Brevi dal mondo
Dalla Clinton monito a Karzai NEW YORK – Alla vigilia dell’insediamento il 19 novembre, gli Stati Uniti mandano un forte monito al presidente afghano Hamid Karzai: ora che «finalmente» il processo elettorale è finito, il suo governo «deve fare meglio» se vuole continuare a ricevere gli aiuti dell’America, ha detto il segretario di Stato Hillary Clinton intervistata sulla tv americana. «Abbiamo mandato il messaggio. Ora che finalmente le elezioni sono alle spalle vogliamo vedere prove tangibili che il governo afghano, dal presidente Karzai fino ai gradi più bassi, risponde ai bisogni del popolo», ha detto la Clinton.
Spina staccata al baby di 13 mesi LONDRA – È morto con i genitori stretti intorno a lui, dopo che anche il padre aveva acconsentito a staccare la spina: Baby R. B., il bambino di 13 mesi gravemente disabile che nelle scorse settimane era stato oggetto di una battaglia legale all’Alta Corte di Londra, in cui il padre contestava la decisione dei medici di interrompere le cure. Baby R. B. è morto venerdì nell’ospedale dove era ricoverato. In un’intervista pubblicata ieri dal Sunday Mirror la madre, che fin dall’inizio si era schierata con i medici, ha raccontato cosa ha guidato la sua difficile decisione: «Dovevo lasciarlo andare pur di non farlo soffrire».
Lunedì 16 novembre 2009
Incidenti stradali la Meloni stanzia 1,5 milioni di euro ROMA – Gli incidenti stradali sono la maggior causa di morte dei giovani sotto i 40 anni. Lo ha ricordato il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, che, in occasione della Giornata delle vittime degli incidenti stradali celebrata ieri in tutto il mondo, ha annunciato un ulteriore stanziamento di 1,5 milioni di euro per la sicurezza stradale. Un tema, quest’ultimo, sul quale anche il Papa, all’Angelus, si è soffermato rivolgendo a tutti coloro che viaggiano in macchina un appello alla prudenza.
Tra gli imputati figura anche il presidente del Consiglio, Berlusconi
Processo Mediaset, si ripende oggi L’udienza potrebbe essere rinviata Il premier è impegnato al vertice Fao
Silvio Berlusconi
MILANO–Riprenderà questa mattina a Milano il processo sui diritti tv Mediaset, nel quale, tra gli imputati, figura Silvio Berlusconi. Processo che potrebbe però slittare in quanto il presidente del consiglio ha invocato il legittimo impedimento in quanto impegnato alvertice Faoin programmaa Roma proprio da oggi a mercoledì. Istanza alla quale, si prevede, il pm Fabio De Pasquale si opporrà. A più di unanno di distanza dalla sospensionedel procedimento ora, dopo la bocciatura del lodo Alfano e mentre la maggioranza sta pensando di
riproporre il lodo bis come legge costituzionale, la vicenda dei presunti fondi neri creati attraverso la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici ritorna in aula. Ma già rischia uno stop, con rinvio forse a lunedì 23 novembre. Due settimane fa il premier, attraverso un’istanza presentata alla cancelleria della prima sezione penale da Niccolò Ghedini e Piero Longo, i suoi difensori, pur esprimendo il suo interesse a partecipare al dibattimento, ha chiesto di rifissare l’udienza ad altra data perchè non potrà essere pre-
sente: in agenda c'è l'appuntamento romano sulla sicurezza alimentare e contro la fame nel mondo e al quale, oltre a Papa Benedetto XVI che aprirà i lavori, hanno assicurato la propria presenza una sessantina tra capi di Stato e di Governo esteri. Oltre a Berlusconi, un legittimo impedimento è stato inoltre avanzato dall’avvocato Roberto Pisano, difensore di Frank Agrama, altro imputato alprocesso milanese e ai tempi, per l'accusa, «socio occulto» del presidente del Consiglio nella creazione dei presunti fondi neri. Letizia Bianco
Era ricercato dal ’96. Il suo nome è legato agli omicidi più efferati
Mafia, arrestato Raccuglia Il boss, considerato il numero 2 di Cosa nostra, preso a Calatafimi CALATAFIMI SEGESTA (TRAPANI) – Il boss mafioso latitante Domenico Raccuglia, 45 anni, è stato preso nel pomeriggio di ieri, dopo un indagine all’antica, con pedinamenti e intercettazioni, dai poliziotti della sezione catturandi della squadra mobile palermitana. Dal '96 era ricercato per omicidi, estorsioni, rapine, mafia e poi per le varie condanne che andava collezionando: tre ergastoli tra cui quello per l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, e tanti altri anni di carcere. Mimmo Raccuglia, il «veterinario» di Cosa nostra ha tentato di fuggire attraverso un terrazzo dell’appartamento-covo in via Cabasino a
Calatafimi Segesta, comune ricco di storia e noto per la battaglia vittoriosa dei Mille di Garibaldi sull'esercito borbonico, ma non ce l’ha fatta. L’operazione era ben congegnata, l’edificio era circondato e i poliziotti non potevano farsi sfuggire un’occasione così ghiotta: ammanettare quello che lo stesso ministro dell’Interno Roberto Maroni definisce «il numero due di Cosa nostra». «L'arresto di Raccuglia è uno dei colpi più duri – dice Maroni – inferti alle organizzazioni mafiose negli ultimi anni». Il responsabile del Viminale ha telefonato al Capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli, per congratularsi dell’opera-
zione. Ma al di là delle classifiche, che nella mafia spesso cambiano velocemente, è certo che Raccuglia era, insieme a Matteo Messina Denaro e a Giovanni Nicchi, uno dei mafiosi più ricercati d’Italia. Al momento dell’irruzione degli agenti nel suo covo era solo. Il capomafia ha tentato di fuggire dal terrazzo, ma è stato bloccato. Nell’abitazione, che sarebbe stato il suo nascondiglio da qualche giorno, sono state trovate diverse pistole. Ammanettato Raccuglia è stato fatto salire su una delle auto della «catturandi» che è poi partita col corteo delle altre macchine della polizia verso la questura di Palermo. Uomo
vicino al clan Brusca di San Giuseppe Jato, Raccuglia ha scalato in vent'anni i vertici di Cosa nostra soprattutto per la sua ferocia nonostante il soprannome di «veterinario» dovuto, a quanto pare, alla sua passione per gli animali, gatti e cavalli soprattutto. È considerato il boss che controlla il territorio che unisce la provincia di Palermo con quella di Trapani. Al suo nome sono legati gli omicidi interni a Cosa nostra nella provincia di Palermo, soprattutto a Partinico, degli ultimi anni dove sono caduti uomini considerati vicini all’ex latitanti o suoi nemici. Ruggero Farkas
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