La stagione delle denunce

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Romano Amodeo

La stagione delle denunce Raccolta delle denunce e degli esposti Presentati dal 2.001 al 2.003


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“Ma perché fate così?”


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Denuncia contro ignoti Romano aveva ricevuto, quando fu cacciato, pur innocente, dalla Schola Cantorum di Cogliate, accuse che riteneva ingiuste ma che, per la sua onestà, non poteva ignorare. Ne doveva lasciare traccia. Così andò dai Carabinieri di Saronno e il 20.11.2001 sporse una denuncia, nelle mani dell’Ufficiale di Polizia Giudiziaria Maresciallo Catello Di Somma, in relazione al comportamento di se stesso e di tutta la cantoria di Cogliate. Rivelò come fosse stato accusato di avere violato la privacy e chiese che un Giudice esaminasse la situazione (l’aveva violata?). Reclamò contro se stesso delle severe punizioni se le accuse fossero state riconosciute fondate. Poi fece un resoconto, dettagliato, di tutti i giudizi emessi contro di lui dai cantori: • • • • •

da Cornelio Ferrario, che l’aveva definito una serpe al seno (era una grave offesa?), a Adelio Basilico, che aveva assunto atteggiamenti minacciosi contro la persona (era intimidazione fisica?), alla Maestra del Coro, che aveva invaso la sua privacy in relazione ad un sentimento (era oltraggio ai valori della persona?), a tutti loro che ne avevano riso (avevano partecipato a tale affronto?), infine alla violenza esercitata contro di lui, per avergli impedito il suo diritto, di partecipare ad una attività del volontariato negli organismi della Chiesa, che non può essere discriminata, in quel modo, senza essere di per se stessa una grave infamia … (era un’infamia?)

Amodeo non accusò nessuno, espose solo i fatti e pose delle domande, scrivendo che, se il Giudice avesse rivelato, in ciò, una condizione diffamatoria, egli chiedeva che si operasse, al fine di chiarire la verità e punire i colpevoli. Allegò copia dei due articoli, sulla cui base l’autorità inquirente avrebbe dovuto esprimere il suo verdetto. Depositato l’atto, si recò nella redazione del suo giornale e presentò copia della denuncia che aveva fatta, spiegando loro che era anche una sua precisa esigenza di conoscere la verità, in quanto non sentiva di essere stato trattato, da loro, in modo imparziale ed aveva la necessità che un giudice super partes, si esprimesse.


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Al giornale, per non correre il pericolo di grane, non l’avevano difeso a sufficienza ed erano scesi a patti, quando non avrebbero dovuto farlo in alcun modo. Si facevano tanto picco, di lotte contro i potenti, e quando si era trattato di una semplice scaramuccia, in cui l’interlocutore era una persona precisa, si erano lasciati intimorire da un Signor Nessuno.

Non allego la denuncia, in quanto ho voluto ritirarla, anche se poi, di fatto, per il rifiuto del Di Somma, non ho potuto. Chi volesse pertanto conoscere il testo esatto potrà fare ricerche presso l’archivio dei Carabinieri, o della Prefettura. Credo sia stato un preciso intendimento della Provvidenza di Dio che il Di Somma non abbia voluto accondiscendere a fare a nessun costo (gli avevo spiegato persino, mentendo, che rischiavo di perdere il mio posto di lavoro) quello che era un mio sacrosanto diritto. Per quale motivo? Appunto il Destino, ossia la Provvidenza, che gestisce tutte le umane cose.


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Secondo essa Isaia (2, 2-5) predisse: “Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore sarà elevato sulla cima dei Monti, e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri» Perché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice tra le genti e sarà arbitro tra molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra. Casa di Giacobbe vieni, camminiamo nella luce del Signore.” Se voi pensate che io, mentre cercavo di realizzare il Regno di Dio a partire dalle mie ricchezze, costruii una casa al Colletto di Ortonovo, mentre conducevo l’azienda prima in Via Colletta 56, poi in Via Colletta 29, capirete come la Provvidenza di Dio abbia stroncato questo tentativo fatto come sui colli profetizzati da Isaia, a favore di quello spirituale condotto nella Città del Monti fatto santo di Dio nell’imminenza della fine dei giorni. Ebbene finora la profezia di Isaia non si è tutta avverata, ma i tempi sono questi. Che l’uomo si appresti a vederlo realizzato nell’imminente futuro. Ma prima occorrerà che io, monte del tempio del Signore, sia elevato sulla cima dei monti! Perché accada dovrò patire 15 giorni di un nuovo Calvario, tanti quanti le 15 stazioni della Via Crucis del Cristo, tanti quanto le 5 dita per il Padre, le 5 per il Figlio e le 5 per lo Spirito santo che ogni Cristiano fa nel suo segno della croce. Di chi la colpa di questo nuovo martirio? Dell’incapacità umana a scorgere un Dio vivo nell’uomo e del suo accanirsi, quando incontra uno che si è accorto di essere Figlio di Dio e della stessa sostanza del Padre. L’uomo è troppo abituato a sposare i compromessi e l’ideale puro lo chiama “integralismo” e lo combatte, come se fosse la sciagura! L’integralismo in Dio, il Dio vero, è la più grande fortuna che possa toccare, ma occorre che la Provvidenza voglia che accada! Infatti, io devo vera gratitudine a questi miei amici di Cogliate, che mi hanno dato vera inimicizia in cambio del mio amore: mi hanno costretto a patire i tradimenti sofferti dal Cristo, abituandomi ad amare i miei nemici per aver fatto la sua stessa esperienza, sommamente salutare. Dopo la stroncatura della Chiesa al mio Convegno, in cui ho compiuto i gesti attesi dal Cristo alla fine dei tempi, mi ero alquanto rassegnato. Incontrata tanta ingiustificabile avversione, proprio fatta a me da amici, mi sono risvegliato: dovevo riprendere a combattere perché la partita non era ancora finita!


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Mentre il 24.10.1999 tutti i sacerdoti e i fedeli di Saronno, nella celebrazione del Trasporto della Croce, avevano preferito seguire il Cristo di legno, anziché il Cristo vivo in me, che annunciava in Convegno quanto doveva comunicare alla cosiddetta “fine dei tempi” (la sconfitta della morte e il Giudizio Universale sulla vita), il 29.1.2002 la Provvidenza di Dio dimostrò chi Essa volesse tenere in vita: se un puro simulacro o quell’atteso Emanuele che era predestinato a salvare il mondo e a disarmare ogni belligerante, trasformando “le lance in falci e le spade in vomeri.”


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L’attentato fisico alla mia vita Due mesi dopo la cacciata da Cogliate, che mi spronò a rimettermi in azione, avevo concentrati i miei sforzi nella conclusione della sperimentazione per la ricerca dell’energia pulita, derivante dalla fusione dell’atomo di idrogeno. Vi avevo profuso tutti i soldi che avevo, al punto che non ero riuscito a pagare l’assicurazione per l’auto. Confidando nella Provvidenza di Dio, l’usavo ugualmente: era solo questione di giorni! Ma la Provvidenza volle dare a me un segno che andò ben oltre le mie attese. Infatti il 29 gennaio 2002, mentre avevo caricato sull’automobile i prototipi da consegnare alle Officine Fiorese, di Besnate, per una messa a punto della tenuta alla pressione, fui investito da un pullman di 100 posti, mentre appena sbucavo dall’androne, che ha davanti un marciapiede a raso della larghezza di 80 centimetri. L’auto, sbattuta contro il muro, si piegò e dalle foto che vi mostro la sporgenza della mia auto era di 60 centimetri, per cui ero all’interno della fascia protetta destinata ai pedoni e a chi esce dai passi carrai. Non mi ero certamente immesso nella corsia del traffico, nella quale chi esce dagli androni deve dare assoluta precedenza. Io avevo la facoltà di avanzare liberamente, purché non investissi nessuno, in quegli 80 centimetri, senza dover temere che un veicolo mi investisse, avendo invaso il marciapiede a raso. Il segno che mi volle dare la Provvidenza divina fu che, mentre Mammona cercava di uccidere il mio corpo, di portarlo via dal mondo, ladri figli di Mammona entrarono in Chiesa e staccarono il corpo ligneo del Cristo dalla grossa croce di legno, portandolo via. Insomma la Provvidenza aveva come evidenziato una alternativa su quale corpo far portar via dal Diavolo: se il mio, portatore di un Cristo vivo, o quello di legno, portatore solo di un puro ed astratto segno. Predilesse la salvezza del mio. Nel 1999, quando io avevo indetto il Convegno nel quale avevo compiuto quanto atteso da Gesù alla fine del tempo, ci fu a Saronno il trasporto della Croce e tutti i sacerdoti e i cittadini scelsero di seguire il segno di legno, disprezzando la presenza viva del Cristo, che cercava di offrire alla Chiesa quelle spiegazioni che il Papa aveva sperato qualcuno indicasse, con la sua Enciclica Fides et ratio.


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Vedete come l’auto, nel punto in cui è stata piegata dallo spigolo del muro, sia all’interno della riga continua demarcante il marciapiede a raso.

A maggiore evidenza, ecco i 60 cm di sporgenza dalla piega data al veicolo dalla parete dell’androne.


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L’auto, investita violentemente, prima fu sbattuta parallela al muro, tanto da lasciare l’impronta piatta della ruota destra, che appare chiaramente nei suoi bulloni,

Essi poterono lasciare questa impronta perché l’auto fu pressata piatta contro la parete, prima di essere costretta a ruotare come appare nella foto in alto.

Qui sopra c’è la simulazione di una Fiat Croma molto simile al modello della Croma investita, che dimostra la posizione nel momento dell’investimento.


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Avevo, come giornalista di Informazona, scritto tre articoli, tra il novembre e dicembre dell’anno prima, nei quali sollecitavo il Comune affinché salvaguardasse la vita dei cittadini che uscivano da quell’androne. Ma l’Amministrazione di Saronno, se non ci scappa il morto, non si muove, per quanto sia sollecitata a dovere. Così denunciai l’Amministrazione comunale per un “Falso ideologico di tipo urbanistico”, sostenendo che quel marciapiede a raso era una trappola mortale: i residenti credevano che fosse rispettato, ma alcuni non lo facevano e mettevano così a serio rischio la vita di tutti. Chiesi di essere risarcito per 1 milione di euro, “come se io fossi morto”, per il pericolo mortale che avevano fatto correre proprio a me che in tutti i modi avevo cercato vi ponessero riparo.


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Ho tralasciato di pubblicare gli allegati. Un mese dopo ritenetti di integrare cosĂŹ la denuncia.


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Chiesi risarcimenti: al Comune, per l’accusa di “falso ideologico di tipo urbanistico” e all’assicuratore del pullman che mi aveva investito. Ma, quando già l’assicurazione del Comune stava periziando, ci fu un improvviso alt: non mi spettava niente perché, a “migliori accertamenti”, risultavo io in torto. È vero, ero sprovvisto di copertura assicurativa, e fui condannato a pagare una multa, che non potei mai pagare… ma in quanto all’investimento le cose stavano diversamente. Lo appresi dall’Avvocato Carnelli che mi inviò questa lettera in cui i proprietari del pullman investitore… chiedevano i danni a me. (Notate il cognome dell’accusatore: Carnelli, come quello del Sacerdote che si pose come accusatore nel 1999, mentre il Papa aveva promesso “avvocatura”).


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Che cosa era mai successo? Come potevo, dalla parte della ragione, passare a quella del torto? Mi venne in mente di dover conoscere che cosa avessero affermato i Vigili urbani nella Relazione del sinistro, e rabbrividii: mentendo, davano la colpa a me. Gli sciagurati non avevano neppure rilevato la presenza del marciapiede a raso, nella planimetria allegata, per cui io non avrei potuto sporgere nemmeno di un centimetro, liberamente, dall’androne, senza dover dare la precedenza… anche ai veicoli che sopraggiungevano marciando sul marciapiede! Dovette probabilmente succedere questo: quando i vigili, mentre io ero stato ricoverato in ospedale, dettero un’occhiata alla mia vettura e si accorsero che era priva del tagliando dell’assicurazione, subito provvidero a farmi i relativi verbali. Avevano trovato di chi era la colpa! Chiamarono il carro attrezzi per farmi sequestrare la vettura e, rimossa e portata via, se ne andarono. Solo dopo che furono giunti al Comando della Polizia Municipale si apprestarono a preparare la relazione. Si accorsero allora che essa doveva essere corredata dal rilievo dell’incidente e provvidero a farlo a memoria. Se infatti osserverete la planimetria che sarà allegata, in essa ci sono una grande quantità di errori. Ad esempio nella segnaletica orizzontale sono segnate perfino le linee demarcanti il parcheggio che sta nel lato di fronte della via, mentre queste linee non sono mai esistite. La posizione finale della macchina investita, che potete osservare nelle foto pubblicate, la mostra letteralmente incastrata tra le due pareti dell’androne, mentre in quella dei vigili c’è un ampio spazio, da un lato, tra la vettura e una delle pareti dell’androne. La strada è indicata come rettilinea mentre non lo è: presenta, proprio nel punto in cui è accaduto l’incidente, un angolo leggero, ma esattamente quello che porta tutti a rettificarlo, sfiorando un muro dietro il quale non si scorge la presenza del portone, leggermente arretrata. Nella relazione, poi, da un lato i Vigili affermano che non si può conoscere il punto esatto dove è accaduto l’impatto e, dall’altro (non avendo nemmeno rilevato la presenza del marciapiede a raso) danno assolutamente la colpa a me per non aver dato la precedenza a chi sopravveniva sul marciapiede.


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Eccovi riprodotta la Relazione.

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Qui sopra potete leggere, infine la brillante conclusione cui giunsero i Vigili urbani di Saronno: “Non dava la precedenza agli altri veicoli immettendosi nel flusso della circolazione�. Una ingiustizia assoluta! La causa possibile, ripeto, poteva consistere solo nel non essersi ricordati che esisteva il marciapiede a raso, come risulta nella prossima planimetria, parte integrante della Relazione, che credo sia stata eseguita a memoria.


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Dopo aver tentato bonariamente di far notare l’errore, la Polizia Municipale non accettò di correggere gli errori nemmeno dopo documentazione fotografica dell’esistenza del marciapiede! “Se ha qualcosa per cui reclamare reclami!” Così la denunciai ai Carabinieri di Marchirolo, perché stavo rifinendo la mia convalescenza a Cunardo.


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Ritornato a Saronno credetti giusto fare anche un Esposto al Comune, relativo alla sua Polizia municipale.


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PoichĂŠ io, poi, ero stato condannato per non avere rispettato le scadenze della mia assicurazione, denunciai anche le due Compagnie assicuratrici per non aver voluto risarcire il mio danno a causa di una falsa dichiarazione dei Vigili. Essi non erano “giudiciâ€? e le Compagnie, sulla base della documentazione fornita da me, erano tenute a risarcirmi. Non facendolo erano colpevoli di non rispettare i loro termini, cosĂŹ come io ero stato ritenuto colpevole per non avere rispettato i miei!


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Tante storie per non voler riconoscere come, sbattuta orizzontale l’automobile contro il muro, poi sia stata costretta a ruotare, e cavata fuori come un turacciolo dal pullman che, per evitare l’impatto, si è buttato verso il centro della strada, rientrando poi, come rivelano le macchie dell’acqua uscita dal radiatore dell’auto investita. La sporgenza dall’androne è determinata dalla posizione destra del veicolo, costretto a far perno contro lo spigolo del muro e, in quel lato, si vede benissimo come l’auto fosse ancora sul marciapiede a raso!

La storia che accade ora è paradossale. Avevo avvertito riservatamente il Comune di Cogliate e di Saronno, con una lettera ai Sindaci fatta protocollare per lasciarne traccia, che, per profezia di stampo religioso, prevedevo l’arrivo della Sars nel Saronnese, il 23 maggio 2003. Comunque, per scongiurarla, avrei pregato con la Comunità di Cassina Ferrara, che, il 18, si recava al Santuario, a rispettare l’antico voto fatto nel 1575, quando la Madonna già salvò il Saronnese da una peste. Il Sindaco di Cogliate diede la lettera ai giornali, che la pubblicarono spaventando tutti, poi incolpò me di


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fare il terrorista, inibendomi l’accesso al Paese e denunciandomi alla Procura della Repubblica (a quanto ne ho saputo io stesso dai giornali).

L’attentato morale alla mia persona


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Dopo l’attentato fisico alla mia persona, ecco l’attentato alla mia intelligenza. Avevo pregato affinché il 23, tra le 21 e le 22, pagassi solo io, affinché Dio evitasse la Sars e la morte di una intera famiglia di Cassina Ferrara e, esattamente come avevo previsto, pagai solo io. Vennero proprio in quelle due ore prima a cercarmi e poi a prelevarmi, due Poliziotti, che mi costrinsero ad andare in ospedale per subire un Accertamento Sanitario Obbligatorio. Vi stetti 12 giorni, alla fine dei quali io, disavvezzo ad ogni tipo di medicina, uscii veramente distrutto da quelle non necessarie che fui costretto ad assumere. Uscito, denunciai ai Carabinieri il Sindaco ed i medici per l’abuso fattomi, come vi documento qui di seguito.


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Di seguito, lettami con attenzione la legge in base alla quale era avvenuto il mio ricovero coatto e riscontrate tutte le irregolaritĂ , ritenetti opportuno di documentarle, in una integrazione della denuncia.


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Finalmente venni in possesso del dispo-sitivo in base al quale ero stato costretto a subire quell’abuso che ora vi presento.


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Ecco a chi dovevo questo tentativo di colpirmi nell’aspetto dell’intelligenza e della salute mentale: persone di Cogliate e di Saronno Il motivo fu, come potete leggere: “Disturbi del comportamento e ripetuti invii di lettere minacciose e per lo più incomprensibili a privati cittadini e persone di Chiesa”. Questo in cambio della mia offerta a Dio di pagare io per le loro ingiustizie, che mi avevano arrecato, se vogliamo metterla così, quel mio “disturbo del comportamento”. Io li ho veramente salvati dalla morte e così sono stato ricompensato! Per affermare il mio diritto, li denunciai! Sapevo benissimo che non ne avrei ottenuto nulla, ma ho voluto e dovuto farlo per lasciar traccia di tutto quanto io ho dovuto subire.


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Un giorno tutti si chiederanno se tutto questo sia stato vero, e allora i documenti pubblici, le lettere fatte protocollare e gli interventi sulla stampa riveleranno come io non sia stato un personaggio uscito solo dalla fantasia di qualcuno. Eccovi il testo della denuncia.

Non ho avuto però a che fare solo con persone cattive e proprio prive dell’idea giusta di quel che fanno. Eccovi infatti chi mi ha difeso, con un esposto ai Comuni di Saronno e Cogliate, in cui si afferma la mia perfetta salute mentale e s’intima di cessare le ingiustificabili vessazioni praticate a me, sotto la spinta di persone veramente pietose, anche se appartengono alla Chiesa, anzi, proprio per questo, ancora più bisognose di pietà e di perdono. Se non pagano i giusti per questi peccatori, come possono mai salvarsi agli occhi di Dio?Tra breve morirò a causa dei loro peccati e, con me, morirà nuovamente lo Spirito santo di Dio.


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Io devo esprimere davvero “grazie!” a queste 40 persone. L’ultima di esse si chiama per volere stesso della Provvidenza di Dio, Romano Cristiano (come me), ed è un ragazzo tartassato molto più di quanto sia stato io, dallo stesso apparato pubblico. Esso si permette di esercitare una vera e propria violenza contro la persona, proprio secondo una legge che fu adottata per eliminare questi soprusi. “Fuori tutti dai manicomi!” fu il senso di questa legge, che voleva riconoscere a tutti la sacrosanta dignità dell’uomo. Quando un cittadino è ritenuto privo di ragione, non può essere maltrattato in tal modo se non lo accetta ed approva per primo un giudice tutelare… Ma chi lo sente “prima”? Pertanto nei confronti di coloro che sono ritenuti “fuori di testa” l’apparato pubblico compie davvero prepotenze assolute. VERGOGNA! Non siete medici, ma personaggi biechi e prepotenti, nei confronti dei più miseri soggetti umani che esistano! Vi stupite poi che uno di voi, trattato a modo vostro, vi uccida? Eccovi, di seguito, come andò a me, in relazione al ricovero.


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