Basilicata in vigna " Le Aziende "

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EDI TORI A DI F F USA

Basilicata in vigna

Andrea Zanfi

Basilicata in vigna


In copertina: Asfalto e terra, Francesco Bruni ©

Si ringraziano

Testi Andrea Zanfi Fotografie Claudio Brufola Gaetano Plasmati Andrea Zanfi Tutte le foto delle aziende – ad esclusione di Colli Cerentino – sono state scattate da Claudio Brufola ©. Gli altri scatti sono di Gaetano Plasmati © Le foto alle pp. 10, 134-135 e 148-149 sono di Antonio Sicuro © Segreteria di redazione Giulia Fantozzi Claudia Gasparri Supporto di redazione ed editing David La Mantia Progetto grafico Claudia Aversa Illustrazioni Dominga Tammone Traduzione Christian Angoli

L'artista Francesco Bruni per la concessione dell'opera in copertina intitolata Asfalto e terra

Andrea Zanfi Editore s.r.l. Corso Carducci, 26 58100 Grosseto andrea.zanfi@andreazanfieditore.com www.andreazanfieditore.com Copyright © 2017 Andrea Zanfi Editore s.r.l., Grosseto Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro, senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’Editore. L’Editore ha fatto quanto nelle sue possibilità per individuare e rintracciare tutti i detentori dei diritti fotografici e documentari. Nell’eventualità che immagini o testi di competenza altrui siano riprodotti in questo volume, l’Editore è a disposizione degli aventi diritto.

ISBN italiano: 978-88-99929-03-9 ISBN inglese: 978-88-99929-06-0

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LE AZIENDE

Azienda Agricola Donato D'Angelo 85028 Rionero in Vulture (PZ) Tel. e fax 0972 724602 www.agrida.it

Cantina di Venosa Via Appia, 86, Contrada Vignali - 85029 Venosa (PZ) Tel. e fax 0972 36702 www.cantinadivenosa.it

Colli Cerentino Via Giacomo Matteotti, 10 - 85028 Rionero in Vulture (PZ) 329 3256624 www.collicerentino.it

Azienda Agricola Elena Fucci Contrada Solagna del Titolo - 85022 Barile (PZ) 320 4879945 www.elenafuccivini.com

Cantine Cifarelli Azienda Agricola San Vito Via Molinello snc - 75024 Montescaglioso (MT) Tel. e fax 0835 208436 www.cantinecifarelli.it

Consorzio Viticoltori Associati del Vulture S.S. 93 - 85022 Barile (PZ) Tel. e fax 0972 770386 www.coviv.com

Azienda Agricola Ofanto Tenuta I Gelsi Monticchio Bagni - 85028 Rionero in Vulture (PZ) Tel. 0972 080289 Fax 0972 080288 www.tenutaigelsi.com

Cantine del Notaio Via Roma, 159 - 85028 Rionero in Vulture (PZ) Tel. 0972 723689 Fax 0972 725435 www.cantinedelnotaio.com

Azienda Vinicola Paternoster Contrada Valle del Titolo - 85022 Barile (PZ) Tel. 0972 770224 Fax 0972 770658 www.paternostervini.it

Cantine Graziano Contrada S. Iorio S.P. 7 km 72 - 85036 Roccanova (PZ) Tel. 0973 1985444 Fax 0973 1980107 www.cantinegraziano.it

Azienda Vitivinicola Michele Laluce Via Roma, 19 - 85020 Ginestra (PZ) Tel. e fax 0972 646145 www.vinilaluce.com

Cantine Madonna delle Grazie Via Appia, 78 - 85029 Venosa (PZ) Tel. e fax 0972 35704 www.cantinemadonnadellegrazie.it

Bisceglia - Vulcano & Vini s.r.l. Contrada Finocchiaro - 85024 Lavello (PZ) Tel. 0972 877033 Fax 0972 81281 www.vinibisceglia.it

Casa Maschito Via F.S. Nitti, snc - 85020 Maschito (PZ) Tel. 0972 33101 Fax 0972 475023 www.casamaschito.it

Cantina Chiaradia Via Vico I G. Marconi, 41 - 85036 Roccanova (PZ) Tel. e fax 0973 833386 www.cantinechiaradia.it

Casa Vinicola Armando Martino Via Luigi Lavista 2/A - 85028 Rionero in Vulture (PZ) Tel. 0972 721422 Fax 0972 720005 www.martinovini.com

Cantina dei Siriti Contrada San Nicola - 75020 Nova Siri (MT) Tel. 0835 1821001 Fax 0835 1820198 www.cantinadeisiriti.it

Casa Vinicola D'Angelo Via Padre Pio, 8 - 85028 Rionero in Vulture (PZ) Tel. 0972 721517 Fax 0972 723495 www.dangelowine.com

Masseria Battifarano Cantine Cerrolongo Contrada Cerrolongo, 1 - 75020 Nova Siri Marina (MT) Tel. e fax 0835 536174 www.cerrolongo.it Masseria Cardillo S.S. 407 Basentano km 96 - 75012 Bernalda Tel. 0835 748992 Fax 0835 748994 www.masseriacardillo.it Masseria Lanzolla 75023 Montalbano Jonico (MT) Tel. e fax 0835 691197 www.masserialanzolla.it Re Manfredi Cantina Terre degli Svevi Località Pian di Camera - 85029 Venosa (PZ) Tel. 0972 31263 Fax 0972 35253 www.cantineremanfredi.com Società Agricola F.lli Dragone Contrada Pietrapenta - 75100 Matera (MT) Tel. e fax 0835 385149 www.dragonevini.it Società Agricola Taverna Località Taverna - 75020 Nova Siri (MT) Tel. e fax 0835 877313 www.aataverna.com

Tenuta Marino Azienda Agricola Piano alle Rose Contrada Piano delle Rose 75027 San Giorgio Lucano (MT) Tel. e fax 0835 815978 www.tenutamarino.it Tenute Iacovazzo Via Saragat, 42 - 75100 Matera (MT) 328 6696466 www.tenuteiacovazzo.it Terra dei Re Via Monticchio S.S. 167 km 2,7 - 85028 Rionero in Vulture (PZ) Tel. 0972 725116 Fax 0972 721160 www.terradeire.com Torre Rosano Via Vittorio Emanuele, 28 - 85036 Roccanova (PZ) Tel. e fax 0973 833427 www.torrerosano.it Vigneti del Vulture Farnese Group Contrada Pipoli - 85011 Acerenza (PZ) Tel. e fax 0971 749363 www.vignetidelvulture.it VINICERVINO Azienda Agricola Piazza Belvedere, 3 - 85036 Roccanova (PZ) Tel. e fax 0973 1980203 www.cervinovini.it


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Bisceglia Vini

Michele Bisceglia

uarda intorno a te. Osserva la mia Lucania e dimmi se anche tu la vedi bella come la vedono i miei occhi. La amo così tanto che non mi importa nemmeno se questo dato sia oggettivo o soggettivo, se questa idea viva solo in me o sia un’esperienza universale. So solo che è una terra che si esprime attraverso i cinque sensi: annusala, toccala, guardala, assaggiala e ascoltala! È una gioia immensa, questa mia terra! Ah, se potessi avere una bacchetta magica per renderla ancor più indimenticabile. Le scriverei una poesia, le dedicherei una canzone, le suonerei una serenata. La renderei magica e unica a tal punto da incantare gli occhi di chiunque.

Farei in modo che tutto ciò che produciamo divenisse ambasciatore di queste terre. Vorrei che i suoi vini fossero i migliori e per questo presenti nelle carte dei più prestigiosi ristoranti del mondo, capaci di raccontare a chiunque cosa esprima realmente questa terra e chi siamo noi lucani. Poi farei cadere certi pregiudizi, mentre fra noi produttori vorrei s’incominciasse a stringerci, abbracciarci e sorridere un po’ di più di quanto facciamo, sapendo che insieme potremmo disegnare un futuro diverso e migliore per noi e per il nostro vino. Usando un po’ di magia farei molte altre cose, come costruire una ferrovia, su cui far correre treni tanto veloci da poter mettere in comunicazione la Basilicata con il resto del mondo. Ma anche se tutto questo non accadesse, sappi che non la cambierei con nessun’altra regione al mondo, questa mia terra. Ciò che ci lega a essa è un sentimento forte e comune a tutta la mia famiglia, che, se non condividesse ciò che ti sto dicendo, non avrebbe mai investito il suo futuro in questo areale. Antonio, mio nonno, che apparteneva alla stirpe dei Carretta, una delle famiglie di agricoltori più importanti di Lavello, non avrebbe mai immaginato che dai suoi 12 ettari saremmo arrivati oggi agli attuali 40 vitati, né avrebbe mai pensato che suo genero Mario, mio padre, per decenni amministratore della Fiorucci Salumi, avrebbe voluto cocciutamente produrre vino proprio sul territorio in cui era nato. Legami forti, sinceri, che si sono ravvivati quando quest’ultimo rimase folgorato nel vedere, sulla wine list del Le Cirque, un famoso ristorante newyorkese sulla Quinta Strada, un Aglianico di un’azienda di Rionero in Vulture. Trovò la cosa fantastica ed emozionante, il segno tangibile di come un territorio potesse essere rappresentato a migliaia e migliaia di chilometri dal luogo di produzione. Si sentì orgoglioso del piccolo mondo chiuso in quella bottiglia. Quello fu l’inizio di tutto. La scintilla scatenante della passione, la stessa che lo contagia ancora oggi. Il resto è qui ed è tutto intorno a noi. È in questa cantina, in questi spazi, in questi vigneti. Ogni cosa è frutto del nostro lavoro. Mi guardo intorno e scopro d’essere parte di un’orchestra, in cui nessuno viene meno agli impegni che ha assunto nei confronti degli altri membri della famiglia. Sì, siamo proprio un’orchestra e le note di ogni strumento suonato dai miei fratelli, dagli altri parenti o collaboratori, si amalgama perfettamente all’insieme. Tutti hanno un ruolo operativo ben preciso e contribuiscono a far crescere gli altri, con l’intento di far grande quest’impresa. Sono certo che con la passione, l’armonia, la curiosità e l’umiltà non stoneremo o steccheremo, ma andremo tutti “a tempo” per portare avanti un così grande impegno.


Gudarrà Aglianico del Vulture DOC

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Tipologia di terreni I vigneti sono posti nell’areale indicato da disciplinare nella DOCG Aglianico del Vulture in Contrada Finocchiaro nel comune di Lavello su terreni posti a un’altitudine di circa 350 metri s.l.m. con suoli prettamente argillosi, vulcanici e minerali. Uve impiegate Aglianico 100% Sistema di allevamento Cordone speronato Densità di impianto 6.600 ceppi per Ha Tecniche di produzione Dopo la vendemmia, che avviene di solito fra la terza decade di ottobre e la prima decade di novembre, si procede alla diraspo pigiatura delle uve e il mosto ottenuto è avviato alla vinificazione con relativa fermentazione alcolica e macerazione pellicolare in piccoli fermentini termoregolabili che si protrae per circa 15/25 giorni durante i quali sono effettuate follature giornaliere. Dopo la svinatura e una breve decantazione statica il vino è posto a maturare per 24 mesi in barrique nuove. Quantità prodotta 30.000 bottiglie Note organolettiche Aglianico dal colore rosso rubino intenso che al naso si propone con pienezza di piccoli frutti rossi, note floreali di rosa appassita e crisantemo e un finale speziato dolce, a condire il tutto. Al palato è fine, elegante, all’apparenza quasi leggero, merito di un tanino estratto con attenzione e prudenza, adeguato, disteso e suadente, che invita a bere. Anche in bocca il frutto è netto, non di enorme articolazione ma di voluttuosa piacevolezza, con un ritorno peposo e varietale. Vino gradevole sia nell’oggi che in un domani potenzialmente longevo grazie a una acidità capace di renderlo lungo e persistente. Vino che quando avrà, negli anni, una naturale transizione verso note aromatiche terziarie si completerà con sviluppi molto interessanti tutti da scoprire. Prima annata 1999 L’azienda L’azienda, fondata nel 2001 da Mario Bisceglia, ha una innovativa cantina, progettata dagli architetti Hikaru Mori e Domenico Santomauro, che oltre a soddisfare i bisogni tecnici enologici è in grado di ospitare mostre ed eventi avendo spazi e al suo interno un'enoteca e un ristorante. La superficie aziendale è composta da 46 ettari di cui 40 vitati che contribuiscono a una produzione di circa 200.000 bottiglie.

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Cantine Cifarelli Vito Cifarelli

ono sempre un po’ combattuto fra l’idea di osare e di superare i limiti della tradizione familiare, o affrontare il domani utilizzando solo ciò che ho a disposizione. Un conflitto fra il pragmatismo dei numeri e il desiderio di camminare spavaldamente senza porsi troppi confini e mirando al raggiungimento di grandi obiettivi. Un dilemma che non mi fa perdere di vista ciò che sto facendo, né la capacità di dare sostanza all’agire come è accaduto nel 2011, quando decisi di aprire questa cantina a Montescaglioso, facendo mia la tradizione vitivinicola di famiglia che nel 1938 vide nonno Vito impiantare le prime talee di vite a piede franco in piccole superfici di queste zone del materano. Ettari vitati che nel corso degli anni sono aumentati sempre più, raggiungendo gli attuali 30 lasciatimi in custodia da papà Giuseppe e dallo zio Rocco; viti un tempo allevate a tendone e capaci di produrre quantità industriali di uve da vino, un tempo vendute ai commercianti. Oggi solo 15 ettari sono ancora allevati in quel modo, mentre l’altra metà è composta da impianti specializzati dai quali ottengo non più di 400/450 ettolitri all’anno di vino di grande qualità. Fu una decisone importante quella di aprire la cantina che mi ha permesso di soddisfare la mia vera passione, quella di produrre vino, trasmessami tramite l’esempio, l’attitudine e l’impegno da mio padre e da mio zio che seguivo nei filari fin da bambino, ascoltando i loro racconti e osservando la fatica e le soddisfazioni che ricevevano da questo lavoro. Sono cresciuto con l’idea precisa che un giorno sarei arrivato qui dove sono, in quest’azienda di famiglia; per seguire questo pensiero sono diventato agronomo, tornando con gioia tra i miei vigneti, portandomi dietro nuove idee e una grande voglia di cambiamento a cui ho dato sfogo modificando gli impianti e selezionando quelli che ritenevo qualitativamente “degni” di poter produrre vino all’altezza dei miei sogni. Poter curare l’intero ciclo produttivo, come sto facendo, richiede un quotidiano impegno che è lo specchio fedele del mio modo d’essere, riconoscendomi determinato nel lavoro, attento nelle scelte e ben concentrato sul futuro. Vaglio personalmente ogni singolo particolare, dalla potatura delle viti alla raccolta delle uve, dalla loro trasformazione e vinificazione in cantina alla scelta del packaging, con l’intento di fare un buon vino capace anche di presentarsi bene al mondo.

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Tipologia di terreni I vigneti sono collocati in Contrada San Vito a Montescaglioso a un’altitudine di 250 metri s.l.m., altopiano caratterizzato da terra rossa, calcarea, aspra ma per certi versi generosa. Uve impiegate Primitivo 100% Sistema di allevamento Cordone speronato Densità di impianto 3.333 ceppi per Ha Tecniche di produzione Dopo la vendemmia, che avviene nella prima decade di settembre con raccolta manuale in cassetta, avviene la vinificazione con macerazione di circa due settimane a temperatura controllata in acciaio inox. La maturazione avviene parte in serbatoi in acciaio e parte in barrique di rovere francese. Quantità prodotta 6.500 bottiglie Note organolettiche Un altro esempio di un Primitivo lucano che richiama più i modelli di Gioia del Colle che quelli salentini: ovvero non opulenza, ma una elegante e meditata compiutezza. Bella la gioventù del colore mentre al naso coesistono i toni più maturi di mora e mirtillo con una stuzzicante speziatura. Caldo e rotondo il palato, è sorretto da una buona acidità e sapidità che lo rendono più equilibrato avendo una bella bevibilità e una maggiore varietà di potenziali abbinamenti gastronomici. Adeguata la persistenza, con un finale che rimanda ai sentori di macchia mediterranea. Prima annata 2011 L’azienda Cantine Cifarelli, di proprietà di Vito Cifarelli, si estende per 250 ettari su un altopiano, di cui 30 sono vitati (15 a tendone e 15 a spalliera) sui quali sono presenti vitigni quali il Greco Bianco, Aglianico, Montepulciano, Sangiovese, Trebbiano Bianco, Malvasia di Candia e Primitivo; i restanti terreni sono riservati alla produzione di agrumi, grano e olio. Annualmente sono commercializzate circa 20.000 bottiglie, ma solo una piccola parte dell’uva prodotta viene vinificata, mentre i restanti frutti sono venduti come uva da vino.

Matera Primitivo DOC

Primitivo di San Vito

È il lavoro che fa un buon artigiano del vino quale sono. Sono molti i premi e gli apprezzamenti ricevuti durante le innumerevoli fiere di settore, in Italia e all’estero, in questi cinque anni. Sono piccoli passi ma costanti, sono tante piccole e quotidiane azioni che stimolano a migliorarsi. Raggiungere questi significativi traguardi mi infonde gioia, sentimento che mi aiuta a costruire fondamenta sempre più solide per poter guardare al domani serenamente, facendo “crescere” sempre di più questa mia realtà imprenditoriale. Una crescita non finalizzata a un aumento del numero delle bottiglie prodotte o a un incremento del fatturato, ma in termini qualitativi del vino che vorrei si ritagliasse un posto nella storia vitivinicola.

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Cantine del Notaio G erardo G iurat rabocchett i

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pero che l’effetto chiaroscuro che offre questo territorio contribuisca a renderti armonico il suo insieme. Questi irripetibili giochi di contrasto tra l’ombra, che definisce i contorni, e la luce, che guida l’osservatore attento, spero ti affascinino ancor più di quanto tu potessi immaginare. Da viaggiatore ti sarai accorto che ovunque tu giri lo sguardo non spiccano mai colori accesi, e questo non è solo una questione di gusto, ma di scelte, poiché credo che questa sia una terra che gioca le sue cromie su fattori genetici, quelli che in antichità venivano spiegati come le diverse combinazioni che scaturivano dal mescolamento “dei semi… ora del grano, ora dell’oro o della vita...”, come asseriva Anassagora. Solo così riesco a spiegarmi il motivo di così tanti contrasti che sfociano in contraddizioni, in schermaglie fra guelfi e ghibellini, fra banditi e uomini di fede, fra i figli dei figli dei Normanni e quelli degli Albanesi o dei Greci o di uno dei tanti popoli di vecchia memoria che hanno attraversato queste terre. Solo così si comprende l’architettura dei paesi, dei campanili e dei castelli. La Lucania è un labirinto etnico, variegato e variopinto, dove risulta complesso districarsi e impossibile capire come mai ciò che da altre parti è semplice qui risulta complicato, e come la maggiore difficoltà che abbiamo sia quella di stare uniti superando la reciproca diffidenza che ci contraddistingue.

Il nostro amico prediletto è il fatalismo, che meglio di qualsiasi altro sa annacquare le poche tinte forti, diventando un fedele compagno di vita, accettato senza riserve con un moto interiore in parte vissuto in modo religioso e in parte in modo pagano da chi è abituato a subire, ogni anno e con eroica e dignitosa rassegnazione, le avversità del fato. Un concetto di “verghiana” memoria, che ci spinge a interpretare il volere del Padreterno o come una “carognata divina” o come una punizione da dover espiare per poter andare avanti. Ma ci sono altri chiaroscuri in Lucania, molti dei quali sono contrasti come bellissime foto in bianco e nero che spiegano più di ogni altra cosa quale sia il senso vero di questa terra e da dove nasca la sincerità e la palpabile genuinità che vi si respira. A questo aggiungi le tradizioni, tanto vive da non sembrare vere e ancora ricche di fascino, grazie proprio a quel coacervo di etnie capaci di mantenere assolutamente integra la loro memoria. Se osservi tutto ciò, ti accorgi che la Basilicata è un grande mosaico composto da tante piccole realtà di difficile interpretazione, distinte fra loro per dialetti e cultura, per storia e leggende. Un insieme antico che influenza anche la viticoltura e con essa il concetto stesso del vino, che fino a poco tempo fa era interpretato in mille modi. Nel Vulture l’Aglianico diventa multiforme, eclettico; diventa un vino da bersi giovane o da assecondare nell’invecchiare, elegante e fine o potente e ruvido. Anch’io non sono esente dalle cromie che influenzano il mio divenire, lasciandomi vivere questi luoghi con fierezza, tanto da porli come fondamento e base dell'esistenza da ormai trent’anni e come vera eredità culturale lasciatami da mio padre, a prescindere dalle vigne o dal patrimonio, e baso il suo valore nell’aver imparato a fare le cose bene più che a farle per avere.


La Firma Aglianico del Vulture DOCG

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Tipologia di terreni I terreni sono di origine vulcanica e il clima del periodo di sviluppo e maturazione è caratterizzato da estati torride, siccità prolungata per due o tre mesi ed elevate escursioni termiche tra giorno e notte che sfiorano anche i 20°C. Uve impiegate Aglianico 100% Sistema di allevamento Spalliera con cordone speronato Densità di impianto 5.000 ceppi per Ha Tecniche di produzione La vendemmia avviene manualmente a partire, di solito, dalla prima decade di novembre quando il frutto è nel pieno della sua maturità polifenolica. Una volta raccolto, dopo una diraspo-pigiatura, viene sottoposto a una macerazione che si prolunga per circa 20 giorni, Dopo la svinatura il vino affina in grotte naturali, in barriques e tonneaux di rovere francese, per un periodo di almeno 12 mesi, terminati i quali si affina per altri 12 in bottiglia. Quantità prodotta 25.000 bottiglie Note organolettiche Ci è gradito ricordare che questo Aglianico è stato in certe annate considerato uno dei vini più buoni d’Italia e, comunque, sempre protagonista nel portare l’Aglianico del Vulture all’attenzione della stampa specializzata. Un colore profondo anticipa la sua grande struttura che richiede una paziente ossigenazione. L’attesa è ben ricompensata quando il naso dispiega in sequenza mora e fragola mature, oltre a una nettissima nota di liquirizia che funge da sfondo a spezie, a profumi di fieno e di carruba, note che sottolineano l’articolazione olfattiva su alcuni toni già elegantemente evoluti. La bocca è possente, carnosa, meno sfumata che al naso, ma innervata da una sapidità che prolunga il finale balsamico. Un plauso all’integrazione del legno, meno invasivo di quanto proposto in passato. Prima annata 1998 L’azienda I 30 ettari di proprietà sono distribuiti nelle contrade più rinomate dell'areale del Vulture (Rionero, Barile, Ripacandida, Maschito e Ginestra), e di questi 26 sono occupati da vigneti che propongono alcuni esemplari di viti di oltre cento anni, mentre i restanti 4 Ha sono dedicati all’olivicoltura. Le circa 400.000 bottiglie commercializzate sono suddivise in 13 etichette di cui moltissime hanno come base le uve dell’Aglianico del Vulture, mentre le altre vedono l’utilizzo del Moscato Bianco di Basilicata, della Malvasia Bianca di Basilicata, dello Chardonnay, del Sauvignon e dell’Aleatico usati o singolarmente o in blend. Straordinarie sono le condizioni d’affinamento dei vini posti in antiche grotte di tufo del 1600, appartenute ai Padri Francescani.

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uesto è il mio vino! È questa la mia idea dell’Aglianico del Vulture. Lavoro perché sia un prodotto immediatamente riconoscibile, identitario di questo territorio. E lo interpreto come un vino antico, espressione di una modernità viva, realizzato seguendo i canoni qualitativi che ho appreso da mio padre Lucio. Credo tanto in tutto ciò che faccio e in questo vino al punto di considerarlo fra i più grandi rossi del mondo. E questo non sarebbe un obiettivo irraggiungibile, se solo noi produttori fossimo fieri e convinti assertori del suo grande valore trovando amalgama e strategie comuni per andare uniti sui mercati. Ma per far questo, prima di tutto bisognerebbe eliminare quel problema caratteriale di noi Lucani d’accontentarci del poco che abbiamo, scansando le sfide difficili, preferendo rassegnarci a ciò che altri decidono, preferendo sentirci ripetere continuamente che “nel frattempo…”, “forse, ma”, “intanto che…” o peggio ancora “nell’attesa di…” un qualcosa che non accade mai, di un futuro sempre appeso a un filo, di un presente mortificante ereditato da un passato tradito. Ed è così. Questa è una terra di confine, chiunque vi arrivi è padrone. Lo specchio di tutto ciò è il comparto agricolo. Se vai nei vigneti vedrai l’abbandono e quanto sia difficile trovare ragazzi della mia età aggirarsi fra quei filari. Dove sono? In fabbrica, in una catena di montaggio che gli lobotomizza il cervello. Si sono rassegnati, piuttosto che guadagnarsi un futuro lavorando in campagna. Da parte mia, non ho mai avuto dubbi, scegliendo di vivere fra i filari e la cantina, dedicandomi, con mia sorella Erminia, a ciò che amo davvero. Non ti nascondo che mi diverto fare ciò che faccio e credo che questa sensazione sia il massimo che la vita possa offrirmi. Sono stato certamente fortunato nel ritrovarmi in questa situazione con questa azienda di famiglia sulle spalle a solo 22 anni. Fondata nel 1930 dal mio bisnonno Donato, è stata una delle prime cantine a imbottigliare il vino che produceva già a partire dal 1960, iniziando subito dopo l’esportazione sui mercati del Nord America e dell’Europa. Nonno Rocco e i suoi due figli, mio padre Lucio, venuto a mancare nove anni fa e suo fratello, hanno fatto la storia di questa cantina ed io cerco di proseguire su quella linea, basandomi su ciò che ho compreso, osservando il lavoro di chi mi ha preceduto, non perdendo mai il senso della memoria, che mi ha reso e mi rende l’uomo che sono. Guardarmi intorno mi dà la forza e la spinta per andare avanti, nonostante tutte le difficoltà. Non è semplice doversi confrontare con un mondo del vino che, pur conosciuto da sempre, vivo come imprenditore solo da una decina di anni, un tempo quasi irrilevante in questo settore, un battito d’ali e niente più. Ogni volta che arriva una soddisfazione ringrazio l’attitudine al lavoro e al sacrificio che mi ha insegnato mio padre. Il tempo, come sempre, da galantuomo qual è, dirà se ho fatto bene, ma nel frattempo mi diverto a fare ciò che faccio. Un gran privilegio, che tocca a ben pochi uomini.

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D’Angelo snc Rocco D’Angelo


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Aglianico del Vulture DOC Riserva

Caselle

Tipologia di terreni I vigneti sono posti su terreni con suoli di medio impasto su suoi calcarei, argillosi e magmatici di origine vulcanica, a un’altitudine media di 400 metri s.l.m. Uve impiegate Aglianico 100% Sistema di allevamento Guyot Densità di impianto 4.000 ceppi per Ha Tecniche di produzione Dopo la vendemmia, che di solito avviene a partire dall’ultima decade di ottobre, si procede a una diraspopigiatura delle uve, con il mosto ottenuto si avvia la fermentazione alcolica e una macerazione pellicolare che di solito si prolunga per 15 giorni. Dopo una breve decantazione il vino è posto a maturare per 24 mesi in vasche di cemento; segue un affinamento di altri 24 mesi in grandi botti prima di essere imbottigliato. Quantità prodotta 40.000 bottiglie Note organolettiche Riserva è un appellativo impegnativo che crea aspettative di complessità aromatica e profondità gustativa. Alla vista il tono del rosso rubino pur essendo leggermente evoluto risulta tuttora brillante, ma ammonisce sulla necessità di un suo ascolto attento. Così stupisce facendo passare in secondo piano un'iniziale apparente semplicità del naso che invece man mano che si apre, mescolando il frutto nero in confettura a una piacevole nota di rosa appassita, a quella iodata figlia dei suoli vulcanici, alla speziatura che a sua volta si intreccia alla balsamicità. Anche al palato non tradisce, deliziosamente compiuto; la dolcezza del frutto che dà volume all’ingresso in bocca è compensata da un tannino infiltrante e vellutato. L’acidità ben equilibrata non solo apporta leggerezza, ma slancia la beva, ne prolunga le note finali di mirto e cola. Difficile trovare un sorso così rilassato e soddisfacente in un vino di tale pienezza: chapeau. Prima annata 1985 L’azienda L’Azienda D’Angelo rappresenta in Basilicata la storia dell’Aglianico del Vulture; nasce intorno agli anni '30, fondata da Rocco D’Angelo, nonno degli attuali titolari Erminia e Rocco D'Angelo, figli di Lucio D’Angelo. Nei 35 Ha di proprietà sono coltivati i vitigni di Aglianico, Chardonnay e Merlot che contribuiscono a una produzione complessiva di circa 400.000 bottiglie all’anno.


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l principio di tutto, “l’archè”, la forza primigenia che ha dominato le mie scelte, è nata all’inizio del millennio, quando in famiglia discutevamo se vendere o meno i nostri vigneti, forse i più vecchi di tutta la zona del Vulture, con sfumature di verde che toccano in alcuni casi anche i 70 anni di età. Con mamma e papà insegnanti, un nonno già avanti negli anni e noi figlie che volevamo studiare fuori regione e non tornare più a Barile, non esisteva altra scelta se non quella di cedere le terre. Non tardammo a trovare chi vi fosse interessato, dato che in quegli anni non mancava un grande fermento vitivinicolo nel Vulture, anche se il continuo pellegrinare di acquirenti fra i filari dove ero cresciuta mi dava un fastidio enorme e fece scattare in me un senso di ribellione rispetto a una decisione che sembrava già presa. Finito il Liceo mi iscrissi all’Università, scegliendo la facoltà di Agraria e frequentando un corso in Viticoltura ed Enologia a Pisa, il cui docente era l’enologo Tachis, una vera celebrità che, da neofita qual ero, non conoscevo affatto. Volevo essere io quella che avrebbe realizzato ciò che altri pensavano di fare in quei vigneti di famiglia. Tuttalpiù, se non fosse andata come speravo, avremmo potuto sempre liberarci dopo di quelle viti. Il resto è venuto in modo molto naturale, come lo è affidarsi alla corrente di un fiume tranquillo. Fu bello acquisire esperienze in molte cantine italiane ed estere, stare a contatto con personalità di spicco di questo mondo, diventare una brava enologa e, soprattutto, voler investire sulla mia terra. Tornata a casa, ho pensato che il passato non fosse più un dogma certo e che ciò che aveva contraddistinto il modo di interpretare il Vulture, e un vitigno come l’Aglianico, potesse essere rivisto. Così, conservando alcune cose buone del bel tempo andato, decisi che le altre, con il contributo della tecnologia, si potessero modificare in meglio, innalzando la qualità finale del vino che qui si produceva e mantenendo comunque un’identità e una territorialità forte. Dopo la prima vendemmia, misi quattro barrique in cantina, continuando a vendere il resto dell’uva come avevamo sempre fatto in passato. Ricordo che i miei amici mi prendevano in giro, perché le avevo posizionate proprio al centro dello stabile, e spesso ripetevano: “andiamo a fare un giro nell’azienda di Elena”; così dicendo si mettevano a fare il girotondo intorno a quei quattro legni. Tutto è partito così, acquisendo via via la consapevolezza che questo territorio aveva bisogno proprio di giovani che tornassero a casa, portando in dono al territorio l’entusiasmo dell’età, idee di modernità e un’innovativa visione del sistema vino. Io ho fatto questo e, col passare degli anni, ho compreso molte cose, in particolare che il vino che producevo non era solo l’ambasciatore della mia azienda, ma del territorio dove ero nata, e che quell’“archè” primordiale

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Elena Fucci Elena Fu cci


Aglianico del Vulture DOC

Titolo

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Tipologia di terreni I vigneti sono posizionati alle porte del borgo di Barile, nel cuore della produzione dell’Aglianico, ai piedi del Monte Vulture su costoni lavici a 650 metri s.l.m.. Il suolo è composto da roccia vulcanica (pozzolana), lava, lapilli e ceneri intervallati da strati di argilla. Uve impiegate Aglianico 100% Sistema di allevamento Guyot Corto, Alberello, Capanno Vulturino Densità di impianto 8.000/10.000 ceppi per Ha Tecniche di produzione La vendemmia che avviene abitudinalmente a fine ottobre-inizio novembre, si procede a una diraspatura e pigiatura soffice delle uve avviando la tradizionale fermentazione in rosso con temperatura non superiore ai 20-22°. Dopo la svinatura il vino è posto a maturare in barrique nuove e di secondo passaggio per almeno 12 mesi, a cui fa seguito un affinamento in bottiglia per 12 mesi prima di avviarsi al mercato. Quantità prodotta 20.000 bottiglie

Note organolettiche Colore rosso rubino brillante e naso fantasmagorico per complessità: bella e di immediato approccio la ciliegia matura, le note fragranti di rosmarino che fanno presagire goduriosi abbinamenti gastronomici, con più austeri toni di cioccolato, terrosità, corteccia di china e tabacco scuro a far da pendant. Pertanto, sorprende un palato più affilato dell’atteso, sapido e reattivo certo, ma al momento aromaticamente espresso più su toni di humus ed erbe aromatiche che non sul frutto, un carattere quasi più da Taurasi che non da Aglianico lucano. Salda la presa di un tannino ruspante. Vino profondo e dal grande futuro. Prima annata 2000 L’azienda L’Azienda Agricola Elena Fucci è nata nel 2000 dalle vigne acquisite negli anni ’60 dal nonno Generoso nella parte più alta di Contrada Solagna del Titolo ai piedi del Monte Vulture. Una parte del vigneto ha 60-70 anni di età, mentre la restante parte più giovane ha circa 20 anni. La produzione ammonta a circa 20.000 bottiglie per un solo vino, ottenuto da uve di Aglianico del Vulture. Oltre ai 6 ettari di vigneti, l’azienda possiede anche un ettaro destinato a oliveto e frutteto.

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non era figlio di un capriccio o di un attaccamento alla “robba”, ma un profondo desiderio di non perdere le mie origini. Per questo sono orgogliosa di ciò che sono diventata. Anche nonno Generoso, che con i suoi novant’anni guida ancora il trattore, è parte della mia giovane storia di vita, appagante per i risultati ottenuti, per le prospettive che ho davanti, per il senso di appartenenza che mi fa sentire un ciottolo o una zolla della mia terra, purtroppo sconosciuta ai più. Una brutta scoperta, evidente andando per il mondo a raccontare l’Aglianico del Vulture che produco, a parlare del mio paese, Barile, e a spiegare cosa sia la Basilicata. Un impegno forte e duro che stanca ogni giorno di più, ma che trova conforto nell’album di fotografie delle mie memorie, che mi ricorda cosa ero da bambina.


Se avessi tempo, non sai quanto mi piacerebbe portarti in giro per questo territorio ...

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e avessi tempo, non sai quanto mi piacerebbe portarti in giro per questo territorio, facendoti conoscere l’opulenza delle nostre campagne che vivono e profumano di tradizione... Sono certo che ne rimarresti affascinato. È qui che tutto ha inizio: non solo la mia storia, ma quella dell’Italia intera. Dell’Italia del vino! Proprio da questi areali cominciarono gran parte di quelle vicende che si studiano sui libri di scuola e che profumano di epopea e di mito di un tempo molto remoto, in cui navi portavano gente che arrivava da altri luoghi. Storia che mi rende fiero d’essere lucano, così come mi inorgoglisce camminare su questi terreni, che sono possedimenti di famiglia. Qui sono radicate le mie origini e prende corpo la storia di famiglia, intrecciatasi strettamente con questo territorio ubertoso che vede da oltre 500 anni la presenza dei Battifarano come agricoltori; lo testimonia un documento ritrovato nell’archivio familiare, messo sotto tutela dalla Soprintendenza dei Beni Archivistici. Altri atti di compravendita di terreni, di raccolti e vendemmie testimoniano, inoltre, come la vite fosse presente nell’universo autarchico dell’azienda, anche quando l’uso della moneta era pressoché sconosciuto da queste parti, come in gran parte del Sud Italia, poiché tutto veniva pagato in natura.

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Masseria Battifarano Cantine Cerrolongo Francesco Pa olo Bat tifarano


Non aveva importanza se fosse stato grano, olio o vino per quell’universo metapontino composto da mezzadri, grandi latifondisti e nobili masserie, i cui possedimenti contavano migliaia di ettari, poi frammentatisi o con la riforma fondiaria o per divisioni ereditarie. I Battifarano non sono mai stati nobili, hanno però avuto la possibilità di prendere vasti terreni in locazione già a partire dal XV secolo, divenendone successivamente proprietari, grazie a un’oculata gestione e anche al contributo fornito dalla libera professione che molti dei miei avi hanno esercitato con successo nell’ambito notarile, della medicina e della farmaceutica, in contemporanea con l’attività d’imprenditori agricoli. Oggi, mio padre Vincenzo, mio fratello Ciro, mia sorella Chiara e io gestiamo insieme il marchio commerciale delle Cantine Cerrolongo con cui produciamo vino, lasciando la produzione della frutta all’azienda agricola.

Sono terre forti queste che sembrano tuttavia aver perso il loro splendore e la fiamma della storia che le contraddistingueva è andata via via scemando, facendosi più fioca e lontana. Tutto è cambiato, ma non tutto ciò che si è modificato è migliore di ciò che era nel passato. In agricoltura viviamo una realtà kafkiana in assenza di un piano strategico di sistema. Apparteniamo tutti a dei microcosmi che viaggiano in modo autonomo in un mondo in cui i massimi sistemi economici guardano da altre parti. Se a questo aggiungiamo le difficoltà della burocrazia che richiedono impegni abnormi rispetto al valore intrinseco del sistema, si comprende come sia estremamente difficile fare impresa in questa regione. Noi cerchiamo di farlo in modo etico, praticando un’agricoltura sostenibile nel rispetto della tradizione, ma con i più moderni sistemi di produzione. Mi adopero, mi sacrifico e agisco come un semplice custode di ciò che mi è stato dato, soprattutto ora che sono divenuto padre. Ma questa è un’altra storia. Ora beviamo un po’ di vino, poi andiamo per vigne.

Matera DOC Primitivo -

Akratos

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Tipologia di terreni I vigneti sono posti su suoli che presentano depositi marini terrazzati, argille subappenniniche e depositi alluvionali tipici del Metapontino, a un’altitudine di 70 metri s.l.m. Uve impiegate Primitivo 100% Sistema di allevamento Cordone speronato Densità di impianto 4.000 ceppi per Ha Tecniche di produzione Dopo la vendemmia che inizia nella prima o seconda decade di settembre si procede alla diraspa-pigiatura delle uve raccolte al quale fa seguito una loro macerazione pellicolare e fermentazione in rosso che si protrae per circa 10/15 giorni a una temperatura di 22°C durante i quali vengono praticati 2/3 rimontaggi giornalieri e 3 délestage. Dopo la svinatura il vino è posto in tank di acciaio per i successivi tre mesi prima di essere messo in botti di rovere dove rimane a maturare per 12 mesi prima di essere imbottigliato. Quantità prodotta 7.000 bottiglie Note organolettiche Bel rubino profondo e luminoso. Spettro aromatico singolare ed intrigante dove spiccano note di pesca gialla, fiori appassiti, grano appena trebbiato, oltre ad una nota affumicata. Palato suadente, tannino estratto con molto criterio e quindi di grana vellutata. Bella la corrispondenza gusto-olfattiva nel frutto che si percepisce all’attacco per poi dipanarsi su rimandi di speziati. Vino estremamente aggraziato alla beva, dotato di personalità ed equilibrio. Prima annata 2006 L’azienda La proprietà appartiene da più di cinque secoli alla famiglia Battifarano che cura gli splendidi frutteti e vigneti di “Cerrolongo” che si trovano all’interno dei 100 ettari aziendali. Nei 31 ettari vitati sono presenti vitigni di Primitivo, Greco, Merlot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Syrah, Sangiovese, Fiano e Pinot Nero, dai quali la cantina ottiene circa 200.000 litri di vino dai quali si selezionano 50.000 bottiglie.

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assare dalla musica al vino non è stata di sicuro una scelta voluta, anzi so di averla subita come una costrizione. Allora prevalse il senso di responsabilità e il rispetto nei confronti della famiglia che mi aveva consentito di studiare fino a quel momento. Venendo meno mio padre, la vita di tutta la famiglia è cambiata completamente. Per anni ero stata lontana dal mondo del vino, provando un odio-amore verso tutto ciò che rappresentava. I miei interessi toccavano altre sfere emotive e il mio amore per la musica non era affine al sistema produttivo che regolava la quotidianità dell’azienda familiare. Per me la musica costituiva la mia passione più grande, una dimensione perfetta, armoniosa, assai distante dalla Terra e dalle beghe del vino.

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con passione e amore

Se oggi ne parlo con passione e amore, lo devo in parte alle mie sorelle che, in ogni modo, mi hanno aiutato e coinvolto e, in parte, a una persona che emotivamente mi ha avvicinato a ciò che consideravo materia estranea, nonostante fossi vissuta sin da bambina in mezzo alle vigne annusando gli odori della cantina. Poco alla volta, ho mostrato sempre più interesse, trovando risposte alle curiosità su molti aspetti che riguardavano i processi di vinificazione, dell’imbottigliamento e della comunicazione. Alla fine, questo mondo mi ha travolta, tanto da spingermi allo studio del vino a livello internazionale, affinando le mie capacità organolettiche, legando la mia attività a uno spazio e a una mia precisa identità in azienda. Sarei persino voluta andare ad acquisire esperienze in altri paesi del mondo per riportarle e testarle in azienda, ma scoprii che l’esercizio più importante e difficile che potessi fare era vivere la mia Basilicata, conoscendola meglio, misurandomi e crescendo insieme ad essa come vignaiola e donna.

Masseria Lanzolla

Anna Lanzolla, Isabella, Teresa ed Enrica Mininni

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Basilicata Rosso IGT

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Man mano che acquisivo sicurezza, nascevano nuove idee che condividevo con la famiglia e poi applicavo in azienda con l’aiuto delle mie sorelle, rivalutando in maniera profonda gli affetti. La zona del lago, posta all’interno dei 100 ettari di nostra proprietà, venne recintata, vietandone la caccia al suo interno; il passo successivo fu quello di ristrutturare la casa e aprire un agriturismo, per la gioia di tutti gli amici lontani, con l’obiettivo di dare l’opportunità a chiunque nel mondo ami la natura e la vita di campagna di raggiungerci. Così facendo, mi sono costruita l’opportunità di conoscere gente nuova e di confrontarmi con altre culture. Oggi i ragazzi che arrivano dall’Australia, dall’America, dal Giappone, portano con loro idee nuove che ossigenano le mie, consentendomi di riflettere sul valore della mia terra e di quanto necessiterebbe proprio di un’osmosi di intellighenzie per crescere. Purtroppo questa è un'area in cui la gente a volte si mostra distratta verso tutto ciò che non appartiene alla propria tradizione e molto ancorata a una visione medioevale di territorio in cui ogni azienda è un piccolo feudo, un microcosmo difficile da aprire agli altri per costituire un sistema. Io provo e riprovo e muovo le acque, facendo didattica, organizzando degustazioni e promuovendo, nei miei punti vendita, anche i vini delle altre aziende della zona, perché non temo la concorrenza e il lavoro degli altri, anzi lo ritengo un patrimonio da valorizzare, al pari del mio, utile a far comprendere a chiunque che qui esiste un consorzio di imprese che funziona.

Monade

Tipologia di terreni I vigneti sono posti nel territorio di Montalbano Jonico a 250 metri s.l.m. su terreni di medio impasto - alluvionale. Uve impiegate Aglianico 100% Sistema di allevamento Spalliere, allevate a cordone speronato; sesti d’impianto molto fitti: 225 cm per 112,5 cm. Densità di impianto 3.900 ceppi per Ha Tecniche di produzione Dopo la vendemmia, che di solito avviene nella terza decade del mese di settembre, le uve raccolte sono prima sottoposte a una diraspo-pigiatura e poi a una macerazione pellicolare che si prolunga per 8/10 giorni. Dopo la svinatura e un breve periodo di decantazione il vino matura per un breve periodo di tre o quattro mesi in tonneau e affina per qualche mese in bottiglia prima di essere commercializzato. Quantità prodotta 3.000 / 6.000 bottiglie Note organolettiche Delizioso esempio di un beverino e inaspettato Aglianico, che sciorina un frutto succoso, godibile, gratificante e “pericolosamente” facile da bere. Già alla vista profondità, gioventù e brillantezza del colore promettono bene, nota che è confermata al naso dove regala percezioni di mirtillo e ribes maturi, in armonica coesistenza con note di viola e un che di agrumato rinfrescante che appaga. Palato di buona pienezza, puntellato dal frutto che guadagna terreno sulle altri componenti olfattive allungandosi netto e intenso, senza stuccare grazie a una bella sapidità. Non aggressiva la tessitura del tannino, slanciata la piacevolezza della beva. Prima annata 2004 L’azienda L’azienda vitivinicola Masseria Lanzolla, di proprietà della famiglia Mininni, è situata nel cuore del Metapontino e si estende per 110 Ha, dei quali 7 sono sono destinati ad agrumeto, 5 ad oliveto e 25 a vigneto. Si coltivano varietà come il Primitivo, l ‘Aglianico, il Negramaro il Fiano, il Greco, lo Chardonnay, il Merlot e il Cabernet Sauvignon, mentre il resto della proprietà, nella quale si contemplano due laghi, è dedicato al pascolo. L’azienda produce annualmente circa 50.000 bottiglie.

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Tenute Iacovazzo

Giuseppe, Carlo Iacovazzo e i figli Andrea Luca, Claudio e il piccolo Alessandro

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uccede a tutti di dare per scontate certe vicende o eventi quando li osserviamo dall’esterno con superficialità e distacco. La stessa cosa si verifica anche quando si beve un vino; difficilmente, sorseggiandolo, si pensa alla complessità delle fasi operative che ne hanno determinato la nascita, o quando schiccoliamo un grappolo d’uva, trovando immediatamente i suoi acini buoni e carnosi, senza mai approfondire cosa vi sia a monte di quel piacevole gusto. Ecco, vorremo che, assaggiando i nostri vini o l’uva da tavola che produciamo, questo non accadesse mai, non tanto perché riteniamo siano unici, ma perché meritano rispetto, essendo figli del sacrificio enorme compiuto da questa famiglia, che è stata capace di dare valore al poco che possedeva, costruendosi un’identità imprenditoriale solida e credibile. Non solo prodotti, ma dei veri e propri simboli di un gruppo coeso capace di rinnovarsi, generazione dopo generazione, attraverso l’unico strumento che conosciamo per far funzionare le cose: il lavoro. Un concetto radicato in chiunque di noi Iacovazzo; un'idea cementata al pari degli affetti esistenti fra tutti noi, genitori, fratelli e nipoti, un pensiero che si fa azione e diviene incubatore di idee e confronto generazionale. La nostra forza è riconoscersi nelle nostre differenze. C’è chi ha una mentalità aperta, chi è ambizioso e voglioso di fare, ma tutti vogliamo che nei prodotti si riconosca il brand aziendale. C’è chi è fiero dei risultati ottenuti in questi decenni perché ha ben chiaro quale sia stato il punto di partenza, ma c'è anche chi è più pragmatico, attento alla realtà effettiva dell'impresa, o più tecnico, contraddistinto dalla precisione e dall'ordine, dote fondamentale nel gestire la produzione di uve da tavola e quelle da vino. Con così tante personalità spiccate e milioni di cose da fare, nel tempo, sarebbe potuto anche accadere che perdessimo la nostra storia. Questo non è successo anche perché sono ancora vivi coloro che sono i portatori di quella memoria orale che ci identifica; sono i nostri genitori, i nonni dei nostri figli, i mentori del ricordo intriso delle nostre origini contadine, della miseria da loro vissuta come mezzadri nel Sud d’Italia, così come del boccone di sudore di cui si nutrivano giornalmente. Ormai è da tre generazioni che ci stiamo adoperando per cambiare le cose, compiendo piccoli progressi ogni anno, modellando il nostro futuro e adattando prima di tutto il presente alla continua evoluzione tecnica e scientifica necessaria per rimanere al cambiamento dei tempi. Così facendo, siamo passati dai pochi ettari di vigneti, che avevamo in affitto quando la famiglia si trasferì dalla Puglia alla Basilicata, agli attuali 34, tutti di proprietà, situati in una zona che, per geologia dei terreni e aspetti pedoclimatici, è fra le migliori in Italia per la produzione delle uve. Terre particolari, sulle quali, dopo aver lavorato per decenni la classica Uva Italia, ci siamo messi a coltivare principalmente quelle prive di semi, molto dolci e saporite, come i Tirren e i Crimsono, oltre ad altri vitigni a bacca rossa e bianca, più adatti alla vinificazione. Due modi di interpretare la vite con finalità diverse, una prettamente frutticola, l’altra passionale. Un sentimento che ha sempre mosso i nostri genitori, i nonni, i bisnonni e anche il trisavolo Vitantonio che a Conversano, in Puglia, il paese delle nostre origini, aveva una cantina importante e faceva vino. Con il passare del tempo, quel moto interiore è diventato impellenza indomabile, tanto che, pur avendo un’infinità di cose da fare, abbiamo pensato di aggiungerne altre, incominciando a fare vino seriamente.

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Primàtem Basilicata IGP Rosso

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Tipologia di terreni I vigneti sono collocati nelle contrade Saldone e Pizzica su terreni con suoli ricchi di depositi marini terrazzati e depositi alluvionali a un’altitudine di 150 metri s.l.m. Uve impiegate Primitivo 100% Sistema di allevamento Spalliera Densità di impianto 4.500 ceppi per Ha Tecniche di produzione Dopo la vendemmia, che avviene di solito a inizio settembre, le uve subiscono una diraspo-pigiatura prima di essere avviate a una vinificazione con macerazione pellicolare che si protrae per circa 15 giorni a temperatura controllata. Al termine di questa fase e dopo una breve decantazione statica, il vino matura in acciaio per 12 mesi prima di affinarsi in bottiglia per i successivi 6 mesi. Quantità prodotta 9.200 bottiglie Note organolettiche Vino sapiente che a dispetto della maturità della materia prima si dipana senza eccessi in grande equilibrio e manifattura. Rubino giovane e non troppo denso al naso a dispetto dell’esuberanza alcolica è pimpante e articolato non solo su un‘opulenta vinosità, ma anche su riconoscimenti di erbe officinali, come il rabarbaro, e di macchia mediterranea, quali mirto e lentisco, oltre a una piacevole nota di pepe nero. Palato garbato, dove l’alcool è temperato da una bella acidità e sapidità in virtuosa collaborazione. Sorprendente è la persistenza e la beva, che non risulta mai appesantita. Prima annata 2008 L’azienda Le Tenute Iacovazzo, di proprietà di Giuseppe e Carlo Iacovazzo, si compongono di 34 ettari complessivi di cui 5 dedicati alle uve da vino e 29 alle uve da tavola. I tre cardini su cui si fonda la filosofia aziendale sono genuinità, purezza e tradizione, grazie ai quali producono vini di nicchia riuscendo ad unire passato e presente, vini pregiati e di eccellente qualità per un totale annuale di circa 25.000 bottiglie.

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È

una regione fantastica quella che mi ha adottato. Un evento che mi ha reso felice dandomi la possibilità d’ammirare, fin dal primo giorno in cui sono arrivato, una bellezza atipica rispetto a qualsiasi altra regione del Sud, composita, variegata, assolutamente diversa dal punto di vista morfologico e antropologico, ancor più selvaggia e rustica di quanto potessi concepire. Questo è un territorio in cui l’apporto antropico è quasi nullo, caratterizzandosi per una così bassa densità di popolazione per chilometro quadrato da avere pochi paragoni con qualsiasi altra regione italiana. Grandi parchi naturali, risorse idriche incommensurabili, specchi d’acqua dolce da far invidia ai laghi lombardi e un mare fra i più belli, fanno della Basilicata un fenomeno turistico e ambientale ancora tutto da scoprire da chi ama viaggiare. Una terra che sorprende chiunque, lontana da qualsiasi immaginazione e non solo per la natura e la biodiversità presente, ma per la sua gente, i lucani. Una differenza dovuta al fatto che chi vive qui è stato isolato, lontano dall’Europa e da qualsiasi luogo in cui si progetti il futuro. Ecco perché in Basilicata si trovano ancora sacche antropologiche vetuste. Pensa che qui esistono ancora i contadini, uomini ormai rari, che stringono una mano solo quando hanno il piacere di farlo e non quando devono; contadini che si producono ancora il vino in casa, come accade qui ad Acerenza, uno tra i “Borghi più belli d’Italia” dal punto di vista morfologico; 800 metri s.l.m. di sperone di roccia a picco su una vallata che degrada lentamente verso le Puglie. Il suo centro storico è bellissimo, impreziosito da una cattedrale medioevale e da una infinità di piccole cantine scavate nella roccia calcarea, a dimostrazione di quanto sia ancestrale il legame dei paesani con la vite.

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Vigneti del Vulture Manuel Barbone


Aglianico del Vulture DOC

Piano del Cerro

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Ed è qui che il gruppo Farnese ha voluto investire, la cantina è totalmente di proprietà di Vigneti del Vulture, società interamente controllata dalla Farnese Vini, in cui ha potuto vinificare i frutti di decine di viticoltori sparsi nel Vulture, i cui vigneti spezzano la cultura platonica del grano, dandoci la possibilità di realizzare prodotti unici, sorprendenti per le qualità organolettiche, tipicità e longevità; caratteristiche sempre più apprezzate dai mercati. Tutto questo mi fa supporre che, sotto l’aspetto vitivinicolo, il prossimo futuro enologico possa essere affrontato con più efficacia dalla Basilicata piuttosto che da molte altre regioni italiane. Un effetto più realistico di quanto si pensi, anche perché qui la vita scorre più leggera che da altre parti. I cicli della natura sono imperituri e le cromie dei campi vestono perfettamente le stagioni. Anche il contadino ha un rapporto di grande rispetto verso la terra e si approccia al tempo con ragionata rassegnazione, sapendo perfettamente cosa accadrà tra un mese e fra un anno, se il buon Dio lo avrà consentito. Non si pone troppe domande: sa d’essere una comparsa attiva del ciclo della Natura, che si ripete da sempre in un fatalismo senza risoluzione alcuna. Un ambiente che è diventato stimolo e motivo di progresso per questa cantina, che ha saputo coniugare ruralità e modernità, storia e innovazione, tipicità e genuinità dei frutti, rendendosi capace, finora, di aprire il comparto ad interessanti prospettive, dimostrando come, ancora una volta, la viticoltura si possa modificare continuamente se si possiede una visione e la capacità di progettare un diverso domani...

Tipologia di terreni I vigneti del Gruppo Farnese sono altamente selezionati e avviati alla produzione con certificazione biologica. Si trovano nel circondario del comune di Acerenza, con suoli di origine vulcanica e pertanto ricchi di minerali. Si elevano fino a sfiorare gli 800 mt s.l.m. producendo uve dalla grande complessità aromatica. Uve impiegate Aglianico 100% Sistema di allevamento Cordone speronato Densità di impianto 4.000 ceppi per Ha Tecniche di produzione Dopo la vendemmia, che avviene di solito nella prima decade del mese di ottobre, si procede alla diraspo pigiatura delle uve, che vengono avviate alla vinificazione con relativa fermentazione alcolica e macerazione pellicolare che si prolunga per circa 25-30 giorni a temperatura controllata. Durante questo periodo vengono effettuate follature manuali ogni 6 ore. Dopo la svinatura e un breve periodo di decantazione statica il vino è fatto maturare per 24 mesi in barrique nuove, dove svolge la fermentazione malolattica. Quantità prodotta 80.000 bottiglie Note organolettiche Un vino dal colore profondo, compatto e brillante, che al naso dà impressione di opulenza, quasi di esuberanza, tanto che la verve alcolica esalta il frutto pieno, carnoso di prugna matura e di speziatura dolce; note marcate dalla monoliticità di uno stile internazionale che comunque si evince, ma che, invece, ne sorreggono, con l’aiuto di una componente minerale accentuata, il carattere e la personalità. Il palato risponde alle percezioni di rotondità e ricchezza, ma anche in questo caso il tannino ben estratto e la sufficiente acidità evitano il pericolo di attribuire al vino solo un profilo “morbido”, esaltandone l’eleganza d’insieme. Persistenza adeguata e finale coerente sulle note fruttate e di impeccabile pulizia. Prima annata 2006 L’azienda L'azienda Vigneti del Vulture trova la sua sede a pochi chilometri dal paese di Acerenza. La superficie vitata in affitto è di circa 25 Ha e, quindi, le uve sono raccolte un po’ su tutto l’areale della DOC dell’Aglianico del Vulture. Nella cantina recentemente ristrutturata – una delle più moderne e tecnologicamente avanzate del Sud Itala – nascono vini prodotti dalle uve di vitigni quali Aglianico, Greco, Fiano e Moscato. La produzione annuale si aggira intorno alle 80.000 bottiglie.

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VINICERVINO Vincenzo P et ruzzelli– Anna L aura Tarant ino

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iamo a sud, quasi alla fine della Val d’Agri, nel territorio di produzione della più recente Denominazione del potentino, la Grottino di Roccanova DOP, che comprende i comuni di Roccanova, Castronuovo di Sant’Andrea e Sant'Arcangelo. Siamo in questo territorio perché crediamo che stare qui abbia un senso, perché siamo a casa, pur sentendoci cittadini del mondo come vignaioli. Una sensazione fantastica, cresciuta e man mano ci sentivamo soddisfatti per le cose che stavamo facendo e per il risultato che ottenevamo, figli di una meticolosa e maniacale attenzione, di una grande passione profusa nell’azienda da entrambi. In fondo, non poteva essere diversamente, avendo deciso insieme di affrontare questa avventura, che all’inizio sembrava quasi irragionevole. Mano nella mano, siamo andati avanti, senza porci troppe domande, senza calcolare i risvolti economici dell’operazione intrapresa, né verificare, in prospettiva con un piano pluriennale, quali potessero essere le potenzialità di un’azienda vitivinicola situata a Roccanova, in una zona completamente sconosciuta dal sistema vino Italia. Nonostante questo stiamo andando avanti, senza un attimo di esitazione, ripensamenti o titubanze, cimentandoci con caparbia determinazione, avendo scordato da molto tempo i primordiali momenti, nei quali ci muovevamo da neofiti tra mille dubbi e paure. Con coraggio, siamo tornati alla terra, alla vite e alla natura, al contrario dei molti che da questo luogo si allontanano. Capita di riflettere su questo, arrivando a classificare gli abitanti di questo paese in chi ama o non ama la terra, in chi si prodiga per i suoi frutti e chi invece li abbandona, lasciandoli marcire, perdendo insieme a essi le proprie radici e la memoria del suo recente passato, da cui si dissocia, vergognandosene. Noi facciamo tesoro dei ricordi, adoperandoci per riviverli ogni giorno, stando in equilibrio fra passato e presente, fra queste viti e questa terra, pensando che ogni vendemmia possa essere il preludio a un’annata magica per il vino, bella come un nuovo figlio, da far crescere con calma, prima di vederlo andare per il mondo, orgogliosi di sapere che porta il nostro nome e quello di Roccanova. Un “lavoro felice”, che abbiamo deciso d’affrontare a schiena dritta, separando l’azienda agricola dall’impresa edile di famiglia, scindendo le due cose in modo netto per usufruire di due realtà contrapposte e bisognose entrambe di attenzioni, cercando, con quest’osmosi,

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Tipologia di terreni I vigneti si trovano a 500 metri s.l.m. in contrada Marchese, nel comune di Roccanova, su terreni sabbiosi di medio impasto. Uve impiegate Sangiovese 60%, Malvasia Nera 30%, Cabernet Sauvignon 5%, Montepulciano 5% Sistema di allevamento Guyot Densità di impianto 3.500 ceppi per Ha Tecniche di produzione Dopo la vendemmia, che avviene agli inizi di ottobre, le uve sono prima diraspopigiate e poi sottoposte alla vinificazione in rosso con relativa fermentazione e macerazione pellicolare che si protrae per circa 10 giorni a temperatura controllata. Terminata questa fase, dopo una breve decantazione il vino matura in barrique di rovere francese per almeno 9 mesi. Prima di essere commercializzato il vino subisce un ulteriore affinamento in bottiglia di almeno 6 mesi. Quantità prodotta 20.000 bottiglie Note organolettiche Vino dal bel colore rubino, brillante ma non particolarmente profondo. All’esame olfattivo si offre con buona intensità e intrigante complessità, tra note di macchia mediterranea che fanno quasi pensare a un vino del Rodano, invitante vinosità, fiori appassiti, pepe bianco, note speziate dolci e di legno di sandalo. Tannino fitto al palato, succulento ma non stancante, e lungo, con legno che fa capolino solo sul finale senza però disturbare. Un rosso di pronta beva, piacevole oltre ogni aspettativa. Prima annata 2001 L’azienda L’Azienda Vini Cervino viene fondata nel 1982 da Donata Maria Cervino; attualmente è portata avanti da suo figlio Vincenzo e dalla moglie Anna Laura; si compone di 16 ettari di cui 11 vitati, i rimanenti sono dedicati a uliveti e agrumeti. Il cuore della cantina è rappresentato dalle caratteristiche grotte scavate nell’argilla e produce annualmente circa 48.000 bottiglie.

Grottino di Roccanova DOP Rosso

Marchese

di dare un valore aggiunto a tutto ciò che potesse venire fuori da entrambe. Un ragionamento iniziale che avrebbe potuto funzionare se il mondo del vino non ci avesse preso e tirato dentro, trasformando l’intuito imprenditoriale in spudorata passione, che ha stravolto qualsiasi programma fatto decuplicando gli investimenti sia nei vigneti, sia nella cantina che nelle grotte di arenaria, dove facciamo invecchiare i vini, come da disciplinare. È lo stesso sentimento indomabile, che ci spinge a vedere oltre il presente, nella speranza di poter ampliare gli ettari degli impianti a disposizione, aumentando la produzione di un vino che, oltre ogni rosea previsione, incontra il gusto dei mercati. Una situazione strana e quasi paradossale, che vede da una parte il Grottino di Roccanova uscire dai propri confini, e, dall’altra, un territorio che non riesce a comunicare con efficacia neanche chi nasce e chi muore. Così facciamo come possiamo, sapendo che insieme nessun traguardo ci potrà essere precluso.

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