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Tangram spaziali. Ripensare ai vuoti urbani con modelli equiscomponibili Davide Brunelli1, Amelia Cimini2 Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Pianificazione territoriale urbanistica e ambientale Email: davide.brunelli94@gmail.com 1
Politecnico di Milano, Laurea in Urbanistica: Città Ambiente Paesaggio Email: ciminiamelia@gmail.com 2
Inviato: 5 ottobre 2020 | Accettato: 5 novembre 2020 | Pubblicato: 19 novembre 2020 Abstract Da diversi anni, le differenti forme di spazio pubblico, vengono costantemente messe in relazione con le innumerevoli trasformazioni della città contemporanea e dalle esigenze dell’individuo stesso. Il susseguirsi di metamorfosi genera anche dei frammenti urbani dimenticati e in stato di completo abbandono. Tuttavia, tali particelle, potrebbero avere la capacità di ricucire alcune parti di città. È così, che i vuoti urbani, potrebbero essere etichettati come dei ‘luoghi prestabiliti’ all’abbandono ed in cui, gli attori, hanno difficoltà a riconvertirli in spazi di appropriazione sociale. Nasce così la volontà di analizzare tutti quei luoghi pubblici che apparentemente sono stati lasciati in modalità di ‘stand-by’ e ai quali va destinata una nuova sfera sociale, basandosi altresì sullo sviluppo dei microspazi. Il paper propone quindi una rilettura del progetto ‘Estonoesunsolar’, avviato nel 2009 nella città di Saragozza, che punta a valorizzare i vuoti urbani (42.000 mq di particelle disponibili), secondo un principio di riuso temporaneo degli spazi in stato di degrado e azioni di riconversione dei lotti liberi in luoghi d’inclusione sociale. Il contributo si basa pertanto sul ripensare a tali vuoti, attraverso la realizzazione di ‘Tangram spaziali’ che, prendono come ‘regola’ basilare proprio le caratteristiche del rompicapo cinese, dimostrando come si possano definire, all’interno di uno spazio urbano, scelte che grazie ad azioni minuziose o apparentemente impossibili, formano una molteplicità di micro core ‘equiscomponibili’. Un’impossibilità che vede, nella congiunzione di diverse forme, una dimostrazione di come la posizione di ogni elemento sia in grado di generare ‘Tangram’ congruenti ma con diverse funzionalità. Si definiscono così nuove forme di riuso caratterizzate sia dalla flessibilità e adattabilità degli arredi urbani sia dalle scelte dei materiali di riciclo. Una strategia d’intervento che potrebbe rispecchiare sia il progressivo mutarsi della vita del cittadino, sia rappresentare una pluriutilizzazione dello spazio. Una scomposizione di forme che quindi generano nuovi modelli in grado di ridefinire un’identità emergente, oltre che accogliere le necessità del cittadino e lo scambio di interazioni. Spazi che devono affrontare anche una “rincorsa” verso uno sviluppo inclusivo, capace di accogliere e far convivere sia le attività sociali che le attività di smart working. Potrebbe essere dunque l’inizio di un processo che aderisce alla possibilità di capire, sia come poter intervenire all’interno di questi ‘spazi incerti’, sia far riemergere interazioni capaci di riconnettere un tessuto di relazioni e contesti. Parole chiave: spazio pubblico, rigenerazione urbana, urban design
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