2008
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RIVISTA DI ARCHITETTURE, CITTà E ARCHITETTI
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design simone micheli
maggio agosto
REM
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behnisch architekten ian+ talca university chile sci-arc california korea university korea miami university ohio aam mendrisio switzerland `
coordinamento editoriale Giulia Pellegrini coordinamento redazionale Fabio Rosseti corrispondenti dalla Francia: Federico Masotto dalla Germania: Andreas Gerlsbeck traduzioni italiano-inglese Miriam Hurley, Selig Sas, Team Translation inglese-italiano Team Translation crediti fotografici le foto sono attribuite ai rispettivi autori come indicato sulle foto stesse. L’editore rimane a disposizione per eventuali diritti non assolti progetto grafico Davide Ciaroni impaginazione elettronica Giulia Pellegrini, Pierpaolo Rapanà
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maggio agosto
redazione Tommaso Bertini, Filippo Maria Conti, Samuele Martelli, Alessandro Melis, Elisa Poli, Pierpaolo Rapanà, Daria Ricchi, Eugenia Valacchi
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comitato scientifico Giandomenico Amendola, Gabriele Basilico, Miranda Ferrara, Maurizio Nannucci, David Palterer, Sergio Risaliti, Giorgio Van Straten
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direttore responsabile Eugenio Martera
stampa Litograf Editor, Città di Castello (PG)
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AND Rivista quadrimestrale di architetture, città e architetti n°12 maggio/agosto 2008
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in copertina/cover Ozeaneum – German Oceanographic Museum © Behnisch Architekten
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soci sostenitori ANCE TOSCANA ARX SEZIONE EDILE DI CONFINDUSTRIA FIRENZE CONTEMPORANEA PROGETTI GRANITIFIANDRE URBAN MEDIA
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EDITORIALE
Behnisch Architekten, John M. Reynolds
One day. + Works, Paolo Di Nardo
Thermal SPA Bad Aibling
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Haus im Haus
Administration and laboratory buildings
Terrence Donnelly Centre
Unilever Germany Headquarters
Marco Polo Tower
Genzyme Center
Ozeaneum – German Oceanographic Museum
ECOLOGY DESIGN SINERGY, Pierpaolo Rapanà
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LA SCUOLA FIORENTINA, Fabio Fabbrizzi
FERRARA. UNA SCUOLA GIOVANE, Graziano Trippa
IAN+, Laboratori a Torvergata, Francesca Oddo
SCUOLE DI ARCHITETTURA, Martin Haas
TALCA UNIVERSITY, Mauricio Pezo
SCI_Arc, Florencia Pita
KOREA UNIVERSITY, Hyon-Sob Kim
MIAMI UNIVERSITY, John M. Reynolds
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AAM, Alberto Alessi
EDITORIALE
EUGENIO MARTERA
In questo numero presentiamo il lavoro di Behnisch Architekten e tentiamo di affrontare il difficile tema della didattica nelle scuole di architettura. I progetti della prima parte forniscono un quadro esauriente circa il lavoro di uno degli studi più interessanti nel panorama mondiale dell’architettura. Progetti molto recenti sono, ad esempio, gli edifici per l’Arpa a Ravenna, dove la de-composizione architettonica si integra al tema della ‘mimesi’ con il territorio; il Museo Oceanografico di Straslund in Germania risultato innovativo derivato dall’integrazione fra progetto museologico, progetto museografico e design urbano. Nella sede della Unilever è evidente il tema dell’edificio di taglia XL che include al suo interno la scala urbana; la Spa di Bad Aibling e la Marco Polo Tower di Amburgo sono esercizi sapienti in cui integrazione tra architettura e design soddisfano le nuove esigenze edonistiche contemporanee. Risulta chiaro come, nel programma di progetto, Martin Haas, come tutto lo studio Behnisch, assuma un atteggiamento rispettoso dell’ambiente e degli individui e finalizzando il risultato ad un design sostenibile. Nella seconda parte si condensano alcune interessanti esperienze di Scuole di Architettura; si parte dall’esperienza di Mauricio Pezo che ci mostra la complessa realtà della formazione in Cile e in particolare della Talca University School of Architecture. Eric Owen Moss ci introduce poi al SCI-Arc di Los Angeles, ambito di una sperimentazione radicale. John M. Reynolds narra le posizioni teoretiche e pratiche dell’Università di Miami e Hyon-Sob Kim, approfondendo l’esperienza della Korea University, ci fa intuire il motivo per cui la Corea sta emergendo nel panorama nell’architettura contemporanea. Infine si raccoglie l’esperienza della forte dinamica didattica della Accademia di Architettura di Mendrisio. Questo complesso contesto contribuisce a sottolineare come ancora oggi il tema della didattica sia centrale per formare figure professionali in grado di soddisfare le richieste del mercato del lavoro con una formazione completa da un punto di vista tecnico, ma soprattutto cosciente da un punto di vista etico. Ogni anno all’inizio di un anno accademico gli occhi di giovani studenti esprimono ‘fame’ di soluzioni prima che di conoscenza, il giovane è allo stesso tempo spaventato dalle numerose nozioni tecniche e affascinato da quell’aspetto della disciplina legato solo allo stile e alla forma prima che al contenuto. Lo sforzo principale è insegnare a questi ragazzi a ‘guardare’ le cose e vivere la quotidianità da ‘Architetto’, il compito più difficile è dar loro la possibilità di apprendere ciò che hanno intorno, di fornire loro una visione autonoma e personale ed a vivere prima come utenti, poi come progettisti l’architettura che si immagina. Quello che dobbiamo augurarci è che la nuova classe di professionisti possa formarsi in strutture didattiche evolute che riescano a integrare i diversi aspetti specifici con un’attitudine alla multidisciplinarietà, unica strada per iniziare un cammino etico di crescita progettuale che possa essere sempre in linea con l’evoluzione continua dei contesti sociali e urbani con i quali si dovranno confrontare.
8 This issue features the work of Behnisch Architekten and we attempt to tackle the difficult theme of didactic in architectural schools. The projects in the first part present an exhaustive overview of the work of one of the most interesting studios in the world’s architectural scene. Examples of very recent projects are shown in the buildings for the Arpa at Ravenna, where the architectural decomposition is integrated in the territorial theme through ‘mimesis’; the innovative Straslund Oceanography Museum in Germany originates from the incorporation of museological projects, museographical projects and ‘urban design’. The XL size building theme is evident in the Unilever headquarters which incorporates the urban scale in its interior; the Bad Aibling Spa and the Marco Polo Tower in Hamburg are accomplished exercises in which the integration between architecture and design satisfies the new contemporary hedonistic requirements. It becomes clear how, in the planning of the project, Martina Haas, like the entire Behnisch studio, has incorporated a respectful take on the environment and individuals in finalizing the outcome of a sustainable design. Some interesting undertakings of Architectural Schools are brought together in the second part; starting from the experiences of Mauricio Pezo that show us the complex reality of training in Chile and, in particular, the Talca University School of Architecture. Eric Owen Moss introduces us to SCIArc of Los Angeles, a setting of radical experimentation. John M. Reynolds narrates the theoretic and
practical positions of the University of Miami and Hyon-Sob Kim, probing further into the experience of Korea University, giving us an insight into why Korea is emerging in the contemporary architectural scene. Finally, the experience of the strong didactic dynamic of the Accademia di Architettura di Mendrisio is reviewed. This complex subject matter contributes to underlining how, still today, the theme of the didactic is central to preparing professional figures who are capable of satisfying work market requirements with complete training from a technical point of view, but primarily with a consciousness from an ethical point of view. At the beginning of each academic year there is a ‘hunger’ in the young students’ eyes for answers prior to knowledge, while at the same time they are in awe of the imposing technical facet and fascinated by the aspects of style and form prior to content. The greatest challenge is to teach these young people to ‘look’ at life and to live it everyday as an ‘Architect’, the most difficult task is to give them the possibility to take in what they have around them, to provide them with an independent and personal vision and to see them first as users, then as architectural designers who visualize. We hope that the new class of professionals can be trained in evolved educational structures that manage to integrate the various specific aspects with a multidisciplinary aptitude, the only way to begin the ethical journey of design development that can always be in line with the continuous evolution of the social and urban contexts they will encounter.
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Š Roland Halbe
Behnisch Architekten Metodi per una progettazione avanzata, sostenibile, democratica
di/by
John Reynolds
Behnisch Architekten: Advancing Democratic Sustainable Design Practices Behnisch Architekten, originally established in 1989 as an affiliate office of Behnisch + Partner founded by Günter Behnisch in 1952, garnered world attention on its own accord shortly after it began functioning independently in 1991. Directed by Günter Behnisch’s son Stefan, Behnisch Architekten has to its credit significant award-winning projects in Germany and, more recently in North America, as found in the winning, sustainably inclined competitions for Harvard University’s Allston Science Complex (2006-10), Northpoint Mixed-Use Complex, Cambridge MA (2003), and Riverparc, Pittsburgh PA (2006-14). Since the mid-1990’s, the office realized major projects in both the public and private sectors including unbuilt prize winning competition activity such as the Harbourside Center, Bristol (cancelled 1999), and the National and Provincial Archives Copenhagen (cancelled 2002), that provided the developmental context for much of the firm’s recent work. The winning Danish Archives and the Bristol Harbourside Center competition projects, despite their cancellations, defined Behnisch Architekten’s place on the international stage as these institutional landmark buildings would have indelibly shaped the urban character and skylines of their respective cities as Late Modern ‘Stadtkrones’ or ‘mini-metropolises’.1 The additive, sculptural arrangement of the Danish Archives, its tower configuration and the building’s synergy with its landscape forms anticipated aspects of
Behnisch Architekten, studio costituito originariamente nel 1989 come filiale di Behnisch + Partner fondato da Günter Behnisch nel 1952, è riuscito a guadagnarsi l’attenzione di tutto il mondo poco dopo essersi reso indipendente nel 1991. Sotto la direzione di Stefan, figlio di Günter Behnisch, Behnisch Architekten ha vinto numerosi concorsi in Germania, di recente anche in Nord America, come dimostra il concorso di architettura sostenibile per il progetto dell’Allston Science Complex all’Università di Harvard (2006-10), il Northpoint Mixed-Use Complex a Cambridge, MA (2003), e il Riverparc a Pittsburgh, PA (2006-14). Fin dalla metà degli anni ‘90, lo studio ha realizzato importanti progetti sia nel settore pubblico che privato, compresa la partecipazione a concorsi per progetti non realizzati quali l’Harbourside Center di Bristol (annullato nel 1999) e l’Archivio nazionale e provinciale di Copenhagen (annullato nel 2002) che sono il punto di partenza per lo sviluppo di molte opere recenti. I progetti per l’Archivio danese e per l’Harbourside Center di Bristol hanno messo in risalto il ruolo di Behnisch Architekten sul palcoscenico internazionale, poiché tali edifici istituzionali sarebbero diventati delle pietre miliari tardo moderne ed avrebbero modellato il carattere urbano ed i profili delle rispettive città secondo il concetto di Stadtkrones [Corona della città] o ‘mini-metropolis’1. La sovrapposta composizione scultorea degli Archivi Danesi, la configurazione della sua torre e la sinergia dell’edificio con le forme del paesaggio erano precursori della configurazione della torre e del cortile dei Norddeutsche Landesbank Headquarters (NORDLB) di Hannover (2002). All’Harbourside Center l’esuberanza formale del tetto, che evocava un’architettura paesaggistica, rappresentava la quinta facciata che si stagliava liberamente offrendo, allo stesso tempo, un’illuminazione naturale, regolabile, nell’auditorium principale. L’espressione di forme libere del progetto di Bristol, che pervade l’attuale proposta per il concorso del Northpoint Mixed-Use Complex, trae origine dal concorso per il Musicon Concert Hall di Brema (1995), in cui lo studio Behnisch si è classificato al secondo posto, e che offre ampi richiami alla Filarmonica di Berlino realizzata da Hans Scharoun (1956-63) i cui interni simili a ‘paesaggi’ e la forma organica dell’Espressionismo enfatizzano la libertà e la sensibilità ambientale assai diffuse nella costruzione dello spazio e nel formalismo di Behnisch Architekten. Per quanto riguarda i progetti sostenibili, nel corso degli ultimi dieci anni, Stefan Behnisch ha prodotto una serie di edifici per banche e assicurazioni al tempo stesso ecologicamente sofisticati e di grande interesse, a cominciare dal Central Administration Building per la State Clearing Bank (ora BW Bank) a Stoccarda (1997) fino alla State Insurance Agency Schleswig-Holstein (LVA) a Lubecca (1997), i cui atri, ecologicamente attivi, la valorizzazione e le strategie per l’illuminazione e la ventilazione naturale, hanno anticipato i progetti più recenti dello studio. L’Istituto per la Ricerca nella Silvicoltura e nell’Ambiente, IBN ora Alterra, a Wageningen (1998), la North German State Clearing Bank del Friedrichswall (NORDLB) ad Hannover (2002) e il Genzyme Center a Cambridge, MA (2004), sono
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© Behnisch Architekten
© Behnisch Architekten
© Christian Kandzia
the Norrddeutsche Landesbank Headquarters, (NORDLB) Hanover, (2002) tower configuration and courtyard landscape. At the Harbourside Center, the formal exuberance of the roof, suggestive of a landscape performance, formed the fifth façade that developed freely while discretely offering controlled daylight admission into the main auditorium. The free formal expression at Bristol that informs the current Northpoint MixedUse Complex competition proposal, can find its origins in Behnisch’s second place Musicon Concert Hall competition, Bremen (1995) that offers reference to Hans Scharoun’s Philharmonie, Berlin (1956-63) whose interior as ‘landscape’ and organic form of Expressionism underpins the freedom and atmospheric qualities prevalent in the spatial construction and formalism of Behnisch Architekten. In terms of sustainable practices, over the past ten years Stefan Behnisch has produced a series of compelling environmentally sophisticated state banking and insurance buildings beginning with The Central Administration Building for the State Clearing Bank, (Now BW) Stuttgart, (1997) and The State Insurance Agency Schleswig-Holstein, (LVA) Lübeck, (1997) whose environmentally active atriums, daylight enhancement, and ventilation strategies prefigure the firm’s more recent projects. The Institute for Forestry and Nature Research IBN, now Alterra, Wageningen, (1998) the North German State Clearing Bank on the Friedrichswall NORDLB, Hanover, (2002) and Genzyme Center, Cambridge MA, (2004) are noteworthy for their integrative social construction in accord with the democratic design ideals and innovative sustainable design practices that characterize the firm’s current orientation. In terms of sustainable environmental technology deployment, these three projects exist between the high-tech interventionism of Norman Foster and the low-tech approach of Paolo Soleri. Stefan Behnisch concedes that his sympathies are more with Soleri and his direct interpretation of the laws of nature that minimizes environmental system design. Thus, each case study project advances sustainable design as a form of ‘assisted nature’ linked to respect for the individual within a collective social and architectural
framework. Reflecting his ‘middle of the road’ position on sustainability, Behnisch deploys both ‘High’ and ‘Low’ Tech sustainable environmental technologies in the firm’s most recent work. For example, at NORDLB, High Tech systems such as computer-controlled heliostats and sun protection technologies, paired with geothermal heating and cooling, work in concert with natural ventilation strategies. Behnisch’s environmental systems approach at NORDLB reflects his balanced attitude towards the application of environmental technologies that pervades the sustainable design values of the practice. Behnisch Architekten extends particular attention to traditionally under served design forces, such as socially-inflected spatial construction and a broader, more critical understanding of ‘client’ as well as other individuals and communities impacted by their designs. Their democratic and socially aware sustainable design practices transcend the current understanding of the term sustainability to reflect its prospect for expression and impact in a more comprehensive way. Extending beyond the technologies necessarily employed to achieve it, Behnisch positions sustainability as «the first institutionally driven, anti-theoretical movement in the history of the profession that presented a sane alternative to the nihilism of the recent past».2 Therein for Behnisch, sustainable design strategies and technologies are deployed in a democratic manner that respects the individual user’s autonomy within the building’s collective environmental framework. Architectural order in this ‘humane’ form takes on qualities characterized in terms of their openness, informality, and situational responsiveness. Behnisch avoids dominant representation and architectural ordering systems with an over-emphasis on hierarchical spatial organizations. The spatial outcomes from this ordering approach; atriums, informal gathering and meeting spaces, habitable double facades, and roof gardens become sites of sustainable design intervention and social engagement. It is in the atrium or ‘Halle’3, a significant social achievement that originated in Günter Behnisch’s school designs, that we find the vital intersection of democratic spatial principles and sustainable environmental technologies. The
atrium ‘gathers’ the rich collective social, spatial, and environmental building fabric, inscribing individual work places within the larger spatial whole while mediating their diverse arrangement, environmental systems, and spatial expression. Respecting the autonomy of building users as part of the environmental mix offers opportunity for profound change through environmentally sensitive, anti-consumptive behavioral tendencies and patterns encouraged by the architect’s sustainable design practices. Reshaping the consumptive practices of the building’s inhabitants through offering them a stake in shaping the environmental quality of the spaces they work in adds ecological value to the architecture extending far beyond the development of a green building program. The IBN project, Wageningen (1998), provides a ready example. Researchers in the office wings control their own ventilation, temperature, and daylighting preferences through direct contact and exchange with the internal circulation gallery and garden spaces adjacent to their offices. The garden spaces experience more dramatic temperature fluctuation than a typically conditioned atrium space. However, the effect and direct experience of seasonal change actually increases the researchers’ engagement with the space and each other. Thus, a positive social pattern emerges, akin to that experienced in the atrium spaces of Günter Behnisch’s projects such as the Diakonischen Werkes, Stuttgart (1983) where the atrium, presaging IBN, increases the prospect for engagement among the employee cohort as they adjust their office microclimates and move about the building while realizing important professional, social, and environmental outcomes. Such attention paid to employee wellbeing at IBN contributes, by account of the client, to increased employee satisfaction and a reduction in employee turnover. Provision for employee environmental autonomy at IBN paralleled a markedly simpler heating and ventilation system design that eliminated most mechanical air conditioning systems. Design aesthetics, activated as a form of ‘aesthetic imperfection’ and sustainable building technologies intertwine as they respond to the needs and corporeal identity of the user. Behnisch
© Behnisch Architekten
da sinistra: Olympiapark Monaco, sito; Archivi nazionali e provinciali, modello; Centro Harbourside, Bristol, modello; Riverparc, Pittsburgh, rendering di notte/ from the left: Olympiapark Munich, site; National and Provincial Archives, model; Harbourside Center, Bristol, model; Riverparc, Pittsburgh, rendering at night
alludes to aesthetic imperfection in his following characterization of the IBN project where aesthetic and corporeal experiences are mediated primarily through sustainable practices and technologies such as daylighting, passive solar applications, and evaporative cooling. Referring to the IBN project Behnisch states: «The building is not what by conventional standards one would call beautiful. This deliberate aesthetic imperfection is an appeal to the unmediated, primarily sensory experience of architecture».4 Behnisch understands that architecture and landscape have the capacity to invite users to engage their environments at a more intimate level. The rich sensual dimensions of Behnisch’s projects, their incorporation of water, stones, vegetation and references to the sky are essential to place formation and its affinity to human experience and memory. The urban courtyard of the NORDLB project with its three lakes and adjacent employee restaurant reflects the local desire for lakeside dining and socialization, adding a natural dimension to a social amenity. Observing this important social tendency reinforces key environmental concepts involving air purification, passive cooling, and ventilation that, in their sensuality, evoke personal memories and associations with landscape and such references as The Garden of Eden. The ‘building-as-landscape’ and transparent insideoutside connections as seen in the ground floor of the NORDLB recall the spirit of democratic landscapes dating to the Olympiapark, Munich (1972). Behnisch notes this predilection for building-landscape synergy at NORDLB as he explains: «In our opinion it was important to develop an unmistakable formal language for the functions of the external areas and to respond to the clear character of the architecture. We did not want to express the landscape architecture as an element of its own. The objective was to merge it with the building and to create close relations between interior and exterior».5 Other notable projects such as the conceptual design for the Senscity Paradise Universe6, Las Vegas (2004) began with the exploration of the atmospheric and environmental dimensions of natural places. Gardens, groves, valleys, hillsides, plateaus, lakeside and river terraces provided
apertura: NORDLB, corte interna con torre/ opening: NORDLB, interior court with tower tutte le immagini: per gentile concessione dell’Archivio Benhisch Architekten, Stoccarda/ all images: courtesy of Behnisch Architekten Archives, Stuttgart
degni di nota per la costruzione socialmente integrata in perfetta armonia con gli ideali di progettazione democratica e con gli innovativi principi di progettazione sostenibile che caratterizzano l’attuale orientamento della società. Per quanto riguarda l’utilizzo di tecnologie rispettose dell’ambiente, i tre progetti in questione si collocano tra l’architettura high-tech di Norman Foster e l’approccio low-tech di Paolo Soleri. Stefan Behnisch ha ammesso di nutrire maggiore ammirazione per Soleri e per la sua interpretazione diretta delle leggi della natura che riducono al minimo la progettazione di sistemi ecologici. È per questo che ogni progetto propone la progettazione sostenibile come una forma di ‘natura assistita’ legata al rispetto per l’individuo collocato all’interno di una cornice sociale e architettonica collettiva. Come riflesso della sua posizione ‘a metà tra le due tendenze’ in materia di approccio sostenibile, Behnisch ha posto in essere, nelle sue opere più recenti, tecnologie ambientali sia ‘High-Tech‘ che ‘Low-Tech’. Ad esempio, al NORDLB sistemi high-tech quali eliostati computerizzati e tecnologie per la protezione contro l’irraggiamento solare, abbinate a sistemi di riscaldamento e di raffreddamento geotermici, operano parallelamente ai sistemi di ventilazione naturale. L’approccio dello Studio in questo caso, riflette un atteggiamento equilibrato per quanto concerne l’applicazione di tecnologie ecologiche, portatrici dei valori sostenibili dell’intero progetto. Behnisch Architekten presta particolare attenzione a quelle forze progettuali tradizionalmente sotto utilizzate quali la considerazione delle dinamiche sociali e una più ampia e critica comprensione del ‘committente’, così come degli altri individui e comunità che sono coinvolti dai loro progetti. Le loro pratiche di progettazione sostenibile, democratiche e socialmente consapevoli, vanno oltre l’attuale concetto di sostenibilità in modo da mostrarne in maniera più immediata le possibilità espressive e la efficacia. Andando oltre l’aspetto puramente tecnologico, Behnisch vede la sostenibilità come «il primo movimento istituzionale e antiteorico nella storia della professione di architetto che presenti una valida alternativa al nichilismo del recente passato».2 Quindi allo studio Behnisch, le strategie e le tecnologie dal design sostenibile sono utilizzate in modo democratico, rispettando l’autonomia del singolo utente all’interno del più ampio approccio allo schema ambientale collettivo dell’edificio. L’architettura in una tale dimensione ‘umanistica’ presenta qualità caratterizzate da onestà, informalità e capacità di reazione alle situazioni. Behnisch evita quelle rappresentazioni dominanti e quegli ordini architettonici incentrati in maniera eccessiva su organizzazioni spaziali gerarchiche. Lo spazio scaturisce proprio da tale approccio: gli atri, gli spazi di socializzazione e di incontro, le doppie facciate abitabili e i giardini pensili diventano tutti luoghi caratterizzati da interventi di design sostenibile e da interazione sociale. È proprio nell’atrio o ‘Halle’3, una significativa conquista sociale che trae origine dalla scuola di Günter Behnisch, che risiede il punto di incontro vitale tra i principi di spazio democratico e le tecnologie sostenibili ed ecologiche. L’atrio ‘riunisce’ infatti il ricco tessuto collettivo, sociale, spaziale ed ambientale dell’edificio ed inscrive i singoli luoghi di lavoro all’interno di un più ampio insieme spaziale mediando i sistemi ambientali, la diversa disposizione e l’espressione spaziale. Rispettare l’autonomia di coloro che vivono l’edificio, in quanto parte integrante di un ‘ambiente’ (in senso ecologico), offre l’occasione per una profonda trasformazione veicolata da tendenze e schemi comportamentali rispettosi dell’ambiente e non distruttivi, incoraggiati dallo stesso approccio progettuale sostenibile dello Studio. Rimodellare i comportamenti consumistici degli abitanti dell’edificio offrendo loro l’opportunità di contribuire alla qualità ambientale degli spazi in cui lavorano aggiunge un valore ecologico all’architettura che si estende ben oltre lo sviluppo degli edifici eco-compatibili. A tal proposito, il progetto dell’IBN a Wageningen (1998) fornisce un chiaro esempio. I ricercatori nelle ali destinate agli uffici possono regolare la ventilazione dei loro locali, la temperatura e l’illuminazione naturale attraverso il contatto diretto e lo scambio con la galleria di circolazione interna e gli spazi giardino adiacenti ai loro uffici. I giardini presentano fluttuazioni di temperatura di molto superiori a quelle di un atrio dotato di un tradizionale sistema di aria condizionata. Tuttavia, l’effetto e l’esperienza diretta dei cambi di stagione aumentano l’interazione dei ricercatori con lo spazio e con gli altri individui. Emerge un modello socialmente positivo, affine a quello sperimentato negli spazi destinati all’atrio tipici dei progetti di Günter
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Š Roland Halbe
Genzyme Center, facciata sud, per gentile concessione dell’Archivio Benhisch Architekten, Stoccarda/Genzyme Center, south façade, courtesy of Behnisch Architekten Archives, Stuttgart
the foundation for the project’s emerging spatial identity as an architectural landscape with correspond-ing environmental concepts developed around these associations with place. Allusion to flowers and trees extends beyond the symbolic with careful attention given to their inherent natural capabilities with respect to solar shading, water dispersion, and radiant cooling. Recalling personal landscape experiences and memories activated through the building’s sensual dimensions have the capacity to serve as mnemonic stimuli that encourage individual engagement with its spaces, environmental systems, and other users. The atrium and vertical gardens at the Genzyme Center, Cambridge (2004) also call to mind multiple associations in this regard. A vertical garden sequence emerges from the public architectural landscape of the ground floor and articulates the spatial character, social construction, and environmental system paradigms of the building. Beginning at the open and accessible ground level, the main vertical garden circulation system around the 12-storey atrium’s edge threads through the diverse spatial configuration of Genzyme evoking the suggestion of a landscape ‘thread’ linking the urban elements of a city. Building program and circulation systems bear analogous resemblance to districts, neighborhoods, boulevards, streets, squares, and green spaces. Thus, the major circulation system reading as a garden ‘boulevard’, atrium as ‘Main Square’, and main office spaces as ‘districts’, etc. further extend this analogy. In addition to the opportunity for informal contact in the gardens, at the corridor or ‘street level’, small coffee bars and kitchenettes add an intimacy to the quality of the building’s social fabric, whereas the sky level cafeteria affords employees views of the city once reserved for senior administration. Genzyme’s urban temperament and emphasis upon respect for the individual, while empowering a collaborative small group working dynamic, offers reference to Herman Hertzberger’s idea of polyvalence where his buildings, as described by Arnulf Lüchinger, exist as a kind of urban settlement, consisting of a large number of equal spatial units strung together like islands that can accommodate different programmatic functions. Vertically urbane, the superimposition of the green
Behnisch, quali il Diakonischen Werkes di Stoccarda (1983) in cui l’atrio, precursore di quello della IBN, aumenta la prospettiva di interazione tra i dipendenti, poiché quest’ultimi devono regolare i microclima dei loro uffici e spostarsi per l’edificio svolgendo allo stesso tempo importanti compiti professionali, sociali e ambientali. L’attenzione prestata al benessere dei dipendenti all’IBN contribuisce, a detta del committente, ad una maggiore soddisfazione dei dipendenti e ad una loro minore rotazione. L’attenzione prestata all’autonomia ambientale del dipendente alla IBN si accompagna ad un sistema di ventilazione e di riscaldamento di gran lunga più semplice, che elimina la maggior parte dei sistemi meccanici di aria condizionata. L’estetica del progetto, attivata come fosse una forma di ‘imperfezione estetica’, e le tecnologie per edifici sostenibili si intrecciano per rispondere alle esigenze e all’identità fisica dell’utente. Behnisch parla proprio di ‘imperfezione estetica’ nella successiva caratterizzazione del progetto dell’IBN in cui le esperienze estetiche e fisiche sono mediate principalmente da modelli e tecnologie sostenibili quali l’illuminazione naturale, l’utilizzo dei sistemi solari passivi e di un sistema di raffreddamento ad evaporazione. E, riferendosi al progetto dell’IBN, afferma: «L’edificio non è ciò che in base agli standard convenzionali può essere definito bello. Questa volontaria imperfezione estetica è un appello ad una esperienza non mediata e, prima di tutto, sensoriale dell’architettura».4 Lo studio sa bene che l’architettura e il paesaggio hanno la capacità di spingere gli individui a relazionarsi con i propri ambienti ad un livello più profondo. Le dimensioni sensoriali dei progetti di Behnisch, l’inserimento di acqua, pietre, vegetazione e riferimenti al cielo sono essenziali al fine di avvicinare la struttura e i suoi elementi all’esperienza e alla memoria umana. La corte urbana del progetto del NORDLB con i suoi tre laghi e il ristorante adiacente per i dipendenti riflette il desiderio personale di socialità e di cene in riva al lago, aggiungendo una dimensione naturale ad un beneficio sociale. L’osservazione di quest’importante tendenza sociale permette di sostenere concetti chiave a livello ambientale che coinvolgono la depurazione dell’aria, il raffreddamento passivo e la ventilazione che, nel loro aspetto sensoriale, evocano ricordi personali, associazioni con il paesaggio e richiami al Giardino dell’Eden. Il concetto di ‘edificio come paesaggio’ e i collegamenti trasparenti tra interno ed esterno, come è possibile ammirare al piano terra del NORDLB, rievocano lo spirito di paesaggi democratici che risalgono all’Olympiapark di Monaco (1972). Behnisch ribadisce la sua predilezione per la sinergia edificio-paesaggio, come nel caso del NORDLB, con queste parole: «A nostro parere, era importante sviluppare un linguaggio formale e inconfondibile che esprimesse le funzioni delle aree esterne e che potesse rispondere al chiaro carattere dell’architettura. Non era nostra intenzione esprimere l’architettura paesaggistica come un elemento fine a se stesso. Il nostro obiettivo era quello di fonderla con l’edificio stesso per creare un legame forte tra interno ed esterno».5 Altri progetti di rilievo, come quello concettuale del Senscity Paradise Universe6 di Las Vegas (2004), hanno preso forma a partire dall’esplorazione degli aspetti atmosferici e ambientali dei luoghi naturali. I giardini, i gruppi di alberi, le valli, le colline, gli altopiani, i laghi e le terrazze fluviali hanno gettato le basi per l’identità spaziale che emerge dal progetto, come un paesaggio architettonico portatore di concetti ambientali che si sviluppano intorno al rapporto con il luogo. L’allusione ad alberi e fiori va ben oltre il simbolismo, con particolare attenzione alle loro insite proprietà naturali come la capacità di fare ombra, la dispersione dell’acqua e il raffreddamento radiante. Richiamare esperienze e ricordi personali legati al paesaggio e attivati attraverso le dimensioni sensoriali dell’edificio rappresenta uno stimolo mnemonico che promuove l’interazione del singolo con lo spazio, i sistemi ambientali e gli altri individui. Anche l’atrio ed i giardini verticali del Genzyme Center a Cambridge (2004) richiamano associazioni multiple simili alle precedenti. Un giardino verticale emerge in sequenza dal paesaggio architettonico pubblico del piano terra e modella i paradigmi dell’edificio: il carattere spaziale, la dimensione sociale e i sistemi ambientali. A partire dal piano terra, aperto ed accessibile, il sistema di circolazione principale rappresentato dal giardino che si svolge lungo il perimetro dell’atrio per i suoi 12 piani, si incrocia con la diversa configurazione spaziale del Genzyme Center, evocando la suggestione di un paesaggio che come un ‘filo’ connette gli elementi urbani di una città: l’organizzazione dell’edificio e i sistemi di circolazione
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garden network at Genzyme encourages social life and counteracts any unwarranted vertical overemphasis as the environmentally active atrium and gardens intersect public and private spaces, conference rooms, the cafeteria, and library as they organize light, air, sociability, and circulation.7 Behnisch’s environmentally humanist stance, as seen in the IBN, NORDLB, and Genzyme projects establishes the foundation for their sustainable design achievements that consistently exhibit respect for the individual within a carefully constructed democratic design framework. Sustainable design found in the Behnisch oeuvre returns to the project’s site, situation, and prospect for the advancement of democratic ideals, careful social construction, and the architectural task. Despite their highly refined status, and cost in the case of NORDLB and Genzyme, Behnisch Architekten’s sustainable environmental strategies are not accorded undue technological sophistication or seen as ‘ends’ in themselves. Rather, in conjunction with a socially responsible, democratic architecture, they are a means to realize a significant step in architecture’s contribution to a more environmentally conscious and humane world.
Notes 1 I make reference to Bruno Taut’s use of the term ‘Stadtkrone’ and suggest that NORDLB, as a Late Modern ‘Temple of Commerce’, due to its socially conscious site planning and program, environmental responsibility, civic presence, and urban spatial qualities can be envisaged as a contemporary derivative of Taut’s original use of the term. Kenneth Frampton describes ‘Stadtkrone’ as «that pyramidal form» postulated by Taut as «the universal paradigm of all religious building, which together with the faith it would inspire was an essential element for the restructuring of society» as described in: Frampton, Kenneth, Modern Architecture: A Critical History, Thames and Hudson, London, 1992, p. 116. 2 All quotes from the architect except as noted are from interviews and discussions conducted on March 5, 2006 and March 6, 2006 and from Stefan Behnisch’s public lecture Ideas, Concepts, and Approaches delivered at Miami University on March 6, 2006. 3 The term Halle refers to an essentially aprogrammatic space that occurs in both Behnisch practices and was first employed in the mid-1950’s educational projects of Günter Behnisch. It is typically a socially constructed public forum that intersects major program elements beginning on the ground floor that ascends vertically throughout the volume of the building. As a place for all building residents, employees, and staff to gather individually and in groups, the Halle provides a stage that enhances both the ritualized and general lives of the building occupants. Recently, in the work of Behnisch, Behnisch + Partner, building environmental systems synthetically integrate into, and enhance the Halle’s spatial and social structure, activating the space in a profoundly original manner. 4 Koster, Egbert, Natuur onder architectuur: Architecture for nature, Schuyt & Co., Haarlem, 1998, p. 95.
5 Behnisch, Stefan, Behnisch, Behnisch + Partner Wells Century International Limited, Hong Kong, 2004, p. 167. 6 The Senscity Paradise Universe, Las Vegas (2004) is one of a series of innovative unbuilt competition projects that merge sustainable technologies with metaphorical allusion to landscape experience and biomorphic references aimed at promoting a relaxed atmosphere for social intercourse. 7 Steele, James and Behnisch, Behnisch + Partner, Eds., Genzyme Center, FMO Publishers, Stuttgart, 2004, p. 5. I include here for emphasis Michael Sorkin’s full quote that explores Behnisch’s use of non-hierarchical space and positions the garden as a social agent: «Behnisch, Behnisch + Partner adds both a crucial overlay of green and promotes social life by eliminating the stifling prejudice of the vertical. The architects use their spatial distributor brilliantly to organize light, air, sociability, circulation».
Acknowledgements The environmental strategies for each of the three project case studies were co-developed by Behnisch Architects with Fraunhofer Institute (IBN), Buro Happold (Genzyme Center) and Transsolar Climate Engineering (NORDLB).
dall’alto: Diakonischen Werkes I, atrio; Genzyme Center, atrio e schema ambientale; NORDLB, corte del giardino esterno e schema ambientale; IBN, corte interna e schema ambientale della corte tutti i disegni © Behnisch Architekten, tuttte le immagini: per gentile concessione dell’Archivio Benhisch Architekten, Stoccarda/from the top: Diakonischen Werkes I, atrium; Genzyme Center, atrium and environmental diagram; NORDLB, exterior garden courtyard and environmental diagram; IBN interior garden courtyard and courtyard environmental diagram; all drawings © Behnisch Architekten, all images: courtesy of Behnisch Architekten Archives, Stuttgart
durante il giorno il cemento assorbe le radiazioni del calore/concrete absorbes heat-radiation during the day
i giardini coperti favoriscono raffreddamento e ricircolo d’aria /covered gardens spent cooling and fresh air
© Christian Kandzia © Roland Halbe © Stefan Behnisch © Martin Schodder
al suo interno hanno analoghe somiglianze con i quartieri, gli isolati, i viali, le strade, le piazze e gli spazi verdi. In questo modo il principale sistema di circolazione è letto come un ‘viale di giardini’, l’atrio come la ‘piazza principale’, gli spazi degli uffici principali come ‘quartieri’, ecc. e tutto ciò non fa che accrescere l’analogia. Oltre all’opportunità di utilizzare i giardini per incontri informali, nei corridoi (il livello ‘strada’) piccole sale per il caffè e piccoli angoli cottura aggiungono l’intimità alle qualità del tessuto sociale dell’edificio, così come la caffetteria panoramica concede agli impiegati una vista della città che una volta era riservata solo ai dirigenti. Il carattere urbano di Genzyme e l’importanza del rispetto per l’individuo, con al tempo stesso la valorizzazione delle dinamiche collaborative di piccoli gruppi di lavoro, fa riferimento al concetto di ‘polivalenza’ di Herman Hertzberger, dove i suoi edfici, così come descritti da Arnulf Luechinger esistono come una sorta di insediamento urbano formato da un gran numero di unità spaziali uguali legate insieme come isole che svolgono diverse funzioni programmatiche. Verticalmente urbana, la sovrapposizione del giardino verde al Genzyme incoraggia la vita sociale e controbilancia ogni enfasi verticale eccessiva e ingiustificata poiché l’atrio ecologicamente attivo ed i giardini intersecano spazi pubblici e privati, sale conferenza, la caffetteria e la biblioteca, così come organizzano la luce, l’aria, la vita sociale e la circolazione.7 La posizione umanista così legata all’ambiente di Behnischpone le basi, come si è visto nei progetti di IBN, NORDLB e Genzyme, per i loro stessi obiettivi di sostenibilità che, in maniera decisa, mostrano rispetto per gli indivudui all’interno di uno schema progettuale attentamente costruito e democratico. La sostenibilità che si ritrova nelle opere di Behnisch si riflette sul luogo, sul contesto, sulla prospettiva del progetto per il progresso degli ideali democratici, della edilizia sociale, dell’architettura stessa. Nonostante il livello di finiture ed il costo, nel caso di NORDLB e Genzyme, le strategie di sostenibilità ambientale dello studio Behnisch non sono né integrate, in modo inopportuno, a sofisticate tecnologie, né fini a se stesse. Piuttosto, combinate ad una architettura socialmente responsabile e democratica, sono un mezzo per fare un significativo passo in avanti nel contributo che l’architettura può offrire ad un mondo più rispettoso dell’ambiente e dell’uomo.
Note 1 Si fa riferimento all’utilizzo di Bruno Taut del termine ‘Stadtkrone’ [Corona della città] al fine di suggerire che il NORDLB, in quanto ‘Tempio del commercio’ tardo moderno, grazie alla sua progettazione e al suo programma socialmente responsabili, alla sua coscienza ambientale, alla presenza civica e alle qualità dello spazio urbano, potrebbe essere considerato come un esempio derivato e contemporaneo del termine originale di Taut. Kenneth Frampton descrive la ‘Corona della città’ come «quella forma piramidale» che Taut definisce «il paradigma universale di qualunque edificio religioso che, insieme alla fede da esso ispirata, è stato un elemento indispensabile per la rinascita della società» come riportato in: Frampton, Kenneth, Modern Architecture: A Critical History, Thames and Hudson, Londra, 1992, p. 116. 2 Tutte le citazioni dell’architetto, salvo quando diversamente indicato, sono tratte da interviste e discussioni condotte il 5 e il 6 marzo 2006 durante la conferenza pubblica di Stefan Behnisch Idee, concetti e approcci tenutasi il 6 marzo presso l’Università di Miami. 3 Il termine Halle si riferisce ad uno spazio essenzialmente aprogrammatico che si riscontra in entrambi i progetti di Behnisch che venne impiegato per la prima volta nella metà degli anni ‘50 nei progetti educativi di Günter Behnisch. In genere, si tratta di un luogo pubblico dove socializzare che incrocia altri elementi fondamentali a partire dal piano terra per poi salire in verticale per tutto il volume dell’edificio. In quanto luogo per l’incontro dei singoli e dei gruppi a disposizione di tutti i residenti, dipendenti e lavoratori, la Halle offre un palcoscenico che valorizza i gesti più o meno comuni degli occupanti. Nell’opera di Behnisch, Behnisch + Partner, ha sempre maggiore importanza la realizzazione di sistemi ambientali sinteticamente integrati e la valorizzazione della struttura sociale e spaziale della Halle al fine di attivare lo spazio in modo originale e profondo. 4 Koster, Egbert, Natuur onder architectuur: Architecture for nature, Schuyt & Co., Haarlem, 1998, p. 95. 5 Behnisch, Stefan, Behnisch, Behnisch + Partner Wells, Century International Limited, Hong Kong, 2004, p. 167. 6 The Senscity Paradise Universe, Las Vegas (2004), si tratta di una serie di progetti innovativi non realizzati che fondono le tecnologie sostenibili con allusioni metaforiche al paesaggio e riferimenti biomorfici che mirano a promuovere un’atmosfera accogliente per l’interazione sociale. 7 Steele, James e Behnisch, Behnisch + Partner, Eds., Genzyme Center, FMO Publishers, Stoccarda, 2004, p. 5. Allego alla presente, per una maggiore enfasi, la citazione completa di Michael Sorkin che esplora l’utilizzo da parte dello studio Behnisch di uno spazio non gerarchico con il giardino che assume il ruolo di agente sociale: «Behnisch, Behnisch + Partner non solo aggiunge un cruciale manto di verde, ma promuove la vita sociale eliminando il soffocante pregiudizio del verticale. Gli architetti distribuiscono brillantemente lo spazio per organizzare la luce, l’aria, l’aspetto sociale e la circolazione». Ringraziamenti Le strategie ambientali per ciascuno dei tre casi-studio sono state elaborate da Behnisch Architekten in collaborazione con Fraunhofer Institute (IBN), Buro Happold (Genzyme Center) e Transsolar Climate Engineering (NORDLB).
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One day. + works. Una giornata da Behnisch Architekten
Paolo Di Nardo
e/and Alessandro Melis incontrano/meet Martin Haas foto/photos Filippo Maria Conti
AND In what way is your work group formed and how are the external parties, which are not only consultants but actual contributors from other kinds of disciplines, inserted into the organism? Martin Haas The design team that we had put together at the beginning was not only made up of architects, and this was one of our founding principles. A great deal depends on the project that is being worked on. For instance, we have worked on an urban planning project at Pittsburgh involving urban level requalification, and so we thought that it would have been useful to also have a sociologist in the work team. I am firmly convinced that it is important to have as many ‘heads’ as possible sitting around the same table, in order to get the greatest possible number of perspectives on the same project; beyond the base team that consists of an architect, a systems consultant, a consultant for the energy systems and a civil engineer and we like to also have ‘guests’, so to speak, on our team. These ‘guests’ are people that come from different disciplines which are not necessarily related to architecture and all of these inputs guarantee that the project is looked at from diverse angles. Before starting the design phase in earnest, we try to find a common ground for everything that we have worked on: written contributions, sketches, problems that will have to undergo research, we verify the potential of a location, the climate maps are analysed, we carry out studies of a social nature to understand who are the residents of that zone, in which times of the day the area is mostly
AND Come si compone il vostro gruppo di lavoro ed in che modo si inseriscono le contaminazioni esterne, che non sono solo consulenze ma veri e propri apporti da altre discipline? Martin Haas L’equipe di progettazione che avevamo messo insieme agli inizi non era costituita solo da architetti e questo era uno dei nostri principi fondanti. Molto dipende dal progetto che si sta realizzando. Per esempio, abbiamo lavorato ad un progetto urbanistico a Pittsburgh, si trattava di una riqualificazione a livello urbano, abbiamo quindi pensato che sarebbe stato utile avere nel team di lavoro anche un sociologo. Sono fermamente convinto che sia importante avere, seduti allo stesso tavolo, più ‘teste’ possibili, in modo da valutare il maggior numero possibile di punti di vista diversi sullo stesso progetto; al di là quindi del team di base che comprende un architetto, un consulente per gli impianti, uno per il sistema energetico ed un ingegnere civile, ci piace avere nella nostra squadra anche degli ‘ospiti’, per così dire, persone che provengono da discipline diverse non necessariamente affini all’architettura, tutto questo per garantire che il progetto venga osservato da angolazioni diverse. Prima di iniziare la fase di progettazione vera e propria, cerchiamo di mettere in comune tutto ciò che abbiamo elaborato: contributi scritti, schizzi, problematiche che dovranno essere sottoposte a ricerca. Verifichiamo le potenzialità del luogo: si analizzano le carte climatiche, gli studi di tipo sociale per capire quali sono i residenti di quella zona, in quali ore del giorno l’area viene maggiormente utilizzata. Cerchiamo, dunque, di avere quanti più input possibili e facciamo di questi la base da cui partire per lo sviluppo del concetto. AND Sarebbe interessante se tu ci potessi dare uno spaccato delle ultime avventure progettuali del vostro studio e delle ultime realizzazioni che sono in corso. MH Posso iniziare ad illustrarvi alcuni progetti in cui lo studio è attualmente impegnato. Il progetto del Clinic Center di Heidelberg, una struttura per la lotta ai tumori tra le più grandi d’Europa, è seguito solo da due architetti. Lo studio può contare infatti su un partner che si occupa esclusivamente della costruzione, mentre noi ci limitiamo ad un controllo sul posto e, ad oggi, possiamo dire che al completamento dell’edificio lavorano 5/6 persone al massimo nei periodi più impegnativi. In studio disponiamo invece di 95 persone. Il concetto utilizzato per lo sviluppo dell’edificio era quello di liberarsi dell’atmosfera classica di un ospedale e di creare un luogo accogliente in cui interni ed esterni fossero legati e realizzando, in tal modo, aree verdi all’esterno, atri e aperture. Tutto è stato realizzato per creare un’atmosfera speciale e non soltanto quindi per esprimere il concetto funzionale dell’ospedale. Fin dall’inizio, ci siamo resi conto che sarebbe stato un progetto rapido. Abbiamo sviluppato le aree verdi e il rivestimento, studiato la luce, verificato i materiali e come potessero interagire l’uno con l’altro. Un altro lavoro ancora in fase di elaborazione è un Centro Benessere a Parigi, città che amo molto. Si
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alcune postazioni di lavoro allo studio Behnisch Architekten/some working stations at Behnisch Architekten office
used and we try, therefore, to have as much input as possible and this input is used as the starting base fro the development of the concept. AND It would be interesting if you could give us a breakdown of the latest design ventures and projects that are in progress for your studio. MH I can start by illustrating some projects that are currently in the research phase. Only two architects are running the Heidelberg Clinic Centre project, one of the largest structures in Europe for the battle against tumours. The studio can basically rely on a partner to be involved exclusively in the construction, while we focus on checking the location and, to this day, we can say that in the busiest periods a maximum of 5/6 people work to complete the building. There are, however, 95 people available in the studio. We used the concept of breaking free from the classic hospital atmosphere and creating a welcoming place that connected the interior and exterior environments through the use of green areas outside, in the foyers and entrances for the development of the building. This was all realised in a bid to create a special atmosphere that went beyond the portrayal of the functional concept of the hospital. Since the beginning, we were aware that it would have been a quick project. We developed the green areas and the facing, studied the lighting, and verified the materials and how they could interact with each other. A Health Centre in Paris, a city that that I really love, is another job that is still in the elaboration phase. It deals with three different structures
tratta di tre strutture, distinte ma collegate. Gli edifici non sono l’uno vicino all’altro, ma in aree periferiche differenti seppur con caratteristiche simili. La cornice non si può definire esteticamente ‘bella’, ma dovevamo comunque creare un’atmosfera adeguata, una situazione speciale, tutto doveva essere una sorpresa, infatti l’edificio dall’esterno è molto formale, semplice e funzionale mentre all’interno abbiamo realizzato un’atmosfera particolare grazie allo sviluppo di giardini tridimensionali che creano una zona di benessere per migliorare la qualità dell’aria e permettere di ridurre il calore e l’umidità all’interno, soprattutto d’estate. Abbiamo capito, grazie alla nostra esperienza, che la creazione di queste aree speciali in cui le persone possono interagire è davvero importante poiché i ricercatori lavorano spesso in luoghi chiusi, nelle loro postazioni e nei loro uffici. Le interazioni fra di loro sono spesso difficili, ma allo stesso tempo indispensabili per il successo della società. Quindi occorre prestare particolare attenzione alla realizzazione di queste aree di scambio collegate all’atrio che si estende all’esterno della facciata e promuove le relazioni personali nell’edificio. Il progetto è stato sviluppato con la collaborazione di un architetto francese con studio a Parigi che ha favorito un’esperienza condivisa grazie alla conoscenza profonda del contesto in cui opera. A Ventspils, sul Mar Baltico, stiamo progettando la Classical Phenomeni Hall. Un tempo la città era una delle aree militari russe, adesso vuole cambiare volto e fornire nuove strutture. L’obiettivo del concorso era quello di creare un edificio che fosse parte integrante di un grande parco, considerato come un’ambientazione speciale in cui organizzare eventi importati quali, ad esempio, la veglia di Capodanno. La costruzione sarà imponente, ma coperta dal parco. La hall potrà contenere fino a 2000 persone. Un grande auditorium ed una hall più piccola sono invece previsti per gli eventi che si tengono all’esterno. Attualmente abbiamo completato la fase della progettazione e ora stiamo apportando delle modifiche all’atrio, vogliamo risparmiare alcuni metri quadrati per riuscire ad equilibrare le varie aree. Inoltre stiamo ancora sviluppando il tetto e, a tal proposito, stiamo cercando di lavorare sia con dei modelli fisici che con delle simulazioni tridimensionali, necessarie per questo progetto e per il tipo di struttura scelta per il tetto. Devo comunque dire che di solito non utilizziamo modelli 3D. Lo abbiamo fatto per il progetto della Unilever, relativamente alla facciata, poiché era necessario calcolare la dimensione esatta del telaio, ma in genere lavoriamo con più semplici modelli bidimensionali. Al Comune di Ventspils i lavori vengono seguiti da una singola persona e crediamo che questa sia una cosa molto positiva. Le nostre migliori esperienze lavorative sono state con clienti che erano rappresentati da singole persone, era facile instaurare con loro una relazione proficua. Avere sempre un responsabile con cui parlare, evita inoltre molte perdite di tempo. Abbiamo buone basi e siamo piuttosto fiduciosi per gli sviluppi futuri!
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acquerello del concept di facciata 9 story collage; pagina accanto: acquerello del progetto rationalists apartments/watercolour of the 9 story collage façade concept; following page: watercolour of the rationalist apartments project
that are, however, linked to each other. The buildings are not close together but are in different peripheral areas with similar features. The structures can not be defined as aesthetically ‘beautiful’, but we had to create a suitable atmosphere anyhow, a special situation where everything had to be a surprise. Basically, from the exterior the building is very simple and functional, while we have achieved a unique ambience inside, thanks to the development of three-dimensional gardens, creating a well-being area that helps to improve the quality of the air and reduction of the internal heat and damp, above all in the summer. Due to our experience we have come to understand how important it is to create special areas in which the people can interact, since researchers often work in closed locations, at their work-stations and in their offices, working in this way makes interaction between them very difficult but at the same time it is indispensible for the success of the company. It is necessary to pay particular attention to create these areas of exchange that are linked to the foyer, which extends outside of the façade and enables and promotes interaction and employee relations in the building. The design has been developed with the collaboration of a French architect with a studio in Paris who was an advantage to this shared experience thanks to the deep knowledge of the context in which he works. We are presently designing the Classical Phenomeni Hall at Ventspils on the Baltic Sea. The city was once one of the Russian military areas and now
it seeks a change of image and to introduce new constructions. The aim of the tender was to create a building that would be an integral part of a large park and would be considered a special setting in which to organise important events, such as the New Year’s Eve celebration. The construction will be impressive but concealed by the park. The hall will have a 2000 person capacity, while a large auditorium and a smaller hall are to be provided for the outdoor events. At present, we have completed the design phase and are now working on the modifications to the foyer. Moreover, we are still developing the roof and, as part of this we are trying to work both with the physical models and with the three-dimensional graphics. The threedimensional graphics are essential for this design and for the type of roof structure. I must say that we don’t usually use 3D models. We made one for the Unilever design, dealing with the façade, as we needed to calculate the exact dimensions of the frame; we have used them for this design in regards to the roof, but in general we work with simpler bi-dimensional models. The works are coordinated by a single person at Ventspils City and we believe that this is a very positive thing. Our best working experiences have been with clients that were represented by single people as it was simple to establish a profitable relationship, you know that you are always speaking with a figure of authority and, moreover, it avoids wasting time. We have good foundations and are rather optimistic for the future developments!
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Opere Thermal SPA Bad Aibling
nome progetto/project name Centro benessere Bad Aibling/ Thermal SPA Bad Aibling progetto/design Behnisch Architeken strutture/structures Duwe Mühlhausen Ingenieurgesellschaft committente/client Stadtwerke Bad Aibling concorso/competition 2003, 1° premio/1st prize luogo/place Bad Aibling, Germania progetto e realizzazione/planning and construction 2003-2007 superficie totale/total area 10.850 mq/sqm foto/photos Adam Mørk/Torben Eskerod
Bad Aibling, a small resort some 60 km south-east of Munich, and the oldest ‘moor’ spa in Bavaria, wanted to complement its existing health and leisure amenities with a new thermal spa baths, associated extensive wellness areas and outdoor swimming pools. The new facilities provide an attractive, health-orientated focus for both the local community and the region, drawing upon the traditions of the town. The layout of the complex respects the beautiful surrounding landscape, with the building opening out onto the riverfronted sunbathing meadow. The south west aspect ensures that the building and outdoor areas of the pool deck are flooded in sunlight. From here visitors have commanding views out towards the Bavarian Alps. In responding to the complex demands of water quality, indoor environment and privacy the various indoor pools and treatment areas are accommodated in separate ‘cabinet-like’ units. These are united by an undulating pool deck which extends from the changing areas through a generous wintergarden out toward the outdoor terraces. The wintergarden affords visitors various bathing possibilities in a quiet and relaxed environment and provides access to both cabinets and the outdoor pools, sauna areas. The deck is sheltered by a low-lying timber roof. An extensive array of glazed rooflights ensure variable daylighting conditions throughout the wintergarden. The cabinets themselves are expressed as a series of differently sized domes. Largely opaque, the domes are perforated by various circular openings. Each dome has a distinctly individual character promoted by the incidence of natural light and complimentare artificial lighting, the use of different materials and colours, different water features and acoustic qualities.
Bad Aibling, un piccolo resort situato 60 km a sud di Monaco, è la più antica Spa della campagna bavarese. Il resort aveva la necessità di ampliare le sue dotazioni con una nuova Spa, alcune aree benessere e varie piscine esterne. Le nuove attrezzature offrono un polo attrattore dedicato a salute e benessere sia per la comunità locale che per l’intera regione, attingendo alle tradizioni della città. Il layout del complesso rispetta il meraviglioso paesaggio in cui si inserisce permettendo agli edifici di aprirsi sul prato della riva soleggiata. L’esposizione a sud est assicura inoltre che l’edificio e le aree esterne intorno alla piscina siano immersi nella luce. Da qui i visitatori possono godere viste mozzafiato verso le Alpi Bavaresi. Rispondendo alla necessità dell’edificio di avere acqua di qualità, indoor environment e privacy, le vasche interne e le aree per i trattamenti sono situate in piccole unità separate, collegate però da una passerella ondulata che partendo dalle aree degli spogliatoi e attraversando un giardino d’inverno, giunge alle terrazze esterne. Il giardino d’inverno offre agli ospiti varie possibilità di bagnarsi in un intorno calmo e rilassante e garantisce l’accesso ad entrambe le celle, alle piscine esterne ed alle aree della sauna. La passerella è protetta da una bassa copertura in legno. Un’ampia gamma di lucernari vetrati assicura condizioni di luce variabile attraverso il giardino d’inverno. Le singole unità sono contenute in una serie di cupole di varie dimensioni per lo più opache, ma illuminate attraverso varie aperture circolari. Ogni cupola è caratterizzata da un aspetto differente definito dall’incidenza della luce naturale e di quella artificiale, dall’uso di materiali e colori diversi e da differenti caratteristiche dell’acqua e delle qualità acustiche.
planimetria/site plan 0
50 m
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piscina esterna con cupola termale external pool with thermal dome pagina seguente/following page vista noturna dell’area ingresso entrance area at night
sezione/section 0
20 m
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pianta piano terra ground floor plan
0
20 m
sezione longitudinale/longitudinal section 0
20 m
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in senso orario/clockwise cupola dei sensi con la Lanterna Magica sensuous dome with Laterna Magica; hall della zona sauna/sauna area in bathing hall; hamam/hamam pagina precedente/previous page sauna Triftbach/Triftbach sauna
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‘Haus im Haus’ Handelskammer Hamburg
nome progetto/project name Haus Im Haus [La casa nella casa; House in a house] progetto/design Behnisch Architekten progetto di concorso/competition project Behnisch & Partner strutture/structures Wetzel & v. Seht committente/client Handelskammer Hamburg [Camera di Commercio di Amburgo, Hamburg’s Chamber of Commerce] illuminotecnica/lighting Nimbus Design concorso/competition 2003, 1° premio/1st prize luogo/place Amburgo, Germania progetto e realizzazione/planning and construction 2004-2007 superficie totale/total area 1.000 mq/sqm foto/photos Landes
Hamburg’s Chamber of Commerce required a more intensive use of their existing neo-classical building on Adolphsplatz. The brief for the 2003 design competition anticipated the introduction of several additional floor levels within the existing Börsenhalle and a structure which respects the fabric of the historic building. The design proposal adds a total of five new levels which occupy a relatively small proportion of the hall in order to preserve its generous spatial character. A business start-up center, consultation, exhibition, club and meeting room facilities for members, guests and visitors are arranged in a sculptural manner. The uppermost level affords access to generous roof terraces and beautiful views out over the roofs of Hamburg through a band of arched clerestory windows. The new structure is composed of layers and planes, where lightness, immateriality and reflection contrast the solid, elaborate walls of the existing building. A variety of fascinating spatial solutions emerge within both the new structure and in relation to the existing building. The light, free-floating character of the new extension is complemented and accentuated by an LED lighting system that was jointly developed by the architects and Nimbus Design. Although not part of the original architectural competition entry, the lighting system was later seen to offer extraordinary potential for special lighting effects. The House in a House is the first structure in the world that is completely lit by LED lamps.
La Camera di Commercio di Amburgo richiedeva un uso più intensivo della sede situata in un edificio neoclassico in Adolphsplatz. Il programma del concorso, espletato nel 2003, anticipava l’introduzione di alcuni piani addizionali nell’esistente Borsenhalle ed una struttura che rispettasse la fabbrica e l’edificio storico. La proposta di progetto aggiunge un totale di cinque livelli che occupano una parte relativamente piccola della hall con l’intento di preservare il suo generoso carattere spaziale. Sale per incontri d’affari, consultazione, mostre si dispongono in maniera quasi scultorea per accogliere gli ospiti ed i visitatori. Il livello più alto permette l’accesso a grandi terrazze in copertura che regalano viste sui tetti di Amburgo grazie alle finestre ad arco del cleristorio. La nuova struttura si compone di livelli e piani in cui la luce, l’immaterialità e le riflessioni contrastano con la massa compatta ed elaborata dell’edificio esistente. Emerge una varietà di affascinanti soluzioni spaziali in relazione sia alla nuova che alla vecchia struttura. Il carattere luminoso e fluttuante della nuova estensione è accentuato da un sistema di illuminazione a LED, progettato dagli stessi architetti insieme a Nimbus Design. Sebbene non faccia parte del concorso originario, il sistema di illuminazione offre una potenzialità straordinaria per speciali effetti di luce. Il progetto House in a House è la prima struttura al mondo completamente illuminata da lampade LED.
planimetria/site plan 0
20 m
32 33
a
pianta piano terra/ground floor plan 0
5m
in queste pagine e in apertura in these pages and opening page viste generali dell’intervento general views of the project
pianta 5° piano/5th floor plan
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da sinistra/from the left lounge e sala ristorante lounge and restaurant
Š Roland Halbe
sezione aa/section aa 0
prospetto/elevation
5m
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Administration and laboratory buildings in Ravenna
nome progetto/project name Uffici per il Comune di Ravenna; laboratorio e amministrazione per l’ARPA/ Laboratory and administration building for ARPA; new building for the city administration progetto/design Studio Behnisch con/with Politecnica Ingegneria strutture/structures Politecnica Ingegneria committente/client Comune di Ravenna, ARPA Emilia Romagna luogo/place Ravenna, Italia progetto e realizzazione/planning and construction 2004-2009 superficie totale/total area 12.000 mq/sqm volume/volume 48.000 mc/cm
Both the new laboratory and administration building for ARPA (Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente dell’Emilia Romagna) and the new building for the city administration are to be located at the western edge of the city of Ravenna. The brownfield site lies in a transitory area on the threshold of a residential district. Together with a new school on a neighbouring site to the south the project establishes a new suburban focus; a new park benefiting both the new developments and the existing community. In a complex, heterogeneous situation the walkways and paths, small channels and planting of this distinctly modulated landscape are used to enhance the working environment and provide a valuable leisure asset to the project. The two new, low-lying buildings appear to emerge out of this landscape in a campus-like situation. A primary objective in both the site layout and design of the individual buildings is to respond to the qualities of this landscape, rather than promote the sprawl of the city. Both the roof forms, with their generous cantilevers, and roof build-ups, with extensive planting, serve to protect the buildings from overheating. Low energy strategies and concerns with regards to occupant well-being influence the layout and orientation in both buildings.
vista 3d dell’atrio/3D-atrium pagina precedente/previous page render sud-ovest/render south-west
I due edifici che ospiteranno il nuovo laboratorio e gli uffici dell’ARPA (Agenzia Regionale Prevenzione Ambiente dell’Emilia Romagna) ed il Comune di Ravenna si troveranno all’estremità ovest della città in un’area di passaggio al limite di un quartiere residenziale. Insieme ad un nuovo edificio scolastico, a sud del sito, il progetto stabilisce un nuovo polo suburbano: un parco del quale potranno beneficiare sia i futuri sviluppi urbani che la comunità esistente. In una situazione complessa ed eterogenea, in un paesaggio ben modulato, si utilizzano vialetti pedonali e sentieri, piccoli canali e piantumazioni per migliorare le condizioni dell’ambiente di lavoro e fornire anche un carattere ricreativo al progetto. Le due nuove costruzioni, dall’altezza contenuta, sembrano emergere dal paesaggio con una configurazione che assomiglia ad un campus. Un obiettivo importante sia per quanto riguarda il progetto del sito che dei singoli edifici è quello di rispondere alle caratteristiche del paesaggio e non quello di favorire uno sviluppo incontrollato della città. La forma e la superficie delle coperture, completamente ricoperta di verde e con importanti sbalzi, hanno la funzione di proteggere gli edifici dal surriscaldamento. Le strategie a basso consumo e le attenzioni verso chi usufruirà di questa architettura hanno influenzato il lay-out e l’orientazione di entrambi gli edifici.
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planimetria/site plan
schema di funzionamento della cascata e sezione aa/water wall principles and section aa
prospetto est/east elevation
prospetto ovest/west elevation
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prospetto sud/south elevation
a a
prospetto nord/north elevation
Terrence Donnelly Centre for Cellular and Biomolecular Research
nome progetto/project name Centro per la ricerca cellulare e biomolecolare Terrence Donnelly/Terrence Donnelly Center for Cellular and Biomolecular Research progetto/design Behnisch Architeken con/with architects Alliance strutture/structures Yolles Partnership Ltd. committente/client Università di Toronto/ University of Toronto concorso/competition 2001, 1° premio/1st prize luogo/place Toronto, Canada progetto e realizzazione/planning and construction 2001-2005 superficie totale/total area 20.750 mq/sqm volume/volume 82.000 mc/cm foto/photos Tom Arban
The University of Toronto and its affiliated institutions are acknowledged world leaders in genetic research. Envisioned by its founders as a collaborative, interdisciplinary research facility, the Terrence Donnelly Center for Cellular and Biomolecular Research (TDCCBR) allows some 400 diverse specialists to build on the University’s strengths in biomolecular research. Flexibility, amenity and interaction inform all aspects of the progressive design. The laboratories are housed in a 12-story transparent box which is elevated above a new public thoroughfare connecting the city to the south with the historic campus centre, Kings College Circle. This route is punctuated by the new public forecourt – flanked by the historic facades of the neighbouring University buildings – with gardens, lounge areas, offices, seminar rooms and a cafeteria. The modulated architectural language of this urban landscape deliberately contrasts that of the overlying box. The gardens of the upper floors play a defining role in the external appearance of the building. The combination of double/triple height volumes serve as ‘lounges’ enhancing the general working environment, providing areas for relaxation and informal workstations.
L’Università di Toronto e le relative istituzioni affiliate sono conosciute in tutto il mondo come leader nel campo della ricerca genetica. Immaginata dai suoi fondatori come una struttura di ricerca collaborativa ed interdisciplinare, il Centro per la Ricerca Cellulare e Biomolecolare Terrence Donnely permette a 400 specialisti di ampliare le forze dell’Università in termini di ricerca biomolecolare. Flessibilità, piacevolezza ed interazione investono progressivamente ogni fase della progettazione. I laboratori si distribuiscono in una scatola trasparente di 12 piani, a ridosso di una nuova arteria di connessione con lo storico campus King College Circle, situato a sud della città. Il percorso è punteggiato dal nuovo piazzale – fiancheggiato dalle facciate storiche degli edifici della vicina università – con giardini, sale, uffici, stanze per seminari ed una caffetteria. Il linguaggio architettonico di questo paesaggio urbano è deliberatamente in contrasto con quello della scatola che gli si sovrappone. I giardini dei livelli superiori giocano un importante ruolo per l’aspetto esterno dell’edificio. La combinazione di volumi a doppia o tripla altezza serve per creare delle sale che accrescono l’ambiente in generale, fornendo aree per il relax e postazioni di lavoro informali.
planimetria/site plan 0
50 m
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sezione est-ovest/section east-west
sezione sulla facciata sud south faรงade section
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dall’alto/from above giardino al 3° piano/garden 3rd floor; atrio/atrium
© David Cook
pagina precedente/previous page passaggio pubblico, 1° piano public thoroughfare 1st floor
Unilever Germany Headquarters/Marco Polo Tower
nome progetto/project name Sede della società Unilever/ Unilever Germany Headquarters progetto/design Behnisch Architeken strutture/structures Weber Poll committente/client HOCHTIEF Projektentwicklung concorso/competition 2006, 1° premio/1st prize luogo/place Amburgo, Germania progetto e realizzazione/planning and construction 2007-2009 superficie/gross 38.000 mq/sqm volume/volume 170.000 mc/cm
Unilever Germany Headquarters Unilever plans to move to a prominent waterfront location in Hamburg’s HafenCity, one of the most dynamic urban developments in Europe. Sited between the new Elbphilharmonie and the shipping terminal the proposed building responds to the street pattern of the masterplan, maximising panoramic views out over the river. Offices for staff of over 1,000 ring a central atrium which plays an important role in both promoting internal communication and the building’s advanced energy concept. ‘Marco Polo Platz’ on the city side of the building is allowed to develop through the building to the riverfront providing a vibrant public realm and firmly cementino the building’s relationship to its immediate context. Public amenities such as showrooms, a café and a restaurant serve to welcome the public into the interior where they can enjoy the open and inviting atmosphere of the generous atrium and are casually introduced to the world of Unilever. The goal of the project is to achieve an inspiring and healthy workplace environment while minimizing energy consumption for building operation. Indoor, outdoor and semi-conditioned zones provide informal meeting spaces. The building itself is shaped to protect its adjacent outdoor spaces against the prevailing strong winds.
Unilever Germany Headquarters La società Unilever trasferirà la propria sede nel pregevole waterfront del quartiere HafenCity di Amburgo, una tra le aree di sviluppo urbano più dinamiche d’Europa. Situato tra la nuova Elbphilharmonie e il teminal delle imbarcazioni, l’edifico si inserisce nella trama delle strade del masterplan, sfruttando al massimo le viste panoramiche verso il fiume. Gli uffici per lo staff, composto da più di 1.000 persone, circondano un atrio centrale che gioca un ruolo molto importante sia per favorire la comunicazione interna che per le avanzate caratteristiche dal punto di vista energetico dell’intero edificio. La Marco Polo Platz [piazza Marco Polo] che si apre sul lato della costruzione verso la città, sottolinea la relazione dell’edifico con il fiume generando un vibrante movimento e cementando la relazione dell’edifico con il suo intorno. Le strutture pubbliche, quali showrooms, un caffè ed un ristorante, accolgono i visitatori che possono beneficiare dell’invitante atmosfera del grande atrio, inoltre vengono casualmente introdotti nel mondo di Unilever. Lo scopo del progetto è di realizzare un ambiente di lavoro salutare e al tempo stesso ridurre al minimo il consumo di energia. La forma stessa dell’edifico ha anche la funzione di proteggere gli spazi esterni immediatamente adiacenti dai forti venti dominanti. Marco Polo Tower Tra non molto la cosiddetta ‘HafenCity’ formerà la parte sud del centro di Amburgo. Lo sviluppo di questo centrale waterfront dipenderà in gran parte dalla capacità di rispondere alla scala del vicino ‘Speicherstadt’ – un vasto quartiere storico di magazzini – e di rispettare il variegato skyline della città. La Elbphilharmonie Concert Hall e lo Science Centre [Centro delle Scienze] saranno i segni maggiormente visibili della HafenCiy. Altri landmark saranno aggiunti sul lungofiume, includendo la sede della Unilever e la Torre Marco Polo, contribuendo quindi a generare un waterfront unico e ricco di vibrazioni. La Torre Marco Polo, confinante con il terminal delle imbarcazioni e con un’altezza approssimativa di 58 m, ospiterà 58 appartamenti high-end e, ai primi due piani fuoriterra, un’area fitness. I livelli variano sia per dimensione che per distribuzione rispondendo a criteri di sightline e assicurano che ogni appartamento abbia viste prestigiose verso il centro città oppure verso sud attraverso il porto. Generosi balconi curvi, terrazze e logge generano un aspetto esterno molto dinamico. La Torre Marco Polo combina uno stile di vita sofisticato ad una progettazione ambientale d’avanguardia.
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prospetto est/east elevation
nome progetto/project name Torre Marco Polo Marco Polo Tower progetto/design Behnisch Architeken strutture/structures Weber Poll committente/client HOCHTIEF Projektentwicklung concorso/competition 2006, 1° premio/1st prize luogo/place Amburgo, Germania progetto e realizzazione/planning and construction 2007-2009 superficie/gross 12.400 mq/sqm volume/volume ca 38.000 mc fuori terra/cm above ground
Marco Polo Tower In future the socalled ‘HafenCity’ will form the southern part of Hamburg’s inner city. It is important for this new city centre waterfront development to respond to the scale of the neighbouring ‘Speicherstadt’ – an extensive historic warehouse district – and respect the varied city skyline. The new ‘Elbphilharmonie’ Concert Hall and Science Centre will be the two most prominent landmarks of the HafenCity. Further landmark buildings will be added along the quayside including the new Unilever Headquarters and the Marco Polo Tower, contributing to a unique and vibrant waterfront. The Marco Polo Tower with a height of approx. 58 m right next to the cruiser terminal will accommodate some 58 high-end apartments and, on the entrance floor and the first floor a fitness studio. The floors vary in size and configuration responding to sightline criteria and ensuring that each apartment has optimal views either across the city centre or out over the spectacular harbour to the south. Generous curved balconies, terraces and loggias contribute to a dynamic external appearance. The Marco Polo Tower combines sophisticated living with a progressive environmental concept.
planimetria/site plan pagina precedente/previous page vista generale/general view
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a
a
pianta 11° piano/11th floor plan 0
5m
+ 57,90 m
sezione est-ovest/section east-west pagina seguente/following page viste esterne ed esterne della Torre Marco Polo/Marco Polo Tower internal and exterior views
Âą 0,00 m
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© FM Conti
Genzyme Center
nome progetto/project name Centro Genzyme/ Genzyme Center progetto/design Behnisch Architeken strutture/structures Buro Happold committente (proprietario)/client base building Lyme Properties LLC Cambridge, MA committente (locatario)/client tenant improvement Genzyme Corporation Cambridge, MA concorso/competition 2000, 1° premio/1st prize luogo/place Cambridge, MA, USA progetto e realizzazione/planning and construction 2000-2004 superficie/gross 32.500 mq/sqm foto/photos Anton Grassl
The Genzyme Center is located in the midst of other dynamic research institutions on a former brownfield site close to the Charles River. The design brief required a progressive building which would represent a point of identification for the Genzyme Corporation, its employees, guests and visitors. The building accommodates about 920 individual workplaces over 12 floors. Commencing with the initial architectural competition and throughout a highly integrated design process the primary design objective was to develop a building from the inside out. Organised as ‘a vertical city’ with individual ‘dwellings‘, public areas and gardens which extend up to the full height of the central atrium. The open staircase forms part of a ‘vertical boulevard’, starting at the ground floor lobby before proceeding upwards through various neighbourhoods with open workstations and separate offices. The interior is flooded with daylight, all workstations are naturally illuminated through a combination of redirectional blinds at the building’s perimeter and the top-lit central atrium. Above the atrium roof a sunlight redirection system with heliostats and fixed mirrors serves to further enhance lighting levels. A prismatic ceiling beneath the skylights carefully filters the light, then disperses it into the interior of the building through reflective objects such as the sparkling ‘chandeliers’ and the ‘light-wall’. The atrium’s role as a return air duct ensures that the chandeliers are, under the influence of thermal effects, constantly in motion, further enlivening the space. The building has been awarded the USGBC Leed Platinum Rating and is a prime example of what can be achieved through the application of sustainable strategies in the workplace.
Il Genzyme Center è situato tra altri istituti di ricerca su un’area edificabile in un’ex zona industriale dimessa vicino al fiume Charles. Il programma richiedeva un edificio all’avanguardia che potesse rappresentare un momento d’identificazione tra la Genzyme Corporation, i suoi impiegati, gli ospiti ed i visitatori. L’edificio ospita circa 920 postazioni di lavoro individuali distribuite su 12 piani. Iniziando dalla fase di concorso e passando attraverso un processo di progetto integrato, il primo obiettivo era quello di realizzare un edifico che si sviluppasse dall’interno verso l’esterno. L’edificio è organizzato come una ‘città verticale’ con alloggi ‘singoli’, aree pubbliche e giardini che si estendono fino al punto più alto dell’atrio centrale. Il vano scale, aperto, forma una parte del cosiddetto ‘boulevard verticale’ che, partendo dall’atrio del piano terra, procede verso l’alto passando attraverso zone dotate di postazioni di lavoro aperte e di uffici indipendenti. La luce inonda lo spazio interno e tutte le postazioni di lavoro sono illuminate in modo naturale grazie ad una combinazione di cortine orientabili situate sul perimetro dell’edificio ed in alto, sul profilo dell’atrio. Sulla copertura dell’atrio un sistema costituito da eliostati e specchi orienta la luce del sole permettendo di aumentare ulteriormente l’illuminazione dei diversi livelli. Una superficie prismatica situata sotto i lucernari filtra accuratamente la luce, disperdendola inoltre all’interno dell’edificio attraverso oggetti riflettenti come gli scintillanti ‘coriandoli’ sospesi ed i ‘light-wall’. Il ruolo dell’atrio come condotto di ritorno dell’aria assicura che i ‘coriandoli’ siano, sotto l’influenza degli effetti termali, in costante movimento, ravvivando ancora di più lo spazio. L’edificio è stato premiato con il USGBC Leed platinum Rating [U.S. Green Building Council, Consiglio degli Edifici Verdi degli Stati Uniti] ed è il primo esempio di ciò che si può raggiungere con l’applicazione delle strategie sostenibili nei luoghi di lavoro.
planimetria/site plan 0
50 m
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pianta 2° piano/2nd floor plan 0
50 m
sopra/above schema dei pieni e dei vuoti/mass and void scheme sotto/below immagine notturna della facciata ovest/west façade at night pagina seguente/following page giardino all’ingresso/entrance garden
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Š Roland Halbe
sezione sull’atrio/section showing atrium sotto/below: biblioteca giuridica/Law Library pagina precedente/previous page giardino interno, cubicolo e postazione di lavoro/interior garden, cubicle, working place
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Ozeaneum – German Oceanographic Museum
nome progetto/project name Ozeaneum – Museo Oceanografico Tedesco/Ozeaneum – German Oceanoographic Museum progetto/design Behnisch Architeken strutture/structures Schweitzer GmbH committente/client Deutsches Meeresmuseum Stralsund concorso/competition Behnisch & Partner, 2002, 1° premio/1st prize luogo/place Straslund, Germania progetto e realizzazione/planning and construction 2002-2008 superficie/gross 17.400 mq/sqm volume/volume 93.000 mc/cm
The new Oceanographic Museum Ozeaneum is located on the city’s historic waterfront immediately adjacent to the historic center, which has been classified as a UNESCO World Heritage Site. The proposed design is an open structure, literally flooded from all sides by both people and light, similar to the way that stones along a shoreline are periodically surrounded by tidal waters. From each very different approach the ever-changing visual relationship between these ‘stones’ lends the museum an unmistakable identity and makes a unique contribution towards the silhouette of Stralsund. The layout of the museum allows visitors to take a spectacular journey of discovery, through and between the ‘stones’. Each ‘stone’ or building element covers a specific exhibition topic. Freely slung ribbons of steel, reminiscent of sails billowing in the wind, determine the shape of the respective ‘stones’. Appearing as thin as paper, light-weight and elegant, they are neither static nor rigid.
Il nuovo museo oceanografico Ozeaneum si colloca sul waterfront della città, zona immediatamente adiacente al centro storico, classificato dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il progetto proposto è caratterizzato da una struttura aperta, letteralmente lambita su tutti i lati dalle persone e dalla luce, in maniera analoga a certi scogli inondati dalla marea sul bagnasciuga. Le differenti relazioni visuali tra questi grandi ‘scogli’ conferiscono al museo un’identità inconfondibile ed offrono un contributo unico alla ‘silhouette’ di Straslund. La distribuzione del museo permette ai visitatori di usufruire di un viaggio spettacolare di scoperta muovendosi tra gli ‘scogli’. Ogni ‘scoglio’, o ogni singolo elemento dell’edificio, assolve ad una specifica funzione. Morbidi nastri di acciaio, reminescenza dello sventolio delle vele al vento, determinano la forma di ogni ‘scoglio’; dall’aspetto sottile come un foglio di carta, leggeri ed eleganti, non sono né statici né rigidi.
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sezione aa/section aa
pianta 2째 livello/2nd level floor plan
a
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Ecology. Design. Sinergy
Behnisch Architekten + Transsolar ClimateEngineering
La luce blu è utilizzata per curare l’itterizia negli infanti/Blue light is used to treat jaundice in young infants
Un rumore di fondo può coprire altre fonti di rumore e creare privacy/Background noise can cover other sources of noise and provide privacy
La qualità dell’odore dell’aria è misurata in unità chiamate ‘olf’, termine che deriva dal latino olfactus, olfatto/The scent quality of air is measured in a unit called ‘olf’, derived from the Latin word olfactus, meaning ‘sense of scent’
Un olf è l’emissione di odore di una ‘persona media’: un adulto a riposo che fa 0.7 docce al giorno (un bagno/doccia ogni 36 ore), e la cui pelle ha una superficie totale di 1,8 mq/One olf is defined as the scent emission of an ‘avarage person’: a sitting adult that takes an averageof 0.7 baths per day (1 showert/bath every 36 hours) and whose skin has a total area of 1.8 sqm
Un fumatore abituale emette 25 olf; un atleta 30 olf; una superficie di marmo 0.01 olf/mq; un tappeto in fibre sintetiche 0.4 olf/mq A heavy smoker has a scent emission of 26 olf; an athlete emits 30 olf; a stone surface, such as marble, 0.01 olf/sqm; a carpeting made of synthetic fibres 0.4 olf/sqm
a cura di/edited by
Pierpaolo Rapanà
Ecology. Design. Sinergy Curiosity, comfort and delight are the keywords that drive the winning partnership of Behnisch Architekten and Transsolar Climate Engineering. The common foundation of this collaboration is the belief and confidence that high-quality built environments can be relized with less consumption of natural resources. The exhibition Ecology.Design. Sinergy, promoted by the German Institute for Foreign Cultural Relations (ifa), conveys how architects and energy consultants work together and shows the innovative outlines of the stuttgart based partnership. It moves across six declinations of human perception (Temperature, Air, Sound, Light, Material, Human scale) driving new light on the terms Ecology and Sustainability. Humans are the starting point of each consideration but analysis is always referred to the complex relationship between living organisms and their environments, refusing the anthropocentric idea that systems are well-balanced only when they create a living environment for mankind. Each ecological system is here considered as part of the entire world, as one huge, complex system. All exhibited projects move from a common question: «How can we, as architects and environmental engineers, create buildings which are better integrated in our world?». Behnisch Architekten and Transsolar Climate Engineering believe that there are no standard criteria for ensuring the well-being of a building’s occupants. The concept of well-being is not easily grasped in purely quantitative terms; more subjective and less measurable qualitative elements must also be taken into account.
Curiosità, comodità e meraviglia sono le parole chiave della proficua e prolifica collaborazione tra Behnisch Architekten e Transsolar Climate Engineering sui temi della sostenibilità e dell’ecologia a tutto tondo, guidati dalla convinzione che insediamenti di alta qualità architettonica possano essere realizzati con un impiego notevolmente ridotto di risorse naurali. Le ragioni della mostra Ecology.Design.Sinergy sono da ricercare nei caratteri d’innovazione della ricerca intrapresa dalla partnership di Stoccarda, e nell’attività dell’Istituto Tedesco per le Relazioni Culturali con l’Estero (ifa), dedicata alla diffusione all’estero delle più significative attività culturali e di ricerca della Repubblica Federale. La mostra si snoda attraverso sei declinazioni della percezione (Temperatura, Aria, Suono, Luce, Materiale, Scala umana) che danno una nuova lettura dei termini Ecologia e Sostenibilità, restituendo centralità alla figura umana all’interno di una più ampia riflessione sulla complessità delle relazioni tra organismi viventi e ambiente, tra ecosistemi ed equilibrio ecologico. La centralità dell’uomo, lungi dal restaurare una visione antropocentrica, è un espediente per semplificare la comunicazione di considerazioni ambientali e filosofiche che vedono ciascun sistema ecologico come parte organica di un unico, immenso, complesso sistema. È infatti evidente l’impegno di Behnisch Architekten di superare l’assunto che un sistema ecologico in equilibrio sia in ogni caso benevolo con l’uomo, e la presunzione che un sistema possa considerarsi in equilibrio quando si verificano condizioni di vivibilità per l’umanità. Ecology.Design.Sinergy è dunque uno sguardo lucido e distaccato sulla realtà. I progetti in mostra muovono da una domanda comune: «Come possiamo, da architetti e ingegneri ambientali, ideare edifici che possano integrarsi nel nostro mondo in maniera ottimale?». L’assunto di partenza è che non esistono criteri standard per assicurare il benessere degli occupanti di un edificio. Il concetto di benessere non può essere espresso in termini puramente quantitativi; elementi qualitativi, più soggettivi e meno misurabili meritano di essere indagati a partire da pattern comportamentali.
Una persona impiega in media tre ore per percorrere a piedi una distanza di 16 km e produce 0.25 kg di CO2/An average person takes 3 hours to walk 16 km and produces 0.25 kg of CO2
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Temperature Air Negli esseri umani il senso della temperatura è limitato alla pelle e a certe membrane mucose. La pelle contiene sensori che reagiscono ai cambiamenti della temperatura circostante. Ci sono inoltre sensori in grado di avvertire un solo tipo di sensazione, il caldo o il freddo. Sul viso e sulle estremità sono presenti fino a dieci punti di freddo e uno di caldo per centimetro quadrato. Lo zero fisiologico è definito dalla temperatura della pelle in cui non si avverte alcuna sensazione di temperatura. Esso varia tra 28 e 33°C. 25°C è il limite minimo a cui sopraggiunge la morte. Ipotermia moderata a 33°C. Temperatura normale (afebbrile) tra 36 e 37°C. Lieve stato febbrile 37-38°C. Iperpiressia 41°C. Collasso circolatorio 42°C. Oltre 42.6°C morte per denaturazione di proteine ed enzimi. Se la temperatura cresce oltre i valori desiderati il flusso sanguigno verso la pelle e verso le estremità aumenta per incrementare lo scambio di calore attraverso la superficie del corpo. La massima temperatura interna di un edificio è spesso stabilita ad un livello arbitrario, tralasciando numerose variabili. È noto che alcuni individui possono trovare piacevole una temperatura di 30°C, altri troveranno insopportabilmente caldo un interno a 26°C. In molti uffici arredati con materiali sintetici, scarsa ventilazione, e controsoffitti, una temperatura di 24°C può essere considerata calda. In spazi alti, ariosi, con superfici in pietra e legno, e griglie che filtrano la luce, grandi fontane, e abbondante vegetazione, temperature relativamente alte sono ampiamente tollerabili/In humans sense of temperature is limited to the skin and to certain membranes. The skin contains sensors which react to changes in the outside temperature. On the skin, there are different sensors that can only sense one type of sensation, either cold or warm. On the face and the extremities, there are up to ten cold spots and one warm spot per square centimeters. The physiological zero point is the skin temperature at which there is no temperature sensation. It lies between 28 and 33°C. 25°C is the death limit. Hypothermia: 33°C. Normal temperature (afebrile): 36-37°C. Elevated temperature (subfebrile): 37-38°C. Hyperpyrexia: 41°C. Circulatory failure: 42°C. Over 42.6°C death through denaturation of proteins and enzymes. If the temperature rises above the desired value, the blood flow to skin and extremities is increased in order to increase heat exchange through the body surface. The maximum permissible interior temperature of a building is often set at arbitrary levels, neglecting varying needs, where some people will find a 30°C interior pleasant, an others find 26°C intolerably hot. In many office buildings with rooms lined in synthetic materials, poor ventilation, dropped ceilings, a temperature of 24°C can be considered hot. However, tall, airy spaces with stones and wood surfaces, fountains and shade from abundant vegetation, relatively high temperatures are not considered uncomfortable.
Allo stato naturale, l’aria è inodore e insapore. L’ossigeno contenuto nell’aria è indispensabile alla vita animale. Le piante hanno bisogno del biossido di carbonio per la fotosintesi. L’aria è l’unica fonte di carbonio per gran parte delle piante. Una significativa differenza di temperatura tra esterno e interno produce un tipo di ventilazione chiamato ‘stack effect’. Tale ventilazione è direttamente proporzionale all’altezza dell’edificio e alla differenza di temperatura. Lo stack effect è una grande opportunità per strategie di ventilazione naturale. Durante l’inverno l’aria interna risale lungo l’edificio per raggiungere le uscite di ventilazioni. L’aria calda risalendo riduce la pressione ai livelli inferiori permettendo all’aria più fredda d’infiltrarsi. In molti casi l’atrio può sfruttare il fenomeno assicurando il ricircolo d’aria anche in assenza di condotti specifici. Un camino solare è un sistema semplice per garantire ventilazione naturale per convezione. Durante il giorno l’energia solare riscalda il camino e provoca il movimento verso l’alto dell’aria in esso contenuta. L’aspirazione determinata alla base del camino può essere utilizzata per ventilare e rinfrescare la base dell’edificio. Un’incremento della ventilazione può avvenire abbassando ulteriormente la temperatura dell’aria esterna con dispositivi di ombreggiamento, o sfruttando la temperatura sotterranea con condotti integrati nelle fondazioni/In its natural state, air is odorless and tasteless. The oxygen is indispensable to life for all aerobic land animals. All animals need it to breathe. Plants require the carbon dioxide in the air for photosynthesis. Air is the sole source of carbon for most plants. What is known as the ‘stack effect’ is the ventilation in buildings resulting from thermal differences between indoor and outside temperature. The greater the thermal difference and height of the structure, the greater the stack effect and opportunity for pursuing natural ventilation strategies. During the winter used air will rise up through the building to escape through openings. The rising air reduces the pressure in the base of the building, allowing the cold air to infiltrate through open doors, and other openings. In many cases, atria can exploit the natural phenomenon ensuring the healthy movement of air eliminating the need for return-air ducts. A solar chimney is a simple way of increasing natural ventilation by the convection of air. During the day, solar energy heats the chimney, leading to an updraft of air. The suction created at its base can be used to ventilated and cool the building below. To further increase the cooling effect, the fresh air can be drawn indoor from shaded outdoor areas or taking advantage of stable subterranean temperatures with simple concrete ductwork integrated into the foundations.
Sound Al contrario di quanto facciamo con gli occhi, non possiamo chiudere le orecchie. Il senso di equilibrio è regolato da 30.000 recettori situati nella parte interna dell’orecchio che captano i più minuti cambiamenti di pressione e densità. Essi trasformano le onde acustiche in impulsi elettrici, poi trasmessi al cervello tramite il nervo acustico. La forma del padiglione auricolare causa un effetto di risonanza che amplifica le frequenze tra 3000 e 4000 Hz, la frequenza in cui l’udito umano è ottimale, utilizzata per gran parte della nostra comunicazione parlata. Impulsi tra 80 e 100 dB provocano la contrazione dei muscoli collocati al centro dell’organo limitando la trasmissione di vibrazioni alla parte più interna. Questo riflesso protettivo è messo in atto in 50 ms dalla percezione del suono e persiste per un certo lasso di tempo anche dopo l’abbassamento del livello del suono. Quando parliamo, ci ascoltiamo attraverso le orecchie per conduzione d’aria, ma anche attraverso le vibrazioni delle ossa (conduzione ossea). Per questo motivo la nostra voce registrata ci risulta poco familiare. Il suono è cruciale per la qualità delle nostre vite. La musica ha l’abilità d’influenzare le emozioni. Il suono che interferisce con il nostro normale udire è considerato rumore. In architettura il rumore è generalmente inteso come un effetto indesiderato. Le qualità sonore di un ambiente sono determinate da dimensione, geometria, e materiali. Le dimensioni determinano le frequenze di risonanza; la geometria determina la direzione delle riflessioni; i materiali regolano l’assorbimento/In contrast to our eyes, we cannot close our ears. The inner ear provides for the sense of balance with 30.000 receptors in the inner ear which react to minute pressure and density changes. They transform acoustic waves into electrical impulses and transmit these signals to the brain via the acoustic nerve. The shape of the ear canal causes resonance effects, which lead to an acoustic amplification of frequencies between 3.000 and 4.000 Hz. This is the frequency range in which human hearing is optimal and which is used for most of our spoken communication. At sound levels above 80 dB the muscles in the middle ear contract, limiting transmission of vibrations to the inner ear. This protective reflex sets in about 50 ms after perception of the sound and persists for some time after the sound level is lowered again. When we speak we hear ourselves with our ears (air conduction) as well as through vibration of our bones (bone conduction). This why our own voice sounds unfamiliar to us when it is recorded. Sound is crucial to the quality of our life. Music has the ability to influence the emotions. Sound which interferes with normal hearing is considered noise. In architecture noise is generally an undesirable element. The sound quality of a room is determined by size, geometry, material. Size determines the frequency; geometry determines the direction of reflection; materials determine the absorption.
Light
Material
Human scale
La retina reagisce ai cambiamenti di luminosità con un cambiamento del voltaggio del segnale elettrico. Il segnale è poi trasmesso al cervello tramite il nervo ottico. La dimensione ed il numero di regioni del cervello che partecipano all’analisi dell’immagine sono dati che ci indicano l’importanza della percezione visiva per l’uomo. Oltre alla corteccia visiva primaria, che occupa circa il 15% della corteccia cerebrale complessiva, più di 30 diverse aree visive sono state individuate. Nel complesso circa il 60% della corteccia cerebrale contribuisce alla percezione, interpretazione, e reazione a stimoli visivi. Il sistema visivo elabora gli stimoli visivi in circa 100-150 millesimi di secondo. I segnali sono dissipati ad una velocità di circa 350km/h. Siamo esposti ad informazioni visive ogni giorno sin dal momento in cui ci svegliamo; tuttavia in assenza di luce non potremmo vedere nulla. La luce svolge un ruolo fondamentale anche nello sviluppo e contemplazione dell’architettura. Facilità l’identificazione dello spazio, dando lettura di texture, forma, e contorni/The retina reacts to light changes with a change in the voltage of the electrical signal. The signal is than transmitted to the brain via the optical nerve. The size and number of brain regions which take part in image analysis is an indicator of the special importance visual perception has for humans. Apart for the primary visual cortex, which takes up to 15% of the total cortex, more than 30 different visual areas have been identified. About 60% of the cerebral cortex is involved in perception, interpretation, and reaction to visual stimuli. The visual system in the human brain processes visual stimuli in around 100-150ms. Light plays a crucial role in the development and contemplation of architecture. It enables the identification of space, it elucidates texture, form, and contour.
La percezione tattile è definibile come percezione sensoriale di certi stimoli meccanici. Le percezioni tattili trasmettono al cervello informazioni inerenti a caratteristiche geometriche, pressione, e temperatura, quindi tutte quelle informazioni necessarie per la comprensione di forma, peso, direzione e velocità di movimento. Inoltre trasmette la fondamentale informazione circa la posizione del centro di gravità del corpo attraverso la pressione dei piedi sul piano d’appoggio. Nella pelle abbiamo differenti tipi di recettori specializzati in diverse funzioni. Essi reagiscono in maniera ottimale a differenti stimoli: dolore, temperatura, tatto, allungamento, movimento e vibrazione, e trasmettono tali stimoli al cervello secondo percorsi separati. Le mani e la bocca sono in comunicazione con un numero di neuroni sproporzionatamente elevato, e sono le parti del corpo che veicolano il maggior numero d’informazioni relative alle percezioni tattili/Haptic perception is defined as a sensory perception, with which certain mechanical stimuli can be sensed. Haptic perceptions in their entirety enable the brain to localize and evaluate touch, pressure and temperature. The sense of touch communicates to the brain all the necessary information to identify form, weight, direction and speed of movement, as well as the surface property of objects. It also feeds us informations about the position of the center of gravity of our body through the pressure at the soles of our feet. In the skin there are several different types of receptors specializing in various functions. They react optimally to different stimuli like pain, temperature, touch, stretching, movement and vibration, and transmit these stimuli to the brain using separate pathways. Compared to other part of the body hands and mouth draw upon a disproportionately high number of neurons, transmitting to the brain a considerably high number of haptic informations.
Un individuo è un’entità spazialmente e qualitativamente singola, con tutte le sue peculiarità e caratteristiche. Il termine personalità in genere indica quell’individuo che è riuscito a distinguersi nella massa. In sociologia il termine società indica un grande gruppo di persone che vivono insieme. A differenza della comunità, la società è intesa come supporto al raggiungimento delle aspirazioni del singolo individuo. Un gruppo d’individui può essere definito comunità quando si manifesta una condizione di coesione emotiva. Una peculiarità degli esseri umani è la capacità di organizzarsi in grandi gruppi altamente organizzati, con una sofisticata suddivisione del lavoro, abilità resa possibile dalla relativa complessità e ricchezza del linguaggio. Gli umani sono pressoché consapevoli della propria mortalità. Tale consapevolezza porta gli uomini a contemplare il significato della vita, e a speculare sulla possibilità di vita oltre la morte.Un uomo ha una superficie di circa 1,8-2 mq, un peso di 60-80 kg, altezza media di 175 cm, 73 anni di vita media. Il corpo umano è costituito da 10 a 100 miliardi di cellule, 1 milione di nuove cellule all’ora. Sono inoltre composti per il 60-70% d’acqua, 0,6% da carboidrati, 15% da proteine, 10% da grasso, 5% sali minerali. Nell’arco di una vita una persona conosce per nome in media 2000 persone, di 150 diviene amico per un certo periodo. Può sopravvivere fino a 40 giorni senza cibo, solo per 3-6 giorni senza bere. 16 respiri al minuto, 25 anni di sonno, 12 anni in chiacchere, 12 alla TV, 8 a lavoro, 3,5 a mangiare, 2 anni al telefono, 6 mesi imbottigliato nel traffico, e soltanto 2 settimane a baciare/An individual is a single being both spatially and qualitatively. The term personality generally defines an individual who has managed to stand out from the masses. In sociology, the term society refers to a large group of people living together. It is understood to be a tool that helps one achieve his goals. A group of individuals can be defined as a community if it’s characterised by a degree of emotional cohesiveness. A notable human trait is the capability to assemble in highly organized large groups with a sophisticated division of labour, ability aided by the relatively complex human language. Human beings are aware of their own self and their own mortality. This leads them to contemplate the meaning of life and speculate about life after death. A human being has a surface of 1.8-2 sqm, average weight of 60-80 kg, 175 cm average height, and a life expectation of 73 years. During a lifetime, one meets 2.000 people by name, 150 become friends for some time. The heart beats 70 times per minute, 37 million times a year. Without food a human can survive up to 40 days, only for 3-6 days without drinking. 16 breaths per minute, 25 years sleeping, 12 years talking, 12 years watching TV, 8 years working, 3.5 years eating, 6 months in traffic jams, only two weeks kissing.
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La Scuola Fiorentina
Florence School
A brief reconnaissance in contemporaneity
Ricognizione breve nella contemporaneità Esiste nella cultura architettonica fiorentina l’idea dell’esistenza di un proprio statuto operativo e culturale che si è limitato alla genesi di una sua prima lunga fase, portata a morte attorno ai primi anni ‘70. Nei periodi successivi si è parlato intermittentemente di Scuola Fiorentina, come di una araba fenice che ogni tanto muore, ma sempre sembra destinata a risorgere dalle sue stesse ceneri. La conclusione di quel lungo e felice periodo non ha affatto reciso la continuità tra un prima e un dopo, ha solo introdotto la visione di una policentralità che l’asciuttezza originaria semplicemente non pareva conoscere. All’idea giovannoniana enunciata all’indomani dell’affermazione del Gruppo Toscano quale vincitore per il concorso della stazione fiorentina di Santa Maria Novella, si sono sommati caratteri teorici e operativi che hanno permesso nel tempo di legittimare questa – solo all’apparenza labile – consonanza attraverso la collimazione entro tematiche comuni di una serie di nuclei che si manifestavano costanti pur nelle squillanti difformità linguistiche dei suoi esponenti. Questo navigare all’interno di temi condivisi ha definito il perimetro di una appartenenza i cui nuclei sono riconducibili in primis al senso del luogo quale determinatore di ogni processo interpretativo; un luogo che induce un dialogo con la tradizione che diviene portatore di continuità, mai di citazione e mai di pura conservazione. A questo si è spesso introdotta la figurazione della sua caratteristica più evidente, andando attraverso i toni della murarietà e della massività, ad introdurre gli ambiti di questa continuità. Caratteristica che si esprime anche attraverso la consueta dualità dello spazio toscano e fiorentino in particolare, andando a descrivere una dicotomia fatta di severità e frivolezza, di regola e di sua violazione. Tutto questo a Firenze è sempre stato visto con una dimensione morale forte, come se il progetto altro non fosse che l’esercizio etico di un percorso che da sempre ha inteso l’uomo quale suo soggettooggetto di riferimento. Un uomo vivo, poeticamente risolto nella trascendenza di universalismi, ma al contempo espresso attraverso le sue molte relazioni. Relazioni e legami che divengono, sul piano formale, flussi, percorsi, rapporti, bilanciamenti e collegamenti, la costruzione delle cui immaterialità ha dato origine a quell’impareggiabile concetto che è la variabilità. Espressione tutta fiorentina di un modo di intendere il progetto, grazie al quale le forme non sono
di/by
An idea exists in the Florentine architectural culture of a true operative and cultural constitution that was restricted to the dawn of its first long phase, brought to death around the early 1970s. In periods that followed, the Florentine School (Scuola Fiorentina) was spoken of intermittently like a phoenix that dies every so often, but is destined to always, always rise from its own ashes. The conclusion of that long and happy period has not, in the least, severed the continuity between the before and after, in that it only introduced the vision of a poli-centrality that the originating sterility simply didn’t seem to be aware of. The Giovannonian idea enunciated the next day of the affirmation of Gruppo Toscano as the winner of the contest of the Florentine station of Santa Maria Novella, theoretic and operative characters have been considered to enable this – only fleeting on appearance – harmony to be legitimized over time through the coinciding of common themes of a series of nuclei that have shown themselves to be constant even in the lucid linguistic deformity of its exponents. The nuclei of this belonging can be traced back in primis to the sense of the location as the determining factor of every interpretative process; a place that induces dialogue with the tradition that becomes led by continuity, never by quotation and never by pure conservation. The figuration of its most evident characteristics is often introduced to this, going through the tones of the walling and its magnitude, to introduce the ambient of this continuity. A characteristic that expresses itself also through the customary duality of the Tuscan and Florentine space in particular, going on to describe a dichotomy composed of severity and frivolity, of rule and its violation. At Florence, all of this has always been seen with a strong moral dimension, as if the project were no more that the ethical exercise of a passage that has always been interpreted by man as his subject-object of reference. A man alive, poetically resolute in the transcendence of universalisms while, at the same time, expressed through his many relationships. Relationships and ties that become, on the formal plain, flows, paths, rapports, balances and connections, the construction of which immateriality has given origin to that unparalleled concept called variability. An entirely Florentine expression of a way of interpreting design, thanks to
Fabio Fabbrizzi
Giovanni Michelucci, Chiesa sull’Autostrada, Firenze, 1961, disegno a mano della sezione. Per gentile concessione della Fondazione Michelucci, Firenze/Giovanni Michelucci, Chiesa sull’Autostrada [Church on the Highway], Florence, 1961, hand drawing of the section. Courtesy of Michelucci Foundation, Florence
Stazione di Santa Maria Novella e Palazzina Presidenziale, dettaglio dei materiali/Santa Maria Novella Train Station and Palazzina Presidenziale, detail of the materials
Nel segno della continuità Under the colours of continuity Il progetto di una ricerca sulla Scuola Fiorentina di Architettura trae vigore dalla mancanza di uno strumento critico generale sulla sua complessa realtà architettonica. Dopo l’opera L’architettura in Toscana, di Giovanni Klaus Köenig, 1968, siamo da tempo di fronte ad un lungo intervallo critico. Dall’analisi di temi e itinerari progettuali, scaturisce una realtà fatta di tante voci, all’interno delle cui diversità linguistiche si trovano nuclei teorici e operativi di appartenenza e reciprocità. Consonanze che suggeriscono una scuola basata condivisioni che i singoli percorsi hanno poi evoluto in declinazioni personali. Piccole modificazioni che hanno fatto evolvere la ricerca progettuale senza stravolgerne i sensi ed i significati più profondi, producendo un divenire che è vera continuità. Fabio Fabbrizzi, Opere e progetti di Scuola Fiorentina 1968-2008 The research project on the Florentine School of Architecture draws strength from the general lack of a critical tool on the overall architectural state. We have been facing a long critical hiatus for some time, following the work L’architettura in Toscana [The Architecture in Tuscany] in 1968, by Giovanni Klaus Köenig. A multifaceted reality of linguistic diversity arises from the analyses of design themes and itineraries, within which lie the theoretic and operative nuclei of belonging and reciprocality. Rapports that suggest a school based on sharing which the single paths have then evolved into personal inflections. Small modifications that have made the design research evolve without radically altering the deepest senses and meanings, producing an evolution that is true continuity. Fabio Fabbrizzi, Opere e progetti di Scuola Fiorentina 1968-2008
raggiunte in seguito a degli a priori, ma trovate proprio sulla costruzione di questa mutevolezza, grazie alle quali la pulsazione della vita che le legittima, diviene l’unico motivo di esistenza. Per cui non è la pianta e non è il prospetto a cogliere questa complessità, pensata sempre come riflesso di uno spazio urbano nel quale è spesso assente ogni impatto prospettico o percettivo che non sia quello legato alla registrazione delle molte tonalità impressionistiche che la città contiene. Ma la sezione, che appare lo strumento compositivo emblematico di una sensibilità progettuale fiorentina, meglio esperita attraverso il susseguirsi di ‘piani di vita’ differenti che si rincorrono, si sovrappongono e differentemente si relazionano. Ma la gestualità che questo approccio può contenere è stata subito mitigata dalla presenza forte di una dimensione certa, scientifica, capace di riportare all’interno del suo spessore teorico e operativo, anche la dimensione del procedimento. La presenza del controllo e della sua trasmissibilità, subentra comunque a riportare la progettualità fiorentina al ruolo di ‘sistema’, legato forse alla tradizione rinascimentale fatta di misura, ritmo, prospettiva, anche se spesso raggiante. Su queste basi si aggiunge la tematica della sintatticità delle espressioni architettoniche prodotte, quale altro riferimento di appartenenza reciproca; una discretizzazione ed esaltazione delle singole parti che evidenzia elementi e nodi di accentuazione qualificativa. Dopo la stagione del radical – stagione eccezionale per la sua capacità comunicativa dei ruoli che questa Scuola matura, dovuta alla presenza di Köenig quale condirettore di Casabella – si registra un apparente declino, ma che coincide solo con il declino della sua comunicazione e della sua visibilità. Dopo quegli anni, la coscienza della caduta della forza coesiva e narrativa della modernità, cede il passo all’immissione apparentemente scomposta di molte altre tracce che paiono aggredire il progetto fiorentino di contributi diversi. La piattaforma di una comune ricerca sulla tecnologia pare superare all’apparenza la dimensione istintiva che comunque continua a serpeggiare nei vari timbri della Scuola, scalfendo quella ‘pratica del dubbio’ come sua ragione principale. La riscoperta della storia e della memoria assume un nuovo valore rifondativo, grazie alla quale, insieme alla dimensione del frammento, si contribuisce alla ricerca di una perduta unità. Anche l’ambiente in questo passaggio appare assumere un mero valore strumentale, lasciando alla sola estetica dei luoghi il suo potere seduttivo. Attualmente non mi pare di registrare nessuna discontinuità sostanziale con il passato. Credo che l’idea di questa Scuola debba essere pensata come una sorta di comunità fatta di diversità, all’interno della quale tuttavia, permangono come nuclei indissolubili, i temi che da sempre l’hanno tratteggiata. Certe volte forse essi appaiono meno certi che in passato, meno assertivi, ma più stemperati e diffusi nella liquida complessità tipica del pensiero contemporaneo. È un coro fatto di voci che fortunatamente continuano ad essere diverse. La sua dimensione multidisciplinare persiste, le figure permangono, il tratto interpretativo perdura, insieme al senso dell’internità come fatto prioritario e alla straordinaria coincidenza tra l’organismo edilizio e la città, calibrando in osmotici equilibri anche le prove più recenti, tradizionalmente ancora improntate ad un progetto pensato per cavità, come una primigenia massa sottratta di materia. Certo, quello che è cambiato è la violenta deformazione che questi principi hanno subito nel corso degli ultimi decenni, sintomo dell’inserimento delle nuove misure evocate dalla civiltà contemporanea. Ma esse non oscurano la capacità di continuare a leggere le sue forme sull’articolazione di entità riconoscibili, ancora inseribili all’interno di una comune visione linguistico-compositiva che ribadisce i legami tra i principi dell’ordine e della sua disarticolazione, insieme agli altri molti temi di definizione. L’architettura di Scuola Fiorentina attuale tiene insieme tutto questo, la regola e il suo superamento, l’assoluto e il quotidiano, la via minima e quella ontologica, a ricordarci ancora una volta che qui, il progetto, prima di essere un progetto di forme è un progetto di relazioni. Un progetto, il cui spazio è sempre toscano, anche quando il suo luogo è altrove.
which the forms are not reached following a priori, but are found right in the construction of this changeability, thanks to which the pulsation of life that legitimizes them, becomes the only motive for existence. For those for whom it is neither the plan nor the prospect to grasp this complexity, always think by reflex of an urban space in which every prospective or perceptive impact, which is not tied to the registration of the many impressionistic tonalities that the city holds, is often absent. But the section, that appears to be the emblematic tool of composition of Florentine design sensibilities, better carried out by following different ‘life plans’ that are pursued, overlapped and differently relate. But the gesture that this approach can contain was immediately lessened by the strong presence of a certain, scientific dimension, also capable of rendering the dimension of the process in its theoretic and operative depth. The presence of control and of its transmissibility, replaces rendering the Florentine design to the role of ‘system’, bound perhaps to the Renaissance tradition composed of measure, rhythm, prospective, even if often radiant. Added, on this basis, is the theme of the syntax of the architectural expressions produced, such as reference of reciprocal belonging; a discretization and exaltation of the single parts that highlight elements and knots of qualitative accentuation. After the radical season – a season remarkable for its communicative capacity of the roles that this Scuola matures, due to the presence of Köenig as co-director of Casabella – an apparent decline was recorded, but that coincided only with the decline of its communication and its visibility. After those years, the consciousness of the fall of the cohesive and narrative force of modernity, surrendered the passage to the intake, apparently broken down by many other traces that seem to attack the Florentine design by diverse contributions. The platform of a common research on technology seems to overcome, on appearance, the instinctive dimension that however continues to wind its way among the various aspects of the Scuola, chipping away that ‘doubt’ as its main reason.The rediscovery of history and memory assumes a new re-founding value, thanks to which, together with the dimension of the fragments, contributes itself to the search of a lost unity. Even the environment in this countryside takes on a pure, instrumental value, leaving the locations seductive power to the aesthetic. Currently, there doesn’t seem to be any substantial discontinuity with the past. I believe that the idea of this Scuola should be thought of as a sort of community composed of diversity, within which nevertheless, the themes that have always been represented, remain firm as insoluble nuclei. At times, perhaps, they appear less definite than in the past, less assertive, but more dissolved and diffused in the typical liquid complexity of contemporary thinking. It is a choir formed of voices that fortunately continue to be different. Its multi-disciplinary dimensions persist, the figures remain, the interpretative features last, together with the sense of interiority as priority and the extraordinary coincidence between the building organism and the city, also calibrating the most recent trials in osmotic equilibrium, traditionally still hallmarked for a design thought for caverns, like a primitive mass lacking material. Certainly, what has changed is the violent deformation that these principles have undergone in the course of the last decades, symptom of the insertion of the new measures conjured up by contemporary civilisation. But they don’t obscure the capacity to continue to read its forms on the articulation of recognisable entities, still applicable within a common linguistic-composition vision that reiterates the ties between the principles of the order and of its disarticulation, together with the many other themes of definition.The architecture of Scuola Fiorentina currently holds all of this together, the rule and its overcoming, the absolute and the everyday, the short and the ontological way, to remind us once again that here, design, before being a design of shapes is a design of relationships. A design, the space of which is always Tuscan, even if it occurs elsewhere.
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Una Scuola giovane
A young School
Ferrara’s Faculty of Architecture
La Facoltà di Architettura di Ferrara Da anni la Facoltà di Architettura di Ferrara è ai vertici delle classifiche di qualità CENSIS sulle facoltà italiane, risultando ripetutamente prima fra le Facoltà di Architettura nazionali. Le rilevazioni del CENSIS giudicano nel 2008 – per l’ottava volta consecutiva – la Facoltà di Architettura di Ferrara prima tra le Facoltà di architettura e – per due volte consecutive – seconda tra la totalità delle Facoltà italiane: da Agraria a Veterinaria. I risultati positivi, protratti nel tempo, sono sostenuti da una concezione e da una organizzazione finalizzata e costante nel perseguire gli obiettivi prefissati nella didattica e nella ricerca. Alcuni dati flash sono significativi per avere una prima idea sommaria: i laureati in corso sono il 27,2% (la media nazionale è il 4,5%), la durata media degli studi per giungere alla laurea è 6,7 anni (quella nazionale 10,1), studiano all’estero il 16,3% (la media nazionale è 11,6), a un anno dalla laurea il 60% dei laureati è occupato e a tre anni il 92,3%. Molto spesso qualcuno pone il quesito circa le ragioni di questi risultati ottenuti da una giovane facoltà, piccola nel panorama nazionale, ma, vale rilevarlo, medio-grande nella realtà europea. Una prima ragione è costituita da una attenta aderenza ai principi dettati in sede europea. La Comunità Europea si è occupata a lungo della formazione nel campo dell’architettura con l’emissione della Direttiva 384/85 nonché di numerose Raccomandazioni ad essa collegate. Direttiva e Raccomandazioni nell’insieme esprimono una concezione precisa della formazione in architettura. L’insegnamento, articolato su undici aree disciplinari, deve essere equilibratamente ripartito tra aspetti pratici e teorici. Nel corso di studi deve essere data la possibilità di acquisire progressivamente il maggior numero di conoscenze ed esperienze sufficienti per permettere agli studenti di conoscere e comprendere gli aspetti progettuali ed esecutivi e di guida di un opera, dall’ideazione alla realizzazione, fino alla gestione-manutenzione nel tempo. Il progetto di architettura è considerato l’elemento centrale dell’apprendimento. Le raccomandazioni puntano su una collaborazione fruttuosa tra mestiere e scuola sospingendo verso un’integrazione tra sfera della professione e sfera della formazione come mai è stato nel passato. Il percorso formativo deve essere mirato a preparare una figura di architetto progettista capace di intervenire nei molteplici campi che la professione prevede e per i quali è necessario un
di/by
Graziano Trippa
The recent quality rankings carried out by CENSIS regarding the Italian Faculties have placed, for the sixth consecutive time, Ferrara’s Faculty of Architecture first amongst the architecture faculties and, for the second consecutive occasion, second amongst the Italian faculties, of Agriculture and Veterinary. Positive results, over time, sustained by a conception and organisation that is finalised and constant in its pursuit of the preset objectives in teaching and in research. Some flash data help to present an overall view: Those enrolled in graduate courses are 27.2% (the national average is 4.5%) the average duration of studies to complete the degree is 6.7 years (the national average is 10.1) 16.3% study abroad (the national average is 11.6%), within one year of graduating 60% of the graduates are employed and within three year 92.3% are employed. Often somebody will pose the question as to the reasons for these results, obtained by a new faculty; small on the national scale, but, it is worth noting, medium to large on a European scale. The first reason relates to an attentive adherence to the principles dictated by the European headquarters. The European community has longe been concerned with training in the architectural field, issuing Directive 384/85 as well as numerous Recommendations in this regard. The Directive and Recommendations as a unit express a clear conception of architectural training. The teaching, broken into eleven areas of discipline, should focus equally on practical and theoretical elements. In the course of study there is the possibility of progressively acquiring a large range of knowledge and experience that is sufficient to allow the students to know and understand the planning, execution and guidance aspects of a work, from from the conception to the realisation and right up to the management-maintenance in time. Architectural design is considered to be the central element of the learning process. The recommendations point towards a fruitful collaboration between profession and school; pushing for an integration of the professional sphere and the training sphere, in an unprecedented way. The training route seeks to produce a design architect capable of intervening in multiple fields required by the profession and for which a require a united path. Over the last twenty years, throughout the Community, a strengthening and broadening can be observed of the generalist
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percorso unitario. Negli ultimi venti anni in tutti i paesi della Comunità si è verificato un rafforzamento e allungamento del percorso ‘generalista’ atto a costruire una figura di architetto capace, secondo la cultura del progetto di architettura, nelle sue interpretazioni più attuali ed avanzate, di gestire l’ampiezza e complessità delle conoscenze di carattere pluridisciplinare utili e necessarie per progettare i luoghi abitati dall’uomo. Una seconda ragione del successo della Facoltà riguarda una politica di offerta commisurata alle risorse disponibili: personale, spazi, attrezzature sono adeguati ad una didattica frontale, spesso individuale, nella quale la qualità della formazione, e quindi il futuro dello studente, ne costituisce l’aspetto centrale. Una didattica, il cui costo/studente è inferiore alla media di ateneo, basata su uno staff piuttosto ristretto di docenti strutturati (35%) e da numerosi docenti a contratto (65%) che contribuiscono ad aumentare il quoziente professionalizzante dei corsi: nell’insieme un gruppo motivato, costituito da diverse fascie di età ed esperienze, nel quale si fondono energia e saperi. Altre ancora sono le ragioni che sostengono i risultati. Nel suo breve percorso la Facoltà ha rapidamente caratterizzato e consolidato alcune direttrici di ricerca, laddove capacità e personalità dei docenti, esigenze provenienti dal territorio e rapporti internazionali hanno costituito un’amalgama generatrice di frutti doviziosi: dallo sviluppo di procedure automatiche integrate per il restauro dei monumenti, alla progettazione urbana, territoriale e ambientale, alla manutenzione e gestione edilizia e ambiente, alla conservazione e restauro dei monumenti, al controllo dell’inquinamento in ambienti confinati, agli studi sui paesaggi culturali, allo sviluppo di servizi integrati di progettazione per la città, l’ambiente e il territorio, al recupero del patrimonio industriale. La Facoltà, fin dall’inizio, ha teso a divenire centro di conoscenzze nonché parte integrante di un sistema sinergico di crescita e valorizzazione del territorio: oggi dopo quindici anni il radicamento è un dato felicemente acquisito. In pochi anni una attività cospicua che ha incrementato considerevolmente la conoscenza del territorio ferrarese e la consapevolezza dei valori in esso contenuti. I rapporti e gli scambi con l’estero sono stati intensi. Appartengono a quattordici paesi della Comunità Europea le università con le quali si attuano programmi Socrates/Erasmus e numerosi sono i rapporti di collaborazione con università del Sud America, Nord America e Nuova Zelanda. Gli indicatori statistici mostrano un alto inserimento dei laureati nel mondo del lavoro e i riscontri diretti con Enti e datori di lavoro segnalano che i laureati ferraresi presentano livelli di preparazione superiori alla media corrente. Un dato sintetico emerge dalle valutazioni effettuate: in linea generale la Facoltà nell’insieme delle attività svolte, sia nel campo della didattica, sia della ricerca presenta un elevato grado di produttività complessiva. Queste sono alcune delle ragioni che spiegano i risultati, ottenuti con l’impegno e la laboriosità di docenti e studenti, lungo un percorso riformista di continua ricerca del miglioramento possibile. In chiusura di questa breve presentazione della Facoltà di Architettura di Ferrara vorremmo ritornare sugli aspetti diciplinari e rimarcare l’indirizzo unificante che l’ha contraddistinta, con continuità, lungo la sua storia ventennale. Tale indirizzo si lega alla scelta stratetegica di rimanere ancorati alla formazione della figura dell’architetto progettista che, tradizionalmente, assomma in sé il talento artistico dell’ideazione e della creazione, unitamente al ruolo del regista della costruzione finalizzata alla creazione della scena fissa, civile, duratura, dell’esistenza umana. A fronte del messaggio rinunciatario di certe posizioni – indirizzate a teorizzare come la costruzione oggi non valga più il rigore e la fatica che tradizionalmente ha comportato – crediamo ancora, per la nostra disciplina, che solo nella precisa e determinata fisicità realizzativa si possa valutare con chiarezza lo spessore di un progetto, la vera consistenza delle idee. Intorno a questa tesi di fondo ruota il passato e il presente della Facoltà di Architettura di Ferrara.
path, incorporating the figure of an architect in accordance with the culture of architectural design, in his most current and advanced interpretations, to manage a breadth and complexity of knowledge of pluridisciplinary nature, useful and necessary to design the places inhabited by man. A second reason for the success of the Faculty regards a politic of commensurate offer of the resources available: staff, spaces, equipment designed for hands-on teaching methods, often individual, in which the quality of the training, and therefore the future of the student, is of central importance. A teaching method, whose cost/student ratio is inferior to the University average, based on a staff consisting of permanent teachers (35%) and of numerous contract teachers (65%) who contribute to enhancing the professionalising quotient of the courses: in the context a motivated group, made up of various levels of age and experience, gifted with energy and knowledge. And there are more reasons that support the results. In it’s brief life, the Faculty has rapidly characterised and consolidated various research directors, while capacity and personality of the teachers, local requirements and international relations have constructed a generative amalgamation of abundant fruit: from the development of automatic procedures integrated for the restoration of monuments, to urban, area and environmental planning, to the maintenance and management of construction and the environment, to conservation and restoration of monuments, to the control of pollution in confined environments, to studies on cultural landscapes, to the development of integrated services and planning to the city, the environment and the area, and to the regaining of industrial patrimony. The Faculty, from the beginning, has sought to become a centre of knowledge as well as an integral part of a synergic system of growth and valorisation of the area: today after eleven years we can happily claim to have established our roots. In just a few years visible activity has considerably increased awareness of the Ferrara territory and an awareness of the values it contains. Relationships and exchanges with foreign countries have been notable. They concern fourteen European Community countries whose universities offer Socrates/Erasmus programmes as well as numerous collaborative relationships with the Universities of South America, North America and New Zealand. The statistical indicators show a high insertion of graduates into the working world and a direct comparison with Bodies and employers signals that the Fer rara graduates represent levels of preparedness superior to the average flow. A brief fact emerges from the evaluations carried out: in a general line the Faculty in all the activities it carries out, be it in the didactic field, or in research, represents a heightened level of complex production. These are some of the reasons which explain the results, obtained with the effort and labour of teachers and students, along a reformist path of continuous research for possible improvements. To conclude this brief presentation of the Faculty of Architecture of Ferrara we would like to return to the disciplinary aspects and point out the unifying direction that has distinguished it, continuously, throughout its twenty-year history. This direction can be traced to the strategic choice of remaining anchored to the training of the design architect that, traditionally, assumed for himself the artistic talent of the conception and creation, united with the role of the director of finalised construction to the creation of the fixed, civil and lasting scene of the human existence. Faced with the renouncing message of some – direct your thoughts to theorising why the construction today no longer requires the rigour and fatigue that traditionally it had carried- we still believe, for our discipline, that only through precise and determine physical realisation, can you evaluate clearly the depth of a project, the truth of the ideas. This theory is the fundamental point on which the past and the present of Ferrara’s Faculty of architecture is based. immagine Veronica Dal Buono image Veronica Dal Buono
salone di rappresentanza, spazio espositivo hall, exhibition space
salone di rappresentanza/hall
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aula seminari esterni/ room for external seminars
corte interna/internal court
salone d’ingresso, spazio espositivo/ entrance hall, exhibition space
aula seminari esterni room for external seminars
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Laboratories for Torvergata University
Laboratori Università di Torvergata Anche un oggetto di dimensioni contenute può parlare il linguaggio dell’innovazione. Lo dimostra l’edificio per i Laboratori per l’Università di Tor Vergata firmato IaN+, progetto vincitore della Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana per l’opera prima. Non si tratta di un gesto eclatante. Piuttosto di un’architettura minuta capace di portare in sé il seme di una importante rivoluzione. Racconta infatti di un’alternativa possibile agli scenari consueti dei contesti universitari italiani, esprime con un linguaggio garbato e intelligente la volontà di sperimentare nuove soluzioni formali. E in questo senso la si può interpretare come il tassello di un potenziale mosaico progettuale, o come un’icona, ma con un’accezione molto diversa rispetto a quella cui siamo abituati, più vicina ai contenuti dell’architettura piuttosto che all’immagine. L’edificio fa parte di un sistema puntiforme di case rurali adibite a dipartimenti e laboratori all’interno della stazione idrobiologica dell’università. In un luogo ai margini della città, quasi in campagna. Si appoggia come una piccola astronave che con un grande occhio, uno schermo a vetri, osserva il limite fra trama urbana e compagine rurale. «L’architettura entra in un processo di scambio con il contesto che lo circonda. Un elemento semplice, un parallelepipedo, viene sottoposto ad una deformazione ed ai suoi possibili effetti», spiegano i progettisti, e ancora «l’edificio si sviluppa nella fusione tra il vuoto verticale di distribuzione, il vuoto ricavato dall’inversione della pendenza del tetto e il pieno formato dagli ambienti necessari per i laboratori». La struttura si articola su tre piani: i primi due livelli ospitano i laboratori, mentre il terzo è adibito a sala riunioni e il volume che lo accoglie aggetta sul piazzale, si protende e guarda verso l’esterno. Per gli interni sono stati utilizzati i materiali di GranitiFiandre, nello specifico il Leuca naturale 30x30 cm e 20x20 cm della collezione Tinte Unite per la pavimentazione. Il colore avvolgente del materiale riveste tutte le superfici, l’atmosfera è rarefatta, sospesa, e introduce alla ‘magia’ degli esperimenti di laboratorio. Il rivestimento esterno in intonaco a grana grossa e la componente cromatica sui toni del rossiccio legano l’architettura al territorio e ai suoi casali, creando le premesse per un dialogo con la materia e l’atmosfera del paesaggio rurale che la circonda.
di/by
Francesca Oddo
Even an object of contained dimensions can speak the language of innovation. This is demonstrated in the building for the Laboratories of the University of Tor Vergata designed by IaN+, the winning design of the Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana [Gold Medal for Italian Architecture] for the first opera. It does not feature an extraordinary gesture. Rather a tiny architecture capable of bearing the seed of an important revolution. It basically portrays a possible alternative to the usual scenarios of the Italian university context and it gracefully and intelligently expresses the will to experiment with new formal solutions. And, in this sense, it can be interpreted as a piece of a potential design mosaic, or as an icon, but with a very different meaning in regards to that which we are used to, closer to the contents of the architecture rather than the image. The building forms part of a dotted system of rural structures used as departments and internal laboratories of the hydrobiological station of the university. It is located at the edges of the city, almost in the countryside. It rests like a small spaceship, observing the boundaries between the urban plan and the rural organism with a great eye, a screen of glass. «The architecture enters into a process of exchange with the surrounding context. A simple element, a parallelepiped, is subjected to distortion and to its possible effects», explain the designers, and, furthermore, «the building is developed by the fusion between the vertical void of distribution, the void derived from the inversion of the inclination of the roof and the full format of the environments necessary for the laboratories». The structure is divided into three floors: the first two levels host the laboratories, while the third is used as a meeting room and the volume that it occupies juts out over the entrance area, protruding and overlooking the exterior. GranitiFiandre materials have been used for the interiors, in particular the Leuca matt 30x30 cm and 20x20 cm from the 'Tinte Unite' collection has been used for the flooring. All the surfaces are covered by the material’s fascinating colour, the atmospehre is rarefied, suspended, introducing to the ‘magic’ of laboratory experiments. The exterior large-grain plaster covering and the chromatic component of the red-brown tones binds the architecture to the territory and to its rural buildings, creating the premise for a dialogue between the subject and the rural landscape setting that surrounds it.
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nome progetto/project name Laboratori di ricerca Università di Torvergata/Research Laboratories for University of Tor Vergata architetto/architect IAN+ – Carmelo Baglivo, Luca Galofaro, Stefania Manna committente/client Università di Tor Vergata/ Tor Vergata University materiali/materials esterno: intonaco a grana grossa; pavimentazioni interne: Leuca naturale 30x30 cm e 20x20 cm, collezione Tinte Unite, GranitiFiandre/ exterior: grooved finished plaster; internal floorings: Leuca matt 30x30 cm e 20x20 cm, collection Tinte Unite, GranitiFiandre luogo/place uscita/exit 19-GRA, Roma superficie/area 400 mq/sqm data progetto/design date 1999-2002 realizzazione/realization 2004 costo/cost 360.000 euro riconoscimenti/awards Medaglia d’Oro Architettura, Opera Prima, Triennale di Milano www.ianplus.it
a
sala riunioni/meeting room Lab 1
Lab 2
ufficio/office
Lab 3 impianti/systems wc
impianti/systems
pianta piano terra/ground floor plan 0
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pianta 1° piano/1st floor plan
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sezione aa/section aa
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Scuole di architettura
Il rapporto fra Behnisch Architekten e le scuole di architettura è ormai consolidato da anni di docenze e da un’attività progettuale dei luoghi dell’insegnamento in cui ritrovare gli stessi principi fondanti trasmessi agli studenti. Con lo stesso spirito AND vuole offrire un rapido giro del mondo attraverso la didattica e le opere, molte realizzate, di alcune scuole di architettura di Cile, Corea, Svizzera e Stati Uniti. Campus scientifico per l’Università di Harvard, Boston «Si tratta di un nuovo campus scientifico per l’università. Il bello di questo progetto è che il cliente stesso si interessa alla questione sostenibilità anche se con un approccio olistico; la sostenibilità non viene vista solo dal lato tecnico, ma diventa un parametro per la valutazione della qualità, come base per una migliore cultura progettuale e per la realizzazione di begli edifici. Faccio un esempio, in fase di briefing, ci è stato chiesto di realizzare un nuovo edificio che ospitasse i laboratori. Con il nostro team abbiamo quindi pensato che la cosa migliore sarebbe stata realizzare un ampio volume con un rivestimento di dimensioni ridotte, in modo da poter sfruttare il più possibile l’energia prodotta dal sistema meccanico di aerazione interna. Poi ci abbiamo ripensato, abbiamo capito che non sarebbe stato un bell’edificio e che avremmo dovuto progettare qualcosa di diverso. Abbiamo deciso di verificare quali fossero le reali esigenze dell’utente, abbiamo analizzato la routine quotidiana dei ricercatori, degli scienziati per due settimane, per arrivare alla conclusione che non era un vero laboratorio quello di cui avevano bisogno; ciò che dovevamo progettare era, in realtà, un edificio con uffici poiché il lavoro dei ricercatori si svolgeva principalmente al computer piuttosto che tra microscopi e provette. A questo punto abbiamo iniziato a discutere con il cliente la possibilità di rivedere i codici, le norme esistenti, a ripensare le basi del progetto. Abbiamo capito che i codici per la realizzazione di laboratori erano stati fissati negli anni ‘60 ma che tanto era cambiato negli ultimi 30 anni. Sarebbe quindi stato meglio creare un edificio moderno, non adattando l’alta tecnologia ai vecchi codici ma modificando questi ultimi, cambiando atteggiamento, cambiando le aspettative e il concetto di comodità, stabilendo quale tipo di comodità si doveva ricercare, quale sarebbe stata la destinazione d’uso dell’edificio. Credo che questo tipo di approccio sia molto interessante e direi che questo è probabilmente il nostro progetto attualmente più importante. Siamo ancora all’inizio, alla fase progettuale che si concluderà alla fine dell’anno prossimo, i lavori in cantiere inizieranno nel 2009». Tratto da un’intervista di Paolo Di Nardo a Martin Haas per Floornature.com il 13 novembre 2007
The relation between Behnisch Architekten and the architectural schools has been secured by years of lecturing and a planning endeavor involving the teaching areas where the same founding principles meet and are transmitted to the students. In this same spirit, AND seeks to provide a rapid round the world trip through the didactic and the individual works, many of which have been completed, of some architectural schools from Chile, Korea, Switzerland and the United States. Science campus for Harvard University, Boston «It’s about a new science campus for the university. The good possibility in that project is that the client is very much into this topic of sustainability but in an holistic approach, so he considers sustainability not only as a technical thing but also as a quality measurement and a basis for a good planning culture and for a good building. I can give you an example, when we started the briefing they asked for a new lab building, we considered, together with our planning team, that the good lab building would be best to have a box with a little envelope to gain as much as possible energy from the mechanical ventilation inside. Then we said no, that’s not a nice building so we have to consider something new. We checked what they might need in terms that we did schedule diagrams of the researchers, of the scientists so we checked for two weeks what they are doing every day and the result was that they are not really needing a lab building, what they need is an office building because the scientists work mainly at the laptop and not in a wet lab. So we came back to the client and we said: probably our task is wrong, probably the building you are asking for should be something else. That was the beginning of thinking together with the client that we questioned every code and every regulation, if it’s still worth to consider that as a basis for that project; so we realized that the codes for lab buildings were made in the 60’s and have changed a lot in the last thirty years; and that it is much more bright to develop a modern building not by using high technology fit in old codes but to change the codes first and to change the behaviour and to change the expectations of comfort and what kind of comfort and what kind of usage this building shall have. That is a very, very interesting approach and I would say this is probably the most important project we are working on right now. It’s at the beginning, the planning period will last until end of next year and the building on site will begin in 2009». From an interview to Martin Haas by Paolo Di Nardo for Floornature.com on November 13th 2007
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Š Cristobal Palma
Talca University Talca, Chile
di/by
Critical craft Now in Chile the architectural education is in a central debate: there are 45 schools teaching architecture. Ten years ago there were 24 and ten years before that, in 1988, just 8. Some terrified teachers are trying to understand why we need so many schools (therefore, so many architects) in such a small country. Others, in a better mood, are trying to redefine the new roles and practical possibilities that this situation opens for the future. Clearly, one of the first answers that the latter teacher could say to the other is that thinking in the practice of architecture as a geopolitical confinement is obsolete (since the information access makes limits diffuse). Another argument he could say is that, considering the enormous amount of professionals prepared with similar skills, the best possibilities should be found in the diversification of those skills. And by diversity I’m not just saying specialization (which is too academic) but something more related with the practical elasticity for reacting to unexpected problems. In that sense, the experience of educating architects (if that is possible) is more a training in a sort of personal sensibility for a critical review of reality. In the context of Chilean architectural education, I’ve been teaching at two extremes types of schools: in one of the oldest traditional ones, with all the conceptual and practical heaviness that the age carries, and at the ‘Talca School’, one of the new and also renovated agendas for educating architects in Latin America. Talca is a small agricultural town located about 250 km south of Santiago. And this position is one of its strategic goals: not too far (considering the distances that we’re used to in South America) for visiting professors to travel there for a day and not too close so as to have to fight for visibility in the capital’s arena. But this lo-
Talca University School of Architecture studenti/students 500 ammessi ogni anno/admissions per year 80 laureati/grduated 500 organico docenti/staff teachers 10 docenti esterni/visiting teachers 40 durata del corso di laurea/duration of the career 12 semestri/semesters anno di apertura/opening year 1999 direttore/director Juan Román www.talca.org
Mauricio Pezo
Arte critica Attualmente in Cile la formazione in architettura è oggetto di discussione e si insegna in ben 45 scuole mentre solo dieci anni fa l’insegnamento era previsto in 24 strutture e nel 1988 soltanto in 8. Alcuni docenti, particolarmente preoccupati, stanno cercando di capire da cosa derivi l’esigenza di aumentare le strutture scolastiche e, di conseguenza, anche la formazione di altri architetti in un paese così piccolo. Altri insegnanti, più propensi ad accettare il fenomeno, stanno cercando di definire nuove regole e opportunità pratiche per il futuro basandosi sulla situazione attuale. La seconda categoria di insegnanti potrebbe contestare alla prima la concezione obsoleta della pratica architettonica come limitazione geopolitica, basandosi sul fatto che l’accesso alle fonti di informazione non ha più confini. Un altro elemento di discussione offerto dalla seconda categoria riguarderebbe l’enorme quantità di professionisti formatisi in modo analogo, in quanto le migliori possibilità deriverebbero proprio dalla diversificazione delle abilità. Con il termine ‘diversità’ non intendo dire specializzazione (troppo accademico) ma voglio fare riferimento alla flessibilità pratica di reazione. In questo senso, studiare architettura (dove possibile) significa esercitarsi in una sorta di sensibilità personale orientandosi verso l’analisi critica della realtà. In questo contesto formativo dell’architettura in Cile, ho avuto modo di insegnare in due scuole estremamente diverse: una organizzata secondo un sistema tra i più tradizionali, caratterizzata da un rigore concettuale e pratico tramandato negli anni e l’altra (Talca School), considerata come una delle istituzioni più moderne nonché tappa forzata per la formazione degli architetti in America Latina. Talca è una piccola cittadina agricola situata a circa 250 km a sud di Santiago. La sua posizione geografica è uno dei fattori strategici che la caratterizzano: è facilmente raggiungibile (se consideriamo le distanze in Sud America) per i docenti esterni nel giro di una giornata e, allo stesso tempo, non è molto caotica: non si deve lottare per farsi spazio nella ‘giungla’ della capitale. La posizione non è casuale se pensiamo che la Talca School si pone come obiettivo quello di localizzare il più possibile il ruolo dell’architettura nel paesaggio circostante a livello estremamente localizzato. Questo luogo ha potuto contare anche sulla presenza di Winy Mass, degli MVRDV. A livello metodologico, uno degli aspetti più innovativi della Talca School riguarda la realizzazione del progetto finale per il quale agli studenti non è richiesto di elaborare un programma teorico (basato su un grande museo o palazzo dei congressi) difficilmente in agenda per il 99% degli architetti del posto, ma la realizzazione di un piccolo progetto. Con questa iniziativa, la scuola mira ad avvicinare i soggetti al contatto con le cose e ad accrescere l’elasticità produttiva affinché il loro ultimo progetto accademico coincida con il loro primo lavoro di tipo professionale. Gli studenti dovranno affrontare i problemi come nella realtà e senza alcun tipo di aiuto imparando a gestire spese ridotte, aspetti legali, lavoratori dipendenti ecc., dovranno attirare l’attenzione di specifiche comunità affinché li considerino parti integranti in fase di progettazione e costruzione. Questo fattore rafforza la posizione dell’architetto sia a livello pubblico che sociale. Tenendo conto di questo ruolo, l’approccio del nostro studio si basa principalmente sull’esplorazione visiva in totale autonomia e sull’inserimento di oggetti fatti a mano in contesti naturali. Considerate le possibilità di lavorare con prototipi 1:1, questi oggetti sono stati concepiti come elementi specifici per analizzare un particolare paesaggio culturale e, allo stesso tempo, come un modo attento e scrupoloso per gestire risorse economiche limitate di cui disponiamo nel settore dell’architettura urbanistica. Con l’introduzione di costruzioni realizzate con materiali riciclati, ciascun progetto propone un’interazione diretta con l’ambiente naturale e le sue richieste. Gli studenti entrano così letteralmente in simbiosi con il territorio, riproducendo simultaneamente le rappresentazioni mediate (quali disegni e fotografie) nello spazio e nelle dimensioni reali del progetto. Il nostro lavoro si è fondato sulla consapevolezza che la morfologia geografica determina i comportamenti delle forze produttive locali e su tale base abbiamo selezionato gli schemi e i codici di produzione per scoprire il legame tra strutture formali e attività. Ciascun progetto rappresenta una sorta di strumento attraverso il quale è possibile individuare i collegamenti mentali suggeriti dal luogo.
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Wolf House nome progetto/project name Casa Wolf architetto/architect Pezo von Ellrichsausen Architects – Mauricio Pezo, Sofia von Ellrichsausen strutture/structures German Aguilera appaltatore/contractor Ricardo Ballesta committente/client Juan Carlos Heijboer data di progetto/design date 2005-2006 realizzazione/construction date 2006-2007 luogo/site Andalue, Cile superficie lotto/site area 362 mq/sqm superficie costruita/built area 136 mq/sqm www.pezo.cl Il programma cerca di risolvere la ‘reclusione’ volontaria di chi ha appena rinnovato il proprio matrimonio e la propria paternità (con figli adulti che gli fanno visita di tanti in tanto). I servizi, la circolazione verticale a spirale ed i diversi spazi di stoccaggio aiutano a confinare le minime ed opprimenti distanze laterali opprimenti del lotto. Nella direzione longitudinale, le due stanze principali e più spaziose occupano diverse estremità e livelli: sul retro del lotto c’è il vano con vocazione sociale che le connette con il terreno naturale; sulla strada è collocato invece uno spazio che ospita riunioni più informali e familiari. Il vano centrale è composto dalla ripetizione di quattro strutture rigide d’acciaio sulle quali sono costruite due piattaforme che si sovrappongono. Il rivestimento è costituito da una trama continua e leggera che incanala la pioggia, in tinta bronzea (instabile alle variazioni della luce naturale) che è appena interrotto da lucidi tagli di cristallo, allineati al muro esterno/The program tries to solve the voluntary reclusion of someone who’s just renewed his marriage
and fatherhood (with children who are now adults and visit him only occasionally). The services, vertical spiralling circulation and different storage spaces help confine the oppressive lateral distances of the site. In the longitudinal direction, the two major and most voluminous rooms occupy different ends and levels: towards the back of the site is the room for social uses that connects them with the natural ground; towards the street the space allowing more informal and familiar reunions is located. The central bay is composed by the repetition of four rigid, steel on which two overlapping platforms are built. The coating is a continuous texture that guides the rainfall, in a bronze tone (unstable with the variations of natural light) that is barely interrupted by the glossy crystal cut-outs, aligned with the outside wall
spaccato assonometrico sliced axonometric 0
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© Cristobal Palma
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FIRST FLOOR FIRST FLOOR FIRST FLOORFIRST FLOOR (FFL+0.00) (FFL+0.00) (FFL+0.00)(FFL+0.00)
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SECOND FLOOR SECOND FLOOR SECOND FLOOR SECOND FLOOR WEST (FFL+2.75) (FFL+2.75) (FFL+2.75)(FFL+2.75)
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NORTH SOUTH prospetto nord/north elevation
THIRD FLOOR THIRD FLOOR THIRD FLOORTHIRD FLOOR (FFL+5.50) (FFL+5.50) (FFL+5.50)(FFL+5.50)
copertura/roof plan +8,50 m
ROOF PLAN ROOF PLAN ROOF PLANROOF PLAN AA (RL+8.50) (RL+8.50) (RL+8.50) (RL+8.50)
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prospetto est/east elevation WEST EAST
sezione cc/section cc
sezione aa/section aa
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3° piano/3rd floor +5,50 m
2° piano/2nd floor +2,75 m
1° piano/1st floor ±0,00 m
DD 0
5m
5m
cation is just a layout anecdote since the real goal of the Talca School is the accuracy for contextualizing the architecture’s role in its immediate landscape. In other words, the school is conceived for producing a hyper-local work. Paradoxically, this locative condition had the eventual participation of Winy Maas from MVRDV. In methodological terms, one of the innovative SOUTH features of the Talca School is the procedure for the students’ final project. Instead of working with (a big museum, a big con0a theoretical program 5m gress palace) that rarely will be in the agenda of 99% of the local architects, they just ask for the actual construction of a small program. So they are stimulating both the physical experience of touching things and the productive elasticity for transforming their last academic project into their first professional work. There are no excuses for the demands of reality: they have to deal with low costs, legal aspects, workers, etc. But, beyond that, they have to engage specific communities in order to be accepted as articulating parts during the whole design and constructive process. This requirement, in all the cases, strengthens the social and public domain of the architect. Having this posture in mind, our studio’s central approach is based on the visual exploration on autonomy and insertion of hand made objects in natural contexts. Considering the possibilities of working with 1:1 prototypes, these objects have been thought as specific devices for reading a particular cultural landscape and also as an exercise of carefully and consciously
handling the limited economical resources that (usually here) we have for building architecture. Through the insertion of constructions made with recycled materials each project proposes the direct interaction with the natural setting and its demands. In this way, the students, literally, inhabited the territory by translating simultaneously the mediated representation (by plans and photographs) EAST into the real place and size of the project. Our work was based on the assumption that geoCC graphical morphology determines the behaviors of local productive forces. On this basis, the approach 0 consisted on selecting those patterns or codes of production in order to understand the link between formal structures and activities. Each project would be read as an apparatus for making visible some mental connections that the place evokes.
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assonometria della struttura constructive axonometric 0 0
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Balcony site in Pinohuacho studente/student Rodrigo Sheward tutor/tutor German Valenzuela nome progetto/project name Belvedere a Pinohuacho – progetto finale/ Balcony site in Pinohuacho – final project luogo/site Villarrica National Park, Chile data progetto/project date 2006 sito/site area indefinito/undefined superficie costruita/built area 25 mq/sqm costo/total cost 3.000 dollari/US dollars materiali/materials legno riciclato/ recycled wood foto/photo Rodrigo Sheward
Due volumi distanti tra loro (uno rivolto verso il vulcano di Villarica e l’altro verso i laghi) ed un basso recinto. Due strutture vuote che catturano l’attenzione del visitatore e offrono una sorta di protezione ai contadini della zona durante le loro giornate lavorative. Ciascun blocco si compone di 96 pezzi della misura di 25,40 cm ed è realizzato con legno di quercia molto spesso e montato in situ dagli agricoltori e da un piccolo gruppo di studenti/ Two distant volumes and a low fence, one volume facing the Villarrica volcano and the other facing the lakes. Two empty pieces that frame the visitor’s view and help the local farmers with temporary protection during their daily works. Each block is composed by 96 pieces of 25,40 cm thick oak wood that were made and assembled in situ by the farmers and a small group of students
prospetto est/east elevation East elevation
East elevation
pianta/plan Plan
North elevation
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East elevation
North elevation
5 m elevation prospetto nord/north elevation North
Section AA
Perimeter enclosure studente/student Dafne Ariztia tutor/tutor Kenneth Gleiser nome progetto/project name Recinto perimetrale – progetto finale/Perimeter enclosure – final project luogo/site Talca, Chile data progetto/project date 2007 superficie sito/site area 1.200 mq/sqm superficie costruita/built area 166 mq/sqm costo/total cost 5.700 dollari/US dollars materiali/materials maglia di acciaio, tessuto/ steel mesh, cloth foto/photo Dafne Ariztia
4.20
Come si trasforma un silo in una corte? Questa è la questione concettuale ed operativa che il progetto si propone di risolvere. La risposta è una linea continua circolare che circonda il luogo, accompagnata da un’opacità misurata diffusa nei dintorni. Il risultato è un luminoso velo ottenuto da una minima resistenza della piega di uno strato sottile di armatura a stuoia che sostiene un tessuto. Questo è ciò che si nasconde nel contesto, non è né ciò che si vede né la sua negazione/How to translate a silo into a court? This is the conceptual and operative question that the project proposes to solve. The answer is a continuous circular line that encloses the site and a controlled opacity that diffuses its surroundings. So, the project is a bright veil constructed by the minimal resistance of the folding of a thin steel mesh that supports a cloth. This is a hatch of the context, not its frontal presence, not its negation
±0,00 sezione tipo/main section
91.35° prospetto interno e pianta/ internal elevation and plan
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Landmark in six stations studenti/students Ronald Hernandez, Marcelo Valdez, Osvaldo Veliz tutor/tutor Kenneth Gleiser nome progetto/project name Landmark in sei punti – progetto finale/Landmark in six stations – final project luogo/site Rauco, Chepica, Lolol, Hualane and Vichuquen, Chile data progetto/project date 2007 superficie sito/site area indefinita/undefined superficie costruita/built area 5,8 mq/sqm costo/total cost donazioni/donations materiali/materials legno riciclato/ recycled wood foto/photo Osvaldo Veliz Seguendo un percorso preesistente, il progetto ricerca un modo per consolidare una serie di punti di riferimento per il paesaggio. I luoghi principali, lungo il tratto, sono stati ricostruiti con l’introduzione di figure scultoree utili ai fini dell’orientamento visivo.Le sculture sono state anche
b
utilizzate come elementi di arredo, utili per riposare durante un viaggio all’insegna dell’avventura. Data la scarsità di risorse in questa zona lontana, tutte le costruzioni sono state realizzate raccogliendo dei pezzi di legno (scarti della silvicoltura). Questi piccoli frammenti sono stati impiegati nella facciata principale e nella curva continua stratificata che sembra galleggiare nella parte centrale/Following an existing path, this project explores the possibility of consolidating a sequence of referential points for the landscape. The dominant places along the path were rebuilt by the insertion of small sculptural figures that serve as visual orientation and as furniture devices (for resting during an adventure trip). Considering the lack of resources of this distant area, all the construction was made on the basis of recollection of wooden pieces (that were thrown away by forest industry). These little pieces were used in the main faceted structure and in the continuous laminated curve that is floating in its center
a
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SCI-Arc Los Angeles, California, USA
di/by
Introduction to SCI-Arc There’s nothing in the SCIArc discourse (past or present) that’s sacrosanct, as many of you have come to know. No particular politics are required. The discussion is wide and (hopefully) probing. Every premise, conceptual strategy, technical means, presentation technique and theoretical conclusion is open to challenge or to confirmation. We prize both the unequivocal pronouncement and the nuanced critique. SCI-Arc is always and forever a venue for debate on the movement of ideas over time. How does misfit become fit and again misfit? How does the once radical become the conservative? How does the edge (often imperceptibly) move to the center? And can one, can an institution, perpetually inhabit the edge, or is the edge itself in danger of becoming a commonplace? SCI-Arc is a place for testing ideas without inculcating allegiances. The promulgation of a particular ideological predilection (vis-à-vis alternative prospects) confirms a belief in/acceptance of and idea or position. In practical terms, students are entitled to a particular belief (for the moment), but the institution remains an institution of non-believers. We are not the progenitors of the ‘how to be a radical architect’ pro forma, because there is no such pro forma. SCI-Arc should be the Institute for Nonallegiance. Please get comfortable being uncomfortable. We love conviction, and simultaneously, we love to challenge that conviction. The student must commit, and simultaneously understand that, ipso facto, something other, something essential has been omitted. We like to dig without a guarantee we’ll arrive at the bottom. From: Eric Owen Moss’ introduction to the 2007 Graduate Thesis Review. Eric Owen Moss, Director Southern California Institute of Architecture (SCI-Arc)
Florencia Pita
Introduzione al SCI-Arc Come molti di voi sapranno, non c’è niente di inconfutabile nel discorso sul SCIArc (sia nel presente che nel passato). Non sono richieste politiche particolari. L’analisi è ampia e, si spera, anche critica. Tutte le premesse, le strategie concettuali così come i mezzi tecnici, le tecniche di presentazione e le conclusioni teoriche si prestano ad essere discusse o confermate. Noi privilegiamo sia le conclusioni inequivocabili che le critiche sottili. Il SCI-Arc è sempre stato e continuerà ad essere luogo di dibattito in merito ai movimenti di idee, senza limiti di tempo. Come si passa dal disadattamento all’adattamento e viceversa? Come può un radicale divenire conservatore? Come si può spostare il margine (spesso impercettibilmente) verso il centro? Può qualcuno di noi o un’istituzione vivere perennemente al margine o è quest’ultimo che rischia di divenire un luogo comune? SCI-Arc significa sperimentazione di ideologie in totale libertà. La diffusione di una particolare tendenza ideologica (con varie visioni a confronto) conferma la volontà di accettare o negare un’idea o una posizione. A livello pratico, agli studenti è richiesto di prendere una posizione (temporanea). Dall’altra parte le istituzioni rimangono tali, pertanto non ci saranno sostenitori. Noi non intendiamo definire ‘un architetto radicale’ pro forma proprio perché la formalità in questo senso non esiste. Il SCI-Arc dovrebbe rappresentare il riconoscimento ufficiale della libertà di pensiero. Sentitevi pure a vostro agio anche nel disagio. Noi adoriamo la convinzione e, allo stesso tempo, la mettiamo in discussione. Lo studente deve impegnarsi e comprendere che, proprio per questo, manca qualcosa di importante. A noi piace ‘scavare’ senza avere la garanzia di arrivare in fondo. Dall’introduzione di Eric Owen Moss alla Graduate Thesis Review, 2007 [Rassegna delle tesi di laurea, 2007] Eric Owen Moss, Direttore del Southern California Institute of Architecture (SCI-Arc)
SCI-Arc Southern California Institute of Architecture anno di fondazione/foundation year 1972 corpo docenti/faculty body 85 non laureati/undergraduate department 242 laureati/graduated department 226 programmi post lauream/postgraduate programs 15 totale studenti immatricolati/total enrolled students 483 www.sciarc.ed
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Pulse: Tendril Formations titolo della mostra/exhibition title Pulse: Tendril Formations luogo/location SCI-Arc Gallery architetto/architect Florencia Pita date/dates 7 aprile-21 maggio 2006 April 7th-May 21st, 2006 gruppo di allestimento/fabrication team Daren Chen, John Klein IV, Zarmine Nigohossian, Clair Souki, Joe Tarr, Chris Eskew, Jin Tack foto/photos Joshua White www.fpmod.com L’installazione site-specific dal titolo Pulse: Tendril Formations propone la manipolazione del colore e del materiale come un doppio meccanismo per la resa spaziale. La galleria si trasforma così in un paesaggio rosa fatto di pareti sinuose e viticci realizzati con 300 fogli CNC di plastica sottile tagliati a laser, accompagnati da tavole sagomate che serpeggiano al di là della contorta passerella. Tra pavimenti e pareti di colore rosa, l’esposizione ricrea un ambiente ed un effetto spaziale caratterizzati da una totale immersione nel colore, nell’ambiente e nel materiale. I viticci strutturali, formulati con calcoli matematici, permettono al materiale da costruzione di costituire una vera e propria struttura senza dover ricorrere ad elementi di sostegno. La complessità dello stesso impianto, ottenuta grazie alla molteplicità, si sviluppa grazie alla varietà di strati di una singola curvatura. L’estrusione di materiali bidimensionali, all’interno di uno schema e di un flusso tridimensionali, accentua la decorazione nella struttura e nel volume senza una infrastruttura. Ispirandosi alla fotografia naturalistica, diffusasi nel tardo 19º secolo ad opera dell’artista tedesco Karl Blossfeldt e alle composizioni di tessuti realizzate dal contemporaneo innovatore, in fatto di tendenze, Junya Watanabe, l’installazione ricerca le nozioni del colore e della forma come elementi performativi
che si inseriscono nello spazio con stile e carattere/The site-specific installation Pulse: Tendril Formations emphasizes the manipulation of color and material as a double mechanism for the production of spatial affect. The Gallery is transformed into an entirely pink landscape with winding walls, or structural tendrils, made of 300 CNC lasercut Sheets of thin plastic, with contoured benches coiling out of the meandering walkways. With pink floors and walls, the exhibition offers an environment and spatial effect of total immersion in color, atmosphere and material. The structural tendrils, formulated through mathematical computation, allow the building material to be the structure itself, without any supporting structure. The structure’s complexity, achieved through multiplicity, is created by the proliferation of layers of single curvature. The extrusion of two-dimensional materials into a threedimensional pattern and flow accentuates ornamentation through structure and volume without infrastructure. Inspired by the late 19th Century nature photograph of German Artist Karl Blossfeldt and by the complex fabric structures of contemporary fashion innovator Junya Watanabe, the installation investigates notions of color and form as performative elements that embed spaces with mood and atmosphere
Programma M.Arch 1/Program M.Arch 1
Orogenous Zone 1
Master di 3 anni (7 quadrimestri), riconosciuto dal National Architectural Accrediting Board, aperto a studenti laureati di primo livello o con un titolo equivalente nello stessa area di studio Hsin-Ming Fung, direttore del progetto Sperimentazione architettonica e apprendimento sono alla base del programma. Grazie a semestri basati sull’insegnamento della progettazione e studi visivi, culturali e applicati, gli studenti avranno l’opportunità di approfondire il legame tra architettura, progressi tecnologici, rappresentazione ed evoluzione sociale, svilupperanno una capacità tale da poter affrontare problematiche più delicate, testando le proprie convinzioni intellettuali e creative. Esporranno pubblicamente una tesi elaborata in totale autonomia Progetto M.Arch 1 – Zone orogene: topografia e ricerca di un ordine tettonico L’interrelazione tra geometria, forma, tettonica e rilevanza entra nel merito dei sistemi organizzativi e dei comportamenti dei sistemi guidati da un contenuto programmatico, logiche strutturali e disposizione fisica. L’insieme delle relazioni tra parti e complesso è regolato da un paradigma che concepisce lo spazio come un bacino vuoto (nullo) pronto per essere riempito con elementi (solidi). In alternativa, si presenta una sensibilità che sostituisce la statica (composizionale) nozione di ambiente con quella di un comportamento dinamico: il paradigma della materia, partendo dal presupposto che non esiste né il nulla né un bacino vuoto, ma ci muoviamo nella materia in modo frizionale e viscoso. Si privilegeranno condizioni geo-morfologiche irregolari. Un terreno in pendenza ad esempio solleva problemi di accesso, circolazione, stabilità, paesaggio, ecc., ma mette anche in discussione le nozioni di superficie, massa, gravità, tettonica, forma, ecc./A 3 year (7 terms) Master accredited by the National Architectural Accrediting Board and open to applicants who hold a bachelor’s degree or equivalent in any field of study Hsin-Ming Fung, program director Architectural experimentation and learning through making lie at the core of the program. By integrally linking each semester’s design studio with courses in visual, cultural and applied studies, students are offered an instruction in the depth of the relationship between architecture and technological advances, representation, and social change. Students acquire a unique ability to address a breadth of complex architectural issues while testing their own intellectual and design convictions. Students complete their studies with the presentation, in a public exhibition, of a thoroughly researched independent architectural thesis 1GB M.Arch 1 Program – Orogenous zones: topography & the search for tectonic order The interrelationship between geometry, form, tectonics, and materiality will be explored as it relates to overarching organizational systems and emergent systemic behaviors driven by programmatic content, structural logics and physical setting. The relationships between the parts and the whole falls under the umbrella of a spatial paradigm, which understands space as an empty reservoir (void) waiting to be filled with objects (solid). Alternatively, there is an emerging sensibility that replaces the static, i.e. compositional, notion of the built environment with one that is dynamic and behavioral: the matter-field paradigm that operates with the understanding that there is no void, no empty reservoir waiting to be filled with things. We don’t simply move between objects but through matter in a frictional/viscous way. This semester will focus on structural and organizational principles in relation to irregular geo-morphologies (a sloped terrain) and the establishment of higher levels of order. Sloped terrains offer not only the challenging, immediate problems of access, circulation, stability, light, landscape, drainage, etc., but also challenge the architects’ notion of surface, mass, gravity, tectonics, form, structure, and ordering systems. Conventionally, hillsides are approached with the economies laid out by a developer or real-estate broker
nome del progetto/project name Studio 1GB Progetto M.Arch 1 – Zone orogene: topografia e ricerca di un ordine tettonico/Studio 1GB M.Arch 1 Program – Orogenous zones: topography & the search for tectonic order docenti/faculty Florencia Pita, Ramiro Diaz Granados, Darin Johnstone, Dana Bauer studente/student Tanja Werner
planimetria generale/full site plan
struttura/structure
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sezione aa/section aa
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Orogenous Zone 2 nome del progetto/project name Studio 1GB Progetto M.Arch 1 – Zone orogene: topografia e ricerca di un ordine tettonico/ Studio 1GB M.Arch 1 Program – Orogenous zones: topography & the search for tectonic order docenti/faculty Florencia Pita, Ramiro Diaz Granados, Darin Johnstone, Dana Bauer studente/student Leigh Jester
Programma M.Arch 1/Program M.Arch 2 Master di 2 anni (5 quadrimestri) riconosciuto dalla National Architectural Accrediting Board, aperto a laureati in un corso quadriennale o aventi un titolo equivalente all’estero Hsin-Ming Fung, direttore del progetto Gli studenti sono chiamatati ad esprimere un punto di vista critico su questioni architettoniche contemporanee e ad analizzare la relazione complessa e mutevole tra architettura e cambiamenti culturali, politici, economici e sociali. Acquisiranno competenze sugli ultimi sviluppi in fatto di produzione e conosceranno nuove metodologie di progettazione nel contesto storico attuale concludendo gli studi con la presentazione pubblica di una tesi elaborata in totale autonomia nell’ambito dell’architettura Progetto M.Arch 2 – Trasparenza. Da letterale e fenomenale a pratico e sensazionale Il corso si propone di ricercare le nozioni contemporanee di emozione grazie alla trasparenza. Un ramo dell’architettura attuale si è concentrato sugli effetti, sulle conseguenze (quantitative) o sul risultato finale di determinate cause, sottolineando il ruolo dell’emozione che risulta avere un impatto notevole sulla mente e/o le sensazioni (punto di vista qualitativo). L’emozione ha sempre rappresentato un fattore chiave per architetti e designer senza però rientrare in uno scambio discorsivo data la sua natura effimera e per le sue tendenze antropocentriche dal punto di vista storico. È qui che la fenomenologia decade; lo spazio ambientale è limitato all’esperienza vissuta e manca una disciplina nel trasmettere i sentimenti in senso formale. Lo studio si propone di sviluppare competenze tecniche avanzate su programmi di elaborazione digitale ricercando anche opportunità spaziali ed organizzative offerte da modelli topologici e le loro invarianti. Si è chiamati a riformulare condizioni tipiche quali: interno/esterno, struttura/involucro, finestratura/illuminazione ecc. con relazioni sempre più particolari e livelli di ordine più alti/A 2 year (5 terms) Master of Architecture program, accredited by the the National Architectural Accrediting Board, open to applicants with a minimum of a four year degree, or its equivalent abroad Hsin-Ming Fung, program director Students are introduced to an advanced critical perspective on contemporary architectural issues as a tool with which to examine the complex and shifting relationship between architecture and cultural, political, economic and social change. Students are provided with a knowledge of the latest developments in fabrication, as well as an understanding of design methodologies and their historical and contemporary contexts. Students complete their studies with the public presentation of a thoroughly researched independent architectural thesis M.Arch 2 program – Transparency. From Literal & Phenomenal to Virtual & Sensational This course will investigate contemporary notions of affect through transparency. A current strain of architecture has shifted form an emphasis on effects, which is simply the consequences (quantitative) or end result of certain causes, towards an emphasis on affect, which has more to do with impressing the mind and/or emotions (qualitative). Affect has always been a driving factor for architects and designers but never part of discursive exchange due to its fleeting nature and because of its historically anthropocentric tendencies. This is where phenomenology fell short. Within that milieu space was confined to that of lived experience. There existed a lack of discipline in translating ones feelings to formal significance. The impetus of the studio is the development of technical expertise of advanced digital modeling software and its relevance within contemporary architectural discourse and practice. Each student will investigate the spatial and organizational opportunities afforded by topological models and their invariants. You are challenged to reformulate typical conditions such as interior/ exterior, structure/envelope, fenestration/ illumination, etc. into more sophisticated relationships and higher levels of order
Transparency nome del progetto/project name Studio 2GAX Progetto M.Arch 2 – Trasparenza. Da letterale e fenomenale a pratico e sensazionale/Studio 2GAX M.Arch 2 Program – Trasparency. From Literal & Phenomenal to Virtual & Sensational docenti/faculty Florencia Pita, Ramiro Diaz Granados, Elena Manferdini studenti/students Jerry Chang, Nathaniel Moore
perimetro esterno ed interno exterior and interior enclosure
Tesi di laurea 2007/Graduate Thesis 2007 coordinatore/coordinator Hernan Diaz Alonso studenti/students McCall Holman, Cecilia Brock relatore di tesi/thesis advisor Florencia Pita
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Korea University Seoul, Korea
di/by
Emergence of Korea Korea University, ever since established as a private college in 1905, has produced many of the nation’s best leaders. The sense of pride in the school is also given to all members of the architectural department. Department of Architectural Engineering was founded at Korea University in 1964 and renamed Department of Architecture in 2007 when engineering parts were merged with Department of Civil Engineering. Since Jung-Duk Lee (born 1933, one of the second generation architects in Korea), now Professor Emeritus, was appointed as the first full-time faculty member in 1965, numerous prominent architects and scholars have joined in the faculty. For the forty four year history, the department has turned out over 2200 graduates, and most of them are working actively as architects, engineers and university teachers, nationally and internationally. At present, there are seven full-time professors and over forty other teaching staffs including adjunct professors and part-time studio tutors. Kang-Soo Kim, the head of the department, is responsible for the environmental and sustainable design area; three professors of Young-Ho Yeo, Kwang-Bae Kim and Seung-Wook Kim for design studios; Kyung-Hoon Lee for environmental design and spatial behaviour; Sei-Yong Kim for urban design; and Hyon-Sob Kim for architectural his-
La Corea che emerge Sin dal 1905, anno della sua fondazione come università privata, dalla Korea University sono usciti molti tra i migliori architetti del paese. Ai membri della Facoltà di Architettura, come a tutti gli altri, viene trasmesso un grande senso dell’orgoglio. La Facoltà di Ingegneria Edile alla Korea University è stata fondata nel 1964 ed il suo nome è stato sostituito nel 2007 con quello di ‘Facoltà di Architettura’, quando la Sezione di Ingegneria venne inclusa nella Facoltà di Ingegneria Civile. Dal 1965, anno della nomina di Jung-Duk Lee (classe 1933, uno degli architetti coreani della seconda generazione) a primo docente a tempo pieno, ora Professore Emerito, numerosi architetti di spicco e molti studiosi hanno raggiunto la Facoltà e nei suoi quarantaquattro anni di storia si sono laureati 2.200 studenti. Molti di loro lavorano adesso attivamente come architetti, ingegneri e docenti universitari, sia a livello nazionale che internazionale. Attualmente si annoverano nell’organico della facoltà sette docenti a tempo pieno ed oltre quaranta professori con ruoli diversi, compresi assistenti e tutor part-time. Kang-Soo Kim, preside della facoltà, è responsabile del corso di Progettazione Sostenibile ed Eco-compatibile; Young-Ho Yeo, Kwang-Bae Kim e Seung-Wook Kim sono i tre professori incaricati di seguire i gruppi di progettazione; Kyung-Hoon Lee si occupa del corso di Progettazione Eco-compatibile e di studio dello spazio, Sei-Yong Kim di quello di Progettazione Urbana ed infine Hyon-Sob Kim è responsabile del corso di Storia dell’Architettura. Ovviamente viene dato grande risalto ai gruppi di progettazione e la caratteristica saliente del metodo di insegnamento è che ogni gruppo, quattordici in questo semestre con circa una decina di studenti ciascuno, viene seguito da due tutor. Ad esempio, il Gruppo III-2, uno dei quattro gruppi di progettazione del terzo anno, viene coadiuvato da Seung-Wook Kim e da Sei-Min Oh, rispettivamente nei pomeriggi di giovedì e martedì. Se Kim segue gli studenti con un approccio prevalentemente teorico, Oh, architetto praticante, coordina il lavoro dei ragazzi con un occhio di riguardo verso il mondo del lavoro. I due docenti comunicano spesso tra loro in modo da condurre gli studenti nella stessa direzione. Questo metodo di insegnamento in gruppi è stato concepito per permettere agli studenti di cogliere non soltanto gli aspetti accademici e concettuali del corso, ma anche quelli pratici e più radicati nel mondo professionale. Nelle prime settimane del semestre, i gruppi si concentrano prevalentemente sulle conferenze (tenute dai tutor) e su alcuni casi-studio (organizzati dagli studenti) relativi all’argomento scelto, ma presto
Department of Architecture, Korea University
sopra: edifici dell’università in stile gotico: Hall principale (a sinistra, 1932-34) e Biblioteca centrale (a destra, 1935-37) progettata da Dong-Jin Park (1899-1980), architetto coreano della prima generazione; Inchon Memoriale (dietro, 1988-91) progettato da Byung-Yul Kim & Ki-Baek Hong/above: Gothic style buildings of Korea University: Main Hall (left, 1932-34) and Central Library (right, 1935-37) designed by Dong-Jin Park (1899-1980), the firstgeneration Korean architect; and Inchon Memorial Hall (behind, 1988-91) designed by Byung-Yul Kim and Ki-Baek Hong
Hyon-Sob Kim
docenti/teachers professori emeriti/professor emeritus 5 docenti (incluso associati e assistenti)/ professor (incl. associate and assistant prof.) 7 professori aggiunti/adjunct professor 10 docenti part-time/part-time lecturer 27 totale/total 49 studenti*/students* 1° anno (dopo il primo anno dovranno scegliere tra ‘Architettura’ ed ‘Ingegneria Civile’/1st year (specified major to be decided after 1 year study, between ‘Architecture’ and ‘Civil Engineering’) 50 (14+40) 2° anno /2nd year 48 3° anno /3rd year 69 4° anno /4th year 82 5° anno /5th year 20 totale/total 273
laureati/graduate dal 1968 al 2008/from 1968 till 2008 2.250 media degli ultimi 5 anni/average of the last 5 years 2003 (93), 2004 (92), 2005 (84), 2006 (94), 2007 (63) (85 all’anno/85 per year) totale/total 2.250 corso di laurea/major course discipline obbligatorie/compulsory module 28 discipline opzionali/optional module 12 totale/total 40 *escluso gli studenti laureati in ingegneria dell’architettura (struttura e costruzione: 4 anni di corso) dopo il 2003/*excluding students who majored in architectural engineering (structure and construction: 4-year-course) after 2003 www.korea.ac.kr
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‘Tiger Plaza’ of Korea University nome progetto/project name ‘Tiger Plaza’ all’Università della Korea architetto/architect Young-Ho Yeo + Myung-Woong Kang (ACE Architects-Engineers/Studio tutor) committente/client Korea University data di progetto/design date luglio-dicembre 2003/July-December 2003 realizzazione/construction date marzo-aprile 2004/March-April 2004 luogo/site Seoul, Korea superficie coperta/building area 321,51 mq/sqm superficie costruita/built area 1.421,56 mq/sqm numero di piani/number of floors 5
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tory. It goes without saying that it is the students’ design studios which the undergraduate course lays special emphasis on. The most unique feature in the teaching method is that each studio – altogether fourteen in this semester – of about a dozen students is led by two tutors. For example, Studio III-2, one of the four design studios of the third year students, is guided by Seung-Wook Kim and Sei-Min Oh, respectively in the afternoon of Thursday and Tuesday. If Kim supervises students more theoretically, Oh, a practising architect, coordinates the work more rooted in reality. Of course, the two maintain close communication to lead students to a same direction. This team-teaching method was devised to let students grasp not only academic and conceptual approaches to design but also practical and realistic ones. In the first couple of weeks of one semester, one studio proceeds centring on lectures (by tutors) and case-studies (by students) of the term subject, but soon it moves on to students’ design activity. Though the situation differs slightly studio by studio, it is common that students initiate their design with sketches and study models on the basis of conceptual ideas and/or functional needs. Nowadays, most students use computer softwares such as Auto CAD, 3D Max and Sketch Up as their design tool from the initial stage although the conventional drafting method is also adopted from time to time. Tutors’ critique is critical at every moment. Generally, tutors allocates about half an hour time to each student’s work in every class, which deepens the concept by facilitating feedback and
eventually elaborates the outcome. All the final designs are displayed at the annual exhibition that is accompanied by publication of its catalogue book. The theme of design varies according to students’ grade, from a small-scale private house to the urban design level. Year by year, their interest and understanding gets broader and deeper from a relatively simple functional and spatial requirement to much more complex issues concerning, for example, environment and technology matters, spatial consideration for the handicapped, and architecture’s relationship with other cultural areas. Therefore, it can be said that under this training students come to obtain the ability to concretise their abstract ideas into a physical building form within a complicated social context. And these design studios are closely linked to and supported by theoretical courses of sustainable design, human behaviour, urban planning and architectural history. Besides the internal education programme, Korea University architecture department makes various exchanges with the world: regular open lecture series by influential architects in the term time; international design workshops during the vacation. Many students get a chance to study abroad on exchange programmes – USA, Canada, UK, Austria, France, Australia, Japan, China, etc. Also, diverse international internship opportunities are open to students and several students a year are experiencing practice in various world widely renowned design firms like SOM. The excellence of the education is proven by frequent award winning designs by students in a range of national and
international competitions – there were a score of individual and group awardees last year only – and by the alumni’s active role in society. It is time for Korea to emerge!
1 AA RE_Construction, Hyuk-Joon Min (2° anno): progetto per un edificio di altezza ridotta in una zona di rivitalizzazione urbana AA RE_Construction, Hyuk-Joon Min (2nd year): low-rise collective housing design in an urban regeneration area
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To See and to be Seen, Hee-Kyung Lee (3° anno): galleria d’arte all’interno del tessuto urbano/To See and to be Seen, Hee-Kyung Lee (3rd Year): art gallery within the urban fabric
Transparent Obelisk, Byung-Hoon Jeong & Young-Jae Kim (4° anno): proposta per un grattacielo nell’ambito di un progetto di riassetto urbanistico di un quartiere, vincitore del Concorso Coreano d’Architettura per un edificio di grande altezza tenutosi nel 2007 e organizzato dal KIA (Istituto degli Architetti Coreani) Transparent Obelisk, Byung-Hoon Jeong & Young-Jae Kim (4th Year): skyscraper proposal for an urban redevelopment district, Grand Prize entry of Korean Architectural Competition for High-rise Building 2007 organised by KIA (Korean Institute of Architects)
Residence & Cultural Facility in Seobuichon, So-Yeun Lee (5° anno): proposta di un condominio alternativo sulle rive del fiume Han a Seoul/Residence & Cultural Facility in Seobuichon, So-Yeun Lee (5th Year): proposal for alternative apartment blocks beside the Han River in Seoul
CLOUD: InteraCtive VirtuaL PrOgressive CompUting Diffusion Joo-Hyung Oh, Byung-Hoon Jeong & Jae-Suk Choi, Ubiquitous Space International Competition 2007 (Korea) with the theme of Ubiquitous Gallery in 2017 [Galleria Ubiquitous del 2017] Come può la tecnologia Computing Ubiquitous influenzare lo spazio comportamentale umano? Il primo Concorso Internazionale Spazio Ubiquitous, organizzato dalla Kookmin University sotto l’egida del Ministero coreano dell’Economia, Industria ed Energia, ha invitato gli studenti a proporre la propria Galleria Ubiquitous del 2017 nel Museo Pyeongchang-dong, Seoul. Il vincitore del primo premio è stato un progetto presentato da tre studenti della Korea University Oh, Jeong e Choi, che hanno suggerito un museo che sviluppasse il concetto CLOUD: InteraCtive VirtuaL PrOgressive CompUting Diffusion. Nell’età della «realtà virtuale» e degli
si dedicano alla progettazione vera e propria. Sebbene la situazione sia diversa da gruppo a gruppo, gli studenti generalmente iniziano il progetto con bozze e modelli di studio che sono alla base di idee e/o esigenze funzionali. Oggi gran parte degli studenti utilizza software di progettazione quali Auto CAD, 3D Max e Sketch Up sin dalle fasi iniziali del lavoro, sebbene a volte si adottino anche metodi più tradizionali. Il parere dei tutor è di fondamentale importanza ed in ogni gruppo di solito dedicano mezz’ora ad ogni studente per esaminare i loro progetti; questo permette di avere risultati concreti e di approfondire i concetti facilitando anche l’interazione tra le persone. Tutti i progetti finali vengono poi esposti nella mostra annuale, sempre accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo. Il corso si concentra su diversi aspetti, a seconda dell’anno, spaziando da piccole abitazioni private fino ad arrivare a progetti di urbanistica. Anno dopo anno, la comprensione e l’interesse degli studenti diventano sempre più vasti e solidi; partendo da alcuni requisiti funzionali e spaziali relativamente semplici, giungono a problematiche più complesse riguardanti, ad esempio, questioni tecnologiche e ambientali, considerazioni sullo spazio per i diversamente abili e studiano la relazione tra l’architettura e le altre aree culturali. Pertanto possiamo affermare che grazie a questo metodo di formazione, gli studenti acquisiscono quelle abilità necessarie a trasformare le proprie idee astratte in qualcosa di concreto e ad inserirle all’interno di un complesso contesto sociale. I vari team sono collegati e supportati da corsi teorici di progettazione sostenibile, comportamento umano, pianificazione urbanistica e storia dell’architettura. Oltre al programma di istruzione interno, la Facoltà di Architettura della Korea University organizza diversi scambi con l’estero: durante l’anno accademico si organizzano infatti molte conferenze tenute da architetti di primo piano; durante le vacanze, d’altro canto, vengono organizzati workshop riguardanti la progettazione. Grazie ai programmi di mobilità, molti studenti hanno inoltre l’opportunità di studiare all’estero: Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Austria, Francia, Australia, Giappone, Cina, ecc. Inoltre, agli studenti vengono offerti diversi stage formativi internazionali e molti di loro ogni anno decidono di trascorrere un periodo presso alcuni studi di fama mondiale come SOM, ad esempio. L’eccellenza dell’Università è comprovata dalle frequenti vittorie dei progetti presentati dagli studenti nei concorsi di progettazione sia nazionali che internazionali (riportiamo, a tal proposito, un elenco degli studenti premiati l’anno scorso sia singoli che in gruppo) e dal ruolo attivo dei laureati nella società. Per la Corea è giunto il momento di emergere!
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«UCC (contenuti creati dagli utenti)», i tre sostengono che «il confine tra produttori e utenti» deve essere superato e che pertanto nelle nuove gallerie d’arte deve essere possibile una critica reciproca e interattiva. Come elogiato dalla stessa giuria (USIC, 2007), il progetto illustra in che modo ripartire lo spazio destinato all’esposizione ed ottenere una sinergia attraverso un flusso spaziale organico/How could the new ubiquitous computing technology influence human behavioural space? The 1st Ubiquitous Space International Competition, organised by Kookmin University under the auspices of Ministry of Commerce, Industry and Energy of Korea, invited students to propose a Ubiquitous Gallery in 2017 in the Museum Belt of Pyeongchang-dong, Seoul. The Grand Prize winner is the team of three Korea University students Oh, Jeong and Choi, who suggested a cloud-formed museum with the conception of CLOUD: InteraCtive VirtuaL PrOgressive CompUting Diffusion. In the age of «virtual reality» and «UCC (user created contents)», they argue,
«the boundary between producers and users» should be dissolved and mutual interactive appreciation should be possible in the new art exhibition space. As the jury praised (USIC, 2007), the design illustrates effectively how the proposed units of exhibition space can be networked and how the synergy can be achieved through an organic spatial flow The Box with Convergent Desire Jeong-Jun Song & Ju-Hun Lee, Shinkenchiku Residential Design Competition 2007 (Japan) with the theme of A House with Resale Value [Una casa con Valore di Rivendita] Il Concorso di Progettazione Residenziale Shinkenchiku 2007 si è interrogato sulla problematica secondo cui in Giappone «con il passare degli anni, l’aumento delle costruzioni equivale ad una diminuzione del valore delle opere architettoniche» e chiese ai partecipanti di avanzare le proprie
S(E) OUL SCAPE Towards a new urbanity in Korea è la mostra itinerante che racconta il lavoro di sei fra gli architetti più originali della scena progettuale coreana contemporanea: Chung Guyon, Joh Sung-yong, Kim Young-joon, Min Hyun-sik, Seung H-sang, Yi Jong-ho. Curata da Francisco Sanin e organizzata da iMage, la mostra è accompagnata dal catalogo pubblicato da episode publishers e realizzato da iMage, contenente la presentazione delle 27 opere selezionate. Partita da Firenze, ha raggiunto Barcellona e Rotterdam. Prossime tappe, in autunno, nel nord Europa.
proposte al fine di elaborare delle abitazioni contemporanee con un ‘valore di rivendita’. I vincitori del primo premio, Song and Lee, hanno proposto un’idea apparentemente passiva de La scatola dei desideri convergenti, nella cui proposta il paesaggio non viene sfruttato per una speculazione ma, al contrario, esiste in simbiosi con diverse scatole sparse. A loro parere, il desiderio dell’uomo, rappresentato da «un materiale plastico passeggero e da un nucleo solido di fibra», può essere controllato all’interno di una scatola che, a sua volta, può aumentare il valore di rivendita fornendo uno spazio abitativo flessibile. Sebbene i giudici abbiamo fatto notare la mancanza di una descrizione su come sfruttare lo spazio all’interno della scatola (JA 68, 2007), il tema principale su cui gli autori si sono concentrati è stato «la preservazione del valore della natura attraverso il controllo dei desideri umani»/The Shinkenchiku Residential Design Competition
2007 questioned the symptom of «increase in years since construction = decrease in value»for architecture in Japan and asked for proposals that can achieve a ‘resale value’ in the contemporary house design. The first prize winner Song and Lee suggested a seemingly passive idea of The Box with Convergent Desire, in which proposal the landscape is not exploited for speculation but exists in symbiosis with sparsely scattered several boxes. According to them, human desire, represented by «a flowable plastic material and solid fiber core», should be controlled within the box, which in reverse will increase the resale value by providing us with flexible dwelling space. Though the judge pointed out the lack of description of how we amuse the space within the restricted box (JA 68, 2007), their main focus is on the more fundamental issue – «the preservation of nature’s value through controlling human desire»
S(E)OUL SCAPE at UGM/Maribor Art Gallery, Slovenia September 4-30, 2008 www.ugm.si
This is the travelling show that portrays the work of six of the most original architects of the contemporary Korean designing scene: Chung Guyon, Joh Sung-yong, Kim Young-joon, Min Hyun-sik, Seung H-sang, Yi Jong-ho. Directed by Francisco Sanin and organised by iMage, the catalogue that accompanies the show is published by episode publishers and produced by iMage, and contains the presentation of the 27 works selected. Having launched in Florence, it has reached Barcelona and Rotterdam and the next stages, in autumn, are in the north of Europe.
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Miami University Oxford, Ohio, USA
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John M. Reynolds
Architecture as Inquiry The mission of the Master of Architecture Degree programs and the teaching and learning culture within the Miami University Department of Architecture and Interior Design is to conduct architectural inquiry in the pursuit of new forms of knowledge and, through rigorous intellectual formation and professional preparation, construct critical practices that empower students to interpret, engage, and give form to the ideas and forces that impact their world. Graduate study in architecture at Miami University is based upon guided inquiry that assists students in their intellectual and professional formation leading towards the development of a set of critical architectural practices specific to them. A rigorous professional curriculum and graduate thesis process, in both written and design formats, prepare graduates for entry into the architectural profession, or its allied and related disciplines, from a position of strength and vitality. Students across the graduate curriculum critically assess their world, position themselves within it, and engage the forces they see as shaping it as they offer ideas and give form to their design solutions. Graduate students have numerous opportunities to engage in design, research, and field study including domestic and international design experiences that expand their knowledge and critical skill beyond the studio and classroom. The graduate program reinforces the undergraduate program with graduate studies leading the department academically, serving as its model intellectually and creatively in the areas of design, history and theory, technology, and design media. For students from architectural undergraduate preprofessional design programs, the graduate professional degree program introduces these notions directly. Students build upon their previous professional and technical training with research and directed study so that they may broaden their understanding of the relationship between their
Architettura come indagine Lo scopo dei corsi del Master della Laurea in Architettura e della cultura dell’insegnamento e dell’apprendimento del Dipartimento di Architettura e Progettazione di Interni della Università di Miami è di condurre un’indagine architettonica alla ricerca di nuove forme di conoscenza, e, attraverso una formazione intellettuale e una preparazione professionale rigorose, impostare esercizi di critica che permettano agli studenti di interpretare, convogliare e dare forma alle idee e alle forze che influiscono sul loro mondo. Il programma della laurea di secondo livello in architettura dell’Università di Miami si basa sulla ricerca guidata che aiuta gli studenti nella loro formazione intellettuale e professionale per lo sviluppo di una serie di pratiche architettoniche critiche specifiche per loro. Un curriculum professionale rigoroso e un’elaborazione della tesi di laurea, sia in forma scritta che in forma di progettazione, prepara i laureati all’ingresso nella professione o nelle discipline collegate all’architettura con forza e vitalità. Gli studenti, attraverso il loro percorso di laurea, valutano in maniera critica il loro mondo, si collocano al suo interno, convogliano le forze lo forgiano, offrono le loro idee e danno forma alle loro soluzioni progettuali. Gli studenti della laurea di secondo livello hanno numerose opportunità di partecipare alla progettazione, alla ricerca e allo studio di settore, comprese esperienze di progettazione nazionali ed internazionali che ampliano la loro conoscenza e le loro abilità critiche al di là dello studio e delle lezioni in classe. Il corso di laurea di secondo livello rafforza quello di primo livello con dottorati che guidano accademicamente il dipartimento, servendo come suo modello intellettuale e creativo nelle aree di progettazione, storia e teoria, tecnologia e media della progettazione. Per gli studenti dei corsi di progettazione architettonica pre-professionale di primo livello, il corso di secondo livello introduce direttamente queste nozioni. Gli studenti partono dalla loro precedente esperienza professionale e tecnica unendola a ricerche e studi diretti ad ampliare la comprensione della relazione tra la propria posizione intellettuale e ricerca artistica con l’impegno professionale. Per gli studenti di altri campi, il corso attinge dalle loro diverse preparazioni, favorendo la comprensione delle connessioni tra l’architettura e le loro esperienze e conoscenze derivanti dalla laurea di primo livello. Partito nel 2001, il corso di laurea di secondo livello è stato sostanzialmente revisionato con lo sviluppo delle nuove offerte dei media, tradizionali e digitali, e con la creazione di un modello di tesi basato sulla ricerca. Tale modello include nuove parti scritte, parti di progettazione e parti di presentazione. Il nuovo formato scritto della tesi, lungo quanto una pubblicazione, impostato sul modello di una conferenza, deve essere presentato ad un relatore conosciuto a livello internazionale ed inviato per presentazioni e pubblicazioni in sede di conferenze regionali, nazionali e internazionali. Finora, tra i relatori per le nostre tesi, ricordiamo:
1 Alumni Hall: Miami University Department of Architecture and Interior Design – Courtesy of Miami University Department of Architecture and Interior Design 2a + 2b Dynamic Architectural Anatomy Graduate Thesis: Todd Douglas Courtesy of Todd Douglas
The Miami University Department of Architecture and Interior Design: Graduate Program in Architecture
2002: Ruth Berktold, Behnisch + Partner, Stuttgart and Asymptote Architects, New York 2003: Annette LeCuyer, Università del Michigan e SUNY di Buffalo 2004: Charles Waldheim, Direttore del Programma di Urbanistica del Paesaggio, Università di Toronto 2005: Doug Garofalo, Garofalo Architects, Chicago e Direttore degli Studi di Laurea di Architettura, Università dell’Illinois, Chicago 2006: Paul Lewis, Partner LTL Works, NYC e Direttore degli Studi di Laurea di Architettura, Università di Princeton
studenti/student population laurea di primo livello in architettura/ undergrduate architecture 200 laurea di primo livello in interior design/ undergrduate interior design 70 laurea di secondo livello in architettura/ graduate architecture 40 totale/total 310
laureandi all’anno/annual graduating students laurea di primo livello in architettura/ undergrduate architecture 45 laurea di primo livello in interior design/ undergrduate interior design 17 laurea di secondo livello in architettura/ graduate architecture 14 totale/total 76 docenti/faculty docenti a tempo pieno/full time faculty 20 docenti ‘visitatori’ o part time/ visiting part time faculty 20 totale/total 40 www.muohio.edu
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intellectual position, artistic inquiry, and professional endeavor. For students from other fields, the program draws upon their diverse backgrounds, fostering an understanding of the connections between architecture and their undergraduate experiences and knowledge. Beginning in 2001, the graduate curriculum was substantially revisioned with the development of new offerings in traditional and digital media and the creation of an inquiry-based thesis model that included new written, design, and presentation components. The new written format of the thesis document, now a journal length, conference paper model, required that it be presented to an internationally recognized thesis respondent and submitted for presentation and publication at numerous regional, national, and international meetings. Thesis respondents have included:
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2002: Ruth Berktold, Behnisch + Partner, Stuttgart and Asymptote Architects, New York 2003: Annette LeCuyer, University of Michigan and SUNY Buffalo 2004: Charles Waldheim, Director of the Landscape Urbanism Program, University of Toronto 2005: Doug Garofalo, Garafalo Architects, Chicago and Director of Architecture Graduate Studies University of Illinois at Chicago 2006: Paul Lewis, Partner LTL Works, NYC and Director of Architecture Graduate Studies at Princeton University
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5b 3 Frontera y Urbanismo: Spatial and Perceptual Constructs of the U.S.-Mexico Border Graduate Thesis: Janine Mejia-Diaz Courtesy of Janine Mejia-Diaz 4 Furniture for The Servant’s Sitting Room at Fallingwater The Miami University Department of Architecture and Interior Design Fallingwater Design Studio: John M. Reynolds Instructor, Project Design Team: Brian Green, Brandon Guyer, Troy Lowell – Courtesy of Miami University Department of Architecture and Interior Design 5a+5b “Pinch House” Visiting Artist Housing Prototype The Miami University Department of Architecture and Interior Design Fallingwater Design Studio: John M. Reynolds Instructor, Project Design Team: Kevin Leciejewski –Courtesy of Miami University Department of Architecture and Interior Design 6 Nature Observation Prototype The Miami University Department of Architecture and Interior Design Fallingwater Design Studio: John M. Reynolds Instructor, Project Design Team: Matt Newbold, Sahar Kawasmi – Courtesy of Miami University Department of Architecture and Interior Design
2007: Kevin Alter, Architecture Program Director, University of Texas at Austin 2008: Aaron Betsky, Former Director of the Netherlands Architecture Institute and current Curator of the Cincinnati Art Museum The thesis respondent for 2008-2009 will be Sheila Kennedy of KVA: Kennedy & Violich Architecture LTD., and Harvard University. Student success rates in the thesis process positions the program at the forefront nationally in terms of papers accepted at such noted venues as for The Association for Collegiate Schools of Architecture Regional, Annual, and International Meetings. The thesis curriculum has been supported with a new Design and Research Methods course that has enhanced student capabilities in research and writing craft. Visiting scholarship, field study, and international workshop experiences with leading voices within architecture and its related disciplines, have contributed to an increased contextualization of student design and research activities that position student design outcomes not only in terms of the product, but as set of critical practices that give shape to their personal and professional development. Recent graduate student thesis design inquiry has explored a broad range of contemporary issues including but not limited to, kinesthetics (figs. 2a+2b), organic architecture, identity construction (fig. 3), memory, sustainability, virtual reality, social and political construction, culturally based hybrid-building
2007: Kevin Alter, Direttore del Programma di Architettura, Università del Texas, Austin 2008: Aaron Betsky, ex- Direttore dell’Istituto Olandese di Architettura e attuale Amministratore del Museo dell’Arte di Cincinnati La relatrice per il 2008-2009 sarà Sheila Kennedy della KVA (Kennedy & Violich Architecture LTD.), e dell’Università di Harvard. La percentuale di successo degli studenti nell’elaborazione della tesi colloca il corso in una posizione d’avanguardia nella prospettiva nazionale in termini di documenti accettati in sedi molto famose, quali la Association for Collegiate Schools of Architecture Regional, Annual, and International Meetings. Il programma di tesi è stato supportato da un corso sui nuovi Metodi di Progettazione e Ricerca che ha migliorato le capacità degli studenti nella ricerca e nella scrittura. Borse di studio per l’estero, studi di settore ed esperienze internazionali di laboratorio con materie legate principalmente all’architettura ed a discipline ad essa correlate, hanno contribuito ad incrementare la contestualizzazione della progettazione e delle attività di ricerca degli studenti. I risultati sottolinano il lavoro non solo in termini di prodotto, ma anche come una serie di esercizi di critica che contribuiscono al loro sviluppo personale e professionale. La ricerca sulla progettazione nella tesi di uno studente recentemente laureato ha esplorato un largo spettro di questioni contemporanee, includendo la cinestetica (figg. 2a+2b), l’architettura organica, la costruzione di identità (fig. 3), la memoria, la sostenibilità, la realtà virtuale, la costruzione sociale e politica, e varie tipologie di costruzione ibrida. La partecipazione sempre più diffusa a livello internazionale, includendo i ‘Fulbright Scholar and Diversity Enhancement Programs’, ha avuto come conseguenza il formarsi di una corte diversificata di studenti, capace di convogliare le questioni e le forze che danno forma alla pratica architettonica globale. La recente attività dello Studio di Progettazione dei Laureati è caratterizzata da un impegno critico nel paesaggio e nei contesti urbani. Al livello del primo dei tre anni e mezzo del Corso di Master in Architettura, la collaborazione con Fallingwater (Frank Lloyd Wright, 1938) e con The Western Pennsylvania Conservancy ha incluso una serie di studi specifici per la progettazione, durante gli anni accademici 2004-2007, che esploravano Nuove Concezioni dell’Architettura Organica. L’iniziale attività dello studio univa la progettazione e la costruzione di mobili per la Servant’s Sitting Room [La stanza dei domestici] presso la Fallingwater (installata nel Febbraio 2007) (fig. 4) all’attuale Proposta per un Centro d’attività per un Visiting Artist con un prototipo della Casa dell’Artista (figg. 5a+5b) e l’Osservazione della Natura (fig. 6). Negli ultimi tre anni, il livello del primo anno del Corso di Master in
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7 TopoNarratives 1-4 film stills: Diane Fellows – Courtesy of Diane Fellows 8 Le Centre De Documenation sur les Migrations Humaines, Luxembourg Site Specific Interior Design: The Memory Wall and Reception Area Projects The Miami University Department of Architecture and Interior Design Luxembourg Honors International Architecture and Urban Design Studio: John M. Reynolds Instructor, Memory Wall Project Design Team: Mike Gibson and Jeremy Little, Reception Area Design Team: Brett Paguirigan and Gary Struthers – Courtesy of Miami University Department of Architecture and Interior Design 10 Le Centre De Documenation sur les Migrations Humaines, Luxembourg Site Specific Interior – Design: Reception Area Project The Miami University Department of Architecture and Interior Design Luxembourg Honors International Architecture and Urban Design Studio: John M. Reynolds Instructor, Reception Area Design Team: Brett Paguirigan and Gary Struthers – Courtesy of Miami University Department of Architecture and Interior Design
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typologies, among others. Increased international recruitment, including the Fulbright Scholar and Diversity Enhancement Programs, have resulted in a more diverse student cohort able to engage the issues and forces that give shape to global architectural practice. A pattern of critical engagement in sensitive landscape and urban contexts characterizes recent Graduate Design Studio activity. At the first year level of the 3.5-year M. Arch. Program, partnership with Fallingwater (Frank Lloyd Wright, 1938) and The Western Pennsylvania Conservancy included a series of design-build studios during the 2004-07 academic years that explored New Conceptions of Organic Architecture. Initial studio activity included the design and construction of furniture for The Servant’s Sitting Room at Fallingwater (installed February, 2007) (fig. 4) with current studio emphasis on a Visiting Artist Activity Center Master Plan Proposal with Prototypical Artist Housing (figs. 5a+5b) and Nature Observation (fig. 6). Over the past three years, the first year level of the two year M. Arch. program has collaborated with visiting scholars within and outside of Architecture that have explored the urban trajectories of Chicago, Illinois and Detroit, Michigan. In 2005, the studio partnered with Columbia University Physicist, Brian Greene to explore String Theory as a catalyst for new architecture and urban design paradigms in the form of a Community Art Center and Housing project in Chicago, Illinois. Teddy Cruz, of Estudio
9 Teddy Cruz, San Diego, worked with the first year studio in Detroit, Michigan in 2006 to examine the concept of ‘border’ and the nature of transnational identity. This Fall, the second year studio will work with Danny Lyon, photographer and filmmaker, to explore architectural and urban design issues related to cultural theory, place making, and memory. Faculty design and research interests span a broad spectrum of theoretical positions and practices that examine the forces shaping contemporary design and practice. Select areas of faculty inquiry include: film (fig. 7), cultural theory, sustainable technologies, digital mediation and virtual reality, European architectural theory and practice, design-build practices, new conceptions of organic architecture, site specific interior design and memory, (figs 8, 9, 10) vernacular architecture, architectural history and theory, and landscape and urban design patterns and practices. The teaching and learning culture within the Department of Architecture and Interior Design at Miami University values inquiry-based pedagogy grounded in the forces shaping contemporary society. Faculty and students pursue collaborative research and design activities that mutually inform each other’s theories and practices. Emphasis is placed on those theories and practices aimed at reinforcing design’s capacity to enhance the prospect for a democratic, socially and environmentally responsible architecture that will lead us towards more humane world.
Architettura ha collaborato con borsisti stranieri, sia studenti in Architettura che in altre discipline, che hanno esplorato le traiettorie urbane di Chicago, Illinois e Detroit, Michigan. Nel 2005, lo studio ha collaborato con il fisico della Columbia University Brain Greene per esplorare la Teoria delle Stringhe come catalizzatore per paradigmi di una nuova architettura e progettazione urbana con un progetto per un Centro d’Arte e Edilizia della Comunità a Chicago, Illinois. Teddy Cruz, dello Studio Teddy Cruz, San Diego, ha lavorato con il primo anno a Detroit, Michigan nel 2006 per esaminare il concetto di ‘confine’ e la natura dell’identità transnazionale. Il prossimo autunno, il secondo anno lavorerà con Danny Lyon, fotografo e regista, per esplorare i problemi di progettazione architettonica e urbana correlati alla teoria culturale, alla creazione di luoghi e alla memoria. La progettazione dei docenti e gli interessi di ricerca si estendono su un largo spettro di posizioni teoretiche e pratiche che esaminano le forze che danno forma alla progettazione e alla pratica architettonica contemporanea. Aree specifiche della ricerca dei docenti includono film (fig. 7), teoria culturale, tecnologia sostenibile, mediazione digitale e realtà virtuale, teoria e tecnica architettoniche europee, pratiche specifiche, nuove concezioni dell’architettura organica, progettazione di interni specifica e memoria, (figg. 8, 9, 10) architettura vernacolare, storia e teoria architettoniche, e modelli e pratiche di progettazione del paesaggio e dell’ambiente urbano. La cultura dell’insegnamento e dell’apprendimento del Dipartimento di Architettura e Progettazione di Interni dell’Università di Miami dà importanza alla pedagogia basata sulla ricerca delle forze fondanti della società contemporanea. Docenti e studenti collaborano conducendo attività di ricerca e di progettazione e si informano reciprocamente sulle proprie attività. Danno risalto a quelle teorie e tecniche volte a rinforzare la capacità di progettazione per migliorare la prospettiva di un’architettura democratica, responsabile dal punto di vista sociale e ambientale, un’architettura che ci porterà verso un mondo più umano.
9 Exploring Transnational Identity and the Landscape of Human Migration: The Miami University Department of Architecture and Interior Design Luxembourg Honors International Architecture and Urban Design Studio and The Pedagogy of Engagement The Miami University Department of Architecture and Interior Design Luxembourg Architecture and Urban Design Studio: John M. Reynolds Instructor – Courtesy of Miami University Department of Architecture and Interior Design
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facciata ovest west faรงade
AAM Accademia di Architettura di Mendrisio, Switzerland
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A school of passage into the new architectural territories Mendrisio in Ticino lies along the ridge of the valley that connects the north of the Alps with the south, the Mediterranean with Europe. The Accademia di Architettura has been operating here since 1996, and not by mere chance. Upon arrival at the location one is already completely immersed in the design themes that a school of architecture must face today. On leaving the railway station, the slope climbs to cross varyingly built up and heterogeneous parts of the urban hub to finally reach a series of buildings that accommodate the school, from where the gaze can sweep over the landscape and its cityzone sprawl. This is the vast and flimsy fabric in which contemporary architecture is called to work, to give it substance and structure without renouncing the dynamic quality. The Ticinese Accademia rises to the challenge of providing answers through the creation of a place of study that is characterized by its border setting and is a morainic receptacle of converging influxes, carriers from distant places of a culturally open vision of the world we live in. A new environment of reflection is therefore set for the creation of a figure of architecture like a humanist but critical omnivore, in the conviction that this end of the century is clearly bringing a consolidated objective value to the transformation of architectural dimensions to a more complex and programmed presence.
Alberto Alessi
Una scuola di passaggio nei territori dell’architetto nuovo Mendrisio, Ticino, lungo la dorsale valliva che collega il nord con il sud delle Alpi, il Mediterraneo con l’Europa. È da qui che dal 1996 opera l’Accademia di Architettura, e non a caso. Già l’arrivo al luogo consente infatti un’immersione diretta nei temi progettuali con i quali deve confrontarsi oggi una scuola di architettura. Lasciata la stazione ferroviaria si sale un pendio attraversando parti più o meno dense ed eterogenee del nucleo urbano per giungere infine ad una serie di edifici che accolgono la scuola e dai quali lo sguardo può spaziare sul paesaggio e la sua città-regione continua. è questo il tessuto esteso e tenue nel quale l’architetto contemporaneo è chiamato ad operare, donandogli sostanza e struttura senza rinnegarne le qualità dinamiche. A questa sfida l’Accademia ticinese si propone di dare risposte attraverso la creazione di un luogo di studio caratterizzato dal suo essere spazio di confine, ricettacolo morenico di influssi convergenti da luoghi lontani e portatore di una visione culturalmente aperta dell’essere nel mondo. Si configura quindi un ambito nuovo di riflessione per la formazione di una figura di architetto quale umanista onnivoro ma critico, nella convinzione che questo scorcio di secolo stia portando chiaramente alla trasformazione della dimensione dell’architettura da una consolidata valenza oggettuale ad una presenza più complessa e programmatica. Pazientemente perseguita e attuata, la AAM si caratterizza per la dinamicità e la contemporaneità dell’offerta didattica, conseguenza anche della specificità del Ticino nella geografia fisica e culturale dell’Europa, che l’ha visto passare da un’idealizzazione quale luogo della purezza primitiva, a scenario di un’architettura formalmente matura e contestualizzata, fino ad una celebrazione contemporanea quale spazio spurio e di passaggio, luogo di incontro fra diversi pensieri. Visitando gli spazi dell’Accademia, si respira un’atmosfera attiva e carica di domande progettuali. Un ex-ospedale ottocentesco a corte, una leggiadra villa neoclassica, un nuovo edificio ‘forte’, il tutto inserito in un parco urbano che vede gli studenti condividere il verde con bambini e scolaresche. A questi luoghi fisici si affiancano l’Archivio del Moderno e le edizioni Mendrisio Academy Press, realizzando un complesso che incarna la chiarezza programmatica del progetto culturale: operare una riflessione sul fare architettura che sia estesamente ed internazionalmente valida, restando tuttavia attivamente partecipe di un territorio e di una quotidianità. L’insegnamento all’Accademia non passa perciò solo attraverso le lezioni o le revisioni, ma anche nella produzione di eventi, conferenze, pubblicazioni, ricerche, viaggi di studio. Il carattere dell’offerta didattica complessiva è tagliato sulla figura dell’architetto come regista di un fare coordinato fra figure disciplinari differenti.
AAM – Accademia di architttura di Mendrisio 5 anni di corso, divisi in un primo triennio di Bachelor ed in un biennio di approfondimento Master. Durante il percorso formativo è previsto anche un anno di stage da svolgere presso studi di architettura. Le valutazioni vengono date con Credits come previsto dagli accordi di Bologna/A 5-year course, divided first into a three-year Bachelor’s and then a two-year advanced Master’s. During the training there is also an apprenticeship year to be carried out in an architectural studio. The assessments are given with Credits in accordance with the Bologna Process
studenti/student population 1° anno Bachelor/1st year Bachelor 240 1° anno Master/1st year Master 120 diplomati Master/graduate Master 80 totale/total 700 www.arch.unisi.ch
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Villa V. progetto/design Alberto Alessi luogo/place Lugano, Svizzera realizzazione/realization 2004-2007
Patiently pursued and realized, the AAM is characterized by the dynamicity and the contemporaneity of the courses offered, a by-product also of the particularity of Ticino in the physical and cultural geography of Europe, which has seen it progress from an idealization of a place of primitive purity, to scenes of a conventionally mature and contextualized architecture, up to a contemporary celebration of spurious space and landscape, a place of meeting between different thoughts. In visiting the areas of the Accademia, one breathes in an energetic air that is charged with design questions. A former nineteenth century court hospital, a graceful neoclassical villa, a new ‘strong’ building, entirely within an urban park that sees the students share the green areas with children and pupils. This physical place is flanked by the Archivio del Moderno and the Mendrisio Academy Press editions, resulting in a complex that embodies the organized clarity of cultural design: to work on the thinking of creating architecture that is extensively and internationally valid, primarily remaining actively participatory in a territory and a day-to-day existence. Therefore the teachings of the Accademia don’t only consist of lessons or revisions, but also of the production of events, conferences, publications, research, and study trips. The overall feature of the courses is based on the figure of the architect as director of a procedure coordinated between different disciplinary figures. The structure of the courses follows the Ordinamento di Bologna (Bologna process) and is divid-
ed into the two cycles of Bachelor’s and Master’s, for a total of around 700 students. The Bachelor’s course is elaborated over 6 semesters: the first 2 are preparatory and generally verify the attitudes of the students and provide them with fundamental theory and practical knowledge; the following 4 semesters, on the other hand, enable an in-depth study of the technological, design and cultural aspects of the work of architecture. An apprenticeship year in an architectural studio is an Integral part of the curriculum and is to be carried out before the qualification is obtained. In difference to the Bachelor’s, where the teachings are obligatory, the students have great freedom in the two years of the Master’s to define their curriculum, with a wide choice of both design studios and optional courses. The Master’s cycle is divided over 4 semesters, the last of which is dedicated to diploma work that is carried out by all of the students on a specified city and on particular themes, which are defined together with the tutors. Overall, the teachings encompass three environments: design, history and culture of the territory, technology. This distinction is principally organizational, as the clear preference of the school is that of a strong and coherent trans-disciplinary activity. Design is at the center of the entire educational structure, which the students encounter both in the design ateliers, strongly linked to the figure of the lecturer, and in the inter-disciplinary ateliers where the stimuli of the different disciplines converge. The design themes assess settings like
Per una felice combinazione, questo progetto residenziale mi è stato commissionato da un cliente privato all’inizio della mia collaborazione didattica con l’Accademia di Architettura. Tale situazione mi ha permesso di confrontarmi a tutto tondo con il luogo Ticino, sia attraverso la progettazione didattica che nella costruzione fisica del progetto. Come ogni architettura, questo progetto si costruisce in un contesto, e ne diviene uno a sua volta. Come ogni contesto, anche questo è molteplice. C’è il contesto fisico. La geografia, la topografia, la geologia, il clima, la luce; qui condensati nella magnifica veduta. Il progetto si trova su un pendio affacciato sul Lago di Lugano e sulle Alpi, con il Monte Rosa sullo sfondo. C’è il contesto storico. Le architetture circostanti, il modo di costruire, le convenzioni. Il progetto è realizzato dentro e attorno ad un edificio degli anni ‘70, che a sua volta è stato costruito su un più antico rustico di campagna. Il nuovo diviene perciò un’interpretazione di un’interpretazione. C’è il contesto psichico. Il cliente, l’architetto, il dialogo fra i due immaginari, le due speranze, Il nuovo edificio si apre al paesaggio attraverso un’architettura elegante e semplice, nella volontà condivisa di ampliare senza rifiutare l’esistente, ma anche senza mimesi passiva. L’architettura di questo edificio si sviluppa partendo da una chiara volontà progettuale e formale, ma continuamente ridefinita attraverso discussioni, precisazioni, adeguamenti. Un’architettura condivisa, per la quale il processo progettuale è rimasto aperto durante tutta la costruzione, discutendo e disegnando di attese e possibilità. Perciò questo progetto è una variazione sul tema. Ed il tema è doppio. Perché, una volta realizzata, l’architetto dice «la mia casa (house)», mentre il cliente inizia a dire «la mia casa (home)»/ By a happy coincidence, I was commissioned this residential project by a client at the beginning of my educational collaboration with Accademia di Architettura. This situation enabled me to experience the area of Ticino on all angles, both through didactic planning and the physical construction of the project. As with all architecture, this plan is contained within a context that, in turn, becomes a context itself. As in every context, this is multilayered. There is the physical context. The geography, the topography, the geology, the weather, the light; all concentrated here in the magnificent visual spectacle. The project is found on a slope on the Alps facing Lake Lugano, with the silhouette of Monte Rosa in the background. There is the historical context. The surrounding architecture, building methods and conventions. The plan is realized in and around a 1970s structure that in turn had been realized by building on a rural construction. Therefore, the new plan becomes an interpretation of an interpretation. There is the psychological context. The client, the architect, the dialogue between the two images, the two hopes. The will to expand while avoiding an abrupt leap, but also without imitating the existing building. The architecture of this building has been defined starting from clear planning and conventional desire, which has been redefined continuously through discussions, precisions and adjustments. To better share the architecture, the planning process has remained open throughout the realization phase, with decisions even taken on the construction site and discussion and planning of expectations and possibilities. Therefore this project is a variation on the theme. And the theme is twofold, so that once the project has been completed, the architect says «my house», while the client says «my home».
in queste pagine: viste della facciata ovest con la grande terrazza panoramica/in these pages: views of the west façade with the big panoramic terrace
La struttura dei corsi segue l’Ordinamento di Bologna e si articola nei due cicli di Bachelor e Master, per un totale di circa 700 studenti. Il Bachelor si sviluppa lungo 6 semestri: i primi 2 sono propedeutici e tendono a verificare le attitudini degli studenti e a fornire loro i fondamenti teorici e pratici; i successivi 4 semestri consentono invece un approfondimento sugli aspetti progettuali, tecnologici, e culturali del fare architettura. Parte integrante del curriculum è un anno di tirocinio in studi di architettura, da svolgere prima del conseguimento del titolo. A differenza del Bachelor, dove gli insegnamenti sono obbligatori, nei due anni di Master gli studenti hanno grande libertà di definire il loro curriculum, con una vasta scelta sia di atelier di progettazione che di corsi facoltativi. Il ciclo del Master è distribuito su 4 semestri, di cui l’ultimo dedicato al lavoro di diploma, svolto da tutti su una determinata città e su temi specifici definiti insieme ai relatori. Complessivamente, gli insegnamenti afferiscono a tre ambiti: progettazione, storia e cultura del territorio, tecnologia. Questa distinzione è comunque soprattutto organizzativa, poiché la scelta chiara della scuola è quella di una forte e coerente attività transdisciplinare. Al centro di tutta la struttura didattica è il progetto, che gli studenti affrontano sia negli ateliers di progettazione, fortemente legati alla figura del docente, che negli ateliers interdisciplinari, dove invece convergono stimoli provenienti da diverse discipline. I temi di progetto affrontano ambiti come l’urbanizzazione del territorio alpino, l’addensamento insediativo, lo sviluppo di infrastrutture territoriali sostenibili, il recupero e la trasformazione del patrimonio esistente. Tutti gli ateliers sono affiancati da corsi di storia, teoria e cultura generale, che accompagnano lo studente lungo tutti gli anni della formazione. Questa scelta di commistione interdisciplinare si traduce quotidianamente nell’occupazione pacifica di tutti gli edifici didattici da parte degli studenti, che lavorano fianco a fianco, realizzando una scuola abitata da progetti e da progettisti. La forte dinamica didattica si rispecchia anche nella cospicua presenza di docenti internazionali, fra ordinari ed invitati, capaci di apportare continuamente nuovi spunti di riflessione progettuale. Facendo alcuni nomi, agli svizzeri Valentin Bearth, Mario Botta, Burkhalter&Sumi, Valerio Olgiati, Peter Zumthor, si affiancano gli inglesi Sergison&Bates, i portoghesi Manuel Aires Mateus, i ‘tedeschi’ Peter e Julia Bolles Wilson, gli spagnoli Esteban Bonell e Vázquez Consuegra, gli italiani Walter Angonese e Antonio Citterio. Sono poi presenti anche figure di teorici e critici come Jacqueline Burchkardt, Marco Müller, Bruno Reichlin, Stanislaus Von Moos. Questo respiro aperto si riscontra anche nella variegata provenienza degli studenti: pur essendo prevalente la presenza di ticinesi e soprattutto di italiani, ogni anno giungono all’accademia numerosi studenti un po’ da tutto il mondo, arricchendo continuamente il campus di nuove domande ed attese.
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Shopping center. Atelier di Progettazione Carme Pinós Carme Pinós, con Alberto Alessi, Victoria Diaz, Ira Piattini Il tema proposto agli studenti è stato la riflessione e la progettazione di un nuovo centro commerciale in Ticino. Tale scelta nasce dalla volontà di proporre un tema di studio che necessariamente obblighi ad un confronto intenso e profondo con la propria contemporaneità, con i meccanismi ed i costumi della società quotidiana, ponendo domande precise e proponendo nuove soluzioni più attente ai contesti e stimolanti per le persone. Cosa è un centro commerciale oggi? Per chi viene realizzato? Come si relaziona con il proprio contesto? Quale luogo può divenire? Gli studenti sono stati stimolati a riflettere sulle molteplici ragioni e sulle caratteristiche degli shopping centers odierni, ed al contempo a ricercare una comprensione profonda del rapporto specifico fra il nuovo centro ed il suo contesto fisico, geografico e culturale. Come caso di studio si è scelto di verificare queste domande nell’area dell’attuale Centro Serfontana a Morbio Inferiore. Ben visibile e accessibile dall’asse autostradale che attraversa il Ticino, ed in prossimità della frontiera con l’Italia, questo luogo si propone potenzialmente come vero ingresso alla e dalla Svizzera. Inoltre, l’area si trova in una zona preziosa a livello paesaggistico, ed è quindi integrato nel sistema di colline e valli che segnano l’imbocco alla valle di Muggio. Questo luogo si presta quindi a molteplici letture ed interpretazioni, ed in effetti i progetti del corso sono il risultato di un dialoogo continuo fra una presa di posizione personale di ogni studente e le riflessioni svolte insieme all’interno delle lezioni e revisioni. Da ciò deriva la grande varietà e qualità delle soluzioni proposte/ The students were presented with a proposal on the theme of the consideration and design of a new shopping center in Ticino. This choice arose from the desire to put forward a line of study that conveyed the necessity to embark on an intense and deep deliberation with its contemporaneity, with the mechanisms and the conventions of everyday society, posing exacting questions and offering new solutions, paying closer attention to the public’s context and motivations. What is a shopping center today? Who is it created for? How does it relate to the actual context? Which locations are suited to becoming one? The students were encouraged to evaluate the multiple reasons for and the features of modern day shopping centers and, at the same time, to search for a deep understanding of the specific rapport between the new center and its physical, geographical and cultural context. The area of the current Centro Serfontana in Morbio Inferiore has been chosen as a case study to validate these questions. Located close to the border with Italy, this location is clearly visible and accessible from the axis of the motorways that cross the Ticino River and has been proposed as a potential valid entrance to and from Switzerland. Furthermore, the area is in a valuable zone of the countryside and is therefore integrated into the systems of hills and valleys that mark the mouth of the valley of Muggio. This place lends itself to multiple evaluations and interpretations and, in effect, the course projects are the result of a continual dialogue between the personal stance of each student and the reflections within the lessons and revisions. This leads to the high variety and quality of solutions proposed
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A world apart?
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1 Alessandra Clausen e/and Simsa Loetscher McNelly 2 Raluca Poliac 3 Federica Esposito e/and Dario Francini 4 Georg Paglialuca
the urban planning of the Alpine territory, urban density, development of sustainable territorial infrastructure, the recovery and the transformation of the existing heritage. All of the ateliers are supported by courses in history, theory and general culture, which accompany the students throughout the years of the training. This choice of interdisciplinary combining is translated every day into the peaceful occupation of all the educational buildings on the part of the students that work side by side to achieve a school inhabited by designs and designers. The strong educational dynamic is also reflected in the strong presence of international lecturers amongst the fixed and invited contributors, capable of bringing new sources of design thought. To mention some names, there are the Swiss Valentin Bearth, Mario Botta, Burkhalter&Sumi, Valerio Olgiati, Peter Zumthor, who are accompanied by the English Sergison&Bates, the Portugese Manuel Aires Mateus, the ‘Germans’ Peter and Julia Bolles Wilson, the Spanish Esteban Bonell and Vázquez Consuegra and the Italians Walter Angonese and Antonio Citterio. Theoreticians and critical figures such as Jacqueline Burchkardt, Marco Müller, Bruno Reichlin and Stanislaus Von Moos are also present. This breath of fresh air is encountered also in the variety created by the students: every year the prevalently Ticinese and Italian student body is joined by a great number of students from all over the world, continually enriching the campus with new questions and expectations.
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Hanno collaborato a questo numero / Contributions to this issue
Alberto Alessi
architetto/architect
Caravaggio (BG), 1964. Studia presso il Politecnico di Milano, l’ETH di Zurigo e l’Ecole d’Architecture Paris-Villemin. Nel 1994 apre uno studio a Roma e nel 2004 a Zurigo lavorando come architetto, docente, critico e curatore. Si occupa di progetti a diverse scale, dalle residenze ai progetti urbanistici. Ha curato numerose pubblicazioni, tra cui Heinz Tesar, Shared Architecture (con Jo Coenen) e Italy now?/Caravaggio (BG), 1964. He has studied at the Milan Polytechnic, ETH Zurich and Ecole d’Architecture Paris-Villemin. He opened a studio in Rome in 1994 and at Zurich in 2004 working as an architect, lecturer, critic and curator. He deals with projects of various dimensions, from residences to urban planning designs. He has directed numerous publications, amongst which are Heinz Tesar, Shared Architecture (with Jo Coenen) and Italy now?
Paolo Di Nardo
architetto/architect
Firenze, 1958. Fondatore e direttore editoriale della rivista AND, nel 2002 fonda lo studio ARX che si occupa di progettazione e ricerca architettonica; collabora con studi quali Coophimmelb(l)au, Diener & Diener, Obermayer Planen + Beraten. è professore a contratto di progettazione presso la Facoltà di Architettura di Firenze e autore di numerosi articoli e saggi sull’architettura contemporanea/Florence, 1958. Founder and editor of AND magazine. In 2002 Di Nardo founded studio ARX, which is concerned with architectural research and design; he also works with studios such as Coophimmelb(l)au, Diener & Diener, Obermayer Planen + Beraten. He is a temporary professor of design with the Faculty of Architecture in Florence and has authored numerous articles and essays on contemporary architecture
Fabio Fabbrizzi
architetto/architect
Firenze, 1963. Ricercatore in Progettazione Architettonica e Urbana presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze, professore di Progettazione Architettonica, redattore della rivista Firenze Architettura. è autore di libri riguardanti principalmente i rapporti tra storia e progetto, ambiente naturale e costruito, oltre a numerosi articoli e saggi sul linguaggio architettonico nel rapporto tra città storica e interpretazione progettuale/Florence, 1963. Researcher in Architectural and Urban Planning at the Florence Faculty of Architecture, professor of Architectural Planning, editor of the Firenze Architettura magazine. He is a published author of books on the rapport between history and planning, natural and constructed environments, besides numerous articles and essays on the architectural language in the rapport between historical city and planning interpretation
Martin Haas
architetto/architect
Friburgo (Germania), 1967. Dopo aver lavorato come filmmaker, pubblicitario e documentarista, si laurea in architettura a Stoccarda nel 1995. Ha lavorato in vari studi in Germania e all’estero prima di arrivare allo studio Behnisch nel 1996 di cui diviene socio nel 2005. Tiene numerose conferenze in Europa e negli Stati Uniti, in particolare sul tema della sostenibilità/Friburgo (Germany), 1967. After having worked as a filmmaker, publicist and documentary maker, he graduated in architecture at Stuttgart in 1995. He worked in various studios in Germany and abroad before arriving at the Behnisch studio in 1996, of which he became partner in 2005. He holds numerous conferences in Europe and the United States, featuring the theme of sustainability in particular
Hyon-Sob Kim
architetto/architetto
Korea, 1973. Studia alla Korea University e completa la tesi di dottorato preso l’Università di Sheffield nel 2005. è assistente alla Korea University ed insegna Storia dell’Architettura. Molte sue ricerche sono state pubblicate, ad esempio Villa Mairea, The Lost Memories, A Study on Alvar Aalto’s Collective Housing e Tetsuro Yoshida and Architectural Interchange between East and West/Korea, 1973. Studied at Korea University and completed his doctoral thesis at University of Sheffield in 2005. He is assistant professor at Korea University and he is actually teaching history of architecture. Many of his researches have been published, e.g. Villa Mairea, The Lost Memories, A Study on Alvar Aalto’s Collective Housing and Tetsuro Yoshida and Architectural Interchange between East and West.
Eugenio Martera
architetto/architetto
La Spezia, 1960. Fondatore e direttore responsabile di AND, dal 1986 sviluppa la propria attività di ricerca presso la Facoltà di Architettura di Firenze, all’interno della quale è Professore a contratto di Museografia. Nel 1991 fonda Contemporanea Progetti, che attualmente dirige, e si occupa di progetti museografici e mostre d’arte in Italia e all’estero collaborando con musei e centri culturali quali la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, la Kunsthal di Rotterdam e la Caixa di Madrid/La Spezia, 1960. As founder and managing director of AND, since 1986 he has developed the current internal research activity of the Florence Faculty of Architecture, of which he is a temporary lecturer of Museology. In 1991 he founded Contemporanea Progetti, which he currently directs, and is involved in museology projects and art exhibitions in Italy and abroad, collaborating with museums and cultural centres such as the Florence Uffizi Gallery, Palazzo delle Esposizioni in Rome, the Kunsthal in Rotterdam and La Caixa in Madrid
Alessandro Melis
architetto/architect
Cagliari, 1969. Dopo essersi laureato a Firenze fonda nel 1995 Heliopolis 21 a.a. con sedi a Pisa e Cagliari. Alterna all’attività professionale l’attività didattica e di ricerca iniziata in ambito storicocritico presso la Facoltà di Architettura di Firenze. Ha pubblicato monografie e saggi. Ha curato mostre, tenuto conferenze, visiting critic e lectures presso istituti italiani ed esteri/Cagliari, 1969. After graduating in Florence, he founded Heliopolis 21 a.a. in 1995 with branches in Pisa and Cagliari. He alternates his professional activity with didactic and research pursuits which began in an historical-critical setting at the Florence Faculty of Architecture. Besides having published monographs and essays, he has directed exhibitions, held conferences, visiting critics and lectures at both Italian and foreign institutes
Francesca Oddo
critica/critic
Messina, 1973. Scrive di architettura per diverse riviste specializzate, cartacee e digitali. Formazione da architetto, è attratta dall’attività giornalistica. Impegnata nella comunicazione dell’architettura e nell’organizzazione di eventi espositivi, lavora per la MEDIA AGECY di iMage a Firenze/Messina, 1973. Writes on architecture for a number of specialised publications, both printed and digital. Educated as an architect, Oddo found herself drawn to journalism. She works in the areas of architectural communications and exhibition organisation for iMage MEDIA AGENCY in Florence
Mauricio Pezo
architetto/architect
Cile, 1973. Ha ottenuto un Master in Architettura all’Università Cattolica del Cile nel 1998 e si è laureato all’Università di Bio-Bio nel 1999. Nel 2001 fonda lo studio Pezo von Ellrichsausen Architects. è artista visuale e professore all’Unoversità Bio-Bio e presso l’Università di Talca. Gli è stato assegnato il premio come Miglior giovane architetto cileno nel 2006/Chile, 1973. He completed a Master in Architecture at the Catholic University of Chile in 1998 and graduated from Bio-Bio University in 1999. In 2001 he founded Pezo von Ellrichshausen Architects. He is visual artist and professor at the Bio-Bio University and at Talca University. He has been awarded the Best Young Chilean Architect Prize, 2006
Florencia Pita
architetto/architect
Argentina, 1971. Florencia Pita mod is a collaborative practice that thrives for the mannerist use of digital technology. Florencia Pita graduated in 1998 from the National University of Rosario, Argentina. She is currently Full time Design Faculty at Sci-Arc teaching in the Undergraduate and Graduate design studios as well as Visual Studies instructor of advanced software. She is also Visiting Faculty at Lund University, Sweden. Pita’s work experience includes the offices of Greg Lynn FORM, Eisenman Architects and Asymptote/ Argentina, 1971. Florencia Pita Mod, is a collaborative practice that thrives for the mannerist use of digital technology. Florencia Pita graduated in 1998 from the National University of Rosario, Argentina. She is currently Full time Design Faculty at Sci-Arc teaching in the Undergraduate and Graduate design studios as well as Visual Studies instructor of advanced software. She is also Visiting Faculty at Lund University, Sweden. Pita’s work experience includes the offices of Greg Lynn FORM, Eisenman Architects and Asymptote.
Pierpaolo Rapanà
architetto/architect
Lecce, 1978. Svolge attività professionale in collaborazione con lo studio ARX di Firenze e attività di ricerca come Cultore della Materia nel corso Laboratorio di Architettura II presso la Facoltà di Architettura di Firenze. Fa parte della redazione di AND/Lecce, 1978. Works in partnership with studio ARX of Florence and conducts research as a scholar with the Architectural Workshop of the Faculty of Architecture in Florence. A member of the AND editorial staff
John M. Reynolds
critico/critic
Chicago (Illinois, USA), 1959. è un architetto iscritto in Virginia e direttore della Architecture Graduate Studies at Miami University, Ohio. è direttore del Luxembourg International Honors Design Studio e del The Fallingwater Honors Design Studio. Ha pubblicato e tenuto presentazioni; attualmente ha un contratto con la Monecelli Press e con Karsten Harries, sta lavorando al libro Constructing an Architecture of Value: Environmental Humanism and Sustainable Design Practices/Chicago (Illinois, USA), 1959. He is a Registered Architect in Virginia and Director of Architecture Graduate Studies at Miami University, Ohio. He is also the Director of The Luxembourg International Honors Design Studio and The Fallingwater Honors Design Studio. He has published and presented extensively and is under contract with Monacelli Press, developing the book Constructing an Architecture of Value: Environmental Humanism and Sustainable Design Practices with Karsten Harries
Graziano Trippa
architetto/architect
Bologna, 1941. Preside della Facoltà di Architettura di Ferrara e Professore Ordinario di Tecnologia dell’Architettura. è stato più volte responsabile scientifico di ricerche sulle tematiche dell’innovazione tecnologica, dell’evoluzione degli strumenti e delle metodologie di progettazione. è stato Presidente dell’Ordine degli Architetti dell’Emilia Romagna e consigliere di amministrazione della Triennale di Milano; dal 1980 è membro del Comitato Tecnico Consultivo del SAIE/Dean of the Faculty of Architecture at Ferrara University and Full Professor of Architectural Technology. On a number of occasions he has been the director of scientific research on the theme of technological innovation, the evolution of design tools and methodology. He has been President of the Order of Architects of Emilia Romagna and administrative advisor of the Triennale di Milano; since 1980 he has been a member of the SAIE (international building exhibition) Technical Advisory Board