Lunedì 31 agosto 2009
Pesante disfatta nelle regionali della Saar e della Turingia. Vola la sinistra di Lafontaine
Germania, il crollo della Cdu di Angela Merkel di FLAMINIA BUSSOTTI SONORA batosta della Cdu alle regionali ieri in due Laender tedeschi a quattro settimane dalle legislative: in Turingia e Saar il partito cristiano democratico della cancelliera Angela Merkel perde la maggioranza assoluta e non potrà più governare da solo rischiando di finire anche all’opposizione. In Sassonia invece ha tenuto e può continuare a governare in coalizione. A meno di un mese dalle politiche del 27 settembre, il voto regionale non solo penalizza pesantemente la Cdu. Venti anni dopo la caduta del Muro di Berlino, apre inoltre la strada, in Tu-
Secondo gli exit poll forte calo del Partito Cristiano Democratico alla consultazione in tre Laender ringiamaanche nellaSaar(ovest) a possibili nuove coalizioni con la Linke, il partito di sinistra finora forte solo a est, nato dalla fusione dei postcomunisti della Pds e dei ribelli della Spd capitanati dall’ex leader fuoriuscito, Oskar Lafontaine. La Spd, alleato junior nella grande coalizione a Berlino, intravede uno spiraglio di luce non tantopersuo meritoquantoperla sconfitta Cdu. Separato da un divario incolmabile dalla Merkel, lo sfidante Spd alla cancelleria Franz-Walter Steinmeier può ri-
prendere fiato. La Spd non arriva in nessuno dei tre Laender sopra il 25% nè registra balzi in avanti ma almenonon franaepuò gioiredella frenata Cdu. L’esito del voto, anche se in parte previsto, rimescola lecarte allavigiliadelle politichee ravviverà una campagna giudicata dai commentatori finora molto noiosa. Per la prima volta si profila ora la possibilità concreta di coalizioni con la Linke (al governo finora solo nel Land di Berlino con laSpd). NellaSaar, dovela Cdudel premier Peter Mueller governava
da sola con la maggioranza assoluta, è ora ipotizzabile un cambio di governo rosso-rosso-verde. Il successo della Linke nel Land occidentale ha un nome: Oskar Lafontaine, molto popolare anche perchè ne è stato a lungo il premier (1985-'98). In Turingia, persa pure qui la maggioranza assoluta, la Cdu potrebbe allearsi solo con la Spd altrimenti non restano checoalizioni conlaLinke. Soloin Sassonia, la Cdu ha tenuto e può continuare a governare con la Spd, o con i liberali della Fdp. Al di là della retorica elettorale, secondoi commentatoriilvoto avràcertamente effetti sulla campagna per le politiche.
Angela Merkel
Il nuovo leader Hatoyama: è stato voto per il cambiamento
Giappone, dopo 54 anni vincono i democratici DOPO settimane di vittorie sulla carta aggiudicate dai sondaggi di ogni tipo, per il partito Democratico giapponese è il momento del trionfo. Alle facce sorridenti dei supporter del Minshuto stipati nel quartier generale del partito, spostato temporaneamente nel Laforet Museum, nel cuore di Tokyo, per accogliere i giornalisti giunti da ogni parte del mondo, si contrappongono i volti tiratissimi e senza un filo di voce nella sede del Jiminto (i Liberaldemocratici), nella sala al quarto piano del palazzo di Nagatacho, che dista poche decine di metri dal parlamento. Da subito, nella sede democratica si respira l’aria delle grandi occasioni: in un colpo d’occhio che rapisce sguardi e obiettivi dei presenti, la parete principale della sala è ricoperta da un enorme puzzle formato dalle locandine elettorali di tutti i candidati Democratici, intorno alla figura centrale del leader, Yukio Hatoyama. La tensione si scioglie alle 20:00 in punto (le 13:00 in Italia), con un boato che accompagna la diffusione dei primi exit poll, immediatamente dopo la chiusura
delle urne: oltre 300 seggi conquistati alla Camera Bassa, il triplo rispetto alle elezioni del 2005, e la coalizione liberaldemocratica al potere da oltre mezzo secolo ridotta a un terzo della rappresentanza attuale. Il primo leader Democratico a presentarsi ai microfoni, nella affollatissima sala è l’ex presidente Ichiro Ozawa, l’azionista di maggioranza del partito che non tradisce emozioni in volto: avrebbe dovuto essere la sua festa, ma a pochi mesi dal voto uno scandalo di donazioni illecite ha sgretolato il suo sogno di diventare premier, costringendolo a sofferte dimissioni, annunciate in lacrime. «La sconfitta Ldp non mi sorprende – ha detto seccamente – perchè nasce dallo scontento che si percepiva tra la gente». A un’ora e mezza dalle prime proiezioni, quando il trionfo Democratico trova via via riscontro nei dati reali, è la volta del leader Hatoyama, visibilmente sorridente, ma quasi stupito da quanto stava accadendo, accompagnato dall’ex presidente Naoto Kan e dal segretario Katsuya Okada, saluti, strette di mano e sorrisi
a tutto tondo. «Grazie di cuore alla gente e al suo desiderio di cambiamento – ha detto il premier in pectore dopo aver appuntato le coccarde di rose rosse sui nomi dei candidati eletti, trasformando la parete in una sorta di grande affresco –Non è ancora finita anzi la sfida inizia proprio da adesso». Nel piano semivuoto del quartier generale Ldp, la batosta delle urne si fa sentire. Di più, è palpabile l’incredulità per qualcosa che nessuno era disposto a credere potesse mai accadere: la perdita del potere, con la rappresentanza parlamentare ridotta a un terzo che non risparmia l’esclusione dei volti più noti della principale forza conservatrice. «C'era vento ditempesta verso ilcambiamento – ha commentato l’ex premier Shinzo Abe riconoscendo la disfatta – ma le tempeste di solito non durano a lungo». Meno fatalista Shigeru Ishiba, ministro dell’Agricoltura: «Il partito è da ricostruire». Il volto tirato del premier Taro Aso, che non riesce a nascondere l'amarezza per la sconfitta e che ha poi annunciato la volontà di dimettersi dal partito.
Lo sconfitto dimissionario Taro Aso
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