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La Responsabilita Sociale d’Impresa nelle organizzazioni internazionali e nelle ONG /Responsabilità d'impresa

LA RESPONSABILITA SOCIALE D’IMPRESA NELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI E NELLE ONG

UNA QUESTIONE DI COERENZA DI FONDO TRA I VALORI FONDATIVI E LE SCELTE SUL CAMPO E UNA GARANZIA DI SICUREZZA

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di Marta D’Alia

Mentre in un recente passato la società veniva descritta come divisa in tre macro aree che interagivano tra loro spesso in opposizione l’una all’altra: la sfera pubblica, il settore privato e il terzo settore, dall’avvento della globalizzazione e sempre più negli ultimi anni la forma che la società ha assunto è notevolmente mutata, assumendo piuttosto l’aspetto di un “network relazionale” in cui tutti gli attori coinvolti, ognuno per il ruolo assunto all’interno della società, contribuiscono allo sviluppo di questa. Quando lo scambio di informazioni e la comunicazione diventano sempre più facili, le possibilità di networking raggiungono un grado sempre maggiore di coordinazione tra le diverse azioni. I networks organizzati sono sempre più sviluppati e il potenziale di governance aumenta e si articola in maniera sempre più complessa. Quelle che prima erano descritte come tre aree separate della società diventano ora obiettivi comuni, facendo mutare anche la relazione tra gli attori che da un rapporto “cliente – fornitore” assumono il ruolo di partner di una società più sostenibile. In questa evoluzione, il concetto di responsabilità sociale emerge come un modo per comprendere le azioni delle organizzazioni all’interno della società, azioni sempre più integrate nel contesto in cui vengono messe in campo e rispettose dei diritti e della dignità delle persone. (1) Ogni azione di qualsiasi forma di organizzazione, sia questa una pubblica amministrazione, una società privata o un ente del terzo settore, ha un impatto sia all’interno della stessa organizzazione sia al suo esterno nei confronti delle altre organizzazioni, della comunità nel suo complesso, e nell’ambiente circostante. Per questa ragione, la responsabilità sociale incide su tutti i comportamenti e le azioni portando le organizzazioni a dover assumere degli impegni con la società, secondo i loro valori e il ruolo che ognuna di essa ha all’interno della società stessa.

Da questo punto di partenza, negli ultimi anni, si è diffuso il concetto più specifico di social corporate responsibility (SCR) o responsabilità sociale d’impresa, che è l’aspetto più visibile della più generale responsabilità d’impresa dal punto di vista dell’impatto globale. Per SCR si intende “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali nei loro rapporti con le parti interessate” (2). La SCR copre le prassi in materia di diritti umani, lavoro e occupazione (quali formazione, diversità, parità di genere nonché salute e benessere dei lavoratori), le questioni ambientali (per esempio la biodiversità, i cambiamenti climatici, l’efficacia delle risorse, l’analisi del ciclo di vita e la prevenzione dell’inquinamento) nonché la lotta alla corruzione. Anche il coinvolgimento e lo sviluppo delle collettività, l’integrazione delle persone disabili e gli interessi dei consumatori, compresa la privacy, rientrano nel programma della RSI (3). Due appaiono le caratteristiche più immediate del concetto di SCR applicato alle imprese: da un lato il suo carattere volontario (seppure spesso molte organizzazioni ricevono una forte pressione esterna) e la sua universalità perché non esiste organizzazione che non produce alcun impatto nel contesto in cui opera, sia questo locale o globale.

Per le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non governative (ONG), invece, il fatto di applicare la responsabilità sociale e nello specifico i principi della SCR non è una questione di carattere volontario, poiché il concetto è alla base del core business stesso di queste organizzazioni.

Nel cambiamento della composizione dei soggetti che partecipano all’interno della società descritto sopra, anche il ruolo delle organizzazioni internazionali e delle ONG è considerevolmente mutato. Adesso, esse sono globalmente considerate come uno degli attori sociali più influenti, capaci di incidere politicamente e provocare grossi mutamenti sociali. Seppure questo nuovo ruolo ha comportato innumerevoli dibattiti sulla legittimità del ruolo assunto, nessuno può negare il riconoscimento di tali organizzazioni come un importante e necessario attore sociale. Contemporaneamente al ruolo assunto da queste organizzazioni rispetto alla società, esse hanno intrapreso un percorso che le ha per lo più portate ad aumentare le loro attività e ad accrescere la loro complessità organizzativa. Come organizzazioni, esse hanno continue interazioni con l’ambiente circostante. Infatti, per raggiungere il cambiamento sociale che esse propongono come valore base della loro stessa creazione, le organizzazioni internazionali e le ONG partecipano all’interno della società svolgendo attività giornaliere in diversi contesti. Esse spesso devono affrontare processi in cui vengono prese decisioni che possono aiutare a migliorare l’impatto delle loro stesse attività. Ma cosa sarebbe il valore del cambiamento sociale che loro propongono se mentre provano a raggiungerlo, le OI e le ONG lasciassero da parte i valori promossi dalla missione? Per questa ragione, la SCR delle OI e delle ONG si concentra sul modo in cui queste organizzazioni agiscono secondo i valori che loro stesse promuovono, sulla base di una questione di coerenza tra “il modo in cui agiscono” e “la ragion d’essere” dell’organizzazione stessa.

Se il punto di partenza è la coerenza tra i valori e la proposta sociale elaborata dalle OI e dalle ONG e le loro azioni sul campo: cooperazione per lo sviluppo, servizio sociale, aiuto umanitario o ambiente; la responsabilità sociale d’impresa appare un fattore chiave per competitività e la sostenibilità delle tali organizzazioni. Oltre che essere un fattore chiave per la competitività delle ONG, è anche un elemento di sicurezza per i professionisti che vi lavorano e che spesso mettono a repentaglio la loro vita per un ideale più alto, che è il valore o i valori portati avanti dall’organizzazione. Tutto ciò è ancor più vero in questo momento in cui a causa della polarizzazione di numerose posizioni a livello internazionale sono numerosi i fronti di guerra aperta e i gruppi terroristici che, per ragioni di ricatti economici o per propaganda antioccidentale tout court, usano gli operatori umanitari come bersagli di rappresaglia. Ecco perché come affermato di recente per un caso italiano noto alla cronaca dal Prof. Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia (4), è assolutamente necessario che, una volta individuato un canale verso cui orientare tutta l’attività portata avanti dalle OI e dalle ONG come quella della SCR, è importante che nessuno autonomamente agisca discostandosi da questa, mettendo altrimenti a repentaglio la propria incolumità e quella di numerosi operatori umanitari professionisti che invece vi si attengono riconoscendo ai principi della SCR non solo legittimità ma anche una certa capacità di protezione oggi più che mai fondamentale.

(1) - P. Vidal, D. Torres, B. Guix, M.P. Rodriguez, The Social Responsibility of Non-Profit Organisations: A Conceptual Approach and Development of SRO model, consultabile online sul sito: http://www.observatoritercersector.org/pdf/publicacions/03_rso_en.pdf

(2) - Libro Verde della Commissione Europea, luglio 2001, consultabile su http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/ResponsabilitaSociale/Documents/Allegato%201_Libro%20Verde_CSR_COM2001.pdf

(3) - Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Strategia rinnovata dell’UE per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle imprese, Bruxelles 2011, consultabile su http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/ResponsabilitaSociale/Documents/Allegato%202_COM%20681_2011_csr.pdf

(4) - G. Rufini – http://www.ispionline.it/it/informarsi-per-il-mondo/vanessa-greta-e-il-bene-dei-siriani – del 20 gennaio 2015

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