO AL POLI NELL’ANNO ACCADEMICO 2018/2019 HANNO STUDIATO POLI NELL’ANNO ACCADEMICO2018/2019 2018/2019 HANNO STUDIATO ALAL POLI NELL’ANNO ACCADEMICO
STUDENTI TRIENNALI
STUDENTI MAGISTRALI
STUDENTI TRIENNALI STUDENTI TRIENNALI Ingegneria Ingegneria Ingegneria
STUDENTIMAGISTRALI MAGISTRALI STUDENTI Ingegneria Ingegneria Ingegneria
Architettura Architettura Architettura
Architettura Architettura Architettura
19.721 19.721 19.721 3.716 3.716 3.716
Design Design Design
2.648 2.648 2.648
33% 33% DONNE 33% DONNE
Design Design Design
12.738 12.738 12.738 3.151 3.151 3.151 1.466 1.466 1.466
6.530 stranieri 6.530stranieri stranieri 6.530
di cui di cui di cui provenienti provenientida daoltre oltre100 100 Paesi Paesi del del mondo, mondo, principalmente da provenienti da oltre 100 Paesi del principalmente da mondo, principalmente da CINA, INDIA, IRAN, TURCHIA
DONNE
67% 67% UOMINI 67% UOMINI
CINA, INDIA, IRAN, TURCHIA CINA, INDIA, IRAN, TURCHIA
UOMINI
11.838 studenti 11.838 studenti 11.838 studenti SI SI SONO LAUREATI SONO LAUREATINEL NEL2018 2018
SI SONO LAUREATI NEL 2018
LAUREA TRIENNALE LAUREA TRIENNALE Ingegneria LAUREA TRIENNALE Ingegneria Ingegneria 4.143 4.143 4.143 Architettura Architettura Architettura Design Design
Design
UNA PICCOLA UNA PICCOLA PERCENTUALE PERCENTUALE UNACONTINUA PICCOLA IN CONTINUA IN PERCENTUALE ALTRI ISTITUTI ALTRI ISTITUTI CONTINUA IN
ALTRI ISTITUTI
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998 998 998 895 895 895
ALCUNI ALCUNI ENTRANO ENTRANO ALCUNI NEL MONDO NEL MONDO ENTRANO DEL LAVORO DEL LAVORO NEL MONDO
DEL LAVORO
LAUREA LAUREA MAGISTRALE MAGISTRALE Ingegneria LAUREA MAGISTRALE Ingegneria Ingegneria MAGGIORPARTE PARTE LALA MAGGIOR CONTINUAGLI GLI CONTINUA LA MAGGIOR PARTE STUDIAL ALPOLI POLI STUDI CONTINUA GLI STUDI AL POLI
Architettura Architettura
Architettura Design Design
Design
ALCUNI ALCUNI PROSEGUONO PROSEGUONO ALCUNI CON UN MASTER CON UN MASTER PROSEGUONO O UN DOTTORATO O UN DOTTORATO CON UN MASTER
O UN DOTTORATO
3.952 3.952 3.952 1.316 1.316 1.316 534 534 534 LA MAGGIOR MAGGIOR LA PARTE ENTRA PARTE ENTRA LA MAGGIOR NEL MONDO NEL MONDO PARTE ENTRA DEL LAVORO DELMONDO LAVORO NEL
DEL LAVORO
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Il Poli è tra i migliori 150 atenei al mondo e continua a crescere nelle classifiche universitarie e nelle indagini occupazionali. Guardiamolo più da vicino COSA SI STUDIA AL POLI? COSA COSA SI SISTUDIA STUDIAAL ALPOLI? POLI? Focus sui 45 corsi di laurea magistrale Focus Focus sui sui45 45corsi corsididilaurea laureamagistrale magistrale
Aeronautical Engineering Aeronautical AeronauticalEngineering Engineering Architectural Design and History Architectural ArchitecturalDesign Designand andHistory History Architettura - Ambiente Costruito - Interni Architettura Costruito Architecture--Ambiente -Ambiente Built Environment Interiors Architettura Costruito---Interni Interni Architecture Built Environment Interiors Architecture - Built Environment - Interiors Architettura Architettura Architettura--delle Costruzioni Architettura Architettura delle Costruzioni Architettura delle Costruzioni Architettura e Disegno Urbano Architettura Disegno Urbano Architectureeeand Urban Design Architettura Disegno Urbano Architecture and Urban Design Architecture and Urban Design Automation and Control Engineering Automation and Control Engineering Automation and Control Engineering Building and Architectural Engineering Building and Architectural Engineering Building and Architectural Engineering Civil Engineering for Risk Mitigation Civil Engineering for Risk Mitigation Civil Engineering for Risk Mitigation Chemical Engineering Chemical Engineering Chemical Engineering ComputerScience Scienceand andEngineering Engineering Computer Computer Science and Engineering Designdella dellaComunicazione Comunicazione Design Communication Design Design della Comunicazione Communication Design Communication Design Design&&Engineering Engineering Design Design & Engineering Designfor forthe theFashion FashionSystem System Design Design for the Fashion System Digitaland andInteraction InteractionDesign Design Digital Digital and Interaction Design ElectronicsEngineering Engineering Electronics Electronics Engineering EngineeringPhysics Physics Engineering Engineering Physics Geoinformatics GeoinformaticsEngineering Engineering Geoinformatics Engineering Ingegneria Engineering IngegneriaBiomedica Biomedica- Biomedical - Biomedical Engineering Ingegneria Biomedica Biomedical Engineering Ingegneria IngegneriaCivile Civile- Civil - CivilEngineering Engineering Ingegneria Civile - Civil Engineering CYBER STRATEGY AND GOVERNANCE CYBERRISK RISK STRATEGY AND GOVERNANCE MOBILITY ENGINEERING CYBER RISK STRATEGY AND GOVERNANCE MOBILITY ENGINEERING BIOINFORMATICS FOR COMPUTATIONAL MOBILITY ENGINEERING GENOMICS BIOINFORMATICS FOR COMPUTATIONAL GENOMICS FOOD ENGINEERING BIOINFORMATICS FOR COMPUTATIONAL GENOMICS FOOD ENGINEERING DOPPIA LAUREA INFOOD MEDICINA E INGEGNERIA BIOMEDICA ENGINEERING DOPPIA LAUREA IN MEDICINA E INGEGNERIA BIOMEDICA
DOPPIA LAUREA IN MEDICINA E INGEGNERIA BIOMEDICA
Ingegneria dei Sistemi Edilizi Ingegneria dei Sistemi Edilizi Ingegneria Sistemi Edilizi Ingegneriadei della Prevenzione Ingegneria della Prevenzione e della Sicurezza nell’Industria di Processo Ingegneria della Prevenzione e della Sicurezza nell’Industria di Processo eIngegneria della Sicurezza nell’Industria Edile - Architetturadi Processo Ingegneria Edile - Architettura Ingegneria Edile - Architettura Electrical Engineer Electrical Engineer Electrical Engineer Ingegneria Energetica - Energy Engineering Ingegneria Energetica - Energy Engineering Ingegneria - Energy Engineering IngegneriaEnergetica per l’Ambiente e il Territorio Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio Environmental and Land Planning Engineering Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio Environmental and Land Planning Engineering Environmental and Land Planning Engineering Integrated Product Design Integrated Product Design Integrated Product Interior and SpatialDesign Design Interior and Spatial Design Interior and Spatial Design Landscape Architecture - Landscape Heritage Landscape Architecture - Landscape Heritage Landscape Architecture - Landscape Heritage Management Engineering Management Engineering Management Engineering Management of Built Environment Management of Built Environment Management of Built Environment Materials Engineering Nanotechnology Materials Engineering andand Nanotechnology Materials Engineering and Nanotechnology Mathematical Engineering Mathematical Engineering Mathematical Engineering Mechanical Engineering Mechanical Engineering Mechanical Engineering Music Acoustic Engineering Music andand Acoustic Engineering Music and Acoustic Engineering Nuclear Engineering Nuclear Engineering Nuclear Engineering Product Service System Design Product Service System Design Product Service System Design Space Engineering Space Engineering Space Engineering Sustainable Architecture Sustainable Architecture and Landscape Design and Landscape Design Sustainable Architecture and Landscape Design Telecommunication Engineering Telecommunication Engineering Telecommunication Engineering Urban Planning andand Policy Design Urban Planning Policy Design Urban Planning and Policy Design
55nuovi corsi nuovi corsi 5 nuovi corsi DALDAL 20192019
DAL 2019
SCOPRILI A PAGINA 22 22 SCOPRILI A PAGINA SCOPRILI A PAGINA 22 13
DAL POLI AL MONDO DEL LAVORO DAL POLI ALAL MONDO DEL LAVORO DAL POLI MONDO DEL LAVORO Durante gli studi... Durante gli gli studi... Durante studi...
NEL 2018... NELNEL 2018... 2018...
5.659 studenti 5.659 5.659studenti studenti
HANNO SVOLTO UN TIROCINIO PROFESSIONALE
HANNO SVOLTO UN TIROCINIO PROFESSIONALE HANNO SVOLTO UN TIROCINIO PROFESSIONALE
SONO STATI ORGANIZZATI TRASTUDENTI STUDENTIEEAZIENDE AZIENDE SONO STATI ORGANIZZATI TRA Le aziende vogliono incontrare i talenti già durante gliLestudi con vogliono obiettivi di orientamento, recruiting Le aziende vogliono incontrare i talenti giàdurante durante aziende incontrare i talenti già e employer branding gli studi con obiettivi di orientamento, recruiting gli studi con obiettivi di orientamento, recruiting e employer branding e employer branding
2.988 2.988 2.988 STUDENTI DI
189 189 189
LAUREA MAGISTRALE STUDENTI STUDENTI DI DI LAUREA MAGISTRALE LAUREA MAGISTRALE
INCONTRI INCONTRI CONINCONTRI AZIENDE CON AZIENDE CON AZIENDE
929929 STUDENTI929 DI MASTER,
1.742 1.742 1.742 STUDENTI DI STUDENTI DI
191 incontri 191 191incontri incontri
SONO STATI ORGANIZZATI TRA STUDENTI E AZIENDE
STUDENTI DI MASTER, DOTTORATO, STUDENTI DICORSI MASTER, DOTTORATO, CORSI DI PERFEZIONAMENTO DOTTORATO, CORSI DI PERFEZIONAMENTO DI PERFEZIONAMENTO
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FIERE FIERE DEL LAVORO FIERE DEL LAVORO DEL LAVORO
LAUREA TRIENNALE STUDENTI DI LAUREA TRIENNALE LAUREA TRIENNALE
8.958 8.958 STUDENTI 8.958 STUDENTI STUDENTI
11.000 11.000 STUDENTI 11.000 STUDENTI STUDENTI
NEL 2018... NEL 2018... NEL 2018...
10.500 annunci di lavoro 10.500 annunci di lavoro 10.500 annunci di lavoro
SONO STATI SUL SITO SERVICE (www.careerservice.polimi.it) SONOPUBBLICATI STATI PUBBLICATI SULDEL SITOCAREER DEL CAREER SERVICE (www.careerservice.polimi.it) DALLE AZIENDE CHE SUL VOGLIONO ASSUMERE LAUREATI DEL POLITECNICO DALLE AZIENDE CHE VOGLIONO ASSUMERE LAUREATI DEL POLITECNICO SONO STATI PUBBLICATI SITO DEL CAREER SERVICE (www.careerservice.polimi.it) DALLE AZIENDE CHE VOGLIONO ASSUMERE LAUREATI DEL POLITECNICO
6.241 6.241 6.241 CONTRATTI CONTRATTI
2.104 2.104 2.104 CONTRATTI CONTRATTI
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Dopo la laurea... IL POLITECNICO DI MILANO CONDUCE CON CADENZA ANNUALE UN’INDAGINE OCCUPAZIONALE SUIDopo LAUREATIla 1laurea... ANNO DAL CONSEGUIMENTO DELMILANO TITOLO.CONDUCE QUESTI DATI FANNO RIFERIMENTO ALL’INDAGINE SVOLTA NEL 2019 POLITECNICO CON CADENZA ANNUALE UN’INDAGINE OCCUPAZIONALE Dopo laA laurea... ILIL POLITECNICO DI DI MILANO CONDUCE CON CADENZA ANNUALE UN’INDAGINE OCCUPAZIONALE SUI LAUREATI MAGISTRALI 2017
SUILAUREATI LAUREATIAA1 1ANNO ANNODAL DAL CONSEGUIMENTO DEL TITOLO. QUESTI DATI FANNO RIFERIMENTO ALL’INDAGINE SVOLTA NEL 2019 SUI CONSEGUIMENTO DEL TITOLO. QUESTI DATI FANNO RIFERIMENTO ALL’INDAGINE SVOLTA NEL 2019 SUILAUREATI LAUREATIMAGISTRALI MAGISTRALI2017 2017 SUI
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DEI LAUREATI MAGISTRALI STRANIERI
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DETERMINATO
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5% 5% ALTRO 5% ALTRO ALTRO
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1.5
DAL RETTORATO Il Politecnico si racconta
LAVORI IN CORSO: TOUR AI CANTIERI DEL NUOVO POLITECNICO
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Nella primavera 2018, il prorettore Emilio Faroldi raccontò agli Alumni, dalle pagine di MAP, i progetti per il Poli degli anni a venire. Ăˆ passato un anno e mezzo e oggi quei progetti li vediamo in opera nei cantieri che nel 2020 daranno un nuovo volto ai campus del nostro Ateneo di Lorenzo Palmeri e Irene Zreick - foto di Enrico Cano e Stefano Bottura
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Uno dei temi centrali dell'Architettura è il dibattito su quanto la qualità dello spazio influenzi le azioni e i comportamenti e, quindi, sia direttamente correlata con la qualità della vita. Qui al Politecnico oggi questo dibattito trova terreno di sperimentazione. Da anni infatti l’Ateneo è impegnato nella riqualificazione dei campus e quartieri che li ospitano, per i quali rappresenta un importante fattore di sviluppo. Ha dato il via alle danze, nel 2016, la riqualificazione di piazza Leonardo da Vinci, i cui oneri il Politecnico ha diviso con il Comune di Milano: «I rettori, i docenti e gli studenti passano. Quello che resta è il Politecnico di Milano, dobbiamo farlo bene», commenta il rettore Ferruccio Resta, «e l’università ha un ruolo importante nel rapporto con il territorio. Il Politecnico accoglie con orgoglio questa responsabilità in termini di cura degli spazi come in tanti altri ambiti di responsabilità sociale». I GIARDINI DI LEONARDO Chi ha studiato in “piazza Leo” ricorda senza dubbio i giardini del retto-
Nelle foto la riqualificazione dei Giardini del Campus Leonardo
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rato, con i suoi alberi ombrosi e i tavoli all’aperto su cui studiare o passare le pause estive con i compagni di corso. Mentre scriviamo, questi spazi sono sottosopra: i cantieri dei Giardini di Leonardo concluderanno i lavori di ristrutturazione nell’autunno del 2019. Il prof. Emilio Faroldi, prorettore del Politecnico e delegato del rettore all'Edilizia, Spazi e Sostenibilità, ci accompagna “dietro le quinte” per immaginare il Politecnico di domani. «Al centro della riflessione ci sono i nostri studenti, che nei decenni sono cambiati. È cambiato anche il modo di studiare, insegnare, vivere l’università. Oggi il Poli non è più solo un posto dove fare esami, ma un luogo in cui è nata la consapevolezza che studenti, docenti e ricercatori passano qui la maggior parte del loro tempo. E l’architettura lo sa da sempre: uno spazio bello, pulito, razionale, favorisce le attività e il pensiero». Sono queste le premesse che guidano tutte le ristrutturazioni in corso e che qui, nei Giardini di Leonardo, danno nuova vita agli spazi verdi, creano nuovi percorsi pedona-
li e isole all’aperto in cui studiare da soli o insieme ai compagni, su grandi tavoli, in aree completamente cablate, protette e funzionali tutto l’anno. Niente più parcheggi: la pedonalizzazione del Campus Leonardo è uno dei punti cardine dei lavori, che prevedono una completa ripavimentazione dei viali interni, ormai consumati da generazioni e generazioni di passaggi. La progettazione è stata affidata al VIVIPolimiLab, un laboratorio creato ad hoc per occuparsi del nuovo Politecnico, un “collettivo progettuale” formato da progettisti e professionisti coinvolti per interpretare e rispondere adeguatamente alle mutevoli richieste del lavoro. «Gli esseri umani finiscono per abituarsi al peggio», sostiene Faroldi, «alla mancanza di qualità, persino alla costrizione, fino a non accorgersene più, ed è proprio lì che la visione e l'intervento del progettista riportano luce e ordine negli spazi dedicati alla vita». I siti dei cantieri e i progetti in corso sono tantissimi, su tutti i campus del Politecnico, pianificati per diversi anni. Anche la facciata principale in piazza Leonar-
Nelle foto la riqualificazione dell'edificio Trifoglio, progettato nel 1961 da Gio Ponti, e delle aree annesse
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do da Vinci è soggetta a ristrutturazioni, come tanti siti nei due campus della Bovisa, Durando e La Masa. IL NUOVO CAMPUS DI ARCHITETTURA Dai Giardini di Leonardo proseguiamo verso il Campus di Architettura, in via Bonardi. Mentre ci conduce nel sottopassaggio, al momento chiuso al pubblico, Faroldi continua a descrivere il Politecnico del futuro e usa il termine “casa”. Racconta di un luogo «Caratterizzato da una qualità abitativa degli spazi, dalla voglia di renderlo vivo ventiquattro ore al giorno, sempre aperto per chi vuole frequentarlo e sentirlo proprio». Il progetto si riappropria di molti degli spazi comuni dell’Ateneo, zone una volta percepite solo come di passaggio, senza altra funzione che condurre da un luogo all’altro, e che adesso invece prendono vita. Il sottopassaggio apre al cantiere del nuovo Campus di Architettura, pensato a partire da un’idea donata al Poli dall’architetto e Alumnus Renzo Piano e sviluppata negli esecutivi dallo studio Di Blasi. «Non si tratta solo di riqualificare aule e edifici
Nelle foto i cantieri del Campus di Architettura e del Trifoglio
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accademici», spiega Faroldi, «ma di sperimentare una nuova idea di città: più verde, a misura d’uomo, capace di dare spazio a energie creative e valorizzare il lavoro come il tempo libero». Il nuovo Campus ospita un polo di eccellenza internazionale per la ricerca e l’innovazione in architettura, il vecchio Sottomarino lascia il posto a un nuovo laboratorio modelli, il Trifoglio e la Nave verranno ristrutturati rispettando la memoria storica. Nasceranno quattro nuove aule e una nuova Aula Magna, oltre a nuovi edifici integrati nell’ambiente attraverso tappeti d’erba e nuovi alberi, che li renderanno quasi invisibili dalla strada: i passanti vedranno un giardino che darà direttamente sugli edifici storici. L'architetto Marco Medizza, direttore dei lavori, fa da guida e racconta la zona del Trifoglio, «Tra gli input di Renzo Piano, c’è l’idea di spostare il più possibile le strutture sui bordi in modo da liberare il centro, renderlo vivo ed accogliente grazie a camminamenti e a tanto verde. La volontà è quella di cucire le diverse zone tra di loro, per
formare un percorso coerente e piacevole che enfatizzi al contempo gli edifici esistenti». Il cantiere, che verrà consegnato entro il 2020, è anche un laboratorio a cielo aperto per gli studenti, che hanno l’occasione di toccare con mano tutti i dettagli nelle varie fasi di lavoro. UN PROGETTO DI TUTTI Il progetto rivela la tensione a voler allargare i confini del Politecnico alla zona circostante, o meglio, a far entrare la città nell’Ateneo, renderlo una parte del tessuto sociale, vivibile non solo per chi ci studia o lavora ma anche per chi vive quotidianamente il quartiere. Anello fondamentale di questo dialogo è la comunità politecnica, che in questa occasione si è dimostrata pronta a sostenere la riqualificazione del campus anche da un punto di vista economico: mentre scriviamo (settembre 2019), la conta è di 616.818 euro, donati da Alumni e amici del Poli, che abbracciano i valori politecnici e hanno voglia di essere parte della crescita dell’Ateneo e di Milano.
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2.1
DIDATTICA
Studiare al Politecnico
CINQUE NUOVI CORSI DI LAUREA PER STARE AL PASSO CON IL MONDO CHE CAMBIA Nell’autunno 2019, il Politecnico lancia cinque nuovi corsi di laurea magistrale innovativi sia per metodo sia per contenuti. Cinque nuovi percorsi in inglese per gli studenti politecnici che vogliono imparare a gestire con agilità la complessità del mondo contemporaneo e a guidare il cambiamento nei prossimi decenni “Fare sistema” è una filosofia profondamente radicata nel DNA politecnico. Da sempre all’ascolto del contesto industriale e sociale, oggi il Poli cerca il dialogo anche con le altre eccellenze universitarie, per condividere le migliori competenze al mondo e mettere insieme risorse e idee, convinto più che mai che le sfide poste dalla contemporaneità richiedano riflessioni corali. Da questo dialogo emerge la necessità di innovare la formazione universitaria: il 2019-2020 vede nascere al Poli cinque nuovi corsi di laurea, tutti in inglese, in collaborazione con partner aziendali o con altre università eccellenti del panorama milanese. Stretto rapporto con l’industria, valorizzazione del Made in Italy e contaminazione tra saperi e tecnologie sono gli elementi chiave di questa innovazione formativa, che porterà alla nascita di cinque nuove figure professionali uniche al mondo.
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LAMBERTO DUÒ - 57 anni Delegato del rettore alla Didattica Alumnus Polimi Ingegneria Elettronica
«In un mondo in continuo mutamento, anche la formazione deve evolvere per stare al passo coi tempi, vogliamo dare ai nostri studenti gli strumenti migliori per costruire il proprio futuro»
ENGLISH
BIOINFORMATICS FOR COMPUTATIONAL GENOMICS Corso di Laurea Magistrale congiunto
Il rapporto sempre più stretto tra salute e tecnologia, che porta sempre di più l’ingegneria dentro gli ospedali, corrisponde a una forte richiesta da parte del mercato del lavoro. Il Politecnico di Milano, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, risponde con il primo corso di studi in Italia e uno dei pochissimi nel mondo a formare i genome data scientists del futuro, ingegneri con un profilo multidisciplinare capaci di coniugare conoscenze scientifiche sulle basi biomolecolari delle scienze della vita con conoscenze specialistiche sulle tecnologie più avanzate di analisi bioinformatica e genomica.
La stessa convergenza di medicina e ingegneria rappresenta uno dei maggiori fattori di sviluppo per Milano e motore che può rendere l’Italia propulsore di una sanità all’avanguardia e accessibile a tutti. Politecnico di Milano e Humanitas University raccolgono la sfida con il nuovo corso di laurea internazionale in Medicina. Si tratta del primo caso al mondo, che vedrà nascere la figura del medico-ingenere: un percorso formativo di 6 anni, basato su metodologie innovative e interattive quali il Research-Based Learning, il Problem-Based Learning, il Case Method e il portfolio di competenze, al termine del quale i laureati avranno il doppio titolo di medico e ingegnere biomedico.
CYBER RISK STRATEGY AND GOVERNANCE
ENGLISH
Corso di Laurea Magistrale congiunto
MOBILITY ENGINEERING Corso di Laurea Magistrale
MEDTEC SCHOOL Doppia Laurea
È il primo corso di laurea magistrale congiunto università Bocconi e Politecnico di Milano. Fornirà gli strumenti necessari per comprendere, valutare e governare opportunità e minacce derivanti dall’utilizzo pervasivo delle tecnologie digitali. Questi studi formeranno figure professionali sempre più indispensabili in tutti i settori e che potranno ricoprire ruoli apicali, come quello del Cyber risk and security manager e del Data protection and security manager.
Un percorso unico nel suo genere a livello nazionale che formerà ingegneri alimentari, professionisti capaci di coniugare competenze tecniche e gestionali, chimiche e agroalimentari. Il corso risponde alle richieste di innovazione provenienti dal mondo delle imprese e alla necessità di potenziamento di un settore sempre più strategico per lo sviluppo economico del sistema-paese. È stato progettato con la consulenza di 7 partner aziendali: Esselunga, Goglio, Granarolo, Nestlé, Number1, Unilever Italia e Unitec, che affiancheranno gli studenti con opportunità concrete, nazionali e internazionali, e sosterranno le attività didattiche con seminari, visite tecniche, tesi in azienda, stage e borse di studio. ENGLISH
ENGLISH
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FOOD ENGINEERING Corso di Laurea Magistrale
Città sempre più smart, vettori innovativi, collegamenti nazionali e internazionali sempre più complessi, problemi di sicurezza e impatto ambientale: i futuri ingegneri della mobilità saranno esperti della mobilità a 360° dalle infrastrutture terrestri (strada e rotaia) e dai sistemi regolatori e di sicurezza per passare all’erogazione di servizi di mobilità e agli scenari futuri di innovazione. Un ruolo centrale nella nascita del percorso è stato svolto dai 13 enti e industrie leader del settore che hanno collaborato con l’Ateneo per offrire attività di didattica innovativa: Alstom Italia, Ansaldo STS, ATM, Brebemi, Brescia Mobilità, EvoBUS Italia S.p.A, Gruppo FS Italiane, Hitachi Rail, ItalScania, Lucchini RS, Mermec, Metra, Trenord, che anche in questo caso sosterranno le attività didattiche con seminari, visite tecniche, tesi in azienda, stage e borse di studio.
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3.1 RICERCA QUI COSTRUIAMO IL MONDO DEL FUTURO L'impatto del Poli sul futuro del mondo
SPECIALE ERC PARTE 3°
Continuiamo il nostro viaggio attraverso le ricerche degli scienziati politecnici. In questa nuova puntata di "Speciale ERC" vi raccontiamo la ricerca di frontiera che si svolge ogni anno nelle aule e nei laboratori del Poli AL POLITECNICO DI MILANO DAL 2008
21 SCIENZIATI ERC
che il Politecnico ha accolto, in totale
32 PROGETTI ERC
sviluppati al Politecnico
43 MILIONI DI EURO
arrivati al Politecnico dalla Commissione europea con i progetti ERC
Accogliere ricercatori ERC significa anche avere la possibilità di assumere nuovi dottorandi e post-doc, e investire nuove risorse su laboratori all'avanguardia.
CREATI O POTENZIATI 14 LABORATORI
grazie agli investimenti nell'ambito dei progetti ERC
I MIGLIORI SCIENZIATI IN EUROPA • Solo gli scienziati leader in Europa accedono a un “grant” (cioè a un finanziamento) ERC. Si tratta di un finanziamento alla ricerca di base erogato dalla Commissione europea • Ogni ERC, del valore compreso tra 150 mila e 10 milioni di euro, è assegnato al singolo ricercatore, su criteri che tengono in considerazione anche la sua carriera, oltre all’originalità e all'innovatività del progetto • Uno scienziato ERC può scegliere di portare il proprio progetto in qualsiasi istituto di ricerca in Europa
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I 21 SCIENZIATI ERC AL POLI TRANGOL ME
Scoprili nelle pagine successive
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IN CORSO
OTOGNELL SC
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IN QUESTO NUMERO...
MATT EO
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ROSSI NA Riscoprili su MAP numero 5 Primavera 2019
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
Numero 5 _ Primavera 2019
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NELLE PUNTATE PRECEDENTI...
Alumni, il biglietto da visita del Politecnico di Milano - Il Poli sotto la lente d'ingrandimento - Dove va il tuo 5x1000: il Poli per il sociale - Qui costruiamo il mondo del futuro - Un ingegnere in sala operatoria - Il primo italiano nell’Olimpo dei data scientist Made in Italy che fa impazzire il Giappone - Aerei per il futuro - Come ci cureremo nel futuro? - I Navigli del domani - Aeroporto Marco Polo: destinazione 2027 - Viaggio verso Mercurio Bepicolombo - Campus Bonardi: come sarà nel 2020? - La Gazza del Poli Il Mondo Nuovo: un paese senza barriere - La ciclopista più bella del mondo - Tuv Italia - Storia di un fuorisede, di una volta
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ALTRI SCIENZIATI ERC AL POLITECNICO
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CONCLUSI
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ALBERTO
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I progetti ERC hanno una durata massima di 5 anni. Questi scienziati hanno concluso il proprio progetto ERC, ma la ricerca continua…
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PROBLEMI, ROMPICAPI, DOMANDE La ricerca di frontiera legata ai grant ERC è quello che si chiama “investigator driven” o “bottom up”. È cioè spinta dall’iniziativa degli scienziati e indipendente dalle priorità che di solito guidano, per esempio, la ricerca industriale. È ricerca pionieristica e risponde al bisogno di spostare sempre più lontano il confine di ciò che conosciamo, come collettività.
Se ti sei perso la scorsa puntata scoprila su www.alumni.polimi.it
Identifica nuove opportunità e direzioni e apre nuovi campi di ricerca a volte ancora inesplorati; è anche una cartina tornasole che indica quali siano le domande più urgenti che guidano i ricercatori in tutto il mondo e che possono avere un impatto importante sulla società
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Schede redatte da Matteo De Giuli, giornalista scientifico, collabora con Radio3 Rai, al microfono a Radio3 Scienza
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La malattia di Alzheimer ed il morbo di Parkinson sono patologie neurodegenerative altamente invalidanti, che colpiscono il nostro cervello con un declino inarrestabile, portando alla perdita progressiva delle funzioni cerebrali. Non esistono ad oggi strategie terapeutiche efficaci per rallentare o bloccare il decorso di tali patologie perché conosciamo ancora poco le cause alla base del loro insorgere. Nell’ultimo decennio, un gruppo sempre più folto di medici e biologi ha rivalutato un’ipotesi avanzata più di un secolo fa da Il'ja Il'ič Mečnikov, premio Nobel per la medicina e la fisiologia del 1908: la presenza di una flora batterica intestinale sana e l’assunzione di alcuni ceppi batterici selezionati avrebbero effetti positi-
vi su invecchiamento cerebrale e longevità. Questa intuizione ha portato alla formulazione del concetto noto come asse microbiota-intestino-cervello, secondo il quale ci sarebbe una connessione bidirezionale e continua tra la microflora (chiamata collettivamente “microbiota”) intestinale e il nostro cervello. Negli ultimi decenni, molte evidenze sperimentali hanno supportato l’ipotesi che il microbiota intestinale, se alterato da cattive abitudini alimentari o stili di vita errati, possa partecipare all’innesco delle patologie neurodegenerative attraverso meccanismi biochimici complessi coinvolti nell’asse. Il progetto MINERVA vuole contribuire alla comprensione dei meccanismi molecolari che legano processi neurodegenerati-
vi e microbiota intestinale. Per farlo, Carmen Giordano propone in MINERVA una strategia ingegneristica innovativa: costruire una piattaforma multiorgano basata su una tecnologica di avanguardia nota come “organ-on-chip” e modelli cellulari complessi che per la prima volta ricreeranno in laboratorio le connessioni molecolari dell’asse microbiota-intestino-cervello. Il dispositivo bioingegneristico riprodurrà alcune caratteristiche chiave degli organi e dei sistemi biologici coinvolti nell’asse: il microbiota; l’epitelio intestinale; il sistema immunitario; la barriera ematoencefalica che protegge il nostro cervello dall’attacco di molecole e agenti esterni; il cervello. Avere un modello ingegnerizzato dell’asse potrà aiutare a testare l’ipotesi che lega microbiota intestinale e salute umana, portando in futuro allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche volte a migliorare la qualità della vita di pazienti e familiari che si ritrovano a convivere con gli effetti causati dalle patologie neurodegenerative tutti i giorni.
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UN NUOVO SISTEMA DI CALCOLO PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE RESCUE | RESISTIVE-SWITCH COMPUTING BEYOND CMOS
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DANIELE IELMINI Professore ordinario di Elettronica dello stato solido Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria Alumnus Ingegneria Nucleare e PhD Nucleare Sovvertire l’idea tradizionale di computer, costruire circuiti elettronici innovativi, raggiungere una velocità di calcolo mai raggiunta prima, rivoluzionare l’intelligenza artificiale. Daniele Ielmini e il suo team lavorano già da anni al progetto RESCUE, che ha come obiettivo lo sviluppo di una nuova tecnologia capace di eseguire operazioni di calcolo in memoria: computer radicalmente diversi da
www.rescue.polimi.it
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12 persone
quelli convenzionali. Nei computer digitali, infatti, la memoria è separata dall’unità di calcolo (CPU): e così, semplificando un po’, la CPU prende i dati dalla memoria, esegue i calcoli e rimette nella memoria i risultati, passaggi che allungano i tempi di elaborazione. Il progetto RESCUE vuole ripensare il concetto stesso di calcolo rendendo possibile l’elaborazione dei dati direttamente nella memoria. Nuove tecnologie in cui le memorie non sarebbero insomma solo luoghi dove depositare informazioni ma potrebbero svolgere direttamente operazioni algebriche, in maniera veloce ed energicamente efficiente. Seguendo questo paradigma, il team ha costruito, per esempio, calcolatori neuromorfici, che si ispirano al cervello, in cui le memorie possono svolgere un ruolo simile a quello delle sinapsi, di collegamento plastico e modificabile tra i vari neuroni. Nell’ambito di
RESCUE è nata poi l’idea per il progetto CIRCUS: realizzare circuiti in grado di trovare la soluzione di un sistema algebrico complesso in un solo passo computazionale. Oggi, con i tradizionali computer, è necessario iterare diversi passaggi prima di poter trovare la soluzione di problemi di questo tipo, come ad esempio un sistema di equazioni con N equazioni ed N incognite, il che comporta un dispendio di tempo ed energia. Le speciali memorie costruite da Ielmini e dal suo team sono invece capaci di risolvere in una sola operazione problemi matriciali complessi come questo, che sono alla base del funzionamento delle intelligenze artificiali, offrendo così una tecnologia integrabile, versatile e veloce: un nuovo schema computazionale che supera persino i computer quantistici, sia in termini di prestazioni, sia in termini dell’economicità dei sistemi di elaborazione.
LUCE LASER PER TERAPIE TUMORALI MINI-INVASIVE LASER OPTIMAL | LASER ABLATION: SELECTIVITY AND MONITORING FOR OPTIMAL TUMOR REMOVAL #Ingegneria #Misure #Laser #Nanotecnolgie #Temperatura
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Ogni anno in Italia si registrano più di 10.000 nuovi casi di tumore al pancreas, pari al 4% di tutte le nuove diagnosi di cancro. Eseguire una diagnosi precoce per questo tipo di tumori è ancora difficile. Nei rari casi (circa il 20%) in cui si riesce a individuare il tumore quando è ancora localizzato, si ricorre alla chirurgia. Ma il pancreas ha stretti rapporti anatomici con gli organi circostanti e la sua posizione è difficile da aggredire, e così l’operazione chirurgica è invasiva e complessa. Da qualche tempo stiamo però assistendo a una forte spinta verso procedure chirurgiche che siano il meno invasive possibile per il paziente sia durante il trattamento, che dopo la procedura. Tra le varie tecniche mini-invasive si sta facendo spazio la termoablazione, che consente di indurre incremento controllato di temperatura, per indurre necrosi coagulativa in forme localizzate di tumore. L’operazione è svolta attraverso l’inserimento di una particolare sonda che deposita energia direttamente nel sito tumorale. L’obiettivo del progetto LASER OPTIMAL, a cui lavorano Paola Saccomandi e il suo team, è quello di ottimizzare la tecnica della termoablazione laser: indurre e controllare cioè, grazie al laser, un danno termico che colpisca esclusivamente il tumore e il margine di sicurezza dei dintorni, lasciando intatto il tessuto e le strutture anatomiche circostanti. Il progetto LASER OPTIMAL mira a definire una piattaforma terapeutica che risponda al paradigma della minima invasività, che permetterebbe la pianificazione del trattamento, il monitoraggio in tempo
5 persone
reale dei suoi effetti e la possibilità di intervenire per correggere o migliorare la procedura. Si compone, infatti, di tre parti principali: lo sviluppo di modelli matematici per predire l’efficacia del trattamento proposto, il monitoraggio della distribuzione della temperatura in corrispondenza del tumore che viene sottoposto ad ablazione laser, e l’utilizzo di nanoparticelle per rendere selettivo il trattamento e limitare il danno termico al solo tumore.
PAOLA SACCOMANDI Professore associato di Misure e Strumentazione Industriale Dipartimento di Meccanica
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MATTEO MAESTRI Professore ordinario di Ingegneria Chimica Dipartimento di Energia Alumnus Ingegneria Chimica, PhD Ingegneria Chimica I catalizzatori eterogenei sono materiali che permettono di aumentare selettivamente la velocità di alcune reazioni. Svolgono un ruolo di primissimo piano nell'economia mondiale sia nell'ambito della chimica industriale per la produzione di prodotti e intermedi chimici, sia nell'ambito dell'energia e dell'abbattimento di inquinanti. Ottenere produzioni più efficienti e più sostenibili per l'am-
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12 persone
biente è una delle sfide tecnologiche più urgenti per la nostra società, e la strada per arrivarci passa attraverso una dettagliata comprensione del fenomeno catalitico a livello atomico che permetterebbe lo sviluppo e l'ingenerizzazione di nuovi materiali e processi catalitici. Proprio questo è l'obiettivo del progetto SHAPE: Matteo Maestri e il suo team lavorano infatti allo sviluppo di modelli microcinetici che siano in grado di descrivere i cambiamenti della struttura di un catalizzatore in reazione. Una volta disponibili, questi modelli ci aiuterebbero a comprendere nel dettaglio come funziona il processo catalitico a livello atomico: sulla base di queste informazioni si potrebbe capire, per esempio, perché un catalizzatore funzioni in certe condizioni operative, perché si disattivi in altre, e quali siano invece le
strutture che permettono delle prestazioni avanzate o migliorate. La metodologia di analisi che viene sviluppata con questo progetto costituisce un passo fondamentale verso una comprensione su scala atomica dei processi catalitici industriali e pone le basi per l'utilizzo della struttura atomica del catalizzatore come variabile ingegneristica di progetto all'interno del processo catalitico. Questo approccio apre, di fatto, nuovi e attualmente inaccessibili spazi per l'ottimizzazione di processi industriali esistenti, per lo sviluppo di nuove produzioni, come l'identificazione di nuovi materiali, e per ottenere prestazioni più efficienti e sostenibili per l'ambiente, grazie alla progettazione alla nanoscala del materiale catalitico.
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UNA NUOVA MOLECOLA ELASTICA ISPIRATA AGLI INSETTI MINIRES | A MINIMALIST PEPTIDE ELASTOMER
#Chimica #Materiali #Biomedicina #Cosmetica
2018 - 2019
150.000 €
3 persone
PIERANGELO METRANGOLO Professore ordinario di Fondamenti Chimici delle Tecnologie Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica "Giulio Natta" Alumnus Ingegneria Chimica e PhD Chimica Industriale
Il prof. Metrangolo (terzo da destra) alla premiazione Switch2Product 2017
Una nuova molecola ispirata a quelle coinvolte nei meccanismi di salto di pulci e cavallette. Facile da produrre, economica, con una struttura chimica semplice e dalle tante possibili applicazioni. MINIRES nasce dall’ampio lavoro di ricerca di base portato avanti in questi anni da Pierangelo Metrangolo e dal suo team, composto da Francesca Baldelli Bombelli e Andrea Pizzi, nel campo delle modifiche chimiche di amminoacidi e peptidi. L’ispirazione per MINIRES viene dalla resilina, quella particolare proteina naturale,
con proprietà elastiche, che costituisce le strutture flessibili degli insetti. Il team ha selezionato una sequenza di soli 7 amminoacidi tra i 600 di cui è composta la resilina e ha modificato chimicamente la sequenza tramite alogenazione – sostituendo in questo caso alcuni atomi di idrogeno con il bromo. Ha scoperto così che, proprio grazie a questa modifica chimica, la molecola ridotta, pur avendo solo un centesimo delle dimensioni della proteina di partenza, ne riproduceva comunque le stesse proprietà elastomeriche.
I principali campi di applicazione non riguardano solo la produzione di materiali elastomerici comuni come elastici, molle, guarnizioni e adesivi, ma anche la cosmetica, per materiali filler che rendono la pelle più elastica, e la biomedicina, con la fabbricazione di materiali e dispositivi come vasi sanguigni artificiali e protesi, che avranno il vantaggio di essere molto semplici da produrre, dai costi bassi e facili da modificare ulteriormente.
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TRASFORMARE LE CELLULE STAMINALI IN FARMACI RIGENERATIVI NICHOID | MECHANOBIOLOGY OF NUCLEAR IMPORT OF TRANSCRIPTION FACTORS MODELED WITHIN A BIONGINEERED STEM CELL NICHE. #Bioingegneria #Biomateriali #Salute #Nanofabbricazione
2015 - 2020
1.903.000 €
10 persone
MANUELA TERESA RAIMONDI Professore ordinario di Bioingegneria Dipartimento di Chimica, Materiali ed Ingegneria Chimica “Giulio Natta” Alumna Ingegneria Meccanica e PhD in Bioingegneria La cosiddetta “medicina rigenerativa” è quella nuova branca della medicina nata con l’obiettivo di riparare organi e tessuti malati sostituendo cellule patologiche con cellule nuove, rigenerate a partire dalle cellule staminali del paziente. Le cellule staminali mesenchimali, in particolare, hanno un ruolo di prima importanza in questo campo: sono le cellule responsabili della rigenerazione continua dei nostri tessuti muscolo-scheletrici, favoriscono i processi di guarigione e hanno capacità anti-infiammatorie. Nei nostri corpi le cellule staminali mesenchimali sono confinate in piccoli ambienti, le cosiddette “nicchie” anatomiche, che ne garantiscono la funzionalità. Al di fuori del corpo umano, però, la loro funzionalità è ostacolata proprio dall’assenza di questa condizione di confinamento, e ciò le ha rese a lungo difficili da far moltiplicare in laboratorio al fine di arrivare ad un uso medico. L’idea alla base del progetto NICHOID è quella di ricreare in maniera artificiale l’architettura dei contenitori anatomici delle cellule mesenchimali, grazie a un substrato costituito da una matri-
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ce di strutture sintetiche per la cultura cellulare. Delle nicchie artificiali, della dimensione di pochi micron, che sono state ribattezzate “nicchioidi”. Vengono fabbricate in collaborazione con i fisici del Politecnico e del CNR, utilizzando un particolare raggio laser che emette impulsi di luce ultra brevi per creare delle strutture tridimensionali all'interno di speciali resine polimeriche. Una volta costruiti, i “nicchioidi” offrono alle staminali un ambiente tridimensionale che simula quello dei tessuti viventi. All’interno dei nicchioidi, le cellule staminali mesenchimali possono così essere coltivate in modo controllato, e se ne può pilotare la crescita – con l’obiettivo di trasformarle in una sorta di farmaco cellulare. Una tecnologia di questo tipo potrebbe infatti venir utilizzata per la cura delle malattie in cui è cruciale ridurre l’infiammazione e stimolare la rigenerazione dei tessuti danneggiati: infarti cardiaci, le-
sioni del midollo spinale, artrosi e malattie neurodegenerative. A oggi il lavoro di Manuela Raimondi e del suo team ha già prodotto dei prototipi di nicchioide che si sono dimostrati efficaci nel mantenimento della staminalità di vari tipi di cellule staminali. È nato così anche MOAB, progettoERC-PoC di trasferimento tecnologico ideato per integrare il nicchioide in camerette di coltura per la realizzazione di test farmaceutici.
www.nichoid.polimi.it
NANOCRISTALLI PER CELLE SOLARI PIÙ EFFICIENTI PAIDEIA | PLASMON INDUCED HOT ELECTRON EXTRACTION WITH DOPED SEMICONDUCTORS FOR INFRARED SOLAR ENERGY #Chimica #Energia #Fotovoltaico #Ingegneria #Fisica
2019 - 2024
1.800.000 €
La società umana è affamata di energia, e il Sole è la nostra maggiore fonte di energia, con una radiazione sulla superficie della Terra che supera il kilowatt per metro quadro. Eppure una buona parte di questa energia va persa, anche quando mettiamo in campo tutta la tecnologia oggi disponibile. Il 45% della radiazione solare ricade infatti nella cosiddetta fascia del vicino infrarosso (near infrared radiation, NIR), una porzione dello spettro elettromagnetico del Sole che gli attuali materiali fotovoltaici, a parte rare e costose eccezioni, non riescono ad assorbire e che rimane quindi inutilizzata. Il progetto PAIDEIA nasce proprio con l’obiettivo
3 persone
di aumentare la capacità di conversione dell’energia solare e sfruttare quella parte di radiazione che oggi va sprecata. La classica cella solare è costituita da un semiconduttore che assorbe luce e crea una coppia elettrone-lacuna che raggiunge degli elettrodi e fa passare corrente. Oggi in commercio si trova una grande varietà di celle: in silicio, in tellururo di cadmio oppure polimeriche. Tutte, però, lavorano nel visibile. PAIDEIA mira a costruire celle solari a base di particolari materiali, chiamati plasmonici. I plasmoni sono oggetti a metà strada fra onde elettromagnetiche e particelle che vengono generati dall'oscillazione collettiva di elettroni
FRANCESCO SCOTOGNELLA Professore associato di Fisica Sperimentale Dipartimento di Fisica
liberi (plasma) su una superficie metallica. Fino a oggi, il principale ostacolo all'utilizzo di tecnologia plasmonica applicata al fotovoltaico, è nei materiali necessari a costruirli: materiali costosi (oro e argento), e che in più competono nel visibile con il silicio e altri materiali ben consolidati. Per questo Francesco Scotognella mira alla costruzione di materiali plasmonici utilizzando nanocristalli di semiconduttori drogati, ovvero cristalli di dimensioni molecolari, più economici ed efficienti, che si comportano come metalli, ma nell’infrarosso. Il primo obiettivo è quello di produrre dispositivi fotovoltaici che funzionino nel vicino infrarosso con una efficienza del 10%. Lo step successivo è quello di costruire una cella solare “tandem” utilizzando l’efficienza di fotoconversione convenzionale di una cella al silicio commerciale (circa il 20%). Si andrebbe così a formare un nuovo dispositivo costituito da una cella solare ben consolidata che lavora nel visibile accoppiata con la nuova cella di PAIDEIA che riesce a raccogliere qualcosa dall’infrarosso, e si andrebbe a toccare un’efficienza di fotoconversione finale del 30% sfruttando l’intero spettro solare.
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REATTORI INNOVATIVI PER ABBATTERE LE EMISSIONI DI CO2 INTENT | STRUCTURED REACTORS WITH INTENSIFIED ENERGY TRANSFER FOR BREAKTHROUGH CATALYTIC TECHNOLOGIES #Energia #Chimica #Ambiente
2016 - 2021
2.484.649 €
12-15 persone
ENRICO TRONCONI Professore ordinario di Ingegneria Chimica Dipartimento di Energia Alumnus Ingegneria Chimica
Su molte delle piattaforme off-shore dove avviene l’estrazione dei combustibili fossili dal fondo dell’oceano, accanto al petrolio si ricava anche del gas naturale. Il trasporto di questo gas fino alla costa, però, è molto costoso e complesso, e così nella maggior parte dei casi si preferisce dare subito fuoco in “torcia” agli idrocarburi gassosi appena estratti. Uno spreco dal punto di vista energetico e un problema dal punto di vista ambientale, viste le forte emissioni di CO2 che la combustione del gas rilascia. Una soluzione possibile sarebbe quella di effettuare, sulle stesse piattaforme off-shore, la conversione del gas in carburante liquido, per poi trasportarlo insieme al petrolio direttamente via pipeline. Questo è però impraticabile con le tecnologie di processo disponibili. Una delle ambizioni del progetto INTENT è proprio quella sviluppare un reattore catalitico compatto che, rendendo fattibile questa conversione, elimini il cosiddetto “flaring” del gas naturale. In generale, minimizzare le emissioni di anidride carbonica, il principale gas serra, è una delle sfide tec-
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nologiche più urgenti di questi anni per contrastare i cambiamenti climatici. In condizioni di alta pressione, e quindi in celle anti deflagrazione (“bunker”), Enrico Tronconi e il suo team studiano le tecnologie catalitiche e di processo per la produzione di carburanti e combustibili che contribuiscano a vincere questa sfida. Il progetto INTENT mira a realizzare una nuova generazione di reattori catalitici intensificati e migliorati, che in ambito energetico e chimico consentano
processi produttivi più efficienti, più economici e meno invasivi dal punto di vista dell’impatto ambientale. L’aspetto chiave è riuscire a smaltire efficacemente il calore di reazione, oggi uno dei fattori di maggiore intralcio alla costruzione di reattori economici, sicuri e di dimensioni contenute. A tal fine INTENT studia l’utilizzo di strutture cellulari metalliche conduttive realizzate anche mediante stampa 3D.
www.intent.polimi.it
3.2 RICERCA
L'impatto del Poli sul futuro del mondo
CIRC-EV: IL LABORATORIO INTERDIPARTIMENTALE DEL POLITECNICO DI MILANO, PIONIERE DELL’ECONOMIA CIRCOLARE Avviata la realizzazione del primo laboratorio al mondo per fare ricerca su disassemblaggio, testing e certificazione delle batterie “second life” da auto elettriche. Ve lo raccontiamo in anteprima di Giacomo Pinguino
Si prevede che entro i prossimi 15 anni il volume di vendita dei veicoli elettrici supererà quello dei veicoli con motore a combustione tradizionali (Market Forecasts for Battery Electric Vehicles (BEVs) by Bloomberg and Morgan Stanley Research). Il componente che attualmente contribuisce maggiormente al costo di produzione di un’auto elettrica è la batteria, che arriva a superare il 35% del costo dell’intera automobile; le batterie vengono prodotte per la maggior parte al di fuori dell’Unione Europea, anche perché le materie prime sono principalmente estratte in altri continenti. La sfida della sostenibilità si gioca in campo economico, ma anche ambientale. Le automobili elettriche utilizzano prevalentemente batterie modulari a ioni di Litio: vista la composizione dei materiali utilizzati, critici dal punto di vista del “fine vita” (riutilizzo, riciclaggio o smaltimento), con la crescita del mercato dell’auto elettrica diventa fondamentale riuscire a riutilizzarli il più possibile. Riutilizzare in modo efficiente le batterie potrebbe contribuire ad abbassare no-
tevolmente i costi di questa filiera, ma oggi ancora non esiste un processo di economia circolare che sia in grado di certificare le performance delle batterie rigenerate, recuperare le funzioni d’uso delle celle che hanno una buona capacità residua e riciclare i materiali non più riutilizzabili. Il Politecnico si propone di affrontare questa sfida partendo dalla ricerca, e sta avviando le attività del laboratorio interdipartimentale CIRCeV, il primo al mondo con l’obiettivo di certificare le performance di batterie “second life” e proporre un modello di business stabile e sostenibile sul lungo termine. Alle attività del laboratorio contribuiscono le competenze dei Dipartimenti di Meccanica, Energia, Chimica Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”, Ingegneria Gestionale, Elettronica Informazione e Bioingegneria, Ingegneria Civile e Ambientale, con il supporto del Dipartimento di Design. Le attività del laboratorio saranno supportate da un industrial board, in fase di costituzione, con lo scopo di favorire il trasferimento tecnologico in ambito industriale.
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LA RICERCA Le automobili usano batterie a ioni di Litio in cui le celle sono raggruppate in moduli, e i moduli in pacchi. Una batteria di questo tipo viene utilizzata in media sei o sette anni, durante i quali attraversa centinaia di cicli di carica e scarica prima di degradare. Una batteria vecchia però può avere una buona capacità residua, anche fino all’80%. Le performance del pacco batterie dipendono dalla capacità residua delle celle. Il laboratorio CIRC-eV, coordinato dal Dipartimento di Meccanica e sotto la responsabilità scientifica del prof. Marcello Colledani, ha l’obiettivo di studiare la fattibilità e standardizzare un processo per disassemblare i moduli, testare le celle e riassemblare quelle ancora efficienti per creare moduli “second life”, riciclando solo le celle che non possono essere più utilizzate, contribuendo quindi alla definizione di nuovi modelli di economia circolare per una mobilità elettrica sostenibile.
DISASSEMBLAGGIO NON DISTRUTTIVO TESTING
DISASSEMBLAGGIO
TESTING
ASSEMBLAGGIO
RICICLO
ZERO WASTE
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La maggiore criticità è rappresentata dal fatto che non esistono moduli standard: i pacchi batteria delle auto elettriche possono contenere celle cilindriche, prismatiche o pouch, saldate laser, a resistenza, tramite processo a ultrasuoni o collegate meccanicamente, in serie o in parallelo, per fare alcuni esempi. Questa varietà rende complicato meccanizzare il processo di disassemblaggio, che deve lasciare le celle intatte per poterle riutilizzare. All’interno di CIRC-eV, la cella di disassemblaggio utilizzerà sistemi di visione (come telecamere) integrati con un database in grado di classificare il modulo e programmare, di conseguenza, un braccio meccanico robotizzato che potrà eseguire le operazioni. Una delle principali criticità è relativa alla sicurezza dell’impianto e degli operatori coinvolti in questa fase, dato il rischio di deriva termica delle batterie a fine vita.
A oggi, non esistono metodi standard in grado di certificare la capacità residua delle celle. Uno degli obiettivi di ricerca di CIRC-eV è individuare un metodo replicabile funzionale allo scale-up industriale. I metodi tradizionali di analisi della capacità residua delle celle, per esempio EIS (Electrochemical Impedance Spectroscopy), richiedono tempi di testing particolarmente lunghi. Al fine di ridurli, il laboratorio CIRC-eV sfrutterà dati relativi alle condizioni d’uso della batteria, integrati con le misure effettuate in impianto, per generare modelli previsionali della vita utile residua della cella attraverso tecniche avanzate di data analytics e modelli fisici. In futuro questo approccio potrebbe essere usato per studiare la vita utile residua delle batterie anche in fase di utilizzo, collezionando dati preziosi per la “second life” che porterebbero a una contrazione dei tempi e dei costi della fase di testing.
ZERO WASTE
RIASSEMBLAGGIO
RICICLO
La scelta della strategia di riassemblaggio dipende dai requisiti tecnici delle batterie, richiesti dalla destinazione d’uso per la specifica applicazione “second life”. Le celle che hanno una capacità residua soddisfacente vengono riassemblate dal braccio meccanico che ricrea le connessioni secondo le istruzioni del software. Il Politecnico studierà nuovi design per moduli e pacchi batterie, compatibili con le finalità applicative e con le procedure di disassemblaggio.
Le celle che non hanno più una capacità residua sufficiente vengono trattate attraverso un processo di recupero dei materiali. Il sistema integrato in CIRC-eV implementerà il pre-trattamento meccanico funzionale alla preparazione del materiale per il successivo processo chimico di recupero, applicando un processo di taglio selettivo della cella, attualmente in fase di brevetto. Tale processo permetterà di recuperare i materiali ad alto valore contenuti nella black mass (la frazione attiva della cella), come per esempio Cobalto, Litio e Nichel.
CIRC-eV ha l’obiettivo di sviluppare un processo che recuperi o ricicli tutti i componenti della batteria, in ottica zero waste. L’integrazione dei processi di rigenerazione e recupero, attivati in funzione delle caratteristiche della cella post-uso, consentirà di preservare il valore della batteria al fine di supportare l’implementazione di modelli di business circolari e sostenibili sia dal punto di vista economico che ambientale, evitando immissione di sotto-prodotti e scarti in discarica.
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APPLICAZIONI
Una possibile applicazione a breve termine è legata alla produzione di moduli “second life” per storage in ambito stazionario, a supporto delle reti a energia rinnovabile, anche per uso domestico e uffici. Tuttavia, una domanda consistente potrebbe arrivare anche dal mondo automotive, tramite la fornitura di moduli “second life” ottenuti selezionando le celle con migliori proprietà residue. La ricerca vuole dimostrare la fattibilità del modello per i diversi tipi di applicazione.
IL LABORATORIO
CIRC-eV sarà composto da due aree tecnologiche, una dedicata a disassemblaggio, riassemblaggio e riciclo; l’altra dedicata alla fase di testing. La terza area costituirà il “cervello” del laboratorio, grazie all’integrazione di diversi software per raccogliere i dati sulle performance delle celle e individuare le migliori strategie di azione.
IL SOSTEGNO DELLA COMMUNITY POLITECNICA Per i prossimi cinque anni è previsto un investimento di circa 1 milione di euro per l’infrastruttura e il personale; il laboratorio sarà in attività entro il 2019 al Campus Bovisa del Politecnico di Milano, via La Masa 1. Alumni e donatori del Politecnico di Milano hanno partecipato alla realizzazione del laboratorio con un contributo di 22.500 euro, in collaborazione con CrakingArt. 38
«L’economia circolare nell’industria automotive è una sfida strategica, ed è legata a un problema industriale di grandissima attualità e rilevanza. Il Politecnico di Milano ha voluto lanciare questa ricerca indipendente per creare la base di conoscenze sulla quale tutti gli attori della filiera saranno in grado di costruire. CIRC-eV rappresenterà il centro nevralgico del know-how sul tema di frontiera del riuso e della rigenerazione delle batterie agli ioni di Litio» MARCO BOCCIOLONE - 58 anni Direttore del Dipartimento di Meccanica Politecnico di Milano Alumnus di Ingegneria Meccanica
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3.3 RICERCA
L'impatto del Poli sul futuro del mondo
ALLA SCOPERTA DELLA DEL POLITECNICO DI MI Fare due passi a Milano e visitare i simboli del nuovo “rinascimento milanese” come City Life, il Bosco Verticale e la Torre Isozaki. Viaggiare in yacht e in elicottero, transitare sul ponte sospeso più lungo del mondo, tifare nello stadio di Atene o rimanere a bocca aperta di fronte alla sua Opera House. Vincere la Coppa America, una medaglia olimpica, una tappa del Tour de France, o, semplicemente, accendere la luce. Questi gesti, in apparenza lontani, partono tutti dal Politecnico di Milano, ma sono solo la punta dell’iceberg di Irene Zreick
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A GALLERIA DEL VENTO MILANO
In questa foto: le recenti prove sperimentali di turbine eoliche svolte nel Luglio 2019 nell’ambito del progetto europeo CLWindcon (www.clwindcon.eu)
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Siamo al Poli, edificio B19 in via La Masa, stretti tra i dipartimenti di Meccanica, Energia e Scienze e Tecnologie Aerospaziali. Nella Galleria del Vento (GVPM) sono in corso le prove sperimentali di un progetto europeo sull’energia eolica, una collaborazione che coinvolge altre quattro università di eccellenza, sei Paesi europei, colossi dell’energia rinnovabile del calibro di Enel Green Power e General Electric e importanti enti di ricerca europei. Il progetto, CL-Windcon – Closed loop wind farm control, ha l’obiettivo di elaborare nuove strategie di controllo per i parchi eolici, al fine di ottimizzarne l’efficienza: «Si tratta di uno sforzo corale per rispondere a una sfida sempre più urgente per tutti, quella energetica», commenta Alberto Zasso, professore di Meccanica Applicata al Politecnico di Milano e direttore della Galleria del Vento, «E la nostra struttura è l’unico posto in Europa in cui poteva essere fatto questo tipo di sperimentazione». Questo “posto unico in Europa” e, a dirla tutta, piuttosto singolare anche fuori dal Continente, viene inaugurato nel 2001 grazie agli sforzi condivisi dei dipartimenti di Meccanica e Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano e, soprattutto, grazie alla visione di due “padri” politecnici come il professor Giorgio Diana e l’allora Rettore Adriano De Maio. Testa e braccia del progetto furono invece Alberto Zasso, Giuseppe Gibertini, professore di Fluidodinamica, e Luca Ronchi, responsabile tecnico dell’impianto, che l’hanno concepita a partire dal disegno e hanno collaborato con ABB per l’implementazione dei motori connessi al sistema di controllo, e con Bouygues, allora Sesti Impianti, per la realizzazione degli impianti asserviti al funzionamento della macchina, con un investimento totale stimabile intorno ai 20 milioni di euro.
Foto in alto: le prove di Aleksander Aamodt Kilde, discesista norvegese, Maggio 2019 Foto al centro: Elia Viviani prova la sua bicicletta in vista di Rio 2016, dove conquisterà l’oro olimpico nell’omnium Foto in basso: misure dell'interferenza alarotore su un semimodello di convertiplano
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DENTRO ALLA GALLERIA Luca Ronchi ci accompagna a visitare questo che, più che un laboratorio, è un gioiello tecnologico. Si tratta di un circuito chiuso dotato di 14 motori che spingono l’aria con una potenza di circa 1,5MW attraverso due camere di prova intercambiabili a seconda dell’utilizzo. Quella più grande, “a strato limite turbolento”, misura 14x4x37 metri ed è dotata di una piattaforma girevole su cuscino d’aria, con diametro di 13 metri, per testare il comportamento dei modelli relativamente al vento incidente da ogni direzione. La camera più piccola, “a bassa turbolenza”, ha un volume di 4x3,8x5 metri. Qui si raggiunge la massima velocità consentita dall’impianto, pari a circa 200km/h. Dietro le quinte, gli esperti del Poli stanno gestendo la prova: controllano i modelli di turbina eolica, la variazione dell’angolo di esposizione al vento e acquisiscono i dati che arrivano dal set-up sperimentale. «La complessità del vento, associata alla turbolenza, supera tutt’oggi le capacità computazionali anche dei calcolatori più evoluti», spiega Zasso. «La sperimentazione effettuata nella nostra Galle-
ria del Vento fornisce ai ricercatori la base di dati utile alla verifica e alla validazione dei modelli numerici. In presenza di interazioni fluidodinamiche complesse, quali il vento che impatta su un ponte che oscilla o su una sequenza di turbine eoliche, una nella scia dell’altra, l’attività di ricerca sperimentale è necessaria per la comprensione del fenomeno. Nel caso di CL-Windcon, per esempio, è solo qui che si possono ottenere dati sperimentali relativi al flusso all’interno di un parco eolico in diverse condizioni ambientali». DI PONTI, ENERGIA RINNOVABILE E AEROPLANI Le gallerie del vento sono utilizzate in molteplici ambiti: «Servono a provare modelli in scala ridotta di aerei, automobili, camion, treni, elicotteri, moto, edifici, ponti, stadi di calcio e imbarcazioni», ci spiega Ronchi, «ma sono anche utilizzate da sportivi e sportive professionisti quali, ad esempio, ciclisti e sciatori per ottimizzare la propria prestazione dal punto di vista aerodinamico».
Armin Zoeggeler, pluricampione del mondo e olimpico di slittino
Layout della Galleria del Vento
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La Galleria del Vento del Politecnico di Milano conserva i modellini usati per le sperimentazioni (potete anche andarli a vedere durante gli open day), tra i quali spiccano il ponte Braila, attualmente in costruzione sul Danubio, e il terzo ponte sul Bosforo, famoso per il suo schema strutturale particolarmente ardito. Troviamo poi modelli di grandi navi e di barche a vela, come Luna Rossa, che ha provato proprio qui in occasione della vittoriosa partecipazione alla Louis Vuitton Cup, modelli di fusoliera di elicottero, semiali di aeroplano e modelli di rotori: siamo nell’unica galleria del vento in Italia che consente la sperimentazione su modelli di rotore di 2 metri di diametro. Possiamo toccare, anche se in scala ridotta, l’Opera House di Atene, con la copertura ultraleggera progettata da Renzo Piano, e i modelli degli edifici diventati icone della nuova Milano, come le torri Solaria e Diamante in zona Porta Nuova, il Bosco Verticale e la Torre Unicredit in quartiere Isola e le torri Isozaki, Hadid e Liebeskind in zona City Life. Atleti del calibro di Elia Viviani e Filippo Ganna, vincitori di titoli Mondiali e Olimpici nel ciclismo su pista, e Tina Maze, vincitrice della coppa del mon-
do di sci alpino, hanno testato qui l’equipaggiamento per le gare. Ogni anno società di ingegneria e aziende leader nel settore navale, aerospaziale, ferroviario e automotive vengono in Galleria per testare i loro prodotti (tra le tante, Leonardo Elicotteri, Leonardo Velivoli, RFI, Trenitalia, Pirelli, Azimut-Benetti, Salini-Impregilo, Arup, Maffeis Engineering). «Il solo affitto giornaliero della struttura garantisce un ritorno economico nell'ordine di 1,5 milioni di euro l’anno», commenta Zasso, «Che si portano dietro un indotto per l’Ateneo nell’ordine di grandezza dei 5 milioni all’anno nell’ambito di contratti con le aziende. Ma la Galleria è anche e soprattutto uno straordinario strumento di ricerca che posiziona il Politecnico tra i leader internazionali, un tassello strategico per accedere a finanziamenti e progetti importanti della Commissione europea». È uno dei tanti casi in cui la ricerca politecnica affronta sfide sempre più urgenti a livello globale. In questo senso, l’attività della Galleria è cruciale nella ricerca sull’energia eolica, sia off-shore (dove l’obiettivo è quello di creare parchi eolici al largo, oltre le 10 miglia dalla costa, con turbine galleggianti sull’o-
ceano) sia sulla terraferma. Il controllo aeroelastico del velivolo e la riduzione della resistenza aerodinamica sono alcuni degli aspetti che guidano le ricerche del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali in Galleria del Vento, nell’ambito del programma europeo Clean Sky, altro tema urgente anche in considerazione dell’aumento esponenziale che subisce, ogni anno, il trasporto aereo. Nel progetto europeo GLAMOUR, per fare un esempio, è stato realizzato e sperimentato in Galleria un semi-modello aeroelastico in scala 1/6 del Green Regional Aircraft che ha consentito di verificare la validità dei sistemi di controllo attivo per la riduzione degli effetti della turbolenza atmosferica. Diverse campagne di prova, inoltre, sono state dedicate alla riduzione della resistenza aerodinamica delle fusoliere di elicottero, anche sperimentando concetti innovativi quali l’introduzione di micro-generatori di vortici per ridurre la zona di separazione presente nella parte posteriore della fusoliera. Anche antiche domande trovano qui nuove risposte: una delle ricerche in corso sta studiando un modo per rendere efficiente il rotore di Flettner, una “turbovela” ideata negli anni ’20 che oggi potrebbe trovare nuove applicazioni nella propulsione ecologica dei mercantili. A poco meno di vent’anni da quando, per la prima volta, è stato premuto il pulsante “START”, la Galleria del Vento è uno dei fiori all’occhiello del Poli e di Milano. Quando, nel 2001, le vele del primo modello in prova, Luna Rossa, si gonfiarono in modo così naturale «Da farlo sembrare una cosa ovvia» (nelle parole di Luca Ronchi), anche la Galleria salpò verso orizzonti che allora non erano nemmeno immaginabili. E che non lo sono nemmeno ora: in Galleria, ogni giorno, si consuma una sfida tra chi propone limiti tecnologici sempre più avanzati e chi si adopera per verificarne la fattibilità, in sicurezza, provando sempre a alzare l’asticella del possibile.
Progetto GLAMOUR: semimodello aeroelastico del Green Regional Aircraft
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In questa pagina: modelli del Bosco Verticale, della Torre Unicredit di Milano e terzo ponte sul Bosforo
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RESPONSABILITÀ SOCIALE
Politecnico e Alumni per un mondo più equo e sostenibile
di Giacomo Pinguino
LA LEZIONE DELLA DIVERSITÀ Anno dopo anno, il Poli conquista posti sempre migliori nelle classifiche internazionali. Ma non tutti sanno che è anche il primo Ateneo in Italia con una tensione verso un aspetto meno evidente della propria attività: ecco come valorizzare la diversità contribuisce a costruire l’eccellenza del sistema universitario (e non solo) 46
Il Politecnico ha per il terzo anno consecutivo rinnovato il patrocinio al Milano Pride. La foto è scattata da PoliEdro, Associazione studenti LGBTI+ del Politecnico di Milano
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«La diversità è una ricchezza e un valore. Lo diciamo da persone di scienza (come ricercatori, se non accettassimo la diversità per natura, limiteremmo la nostra capacità di immaginare nuove soluzioni) e anche da persone alla guida di una delle prime istituzioni culturali del Paese» DONATELLA SCIUTO - 58 anni Prorettrice del Politecnico di Milano Delegata del rettore alla ricerca e alla diversity
Al Politecnico di Milano lavorano e studiano persone provenienti da oltre cento Paesi, che esprimono diverse abilità, culture, religioni, orientamenti sessuali e identità di genere, con un’età compresa tra 18 e 70 anni. Uno dei migliori Atenei al mondo e primo in Italia, per finanziamenti alla ricerca, brevetti, tassi occupazionali dei laureati e classifiche internazionali; ma anche il primo in Italia ad avere un programma specifico per valorizzare e integrare le diversità che questa incredibile varietà umana comporta. I primati accademici non sono indipendenti da questo altro, meno raccontato, primato. Ne abbiamo parlato con Donatella Sciuto, prorettrice del Politecnico di Milano, delegata del rettore alla ricerca e alla diversity: due deleghe che hanno in comune una cosa importante. «La ricerca può prosperare solo in un clima aperto e inclusivo, in cui ogni elemento della comunità è libero di arricchire il panorama culturale dell’insieme». In Ateneo, le iniziative di supporto e valorizzazione delle diversità sono tantissime. Per coordinarle, esiste un
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comitato specifico responsabile del programma POP, Pari Opportunità Politecniche, con la funzione di guidare le risorse dedicate a questi progetti, misurarne gli effetti, renderne conto alla community, proporre e rendere possibile la realizzazione di nuove idee. E, soprattutto, confrontarsi con gli interlocutori fuori dal Politecnico. Ce ne parla Francesca Saracino, Head of CareerService al Politecnico di Milano e project manager del programma POP. «Il Poli è sempre stato un ambiente aperto e le iniziative di accoglienza nei confronti delle diversità non sono mai mancate. Quello che è cambiato è che oggi c’è la volontà di raccogliere questi progetti sotto un unico cappello e dar loro visibilità e mezzi, perché c’è stata una presa di coscienza rispetto al fatto che la diversità è un elemento che gioca a favore del nostro ruolo come Ateneo di formazione, ricerca e innovazione. Ci serve e contribuisce all’eccellenza del Poli: non si possono ottenere questi risultati, senza un clima che permetta alle persone di essere autentiche nell’ambiente di studio e
lavoro». L’Ateneo è un osservatorio privilegiato sui giovani per la cui formazione è responsabile e, in questo ruolo, ha anche il compito di dialogare con il mondo delle aziende, di ascoltare gli input che arrivano dalla società al di fuori dalle mura accademiche. Il Poli esercita una importante funzione di ponte tra didattica, ricerca e esigenze sociali in tutti gli ambiti della propria attività: per esempio, si è parlato spesso, proprio nel MAP, dei confronti con le aziende che portano a innovazioni nei contenuti e nei metodi didattici, come è noto il primato politecnico nel trasferimento tecnologico. Anche in questo caso, il dialogo con il “mondo fuori” si è rivelato prezioso. «Prendiamo il caso della diversità di genere», continua Saracino. «Non è una novità che esista uno squilibrio occupazionale e le aziende ne sono consapevoli, ci chiedono di aiutarle a trovare delle soluzioni. Vengono al Politecnico con la necessità di raggiungere un target di 50/50 tra uomini e donne con una determinata specializzazione. Magari si tratta di un corso in cui nel 2018 si sono laureate solo quattro ragazze». Lo
squilibrio tra uomini e donne è uno dei temi più caldi di cui POP si sta occupando e uno di quelli su cui si fa più fatica a ottenere risultati nel breve termine. «Uno dei problemi è che, in alcune aree dell’ingegneria, il numero di ragazze è veramente basso» continua Sciuto, «nonostante da anni il Politecnico faccia attività di orientamento nelle scuole superiori, ci scontriamo con bias e pregiudizi che si radicano nelle ragazze fin da età prescolare, oltre che con rappresentazioni stereotipate dei ruoli di genere che si leggono, per esempio, nei sussidiari delle elementari quando ritraggono il papà lavoratore e la mamma a occuparsi delle faccende domestiche». «Un secondo livello del problema è quello che si verifica in Ateneo, dove le studentesse non affrontano, in genere, discriminazioni: il sistema accademico è più equo e meritocratico del contesto professionale. Le ragazze non sono consapevoli di questo ostacolo e ci si scontrano solo una volta entrate nel mondo del lavoro» prosegue Saracino. «Per questo abbiamo creato percorsi di accompagnamento
con mentor messi a disposizione dalle aziende, momenti formativi per parlare di leadership al femminile e incontri in cui si cerca di dare gli strumenti per poter affrontare al meglio una situazione di fatto. E funziona. Queste attività hanno reso studenti e aziende più consapevoli e partecipi. Le aziende non si sentono più solo clienti che devono ricevere dei cv, hanno capito che devono entrare in università in modo attivo, per esempio con delle borse di studio o partecipando alle nostre summer school. La chiave è sempre l’incontro, il dialogo. Siamo la prima università in Italia a essersi associata a ValoreD e Parks, per tenerci aggiornati e condividere problemi e soluzioni. Da soli, come Politecnico, non possiamo fare molto, invece, coinvolgendo altri attori sociali, possiamo avere un impatto molto maggiore». Questo modello di collaborazione e ascolto funziona bene anche per supportare gli studenti con disabilità. Dal 2003 opera un team multidisciplinare specializzato e guidato da Licia Sbattella, delegata del rettore per le situazioni di disabilità e disagio psicologico, che
ha l’obiettivo di rendere effettivo il diritto di ogni persona allo studio e alla formazione della propria professionalità. «Si vuole realizzare una effettiva partecipazione alla vita accademica da parte degli studenti in situazioni di disabilità o in presenza di disturbi specifici dell’apprendimento, come la dislessia. L’università è un microcosmo, un terreno sul quale sperimentare modelli virtuosi e funzionali a un’economia in grado di generare benessere per tutti i cittadini», spiega Sbattella. Oggi, a fronte di un importante calo dei finanziamenti specifici, l’Ateneo cofinanzia fino al 75% le spese per interventi personalizzati dedicati alla disabilità. Il modello viene anche divulgato a livello internazionale
POP Day 4 luglio 2019 con il rettore, i delegati, gli Alumni e la stampa per parlare di pari opportunità
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Ha una patologia genetica che lo ha privato progressivamente della vista a partire dall’età di 7 anni. Vengo da Terni e sono arrivato al Poli nel 2013 per studiare Ingegneria Elettronica, dopo la triennale a Perugia. Ho scelto il Poli perché era la scuola migliore per coltivare i miei interessi, ma anche perché ero molto curioso di vivere in
una grande metropoli. Mi sono subito innamorato di Milano e del suo clima culturale fertile e vivace, che offre tanto sia in termini di eventi e iniziative, sia di persone da conoscere e con cui collaborare. Ora, che sono tornato a Terni per insegnare, di Milano mi manca soprattutto questo aspetto umano e culturale. Non è escluso che decida di tornarci! Al Poli l’impatto è stato duro: provenendo da un’altra università, avevo un altro metodo di studio e ho dovuto adattarmi a un diverso approccio alle materie. Le difficoltà di spostamento tra le varie aule si sono risolte facilmente grazie ai “tutor alla pari”, cioè studenti che collaborano con l’università per accompagnare i colleghi che hanno necessità specifiche (io per esempio sono non vedente e non riuscivo facilmente a trovare le aule!). Sono stati anni formativi e divertenti. Vivevo alla Casa dello Studente, il ricordo più goliardico che ho è quello della Festa di Primavera, maggio 2014. All’epoca si facevano almeno 3 o 4 grandi feste
GIULIO BERRETTA Professore e insegnante tecnico pratico nel Laboratorio di Chimica e di Fisica all’IPSIA Sandro Pertini di Terni Alumnus Polimi Ingegneria Elettronica 2016
Avevo la passione per l’informatica, per quello ho deciso di studiare al Poli. Sono stati anni belli in cui ho incontrato molti amici e ho fatto tante esperienze diverse. Alloggiavo alla Casa dello Studente, in una stanza attrezzata apposta per me. Il Poli mi ha agevolato molto permettendo a mio fratello di abitare con me per aiutarmi. È stato un contributo senza il quale difficilmente avrei potuto frequentare. In università non ho incontrato grosse difficoltà, né nello studio né nel movimento, e per le questioni logistiche ho sempre trovato supporto. È stato più difficile l'impatto con la città di Milano, con tanti servizi da capire, per esempio la metro, che non era ancora accessibile come lo è ora. Per un po’ ho pensato di fare un PhD dopo la laurea, magari all'estero, però poi ho fatto la prima esperienza di lavoro in ST durante la tesi. Quando mi hanno chiesto di restare avevo già consolidato il desiderio di lavorare in azienda: ST lascia molto spazio alle attività di ricerca. Oggi lavoro in un gruppo che si occupa di ricerca e sviluppo di "sistema”: progettiamo applicazioni in
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campi innovativi come l'IoT, Industry 4.0, voice control, eccetera. La cosa più importante che ho imparato al Poli è stata la capacità di muovermi nell'enorme quantità di informazione di oggi per arrivare a quello che mi serve: nel lavoro è importante tanto quanto (o anche di più) le conoscenze specifiche. E per costruirsela, non basta studiare: il mio consiglio agli studenti di oggi è quello di sfruttare al massimo questi anni facendo più esperienze possibili, anche se richiedono un investimento di tempo. E di mettersi in gioco: per molti, l’università è il momento in cui si esce dal guscio familiare. Spesso, nel caso di disabilità, questo guscio è più spesso, ma è una grossa sfida per chiunque.
all’anno (di sera... di giorno si studiava!). È stato un luogo prezioso per me perché c’erano gli spazi per studiare con i compagni e usare il materiale tattile che mi serviva (come i circuiti stampati, che studiavo con le mani). La cosa più importante che ho imparato al Poli è la filosofia che sta dietro al funzionamento di un dispositivo elettronico, oltre al metodo di studio e di lavoro, che oggi cerco di trasmettere ai miei studenti. Ho iniziato a lavorare come insegnante nelle scuole superiori quasi subito dopo la laurea e oggi insegno nell’istituto dove io stesso mi sono diplomato. Tornare lì è stato molto emozionante. Sono passati dieci anni dal mio diploma, all’epoca avevo appena perso completamente la vista e non sapevo come sarei andato avanti, anche se sapevo che una soluzione l’avrei trovata. Tornare lì mi ha permesso di fare un punto sul percorso di questi anni con la soddisfazione di ciò che ho realizzato. A chi studia al Poli e si trova in difficoltà, voglio dire di non aver paura a chiedere aiuto. È un ambiente in cui il supporto non viene mai a mancare e che mette tutti nelle migliori condizioni per sviluppare strumenti, competenze e esperienze di vita. E non esitate a fare domande ai compagni e ai professori, anche le domande più banali. Non c’è nulla di male a chiedere indicazioni, o anche solo «Che ore sono?».
Prima di trasferirsi a Milano per studiare al Poli abitava a Novara. Si muove in sedia a rotelle dall’età di circa 18 anni.
FERNANDO FAENZA Research Engineer in ST Microelectronics Alumnus Polimi Ingegneria Informatica 2016
Sopra, il Politecnico dà il benvenuto agli studenti stranieri durante la Welcome Week
Scopri di più su
www.bit.ly/PopPolimi
(ONU e UNESCO, Europa, Asia, Africa, America Latina, Stati Uniti, Canada, Cina, Indocina) con progetti di formazione, pubblicazioni e workshop specialistici. Un altro elemento critico è la convivenza di tante culture e religioni diverse in uno spazio di vita e lavoro che ha limiti, regole e, soprattutto, obiettivi di lavoro condivisi. «Un tempo, gli studenti e i ricercatori del Politecnico erano tutti molto simili tra loro» prosegue Saracino, «dal punto di vista geografico, culturale, anagrafico, non c’erano grosse diversità. Oggi non è più così. Vengono a studiare qui persone da tutto il mondo, di ogni cultura e estrazione sociale. Il confronto sociale è molto variegato e va compreso e gestito». Esistono inoltre le difficoltà di integrazione di chi si allontana dal proprio Paese e non ha una rete di supporto, di chi proviene da Paesi in guerra o situazioni familiari di grande disagio. Per dare una risposta a queste situazioni, il Politecnico, sempre sotto la guida della professoressa Licia Sbattella, ha messo a disposizione un team di psicologi che oggi supporta sia italiani che stranieri con veri e propri percorsi di psicoterapia (servizio PoliPsi). Il cambiamento sociale oggi è dirompente e veloce, richiede adattamento continuo
in tutti i contesti, lo sappiamo dal mondo del lavoro, dove si incontrano sempre più persone che hanno bisogno di supporto per attraversare, ad esempio, una transizione di carriera. Anche al Poli accade e pesa anche sui ragazzi, che sempre di più devono adattarsi a contesti diversi. Questo è uno degli elementi che contribuiscono alla crescita di alcuni fenomeni legati al disagio psicologico, ai quali vogliamo dare una risposta professionale e accessibile a tutta la community politecnica. Il fondamento del programma POP è la condivisione di valori diversi da quelli che guidavano il sistema università nei decenni passati, che erano improntati a una visione verticale della persona come recipiente da riempire di contenuti. Oggi il Politecnico guarda la persona nel suo complesso: «È possibile sviluppare competenze e conoscenze eccellenti anche in persone che magari, da sole, non emergerebbero», continua Sciuto. «A chi contesta che, un tempo, il Poli era una scuola di sopravvivenza, rispondo che lo è ancora. Sul fronte delle performance non ci sono sconti per nessuno, i ragazzi continuano a essere promossi o bocciati come prima. Questi nuovi strumenti di supporto e inclusione delle diversità non toccano la qualità della didattica, ma integrano l’esperienza dello studente. Il nostro ruolo non è quello di fare una selezione naturale, e chi non ce la fa affari suoi. Il nostro ruolo è far crescere le persone, aiutarle a capire come porsi degli obiettivi e scegliere le strategie per raggiungerli, trovare un buon bilanciamento nello studio e nella vita, dotarsi degli strumenti migliori per il proprio futuro. Serve a tutti, a noi per crescere come Ateneo, agli studenti e alla società, che si arricchisce di giovani adulti preparati e integrati. Anche il riscontro del mercato del lavoro è positivo: oggi, le competenze tecniche non bastano più, questa attenzione fa sì che i nostri laureati siano sempre più forti nelle soft skills e nelle competenze sociali, che un tempo erano uno dei nostri punti deboli. In fin dei conti, la responsabilità sociale del Politecnico di Milano non si esaurisce nella trasmissione di una competenza tecnica».
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IL BILANCIO DI GENERE 2019 DEL POLITECNICO DI MILANO Il bilancio di genere è uno strumento che il Politecnico di Milano adotta per scattare un'istantanea dell'Ateneo rispetto alla prospettiva del genere nei percorsi di studio e di lavoro. Serve inoltre a individuare politiche e azioni positive da mettere in atto per la promozione delle pari opportunità, affinché a due pesi possa corrispondere, nel tempo, una sola misura.
Scopri di più su www.polimi.it/il-politecnico/ chi-siamo/bilancio-di-genere/
Una panoramica sull'Ateneo: uno sguardo di insieme alla componente femminile
403
14.450
732
DONNE
DONNE
DONNE
1.403
44.012
1.233
TOTALI
TOTALI
DOCENTI
STUDENTI
TOTALI PERSONALE TECNICO-AMMINISTRATIVO
Sui banchi di scuola: i voti medi delle laureate magistrali del Poli (coorte 2012) mostrano prestazioni lievemente ma stabilmente superiori rispetto ai laureati magistrali VOTO MEDIO ARCHITETTURA
106,7
DONNE
VOTO MEDIO DESIGN
105,4
106,5
UOMINI
DONNE
VOTO MEDIO INGEGNERIA
105,9
103,2
UOMINI
DONNE
102,1
UOMINI
A un anno dalla laurea magistrale al Poli: GUADAGNANO MENO DI 2.000 €
91%
delle donne occupate
85%
degli uomini occupati
SONO OCCUPATI O PROSEGUONO GLI STUDI (2016) Architetti
GUADAGNANO PIÙ DI 3.000 €
1,62%
delle donne occupate
3,88%
degli uomini occupati
HANNO UN CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO (2016) Architetti
D 22% U 26%
D 85% U 86% Designer
Designer
D 45% U 43%
D 89% U 94% Ingegneri
Ingegneri
D 47% U 57%
D 95% U 96% AL TERMINE DEL DOTTORATO HANNO UN LAVORO (2016)
D 90% U 90,5%
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4.2 RESPONSABILITÀ SOCIALE
Politecnico e Alumni per un mondo più equo e sostenibile
L’INGEGNERE CON LA TESTA FRA LE NUVOLE. ANZI, FRA GLI ASTEROIDI Hayabusa2 è la sonda lanciata dall’Agenzia Spaziale Giapponese per prelevare campioni di materia dell’asteroide Ryugu. La missione mette le basi per scoprire come è nata la vita sulla Terra e proteggerla dall’impatto con asteroidi potenzialmente pericolosi. A tracciare la rotta, l’Alumna Stefania Soldini di Valerio Millefoglie 54
Ryugu è un asteroide lontano 280 milioni di chilometri dalla Terra ma è vicinissimo alla geografia personale di Stefania Soldini. «Non ho la testa fra le nuvole. Ce l’ho un po’ più su», dice in collegamento dal Giappone. «Infatti passo più tempo con gli occhi su Ryugu che sulla Terra». A soli 32 anni Stefania Soldini è la principal investigator per quanto riguarda il progetto della traiettoria e del piano delle operazioni di Hayabusa2, la sonda lanciata da JAXA, l’Agenzia Spaziale Giapponese. «Scopo della missione è quella di recuperare dei campioni dell’asteroide. Per farlo creiamo un cratere artificiale rimuovendo la materia superficiale e andando a campionare una porzione sottostante, profonda. Le due tipologie di materie campionate verranno poi sottoposte a studi comparativi in laboratorio». L’operazione è denominata "touchdown": in pratica, un proiettile scalfisce la superficie dell’asteroide, il materiale, grazie alla microgravità, risale nel tubo di campionamento sino a raggiungere una capsula dove viene custodita all’interno della sonda. Cosa potranno dirci questi reperti, di cosa sono fatti e che storia potranno raccontarci? «Vogliamo capire come si sia originata la vita sulla Terra. Una delle teorie più accreditate è che gli asteroidi possano aver portato l’acqua, elemento chiave per la vita, sulla Terra. Ciò è importante per comprendere non solo come si sia evoluto il sistema solare, e dunque anche il pianeta in cui viviamo, ma anche per osservare altri pianeti e capire se la nostra forma di vita sia unica o ripetibile in forma diverse». Dunque l’acqua, la vita sulla Terra e sullo spazio.
Secondo la mitologia giapponese, Ryugu-jo è il palazzo del dio drago del mare, una costruzione immaginifica di corallo rosso e bianco che presenta su ogni lato l’illustrazione di una delle quattro stagioni. Gli inverni e le estati della sonda sono invece questi: lanciata il 3 dicembre del 2014, ha raggiunto l’asteroide il 27 giugno 2019. I tre campionamenti, touch-down, sono stati effettuati a partire da dicembre 2019. Il viaggio di ritorno terminerà a dicembre 2020, quando la capsula tornerà sulla Terra portando con sé i materiali campionati. Per Stefania, oltre al touch-down e alle operazioni di impatto, uno dei giorni più belli di questa missione è stato il giorno di Natale del 2018. «Durante novembre e dicembre il Sole si trovava sulla linea congiungente la Terra. Per noi inviare comandi alla sonda
posizionata dietro il Sole non era fattibile perché non si sa come possa interpretarli a causa della distorsione del Sole. La strategia è aspettare quando il segnale torna a essere più chiaro, di solito dopo i 5 gradi. Si pensa che un grado sia poco ma sulla Terra equivalgono a quattro settimane. Abbiamo avuto 20 giorni di silenzio senza sapere dove si trovasse la sonda. Il 25 dicembre siamo riusciti a contattarlo e abbiamo scoperto che era dove avevo progettato che la sonda si dovesse trovare in quel momento». In Giappone non si festeggia il Natale, ma quel giorno i colleghi di Stefania le hanno portato una torta. «Tutta la tecnologia sviluppata per inviare una sonda ed espletare una serie di operazioni complesse spiega Stefania Soldini - serve anche in via di future missioni. Attualmente
«Non ho la testa fra le nuvole. Ce l’ho un po’ più su: sull’asteroide Ryugu»
STEFANIA SOLDINI - 32 anni Project research associate JAXA Flight Dynamic Engineer, Hayabusa2 Project Team Alumna Polimi Ingegneria Aerospaziale
Nella pagina accanto, l'asteroide Ryugu a 280 milioni di km dalla Terra
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«Vogliamo capire come si sia originata la vita sulla terra. Se sono stati gli asteroidi ad aver portato l’acqua, e quindi la vita, sul nostro pianeta» sono in studio due missioni, che definirei abbastanza futuristiche, di deflessione di asteroidi. Ovvero lo sviluppo di tecnologie per modificare il corso di un asteroide che potrebbe rivelarsi pericoloso, oppure una serie di missioni di asteroid mining, che molte aziende private stanno prendendo in considerazione: cioè la raccolta di materiali di asteroidi da sfruttare poi sulla Terra, dato che le nostre risorse sono in via
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di esaurimento». Eppure, forse anche grazie alla cinematografia fantascientifica, una delle prime cose che viene in mente quando si parla di asteroidi non è certo un aiuto. «Spesso si legge che un asteroide potrebbe entrare in collisione con la Terra. Dopo pochi giorni, la notizia viene smentita. Questo perché le probabilità di impatto sono molto basse e i nostri modelli sono imprecisi, facciamo buona approssimazioni ma non conosciamo le reali dinamiche di movimento degli asteroidi e da cosa siano influenzati. Al momento non abbiamo alcuna tecnologia che ci permetta realmente di deviare il corso di un asteroide, ma ogni missione, da Rosetta ad Hayabusa, segna un passo in avanti, migliora le nostre abilità di esplorazione dello spazio e dimostra quando siamo bravi». Poi, Stefania rievoca Rosetta: «Al Poli si impara un approccio scientifico che si rivela utile durante la carriera. Ho incontrato professori che mi hanno ispirato, ed è grazie anche a loro se mi occupo di astrodinamica e di progettazione di missioni nello spazio profondo. Soprattutto ricordo che mentre studiavo rimasi affascinata dalla missione Rosetta, allora non aveva ancora raggiunto la cometa. Pensavo a quanto mi
Image credit: JAXA, University of Tokyo, Kochi University, Rikkyo University, Nagoya University, Chiba Institute of Technology, Meiji University, University of Aizu and AIST
Render della sonda Hayabusa 2
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sarebbe piaciuto lavorare nel team che faceva volare la sonda. Mi colpiva soprattutto vedere come in questo tipo di progetti ci lavorassero più generazioni. Mi spiego, la sonda non è guidata dalle stesse persone che l’hanno concepita, e questo diventa un vero lavoro di team capace di coprire più generazioni. E non è soltanto il successo del singolo, ma di tanti, in tante epoche». Ai giovani consiglia di cogliere le opportunità e di non temere le sfide che inizialmente possono spaventare, come cambiare vita, lavoro, Paese e cultura. «Nel mio caso, il desiderio del Giappone è partito proprio dai miei studi. Ho fatto il dottorato di tesi sulle vele solari, che sono delle sonde che non utilizzano nessun propellente per avanzare ma sfruttano la pressione della radiazione solare. Sono come specchi leggerissimi che consentono
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di muoversi nello spazio. Proprio il gruppo di lavoro di cui faccio parte in JAXA è stato tra i primi a mostrare la fattibilità fisica di queste vele. Io ero attratta dal modo in cui questi grandi specchi leggeri venivano ripiegati, prendevano ispirazione dagli origami giapponesi». Oggi vive sul lago Tsuki, al confine della prefettura di Kanagawa e Yamanashi. Dalla finestra vede la catena montuosa Takao, dietro questa si cela il monte Fujii. «In auto, fra le montagne, ci si perde; è un mondo di continua fioritura, ogni stagione ha i suoi fiori e i suoi colori». Ed è immersa in questo quadro di natura, che Stefania fissa gli occhi su Ryugu, «Ogni giorno programmo codici sul computer per pilotare la sonda o prevedere, in base a ciò che facciamo, cosa avverrà». La vita nello spazio, a pensarci, esiste: è la nostra.
«Al Poli rimasi affascinata dalla missione Rosetta: più generazioni che lavoravano allo stesso progetto. Un successo di tanti, in tante epoche»
4.3 RESPONSABILITÀ SOCIALE
Politecnico e Alumni per un mondo più equo e sostenibile
L’INGEGNERE DEL METEO E I SATELLITI CHE CI VENGONO IN SOCCORSO Meteop-C è il satellite lanciato da EUMETSAT, in collaborazione con NASA e ESA, a novembre del 2018. Missione: monitorare il clima e supportare i soccorsi durante i disastri naturali. A controllare il lancio da terra, l’Alumna Stefania Tarquini di Carmela Menzella
Nell’aprile del 2011 un articolo su Il Sole 24 ORE titolava “Stregati dalla Luna”. Gli “stregati” erano un gruppo di studenti del Politecnico di Milano che partecipava a un progetto realizzato per l’Agenzia Spaziale Europea: l’ideazione di un satellite da inviare in orbita attorno alla Luna. A capo del gruppo c’era una studentessa, Stefania Tarquini, che in quell’articolo dichiarava: «Gestire una squadra di studenti è
una grossa sfida poiché richiede non solo competenze ingegneristiche, ma anche imparare a destreggiarsi tra questioni organizzative e manageriali». Otto anni dopo, la rubrica Buone Notizie del Corriere della Sera le dedica una puntata: oggi Stefania Tarquini è diventata ingegnere aerospaziale in Eumetsat, l’organizzazione intergovernativa europea che gestisce i satelliti meteorologici, nonché la più giovane
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STEFANIA TARQUINI - 31 anni Low Earth Orbit Spacecraft Operations Engineer, Eumetsat Alumna Polimi Ingegneria Aerospaziale
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Nella foto in prima pagina il render di Metop-C Nella foto in basso Stefania Tarquini nella sede di EUMETSAT (European Organisation for the Exploitation of Meteorological Satellites) a Darmstadt, Germania
«I satelliti salvano vite: con i loro dati si riescono a prevedere gli spostamenti di un uragano e così a coordinare i soccorsi»
donna italiana con ruoli direttivi nel Metop, il Meteorological Operational Satellites. «Realizziamo satelliti meteorologici, in orbita bassa e geo-stazionaria - spiega - in grado di fornire i dati necessari a chi poi si occupa di fare previsioni del tempo estremamente accurate. Forniamo anche le carte dei venti per monitorare tempeste, cicloni e fenomeni meteorologici che si spostano velocemente: un esempio sono le eruzioni vulcaniche in Islanda degli ultimi anni, in quei casi l’uso del satellite è stato molto importante perché è servito per monitorare i movimenti della nuvola di fumo e dirigere quindi il traffico aereo. Allo stesso modo è possibile monitorare le foreste, per mappare la deforestazione, o seguire il livello dei mari e lo scioglimento dei ghiacciai». Dall’alto, insomma, si osserva e si cerca di intervenire sulla vita sulla terra. «Abbiamo uno strumento, fra l’altro italianissimo, che monitora la composizione dell’aria. Ciò permette di tenere sotto controllo il livello di inquinamento delle città, come Roma o Milano, e decidere quando intervenire. I satelliti possono anche servire a salvare vite, per esempio per prevedere come si sposterà un uragano e di conseguenza coordinare le attività di soccorso. Utilizziamo uno strumento che trasforma i satelliti in ripetitori per trasmettere segnali di soccorso inviati da navi, aerei, alpinisti o chiunque abbia l’apparecchio complementare e si trovi in difficoltà. Dal 1982, il programma ha dato assistenza per salvare più di 37.000 persone, in più di 10.000 incidenti».
Nell’ultimo anno Stefania ha coordinato le fasi post-lancio di Metop-C, il terzo dei satelliti del programma Metop, che fornisce in maniera continuativa dati per previsioni meteorologiche dell’ambiente e per l’osservazione del clima globale. L’operazione è stata attuata in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea, con la quale Stefania Tarquini ha gestito il lancio e la messa in orbita, le fasi più critiche della vita di un satellite, prima di riportarne il controllo in Eumetsat. «Io e un mio collega abbiamo seguito il satellite durante la fase di lancio per undici ore, dall’una di notte fino a mezzogiorno, lungo tutte le attività critiche, per esempio abbiamo apportato alcune modifiche al software del satellite per configurare meglio le attività di routine. Quindi abbiamo inviato il primo set di comandi, indicando come puntare il pannello solare a seconda dell’orbita. Eravamo tutti molto eccitati, soprattutto quando abbiamo ricevuto le prime risposte positive dal satellite. Questa fase è durata fino a mezzogiorno del giorno dopo. Lo champagne insomma l’abbiamo stappato la mattina dopo, quando ormai le attività critiche erano finite e abbiamo potuto tirare un sospiro di sollievo». Attualmente Stefania Tarquini si sta occupando del progetto Metop-A EOL, dove EOL è l’acronimo di EndOf-Life. «Il nostro primo satellite è stato lanciato nel 2006 e ha un design molto vecchio, sarà stato progettato negli anni ’80.
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All’epoca non era stato pensato per finire la sua vita operativa in modo pulito, cioè senza detriti spaziali. Oggi, invece, è un tema molto sentito». Tornando al passato e agli anni del Poli, Stefania ricorda “la Finzi” (la professoressa Amalia ErcoliFinzi, ndr): «Mi ha lasciato nel cuore un’impronta incredibile. Quando la sentivamo parlare di spazio eravamo come bambini che ascoltano le storie attorno al fuoco; rimanevamo tutti lì seduti, con gli occhi aperti, pieni di gioia. Parte dell’entusiasmo che ho per lo spazio lo devo a lei».
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Per gli studenti di oggi ha un consiglio, «Impegnarsi negli esami, ma soprattutto cercare di “infiltrarsi” in progetti extracurriculari, dove partecipano anche aziende o agenzie spaziali, anche se queste attività non sono parte del percorso di studi e sono da fare nel proprio tempo libero, perché è così che si fa esperienza e si trova più facilmente lavoro. Se io non avessi fatto parte del progetto ESMO al Poli, probabilmente non sarei riuscita a fare la carriera che ho fatto. Mi ha dato delle carte in più, è stata un’esperienza diversa da quella di chi aveva “solo” fatto Ingegneria Spaziale…».
«Quando sentivamo parlare Amalia Ercoli-Finzi eravamo come bambini attorno al fuoco. Mi ha lasciato nel cuore un’impronta incredibile»
Tradizione, qualità e innovazione: nel nostro DNA e nel DNA del Politecnico di Milano.
Franco Spotorno
NUOVO TOYOTA RAV4 HYBRID
NUOVO LEXUS UX HYBRID
Da tre generazioni coltiviamo questi valori e abbiamo scelto la qualità e la tecnologia full hybrid delle vetture Toyota e Lexus. Ecco perché Spotorno Car offre agli Alumni del Politecnico speciali condizioni di acquisto e di assistenza su tutte le nostre automobili. Verifica la nostra Convenzione sul sito www.spotornocar.it e www.alumni.polimi.it. Vi aspettiamo nei nostri showroom per un trattamento personalizzato.
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4.4 RESPONSABILITÀ SOCIALE
Politecnico e Alumni per un mondo più equo e sostenibile
LA MANO ROBOTICA, UMANA
di Valerio Millefoglie
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Hannes, la nuova mano robotica sviluppata da INAIL e Istituto Italiano di Tecnologia, restituisce alle persone con amputazione dell’arto superiore il 90% della funzionalità perduta. E lo fa con una particolare attenzione al design, grazie allo studio ddp fondato da tre Alumni del Poli
«Con Hannes, il paziente può prendere un uovo senza romperlo ma anche afferrare con forza un martello»
«Quando ho visto la mia mano prendere forma mi sono emozionato. Mi sono reso conto che potevo riappropriarmi della mia mano destra, e che fra questa e la sinistra c’era una condivisione. Potevo fare tutto, con entrambe. Sa, una delle cose che più mi piace fare è guidare, l’auto per me è vita e ora mi sento sicurissimo nell’incrociare le mani sul volante, è un movimento che faccio come lo farebbe qualsiasi altra persona». A parlare è il signor Marco Zambelli, oggi in pensione, ma che all’età di 16 anni, a causa di una trinciatrice da ferro sul posto di lavoro, perde la mano destra. È lui il "paziente zero" su cui è stata progettata Hannes, la nuova mano protesica di derivazione robotica che permette di riacquistare oltre il 90% della funzionalità di una mano naturale. Il progetto è stato sviluppato dal Rehab Technologies Lab, il laboratorio congiunto nato nel dicembre 2013 dalla collaborazione tra l’Inail e l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). A occuparsi del design è stato invece lo studio ddp, fondato da tre Alumni: Lorenzo De Bartolomeis, Gabriele Diamanti e Filippo Poli, che proprio con Hannes si sono aggiudicati il Premio per l’innovazione ADI Design Index 2018: «Per la qualità del vostro lavoro che, a ricaduta, rappresenta un valore per il design e per il nostro Paese», questa la motivazione del premio. Ciò che rende umano un robot è il design, e questo è stato uno dei loro compiti: «All’inizio, la meccanica era abbozzata e funzionante, ma non combaciava con le necessità estetiche di una protesi umana. Siamo quindi andati a capire le forme, le dimensioni e le proporzioni di una mano veramente umana e reputata “bella”. Abbiamo condotto ricerche nel mondo della rappresentazione arti-
stica, studiato le misure antropometriche e ci siamo confrontati anche con produttori di manichini dell’alta moda per individuare i riferimenti più attuali dei canoni estetici», raccontano Lorenzo De Bartolomeis e Gabriele Diamanti. Le necessità estetiche hanno interagito con la parte ingegneristica, conferendo alla mano movimenti che potremmo definire “vivi”. «Le altre protesi sono costruite su assi cartesiani, le dita si chiudono seguendo assi perfettamente paralleli - continuano a raccontare De Bartolomeis e Diamanti - Una mano di questo tipo gli oggetti li afferra, certo, ma non ha nulla a che vedere con la fluidità di una mano reale. In Hannes il punto di attacco delle dita è progettato in modo tale che segua una curva per cui, quando si chiudono, le falangi convergono. Questa è una piccola attenzione che ha migliorato leggermente la presa, donando anche una maggiore percezione di naturalezza». Nel filmato realizzato da INAIL, la mano Hannes afferra di seguito: uno spruzzino, facendo pressione sulla levetta, una matita, un paio di forbici, una mela. Le dita afferrano l’oggetto con movimenti precisi. «L’arto apprende il modo peculiare di contrarre i muscoli del soggetto, riuscendo così a riconoscere poi le contrazioni e a prevedere i movimenti spiegano da ddp studio - così il soggetto può riuscire a prendere un uovo senza romperlo ma anche ad afferrare con forza un martello». La parte elettronica di Hannes a contatto con la pelle recepisce il segnale muscolare, lo interpreta e lo attiva. «L’interazione con la protesi è così naturale che il paziente non si accorge più di contrarre i muscoli per azionarla, è come se usasse la mente».
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In questa foto: il processo di interazione del design della mano robotica Hannes disegnata da ddp studio per Rehab Technolgies Lab, dai primi prototipi fino alla versione finale
«Il Politecnico, dove le discipline dialogano fra loro, insegna la libertà di sconfinare» 66
Zambelli racconta la genesi: «Nella prima fase di lavorazione era un oggetto piatto, nero. L’avevano soprannominata “la padella”. La bellezza del design finale non è solo nella fluidità dei movimenti ma anche nell’estetica». Gabriele Diamanti spiega che «nell’area mediterranea si tende a coprire le protesi con guanti estetici che richiamano il colore della pelle. In altre culture, soprattutto quelle nordiche e negli Stati Uniti, si tende a valorizzarle dal punto di vista estetico. Per noi doveva essere bella da vedere e siamo riusciti a darle una connotazione che non imita la cosmesi della mano ma che non utilizza un linguaggio robotico spinto, per intenderci da cyborg». Così Hannes corona gli intenti dell’ingegnere che le dà il nome, Johannes Schmidl, detto appunto Hannes, che negli anni ’60 dirigeva l’officina ortopedica INAIL di Budrio che brevettò la prima protesi di mano mioelettrica, controllata cioè attraverso sensori. «Io avevo un grande interesse per i Giochi per Paraplegici - affermò l’ingegnere all’epoca - e cercavo prote-
si attive, non passive. Qualcosa di vivo, non di inerte. Volevo umanizzare la protesi». E il futuro? «Dalla mano, su cui comunque stiamo ancora lavorando, si è passati a sviluppare il polso in modo da renderlo più attivo implementando la funzione di prono-supinazione, per intenderci la rotazione che si fa per accelerare sul manubrio di una moto. E abbiamo in progetto poi di passare allo sviluppo del gomito». Sull’insight ricevuto dal Politecnico, citano la capacità di dialogare e interagire con diverse discipline e professionalità. «Non ci siamo ad esempio mai posti freni nel suggerire agli ingegneri modalità alternative per realizzare un dato meccanismo», dice Gabriele Diamanti. «Al Politecnico chi studia design industriale, percorso che nasce a cavallo tra architettura e ingegneria, ha una preparazione scientifico-tecnica tale da poter dire agli ingegneri: “Modifichiamo il telaio perché così guadagniamo in aspetto estetico”». Poi, Lorenzo De Bartolomeis conclude: «Ecco, direi che il Politecnico insegna la libertà di sconfinare».
Nella foto in alto, Marco Zambelli, il paziente zero, indossa la protesi
LORENZO DE BARTOLOMEIS - 41 anni ddp studio - Alumnus Polimi Design
GABRIELE DIAMANTI - 39 anni ddp studio - Alumnus Polimi Design
FILIPPO POLI - 41 anni
ddp studio - Alumnus Polimi Architettura
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5.1
INDUSTRIA
Filo diretto tra il Poli e il mondo industriale
CIRCUITI ELETTRONICI 100, 1.000 VOLTE PIĂ™ VELOCI Il Politecnico ha firmato un accordo strategico con Infineon Technologies per la creazione di un laboratorio congiunto. Obiettivo: trovare nuove idee e scovare nuovi talenti tra gli studenti del Poli, per progettare i circuiti elettronici di domani di Irene Zreick
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SALVATORE LEVANTINO - 46 anni Docente ordinario di Ingegneria Elettronica Alumnus Ingegneria Elettronica
Uno smartphone, un computer, un condizionatore d’aria, un’automobile, la carta di credito… Come moltissimi altri oggetti che quotidianamente usiamo, hanno il proprio cuore (e cervello) nei componenti elettronici miniaturizzati, che giocheranno sempre più un ruolo decisivo nelle future innovazioni tecnologiche. Tutto, o quasi, oggi si fa con i circuiti elettronici e in questo campo c’è ancora molto da fare: la ricerca è cruciale per sviluppare tecnologie che rendano la vita più facile, sicura e, soprattutto, sostenibile. È una sfida importante nel campo delle innovazioni che permeano ormai ogni aspetto della vita quotidiana ma anche di quella industriale, le cui ricadute spaziano dalle auto a guida autonoma, alle smart city, al 5G, ai Big Data, all’Industria 4.0, a qualsiasi applicazione in cui serva una elevata capacità e velocità di calcolo. Per rispondere a questa sfida il Politecnico è in prima linea nella ricerca e oggi ha un alleato in più: la scorsa primavera, infatti, ha firmato un accordo con Infineon Technologies per una collaborazione scientifica pluriennale che andrà a sostenere nuove attività di ricerca e la creazione di un
laboratorio congiunto all’avanguardia, nel cuore del nostro dipartimento di Elettronica. Questo tipo di partnership (tecnicamente si chiama “Joint Research Center”, o JRC) è un tipo di accordo diffuso al Politecnico, sempre attento a cogliere i segnali che arrivano dal mondo industriale e a collaborare per uno sviluppo che coinvolga il territorio. Un JRC serve a consolidare alleanze con le aziende più competenti in diversi settori tecnologici. «Per la ricerca di base si possono usare i fondi europei – spiega la prorettrice Donatella Sciuto – ma la direzione strategica che abbiamo preso è quella di accelerare anche sulla ricerca applicata, avviando collaborazioni con le aziende, che evidentemente puntano ad applicazioni concrete da portare sul mercato. Accordi significativi, che in media nella ricerca industriale per noi valgono 80 milioni di euro l’anno». Questi finanziamenti permettono al Poli di supportare giovani ricercatori, di sviluppare nuove linee di ricerca e, contemporaneamente, far crescere professionisti altamente specializzati che saranno richiesti dall’industria
nel prossimo futuro. Le aziende, a loro volta, hanno il vantaggio di accedere alle competenze multidisciplinari dell’Ateneo e condividere strumentazioni, laboratori e infrastrutture di ricerca. È inoltre un importante investimento nella crescita delle risorse umane. «Infineon tiene in alta considerazione il talento e le competenze italiane in ambito tecnico, tanto che negli ultimi anni sono stati fatti investimenti significativi in attività di Ricerca e Sviluppo in Italia – ha affermato Alessandro Matera, Amministratore Delegato di Infineon Technologies Italia e Alumnus del Politecnico – La collaborazione con un’università eccellente come il Politecnico di Milano è una pietra angolare di questa strategia: servirà a raccogliere idee nuove in grado di trasformarsi in applicazioni specifiche e sarà un investimento in termini di “brand” in un luogo che genera giovani di talento assoluto. Ci auspichiamo naturalmente che poi, in prospettiva, questi talenti possano entrare a far parte della nostra squadra». Ne abbiamo parlato con Salvatore Levantino, 46 anni, docente ordinario di Ingegneria Elettronica e responsabile del laboratorio.
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Nelle foto Salvatore Levantino nel laboratorio del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano
Parliamo del progetto di ricerca: di cosa si tratta? Progettiamo circuiti elettronici per radar. L’applicazione immediata di questa tecnologia è quella della guida autonoma, è su questo in particolare che ci siamo concentrati con Infineon. Come è nata la collaborazione? Con un PhD executive: Infineon ha deciso di investire nella formazione di un suo dipendente e ce l’ha mandato per fare un dottorato di tre anni. Al Poli gli abbiamo insegnato un approccio completamente nuovo alla progettazione elettronica, che è proprio quello in cui risiede la nostra forza. Grazie a questi studi, quel dipendente è tornato in azienda con idee e prototipi di tecnologie che hanno migliorato moltissimo le prestazioni di Infineon, che fino a quel momento aveva fatto le cose in modo più tradizionale. I risultati ottenuti hanno convinto l’azienda a investire meglio e di più nella ricerca e sviluppo sulla guida autonoma, proprio mentre al Poli nasceva la necessità di finanziare una nuova linea di ricerca sulla tecnologia abilitante. Con l’approvazione dalla Germania (Infineon è una multinazionale con sede centrale tedesca), abbiamo concordato la partnership JRC con Infineon Italia. Come verranno usati questi fondi? Si tratta, per il momento, di circa un milione di euro, con cui si è deciso di comune accordo di finanziare una cattedra di Ingegneria Elettronica (di cui sono titolare), il potenziamento del laboratorio, con l’acquisto di nuove strumentazioni che ci permetteranno di posizionarci tra i migliori al mon-
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do nella progettazione e nel testing di circuiti micro e nano-elettronici, e l’inserimento di sette ricercatori.
tro, anche per oggetti in movimento. È un prerequisito essenziale per raggiungere il livello 5.
Quali sono gli obiettivi? Il sogno è la guida autonoma. Non parlo della guida assistita, già oggi sul mercato, ma il cosiddetto “livello 5”, in cui il “guidatore” può tranquillamente farsi la barba o guardare un film mentre la macchina guida da sé in completa autonomia. Siamo ancora lontani da questo obiettivo, un’auto a guida realmente autonoma richiederebbe moltissimi sensori con risoluzione e capacità di calcolo che oggi non sono sostenibili. Se ti servono 50 sensori su un’automobile, il costo deve ridursi e bisogna imparare a integrare efficacemente più sensori in un singolo circuito: così si riducono i costi, ma cresce la complessità.
In cosa consiste l’innovazione? Soprattutto in una questione metodologica. I circuiti possono essere analogici o digitali, e sono due mondi che raramente si parlano, anche perché usano linguaggi diversi. I progettisti, di solito, sono specializzati in uno dei due metodi. Noi invece lavoriamo in parallelo e abbiamo sviluppato un metodo innovativo per integrare l’intelligenza artificiale digitale nei circuiti analogici, dotandoli così di enormi capacità di calcolo a basso costo (al momento non posso essere più specifico!). Le prestazioni di questi circuiti sono 100 volte superiori a quelle precedenti, in dimensioni molto ridotte. Collateralmente, i nostri studenti stanno sviluppando competenze miste analogiche e digitali, si formano una nuova professione che sarà sempre più richiesta nel mondo del machine learning.
Qual è lo stato dell’arte? Oggi la tecnologia permette di rilevare in modo sicuro un numero limitato di oggetti (poche unità) a una distanza di alcune centinaia di metri. È quello che serve, per esempio, per la frenata assistita e che mantiene l’auto sulla corsia giusta in autostrada. Il livello 5 richiederà la combinazione di più sistemi di sensori: telecamere, radar e laser. Il vantaggio dei radar, rispetto agli altri, è che permettono di ricostruire un’immagine 3D a 360° anche in condizione di scarsa visibilità (se è buio o c’è nebbia, per esempio, telecamere o laser non funzionano). Noi stiamo elaborando una nuova tecnologia abilitante per i radar a frequenze molto alte, che permetterà di raggiungere una risoluzione oggi impensabile: solo qualche centime-
Tempi? Per raggiungere il livello 5, la strada è lunga: quel cento deve diventare mille. È un salto quantitativo che ci aspettiamo di fare nei prossimi anni… ci stiamo lavorando! Quali problemi possono emergere? Impossibile testare in laboratorio un modello teorico in CAD. Il prototipo va fisicamente fabbricato, e ci possono volere anche tre o quattro mesi. Se poi in laboratorio non funziona, hai speso quattro mesi e 30 mila euro per fabbricarlo, ma devi ricominciare da capo. Per fortuna, finora, ci è andata bene!
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5.2 INDUSTRIA
Filo diretto tra il Poli e il mondo industriale
FABIO CANNAVALE SERIAL STARTUPPER Fondatore di Lastminute.com Group, nominato Business Angel 2018 dal Club degli Investitori: storia di Fabio Cannavale, dal mondo del Poli al mondo delle startup «Io non credo nelle idee. Credo nelle persone», dice Fabio Cannavale, che nella sua vita di intuizioni ne ha avute tante, e che nelle persone investe altrettanto. Dopo la laurea in Ingegneria Gestionale al Politecnico ha lavorato come consulente in ATKearney e in McKinsey per poi salpare, letteralmente, verso un’altra vita: un anno sabbatico, il 1996, in barca a vela, direzione Caraibi, allontanandosi dall’idea di una carriera da amministratore delegato. Nasce così l’idea di The Floating Village, niente villaggi vacanze ma vacanze sul mare per far provare agli altri ciò che lui stesso stava provando. Al ritorno, perché c’è sempre un ritorno, co-fonda
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eDreams, volagratis.com, Lastminute. com Group e infine B Heroes, un programma per l’innovazione e la promozione di start-up italiane dal forte impatto sociale. Nel 2018 il Club degli Investitori lo incorona Business Angel dell’anno. Dunque, gli chiediamo, a decretare un successo non è l’idea ma chi c’è dietro, le persone. «Sì, molte startup di successo sono partite con un’idea iniziale che poi, lungo il percorso, si è trasformata per diventare altro. Quando qualcuno arriva dicendo «Ho un’idea geniale che non ha mai avuto nessuno al mondo», gli dico sempre «Attento perché se nessuno l’ha fatto, magari non si può fare». In Svizzera c’è una bellissima rivista,
PMI impulse, che racconta i business che ci sono all’estero ma che non sono ancora stati sviluppati in Svizzera, stimolando gli imprenditori a portare qui ciò che ancora non c’è. Nel mio lavoro applico ciò che ho imparato negli anni da consulente. Guardo le persone e per capirle faccio lo stesso tipo di colloquio che si faceva in McKensey per assumere.
«Io non credo nelle idee. Credo nelle persone»
di Vito Selis
Ci si inventa un’idea di business, di qualunque tipo. Il candidato deve chiedere una serie di dati e viene valutato in base a quanto è veloce nel fare i conti, nel capire le dinamiche e trovare le informazioni giuste. Quando da business angel valuto un imprenditore vado al di là del business plan, mi interessa sapere quanto lui capisca di mercato, quanto sia in grado di immaginare scenari futuri. Ed è sorprendente perché incontri bravissimi imprenditori ma anche molti altri che non hanno la minima idea di ciò che fanno, ti dicono “Questo lo fa il marketing, questo lo fa l’it, questo l’amministrazione”. Ok, ma tu cosa fai?». Il segreto per un business angel, sembra suggerire Cannavale, è spronare a conoscere ogni minimo dettaglio di un processo, essere curiosi. «L’imprenditore deve essere appassionato, focalizzato, assolutamente sul pezzo», dice. Dal 2017, anno della sua creazione, B Heroes, l’acceleratore di business ideato da Cannavale, ha coinvolto 1.000 startup, 500 mentor per un totale di 2.500.000 euro di investimenti. Alcuni esempi: Wash Out, startup che propone di “lavare il tuo veicolo, a quattro o due ruote, direttamente dove lo posteggi, anche su strada pubblica”, vincitrice di 800 mila euro come migliore startup del programma B Heroes 2018. A vincere nel 2019 è stata invece Enerbrain, un device intelligente che regola in tempo reale gli impianti di riscaldamento degli edifici, per ridurre consumi ed emissioni di C02. Ma ogni aspetto della quotidianità e della vita ha una sua startup: EpiCura, un poliambulatorio virtuale che fornisce prestazioni sanitarie e socio-assistenziali a domicilio, entro 24 ore dalla richiesta del paziente; sempre in ambito sanitario D-Heart,un’elettrocardiogramma da fare con il proprio smartphone.
FABIO CANNAVALE - 52 anni Ceo Lastminute.com Group, B Heroes Alumnus Polimi Ingegneria Gestionale
«L’imprenditore deve essere appassionato, focalizzato, sul pezzo, curioso di tutti» Ai giovani politecnici dà questo consiglio: «Io dico sempre di seguire una passione. Chi lavora sulla propria passione ha una marcia in più. Seconda cosa: qualsiasi cosa fai deve essere perfetta. A scuola puoi prendere voti sufficienti o poco più che buoni: 6, 7. Nel lavoro puoi prendere solo 10. Perché se fai 8,5 c’è un buco, qualcosa che non funziona e arriva qualcun altro che sa fare meglio di te. Spesso le persone si disperdono in mille cose. Non farne mille. Fanne una sola. Perfettamente». Insomma, saper spendere anche il proprio tempo in modo mirato. «Sono sempre estremamente attento alla quantità e qualità del mio tempo - aggiunge - al mix tra lavoro, vacanze, sport. Passare un’ora con una startup che magari non ha centrato l’idea, e io in un’ora penso di riuscire a dare un contributo molto forte, è un utilizzo molto buono del mio tempo. E anche una bella forma di give-back, di ritorno». Poi aggiunge, «Quando un’azienda crea qualcosa di realmente innovativo, il costo di marketing per veicolare la notizia è bassissimo, e questo è uno dei vantaggi dell’economia digitale: le voci si spargono velocemente». L’identikit del business angel: «Chiunque sia un pensionato o qualcuno sui 50, 60 anni che per qualche motivo ha lasciato l’azienda e non ha voglia di fare un lavoro a tempo pieno, ma ha competenze, esperienza, e a volte anche un capitale. Ho visto persone rinascere e ringiovanire». Far interagire quindi mondi, connubi di competenze: chi non conosce il digital con chi lo respira ogni giorno, aziende e università, know-how scientifico e marketing. E lo sguardo di un business angel a sorvegliare dall’alto.
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5.3 INDUSTRIA
Filo diretto tra il Poli e il mondo industriale
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In foto il laboratorio del Centro Ricerca Huawei di Milano
LE RICERCHE DI OGGI, CHE C Guida autonoma, smartphone in grado di capirci e di prendere i nostri parametri vitali, telecomunicazioni ultra-performanti. Sono alcuni temi di ricerca sviluppati da Huawei in collaborazione con il Poli. Ce ne parla l’Alumno Renato Lombardi Il 15% del fatturato di Huawei è investito in ricerca e sviluppo in ambiti wireless, tecnologie ottiche ed user experience. Da tempo Huawei collabora con diversi dipartimenti del Politecnico di Milano per trovare nuove soluzioni promettenti per il futuro, in ambiti anche molto diversi, che vanno dall’automotive alla sanità, fino al modo che ognuno di noi ha di rapportarsi con il proprio smartphone. Abbiamo chiesto all’Alumno Renato Lombardi, Direttore del Centro R&D Huawei, di raccontarci cosa potremmo aspettarci un domani.
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Nuove tecnologie per le reti in fibra ottica, per comunicazioni ultra-veloci: immaginiamoci l’applicazione nel futuro. Cosa ci permetteranno di fare e in che modo? La possibilità di avere delle reti di telecomunicazioni più performanti, siano esse fisse o wireless, aprirà nuovi scenari sia per i singoli utenti privati che per interi settori di business. Mi spiego, sono alle porte applicazioni che sino a pochi anni fa sembravano confinate ai film di genere fantascientifico. Mi riferisco ad esempio ad applicazioni basate sulla realtà immer-
siva: dalla semplice possibilità di scaricare film in pochi secondi alla guida autonoma, sino alla possibilità di visualizzare l’ologramma della persona con cui si sta comunicando. Allo stesso modo gli ologrammi potranno essere utilizzati anche nel settore della sanità, con operazioni di chirurgia a distanza. Un altro ambito di ricerca sul quale state lavorando sempre in collaborazione con il Poli è la user experience degli smartphone: di che tipo di sperimentazioni si tratta?
COSTRUISCONO IL DOMANI L’intenzione è quella di progettare e realizzare sia nuove applicazioni, sia nuove modalità di interazione partendo da ricerche condotte con metodo scientifico. I nuovi sensori introdotti e i nuovi algoritmi saranno quindi in grado di leggere parametri di tipo psicologico, medico, fisico ed emotivo, consentendo di migliorare l’esperienza complessiva di interazione con i dispositivi, anche adattandosi alle esigenze dello specifico utente. A questo proposito sono importanti le collaborazioni con il Poli e in particolare con il laboratorio PHEEL (Physiology, Emotion, Experience, Lab) che lavora proprio con le analisi dei segnali biologici e fisiologici dell’individuo e i comportamenti dell’individuo in risposta a specifici stimoli. Questo ci permetterà di sviluppare una user experience che spazia dalla facilità di utilizzo dei dispositivi (menù più completi, facilitazione nell’interazione con il dispositivo) all’introduzione di modalità di interazione completamente nuove che sfruttano nuovi sensori, sensori esistenti in modo
nuovo, telecamere e fotocamere dei cellulari. Ne abbiamo accennato prima: la guida autonoma. Una delle collaborazioni in corso con il Poli riguarda proprio lo sviluppo di algoritmi e di radar per questa funzionalità. Quale sarà il processo che ci porterà in modo graduale dalla guida assistita alla vera e propria guida autonoma? Dunque, le applicazioni base sono quelle in cui le tecnologie radar vengono utilizzate per supportare chi guida nell’identificazione di oggetti e ostacoli, per esempio quando non sono visibili ad occhio nudo. Si passa poi passare ad un utilizzo più avanzato delle tecnologie che consente di ricostruire immagini complete della realtà circostante l’auto in movimento. In questo secondo step ogni veicolo è paragonabile ad un’entità a sé stante, per cui un’ulteriore evoluzione prevede che esista una vera e propria interazione tra i vari veicoli, in grado di comunicare tra loro e di assistere la
guida in un contesto più complesso, per esempio scambiandosi informazioni sugli ostacoli rilevati o gestendo la risposta del veicolo in funzione del comportamento degli altri veicoli. Un ultimo step prevede anche la comunicazione del veicolo con l’infrastruttura esterna, quali possono essere i segnali stradali intelligenti. Qual è il legame profondo che unisce Huawei e una realtà di didattica innovativa come quella del Poli? Soprattutto negli ultimi anni, Huawei ha spinto molto la ricerca collaborativa con le università perché crede che da qui possa essere coltivata una prospettiva diversa, complementare a quella aziendale, visionaria e orientata al lungo periodo. Queste caratteristiche possono essere coltivate solo impegnandosi in attività di ricerca eccellente (sia industriale, ma anche e soprattutto di base), per cui il Politecnico rappresenta un naturale partner con vocazione e visione comune rispetto a quella di Huawei.
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6.1
DAL POLI AL TERRITORIO Trasformazioni urbane con DNA politecnico
(secondo gli Alumni)
2
1
1
J+S
Park Associati / Alumnus Filippo Pagliani / Alumnus Michele Rossi
/ Alumnus Giancarlo Marzorati / Alumnus Federico Pella
Tecnarc Progettisti Associati
2
/ Alumnus Roberto Taddia
3
4
Office for Metropolitan Architecture
Freyrie Flores Architettura
/ Alumnus Ippolito Pestellini Laparelli
/ Alumna Antonella Flores / Alumnus Loepoldo Freyrie
Laboratorio Permanente
Mobility In Chain
/ Alumnus Nicola Rossi
/ Alumnus Federico Cassani
/ Alumnus Angelica Sylos Labini
5
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6
Metrogramma / Alumnus Carlo Masera (completata nel 2018)
Citterio - Viel & Partners / Alumnus Antonio Citterio / Alumna Patricia Viel
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/ Alumnus Andrea Boschetti
Mobility In Chain / Alumnus Federico Cassani
Nei prossimi anni la città cambierà volto: scali ferroviari, piazze, periferie e parchi, trasformazioni per una Milano più vivibile e moderna. Ecco come la immaginano gli Alumni: vi presentiamo la mappa Work in Progress per scovare i progetti politecnici in tutta la città
8 9
Citterio - Viel & Partners
3
/ Alumnus Antonio Citterio / Alumna Patricia Viel
8
Ecoritmi / Alumna Silvia Lista / Alumnus Ugo Gorgone
7
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Barreca & La Varra / Alumnus Gianandrea Barreca / Alumnus Giovanni La Varra
Està - Economia & Sostenibilità / Alumnus Andrea Calori / Alumnus Marco Marangoni / Alumnus Marco Vedoà
Questi sono solo alcuni dei progetti che immaginano la Milano del futuro con un occhio Politecnico.
CONOSCI UN ALTRO PROGETTO FIRMATO DAGLI ALUMNI DEL POLI? Scrivi a
alumni@polimi.it 77
6.2 DAL POLI AL TERRITORIO Trasformazioni urbane con DNA politecnico
BOVISA A COLORI Durante l’ultima Design Week, quattro artisti di fama internazionale hanno ridisegnato il Campus BovisaDurando all’insegna di Leonardo da Vinci di Paola Delicio
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“Noi tutti siamo esiliati entro le cornici di uno strano quadro. Chi sa questo, viva da grande. Gli altri sono insetti”, è una frase attribuita a Leonardo da Vinci e che, oltre a essere impressa nelle menti di tanti, oggi è impressa anche su una facciata di uno degli edifici del Campus Bovisa-Durando. L’universo leonardesco continua fra citazioni e richiami che sembrano dialogare fra di essi e con il paesaggio. Proprio in occasione del quinto centenario della morte di da Vinci, e durante la scorsa Design Week, quattro artisti, affiancati da 20 studenti del Politecnico, hanno realizzato 2.000 m 2 di murales artistici per la prima edizione del Poli Urban Colors: dall’artista e calligrafo milanese
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Luca Barcellona all’olandese Zedz, da 2501, pseudonimo di Jacopo Ceccarelli a Rancy, dietro il cui nome si cela Luca Mayr, Alumnus Polimi Design e ideatore del progetto. «Luca Barcellona ha scelto una frase che sprona lo studente ad essere padrone della propria vita e a migliorarsi sempre. Io ho scelto di disegnare l'icosaedro vacuo, una forma geometrica che Leonardo fece nel 1510 per il trattato di Fra Luca Pacioli. In questa, ho inserito tre sfere che corrispondono alla mente, all’anima e allo spirito, la trinità che compone l'essere umano. Il creativo, che immagina ciò che ancora non c’è, adopera la sfera dell’anima. Dietro questa rappresentazione, ho steso un pattern che evoca la bioarchitettura, il tema della vivibilità
Nella foto in prima pagina il writer e calligrafo Luca Barcellona all'opera In questa: i pattern geometrici di Zedz, Share the Food di Sorte e Fubo e un murales realizzato da Alessandro Azzolini, studente di architettura
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degli spazi. Ho poi voluto abbinare due mondi apparentemente lontani; quello di 2501 e di Zed. Il primo ha creato un pezzo più razionale, geometrico, mentre il secondo ha usato linee più fluide, tracciate a mano libera e in bianco e nero». Le loro due opere sono il benvenuto all’ingresso al Campus da via Schiaffino. I 20 studenti che hanno partecipato al Poli Urban Colors sono stati selezionati attraverso una call e, oltre a supportare i quattro artisti, hanno potuto realizzare un’opera personale o collettiva. Il rettore Ferruccio Resta ha commentato così l’operazione: «All’incrocio tra arte e scienza, tradizione e sperimentazione, il Politecnico di Milano ospita studenti e artisti nel quartiere di Bovisa dove energia, vitalità e innovazione, valori che ogni giorno respiriamo nelle nostre aule e nei nostri laboratori, con il progetto Poli Urban Colors prendono vita in una mostra a cielo aperto. Uno spazio e un quartiere che sempre più vogliamo diventi l’esempio di una Milano giovane, accogliente e creativa». E, intanto, si pensa alla prossima edizione del Poli Urban Colors.
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ÂŤVogliamo che il quartiere di Bovisa diventi l'esempio di una Milano giovane, accogliente e creativaÂť
Nella foto: il murales di Rancy e - nella pagina accanto - quello di 2501
Rettore Ferruccio Resta
83
7.1
SPORT, CAMPUS, LIFE Vita da studente oggi
IL POLI: L’UNIVERSITÀ P Dalla PolimiRun alle Borse di Studio per meriti sportivi fino ai Campionati Studenteschi e ai tornei delle Residenze. Lo sport al Politecnico è Campus Life, Community, Learning Experience e Fundraising Lo sport va al di là dello sport. È formazione individuale e catalizzatore di rapporti. Stimola la competizione, consolida l’autostima e al contempo unisce le persone e favorisce l’integrazione sociale. In gioco ci sono i propri limiti, da superare o da cono-
scere. Si educa il corpo, e ci si educa al sacrificio. Per questo motivo il centro sportivo Giuriati, la PolimiRun, le Borse di Studio per meriti sportivi, i campionati e i tornei sono elementi portanti nei programmi di didattica innovativa; volti a sviluppare compe-
tenze trasversali, soft e social skills. Accompagnano la formazione degli studenti, diventando parte integrante della loro esperienza educativa, e creano spazi e momenti di incontro per la nostra grande community.
POLIMIRUN: NON CI SI FERMA MAI Due corse all’anno. In primavera a Milano, da Campus Bovisa a Bonardi. In inverno, in versione trail, al polo territoriale di Lecco. E durante il resto dell’anno non ci si ferma, grazie ad allenamenti e workshop. «Corriamo per
dare vita alla Milano del futuro», ha dichiarato Enrico Zio all’ultima edizione dell’adidas Runners PolimiRun Spring. «Un progetto per l’Ateneo, per i suoi studenti e per tutta la città: un orgoglio per il Politecnico, un orgoglio per
Milano», ha affermato il rettore Ferruccio Resta. E grazie a tutta la strada fatta, di corsa, lo scorso maggio sono stati raccolti 150.000 euro per realizzare un grande progetto: il nuovo campus di architettura (vedi pagina 16).
I NUMERI DELLA PRIMA POLIMIRUN WINTER (2018) 1.383 ISCRITTI
709 STUDENTI 185 ALUMNI 86 DIPENDENTI 403 ALTRI
11
NOVEMBRE 2018
PROSSIMO APPUNTAMENTO CON LA POLIMIRUN WINTER
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17 NOVEMBRE 2019
di Carmela Menzella
À PER ESSERE SPORTIVI
Sopra, il rettore Ferruccio Resta Leonardo, la mascotte politecnica
con
I NUMERI DELLE POLIMIRUN SPRING
EDIZIONE 2016
3.004
ISCRITTI
52.500€
per le Borse di Studio
30.000 € da iscrizioni
22.500 € da sponsor
16
APRILE
EDIZIONE 2017
8.000 ISCRITTI
53.000€
per le Borse di Studio
100% da iscrizioni
EDIZIONE 2018
12.000 ISCRITTI
100.000€
per le Borse di Studio
100% da iscrizioni
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MAGGIO
EDIZIONE 2019
15.000 ISCRITTI
150.000€
raccolti per il nuovo Campus di Architettura
100% da iscrizioni
20
MAGGIO
19
MAGGIO
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7.2 SPORT, CAMPUS, LIFE Vita da studente oggi
«Già all’età di quattro anni facevo atletica. Non riuscivo mai a stare ferma». Si racconta così Giulia Ghiretti, studentessa di Ingegneria Biomedica e medaglia di Bronzo nei 50m Farfalla alle Paraolimpiadi Rio de Janeiro del 2016. Ha da poco concluso la triennale e sta proseguendo gli studi per la magistrale, sognando un lavoro che concili le sue due attività, «Magari nel campo della bio-meccanica del movimento». La laurea al Poli è stato un traguardo, «Perché è qualcosa che ti rimane per sempre, è il futuro che ti vai a costruire». Così accosta la medaglia di Bronzo alle Paraolimpiadi al giorno della laurea. «A Rio ricordo il momento in cui ho toccato le piastre, ho guardato la nuotatrice accanto e non sapevo chi delle due l’avesse toccata prima. Poi ho sollevato lo sguardo verso i tabelloni con i tempi, sul mio nome c’era una lucina rossa. In quel momento ho capito di avercela fatta. Quando invece alla laurea chiamano il tuo nome e ti dicono che sei ingegnere, ecco, quello è un altro grande traguardo»· Costanza, impegno, visione chiara di un obiettivo. Secondo Giulia Ghiretti il percorso didattico e quello sportivo hanno molto in comune, «L’impegno nello studio è - anche - qualcosa di fisico».
GIULIA GHIRETTI - 25 anni Medaglia di bronzo alle Paraolimpiadi 2016 Studentessa Ingegneria Biomedica
BORSE DI STUDIO Dal 2014 il Politecnico si impegna a sostenere gli studenti migliori dell’Ateneo che praticano discipline sportive ad alti livelli con delle borse di studio per meriti sportivi. Nell’anno accademico in corso saranno assegnate 26 borse di studio del valore di 2.500 euro ciascuna. CAMPIONATI STUDENTESCHI… Non solo sessioni di esami, il Poli è anche sessioni sportive. I Campionati Studenteschi sono giunti all’8° edizione. Al Poli si svolgono infatti due campionati all’anno: invernali,
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da novembre a marzo, e primaverili, da aprile a giugno. Ogni anno si sfidano circa 200 squadre. Ogni squadra è composta da compagni dello stesso corso di laurea, indipendentemente dall’età, per un totale di circa 1.500 studenti. Calcio a 5, volley e basket sono le discipline. Nell'Albo d’Oro, la squadra Times New Roman (calcio a 5), Ingegneria Gestionale, che ha ottenuto il maggior numero di vittorie. … E TORNEI DELLE RESIDENZE Le residenze Polimi a Milano sono sei, ospitano 1.400 studenti e hanno anche un torneo: Il Torneo delle Resi-
denze, arrivato nel 2019 alla 5° edizione. Ogni residenza può iscrivere una squadra per ciascuna disciplina (volley, basket, calcio a 5) e partecipare con quanti runners vuole alla PolimiRun. Vince la squadra che ha più punti in tutte le discipline. Sul podio dell’ultima edizione: la mitica Casa dello Studente. Negli anni campionati e tornei hanno visto passare diversi amici e testimonial del Poli e dell’impegno sportivo: dall’allenatore Eusebio Di Francesco al cestista Danilo Gallinari, dal pallavolista Matteo Piano all’allenatore di volley Andrea Giani.
77.3.3 SPORT, CAMPUS, LIFE Vita da studente oggi
IL NUOVO CENTRO SPORTIVO GIURIATI: POLI DA RECORD Al Centro Sportivo Giuriati sono partiti i lavori di riqualificazione e ampliamento delle strutture, le cui consegne sono previste per la primavera-estate del 2020. Nuovi campi, per una storia da non dimenticare. Com’è nato il Giuriati e dove andrà, un racconto a cavallo fra passato e futuro
di Giulio Pons
In questa pagina e nelle successive render dei lavori di riqualificazione del Centro Sportivo Giuriati
GIURIATI, UN PASSATO DA RECORD Adolfo Consolini, record mondiale di lancio col disco alle Olimpiadi di Londra del 1948. Alfredo Rizzo, mezzofondista e siepista, sei volte campione italiano assoluto nei 1.500 metri piani e nei 3.000 metri siepi. Paola Pigni, medaglia di bronzo agli Europei del
1969 e ai Giochi olimpici di Monaco di Baviera del 1972. E poi studenti, professori, Alumni e dipendenti del Politecnico di Milano. Tutti loro hanno un campo in comune: il Centro sportivo Giuriati. Progettato dall’ingegnere Luigi Secchi come grande impianto polifunzionale per calcio, rugby, campi da
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lucernari rivestimento in alluminio naturale
pannelli fotovoltaici trave in legno lammellare a sezione variabile
linea vita
lamelle in legno con funzione di schermatura solare
trave 24x48 cm lamellare
parete in legno a telaio coibentata finitura intonaco
impianti a vista nello spessore della trave 378
378
FITNESS 6 65.8 mq (n. 16 utenti)
parete in legno a telaio coibentata accoppiata a facciata ventilata in cemento finitura faccia a vista
DISIMPEGNO
AREA IMPIANTI A CIELO APERTO
DISIMPEGNO
CORRIDOIO ATLETI
+4.34
34
solaio prefabbricato in legno trave 24x48 cm Lamellare
0.00
40
0.00
270
SPOGLIATOIO 5 fitness n. 20 utenti
DISIMPEGNO 1 26.40 mq
270
controssoffitto coibentato ispezionabile passaggio impianti
61.7 mq
DISIMPEGNO 2 53.63 mq -3.60
sezione AA
pannelli fotovoltaici 80
copertura curva in alluminio coibentato
copertura curva in alluminio coibentato
copertura curva in policarbonato
facciata intonacata
lamelle in legno con funzione di schermatura solare e irrigidimento strutturale
PARARAPETTO h 2.20
travetti in legno 12x24cm trave curva in legno lamellare a sezione variabile 150/80cm struttura in x-lam con cappotto esterno copertura piana 899
IMPIANTI A CIELO APERTO
facciata intonacata
parapetto in rete metallica
+4.00
facciata intonacata
PARARAPETTO h 2.20
+4.32
+4.32
scala metallica
appoggio trave su staffa in acciaio 429
sezione BB
biglietteria area snack
±0.00
380 300
BAGNO DONNE
BAGNO UOMINI
±0.00
±0.00
sezione CC
lucernario rivestimento in alluminio naturale copertura piana - finitura in guaina ardesiata
lucernario rivestimento in alluminio naturale +8.70
impianti a vista facciata continua in alluminio colore grigio ombra
812 parapetto in rete metallica nera
FOYER
grigliato metallico vuoto sanitario
±0.00
FITNESS 1 62.6 mq (n. 15 utenti)
scala in X-LAM
FOYER
pavimentazione in pietra ricostituita finitura come interno
±0.00
- 0.02 ppf
- 0.02 ppf
controssoffitto coibentato ispezionabile passaggio impianti porta per manutenzione
-3.60
DISIMPEGNO 53.63 mq -3.60
-3.62
270
serramento in alluminio SPOGLIATOIO 3 atleti n. 14 utenti 38.86 mq
DISIMPEGNO 2 53.63 mq
270
SPOGLIATOIO 2 arbitri-giudici n. 7 utenti 19.95 mq
270
SPOGLIATOIO 1 arbitri-giudici n. 7 utenti 19.95 mq
solaio prefabbricato in legno a vista
parete in legno a telaio coibentata finitura intonaco 400
400
400
impianti a vista PRIMO SOCCORSO 13.8 mq
parete in X-LAM e cappotto
+4.34
facciata continua in alluminio a taglio termico
parapetto in rete metallica nera
impianti a vista
VUOTO SU FOYER
parete in legno a telaio coibentata finitura intonaco
solaio prefabbricato in legno a vista
facciata continua in alluminio a taglio termico parete in legno a telaio coibentata finitura intonaco
FITNESS 5 79.2 mq (n. 19 utenti)
378
FITNESS 3 64.5 mq (n. 16 utenti)
+4.34
trave 24x48 cm in legno lamellare pilastro acciaio Ø 219 mm
378
378
378
FITNESS 4 72.3 mq (n. 18 utenti)
sguincio finitura intonaco
Geberit PLU DwEinl DAF d90 25L/s GEB-ART-NR 359.098
facciata continua in alluminio vetro con pvb grigio
trave 24x48 cm in legno lamellare pilastro acciaio Ø 219 mm
parete in legno a telaio coibentata finitura intonaco
copertura piana - finitura in guaina ardesiata +8.70
lattoneria di testa - grigio ombra
sguincio finitura intonaco
facciata continua in alluminio vetro con pvb grigio
882
lattoneria di testa - grigio ombra
400
copertura piana - finitura in guaina ardesiata
sezione DD
CORRIDOIO ATLETI 300
tribune mobili
DEPOSITO 33mq
380
340
BASKET
VOLLEY
INGRESSO
±0.00
300
2500 drenaggio acqua piovana in ghiaia
MAGAZ. 2 1.87 mq
SPOGLIATOIO 6 atleti n. 14 utenti 40.59 mq
sezione EE
I TRAGUARDI DI DOMANI Dove ora hanno già aperto i cantieri, domani sorgerà una palazzina a tre livelli. Al piano interrato sono previsti spogliatoi. Al piano terra, un’area crossfit con club house. Accanto, un palazzetto dello sport realizzato con 200 posti a sedere, per gli sport al chiuso: pallavolo, basket, calcio a 5. Al primo piano ci sarà posto per delle palestre. Il domani non è così lontano, si prevede la consegna a ottobre del 2020. E verso giugno 2020 invece è previsto il rifacimento della pista del campo e dell’illuminazione. Grazie a questa riqualificazione, il Politecnico di Milano stabilisce un altro record, è infatti il primo campus d’Italia, il Campus Leonardo, con all’interno un proprio centro sportivo. Diventando così, e sempre più, non solo un luogo di studio ma anche di aggregazione e di crescita, al pari degli altri campus universitari europei ed americani. Nuovo centro servizi: Concept di progetto: arch. Remo Dorigati - Progetto Preliminare ed esecuzione: Area Tecnico Edilizia - Progetto Definitivo: Studio Lentinu Riqualificazione Impianto sportivo: Project Management ed esecuzione: Area Tecnico Edilizia - Progetto Definitivo: arch. Paolo Raffaglio
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BASKET
±0.00
- 0.02
solaio PREDALLES spess cm 30
VOLLEY
FOYER
300
400
FITNESS 2 62.4 mq (n. 15 utenti)
400
impianti a vista
270
tennis e atletica, apre le sue porte nel 1933. La prima tribuna poteva ospitare 1.800 spettatori, con copertura all’inglese. Qui sono avvicendati nomi ed eventi storici. Il primo su tutti, che dà il nome al campo, è Mario Giuriati, calciatore, caduto nella prima guerra mondiale e insignito della medaglia d’oro al valore militare alla memoria: «Ferito al petto in una trincea avanzata, rifiutava di farsi bendare per non lasciare la posizione». Facciamo un salto al 14 aprile 1946, quando l'atleta Adolfo Consolini, proprio al Giuriati, stabilisce un altro record mondiale, nel lancio del disco, sotto gli occhi, fra gli altri, di Gianni Brera. Una targa all’ingresso del campo ricorda quel momento. Un paio di anni dopo la Gazzetta dello Sport scriveva: «Alle 16:49 del 27 giugno 1948 è nato il baseball italiano». Proprio al Giuriati, si tenne infatti la prima partita di baseball in Italia. S’intrecciano scene a cavallo fra le epoche, qui erano di casa gli Amatori Milano, la squadra di rugby vincitrice di 18 campionati nazionali e di una Coppa Italia. E ogni giorno, in pausa pranzo o fra una lezione e l’altra, studenti e professori, ma anche dipendenti del Poli, si allenano per stabilire i propri record personali.
-3.62
pavimentazione in c colore ocra
GIURIATI ROAD MAP GIUGNO 2019 - OTTOBRE 2020 ⇨ Ampliamento delle funzioni sportive mediante la realizzazione di un nuovo campo coperto polifunzionale di circa 1.000 mq che consentirà il gioco del basket e della pallavolo, oltre a una nuova palazzina servizi di due piani fuori terra ed un piano interrato per un totale di circa 1.500 mq complessivi, dedicati al fitness con annessi spogliatoi al servizio di tutte le nuove funzioni previste ⇨ Completamento dell’intervento sul verde, fra cui la piantumazione di circa 50 nuovi alberi ⇨ Riqualificazione dell’Impianto sportivo esistente, con annessa riqualificazione della palazzina tribune in cui sono ospitati spogliatoi, toilette, biglietteria e una piccola palestra ⇨ A seguire è prevista la riqualificazione della pista di atletica, del campo da rugby e la realizzazione di un impianto di illuminazione ⇨ Nuovi campi da gioco: calcio a 5, basket 3vs3, paddle e aree calisteniche a supporto della preparazione atletica e la realizzazione di un nuovo deposito attrezzi
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8.1
AMARCORD
Cartoline dalla community politecnica
NEL 2020 FESTEGGEREMO I LAUREATI DEL 2010, 2000, 1990, 1980, 1970, 1960 e 1950! 90
Il Politecnico riabbraccia gli Alumni che festeggiano un anniversario importante: ogni anno due eventi speciali per ricordare il duro ma prezioso percorso fatto insieme al Politecnico di Milano e per ritrovare i propri compagni e professori. Due giornate in cui tornare con i propri cari e familiari nei luoghi politecnici, ma so-
prattutto due momenti di incontro con il rettore e la sua squadra: gli anniversari di Laurea sono infatti l’occasione per raccontare agli Alumni gli ultimi aggiornamenti dall’Ateneo, approfondendo il discorso sui cambiamenti e le innovazioni di questi ultimi anni, con uno sguardo al Politecnico del futuro.
AGGIORNA I TUOI DATI PER NON PERDERE IL TUO ANNIVERSARIO! Scrivi a
alumni@polimi.it
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8.2 AMARCORD
Cartoline dalla community politecnica
I GIORNI DI NATTA di Valerio Millefoglie
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Giulio Natta, inventore del propilene, unico ingegnere chimico italiano ad aver ottenuto il Premio Nobel, scomparso proprio quarant’anni fa. Il racconto della squadra, del lavoro, della passione dietro al Nobel
Foto storiche tratte dal libro "Giulio Natta: l'uomo e lo scienziato" edizioni Politecnico di Milano.
Nella foto Giulio Natta mostra gli schemi dei suoi polimeri
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UN’AGENDA STORICA La storia si scrive. Con una matita. Giovedì 11 marzo 1954 l’ingegnere chimico Giulio Natta appunta sulla sua agenda la seguente nota: “Fatto il propilene”. Voltiamo le pagine degli anni e arriviamo al 1963, quando durante una vacanza a Sanremo, Natta riceve una notizia di notevole importanza per il calendario della sua vita: un annuncio ufficiale dall’Accademia Reale Svedese. Il 5 novembre 1963 il Corriere Lombardo titola: “Il Nobel per la chimica a Natta”. Poco sotto si legge: “È ligure, ma da anni residente a Milano dove dirige l’istituto di chimica industriale del Politecnico. L’alto riconoscimento per le sue scoperte nel campo delle materie plastiche”. Il 10 dicembre 1963, Gustav VI Adolf, re di Svezia, si rivolge a Giulio Natta durante la cerimonia di assegnazione del Nobel: «L’Accademia Reale svedese di Scienze Naturali ha voluto dimostrare il suo apprezzamento conferendo a lei, signor professore, il premio Nobel. Riceva da parte dell’Accademia i migliori auguri, e vorrei anche esprimere l’ammirazione dell’Accademia per la intensità con la quale lei, signor professore, malgrado certe difficoltà, continua le sue ricerche». Le difficoltà sono il morbo di Parkinson, diagnosticatoli nel 1956. Le foto di quel periodo lo mostrano mentre scende le scale di
Nella foto in alto le pagine dell’agenda personale di Giulia Natta del 1954, nel giorno in cui appuntò: “Fatto il propilene”
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un aereo con la moglie Rosita, sposata nel 1935, laureata in lettere; si deve a lei il suggerimento del nome di origine greca della scoperta del marito: propilene isodattilo. In uno dei tanti servizi televisivi usciti in quei giorni, Natta è seduto alla scrivania e sfoglia i telegrammi di auguri per il premio, una voce fuori campo commenta: «Un’insolita nota gentile nello studio dello scienziato». La camera inquadra un vaso ricolmo di rose, i petali si colorano dal bianco e nero al rosso, «È l’omaggio degli allievi della facoltà di chimica industriale di Milano al loro professore, premio Nobel per aver inventato un nuovo materiale, ignorato dal mondo della natura. Un polimero le cui molecole hanno lo stesso ordine che hanno le cose in natura». Facciamo un passo indietro in questo almanacco degli anni e andiamo al maggio del 1952, quando a Francoforte si tiene il convegno dell’industria chimica Achema. In quell’occasione Karl Ziegler annuncia di aver scoperto una nuova reazione dell’etilene all’alluminio. Fra i presenti al convegno c’era anche Giulio Natta che, in seguito, provò a polimerizzare il propilene con lo stesso catalizzatore, nonostante il parere negativo di Ziegler. Il resto è storia, scritta a matita quel giovedì 11 marzo 1954: “Fatto il propilene”.
Iavarone, Garassino e Centola, sono ex allievi e Alumni del Politecnico di Milano
QUELLI DELLA SCUOLA DI NATTA «Siamo gli allievi di Natta», dicono oggi Mario Iavarone e Mario Garassino, quelli della Scuola di Natta. «Abbiamo scelto il Politecnico perché c’era lui. E perché il Politecnico non è solo un’università, è il Politecnico, un’istituzione. In Italia finora ci sono stati venti premi Nobel e Natta è tutt’ora l’unico ingegnere chimico ad averlo vinto. Il messaggio più importante che ci ha lasciato non è solo legato a un’intuizione chimica, ma anche all’idea di lavoro». Iavarone ha un ricordo preciso: «Me lo vedo dietro la cattedra, alle sue spalle la lavagna, nella mano il gesso. E su quella lavagna ci costruiva un’immagine, illustrava il fascino della razionalità, del far nascere qualcosa con la forza della mente. La maggior parte dei pro-
blemi, sembrava suggerirci, sono problemi nuovi, e ci ha insegnato a risolverli con metodo: razionalizzandoli, inquadrando gli obiettivi e affrontandoli. E così quei segni sulla lavagna diventavano una realtà. Ecco, il valore del Nobel credo sia anche strettamente correlato alle persone che sapeva coinvolgere». Paolo Centola, che a poco più di vent’anni ha avuto l’onore di essere coinvolto proprio da Natta nella scrittura del libro “Principi della chimica industriale volume 2”, lo descrive così: «Natta non era un ricercatore, era un direttore d’orchestra. E aveva scelto i suoi orchestrali in modo che suonassero tutti bene: erano dei primi violini, degli archi, delle trombe». Nel libro “Giulio Natta, l’uomo e
lo scienziato”, la figlia Franca ricorda: «Gli assistenti giovani erano in casa sino a tarda notte. Ricordo ancora la lampada accesa su uno spesso tavolo di noce davanti a una libreria quattrocentesca, mobili ai quali mio padre assegnava un grande valore». Mario Iavarone spiega: «Dopo l’intuizione chimica, c’è stata l’intuizione manageriale di puntare sull’enorme potenziale di valorizzazione del propilene, allora relegato a prodotto minore del cracking e divenuto protagonista del mercato delle plastiche a seguito dei risultati della ricerca al Poli. La Montecatini mise a disposizione gli impianti pilota a Ferrara e questi giovani ingegneri chimici hanno vestito di metallo e di materia un’idea, per farla diventare produzione».
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Si ringraziano: gli Alumni del corso di laurea in Ingegneria Chimica del quinquennio 1963-1968, i professori dei corsi di Ingegneria Chimica di allora e degli anni successivi Pasquon, Masi, Centola, Mazzanti, l’ingegnere e Alumnus Roger Abravanel, la nipote del premio Nobel Giulia Natta.
Nella foto accanto: Giulio Natta e Karl Ziegler durante la cerimonia di consegna del Premio Nobel, il 10 dicembre 1963 a Stoccolma Nella pagina a destra: Giulio Natta in laboratorio con alcuni collaboratori e poi al bar del Politecnico con la moglie Rosita durante un brindisi per il premio Nobel
GINO BRAMIERI E LA RIVOLUZIONE DI UN MONDO NUOVO, E DI MOPLEN I DIARI DEL GIOVANE GIULIO «28 Maggio 1910 sono tutto felice: ebbi un 9 in grammatica dal Sig. Direttore. Lessi alquanto. La mamma mi dice sempre: Leggi quei libri che ti parlano al cuore, non quelli che interessano la fantasia; leggi non per curiosità ma per istruzione. Leggendo pensa, rifletti fra te e te, fa confronti, giudizi, ricorda, nota. Prendi l’abitudine di copiare i pensieri che ti piacciono, le frasi ben trovate, le parole pure e proprie». Si tratta di una pagina originale dal diario tenuto da un piccolo Giulio Natta. Più tardi, una foto scattata alla festa delle matricole del 1919 a Pavia mostra un carro trainato da un cavallo e un gruppo di allievi ingegneri che, come in una carovana delle meraviglie, presentano la loro poderosa invenzione: «A macchina brevettata in tutto il mondo e altrove, per ta-
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gliare il brodo». Tra i banditori, c’è un giovane Natta. Le cronache di Ateneo di allora, lo descrivevano come uno studente brillante, che per soddisfare la sua grande passione per la fisica si era costruito nella propria abitazione un laboratorio chimico, con tanto di bilancia analitica e altri strumenti utili ai fini della sperimentazione casalinga. Italo Pasquon, Alumno e collaboratore di Natta, per spiegare il forte legame che lo scienziato aveva con il proprio lavoro, racconta: «Quando ha fatto il servizio militare lo ha potuto fare a Milano nell’istituto di chimica generale e faceva esperimenti sull’iprite, un gas usato durante la prima guerra mondiale. Se lo provava sulla sua pelle per vedere se funzionava, e ha sempre avuto una cicatrice sulla pelle».
Per capire l’importanza e l’impatto sociale della scoperta di Giulio Natta, anche a livello popolare, basta ricordare la TV dell’epoca. In un Carosello del 1961 intitolato “Quando la moglie non c’è”, l’attore Gino Bramieri impersona un “massaio” che mentre la moglie, architetto, è fuori per lavoro si ritrova a fare i servizi di casa. Scopre così che la piccola vasca di latta per fare il bagnetto al figlio ha un buco ma ecco la soluzione: c’è un materiale ben più resistente. Bramieri si rivolge in camera e dice: «E mo’? E mo’ sapete che vi dico? Moplen». Scorrono oggetti in plastica: un pettine, un sifone, vassoi da cucina, uno scolapasta, la vasca della lavastoviglie, automobili giocattolo, un mondo di cose che rivoluzioneranno l’industria e la società. «Ma signora badi ben», conclude Bramieri, «Che sia fatto di Moplen». Il logo chiude il Carosello: Moplen. Polipropilene Montesud.
L’ULTIMA DATA STORICA, LA PRIMA Sulla targa affissa fuori dalla sua casa natale a Imperia si legge: “In questa casa nacque il 26 febbraio 1903 Giulio Natta, scienziato insigne, ingegno benemerito lungo il cammino del progresso umano”.
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Ringraziamo tutti i colleghi politecnici che hanno collaborato alla realizzazione di questo numero. Oltre al comitato editoriale, ai docenti e responsabili di progetto e ai colleghi già citati in queste pagine, un ringraziamento ulteriore a: Eleonora Alberello, Silvia Barattieri, Ignazio Belluardo, Roberto Biscuola, Francesco Bulleri, Alessandra Canzi, Raffaella Cozza, Alessandra Dal Piva, Jacopo Farina, Stefania Grotti, Monica Lancini, Silvia Pari, Stefano Potenza, Aldo Torrebruno, Annarosa Zucca e il servizio Corporate Relation del Politecnico di Milano
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