Brevi dal mondo
Kippur, scontri a Gerusalemme GERUSALEMME – Una nuova fiammata di violenza e tensione è divampata ieri sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme, nell’imminenza della ricorrenza ebraica del Kippur, con scontri fra polizia israeliana e giovani palestinesi che si sono protratti per ore nelle viuzze della città vecchia e in altri rioni. Il bilancio è di decine di feriti, fermi e accese polemiche politiche. I disordini, innescati dalla reazione degli arabi-musulmani all’annuncio di una incursione di un gruppetto di ebrei religiosi nazionalisti sulla Spianata (ritenuto il luogo su cui sorgeva il grande tempio, distrutto dall’imperatore romano Tito quasi 2000 anni fa), hanno avuto il loro culmine durante la mattinata.
Kabul, attacco con vittime civili KABUL – Stavolta l’obiettivo del kamikaze talebano non sono state le truppe Nato, nè la povera gente dei mercati. L’autobomba scoppiata ieri mattina vicino ad una scuola di Herat, la città dell’Afghanistan al confine con Iran e Turkmenistan, sede del comando italiano, era destinata a Ismail Khan. Ministro dell’Energia e dell’Acqua nel governo di Hamid Karzai, per gli afghani è più semplicemente 'il Leone di Herat': è rimasto illeso. A morire sono stati quattro civili, tra i quali una donna ed un bambino.
Lunedì 28 settembre 2009
A Tivoli (Roma) un’altra strage provocata dall’alta velocità Bari, rapina in casa
Folle corsa della Ferrari rossa: 4 morti L’auto sbanda, invade la corsia opposta e investe un’auto e una moto
I rilievi sul luogo della strage
ROMA – Una corsa folle con una Ferrari rosso fuoco e poi distruzione e morte. Pochi istanti e sulla via Tiburtina, a Tivoli, una cittadina alle porte di Roma, è stata una strage, l’ennesima strage causata dall’alta velocità. La Ferrari che sbanda e invade la corsia opposta dove sopraggiungeva un’auto con cinque giovani e una moto con a bordo una coppia. Un bilancio pesantissimo destinato ad aggravarsi con il passare delle ore: quattro morti, quattro feriti e due giovani donne in coma, tutte e due incinta ma una ha per-
so il bimbo nell’impatto violento che ha lasciato, in quel tratto di strada, un groviglio di lamiere che per ore è stato impossibile districare. Un bilancio a cui si aggiunge quello di altre 4 giovani vittime morte la notte scorsa sulle strade in diverse parti d’Italia. Proprio dai resti delle auto, praticamente irriconoscibili, dell’incidente di Tivoli arrivano le prime ipotesi sulle cause del drammatico incidente avvenuto in un tratto di strada stretto e a doppio senso di circolazione, dove il limite di velocità è quello di 40 chilometri orari.
la vittima spara e uccide il ladro
Venezia, ancora un nuovo caso di violenza familiare
NOICATTARO (BARI) – Ha sentito strani rumori in casa, ha intuito che si trattava di ladri o rapinatori e si è barricato con la convivente in camera da letto. Quando i malfattori gli hanno intimato di aprire tentando di sfondare la porta, Giuseppe Di Fino, 52 anni, imprenditore edile, ha sparato due colpi con la pistola che custodiva legalmente per difesa personale. Luigi Bartoli, 45 anni, pregiudicato per reati contro il patrimonio, è stato colpito al petto, è riuscito a fuggire, ma non ce l’ha fatta ed è stato scaricato morto all’ospedale di Bari.
VENEZIA – Un nuovo caso di violenza in famiglia è stato consumato alle prime ore di ieri nel veneziano, in un campo sul fronte nord della laguna di Venezia. Un ex ispettore di polizia penitenziaria ha ucciso la moglie, guardia giurata all’aeroporto Marco Polo di Tessera (Venezia), e poi si è suicidato. Ancora una volta, la causa scatenante sembra essere una separazione in corso abbinata ad uno stato di depressione dell’uomo, il quale fino a poco tempo fa prestava servizio in diversi istituti penitenziari.
Dure le reazioni dei paesi europei e degli Stati Uniti. Ipotizzate sanzioni
Iran, nuovi test con missili I pasdaran hanno lanciato vettori a corto e medio raggio TEHERAN – I Pasdaran iraniani hanno cominciato ieri manovre missilistiche, proprio mentre si acuisce la tensione con l’Occidente dopo l’annuncio della costruzione di un secondo sito per l’arricchimento dell’uranio, l’attività più controversa nel programma nucleare della Repubblica islamica. Ieri mattina sono stati effettuati lanci di missili Zelzal (con una gittata di 400 chilometri), Tondar (150 chilometri) e Fateh (110 chilometri). Successivamente sono stati lanciati gli
Shahab 1 e 2, entrambi a medio raggio. Ma il momento culminante delle manovre è atteso per oggi, quando è in programma il lancio dello Shahab 3, un vettore con un raggio d’azione dichiarato di 2.000 chilometri e quindi potenzialmente in grado di raggiungere Israele. Il comandante delle forze aeree dei Guardiani della rivoluzione, generale Hossein Salami, ha detto che le manovre «non sono una minaccia per i Paesi vicini», ma un avvertimento alle «potenze egemoniche» che Teheran
«è capace di rispondere ad atti di ostilità con immediatezza e in modo distruttivo». Salami ha risposto sdegnosamente anche alle ipotesi di un attacco israeliano: «Il regime sionista non è a un tale livello di potenza da parlarne come una minaccia». Sono queste le prime manovre iraniane di questo tipo da quando, il 17 settembre, il presidente americano Barack Obama ha rinunciato al progetto originario di uno scudo spaziale che doveva essere realizzato nell’Eu-
ropa orientale con lo scopo dichiarato di fronteggiare la minaccia missilistica di Teheran. Le esercitazioni missilistiche dei Pasdaran, soprattutto nella regione del Golfo e dello Stretto di Hormuz, sono eventi ricorrenti. Ma in questo caso sono cominciate solo due giorni dopo che è diventata di pubblico dominio l’esistenza di un nuovo sito per l’arricchimento dell’uranio, vicino alla città santa sciita di Qom, 130 chilometri a sud di Teheran, che si aggiunge a quello già operativo di Na-
tanz. Dure le reazioni degli Usa e dei Paesi europei, tra i quali sono tornate a circolare con più insistenza ipotesi di sanzioni severe contro Teheran nel caso non vi fossero svolte positive in un incontro fissato per il primo ottobre a Ginevra fra la Repubblica islamica e i Paesi del 5+1, cioè i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) più la Germania. Alberto Zanconato
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