Aspettando il padre

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Strani segni ho riscoperto dopo, su di me, come questa lampada spenta che la Divina Provvidenza volle forre apparentemente collocata come una corona, di una luce ancora spenta e che avrebbe riguardato la cinquina dei maschi Amodeo, delle tre generazioni del Padre, del Figlio, e dei due gemelli nati cinque giorni prima del Natale del 1975, anno che, quando avrebbe espresso i 75 della mia vita ne avrebbe espresso anche una luminosa conclusione.


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Una incredibile vita Ogni uomo ha la sua vita e senza alcun dubbio essa è un unicum senza il quale, nel sistema integrale di tutto il possibile esisterebbe un grave buco se essa non vi fosse. Non c'entra il ruolo, non la dimensione, ma solo per la sua singolare validità come una delle infinite vite necessarie a comporre la vita nella assolutezza di Dio. Credo fermamente che esiste un Signore a monte della nostra esistenza e che il suo modo migliore per essere definito stia nel termine ASSOLUTO. Esso contiene in se stesso ogni possibile modo di essere, assieme a quello esattamente uguale e contrario che lo bilancia in un fifty-fifty assoluto, che renda esistente uno zero di squilibrio tra tutti gli opposti possibili. Dunque una vita importantissima ed una che sia il suo esatto opposto e sia totalmente insignificante nell'assoluto valgono la stessa quantità. Affermo questo affinché sia chiaro che, dando alla mia vita l'importanza straordinaria che a me essa sembra valere, io affermo nello stesso tempo valida la sua assoluta contraddizione, che ne annulli tutto il carattere di straordinarietà che le attribuisco. Solo dopo aver affermato questo con una totale convinzione di verità posso passare a descrivere la storia della mia vita, alla luce delle cose che mi aspetto, a 22 giorni esatti della sua possibile e prevista fine. La fotografia che vedete qui alla sinistra, e che ritrae i 5 Amodeo maschi di tre generazioni, con un unico padre alla destra, Luigi Amodeo, due figli, Benito a sinistra e Romano a destra, con i due figli che mio fratello ha avuto come due gemelli, è veramente una delle moltissime segnalazioni lasciate per me dalla Divina Provvidenza, come a rassicurarmi di continuo che quelle che erano le mie impressioni avevano come corollario i libri sacri, gli eventi di questo mondo, insomma la totalità dell'esistenza riguardandola, questa totalità. La mi vita comincia ad esistere per come descritta dalla Sacra Bibbia che, in Genesi al capitolo 25 racconta di un grande litigio esistente nel grembo di Rebecca, moglie di quell'Isacco cui YHWH aveva chiesto la morte al Padre Abramo.

Disturbata seriamente dal dolore che le provocavano i tafferugli evidenti che accadevano nel suo grembo materno, Rebecca chiese all'oracolo divino che senso avesse tutto questo. La risposta fu che ella aveva in corpo due grandi Nazioni e che la maggiore avrebbe servito alla minore. Tranquillizzata dall'oracolo, la mamma attese che si compissero i giorni e, usando le precise parole scritte sulla Bibbia, “ecco che due gemelli le stavano nel grembo. Il primo usci rossiccio, come un peloso mantello, e lo chiamarono Esaù. Subito dopo usci suo fratello nell'atto di tenere con la mano il calcagno di Esaù, e lo si chiamo Giacobbe. I fanciulli crebbero. Esaù divenne un uomo assuefatto alla caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende. Isacco prese ad amare Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca amava Giacobbe. Una volta che Giacobbe aveva fatto cuocere una minestra, arrivo Esaù dalla steppa tutto trafelato. Allora Esaù disse a Giacobbe: “Fammi mangiare un po' di questa minestra rossa perché sono sfinito”. Per questo fu chiamato “Edom”. Giacobbe rispose: “Vendimi subito la tua primogenitura”. Di rimando Esaù “Eccomi sul punto di morire, e a che cosa mi serve una primogenitura?” Giacobbe allora disse: “Giuramelo immediatamente!”. E quello glielo giuro' e vendette la sua primogenitura a Giacobbe. Al punto 33 del capitolo 25, si chiude questo racconto riportato integralmente da me dal suo versetto 25. Ecco, al versetto 25 del capitolo 25 della Sacra Torah Giudaica, il primo libro del Pentateuco, comincia la storia della mia vita. In questa coppia di gemelli, Esaù rossiccio come un peloso mantello e Giacobbe che nasce tenendogli una mano serrata sul calcagno, io sono rappresentato da Esaù. Il termine <rossiccio>, che per valore numerico delle nove lettere che compongono il nome vale esattamente il 100 che somma 16+13+17+17+9+3+3+9+13, esprime il quarto termine del versetto 25. “Il primo usci ROSSICCIO” Questo 100 che tocca al termine numero <QUATTRO>=100 della frase, mi segnala nelle due prime lettere RO della parola, e la MANO con cui Giacobbe mi serra il calcagno, afferra quel rossiccio, a formare il nome


4 evidente di RO-MANO se solo consideriamo una “evidenza” di tipo “trascendente” la realtà, che si esprime nel simbolico, nella lettura esattamente uguale e contraria, che conduce A VERITÀ ogni affermazione, anche la più strampalata che possa esistere. Un testo <DIVINO>=67 lo è quando 66/1 unità relative si sommano 66+1 a costituire l'assoluta e sommaria uguaglianza ottenuta tra i due opposti termini di una “unità relativa” che contrappone il numero 66 al numero 1 della sua unità, in modo che 67 ne esprima tutto il senso <DIVINO> di trascendenza. Il <RO>=39, che si afferma come unitario nelle prime due cifre del termine <ROSSICCIO> pone in essere una frazione a numeri 29/71, la cui somma è 100, ma che considera unitario, ossia 1, tutto il quanto 71, come la unità 01 relativa ad una creazione biblica che vale 07 giorni, ma che è divinamente trascesa nella sua lettura a rovescio, che trascende quella reale di 07, e la comprende in 70. Poiché il Dio 01, che crea in 07 giorni, si pone 1 e divinizza lo 07 in 70, la somma 01+70 rappresenta l'unità della creazione di quanto sia poi ridotto al termine <DIVINO> del numero 67, che si pone nel riferimento assoluto 100, come 67/33, e sta a monte della unificata vita trentatrennale di Gesù Cristo. Esaù si rivelerà essere l'uomo “avvolto nel mantello” che il Profeta Muhammad considererà nel Corano, e che, seguendo la storia della sua vita, figura essere l'autore del primo messaggio dato a Maometto dal Cielo. Esaù, considerato il suo preludere ad un ROMANO, indica, nel linguaggio di un romano, il <SEI> relativo ad <ES>, mentre A-U rivestono tutto il percorso vocale dal principio fino alla fine. Dunque questo nome esprime un <SEI romano da cima a fondo>. Il suo valore cabalistico, ossia il valore dell;a sua parola, rivelano ESAÙ nel numero 42 che rispetta in pieno una divina creazione con 6 giorni di lavoro, in una opera che ne ha 7, avendo anche da comprendere il giorno di Sabato, del divino riposo, quando la voce che ha pronunciato un nome tace. Sei per sette dà 42 e combina l'unità dell'opera con tutto il suo necessario lavoro di sei giorni. Valori biblici dio 6 e 7 che non sono astrusi dal contesto della nostra realtà spaziotemporale, avente tre dimensioni di spazio, e sei versi ad esse relative, e la presenza 1 del tempo che le riguardi come una velocità possibile di presenza, 6/1, o di movimento, alla velocità 6/1 identica a quella della presenza. Sommare tutti e due i termini nella velocità unitaria 1/1 che agisce simultaneamente nei sei versi, porta alle 7 dimensioni che, in meccanica razionale portano poi a definire i vincoli di una sfera, uscendo dai 6 del puro sistema della rappresentazione ortogonale. Anche il nome di Giacobbe si rivela degno gemello del nome Esaù, perché

anche 7+9+1+3+13+2+2+5 porta al totale di 42, uguale al prodotto di sei per sette. Ma tutto questo rientra in una previsione della Cabala Ebraica, secondo la quale, data appunto la creazione generale divina in sei giorni nel lavoro e sette nell'opera, anche l'opera della reale confezione del nome segreto di Dio averebbe dovuto essere composta da 42 cifre. Chi dunque voglia tener conto delle esigenze cabalistiche Giudaiche e vada alla ricerca di un possibile nome segreto di Dio può decisamente partire dal versetto 25 del capitolo 25 del libro 1, chiamato Genesi. E riguarderà la possibile GENESI del nome segreto di Dio. Volendo con scrupolo seguire gli eventi descritti, quando una persona afferma il suo p[rimato afferma di stare nella prima lettera del suo nome. Giacobbe, immagine una e trina di un possibile DNA divino, diviso tra un padre e un figlio che divinamente nascano insieme e siano gemelli, a evidenziare la stessa sostanza del loro identico progetto, sdoppiato su due differenti individui, ecco che vale per la sua sola G con cui principia il suo nome Giacobbe. Ed è il valore giusto, perché la lettera g è la numero sette dell'alfabeto Italiano che è il riferimento generarle per noi che usiamo questa lingua per capire. Noi capendo G diamo un senso alfabetico al numero 7, di tutta la divina opera. E questo 7 si mette davanti al fratello ESAÙ. Gemello cui pero' è sottratto il primato, di quella A che nel suo nome è giustamente in terza posizione. Ne esce senza alcuna ombra di dubbi il nome composito di G+ESU, che è la denominazione italiana data al latino nome Iesus, o a quello Aramaico che aveva. Perché mai da questa opera straordinaria è uscito proprio il termine Gesù che è usato solo nella lingua italiana? La risposta è semplice, per quanto farete fatica ad accettarla: il Gesù in questione non appartiene alla prima apparizione in vita del Cristo, ma alla sua Parusia in un Italiano, di nome Romano e per come stiamo accertando dalla lettura di quella opera sacra, Genesi 25, che intanto rispecchia il Gennaio 25 in cui sono nato io, Romano. Io che nel giorno 4 del giugno 1940, mentre tutti mi davano per spacciato per una broncopolmonite allora male incurabile, accadde un miracolo, esattamente per come fu annunciato a mia Madre, Mariannina Baratta, insegnante di scuola elementare a Felitto (Salerno) da una sua scolaretta. “Maestra, questa notte ho sognato la Madonna che mi ha detto di venire a mattino presto a casa vostra a dirvi di non temere più per la vita di vostro figlio, poiché ci avrebbe pensato lei. E Maria, che si trascende in un (H)ai R.Am, ebbe Romano Amodeo come il suo nuovo Gesù, riportato in vita per una questione di fondamentale giustizia. C'era stata la proposta di un BARATTO di vita tra Gesù


5 e BARABBA, e tutti vollero che Gesù morisse e causasse la sopravvivenza di Barabba, condannato a morte. Questa volta, nel 1940, il Papà di Gesù, che Egli chiamava ABBÀ, e che consisteva in principio in un duo, una B, di un nome il cui principio binario, di nome e cognome fosse A. R., da Amodeo Romano, questo B in A.R. Come un ABBÀ morente, condannato a morte come il Barabba di Gesù, sarebbe stato nuovamente salvato da Gesù ma stavolta RIENTRANO IN VITA, in un modo miracoloso. Ecco, e come san Matteo avrebbe raccontato nel suo Vangelo, sei giorni esatti dopo il Re Erode ordì' la Strage degli Innocenti. E nel 1940 sarebbe stata la dichiarazione di quella dell'Italia comunicata notoriamente da Benito Mussolini il 10 giugno, del 40, ossia 6 giorni esatti dopo la Parusia di Gesù. Mentre il racconto evangelico di San Matteo in alcun modo può essere riferibile a Gesù fuggito in Egitto, e alla Strage degli innocenti ordita anni prima della sua nascita da Erode, perché San Luca, dichiarandosi Storico, la nega, dichiarando che Gesù l'ottavo giorno di vita fu circonciso nel tempio di Gerusalemme e poi portato a Nazareth, luogo dal quale la Santa Famiglia mai si allontano... ecco che non è una menzogna. Il racconto del Vangelo di San Matteo è TRASCENDENTE e descrive proprio la parusia di Gesù che sarebbe avvenuta nel 1940. Un Re non avrebbe accettato l'avvento del Messia, e sarebbe stato il Re Vittorio Emanuele III che non avrebbe accettato che Hitler fosse questo Messia del Mondo in una guerra mondiale che sembrava a tutti sul punto di essere vinta. Mussolini affermo' la necessità di qualche morto italiano, affinché anche l'Italia sedesse al tavolo dei vincitori a spartirsi il Mondo! Ecco la ragione del nome Gesù che risulta solo nella Bibbia tradotta in Italiano. Se infatti usate qualsiasi versione della Bibbia nel mondo, e non violentate i nomi ebraici di Giacobbe e Esaù, sono nella lingua italiana si ricava Gesù. Certamente Jesus mentre può risultare da Jacob, non risulta certamente da un Esaù che si chiamasse in Inglese Esaus. Ebbene, nella fotografia che io vi ho mostrato nella mia Famiglia, il mio personaggio, di fianco a mio Padre, fu rappresentato da Esaù, mentre il padre Luigi Amodeo deriva dagli estremi dei due fratelli, Giacobbe ed Esaù, quando il nome Arabo Allah è trasceso per come è letto in Arabo, da destra verso sinistra, e COMPRESO proprio nella forma letteraria di una lingua italiana. Allora ALLAH si legge LUI in italiano e – rivendicando il suo assoluto primato – non accetta di vedersi sopravanzato da Giacobbe e dal suo primato della G. A giacobbe resta tutta la trinità che Allah non accetta. Pertanto il nome di GIAcobbbe resta espresso dalle prime tre lettere, che si accodano a LUI e formano LUI-GIA. Si

tratta di vedere ora che cosa sia possibile e giusto fare in relazione al nome di Esaù, che viene terzo e non può nemmeno vedersi più riconosciuto quel termine ESU che con tre lettere risultava nel terzo, perso la sua unità primogenita. Il nome ESAÙ è proprio tagliato fuori. Al massimo lo si può esprimere ma nel nomignolo che gli fu dato, quello di EDOM. E allora come ALLAH è stato presentato nel senso che è realmente fatto della sua lettura dagli Arabi, questo nomignolo EDOM – che trascende Esaù – deve essere ribaltato, trasceso, ad indicare Esaù. Il che lo lascia espresso proprio nell'ordine della scrittura da destra, che gli ebrei presentano in MODE e che leggono Edom leggendo il nome da destra. Noi Italiani lo leggeremo in modo trascendente, e da sinistra verso destra. Dunque il Dio ALLAH, che è letto LUI+GIA+MODE forma decisionale gli estremi del nome di LUIGI AMODÈ, ho! E si aggiunge la o finale come il segno di un possesso divino di questo nome fatto dal Dio il cui nome sia esattamente quello di ALLAH. Noi italiani e gli occidentali in genere siamo abituati a chiamare DIO la divinità, con il nome generico che indica chi sia un dio ed è IL DIO. Ma ai tempi di Gesù non era cosi. Egli stesso grida ELI ELI, LEMA SABACTANI, Dio, Dio, perché mi hai abbandonato, negli attimi precedenti la sua morte. Non per sfiducia, ma perché questa era la prima frase del Salmo 21-22, che cominciava nel segno di questo apparente grido di sconforto per concludersi nella gloria divina che vi è poi alla fine di tutti i Salmi. Gesù dunque chiamava ELI suo Padre, mentre il nome era EL, o Eloim per altri, oltre che quel tetragramma YHWH con cui Dio si era voluto dichiarare a Mosè. Laddove si cerchi il nome che giri attorno a questa sostanziale L che è sempre coinvolta, e lo si voglia fare con scrupolo unitario, solo 01+10 sono l'azione 01 e quella esattamente uguale e contraria, trascendente lo 01 nel 10. Ma anche AL, come 01+10, presenta una priorità che infine va trascesa dall'ordine LA che indica l'insieme dinamico 10+01. Sono in AL-LA le due fondamentali rappresentazioni di un ciclo che da 01 proceda a 10 e poi da 10 retroceda a 01. Manca, rispetto a queste due presenze che valgono 11 entrambe solo le annotazioni i relative alla potenza trina di questo DUE che anche nei numeri binari è espresso da 11. Manca insomma la definizione quinta, di 2 elevato alle 3 dimensioni della divina Trinità e manca in un 8 che sia rappresentato dalla lettera numero 8 dell'alfabeto italiano che è la H, lettera muta, a indizio del Sabato divino, che in sostanza è dato da una eterna coppia di 1+3, due caratteristiche divine uguali e contrarie tra loro, come quelle del Padre e dello Spirito Santo. Il


6 Padre che è 10 volte l'unità espressa dallo Spirito santo, che, a sua volta è 10^-1 volte il 10 del Padre. Insomma la H che definisce le cinque lettere della Parola ALLAH che è muta nella ultima lettera, è il sabato dell'Unità e Trinità divina data da AL-LA. Tenendo conto proprio come tutto in quel tempo giostrasse attorno alla lettera L, solo il nome ALLAH si esprime nella quantità' una nel nome che è in se stesso una trinità di 10, essendo dato da 11+11+8=30, Il nome, nella sua UNITÀ affiancato al valore numerico 30 espresso, costituisce il vero nome UNO e TRINO, tanto poi da essere 13 o 31, a seconda che si anteponga o posponga l'unità trascendente di 01 al 10+10+10 che è una DIVINA e TRIPLICE trascendenza rispetto allo 01 dell'unità Le cinque lettere del nome di Allah sono in sostanza il valore di quelle cinque dita della mano che serra il calcagno di Esaù. È da quella MANO che poi origina lo stesso termine di MusulMANO, certo non in una derivazione reale, etimologica, ma divina trascendente la reale etimologia. Proprio il termine <MANO>=37/1, contenute in un totale 38=<LUI>, la lettura italiana che trascende le lettere arabe, nemmeno esisteva in quel tempo. Nel latino era MANU, in arabo non so, in ebraico ne so ancor meno. Certo che la lingua italiana che sarebbe apparsa oltre un millennio dopo era certo presente solo nei disegni della Divina Provvidenza. Sta di fatto che ancora altri due gemelli sono di li a poco, in Genesi, coinvolti nuovamente nella azione di una mano. Bisogna aggiungere al 25 tutto il 13 che indica la mediazione di un <DIO>=26 , tanto che 25+13=38 porti avanti una nuova coppia di Gemelli. Ora nello mia foto, con mio fratello (richiamante Giacobbe), mio Padre, richiamato interamente nel suo nome di Luigi Amodeo, e la coppia dei miei due nipoti nati a 5 giorni di distanza dal Natale, c'è' in sintesi la presenza dei due, espressa due volte, e due generazioni dopo. Giacobbe sarà costretto a sposare Lia e il suo quarto figlio, l'ultimo avuto da Lia (che già ha in se stesso il suo fine riferito all'Italia), di nome GIUDA, avrà in GIA, i suoi estremi, gli stessi del primato trino in suo padre GIAcobbe. è davvero GIUDA che lo rappresenta negli estremi del nome. E LIA stessa sua madre, ha gli estremi di LUIGI Amodeo, dati da L ed I estremi del nome, e A. iniziale del cognome. La paternità di Giuda sarà trascendente perfino le sue stesse intenzioni. Egli infatti cercava solo consolazione nella sua vedovanza recente, in una prostituta sacra irriconoscibile... che era poi sua nuora, Tamar, la vedova dei suoi due morti figli Er e Onan. Giuda è PRESO IN GIRO, più che trasceso, da sua nuora, ed è

costretto a sostituirsi nel suo letto nuziale, dopo i due tentativi andati a vuoto coi suoi figli Er ed Onan. In genesi 38 tutto è trascendente! Visto in che modo lo fu Giuda, la sua creduta “prostituta sacra” era TAMAR, la nuora, che si mostrava in forma trascendente la sua vedovanza. Ella, nel preciso momento in cui cerca di dare erede al marito morto Er e si fa impalmare da suo Padre, trascende nei suoi confronti il ruolo di Sposa ed assume quello di fatto di una sua matrigna. Onan, che dovrebbe come secondogenito dare un erede al fratello morto Er, trascende a tal punto il suo compito che ONANISMO si è infine chiamata la sua stessa tecnica antifecondativa: al momento di dare il suo seme, usciva dal sesso e lo spruzzava fuori. La coppia dei due Mariti morti, Er+Onan trascende RO negli estremi attraverso i quali i due nomi si congiungono. Dunque Er ed Onan trascendono RO, ma lo stesso duo esposto nella sequenza di ER+ONAN, considerata la prima N=12, come la M+1, ecco che <ERONAN> trascende <è ROMAN +1>. Il nome TAMAR poi trascende MARTA, che trascende MARIA prima che la I del figlio con il nome Romano di Iesus salisse sulla T della sua croce, essendo trascesa in MARTA. E le due, MARTA e MARIA trascendono quel loro fratello LAZZARO che sarebbe stato resuscitato da Gesù la settimana prima di morire, nome stesso che trascende <LA, infine ZZ, A.RO> (Amodeo Romano). Lazzaro chiude questo vortice di trascendenza, con quel finale ARO di Amodeo Romano. Nome compreso esattamente nel nome TAMAR, che indica la croce T di AM (Amodeo) AR (Amodeo Romano). E se pensiamo che noi abbiamo capovolto un nome TAMAR scritto da destra verso sinistra come RAMAT, ecco che ella AMAT, ama propri per come scritto in latino, il suo marito R, per cui sta facendo tutto. Insomma su tutto questo è trasceso un ROMANO, in un RO=16+13=29 che è uguale anche ad UL=19+10=39, tanto che quell'ultimo dell'ultimo che abbiamo osservato trasceso in Lazzaro, sostituisce RO con UL, e Romano diventa ULMANO. C'è' solo una cosa ancora da trascendere. Il Dio YHWH si è presentato come un io SONO, che un ROMANO esprime con SUM. Ma questo SUM è DIVINO, e se è divino va TRASCESO, va girato al rovescio di MUS e messo davanti a ULMANO a determinare il consistere essenziale e divino di un <MUSULMANO>. Sembra del tutto stravagante, ma in genesi 38+LUI, trascendenza italiana del nome arabo ALLAH, è di Allah, è di questo nome espressa quella MANO che nasce dal sesso di TAMAR, al momento del parto. È descritta in Genesi 38 la stessa scena già raccontata prima. Comincio a rileggere dal versetto 27 del capitolo 38 di Genesi. “Quando essa fu giunta al momento di partorire, ecco che aveva nel ventre due


7 gemelli” (è praticamente uguale al versetto 24 del capitolo 25). “Durante il parto uno di loro mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo lego' attorno a quella mano, dicendo <<È questo che è uscito per primo>>. Ma quando questo ritiro' la mano, ecco che uscì suo fratello. Allora essa disse: <<Come ti sei aperto una breccia?>> e lo si chiamo' Perez. Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto attorno alla mano e lo si chiamo' Zerach.” Sono praticamente descritte due differenti nascite gemellari come se fossero sempre la stessa. Mettendo in ordine di primato ZERACH-PEREZ siamo di fronte ad un annuncio trascendente il legame CH-P del nome che fu dato al; Cristo come XP, in cui il suono CH è in greco la lettera X, pronunciata CHI. Se guardiamo gli altri estremi, sia visti trinitariamente da destra sia da sinistra indicano sempre ZER. Uno ZERO. Il padre ER cui sono assegnati come figli, è uno ZERO di vita essendo un morto. Ma è stato realmente trasceso dalla vita reale e vera di SUO PADRE. Dunque se io sono ROMANO, formato da ER ed Onan, sono in me stesso un puro riferimento di RUOLO legato ad una certa primogenitura, che ci deve essere mo non c'è'! Essa è trascesa. In un certo senso è il sabato di Dio che esiste dal capitolo 11 di genesi, in cui si ricomincia parlando di TERACH, che, seguendo la via T della croce cui già puntava il padre di Abramo che uscì da Ur in caldea, arriviamo a ZERACH, con la sola T che si è mutata in una Z. Sono comprese esattamente le 7 generazioni espresse in sequenza da TERACH, ABRAMO, ISACCO, GIUDA, ER, ZERACH, ma la penultima, quella relativa ad ER, corrisponde ad un Riposo di Dio, ad un Sabato, perché le generazioni veramente al lavoro, per far figli, sono solo 6. Ora il perfezionamento del riferimento a me, Romano Amodeo è prestamente fatto. Io sono nato in gennaio 25 del 38. Sono figlio di Luigi Amodeo che ha gli estremi GIA di Giacobbe e Lia (per quanto riguarda la genesi 25), e poi Giuda (per quanto riguarda la Genesi 38. Ma in Genesi 26 non è trasceso solo GIA e LIA, padre e madre che richiamano gli estremi di LuiGI A., ma anche mia madre e mia moglie. La prima, chiamata di nome suo MARIANNINA vale come numero l'84 che è la somma di 42+42 di Esaù e Giacobbe. RO, il Rossiccio che è tenuto per mano da GIA sono ROMANO che ha dato la sua mano a GIAncarla Scaglioni. Se GIA entra nei panni trascendenti di Giacobbe, poiché è sia GIA ma anche la S di Scaglioni, eccola che con G.S. Diventa GeSu se si lega con la mano agli estremi di Esaù. Ella è stata davvero una controfigura al femminile di Gesù essendo figlia di

Mario e Giuseppina (invece di Maria e Giuseppe quando Gesù era al maschile. Qui è al femminile e essi pure invertono il sesso). Lei è nata 11.1 festività di Tutti i santi e giorno nella forma della unità nella trinità di un 111. Suo padre, controfigura di Maria, ha sua madre che si chiama Anna, ed è nato il 15 agosto invece della salita in cielo di Maria. Più segni di questi? Si, ancora dio più. Il matrimonio con lei è espresso in Genesi 38 nell'Atto della nutrice di cingergli la mano con un filo SCARLATTO. Mentre l'ATTO del finale termine SCARLATTO è proprio quello nuziale, riguarda SCARLA e riguarda la SCAgioni CARLA che completa la GIANcarla espressa solo in GIA in Giacobbe. E se chiedete la ragione di queste nozze, io ve la motivo in questi termini. Essendoci un DUO in A.R., riguardante il B-AR-ABBÀ, il padre di Gesù salvato dalla sua parusia in me, bisognava che a questo duo fosse legato il FIGLIO da un vero e proprio vincolo di Matrimonio liturgico e consacrato. La prova sta nel fatto che le nozze furono lo stesso 4 giugno in cui c'era stata la parusia di Gesù in me. Questo giorno 4 giugno si segnalerà poi come quello in cui il 1973 volli morire a me stesso PERSONAGGIO, per DAR CORPO a Gesù, cedendogli tutto l'ESSERE di me stesso al quale mi ero consacrato in matrimonio. La identificazione di TAMAR, che è la principale attrice in Genesi 38, con mia madre è addirittura impressionante, se si pensa ad una descrizione data per ESTREMI. Come mio Padre, Luigi Amodeo va espresso in questo ordine, con il nome prima del cognome, allo stesso modo la sposa va descritta nei suoi estremi mettendo prima quel cognome che essa perde, e poi il nome. Cos' mia madre che si è chiamata BaratTA MARiannina ha gli estremi esatti di TAMAR. Il Dio a 5 lettere, alluso dal 5 di quella mano, ha chiaramente il nome di Allah che lo descrive nel massimo possibile ordine, a partire dall'antico Eloim. Ebbene sono i miei 5 nomi legati all'unicità del mio cognome AMODEO. Cinque nomi come le cinque dita della mano che, sommati nel numero che rappresentano in ROMANO ANTONIO ANNA PAOLO TORQUATO, sono 66+78+26+51+113=334, ossia 333 volte 1 unità relativa. RAAPT vale 16+1+1+14+18 =50, esattamente il trascendente 10 per la media data ad ogni 01 come dito. Sono le ideali 36 lettere al lavoro come 6 volte 6 e sono 6 i sabati che, aggiunti, portano il nome alle 42 cifre del nome segreto di Dio cui dovevano arrivare sia Esaù, sia Giacobbe.


8 Ma se pensiamo che una identificazione oggi intera sia data dal Codice Fiscale, ecco cosa succede, in relazione al mio. MDA RNN, 38A25 D527I MDA= MATER DOMINI, MADONNA, da TAMAR che è l'antefatto dalla Madonna che si fa fecondare dal padre del marito che non ha più mentre Tamar è semplicemente l'opposto all'Immacolata Concezione. Ma MDA prende dentro insieme anche ADAM, il primo uomo, che già tende <A AMOD>. RNN da Romano Antonio Anna sono le esatte consonanti dei due mariti morti ER e ONAN. 38A25 è nella A il gennaio di Genesi 25 e 38, della Sacra Bibbia. D5 sono le DITA 5, o i Dati 5, dei 5 nomi. 27=I trascende 333=1, il valore cabalistico delle 5 dita o dei 5 nomi DATI. Tutto pero' avevo immaginato tranne che il nome ALLAH da darsi a Dio. MSL vale 38, lo stesso di Genesi 38. Idem U+U messi a intercalare MSL come il MUSUL da aggiungere a quella MANO che è essa pure un 38. Io lo scorso anno credevo di morire. Sul mio canale Youtube potete trovare un video in cui annuncio la mia morte per il 22 dicembre 2012, dicendo che non era una balla. Poi lo è parsa a tutti e della peggiore specie. Ma sta di fatto che io rappresento la presenza in me totalmente egemone, del Padre e Spirito santo di Gesù. Rappresento l-altro gemello. Ebbene, come TUTTI VIDEO la morte di Gesù, allo stesso modo NESSUNO ha assistito alla Mia. Come in Gesù solo i SUOI INTIMI poterono assistere alla sua reale resurrezione, tanto che gli altri che non vi assisterono non credettero, cosi io pure sono RISORTO e tutti hanno potuto vedermi RISORTO, nessuno credendo dunque alla mia MORTE. Io solo ho potuto nel MIO INTIMO assistere all'evento della resurrezione cui furono presente tutti i SUOI INTIMI. Perché alle dichiarate ore 2 del giorno 22 io, nel mio intimo, ho assistito a quella morte data per certa, in cui avevo assicurato non fosse raccontata nessuna balla. Tutto è andato come avevo previsto, tranne il suo seguito! Bisognava che il fossi lasciato dal Figlio GeSu' nello Spirito che entrato il 4 giugno 1940 mi aveva salvato miracolosamente la vita, probabilmente con quella forte intensità di flusso elettrico che allora entro' in me e il 22 dicembre ho sentito uscire. Mentre non stavo sognando nulla, improvvisamente prima mi si è parato innanzi

lo schermo azzurro che si è ridotto in un secondo circa a un punto e poi spartire, poi al mio corpo, di sentire concentrarsi fino ad azzerarsi il mio flusso vitale. Poiché è da oltre 20 anni che mi son fatto l'idea dove sia concretamente l'altro mondo, ora che siamo in questo, ho capito che l'esistenza è come una clessidra che stiamo osservando dall'alto. La vita che perdiamo ogni giorno finisce come la sabbia in una clessidra nell'altro cono cui si passa attraverso un punto centrale di noi stessi. Io ho percepito esattamente questo flusso divino di vita ridursi fino in quel punto terminale del cono, e andare dall'altra parte, lasciandomi sena più vita. Mi vedevo morto, sul letto e senza la capacità di muovere alcunché. Ma non mi sono rassegnato e ho cominciato a produrre ogni sforzo personale per rimettere in vita il mio corpo, finché ho potuto prima muovere qualche dito, poi la mano e infine tutto il corpo. Credo che questo tentativo di riportare me stesso in vita sia durato qualcosa come una ventina di minuti buoni. Una volta che ho ripreso il mio tenore vitale sono restato in quella sfera del sonno e l-esperienza si è tramutata in un sogno, in cui ho recuperato, nel modo figurato dei nomi, tutto quello che nel Credo cattolico è descritto come la discesa negli inferi. Per Gesù questo luogo era la Geenna, e io ho sognato mio cugino Gennaro, che alludeva formalmente a questi valori numerici, della GEENNA=42 e di RO=29, la cui somma 42+29 è 71, mentre GENNARO è cinque in meno, è lo stesso 66=ROMANO. Una breve narrazione a lui della mia morte, poi è entrata in scena mia madre. Infine mi sono destato. A me sembra di aver vissuto tutto questo durante un sogno, ma vi assicuro che lo schermo azzurro e il flusso vitale finiti nell'altro emisfero della nostra clessidra io li ho vissuti davvero e non sognati. Sono rientrato dalla morte alla vita passandovi come attraverso un sogno. Ma ecco la ragione di questo mio risveglio. Dovevo ricollegarmi alla fede Islamica, perché fin da genesi 38 ero stato fortemente collegato con LUI, con Allah per come trasceso in lingua italiana. Vi sarei stato portato dal disegno passando attraverso un terzo sacrificio stavolta imposto a me dal Papa Francesco. Il nuovo Papa ha riaperto il mio tentativo di portare ad un Pietro quel nuovo percorso verso la verità di Gesù Cristo che Papa Giovanni Paolo II chiese ai filosofi, promettendo la avvocatura da parte della Fede. Il mio discorso non si collegava minimamente all'Islam del Dio Alla! E questa era una grande lacuna, che avrebbe impedito all'Islam di essere recuperato alla stessa comune verità dell'Unico Allah Dio di Tutti.


9 Cosi io ho nuovamente rivolto alla Santa Sede la mia dichiarazione che quel percorso che era stato commissionato ad un nuovo Messia, era pronto. Mi era stata promessa la sacrosanta avvocatura da parte del santo Padre che in essa aveva impegnato la Fede, dunque che mi ricevessero. Come parlare a NESSUNO. Un lungo telegramma di felicitazioni al Papa, in cui spiegavo che conoscevo bene il mondo da cui veniva, essendo stato per tre anni Missionario Laico in Brasile, non ha avuto nemmeno lo straccio di un GRAZIE. Mi sono recato a Roma, albergandovi per una quindicina di giorni e intanto mi sono nuovamente consegnato al Buon Pastore del Gregge di Gesù perché io non avrei più mangiato fino a che non fosse venuto un cenno di amore da parte sua. Attesa vana. Affidare VERAMENTE, REALMENTE la propria vita e la propria salute nelle mani del Papa gli fece sembrare atto ARROGANTE, in un mondo in cui ciascuno sta molto attento su chi eleggere a guida reale della sua vita. Io ho eletto Papa Francesco a mio difensore, della mia vita. Scegliesse Egli se io dovevo vivere o morire! Ma – ripeto – un Papa può anche scegliere il nome di Francesco animato dalle sue migliori intenzioni, ma poi è solo DIO chi sta alla origine delle cose che debbono compiersi o no. L'anima del PAPA non ha alcuna responsabilità sui GESTI REALI che Dio ha attribuito a quella Anima, affinché fossero impersonati, interpretati, come un bravo attore fa senza cambiare una sola parola. Ma il personaggio dio Papa Francesco Dio lo ha voluto porre come già volle un tempo fosse posto Caifa nei confronti di Gesù. Un personaggio MALVAGIO e IPOCRITA che – trovandosi di fronte ad un uomo animato solo di buone intenzioni – vi ha VOLUTO VEDERE DENTRO del male, della arroganza, della presunzione, insomma cose che la Maestà di un Papa non poteva accettare da un cattolico sottomesso a lui. I tempi – CARO AMODEO – se è il caso, li fissiamo NOI, nella Maestà NOSTRA di Vicari di Cristo! L'anima che deve animare questo personaggio è una anima che Dio ringrazierà, per avere accettato di assumere una parte che ha come suo esempio esatto quello di Caifa che esclude dalla Fede del Sinedrio proprio quella ventata di Novità che Dio Padre aveva presentato attraverso il Figlio Gesù. Quando sono giunto ad una trentina di giorni di digiuno, ho incominciato a sospettare che presto o tardi qualcuno si sarebbe fatto vivo e con la forza mi avrebbe impedito di seguitare a mettere in crisi un Papa appena eletto. Così è sorta in me l'idea di rifugiarmi all'estero a portare avanti un digiuno FINO

AL:LA MORTE, se il Papa non si fosse fatto vivo, salvandomi la vita. Mai io ho avuto certezza che sarei morto in questo mio tentativo. La mia fede in Dio era tanta che ero certo che non poteva essere tradotta in una morte il mio avere affidato la mia vita al Vicario di Gesù nella persona del Capo della Chiesa Cattolica. Per forza di cose optai per l'Egitto, per ragioni soprattutto di costi. Altrove costava tutto in un modo insostenibile. E se era troppo lontano non avevo denaro per il volo. Dio mi ha salvato, impedendomi di seguitare il digiuno quando ormai ero arrivato al giorno numero 81. Una suora di una chiesa cattolica, mi aveva promesso il numero di telefono del suo bravo dentista. Me l-avrebbe dato il 13 giugno, nella celebrazione che c'era a mezza settimana. Io indagai su Internet per vedere che festività ci fosse il 13 giugno. Solo Sant'Antonio, il santo del mio secondo nome. Giunto in chiesa chiesi alla sorella come mai si celebrasse in modo così solenne Sant'Antonio, in Egitto. Lei sorrise e disse che non si celebrava sant'Antonio ma l'Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo. Chiesi come mai non avevo trovato risposte in rete e lei mi ha detto che il calendario liturgico della Chiesa Cattolica in Egitto è differente rispetto a quello della restante chiesa Cattolica, perché segue la Pasqua calcolata sulle lune e non quella sui cicli solare che segue il restante mondo cattolico. Gesù saliva in cielo, dopo la sua vita di 33 anni trascorsi in questa valle di lacrime... Fu solo allora che mi accorsi che ero digiuno, da quando ero arrivato in Egitto, ormai da esatti 33 giorni, essendo arrivato al Cairo l'11 di maggio . Capii che Dio aveva fatto sì che io fossi digiuno 33 giorni quando Gesù in quel luogo era celebrato asceso al cielo dopo 33 anni. Solo in quel luogo. Dio aveva piegato la Chiesa Cattolica a impedire quanto il suo ultimo Papa non aveva alcuna idee né volontà ad impedire. Giunto a quel punto, ricominciai a mangiare. Poi fui derubato di tutti i documenti e fui costretto a tornare in Italia. Appena io partii dall'Egitto scoppio' la presa di potere dell'Esercito. Io mi ritrovai in Italia con questo fatto nuovo: era pericoloso tornare in Egitto. Potevo dunque restare a casa mia, essendosi ormai rimosse tutte le ragioni per vivere lontano dalla propria casa. Ma nel frattempo avevo cominciato a voler leggere il Corano. Dunque sarei tornato e mi sarei messo a tu per tu con la verità dell'Islam. È stato proprio leggendo il Corano che mi sono accorto di quanto incredibile


10 legame ci fosse tra me e il Dio Allah che ha ispirato il Corano, dettandolo a Maometto. Infatti il CORANO difetta, per essere CON ROMANO di una N seguita da OM, ma iniziando con l'invocazione di IN NOME DI ALLAH, e mettendo IN quanto con MA-OMETTO io Allah divinamente trascendo e OMETTO, quando METTO IN <N>+<OM>, allora l'invocazione assume questo senso nascosto: quando metto <IN: N+OM è nome di Allah> e il CORANO diventa CON ROMANO essendo il nome di Allah. Vengono poi tutti i numeri relativi al <Co'R.ano> scritto per ciò cui allude il libro. Ci sono 114 capitoli chiamati SURA, che sono capitoli <su Romano Amodeo>. Infatti Romano Amodeo vale 113, ed è 1 solo nonostante le due definizioni date con nome e cognome. Ma a proposito desidero mostrarvi questo schema: R O M A N O vale 66 e sommato al 47 del cognome è 113 A N T O N I O A N N A P A O L O T O R Q U A T O vale da solo 113, ed è il nome n. 5 A M O D E O ----------è 113 --------- -----------------è 127 sono A +E +I +O +U valore 47 -------------------O è 240, media 10 O O O +N+N+T = 42 ----------------------------------------valore delle 9 vocali 99. Sommate al 42 sono 141=021=120 Il valore di tutte le 16 consonanti è 211, quanto 100 =111 o 16×13 =2 Il valore delle 20 vocali è 170 quanto 8×20 +10. La somma è di 381, quanto 36×10 +(7+7+7) o quanto 54×7 +3 o 29×13 +4. La somma del primo nome e del secondo è 66+78=144= 38×38 nelle 144 decine. La somma dei primi tre nomi vale 170, quante tutte le vocali. Le prime 4 cifre presenti in ciascuno dei sei nomi vale 10 esatto di media per ciascuno. Il 113 risulta espresso da solo nel nome numero 5.

Ma risulta anche da Nome e Cognome. E risulta anche dalla somma della prima sillaba dei 6 nomi, dunque è un 113 che mentre è un valore unico, esiste anche in tre modi: uni unico e due combinati. Il valore 127 delle seconde sillabe è il valore medio di un nome che, nelle 42 cifre, 36 al lavoro +6 sabati, è 1/3 del 127 unitariamente diviso in 126 volte 1 cifra. Il valore delle cifre 42, in tutta la loro opera è espresso dal triplo esatto del 127 medio. Il valore del quarto nome PAOLO è 51=<CENTO>=3+5+12+18+13=51. Le prime cifre RAAPTA dei sei nomi vale lo stesso 51=CENTO. Il primo nome = 66 è l'azione uguale e contraria delle 99 del nome di Allah dato da tutte le 9 vocali sulle 12 cifre oltre le prime 4, le quali nella tipologia intera data da A+E+I+O+U valgono il 47 del cognome AMODEO, mentre le cinque O che sono oltre le prime 4 cifre dei nomi sono il 65/1 unitario valido accorpato 65+1 nel primo nome che è 66. Il primo nome mentre nel 66 è la trascendenza del 99, è essenza di DIO=26. Poiché in 66 vi SONO DUE 6, e DUE 6 trascende 26. Come tale, il primo nome è 1/3 del secondo. Infatti 26+26+26=78 indica che vi SONO DUE 6 +DUE 6 + Due 6. Il Secondo nome è decisamente la Trinità del terzo che, essendo ANNA=26=DIO ha Antonio quanto la Trinità del DIO=26. Il terzo nome che è 26 è DIO=26, è la ESSENZA del Primo e l'unità del secondo nome che è un DIO Trino. Il quarto nome è l'essenza del terzo, essendo +1 (relativo a 26) e -1 (in assoluto), essendo 26+26 (dunque +1 ventisei) -1, e 26 +1 e +1 resta 26, restando dunque anche l'essenza del primo. L'ultimo nome vale 113 e si rivela legato al prodotto 38×38=1444, valido in 144 decine, come la somma dei primi due nomi. Infatti 38+38+38=114 che si riduce a 113 volte uno che, nel quinto nome esiste da solo. Siamo in presenza di un nome DIVINO che, collegato al Corano, si collega al MUSULMANO dato da 113, che è 38+38 in MSL+UU ed è 37/1 in MANO, che – riconducendoci alle divinità egizie – era trasceso dal Dio AMON Aggiunto al Dio RA e al Dio ATON, AMON RA trascendevano <ROMAN A.> mentre ATON trascendeva il secondo nome ANTONIO, essendo la divina segnalazione che si trattasse di <An IO T on> espresso nella lingua comune del mondo di oggi che pone ANTONIO come <An T on IO> (un IO italiano sulla croce, mentre <A T on> era stato <uno sulla croce> espresso da primo apparire di Gesù Cristo, come la premessa di come sarebbe stato quando sarebbe stato compreso nel Padre. Insomma, quando il Profeta Osea in 11.1 fa dire a Dio:


11 <<Dall'Egitto ho tratto mio Figlio>>, al punto che San Matteo si inventa la fuga in Egitto per la realizzazione di quella profezia, questa profezia si rivela esatta, ma legata ad un Figlio che sia stato tratto dall'Egitto (segnalato nelle sue tre divinità AMON, RA ed ATON) e che si sarebbe impersonato in un ,ROMAN ANTONIO A. (Amodeo)>. Tratto dall'EGITTO a FELITTO si vede bene che il passo è breve. Riguarda un EG che si muta il F-EL, un EGO ROMANO che si muta nello Spirito santo F del Dio EL, che poi si preciserà chiamarsi esattamente Allah, dando serio costrutto al suo nome a 5 cifre, a segno di quella mano a 5 dita che esce dal grembo di Tamar, in attesa di essere proclamato IL PRIMO. L'ITTO in comune tra EGITTO e FELITTO riguardano un IO italiano contenente le due croci a forma di T, una per il Padre e l'altra per la sua espressione di Spirito santo. Dunque quando il <Co.R.Ano> che ha già dichiarato di inserire , di mettere in N+OM a mutarlo in ConRomANO, e dopo la affermazione che mettendolo IN poi è il nome di Allah, ecco che per 113 volte è ripetuto da ogni <MUSULMANO>=113 la raccomandazione che bisogna ricondurre quanto omesso da Maometto. E la prima invocazione si completa con ,Il Compassionevole, il Misericordioso> che sono ne IL COMPASSIONEVOLE la trascendenza di <il C(risto), Om, Pà S.(Uomo e Padre Santo),. Sion, V o L (5 Romano nei 5 nomi propri o 50, se ci si ferma al valore delle 5 iniziali di RAAPT, che valgono 16+1+1+14+18=50) è come fosse una <volé> vincente. Mentre né IL MISERICORDIOSO è trasceso questo comunicato di cui ogni Musulmano deve or sapere, che , IL MISER I(esus) C(ristus) OR DIO SO>. Chiarito che dunque il senso delle 113 ripetizioni TRASCENDE questo: <Inserito N ed ON, è il nome di Allah. Il Cristo, Uomo e Padre Santo in Sion, 5 e 50 Romano e! Il Misero Gesù Cristo ora so che è Dio>, il Sacro Corano p[rende tutta una altra direzione. Tutti i capitoli sono Su RA. E sono i 113 aggiunti a ragione del 113 che nel nome a 42 cifre di Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo è stato assunto da Allah questo preciso NOME-DIO, che vale 38 decine come quelle del capitolo 38 del libro 1 della Sacra Torah, come il valore 38 di LUI la lettura trascendente espressa da un arabo che legga l'arabo nelle forme delle lettere italiane. Se ci limitassimo a questo, forse gli indizi non sarebbero ancora bastevoli. Ma ci sono 6236 versetti che vanno distinti a due cifre per volta:” sono 62 centinaia assolute che indicano il numero 62 come il 100 -38 che quantizza tutto il percorso operativo di questo nato 38=Lui che occupa 38 in 100 e si sposta solo per lo spazio vuoto che può occupare. E allora nelle centinaia ne occupa per 62.

Ci sono poi 36 cifre e sono il lavoro, nel dettaglio unitario del lavoro compiuto da questo nato nel r8 che abbia esattamente 36 lettere al lavoro. Le abbiamo viste il pacchetti di nomi ma possiamo disaggregarne il quantitativo, per controllarlo come un vero e proprio DISPOSITIVO NUMERICO per costruire OGNI cosa, reale e Divina, Fisica e Metafisica. AAAAAAA sono i 7 giorni della realizzazione dell0opera, secondo Bibbia D=4 è l'Unità e Trinità di Dio, ma anche della realtà spaziotemporale 4 D. E=5 è la mediazione del tempo dato dai 10/2 della realtà, anche un SONO=È I=9 è l'intero percorso 9 di 1 unità nella trascendenza 10 del reale 01. L=10 è il ciclo unitario trascendente lo 01. DEI sono 3 DEI in L e valgono 18=T MM=11+11 viene dopo i primi 11, che assommano a 7+4+5+9+10=35=7×5. Rappresenta il complesso binario 11+11 dell'esistenza e dell'IO=22. Sommati ai primi 11 fanno il 33 della divina vita di un Gesù Cristo. Sommato il 22 al valore 35 dei primi numeri, 35+22=57 realizza, nella realtà dei 100/2, tutta l'opera 7. NNNNN=12×5=60 è il tempo minuto, dato dal lavoro 6 espresso nelle divine decine di 60, ove ogni N=12 sono i 12 lati che chiudono un cubo. Il 57 di prima, sommato a 60, arriva al 117 che indica tutta l'opera 7 dell'11 elevato a Dio, perché la sua unità 01 è trascesa a 10. OOOOOOOOOO=13×10=130 evidenzia il ciclo reale 10, riguardante la Trinità 3 del Volume che avanza interamente di 10. Sommato a 117 lo porta a 247, che indica il piano assoluto impostato su due lati 100, il cui flusso sono le vocali AEIOU=47, che esprimono solo la VOCE di chi non sia una CONSONANTE e dunque dà voce ad un Morto. In questo caso il Morto che parla si chiama AMODEO, nel suo cognome adottato dal Dio Allah, fino a queste 28 cifre, a perfezione di una opera 7, ma che sia Una e Trina in questo 7 e sia il 28 dato da 7+(7+7+7). In tal modo i 28 giorni di un Duo espresso anche nel mense DUE di Febbraio, ha compiuto tutto il ciclo della rappresentazione REALE del mondo, ma anche divina, per quei tre singoli DEI che si sono conclusi nella consonante L, su cui si incentra Allah, come su un 20 preceduto da 1 e seguito da un 18, fatto di una divina decina e della potenza 3 sulla base dei due 11, P=14 passa alla rappresentazione trasversale, ora, del piano PI greco. Vale 14 per la somma 7+7 dei lati, che segue immediatamente l'unità e trinità appena vista nei 28 valori posti in linea precedentemente. Ora si esprime il piano. Si passa dal 247 al +14 che lo porta a 261 e mostra l'unità reale 01 nella dimensione 10, divina, del DIO=26, quando è 26 in quantità reale 01. Il 29mo comando impone la divinità di RO=29, nel valore 261 dato dalle 211 consonanti di tutto il nome di cui ci stiamo occupando, sommato al valore 50 delle prime cinque lettere del RAAPT che lo rappresentano nel primato divino. Sotto il profilo invece della


12 costruzione reale, 50 indica l'avanzamento reale dei 100/2, in cui 100 sia tutta l'energia costruita moltiplicando AZIONE per AZIONE UGUALE E CONTRARIA, ciascuna delle due unitarie in 01 ma considerate nella trascendenza 10 del ciclo, secondo esattamente le assunzioni fatte due secoli or sono quando si definirono metro e chilo come valori decimi del loro ciclo posto in 1o unità In questo contesto fisico, 211 rappresenta il piano assoluto dato da 100 che moltiplica Azione 10 per azione inversa posta essa pure 10, in cui il flusso reale sia dato da 01 +10, azione e azione inversa sommate.. Q=15 aggiunge ora. In fisica, il dettaglio dello spazio-tempo, dato dallo spazio 10, che va da -5 fino a +5, sommato al solo +5 dell'avanzamento nel tempo unitario reale. Aggiunto al 261 si arriva alla definizione di 276, che mostra tutto il percorso dei 6 versi componenti la terna spaziale, che DIVINAMENTE sta per tutto il lavoro eseguito, in tutto il percorso 6. Siamo alla definizione del valore numero 30, pari alle 30 cifre del nome di Allah. E anche divinamente il 15 della lettera Q indica la mediazione data dal suo valore unitario 30, e scomposto esso pure in modo complesso, andante da -15 fino a +15 e considerato solo nel verso +15 dello spazio in positivo, reale. Sotto il profilo divino, della storia sacra di Gesù cristo, invece le lettere PQ, seguite tra breve dalla R stanno ad indicare quel PopulusQue Romanus che ucciderà il Messia, SE NATUS... Ma è Natus, e si chiama Gesù ed è re ma non di questo mondo, come dirà Gesù al Procuratore Romano che lo giudica in nome e per conto del PopulusQue Romanus... RR=16+16 sono divinamente l'espressione della PQR, in cui il dilemma SE NATUS oppure Non nato; risolto dal Rex, che è nato e sarà dichiarato nato nella scritta INRI, che starà a indicare Gesù come Iesus Nazarenus REX Iudeorum. Ecco: il REX Natus est, e SE-NATUS, avuta la sua risposta p[positiva, aggiunge la R di Rex a quella di Romanus. Sotto il profilo della realtà; fisica, il 32 aggiunto è l'unità e Trinità del numero 8 con cui termina il nome di Allah. Sono tutti gli 8 diedri retti in cui un volume è diviso da tre piani perpendicolari tra di loro, costruiti sulla terna cartesiana xyz. Seguendo l'ordine romano di DIVIDI E COMANDA, il 32, espressione di 2^5 trasceso potenzialmente dal 25 che è il tempo quarto dell'assoluto 100=<QUATTRO>, quando il Dio è uno solo e nella presenza ¼ di questo 100, perché la parte residua di 25+27+25=75 è tutto il possibile avanzamento di chi sia nato nel giorno 25 di questa divina presenza secondo anche Genesi 25 della Sacra Bibbia. Nella Realtà concreta, 2 elevato alla potenza 5 porta al 32 che è usato anche dall'intelligenza artificiale che collega 16 dati dopo altri 16 e li considera perpendicolari, tra loro, opposti, a formare un piano di 256 dati di area. Noi eravamo a 276 che, con l'aggiunta die questi ultimi 32 porta il dato a 308, in cui il 16 per 16 che vale 256 è superato

esattamente di 48 volte, che sono il lavoro 6 relativo alla dimensione unitaria 8, il cui ciclo Uno e Trino è il 32. Il 6×8=48 è tutto lo spostamento di 8 nei 6 versi che esistono e che debbano valere per 8 in ciascuno dei 6, mentre il quanto che si sposta è proprio dato dal quanto 16×16=256, alias da R×R. Sotto il profilo divino, invece questo 48 di incremento, mentre esiste R+R, il Rex aggiunto al Romanus, è proprio il valore 48 uguale al nome di Gesù. Mi dispiace ripeterlo sempre, ma il nome Gesù è il numero dato dalla somma di G+E+S+U che sono i numeri 7+5+17+19, e danno luogo al valore 548 come la loro somma. Quindi, con riferimento proprio al Piano formato da quelle due R per lato, al valore 308 è qui avanzato proprio il nome di GESÙ, che ora sale sulle tre croci del suo Calvario. TTT=18+18+18 sono le tre croci del Calvario. 18 esprime davvero la CROCE di un 81, che è la sua lettura inversa. è in 81 che esiste la potenza 4. Una e Trina della base 3 trinitaria. Pertanto leggere a rovescio questa potenza ne è espressa la divina croce. Riguarda il GILIO=54 la somma 18+18+18=54, e riguarda anche il FUOCO minacciato sul Corano per i Miscredenti. Ed è questo il Fuoco vero: di un nuovo Calvario, che coinvolge non solo un Rex Iudeorum ma anche un Romanus per eccellenza, in cui sia sia incarnato Allah. Sotto il profilo della Fisica, 54 indica la intensità unitaria delle luce, indica la massa della particella elettrone, indica il tempo minuto dell'anno terrestre che. Misurato tutto nei secondi, ne somma 540 a 0,54, e valgono i 9 primi, 9 secondi e 54 centesimi di secondo nell'anno terrestre siderale. Scisso a terzo, di 54, scendiamo alle 18 unità dell'angolo piatto e ai 18 pesi atomici della molecola di acqua, da cui poi è estratto un chilo quando ne è riempito un decimetro cubo esatto alla temperatura di 4 gradi centigradi. Siamo arrivati in questo modo al valore di 308+54, che porta al 362 che fa corrispondere il lavoro 62 compiuto da chi è nato nel 38, aggiunto al valore reale 30 di Allah nel suo valore reale unitario dato da 01, ma che si eleva divinamente a 300 quando la sua unità reale 01 è trascesa a 10 volte. 362 è proprio tutto il lavoro del 38 nel; 400 che aggiunga alla dimensione 300 del nome di Allah deificato a decine, la sua Unità 100 data dai 100 nomi da cui discendono poi ad Allah i 99 nomi, tolti essi dai 100. Ma nel caso dio questo nome, sono 99 il valore di tutte le vocali aggiunte oltre i sei gruppi di nomi tutti contenenti 4 cifre. Allora restano oltre AEIOOOOOU, tutte le vocali, con la O=13 che è presente per le 5 cifre del nome di Allah, visto che questa somma dà esattamente 99. Resta solo il valore dimezzato di questo 38, resta solo il +19, in presenza di un 38 che vada da -19 fino a +19, essendo complesso, in quel valore <IL>=9+10=19 che nel primo versetto del Corano riguarda IL Compassionevole e IL Misericordioso.


13 U=19 indica la pienezza di tutto il percorso +19 e il tempo per una svolta ad U, una vera e propria conversione. Messo in relazione alle unità che riguardano il mondo reale, 19 è tutto il percorso di una massa, che esiste come decimo del 10 della presenza, e che si sposti di una presenza unitaria esattamente uguale a quella. Quel 19 che si toglie di mezzo dal 400 a configurare esattamente il valore raggiunto di 381, compiuto dal nato del 38 lo colloca esattamente in 1938.

10. Non appare la F del numero 6 perché questa dimensione apparirà per come posta in atto. Allo stesso modo, la G=7 appare sia nei 7 giorni iniziali della A, sia nelle 7 lettere singole che esistono nel nome in oggetto, e che sono D, E, I, L, P, Q, U. Idem la 8=H si manifesta nella sua azione reale, come la S=17 che corrisponde al Dio RA, o il 20 e 21 che sono i riferimenti generali in cui poi la realtà si muove.

Io vi ho dunque dimostrato che la disposizione che sia avvalga di questi numeri è quella che è alla base della divina costruzione sia del mondo Reale sia di quello divino. E, partiti dal libro 1 di genesi, nel capitolo 38 abbiamo ottenuto – come dire altrimenti? - la chiusura del circolo, perché siamo arrivati a trascendere 1-38, della Genesi divina scritta in Bibbia, portandolo ad essere 381. Tutto questo ci ha confermato che i 6236 versetti sono proprio l-indicazione nelle centinaia di tutto il lavoro di un nato 38 e che si avvale di questa stupenda predisposizione data da queste lettere o rappresentano tutti i numeri giusti per determinare l'universo reale e quello Trascendente. Se vi sorge il dubbio di sapere perché nella costruzione del mondo non sembrano partecipare tutte e 21 le lettere, vi dico che il vostro è un falso problema. Infatti partecipano tutte e 21, solo che le lettere che sono VERAMENTE alla base di quelle che poi appaiono sono le 8 lettere che NON APPAIONO. Sono B, C, F, G, H, S, V e Z. Otto come la potenza trina del Duo divino, o la ha muta con cui termina il nome divino di Allah. Segnando i valori mancanti, essi sono 2, 3, 6, 7, 8, 17, 20 e 21. la loro somma è 84, che dipende dalla costruzione trina del mondo, data dal 21=7+7+7, che si mostra Uno e Trino come 21+(21+21+21)=21+63, cui corrisponde il nome di <ISRAELE>, pertanto è il Dio Trino creatore nelle tre dimensioni spaziali del 7 che usa ISRAELE, il nome dato a Giacobbe, dopo una notte intera di una stranissima lotta intervenuta tra lui e Dio. Alla mattina, l'angelo di Dio gli dichiaro: “D'ora in poi ti chiamerai non più Giacobbe, ma ISRAELE, perché hai combattuto contro Dio e... hai vinto!” ISRAELE allude, nella lingua inglese del mondo di oggi che <Is R.A. Ele> che è Romano Amodeo Allah. Il combattimento contro Dio sembra che stia per terminare anche per me. Dunque le 8 lettere non usate, in apparenza, lo sono, ma sono poste alla base delle altre sole che appaiono in modo manifesto nel nome divino. Non appare la B, se non in tutto il contesto binario che poi genera. Idem la dimensione creatrice 3 appare solo nelle 7 A che sono complementari nel ciclo

Tornando al Corano, e avuta la ragione dei 6236 versetti, ci sono 77250 parole che configurano la data associata della nascita del Padre chiamato Luigi Amodeo e del Figlio che è il Gesù della Parusia che entrerà in Lui a salvarlo come il nuovo Barabba. Padre e Figlio, nella realtà. Non sono nati insieme. Luigi Amodeo nacque il 7-7-7, nell'anno 1907, e nel mese di luglio, il 7. Il giorno suo natale stesso fu il 7 e non il 25. Ma Genesi 25 trascende la reale nascita dissociata e li consocia nati nello stesso giorno 25, tanto da arrivare alla virtuale data di nascita del 1907, mese 7 e giorno 25. in cui questo 25 avrebbe rappresentato esattamente non la sua nascita ma la sua morte. Luigi Amodeo visse su una base di 20.000 giorni data da 10^4 sommato a 10^4 perché in Lui erano espressi due entità divine Una e Trina, in potenza dieci, e nel dettaglio di esatti 7725 giorni, il ciclo 10 delle 77250 parole. Infatti nato il 7-7-7 e morto a 33 giorni la compimento dei suoi 38+38 =76 anni, visse esattamente per 27.725 giorni, fino al 5 giugno dell'anno 83 che contraddiceva la nascita del 38. Come potete verificare tutti facendo un po' di calcoli, ci sono esattamente 27725 giorni tra la sua reale nascita e la sua reale morte. Pertanto la datazione 7-7-25, sulla base dell'intero esistere posto 20.000 giorni manifesta il dettaglio dato proprio dal numero delle decine di parole sul Corano. Se vogliamo datare 77250 in modo unitario e riferito alla vita dobbiamo considerare il valore decimo di un giorno, collocato sulle 2.4 ore, che sono esattamente 144 minuti primi e che considerano i primi due divini nomi di ROMANO+ANTONIO, 66+78. Allora sulla base dei 144 PRIMI dati da ROMANO ANTONIO, abbiamo esattamente 77250 unità date da quelle essenziali in Romano Antonio. Io personalmente ne deduco che se è vero che in me vale MIO PADRE ALLAH, espresso nella vita reale del MIO padre reale, poiché la vita di mio padre, collocata nata il di natale della mia finirebbe il prossimo 23 dicembre (tra 20 giorni) io sto per essere messo alla prova, per vedere in che modo ciò accadrà Infatti anche io compirei i miei 76 anni il 25 gennaio e togliendo i 34 giorni di un Gesù morto nel suo 34mo anno, dovrei vedere terminata la mia vita nel terzo giorno precedente il Natale. Sembrerò sconfitto, come il sole nel Solstizio di Inverso, ma risorgerò nel Natale


14 del Figlio Gesù cristo, confermando la verità detta dall'oracolo a Rebecca. I due popoli nel suo grembo erano il Popolo Romano, espresso dal suo Dio Romano chiamato Sol Invictus e celebrato a Roma il 25 dicembre. Questa celebrazione del RA ROMANO avrebbe servito a collocare in quella stessa data il natale del Figlio Gesù, facendolo nel terzo secolo dopo Cristo un Pontefice. Dunque il 25 dicembre già celebrava il Ra Romano, Dio del Sole e giammai sconfitto. A questa celebrazione fu aggiunta quella del Natale del Figlio. Di certo il Papa Cattolico non aveva alcuna autorità nei confronti del Dio Sol;e Romano per annullare queste celebrazione che non faceva parte della gestione del Cristianesimo. Poiché nessuno mai dei Pagani che credevano nel Dio Ra Romano si è mai sognato di cancellare tale celebrazione, essa esiste tuttora, e il 25 dicembre sarà celebrato il Sole non sconfitto nel Ra ROMANO attraverso il Sole risorto di Gesù Cristo e nato al luogo stesso di quelle mancata sconfitta. Questo evento si è già realizzato in mio Padre. Infatti è morto 33 giorni prima del suo 38+38 che avrebbe raddoppiato gli anni a 76. Sono già stati 20.000 nel dettaglio dei 77250 versetti riferiti unitariamente a Romano Antonio 114, e pari alle 2.4 ore che sono il valore decimo di un giorno. Si tratta di un evento che dunque è già accaduto in mio Padre e che potrebbe non ripetersi anche sulla mia vita... Ma non credo che le cose stiano in questi termini. Mio Padre, Luigi Amodeo, è stato usato dal Dio Allah solo come un riferimento reale collocato nella mia vita reale, a segnare la sua divina. Ma non è stata alcuna morte tragica, se si esclude che sembra sempre una tragedia un uomo che si paralizza totalmente, è cosciente, non sente alcuna sofferenza, ma dopo 14 stazioni di questa sua reale via Crucis cominciata il 22 maggio dell'anno 83, sia sarebbe conclusa il 5 giugno. La sua paralisi fu in concomitanza con l'arrivo ufficiale di Papa Giovanni Paolo II a Milano. La mattina in cui il Papa arrivo' mio Papà stacco' il suo biglietto per il cielo. Io ci restai pieno di dubbi e perplessità nei confronti del mio Signore: <<Ma come, ero in festa per l'arrivo del Papa e tu mi porti via papà?> Io allora ignoravo che mio Padre fosse stato disegnato come l'immagine stessa non del Santo padre, ma di quello Santo Santo Santo, che sta nei cieli , per cui non ero in grado a riconoscere il segno che lo legava a Dio attraverso la figura del movimento del Santo Padre della Chiesa Cattolica. E nemmeno capivamo che senso reale avesse l'atteggiamento che sembrava volontario, assunto da mio Padre, quando – nella assoluta impossibilità di

muoversi - tuttavia alzava il braccio destro e lo teneva alzato. Non poteva essere che un movimento automatico, condizionato da chissà che cosa. Solo oggi io capisco che era Dio che lo collegava alla sua nascita in Genesi 38, quando pose il braccio fuori dal grembo materno e lo teneva in questo modo, senza decidersi ad uscire con altre parti del suo corpo. Allora noi prendevamo quel braccio e con dolcezza lo riportavamo a stare di fianco al suo corpo. Ci riuscivamo, ma dopo pochi minuti mio padre era di nuovo costretto a portare il braccio in quella posizione. La sua agonia duro' fino al 5. Intorno alle ore 15 fu portato con urgenza in sala di rianimazione. C-eravamo solo io e mio fratello. Mamma era andata a casa per riposare un po. In sala di rianimazione io e mio fratello assistemmo all'ultimo respiro di papà. Ma l0addetta alla rianimazione, messi un palmo della mano sull0altra e montando con energia su;l corpo per praticare il massaggio cardiaco, dopo due o tre tentativi riuscì e mio padre riprese vita. Resuscito' da quella morte. Duro solo nemmeno dieci secondi quella sua nuova vita, e morì nuovamente. La dottoressa ripeté la sua azione energica, sul corpo traballante di mio padre, tanto energica era la sua azione. Mio padre resuscito' di nuovo, per una m,orte che puntualmente sperimento' per la seconda volta. La dottoressa, senza rassegnarsi, si appresso' a richiamarlo in vita per la terza volta.../ quando io entrai in azione e la bloccai. Le dissi: <No basta!> Come a volerle chiedere quante altre volte volessimo poi farlo morire... La morte era il solo sbocco che gli restava. Non mangiava da giorni, non lo alimentavano ne con le sonde né con le flebo, che avevano provato a fargli, ma le sue vene si rompevano tutte. Così fui proprio io a decretare il momento della ultima morte di mio padre e a porre fine il lui l'ennesima resurrezione. Per questa ragione stessa, se io morirò il 23 dicembre, replicando la morte di mio padre, io non risorgerò Sono già morto e risorto ormai troppe volte, e sempre poi nell'attesa di dovermene nuovamente andare qualche tempo dopo. La morte il 23 dicembre è ideale per me, e io faccio veramente il tifo affinché essa finalmente si realizzi, nell'attesa del volere della Divina Provvidenza, che nei miei confronti è di una precisione assoluta. Infatti nel Sacro Corano sono noti anche i numeri di tutte le consonanti. Esse sono 3474 centinaia, e anche questi numeri girano attorno a me./ Amodeo è il 47 che vedete in mezzo tra agli estremi 3 e 4 che sono anche le prime due cifre, e che indicano il 34mo anno in cui la vita di Gesù si svolse totalmente, nel segno del suo destino. Ebbene il valore 74 erano gli anni che io avevo lo scorso anno quando credendo di morire vidi solo l-uscita di scena di Gesù, finito nell'altra


15 parte di quella invisibile clessidra collocata all'interno degli atomi. La parte inversa a quella qui espansa, è espansa. Ma negativamente, e questo la porta ad apparire sempre più piccola in quel valore positivo e decimale che è solo limmagine di uno spazio identico ed espanso negativamente. Poiché noi vediamo tutto sotto l'ottica della grandezza dello spazio, quello che è espanso in modo uguale come l-altro vo0lume della Clessidra ci appare sempre più confinato nei dettagli decimali e quello spazio negativo che è virtualmente grande come questo non lo possiamo scorgere, perché assume la forma apparentemente confinata in un universo uguale a questo e virtualmente confinato all'interno di ogni atomo del nostro. Dunque anche le consonanti del sacro Corano sono state volute tante quante potessero rappresentare i numeri della mia vita, collegati idealmente a quelli di Gesù Cristo.

EGIRA, via della salvezza per Maometto rimanda ad un <è GI-R.A.> (è Gesù Iesus Romano Amodeo la vera via della salvezza per Muhammad).

Ci sono poi condizioni generali, in tutta la nomenclatura riguardante l'Islam. ISLAM, trascende, nella lingua oggi affermatasi come l'idioma parlato in tutto il mondo, si rivela come quanto <IS> ossia <È> mentre è <L'AM> nel senso di ,<I AM>, IO SONO, ossia YHWH, presenta L'AMODEO, nel principio dualistico di AM, indicante un 1+11, cioè un essere reale 01 sommato al suo essere complesso dato da 01+10. RAMADAN è nel principio trino RAM, e si richiama ad R. AM, nel mentre il MAD che segue R.A. Sono le prime tre cifre del Codice Fiscale del Cognome Amodeo. Mentre Muhammad vale lo stesso 66 di Romano, Muh è 38 e AMMAD richiama con grande evidenza AMODEO. La Sura intitolata a lui nel Corano è la 47 (uguale ad AMODEO) e il numero dei versetti sono esattamente i 38 della divina nascita in genesi 38. IMAM è il Dio nascosto di cui è attesa la parusia, allude chiaramente ad I'm AM, sono Amodeo. KALAM è la Teologia e rimanda allo studio <ccà> de L'AM. ULAMA sono i Dottori che studiano il Corano, laddove UL=RO=39, e sostituito in RO-MANO porta ad UL-MANO cui manca solo la divina trascendenza di un Romano SONO detto <SUM> che sia trasceso in <MUS> a comporre il termine di un MUSULMANO che vale lo stesso 113 che è presente tre volte nel mio nome. Lo ripeto: una per intero nel nome numero 5 che nel numero si richiama poi ai 5 pilastri dell'Islamismo, e due composite di cui la prima data da Nome e Cognome, e la seconda data da <RAAPT>=50 che sono le iniziali dei 5 nomi e sommate a <ONNAO>=63 che sono tutte le seconde lettere.

Ecco, dati tutti questi segni esistenti – ma tutti davvero DIVINI perché tutti da essere visti attraverso una reale “divinazione” consistente in una lettura apparentemente opposta a quella reale – inducono a credere che io sia stato portato deliberatamente in Egitto, per compiervi quello per cui io ero stato predestinato. Riandando alla profezia di Osea, richiamata da San Matteo nel suo vangelo, in cui il profeta dichiarava che DALL'EGITTO HO TRATTO MIO FIGLIO, io, che sono stato tratto a Felitto, dovevo ritornare là da dove io ero stato tratto, in quella terra antica i cui primi dei furono Orus e poi RA, Amon e Aton, questi ultimi tre tutti e tre richiamati nel mio nome, e il primo, Orus, che fu un po' una sorta di antefatto, richiamato da mia nonna Russo, cui si sarebbe richiamata anche Nostra Signora di Fatima, invitando sempre a pregare per la conversione della Russia. Anche questa richiesta REALE, essendo DIVINA andava realmente trascesa e riferita a mia nonna, la essenza MAMMA posta nella mia MAMMA, che fu violentata a lungo perché sposasse il suo violentatore (mio nonno Giovanni) e che restata incinta si convertì all'amore verso di lui, lo sposo' e ne ebbe altri 6 figli, la prima dei quali, Mariannina, mia madre fu voluta chiamare proprio come la Mamma e la mamma della mamma di Gesù In tutta la mia vita io ho avuto qualche egiziano che ha compiuto cose importanti per me, lanciando la mia vita. Era nel segno della mia fine della vita, che avrei trascorso dopo di essere “ritornato a casa” di quelle antiche Divinità Egizie da cui io ero stato tratto, dal momento che lo stesso Abramo fu indotto a recarsi in Egitto, e lì sua moglie-sorella Sara fu assunta come concubina del Faraone, avendone in dono quella schiava Agar da cui Abramo avrebbe avuto il suo

Ecco, dopo la evidentissima uscita da me di luce azzurra e flusso elettromagnetico, il 22 dicembre del 12, quando tutto il mondo aveva atteso la fine del Calendario Maia, ci fu la fine in me di R, quel marito ER nel cuore di Tamar trascesa in R-AMAT, e MaRia, restata senza R, resto' Maia e fu una fine attesa invano da tutto il mondo perché fu una fine veramente divina, invisibile, assolutamente trascendente una realtà nuda e piatta apparente nel mondo. Tutti i miracoli, che invece sono messi come segni “evidenti” sono già meno divini come interventi, dato che debbono manifestarsi concretamente nel mondo reale. Ma io, nel cui intimo si giocava tutto il ruolo del “divino” nel mondo, lo percepii accadere proprio e solo in me stesso.


16 autentico primogenito: Ismaele, cui tutto l0Islam si riconduce. Anche tutto il Popolo di Dio, sorto dai 12 figli di Abramo che vi entrarono, e nel numero di 66, escludendo la mogli, tutto il Popolo, nel corso di 400 anni circa di permanenza in Egitto mescolo' più e più volte il suo sangue con quello Egizio. Per cui la componente Egiziana, nelle fedi che poi furono tratte dall'Egitto è rilevante. Quella componente Romana era meno evidente, anche se lo stesso nome EGITTO sembra destinato ad un EGO Romano e un IO italiano contenente due croci in forma di T=18, vera <croce divina> laddove è l'inverso 81 a rivelare la potenza Una e Trina poggiata sulla base 3 della Trinità. La componente Romana invece è rilevantissima per l'Egitto, sempre dando importanza alla TRASCENDENZA dei segni legati alla divina nomenclatura. Mentre Terach, il padre di Abramo, con questi, sua moglie e Lot escono da UR, le divinità del mondo Romano escono esse pure da UR, ma stavolta da UR.ano,

nello stesso dire nascondendo che c'è' nel CoR.ano. Il Dio URANO supera di 3, valendo 61 (valore del nome <SANTO> aggiunto allo SPIRITO divino), a fronte del 58=CO-R.ano. Anche nella Religione dei Romani c'era un assetto Trinitario, dato da tre genitori di tutti gli Dei posti uno a padre dell'altro. Da Urano, poi SatuR.no (stessa finale, in un “tu” nato in provincia di SA) e Iuppiter (detto ora al mondo e in inglese, un “you” PP, duplice padre 1 e TER romano, che nella sua determinazione, nel genitivo diventa IOVIS, forza romana di un IO italiano). Tra questi 3 Padri di Dei solo il mediano, Saturno, è sia Padre, sia Figlio di tutti gli Dei ed è poi dalle celebrazioni del Dio Saturno, nelle fattezze del Dio RA Rom,ano chiamato <Sol Invictus> che si celebrava il 25 dicembre come la ETERNA VITTORIA del Dio del Sole, il RA Egizio per come trapiantato a Roma e collegato poi al Saturno di un “tu” Romano di Salerno. Ma questo legame con l'Egitto desidero mostrarvelo nel prossimo capitolo.


17

Un continuo mio richiamo all'Egitto C'è' stata una donna, il cui cognome BADARI mi aveva già fatto presagire una sorta di BADAR ad un A.R. Italiano, e il cui nome ANNA fu quello di quella Sant'Anna cui mia madre mi affido' prima ancora che io nascessi. Mamma sapeva di Sant'Anna protettrice delle partorienti, avendo avuto la straordinaria capacità di partorire addirittura la Mamma di Dio, e le aveva promesso che mi sarei chiamato Anna io pure, maschio o femmina che fossi, tanto Anna era un sacerdote ai tempi di Gesù Cristo. Ebbene Anna Badari è stata la mano di Sant'Anna, che mi ha seguito per tutta la vita, orientando tutte le mie più importanti scelte. Non ho saputo che qui in Egitto che il cognome Badari è uno di quelli abbastanza comuni in Egitto. Suo fratello, Nino, mi aveva detto un giorno che egli discendeva da un Faraone dell'Egitto, ma l'avevo scambiata come una pura battuta di spirito. Solo oggi, riandando con la mente alla fisionomia di suo padre, sono riuscito a collocare geograficamente quella sua particolare fisionomia! Aveva i tratti somatici che ora vedo in molti volti di Egiziani.

Sì perché tutta l'esistenza di chi vale 10 nella potenza 3 della divina Trinità, ha una DOVEROSA vita limitata a 1.000 giorni in assoluto. Co nel rispetto di tutte le premesse dovute al nome del Padre e della Madre, Luigi=54 Lui e Mariannina=84 Lei. Intanto il 10^3 assoluto andava espresso in 999/1 unità date da 1 giorno, estrapolato dai 1.000, e poi andava sottratto 54+84=138 come la pura ed IDEALE premessa che avrebbe portato alla mia incarnazione nel mese 1 dell'anno 38. Quindi da 999 unità in giorni, meno la premessa di 138 giorni, ne restavano esattamente da vivere per 861, al Padre e Spirito santo presenti in me. Questi 861, aggiunti al 25 gennaio del 38, della mia reale nascita, definivano una VITA PERFETTA quando si fossero compiuti 861 giorni, e ciò portava esattamente al 4 giugno del 1940, a sei giorni esatti prima della dichiarazione della Strage degli Innocenti italiani, coinvolti da quel <MUS> che trascendeva il <SUM> divino, e che è poi in testa anche al termine <MUS>ulmano. Attuatasi la Parusia di Gesù in me, Egli prese il posto di RETTORE della vita di Padre e Spirito santo, e la vita Risorse.

Desidero dunque usare questa cara persona che si è curata di me, per raccontarvi a grandi linee la mia vita.

Ci fu anche la <FUGA> verso l'Egitto, dichiarata da San Matteo, e non solo la Strage degli Innocenti, ma sarebbe stata trascendente. Sarebbe stata una vera FUGA da Felitto che il Papà di Romano fece ai 5 anni del figlio primogenito, cui era seguito un divino gemellaggio con la concezione di Benito Amodeo. Infatti, il 4 giugno 40, per la gioia che Romano era stato miracolosamente salvato, mia madre tenne fede alla promessa fatta a Dio e non si oppose più ad avere altri figli. Lo aveva fatto per il dolore provato nell'allattare Romano. Lei soffriva di una gravissima forma di mastite a entrambi i seni e l'allattamento la faceva piangere, mentre il figlio le poppava latte e sangue. Lei, piangendo, invocava sempre il nome della Addolorata, supplicando “Maronna!” ad ogni poppata più forte e dolorosa della altre. Aveva dunque tolto ogni contatto e si

Vi ho già riferito come il 4 giugno 1940 ero proprio in fin di vita e un miracolo della Madonna, annunciato ai miei genitori quella mattina da una bambina, si realizzo' nella stessa mattinata, tanto che alle 11, il dottor Sabatella di Felitto, chiamato con disperazione alle 7 di mattino, dichiaro' ai miei genitori che <<Avevo sconfitto la mia morte!>>, una delle prerogative della Parusia di Gesù, venuto a sconfiggere la morte e che lo esegue nella realtà della vita di Suo Padre, una realtà giunta all'estremo limite del suo... DOVUTO.


18 negava a suo marito, per non avere un ulteriore supplizio con un secondogenito. Vista venire quella malattia incurabile per me, si era colpevolizzata davanti a Dio. Gli diceva pregando: “Quale colpa ho compiuto, o Dio! Ho creduto di essermi comprato un figlio, per il dolore della sua alimentazione! Tutti i figli sono Tuoi! Sì, lo riconosco: Romano è tuo Figlio e io non ho il diritto di negarti altri figli. Perdonami dunque e non far più ricadere sul piccolo la colpa, che è solo mia! Non portarmelo più via!” E ala Madonna chiedeva incessantemente: “Salva Romano! è innocente come Gesù, ma Dio vuole portarmelo via, compiendo con lui quanto già compì col tuo Gesù voluto in cielo anche Lui, innocente come Romano!” Vedendosi esaudite entrambe le preghiere, quella sera Mamma e Papà si amarono, e fu concepito mio fratello, tanto che io e Benito , nato poi l'anno dopo, siamo gemelli in Cristo, che ebbe la Parusia in me lo stesso giorno in cui fu concepito mio fratello, nel grembo di mia madre. R e BEN fummo già sottintesi dal primogenito RUBEN, di Giacobbe Israele, primogenito poi rigettato, per essersi messo nei panni del padre, un giorno che egli era assente, ed aver fatto realmente il Padre, amando una sua concubina. Io e mio fratello, siamo dunque quel RUBEN che di diritto si mise a fare IL PADRE, essendo entrambi nati nel segno del padre in me. Si era nel periodo del Fascismo e mio padre era stato voluto come segretario politico del Fascio, a ragione del suo essere un MAESTRO tenuto all'iscrizione dal suo ruolo di funzionario pubblico, nel campo dell'insegnamento elementare. Il suo incarico era di aver cura della Sede del Fascio di Felitto. Egli, milanese di origine trapiantato in quel paesino di 2.000 abitanti circa, era finito in mezzo ai due soliti partiti egemoni e rivali che esistono in ogni paese. Era stato imposto come il terzo incomodo e – anche per le origini milanesi – era combattuto in tutti i modi dai poteri forti locali. Una sera c'era un ubriaco, nella sede del Fascio, e non voleva uscire alla mezzanotte in cui il Bar doveva chiudersi. Mio padre lo prese cortesemente per il bavero della giacca e, tenendolo come sospeso, lo “veicolo'” fuori e chiuse. Un paio di anni dopo ci fu lo sbarco degli Americani, e una colonna armata passo' per la strada prospiciente Felitto. Trovarono una fila di sassi a sbarrare la strada. Chiesero informazioni ed indicarlo il Segretario del Fascio come l'autore. Non era vero. Era solo un reale tentativo di fare ammazzare mio padre. Due MP irruppero a casa e interrogarono Luigi Amodeo. Capirono di averà a che fare solo con beghe paesane e un siciliano esclamo': “Jamoninne! Cheste so solo cose de paese!” (andiamo via, queste sono solo beghe paesane). Caduto il Fascio, mio padre dovette FUGGIRE da FELITTO. La FUGA IN

EGITTO descritta da San Matteo, nel mio caso è avvenuta come una FUGA DA FELITTO, perché volevano uccidere non il Figlio, ma il Padre! Così due anni dopo tutta la famiglia seguì Luigi, spostandosi prima a Salerno città, poi a mezza via tra Salerno e Vietri sul Mare, in una Villa Cajafa che richiamava Caifa. Tra SALERNO e SALEM il primo nome di Gerusalemme c'è' molta somiglianza. Il SALE è lo stesso (quello dichiarato da Gesù come il sale della sua predicazione) ma da una parte c'è' il termine R.NO del Romano che è il termine anche di Saturno. In SALEM ch'è' la M, che vale 11, ed è il fondamento unitario del 66 che è composto di sei 11. Questo 66 che già furono quelli che uscirono dal Sangue di Giacobbe e che entrarono in Egitto, sono anche la somma di tutti i talenti interi contenuti nel talento 11, che somma ad azione reale 01 la reazione 10. Infatti 0+1+2+3+4+5+6+7+8+9+10+11 è 66 e quando si aggiunge anche il secondo nome come il 12, esso pure è la sommatoria di tutto il talento contenuto nel 12. A Salerno Romano trascorse il suo Paradiso Terrestre, in Villa Cajafa. L'abitazione aveva un giardino e fu popolata da 10 persone: i 4 della famiglia, Gennaro e Anna due figli della sorella di Mamma, Peppina Mollo, la domestica che ci aveva seguito da Felitto, e tre studenti, Sabato, Vincenzo e Galasso, che ci avevano seguito essi pure da Felitto e che erano guidati da mio padre, seguiti nel corso dei loro studi di scuola media e poi superiore. A scuola io mi diplomai alla terza media, con poco meno del 7, diciamo il 6,6, visto che io Romano sono un 66. L'anno dopo avrei dovuto frequentare una scuola superiore. Ma a Salerno esisteva solo il Magistero, che poi all'università avrebbe consentito solo la via dell'insegnamento. I miei genitori, che ho avuto vicini per tutto il tempo non impegnato né da me né da loro a scuola, la mattina, desideravano che io potessi scegliere qualunque tipo di laurea. E una scuola superiore idonea era solo a Napoli. Dunque per favorire me e poi Benito, quando sarebbe stato il suo turno, fu opportuno trasferirci da Salerno. I miei genitori, per riuscire ad avere un trasferimento in una città di rango superiore, di capoluogo di Regione, ripeterono l'esame magistrale, a Milano. Avevamo votato tutti e 4 per una scelta che fosse non Napoli, né Roma, ma la Milano da cui mio Padre si era trasferito poi nel sud. La vita a Milano rappresento' un cambiamento totale. La famiglia fu divisa dalla


19 mancata possibilità di trovare un alloggio in affitto. La Milano del 1951 risentiva ancora della guerra e io e Benito fummo ospitati dalla sorella di mio padre, in un alloggio di due stanze che abitavano in via Larga al numero 13, essendo già in 5. Zia Antonietta con suo marito Giovanni, la loro figlia Lisetta, poi due vecchi, Esterina e Patto. Aggiunti me e Benito, occupammo in sette quei circa 30 metri quadri di abitazione. Io e mio fratello dormivamo nello stesso divano-letto che di notte ci vedeva uno coricato in un verso, l'altro in quello opposto. Iscritto io alla IV Ginnasio del Liceo Giovanni Berchet e Benito alla prima media, collocata di fianco, fu il massimo disadattamento nella mia vita di dodicenne. Ero un anno avanti con gli studi rispetto ai miei coetanei milanesi e persi quell'anno nel risultato disastroso, che mi porto' ad una inimmaginabile bocciatura, a giugno e con una media che dal 6,6 si era portata al... 3,3 medio di Gesù Cristo. Ho molte scusanti, la maggiore delle quali il morbillo, di cui mi ammalai a metà dicembre e che mi tenne lontano dalla scuola due mesi. Il primo spiegato dalla mia malattia e il secondo dalla quarantena che dovetti alla malattia che trasmisi a mio fratello a metà di gennaio e che impedì' la frequenza a lui per un mese e a me per uno nuovo aggiunto all'altro. Ma la ragione più grave stava nella mia scarsa volontà a studiare a casa e a prepararmi per le lezioni del giorno dopo. Lo stacco appena dopo due mesi dall'inizio dell'anno mi aveva creato un buco di informazioni che avrei dovuto colmare studiando le cose insegnate in quel frattempo. Ma in un alloggio in cui il tavolo da pranzo era conteso da sette persone per le loro varie cose, e la cattiva propensione da sempre manifestata a studiare gli insegnamenti altrui mi resero talmente incapace di connettere che i tre mesi successivi al mio rientro furono un assoluto disastro. Per di più avevo trovato tra i compagni di quella IV ginnasio una freddezza e tanta cattiva propensione all'accoglienza che il mio compagno di banco, Michele Simone, nelle versioni in classe, di Latino o nei compiti in classe di matematica issava uno sbarramento tra il suo posto e il mio, nella paura che io copiassi da lui. Si aggiunse anche la pubertà e la scoperta di quel fenomeno di cui finivo immancabilmente vittima alla fine di tutte le consegne di questi compiti fatti in classe. Preso da un vero e proprio orgasmo fisico, io avevo un orgasmo sessuale, e mi chiedevo di che strana malattia o fenomeno io fossi preda. L'educazione avuta dalla mia famiglia aveva bellamente sorvolato su tutto quanto riguardasse il sesso. La mia prima esperienza in questo senso fu dunque sgradevole. Arrivai al punto da temerla ad ogni consegna, nei momenti finali in cui io quasi sempre ero ben lungi da avere trovato una fine soddisfacente, sia nelle versioni, sia nei problemi di matematica .

A complicare la vicenda, il giudizio spaventoso della professoressa di lettere, che odiava i meridionali e ne vedeva in me un prototipo disgustoso. Papà andò da lei, le rese noto di essere un milanese, ma servì a poco: si sentì dire dalla professoressa che ero un ragazzino molto ritardato e preda di turbe psicologiche. Che caspita! Aveva assegnato un tema in classe in cui i ragazzi dovevano parlare di una lettura che li aveva colpiti e lui va a descrivere l'omicidio avvenuto su una spiaggia, al mare, in cui una donna resa incinta aveva ucciso il suo amante, che l'aveva rifiutata dopo di averla resa gravita! Capisce, signor Amodeo? Suo figlio va a narrare un fatto simile di cronaca! Ma ha 12 anni! Lei non aveva tutte le colpe a pensarlo, la colpa era stata solo la mia, per non avere scritto nel tema che quell'evento mi aveva lasciato impressionato in modo inverosimile perché era accaduto realmente davanti ai miei occhi, ad un metro da me. Sotto le cabine dei bagni, vicino al limite, mi caddero due corpi davanti che si muovevano a grandissima velocità e lui si alzo' a un metro da me, con un foro a forma rombica nel bel mezzo della schiena, cadendo poi a terra morto, mentre la donna scappava e tutti sulla spiaggia cominciarono a scappare, essi pure. Se avessi scritto il motivo, di quella grande impressione che ne avevo riportata, forse il giudizio sarebbe stato diverso, ma io finsi di averlo letto semplicemente sul giornale e mi tirai da solo la zappa sui piedi. Mio padre voleva farmi cambiare istituto, ma io mi opposi. Mi sarei riabilitato da solo, ma sempre in quel Liceo. Intanto la famiglia si era ricostituita, in un alloggio che finalmente era stato trovato, in una nuova costruzione in via Bernardino Verro. Iniziai a voler risalire la china. E ci riuscii. Mi servì molto quella stroncatura. Intanto mi posi in pareggio di sviluppo, essendo tra coetanei. L'anno iniziale ero tra i più piccoli della classe, per altezza, e ora tra quelli più alti. Almeno in ginnastica, non denunciavo più i precedenti limiti. Fu la materia nella quale per prima iniziai nuovamente a brillare. Seguirono poi le altre, a poco a poco e l'una dopo le altre. Promozione quasi sempre a ottobre, negli esami di riparazione. Perché, nonostante la mia voglia di riscatto, seguitavo a n on volere studiare e preparare i compiti a casa. Io devo a questa naturale avversione a ripercorrere le orme di tutti coloro che si sono trasmessi la conoscenza, se da adulto ho potuto avanzare da me solo superando alla grande le nozioni più avanzate della stessa scienza dell'uomo. Ho tratto infatti fin da ragazzo l'abitudine a reinventarmi io tutte le cose, aggiungendo le mie risposte improvvisate laddove invece essere c'erano e dovevano solo essere studiate. Debbo solo allo sport, e precisamente al Calcio, il mio pieno recupero. Laddove


20 non c'era da andare sullo psicologico, per stabilire dei rapporti normali con gli altri studenti, ma solo da svolgere una attività di squadra svolta ad un risultato ottenuto con gioco di squadra, io brillavo. Così cominciai poco alla volta a usare la stessa sicurezza su di me nei rapporti con i compagni di scuola. Quello che facevo fatica a capire era l'incoerenza tra amici che, nei momenti di litigio si offendevano atrocemente e poi, tornata la pace, sembravano di non avere mai udito le offese che si erano scambiati. Io, nel mio desiderio di essere accettato, prima di sbilanciarmi in qualsiasi modo con loro, mi controllavo. Mai una volta era uscita dalla mia bocca una parola ostile o un giudizio men che buono. Eppure diffidavano di me, che li trattavo sempre con il massimo garbo possibile e non con coloro che, senza alcuna reticenza. Gli avevano dato del pirla o del cretino. Ecco, anche questa lezione fondamentale ebbi in quegli anni, sull'incoerenza dell'uomo che si comporta soprattutto spinto dalla incertezza. Infatti i ragazzi, trovandosi nello stato di pace, si frequentavano senza timore l'uno dell'altro. Sapevano di essere come libri aperti che, se non c'era aria di tempesta, non c'era da temerne una in arrivo. Ma con chi non si sbilancia mai e non è mai visto “incazzato” tutti erano sempre timorosi, non sapendo mai se avevano davanti calma piatta o vento e tempesta, in quel lato oscuro che sono i cosiddetti cuori. Sotto il profilo sentimentale vennero le prime cotte. Una Liliana Cassani a 16 anni prese il posto di una Teresa di Dario, conosciuta a Capizzo e abitante a Felitto, quando ritornammo assieme a Zia Emilia e zio Costanzo, che, sposati e trascorso il mese del viaggio di nozze ospiti a casa nostra, dopo vollero ricambiare, e ospitarono me e Benito, a Capizzo, il luogo in cui è iniziata tutta la storia che mi riguarda, con un certo Mauro Russo che era il mio bisnonno, papà di Teresa Russo, sposata poi ai Baratta di Ostigliano. C'era Teresa ospite ella pure a Capizzo e il mio innamoramento si tradusse in molte lunghe chiacchierate, che non affrontarono mai l'argomento, e nemmeno sfiorando un “ti voglio bene”... o un semplice “mi piaci!”. Tornato a Milano, mentre svolto l'angolo del vialetto vicino alla portineria, eccola! Bum! Un colpo al cuore, e partii dietro a questa biondona Lilli che avrebbe impegnato le mie attenzioni per circa 4 anni. Di fatto nulla! Niente più che una strana amicizia, in cui io non sapevo cosa fare per dimostrarle le mie attenzioni. Le riparai la bicicletta, feci un ritratto a quell'angelo di Claretta, la sua sorellina, ma mai una volta usciti insieme! Solo negli ultimi tempi andammo una volta insieme ad un veglione di capodanno, e due op tre volte all'idroscalo di Milano, a nuotare o andare sul mio piccolo canotto. Vi racconto queste relazioni vagamente amorose nei comportamenti per mettere

in luce che, mentre fremevo nel mio cuore, ero nel massimo possibile impaccio quando si trattava di entrare nel merito e semplicemente dichiararmi nel mio stato di “cottura”. Ma non era nemmeno necessario, si vedeva dai gesti. Uscito dal Liceo e iscrittomi ad Architettura, finii fuori corso al primo anno. Io seguitavo a non studiare. Solo nel momento degli esami era necessaria una preparazione e io mi decidevo a prepararmi sempre negli ultimi tempi, quando materialmente il tempo non bastava quasi nemmeno ad una semplice lettura dei libri. Per superare il catenaccio del primo anno, bisognava avere superato tre esami e io tre ne preparai in questo modo. Ma uno mi fu impedito da una di quelle punizioni che erano date a coloro che non frequentavano e non erano volti noti: non li si ammetteva agli orali. Così mi vidi escluso ingiustamente assieme ai due terzi degli esaminandi, nello scritto semplicissimo che consisteva nel dimensionamento di un plinto di fondazione di un edificio. Compito facilissimo, tutti diedero la stessa risposta esatta ma solo un terzo fu ammesso all'orale. Cercai di ripiegare in un solo modo che avevo possibile: l'esame di geometria descrittiva con elementi di prospettiva. C'era un libro di testo tutto zeppo di esercizi lungo 150 pagine e che non avevo quasi nemmeno il tempo per leggerlo. Lo lessi e feci lo scritto, il sabato mattina, risicando il 17 minimo per sostenere l'esame orale. Per fortuna ci fu lunedì' e vidi triplicato il tempo per la mia preparazione. Tanto che il 17 si muto' in 18 e non finii fuori corso come sembrava ormai inevitabile. Ma nel primo anno c'erano 9 esami e altrettanti nel secondo e per la iscrizione al terzo c'era l'obbligo di averli superati quasi tutti. Troppo per uno svogliato come me, che aveva scelto architettura solo ritenendola una facoltà “artistica” con poche cose da studiare... Restato di conseguenza fuori corso, pensai che potevo anche fare qualche lavoretto, e chiesi notizia al mio amico Alessandro Foresti, che faceva parte della squadra I BROCCHI, di Architettura e che partecipava al campionato interno, di calcio, al Politecnico, battagliando contro squadre composte tutte dagli ingegneri. Alessandro mi consiglio' di offrire il mio aiuto allo studio dell'architetto Matteo Longoni, che partecipava a concorsi e aveva bisogno di eseguire dei disegni in china accuratissimi dei suoi progetti navali. La Leonardo, la Raffaello, i fiori all'occhiello della flotta mercantile, erano costruite con gare tra progettisti specializzati e invitati. Alla fine ciascuno aveva il suo pezzetto di incarico, e la differenza stava solo tra quelli importanti relativi alle sale di festa, ai cinematografi della prima classe e quelli di estremo ripiego


21 in cui si arredavano ambienti di servizio, e di gran lunga minore importanza e anche reddito per il progettista. In tal modo, per un primo anno aiutai il Matteo Longoni, eseguendo dei disegni così minuziosi che spesso c'erano da disegnare dei corrimano di scale con due righine sottilissime e a distanza tra di loro quasi invisibile. Divenni amico dell'assistente dell'architetto, che non aveva titoli di studio particolari ma l'esperienza giusta che occorreva in quel settore. Gino Colautti era molto gentile con me e mi aiuto' ad inserirmi, in quei due o tre mesi in cui collaborai. L'anno dopo, chiamato per un nuovo concorso, trovai finalmente in quello studio Anna Badari. Una ragazza bellissima che ricordava alquanto la bellezza di Silvana Mangano. Era stata assunta a tempo pieno in aiuto al Colautti. Mi piacque subito, appena la vidi, e Gino mi confido' d'essersi innamorato di lei. Questo immediatamente mi blocco', nei confronti di lei, perché non volevo mostrarmi come un rivale, al mio amico, né intendevo di esserlo. Ma nei momenti di intervallo la ragazza era attratta da me, e veniva a parlarmi. Io ero sfuggente, come una anguilla o una sfinge, visto le sue origini egiziane. Ma questa strategia, che aveva sempre funzionato in modo inverso coi miei coetanei, su di lei sortivano l'effetto contrario e più io ero freddo e contenuto più lei si sentiva attratta. Feci una resistenza lunga un mese, ma poi – visto che lei mi si dichiarava – non potei evitare di farlo io pure. Lo dissi a Gino: non è dipeso da me. Le cose vanno come vogliono loro. Fui portato a casa sua, e mi dichiarai anche a suo padre, un uomo alquanto misterioso e con una fisionomia indefinibile, che si aggiungeva alla non volontà sua di vedersi portar via la figlia, egli che era l'unico a lavorare in una famiglia di 5 persone, appena la figlia comincia a collaborare. Mi disse: “Ragazzi, io non vi dico di no, ma non mettete il carro davanti ai buoi. La vita è lunga ed imprevedibile. Date tempo al tempo”. Invece nei confronti di Anna, il Signor Badari comincio' una sottile opera di smontaggio del sentimento che provava sua figlia, cogliendo ogni possibile occasione per porre in luce aspetti poso eleganti. Era una famiglia infatti in cui l'eleganza e la forma sembravano i due massimi valori. Nella mia educazione, piuttosto tesa alle cose sode e concrete, avevo visto il pane reso biscotto, nei paesi, incartato alla bella e meglio. Con quello si preparavano delle saporitissime acqua-e-sale, mettendo a macero quel pane nero, assieme a pomodoro, olio e origano. E accadde che, dopo di averglielo descritto, la prima volta che mi arrivarono dei biscotti dal meridione, li portai così come mi erano arrivati incartati in un

giornale... Non l'avessi mai fatto! Mo come? Il pane incartato nella carta di un giornale? Ma era il padre che soffiava su questi episodi per dimostrare alla figlia una sola cosa: io non ero all'altezza del “suo stile”! Il temperamento di Anna e il mio sembravano fatti per andare d'amore e d'accordo, e resistevano al lavorio, incessante, che il padre seguitava a fare per distogliere la figlia da un proposito di nozze, che avrebbe presto o tardi ridotto di nuovo le risorse economiche familiari. E tanto fece che Anna comincio' ad avere i suoi dubbi. Tra l'altro, il Romano che l'aveva prepotentemente irretita era stato un soggetto misterioso, che si teneva tutto nascosto dentro e sembrava aver dentro invece un gran tesoro da comunicare. Il soggetto che le si mostro' dopo fu quello di un ragazzo che, alla sua prima e seria esperienza sentimentale all'età di 22 anni abbatteva ogni senso di indugio e riservatezza e si apriva, si apriva, facendo a poco a poco dileguare tutta l'aria di mistero che la aveva attratta. Pertanto, sotto queste due azioni concomitanti di me che mutavo improvvisamente la mia natura ai suoi occhi e suo padre che martellava ai fianchi su quel tentativo di fidanzamento, accadde che, di ritorno da una vacanza in cui io avevo alloggiato a Livorno, nei pressi della casa che avevano affittato lì vicino i 5 esponenti della famiglia Badari, lei mi lascio'. Mi disse che si era disamorata. Sottoponendola ad un martellante interrogatorio, raggiunsi il risultato di ottenere il motivo: lei si era innamorata del mio amico Alessandro Foresti. Soggetto misterioso e riservato per natura, Alessandro aveva di tutto per attrarla nel modo con cui io l'avevo attratta. Le proposi allora di non cessare di vederci. Infatti il mio periodo di aiuto allo studio era terminato anche in quell'anno e se non studiavo il modo per tenere viva una frequentazione la cosa sarebbe finita lì, sorprendendomi davvero moltissimo. Infatti lei mi dava un tale affidamento di compartecipazione, tutte le volte che io iniziavo con lei veri e propri voli pindarici della fantasia che mi sembrava davvero impossibile che una intesa tanto profonda cessasse di punto in bianco. Mi proposi come insegnante di prospettiva, visto che lei intendeva riprendere gli studi interrotti, per ottenere la licenza al liceo artistico, che le avrebbe consentito di insegnare in una scuola. Quel lavoro nello Studio Longoni non era l'ideale della sua vita. Mi accetto' e in questo modo iniziai a vederla per due volte la settimana, mentre la aiutavo studiando a fondo io quanto avevo preparato come esame di università in tre giorni. Nel frattempo, in ufficio, lei vedeva Sandro che non era minimamente interessato a lei e le sue ambizioni o speranze su di lui naufragavano. Si accorse, nel corso dei mesi, che il frequentarmi la metteva in una condizione spaventosa, come fosse in mezzo a due fuochi e per salvarsi


22 almeno da uno dei due, mi chiese di non andare più da lei nemmeno per insegnarle ed aiutarla. Per me fu un distacco dolorosissimo, ma soprattutto una vera e propria SMONTATURA. Mi ero accorto che tra me e lei c'era stato solo tanto profumo di arrosto... ma senza proprie niente di un arrosto che fosse concreto! Tutto e solo esercizio della mente e della fantasia, che non aveva retto, per mancanza di SOSTANZA. Questo credetti. Ma sbagliavo, moltissimo./ Era solo il disegno fatto da Dio che ci impediva di mutare in arrosto tutto quel profumo. Anna Badari era stata messa sul mio cammino con lo scopo preciso di prepararmi ad un altro rapporto, che non avrei mai inteso importante, se non fossi stato disgustato dal mondo della fantasia: avrei incontrato la donna che era giusta giusta per me, destinata da sempre, perfino descritta nella Bibbia ai capitoli 25 e 38 del primo libro Genesi. Giancarla Scaglioni sarebbe stata per me SOLO ARROSTO, e l'avrei accettata e valutata per la concretezza del legame affettivo pur in assoluta mancanza di ogni sentore del suo “profumo”. Una ragazza che aveva fatto fino all'avviamento e poi aveva iniziato a lavorare alle MOLE NORTON, di Corsico. Una persona tanto FEDELE che avrebbe condotto tutta la sua vita presso questa azienda di Corsico, come se l'avesse sposata. Lei, di iniziali GS come le consonanti di Gesù, doveva sposare me, RO, e lei si faceva chiamare GIÀ, come fosse il gemello Giacobbe che si lega ad Esaù. Anche GS, legandosi agli estremi E ed U di Esaù avrebbe formato il nome Gesù. Nata 11.1, figlia di Mario figlio di Anna e nato in ascensione di Maria santissima, e figlia di Giuseppina era la Gesù al femminile per le nozze ideali tra Padre e Spirito santo nelle fattezze di un maschio e di un Gesù nelle fattezze di una femmina, tanto che tutti i sessi riguardanti lei8 erano invertiti rispetto a quelli che avevano coinvolto Gesù con Maria e Giuseppe e lei invece con Mario e Giuseppina. Voi credete che l'afflato che deve esistere tra PADRE, SPIRITO SANTO e FIGLIO debba essere grandissimo... ma avete torto. Le tre linee di azione delle tre parti che caratterizzano l'unità di Dio è data solo da un punto in comune, tra gli infiniti che caratterizzano glia altri come se fossero le tre componenti dello spazio cartesiano. Non c'è' niente che possa esservi di più diverso che due assi perpendicolari tra loro con un terzo che ha in comune esso pure il solo punto della comune intersezione. Occorre un amore concreto affinché due lati, opposti tra loro, si decidano a

costituire un piano in comune, perché i due lati hanno in comune un solo punto. Esso non avrebbe sufficiente fascino, per legare tra loro due rette perpendicolari. Occorreva pertanto una figura straordinaria, che mi facesse toccare il cielo con un dito in fatto di comunicazione spirituale, e poi mi deludesse, per riuscire a non dare più alcuna importanza all'aspetto del trasporto sentimentale e massima importanza ad una reale comunione di beni reali, tangibili... insomma l'arrosto, da assaporare e consumare in concreto anche se è sprovvisto di ogni “fumo”. E queste sono state le molle di un vero e proprio matrimonio di INTERESSI. Io ero per Giancarla la figura prestigiosa di un bravo e affermato Architetto, che le avrebbe dato una certa collocazione di prestigio. Lei era per me un amore certo, senza svolazzi, sul quale mi potevo poggiare per costruire una vera famiglia. Ci sono nella vita molti matrimoni che sono definiti “di interesse”, fatti per vero interesse che si stabilisce tra le parti. Ed essi tengono moltissimo, fino al perdurare di quegli interessi. Io incontrai Giancarla grazie al mio amico Riccardo Passer. Durante tutto il mio rapporto con Anna Badari, avevo mollato ogni altra frequentazione e la mia mente era stata totalmente assorbita dall'interesse per Anna. Risoltasi la vicenda in una grossa delusione, incontrai Riccardo su un campetto di calcio. Mi chiese che fine avessi fatto e gli spiegai. Mi tranquillizzo' avrebbe pensato lui a distrarmi. Dovevo solo accettare di partecipare ad eventi organizzati da lui , che lavorava alla Mole Norton di Corsico, ed avrebbe pensato lui alle ragazze. Ne aveva tante al lavoro da invitare. Accettai. Organizzo' una serata al palazzo del ghiaccio e fu lì che incontrai Giancarla. Ricordo ancora quanto mi colpì la sua bellezza, mentre la vidi vicino al bar all'interno della struttura milanese in cui gli appassionati andavano a pattinare. Mi colpì, ma subito anche mi accorsi che la storia si ripeteva. Lei era la ragione per cui il mio amico Riccardo organizzava quelle serate. Poiché la famiglia di lei non accettava che lei uscisse da sola, aveva modo di farlo fare in compagnia delle persone della sua ditta. Di fronte a queste richiesta, Mario Scaglioni e soprattutto Giuseppina avevano dato il loro consenso. Mi comportai a quel punto con Giancarla cercando di tenerla lontana. Avevo tanto bisogno di disamorarmi di Anna Badari che trattai tutte le ragazze, Giancarla esclusa, con tanta spensieratezza da divenire presto l'idolo di tutte, e specialmente di Giancarla, che si chiedeva la ragione del mio tenerla a distanza. Avevo a quel tempo una bella spider, una cabriolé, e facevo il cosiddetto “ganassa” portando a turno sulla mia vettura tutte quelle ragazze, eccetto Giancarla. Insomma quella tecnica non sortiva il risultato sperato! Quando io sto sulle mie e


23 cerco di essere brillante, disinibito, ma attentissimo a non concedermi più di tanto, si vede che faccio scatenare in un modo sfrenato la fantasia. Insomma la storia si sarebbe ripetuta, pari pari, e io avrei presto dimenticato Anna, togliendola per grandi tratti di tempo dai miei pensieri. Questo era il mio vero problema con Anna. Pensavo ininterrottamente a lei tutto il santo giorno. Era divenuta una passione che mi assorbiva totalmente e mi asserviva, anche, togliendo perfino la voglia a pensare ad altro. Il giorno in cui mi accorsi che per gran tratto della giornata non avevo pensato più a lei cominciai a vedere la fine di questa sorta di droga che ella era stata per la mia mente. Giancarla mi si dichiaro' : aveva un debole per me. Io le dissi che c'era Riccardo che aveva un debole per lei e di rimando ebbi per risposta che lei non provava assolutamente nulla per lui. Ne parlai con Riccardo. Mi disse di non pensare a lui e se per me era una cosa seria mi comportassi come meglio ritenevo fosse giusto per me. Egli stesso, pur sapendo di avere inclinazione per lei, non aveva alcuna certezza che fosse la donna giusta per lui, con la quale iniziare un qualcosa che semplicemente odorasse di matrimonio. Io convenni con lui che le cose erano così anche per me, ma che io ero aperto ad ogni possibile sviluppo, non escluso il matrimonio, purché esistessero certe garanzie. C'era infatti tra me e lei una grande differenza in tutto: ambiente di vita, cultura, interessi. Non avevamo quasi nulla in comune. Tuttavia ero stato tanto demoralizzato da certe intese che sfioravano il legame divino da prestare attenzione a cose concrete, a cose certe. Dovevo solo avere vere garanzie che queste cose certe ci fossero. Allora misi brutalmente alla prova Giancarla, e il suo amor proprio' Le feci notare la differenza estrema che esisteva tra me e lei. Era disposta, almeno sotto il profilo della cultura, a studiare un po', aiutata da me? Una persona che fosse meno attratta dalle cose concrete si sarebbe offesa, sentendosi praticamente trattata come un ignorante. Lei invece accetto' E iniziammo delle lezioni di storia cui posi termine dopo solo due o tre di esse. Non mi importava che lei conoscesse la storia, ma mi era importato sapere se lei si sarebbe adeguata alla mia crescita personale di uomo e mi avesse seguito poi nel corso della vita. Lei – ne sono sicuro – più che di me, vero e proprio, nella mia persona, si era innamorata del mio “aspetto”, del mio “ruolo” ossia di cose che riguardavano la forma, ma per la sostanza che era assicurata da quella forma. Quanti amori autentici sorgono nei confronti di “grandi uomini” da parte di donne che si innamorano del loro prestigio, o dei loro soldi, quando si tratta di ricchi? E non c'è' niente di strano. Ogni uomo non è solo se stesso ma anche chi dà l'impressione di essere grazie al suo stato, sociale o mentale o economico.

Ebbene, dopo alcuni mesi mi accorsi che c'erano delle crepe. Lei aveva dato l'impressione di essere in grado di seguirmi, ma era solo una impressione. Aveva una sua indubbia convinzione nelle cose che voleva e non cedeva di un millimetro. Insomma non era la persona che mi avrebbe seguito! Allora, quella stessa domenica, la lasciai. Tornai a casa, come dopo aver avuto una seconda delusione e cercai gli amici. Seppi che erano andati a nuotare sul fiume Adda. Il giorno prima ero stato io pure con loro e assieme a Riccardo avevamo pescato assieme uno strano pesce, pescato non per la gola, ma per la pancia. Lo avevo visto passare vicino all'amo e avevo detto a Riccardo: “Tira!” L'amo, ricevuto uno strattone, sie era infilato nella pancia del pesce! è una di quelle strane cose che mi accadono e che sono veri e propri segnali trascendenti, ma non ci feci caso. Poi passai ad insegnargli a stare a galla. Riccardo era molto dotato atleticamente ma non sapeva nuotare. Gli avevo insegnato la cosa rudimentale. Se aveva i polmoni gonfi galleggiava. Poteva stare anche a pancia in giù e avrebbe visto di stare a galla. Provo' e vide che era vero. Riusciva a galleggiare. Saputo che erano andati all'Adda, quella domenica, non sapendo dove, non li raggiunsi. Fu alle cinque della sera che Angelo mi informo' che Riccardo era annegato. Avevo detto addio al mattino a Giancarla e, saputo della morte del comune amico, la chiamai per darle la notizia. Le dissi che andavo sul fiume a cercare il suo corpo che era sparito sotto il livello dell'acqua e non era riemerso più. Volle venire con me. Tutta la sera i sommozzatori cercarono il corpo del mio amico, ma di lui nemmeno l'ombra. Decisi che l'indomani sarei ritornato, a cercarlo, lungo il fiume. Lunedì' vi andai da solo, perché lei lavorava. E tocco' a me di trovarlo. Affittata una barca circa un chilometro più a valle del punto dell'annegamento, risalimmo il corso del fiume guardando presso ogni cosa che sporgesse dall'acqua e che potesse avere trattenuto un corpo. Intorno alla metà del giorno risalimmo fino al punto dell'annegamento. Non c'era più nessuno. I sommozzatori se ne erano andati e probabilmente avevano trovato il corpo. Io dissi al barcaiolo di attraversare l'Adda e di andare in quel punto della riva opposta in cui Riccardo si era inabissato. Feci notare al barcaiolo che probabilmente lo avevano trovato... qui! E feci il segno con la mano: Riccardo era proprio li! Nessuno aveva potuto trovarlo e lo vedo io proprio nel mentre dico che il suo corpo potevano averlo trovati li! Sono le facoltà divinatorie che sempre mi hanno accompagnato. Issammo il corpo sulla barca. Mi fece impressione. Non sembrava più nemmeno lui. Il suo volto aveva perso ogni espressione e il labbro inferiore era ferito. Probabilmente nello spasimo mortale si era morsicato il labbro.


24 Il barcaiolo ci disse che era meglio dichiarare che il corpo era stato trovato sulla sponda opposta, perché altrimenti, a causa della differenza di provincia, ci sarebbero state delle lungaggini burocratiche. Aderimmo. Chi tratto' quel corpo riuscì a ridare un bell'aspetto a quella salma, tanto da indurre sua madre, di cui egli era figlio unico di lei vedova a esclamare: “vedete quanto è bello il mio Riccardo! Ma perché? Ma perché?!” Il perché, temo, sono io. Chi area stato intermediario tra me e Giancarla doveva venire con la serietà della sua morte a ricucire il rapporto interrotto tra me e Giancarla. Quel pesce che avevamo pescato insieme, prima, e stranamente per la pancia... era Giancarla! Dopo quella crisi, che si ricucì solo grazie al sangue versato dal mio amico, non cene sarebbero state altre, e 6 anni dopo ci saremmo sposati, avendo avuto tutto il tempo e il modo per verificare o meno una compatibilità “di fatto”. L'anno dopo che Anna Badari mi aveva lasciato, io avevo già tratto profitto dalla lezione che ella mi aveva dato e mi ero fidanzato ufficialmente con Giancarla. Prima di farlo avevo chiesto consiglio a mio cugino, Gennaro, che praticamente era stato un mio fratello aggiunto, che era stato con me e Benito dalle scuole elementari fino al suo diploma di Perito Edile. Egli sie era sposato con una ragazza simile a Giancarla, che non aveva un particolare titolo di studio. Che esperienza ne aveva tratta? Mi rassicuro' dicendomi che lo studio e la differenza di cultura sembrano cose importanti ma all'atto pratico non lo sono. Ora l-Architetto Longoni aveva nuovamente bisogno di me, e tornai a lavorare assieme ad Anna. Lei parve come trarre l'occasione per ricucire lo strappo che c'era stato con me, ma io la gelai: “Mi sono fidanzato con un'altra!”. Arrivato io a compiere i miei studi, nel 1968 mi laureai e nel 4 giugno del 1969, l'anno in cui l'uomo andò sulla Luna, io legai a me (Padre e Spirito santo) il Celeste Figlio Gesù, andandomene io stesso in cielo e senza saperlo. Quelle nozze che erano state descritte accuratamente in Bibbia al capitolo 25 e 38 si erano celebrate, ed ora l'uomo in cui c'era la virtuale presenza di Padre e Spirito santo era legato in un Sacramento con una figura che rappresentava Gesù sotto ogni aspetto. Anna Badari lo seppe e mi mando' il suo regalo di nozze. In tutto il tempo che era seguito, dai suoi 19 anni di quando mi aveva conosciuto, fino ai 27 circa di quando io mi ero sposato, lei aveva cercato di ritrovare in qualcuno quello che aveva trovato con me e che aveva da se sola scartato, seppure sobillata da suo padre, che non accettava che lei si legasse ai

suoi 19 anni. Ma non lo aveva più trovato. Intanto il suo tempo passava. Molto bella, non aveva difficoltà a trovare spasimanti, ma nessuno si rivelava all'altezza dei suoi desideri. Presto si accuso' di essere troppo esigente e si ripromise che al primo ragazzo affidabile che si fosse dichiarato a lei avrebbe dato più fiducia. E in questo modo avvenne. Gianmaria Trintinaglia, un farmacista, le chiese di sposarlo e lei accetto'. Lui si trasferì' a Trento, avendo acquistato una Farmacia in quella città, e le chiese di seguirlo. Lei immediatamente non poteva, perché poi si era diplomata e aveva avuto l'incarico di docente dell'istituto artistico. Doveva p[rima trasferirsi come scuola e poi avrebbe potuto seguirlo. Quando venne per lei l'ora di abbandonare Milano, mi telefono'. Ero stato il solo suo vero interesse che aveva avuto in questa città da cui partiva, via per sempre, e mi voleva dire addio. Andai da lei, portando con me Giancarla, e fu una serata piacevole. Ci dicemmo addio. Ma un paio di giorni dopo mi richiamo' e mi disse se potevo tornar da lei, ma da solo. La presenza di mia moglie le aveva impedito di dirmi quel che aveva in cuore. Lo rivelai a Giancarla e lei mi disse di andar pure da solo, come mi aveva chiesto. Lei aveva piena fiducia in me. Non erano grandi cose che Anna aveva da dirmi! Anzi nessuna! Desiderava solo di risentirsi con me come si era sentita una decina di anni prima io ero stato il suo solo vero amore e, abbandonando Milano, era a me che doveva dire Addio per sempre. La verità più profonda, era che lei aveva un vero compito, nei miei confronti! Era chi il destino aveva chiamato a BADAR a A.R. Gesù era entrato nella mia vita salvandola da sicura morte nel 1940. Ebbene, dopo i suoi 30 anni di preparazione era entrato in azione la prima volta, nella sua vita reale e in questo modo fece di nuovo dopo la sua Parusia in me. Così nel 1970, trenta anni dopo, comincerà per me un periodo di strepitosi successi personali. Il primo sarà quello di vincere un Concorso Pubblico per il massimo ruolo in un Consorzio di 80 Comuni, avente Milano per Capo consorzio. Cercavano 4 assistenti di Direzione di un Consorzio privo di Direttore di ruolo. Costoro avrebbero diretto il Consorzio, sotto la sorveglianza di un Direttore incaricato da Milano. In questo concorso io non avevo alcuna probabilità di successo... Ma... il disegno divino aveva fatto in modo che la Nonna di Giancarla fosse intima amica del padre di chi era Segretario Generale al CIMEP (Consorzio Intercomunale Milanese per l-Edilizia Popolare). Il professor Samek Ludovici di Abbiategrasso era un amico di famiglia e fece pressioni sul figlio, raccomandandomi! Proprio dalla famiglia di mia moglie che con il mio mestiere


25 non aveva arte né parte venne la spinta determinante che riuscì a farmi vincere quel concorso, risultando il quarto dei quattro vincitori. Insomma una condizione DIVINA, trascendente la realtà; concreta dei fatti, mi fece ottenere quel successo al quale mai e poi mai avrei potuto aspirare, a un solo anno dalla mia laurea e con una quantità enorme di agguerriti aspiranti a quel posto tanto prestigioso. La mia presenza al Consorzio fece di me una persona importante. E quando cercai di essere eletto nel Consiglio dell'Ordine degli Architetti di Milano Pavia e Sondrio fui giudicato un soggetto degno di fiducia per il ruolo che occupavo al CIMEP. Neanche questa cosa sarebbe stata possibile. Infatti un Ordine Professionale dirige una Professione, mentre un Funzionario Pubblico come ero divenuto io, avrebbe addirittura dovuto cancellarsi dall'Ordine di Professionisti essendogli inibiti atti di Libera Professione. Ma questa legge non c'era e io, pur NON ESSENDO un Libero Professionista fui Eletto tra i 15 Consiglieri. Per un biennio. Nello scadere del quale disgustato dalla politica che era l'attività preminentemente condotta dall'ordine (e non lo doveva essendo una Magistratura di secondo grado) cercai di affermare una mia linea e formai un mio schieramento che quasi riuscì ad affermarsi./ Io risultai il più votato tra tutti i 2000 Architetti iscritti all'Ordine, ma nemmeno io raggiunsi il 50% del suffragio, per essere eletto nella prima tornata. Nella seconda il Consiglio uscente compì iniziative INDEGNE e non fu sconfitto. Questo rivelo per dire che il Gesù tornato in me aveva il successo che ebbe a suo tempo tra i 30 e i 33 anni. Nello stesso tempo, nei fine settimana, io mi recavo a Ortonovo e TRA GLI ULIVI costruivo una reale casa per il Padre, come già Es' aveva idealmente fatto, la prima volta, nell'Orto degli Ulivi. Quello si chiavava Orto dello GetseMANI, questo si chiamava Orto del SaccoMANI, ma era sempre lo stesso <sacco del rifiuto> che SE GET con le mani. Arrivato ai 33 anni della parusia di Gesù io feci la stessa scelta fatta da Lui a suo tempo: volli morire a me stesso, per RISORGERE INTERAMENTE IN LUI. Era accaduto che tanto DIVINO SUCCESSO da parte di Romano Amodeo, avevano inorgoglito il PERSONAGGIO, che era giunto a definire UTOPICO il modello di Gesù Cristo. Insomma la mia incapacità a compiere interamente la sua richiesta mi aveva portato a dichiarare ECCESSIVA la richiesta e non INADEGUATA la mia reale capacità. Insomma lo Spirito di Gesù in me aveva fatto combutta con il mio PERSONAGGIO e non con il CRISTO nella verità di se stesso. Quando una cara amica, di nome Daniela Forlin, mi chiese se era merito MIO il mio successo, io mi feci un bell'esame di coscienza e riconobbi che io non avevo alcun merito ad essere stato portato a quei successi come se fossi IN CARROZZA. Dunque se esisteva una UTOPIA essa stava nella

grandezza del PERSONAGGIO a nome Romano Amodeo. Ebbene, per ragioni di giustizia, dovevo far fuori il personaggio, e far esistere il Cristo in lui. Insomma, il 4 giugno 1973, ancora e sempre in quella data (mio Padre sarebbe morto il Giorno dopo, mentre Giuseppina, ma mia madre aggiunta ma col nome del padre san Giuseppe) era nata il giorno prima: il 3 Giugno. Insomma il 4 giugno, collocato nel bel mezzo della NASCITA il 3 e della MORTE il 5, sempre di una figura paterna, mia o di Gesù sarebbe stato pere me sempre un giorno DIVINO collocato nel bel mezzo tra la vita e la morte. Cosi; il 4 giugno 1973, a 33 anni dalla Parusia avvenuta in me, Gesù decise di UCCIDERE il personaggio di Romano Amodeo e di risorgere in me nella SUA Verità Vennero grandi e imprevisti cambiamenti nella mia persona Il PERSONAGGIO Romano Amodeo si ritiro' da tutti gli incarichi di prestigio, dimettendosi dal CIMEP. Nel frattempo era anche arricchito e cerco' di vendere i suoi beni, per fare come consigliato al Giovane Ricco da Gesù. Ma non vi riuscì. IO beni costruiti ad Ortonovo tra gli ulivi, grazie al concorso indispensabile di un originari dall'Egitto, di nome Rinaldo RAHO, che aveva anticipato le risorse economiche (facendo come il Faraone aveva fatto ad Abramo, dopo il fatto di sua moglie Sarai...) era invendibile. Ubicato a una certa distanza dal mare non trovo' compratori. Voi mi direte: “E tua moglie? Cosa ne pensava lei di tutti questi cambiamenti?” Vi rispondo che lei a riguardo non aveva alcuna voce in capitolo. Infatti già un mese dopo le nozze avevamo decisamente distinto le nostre due azioni. Punto fermo centrale il matrimonio, poi ognuno disponesse come credeva della propria vita e dei soldi guadagnati dalla propria persona. Lei gestisse il suo stipendio come voleva e io avrei fatto altrettanto. In questo modo, avevo potuto essere libero, in tutta la mia iniziativa, e non dovevo darne conto a lei come lei non doveva dar conto alcuno a me dell'uso delle risorse. L'essenziale era che ciascuno lo facesse per il bene della famiglia. Senonché, dopo il 4 giugno 1973 io avevo cominciato ad anteporre alla MIA famiglia la intera FAMIGLIA UMANA e lei faceva fatica a ritrovare anche la nostra famiglia, in questa famiglia universale. Ora il disegno divino era che io svolgessi dal 1973 e fino al 1988, dunque per 15 anni questo mio interesse di dar Corpo al Cristo aiutando la gente nel concreto della loro vita, attraverso un lavoro reale creato e servito per la promozione umana dei miei dipendenti. In questo periodo avrei visto accadere cose miracolose alla mia iniziativa, fino ad assumere la massima fiducia nell'aiuto divino, poi sarei dovuto fallire e chiedere io stesso il mio fallimento, in una


26 replica del primo calvario, in cui io, Romano Amodeo, sarei finito non una volta sola ma tre volte. Tra le due aziende di una Ditta Individuale Romano Amodeo e una Srl Romano Amodeo, dovevo dichiararmi fallito anche nella mia persona di Romano Amodeo. Dunque tre croci. Lo decisi il 28 febbraio 1988, celebrazione di san Romano Abate (che lo richiama come te Abbà padre di Gesù). In un giorno davvero unico. Anni compiuti 100/2, giorni aggiunti 100/3, ossia i 33+1 della vita di Gesù morto nel 34simo giorno. Ebbene a Montesilvano, quel 28 febbraio ci furono 20.000 persone che attesero un grande miracolo in cielo, maggiore che a Fatima e a Lourdes... e che non videro, tanto era TRASCENDENTE la loro possibilità di scorgere, a 600 chilometri di distanza, un POVERO CRISTO ritornato realmente in vita e che si decide per un nuovo e stavolta triplice calvario. Fu per me un vero e proprio TRACOLLO, di tutto. Arrivai perfino a tradire la buona fede di mia moglie e a prestare attenzione a chi si era innamorato di me e mi dava quel supporto PSICOLOGICO che non potevo ricevere da chi non poteva darmi QUESTO FUMO. Quando crollarono i presupposti reali perché la mia vita e quella della Gesù sita in mia moglie fossero uniti in quel punto centrale del nostro interesse, e non ci fu più arrosto che potessimo darci Dio volle che la nostra unione fosse virtualmente sciolta. Fece compiere a me il primo passo con il mio reale tradimento, cui poi seguì il suo in condizioni esattamente analoghe. Il suo dovere era di sostenermi anche moralmente... e non lo aveva fatto. Il mio nei suoi confronti era analogo... e non lo feci. Di conseguenza, quando la Provvidenza di Dio fecero entrare in campo dei SOSTITUTI, la nostra unione fu sostituita. Io sarei restato solo per sempre, lei si sarebbe adeguata ad un reale sostituto. E io ringraziai Dio che questo Nuovo Amore avesse potuto sostituire il mio, perché la mia opera non poteva essere resa lenta e impacciata da altri legami. Tutti gli uomini dovevano essere miei figli. Tutti e senza che io avessi legami familiari, come è chiesta a qualsi8asi sacerdote cattolico. Il tradimento di mia moglie, comunque, mi aveva portato a giudicarla in modo ingiusto... e fu allora che ritorno' ad esistere il BADARE A MA cui era chiamata Anna Badari. Si era dunque sposata, era andata a Trento ed aveva avuto un bambina. Poi le era venuta una terribile idiosincrasia per suo marito e aveva preteso il divorzio. Era restata a Trento, fino a quando era durato il periodo minimo per andare in pensione, come una professoressa impiegata dallo Stato. A quel punto aveva

usato la liquidazione per comperare un alloggio a Milano ed era tornata a Milano, con la figlia, Lucy, di tredici anni. Così un giorno mi chiamo, nel 1990, chiedendo se potevo trovarle del lavoro, che le consentisse di incrementare quella pensione che era minima, e che, anche con l'aiuto del suo ex marito, non bastavano a una vita decorosa. Le fissai un appuntamento. MI venne a trovare e provai una fitta al cuore quando rividi in lei una donna con tutti i capelli bianchi, precocemente invecchiata, appassita! In quel tempo, con l'aiuto di mio fratello, stavo cercando di risollevarmi. Aveva aperto lui una ditta nel tentativo di aiutarmi. Vivevo ancora con mia moglie assieme a mia madre restata vedova nell'83. Io e Giancarla eravamo andati a vivere con lei, dopo aver venduto la nostra casa. Il mio fallimento aveva coinvolto anche la casa di mia madre e bisognava trovare un modo per risolvere al meglio quella questione, perché quella casa sarebbe dovuta andare a mio fratello come sua eredità. La mia, come nella parabola del figliol prodigo, l'avevo già avuta. Allora chiesi ad Anna di aiutarmi a trovare una soluzione. Si trattava di raccogliere offerte di vendita e avrebbe potuto sostenere la parte come di una agenzia. Mia moglie, anche se era in corso da un paio di anni il suo tradimento, restava a vivere tuttora con me. Non voleva uscire da quella che considerava tuttora la sua casa. Lai ne aveva una in affitto, a Corsico, in cui seguitava a lavorare, e le sarebbe stato anche comodo abitare là. Invece l'arrosto del nostro legame nuziale, assunto davanti a Dio teneva. Tenne fino a quando quella casa non fu venduta e dovemmo lasciarla. Solo allora lei andò a vivere a Corsico e io in quel luogo in cui mio Fratello mi aveva creato un ufficio. Finita anche la convivenza, i legami con Anna Badari ripresero ad esistere come lo erano stati 30 anni prima. Accettata la fine del mio matrimonio potevamo ricostituire una sorta di nuova famiglia, sulle ceneri di due matrimoni falliti. Lei acconsenti... ma era sempre il solito PROFUMO di arrosto, senza la consistenza reale dell'arrosto! Infatti non diceva nulla di me a sua figlia, e prendeva tempo. Quando la misi alle strette, lei parlo' a Lucy e si sentì dire che se la mamma lo avesse fatto lei si sarebbe buttata dal quinto piano della loro abitazione. Insomma, se a suo tempo era stato suo padre a impedire che le cose andassero avanti, ora era sua figlia. E lei come aveva dato retta a suo padre, pentendosene poi dopo amaramente, così avrebbe nuovamente dato ratta a sua figlia, con lo stesso pericolo di un futuro grande pentimento Ma in verità non furono né suo padre né sua Figlia, ma solo il destino. Io suo compito era di Badare alla mia vita ma solo senza un reale impegno che


27 riguardasse la sua. Infatti questa nuova delusione che mi diede mi fece nuovamente mutare il giudizio su Mia Moglie. Avevo avuto una compagna, degna, perfetta, che Dio mi aveva messa al fianco fino a quando sarebbe stata necessaria alla mia vita. Avrebbe perfettamente acquietato la mia esigenza di una mia famiglia ma senza togliermi alcuno dei miei personali interessi. Una vera moglie è questo che fa: non costringe il marito a pensare sempre a lei come un drogato, ma dà la libertà di operare in piena serenità di spirito, sapendo che un affetto serio e reale cui contar sempre esiste. Quindi questo primo compito Anna Badari lo svolse per la seconda volta, ricucendo lo strappo clamoroso che c'era stato nella mia vita, anche se non ricucendo quella vita. Ma ne avrebbe avuto poi un altro e ancora più fondamentale. Costretto dagli eventi che la avrebbero vista come parte in causa, io sarei stato costretto ad abbandonare Milano per trovare a SARONNO per terminale esatto per me che ero partito da SALERNO. Anche SARONNO, se si sostituisce con l'equivalente MA una N (così come quando Er-ONAN diventano ,è 1 ROMAN), accade che SARONNO si muta in un equivalente SA-ROMANO. Proprio la mia vita a SARONNO avrebbe generato l'ultimo ciclo della mia vita, quando avrei cercato di AIUTARE TUTTI e potendolo fare, con la Verità e non più con le iniziative di un lavoro concreto che mi avevano portato ad un fallimento. Accadde che un giorno che tornavamo dal Cimitero, io e mia madre, dopo la visita alla tomba di Papà, c'erano le mimose per le vie, essendo la festa delle donne. Ne comperai un mazzetto e -passando come sempre, sulla via del ritorno, vicino alla casa di Anna, chiesi a mamma di portargliele. Io ero restato giù in macchina. Fu Anna a venire da me, a chiedermi di salire, perché c'era il suo ex marito e lei voleva mettere in chiaro alcune cose. Io la seguii. Assistetti ad una discussione tra i due, in cui Gianmaria si lamentava della clausura in cui lei teneva Lucy. Una ragazzina di 14 anni ha bisogni di amici! Tu la tieni segregata sempre qui in casa! Presi io la parola: “Hai ragione! Tu sai cosa c'era stato 30 anni or sono tra me e tua moglie... Ebbene 30 anni dopo avrebbe potuto finalmente accadere! Ma lei nemmeno l'aveva detto a Lucy, e quando glielo disse il possibile torno' ad essere impossibile!. “Che errore hai fatto, Romano! Dovevi prima conoscere e farti conoscere, entrare in confidenza. Una ragazzina non si può sentire proporre uno sconosciuto e reagire in modo diverso!”

Poi senza nemmeno chiedermi niente chiamo' la figlia e le disse che ero un valente nuotatore mentre lei non sapeva nuotare. Mi accettava come a\maestro di nuoto? Lei acconsentì e io a mia volta dissi a Lucy: “Non credere che questa sia una mia manovra per farmi accattare da te. Con tua madre io HO CHIUSO!”. Avevo veramente chiuso. Comunque non mi tirai indietro e cominciai a insegnarle a nuotare, poi a giocare a tennis. Il mio tentativo di aiutarla mi giovo' al punto che una periartrite che mi bloccava da anni la spalla destra... scomparve! Quando qualche mese dopo decisi nel 1992, di portare mamma a salutare tutti i parenti che da molti anni non vedeva più nel meridione, le proposi di aver cura dei miei due gattini, Teo e Bambo, che non avrei portato con me. Avevo lasciato cibo e acqua per mesi. Bastava che lei facesse una capatina ogni tanto. Accetto' Tornammo tre mesi dopo e trovai i gatti morti, di fame e di sete. Lei si era stranamente convinta che sarei tornato il primo di settembre. E allora rimise nelle scatole gli alimenti, svuoto' l'acqua , pulì' tutto e si mise in attesa che io la ringraziassi. Non udendo questi ringraziamenti credette che io ce l'avessi con lei e … i gattini morirono di fame e di sete. Quando lo vidi decisi che la mia storia con Anna doveva essere giudicata totalmente chiusa. E non la frequentai più per un anno. Nel novembre del 1993 fui ospite del Maurizio Costanzo Show e esposi pubblicamente la mia scoperta scientifica. Poi, semplicemente per fare un po' lo smargiasso, la chiamai l'indomani mattina per dirle di accendere la TV se voleva vedermi. Ma non potei dirglielo. Appena udì la mia voce scoppio' a piangere e mi fece sapere che sua figlia Lucy era in rischio di morte. Una forma di anoressia l'aveva ridotta a pesare 28 chili, dai 54 che pesava quando giocavamo assieme a tennis l'anno prima. Io rabbrividii! Oh Dio! Mi ha fatto morire i gatti di fame e ora le fai morire di fame la figlia? Oh no! Che non sia mai! Che cosa posso offrirti io perché tu la salvi? Questo: rinuncio a tutto il mio successo, che stavo già avendo di nuovo, MA TU SALVA LUCY! Un mese dopo la ragazza era salva. Gianmaria l'aveva strappata a lei, condotta a Trento, chiusa in clinica, addormentata per un mese e intanto nutrita con le flebo. Era stata indotta in questo modo a recuperare 10 chili. Svegliatasi e trovatasi in forze aveva ripreso ad alimentarsi normalmente. Resto' definitivamente a Trento, con suo padre. E io cominciai a non trovare più quel credito cui avevo rinunciato. Non potevo certo rimproverare Dio. Egli mi aveva accontentato e ora ne pagavo il costo, ogni giorno. Dopo pero' alcuni anni fu palese che esisteva comunque una


28 ingiustizia. Così nel 1997, dissi a Dio: “ogni giorno io assisto al discredito verso di me, ma MAI ho avuto il piacere, nemmeno una volta, di vedere Lucy GUARITA! Infatti <<è via a Trento!>>”. Ebbene la Provvidenza di Dio mi obbligo' ad andare a Saronno. Qui la Provvidenza volle che molto mi piacesse una ex suora, maestra del coro della parrocchia, che aveva avuto una anoressia inguaribile per tre anni e poi era guarita.... nello stesso mese in cui era guarita Lucy e... mi accorsi: essa <<è a via Trento!>>. Io ignoravo che in me esistessero il Padre e il Figlio Gesù e che, pregando io da solo, praticamente avevamo pregato in due ed erano state salvate due persone: la Lucy per cui avevo pregato io e la ex sposa di Gesù per cui aveva pregato Gesù Questa Maestra avrebbe dato una svolta clamorosa alla mia vita. Avrebbe

impersonato TUTTO IL DISCREDITO verso di me, che io avevo proposto che avessero tutti, liberandomi di fatto da quell'impegno generoso, che pero' non andava bene per chi avrebbe dovuto incontrare alla fine il CREDITO UNANIME. Come se Dio avesse detto: per salvare una persona vuoi che TUTTI non ti credano più? No, io ti salvo DUE PERSONE e quella in più che io salvo avrà sempre il massimo discredito verso di te.... ma sarà per il tuo sommo bene. Ma questa nuova figura straordinaria che entra a questo punto della mia vita, grazie alla Anna Badari che mi uccise i gattini... ve la racconto nel prossimo capitolo


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Una nuova Via Larga Alla fine del 1997 mia madre e io ci trasferimmo a Saronno, in Via Larga, la stessa Via Larga di quando nel 1951 da Salerno io e mio fratello eravamo finiti ospiti di zio Giovanni Venturelli, sposo di Antonietta, la sorella di mio padre. Parrebbe solo una strana coincidenza di nomi, ma nulla vi è di fortuito in un disegno che ha a monte un potere assoluto tale da gestire ogni atomo di esistenza. Gesù parlo' di scegliere la porta stretta per entrare nel regno dei cieli, e una via Larga parrebbe una autentica contraddizione. Invece, in entrambi i casi, questi nomi erano in se stessi indici di verità assolute, perché descrivevano con il nome di “Larga” due vie molto strette. Ora quella fila di case collocate dalla parte dei numeri dispari, come il numero 13 del palazzo che mi ospito', non c'è' più, essendo state abbattute tutte per ottenere finalmente una via che abbia qualche aspetto di quanto dia descritto come largo. Lo stesso nella omonima via di Saronno. Si dovette abbattere un albero, dal lato dei numeri dispari per potere allargare la via tanto da potere inserire un piccolo marciapiede dalla parte dei numeri pari. Al numero 12 della via di Milano era la sede del Municipio della Città e a Saronno, allo stesso numero 12, mi trasferii io. Una sorta di declassamento, dall capoluogo di Regione ad un Comune della Provincia di Varese, fu controbilanciato dalla evidenza di un numero civico, di Via Larga 12, che era ora lo stesso riferimento del Comune di quel capoluogo. Di fronte al numero 12, da una parte l'11 era l'indirizzo della Chiesa Cattolica di quel San Giovanni Battista che sempre apre il cammino al Cristo, mentre, dalla parte del 13, che era il mio numero a Milano, la casa ospizio dei vecchi, Casa Giannetti, che era l'equivalente del Pio Albergo Trivulzio, comunemente chiamato “La Baggina”, in cui il 25 novembre 1937, a 61 giorni dalla mia nascita, era morto mio nonno Torquato Amodeo, che è il mio nome e cognome se si guarda il mio nome dando importanza all'ultimo nome, il quinto, invece del primo. Quando ero finito nel 1951 in Via Larga 13, a Milano, avevo già presente nel mio destino, quella sorta di morte di me stesso adolescente, che sarebbe stata in Via Larga 13 nella Casa Giannetti e nelle vesti di Torquato Amodeo. Quando nel paganesimo della fede Romana si celebravano gli Dei Urano,

Saturno e Iuppiter, questa Trinità di Re degli Dei già alludeva alla regale Trinità divina di Padre, Figlio e Spirito santo. Avevano anche la pessima abitudine di mangiarsi l'un l'altro ed essa in un certo senso è stata trasmessa anche al Cristianesimo attraverso la Comunione con il Cristo che offrì in pasto e bevanda il suo corpo agli uomini per la loro salvezza. Questo assetto trinitario è davvero importante in un mondo che sembra reale, ma che in verità è tratto da un 10 che è osservato nel modo uguale e contrario dato da 01. Anche la Scienza fisica, quando volle unità coerenti tra loro, partì dalla considerazione che 10 dovesse essere il ciclo unitario di partenza per ottenere da esso ogni unità della fisica come perfetti decimi di quel ciclo. Pertanto in questo mondo che comincia dalla idealizzazione a 10 di ogni unità la potenza di un 10 elevato a 10 ed elevato a 10, si traduce in un 10 elevato a 100, ossia solo alla prima potenza basata sul 10, dunque ove la base 10 sia un figlio, e la potenza 10 sia in quella del padre, la potenza 100 nel padre assorbe in se stessa la potenza di suo padre. In sostanza, espresso in termini concettuali, il padre 10, quando è posto valere 100 esprime la Paternità presente nella sua Paternità, tanto che la base 10 della potenza si riferisce, riferendosi al padre, al padre del padre, dunque al nonno. E queste relazioni a tre generazioni tra Torquato Amodeo nato due anni dopo l'unità dell'Italia, il 26 gennaio, un solo giorno dopo il 25 gennaio di suo Nipote, che è Torquato Amodeo solo nell'ultimo dei suoi 5 nomi, rivela una fondamentale verità di questo assetto “tridimensionale” in ordine generazionale. I 62 giorni esistenti tra il 25 novembre della sua morte e il 26 gennaio della sua nascita sono il 62 dato da 10(=10) +26=DIO sommato ad un altro 26=DIO, e sono l'equivalente di quel 100 che è, nella potenza di 10 elevato a 100, il calore in potenza delle tre generazioni. Calcolando invece in avanti la distanza tra il 26 gennaio della nascita di Torquato e il 25 novembre della sua morte, da 365 -62 = 303 si rivela la trinità del 101 data dal nome Luigi Amodeo (54+47=101) di suo figlio e mio padre. Ciò dico per far capire che non fu assolutamente un caso che a Milano nell'anno 51 (che è la somma in numeri di quelli delle iniziali di RAAPTA, dei miei 5


30 nomi e cognome Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo) avrei definito una sorta di conclusione e di morte della mia dorata infanzia, in quell'indirizzo che nella stessa via a Saronno sarebbe stato quello del luogo in cui, a Milano, era proprio morto suo nonno Torquato).Ciò dico per far capire che non fu assolutamente un caso che a Milano nell'anno 51 (che è la somma in numeri di quelli delle iniziali di RAAPTA, dei miei 5 nomi e cognome Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo) avrei definito una sorta di conclusione e di morte della mia dorata infanzia, in quell'indirizzo che nella stessa via a Saronno sarebbe stato quello del luogo in cui, a Milano, era proprio morto suo nonno Torquato). Le ragioni del trasferimento a Saronno furono dettate da ragioni economiche. Dopo il tentativo condotto a Milano in via Teodosio, dove Benito aveva consentito facesse la sua esperienza la Compel, e che poi si muto' nell'abitazione di mamma e figlio quando la casa di via Lattanzio in cui abitavano finalmente fu venduta e i proventi che ne uscirono furono devoluti a Benito, perché quella abitazione sarebbe dovuta essere la sua, io e mamma ci eravamo prima trasferiti in Piazzale Vincenzo Cuoco, al numero 8, e risparmiammo, perché l'affitto era quasi la metà. Ma anche esso era troppo alto, considerato che le entrate consistevano solo nella pensione di mia madre. Io avevo rinunciato ad ogni tentativo di fare altro lavoro che il badante di lei, da quando, nel 1991 fu evidente che il morbo di Alzheimer le impediva una gestione della sua vita e aveva bisogno di un figlio che la prendesse per mano, rinunciando ad ogni sua rivalsa, per accompagnarla fino al termine della sua vita. Ed era accaduto una sorta di intervento miracoloso, della Sede della Sapienza, uno dei nomi dati dal Cattolicesimo alla Mamma di Gesù, che poi era anche la vera mamma mia, dopo la parusia in me dello stesso Spirito di Gesù il 4 giugno del 40: io mi azzeravo per sostenere realmente mia madre, e la mia Madre Celeste mi infondeva Sapienza. La molla che fece scattare il tradursi poi di questa Sapienza in un desiderio di comunicazione stava nell'accusa fattami un giorno da Luigi Luccini, compagno di lavoro di Giancarla e divenuto anche mio intimo amico, che “ero stato tradito da Gesù”. Mi disse che si era visto il mio valore prima che facessi di Gesù il centro e il valore della mia vita. Ma una volta che l'avevo fatto, era stato proprio questo valore a tradirmi e condurmi al generale fallimento di tutta la mia vita. Io ritenevo sommamente ingiusta questa accusa. Intanto Gesù nel Vangelo è chiarissimo: caricatevi della vostra croce e seguitemi. Il che significa che Gesù promette la croce in questo mondo e non una vittoria. Ma l'errore fatto dal mio amico era quello che fosse possibile il detto della botte piena e la moglie ubriaca.

Le due cose non possono stare insieme. Perché questa “moglie” si ubriachi, la botte si svuota. Io cominciai a volere utilizzare la Sapienza che la Sede della Sapienza mi infondeva, per riconoscenza di quanto io stavo concretamente facendo per la mia mamma reale in cui Lei stessa era impersonata, per un libro che dimostrasse la verità a tutti coloro che giudicavano nel modo di Luigi, un tradimento divino quello che mi era accaduto. Non era un tradimento, semmai la sublimazione del mio gesto, in un sacrificio totale di me stesso, che significava in sé il massimo traguardo raggiungibile nella mia vita. Pertanto, nel 1992, finita la storia con Anna Badari, dopo che aveva usato tanta superficialità con me da portare poi a morte i miei due poveri gattini, io avevo tradotto in un libro intitolato L'UNIVERSO IMPENSATO il risultato pratico di questa sapienza, tradotta in nuovi PENSIERI sull'universo. Poiché noi qui vediamo tutta la realtà, dove è mai, nel concreto, quella uguale e contraria? Dove è collocato, in questo mondo, il cosiddetto ALTRO MONDO? C'era un intero UNIVERSO, quello della crescita in negativo, da collocare nella presenza di questo presente in positivo. Io sostanzialmente avevo PENSATO in questi termini una UNITÀ data dai due campi, il negativo e il positivo. 1 = N/N. Divisione che equivale al prodotto degli opposto N elevato a +1 e la stessa N elevata a -1. Quando tutti e due i campi erano osservati nel positivo della grandezza del numeratore, posto esistere 10 elevato a 10, e 10 elevato a -10, il primo si presentava in positivo come 10.000.000.000, il secondo come 0,00000000001. Insomma la GRANDEZZA della stessa base N elevata al verso negativo del valore 1, era identica a quella relativa al verso opposto, positivo. Ma quando si vedevano una attraverso la dimensione dell'altra, tutto lo sviluppo in grandezza negativa si presentava come tutto il costrutto da 0 ad 1, su cui poi si valutavano i 10 miliardi di quelle unità. Insomma, all'interno dei vari nuclei atomici di tutti gli atomi apparenti nella nostra realtà era contenuta tutta la presenza di un universo grande come questo, ma nel verso opposto a questo nella sua dinamica. E tutto il movimento dei corpi liberi in natura era una sorta di “arrotolamento” della presenza, come accadeva nel filo di uno Jo-Jo, quel giocattolo in cui tutto un filo è avvolto attorno a un rocchetto, cui è legato il suo estremo, e che, a mano a mano che si svolge, mostra il cosiddetto “SVOLGERSI DEL TEMPO”. Quando tutto il filo contenuto in un rocchetto si è svolto, mentre gli altri, in cui il filo è più lungo continua a svolgersi la vita in positivo, il primo è costretto dalla stessa inerzia accumulata a riavvolgersi e a tornare al suo principio. Così era dunque la vita: rocchetti di differente lunghezza di filo, in srotolamento


31 generale, e coloro che continuavano a srotolarsi, essendoci ancora filo arrotolato, si vedevano sparire l'animazione degli altri, che, invertito il loro moto proprio, ora stavano muovendosi nel senso inverso che riportava il tutto a svolgersi. Se allora si PENSAVA all'UNIVERSO come ad un grande ROCCHETTO, ecco che l'apparente suo svolgersi era condizionato solo alla lunghezza del filo della vita di chi lo osservava. E l'inerzia di tutto un Universo che si era mostrato nel suo svolgersi, era la stessa origine che ora riportava in su quella vita, nel mentre tutta la sua apparente dinamica mutava il suo segno e gli eventi erano visti da un vecchio in modo tale che assisteva al suo reale ritorno prima alla sua infanzia, e poi in tutti i suoi antenati, a vedersi PRESENTE IN ATTO laddove prima lo era stato solo IN POTENZA di FUTURO. Ero stato dunque invitato al Maurizio Costanzo, a parlare di questa mia scoperta, ed accadde ai primi di novembre del 1993. Dopo, appena saputo del pericolo mortale che incombeva su Lucy, sentendomi una buona parte di colpa nella sua anoressia, per avere abbandonato di punto in bianco anche lei, dopo di essere divenuto una persona importante nella sua vita, non accettai un Dio di Vendetta. La mamma sua, è vero, aveva senza volerlo causato la morte dei miei gatti, per fame, ed ora io NON ACCETTAVO un Dio che rendesse pan per focacce alla madre, facendole morire di fame la unica figlia. Certamente Anna non aveva raccontato nulla alla figlia, dei miei gattini che erano morti per non averne avuto la giusta cura, e la ragazza si era vista abbandonata senza alcuna spiegazione. Forse era brutta, troppo grassa... Chissà quali pensieri portano una persona normale a vedersi grassa e brutta e a voler dimagrire fino a morire! Pertanto, in questo modo io avevo fatto la mia GRANDE RINUNCIA. Tu Dio salverai Lucy, e io IN CAMBIO accetto alla rinuncia di tutta l'evidente ripresa di successo che ho, ed ho reso evidente a tutta l'Italia nella mia partecipazione al Costanzo Show. E così accadde. Il Costanzo, che si era impegnato ad una mia nuova comparsa, nel futuro, per riferire che conseguenze ci fossero state, dopo la mia apparizione, fece marcia indietro sui suoi propositi. E anche tutto il mio messaggio televisivo fu sottoposto allo stesso divino “boicottaggio” dal momento che io stesso l'avevo offerto come una merce di scambio. Avrei vissuto dal 93 fino ai primi del 97 in questo stato di ASCOLTO DIVINO, della mia offerta, fino a quando non ne avevo rilevato una sorta di SPEREQUAZIONE. Essa non stava sul fatto che UNA sola persona non potesse valere il DISCREDITO da parte di tutte le persone, ma sul fatto che io VEDESSI e TOCCASSI CON MANO ogni giorno questo DISCREDITO, e non

avessi mai visto guarita la ragazza. <<Essa è via a Trento!>> E allora Dio mi porta a vivere a 100 metri da <<Via Trento>> a Saronno, e a conoscere ed affezionarmi ad una splendida figura di donna. Suora per 10 anni a ragione di un rifiuto dei suoi genitori di farla sposare con il suo innamorato, lei si era rivolta a Gesù sapendo che questo sposo NON TRADISCE l'amore, come in questo mondo arrivano a fare anche tuo padre e tua madre, quando si oppongono al tuo disegno di Amore. Per il MONDO questa scelta è solo giudicata un RIPIEGO, perché manca la cosiddetta VOCAZIONE. Ma la sua scelta, di sposare Gesù era stata esattamente come la mia di Sposare Giancarla. Una scelta dettata dalla RAGIONE e non da un sentimento che spesso obnubila la ragione. Gesù amava particolarmente questa bella figura, che cerca l'AMORE DIVINO e lo antepone a quello terreno. Per 10 anni aveva fatto la suora, sperimentando la GERARCHIA del sistema monastico come un vincolo che ti opprime spesso anche più dell'opprimente amore di tuo padre e tua madre. Se si era ammalata di anoressia, alla fine dei primi 10 anni, era proprio a ragione delle INGIUSTIZIE che pativa, nel suo AUTENTICO DESIDERIO, di essere sposa di Cristo. Ammalatasi gravemente, giudicarono che forse a casa sua avrebbe trovato l'energia per riaffezionarsi alla sua vita. Ma non accadde. Per tre anni giaceva in uno stato pietoso, nella sua abitazione in via Trento al numero 2, e nulla mai portava al suo miglioramento, finché lo Spirito di Gesù che era presente in me, non fece la sua rinuncia a favore della vita di una anoressica. E furono salvate la Lucy per cui io avevo pregato e la Maria Teresa per cui aveva interceduto quel Gesù vivo e presente in me, senza che io ancora neppure supponessi che ciò fosse vero o possibile. La Provvidenza Divina, messa di fronte alla mia INGIUSTIZIA: <<Non cedo chi è via a Trento>> mi pose di fianco alla suora salvata nello stesso mese e che <<era a Via Trento>>. Quella INGIUSTIZIA che io non avevo reclamato tra UNO salvato in cambio di TUTTI che provano DISCREDITO per te, fu allora VOLUTA da Dio, il Dio della Giustizia. Per Questo SUPREMO VALORE, se salvi UNO in cambio di un DISCREDITO, è giusto che tu abbia UN DISCREDITO, e da parte proprio di un UNO che sia stato salvato dalla tua preghiera. In tal modo, Maria Teresa Legnani sarebbe stata costretta ad essere sempre il mio BASTIAN CONTRARIO. Nel segno della massima contraddizione, lei, ormai dismessa dai suoi voti di monaca, DESIDEROSA del legame VERO con il Cristo, lo avrebbe avuto, VIVO E VERO, davanti a lei nella sua reale parusia, e lei lo avrebbe MORTIFICATO, incessantemente, non riconoscendo in lui quella presenza del suo VERO SPOSO CELESTE.


32 MARIA TERESA LEGNANI vale 38 in MARIA, e 62 in TERESA, vale 100, la totalità del Disegno nei Nomi di Dio. Il cognome vale 56, quanto il termine <UOMO>. Ma il LEGNA N.I. Indica in se stesso chi d' grandi legnate al povero Nazarenus Iesus. Lei figura essere nata nello stesso grido di Gesù morente: <<Eli, Eli, le Ma sa bactà N.I.>> Per lei questa “bacchetta” con cui le due MA date dalla Maestra Maria san bacchettare il Nazarenus Iesus, sono proprio pertinenza della bacchetta con cui il maestro di un coro lo dirige. Quando io, che, in ROMANO=66 esprimo la trinità data da 22+22+22 ebbi compiuto il mio compleanno numero 22, accadde che due reali e veri Angeli (Angelo e Angela, i genitori di lei) si amarono. Il risultato di questo angelico amore si tradusse in una nascita reale il 3 ottobre del 1960. Se vate i calcoli ci sono esattamente 9 lune di gestazione, perché 9 volte 28 sono uguali a 252 giorni. Nella sua persona che possiamo contare con 1 di questi 252 valori, erano presenti Padre, Figlio, Spirito santo, dati da 40+54+64+61=251. La sua nascita è straordinariamente collegata con la rivelazione del terzo segreto di Fatima, che il Papa avrebbe dovuto fare il giorno 13 ottobre di quel i960, per come richiesto da Suor Lucia di Fatima. Se facciamo la radice quadrata della data 1960,1003, che riposta nei giusti valori dello spazio-tempo della creazione il suo PIANO, possiamo osservare il lavoro IN linea che sta alla base di quel Piano Natale. E vediamo che la linea è data da 44,2730200008... un numero che con le sole 8 cifre decimali aggiunte alle due dell'intero a comporre le 10 cifre dell'unità, porta in pratica il quadrato di 44,273020001 a realizzare la sua data di nascita, con ben 12 cifre in tutto, a impegnare tutto il volume e non solo lo sviluppo lineare dato da 10 cifre. Questo dato rivela una figura dal destino PURISSIMO. Infatti 44 indica tutta la vita di 33 anni di Gesù incrementata del suo tempo unitario 11. i 27 decimi sono la trinità data da 3^3 che mostra il 33 base in forma di potenza. Il 30 nei decimillesimi, che indicano i valori reali unitari in una unità grande 10^4, mostra la sua trinità in 10+10+10. A livello delle unità 10^8, che sono quelle del complesso di due enti Uni e Trini, il suo potenziale ne vede in azione di presenza i giusti 2. Il valore 1, alla dimensione 10 elevato a -9 indica tutto il percorso unitario 9 possibile in un ciclo divino che sia 10. Questo è il potenziale di una DEGNA SPOSA celeste di Gesù, tanto capace di vivere nel CELESTE, da non riuscire nemmeno a scorgerlo nella Realtà terrestre, nemmeno quando ci inciampa dentro PER DESTINO. Nel giorno del compimento dei miei 22 anni, è scattata questa PRESENZA futura, che avrebbe ereditato da Anna Badari il compito di essere una GUIDA

TRASCENDENTE della mia vita. Ossia una guida che mi avrebbe guidato realmente NEGANDOMI, quasi tutto, ed aprendomi al TUTTO proprio attraverso la NEGAZIONE TOTALE DI SE STESSA. Lei nemmeno se ne è accorta. Tutte le persone che io ho avuto intorno e che sono state coinvolte in questa MIA STORIA DIVINA, non si sono accorte di questo ruolo, di GIUSTO RIFERIMENTO a me. Non se ne accorsero mio padre e mia madre, anche se SOSPETTARONO in me uno straordinario destino, quando si accorsero intanto delle cose straordinarie accadute nel momento della mia nascita: una AURORA BOREALE mai vista in quelle zone tanto a sud, e un Raid Roma-Rio fatto da una trinità di mezzi celesti uno dei quali era guidato dal figlio dell'Onnipotente Mussolini, un <MUS> che straordinariamente poi io avrei collegato al <MUSULMANO>=113, che vale come Romano Amodeo. Poi mi avevano visto guarire per un Miracolo annunciato dalla Madonna. Poi mi avevano visto CONOSCER la lettura e scrittura dopo poche ore passate a scuola, con mia madre, quando Peppina, la domestica, andava al suo paese e io non potevo restar solo a casa. In nemmeno una settimana di giorni, sparsi qui e là, io avevo imparato quanto richiedeva mesi alle scolaresche cui loro insegnavano. Poi avevano sperato grandi cose, e si erano a lungo interrogati sul perché invece la mia vita aveva preso quella stranissima linea di una fede talmente importante, per loro, che erano credenti, ma che non ne facevano l'argomento trainante la loro vita. A mia moglie io ho spiegato chi lei rappresenta, ma sono spiegazioni date a chi non crede e non si rende conto. Lo stesso è per Maria Teresa Legnani. Su questa cosa io ne ho già scritto e forse le sarà anche giunto all'orecchio, ma certamente non ci crede. Né posso stupirmene, dal momento che io pure non vi ho creduto se non ai miei raggiunti 64 anni di vita, pari esattamente al 2^6 che esprime il DIO=26 nella forma della sua potenza. Solo quando sono giunti questi miei anni e nella forma della potenza 2^6 del DIO=26, solo allora io pure mi sono accorto di quanto di DIVINO fosse presente e indicato nella mia vita e in tutto il quadro collocato a me intorno. Per arrivare a questa CONOSCENZA, avrei dovuto compiere molti passi. Il primo sarebbe stato quello della apertura, a Saronno e nei locali del Centro Sociale Cassina Ferrara, di una scuola di Filosofia della Scienza, chiamata Nuova Scuola Italica. Avevo la dozzina di discepoli che ebbe il primo GeSu' e spiegavo loro le ragioni scientifiche della verità espressa da GeSu' Ero combattuto e contrastato da tutti. La scienza non ama di essere PIEGATA a


33 giustificare un FEDE. La FEDE, a sua volta, crede giusto essere essa a giustificare una RAGIONE e non viceversa. In mezzo a questi due grandi vasi di metallo, rappresentati dal Mondo scientifico e dal Mondo fideista, il mio piccolo gregge era un vaso DI COCCIO. Ebbene sarebbe stato necessario che un Papa, Giovanni Paolo II, il giorno 24 settembre 1998, celebrazione di Esaltazione della Santa Croce di Gesù promulgasse l'enciclica FIDES ET RATIO in cui comandava le relazioni che dovevano intercorrere tra il Cattolicesimo e le RAGIONE umana. Sarebbe occorso che nel punto 56=UOMO=LEGNANI=TERRA=CREATO, egli promuovesse un NUOVO MESSIA, della RAGIONE di Gesù cristo, da perseguirsi secondo un percorso che non fosse fideista ma ragionevole. Sarebbe stato necessario che io conoscessi questa inattesa presa di posizione del Papa a favore del mio povero vaso di COCCIO. Ed ecco come entra in scena la mia SPOSA CELESTE. Io Canto nel suo Coro parrocchiale, di Cassina Ferrara, nella chiesa di fronte a casa mia. Lei dirige anche la Schola Cantorum di Cogliate. Io ricevo invito da cantori di questo coro cogliatese la proposta di cantare anche con loro, visto che la maestra è la stessa. Io chiedo alla Maestra se accetta che io canti anche nel coro cogliatese. Credevo mi dicesse di no. Mi stava dimostrando tanta AVVERSIONE che l'idea di avermi AVVERSARIO anche a Cogliate poteva non piacerle. Invece – per SBATTERMI IN FACCIA come io non contassi nulla per lei, nemmeno come un possibile avversario – mi rispose che in quella Schola Cantorum lei insegnava a chi era disposto a cantare. Non era suo compito selezionare chi potesse o no. Inoltre, che io fossi presente anche là o non fossi presente a lei non faceva né caldo né freddo! Pertanto, il 1 gennaio 1999, ero presente come volto nuovo nel Coro di Cogliate. Mi vide don Carlo, si avvicinò e mi chiese chi io fossi. Saputo che ero di Saronno, volle sapere che cosa io vi facessi. Mi venne da rispondere che dirigevo una Scuola di Filosofia della Scienza. “Ah! Ha letto la nuova enciclica del Papa dei rapporti giusti tra la fede e la ragione?” “No!” Si girò sui tacchi e un minuto dopo mi mise in mano il libretto di quella enciclica. Se si fosse limitato solo a indicarmelo, io non avrei fatto nulla per procurarmelo. Ma, visto che me lo donò, ritenni doveroso leggerlo... e mi si spalancò davanti il nuovo FUTURO. Doveva far giungere al Papa questo Nuovo percorso che Egli auspicava. Esso c'era già. Era il mio. Io portavo a valutare

Gesù come il fondamento della Aritmetica decimale, a partire dal ciclo 10 inteso come la lettura uguale e contraria del numero 01. Egli era all'origine della Geometria dello Spazio, quella del Cartesio, che lo imposta sui tre assi fondamentali che erano detti da Gesù come quelli di Padre, Figlio e Spirito santo. Egli era alla base del terzo principio fondamentale della legge dinamica per come spiegò a Nicodemo l'esistenza fondata sull'azione di un Puro spirito che si muove in un verso e vede la materia muoversi in quello opposto. Egli era alla base della scelta della Scienza di eleggere le unità della fisica a partire dalla trascendenza 10 del ciclo 01. Egli era molti più in avanti di Einstein in fatto di Relatività generale, perché se quella di Einstein era considerata esistere solo nelle forme dell'energia, della massa e dello spazio-tempo, per Gesù riguardavano TUTTE le unità. Tutte erano tenute sempre al rispetto dello stesso generale ciclo 10 di ogni relativo 01. Dunque Egli era un POZZO DI SCIENZA e non solo il prodigioso e divino taumaturgo che fa i miracoli e che resuscita. Andavano ricondotti a Gesù tutti i principi della scienza umana. C'è' un proverbio strano che è questo: <<Troppa grazia, sant'Antonio!>> ed è riferito ad un tale che non riusciva a montare a cavallo. Allora chiese per Grazia a Sant'Antonio che lo facesse salire. Prese lo slancio e la grazia fu tanta che cadde dall'altra parte del cavallo. Questo successe a me. La chiesa giudicò che fosse TROPPA GRAZIA quella che io DICHIARAVO di avere a disposizione della chiesa. E, mentre il Papa impegnava ad una VERA AVVOCATURA a sostegno del Filosofo che avesse TENTATO di seguire il nuovo percorso, SI SCHIERÒ TUTTA CONTRO alla sola idea che questo percorso esistesse già e fosse proposto da un FALLITO come me. Chi ero io? Forse un Filosofo? Si, avevo fondato una scuola di Filosofia... ma per puro arbitrio personale. Essa non era stata riconosciuta da nessun potere o organo ufficiale e io non ero un laureato in Filosofia ma in Architettura. Ero solo un Architetto fallito sulla sessantina che si era ridotto a vivere facendo il badante di sua madre. Poteva un simile soggetto avere qualcosa da INSEGNARE AL PAPA o alla Chiesa che si poggia sulla FEDE in Gesù Cristo? No! Io ero solo un ciarlatano da osteggiare. Avevo segnalato al Papa Giovanni Paolo II che esisteva questo nuovo percorso, con il libro che avevo composto di impeto in soli 15 giorni e che glielo avevo inviato entro la metà di quel gennaio 1999. Mi aveva fatto rispondere inviandomi una benedizione apostolica e ringraziamenti. Decisi allora di passare io all'azione. La Chiesa certamente pensava che tutto fosse partito nel momento in cui il Papa da il via a cercare questo nuovo percorso. Invece questa via aveva


34 inizio dalla bibbia, da Genesi 25 e 38, dal volere che DA SEMPRE aveva voluto la Divina Provvidenza e che mi avevano portato ad avere la risposta al Papa prima che egli stesso facesse a Dio la sua domanda. Ma gli sembrava - a tutti – TROPPA GRAZIA! Ci doveva essere sotto l'imbroglio. Il sotterfugio di un uomo deluso dalla sua vita che cercava strabilianti rivendicazioni addirittura sotto l'aspetto divino delle cose! Se io pianificavo un CONVEGNO, potevo invitare LA CHIESA a prendervi parte. Assieme a Don Luigi scelsi la data, in ottobre. Chiesi a Lui che fosse in un giorno in cui la Chiesa non promuovesse qualcosa di importante, che impedisse la partecipazione dei fedeli. Mi ripose che alla fine di ogni ottobre, nell'ultima domenica, si celebrava la FESTA DEL TRASPORTO. La Santa croce, con al seguito clero e popolazione trasportavano la Croce per tutta via Roma da una Chiesa alla Cattedrale di Saronno, la Chiesa intestata ai santi martiri Pietro e Paolo. Potevo dunque programmare il Convegno per la domenica precedente, nel giorno 24-10-1999. Lo segnalai al Papa, chiedendo l'invio di partecipanti della Chiesa Cattolica. Mi giunse di ritorno una altra Benedizione Apostolica inviatami dallo stesso Funzionario del Vaticano, ma nessuna delega, di nessun partecipante a nome della Chiesa del Papa. Pensai che come AVVOCATURA, promessa al filosofo – Cristiano o meno – che avesse PROVATO a cercare il nuovo percorso, essa NON C'ERA. Ero trattato con rispetto, anche benedetto, ma nessun partecipante era delegato dal Papa a partecipare. E – inauditamente – trovai improvvisamente AVVERSO anche quel Don Luigi che pure aveva scelto la data del convegno. Io, con le due benedizioni in mano, che attestavano che stavo eseguendo un volere del papa, non riuscii ad ottenere da lui che semplicemente DICESSE ai fedeli che la mia iniziativa non era un atto di esaltazione alla Testimoni di Geova, ma una ricerca, comandata e benedetta dal Papa. Si rifiutò Per lui io non stavo eseguendo ALCUN VOLERE del papa ma solo IL MIO. Non avevo alcun TITOLO per invitare la Chiesa a partecipare a UNA SIMILE COSA! Allora misi la mia vita nelle sue mani: “Se non è detta ;a verità ai fedeli, che il Papa ha benedetto due volte la mia iniziativa, io non mangerò più nulla, fino a morire. Io non sono uno che la chiesa debba temere. La prova è che consegno la mia vita alla Chiesa Cattolica e ne faccia quello che meglio crede. Mi vuole morto? Morirò!” E quando dopo già 20 giorni di digiuno, mentre ero con Don Luigi in sacrestia gli dissi che se ne fossi morto sarei strato sulla sua coscienza, il buon parroco uscì fuori dai gangheri e, uscendo dalla sacrestia mentre andava a casa sua, esclamò (testimone la sacrista): <<E MUORI!>>

Quattro altri sacerdoti allora si mossero e appoggiarono una richiesta al Papa. Un Appello sottoscritto da 460 persone oltre loro 4 in cui chiedevano al Papa che avesse pura Carità UMANA per il caso di un Filosofo che lo aveva preso sul serio e ora rischiava perfino la vita pur di aprire quel nuovo percorso che il Papa voleva. Questa Pubblica Richiesta fu insabbiata, a Roma, e mai consegnata al Papa. Egli, nel sapere che un uomo arrivava a rischiare la salute e la vita per la sua iniziativa sarebbe corso lui ad abbracciarlo, come era corso in galera ad abbracciare quell'Ali Agca che aveva cercato di uccidere LUI. Ora c'era uno che finalmente ERA DISPOSTO A MORIRE LUI, per una opera chiesa dal Papa... figuratevi se non si sarebbe mosso. Avrebbe mai accettato che questo poveretto, ne morisse? No! Fu tenuto all'oscuro di tutto, dal partito dei FIDEISTI, assolutamente contrari che la fede si potesse APPOGGIARE alla RAGIONE. La fede doveva, secondo loro, DOMINARE sulla ragione, al punto da imporre perfino cose CONTRO RAGIONE, come quelle che Dio aveva chiesto ad Abramo. Uccidere il Figlio era una cosa CONTRO RAGIONE, e Dio la lodò Il Convegno ci fu e nessun prete vi partecipò Dio volle che la Festa del Trasporto della croce quel mese fosse anticipata alla penultima domenica e nello stesso giorno del Convegno. Io la giudicai una disavventura. Ma non era questo: era il segno che la richiesta del Papa, fatta nel giorno di Esaltazione della Santa Croce fosse data in un giorno in cui a Saronno di Esaltava la Santa Croce e un povero uomo ESALTATO nella sua croce di un digiuno giunto al giorno numeri 38 della sua nascita, e e che si alimentava solo dell'ostia di Cristo, fosse la NUOVA ESALTAZIONE di una reale croce data al CRISTO VIVO E VERO presente in me. Una ventina di sacerdoti saronnesi, tutto il clero del decanato fu al seguito della croce di legno e nessuno seguì il CRISTO VIVO E VERO, esistente nel segno 38 del digiuno che partiva dal lontano capitolo 38 di Genesi. In quel Convegno si compì il rispetto della promessa legata al mille e non più mille. Infatti il giorno 24 era come tutte le ore del giorno. Il mese 10 era come tutto il ciclo di Dio e il 1999 era come l'ultimo anno. In quel Convegno io VINSI LA MORTE, usando la verità per dimostrare che essa è già vinta in tutti quanti... ma vediamo in modo uguale e contrario il ritorno materiale verso quell'alto, e in ragione di quanto Gesù aveva già spiegato a Nicodemo. E espressi il GIUDIZIO UNIVERSALE che ricalca quanto Gesù stesso espresse nel suo giudizio finale: “Ogni volta che avete fatto del bene o del male ed un uomo, lo avete fatto a me” Parola di Gesù


35 Seguitai a digiunare fino al 57mo giorno. Poi mio fratello mi informò che la sua famiglia si era occupata della mia richiesta di prendere mamma e tenerla con loro, mentre io seguitavo il mio digiuno. Per farmi smettere, mi disse furbescamente che era pronta una clinica, per mamma. Essi non erano in grado di sostituire quello che stavo facendo io. Capii allora che il mio primo compito assunto era stato quello di occuparmi personalmente di Mamma. Mai e poi mai l'avrei messa in mani che non fossero mani di Figlio! E ripresi a mangiare, rinunciando alla mia battaglia ideale. Mamma sarebbe morta pochi mesi dopo, nel 2000 Anno Santo speciale, Giubileo del 2000 dedicato alla Madonna. Volle salire al cielo, attraverso una cremazione. L'aveva detto da decenni, e fu cremata. Volle non avere una tomba. E non l'ebbe. Le sue ceneri furono disperse. Mia madre sentiva di essere nei panni della Madonna, che era l'Assunta, senza una tomba e volle essere assunta ella pure ed essere senza tomba. Se lo sentiva d'essere qualcosa di speciale, ma non lo sapeva. Da bambina aveva visto – così lei diceva – la figura del Diavolo, in un Caprone apparsole incastonato in un soffitto, che le disse: “T'appauri?” (ti faccio paura). Raccontava di un patto fatto con una sua amica, secondo il quale se una di loro due moriva prima dell'altra si sarebbe fatta vedere. E, una sera, aperta la finestra, aveva visto davanti a se la sua amica sorridente. Era morta lontano, quello stesso giorno, e aveva mantenuto la promessa. Mia madre, mezza viva e mezza morta, aveva un piedino in un mondo e l'altro nell'altro mondo. Quando era morto Sabato, l'anno 1999 nel dì dell'Ascensione di Maria, lei – che già da questa parte del mondo lo frequentava, ma non lo riconosceva – lo riconobbe e lo chiamò tre volte” Sabato! Sabato! Sabato!” E fu usata dal mio amico come un reale telefono collocato tra i due estremi di quella clessidra in cui la nostra realtà è suddivisa. Nel periodo in cui io digiunavo, coinvolsi i cori nei quali io cantavo. La mia OSTILE maestra, non mi fu ostile. Ebbi chiaramente l'idea di un assoluto rispetto per la dignità delle cose che stavo promuovendo. A un certo punto sospesi le mie presenze. Non riuscivo più a cantare. Ripresi quando ricominciai a nutrirmi. Venne un momento in cui la sua situazione la spinse a non dirigere più il coro di Saronno, ma solo quello di Cogliate. Lei realmente non poteva tenere i piedi in due scarpe. Si era allontanata dalla direzione nella sua chiesa solo dopo avere trovato un degno sostituto. Non fu colpa sua se questi, dopo i primi mesi, rinunciò e la cantoria fu chiusa, restata senza maestro.

Un giorno nuove disposizioni imponevano nelle scuole materne e negli asili delle figure nuove di maestri di canto e di inglese. Lei si propose a Don Luigi, influente nell'Asilo della Parrocchia. Don Luigi le promise aiuto ma le fece anche la richiesta di tornare a dirigere un coro che, senza di lei, era stato chiuso. Lei non gli promise nulla. Gli disse solo un : “Vedremo”. Ebbe il suo posto, ma quando venne l'ora di rispondere a quel “vedremo” la riposta fu che lei non aveva tempo. Finì – poveretta! - in un mare di guai, perché la accusavano di avere raggirato la Chiesa, facendo promesse che poi non aveva mantenuto, pur di avere quell'incarico, che la avvicinava nel lavoro a casa sua. Prima ogni giorno andava e tornava nel percorso Saronno-Milano-Saronno, insegnando a Milano e abitando a Saronno. Ora le era stato donato tutto questo gran risparmio di tempo e risponde di “non aver tempo?” Io, morta mamma, avevo avuto l'offerta di un lavoro presso INFORMAZONA, un settimanale locale, che andava a Saronno ma arrivava anche a Cogliate. Lo usai per rendere il caso di pubblico dominio e difenderla. Sulla pagina di Saronno dissi la verità: lei aveva avuto a Cassina Ferrara solo l' incarico temporaneo di sostituire un giovane maestro partito per il militare. Al suo ritorno avrebbe cessato. Per questo aveva accettato di dirigere anche a Cogliate, chiedendo di aver pazienza se, fino al ritorno del giovane dal servizio militare lei si divideva in due. Dopo sarebbe stata tutta per loro. Si era trovata però inaspettatamente il favore di tutti che volevano lei e non il giovane tornato dal militare. Ne fu sorpresa e non se la sentì di negarsi. A Cogliate ne furono contrariati, ma lei riuscì a far capire che non poteva dire di no a tanti che le dimostravano credito e affetto. Avrebbe preparato un sostituto. Pazientassero ancora un po'! Dunque nessuno poteva ora pretendere da lei che tradisse le giuste attese dei Cogliatesi. Prima di rispondere che “non aveva tempo” ci pensò bene. E il tempo che non aveva dipendeva proprio dall'averlo garantito ai Cogliatesi. Dunque sbagliavano a colpevolizzarla. Nella parte del giornale in cui si parlava di Cogliate, spiegai le difficoltà in cui era finita la povera maestra. Stava al Parroco di Cogliate, se voleva toglierla di impaccio, di sentire quello di Saronno, per vedere se esistevano i modi per voler loro decidere quello che la Maestra non poteva decidere. Insomma trovassero una soluzione, che risolvesse quella difficoltà. La cosa apparve ai cogliatesi come se io VOLESSI sottrarre loro la maestra, per farla tornare a dirigere a Saronno. E la maestra, da parte sua, per dimostrare a me tutta la sua AVVERSIONE, e il suo DISGUSTO per il mio tentativo di darle aiuto, si recò al mio giornale e per una ora intera di colloquio con la FERRERO, che dirigeva il settimanale, cercò di farmi LICENZIARE, pur sapendo che ormai


36 io vivevo solo per i soldi che mi dava quel lavoro. Non riuscendo ad ottenerlo, incattivita, MI CONSEGNÒ al coro, che Gesù era stato consegnato al Sinedrio, per essere ELIMINATO. <<O lui, o io!>>. Tentarono di eliminarmi, ma un coro (come il Sinedrio) non poteva eliminare nessuno. Allora fecero come con Gesù, si rivolsero a chi ne aveva il potere. Il Ponzio Pilato della mia situazione fu il Parroco Don Carlo. Ed egli concluse come Caifa con Gesù: <<È meglio perderne uno solo che perdere tutti quanti>> e mi si impedì' di entrare, dicendomi che nessuno ce l'aveva con me, ma ero di una altra parrocchia. Tornassi a cantare in quell'altra parrocchia! (che era chiusa, per mancanza di una Maestra che in sostanza i Cogliatesi avevano RUBATO, come accade ad un amico povero che presenta la fidanzata ad uno Ricco e che, grazie alle ricchezze che ha, poi ella cambia fidanzato. Le cose stavano davvero cosi, perché la proposta ai cogliatesi di chiedere a Maria Teresa se era disposta a dirigere ANCHE il loro coro (e non SOLO) il loro coro, era venuta proprio da noi del coro di Saronno. Proposta noi lei affinché fosse ANCHE maestra per loro, avevano operato in modo che fosse poi SOLO la loro maestra. Da quel giorno, il ruolo e il compito umano della SPOSA CELESTE del Gesù in me, terminò. Ella, da Maestra, da GUIDA, doveva mutarsi in GIUDA, e operare contro il CRISTO in me, quello che Giuda aveva compiuto a Gesù. Vedete, per voi l'ANIMA di Giuda è una anima ORRENDA.... ma non è in questo modo per Dio. Vi sono parti DISGRAZIATE da interpretare e impersonare dalla Anime di Dio. Nessuno le vorrebbe. Solo le ANIME ELETTE accettano la parte di un

ASSASSINO DEL FIGLIO. Per questo Dio premiò Abramo per avere detto di sì ad assumere quella parte. L'ANIMA SANTA di Maria Teresa Legnani ha dovuto accettare una parte ORRENDA, CONTRADDITTORIA al massimo. Voleva essere davvero SPOSA DI CRISTO e sentitosi dire dal Cristo in me, in Chiesa : <<MI SPOSI?>> aveva risposto con la velocità della luce di chi ha già meditato e ha già pronta la risposta: <<MAI E POI MAI E NON SOGNARLO NEMMENO!>> Povera la mia SPOSA CELESTE, scaturita da un amore tra Angeli il giorno sesso del compimento dei 22 anni. Povera POTENZIALITÀ DIVINA espressa dal 44,2730200001 !!! Povera... ma beata proprio in questo modo! Nel Regno dei cieli la sua anima sarà LODATA per avere accettato di dar corpo ad un PERSONAGGIO talmente controverso! Di una bellezza rara, anche in questa realtà, ma tutta rivolta ai valori che sono ALIENI a questo mondo, e fino al punto che qui si mostrano come un puro TRADIMENTO, mentre sono l'esatto opposto di tutto questo. Con ciò siamo giunti alla fine del 2001, e sono in pentola altrui eventi. Passeranno attraverso l'amore e l'interesse per me di altre donne. Entra in scena, dopo Maria Teresa, una MARIA GRAZIA e sono trasportato a MONTESILVANO, la mia Montesion LV, del 55 Romano, altri 55 giorni di digiuno cui sarei stato condannato da papa Benedetto XVI. Ne parlerò nel prossimo capitolo.


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Il Pino di A.R. alla Monte Sion dei LV giorni C'è' stata una donna, il cui cognome ARPINO ha richiamato il mio albero di Natale, nella Monte Sion della storica mia croce, una e trina, il 28-2-1988. Ve l'ho già raccontato che il 28 febbraio, San Romano Abate, dopo 15 anni in cui, risorto in Cristo volli dargli corpo con tutto me stesso, a Montesilvano, a pochi chilometri da Pescara, quel giorno fu atteso un grande miracolo, che Don Diodati, vice parroco della Chiesa di Sant'Antonio a Montesilvano, garantiva sarebbe stato più' importante che di quanto apparso a Lourdes a Bernadette Soubirous o a Fatima ai tre pastorelli. Dichiarava che da quasi un anno, a lui e alla sua figlia spirituale Fioritti apparivano Gesù e la Madonna, e li invitavano a questo evento straordinario. Sul colle della vecchia, una collina alle spalle di Montesilvano, fu fatta erigere una grande croce, nell'attesa dello straordinario evento. Quando giunse il 28 febbraio, accorsi da tutta Italia, circa 20.000 persone attesero tutto il giorno, osservando il cielo e i sole, in molti procurandosi danni alla vista che dovettero essere curati negli ospedali i giorni dopo. Una anziana signore, in preda all'emozione, mori. In molti, come succede sempre, oggi anche a Medjugorie, crederono di vedere mutamenti nel sole. Ma, alla fine della giornata furono tutti colti dalla grande delusione di non aver visto nulla. In verità' l'evento ci fu, e fu più' glorioso che a Lourdes e Fatima, ma esistette nel novero celle cose il cui aspetto reale non offre da vedere alcunché' di divino o trascendente. L'unica cosa che poteva riguardare il cielo era il santo celebrato in quel giorno: San Romano Abate, che evocavano un Abbà, te, nella persona santa di un Romano non avente di santo nessunissimo aspetto. Era a Milano questo tale, e il suo aspetto orribile a vedersi era quello di un fallito, che aveva deciso di chiedere il fallimento per se stesso, stremato dal tentativo autentico di DAR CORPO A CRISTO, nella sua persona. Era un uomo che aveva tradito sua moglie, che negli ultimi tempi si era rotto a più' di un compromesso con il suo

credo, tradendo anche se stesso. I suoi dipendenti, per i quali da ricco si era mutato in uno che doveva chiedere il suo fallimento, ne avevano una cattiva stima. Troppo esagerato, troppo spinto in un desiderio che l'uomo non può' nemmeno esprimere: “Dar corpo a Cristo!” Una cosa oscena, visto che è Dio che dà corpo a noi stessi. Un orribile peccato dell'orgoglio umano di volere addirittura esercitare una sorta di ruolo paterno, nei confronti di Gesù, nel momento in cui tenti a farlo nascere ed esistere in te. Insomma un soggetto da non imitare. Messo a confronto con Vittorio del Grossi, che era stato per anni il suo braccio destro, ecco, Romano immiseriva in una figura patetica e sciagurata, che trascina dietro di sé verso la rovina economica tutta la famiglia. E poi, sul più' bello, mentre dovrebbe fare un monumento a sua moglie Giancarla che tollera tutto questo e lo giustifica, ecco che arriva sulla scena questa Maria Teresa Mazzola e Romano perde la testa per lei, dimenticandosi dei debiti infiniti che ha verso la povera Giancarla. Questo era l'aspetto esteriore di me, Romano Amodeo, il giorno in cui mi convinsi della necessità di chiedere il mio fallimento. Come avrebbe potuto essere una simile immagine disastrosa quella “cosa divina” che Don Diodati si attendeva per quel giorno? L'uomo compie il solito errore di giudicare l'anima dall'albero che porta i frutti buoni o cattivi. Gesù' lo aveva detto: osservate i frutti e conoscerete l'albero, perché' non si è mai visto un roveto produrre fichi. Dal frutto che porta conoscerete l'albero. Ma quando Gesù' aveva paragonato gli altri uomini a se stesso, li aveva descritti come i tralci, quelle parti di una vite che ricevono vita e linfa dalla anima della sua vite, e non dalla vite in se stessa. E aveva descritto suo padre come l'agricoltore. La vita che anima di se stessa un personaggio umano, buono o cattivo e che porta frutti buoni o cattivi è una cosa che con l'albero non ha nulla a che fare. Essa e; l'opera diretta dell'agricoltore che dà modo di esistere, nel suo orto ad


38 ogni tipo di albero buono o cattivo. Non è cattivo l'agricoltore se, mentre semina, lascia cadere il suo seme anche sulla strada, o tra i sassi, o tra gli arbusti e non solo sul terreno più o meno buono e pronto per dare più o meno possibilità' di crescita e di dar frutto. Un simile contadino noi lo giudicheremmo pessimo, perché' non semina solo dove la resa possa essere massima ma anche dove il seme non ha alcuna possibilità' di vivere. E questo perché' per noi la vita è quella che nasce dal seme, e non dalla morte di quel seme. Se l'uomo avesse la convinzione che è la morte la vera origine di una vita che ritorni alle origini e dunque nel suo creatore, non rimpiangerebbe la apparente pessima sorte del seme finito sulla strada, che subito è calpestato e muore. Il vero valore divino, proprio in relazione alla vita, sta nel momento della morte. Sicché' Romano, nel momento di chiedere la sua personale mortificazione, come uomo e come due ditte intestate a suo nome sta da solo idealizzando la salvezza dalla croce della sua vita nella vera origine della vita e non nella morte. In questo fallimento egli cerca la salvezza e non la rovina o la dannazione. Chiedere il proprio fallimento proprio nel desiderio alimentato per 15 anni di DAR CORPO A CRISTO significa fare la sua stessa scelta quando disse agli apostoli: “E ora andiamo a Gerusalemme, DOVE SARÒ' UCCISO... MA IL TERZO GIORNO RESUSCITERÒ'” I personaggio “realistici” come Pietro, sono lungi da afferrare il significato DIVINO di quella scelta, e vi vedono dentro solo la fine e non il principio. Allo stesso modo avrebbero fatto tutti gli uomini reali quando osservando la scelta di Romano, al più' provavano un certo senso di “pena e commiserazione” per quell'uomo che era ricco e potente, ed ora è costretto a fallire perché' ha puntato su un cavallo sbagliato, sulla cosa IMPOSSIBILE ALL'UOMO di DARE VERAMENTE CORPO AL CRISTO. E invece la REALIZZAZIONE FINALE E TOTALE di questo DAR CORPO stava proprio nella scelta, assunta quel 28 febbraio, di fallire, come uomo, come azienda, come tutto. Ma anche se qualcuno avesse detto a me che a Montesilvano c'erano quel giorno 20.000 persone che partecipavano allo stesso fallimento di una speranza riposta su un miracolo che Gesù' aveva promesso a un Vice Parroco, anche se qualcuno lo avesse detto a me, io stesso non avrei saputo stabilire nessun collegamento, nessuna interdipendenza tra i due eventi. Avrei detto che il Caso aveva voluto esistesse questa strana coincidenza. Tutto infatti accadde senza che io nemmeno ne sapessi nulla. Sarò' portato a conoscerlo come quel dono che la Provvidenza mi ha voluto fare di mettermi di fianco il DISCREDITO di Maria Teresa Legnani. Accadde questa strana cosa: quel libro di 350 pagine che io avevo scritto al Papa

come commento alla sua Enciclica, non so in che modo arrivo' alla conoscenza di un sacerdote epistemologo, padre Ulderico Magni. Ad un certo punto egli si trovo' preso tra due fuochi. Un signore che aveva partecipato al mio Convegno, il 24 ottobre 1999, alla fine mi avvicino' e disse che aveva molto in comune quanto io dicevo con quanto un certo Padre Magni sosteneva in certe sue conferenze. Avrebbe creduto “scopo della sua vita” metterci in contatto. Nello stesso tempo, Padre Magni stava già' leggendo quel mio libro, tanto che quando questa grande figura di Cosimo Ausili riuscì a contattarlo e gli parlo' di me si sentì dire che già' mi stava cercando. Cosimo Ausili, quando mamma morì e io persi ogni sostegno economico, volle intervenire anche economicamente a sorreggermi, con circa duemila e cinquecento euro di adesso, che ancora gli devo. Padre Ulderico Magni mi conobbe e volle che io partecipassi ad un paio di eventi, nei quali, in due distinti convegni, illustrai il nuovo percorso verso Gesù' Cristo, che era a disposizione della Chiesa ma che questa esitava persino a voler conoscere. Accadde che un giorno padre Magni stava parlando a Pescara. Fu avvicinato da una signora anziana che gli sottopose una ricerca che lei stava facendo, sul numero dei giorni della gestazione nel grembo materno. Secondo i suoi studi erano coinvolti alcuni numeri, e l;a signora voleva sapere dal sacerdote egli che cosa ne pensasse. Padre Magni l'informo' che la persona ideale cui proporre la sua ricerca non era lui, ma io. Mi descrisse e le diede il modo di rintracciarmi per telefono. Si chiamava Maria Grazia Arpino, aveva 4 anni più' di me ed era una ricercatrice. Dopo molti minuti di conversazione al telefono, lei mi invito' a trascorrere un mese da lei, ad agosto, così ne avrei approfittato e avrei fatto anche i bagni. La sua casa era di fronte al mare, e, al di là della via lungomare, stabilimenti balneari e spiagge libere a volontà'. Le dissi che ci avrei pensato, e ci pensai. Mi sarebbe piaciuto. Ma Vincenzo e Barbara, i miei due giovani vicini che abitavano di fianco a me, nel cortile di via Larga 12, si erano trasferiti a Cunardo, vicino al confine svizzero, ed avevano preso in gestione un ristorante. Mi chiedevano di dar loro una mano, io architetto, ad arredarlo. Per cui io avevo deciso di aiutare i miei amici. E li aiutai. Il ristorante fu sistemato e inaugurato. Ma poi entrai in attrito con Vincenzo. Era comparsa sulla scena una ragazza brasiliana che era la copia perfetta di Anna Badari giovane. Quell'Anna che da alcuni anni, non viveva più' nemmeno. Restata sola e senza più' nemmeno sua figlia, si avvio' ad una morte precoce in un modo veramente tragico. Come se, svolto il suo compito con me,


39 la sua vita potesse ormai aver fine. La comparsa di questa perfetta copia ebbe per me un effetto straordinario, e cercai di aiutarla. Era in Italia come turista e avrebbe gradito un lavoro. E Vincenzo glielo aveva dato. Ma ora giocava sporco e con la scusa di assumerla, abusava di lei. Io presi le sue parti con Vincenzo ed egli, per ricompensa dell'aiuto che gli avevo dato, mi disse di andarmene pure ché non c'era più' bisogno di me, li! Agosto non era ancora finito e allora telefonai alla Arpino, chiedendole se ero ancora in tempo a fruire del suo invito. Certo che ero in tempo. Lei viveva in casa sua ed essa era aperta e a disposizione sua per tutto l'anno. Andassi pure da lei. Vedete? Perfino da morta io sono stato guidato dalla figura di Anna Badari a dare una svolta estrema alla mia vita. Sii, perché sarebbe stato in questo modo funambolesco che la Divina Provvidenza mi avrebbe trascinato in quella Montesilvano che aveva accompagnato la mia scelta di fallire con 20.000 che assistettero loro malgrado allo stesso fallimento rispetto ad una promessa fatta da Gesù' a due uomini. A me, e a Don Diodati. Io sapevo bene che chi segue Gesù' deve caricarsi della croce del suo fallimento, ma don Diodati no! Aveva vissuto il mancato APPARIRE di un miracolo TROPPO TRASCENDENTE, come un fallimento cui non riusciva a dare alcuna spiegazione. Se si leggono gli articoli del giornale IL CENTRO di Pescara se ne trova traccia, di questa sua perplessità': “Non capisco perché' Gesù non ha mantenuto la sua promessa! Non so rendermene capace!” Io e Maria Grazia facemmo molto più' che amicizia. Accortomi della sua solitudine e della mancanza di amore che c'era stata in tutta la sua vita, sentii che dovevo darle il mio. E glielo diedi. Era originaria della mia stessa Costiera Amalfitana, in cui io abitai a Vietri, e lei abitava poco distante da li, dopo Minori e Maiori. Poi dovetti lasciarla perché' – era il 2001 – Gianni Mammone mi aveva chiesto di dargli una mano a pubblicare il suo nuovo settimanale, INFORMAZONA. Egli, che aveva seguito tutta la vicenda della mia lotta con la Chiesa, nel 1999, mi aveva chiesto di aiutarlo, tenendo il collegamento con tutte le parrocchie dei paesi nei quali il settimanale andava e che curava. Mentre era in preparazione, per uscire nel primo numero ad ottobre, ci fu l'attentato alle due torri gemelle. Io vidi in quell'evento una dura lezione che Dio dava agli uomini, per il tentativo fatto di stroncare i risultati della Fides et Ratio, con una fede Cattolica che accettando piuttosto perfino la mia morte si poneva come quei terroristi di Bin Laden, che attentano al Potere maggiore del mondo. Il potere maggiore era Dio. L'attentato fatto a me era stato fatto a Dio, ed ora il

Signore lo esemplificava nel tentativo riuscito di abbattimento delle due torri dell'orgoglio umano, nella Nazione più' forte nel mondo. Lo dissi alla chiesa, ma ne risero. Io – come al solito – vi vedevo sempre al centro degli eventi, come se tutto ruotasse attorno a me! No! Non ci pensassi nemmeno. Dio non fa di queste cose. È sola la malvagità' umana che le compie. Il Papa comincio' a invitare tutte le associazioni ecclesiastiche alla preghiera. E fu dopo questa preghiera, che si fece tutti insieme a Cogliate verso la metà di ottobre, che i cantori, aizzati dalla Maestra, mi attaccarono e tentarono di farmi fuori da quel coro. Ci sarebbero riusciti alcune settimane dopo, quando fecero ricorso a... Ponzio Pilato che – dopo di essersene lavate le mani dicendo che nessuno ce l'aveva con me e che non vi era alcuna colpa – mi impedì' di seguitare ai lavori in quel coro cui partecipavo ormai da tre anni! Improvvisamente si erano accorti che io... non ero di quella Parrocchia. È un momento, questo, in cui Satana si era era evidentemente ringalluzzito. Era riuscito a farmi cacciare da una cantoria parrocchiale e allora cerco' per l'ennesima volta proprio di togliermi di mezzo. Era il 29 gennaio del 2002 e stavo sbucando con il muso della mia Fiat Croma sul marciapiede a raso, nella Via Larga, che un gigantesco pullman della Golden (la “Dorata” insomma MAMMONA), passando sul marciapiede mi sbatacchio' con violenza dentro la macchina, contro il muro alla mia destra. Urtando con forza il capo contro lo specchietto retrovisore, mi spacco' il sopracciglio e... niente più'” Una mano dal cielo mi protesse. Allora il Diavolo entro' nella chiesa di fronte e stacco' il corpo ligneo di Gesù dalla grande croce dell'altare e nella stessa ora blocco' l'orologio del campanile alle ore 10 e 2 o 3 minuti. Se la prima delle due cose poteva essere opera di malfattori (e in questo modo credette Don Luigi che ne fece denuncia ai Carabinieri di Saronno) il blocco dell'orologio del campanile non fu certo opera loro. Un orologio che poi, per quanti tentativi fossero fatti non fu più' possibile riavviare. Si sarebbe rimesso in moto DA SOLO, cosi come si era fermato da solo, dieci mesi dopo e 16 giorni, ai primi di dicembre. E anche questa volta nessuno penso' ad un intervento miracoloso. È straordinario come DIO sia tagliato fuori dal giudizio dei viventi, come il PROMOTORE VERO di tutti gli eventi! Anche il giorno della sua rimessa in moto coincideva con un evento che mi riguardava. Era il decimo giorno che io digiunavo ed erano 12 le comunioni che io stavo facendo, assieme al digiuno, per una preghiera fatta a Dio che un ragazzo nato senza gli occhi, di nome Tommi Urbani, acquistasse la vista, per un rinnovato miracolo di Gesù' che già a suo tempo aveva ridato la vista ad un cieco


40 nato di nome BARTIMEO, che a me diceva molto di Baratta ed Amodeo, i cognomi di mio padre e di mia madre. Osteggiatissimo da Mons. Centemeri, che mi aveva ordinato di mangiare! Il ragazzo non ci poteva vedere! Non aveva gli occhi! E io a dirgli che a Gesù' tutto era possibile! Taglio' corto, di fronte alla mia cocciutaggine, dichiarandomi un SUPERBO. Per la stessa dichiarazione, fattami recentemente su YouTube, ho cessato di inserire video. Ebbene questo SUPERBO lo era davvero, ma nella FEDE in Gesù'. Ed essa fu tale che, dopo 9 giorni di digiuno avevo percorso unitariamente tutto il necessario percorso perché' a tanta fede, l'orologio di quel campanile, bloccatosi per la malafede di chi Ruba il; corpo di Cristo, e che nessuno era riuscito ad avviare lungo bel 10 mesi... si RIAVVIASSE DA SOLO. Erano anche 12 comunioni. Ma stante la mia comunione con Dio Una e Trina come il mio normale assetto, quelle 12 che si aggiungevano alle 4 poste a basi, equivalevano ai 16 giorni esatti aggiunti ai 10 mesi di blocco dell'orologio. TUTTI VIDERO questo miracolo, mentre io chiedevo a Dio che il solo TOMMI riacquistasse la vista. Ma nessuno riacquisto' la fede nella diretta opera di Dio, a compiere questa cosa oltremodo INNATURALE. Per cui Dio rispose in modo molto superiore alla mia richiesta, ma volle che il tutto accadesse a favore di veri ciechi, che restavano ciechi. E anche al piccolo Tommi accadde di assistere ad un PRODIGIO DELL'AMORE, e di vederlo e sentirlo, egli sì questo prodigio. Accadde che durante una messa egli era davanti a me, con sua madre. Ci fu la Comunione e tutti cantarono il canto che la accompagno'. Poi venne circa mezzo minuto di silenzio, nel quale il sacerdote stava riponendo le ostie nel Tabernacolo. Ecco che Tommi, come se non si fosse accorto che quel canto era abbondantemente finito, ricomincio' a cantarlo da solo. Ora non è che Tommi fosse un bambino. Aveva i suoi bravi 13 anni e capiva bene. Facendo una cosa assolutamente sbagliata e fuori luogo, senza nessunissima spiegazione che non sia il volere di Dio, ricomincio' quel canto. La gente sapeva che il ragazzo era al centro della mia preghiera, e si sentì in grande disagio. Al punto che una seconda voce comincio' ad accompagnare la sua e poi due tre, tutta la chiesa! Uno solo non riusciva a cantare: ero io, seduto dietro di lui, commosso fino alle lacrime, che sentivo ESISTERE UN AMORE VERO, SERIO, CONCRETO, PALPABILE. Egli vide – per quanto cieco fosse – e tutti questa volta videro, che cosa significhi AMARE, CONDIVIDERE. Vollero SBAGLIARE TUTTI, assieme a lui,. Pur di non farlo sbagliare da solo. Credo che una cosa simile non si sia mai vista... e la video tutti. Ecco, io, giudicato SUPERBO nella mia Fede in Cristo, vidi questa risposta data da Dio ai miei 35 giorni di digiuno che feci a favore del

mio giovane amico. Dopo dieci anni, lo scorso anno sono finito nuovamente dietro di lui e sua madre, nella stessa chiesa. Egli si era trasferito, io pure mi ero assentato e non ci eravamo più' visti. Ad un certo punto, da dietro gli dissi: “Tommi, ti ricordi di me?” “Romano!” Aveva riconosciuto la mia voce, e si ricordava. Si era laureato nel frattempo e si commosse al punto che scoppio' a piangere. Sia lui che sua madre ancora ricordavano quell'episodio accaduto a noi dieci anni prima. Mi chiederete perché' mai, ad un certo punto, io avessi ripreso a non mangiare per ottenere da Gesù' quella grazia. Ecco: mi ero finalmente accorto che in me c'era stata davvero la Parusia tanto attesa da tutti, di Gesù. Accadde per via dell'investimento patito il 29 gennaio. Andai a passare un periodo di convalescenza a Cunardo, approfittando dell'ospitalità' di un Vincenzo che aveva nuovamente bisogno di aiuto. Voleva approntare sul giardino una capanna per le cene all'aperto. Aveva tagliato tronchetti di albero nel vicino bosco e con quelli credeva di poter costruire qualcosa. Gli feci mutare idea e edificai... un tempio, con le colonne doriche, costruite con il calcestruzzo legato con il cemento bianco. Poi cominciai a scrivere la storia della mia vita, perché' mi ero accorto che era come se mi sfuggisse qualcosa di importante. Fu allora che capii: Dio mi aveva dimostrato, il 29 gennaio di quel 2002 in cui io avevo compiuto 64 anni, che, posto di fronte ad una scelta, se portar via ME dalla vita o il corpo ligneo di Gesù' dalla Chiesa di Fronte, Dio aveva senza alcun dubbio voluto salvare ME. Aveva agito esattamente all'opposto di quanto avesse fatto la Chiesa il 24-10-1999, in cui doveva scegliere se seguire il mio convegno o il legno della Croce, e in massa aveva seguito la croce, lasciando ME VIVO sulla croce, in quella festa di ESALTAZIONE E della Santa Croce. Mi accorsi che era intervenuta come una STAFFETTA e il TESTIMONE era passato dal Cristo storico a quello vivo che si era ripresentato in me il 4 giugno 1940. Cominciai ad aprire gli occhi e vidi la presenza di tutti quei segni che sempre avevo visto ma senza mai capirli. Pertanto il mio problema divenne se dirlo o no alla Chiesa che credevo di essere la Parusia di Gesù'. Me lo chiesi per l'ennesima volta la sera del 19 ottobre 2012 e mi addormentai, chiedendo a Dio di dirmi che cosa dovessi fare. Alla mattina, svegliatomi, SAPEVO cosa dovevo fare. Lo dovevo dire proprio quella mattina, del 20-10-2002, al Decano di Saronno, Monsignor Angelo Centemeri, alla fine della messa di quella mattina, nella Chiesa di Pietro e Paolo in cui io avrei


41 cantato in quel coro, diretto dal Maestro Angelo Monticelli. Ebbene, quel giorno si celebrava liturgicamente l'istituzione della Cattedrale e la liturgia era tutta come in attesa di una nuova Cattedrale che fosse eretta. Dopo la messa comunicai all'allibito Mons. Centemeri di essere certo che la attesa Parusia di Gesù' era accaduta in me, perché' stavo compiendo tutte le cose che erano attese fatte da Gesù' alla fine del tempo. Mons. Centemeri non mi disse nulla. Probabilmente penso' con commiserazione ad una sorta di esaltazione mistica. Uscito sul sagrato, alla fine della messa, c'era molta folla e io, avanzando in essa, dovetti bloccarmi istantaneamente per non travolgere un bambino, sbucato tra le gambe della gente e che avrei travolto, se non mi bloccavo! Suo padre era di fronte a me e gli uscì spontaneo un: “Gesù!” Il Parroco, Mons. Centemeri non lo aveva riconosciuto in me, ma quel padre lo aveva sentito, e visto e quel nome che gli era uscito era il segno della verità' che avevo comunicato alla Chiesa. Pero' di fronte a questo, e al NON CREDERE, io speravo ora che Gesù' facesse un grande miracolo e dopo una mia pubblica richiesta. Per questo giorni dopo mi recai da Mons. Centemeri e gli dissi che avrei chiesto UN SEGNO a Gesù', della verità' di quanto io gli avevo detto. Avrei digiunato 45 giorni e fatte nel frattempo il triplo in Comunioni, affinché' Gesù' ridesse la vista al piccolo Tommi Urbani, che Mons. Centemeri conosceva bene. “Ma non ha gli occhi!” “Se Gesù' vuole questo non è un problema!” “Non farlo! Mangia!” “Gesù' digiuno' 40 giorni nel deserto” “Ma Gesù era Gesù” “Quanto è un bene per lui non può' essere un male per noi!” “Ti intimo: non farlo!” “Monsignore, non me lo può' intimare...” “Va via! Sei un SUPERBO!” Intanto il tempo trascorse e giunse, 555 giorni dopo l'11 settembre. Quello dell'attacco aereo degli Stati Uniti all'Irak, il vecchio paradiso terrestre storico. E io dissi alla Chiesa: “È un segno! Dio ha suscitato il DIO DEGLI ESERCITI. L'uomo, la Chiesa Cattolica, cercando di abbattere le due torri gemelle di Dio LA FEDE E LA RAGIONE, e la vita di me che cercavo di erigerle, ha suscitato la reazione del DIO DEGLI ESERCITI, contro il Paradiso Terrestre che l'uomo e il Cristianesimo NON VUOLE sulla terra, fino a quando non accetta che FEDE e

RAGIONE operino insieme e non si facciano più' guerra! “Ma cosa c'entra Dio! È colpa di Bush! E dire che il Papa si è tanto raccomandato di non fare questa guerra!”. Io intanto vidi un altro evento nefasto accadere nel mondo: l'epidemia della SARS. Me sembrava che la polmonite atipica fosse da leggersi SAR'S con il genitivo sassone che la riferisse ad un SAR, che indicava sia il Saronnese, sia un Santo in A.R. Io dovevo morire da bambino di una sorta di polmonite atipica, e da cui fui guarito miracolosamente. Pensai a come Don Carlo mi avesse impedito l'accesso al Coro, dicendomi: “Vai a farti curare! MA VAI A FARTI CURARE !!!” quando vide che, al suo impedirmi di cantare in quel coro cui avevo donato tre anni di vita poco mancasse che io VENISSI MENO. Gli era parsa una reazione SPROPORZIONATA. Si vedeva che io NON STAVO BENE e avevo bisogno DI CURE!” Oltre il danno, il povero Gesù in me si doveva sentire addosso anche le BEFFE di un sacerdote che negava A GESÙ' l'accesso a un coro della sua Chiesa. E se voi mi dite: “Come a Gesù? LO impedì' A TE” io vi rammento il giudizio finale di Gesù' e non il mio: “Tutto quello che in bene o in male farete ad un mio piccolino LO AVRETE FATTO A ME” Ora o la fede in Cristo è una BARZELLETTA, o se Dio dice <<LO AVETE FATTO A ME>> dice in verità' in verità' che il beneficiario o la vittima di OGNI GESTO patito da un PICCOLO E SOTTOMESSO, è patito DA DIO. Ma sono sicuro che per voi le parole dette in verità', in verità' da Gesù' sul vangelo sono una sorta di BARZELLETTA, di VAGO ESEMPIO, ma non certo di una VERA VERITÀ'. E lo dico sapendo che Dio vi ha reso CIECHI. Sapete le verità' DIVINE, ma non riuscite a vederle. Usate gli occhi reale e non quelli dello SPIRITO, che vada oltre alla pura apparenza tangibile. Ebbene, poiché' io SAPEVO che DIO aveva patito quell'oltraggio fatto a ME PICCOLINO, immaginai che gli stessi 555 giorni dopo la cacciata di Dio dal Coro di Cogliate, Dio avrebbe agito come con le due torri gemelle: avrebbe fatto la voce grossa e fatto scoppiare la SARS nel saronnese, introducendo pestilenza e morte. Allora volli mettere in preallarme il Sindaco di Cogliate. Per motivi di Religione c'era il serio pericolo che venisse la Sars a Cogliate. Glielo scrissi in una lettera riservata che gli lasciai in Comune di Cogliate, e che volli fosse protocollata. Sapevo bene che nel futuro sarebbe stata oggetto di gravi discussioni. Nella lettera, nelle ultime parti, io dichiaravo che avrei pregato affinché tutto questo non accadesse. Ci sarebbe stata la processione annuale alla Madonna dei


42 Miracoli di Saronno e io avrei chiesto a Maria Santissima, che già aveva salvato 400 anni prima questa zona da una grande pestilenza, di farlo nuovamente e impedire l'arrivo della Sars. Se questo vi sembra lo scritto di un terrorista, fate voi! Al sindaco apparve fosse proprio questo. Convoco' la stampa e mostro' la lettera farneticante di uno che minacciava pestilenza e morte sugli abitanti di Cogliate e sul saronnese. Mi denuncio' alla procura della Repubblica e fui interrogato dai Carabinieri, Chiarii tutta la mia buona fede e la cosa fini lì... in apparenza. Ci fu il pellegrinaggio alla Madonna e io pregai Dio attraverso di Lei che se occorreva che qualcuno pagasse... che pagassi io, io solo! E cosi arrivo' il temuto giorno, 555 dopo la cacciata di Dio da Cogliate. Non sapevo solo l'orario in cui sarebbe accaduto: se alle 9 o alle 10. Perché' alle 9 di un giorno con l'orario solare era avvenuta al cacciata e nel maggio, derivante dai 555 giorni dopo, c'era l'ora legale. Ebbene io, temendo gli eventi, ero fuori casa e rincasai alle 9 e tre quarti. Alle 10 bussarono alla porta e due poliziotti mi costrinsero a seguirli. “Dove era alle 21?” “Al parco Lura, perché?” “Siamo già passati alle 9 e lei non c'era...” Insomma Dio, nella mia incertezza, aveva rispettato sia le 9 legali che le 9 solari. Fui portato all'ospedale, PER ESSERE CURATO IO, come avevo chiesto a Dio, e la Sars non venne. Nessuno può' dire se sarebbe venuta o no senza quella mia preghiera. Sta di fatto che tutto accadde nei tempi e modi in cui esattamente l'avevo previsto. E POTEVA ACCADERE COSI' perché a giudizio di tutti io avevo MINACCIATO LA SARS, e avevo fallito ogni previsione. Come al solito ero un profeta delle cose che non accadono mai. In questo frattempo mi ero recato a Montesilvano da Maria Grazia appena avevo potuto, e mi accorsi che di fronte alle mie tante traversie era piuttosto “frastornata”. Allora volli darle il modo di staccarsi da me, e lei colse subito l'occasione. in questo modo il tenero che c'era stato si trasformo' in una amicizia. Intanto si avvicinava il mio 66mo compleanno. E qui io volli porre in essere una severa verifica: “se erta vero che io ero il Padre e Spirito santo, e dunque il Duo paterno di Gesù', visto la sua vita durata 33 anni, io avrei visto la mia durare 66 anni”. Essendo nato il 25 gennaio, dunque il mese dopo, il doppio di un mese, anche due mesi il suo Venerdì' santo avrei visto accadere anche il mio. Quando conobbi che la Chiesa aveva fissato il venerdì' santo per il 9 di aprile, la mia morte l'avrei vista il 9 giugno. E poiché' mio padre mi insegnava COME sarei morto io, per la presenza di Dio padre in me, essendosi paralizzato lui 14 giorni

prima di morire così esattamente mi sarei paralizzato anche io. Mi sarebbe accaduto il 25 maggio. Il 24, alle ore 9, c'era una prova del Coro della Cantoria di Cassina Ferrara, che era stato riaperto, da un altro Maestro. Decisi di celebrare una sorta di ULTIMA CENA con quei miei amici. Chiamai i miei amici di INFORMAZONA ad assistere. Ebbene, alla fine delle prove, comunicato ai miei amici che ero certo che mi sarei paralizzato e che sarei morto il 9, gli chiedevo di fare una specie di celebrazione con me: avevo dei biscotti e del vino... Si scandalizzarono. Quello che andava bene per Gesù'... era un PECCATO PER L'UOMO! L'uomo NON È DIO! E uccisero, sotto quella croce in cui Satana aveva rubato il Cristo, la stessa IDEA di UN DIO CHE SIA IL FONDATORE DEL NOSTRO ESSERE e che sia dunque la NOSTRA FONDAMENTALE ESSENZA. Fu il vero TERZO segreto di Fatima, che riguardo' dei CANTORI che UCCIDONO IN CHIESA la PRESENZA DI DIO nell'uomo. Fu con Luisa Restelli e Gianni Mammone che consumai la mia ultima cena, davanti a quella chiesa. Il GIORNALISTA chiese ad Antonietta che cosa ne pensasse. Gli rispose: “Eh, Romano! Bisogna prenderlo e accettarlo per quello che è!” Entrato in casa... MI PARALIZZAI. Due giorni dopo udii bussare alla porta che avevo lasciato aperta il pizzaiolo Mimmo. Anche a lui avevo detto che mi sarei paralizzato. Fu il solo a credermi e, non vedendomi in giro venne a cercarmi a casa mia. Busso' tento' di aprire... una porta aperta e non ci riuscì. Si era difettata, e si apriva solo girando la maniglia verso l'alto o dando un forte strattone verso il basso. Aveva allertato i vicini. Sfondiamo la porta? SE è dentro e sta male che facciamo, lo facciamo morire?” “Ma non possiamo sfondare la porta. Ci rivolgeremo alle autorità' e vedranno loro cosa fare.” Lo fecero. Una settimana dopo che mi ero paralizzato un grande strattone alla maniglia dato dallo stesso poliziotto di quartiere che anni prima mi aveva portato in ospedale, la aprì. Era in compagnia del mio vicino di casa. Mi videro sul letto, con gli occhi chiusi. “È morto?” chiese il vicino. Il poliziotto intanto mi stava sentendo il polso. “No, dorme!” e se ne andarono, lasciandomi paralizzato. Pensarono che era meglio andarsene alla chetichella. Evidentemente ero via ed ero tornato. Infatti ora la porta era aperta. Fu la provvidenza di Dio a volere che MI RIPRENDESSI, e per due volte. La seconda ero vicino alla porta e sentii bussare. Aprii. Era MAMMONE, il Giornalista proprietario di Informazona che era venuto a cercarmi a casa, visto che al coro del Monticelli si erano stupiti che non fossi stato presente alle prove. Gli spiegai cosa fosse successo dopo che ci eravamo lasciati il 24 sera.


43 E quando arrivo' il 9, in cui sarei dovuto morire, ero a Sacro Monte di Varese, in un albergo-ristorante collocato in cima. La sola cosa che vidi accadermi fu il crollo del letto su cui mi sedei. Come se Dio volesse dirmi: come fai a vedere la tua morte... visto che accade a te? Visto che cadi tu, assieme al tuo letto? Ebbene duecento giorni esatti dopo era il 26 dicembre famoso dello Tsunami. Io ero a 22222 giorni di vita +2220, ed ero un DUO a dimensione 5 delle dita di una mano e tre della divina trinità' nel valore per 10 della valenza divina. Ed era il giorno DUE anche rispetto al Natale. Ecco in che cosa avevo sbagliato... ma solo per modo di dire. Tutto l'avanzamento in linea era stato fino al mio temuto 9 giugno. Poi, in quella data, cominciava un piano trasversale assoluto, di lati generatori 100 giorni e 100 giorni il cui ultimo giorno era il 26 dicembre. Tutto questo piano di presenza era presente sul 9 giugno, anche se il 26 era più in là espresso in pura linea di avanzamento. Cosi io, per essere un DUPLO vero di un nato il 25, dovevo esserlo nel giorno DUE e sarei stato un 2 in dimensione 5 e tre per dieci. Nello stesso tempo, TSUNAMI indicava con chiarezza <T sun AM I> il vero sole della croce sono IO! La ragione della catastrofe dello Tsunami? Si ripeteva l'annegamento al passaggio del Mar Rosso di tutti quanti ostacolavano il VERO ESODO dal mondo del Figlio al mondo del PADRE presente in me come una verità' che avrebbe liberato tutti e liberato davvero. Coloro che in tempo di Natale partivano IN VACANZA per i Paradisi Terrestri in cui prendere la tintarella di inverso, celebravano tuttora il DIO RA, del Sole, mentre il vero Sole della Croce sono solo io, GESÙ Cristo, nato il giorno prima... per essere sacrificato su una croce. Giunse dunque il 2005. Il 25 gennaio, mio compleanno, lo volli passare in Brasile. Fui ospite di Padre Piggi, un missionario cattolico che era stato mio compagno di liceo al Liceo Berchet e che da molti anni svolgeva la sua Missione a Belo Horizonte, Ci rimasi solo un mese. Fatto più' per altro per provare se mi potevo rendere utile come missionario laico, ma nella mia segreta speranza di riuscire a trasmettere almeno al mio amico quel nuovo percorso verso Gesù' che il Papa aveva giudicato necessario alla Chiesa e che ora sembrava che più' nessuno volesse... nemmeno lui! Tornato in Italia, morì questo santo Papa che aveva fatto di me un Messia della Verità' di Gesù Cristo. Io decisi allora che avrei ripreso direttamente il tentativo di portare il nuovo percorso al Papa Benedetto XVI, che gli succedette.

Decisi di fare la richiesta non da Saronno e nemmeno facendola più' partire da me. Avevo la possibilità' a Montesilvano, di una cara amica, Maria Grazia Arpino che mi avrebbe potuto aiutare, nei casi estremi o, se non altro, fungere da punto di riferimento. Pertanto, a novembre affittai un appartamento a Montesilvano. Poi lo cambiai, perché' si rese disponibile proprio di fianco a Maria Grazia, un appartamento e potei affittarlo. Quindi mi recai al giornale IL CENTRO di Pescara e esposi il mio progetto, chiedendo il loro aiuto. Avrei iniziato un nuovo digiuno anche con il nuovo pontefice e chiedevo al giornale solo che trasmettessero una mia lettera alla Santa sede, nella quale io, dichiarandomi una pecorella smarrita che aveva bisogno del buon pastore, dichiaravo di affidare al papa la mia vita. La pecorella smarrita, in verità', scrivevo nella lettera, non ero tanto io quanto il Cristo Gesù. Infatti Papa Giovanni Paolo II aveva chiesto virtualmente scusa e perdono al Galileo Galilei per quanto la Chiesa gli aveva ingiustamente addebitato in fatto di incomprensione e di patimenti, ma avevano dimenticato che il primo che aveva affermato le verità' di Galileo era stato Gesù, al quale nessuno aveva chiesto perdono. Il giornale IL CENTRO avrebbe trasmesso questa lettera al Papa e avrebbe fatto da tramite alla risposta, se arrivava. Nello stesso tempo io avrei dimostrato con la bilancia che il mio digiuno era autentico. Il giornale accetto' e parti una lettera, alla quale non giunse risposta. Allora io ne preparai una seconda e poi una terza, che il giornale il Centro trasmise al papa e al quale mai nessuno si degno' di dar risposta. Il dicembre , nel giorno 5 dell'anno 5, un 55 che in numeri romani si scrive LV io chiesi al giornale se potevano adesso fare un servizio su una mia pubblica “esibizione” della mia croce e sofferenza. Mi sarei incatenato al cancello della Chiesa del Sacro Cuore, a Pescara, solo con il pannolino al fianco che aveva Gesù' quando fu crocefisso. Così messo a nudo, si vedeva il mio pauroso dimagrimento. Di fianco un manifesto nel quale rendevo di pubblico dominio che avevo messo la mia alimentazione nelle mani del Pontefice ed egli mi lasciava digiuno, senza minimamente preoccuparsi della questione che aveva avanzato al Papa il quotidiano Il Centro di Pescara. Al giornale accettarono. Promisero che avrebbero inviato un fotografo e che una pagina sarebbe stata dedicata alla cronaca di questa vicenda. Solo con un gesto tanto SPETTACOLARE c'era la speranza che una simile notizia finalmente arrivasse all'attenzione diretta del Pontefice, superando il filtro omertoso che gli nasconde le notizie che non sono gradite alla CRICCA che davvero comanda in


44 Vaticano, arrivando perfino ad imbrigliare le buone intenzioni di un papa stupendo come lo era stato Giovanni Paolo II. Tanto che non è più l'amore a reggere tutto e si attua quello che avrebbe affermato lo stesso papa Benedetto XVI nella sua prima Enciclica sull'amore di Dio che “Uno stato che non è retto sulla carità si rivela essere solo una BANDA DI LADRI” Stabilito e concordato questo piano, mi recai alla Chiesa e fissai la cinepresa ad un palo, affinché' il tutto venisse ripreso, e mi denudai e incatenai al cancello, poi buttai lontano la chiave dei lucchetti a scatto. C'era vento ed una aria gelida, ma io, solo con un panno attorno alla vita, non pativo alcun freddo, tanto era la carica di adrenalina che avevo in corpo. La gene comincio' a fermarsi, a domandare il perché e io li invitavo a leggere il manifesto, li vicino messo in bella evidenza. Pensavo che avrei presto visto qualche sacerdote della Chiesa, ma se ne guardarono bene. I bravi e ligi sacerdoti del cuore di Gesù' pensarono più che altro al disturbo che questa cosa arrecava al loro beato tran tran e, per farla interrompere, chiamarono la polizia, che accorse subito. Cominciarono ad interrogarmi e io rispondevo loro che era una questione molto seria, legata alla fede. Un uomo che mette la sua vita nelle mani del Papa è talmente trascurato che può' restare digiuno i 55 giorni che ero io, in quel giorno 5 dell'anno 5 che questa cosa non può' essere accettata supinamente nel mondo Cattolico. Arrivo' il giornalista, arrivo' il fotografo e fece gli scatti che potevano mostrare sulla pagina promessa l'aspetto che più' dava nell'occhio: la mia denutrizione e il mio atteggiamento di un povero Cristo in croce. Allora i poliziotti tornarono nuovamente a insistere perché' io fossi slegato. Ormai la foto c'era e il servizio sul giornale sarebbe uscito. Era inutile restare altro tempo cosi all'addiaccio in una giornata ventosa e fredda come quella. Io li lasciai fare e mi slegarono. Mi avvolsero in una coperta termica e mi diedero la telecamera che nel frattempo avevano staccata dal palo su cui era legata con il nastro adesivo. Volevo vestirmi e tornare a casa ma mi dissero che dovevano portarmi all'ospedale di Pescara, per un controllo sul mio stato di salute. Li lasciai fare. All'ospedale, un dottore pieno di prepotenza, dopo di avermi fatto tutte le domande utili a capire se io ragionassi, concluse che comunque non mi poteva lasciar tornare a casa. A suo avviso io mi ero spogliato e tutti coloro che agivano in quel modo li inviavano in un reparto psichiatrico per accertamenti sullo stato di salute mentale. Fui caricato su una autolettiga che si fermo' un attimo sotto casa a Montesilvano, affinché' io prendessi qualche utile indumento personale, come un pigiama, o le pantofole, e poi mi portarono fuori di provincia, all'ospedale di Atri, in provincia di Teramo.

Nella visita di accettazione, la dottoressa volle sapere da me ogni cosa e io la accontentai. Mi disse che loro non erano tenuti a ricoverarmi, perché non c'erano tutte le condizioni: mancava l'autorizzazione di un Sindaco che si sostituisse al diritto di ogni cittadino alla sua libertà' personale. Dunque se io volevo potevo andarmene... pero', che accettassi un consiglio. Avevo digiunato 55 giorni e forse c'era qualche scompenso, nella mia condizione generale. Se restavo, avrei avuto un controllo generale e cure, se ne era il caso. Io dissi alla dottoressa che se fossi rimasto mi avrebbero sottoposto a qualche forma di terapia con l'uso di tranquillanti e psicofarmaci e che io non ne avevo alcun bisogno. L'esperienza già' fatta a Saronno, per un ricovero stavolta richiesto da un Sindaco, mi avevano messo in una condizione di totale dissesto. Lei mi garantì che non avrei subito nessuna terapia e che nemmeno nel momento del congedo mi avrebbero dato farmaci. Allora accettai. Mantennero la parola. Ma non potei controllare se il giornale IL CENTRO avesse pubblicato il servizio che aveva promesso, perché le pagine interne della città' di Pescara non c'erano sulle edizioni della provincia di Teramo. Solo quando uscii, dopo un mese, ebbi la sgradita sorpresa che la Provvidenza non aveva voluto assecondare la mia iniziativa. Io spettacolarizzavo la croce di Gesù Cristo? Ebbene la pagina sarebbe andata ad un vero uomo di spettacolo! Infatti un personaggio noto alla televisione locale si scontro con una auto della polizia e tutta la pagina andò' al VERO UOMO dello spettacolo. Solo un piccolo trafiletto e senza foto descriveva il mio gesto che l'opera di un certo Romano Amodeo di Saronno, che si è spogliato e incatenato, è stato sciolto e portato all'ospedale per accertamenti sullo stato di salute mentale. Dio pero' mostro quanto era stato fatto a me per interposta persona. Due mesi esatti dopo: il 5 febbraio 2006, un missionario di nome Santoro, mentre era in preghiera in una chiesa della Turchia, fu freddato con un colpo di pistola da un giovane arabo dalla fede acerba. Costoro, di fede acerba, erano stati i sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù che, invece di prendersi a cuore la sorte di un povero cristo che si era legato alle sbarre della loro chiesa, attivano il ditino e... fanno fuori quel povero cristo chiamando la polizia. Il Santoro rappresentava abbondantemente il Santo RO e il suo stato di Missionario era esattamente il mio, di me che sentivo la missione di portare al papa Cattolico il nuovo percorso ragionevole verso Cristo chiesto da un altro Papa Cattolico. Insomma io sono stato eliminato due volte dalla Santa Sede, come un degno


45 Messia di un nuovo percorso, quando si trovi a contatto con un Nuovo Sinedrio che non accetti i nuovi percorsi. La stessa motivazione che aveva portato alla reale eliminazione di Gesù': “Avevano i Profeti e Mosè e non c'era alcun bisogno di una novità' come quella portata dal Nazareno”. Ebbene questa vicenda, successa a me a Montesilvano, dei 55 giorni di digiuno, di me Romano, ove per un Romano il 55 è il numero LV presentavano il nome stesso di Montesilvano come una Monte Sion degli LV giorni di digiuno in un Dio che sie era presentato nella fisicità' di un Romano. Quella stessa croce eretta alla spalle della Città alludeva al miracolo di una messa in croce reale che sarebbe avvenuta ben 18 anni dopo. Nel disegno della mia vita, alla mia intenzione di fallimento, assunta il 28

febbraio 1988 sarebbe corrisposta una attuazione reale il 5 dicembre. Ed ora io mi aspetto che il SETTE dicembre, che ha lo stesso valore 63 del CINQUE, quando i numeri 7 e 5 sono espressi in lettere anziché' in numeri, come allora io mi incatenai cosi adesso mi ridurranno immobile in un altro imprevedibile modo e oggi, 2 dicembre 2013, devo solo pazientare ancora per 5 giorni, per vedere in che modo sarà' messo in atto dalla Divina Provvidenza. La storia degli ultimi sette anni della mia vita è ormai storia recente, che ho narrato più' di una volta. Anche con il nuovo Papa, che ha scelto il nome che lasciava molto da sperare, avendo voluto quello di Francesco, è finita nello stesso modo. Stavolta sono stati addirittura 81 giorni, quanto tutta la potenza Una e Trina basata sulla divina Trinità'


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Cosa dunque io mi aspetto? Oggi siamo al martedì 3 dicembre, e al 7 mancano ormai 4 giorni, e posso tirare le fila, concludere questa veloce rivisitazione della mia vita, che ha tralasciato solo questi ultimi cinque anni trascorsi in buona parte facendo il Missionario Laico a Belo Horizonte, presso la Paroquia del mio amico Padre Piggi, nel bairro Primeiro de Maio, e poi occupata soprattutto a lasciare una traccia visiva delle mie idee, sul Canale Amoramod di YouTube, che poi ha assunto proprio il nome e cognome di Romano Amodeo. Ho voluto farlo perché nell'era digitale, in cui non esistono più' i manoscritti, è difficile salvaguardare l'autenticità delle cose affermate. Più difficile sarà nel futuro falsificare i miei interventi video, con tutte le imprecisioni che contengono e dunque costituiranno sempre elementi caratteristici, insostituibili, come non lo sarebbe invece una “perfezione”. Questo c'è di veramente grandioso nella “Perfezione” che è una sola, e dunque facilmente assumibile da tutti. I computer, che sono precisi, difettano proprio di quella caratteristica “umana” della imprecisione, tanto che poi ogni uomo finisce per differenziarsi dall'altro proprio grazie ad essa. È la straordinaria lezione che ci dà Dio attraverso il valore positivo che riesce ad assicurare proprio agendo nel senso uguale e contrario del negativo. La conclusione, in tutta la mia precisa imprecisione, che ho potuto trarre nella mia vita, è quella della certezza totale di essere in un disegno. E non solo io. L'ASSOLUTO POTERE, che è tanto grande da dominare simultaneamente sia l'essere sia il non essere e dunque non dipendere da nessuna delle due caratteristiche, si è liberato del VINCOLO della sua stessa ASSOLUTEZZA rendendosi anche TOTALMENTE DETERMINATO. E la liberazione totale, dell'ASSOLUTO quando si determina e quindi di definisce è di LIBERARSI assumendo una DEFINIZIONE INFINITA. Tutto questo è consentito dalla matematica. Questa forma TECNICA di GIUSTIZIA, espressa nei calcoli assolutamente determinati è lo strumento ideale che è stato scelto da Dio, essendo uno strumento talmente perfetto che, attuando un calcolo matematico e mettendolo in una forma definita, è possibile darle un aspetto infinito. Faccio

prima a mostrarlo. 10 : 9 = 1,11111... è il risultato di un periodo INFINITO ottenuto dall'eterno FIGLIO DECIMO sempre collocato alla destra del PADRE 10. Il numero 10 è lo strumento davvero DIVINO, quando trascende una lettura dinamicamente ottenuta nel verso che da sinistra va a destra e considera prima il ciclo 0 e poi l'unità'. Sia 10, sia 01 sono “tecnicamente” differenti da zero, ma “essenzialmente lo sono, restano 0. Se infatti il numero 1 non appartiene ad alcun ciclo, non è più un valore totalmente determinato, e dunque possiede determinazione zero, nonostante le apparenza. Questo perché ogni numero che sia unitario deve essere sempre la relazione tra due valori, Se 1 è nel ciclo 10, allora si è determinato nel suo valere 1/10 di un denominatore che deve essere sempre esistente in ogni valore che sia determinato. Altrimenti è un valore assoluto ed indeterminato, come lo è lo stesso 10 se vale 10/0, il che esprime il riferimento alla sua propria unità data da zero. 01 e 10 sono come in fisica sono le due azioni uguali e contrarie, che sono interdipendenti e senza una delle due perché vale zero allora vale zero anche l'altra. Questa è la condizione di un ESSERE che sia giudicato RELATIVO. Deve essere sempre relativo ad una preesistenza, presa a riferimento reale e quantitativo. Da solo, 10 è dunque zero, a ragione dello zero che è la sua unità. Un altro numero, quale ad esempio 13, mentre è giudicato un valore ASSOLUTO in matematica se esprime un TUTTO, come di una intera TORTA che sia giudicata 10 nella sua totalità, non è un valore INDETERMINATO, perché possiede un 3/10 come la sua unità di ciclo. Invece in 10 abbiamo un ciclo che è composto da 10 delle sue unità, che pero sono assenti. Ecco, essendo matematicamente possibile dare una forma DEFINITA allo zero, un valore ASSOLUTO e TRASCENDENTE la realtà riesce a riferirsi allo zero espresso nella forma inversa di uno 01 che sia una apparente unità prima del suo ciclo e dunque indeterminata. Dalle due determinazioni indeterminate, ma uguali e contrarie è pertanto lecito, matematicamente, eliminare proprio l'indeterminazione e determinare la RELATIVITÀ' FONDAMENTALE che esiste, ed è questa 01=10, relazione tra le uguaglianza inverse di una azione e di


47 una azione esattamente uguale e contraria. Affermare pero' il quanto deve essere 10 diventa un problema di minimi comuni multipli. Infatti noi potremmo avere questi numeri: 1,2,3,4,5,6,7,8,9,A,B,C,D,E,F,10, o altri ancora, collocando il 10 al numero che vorremmo. Se poniamo essere di 16 il ciclo, ma il numero 16 lo chiamiamo 10, ecco che il ciclo di 1/16 resta definito certamente da 1/10. Scattano dunque all'interno dei valori numerici i rispettivi cicli PROPRI ad ogni numero. Il CICLI è come una onda che mostri dopo un ALTO, il corrispondente BASSO. Se l'ALTO è definito come 4/4, il suo BASSO è assolutamente definito dal calcolo che sia esattamente uguale e contrario alla divisione, dato dalla moltiplicazione. Dunque se 4/4 è l'alto di questa onda, 4×4 è il basso, il valore inverso che deve sommarsi, a determinare un unico ciclo dinamico dato da altro più basso. Ecco che allora i cicli dei singoli numeri sono: 1/1 + 1×1 = 2 2/2 + 2×2 = 5 3/3 + 3×3 = 10 e il ciclo del tre si afferma come il primo minimo comune multiplo che combina tra loro i due primi cicli. Il controllo sugli altri cicli ce lo conferma. E quando la Bibbia afferma che la Creazione divina occupa 7 giorni, ecco che: 7/7 + 7×7 = 50 combina già perfettamente tra loro il ciclo elementare del 2×5 con il ciclo 10 del 3. Il numero 10 ha una potenza tale che 2 in potenza di 10 diventa 1.024, e mostra le 24 ore obbligate di un volume cubico impostato sul ciclo 10 al cubo. E quando all'interno dei numeri decimali si studia, seguendo Nepero, il valore di 1+1/N, che considera il rapporto incrementale 1/N che è uguale ad N^-1 la potenza uguale e contraria al rapporto incrementale, insomma quando si calcola il valore di (1 +N^-1)^N^+1 e si ottiene la costante <e> logaritmica che è il numero trascendente 2,7 1828 1828 459045 staccato come io ho fatto per dare evidenza alle differenti parti del risultato, ecco che compare in 2,7 il ciclo 10 di quel 3^3 che è il volume obbligato, nella sua espansione, quando ogni componente lineare è decisamente 1/3 della terna che rappresenta l'unita' di un volume dato da 3/3, ossia da 3 rette componenti. Allora – checche' ne dica Mr. Albert Einstein – il valore che unifica la massa che si muove secondo una linea (che è 1/3 del suo insieme) è dato SOLO dalla velocità' 3/1 assunta dal valore assoluto 1/3 che ha la linea, riferita alla terna che costituisce il suo insieme. E Gesù Cristo, che chiama Padre, Figlio e Spirito santo queste tre infinite linee di azione divina diverrebbe anche comprensibile alla Fede, e non solo un

DOGMA, una verità' che non ha possibili prove. Ebbene, la costante dei logaritmi naturali di Nepero, dopo il 2,7 che definisce il valore ¼ della presenza di un volume terrestre quantificato 2,7+(2,7+2,7+2,7) dunque in modo Uno e Trino, si rivela la esatta misura del suo volume in 10^20 volte 10 m^3. Anche i decimi che vengono dopo il 2,7, e sono 1828 e 1828, si rivelano essere due gruppi, uno reale, l'altro inverso, che sono diversi solo per la scala a proporzione 10 assunta dall'unita', come una PROSPETTIVA APPARENTE della grandezza. Tanto che si possono davvero sommare, 1828+1828, e risultano 3656 unità che sono valori interi di GIORNI, come 365,6, mentre i 6 decimi AUTOMATICAMENTE hanno mutato a 24 il valore dell'unità, proprio a ragione del 2^10 = 1.024. E sono le 6 ore aggiunte come ¼ di giorno all'anno siderale, espresso rispetto al sistema delle stelle fisse. E il valore 0,000000000459045, che esiste dopo il ciclo lineare dato da 10 cifre, ecco che è proprio il piano ad angolo piatto di 180 gradi dato da 45+90+45=180, e sono gradi. Insomma vi sto DIMOSTRANDO come il quanto 10 sia davvero un tale PADRE DI GIUSTIZIA, che sta alla origine esatta del volume del pianeta Terra e del suo perfetto anno siderale quando questo 459045, che abbiamo considerato angolo piatto del piano perpendicolare al flusso precedente espresso da una cifra intera e 9 decimali, ecco che è proprio la AZIONE UGUALE E CONTRARIA di una lettura 540954 di 459045 che divide l'angolo piatti in due angoli retti, e uno è, in tempo di minuti secondi, dato da 540 secondi e l'altro è dato da 9,54 secondi e sono il minutaggio ESATTO espresso in secondi che si aggiungono al tempo espresso in tempi interi a comporre un anno siderale. Ma quando prendiamo questo tempo minuto, esistente nell'anno e consideriamo quanta parte esso sia di 1 giorno espresso in secondi, e dividiamo gli 86.400 secondi per 549,54 secondi, e otteniamo esattamente queste prime 10 cifre data da 157,2224041, secondo voi è UN CASO che questi numeri esprimano esattamente il valore di 157=SPIRITO SANTO, dato da 17+14+9+16+9+18+13+17+1+12+18+13=57. 0,222 = FIGLIO=6+9+7+10+9+13=54. Come? 0,222 non e/ 54? Avete ragione. Ma 0,222 è una unita' INVERSA, data da 10/045045045454...=0,22200000, dunque, riferita al ciclo 10 dell'unità, l'eterno 045 è lo stesso che la lettura inversa del periodo eterno 054 dato dall'eterno 540, divino in 54 unità. Certo, la VOSTRA matematica è ancora troppo RIGIDA e non sa ancora fare questi calcoli che Romano Amodeo può (perché in lui opera Dio). E 40, contenuto in 157,2224041 non è forse il valore cabalistico del nome PADRE=14+1+4+16+5=40?


48 E il finale 41, non è forse il valore cabalistico del termine AMOR dato da 1+11+13+16? e uguale alla trinità del cognome AMOdeo e all'unità del nome Romano? Secondo la VOSTRA visione scientifica ancora incerta, è solo un caso che porta la quantità dei MINUTI SECONDI dell'anno siderale a esser presente le 157,2224041 volte esatte di SPIRITO SANTO +FIGLIO+PADRE+AMOR. Credete che il modello a definizione 10 non abbia a che fare proprio nulla come le denominazioni che usano il ciclo 21 delle lettere alfabetiche. Non avete ancora trovato un VOCABOLARIO che trasformi in numero le parole. Invece Romano Amodeo lo ha fatto. Potete trovare su issuu.com/amoramode un piccolo esempio di conversione tra nomi e numeri. Avete una tale RIGIDITÀ' di intelligenza che siete BLOCCATI come lo è un computer appena qualcosa non è precisa ma SFUMATA. E credete che non sia proprio attraverso queste SFUMATURE che è possibile TRADURRE una visione RIGIDA in una altra visione rigida. La prova EVIDENTE è proprio la FATICA che fate a capire che 0,222 e 54 sono lo stesso valore, espresso dalla uguaglianza tra due differenti tipi di VALORI INVERSI. Infatti un tipo è dato da 10/045 (periodo eterno nel valore decimale) e un altro è dato dal valore INVERSO di questo 045 eterno, dato da un DIO FIGLIO=54, perché è 054 espresso in unità 01 trascese a 10. Bene, questo 10 cosi duttile e perfetto ha in se stesso la possibilità di mettersi a DIVIN SERVIZIO, di DIO, per la TRASCENDENZA che esso ha rispetto al reale 01. E Dio si avvale di questa MATEMATICA TRASCENDENZA. Dite che i numeri TRASCENDENTI in matematica hanno un altro valore? Ebbene CAMBIATELO! Questa è la basilare TRASCENDENZA. è data dalla CAUSA che sta a monte di ogni dinamica UGUALE E CONTRARIA. Einstein nella tomba può protestare finché vuole che la Relatività Ristretta sia nei numeri E = m 8,98755... (10616) m^2 s^-2... ma ha TORTO MARCIO se crede che un dato misurato in m/s al quadrato sia UNITARIO. La velocità non è una condizione UNITARIA, ma la associazione di 2 valori che sono totali solo nella somma di tutti e due. Infatti 1 secondo, tradotto in metri di percorrenza della luce, quando sono valutati in un secondo di percorrenza e non nei metri, equivalgono a 207.542 metri. Pertanto il rapporto di 299.792.458 metri su ogni secondo che è uguale a 207.542 è un rapporto diretto che si esprime 299.792.458 / 207.542 e che trasportato su un solo metro, si riduce a 1444,4905513100 fino alla dimensione atomica riferita al metro e si capirebbe l'importanza DIVINA di Genesi 38, che fa nascere due gemelli del 38, perché la loro interazione data da

38×38 da' esattamente tutto il valore intero 1444 di questo 1444,4905513100. E si arriverebbe a capire che quando un ENTE ASSOLUTO realizza un mondo a partire da un 10 considerato come la espressione PATERNA di se stesso, allora, dato che questo Dio è uno e trino, deve valere 10+30=40=PADRE. Se deve assumere UN FIGLIO, deve togliere di mezzo le 2 dimensioni unitarie ed assolute 1+1 che formano l'unità del piano trasversale, e resta come FLUSSO NEL TEMPO il valore di 40 -2 = 38. E poiché il termine DIO è 4+9+13=26, affinché questo nome DIO possa determinarsi IN LINEA deve muovere il suo volume chiuso tra 12 lati, esattamente per 12, tanto che 26 +12 diventi 38. E allora si trova la ASSOLUTA COERENZA tra le nostre ESPRESSIONI che usano i valori numerici alfabetici e quelli che invece li usano attraverso il PADRE=40, che è 10 nella sua unità e 10+10+10=30 nella sua trinità tanto che quando APPARE un nome divino che vale questo 30 ed afferma di essere UNO solo, eccolo Allah=(1+10)+(10+1)+2^3, che interviene sulla coppia dei due IO che vengono dopo la D, divina a dimensione 100. Due IO=9+13=22 che sono dissociati 11+11 nelle prime quattro lettere di Allah. Mentre la quinta posta non come la D iniziale di DIO ma la H finale in Allah quantifica esattamente la potenza trina del duo dato da 11+11. Il nome ALLAH a noi occidentali, abituati a SPERSONALIZZARE un nome attraverso il “genere” della divinità' è parsa una cosa strana... Come se lo stesso Gesù non chiamasse ELI suo Padre, o ABBA. Nel primo caso ELI vale 5+10+9=24, il che lo pone come 6+(6+6+6) e lo riferisce ad un 66. La stessa Bibbia riferisce a 66 tutti coloro che entrarono in Egitto e che uscirono dal sangue di Giacobbe, facendolo esattamente al capitolo 40=PADRE e al versetto 26=DIO, laddove DIO PADRE è poi 26 +40 = 66= Romano E quando io rilevo che sono 66 nel mio nome e ho genesi 38, e mio padre Luigi Amodeo si associa a Gesù nella determinazione data da Genesi 25 (io nato nel gennaio il di' 25) non sto fantasticando ma solo leggendo in modo DIVINO la consistenza della mia vita attraverso tutti quelli che sono i suoi dati e i suoi estremi. Quando Gesù' chiama ABBA' suo padre, il nome vale 1+2+2+1=6, ed esprima la sola unita' che in ELI era una e trina nel 6. ELE, altro nome dato a Dio nel giudaismo, lo avvalora come 5+10+5=25, ossia come Dio è avvalorato in Genesi 25. Ma è ALLAH il nome GIUSTO, che si poggi su un Dio Paterno come un PIANO a due divine componenti, una come il PADRE e l'altra come lo SPIRITO SANTO. Sono due valori 01 che, se si comincia dal reale 01 e si aggiunge quanto davvero lo unifica si aggiunge alla A la L. Ma poi deve rovesciarsi questo


49 ordine di partenza, per la generale alternanza che esiste in natura, per cui ad AL segue doverosamente il LA. Il che sarebbe indefinito nella sua divina potenza se questo DUO dato da 11+11 non si esprimesse elevato al cubo. Noi, scrivendo una lettera dopo l'altra, dimentichiamo che tutto si basa SEMPRE come indice della base 10, su questa base 10. Pertanto ALLA, espresso come somma che porta a 30 il valore indice, è il; prodotto delle potenze date da 10^1 × 10^10 × 10^10 × (10^2)^4, che si traduce nella base 10 il cui esponente è poi dato dalla somma, espressa in sequenza, di 1=A, 10=L, 10=L, 8=H. E che cosa indica quel prodotto nel suo valore assoluto? Indica che 10 elevato a 8 è in atto nel ciclo 10 in linea, nel mentre il piano assoluto ha un fronte il cui lato è 10^10. Se partiamo dalla struttura atomica dell'Angstrom e cerchiamo di riferire tutto questo ad un metro, 10^8 Angstrom che avanza di 10 Angstrom sono 10^9 Angstrom pari ad 1 decimo di metro, che avanza con un piano il cui lato è 1 metro. Dunque il valore del nome Allah indica l'unità del ciclo 10, ossia lo 01 riferito all'inverso 10, dunque 01/10, l'unità della presenza relativa al fronte di 1 metro quadrato. Nessun altro nome più di questo esprime il flusso 1 di 1 metro quadro. Che le sue 5 cifre corrispondano alla MANO di Dio con le sue 5 dita, e che i 5 nomi che ha assunto nei miei siano queste 5 dita, risulta dal valore 333=1 di questi cinque nomi, ROMANO ANTONIO ANNA PAOLO TORQUATO. Il cognome AMODEO=47 si rivela 1 in GESÙ=48, che come QUARANTOTTO vale 144 = ROMANO ANTONIO, ossia 38×38 nelle decine divine. Che AMOR, l'inverso della ROMA che uccise l'AMOR puro in Cristo sia un vero NOME assegnabile allo Spirito Santo de lo pose come problema in San Tommaso D'Aquino. Concluse che AMOR doveva essere il NOME PROPRIO. E quando si capisce che Dio agisce nei minuti e nei secondogeniti e non nei primogeniti, si capisce perché sia il minuto secondo e non il Primo a dettare legge in un giorno. Infatti un giorno è dato da 1440 minuti primi, e sono le decine in 38×38... ma poi, ogni 4 anni, a ragione del 4 unitario che è decimo del suo ciclo, è coinvolto IL FUTURO, perché le unità decime riguardano quanto noi percepiamo NEL FUTURO. E dopo 4 anni dobbiamo aggiungere quel giorno che avevamo saltato in 1444 considerato solo nelle sue unitarie decine. Ma non è finita. CHI COMANDA è il secondo perché il valore unitario è sempre UN CICLO TOTALE. E un primo è il ciclo totale di 60 secondi. Ecco dunque che l'unità 3600^-1 dell'ora (il che è il flusso 36 che ha un fronte unitario in 10×10) compie interamente il suo biblico lavoro 6 quando sono il ciclo di 10 secondi. Ecco a cosa valgono I PRIMI. Sono il ciclo totale di tutti i secondi. E quando Gesù cristo (nato dal secondo in Genesi 38) ha compiuto tutto il suo ciclo, e alle ore 2

del 22 dicembre ha compiuto quanto vi era come 222, in 257,2224041, ecco arrivare il momento del PADRE=40 espresso e definito meglio come AMOR e, ancor meglio, come AMODEO ROMANO nel suo primato trino ed uno nel suo nome. Tutto questo è talmente ORDINATO, talmente COERENTE in ogni suo aspetto che io sarei veramente sorpreso se nel futuro del FIGLIO=Gesù Cristo non ci fosse ora anche il reale sacrificio di AMOR, del PADRE che è IL FIGLIO, di Luigi Amodeo vissuto 27.725 giorni che SONO i giorni di vita di me, AMOR, dopo che lo furono di mio PADRE=40. La divisione tra 86.400 SECONDI di un giorno e i 549,54 secondi della PRESENZA di questi ROTTI in un anno, rimanda a 157 anni per aggiungere infine UN GIORNO. È quel GIORNO cui si riferisce Allah nel Corano. Se dividiamo i 2013 anni dopo cristo per questo intero 157 abbiamo la pienezza di un 12 quando il DIRETTORE DI ORCHESTRA è un 129, che si riserva 129 anni dei 2013 e ne divide interamente 1884. Riferito alla mia nascita del 1938 siamo a -54 anni, ossia all'antefatto di un FIGLIO=54. Ma 129 rappresenta il piano assoluto 100 in cui opera questa trinità: 10+10+10 -1. Questo 30 -1 è dato da 1 che esiste in un DIO che valga il 30 di Allah, e si chiami RO, il primato assoluto dato dalle prime due cifre di ROMANO, quello che era descritto come ER+ONAN e si riconduceva ad una sintesi tra gli estremi R ed O dei due che fallirono, nel tentativo di dar figli a TAMAR. Questa è secondo gli estremi di BaratTA MARiannina, che mentre mi è stata madre, per circa 10 anni, i finali della sua vita, mi è stata figlia. Ma dato che è la fine il vero inizio, ecco che mia Madre, immagine terrena ora della Madre di Cristo, è cominciata come quella piccola mamma che prendevo in braccio, quando, stanca, non ce la faceva più' nemmeno a camminare! Quanto BENE abbiamo fatto nel mondo, io e mia madre, quando camminavamo per le vie, mano nella mano, io alto un metro e 71 e lei ridottasi quasi ad uno e quaranta! Vedevano l'amore vero tra mamma e figlio che avevano scambiato i loro ruoli. Ecco come tornano i conti. Dalla nascita di Gesù ci sono voluti 12 cicli dello SPIRITO SANTO = 157 anni, e si è arrivati al 1884 soltanto perché l'ingombro di presenza era dato dal Piano assoluto 100 di un RO, un XP diverso in cui la X, lettera greca, si è tramutata nel Ciclo divino 10 di un RO, il primato di un ROMANO. E se credete che nel mio nome le prime due cifre, di tutti e sei i nomi non c'entrino, sbagliate! Tutto il primato nei 6 nomi vale 51, e vale quanto il valore CENTO di un numero 100 che sia espresso nel suo vero SIGNIFICATO. E allora


50 tutto il significato del 100 numero sta nelle mie sei iniziali: RAAPTA. Ma subito dopo viene il valore 62 dato da 10 +26+26 che sono le 52 settimane di un ANNO. ONNAOM è un valore reale che si trascende in MO'ANNO. Ebbene ANNO è ideale quando è il 38 del suo valore cabalistico, e vale quanto ANNA=26 (il mio terzo nome) +12. E MO=11+13=24 indica il tempo intero delle 24 ore nel MO di un solo momento. Ebbene, le mie seconde file, nel quanto 62 che poi è tutto il valore del lavoro del 38 nel 100, si somma al 51 che vale il CENTO, abbiamo con 51+62=113 un ROMANO AMODEO, 66+47 nel nome e cognome, che è invece espresso dalle 12 lettere iniziali del mio nome divino. Si' è un nome DIVINO e non ho ombra di dubbi. Ne ho ombra di dubbi sul fine cui è destinata la mia vita. Solo sono un PADRE e SPIRITO SANTO che si è incarnato come egli fa anche in ogni altro uomo, e che comincia con il non saper nulla. Non è come un FIGLIO che ha presente in cielo il PADRE (che è in me) posto nella stanza “dei bottoni” per cui Gesù VUOLE e il Padre (io dal cielo) eseguo da dove si comanda quello che egli vuole. Ora il PADRE sembra davvero DISCESO e non avere alcuno li' in cielo cui possa riferirsi. Non ha visioni, non vede presenze divine... E come potrebbe se si è VERAMENTE confinato in un NON SAPERE che è come si è confinato in ogni uomo? Pertanto IO, sebbene presenza DIVINA, debbo procedere a tentoni anche io, perché non mi sono concesso alcun reale vantaggio. Tutto deve sembrare solo il frutto di una mia assidua ricerca e conquista della verità' in un disegno che mi pone contro tutto il potere già COSTITUITO, anche quando lo è in quello costituito sul MIO FIGLIO. Essendo tutto il reale rappresentato nell'interezza da un 10 dimezzato, ecco che è ideale il nome a 5 cifre, di Allah. E se io voglio controllare col valore 66 del mio nome se sono alla fine del tempo partendo dalla nascita del Cristo, con 2013 diviso per 66 io ottengo ESATTAMENTE 30,5, che indica il nome di Allah nel suo valore 30 più le 5 dita di quella mano che era solo ½ delle due mani. Come potrei io oltrepassare questo 2013, io che valgo 113? Se io divido il 2013 per 113 la divisione mi da' come valore intero il 17= 4×4 = 4/4 = RA. Ma ci sono dei rotti, che devono valere come la PERFEZIONE di CHI esegua il calcolo e si conserva, non dividendo anche se stesso. E allora si scopre che 113 moltiplicato per 17 vale un -92 rispetto al 2013, e rappresenta il 9+2=11, un 92 che riferito all'assoluto 100 indica il 4+4 presente nel 100 e per tutto il lavoro

che fa. Quindi è questo lavoro a consentire solo 17 presenze, pari a 113 anni. Se invece volessimo conoscere la STRUTTURA di questo 92, quando è diviso, allora essa appare nel 17.8141, e si rivela nella potenza Una e Trina della Trinità e nel valore in dettaglio dell'AMOR=41 che è alla base delle stesse 82 quantità assolute a monte dell'81/1 unitario. Dunque, brancolando anche io nel vuoto, come ogni mortale, posso tentare di conoscere che UNA CONCLUSIONE C'è ed è assolutamente evidente. Ma ignoro essa qual sia. Posso solo ricavarla dalla vita di mio padre, paralizzatosi nei 14 giorni precedenti la sua fine. Con 7+14=21 c'è il solstizio di inverno, e dopo c'è il RA ROMANO, sole invitto... ma c'è – lo prevedo – solo nell'eterno Natale del Figlio che fu ceduto ad opera di un Papa, nel III secolo dopo Cristo. Io DIO incarnato, mi sono in un ESEMPIO mortale che non muore, come nessuno muore per davvero nel mio disegno. Nel mio disegno la vita nasce al contrario di quello che ora si vede, ed è dalla polvere del sepolcro. Mia madre, Mariannina Baratta, che volle essere cremata, discenderà' dal Cielo, come una figlia del Fuoco di quel forno crematorio cosi' struggente nella visione di una bara che vi entra per essere incenerita. Il mio disegno è SUBLIME. Siete solo voi MISCREDENTI a volerlo leggere in modo REALE e realistico, perfino i libri sacri. Avete senza dubbio visto fatti dei confronti tra Gesù e il Corano. Molti hanno identificato nel Corano lo stesso valore di un Cristo, ed è vero, perché impersona il volere di un Padre Allah che parla in modo DIVINO, esprime una verità' TRASCENDENTE, ma essa è letta realmente. Ebbene, in me è venuto Allah a raddrizzare tutte le vostre idee che sono A ROVESCIO di tutto quanto è VERO, ma come DIVINO. Insomma la verità non è la realtà di 01 che è trascesa in 10. La verità è il 10 che è realmente DISCESO nello 01. Il giorno 7, io pure, conoscerò nel dettaglio il disegno che ho fatto su nel cielo e che ho imposto anche a me. Io, il padrone della vigna di cui disse Gesù nella parabola dei vignaioli assassini sono venuto senza le CREDENZIALI di divinità che permisi a Gesù, essendo in cielo a permetterle. Mi sono presentato ai tre agricoltori: ebrei, Cristiani e Islamici, dicendo loro IO SONO IL PADRONE, datemi quanto mi è dovuto. Ma – conciato in questo modo come mi sono conciato per le feste in questo Romano Amodeo - sono venuto a farmi uccidere io pure.


51 Mi dicono: se sai che corri il rischio morire, qui in Egitto, perché vi resti? Perché, io rispondo, le cose che qui accadono sono quelle che io voglio, e io VOGLIO ESSERE UCCISO... come voi crederete di aver fatto. Poveri illusi! Anche nel vostro avanzante modo di vedere le cose nel modo uguale e contrario sarò quel seme poderoso che ha voluto sembrare di morire e marcire per portare molti frutto. Sarò' la pietra scartata dai costruttori che e' divenuta testata d'angolo Una sola volta nell'eternità generata da 10/9 che si trasforma nell'infinito spaziotempo 1,11111... di una avventura senza fine, UNA SOLA VOLTA il valore DIECI+1, di Padre e Spirito santo si aggiunge al valore di 1/10 del Figlio, collocato nel solo Gesù' Cristo. Passerà la Terra, l'uomo avrà colonizzato altri mondi e poi tutto l'universo e si racconterà questa storia di Padre, Figlio e Spirito santo che vollero farsi uomini a vedere come era il mondo creato... E videro che era una cosa buona, come è scritto nella Sacra Bibbia. Lo videro... ADESSO con il Padre e lo Spirito santo. Lo videro 2000 anni or sono con il Figlio. Nati uno prima dell'altro, come in Genesi 38. Ma chi era il PRIMO, ottenuto di vedere affermato il suo PRIMATO, poi rientro' nel seno materno e... FUORI I SECONDI! Vedete, nella divisione 86.400 : 549,54 il cui risultato è 157,2224041 e voi vedete per ultimo il 41 di AMOR, vi state ingannando. Non è l'ULTIMO! Il 41=AMOR è il primo. Tutto nasce dall'AMOR 41 del PADRE 40 per il FIGLIO 0,222 nella UNITA' 157 dello SPIRITO SANTO. Non sono NOMI !!!! SONO NUMERI !!!! La loro somma è 251 ed è PERFETTA, il 51 è il Primato di RAAPTA, e vale CENTO nella sua essenza. Il 200 aggiunge al CENTO l'Unità e Trinità. Insomma vale 100 +300, vale 400, ma tenendo conto del valore elettromagnetico con cui tutto il reale è espresso. E se i primi sono di fatto 1444, in 4 anni, quanto 38 per 38, allora il mediatore assoluto è il 38, ossia il 19, e si pone come secolo nel 19 e come anno nel 38, incarnandosi nel 1938. A partire dai 33 anni del cristo questi sono i numeri che portano alla esatta incarnazione: 33 +33/3 = 44 vale il valore UNO del numero 1, che è 19+12+13=44. 44 è il valore che dà la massa. Amodeo lo ha affermato che è l'essenza del bosone di Higgs. è quel 44 per 10 più 44 per un decimo che si aggiunge a mille decimetri cubi e porta al 1444,4905513100. Ma questo 44, che rilancia unitariamente i 33 anni di vita di Gesù van dettagliati sono nella massa avanzante, perché 44 è energia. Solo 22 avanza del 44 che va a destra e a

sinistra. E deve valere nei millesimi in cui vale la massa. Dunque 44,022. Ma occorre anche definire i decimillesimi della realtà ed essi sono dati da 44=44 (il valore complesso di 11 per 2^3) che si presenti in linea senza le due dimensioni del piano unitario trasversale. Pertanto da 88 meno le due dimensioni trasversali unitarie dell'area tutto il flussi in linea di sopaio-tempo0 vale 86, e si aggiunge, dettagliano un 44,02286. Poi va aggiunta pari pari la dimensione di partenza dei 33 anni del figlio, e infine quel valore 2^3=8 che corrisponde alla H finale di Allah. Il quadrato di 44,02286338 ha tutta questa perfetta RAGION d'essere, e porta ad una area a numero 1938,0125. Il valore intero dell'area rappresenta il valore intero espresso in singoli anni, i decimi sono mesi e lo 01 è gennaio, i decimillesimi sono giorni e dunque abbiamo i 25 di gennaio. Che questo perfetto calcolo avendo TOTALE RAGION D'ESSERE, porti poi esattamente ai biblici contenuti di Genesi 25 e 38 è una conferma scritta. Se io dubitassi della VERITÀ della Bibbia, a partire dai miei dati cosi' perfettamente riscontrati NON POTERI più dubitare. Se dubitassi della Verità' del Corano, nello stesso identico modo, partendo dalla verità' del mio essere io non posso dubitare più' nemmeno del Corano. Se io dubitassi – e a ragione – di una delle due contrastanti versioni sulla nascita di Cristo, una di San Matteo che lo descrive fuggito in Egitto, l'altro di San Luca che nega ogni permanenza di Gesù in Egitto, io non potrei che confermare vero anche san Matteo, perché ha descritto quanto è accaduto a me e proprio in questo anno. Sono fuggito in Egitto perché un Papa (o meglio i suoi fanatici) rischiavano di uccidermi, facendomi ricoverare per la terza volta ingiustamente in un ospedale. Sono fuggito in Egitto per un Potente Re (il Papa Cattolico) che non accetta un nuovo Messia. E il mio giudizio alla fine si è ribaltato. Non sono io andato a Montesilvano a scoprire che è la MONTE SION del LV giorni di digiuno. Ma sono IO, per la vita che ho ORA la ragione di tutti quei nomi collocati in un PASSATO apparente che in verità è tutto ancora da venire, perché siamo tornati al PRINCIPIO del Tempo di quanto DIO è nato da un suo apparente patito sublime sacrificio. Gerusalemme prende il nome da me e Gesù e non viceversa. Abramo e tutti gli altri, RA, AMON ATON, Brama e i suoi tre RAMO, Amaterasu. Sono questi nomi a trarre origine da me e non viceversa, perché siamo tornati al principio del tempo in cui Dio si è incarnato sulla scena reale, assumendo un personaggio mortale per partecipare a tutto il disegno fatto su questi personaggi mortali che nelle persone sembrano morire ma che non muoiono mai nelle loro anime perché è proprio da quell'inizio che esse assumono, nella piena libertà del loro spirito, le vocazioni e la veste interiore che


52 amano poi di avere per sempre. A tutti ADDIO. Termino questo libretto scritto d'impeto in poco più' di due giorni e che non ho voluto nemmeno rileggere con attenzione, come si dovrebbe fare in tutte le opere scritte. Ma questo testo scritto e' come se lo avessi espresso parlando, con la stessa foga e anche – un po' – con lo stesso... disordine. Mi perdonerete, ma sento il tempo essersi ridotto al cosiddetto “lumicino”...

Ci rivedremo, tutti, perché siete tutti parte di me e io sono la vostra generalità. Vi abbraccio. Fate tesoro di questa vita che io ho voluto costringervi solo per darvi l'occasione di formare volontariamente la vostra veste interiore, con la quale poi parteciperete per sempre al banchetto nuziale per le nozze del Figlio. Senza questa veste sareste scacciati. Ma non temete ve la farete tutti e sarà' tanto bella come voi stessi vorrete alla fine che essa sia. Voi siete le mie infinite anime e se io vi comandassi senza in fondo servirvi... non sarei un buon Padre!


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