Brevi dal mondo
Somalia, adultera lapidata a morte MOGADISCIO – Lei lapidata fino a farla morire; lui frustato per 100 volte. È accaduto martedì in Somalia, in un piccolo villaggio vicino alla città di Wajid, 400 chilometri a nord della capitale Mogadiscio. La milizia radicale islamica Al Shabab, che è legata ad al Qaeda e controlla gran parte della Somalia meridionale, ha condannata alla lapidazione una ventenne, sposata e divorziata. La donna è stata interrata fino al collo e prese a sassate fino a quando non è morta, dinanzi a più di 200 spettatori. L’uomo con il quale avrebbe avuto una relazione, 29enne e single, è stato invece frustato per 100 volte nella stessa pubblica piazza. Prima di esser lapidata, alla donna era stato concesso di mettere al mondo un bimbo.
Influenza A, inglesi restii al vaccino LONDRA - Oltre la metà dei britannici a cui è stata offerta la vaccinazione contro il virus H1N1 la sta rifiutando perchè considera il vaccino non sicuro o il virus non sufficientemente aggressivo da richiedere un’immunizzazione preventiva. C’è una vasta resistenza da parte dei pazienti; e che, tra i gruppi a rischio, coloro che più di tutti rifiutano di vaccinarsi sono le donne incinte. C'è un crescente scetticismo su come le autorità stiano affrontando la pandemia.
Giovedì 19 novembre 2009
Izzo trova l’anima gemella
ll supertestimone: «Picchiato da tre in divisa, ma non erano carabinieri»
Caso Cucchi, trasferiti i tre medici indagati
Il mostro del Circeo chiesto in sposo da una giornalista
di, mi disse che lo avevano picchiato mentre lo accompagnavano» nelle celle di sicurezza del Tribunale». E ancora: «perdeva sangue da una gamba, non ricordo se destra o sinistra, mi diceva che si sentiva male; dalla piccola finestra ho visto che lo stavano picchiando e lui è caduto per terra. L’hanno messo in cella, è venuto uno di quelli, era gentile, gli ha dato una sigaretta». Sabato è previsto l’incidente probatorio sulla testimonianza del detenuto africano e le sue parole in quella sede diventeranno prova.
CAMPOBASSO - Angelo Izzo, il “mostro” del Circeo e di Ferrazzano, ha trovato la sua «anima gemella» e intende assecondare il suo desiderio di matrimonio. Dal carcere di Velletri (Roma) – dove sta scontando il secondo ergastolo per il duplice omicidio nel paese molisano (il 28 aprile del 2005, mentre era semilibertà dal carcere di Campobasso, ucciseunadonna esuafiglia), Izzofasapere chelohachiesto in sposo Donatella Papi –giornalista romana e direttrice del giornale on line www.comincialitalia.net – e che «è in progetto il matrimonio».
I sanitari sono accusati di omicidio colposo e di aver omesso cure dovute al giovane
Stefano Cucchi con la madre
TRE medici del Pertini trasferiti. E nuove rivelazioni sulla deposizione del detenuto africano testimone del pestaggio di Stefano Cucchi, il ragazzo di 31 anni fermato dai carabinieri per droga il 15 ottobre scorso al Parco degli Acquedotti di Roma, e poi morto il 22 mattina al Sandro Pertini. Il trasferimento dei medici è stato annunciato dal direttore generale dell’azienda sanitaria Asl Rm/b, a conclusione del sopralluogo che ha compiuto in ospedale con i componenti della Commissione parlamentare d’in-
chiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, presieduta dal senatore Ignazio Marino. Il primario Aldo Fierro, e i medici Stefania Corbi e Rosita Caponetti, già indagati per omicidio colposo e accusati di aver omesso le dovute cure sanitarie a Stefano Cucchi, saranno destinati ad altro reparto. Intanto emergono dettagli sulla testimonianza del detenuto del Gambia: «erano in tre a picchiare ma non erano carabinieri, Stefano aveva dolore fino alla punta dei pie-
La delusione del direttore generale Fao alla chiusura del Vertice sulla fame
La rabbia di Diouf: «Grave l’assenza dei grandi leader politici mondiali» ROMA – «Un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto». È l’immagine scelta dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, per rappresentare l’esito del Vertice sulla sicurezza alimentare che si è chiuso ieri: da un lato sono stati «compiuti passi avanti», ma dall’altro l’assenza dei big del mondo edi molticapidi Statoedi governoha «ridotto al solo livello tecnico» la ricerca di una soluzione al problema della fame del mondo. Insomma il summit «non è andato» come avrebbe voluto, ma il diplomatico senegalese – a capo dell’agenzia Onu da 16 anni che oggi assicura di non voler correre per un quarto mandato - lo difende dalle accuse di fallimento piovute da
più parti sin dal giorno di apertura, lunedì scorso. È vero che la dichiarazione approvata dall’assemblea plenaria è priva di cifre e scadenze, e Diouf lo sottolinea ancora una volta «con rammarico», ma è anche vero – aggiunge – che è stata adottata all’unanimità « e che è frutto di «una grande partecipazione». Dei 44 miliardi di dollari chiesti alla vigilia del vertice però non c'è più traccia, nè nel documento nè nelle dichiarazioni finali, e dei 20 miliardi promessi dal G8 dell’Aquila si è incassato finora solo l’impegno del presidente Silvio Berlusconi a «decidere tempi e modalità « di stanziamento. «È ora di passare dalle parole alle
azioni, i poveri e gli affamati non possono aspettare», insiste dunque Diouf. Lo stesso appello è rivolto ai capi di Stato e di governo dei Paesi più affamati, invitati inoltre «ad assumersi le proprie responsabilità in prima persona», invece di delegarle ai ministri dell’Agricoltura, che sono «persone di buona volontà « certo, ma che non dispongono dei «mezzi necessari» per decidere. Ma al di là delle assenze dei big («questo non è un G8 ma un forum mondiale con 192 Paesi», sottolinea Diouf), il capo della Fao ci tiene a dire che il vertice è stato «una tappa importante» e che gli sforzi per prepararlo «non sono stati vani».
Tra i «progressi» registrati nel cammino verso un mondo senza fame, ci sono perlomeno quei quattro impegni di carattere politico, il «minimo comune denominatore» che era stato richiesto e che «è stato raggiunto»: raddoppiare gli sforzi per raggiungere gli Obiettivi del Millennio; rinforzare il coordinamento internazionale con una profonda riforma del Comitato per la Sicurezza alimentare (Csa); fermare il calo dei finanziamenti nazionali e internazionali e, infine, promuovere nuovi investimenti nel settore agricolo dei Paesi in via di sviluppo. Dai soldi infatti la battaglia contro la fame non può prescindere. Laurence Figà-Talamanca
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