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La tenacia nella lotta per il godimento dei diritti fondamentali /Editoriale

LA TENACIA NELLA LOTTA PER IL GODIMENTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI

di Liliana Maniscalco

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Ci reputavamo fortunati ed eravamo soddisfatti due anni fa, noi attivisti. Quando nel 2013 si chiudeva, a Palermo, il corteo dell’ultimo Pride nazionale sentivamo di avere contribuito a costruire, seppur nel nostro piccolissimo, un mondo non più uguale, ma più giusto, dove gli svantaggi potevano ancora essere recuperati, sebbene non sempre risarciti, e gli esseri umani messi in condizione di parità.

In quei giorni, un luogo ideale si andava componendo sotto ai nostri occhi e metteva pezzetti di dignità e rispetto ognuno al proprio posto per un futuro realmente migliore.

Mai uno stato d’animo è stato però così clamorosamente smentito trasformando il tempo galantuomo in un clown dei più feroci. Adesso possiamo solo nutrire preoccupazione, non tanto per la questione in sé, ma per quanto connessa alle persone LGBTI, specie agli attivisti che, in pieno svolgimento dell’Onda Pride in Italia, sono oggetto più che mai di attacchi insensati alla loro natura e di parole d’odio, risucchiate in una dinamica di spersonalizzazione che riporta alla mente quella che condusse ai più gravi crimini della storia commessi dall’umanità contro l’umanità.

L’Onda Pride, a due anni di distanza da quel bagno di folla, convinzione e motivazione, sembra svolgersi in un contesto culturale nazionale decisamente peggiorato, quasi come se le iniziative degli anni passati che hanno sancito, ribadito e richiamato l’universalità dei diritti di persone lesbiche, gay, bisessuali, trangender e intersessuate (LGBTI), più che portare beneficio a questi titolari dei diritti, ne avessero danneggiato il percorso verso il riscatto e l’affrancamento dalle violazioni, dalla discriminazione, dalla violenza fisica e dalla morte talvolta istituzionalizzata, come accade in certi luoghi, così lontani ma, se riflettiamo sui rapporti economici e finanziari tra i vari paesi, in verità così vicini, dove si condanna alla pena capitale il gay, per sodomia, o si lapida la lesbica.

Le esternazioni collettive di intere masse schiettamente anti LGBTI delle ultime settimane nel paese destano stupore, per la mancanza di basi logiche e culturali di certe argomentazioni, e sgomento, per il portato di discriminazione pubblicamente condiviso. Come se accettare una diseguaglianza in tanti, la rendesse giusta.

E tra una sbandierata, quanto inesistente e acquosa, “teoria del gender” attribuita alla categoria, da confutare e contrastare in nome delle famiglie sane, formate da mamma, papà e prole, e le manifestazioni di piazza del Family day, al suono dello slogan farlocco “giù le mani dai bambini” ci rendiamo conto di cosa abbiamo ancora davanti: un paese nel bel mezzo del guado nel percorso del riconoscimento dei diritti LGBTI.

In realtà la lettura dei fatti può essere diversa da quella delusa e volendo un po’ destruens, perché tarda a raggiungere gli obiettivi prefissati, del lavoro svolto fino ad oggi.

I passi avanti compiuti negli ultimi anni semplicemente non hanno fatto ottenere a lesbiche, gay, bisessuali transgender e persone intersessuate il godimento dei diritti, e infatti l’Italia non ha ancora una legge contro l’omofobia e la transfobia, né è maturata una dinamica sociale e politica tale da renderne la genesi una naturale conseguenza del progresso dei tempi.

Il nostro è un paese dove sindaci, prefetti, politici ancora discettano sul registro delle unioni civili, figurarsi quanto è realmente ancora lontana l’accettazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso!

Tutte queste manifestazioni, queste iniziative, queste attività hanno avuto un grande pregio in realtà, quello di aprire il vaso di Pandora che è l’Italia sull’argomento.

Finalmente, prima lo ignoravamo o potevamo solo intuirlo dietro l’ipocrisia imperante, sappiamo chi gli attivisti hanno di fronte, quali sono le criticità, le mancanze culturali, quali sono stati i pensieri taciuti fino a non molto tempo addietro dai molti componenti dei movimenti che, come le sentinelle in piedi, continuano a pensare alle teorie e ai dogmi piuttosto che alla dignità delle persone.

Quindi in realtà il percorso si è fatto e ha come primo risultato quello di avere esplicitamente portato alla luce il reale stato dei fatti in Italia.

Non resta altro quindi che sbracciarsi, continuare e restare uniti, nel contesto del più ampio movimento dei diritti umani, perché nessuna lotta per il riconoscimento di quelli fondamentali ha visto storicamente l’assenza di contrapposizione.

Per cui invitiamo tutti coloro che sono convinti che la strada del rispetto della persona umana è la giusta via ad esserci in piazza e dopo a continuare.

E’ in base a questo principio che in Italia 38 associazioni - Arcigay, Arcilesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Mit, Associazione Radicale Certi Diritti, Equality Italia, Gaynet, Rete Lenford, Polis Aperta, Rete Genitori Rainbow, Edge Articolo 29, Lista Lesbica Italiana, Anddos, Condividilove, Gaycs, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli - Roma, Gay Center - Roma, La Fenice Gay - Roma, I Mondi Diversi - Roma, Love Out Law - Milano, Coord. Torino Pride - Torino, Circolo Tondelli - Bassano del Grappa, Delos - Vicenza, Anteròs - Padova, Esedomani - Terni, Ireos - Firenze, Azione Gay e Lesbica - Firenze, Comitato Gay e Lesbiche - Prato, Arc - Cagliari, Arci, Cgil Nuovi Diritti, UIL Campania, Uaar, Amnesty International, Uisp, Cild – chiedono, tanto per cominciare, al presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, di garantire che sia eliminata ogni forma di discriminazione nella legislazione italiana sul matrimonio civile, aprendolo anche alle coppie dello stesso sesso, riconoscendo i matrimoni e le unioni celebrate all’estero e assicurando pari diritti ai figli delle persone dello stesso sesso.

La campagna, dal titolo “Lo stesso sì”, permette di firmare l’appello della richiesta sia in piazza, presso gli stand delle associazioni coinvolte, che via web.

Per aderire è sufficiente andare suhttp://appelli.amnesty.it/lostessosi/

Vi aspettiamo.

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