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Le cliniche legali in Italia /Assistenza Legale

LE CLINICHE LEGALI IN ITALIA

di Clelia Bartoli

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Cosa sono le cliniche legali?

Studenti di giurisprudenza, supervisionati da docenti e avvocati qualificati talvolta in partnership con ONG ed enti che tutelano i diritti umani, offrono consulenza pro bono e svolgono diverse attività connesse al diritto in azione, in genere a favore di soggetti indigenti o marginali, che difficilmente avrebbero accesso alla giustizia.

Esse costituiscono per i giovani in formazione un’opportunità di apprendere attraverso la pratica. L’esperienza clinica, quindi, migliora le competenze professionali, offrendo agli studenti l’opportunità di provarsi già da subito nel mestiere che un giorno saranno chiamati a svolgere. Ma essa è in grado di affinare anche le doti umane e il senso di giustizia dei ragazzi coinvolti coinvolgendoli in prima persone in casi dalla forte valenza etica. Inoltre amplia la visione, accresce i saperi pluridisciplinari (sociologici, psicologici, antropologici, politologici, ecc.) e le capacità interculturali.

Oltre a portare beneficio agli studenti ovviamente, le cliniche impegnate sul fronte dei diritti umani svolgono un servizio per la collettività. Sappiamo bene come il gratuito patrocinio sia un mezzo spesso insufficiente a coprire la domanda di tutela legale per soggetti vulnerabili e a basso reddito. Le cliniche legali implementano l’accesso alla giustizia offrendo una consulenza legale, non solo gratuita, ma anche di alto livello poiché svolta sotto l’egida dell’accademia. Peraltro in molti paesi dell’Unione, tra cui l’Italia, il gratuito patrocino non copre l’attività stragiudiziale. Tuttavia sono numerose le circostanze in cui soggetti non abbienti e vulnerabili hanno necessità di un supporto legale, al di là della mera difesa in giudizio, per tutelare diritti fondamentali e accedere a servizi e benefici previsti dalla legislazione nazionale e comunitaria.

Le cliniche dunque contribuiscono al perseguimento della giustizia sociale poiché implementano l’assistenza legale gratuita e di alta qualità a persone vulnerabili quali poveri, detenuti, migranti, rifugiati, esponenti di minoranze, vittime di discriminazione, tratta, sfruttamento, ecc. o in processi con un elevato interesse pubblico, ad esempio cause relative all’ambiente e alla tutela dei beni comuni.

I primi esperimenti di cliniche legali sorgono negli Stati Uniti già oltre un secolo fa. Ma si strutturano all’interno delle facoltà di Legge in seguito ad un profondo ripensamento dei percorsi formativi. Pur avendo una lunga storia in territorio americano e nei paesi in via di sviluppo, in Europa le cliniche legali sono un fenomeno recente, sorte prima ad Est, per poi raggiungere i paesi dell’Ovest e mediterranei.

Il movimento delle cliniche legali in Italia

Sto personalmente svolgendo una ricerca sulle cliniche legali in Europa che mi è stata commissionata da Cécile Kyenge, ex ministro dell’integrazione e oggi europarlamentare. Ho iniziato censendo la situazione delle cliniche in Italia. A tal fine ho inviato un questionario on line chiedendo una serie di informazioni che mi permettessero di mappare il fenomeno.

Hanno risposto 22 cliniche dislocate in 15 diverse città: si tratta sia di cliniche consolidate (vedi fig. 1), sia appena avviate o progetti in una fase ancora embrionale (vedi fig. 2).

[Fig. 1 - Cliniche consolidate]

[Fig. 2 - Cliniche in fase di avviamento]

Probabilmente vi è qualche esperienza clinica che è sfuggita al rilevamento, ma ritengo che i dati raccolti definiscano un quadro sufficientemente esaustivo di quanto stia accadendo in Italia. Va comunque considerato che si tratta di una realtà in fermento, soggetta a trasformarsi con grande rapidità (1).

Appena cinque anni fa venivano fondate formalmente le prime cliniche legali italiane. Una storia estremamente recente, simile a quella di altri paesi dell’Europa Occidentale, quali Francia e Germania (2). Le cliniche, dunque, che hanno un’età di almeno quattro anni fanno capo a pochi atenei (l’università di Brescia, Roma Tre, l’Università di Torino in collaborazione con l’International University College of Turin e con l’Università del Piemonte orientale), seguono le cliniche di Bergamo, Teramo, Perugia e Verona che esistono da due o tre anni.

C’è poi da segnalare il caso anomalo di “Altrodiritto”, un’associazine che nasce all’interno dell’Università di Firenze circa venti anni fa e, pur non dandosi il nome di clinica legale, opera in modo del tutto analogo. Gli studenti sono inizialmente coinvolti nell’assistenza legale dei detuniti delle carceri della regione, in seguito l’attività di Altrodiritto si espande a molti comuni della Toscana e dell’Emilia Romagna, coinvolgendo centinaia di giovani in formazione sia della facoltà di Legge che di altre discipline, per fornire un’assitenza legale variegata anche a migranti, rifugiati, rom e marginali in genere, ecc. Recentemente è stato aperto un ramo Siciliano dell’associazione che ha da poco inaugurato una clinica nell’isola.

Altrodiritto per anni ha preferito agire da clinica in modo informale; solo di recente l’associazione ha deciso di dare ad una parte delle sue molteplici attività il nome e lo statuto di clinica legale.

Monitorando gli ambiti di intervento, i tipi di attività e le tipologie di clienti appare chiaro che la quasi totalità delle cliniche italiane abbia una forte vocazione verso la giustizia sociale. Esse quindi, oltre a proporre una formazione giuridica attraverso la metodologia del learning by doing, intendono smontare l’immagine dell’università come ambiente chiuso e sterilizzato, regno della teoria che teme l’invischiamento con la concretezza del reale. Al contrario la gran parte di coloro che scelgono di impegnarvisi soffrono l’isolamento e il senso di aleatorietà che non di rado accompagna il lavoro accademico e credono nell’importanza di un impegno civico delle istituzioni culturali. Non stupisce che gli ambiti in cui le cliniche risultano maggiormente attive siano: l’immigrazione e l’asilo, il carcere, l’anti-discriminazione e i diritti umani.

La principale attività è coinvolgere gli studenti nella risoluzione di casi giudiziali reali in collaborazione con studi di avvocati. Ma al contempo è molto praticata anche la consulenza stragiudiziale, attivando sportelli di consulenza all’interno dei dipartimenti rivolti tanto a persone fisiche quanto ad associazioni impegnate nella tutela dei diritti. È anche abbastana frequente che una clinica agisca come osservatorio: molti studenti nel corso del loro percorso clinico partecipano ad un monitoraggio, per esempio della condizione dei migranti nei CIE o su eventuali pratiche di discriminazione istituzionale. Pertanto una delle caratteristiche più importanti delle cliniche legali è il fatto che esse aprano delle porte verso l’esterno, sviluppando collaborazioni con soggetti estranei al mondo accademico.

La costituzione in Italia di un movimento delle cliniche nelle facoltà di Giurisprudenza ritengo abbia la possibilità di incidere anche sulla cultura professionale degli avvocati, poiché fornisce una formazione delle nuove generazioni di giuristi piuttosto rivoluzionaria. Gli studenti che vi partecipano si confrontano infatti da vicino con soggetti, che difficilmente entrano negli studi legali, a causa della povertà e della marginalità, e hanno così modo di sperimentare un modo di essere giurista a servizio dei diritti umani, della parità e del pubblico interesse.

(1) - I dati sono aggiornati al marzo 2015.

(2) - U. Stege, Evidence of Successes and Challenges in Clinical Legal Education in Europe, in stampa.

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