Brevi dal mondo
Tokyo, eletto Hatoyama
TOKYO – La svolta politica in Giappone prende forma nella Tokyo tappezzata del Tricolore che, con la Hinomaru (il disco rosso della bandiera nipponica), sventola per le strade del cuore “politico” della città, in onore della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. È la giornata di Yukio Hatoyama (nella foto), l’atipico esponente di una blasonata famiglia di politici del Sol Levante nonchè leader del partito Democratico (DpJ), diventato premier con un’ampia maggioranza senza i Liberaldemocratici, estromessi dal potere dopo 54 anni quasi di fila e relegati nell’insolito ruolo di opposizione. L'assemblea ha nominato Hatoyama primo ministro con 327 voti su 480, ha detto, dando il via a scroscianti applausi che sono presto sconfinati in una standing ovation.
Pechino blindata e senza aquiloni PECHINO Grande dispiegamento di forze di sicurezza a Pechino in vista delle celebrazioni per il 60esimo anniversario dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese del primo ottobre. Massima sicurezza anche nei cieli: fino all’8 ottobre su una vasta zona attorno all’aeroporto internazionale di Pechino sarà interdetto qualsiasi tipo di sorvolo non autorizzato e saranno banditi persini gli aquiloni.
Non si trova vena morte rinviata WASHINGTON – Doveva essere giustiziato martedì mattina alle 10 con un’iniezione letale, ma il boia, dopo due ore di inutili tentativi, non è riuscito a trovare le vene. Così nel Southern Ohio Correctional Facility, a Lucasville, l’esecuzione di un condannato a morte nero di 53 anni è stata rinviata alla settimana prossima.
Giovedì 17 settembre 2009
Joe Wilson diede del bugiardo al presidente, ora la Camera approva una mozione
Censura per il deputato che insultò Obama E sul caso si addensa l’ombra di una campagna neorazzista
di CRISTIANO DEL RICCIO WASHINGTON – Evocando i cappucci bianchi del KKK, la Camera Usa ha approvato ieri notte una insolita mozione di censura nei confronti di Joe Wilson, il deputato repubblicano del sud che ha urlato 'stai mentendo!' al presidente Barack Obama (durante un discorso al Congresso la scorsa settimana) innescando un acceso dibattito sul neo-razzismo. Nella polemica si è gettato anche l’ex-presidente Jimmy Carter, accusando Wilson di «razzismo: esiste la convinzio-
ne intimatra moltepersone in questo paeseche unafro-americano non dovrebbe essere presidente». Ma Wilson è già diventato, con quelle due parole, un eroe per la destra americana. La mozione di censura, che rimprovera il deputato per avere violato le regole di comportamento della Camera, è stata approvata con i voti di 233 democratici e di sette repubblicani. Il partito d’opposizione ha dato il suo sostegno a Wilson (ma anche dodici democratici hanno votato con lui), giudicando la mozione un tentativo dei democratici di sfrut-
tare politicamente la sua intemperanza verbale. Wilson si era già scusato con la Casa Bianca subito dopo l’incidente ed ha rifiutato di ripetere le sue scuse al Congresso, giudicando «il caso chiuso». Ma i deputati democratici afro-americani hanno fatto pressioni sui leader del partito perchè fosse presentatala mozionedi censura, vedendo nell’atteggiamento di Wilson un atteggiamento razzista: mai prima nella storia un presidente americano impegnato in un discorso davanti alle Camere riunite era stato insultato in tal modo.
Un milione e mezzo di voti velano la sua riconferma
Afghanistan, Karzai contestato dall’Ue
Barack Obama; a sinistra Joe Wilson
C’è l’incognita del trattato di Lisbona
Commissione europea via libera al Barroso-bis già al lavoro sul nuovo collegio
di MAURIZIO SALVI
di ENRICO TIBUZZI
NEW DELHI – La prospettiva di una soluzione in tempi rapidi del rebus presidenziale in Afghanistan con l'assegnazione della vittoria all’uscente Hamid Karzai si è allontanata oggi dopo che è apparso evidente che le schede di un gran numero di seggi, non si sa quanti, dovranno essere ricontate. È stata la vice responsabile della missione di osservatori dell’Unione europea (Ue) in Afghanistan, Dimitra Ioannou, a far salire alle stelle la tensione dichiarando che circa 1,5 milioni di schede, deisei milioni chesi calcola siano state deposte nelle urne il 20 agosto, potrebbero dover essere ricontate per forti sospetti di brogli. Di queste, 1,1 milioni riguardano voti assegnati al presidente Karzai, 300.000 al suo principale sfidante Abdullah Abdullah, e la restante parte a vari altri candidati. Sulla base dello scrutinio finale provvisorio (100% dei seggi) comunicato oggi dalla Iec, Karzai ha ottenuto il 54,6% dei voti, mentre Abdullah si è attestato sul 27,8%, con una affluenza alle urne stimata al 38,7% degli aventi diritto. Questi risultati sono ora al vaglio della Commissione elettorale (Ecc) presieduta da Grant Kippen che solo dopo il superamento del macigno costituito da 3.000 denunce di brogli ricevute, autorizzerà la Iec a proclamare la vittoria al primo turno di un candidato (Karzai) o a disporre un ballottaggio (Karzai-Abdullah). Questo doveva succedere secondo l’agenda fissata all’inizio del processo elettoralegiàoggi, maunoslittamento di settimane sembra certo per la necessitàdiricontare ivotidimolte centinaia di seggi.
STRASBURGO – Incassata la riconferma alla guida della Commissone europea, una nuova, difficile prova attende Josè Manuel Barroso: la composizione del nuovo collegio. Un “sudoku” che il presidente dell’esecutivo comunitario dovrà completare nelle prossime settimane mediando tra le richieste dei governi e le promesse fatte ai gruppi parlamentari. L’invito rivolto ieri a Barroso dal presidente del Parlamento europeo, il polacco Jerzy Buzek, è stato chiaro. Adesso occorre procedere alla designazione e alla nomina dei commissari «al più presto». Ma come ciò possa avvenire nell’incertezza istituzionale che ancora regna sul futuro dell’Ue è invece assai meno chiaro. Tutto ruota intorno all’eventuale entrata in vigore del trattato di Lisbona poichè questo comporterebbe la no- Josè Manuel Barroso mina di una nuova figura, quella del presidente permanente dell’Ue, e risolverebbe alla radice il problema del numero dei commissari, che in base al trattato attualmente in vigore, quello di Nizza, dovrebbe diminuire di almeno una unità. Un impasse che, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe essere superato procedendo comunque alla designazione dei nuovi commissari con Nizza e considerando l’Alto rappresentante Ue per la sicurezza e la difesa (Mister Pesc) come un commissario “di riserva” da cooptare se e quando entrerà in vigore Lisbona. Le tappe del percorso sono comunque già fissate. Il 2 ottobre si saprà se gli irlandesi diranno sì o no a Lisbona, principale, ma non unico ostacolo al completamento del processo di ratifica. E intanto fioccano nomi, ipotesi e rivendicazioni. Tony Blair, Felipe Gonzalez e Jean-Claude Juncker sono tra i candidati, con quotazioni più o meno alte, per il posto di presidente permanente dell’Ue (che nascerà se e quando Lisbona passerà) reclamato pubblicamente dai socialisti.
Hamid Karzai
La presa di posizione degli osservatori Ue ha suscitato una evidente soddisfazione nel campo di Abdullah, paladino della lotta alle irregolarità che a suo avviso sono state quasi tutte a favore di Karzai, e che è aggrappato all’ipotesi di un ballottaggio per conquistare la vittoria che oggi gli sfugge. Molto diversa la reazione dell’equipe del capo dello Stato, convintadellavittoria, chenonha esitato ad accusare la Ue di avere, con il suo intervento, violato la Costituzione afghana secondo la quale «la presentazione di reclami è responsabilità unicamente della Commissione per i reclami elettorali (Ecc)». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente operativo della Iec, Daud Ali Najafi, che a conclusione della conferenza stampa in cui ha fornito le cifre finali provvisorie ha detto che a suo avviso «gli osservatori Ue hanno il diritto di dare opinioni, di consigliare, ma non di interferire». Non chia-
mata in causa, ma sensibile al dibattito avendo decine di migliaia di uomini dispiegati in Afghanistan, la Nato ha chiesto la «massima credibilità» dei risultati, In particolare il portavoce dell’organizzazione, James Appathurai, ha rivolto da Bruxelles un appello a tutti gli attori politici afghani «a dimostrare senso di responsabilità» in questa fase di mancanza di chiarezza. In attesa che la Ecc comunichi ufficialmente il perimetro dei seggi che dovranno essere riesaminati, un’alta fonte diplomatica europea a Kabul che ha chiesto l’anonimato, ha sottolineato che “il ragionamento degli osservatori è esemplificativo di uno scenario e non va preso alla lettera». «Essi –ha aggiunto –non hanno detto che si devono ricontare1,5milioni divoti,masemplicemente che con i criteri fissati dalla Ecc per determinare i sospetti di brogli, questo è il numero teorico massimo che si raggiunge».
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