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2 Primo piano

Martedì 24 novembre 2009

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Martedì 24 novembre 2009

Il consigliere Scaglione sulla graticola

Calcio connection

Concorso esterno in associazione mafiosa? «Era passione per lo sport»

Arrestato dai carabinieri il presidente del Potenza Sport club Affari, minacce e partite truccate nell’inchiesta antimafia

Postiglione, il boss Scommesse e appalti

Il consigliere regionale dei Popolari uniti Luigi Scaglione

Gli affari, gli aiuti del politico, le ritorsioni contro i tifosi, le soffiate della polizia E il patron intercettato commenta al telefono: «Almeno mi sono fatto i soldi». di FABIO AMENDOLARA

GLI APPALTI C’è il «controllo» illecito di appalti pubblici. Come quello del progetto per la realizzazione del nuovo stadio a Potenza, su cui «l’organizzazione mafiosa» voleva mettere le mani attraversolesue società:ilPotenzacal-

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stituita apposta che… in relazione ai rapporti col Potenza sia propensa a costruire un nuovo stadio…». Postiglione è d’accordo. Dice: «Nella maniera più categorica e assoluta sono d’accordo con te…». Scaglione prospetta l’eventualità che la realizzazione del nuovo stadio possa essere sostenuta anche grazie a finanziamenti pubblici. E, per questo, s’impegna «a parlarne in consiglio regionale». Dice: «Tu sai bene che arrivano milioni e miliardi… qualche volta…». Cossidente risponde: «Non cacciamo nemmeno i soldi alla fine». Annota il magistrato antimafia: «La dinamica dell’incontro e i passaggi dialettici sono davvero imbarazzanti». Scaglione parlando con l’Ansa si dice vittima della sua «passione» per il calcio. Il gip ritiene che lo scenario «si sia arrestato a una fase prodromica». La condotta del politico, insomma, non sarebbe «penalmente rilevante». LA VIOLENZA Molto rilevante è invece «il controllo violento della tifoseria». Così lo definiscono gli investigatori. Perché nessuno doveva permettersi di contestare il presidente. Pena un duro intervento degli uomini di Cossidente. Ne sa qualcosa un tifoso, responsabile di aver «offeso» Postiglione nel corso di una contestazione della tifoseria. Postiglione si lamenta dell’episodio direttamente con il boss, chiedendo «vendetta per l’affronto subito». Cossidente gli promette di «sistemare la cosa». Manda due emissari:

Michele e Alessandro Scavone. L’incontro tra il tifoso e il presidente avviene nello studio del ragionier Fanizzi. I due Scavone accompagnano il tifoso che, questa volta, se la cava con «uno schiaffone», come racconteràpoiaicarabinieri. Maleparoledi Cossidente sono emblematiche: «L’importante è che i tifosi capiscano Postiglione vicino a chi sta». LE PRESSIONI SULLO STAFF Le violente interferenze di Postiglione e Cossidente, secondo gli investigatori, «si riverberano anche nella gestione dello staff tecnico del Potenza». Il responsabile del settore giovanile, ad esempio, secondo gli investigatori, «mostrava di non accettare alcune scelte». Risultato: gli incendiano l’auto. Non basta. Lo minacciano. Ecco il testo di un sms: «Fai il duro perché sei protetto dai carabinieri, ma presto pagherai tutto, infame di merda».Poitocca aunsuocollaboratore Tonino Lopiano. Michele Scavone lo sistema con un pugno in faccia. Il sistema sta crollando. Spiegano i carabinieri: «Lopiano è la persona indagata che, dopo aver beneficiato delle grazie di Postiglione e di Cossidente, chiedeva di essere interrogato, evidentemente in preda alla più disperata preoccupazione». Lopiano racconta tutto. O quasi. Omette di svelare i rapporti tra il presidente e il boss. Racconta però quello che sa del calcio scommesse. LE PARTITE TRUCCATE L’aspetto sportivo dell’inchiesta è

COSA DICE L’ORDINANZA

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Poliziotti indagati Due sms per il portiere «Rivelavano notizie» della Juve Stabia POTENZA - Tra i 20 indagati nell’ambito dell’inchiesta sul giro di scommesse illecite legate alla squadra del Potenza calcio, ci sono anche un ispettore e un vicesovrintendente della Polizia di Stato: Giuseppe Botta e Marino Ianni. Per loro il pm Francesco Basentini ha chiesto la misura interdittiva della sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio ma il gip Rocco Pavese si è riservato di decidere dopo l’interrogatorio di garanzia. L’ispettore, in servizio alla Digos della questura di Potenza, rivelò al presidente del Potenza football club, Giuseppe Postiglione, arrestato ieri mattina, alcuni contenuti di una nota informativa che la Digos aveva preparato dopo quanto avvenuto in occasione della partita Potenza-Gallipoli (risultato finale: 3-2, campionato di Prima divisione 2007-2008), dicendosi disponibile a modificarli «secondo le esigenze e i suggerimenti di Postiglione». Il vicesovrintendente, invece, dirigente accompagnatore del Potenza all’epoca della stessa gara, eseguì l’ordine di Postiglione di «sporcare gli spogliatoi del Gallipoli», per aumentare il clima ostile nei confronti della squadra ospite. Il team pugliese, secondo gli investigatori, fu «indotto alla sconfitta» da un gruppo di «sostenitori» del Potenza calcio che per le intimidazione arrecate furono ricompensati con una piccola somma di denaro stanziata dal patron Postiglione.

POTENZA - «Quattro li lasci e quaranta li prendi» e «quaranta polpette sono buone e chiama chi sai tu»: questo il testo di due sms che giunsero sul cellulare del portiere della Juve Stabia (Prima divisione, girone B), Salvatore Soviero, due giorni prima della partita che la squadra campana giocò a Potenza il 22 marzo scorso, perdendo 1-0. E’ un particolare emerso nell’inchiesta su scommesse e affari illeciti che ha portato all’arresto di nove persone, fra le quali il presidente del Potenza (Prima divisione, girone B), Giuseppe Postiglione. Il risultato della partita era importante per le scommesse che Postiglione è accusato di aver fatto in numero rilevante, su gare il cui risultato era deciso a tavolino, e per questo fu offerta a Soviero una somma di denaro. Gli sms giunsero al portiere campano, che denunciò tutto alla Procura federale, da utenze telefoniche attestate su numeri di cabine pubbliche. Prima della gara, nello stadio di Potenza, vi fu un inizio di rissa, causato all’apparenza da un lancio di palle di neve da parte degli ultras potentini su Soviero, appena arrivato nella sua porta. In realtà – secondo l’accusa – il fatto fu provocato da Postiglione, che nella rissa cadde pesantemente a terra accusando gli ospiti di averlo aggredito, per «punire» Soviero che aveva denunciato i tentativi di corruzione.

Postiglione esce dalla caserma del comando provinciale dei carabinieri di via Pretoria a Potenza A sinistra il boss dei basilischi Antonio Cossidente. Qui a fianco Luca Evangelisti, alias “Capa di bomba”

racchiuso in un sottocapitolo dell’ordinanza firmata dal gip Pavese. E’ quello che «presenta i profili più inquietanti». Secondo gli investigatori «è stata provata l’idea di un calcio professionistico completamente alterato da logiche delinquenziali e da interessi inquinati». L’ultima partita del campionato di C1 della stagione 2007/2008 è stata «condizionata da fattori illeciti». Con quella partita la Salernitana è stata promossa in serie B. «Perno centrale e leva dell’imbroglio calcistico - si legge nell’ordinanza - sono Postiglione e Cossidente, con l’illecita mediazione di Luca Evangelisti, alias “Capa di bomba”, consulente sportivo del Taranto fino al mese di novembre del 2007, poi passato al Martina Franca». Alle dichiarazioni di Lopiano si aggiungo-

PARLA IL PROCURATORE «Fatti oggettivi confermati dal gip» «L’impianto accusatorio che la procura ha costruito è basato su

fatti oggettivi, con elementi che sono stati confermati dal gip». lo ha detto ieri mattina il procuratore della Repubblica di Potenza Giovanni Colangelo. Il magistrato ha confermato che la procura ha contestato agli indagati anche l’aggravante del metodo mafioso: tale previsione, però, non è stata condivisa dal gip. Colangelo ha spiegato che l’inchiesta ha riguardato sia una parte relativa alle scommesse di forti somme di denaro, con vincite di somme altrettanto rilevanti, su risultati di partite che Postiglione già «conosceva».

no quelle di un altro collaboratore del settore giovanile: Tonino De Angelis. I due svelano che le partite Potenza-Gallipoli e Potenza-Salernitana erano truccate. I carabinieri annotano: «I risultati delle due partite sono il frutto di un piano criminale». Nel corso della prima partita si sono verificate una serie di azioni violente che hanno costretto la squadra pugliese a subire la sconfitta, mentre prima della seconda partita Postiglione e il suo gruppohanno combinatoa tavolino con la dirigenza della squadra campana la vittoria della Salernitana. L’affare «a nero» è di 150 mila euro. Con questi stratagemmi, secondo gli investigatori, «il Potenza ha ottenuto la salvezza nel campionato di C1». E Postiglione, mentre parla dell’ultima partita, si fa scappare a

telefono: «O mi salvo o non mi salvo, almeno mi sono fatto i soldi».

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CALCIOSCOMMESSE

LE SCOMMESSE E’ sul calcioscommesse che si è concentrata l’attività degli investigatori. «La cosa certa e dimostrata - è scritto inun passaggiodell’ordinanza - è che Postiglione e i suoi fedeli collaboratori, grazie a personaggi inseriti nel circuito delle scotesse, conoscessero in anticipo i risultati di diverse partite di calcio, giungendo a scommettere ingenti somme di denaro. Consapevoli della illegalità delle loro azioni e per non attrarre i sospetti del mondo sportivo potentino si premunivano di effettuare delle vere missioni in trasferta». Anche questi particolari sono stati raccontati da Lopiano e De Angelis. L’attività, come al solito, era coordinata dal boss. f.amendolara@luedi.it

L’AIUTO DEI POLIZIOTTI Dopo gli scontri con il Gallipoli la Digos stava per depositare un’informativa in procura. Qualcuno, però, secondo gli investigatori, la fa vedere prima a Postiglione. Si legge nell’ordinanza: «Il presidente dava il suo beneplacito» sui passaggi «concordati», dove era «artificiosamente elogiato il comportamento della dirigenza del Potenza e quello del suo presidente che faceva da paravento fisico tra i contendenti che si aizzavano». Tra le telefonate trascritte ce ne sono alcune con il capo della Digos Guglielmo Santimone. E altre con due ispettori: Giuseppe Botta e Marino Ianni.

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Quelle gare pilotate a tavolino

Così intimorivano la tifoseria

POTENZA - L’esito delle gare concordato «a tavolino» e comunicato al presidente del Potenza calcio Giuseppe Postiglione il quale, risultati alla mano, in alcuni casi effettuava tramite il suo “entourage” forti scommesse, e in altri «vendeva» la gara, come accaduto per il match contro la Salernitana (campionato 20072008), al prezzo di 150 mila euro. È quanto ha reso noto, a Potenza, nel corso di un incontro con i giornalisti, il comandante provinciale di Potenza dei carabinieri, colonnello Domenico Pagano. Gli arresti sono stati eseguiti stamani e ordinati dal gip di Potenza, Rocco Pavese, su richiesta del pm della Dda del capoluogo lucano, Francesco Basentini. In particolare sono otto le partite delcampionato 2007-2008 di serie B e C1 su cui si è concentrata, per il momento, l’attenzione degli investigatori: Perugia-Potenza, ArezzoMassese, Taranto-Sangiovannese, Ravenna-Lecce, Gallipoli-Crotone, Pescara-Pistoiese, Massese-Taranto e Sambenedettese-Potenza. Su queste il risultato era concordato e poi «utilizzato» per scommesse il cui introito per Postiglione, secondo gli inquirenti, sarebbe stimabile intorno ai 400 mila euro. Gare su cui esiste «una regia occulta a livello nazionale», ha evidenziato Pagano, non sempre direttamente legata alla dirigenza delle squadre coinvolte. Ci sono poi i casi di Potenza-Salernitana, «pilotata» da Postiglione, che avrebbe anche impedito ad alcuni suoi giocatori di entrare in campo, e di Potenza-Gallipoli, con un primo «invito» a perdere la gara rivolto ai pugliesi, trasformatosi poi in minacce ai dirigenti e giocatori.

POTENZA - «Nella gestione mafiosa della società sportiva, una delle leve principali era costituita dal controllo e dall’influenza esercitabile sulle tifoserie che appoggiavano la squadra di calcio». Secondo il pm di Potenza Francesco Besentini, titolare dell’inchiesta su un gruppo che gestiva un presunto giro di scommesse illecite sulla squadra potentina, "la strategia era quella di intervenire in maniera chiara e decisa quando si profilavano le prime proteste dei tifosi sulla figura del presidente Giuseppe Postiglione». A capo della “squadra”che agiva per la difesa e l’affermazione del patron, c'era uno dei massimi esponenti della famiglia mafiosa dei basilischi, Antonio Cossidente. Secondo il pm si sarebbero verificati diversi episodi a sostegno della tesi del controllo violento come la «lezione impartita a un tifoso responsabile di aver offeso il patron della squadra potentina» che fu «costretto a offrire le sue scuse a Postiglione» in un incontro organizzato da Michele Scavone e Alessandro Scavone «dietro ordine di Cossidente». «Le violenti interferenze del duo Cossidente-Postiglione - scrive Basentini - si riverberavano anche nella gestione e organizzazione dello staff tecnico del Potenza calcio» come nel caso di un responsabile tecnico del settore giovanile che, «avendo mostrato di non accettare alcune scelte del presidente, gli è stata incendiata l’automobile». La richiesta di arresto avanzata dal pm per Postiglione, Cossidente, i due Scavone e altre cinque persone coinvolte nell'inchiesta, è stata accolta dal gip Rocco Pavese.

POTENZA - «Bacio cento persone al giorno, ne incontro mille… Non ho mai negato gli incontri con Postiglione… Cossidente era con lui, non l’ho portato io». Gigi Scaglione è combattuto tra due estremi. La notizia che il gip Rocco Pavese ha respinto le richieste del pm nei suoi confronti, da una parte lo solleva, ma dall’altra non lo lascia tranquillo. Non è chiaro quale fosse la misura immaginata dalla procura, ne i presupposti per la sua applicazione. Il codice parla di «fumus» per i reati, e di pericoli nelle more del procedimento: pericolo di fuga, pericolo di inquinamento delle prove, e pericolo di «reiterazione», che sta per quando uno commette la stessa cosa più volte. Per due anni nelle pagine di cronaca, a proposito dell’inchiesta sul calcio, si era fatto riferimento a un politico in genere, senza mai specificarne il nome. Postiglione a un certo punto era sembrato sul punto di farlo, e non si è mai capito se fosse una minaccia, o un avvertimento gentile. Di questi tempi non si sa mai. Quello che si sa è che Scaglione è un consigliere regionale molto attivo, e a settembre del 2008 sarebbe stato per due ore a colloquio con il suo avvocato dal pm Francesco Basentini. Il verbale di quel lungo interrogatorio è ancora secretato, ma è evidente che il suo racconto è stato preso molto sul serio dal gip. Al telefono non ne vuole parlare, anche perché non potrebbe ancora farlo, ma se le difese degli indagati proporranno ricorso al Tribunale del riesame,

come appare quasi scontato, è assai probabile che quell’atto diventi pubblico, e si farà piena luce su tanti aspetti di quest’affare. Quello che resta, a detta dello stesso Scaglione, «è tuttalpiù colore». In un comunicato diffuso ai mezzi di informazione nella serata di ieri Scaglione si è richiamato alle valutazioni espresse dal giudice. «Ha ritenuto -scrive che i miei incontri (anche in virtù del mio ruolo pubblico) nell’ottica di un ampliamento della compagine societaria del Potenza calcio nell’ottobre-novembre del 2007 «non risulta siano andati al di là delle mere intenzioni, e in particolare non risultano delle condotte concrete volte ad agevolare il sodalizio». Scaglione fa notare che «appare strana la connessione» di quei discorsi intercettati in ambientale nell’ufficio del commercialista Aldo Fanizzi, «con un sostegno elettorale alle elezioni del 2008, che a quella data non erano in nessun modo preventivabili», dato che il governo Prodi è caduto per le dimissioni di Clemente Mastella solo nel gennaio del 2008. Sul sostegno ai Popolari uniti Scaglione fa notare che la loro costituzione sarebbe successiva di qualche mese. Per tutti questi motivi Scaglione tiene a rimarcare che come espresso dal gip le sue condotte «non hanno un rilievo penale» e conferma la fiducia nell’operato della magistratura. «In fondo scrive in chiusura - sono stato vittima solo della mia passione per lo sport». le. am.

L’ELENCO DEGLI INDAGATI Otto in manette e uno agli arresti domiciliari Antonio Cossidente (arrestato) Raffaele De Vita (Indagato) Luca Evangelisti (domiciliari) Pasquale Giuzio (arrestato) Aldo Fanizzi (arrestato) Donato Lapolla (indagato) Cesare Montesano (arrestato) Giuseppe Postiglione (arrestato) Luigi Scaglione (indagato) Alessandro Scavone (arrestato) Michele Scavone (arrestato) Ettore Todaro (arrestato) Giuseppe Botta (indagato) Il pm antimafia Francesco Basentini

Marino Ianni (indagato)

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POTENZA - Il Potenza Sport club aveva un presidente occulto: il boss Antonio Cossidente, 43 anni. Per gli investigatori è il capo di una delle famiglie mafiose del cartello criminale dei basilischi. Lui, nella società, contava più di Giuseppe Postiglione, 27 anni, imprenditore figlio di editore radiofonico e detentore del cento per cento delle quote del Potenza calcio. Lui era il «capo e promotore» di un’associazione a delinquere che il magistrato della procura antimafia definisce «di stampo mafioso» e il gip no. L’altro, Postiglione, «il presidente ragazzino», faccia da bravo ragazzo, sorriso sempre pronto, «era l’ideatore degli affari». Almeno secondo i carabinieri del nucleo investigativo di Potenza che all’alba di ieri hanno eseguito i nove arresti disposti dal giudice per le indagini preliminari Rocco Pavese e richiesti dal sostituto procuratore antimafia Francesco Basentini. «Niente sirene e niente pubblicità», è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare, che il Quotidiano ha potuto consultare. Le auto arrivano al comando provinciale dei carabinieri, in via Pretoria a Potenza, in silenzio. L’avvocato Gino Angelucci aspetta l’arrivo del suo cliente, il boss. Con i giornalisti è schivo. Saluta Simone Labonia, il suo collega del foro di Salerno che difende Postiglione, e si allontana. I fotografi si accalcano sulla scalinatache affaccia proprio sulla caserma. I ragazzi, prima di entrare a scuola, si fermano a guardare. Postiglione esce dalla caserma tra due carabinieri. Ha le mani libere. Saluta gli studenti: «Tranquilli, ci vediamo presto». Mentre lo fanno salire su un’auto con il lampeggiante acceso le agenzie di stampa battono le prime notizie: «Mafia e scommesse, in manette il presidente del Potenza Sport Club». E’una storia di scommesse, partite truccate, minacce e appalti. I protagonisti sono una società sportiva, una cosca mafiosa e la politica. Cossidente e Postiglione fanno la squadra. In gioco ci sono interessi e milioni di euro. Lo come conferma in procura anche l’allenatore Ezio Capuano, «Postiglione seguita a tramare per pilotare gli esiti delle partite». Luca Evangelisti, Raffaele De Vita, Pasquale Giuzio, Aldo Fanizzi, Donato Lapolla, Cesare Montesano, Ettore Todaro, Alessando e Michele Scavone, Giuseppe Botta e Marino Ianni, sono gli undici dell’altro Potenza Sport club, quello occulto. Altri manager di B e C1 sono ancora ignoti, ma i carabinieri li stanno cercando. «Gli affari», li chiamano gli investigatori. Sono le attività che interessavano ai due presidenti. Le descrivono i giudici in un’ordinanza di custodia cautelare di oltre cento pagine.

cio e l’Immobiliare Gemelli Srl. L’appoggio politico, secondo il pm antimafia, glielogarantiva ilconsigliere regionale Luigi Scaglione dei Popolari uniti. Sarebbe stato lui a «intercedere» con imprenditori «amici» da coinvolgere e a «intervenire» in Comune e in Consiglio regionale. In cambio, sempre secondo la ricostruzione del magistrato antimafia, c’era «l’appoggio» per la campagna elettorale. L’ordinanza descrive passo dopo passo quello che è accaduto pochi mesi fa nello studio di un consulente del lavoro di Potenza: il ragioniere Aldo Fanizzi. Un pentito riferisce che «l’hanno battezzato». Per i carabinieri «è organico al clan». L’incontro avviene nel periodo caldo della campagna elettorale per le politiche del 2008. Il gruppo di Cossidente, secondo gli investigatori, si occupava proprio «della propaganda elettorale». E, si legge negli atti della procura antimafia, «si interessava dell’esito delle consultazioni e soprattutto della posizione di un candidato». Il politico che in quel momento è nello studio di consulenza, però, non è il candidato sul quale hanno messo gli occhi Cossidente e i suoi compari. Lui non corre. Sta solo facendo campagna elettorale conto terzi. E’ lì. Nello studio del commercialista. Con Cossidente. E con Postiglione. Si parla di elezioni e di sport. Di calcio. Del Potenza calcio. E dello stadio. E’ tutto intercettato. «Troviamo una forma d’investimento intorno a che cosa?», chiede Scaglione. Poi si dà una risposta: «Ipotizziamo che una società co-


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