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Brevi dal mondo

Iran, a morte altre 5 persone TEHERAN – Non si ferma la macchina della morte in Iran: cinque persone, arrestate dopo la contestata rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, sono state condannate a morte. Lo ha reso noto il sito web della televisione di Stato, segnalando che altre 81 hanno subito condanne variabili, tra i sei mesi e i 15 anni. I condannati a morte sono stati puniti per «aver avuto relazioni o aver fatto parte di gruppi anti-rivoluzionari, terroristici o di opposizione».

Domani Karzai si insedia a Kabul KABUL – Ore difficilissime attendono l'Afghanistan, ed in particolare Kabul, dove domani si svolgerà con la paura di nuovi possibili attentati la cerimonia di insediamento del presidente Hamid Karzai, che si è assicurato un mandato quinquennale grazie all’abbandono da parte dell’ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah di un ballottaggio che avrebbe dovuto svolgersi il 7 novembre. Ripetutamente negli ultimi mesi i talebani, contrari a Karzai ed alla presenza di oltre 100.000 militari Usa, hanno portato a termine spettacolari attentati nella capitale, dimostrando di poter aggirare le misure di sicurezza messe in opera a protezione di uomini, mezzi e installazioni afghane e internazionali.

Battisti, oggi si decide, vicina l’estradizione BRASILIA – Almeno sul fronte giuridico, il caso Battisti è ad una svolta: oggi il Supremo Tribunal Federal brasiliano si pronuncerà molto probabilmente per l'estradizione in Italia dell’ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac). Decisione che potrebbe però poi essere bloccata da Lula, anche se lunedì a Roma il presidente brasiliano ha precisato che è pronto a rispettare una sentenza «vincolante» dell’Alta Corte. Così come è già avvenuto nelle dueudienze precedenti non sono comunque da escludere colpi di scena.

Mercoledì 18 novembre 2009

Conferenza stampa del celebre investigatore accusato di falso e truffa

Garofano: «Sul mio Ris non ci sono ombre» Il colonnello precisa «Sono andato via perché volevo restare a Parma»

Luciano Garofano

ROMA – Sul «mio Ris» non ci sono ombre: le consulenze fatte a pagamento dagli esperti del Reparto sono state pochissime, il 2% dei 6.500 casi trattati ogni anno; è anche un modo per rimpinguare il magro stipendio di carabiniere, ma tutto «è stato regolarmente fotografato dai registri, nessuno di noi ha percepito somme in modo illegale». Luciano Garofano, ex comandante del Ris del Parma, appena lasciata l'Arma dopo essere stato promosso generale, ha convocato una conferenza stampa all’hotel Excelsior di Roma per raccontare la

sua verità sull'inchiesta che lo vede indagato per falso, peculato, truffa ai danni dello Stato e abuso d’ufficio. Seduto tra i suoi due legali, Eraldo Stefani e Daniele Carra, il celebre investigatore in camice bianco ha voluto subito smentire «categoricamente» che le sue dimissioni dall’Arma siano legate l’inchiesta della procura di Parma, avviata dopo l'esposto presentato dall’avvocato Carlo Taormina, suo 'rivale' dai tempi del caso Cogne. Tutto è partito con la decisione dell’allora colonnello di partecipare alle elezioni euro-

pee del giugno scorso. «Non sono stato eletto – ricorda – e ho ricevuto il provvedimento del comando generale dell’Arma di trasferimento da Parma a Roma. Ho fatto ricorsoalTar,che hasospesoiltrasferimento e quindi a fine settembre sono tornato a Parma. Ma il Comando generale si è appellato alConsiglio diStato che ha deciso per la legittimità del trasferimento. Ciò mi ha fatto decidere per le dimissioni, perchè io ero andato a Parma per organizzare un laboratorio di scienze forensi, come quelli di altri Paesi». Massimo Nesticò

La Gelmini sferzante: «Non rappresentano nulla». Due arresti a Milano

Scuola, 200.000 in piazza Il movimento studentesco fa il bis: «Education is not for sale» ROMA – Il movimento studentesco si è rimesso in moto. Lo ha fatto sabato scorso scendendo in piazza a fianco dei lavoratori durante la manifestazione organizzata dalla Cgil e ha fatto il bis ieri aderendo alla Giornata internazionale di mobilitazione studentesca che quest’anno ha avuto l’eloquente slogan «Education is not for sale». Cortei si sono svolti nelle principali città: circa 200.000, secondo gli organizzatori, gli studenti che hanno risposto all’appello delle associazioni studentesche (Unione degli universitari, Unione degli studenti e Link universitari, Rete degli studenti medi) che hanno dato vita alla spezzone

italiano della mobilitazione europea. Tensioni e disordini si sono registrati a Milano, dove il bilancio della giornata è stato di due arrestati e due indagati. Ma i giovani che ieri hanno protestato, a parere del ministro dell’Istruzione, sono solo uno spicchio dell’ampio universo a cui appartengono. «I manifestanti, per lo più legati al mondo dei centri sociali, non rappresentano certo – ha commentato Mariastella Gelmini – i milioni di ragazzi che studiano e si impegnano e che sperano di trovare nelle scuola non un luogo di indottrinamento ideologico ma un’istituzione che li prepari a un vero lavoro». Uova sono state lanciate contro la

sede regionale del ministero a Torino dove, alla partenza del corteo, i manifestanti hanno dedicato un lungo applauso a Vito Scafidi, lo studente morto lo scorso anno a Rivoli. Sempre a Torino è stato occupato il rettorato e tra i numerosi striscioni esposti uno ha suscitato indignazione: recitava «Riforma Gelmini: nove mesi per attuarla non facciamola nascere», ed è stato ritenuto da Giovane Italia offensivo nei confronti del ministro, in attesa di un bimbo. A Firenze alcune centinaia di studenti e appartenenti a centri sociali hanno occupato per venti minuti alcuni binari ferroviari; la questura ha già fatto sapere che denuncerà per manifestazione

non preavvisata i promotori del corteo che ha sfilato per le vie del centro. Lanci di palloncini carichi d’acqua contro il portone d’ingresso chiuso della sede della Provincia a Napoli. A Bari una delegazione di studenti è stata ricevuta dal presidente del Consiglio regionale al quale sono state chieste notizie sull'iter della legge regionale per il diritto allo studio che prevede 50 milioni di investimenti. A Roma gli studenti di scuole e accademie delle belle arti hanno sfilato con delle banane in mano per «chiedere l'annessione all’Africa dal momento che ilnostro Paese non investenei saperi, anzi taglia fondi e risorse». Letizia Bianco

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2 In Italia e nel Mondo


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