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Diario di una speranza /Fotografia

DIARIO DI UNA SPERANZA

UN REPORTAGE PER RACCONTARE QUELLO CHE ERA MARE NOSTRUM E I MIGRANTI SOCCORSI

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di Daniela Brignone

Sguardi curiosi, sollevati, pieni di speranza, che scrutano alla ricerca di un segnale su ciò che potrà essere l’esito di un’avventura verso l’ignoto: quella del mare, di un attraversamento alla ricerca di un sogno che ad un tratto diventa certezza. Sono gli occhi degli oltre 100.000 migranti che hanno creduto in un futuro diverso, per sé e per i propri figli, questi ultimi vittime di una guerra senza confini e di un territorio ostile. Doppiamente vittime di un sogno che per alcuni, non per tutti, potrà avverarsi.

Sono i soggetti del reportage che il noto fotografo Stefano Guindani ha realizzato nell’Aprile 2014 insieme a Giulio Tanzini durante la missione Mare Nostrum, per conto della Fondazione Francesca Rava, che affianca la Marina Militare Italiana con medici volontari nel soccorso sanitario ai migranti in particolare bambini e donne incinte. Un reportage che ci ha permesso di cogliere nei volti in cui la vita ha impresso i segni di una lotta ancora prima di nascere, in alcuni la disperazione, in altri la rassegnazione, in tanti la speranza. Affidarsi al mare è l’unica via di uscita perché niente di peggio di ciò che hanno già vissuto nella loro terra e da cui stanno scappando, potrà mai arrivare dal mare. Sono viaggiatori con una meta, ma non sanno quale strada percorrere o se la raggiungeranno mai. Partiti ognuno dalla propria terra per raggiungere le coste, sono accomunati da un unico sogno: essere liberi alla ricerca di un futuro, pur nell’assoluta incertezza.

L’operazione Mare Nostrum, nata nel 2013, sin da quando persero la vita 366 persone, era nata con l’obiettivo di scandagliare il Mediterraneo attraverso una costante attività di pattugliamento marittimo, allo scopo di salvare vite umane ed assicurare alla giustizia le organizzazioni criminali che da questa situazione hanno generato un business.

Stefano Guindani ne racconta la storia, un percorso di salvezza: il soccorso, l’identificazione, il controllo sanitario, per alcuni anche il ricovero in infermeria e gli interventi chirurgici all’interno della nave San Giorgio della Marina Militare italiana, attrezzata con un servizio di telemedicina connesso con l’ospedale militare romano del Celio. I soccorritori, ai quali si chiede comprensione e forza d’animo, acquisiranno un’esperienza umana di cui conserveranno la memoria, immergendosi nella vita e nei dolori altrui ed esplorando le periferie del mondo. Ecco che Mare Nostrum diventa un incontro di anime, di compagni di viaggio, tra soccorritori e migranti, che condivideranno, seppur per breve tempo, destini e speranze in un mare che dà la vita e che la toglie. Le immagini raccontano infatti anche la storia di chi non ce l’ha fatta, il gusto amaro di un’impotenza nel salvare tante vite, malgrado il dispiego di circa 799 militari e di volontari, a cui si unisce il senso umanitario della gente comune, degli abitanti delle isole, dei pescatori per i quali vige soltanto la legge morale del mare che obbliga a dare soccorso, in una gara di solidarietà e di amore.

Foto realistiche e terribilmente attuali, quelle di Guindani, che raccontano tutto ciò. Ma in mezzo a tanta verità, anche la bellezza di un attimo rubato trasforma le immagini in poesia. Guindani riesce a scorgere un sorriso, l’abbandono ai soccorritori, a trasmettere questa intensità e a cogliere infine lo sguardo di un bambino, perché tutto ciò serva da monito per la costruzione del nostro e del loro futuro.

Nel mese di ottobre 2014, Mare Nostrum ha concluso la sua breve vita. Dopo un anno di attività, l’1 novembre ha lasciato spazio alla missione Triton destinata esclusivamente al pattugliamento fino a 30 miglia dalle coste italiane, inefficace da sola a controllare tutte le coste del Mediterraneo e la criminalità. L’appello di Amnesty International “Le persone prima delle frontiere”, lanciato in tale occasione, punta sul risveglio della coscienza e della legge del cuore, sul riconoscimento di valori quali la dignità umana, l’identità, la solidarietà, in un’opera di costante sensibilizzazione.

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