1
Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO
La profezia del Profeta DANIELE, cui si riferì Gesù dicendo: “Chi legge, intenda!”
2 Sono tre gli evangelisti che, nella rivelazione escatologica fatta da Gesù, si occupano di questa questione, in modo più o meno diversificato. Possiamo cominciare questo studio comparando tra loro le tre differenti narrazioni Matteo 24,15-18
Marco 13,14-16
Luca 21,20-22
15 Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda -,16 allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, 17 chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, 18 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.
14 Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; 15 chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; 16 chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.
20 Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. 21 Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città;22 saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
Matteo è il solo che aggancia l'abominio della desolazione, che sta in luogo santo, alla profezia di Daniele, e raccomanda a chi legge di capire Dal versetto 16 al 18 esiste la stessa raccomandazione che leggiamo in tutti e tre i resoconti.
Marco descrive lo stesso Abominio della desolazione, che sta dove non conviene e raccomanda a chi legge di capire. Dal 15 in poi il resoconto è identico. La situazione è tanto grave e impellente che nessuno ha il tempo per mettersi in salvo.
Luca invece – il cui vangelo cerca la chiarezza storica delle indicazioni – compie lui stesso ciò che Gesù (secondo il resoconto degli altri due evangelisti) ha affidato al lettore, e “capisce” in nome e per conto di tutti, che si tratta dell'assedio al luogo santo di Gerusalemme fatto dagli eserciti.
A questo punto è necessario leggere attentamente tutta il libro di Daniele, per vedere in che punto egli ha scritto qualcosa che potrebbe corrispondere all'Abominio della desolazione, accennata dal solo san Matteo. In presenza dei tre diversi resoconti, che fanno parte tutti e tre del Vangelo di Gesù Cristo, la verità deve corrispondere in vario modo a tutte e tre le esposizioni. Resta da vedere se nel libro di Daniele si sia fatto cenno all'assedio e alla distruzione di Gerusalemme, che ci fu realmente nel 70 dopo Cristo, in cui la Città santa – come non sarebbe convenuto – dopo di essere stata messa a ferro e fuoco fu rasa al suolo. I Romani le avrebbero perfino cambiato il nome, nel tentativo di sradicare perfino il nome di Gerusalemme dal mondo degli Israeliti, da sempre così ostili ad ogni omologazione, non riuscita in 400 anni agli Egiziani, poi ai Babilonesi, poi ai Romani e nemmeno ai due millenni di diaspora.
3 Da una ricerca relativa al libro di Daniele, questo è il resoconto, impostando l'espressione di “abominio della desolazione. “Abominio della desolazione” Questa espressione appare in 3 versetti del libro di Daniele:
Daniele 9,27 Egli stringerà una forte alleanza con molti per una settimana e, nello spazio di metà settimana, farà cessare il sacrificio e l'offerta; sull'ala del tempio porrà l'abominio della desolazione e ciò sarà sino alla fine, fino al termine segnato sul devastatore».
Daniele 11,31
Daniele 12,11
Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l'abominio della desolazione.
Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni.
A questo punto è necessario ampliare la ricerca, leggendo tutto. Intanto si capisce come il capitolo 9 e il capitolo 11 descrivano ciò che premette l'abominio della desolazione, mentre il 12 descrive il tempo successivo ad esso. Cominciamo a questo punto a leggere per esteso tutti e tre, a partire dal primo capitolo 9 di Daniele. Eccovelo.
Daniele 9 1 Nell'anno primo di Dario figlio di Serse, della progenie dei Medi, il quale era stato costituito re sopra il regno dei Caldei, 2 nel primo anno del suo regno, io Daniele tentavo di comprendere nei libri il numero degli anni di cui il Signore aveva parlato al profeta Geremia e nei quali si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, cioè settant'anni. 3 Mi rivolsi al Signore Dio per pregarlo e supplicarlo con il digiuno, veste di sacco e cenere 4 e feci la mia preghiera e la mia confessione al Signore mio Dio: «Signore Dio, grande e tremendo, che osservi l'alleanza e la benevolenza verso coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, 5 abbiamo peccato e abbiamo
operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! 6 Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali hanno in tuo nome parlato ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. 7 A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come avviene ancor oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i misfatti che hanno commesso contro di te. 8 Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; 9 al Signore Dio nostro la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui,
4 10 non abbiamo ascoltato la voce del Signore Dio nostro, né seguito quelle leggi che egli ci aveva date per mezzo dei suoi servi, i profeti. 11 Tutto Israele ha trasgredito la tua legge, s'è allontanato per non ascoltare la tua voce; così si è riversata su di noi l'esecrazione scritta nella legge di Mosè, servo di Dio, perché abbiamo peccato contro di lui. 12 Egli ha messo in atto quelle parole che aveva pronunziate contro di noi e i nostri governanti, mandando su di noi un male così grande quale mai, sotto il cielo, era venuto a Gerusalemme. 13 Tutto questo male è venuto su di noi, proprio come sta scritto nella legge di Mosè. Tuttavia noi non abbiamo supplicato il Signore Dio nostro, convertendoci dalle nostre iniquità e seguendo la tua verità. 14 Il Signore ha vegliato sopra questo male, l'ha mandato su di noi, poiché il Signore Dio nostro è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ascoltato la sua voce. 15 Signore Dio nostro, che hai fatto uscire il tuo popolo dall'Egitto con mano forte e ti sei fatto un nome, come è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo agito da empi.16 Signore, secondo la tua misericordia, si plachi la tua ira e il tuo sdegno verso Gerusalemme, tua città, verso il tuo monte santo, poiché per i nostri peccati e per l'iniquità dei nostri padri Gerusalemme e il tuo popolo sono oggetto di vituperio presso quanti ci stanno intorno. 17 Ora ascolta, Dio nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fa' risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è desolato. 18 Porgi l'orecchio, mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è stato invocato il tuo nome! Non presentiamo le nostre suppliche davanti a te, basate sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia. 19 Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio, poiché il tuo nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo». 20 Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la supplica al Signore Dio mio per il monte santo del mio Dio, 21 mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò veloce verso di me: era l'ora
dell'offerta della sera. 22 Egli mi rivolse questo discorso: «Daniele, sono venuto per istruirti e farti comprendere. 23 Fin dall'inizio delle tue suppliche è uscita una parola e io sono venuto per annunziartela, poiché tu sei un uomo prediletto. Ora sta' attento alla parola e comprendi la visione: 24 Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all'empietà, mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquità, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi. 25 Sappi e intendi bene, da quando uscì la parola sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane. Durante sessantadue settimane saranno restaurati, riedificati piazze e fossati, e ciò in tempi angosciosi. 26 Dopo sessantadue settimane, un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui; il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine sarà un'inondazione e, fino alla fine, guerra e desolazioni decretate. 27 Egli stringerà una forte alleanza con molti per una settimana e, nello spazio di metà settimana, farà cessare il sacrificio e l'offerta; sull'ala del tempio porrà l'abominio della desolazione e ciò sarà sino alla fine, fino al termine segnato sul devastatore».
5 Qui è raccontato l'antefatto all'Abominio della desolazione e riguarda 70 settimane. Poiché è descritto poi – in Daniele capitolo 12 - un periodo di 1290 giorni ed uno massimo di 1.335 giorni, corrispondenti a 190 settimane, ecco allora che sono interessate in tutto 260 settimane. 70 collocate prima e 190 dopo. Il numero sembra essere significativo e trascendente, sia per il fatto che 70 anni e non più settimane dopo la nascita di Gesù Gerusalemme sarà rasa al suolo, sia per l'altro, piuttosto rilevante sotto il profilo cabalistico, perché il numero 26 esprime il valore numerico del tetragramma YHWH indicante Jahvè, sia perché, a conti fatti, la somma del TEMPO ai TEMPI descritti da Daniele in 1290 e 1335+1 giorni assomma ai 2.626 giorni in cui il 26 esiste sia a dimensione 100, sia a quella unitaria. Possiamo convenire, leggendo il capitolo pubblicato per esteso, che non esista un riferimento storico preciso, che consenta la collocazione nel tempo, di questi eventi descritti. C'è solo il numero 70, delle settimane, che richiama il 70 dopo Cristo della distribuzione di Gerusalemme. Leggiamo a questo punto anche il capitolo 11. Daniele 11 1 e io, nell'anno primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno. 2 Ed ora io ti manifesterò la verità. Ecco, vi saranno ancora tre re in Persia: poi il quarto acquisterà ricchezze superiori a tutti gli altri e dopo essersi reso potente con le ricchezze, muoverà con tutti i suoi contro il regno di Grecia. 3 Sorgerà quindi un re potente e valoroso, il quale dominerà sopra un grande impero e farà ciò che vuole; 4 ma appena si sarà affermato, il suo regno verrà smembrato e diviso ai quattro venti del cielo, ma non fra i suoi discendenti né con la stessa forza che egli possedeva; il suo regno sarà infatti smembrato e dato ad altri anziché ai suoi discendenti. 5 Il re del mezzogiorno diverrà potente e uno dei suoi capitani sarà più forte di lui e il suo impero sarà grande. 6 Dopo qualche anno faranno alleanza e la
figlia del re del mezzogiorno verrà al re del settentrione per fare la pace, ma non potrà mantenere la forza del suo braccio e non resisterà né lei né la sua discendenza e sarà condannata a morte insieme con i suoi seguaci, il figlio e il marito. 7 In quel tempo, da un germoglio delle sue radici sorgerà uno, al posto di costui, e verrà con un esercito e avanzerà contro le fortezze del re del settentrione, le assalirà e se ne impadronirà. 8 Condurrà in Egitto i loro dèi con le loro immagini e i loro preziosi oggetti d'oro e d'argento, come preda di guerra, poi per qualche anno si asterrà dal contendere con il re del settentrione. 9 Questi muoverà contro il re del mezzogiorno, ma se ne ritornerà nel suo paese. 10 Poi suo figlio si preparerà alla guerra, raccogliendo una moltitudine di grandi eserciti, con i quali avanzerà come una inondazione: attraverserà il paese per attaccare di nuovo battaglia e giungere sino alla sua fortezza. 11 Il re del mezzogiorno, inasprito, uscirà per combattere con il re del settentrione, che si muoverà con un grande esercito, ma questo cadrà in potere del re del mezzogiorno, 12 il quale dopo aver disfatto quell'esercito si gonfierà d'orgoglio, ma pur avendo abbattuto decine di migliaia, non per questo sarà più forte.13 Il re del settentrione di nuovo metterà insieme un grande esercito, più grande di quello di prima, e dopo qualche anno avanzerà con un grande esercito e con grande apparato. 14 In quel tempo molti si alzeranno contro il re del mezzogiorno e uomini violenti del tuo popolo insorgeranno per adempiere la visione, ma cadranno. 15 Il re del settentrione verrà, costruirà terrapieni e occuperà una città ben fortificata. Le forze del mezzogiorno, con truppe scelte, non potranno resistere, mancherà loro la forza per opporre resistenza.16 L'invasore farà ciò che vuole e nessuno gli si potrà opporre; si stabilirà in quella magnifica terra e la distruzione sarà nelle sue mani.17 Quindi si proporrà di occupare tutto il regno del re del mezzogiorno, stipulerà un'alleanza con lui e gli darà sua figlia per rovinarlo, ma ciò non riuscirà e non raggiungerà il suo scopo. 18 Poi volgerà le mire alle isole e ne prenderà molte, ma un comandante straniero farà cessare la sua arroganza, facendola ricadere sopra di lui. 19 Si volgerà poi verso le fortezze del proprio paese, ma inciamperà, cadrà, scomparirà. 20 Sorgerà quindi al suo posto uno che manderà esattori nella terra perla del suo regno, ma in pochi giorni sarà stroncato, non nel furore di
6 una rivolta né in battaglia. 21 Gli succederà poi un uomo abbietto, privo di dignità regale: verrà di nascosto e occuperà il regno con la frode. 22 Le forze armate saranno annientate davanti a lui e sarà stroncato anche il capo dell'alleanza. 23 Non appena sarà stata stipulata un'alleanza con lui, egli agirà con la frode, crescerà e si consoliderà con poca gente. 24 Entrerà di nascosto nei luoghi più fertili della provincia e farà cose che né i suoi padri né i padri dei suoi padri osarono fare; distribuirà alla sua gente preda, spoglie e ricchezze e ordirà progetti contro le fortezze, ma ciò fino ad un certo tempo. 25 La sua potenza e il suo ardire lo spingeranno contro il re del mezzogiorno con un grande esercito e il re del mezzogiorno verrà a battaglia con un grande e potente esercito, ma non potrà resistere, perché si ordiranno congiure contro di lui: 26 i suoi stessi commensali saranno causa della sua rovina; il suo esercito sarà travolto e molti cadranno uccisi. 27 I due re non penseranno che a farsi del male a vicenda e seduti alla stessa tavola parleranno con finzione, ma senza riuscire nei reciproci intenti, perché li attenderà la fine, al tempo stabilito. 28 Egli ritornerà nel suo paese con grandi ricchezze e con in cuore l'avversione alla santa alleanza: agirà secondo i suoi piani e poi ritornerà nel suo paese. 29 Al tempo determinato verrà di nuovo contro il paese del mezzogiorno, ma quest'ultima impresa non riuscirà come la prima. 30 Verranno contro lui navi dei Kittìm ed egli si sentirà scoraggiato e tornerà indietro. Si volgerà infuriato e agirà contro la santa alleanza, e nel suo ritorno se la intenderà con coloro che avranno abbandonato la santa alleanza. 31 Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l'abominio della desolazione. 32 Con lusinghe egli sedurrà coloro che avranno apostatato dall'alleanza, ma quanti riconoscono il proprio Dio si fortificheranno e agiranno. 33 I più saggi tra il popolo ammaestreranno molti, ma cadranno di spada, saranno dati alle fiamme, condotti in schiavitù e saccheggiati per molti giorni. 34 Mentre così cadranno, riceveranno un po' di aiuto: molti però si uniranno a loro ma senza sincerità.35 Alcuni saggi cadranno perché fra di loro ve ne siano di quelli purificati, lavati, resi candidi fino al tempo della fine, che dovrà venire al tempo stabilito.
36 Il re dunque farà ciò che vuole, s'innalzerà, si magnificherà sopra ogni dio e proferirà cose inaudite contro il Dio degli dèi e avrà successo finché non sarà colma l'ira; poiché ciò che è stato determinato si compirà. 37 Egli non si curerà neppure delle divinità dei suoi padri né del dio amato dalle donne, né di altro dio, poiché egli si esalterà sopra tutti. 38 Onorerà invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con gemme e con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto. 39 Nel nome di quel dio straniero attaccherà le fortezze e colmerà di onori coloro che lo riconosceranno: darà loro il potere su molti e distribuirà loro terre in ricompensa. 40 Al tempo della fine il re del mezzogiorno si scontrerà con lui e il re del settentrione gli piomberà addosso, come turbine, con carri, con cavalieri e molte navi; entrerà nel suo territorio invadendolo. 41 Entrerà anche in quella magnifica terra e molti paesi soccomberanno. Questi però scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab e gran parte degli Ammoniti. 42 Metterà così la mano su molti paesi; neppure l'Egitto scamperà. 43 S'impadronirà di tesori d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose d'Egitto: i Libi e gli Etiopi saranno al suo seguito.44 Ma notizie dall'oriente e dal settentrione lo turberanno: egli partirà con grande ira per distruggere e disperdere molti. 45 Pianterà le tende del suo palazzo fra il mare e il bel monte santo: poi giungerà alla fine e nessuno verrà in suo aiuto
Da questo testo si riesce a collocare gli eventi descritti riferendoli alle questioni dei regni babilonesi e persiani, di quando il popolo Ebraico era divenuto schiavo, dopo la conquista di Nabucodonosor. Si riconosce la storia di Alessandro Magno e della successiva divisione del suo immenso impero. Pertanto l'abominio della desolazione descritto nel capitolo 11 appena letto resta nel periodo storico relativo alla prima distruzione del regno di Israele, prima che fosse consentito la ricostruzione del tempio e il ritorno in Palestina del popolo israelita. Vale la pena leggere subito anche il capitolo 12, che comincia con “in quel tempo” che è una espressione che non lo colloca necessariamente al tempo appena descritto.
7 Daniele 12 1 Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. 2 Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. 3 I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre. 4 Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta». 5 Io, Daniele, stavo guardando ed ecco altri due che stavano in piedi, uno di qua sulla sponda del fiume, l'altro di là sull'altra sponda.6 Uno disse all'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume: «Quando si compiranno queste cose meravigliose?». 7 Udii l'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume, il quale, alzate la destra e la sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno che tutte queste cose si sarebbero compiute fra un tempo, tempi e la metà di un tempo, quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo santo. 8 Io udii bene, ma non compresi, e dissi: «Mio Signore, quale sarà la fine di queste cose?». 9 Egli mi rispose: «Va', Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. 10 Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. 11 Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. 12 Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni. 13 Tu, va' pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni».
Michele, il gran Principe che vigila sui figli di Israele e salva il popolo da una tribolazione mai vista prima è l'Arcangelo che, dopo l'olocausto voluto dai Nazisti salva nuovamente Israele da un bimillenario esilio e una dispersione che ha riguardato il mondo intero, e lo stato ebraico della Palestina risorge sulle sue
ceneri e sui suoi morti, il cui ricordo e il cui legame con gli uomini di questa ultima costituzione in libero Stato è ristabilito. Molti di quelli che dormivano nella polvere della terra si risveglieranno, per il nuovo ristabilito legame con i nuovi fedeli in quel Dio Jahvè che li animò e che di nuovo anima i liberi abitanti della nuovamente libera Casa di Davide. Il periodo storico dunque sembra essere chiaramente definito in quel primo versetto che descrive un tempo di angoscia senza uguali, e – a conti fatti – nessuna persecuzione avuta dal popolo degli ebrei è stata paragonabile a quella di quando era stato condannato tutto allo sterminio, persona per persona. Se si cerca un OLOCAUSTO non se ne trova un altro simile, dopo il quale la volontà celeste attivi una nuova salvezza per il popolo. Infatti il ritorno in Palestina, dopo la prigionia persiana non era seguito ad un simile angoscioso evento, ma a trattative che dolcemente avevano convinto i re persiani a concedere prima la libertà di culto e poi la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme ed il ritorno in Patria.
8
C'è una “divina desolazione”? Se c'è, quand'è il suo “ABOMINIO”?
Matteo 27,45-50 45 Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. 46 Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 47 Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: La conclusione della vita di Gesù può essere affiancata anche alla fine della sua opera, iniziata nell'anno 12 dopo Cristo, quando – secondo il racconto storico e dunque attendibile di Luca – iniziò ad occuparsi delle cose del Padre Suo Celeste, con molto sconforto di Giuseppe e Maria, che non capivano “dovesse occuparsi delle cose del padre suo... per quanto lo sapessero! Laddove Dio conduce la sua opera attraverso l'adozione del Padre di tutti i numeri decimali, a immagine e somiglianza del suo ordinamento, come appare manifesto nel Decalogo e nelle decime destinate ai sacerdoti che curavano le questioni di Dio, esiste il principio Uno sulla base 10 di questo ciclo paterno, nel mentre la trinità sta nella potenza 3 assegnata al volume.
Riferendoci a Gesù Cristo e alla sua vicenda umana, quando è emersa in lui una somma desolazione, nella città santa di Gerusalemme? Senza ombra di dubbi fu quando – recitando il primo versetto del Salmo 21-22, il Cristo esclamò come ci descrive il vangelo di san Matteo nel capitolo 27 versetto 45-50.
«Costui chiama Elia». 48 E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. 49 Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». 50 E Gesù, emesso un alto grido, spirò. (dunque una “desolazione” spinta fino al mortale abbandono) Ebbene, quando esiste il principio di 1.000 anni, come principio e pienezza divina, sono esattamente 2.000 gli anni necessari a che questa pienezza si sposti in pieno. Pertanto è coerente l'attesa, nel 2012 dopo Cristo, della conclusione del compito assegnato al Figlio di Dio Gesù. Se immaginiamo che ciò accada nel segno del Salmo 21-22 recitato nella sua desolazione mortale, ecco che essa potrebbe toccare il suo Abominio proprio in quel 21 dicembre del 2.012 in cui l'intera umanità – per via di un certo “calendario Maia” si attendeva la fine di tutta un'epoca e l'inizio di una esistenza assolutamente nuova. Di certo, se Gesù fosse tornato al mondo come aveva detto “come
9 un ladro” per verificare se i suoi avevano tenuto fede alla consegna data a Pietro, per tre volte, di “pascere le sue pecorelle”, se stavolta, invece di nascere in una stalla di pietra si fosse installato in un uomo simile ad una disadorna stalla, piena di quei rifiuti bestiali che si trovano in una stalla, di un uomo assimilato ad una bestia... o addirittura a quella Bestia 666 attesa alla fine come l'Anticristo... come l'avrebbero potuto riconoscere? Tuttavia avrebbero dovuto attendersi una Parusia alquanto simile alla prima. Egli aveva predicato in lungo e in largo che la vera grandezza stava in chi sembra totalmente una figura modesta, umile, priva di quell'apparente grandezza e avvenenza dello spirito che egli aveva descritto come una vera e propria “povertà di spirito”. Secondo l'insegnamento di Gesù Cristo, i veri Primi, i veri Forti non erano i vittoriosi che si imponevano, ma coloro che lasciavano agli altri ogni primato. Questa era stata la grandezza trascendente in tutti i primogeniti della storia sacra. Esaù, che era il primo, ma serviva al secondo. Zerach, che era il primo, ma faceva passare suo fratello prima di lui. Quando Giuseppe udì che suo padre voleva benedire i suoi due figli, il primogenito Manasse e il secondo, Efraim, e pose Manasse alla destra del Padre e suo fratello alla sua sinistra, Giacobbe incrociò le braccia e benedisse il secondo, Efraim, con grande sorpresa di Giuseppe. Perfino il primo figlio di Abramo, quell'Ismaele avuto dalla schiava egiziana Agar, fu davvero grandioso per aver ceduto gloria e presenza all'Isacco che Abramo ebbe poi, dalla sua sposa Sara. Nessuno mai si è interrogato perché tanta apparente malevolenza a tutti i primogeniti, da parte di Dio, mentre per gli uomini essi erano senza alcun dubbio i primi. Anche la nutrice dice di quella mano, uscita dal grembo di Tamar, in un bambino che non si decideva ad uscire:
“Questi è il primo”... per poi vedere la Divina Provvidenza che fa rientrare nel sesso materno quella mano, con la sorpresa poi che il primo a nascere non era nemmeno colui di cui era quella mano! Ma come aveva fatto, se era davanti a suo fratello, a porsi indietro di lui, in quel ventre di Tamar in cui quelle inversioni sembravano addirittura impossibili! Ebbene, se nel 2.012 l'opera divina di Gesù Cristo doveva essere certamente ultimata, essendosi compiuti i duemila anni, se la sua Parusia era stata annunciata, allora la sola possibile soluzione era che essa fosse accaduta ma che nessuno l'avesse riconosciuta! Nessuno se ne sarebbe potuto accorgere proprio a motivo di quel presentarsi del Cristo in un... apparente anticristo, nel segno di quel Popolo Romano che aveva infine concretamente consentito al Sinedrio Ebraico che fosse tolto di mezzo, per quanto fosse giudicato incolpevole dal Procuratore Ponzio Pilato. Chi in concreto ha deliberato contro la vita del Cristo è stato uno del Popolo Romano. Questo popolo fu dichiarato in lite fin nel grembo materno di Rebecca (in Bibbia, libro 1,25) con il popolo minore che senza ombra di dubbi è identificabile in Giacobbe, per essere stato egli rinominato Israele. Genesi 25,23 Il Signore le rispose: «Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo».
Il popolo più forte della Nazione e popolo di Israele non è stato altro che il Romano, che poi ha davvero “servito” il più piccolo quando, nel
10 3° secolo dopo Cristo, fu proprio il Rito religioso che il popolo Romano aveva per il “Sol Invictus”, Dio unico chiamato anche Mitra e importato a Roma dall'Imperatore Eliogabalo. Scrive Wikipedia: Eliogabalo fece costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul Palatino. Con la morte violenta dell'imperatore nel 222 questo culto cessò di essere coltivato a Roma, anche se molti imperatori continuarono ad essere ritratti sulle monete con l'iconografia della corona radiata solare per quasi un secolo. Il Sol Invictus, inoltre, compare come divinità subordinata associata al culto di Mitra. Il termine Invictus compare anche riferito a Mitra stesso e al dio Marte nelle iscrizioni private dei dedicanti e dei devoti. Nel 272 Aureliano sconfisse la principale nemica dell'impero (riunificandolo), la Regina Zenobiadel Regno di Palmira, grazie all'aiuto provvidenziale della città stato di Emesa (arrivato nel momento in cui le milizie romane si stavano sbandando). L'imperatore stesso dichiarò di aver avuto la visione del dio Sole di Emesa, che interveniva per rincuorare le truppe in difficoltà nel corso della battaglia decisiva
Ebbene il Sol Invictus era celebrato dal Popolo Romano il 25 dicembre e parve infine opportuno al Papa di “riciclare” quella data come il Natale di Gesù Cristo, giorno assolutamente ignoto. Quale “servizio” maggiore avrebbe potuto dare il Popolo Romano al popolo minore se non quello di determinare addirittura il giorno Natale di Gesù Cristo, il Messia di quel popolo, il cui nome GESU' risulta poi essere tale proprio allorché il secondogenito Giacobbe,, che in Genesi 25 nel versetto 26 nasce serrando con la mano il calcagno del fratello Esaù, descritto al versetto 25 e gli si antepone, con il primato della sua G, lasciando ESAU' senza quello della sua A. G+ESU' – fino a prova contraria – realizza proprio il nome GESU' che è Uno nella G di Giacobbe e Trino nell' ESU' di Esaù. Un doloroso litigio, tra il Popolo Romano e quello di Israele che ebbe
la sua culla proprio nel grembo della sposa di quell'Isacco che doveva essere tolto di mezzo dal padre Abramo, e che dunque venivano “divinamente” avocati a lui stesso, ad Abramo, allo stesso modo con cui, in Genesi 38, avrebbe fatto Giacobbe con i due figli di Giuseppe, Manasse ed Efraim, nati in quest'ordine. Giacobbe disse chiaro a Giuseppe che avocava a se stesso quei due figli, praticamente togliendo di mezzo il loro reale padre Giuseppe; eliminandolo di fatto nello stesso modo in cui poi era stato chiesto da Dio che fosse eliminato il padre di Giacobbe stesso. Chi è attento lettore della verità delle divine intenzioni, Dio chiese ad Abramo di avocare a se stesso questo Giacobbe che avocherà a se stesso poi i reali figli di un Giuseppe, virtualmente tolto di mezzo allo stesso modo di Isacco. Ciò significa che tutti costoro sono poi una cosa sola, divisa solamente in padri e figli. Questa metodologia esprime il “trascendente procedere” di tutto quanto è di carattere “divino”. E il “nemico Romano” che serve proprio “G-ESU'”, Ente Uno e Trino in due persone aventi la stessa sostanza, si caratterizzano tra di loro come l'apparente rivalità esistente in ogni PADRE e in ogni FIGLIO. Il NEMICO popolo che si è posto contro Cristo, e dunque come ANTICRISTO, prefigura una persona, descritta nata in relazione al racconto espresso in questa Bibbia, nel libro 1,25, ai versetti 25 e 26. Un primo nato il 25 e un ultimo nato il 26. Ebbene il mio primo nome è ROMANO, ma è un nome “trascendente! L'unità e Trinità assoluta di un DIO che adotta la dimensione 10 per creare un mondo quantitativo, composto da quanti, laddove senza ombra di dubbi questo ciclo 10 è il padre unico di tutti i possibili numeri chiamati “decimali” perché sono tutti decimi del loro rispettivo ciclo 10, ad ogni dimensione assumibile dal 10 stesso. Allora
11 il piano 100 combina una azione che vale il ciclo 10 e quella che è uguale e contraria e vale uno stesso 10, che coesistono, come capito dal 3° principio della Legge dinamica chiamato di Azione e di Reazione, che sono coesistenti ed interattive tra di loro, come 10 che per 10 è 100. Ebbene allora 100 +300 è l'unità nella trinità assoluta della concomitante Azione e Reazione divina. E, da 400 -66 risulta 334. Laddove è 66 il valore numerico del termine alfabetico ROMANO, quando alle 21 lettere dell'alfabeto italiano si sostituiscono le corrispondenti quantità numeriche, tanto che R=16 +O=13 +M=11 + A=1 +N=12 +O=13 vale il 16+13+11+1 +12 +13 =66. Poiché tutti i numeri sono creati dal ciclo 10, anche il 400 e il 66 lo sono. Calcolare su base 10 i due indici, significa dividere 10^400 per 10^66. Il risultato è una potenza avente la stessa base 10 e come indice la differenza tra gli indici. E' evidente allora come 400 indichi quante volte esiste il 10 per determinarle. E quante volte esiste il 10 per determinare le 66 volte. La divisione, mentre riduce il numero delle volte, è veramente una divisione. Pertanto esprime che il 10^334 esiste 10^66 volte nell'assoluto Uno e Trino di 10^400. Ebbene questo indice 66 è talmente trascendente che determina il numero 336 che comprende, oltre il suo stesso 66, anche il 78 del secondo nome mio Antonio, il 26 del terzo nome mio Anna, il 51 del 4° nome mio Paolo e il 113 del 5° nome mio Torquato. Infatti 66+78+26+51+113=334= 400 -66. 66, che è il valore numerico del mio 1° nome, quando è presente ed occupa 66 unità dentro le assolute 400 del Dio Assoluto Uno e Trino in
100+300, vale come le 5 dita di una MANO che – rispetto a tutto il nome RO+MANO – necessita solo di un RO aggiunto. Il quale, se il MANO di RoMANO parafrasa AMON, necessita solo delle due definizioni dell'altro Dio egizio Ra e di Orus. L'abbinamento agli dei di quell'Egitto da cui (secondo il profeta Osea 11.1) “Dall'Egitto ho chiamato mio figlio” non è gratuito, se riferito ad AMON, in quanto la trinità iniziale del mio cognome AMODEO, orienta proprio in AMO, quella MANO di un MAN, un “uomo” per il mondo. Quel MANASSE, primogenito di Giuseppe, tolto di mezzo in Giuseppe e assimilato a Figlio del Giacobbe che era una cosa sola con Abramo (come padre e figlio, tolto di mezzo Isacco) ha la stessa trina iniziale di questo MAN. Poi, nel capitolo 66 di Bibbia (che corrisponde al 16 del secondo libro Esodo) c'è il miracolo di quel pane disceso dal cielo in quella polvere bianca, per la quale il Popolo si chiese “ MAN HU?” che significava “ma che cosa è?” e fu chiamata MANNA, ripresenta questo MAN, questo virtuale MAN come quel pane di cui per 40 anni si saziò tutto il popolo, nel lungo soggiorno fatto nel deserto. Ma il secondo nome mio, ANTOnio, nelle prima 4 lettere parafrasa il Dio ATON. Leggendo in inglese ANTONIO, come abbiamo fatto per il MAN, ecco allora un evidente <an T on IO>, ecco l'IO italiano di UNO in Croce. Nel mentre il nome originario di <ATON> non è <un IO> tanto che l'articolo <a> davanti alla vocale I di IO sia obbligata ad essere <an IO>. No, <a T on> è <Uno sulla croce> che non è un IO italiano di nome poi ROMANO, ma è GESU', per come dedotto da Bibbia 1,25 che mentre evidenzia in ROMANO il popolo maggiore, evidenzia poi il nome esatto di Gesù, Uno e Trino in Giacobbe ed Esaù, per come visto. Se vale la profezia di Osea, citata da San Matteo per giustificare la fuga in Egitto di Gesù (mai avvenuta, secondo il racconto storico fatto da Luca, che dichiarò di aver fatto accorte indagini da coloro che
12 furono testimoni diretti degli eventi). Solo se essa fosse avvenuta in questo ROMANO corrispondente a me e a prova di bomba per quanto fosse “chiamato” attraverso le divinità dell'Egitto, solo in tal caso San Matteo non avrebbe raccontato FANDONIE, ma profezie legate al tempo in cui Gesù si fosse realmente presentato in un ROMANO “chiamato” come sono io. Io che – tra l'altro – considerando il racconto di Genesi 25, che cede il 25 dal DIO SOLE ROMANO a Gesù, in quel 25 dell'ultimo mese dell'anno, sono nato esattamente nel 1° mese e nello stesso giorno 25 espresso da un libro di Genesi, libro 1-25 della Bibbia, mentre gennaio 25 è esattamente la mia Genesi. Se considerate che io ho avuto un padre chiamato LUIGI AMODEO, e chiamate “estremi” quelli come legati alla paternità e alla maternità, allora gli ESTREMI CONGIUNTI in mio padre sono GI in Luigi ed A in Amodeo. Sono GIA come i tre estremi di GIAcobbe. I due nati, gemelli (da cui si “chiama” il figlio GESU', il cui valore numerico è il 48 dato da 7+9+17+19) sono ESAU' di 4 cifre e GIACOBBE di 8, a costituire un esatto 48, assegnando un10 alle 4 cifre del primogenito. E sono davvero GEMELLATI dal comune valore numerico 42, sia nelle 4 cifre di Esaù, sia nelle 8 di Giacobbe. 42 – per chi non lo sapesse – sono le cifre doverose (secondo la cabala giudaica) al “nome segreto di Dio” (e ne esce GESU'). Una mamma come Rebecca, che li generasse nella loro somma, sarebbe autrice di un 42+42=84 (come la “trascendente” inversione del 48=Gesù) Ebbene, il nome proprio di mia madre è MARIANNINA, ed il valore suo numerico è esattamente 84, manifestandosi come la fattrice di tutti e due, nel mentre trascende Gesù. Ebbene, MARIAH, trascesa allo stesso modo, si muta in HAI R.AM (Romano Amodeo, come tutti quei RAMSES che furono faraoni in Egitto e che si
accreditavano al pari di dei). Ma io sono stato sposato e l'acronimo di Giancarla Scaglioni, la mia sposa, è G.S. Poiché in GIA comincia come GIAcobbe, se si lega agli ESTREMI E ed U di Esaù, essa pure si CHIAMA GeSù. Perché questo Estremi della mia sposa? Perché se in Romano si incarnano Padre e Spirito santo, la Provvidenza di Dio ha VOLUTO che esistesse un matrimonio CONSACRATO davanti a Dio tra Padre e Spirito santo da una parte, e Figlio dall'altra. Pertanto, nel libro di Bibbia 1,25 è descritto oltre che il nome di GESU, quello di ROMANO (nel popolo maggiore), il suo mese, il suo giorno, gli estremi di suo padre, sua madre e della sua sposa. Inoltre sua madre e la sua sposa SONO LA STESSA COSA se mettiamo da una parte il nome di MARIANNINA BARATTA, che vale in tutto 141, e quello di GIANCARLA SCAGLIONI che vale lo stesso 141. Di 17 cifre mia madre e di 18 la mia sposa, ma è plausibile, data la differenza esistente tra suocera e nuora: la figlia è di una generazione in più. In questo libro 1,25 della Bibbia possiamo addirittura avere CHIAMATO le prime 10 cifre del nome e cognome di mio padre. Se infatti partiamo dal nome di ALLAH, per come è scritto in arabo, ma letto in italiano, in quella visione speculare che unifichi nello stesso modo nostro le due letture, abbiamo quando potete vedere qui sotto.
Il nome diventa un evidentissimo ed italiano LUI, nella stessa
13 modalità secondo la quale da Bibbia viene il nome di Gesù per come esso è tradotto nella lingua italiana. Anche GIAcobbe e Esaù sono scritti da destra verso sinistra. Ora però Giacobbe non è più il primo, perché il primo è LUI, la trascendenza del nome Allah arabo! Pertanto se l'Unità tocca a LUI, a Giacobbe dovrà essere assegnata la Trinità che è collegata all'unità. LUI +GI A. costituiscono già il nome intero LUIGI e l'estremo A. del cognome Amodeo. Cosa manca tra: LUI GI A. è LUI GI A-MODE' che sono le 10 cifre del DIO=D.10? Manca MODE'. Ma non fu forse EDOM il “nomignolo” che fu dato ad Esaù, dopo che cedette la sua primogenitura per un piatto ROSSO di lenticchie? Già era tutto ROSSO, per come descritto in Genesi ,25 versetto 25: “Il primo uscì rossiccio...”. Poi il color ROSSO che è EDOM, finì per identificarlo – lui e i suoi – come facciamo anche noi quando chiamiamo uno IL ROSSO, o LA ROSSA. Ecco se Allah e GIAcobbe sono semplicemente letti per come scritti, nella loro giusta sequenza, il terzo, che non ha più parte alcuna è costretto a invertire quel suo NOMIGNOLO, da EDOM a MODE'. In parole povere, mentre ribaltiamo l'ordine sia del nome di Allah, sia di quello di Giacobbe, nelle sue prime tre lettere, lasciamo MODE' così proprio come noi lo vediamo scritto, e che noi leggiamo MODE' mentre gli Ebrei lo leggono EDOM. LUI GI A-MODE' sono le 10 cifre del nome del Padre di Romano, in
rappresentanza del Dio Padre fatto dalla 5 lettere di LUIGI e dalle 5 di AMODE. E se cerchiamo altri riferimenti per il genere dell'UOMO, il primo si chiamava in italiano ADAMO, parafrasabile di ciò che diretto <a AMOD è>. Inoltre ADAMO è scritto in tre lettere in Ebraico, che noi vediamo ordinate:
MDA Si tratta dell'esatto Codice Fiscale che deriva dal cognome Amodeo, che prima legge la M, poi la D e, non trovando altre consonanti, riparte dalla prima vocale. Il profeta di Allah, il cui nome originario è MUHAMMAD, è Trino nella M ed ha la stessa radice di MDA. Non solo, calcolando il valore 11+11+11=33 delle tre M, più 19+8+1+1+4=33 avete la sorpresa di essere egli pure un 33+33=66=ROMANO. Richiama Amodeo nel cognome e vale Romano nel suo numero. Poiché fu incaricato di scrivere un libro che nominò CORANO, considerato come fu poi tradotto nell'italiano di un MA-OMETTO che vale 90, ma contenendo un OM==13+11=24 esuberante, rispetto al suo originario 66... ecco cosa va introdotto in RANO, esattamente questo eccessivo OM, tanto che RANO si muta in R-OM-ANO. Insomma MAOMETTO +CORANO, poiché il primo nome eccede di 24, di quell'OM di chi OMETTE, allora se lo METTE e non più OMETTE, si traduce in MUHAMMAD=66 e nel CO' ROMANO=66. Se vi sembra ingiustificabile tutto questo, analizzate i capitoli totali del CORANO. Sono impostati su una Trinitaria Genesi 38, in quanto 38+38+38=114. Ebbene; 1+Romano Amodeo = 1+66+47 = 114 1+Torquato = 1+113 = 114 1 +Ro An An Pa To Am = 1 +29 +13 +13 +15 +12 = 1+113=114
14 Chi è MUSULMANO vale 113. ma se il termine è rovesciato, ossia si esegue quello che Gesù ordinò, ossia di buttare le reti dalla parte destra della barca per avere un MIRACOLO..0N AM LUS-SUM SU SON Luce romana LUX SUM. Inoltre ONAM+1 (il fratello ER) sono ONAN +è R i due mariti, nell'ordine da destra verso sinistra, con ER primo marito e poi ONAN, i due attraverso i quali TAMAR cercò invano di dare eredità di figli ad ER, cui era stata sposata da GIUDA, quarto figlio di Giacobbe. Siamo nel vivo di Bibbia, 1,38, di Genesi 38. Questo 38 è proprio il valore numerico di LUI, trascendenza di Allah, mentre vale anche MARIA, vale ANNO, vale MESE. Allora succede che 1,38 indica l'anno 38 e il mese di Gennaio in cui si completano gli estremi della reale genesi di Romano. Infatti il mio C.F. è 38A25 e premette la genesi nel 38 di chi era già nato A=1-25, secondo il libro 1, 25, di Genesi. In che cosa anche Gesù ha questa stessa Genesi? Leggiamola la Genesi di Gesù dalla Genealogia dichiarata da San Matteo, che qui sotto riproduco ma da cui è stata saltata una generazione, la B, di ER, suo figlio a cui Tamar vuol dare eredità. A Giuda B ER sposo di Tamar che per dar figlio a ER si coniuga con Giuda C PEREZ e ZERACH in 1,38, chiamati FARES E ZERA da Matteo. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
Giuda generò Fares e Zara da Tamar, …........quella di ER saltata da San Matteo cui Tamar generò Fares (Perez) Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn,
8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38.
Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
Per cui Gesù è 38° a partire dal Padre Giuda, 1° in Genesi 38
15 ESTREMI di mio Padre: LuiGI Amodeo, GI A sono anche gli estremi di GiudA, nonché della sua mamma LIA, in Luigi A. e di suo padre GIAcobbe. ESTREMI di mia madre: BaratTA MARiannina e sono di TAMAR ESTREMI dei due sposi <èR+ONAN> è 1 Roman in quanto N=12= 1+M. ESTREMI DELLA MIA SPOSA: Giancarla SCAglioni è rappresentata dal filo SCARLATTO che fu legato attorno alla MANO che uscì per prima e fu identificata attraverso l'ATTO di quel matrimonio di chi dà la MANO, a SCA (glioni) che è CARLA in SCARLATTO, dopo che in bibbia 1, 25 si era affermato in GIAcobbe il suo essere GIAN... ESTREMI DEI NOMI: le 5 dita della mano, per i 5 nomi che nel loro totale sono il già visto 334 equivalente a 1+333, l'ideale Unità nella Trinitaria unità del tre 111. CODICE FISCALE DEL NOME: RNN (da Romano Antonio Anna) ma sono l'esatto CF dei mariti di Tamar, ER e ONAN: R NN. VALORE ESTREMO DI TUTTI I 6 NOMI: 381, ossia il numero che parte dal libro 1, 38 in cui esiste un primo e un secondo e ne rovescia in pieno l'ordine, mutando 1.38 in 38.1 Perfino le ultime 5 cifre del mio CF sono coerenti: D527I in cui D5 allude alle 5 dita della mano, il cui valore 333+1 è “girato” in 3×3×3 con la I=9 data da un 1 sottratto a un ciclo 10 che collima con 0, tanto che A=0+1 mentre la vocale I è 0 -1, ossia è una progressione “trascendente” ESTREMI DELLE 42 CIFRE DEL NOME DI DIO: Potete contarle: in ROMANO ANTONIO ANNA PAOLO TORQUATO AMODEO ci sono 6
parole con una media di 6 lettere, per un totale di 36 parole, unite ai 6 doverosi SABATI in cui le lettere non lavorano, alla fine di ogni parola. Ebbene, sta di fatto che proprio io, il 20 ottobre del 2002 annunciai alla Chiesa Cattolica di essere totalmente sicuro che la parusia di Gesù fosse avvenuta nella povera stalla della mia persona. Avevo ogni ragione per sostenerlo: avevo compiuto le cose attese fatte da Gesù al suo ritorno, ossia la VITTORIA TOTALE sulla morte e l'emissione del GIUDIZIO UNIVERSALE di salvezza. Questa vittoria era stata simile a quella di Gesù su Roma: tutta spirituale! Era con la pura verità che la stessa idea della morte era definitivamente distruggibile. Ogni intrapresa, quando si parte da zero, può avvenire solo mediante un preliminare prestito. Così è anche per l'impresa della vita. Dal vero zero della morte Dio ha prestato a tutti una vita già tutta disegnata da lui. Dallo zero della apparente morte ognuno ritorna indietro negli anni, fino a quella che appare il principio della sua vita, che di fatto è il momento in cui quella vita comincia ad essere restituita, giorno dopo giorno, da chi ha il solo compito di animarla, come la sua anima che poi è solo una delle infinite anime Figlie tutte di Dio. Fino a quando l'uomo vive tutto il guadagno è speso per restituire il prestito. E quando infine si arriva a questo momento, è proprio come disse Gesù: “Signore, mi hai dato 10, eccoti indietro il tuo 10 con un altro 10 maturato come interesse”. Pertanto quello zero in cui si estingue il debito non è un terminale, ma è simile ad un binario morto in cui arriva un treno in una stazione di testa, da cui poi ripartono tutti e grazie proprio all'interesse che ciascuno ha maturato, dal prestito della vita intera. Pertanto è per il principio di Azione e di reazione che ogni cosa ricade su chi la fa. Appare chiaramente descritto nella apparentemente spietata legge di Dio, quella dell'Occhio
16 per occhio e dente per dente. Ogni cosa ricade su chi la fa e, essendo opposta al suo farsi, è DISFATTA è portata al suo PRIMA che accadesse. E Dio ci salva tutti dalle sperequazioni esistenti nelle differenti vite che ci ha dato riconducendoci tutti in quella condizione che precede l'infanzia ed è tale che un bambino è collegato con tutto l'universo, prima di essersi caratterizzato poi in modo indelebile. Poiché Dio agisce riconducendo a se tutto il disegno, noi, che lo vediamo passare, lo animiamo di apparente trasformazioni, che sono pura apparenza cinematica, esattamente come in un film in cui gli eventi sembrano accadere ma sono solo il risultato di una lettura ordinata, fotogramma dopo fotogramma o bit dopo bit in quello che sia nella forma di un DVD. Ecco, se noi vediamo di andare a morire è solo perché il vero sta nella dinamica inversa di tutto un progetto relativo ad un apparente fare che non esiste. Nessun male o bene è mai veramente fatto o disfatto. Esiste solo Dio e il suo progetto creativo. In questo modo io non solo avevo sconfitto per sempre la verità di un accadimento simile a quello della morte, ma di ogni possibile evento, e Dio recuperava il primato totale della sua vera potenza, tutta manifestata attraverso l'impotenza sua e la potenza degli altri. Questa la ragione di VERI PRIMI che poi cedono il passo agli ultimi. Tutto è davvero vero nel rovescio della dinamica che noi vediamo essere in atto. E noi, che sembriamo venuti millenni dopo Cristo, siamo tutti VERI predecessori rispetto a lui. Siamo Prima di lui, avanti a Cristo, Anti-Cristo. Era in questo senso che io stesso ero Anti-Cristo. Ero suo Padre, ed Egli era tornato nella maggior gloria di suo Padre. Un padre che si era rimboccate le mani e si era calato nel peggiore dei peccatori per annullare il peccato e farlo esplodere da dentro. E infatti l'aveva
smascherato, compiendo quello che la madonna aveva detto nel suo Magnificat : “ha messo in atto la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi con i disegni da loro concepiti. Ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili. Ha rimandato i ricchi a mani vuote...” Direte “ma quando?” Ora! Noi esistiamo PRIMA di Cristo. Gesù esisterà solo tra 2.000 anni! La madonna lo sapeva e citava cose già avvenute... ora! E compiute da me. Come? Attraverso la rivelazione a tutti che esiste solo IL DISEGNO CREATIVO di Dio. Esso è già esistente tutto. Per poterlo “visionare” occorre prima UN PRESTITO di divina esistenza, che ci rimandi indietro tanto da poterlo cedere ESISTERE in quella modalità FATTIVA in cui sembra esistere ed essere FATTO quanto è stato solo messo in sequenza, su un disegno animato, su una pellicola, su un DVD. Nel nostro caso in cui NULLA esiste in cui questo disegno possa essere tracciato, a che cosa possiamo appellarci? Ai numeri, alle possibilità di un calcolo che, espresso solo in un rapporto, possa tradursi in una reale divisione, effettuata nel tempo delle singole cifre. E allora nasce la possibile visione di un FRATTALE, secondo una esperienza che conferma questa fattibilità progettuale. Infatti, in un frattale, il disegno sta tutto le progetto del calcolo, e nei numeri puri. Quando Dio adotta il ciclo 10 dei numeri decimali, affida a questo PADRE dei Numeri un mondo costruibile attraverso i puri rapporti numerici che non necessitano di un foglio su cui possano essere scritti, ma solo di uno Spirito Divino che sappia concepirli e trasformarli una un Universo reale. Tutti i segni io ho potuto distinguere, sui libri sacri, che descrivono il mio avvento. Ma io non compio miracoli, non compio azione che siano giudicabili DI RILIEVO. Il mio contesto sta nello spiegare a tutti come stanno le
17 cose, dando quelle attese verità che liberano tutti davvero e che Gesù aveva annunziato. Ora io – avendo visto compiuto dalla mia persona le azione attese fatte da Gesù Cristo al suo ritorno non mi sono riempito di vanagloria, ma ho attribuito tutto questo non alla mia persona, ma a quel Figlio che era stato preannunciato e che agiva in me con la potenza di suo padre. Io ero simile a quel puledro su cui Gesù pose le sue vesti, quando, sul dorso di una asina, fece il suo accesso a Gerusalemme. Io un puledro che ha solo il compito di portare queste vesti divine. Lo annunziali alla Chiesa, ma nessuno volle accettarlo. E compresi che alla fine del 21 dicembre del 2.012 Gesù sarebbe salito in cielo, nell'Abominio della desolazione di quel salmo 21-22, come il giorno 22 a Gerusalemme, e alle 2 della notte, mentre era ancora il 21 nel nuovo mondo delle Americhe. Io ho pubblicato un video in cui annunziavo che sarei morto quel 21-22 dicembre. Lo potete trovare si YouTube. Quando venne il momento, andai a Gerusalemme, per morirvi. Ancora ignoravo la Profezia di Daniele, che prevedeva 1313 giorni oltre quel tempo, come il mezzo tempo della somma di 1290 giorni con 1335 unità che sono i TEMPI di 1335 come numeratore ed 1 come denominatore. Essi portano al 2626 dopo l'abominio della desolazione. Se pensate che 70 settimane prima e 190 dopo sono 26 decine di settimane, vedete come questi TEMPO più TEMPI, dati da 1290 +1335+1 = 2626 sono il coronamento delle 26 decine di settimane totali uguali a 5 anni. Ebbene questi virtuali 5 anni, che sono un valore intero nel ciclo 10 10 anni per quanto è il solo avanzamento dimezzato e reale, partono dal 17 di agosto del 2011 e si estendono fino al 17 agosto del 2,016.
22 giorni prima di questa data, esiste in MEZZO TEMPO di quel totale 2626 che si dimezza in 1313 giorni. Dunque il 26 del mese 7 che quantifica una opera piena, che poi è composta dagli 8 gruppi di 26 che terminano con il 27 luglio, giorno numero 208 dell'anno bisestile, che è il 2.016.. Ma bisogna riconsiderare tutto il capitolo 12 di Daniele. Pertanto lo presento di nuovo, a pezzi e bocconi, per analizzare al meglio i suoi contenuti. Daniele 12 1 Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. 2 Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. 3 I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre. In questa prima parte, riconosciuto l'Olocausto posto in atto dai nazisti, e la salvezza del popolo con la ricostituzione dello Stato di Israele, i versetti 2 e 3 profetizzano il risvegliarsi delle aspirazioni ebraiche, che resta sempre il Popolo che Dio si è scelto per l'eternità, con tutte le sue vicissitudini, oscure o risplendenti che esse siano. E' con il verso 4 che inizia la profezia vera e propria riguardante il futuro estremo, che non riguarda tanto la distruzione di Gerusalemme, ormai accaduta duemila anni prima, nella dinamica reale, ma quanto rimane della divina presenza, dopo che Gesù Cristo ha ultimato i 2.000 anni del suo totale e divino apporto. E' descritto quello che dirà in Apocalisse San Giovanni, al capitolo che ha lo stesso numero 12 di questo, quando descrive della Donna e del Dragone.
18 Nel versetto 5 e seguenti è scritto: Apocalisse 12,5-6 5 Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. 6 La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
Il Figlio che fu rapito alla Donna le è dunque rapito il giorno 21-22 dicembre del 2012. Il numero dei 1260 giorni in cui ella resterà nel deserto in cui Dio le ha creato un rifugio sono questi giorni che corrono fino esattamente al 4 giugno del 2.016 in cui ricorre il miracolo della parusia di Gesù, avvenuta in me nel 1940. Queste date che ricorrono come mesi e giorni negli anni hanno una loro validità eterna, tanto che la Donna esce da questo rifugio il giorno esatto in cui RIGENERA eternamente il Figlio Gesù, in questa ricorrenza. Il 4 giugno è il giorno 155 che dista i perfetti 210 giorni dal termine (sempre), mentre negli anni bisestili come questo 2.016 corrisponde al giorno numero 156 in cui le 15 decine che esprimono un ideale cubo a lato 50, avanza in tutti e 6 i versi dell'esistenza. Negli anni non bisestili, 155 esprime la dimensione assoluta 100 in tutto il suo complesso elettromagnetico. Per questo è un giorno ideale per quando esiste il ciclo intero della luce. I 210 giorni dal termine mostrano il ciclo 10 in tutto il piano assoluta avente i due lati 100 e 100. Posto in atto il Divin creatore in 7 giorni, questa è la settimana numero 22, che riguarda il trino creatore dato da 22+22+22=66. I
210 giorni dalla fine mostrano il 3 volte 7 uguale a 21 in tutto il valore 10 del quanto incaricato di essere a immagine e somiglianza di un Padre creatore di tutti i numeri decimali. 4 Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta». Inizia la valenza che lega queste parola alla uscita di scena anche di Dio padre, o della Donna, dopo l'uscita di scena del Figlio, quando alla Donna le fu rapito il Figlio. 5 Io, Daniele, stavo guardando ed ecco altri due che stavano in piedi, uno di qua sulla sponda del fiume, l'altro di là sull'altra sponda.6 Uno disse all'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume: «Quando si compiranno queste cose meravigliose?». I tre vestiti di Bianco, posti sulle due sponde del fiume, con un altro in mezzo, che è quello che poi risponde, in relazione al QUANDO si sarebbero compiute questa cose meravigliose esprimono la trinità di Dio, sintetizzata da quello in mezzo che esprime lo Spirito santo dell'Unità, come nella relazione matematica: 10^0
=
10^1
Spirito santo =
Padre
× ×
10^-1 Figlio
in cui Padre e Figlio sono sulle due sponde del Fiume e lo Spirito santo è in mezzo al fiume 7 Udii l'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume, il quale, alzate
19 la destra e la sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno che tutte queste cose si sarebbero compiute fra un tempo, tempi e la metà
di un tempo, quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo santo.
Vi è questa differenza, tra UN TEMPO, e TEMPI, ed è che il primo è un tempo solo, che si esprime come un rapporto di velocità unitaria. In considerazione di un solo tempo, i TEMPI sono più di uno. Se fossero precisati, potremmo calcolarli, ma non lo sono. Pertanto possiamo solo aspettare maggiori lumi. Anche Daniele non capisce. Infatti al versetto 8 lo dichiara con la massima sincerità 8 Io udii bene, ma non compresi, e dissi: «Mio Signore, quale sarà la fine di queste cose?». 9 Egli mi rispose: «Va', Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. 10 Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno.
Dunque, per la stessa affermazione dello Spirito santo, si tratta di parole nascoste e sigillate, fino al tempo della fine. Sono nascoste, tuttavia i saggi le intenderanno. Chi si ostina a non trovare esaurienti le spiegazioni date a queste cose oscure, è solo perché non sono saggi e seguitano a vedere oscuro quanto invece è inteso da coloro che sono i saggi. 11 Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto
l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. 12 Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a
milletrecentotrentacinque giorni.
13 Tu, va' pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni». É scritto “dal tempo in cui sarà abolito i sacrificio quotidiano”... ma che cosa è questo? E' il sacrificio quotidiano del Cristo, di quel “povero Cristo che per 2.000 anni ha sostenuto il cristianesimo, in un sacrificio quasi “disperato” di fronte alla solite persone di DURA CERCICE che si ostinano a valorizzare il mondo reale a discapito di quello IDEALE! Povero Gesù, morto in croce per i nostri peccati. E che si è ripresentato nella speranza di essersi fatto capire! Macché! L'uomo seguita a capir solo che egli vuol capire e non si decide mai ad abbracciare la sua croce, come l'ideale successo della sua vita reale! Noi esistiamo e tutto l'interesse guadagnato dal prestito della vita è speso per restituire quel prestito. Ognuno dovrebbe aver capito che prima estingue il suo debito, prima inizia a fruire dell'interesse acquisito nel corso di tutta la sua vita. Senza rendere più nulla e tutto a beneficio della sua vita eterna! Invece vive da disperato, nella paura che il suo debito di vita possa essere estinto presto. E idealizza centinaia di anni da pecora anziché un sol giorno da vero “leone”. Un uomo che vede il successo della sua vita nella stessa vita è vittima di tautologia. La vita – questa – serve a quella che verrà e sarà eterna, essendo l'esatto opposto di questa così ben determinata che non si può aggiungere un solo istante alla propria vita! Ma l'uomo vede che i dottori lo fanno. Compiono miracoli assai più grandi di quelli fatti da Gesù quando guariva un lebbroso! Questi trapiantano un cuore! Danno le mani a chi ne è restato senza e l'illusione di una vita che sia lunga, lunghissima. E questa lunga vita è l'ideale che ogni uomo persegue, come un creditore che non aspiri mai a estinguere finalmente il suo prestito verso chi gli ha prestato quella sua vita! Ma quando Gesù sarà tornato in cielo, nell'abominio della desolazione di
20 essere tornato, di essersi presentato e di aver trovato tutti prontissimi a deriderlo, da allora è abolito il sacrificio quotidiano di questo “povero cristo” che non smuove di una virgola la durissima cervice del popolo di Dio, sempre proteso alla ricerca delle cose che non contano, presenti come sono in una vita avente un termine, e per queste rinuncerebbero ai doni eterni dello Spirito santo in una vita spirituale tutta e senza fine. Il mondo reale esisterà sempre come il campo DEFINITO in cui puntare a far vincere quello che è INFINITO. Definito dunque che il momento dell'Abominio della desolazione è quello del Povero cristo venuto in me e che si arrende e torna in cielo, vediamo che cosa la profezia annuncia, da parte dello Spirito santo di Dio, a Daniele, dalla metà di quel fiume alle cui due sponde sono in attesa Padre sull'una e Figlio sull'altra. Ecco, sono stati dati due soli valori, espressi in giorni:
1290 1
è UN TEMPO
1335 1
è TEMPI se è 1335+1, ossia 1335 unità in 1.336
In tal caso 1290 +1335+1= 2626=DIO=26, assoluto e unitario. Allora la metà di un tempo è 1313 giorni. Contati dal 21-12-12 portano ancora al 26-7, nel mentre sono i giorni 26×8=208 dell'anno bisestile 2.016. Essendo 1335 giorni 190 settimane, se le sono sommate
le 70 di antefatto, sono 26 decine di settimane. Tutto nel pieno dominio del 26=YHWH e del DIO=D.10. La domanda, totalmente lecita, che Daniele non fa al Signore, è questa: 14. E in realtà che cosa succede? C'è la fine del mondo? Oppure c'è che cosa? Quello che succede è che in questa data del 26 luglio del 2016 si è completato tutto il ciclo di quanto esista IN PURO PRINCIPIO di esistere. Questo anno parziale che termina il 26 luglio ed è il giorno 208 di un anno bisestile esprime quello ideale di un circolo di 208°, in cui sia il Sen del suo ottavo sia il Cos sono esattamente uguali. Questi 45° - in un angolo di 360 gradi che ha nei 45° l'esatta uguaglianza tra seno e coseno di 45°, tanto che la tangente di 45° è uguale ad 1, allorché il cerchio si riduce a 208°, ha la corrispondenza dell'uguaglianza tra gli opposti seno e coseno esistente sui 26°, di quel valore posto a DIO=26 dell'essenza di un YHWH. Ebbene, nel tempo, è questo angolo giro di 208° chi fa veramente testo. Quei 2.016 anni che sono tutto il flusso 1.000 di 1.000 anni, sommato al valore 16 della carica del piano della realtà 4×4, che poi è la stessa di un 10^4 diviso per un 5^4, quando dividono il loro numero di 2.016 per 208 conseguono come risultato lo stesso rapporto esistente quando questi valori sono entrambi divisi per 16, tanto che 2.-16 diventa 126, mentre 208, diviso per 16, diventa 13. 2.'16 anni stanno a 208 anni di angolo giro come 126 sta a 13.
21 laddove 126 è il flusso assoluto 100 del DIO=26 (che crea un anno in 7 giorni che avanzano di 7), mentre il divisore 10 è la trinità a 3 dimensioni che si muove in linea per tutte quante le 10 della presenza.
secondo nome Antonio, che vale quanto tre 26, allora tutta quanta la vita di costui deve essere determinata da questo DIO Uno e Trino, in 26 e 78.
Insomma 2.016 anni stanno a 208 anni di giro come 126, dati da 100+13+13, stanno a 13.
Dalla potenza della potenza, espressa da un 10^26^78, scaturisce la dimensione 2028 di un anno che è il 2.028 dopo Cristo e che si esprime in tutto il moto 1000 di 1.000 anni posti INJ PRINCIPIO di pura matematica, sommati a 7, la creazione, Una e trina in 28 anni. Ora questo valore Uno e Trino in 28 anni è espanso nello spazio a 3 dimensioni, attraverso le 4 della realtà, tanto che esistono 3×4=12 anni di pura espansione di quanto ESISTE come presente e non espanso. Allora 2.028 anni meno 12 anni, riportano la presenza agli 2.016 anni compiuti, attraverso 208 anni, moltiplicati per la carica 16 della realtà.
Poiché 126 diviso 13 è uguale a 9 sommato all'eterno periodo di 0,692307 che di per se solo è dato dal rapporto di 1/1,4444... si capisce che l'intero 9 è tutto l'avanzamento di 1 nel 10, nel tempo eterno di 1/1,4444... che poi considera 1 giorno in 1440 minuti primi, mentre il restante 4,44444444... infinito si evidenzia in un giorno aggiunto ogni 4 anni, poi un altro aggiunto ogni 157 anni.... Il denominatore 1,4444 somma ad 1 4/9 eterni, ossia la dimensione reale a 4 dimensioni reali per come si ripartisce in tutto il moto 9 di 1 nel 10. Tutto questo è un puro disegno di esistenza poggiato sui numeri. Sta di fatto che quando, sulla base di una rotazione di 8 volte 26 anni, noi terminiamo il ciclo con 2.016 anni, quello che arriva a conclusione intera è il ciclo degli 8 valori 26 di DIO. E si realizza poi nel dettaglio di un anno parziale, nel 2017 in atto, che si consolidi solo per 26 cicli di 8 giorni. Un VALORE che si incarni e sia l'espressione umana di questi valore, concluso il ciclo poggiato sul 26 di YHWH o di DIO, conclude anche il ciclo reale della sua vita. E allora costui lo deve avere – questo valore – tutto descritto nei nomi assegnati alla sua persona reale. Poiché solo due di essi, il secondo nome e il terzo, sono in ragione del 26, e sono l'unità del 26 del terzo nome, unito alla trinità del
Ora è chiaro a tutti come 10^26^78 = 10^2.028 sia solo la potenza di una potenza. Al prodotto 26×78 del Dio Uno e Trino nel 26, si deve poter sommare anche l'apporto del 26+78=104. ma un anno intero ha 26+26 settimane, pertanto il giro intero deve essere dato dai due 104 dei famosi 208 giorni che sono il 13, esteso nella carica 16 della realtà Per questo, al valore intero dato dal prodotto, da cui poi è detratta la pura espansione, e che porta a 2.016 anni completati, si devono aggiungere 104+104 giorni, all'interno della rotazione degli anni 2.016. Da tutto questo consegue esattamente la pienezza della vita di costui che ha questo nome e questo valore numerico 78 nel secondo nome Antonio e 26 nel terzo nome Anna. Però in tutta questa costruzione debbono incidere tutti e 5 i nomi di costui, e non solo il secondo e il terzo. Si scopre allora che il primo nome Romano, che vale 66, sommato al
22 4° Paolo, che vale 51 e al 5° Torquato, che vale 113, porta ad un totale che assomma perfettamente a quel 230 che eccede di 22 giorni il 26 giugno. Poiché sommando questi 22 giorni ai 208 arriviamo al giorno che esiste come il 17 agosto, ed è il numero 1355 dopo l'Abominio della Desolazione di cui ha parlato il Profeta Daniele – e chi può si sforzi a capirlo! - ecco che nel nome di Romano Antonio Anna paolo Torquato, i soli 5 nomi che valgono 1 +333 esiste quel limite dei 1335 giorni che fu citato dal Profeta Daniele, dopo l'Abominiosa desolazione di Gesù Cristo che cessò sconsolato la sua opera, essendosi accorti di avere scalfito poco più che la superficie del cuore umano e della sua ragione.
Chiederete tutti: ma allora qual è la vera ragione di tutto questo? E io ve la dico. Nel capitolo 66 di Bibbia, consistente in Esodo capitolo 16, è TRASCESO il valore di ROMANO. Egli è simile alla MANNA discesa dal cielo, a quel CIBO DI VERITA' di cui tutti gli uomini del futuro dovranno cibarsi, eternamente!
Già lo era in vita Gesù, quando diceva ai suoi tanti seguaci : “mi seguite solo perché un giorno io vi sfamai in 5000, avendo a disposizione solo 5 pani e 3 pesci...”
Tutto passerà, ma questo PANE disceso da cielo e che destò un vero disappunto negli Ebrei che lo videro, che esclamarono: “Man hu?” che nel gergo di oggi possiamo tradurre benissimo “ma che razza di MAN, di uomo sei tu, Ro-MAN?” Io proprio NON TI CONOSCO e non ti CAPISCO, eppure tu solo hai parole di vita eterna e di verità eterna, e sei la via eterna che fu anticipata dall'esemplificazione data da Gesù!?
Quanta desolazione nel povero Figlio di Dio, una volta che si è presentato non in una reale stalla, ma che ha scelto come stalla la vita di un uomo come tutti glia altri... anzi PEGGIO!
Dio vuole impersonare IL SUO NEMICO apparente, per far di lui il massimo degli amici, come già accadde nella stessa data: il 25 gennaio del 30 dopo Cristo, quando un Saulo da tarso stava procedendo verso Damasco per catturare e crocifiggere cristiani.
Sì, peggio! Chi non sa come stanno le cose è giustificabile nel suo peccato... da questo Romano, cui ben è stato rivelato dal Padre tutto il disegno del padre, PECCA conoscendo totalmente in che cosa davvero STIA il suo peccato!
Fu allora che nacque il nome PAOLO, che significa PAULUS, uomo di poco conto assai, e che prefigurò l'avvento di un Sole incarnatosi il 25 gennaio del 1938 a ripetere quel prodigio, di mutare il massimo nemico nel massimo tuo sostenitore. Questo è l'esempio che io lascio da seguire. Fate altrettanto! Agite in tutti i modi che vi consiglia il vostro spirito, per fare dei vostri tanti amici i massimi amici. Come? Rintuzzandoli a puntino nella loro inimicizia? No! Offrendo la guancia a chi vi schiaffeggia, di fare un miglio di strada a chi ve ne chiede solo uno (e per voi è uno scocciatore... se non proprio un nemico!). Donare a chi vi chiede un prestito o vuole rubarvi ciò che Dio ha messo nelle vostre tasche. Fatevi amici eterni, per il tempo infinito che verrà, sfruttando al
23 meglio questo ingiusto danaro, sterco di satana se non è finalizzato al puro bene altrui. Invitate a pranzo non coloro che un dì potranno invitarvi a loro volta, ma persone che non hanno nulla, veri9 pezzenti che mai e poi mai vi potranno invitare. Cercate a mensa l'ultimo posto, affinché non vi capiti che l'invitante cvi dica: “amico, è venuto uno più importante di te, devi cedergli il posto”. Se avete solo una tunica e un mantello soltanto e chi ha tanti beni vuole da voi anche la tunica... voi dategli anche il mantello. Questo è il mio eterno sale, di cui già vi parlò Gesù Cristo e se esso perde il suo sapore è solo da essere disperso sulla strada e calpestato. Voi Cristiani state seguendo questi valori? Avete rispettato questa consegna chiara che io vi ho lasciato? Ce ne sono 50 che l'anno fatto, oppure 45, oppure 40, o 30, o 20, o 10? Perché se non ce ne sono nemmeno 10 dove è DIO, il creatore che crea con un BUON 10? Ebbene – ciò detto – non vi scoraggiate! Abbiate fede nel Creato. L'ha fatto Dio e non uno di voi che non è mai capace di creare un tutto che sia buono in tutto! In me – Romano Amodeo – Dio è venuto per svolgere quel ruolo descritto nel capitolo 18 della sacra Bibbia. Tutto è fatto da AMOD o Signore, e da AR.-ROM-o Gesù, ma voi lo pervertite in SODOMA e in GOMORRA, terra della dissoluzione che grida vendetta agli occhi del Signore. Ma decidetevi: buttate le reti dalla parte destra della barca e vederete il MIRACOLO TOTALE della generale salvezza disegnata da Dio. Essa procede da destra verso sinistra, come un puro progetto di spettacolo, simile a un film o a un DVD costruito coi soli due numeri 1 e 0.
Ebbene questo PROGETTO NON E' CALATO in un DIVENIRE! Tutto è simile ad un iniziale 0, in cui solo se questa pellicola è mossa verso -1 potete trarne la visione di un DIVENIRE nel tempo diretto verso +1. Non esiste nessuna azione, se non quella divina del puro spirito divino, ed esso si avvale di un processo di puro calcolo numerico poggiato su alcuni fondamentali numeri posti IN PRINCIPIO. Quello fondamentale è il 10^3, di un trino 10×10×10 che esiste come “una cosa sola”, Chiamatela padre, Figlio e Spirito santo. Non sono tre DEI ma uno solo che esiste per tre distinte volte e si inventa una volta la persona del Padre, un'altra quella del Figlio, mentre resta quell'Unità dello spirito santo che combina Padre e Figlio in una “cosa sola”. Dio, alla pienezza del tempo connessa coi suoi cicli totali, ha voluto che esistesse anche la conoscenza INOPPUGNABILE della verità nel suo complesso. E il 26 luglio, alla fine di questo ciclo compiuto, sarà pienamente compiuto anche il ciclo di questo Dio che si è voluto affidare ai PURI NUMERI, a immagine e vera somiglianza della sua purezza. Questo DIO ha dovuto conoscere e sperimentare IL PECCATO – e di persona – per vedere come fosse questo mondo. La Bibbia, nei primi sei giorni della creazione, ve lo dice : “e vide che era una cosa buona”. Ebbene è attraverso di me che il Dio incarnato l'HA VISTO E SAPUTO FINO IN FONDO, secondo quelle verità non consegnate in dettaglio nemmeno al Figlio. Solo un Dio può conoscere il giorno esatto in cui il disegno raffigura che... LO IMMOLEARANNO, e realmente, come già avete visto toccato a Gesù Cristo. Io sembro animato dalla stessa fretta di Gesù quando disse a Giuda: “fai presto””.
24
E il mondo? Non è il 17 agosto 2.016 la fine del mondo? No, non è la fine del mondo, ma solo quella pienezza dei cicli dell'esistenza che si concludono, e allora non può restare all'uomo cose che non siano spiegate. Vedete. Quando esiste un 100, in mele, e debbono essere divise ad una ad una a 100 bambini, fino a quando non è compiuta tutta la divisione non esiste giustizia, tra chi ha già avuto e chi non ha avuto ancora e non crede che certamente avrà a suo tempo anche lui ciò che gli spetta. Il 26 luglio del 2.016 si conclude questo ciclo totale, costruito da 126 unità in tutta la sua carica reale 16, che la porta a 2.016 anni, e che è diviso non per il piano 26, fatto di azione 13 e reazione 13, ma solo per la dimensione lineare del quanto 13, in cui lo spazio 3 si muove interamente, di 10. Questo rapporto, di 126/13 = 9, sommato al periodo eterno di 13/9, comanda con questi numeri purissimi in forma di 13 e di 26 e di 100. Sono il vero Onnipotente che esiste nel mondo, e questo 26 vale davvero come la linea 13+13 di un Dio 10 e 3. Per la fine del mondo occorre che 10^10 anni si dividano per i 15 dello spazio-tempo, generando la triplice bestia 666.666.666. Al suo interno esistono 3.118,1114 anni che sono l'ultima generazione dell'esistenza per numeri, cominciata con l'avvento di Cristo e che finirà nel 3.118 dopo Cristo il 14 novembre. Il libro 1.180 di Bibbia e il libro 1.114 sono alla base di questi 3.118,1114. ma bastano i numeri delle prime 21 lettere del libro 1, a quantificare questo definitivo 3.118. Voi andate verso tempi sempre più difficili. Per questo ha una piena ragione lo Spirito santo divino a rivelare al profeta Daniele che sono i più beati coloro che arriveranno ai 1335 giorni dopo l'Abominio della Desolazione di un Mondo restato senza il Figlio di Dio, perché “rapito in cielo”, come in Apocalissi capitolo 12.