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La riforma degli ammortizzatori sociali

La sede del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali a Roma in Via Veneto 56.

Andrea Orlando, Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali nel governo Draghi.

La riforma degli

AMMORTIZZATORI SOCIALI

Per ora solo “linee guida”. Meccanismo di premialità, Cassa integrazione in deroga e altre novità succose. Ma il costo? Quanto devono pagare le imprese?

L’attesa riforma degli ammortizzatori sociali si è tradotta per ora in 6 pagine di “linee guida” che il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha inviato alle parti sociali. Anche se non si dice quanto costa la riforma, quanto devono pagare le imprese e quanta parte sarà a carico dello Stato, possiamo comunque vedere quali sono i punti salienti del documento.

I principi guida

L’ambizione della riforma - si legge nella bozza - è costruire un “modello di Welfare State inclusivo” per mezzo dell’universalismo differenziato: am-

[Stefano Rossi] Dirigente servizio sindacale e lavoro

mortizzatori per tutte le imprese e i lavoratori, ma diversificati a seconda delle dimensioni aziendali. Nessuno escluso, ma non a tutti la stessa protezione in termini di durata ed entità.

Gli ammortizzatori quando il lavoro c’è

Si estende la platea dei beneficiari per includere tutti i lavoratori subordinati, anche con una minima anzianità di lavoro, compresi apprendisti e lavoratori a domicilio. Il sostegno diventa più generoso - ma non si dice di quanto - e viene esteso anche ai lavoratori delle piccole imprese da 1 a 15 dipendenti. Si introduce un meccanismo di premialità, sul modello assicurativo: meno usi gli ammortizzatori, meno li paghi. Viene abolita la Cassa integrazione in deroga, mentre la Cassa ordinaria viene estesa anche alle aziende oggi escluse. La Cassa straordinaria è allargata a chi oggi non ce l’ha e con causali aggiuntive: per i processi di transizione industriale, per “prospettata cessazione dell’attività” e per “liquidazione giudiziale”. Sono Confermati i Fondi di solidarietà bilaterali e le loro prerogative: in più, copriranno anche le piccolissime imprese da 1 a 5 dipendenti e la contribuzione obbligatoria a questi Fondi vale anche come condizione per il rilascio del

Durc, documento essenziale per partecipare ai bandi pubblici. Le imprese non coperte né dalla Cig ordinaria né dai Fondi bilaterali trovano riparo al Fis, Fondo di integrazione salariale che continua dunque a erogare prestazioni in via residuale.

Gli ammortizzatori quando il lavoro non c’è più

I requisiti di accesso al sussidio di disoccupazione - la Naspi - diventeranno meno rigidi (ma non si chiarisce in che modo). Anche l’assegno rimane intero per più tempo, perché il décalage (il taglio del 3% al mese) scatta non più dal quarto mese, ma dopo (anche in questo caso non si dice quando). Un “trattamento di maggior favore” viene riservato ai lavoratori che per ragioni anagrafiche hanno più difficoltà a ricollocarsi. La Naspi viene poi estesa ad alcune tipologie di operai agricoli a tempo indeterminato. Si potenzia anche il sussidio di disoccupazione per i precari, chiamato Discoll: si innalza la durata massima, garantendo mesi di beneficio pari a quelli di contribuzione versata, si posticipa la decorrenza del décalage, si riconosce la contribuzione figurativa.

Le politiche attive

Il governo punta poi a rafforzare il “connubio tra ammortizzatori sociali e politiche attive”. L’obiettivo è quello di “potenziare i percorsi formativi sulla base dei fabbisogni”: orientare cioè l’offerta di lavoro dove c’è domanda, preparare i lavoratori a seconda delle esigenze delle aziende sul territorio. A questo scopo si prevede di estendere il programma Gol - la Garanzia di occupabilità dei lavoratori introdotta dalla passata legge di bilancio, mai entrata in vigore - anche ai lavoratori in CigS per prospettata cessazione e in CigS con accordo di ricollocazione per favorirne riqualificazione e reinserimento. Si punta a rafforzare i Fondi paritetici interprofessionali. A premiare con un incentivo economico le imprese che assumono lavoratori sospesi in Cigs, offrendo loro anche la possibilità di stipulare contratti di apprendistato professionalizzante (meno costosi di altri contratti) senza limiti di età. Si introduce poi un contributo monetario a favore dei lavoratori sospesi per cessazione, se decidono di fare una cooperativa e rilevare l’azienda (“workers buyout”). Il programma Gol viene infine collegato anche ai periodi di disoccupazione in Naspi e Discoll (non si dice però come).

Sostegno al lavoro autonomo

Il governo punta a monitorare l’efficacia del nuovo ammortizzatore sociale dedicato ai lavoratori autonomi e chiamato Iscro, introdotto sperimentalmente dal primo luglio 2021 e fino al 2023. Nel frattempo interviene con maggiori tutele per la maternità delle lavoratrici autonome e professioniste, riconosce ai professionisti a basso reddito giorni di malattia aggiuntivi in caso di patologie gravi, consente anche agli autonomi che chiudono la partita Iva l’accesso al programma Gol, per la riqualificazione e il reinserimento. Si estende poi l’equo compenso in tutti i bandi e le selezioni indette dalle Pubbliche amministrazioni e per tutte le opere legate al Recovery. Si prevedono infine aiuti fiscali alle Casse private dei professionisti in forma di credito di imposta e per evitare la doppia tassazione sui rendimenti e le prestazioni previdenziali.

Altre novità

Si prevede l’estensione del contratto di espansione alle piccole imprese fino al 2026. L’azzeramento dei contatori della CigO e della Cigs (le aziende possono un usare un tot numero di settimane di Cassa all’interno di un quinquennio mobile). Si introduce il Fei (Fondo emergenziale intersettoriale) - alimentato con un contributo a carico dei Fondi bilaterali - che in caso di “eventi di particolare gravità” interviene come “assicurazione residuale” per sostenere le piccole imprese. Si introducono infine - “per la prima volta nel nostro ordinamento” - strumenti di protezione sociale ad hoc per i lavoratori dello spettacolo.

Costi

Si prevede un periodo di “accompagnamento a carico della fiscalità generale nel triennio 2022-2024”. Ma non si dice quanta parte del costo della riforma sarà a carico delle aziende (soprattutto le piccole che oggi non versano nulla) e quanta a carico del bilancio dello Stato. Nelle intenzioni del ministro del lavoro Orlando la proposta di riforma degli ammortizzatori sociali e il programma Gol per le nuove politiche attive dovrebbero rappresentare la piattaforma delle politiche del lavoro funzionali a rendere sostenibile l’impatto sulle attività produttive e sul mercato del lavoro delle trasformazioni tecnologiche attese nei prossimi anni.

La riforma degli ammortizzatori punta all’estensione universale delle casse integrazioni, con criteri differenziati per settori e per numero dei dipendenti delle unità produttive, per far fronte alle sospensioni temporanee delle attività o alla chiusura delle imprese. Inoltre, propone di allungare la durata dell’utilizzo delle indennità di disoccupazione (Naspi e Discoll), di aumentare gli importi mensili e di ridurre la quota dei contributi versati per accedere alle prestazioni. Con il programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori) si vuole cogliere l’obiettivo di ampliare la platea degli interventi (servizi per l’impiego, formazione, sostegni per l’inserimento lavorativo) per rendere sostenibili le transizioni lavorative delle persone che perdono il lavoro e per agevolare l’inserimento lavorativo di quelle che lo cercano per la prima volta. Quella per i sostegni al reddito potrebbe essere definita come una sorta di “controriforma” della precedente approvata con il governo Renzi nel 2014 in uscita dalla lunga crisi economica iniziata nel 2008, e per mettere la parola fine all’utilizzo massiccio delle casse integrazioni in deroga messo in campo per contenere i licenziamenti. ■

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